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Dettaglio seduta n.151 del 19/05/92 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 7) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Brizio, Carletto, Dameri, Fulcheri Grosso, Leo, Sartoris, Spagnuolo


Argomento: Contratti ed appalti

Dibattito sulle comunicazioni della Giunta regionale in merito alle dichiarazioni giornalistiche del Consigliere Ferrara (seguito). Ordini del giorno in merito


PRESIDENTE

Proseguiamo il dibattito sulle comunicazioni della Giunta regionale in merito alle dichiarazioni giornalistiche del Consigliere Ferrara.
La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Qualcuno stamattina ha affacciato il sospetto che ci si voglia addirittura sbarazzare del sistema liberal-democratico, dando la colpa ai soliti gruppi misteriosi. Non ho sentito la parola "Multinazionali", il che mi fa bene sperare. Penso che il pericolo non sia lì; il pericolò sta purtroppo nelle presenze parlamentari che non sono adeguate per una buona legislazione. Quindi questi sono i veri spauracchi. D'altra parte nel Vangelo c'è scritto: "Oportet ut scandala eveniant", è necessario inevitabile che capitino gli scandali. Forse il Vangelo lo dice in un contesto un po' diverso, però io affermo - e non è una mia scoperta -: lo scoppiare degli scandali è segno di salute morale. Sono scoppiati gli scandali a Milano, ma perché sono scoppiati?. Perché c'è stato un Magistrato, o più di uno, che si sono fatti coraggio anche in seguito ai fatti del 5 aprile e hanno deciso che forse era il momento buono per dare qualche stecca sulle orecchie. Però è solo un inizio, e non basta.
Purtroppo che ci siano dei Giudici che addirittura ci lasciano la pelle che vengono ammazzati perché compiono il loro dovere, ormai in Italia è un fatto abbastanza comune. Ciò che è grave è che queste cose finiscano nella solita bolla di sapone, ma perché? A parte la lunghezza dei processi per cui a volte si può arrivare anche alla prescrizione, dopo il ventennio. Ma anche senza arrivarci, ad un certo punto nessuno se ne ricorda più - perch sono già subentrati altri scandali - allora si dice che è il momento buono per assolvere tutti: sono pentiti, li abbiamo rieducati nei centri sociali abbiamo disposto una borsa di studio per la loro rieducazione, li mandiamo in una villetta, in un posto tranquillo; come faceva già il fascismo con l'Assistenza generosa infortunati politici. Quindi la colpa di chi è? Quali ammettono tranquillamente che la criminalità è aumentata in modo vertiginoso proprio in seguito alle leggi permissive? Tutti gli altri Stati tendono a fare leggi più severe; negli Stati Uniti, alcuni stati hanno ristabilito, perché là c'è grande autonomia legislativa, la pena di morte contro la quale ci si scandalizza, perché tutto ciò che capita negli Stati Uniti fa scandalizzare, come se il male fosse tutto concentrato lì, tutto il resto andasse bene. Da noi purtroppo la pena di morte è riservata ai galantuomini. Allora è chiaro che la criminalità aumenta. Hanno prodotto questa situazione le leggi predisposte da quella piccola oligarchia che è la maggioranza statalista, democristiana, socialista e marxista. Bisogna ammetterlo. I marxisti quando sono al potere ammazzano gli avversari politici, ma diventano molto indulgenti quando sono solo nel sottogoverno.
I piccoli partiti li compatisco, anzi devo dire che hanno fatto un grande progresso dopo lo schiaffo morale che hanno ricevuto - non meritato, perch facevano parte della maggioranza - nella nomina dei rappresentanti all'elezione del Presidente della Repubblica. Finalmente qualcuno di loro si è lamentato; e io li avevo incitati "Siete magnanimi a perdonare, siate anche magnanimi a farvi rispettare". La causa della corruzione è lo statalismo strettamente legato al permissivismo. E' chiaro che se io che faccio parte della nomenclatura non voglio essere condannato, devo fare delle leggi permissive; per ciò le leggi permissive non sono state fatte forse qualcuno in buona fede le ha votate. Penso che Scalfaro, per esempio le abbia votate in buona fede, ma non è questa la vera causa; è proprio il sistema che ha bisogno di leggi permissive tali da favorire perfino gli omicidi. In certe Regioni questi scandali non scoppiano. La ragione è semplicissima, non scoppiano perché vengono ammazzati i Giudici, i Generali dei Carabinieri, anche i parlamentari onesti nei vari partiti: sono stati assassinati Pio La Torre, Mattarella e chissà quanti altri. I galantuomini ci sono dappertutto, però purtroppo i vertici fanno leggi che sono veramente liberticide, che sono profondamente ingiuste e queste leggi sono la vera causa della corruzione. Non so se avete letto "Irpiniagate": io ho seguito ad esempio la raccolta delle firme per il referendum contro la Cassa del Mezzogiorno: Mondo Economico fa un'inchiesta, manda il giornalista a Napoli e Catania e dice che c'era un sacco di gente che andava a firmare per il referendum contro la Cassa. Spiegazione "la Cassa del Mezzogiorno è stata la nostra rovina, ha reso potentissima la mafia.
Prima si accontentava di armi, di droga, adesso invece mette le bombe dappertutto"; ecco il famoso regalo del pesce invece che insegnare a pescare. I Magistrati di Milano sono da ammirare, ma sarebbero ancora più da ammirare se un bel giorno si decidessero a mettere in galera quei violenti ultrasinistri tipo "Leoncavallo" che spadroneggiano indisturbati allora io ammirerei ancora di più i Magistrati di Milano. Quindi anche lì c'è una violenza che minaccia le basi della libertà e democrazia per colpa delle leggi permissive che io chiamo, sia in Consiglio comunale a Cuneo che qui leggi infami. E la colpa è di chi le ha fatte, di chi le ha votate. Non certamente vostra, perché voi siete ancora un Consiglio regionale del nord quindi siete ancora rose e fiori. Questi sono fatti. Abbiate ancora un soprassalto. Pensate al centralismo, per cui certe Regioni possono sprecare quattrini sudati al nord che sta deindustrializzandosi, qualcuno conclude: "Se laggiù scialano, noi siamo forse i più fessi e non lo facciamo?". Ad un certo momento ecco la malattia mafiosa che si espande. Sapete, è più facile che la mela marcia faccia marcire quella sana che non il contrario. Il federalismo, come praticato nei paesi più civili, la Svizzera, l'Austria e anche la Germania nonostante il peso dell'Est, gli Stati Uniti rappresentano l'unico esempio: quello di leggi più severe. Gli Stati Uniti stanno inasprendo le pene e noi dobbiamo fare lo stesso, inasprirle moltissimo. State tranquilli che se ci sono pene severe la corruzione viene più che dimezzata. Qualcuno giustamente suggerisce che l'appalto si pu fare in modo migliore; certo, ma anche le leggi punitive possono essere fatte in modo migliore. Ci vuole la volontà politica; se però prevale la mentalità mafiosa e corruttrice, queste leggi non verranno mai. Quindi, la prima cosa che raccomando, proprio da amico, con la serenità che può avere uno della Lega Nord, la quale non ha scheletri negli armadi per sua fortuna, è di ricordarvi quello che era il Piemonte in passato, la sua onestà amministrativa e severità penale. La severità penale è la chiave di volta per la difesa della libertà e della democrazia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segre.



SEGRE Anna

Presidente e colleghi, il dibattito di oggi e la sua stessa origine mostrano, se ce ne fosse bisogno, la crisi del sistema politico italiano.
Per una forza politica di minoranza di tipo particolare, non unica come è quella dei Verdi, che oltre ad essere di minoranza è una forza giovane, esistendo sullo scenario politico italiano, nazionale e regionale esclusivamente da due legislature, il disagio è ancora più grosso.
Muoversi, pronunciarsi e comunque doversi misurare con i problemi degli scandali di questi giorni, con i problemi delle tangenti miliardarie andate più o meno - ovviamente con il distinguo che è doveroso fare - alla maggioranza dei partiti che hanno governato città e regioni in questi anni fa quasi perdere il senso di quello che noi siamo stati chiamati a fare con le elezioni.
Personalmente, venendo a svolgere il ruolo di Consigliere regionale credevo di dover fare e di dovermi occupare di altre cose. Voglio fare un esempio: io faccio parte della Commissione nomine, luogo di disagio per un Consigliere di minoranza, per un Consigliere di minoranza della minoranza.
Perché noi siamo entrati a far parte della Commissione nomine? Perché così dice il Regolamento, ma anche perché ci sembrava opportuno che in alcune situazioni (ad esempio, gli organi di gestione dei parchi e cose di quel genere, in cui è richiesta una particolare competenza) ci fosse un ambientalista. Per questo, solo per questo motivo siamo entrati a far parte della Commissione nomine e sponsorizziamo la nomina di alcuni nostri candidati in quelle posizioni, che non sono certo di potere, ma posizioni in cui è richiesta una competenza.
Siamo fuori da tutte le altre nomine che effettivamente, è vero pongono un grosso disagio a chi è tagliato fuori dai grandi partiti. Quello che sta avvenendo in questi giorni, qualcuno l'ha richiamato ma è già sui Co.Re.Co., è effettivamente una cosa da manuale Cencelli o, ancora peggio in cui tutto è fatto con il bilancino. Dire che queste cose non sono lottizzate certamente non è vero; basta assistere a una riunione della Commissione nomine per accorgersi di quanto è vero.
Detto questo, che è pochissimo rispetto a quello che sta avvenendo in questi giorni, possiamo rilevare che la lezione del 5 e 6 aprile per ora non ha insegnato nulla; d'altronde, il lungometraggio cui stiamo assistendo in questi giorni per l'elezione del Presidente della Repubblica è anche un chiaro simbolo della vischiosità del sistema politico e della sua resistenza a cambiare.
Ma vorrei venire al problema che stiamo discutendo oggi, che è stato sollevato dalle dichiarazioni del Consigliere Ferrara su "la Repubblica" e che comunque io non vedo separato da quanto ho detto finora.
Gli addebiti - chiamiamoli così - che i Verdi possono fare al Consigliere Ferrara sono quelli che si aspetta; lui, infatti, questa mattina ha detto: "Senz'altro mi si verrà a dire che... ", o "Mi è stato detto che...". Principalmente il Consigliere Ferrara, con le sue dichiarazioni, ha sparato nel mucchio, ha fatto di ogni erba un fascio: il titolo voleva dire questo (il titolo non l'ha fatto lui, però...). Ciò, per una forza politica con le caratteristiche che ho detto prima, potrebbe comportare come minimo una sorta di offesa, perché certamente i Verdi non hanno mai rubato niente a nessuno da quando sono nelle istituzioni.
L'altro addebito è quello che già altri hanno segnalato e che dovrebbe avere dei portati politici più significativi: se lui aveva dei dati precisi ma così non pare da quanto ha precisato in un secondo tempo - li doveva fornire, anche per onorare meglio il suo mandato di Consigliere regionale oltre al fatto che è doveroso, se uno ha a disposizione dei dati precisi dei nomi precisi, dirli in modo che si possano fare dei distinguo.
Come conseguenza ultima di tutto ciò, mi sembra ci sia bisogno di chiarezza, chiarezza che questa Giunta deve fare nel più breve tempo possibile. Penso che non stia a noi doverla chiedere, ma sta a noi il dover sapere se questa Giunta è formata da un pentapartito o da un quadripartito.
E' pur vero che non ci sono mai state dimissioni, per cui la Giunta è formalmente composta da un pentapartito, ma davanti a dimostrazioni ed esternazioni di questo genere il dubbio - permettetemi - è lecito.
Perché il dibattito di oggi non fosse un dibattito per esprimersi "a ruota libera" (cosa magari necessaria) sulle cose dette dal collega Ferrara, che al di là del metodo dice anche delle cose condivisibili, mi sarei aspettata, come comunicazione della Giunta, qualcosa di più vigoroso di più preciso rispetto a quanto abbiamo sentito questa mattina. Mi sembra che sarebbero da prendere subito delle misure atte a prevenire più che a reprimere, una volta che alcune cose si sono verificate. Probabilmente ci sono alcune cose da prevenire, evidentemente quello che si può ancora prevenire, perché quello che è accaduto- ma nessuno ha denunciato cose che sono accadute - non si può più prevenire. Faccio allora una proposta che i Verdi hanno già fatto in altre istituzioni. Una proposta che non voglio per ora formalizzare nemmeno in un ordine del giorno perché è ancora tutta da studiare, la pongo a disposizione di chi vuol mettersi su questa strada.
Come è già avvenuto in altre Regioni, in altri Comuni e in altre Province d'Italia, proponiamo che venga istituito, lo dico tra virgolette perché non è detto che l'istituzione debba essere quella, un Assessorato alla "trasparenza".
Dopo un lungo periodo di magra di denaro pubblico, Torino e la sua area metropolitana, vedranno affluire per grandi opere in discussione da tempo migliaia di miliardi di denaro pubblico; è quindi necessario che fin da adesso meccanismi di trasparenza siano messi in atto. Le opere in oggetto sono il metrò, il SITO, la ferrovia superveloce, nuovi ospedali e nuove autostrade, che mobiliteranno in Piemonte qualcosa come 10.000 miliardi di lire. A ciò bisogna aggiungere la grande spinta edilizia portata dal piano regolatore di Torino.
Se non si attivano quindi immediatamente dei meccanismi di controllo nessuno potrà evitare che questa grande massa di appalti vada ad alimentare il mercato della tangente. Pertanto, l'istituzione anche presso la Regione Piemonte di qualche cosa di simile a quello che ho chiamato "Assessorato alla trasparenza", ma che ha bisogno di approfondimenti da parte di una Commissione che ne studi la, possibilità di applicazione concreta, mi sembra possa essere anche uno sbocco della discussione di oggi.
Un Assessorato alla trasparenza è stato istituito per esempio in un Comune che ha problemi certamente più gravi di quelli di Torino, cioè il Comune di Catania. Questi Assessorati devono attivare con vigore il controllo sulla spesa pubblica e soprattutto seguire passo dopo passo l'iter dei grandi appalti pubblici e dare ai cittadini le possibilità e gli strumenti di controllare l'iter di tutti gli appalti, momento per momento.
Questo sarebbe un contributo per prevenire che anche in questo caso, se è ancora possibile, è meglio che reprimere in un secondo tempo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, premetto che se non avessi un debito di rappresentanza del Gruppo che ho l'onore di condurre, eviterei di prendere la parola in questo dibattito, perché vivo molte ragioni di disagio in questa giornata; proverò ad elencarne alcune.
E' una ragione di disagio il fatto che la Conferenza dei Capigruppo abbia ritenuto di disporre tale dibattito in questi tempi e in queste circostanze. Una materia del genere la si affronta quando sono mature le questioni sulle quali il Consiglio si deve pronunciare e deliberare. Quindi non si affronta se la maggioranza, questo curioso protagonista del Consiglio, non ha deliberato - alcuni suggerimenti sono venuti in quest'aula - una propria linea, una propria strategia, una propria proposta.
D'altra parte devo dire che è da parecchi mesi che io non partecipo alla Conferenza dei Capigruppo perché al suo interno prevale una filosofia che non è quella dell'ordinazione dei lavori in Consiglio, ma quella dell'andare comunque in Consiglio! L'importante è che si vada subito comunque, in Consiglio per essere presenti, telegrafati, fotografati censurati! L'importante, cari colleghi Capigruppo, è il protagonismo, poi non stupiamoci se qualcuno questo protagonismo lo gestisce, come è avvenuto in casi recenti, da ballerina di varietà o di balera! La prima ragione di disagio dunque è che questo dibattito si svolga in questa circostanza e senza alcuna preparazione da parte della maggioranza.
Seconda ragione di disagio: che il Presidente della Giunta commendatore Brizio, il quale ha ritenuto che la Giunta doveva prendere posizione su questo problema, non sia venuto qui. Non sarà il Presidente Brizio a salvare il Presidente della Repubblica, sarebbe quindi stato bene fosse stato qui. E' per me ragione di disagio la sua assenza.
Terza ragione di disagio. Volutamente non ho partecipato alla prima parte dei lavori di questo dibattito perché altrimenti avrei probabilmente trasceso in un comportamento poco accettabile sul piano formale, perch quanto meno sul piano del gusto è incredibile che uno stesso partito riesca a fare San Giorgio e il Drago nella stessa seduta! Pinocchio è simpatico Geppetto è simpatico, il gatto e la volpe sono simpatici: l'importante è che ognuno svolga il proprio ruolo. E' vero che l'edera è una pianta opportunista, ma ho l'impressione che i Repubblicani esagerino un po' anche perché - guarda caso - gli opportunisti in natura, cioè quelli che vivono delle disgrazie altrui e che hanno nomi che non sollecitano la nostra fantasia, bensì la nostra avversione, almeno esteticamente sono brutti (gli avvoltoi, i corvi e via dicendo). Gli opportunisti di questo Consiglio regionale invece, cioè i Repubblicani, sono anche esteticamente due persone che ci fanno onore: una bella signora e un simpatico e piacevole collega. Certo che per me è stata dura non rimanere in aula per chiedere alla collega Vetrino di passare la comunicazione a un altro Assessore.
Queste sono le ragioni di disagio, signor Presidente che conduce questo dibattito: facciamone tesoro per quello che è possibile. Una riflessione di questa natura la si deve fare, non si può immaginare di discutere su una questione di questa delicatezza senza che la maggioranza abbia uno straccio di strategia e uno straccio di proposta, ma soltanto l'esigenza di cercare di ritagliare qualche spazio allo spazio che il collega Ferrara, con l'abilità che gli riconosciamo, è riuscito ad avere, mi complimento con lui. E venendo all'intervista - per chiudere sull'aspetto polemico l'unica cosa che mi disturba (gliel'ho anche detto personalmente) e a questo, Presidente, chiedo che lei rimedi, è quel pezzo dell'intervista non so se mal riferita o peggio riferita, con cui si attribuisce a una riunione di responsabili di partito la proclamazione dei vincitori del concorso per il personale di prima dirigenza. Questa è un'offesa nei confronti dei nostri dirigenti, nei confronti del personale regionale in genere, chiedo quindi al Presidente del Consiglio di scrivere una lettera di rettifica a "la Repubblica" spiegando che questo concorso era previsto da una legge regionale e che è stato formalizzato e condotto dalla Giunta e non dai rappresentanti dei partiti. Mi auguro che questo sia un refuso dell'articolista, ma se il Capogruppo Ferrara confonde la Giunta con la riunione dei rappresentanti dei partiti, incomincio ad immaginare che sia finita veramente la fase risorgimentale di questo Paese.
Venendo alla questione, questa è stata introdotta - a mio modo di vedere - in modo scomposto e velleitario in quest'aula, e peraltro bisognerà atteggiarcisi. L'approccio può essere diverso (ne sono stati sentiti diversi, tutti apprezzabili); c'è quello moralistico, c'è quello efficientista, in altri termini, del controllo, delle misure.
Io devo dire che noi, prima di tutto, siamo una sede politica e dobbiamo capire se in termini politici questo fenomeno, che è un fenomeno fisiologico nella società degli uomini, non abbia in Italia una caratteristica particolare che, almeno a livello politico, merita un'attenzione di ordine politico. Tale questione, quindi, non può essere demandata ai giudici e neanche - come suggerisce il collega Ferrara - ad efficientissime società esterne di controllo dell'efficienza e della trasparenza delle procedure, perché questi sono ancora meccanismi che tendono a ricondurre a normalità i processi che hanno la loro ragion d'essere nelle questioni delle procedure o nelle questioni del comportamento degli uomini sul piano morale: sono questioni che con la politica non hanno niente a che fare.
La storia del nostro Paese invece ci dice - e ancora una volta bisogna dare atto al collega Chiezzi della grande onestà intellettuale - che in questa questione i partiti ci sono e ci sono tutti, non si può continuare a dire che sono mariuoli o incidenti di percorso. I partiti sono una realtà nel nostro Paese che succhia risorse e potere; la rivolta della gente è contro i partiti, non contro le istituzioni. E' qui, a mio modo di vedere che la partita si deve giocare, ed è una partita difficile, perché la partitocrazia non è un frutto avvelenato che abbiamo raccolto nell'ultima vendemmia: è una cosa antica.
A mo modo di vedere, è la degenerazione della partitocrazia, un enorme mostro, che vive in questo Paese e che ha bisogno di molte intelligenze, di molti soldi e di essere presente dappertutto: nel più piccolo paese ci vuole la sede del PLI, del PSI, della DC, del PRI.
Negli statuti si prevede che per avere una sezione di partito bisogna avere almeno 10 iscritti! Immaginate un po' voi: 10 persone fanno una sezione! Mettono la targa, aprono un locale, pagano la luce, pagano il telefono: 10 iscritti! Questa è la partitocrazia nel nostro Paese! E da dove nasce? A mio modo di vedere nasce, senza sparare sulla Croce Rossa, dalla Resistenza. Bisogna ricordare che la Resistenza, oltre ad essere il fatto che celebriamo il 25 aprile, è anche un fatto che non si celebra mai: l'avvio in Italia della guerra fredda, della competizione fra il sistema sovietico e il sistema delle alleanze occidentali atlantiche.
Ricordiamoci dei lanci, che venivano fatti con i paracaduti, di risorse, di soldi, che arrivavano - guarda caso - solo ad una delle parti combattenti, e non a tutte e due. Le Brigate Garibaldi non ricevevano i lanci; li ricevevano gli altri. Ma perché gli altri ricevevano i soldi? Perché si sapeva benissimo che le bande di un certo tipo avrebbero dovuto essere il supporto e la preparazione di uno Stato che si poneva prima di tutto in contrapposizione ad un altro Stato, ad un'altra ipotesi.
Sono arrivati dei soldi, c'è stato il processo di Dongo, quello della quinta armata! Di qui nasce il fatto che dei politici abbiano improvvisamente avuto delle risorse, come corrispettivo del loro impegno politico; dopodiché, dall'altra parte, ci sono stati i finanziamenti al Partito Comunista da parte della Russia e probabilmente ai liberali e ai democristiani dalla CIA.
Non sono giovanissimo, ma ricordo le campagne del 1948! La campagna del '48 non ha niente da invidiare alle più onerose campagne elettorali che si fanno di questi giorni; se nel '48 un Paese che era alla fame riusciva a coprire di manifesti i grattacieli, significa anche che erano state messe a disposizione dei partiti grandi risorse. Grandi risorse che, evidentemente hanno costruito grandi strutture, le quali poi hanno avuto l'esigenza quanto meno, di mantenersi come tutte le strutture; mantenersi ed evidentemente, esponenziarsi e moltiplicarsi.
Di qui nasce una delle origini della partitocrazia particolare del nostro Paese, perché i partiti sono diventati il braccio armato di una guerra della quale le istituzioni, in teoria, non conoscevano l'esistenza.
Durante la Resistenza di queste cose non se ne parlava, semmai si ammazzavano tra di loro (è avvenuto in parecchi casi); si diceva che da una parte c'era il comunismo e dall'altra la Democrazia Cristiana, come partiti e come società. Non è vero: c'era l'ultimo pezzo della grande guerra che era appena conclusa.
L'altro fenomeno che, a mio modo di vedere, ha determinato questo stato di cose è rappresentato dalla proporzionale. La proporzionale sostanzialmente, che cosa comporta? Comporta la politica delle coalizioni che snaturano completamente i rapporti di forza e consentono al più petulante di contare di più, e soprattutto al più debole di contare sicuramente di più di quanto non sia il mandato elettorale, ma soprattutto fa sì che la coalizione venga rivissuta, ripensata e rimessa in discussione ogni cinque ore.
Con la maggioritaria, invece, si fa un patto che dura cinque anni. Se ci si è sposati bene, bene; se ci si è sposati male, pazienza: ci si ripensa dopo cinque anni.
La politica delle coalizioni che nasce dalla proporzionale ha consentito e ha messo i partiti nelle condizioni di dover fare i "padrini" non nel senso mafioso, ma cristiano del termine - alle istituzioni. Il secondo livello del potere sono dunque i partiti, che in ogni momento devono sostanzialmente garantire la continuità o l'interruzione delle coalizioni per ragioni che con l'istituzione, un po' per volta, hanno avuto sempre meno a che fare.
Terza ragione per cui la partitocrazia ha preso questo peso e ha portato a tale questione morale: quella di Milano è la questione morale del finanziamento dei partiti, tanto vale dirlo! Il giudice Di Pietro l'ha detto chiaro e netto, mandando l'avviso di reato all'amministratore finanziario di un grande partito; non era tenuto a farlo, dal punto di vista dell'indagine, ed era un aspetto marginale e non immediato, ma ha mandato questo messaggio dicendo "cari partiti, ho capito benissimo che questa questione di Milano è una questione di finanziamento dei partiti" oltre che, probabilmente (anzi, sicuramente), il fatto delinquenziale anche per la propria saccoccia, di qualche mariuolo.
Il problema è comunque, prima di tutto, quello dei finanziamenti ai partiti, e su questo, devo dire, nessuno ha niente da dire, perché nessuno di noi si è mai illuso che le nostre segretarie, i nostri telefoni, le nostre sedi più che lussuose venissero pagate dalla nostre tessere.
L'altra questione - dicevo - è che, soprattutto con l'avvento degli anni '70 e del centrosinistra, dal '63 in poi ci sia stata un'occupazione da parte del sistema politico e delle istituzioni di grandi segmenti della società civile, cioè si è passati dal sistema del privato al sistema del pubblico. La presenza del pubblico, evidentemente, ha consentito a questa piovra rappresentata dai partiti di svolgere in modo ancora più disarticolato e ancora più assorbente la sua funzione.
Sugli ordini del giorno presentati ogni gruppo faccia la valutazione che crede: io mi asterrò su tutti. A me pare, però, che la maggioranza - e questo è il mio suggerimento metodologico - debba immaginare di portare una propria riflessione, un proprio ragionamento politico globale su questa materia e soprattutto una serie di risposte alle questioni poste dal punto di vista delle procedure e dei controlli. Tutto ciò, partendo da questo presupposto: che il problema che noi ci poniamo è che i partiti debbono uscire dalle istituzioni.
Ma per far uscire i partiti dalle istituzioni, cari amici, ci vuole un atto di coraggio - come si diceva una volta: un colpo di reni - e da parte di chi? Da parte nostra, da parte di ognuno di noi, a cominciare da me e finendo a lei, signor Presidente. Siamo noi che dobbiamo dire ai partiti "Cari partiti, per cortesia, dal Consiglio regionale voi, per certe questioni uscite, non c'entrate, non avete ruolo".
E allora, per esempio, se come probabile ci saranno dei problemi di maggioranza da definire, questi sono problemi dei Gruppi, non dei partiti sono problemi della Giunta e non di questa o di quella forza politica.
Suggerisco, per esempio, che un'eventuale ipotesi di riequilibrio nei rapporti della maggioranza avvenga, per quanto possibile, alla luce del sole in questo palazzo.
Non mi scandalizzerei se i Gruppi si incontrassero qui per ridefinire i rapporti tra repubblicani e liberali in termini di funzioni in Giunta; mi rifiuterò - lo dico fin d'ora - di andare in qualche fumosa sede dipartito dove io faccio semplicemente l'uditore rispetto agli appetiti o alle ambizioni più o meno legittime dei partiti. Bisogna stroncare questo.
Della legge sulle nomine se n'è parlato a lungo; i repubblicani lo portano come un fiore all'occhiello, e sicuramente è stato un tentativo sul piano del metodo per superare una situazione; nel merito, però, non ha superato niente: noi continuiamo ad essere semplicemente i missi dominici dei partiti. Questo deve cessare ripensando ad una vecchia idea, in base alla quale le designazioni dei gruppi avvengano non sui nomi, ma almeno su terni di nomi per consentire alla Commissione nomine non di dire dei sì o dei no, che non è in grado di esprimere, ma di fare delle graduatorie e di individuare, tra i rappresentanti portati avanti da un certo partito, i titoli di Tizio rispetto a quelli di Caio e di Sempronio. Infine predisporre una relazione in cui indicare che il gruppo liberale ha proposto tre candidati (degnissime persone); però non si può non evidenziare che Tizio ha questi titoli, mentre Caio non li ha. Guarda caso questo piccolo accorgimento suggerito, in aula non è mai stato portato avanti. Perché? Per debolezza nostra, perché evidentemente tale principio non piace a nessun partito e sicuramente non piace neanche al mio.
Ho scritto una lettera all'inizio di questa legislatura, facendo presente al mio partito che intendevo attuare la legge regionale delle nomine, che prevede che le designazioni siano dei gruppi, in termini sostanziali e non solo formali. Potete immaginare che cosa è successo. Cosa possiamo fare dal punto di vista politico? Riaffermare il nostro ruolo cioè ognuno di noi, e i gruppi nei confronti dei loro partiti, deve immaginare di recuperare il ruolo rispetto alle segreterie. Questo è un problema, perché noi non siamo discussi come soggetti presenti nelle istituzioni, siamo discussi come partecipi di un processo di inserimento del potere politico all'interno della società civile. Questa è la prima questione, perché quando verremo giudicati su come faremo le leggi e su come la Giunta farà i decreti, il confronto chiaro sarà con la società civile su argomenti comprensibili, sui quali ognuno di noi potrà fare le proprie valutazioni. Ma fino a quando non romperemo l'omertà, che si è sostanzialmente costruita tra noi e i partiti, è evidente che rischiamo addirittura di uscire in alcune fughe in avanti, che oggi ho sentito, che sanno di legittimazione, cosa rispetto alla quale sono profondamente contrario.
Si è detto, da parte di qualcuno, che i gruppi non devono fare le designazioni. O la Regione non è presente in una entità, oppure la Regione deve dare le proprie indicazioni attraverso i suoi protagonisti, che sono i gruppi. Quindi, una cosa è la delegittimazione dei partiti, che sono associazione di mero fatto di alcune persone che si trovano alla sera e che hanno sottoscritto una tessera e niente di più; un'altra cosa sono le designazioni fatte in termini di responsabilità e di mandato degli addetti dal corpo elettorale dei cittadini.
Dobbiamo stare molto attenti a non fare coinvolgere le istituzioni e i partiti nella crisi che li ha trascinati in un processo di delegittimazione. L'on. Amato meriterebbe di diventare il Presidente della Repubblica soltanto per la fermezza con cui, nell'intervista che ha concesso alcune sere fa alla televisione, ha fermamente detto che in un momento così delicato com'è quello della nomina del Capo dello Stato, non si può delegittimare il sistema democratico - che ha i propri percorsi, la propria selezione, il proprio modo di essere attraverso le elezioni - per passare invece alle leggende per cui alcune persone, per il fatto solo di non essersi mai occupati di politica, di essere magari non giovani improvvisamente diventano dei miti. Se probabilmente avessero fatto politica, avrebbero cessato di essere miti da molto tempo.
Ringrazio i colleghi per l'attenzione. Anticipo che non parteciper alla votazione sui diversi documenti, perché tutti quanti sono meritevoli di attenzione e di non consenso per alcune parti. Mi sembra che la maggioranza su questo abbia il dovere di ritrovarsi su un documento comune in primo luogo di tipo politico sul come si valutano queste problematiche dal punto di vista generale, e in secondo luogo nell'indicazione di alcune linee che vadano incontro alle questioni poste dal collega Chiezzi in particolare, e dalla collega Segre.
E' stato detto qui che c'è un quadripartito, un pentapartito. La collega, Segre se fosse stata presente da più anni in quest'aula, almeno da quando c'è il Consigliere Ferrara, saprebbe che questo problema, fino a quando ci sarà il collega Ferrara, non sarà mai chiarito. Finché il Consigliere Ferrara sarà il capogruppo del partito repubblicano, la suspense di capire se il partito repubblicano è in maggioranza o in opposizione rimarrà e, tutto sommato, questo fatto rende più interessanti i nostri lavori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Questa mattina ho avuto una rivisitazione di alcune discussioni che, in questo Consiglio e in assemblee e convegni esterni, avevo già sentito e ai quali avevo partecipato quasi dieci anni fa, nell'83. Davanti a me ci sono documenti che allora, con compagni del mio gruppo, avevamo scritto, e nelle mani ho anche la trascrizione di una conclusione di alcuni convegni tenutisi nel novembre '83, a cui ero stato chiamato.
La cosa che davvero mi ha colpito, quando stamattina le segretarie del mio gruppo mi hanno consegnato il fascicoletto, è l'identità delle argomentazioni venute fuori, come se l'esperienza amara e drammatica dell'83, vissuta sulla pelle della Giunta e del Consiglio di allora, in qualche modo, non avesse lasciato sedimentare un'esperienza, un modo di analizzare i problemi e una cultura.
Alla luce proprio di quell'esperienza e delle cose che ci siamo detti non considero l'intervista del Consigliere Ferrara un fatto solo strumentale. Non la vedo soltanto come una strumentalizzazione, ma come una voce che ha sollevato un problema, verso il quale eravamo abituati a prestare meno attenzione di quanto fosse necessario; o perlomeno una parte di questo Consiglio, lo dico alla maggioranza, viveva senza prestare la sufficiente attenzione.
In questi anni abbiamo continuato a richiedere attenzione sugli appalti e sulle nomine: non sono delle novità quelle che, sotto questo profilo, ha sollevato il Consigliere Ferrara. Forse con un tono diverso, ma le questioni specifiche operative sollevate dal Consigliere Ferrara noi le avevamo avanzate già in passato, e anche di recente. Quindi, sotto certi profili il Consigliere Ferrara ha alzato un coperchio di problemi. Se fossero sospetti, invito anch'io il collega Ferrara ad approfondirli e, in qualche modo, ad aiutarci tutti a dipanarli, ma ha evidenziato comunque una serie di problemi, che sono il motivo per cui il rapporto dei partiti con le istituzioni in Italia porta in genere a fenomeni di corruzione.
Voglio richiamare una prima questione che, nella parte di dibattito che ho udito, non è stata sollevata. Chiedo ai colleghi di fare mente locale sulla finalità di questo tipo di corruzione: la mia esperienza di vita amministrativa mi suggerisce che la finalità della corruzione è sostenere il nuovo modo d'essere dei partiti, sempre più spinto verso la pubblicizzazione e la dominanza d'immagine verso l'esterno. Concordo con il Consigliere Chiezzi: probabilmente molte delle persone che hanno percepito tangenti erano persone rispettabili, che per se stesse non avrebbero mai forse, incassato del denaro - "erano", poiché nel momento in cui si intascano tangenti, anche per finanziare il proprio partito, non si è più persone rispettabili. Le tangenti sono state percepite per sostenere non una battaglia ideale - com'è possibile pensare ad una battaglia ideale sostenuta rubando? ma una dinamica che porta i partiti a spese sempre maggiori per poter instaurare un rapporto con l'elettorato, con la cittadinanza, ed ottenerne il consenso. Perché non partiamo da queste considerazioni? E' un problema sollevato già dieci anni fa, quando venne varata la legge sul finanziamento pubblico dei partiti, riconoscendo loro per la loro stessa sopravvivenza - e personalmente ritengo sia giusto l'indispensabilità di finanze - una diaria. La legge è stata per sistematicamente violata poiché, di passo in passo, i partiti hanno usufruito sempre più di pubblicizzazioni costose: è un problema serio, che riguarda il modo di vivere dei partiti, la loro moralità e, per altri versi persino la stessa democrazia. L'uscire da regole di rapporto con il pubblico, e uscirne attraverso azioni corruttive per avere più denaro intatta il principio di rapporto democratico con la società.
Non la voglio fare lunga: richiamo soltanto il fatto - non so più dove l'ho letto - che nelle ultime elezioni i candidati eletti al Parlamento si presume abbiano speso, mediamente, qualcosa come 700/800 milioni di campagna elettorale. Ed è una media: qualcuno ha speso un po' meno, ma qualcun altro - e vengono fatti i nomi - è riuscito ad essere eletto spendendo ben tre miliardi, qui in Piemonte, per la propria campagna elettorale. E' ipocrisia far finta di non sapere che, in generale, questi candidati non disponevano di fondi così cospicui e che per poterne disporre si sono prestati certamente a rapporti illeciti: tale è la questione di fondo. La questione morale parte da qui; dovremmo forse scavare più a fondo sulla presenza di alcuni personaggi politici che sotto questo profilo stanno deformando e deviando da tempo la vita politica, agendo sulle debolezze dei partiti e su quelle, individuali, di alcuni degli appartenenti.
E' un discorso di fondo che andrebbe affrontato a tutti i livelli anche a quello nazionale. La moralità della vita politica pubblica è difendibile - ed è sempre da difendere - se non si fa finta di niente, ma se si va a fondo nel controllo della provenienza dei fondi più usati dai partiti per l'informazione, per l'elezione dei vari candidati: le spese di rapporto con la comunità. Soltanto con regole ferme e rigorose, oltre che con principi morali si difende il principio della democrazia, che non è da ritenersi valido se qualcuno, per la costruzione della propria immagine che per molti aspetti può anche essere costruita sulla sabbia - spende miliardi e altri non possono spendere che poche decine di milioni. C'è dunque una questione di fondo che riguarda addirittura la democrazia questione che personalmente ritengo fondamentale e che peraltro spiega perché molte persone siedono, spesso inspiegabilmente sul piano del merito e della qualità, in Parlamento, nazionale o europeo, o a più bassi livelli di rappresentanza elettiva. E perché molte altre persone, che hanno le qualità per poter svolgere ruoli di responsabilità ai livelli superiori non sono mai riusciti ad approdarvi.
E' ipocrisia rifiutare l'esistenza del problema, come ha fatto la Giunta regionale stamani tramite l'intervento del Vicepresidente, ed è ipocrisia non affrontare operativamente determinate questioni, con soluzioni che consentano all'istituzione pubblica di essere salvaguardata e difesa da operazioni di corruzione e concussione.
Questione delle nomine. Ho sott'occhio un documento stilato come Gruppo nel 1983, del tutto valido ancora oggi, visto che alle nomine qualcuno deve pur provvedere - e personalmente ritengo giusto che il Consiglio regionale verso istituzioni di proprio sottogoverno, vi provveda - in cui scrivemmo che la responsabilità di coloro che avevano designato i rappresentanti del Consiglio nei vari enti doveva essere espressa chiaramente. E tale responsabilità - era già scritto dieci anni fa - non può essere genericamente addossata ad un solo partito, ma a persone specifiche di quel partito, che si assumono personalmente la responsabilità di una certa nomina.
Quante volte, invece, in questo Consiglio regionale gli eletti vengono proclamati senza responsabilità individuale di alcun Consigliere, sulla base della semplice etichetta di partito, che avalla scelte senza alcun reale fondamento. Altra questione che ponevano era la chiara preparazione professionale delle persone indicate.
Non mi sono preparato, sotto questo profilo, ma richiamo a memoria che ci sono parecchi designati, da questo Consiglio, che non hanno neanche le caratteristiche professionali di specializzazione richieste dalle nostre leggi o ci sono alcune richieste di specializzazione di professionalità poste dalle nostre leggi che non sono state rispettate nelle nomine che abbiamo fatto.
Invito la Giunta ad andarle a rivedere: non penso che la mancanza di professionalità voglia dire immoralità, ma certo rappresenta un criterio del non rispetto delle professionalità richieste dalle nostre leggi che apre delle porte a delle infiltrazioni possibili, spesso fatte su presentazione anche inconsce di questi problemi da parte di qualche partito.
L'altra questione che ponevamo in relazione alle nomine era la pubblicizzazione di queste nomine, ma fatte a priori, in modo che fosse possibile ad altri di porsi in alternativa, di giudicare quelli che erano i candidati, e chiedevamo che ci fosse l'audizione dei nominati prima della nomina in Consiglio regionale: un'audizione che non voleva essere un'ulteriore esame di scuola, di professionalità, di abilità alla professione, ma voleva essere un confronto sul piano politico e culturale tecnico tra i rappresentanti regionali, dei Consiglieri regionali da un lato e dall'altra dei candidati. Un confronto nel quale il Consiglio regionale fosse impegnato ad indicare a questi candidati quali erano le finalità e gli obiettivi che la Regione si dava di presenza in quegli enti.
Una quarta questione che ponevamo (è un documento di dieci anni fa) era quella dell'audizione periodica, del contatto periodico del Consiglio regionale che assegna le nomine, con queste persone. Troppo spesso ci sentiamo dire da nominati in enti anche importanti: "non so più a chi rispondere, perché non ho contatti né con la Giunta né con il Consiglio regionale". Anche queste sono questioni di comportamento che aprono delle porte.
Una questione di fondo che ponevamo era che i partiti si ritraessero dalla designazione dei candidati. Troppo spesso ci sentiamo dire, e ho vissuto anch'io questa triste esperienza, che le nomine sono state indicate dai partiti. Nelle istituzioni ci sono i Gruppi e i singoli Consiglieri per cui vale quel principio di responsabilizzazione che dicevo all'inizio.
La responsabilità deve essere dei Consiglieri, non dei partiti. Credo sia necessario che questa regola venga applicata dai singoli Consiglieri regionali.
Mi sono lamentato, quando facevo l'Assessore, perché era stato designato all'Istituto Autonomo Case Popolari un compagno che non conoscevo e non ero neanche stato avvisato. Non sapevo che quella mia lamentela, che era di metodo, dovesse incorrere in problemi di merito e di sostanza. Credo che le persone presenti, gli Assessori e i Consiglieri regionali, siano responsabili e non subiscano pressioni da parte dei partiti. E' giusto che i partiti si ritraggono da queste come da altre questioni.
C'e infine la lunga questione degli appalti: il tempo è passato e quindi non la voglio esaminare, ma sono molto d'accordo con le cose che diceva il collega Chiezzi stamani: credo che quel documento lo avessimo fatto con il contributo di Chiezzi. Anch'io, come il Consigliere Chiezzi ho considerato spesso che la trattativa privata potesse essere, per le cose più delicate, una trattativa in cui, se preparata, il soggetto che deve dare commesse di lavoro può ottenere il meglio dalla discussione. Per abbiamo visto, purtroppo, che molto spesso non c'è la preparazione e che la trattativa privata, anche là dove c'è preparazione, viene messa in canto e spesso usata per rapporti di corruzione. Bisogna rispettare, quindi, le regole degli appalti.
Dalle considerazioni che facevamo dieci anni fa sono derivate, per molti aspetti, le leggi successive come quella dell'84 e così via: bisogna rispettare queste regole vista la debolezza dell'istituzione e rispettare le regole che sono da un lato non ricorrere, come diceva il collega Chiezzi, alle concessioni o agli appalti-concorsi che sono semplicemente l'abdicazione dell'ente pubblico a definire cosa deve essere fatto. Da questa mancanza di definizione, che è definizione di finalità, di contenuti, dei programmi delle cose da fare, si aprono nuovamente grandi varchi dove i processi corruttivi possono passare con forza. La questione è quella di evitare gli appalti-concorso o le concessioni sempre giustificate con 1' "urgenza" attraverso una politica di programmazione. Sempre per indicare come si rischia di essere, involontariamente, ipocriti mi riferisco alla Giunta - penso ai programmi delle opere pubbliche, la legge n. 18. Il titolo secondo prevede la programmazione delle opere pubbliche questa Giunta ha distribuito, ha fatto i programmi di finanziamento per le opere pubbliche per almeno due anni o forse più, in deroga dal titolo secondo della legge n. 18. Quest'anno, dopo averci promesso che non avrebbe più fatto deleghe, anche perché avrebbe dovuto tra l'altro votare una legge per poterle fare, a che cosa è ricorsa questa Giunta!? L'anno scorso insieme al bilancio '91, ha fatto una programmazione pluriennale di spesa ed ha introdotto, spesa che allora non esisteva perché non c'era la finanziaria di fine anno, un finanziamento per il '92 per le opere pubbliche. Quest'anno, ha già preso la deliberazione saltando nuovamente il titolo secondo sulla base che quella spesa era già stata prevista nel '91 e sulla base di un programma pluriennale, quando era in vigore la legge sulla deroga, legge n. 18.
Spero di non essere stato troppa confuso come, involontariamente, spero e credo, che questa Giunta non abbia ricorso ad un escamotage per scavalcare un dettato di legge che è quello della programmazione delle opere pubbliche, un punto fondamentale perché la Regione possa promuovere i programmi delle opere pubbliche con il tempo necessario per delle procedure e progettazioni corrette.
Ancora una volta, dopo averci promesso che non sarebbe più successo attraverso questo escamotage - spero che il Vicepresidente della Giunta Vetrino prenda nota e vada a verificare questa cosa - è stata fatta una legge che, richiamandosi ad un impegno pluriennale che non poteva avere sostanza per saltare ancora una volta il titolo secondo della legge n. 18 procede ed ha proceduto ad una deliberazione di finanziamento delle opere pubbliche ai vari Comuni senza passare dalla programmazione richiesta.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Picchioni. Ne ha facoltà.



PICCHIONI Rolando

Non posso accettare il titolo di un giornale torinese che stamani diceva testualmente: "Colpevoli di aver detto la verità". Per cui, secondo i migliori ingredienti dei polpettoni storico-politici, le vittime diventano carnefici e i carnefici diventano vittime. Come non potevo accettare assolutamente quanto è stato detto alcuni giorni fa, il 14 maggio 1992: "Giudici, qui rubano tutti". E' stato ricordato il drago e San Giorgio nella contropposizione Ferrara e Vetrino, il problema però è che il drago non sia San Giorgio e San Giorgio non sia il drago; il problema è che ognuno si tenga la propria natura e la natura in questo caso è data soprattutto dalle proprie funzioni politiche istituzionali.
Sono lieto che la Giunta, attraverso l'intervento del Vicepresidente abbia ritenuto l'intervento del Consigliere Ferrara inopportuno, l'abbia denunciato come eccessivo e abbia detto testualmente che c'è un rifiuto concettuale di quanto ha detto. Avrei preferito che ci fosse anche un rifiuto politico, perché forse concettualmente possiamo essere tutti all'unisono con il collega Ferrara nel denunciare il sistema, o le storture di corruzione presenti in questo sistema, però il rifiuto politico significa il rifiuto su un giudizio moralistico, "hic et nunc", cioè ora in questa circostanza, con questa assemblea, con questi Consiglieri, con questa Giunta.
Credo che, fino a prova contraria, sulla moralità di questa Giunta possiamo essere tranquilli; sulla moralità dell'azione di governo degli Assessori non ci possono essere, fino a questo momento, fino a prova contraria, dei dubbi e, pertanto, siamo per dare la solidarietà alle dichiarazioni del Vicepresidente, anche se questa storia del passato che passa attraverso il terrorismo, la resistenza, ecc., non vorrei volesse significare un modo come un altro di evocare nobiltà preferite per nascondere la modestia dell'oggi. Non l'avrei detto.
Comunque, dietro il botto del collega Ferrara c'è solo il fumo di un mortaretto, di un petardo, e mi pare che anche dal discorso che lui ha fatto con la solita besciamella di non essere stato compreso, di un titolo traditore, di amputazioni arbitrarie, si ravvisi il solito modo di nascondere la mano dopo aver gettato la pietra. Il testo non è fedele, il titolo non è coerente; lo capisco benissimo, però c'è anche una dichiarazione che dice tra l'altro, caro collega, "di non avere problemi a riferire siffatta situazione alla Magistratura". Non so se tu sei o sarai la "gola profonda" torinese dei presunti misfatti subalpini, ma dopo una dichiarazione di tal genere sarebbe stata più opportuna una tua precisazione per iscritto.
Hai avuto - riconoscilo - un infortunio fantozziano, simile a quelli che capitano a Fantozzi quando si getta in piscina e non c'è l'acqua.
Perché nello stesso momento in cui dichiaravi tutto quanto hai dichiarato tu stesso l'hai ammesso, c'è stata la comunicazione giudiziaria sull'onorevole Del Pennino. Comunque, tu hai offerto a tutta l'assemblea un modo, uno spiraglio per discutere sul sistema. Ma - dice un adagio antico il moralista ha un dovere unico, preciso, quello, soprattutto, di essere innocente. Non voglio dire che tu non lo sia, per carità, ma mi permetto di dire che il tuo Partito non lo è, non solamente per i fatti che sono successi, che possono toccare tutti, ma perché quando tu parli di lottizzazione non ti ricordi che forse qualcuno, prima dell'elezione, ha voluto ricordare all'on. La Malfa che circa 50 boiardi di Stato appartengono al tuo Partito. Gran parte dell'Amministrazione pubblica, del mondo finanziario, da Necci e dintorni, appartiene al Partito repubblicano.
Allora, domandiamoci se questa è lottizzazione o se, perché del Partito repubblicano, è puramente spirito di servizio.
Anche sul problema delle autocandidature, non ho mai visto che tu opponessi la "tua nomenclatura" repubblicana alle autocandidature, non ho mai visto un tuo atto di rinuncia a favore di una delle autocandidature che sono state presentate via via alla Commissione nomine. Accetto quanto ha detto il collega Rivalta, ma anche queste regole forse sono troppo astratte e cadono inevitabilmente, al di là della buona volontà e soprattutto della buona coscienza, in quello che è lo scontro normale, talvolta molto rude impietoso della realtà.
Vediamo oggi cosa si fa nel supremo consesso del Paese, dove purtroppo c'è il gioco o il controgioco dei veti incrociati e dove, al di là di tutte le migliori intenzioni e regole, si finisce nella palude morta di fatti che non esistono o, delle persone che non nascono.
Il collega Ferrara ha detto questa mattina, nella replica, una cosa che mi ha turbato; cosa vuol dire che la Regione è un ente meno coinvolto? C'è una graduatoria nelle colpe e nelle responsabilità? Bisogna avere nettezza e chiarezza! Ferrara, non ti voglio sollecitare a dire cose, persone circostanze, luoghi, ecc., però anche nella tua frase, forse parlando a braccio, hai detto che questo è un ente coinvolto! Anche questa è un'ombra di sospetto, un cono d'ombra che tu getti su questo ente. Anche su queste cose bisogna essere assolutamente prudenti; spesso, invece, noi tutti siamo presi da quella voglia di protagonismo che ci porta, in termini naviganti o marinari, a fare delle "strambate"e purtroppo perdenti. Non so se questo sia solamente un tuo atteggiamento inopinato, ma certamente devo denunciare, caro Franco, una tua posizione eccentrica rispetto a tutta la conduzione del pentapartito e della maggioranza. E' una posizione che non so se sia stata data per il fatto che tu ritieni che l'Assessore Vetrino sia in un Assessore in "leasing", ma certamente, dall'inizio di questa legislatura, abbiamo visto ed osservato, ratificato delle posizioni che mai si conformavano in una maniera funzionale, costruttiva alle esigenze del pentapartito.
Walter Bengjamin dice che nelle società laicizzate si elevano continuamente degli altari allo spettacolo; niente è più spettacolare che l'altare del Giudice per il contesto drammatico in cui il Giudice opera. Il fatto di richiamare subito la Magistratura come supremo giudice significa creare un corto circuito di emotività e di preoccupazione. Però diceva anche qualcuno che gli occhi della lince splendono sempre nel buio; gli occhi della lince sono i moralisti, il buio invece è la mancanza di moralità. Ed è vero, perché il buio c'è; il buio - come è stato detto stamattina da Monticelli, Fiumara e altri - è un po' il frutto di questo sistema, di una dimensione politica trasversale che non tocca solo i partiti, ma che tocca tutte quante le sfere della società civile, la finanza come l'industria. "Dovrebbero saperlo certi Catoni virati soprattutto quando scrivono la loro indignazione per un gruppo editoriale alla cui testa primeggia un condannato per bancarotta fraudolenta". Mi volevo riferire all'Ing. De Benedetti. C'è effettivamente una situazione dove la politica, con la finanza, con l'industria, crea spesso un cocktail alchemico pauroso. E' per questo che allora il discorso diventa sistemico come dice l'amico Tapparo -, ma l'uomo, malgrado dica Rousseau, non è naturalmente buona, perché - caro Rivalta - nelle tavole Mosaiche c'è il "quinto comandamento: non rubare". Possiamo fare tutte le regole che vogliamo, ma queste sono continuate eluse malgrado gli esempi, malgrado le buone petizioni. Vorrei dire che il problema non è solamente legato a noi alla nomenclatura, ai nostri Consiglieri e alla nostra Giunta, è una situazione che esiste nel nostro Paese. Perché c'è, al di là di tutto e forse sopra tutto, una ricerca del denaro per assolvere al dovere costituzionale ed al diritto di fare politica. Hai detto, collega Marchini un momento fa molto bene sulla faccenda della proporzionale. La questione della proporzionale è uno dei passaggi obbligati con cui si può cambiare questo rapporto nefasto di potere, corruzione e politica. Se si parte oggi con una riforma elettorale a favore del sistema uninominale, probabilmente si decurterebbe una delle grandi possibilità di dare a questo circuito perverso nuova alimentazione, nuovo ossigeno. Ma oggi, dopo il colpo d'ingegno dell'On. Segni, abbiamo una classe politica che deve avere un censo pregiolittiano, dato che chi vuole affermarsi nella lotta elettorale deve avere delle possibilità economiche enormi, perché tutti sono contro tutti e il consenso lo si acquisisce con i mezzi, con le opportunità che voi tutti conoscete. Certo, Berlinguer, ha ricordato stamattina Monticelli nel 1987 al discorso dell'Eliseo ha fatto un richiamo puntuale sulla "moralità"! Ma allora voglio ricordare anche Sturzo, quando anche una gran parte della Democrazia Cristiana lo denigrava: Sturzo, la grande polemica con l'ENI, con la mano pubblica sullo Stato e sulle istituzioni. Sembrava il tuo, un reperto archeologico della nostra visione politica, poi abbiamo visto quanto fosse profetico e quanto sia attuale. Per cui dobbiamo dire effettivamente che la "vergogna ha una memoria molto corta" e che dobbiamo veramente ricordare quanto i nostri padri, quanto i nostri riformatori quanto i nostri legislatori abbiano dato delle indicazioni disattese, ma che rimangono ancora come un segnale molto vivo di cambiamento. Voglio terminare dicendo che c'è una crisi di legalità, caro Chiezzi, c'è una crisi di legalità che si vede a tutti i livelli, ma non è solo il Palazzo che la determina, ma è anche l'assenza del Palazzo che la permette. Viviamo in un momento anomico, dove non esistono più le norme e dove, quando esistono, non si fanno rispettare. Non c'è più nemmeno l'ordine dell'arbitrio, ma c'è il disordine del disordine, per cui i riferimenti sono sempre meno individuabili. Si sentiva nelle settimane scorse un certo fondamentalismo nordico che parlava di Milano capitale morale d'Italia contro un certo lazzaronismo napoletano, meridionale. Questo ormai ci fa capire come le capitali morali debbano fuggire verso latitudini che non esistono è come il discorso del nord e del sud sia un discorso che passa attraverso noi, i nostri partiti, la nostra coscienza, la nostra professionalità politica. Si è parlato stamattina della crisi radicale di ruolo e d'immagine della Regione, cosa siamo e cosa non siamo; abbiamo discusso se la Regione deve recuperare un proprio ruolo di governo e di legislazione, di controllo, di alta amministrazione. Ma ricordiamoci che solo alcuni anni fa c'era un dirigismo feroce per quanto concerne, ad esempio, solamente il pianeta sanità, dove tutto era centralizzato, perch si doveva formare un super economato che non doveva permettere alcuna libertà di scelta da parte delle UU.SS.SS.LL. Non dico questo per fare un discorso sul passato, che non mi interessa anche perché non lo conosco sufficientemente bene, ma perché la filosofia del governo e del potere cambia secondo le esigenze del momento, secondo le esigenze mutevoli della vita. Per cui la nostra stessa resipiscenza rispetto a certi fatti, a certe tendenze, a certi comportamenti del Palazzo non è rapportata ad una vena polemica, ma è rapportata soprattutto a quanto è fallibile in tutti i nostri atteggiamenti e nei nostri comportamenti. Il collega Chiezzi stamattina ha parlato della banca dati. Se questa discussione vuole impegnare la Giunta regionale a realizzare con urgenza la banca dati prevista dalla legge regionale n. 18/84, ebbene la Democrazia Cristiana dà il parere favorevole. Solamente un punto da cambiare: "istituire entro 90 giorni", invece di 60. Non voglio parlare ora della legislazione di emergenza (Olimpiadi, Italia '90), però a Torino quand'è che si decide qualcosa? Parlo non al corpo politico, parlo a dei torinesi, che pure viaggiano per diverse sconfinate latitudini, per cui vedono il progresso che si realizza, si concretizza :nella trasformazione totale della città. E quando ritornano si fanno prendere sempre dalla tenaglia del dubbio, del veto, dell'interdizione. Per cui anche la legislazione di emergenza, legata ad alcuni fatti, ad alcuni eventi significativi del nostro Paese, non vuole essere nelle sue finalità che un elettroshock positivo perché si decida a governare e non a rinviare "sine die"quello che invece dovrebbe essere il compito di ogni politico che voglia essere tale? Concludo leggendo una scritta apparsa sul giornale l'Indipendente di un nuovo filosofo, Bernard Henri Levy: "L'Italia oggi è un Paese molto interessante: avete insieme il primato della corruzione, a destra come a sinistra, e il ritorno a questa volontà di purezza che è la matrice del fascismo"; parliamo del fascismo come fatto filosofico. "In Francia non c'è uomo politico che non possa essere sospettato, e sul versante opposto abbiamo Le Pen che predica l'ideologia pura. E noi sappiamo quanto l'ideologia pura nasconda quanto più di corruttibile possa esistere".



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bergoglio per una precisazione in tema di concorsi e questioni del personale.



BERGOGLIO Emilia, Assessore regionale

Non entro nel merito delle risposte; queste competeranno al Vicepresidente Vetrino, che devo ringraziare per il ruolo che oggi ha svolto di equilibrio e di correttezza nei confronti della Giunta regionale ruolo che immagino per lei non sia stato facilissimo, e quindi personalmente voglio sottolineare questo impegno e questa correttezza istituzionale.
Per quanto riguarda il problema sollevato dal Consigliere Zacchera poiché quando non rispondiamo ci viene addebitato che abbiamo la coda di paglia, io spero di non avere code di paglia e, in ogni caso, cerco di rispondere. Sul riferimento fatto al concorso di 5000 e più posti per 30 dipendenti da assumere di sesto livello, che si presterebbe per sua natura ad una gestione super-raccomandata (io almeno ho interpretato così, perch la frase è stata questa), desidero assicurare al Consigliere Zacchera e a tutti i Consiglieri che la gestione della procedura, che in un primo momento era prevista con gestione orale e in realtà poi si è trasformata in una gestione con quesiti proiettati sulla base di gestione a computer con correzione degli elaborati a lettore ottico, è stata a prova di qualsiasi fuga di notizie, sia prima che dopo. Una gestione, tra l'altro, di una procedura che ha visto oltre 2.636 concorrenti, che nella giornata di venerdì avevano effettuato la prova e che hanno avuto la correzione già nella giornata del martedì successivo, quindi con una rapidità di tempi e di gestione assolutamente efficienti; questo desidero sottolinearlo.
Ciò oggi è stato portato in quest'aula come esempio di una gestione quanto meno sospetta, almeno questo è stato lo spirito con cui io ho interpretato la dichiarazione, in realtà è stata una procedura d'avanguardia, sperimentata dalla Regione Piemonte con degli ottimi risultati, con una gestione della procedura interamente meccanografica e informatica, che ci consentirà anche nel futuro di ,gestire grandi numeri nelle procedure concorsuali, qualora dovessero essere necessari, di cui personalmente sono molto soddisfatta.
Quindi non accetto che, in una serie di critiche che il Consigliere Zacchera ha rivolto alla gestione di fenomeni regionali, questo esempio sia stato dato come negativo; al massimo poteva essere posto come esempio di efficienza e di correttezza delle procedure.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente della Giunta regionale, Bianca Vetrino.



VETRINO Bianca, Vicepresidente della Giunta regionale

La Giunta ha ascoltato con grande attenzione, con doverosa pazienza e in qualche momento anche con viva preoccupazione gli interventi dei Consiglieri regionali e dei Capigruppo che questa mattina e oggi pomeriggio si sono succeduti: Dico preoccupazione, in quanto alcuni Consiglieri hanno ricondotto i contenuti di talune interrogazioni (mi riferisco in particolare al Consigliere Zacchera), tenendo conto che notoriamente le interrogazioni hanno il valore di informazione, di maggiore conoscenza, di approfondimento di un problema, a ipotesi di malgoverno, con una non troppo mal celata possibilità di corruttela (quando si è parlato di trasporti, di agricoltura e di cultura).
Credo - e lo dico anche al Presidente del Consiglio - che il capitolo delle interrogazioni meriti molta attenzione da parte della Conferenza dei Capigruppo e dall'organizzazione dei lavori del Consiglio, anche perché ci si rende conto che a volte l'interpellanza o l'interrogazione diventano la sola opzione del Consigliere per poter conoscere o per poter denunciare; se però a queste non si risponde nei tempi dovuti (il più delle volte con molti mesi di ritardo), l'interrogazione sarà magari servita al Consigliere per una citazione sulla stampa, ma certamente non avrà raggiunto l'obiettivo che è quello di capire di più e di indagare, ove ce ne siano le esigenze.
Non mi soffermo sul metodo, che da alcune parti è stato criticato relativamente all'indizione in questo momento di tale dibattito; ero presente alla riunione dei Capigruppo e non ho fatto altro che accettare le indicazioni che venivano in quella sede, perché la Giunta fosse presente in questo momento. Devo dire che nelle telefonate intercorse col Presidente Brizio più volte io stessa mi chiedevo se fosse effettivamente opportuno procedere in questo modo, attraverso un dibattito ad hoc, che tutt'al più si sarebbe potuto configurare come un dibattito sulla questione morale. Ma per la verità devo dire che, come il dibattito è venuto evolvendosi, è parso effettivamente un dibattito sulla questione morale; come diceva il Consigliere Monticelli, sarà stato condizionato e stravolto dall'intervista di Ferrara, però non v'è dubbio che è stato un momento di profonda riflessione e che è diventato più profondo proprio per alcuni contributi con toni che mi sembra di poter dire molto civili (la passione politica sana del collega Marchini gli ha consentito di dire alcune cose in modo estremamente civile).
Credo che attraverso questo dibattito abbiamo affrontato i problemi di questa società: il ruolo dei partiti, la crisi del nostro sistema politico l'esigenza di una maggiore e migliore trasparenza.
Non mi dilungo; vorrei soltanto aggiungere che la Giunta non può che confermare l'impegno contenuto nella dichiarazione di questa mattina, e cioè non soltanto assicurare il Consiglio del nostro rigore o della nostra moralità, come diceva da ultimo il Consigliere Picchioni, e devo dire che queste cose dovrebbero essere connaturate, intrinseche e nemmeno dichiarate alla nostra funzione, ma c'è altresì l'impegno a velocizzare tutte quelle azioni che qui sono state reiteratamente proposte dai Consiglieri, alle quali peraltro io avevo a mo' di esempio accennato nella mia introduzione e che potrebbero anche essere più numerose. Mi riferisco in particolare alle nomine, ai concorsi su cui l'Assessore Bergoglio ha voluto fare una precisazione, e infine agli appalti.
Per quanto riguarda gli appalti, è stato presentato un ordine del giorno da parte dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti. La Giunta verificherà se c'è la disponibilità dei Gruppi ad - accogliere tale documento. Il problema della Banca Dati sugli appalti è importante, per devo dire che è più in generale il problema della legge 18, come diceva Rivalta, che deve essere affrontato, perché questa legge che nel 1984 riscontrò in questo Consiglio un larghissimo consenso (credo sia stata una delle leggi votate con la più alta maggioranza) si è purtroppo rivelata di difficilissima applicazione. Di conseguenza siamo intervenuti con leggi e leggine per modificarla, oggi probabilmente ci sono le condizioni e le esigenze per ritornare su questa legge in modo definitivo.
La Giunta quindi assume questo impegno, che non si realizzerà certamente in 30 giorni e nemmeno in 60, ma in un tempo che stabilirà la Giunta, in particolare l'Assessore Panella, per fare in modo che questa banca dati sugli appalti parta non senza tener conto delle difficoltà, che sono quelle che finora hanno bloccato il raccordo coni Comuni, perch richiede una mole consistente di soldi, così mi è stato detto da parte dei funzionari. Tra l'altro abbiamo avviato un discorso col CSI per l'elaborazione di un progetto specifico. Si tratta di una cosa sicuramente importante, qualcuno diceva che se usciamo da questo dibattito con un impegno in tal senso sarebbe già un fatto molto positivo. Tengo però a mettere in evidenza le difficoltà che ha la Giunta non ad accogliere politicamente questa esigenza che viene dal Consiglio, ma operativamente a mettere in atto tutti quegli atti che saranno necessari per fare in modo che la Banca parta nei tempi che sono stati richiesti dal Consiglio.



MONTICELLI Antonio

Doveva essere fatta nel 1984 questa Banca Dati!



VETRINO Bianca, Vicepresidente della Giunta regionale

Lo so, ma ho detto che non c'è solo il problema della Banca Dati, è l'intera legge 18/ 84 che merita di essere rivista.



MONTICELLI Antonio

Parliamo solo della Banca Dati! Sono trascorsi otto anni dal 1984!



VETRINO Bianca, Vicepresidente della Giunta regionale

Se la Commissione volesse affrontare essa stessa questo problema per vedere quali sono state le difficoltà che hanno finora impedito questa realizzazione, non ci dovrebbero essere delle difficoltà di carattere politico, visto peraltro che questa legge era la risposta ad una esigenza morale. L'ho già ricordato al collega Chiezzi: la Banca Dati sugli appalti fu proposta proprio dal Partito comunista perché sembrava un modo per creare un argine rispetto a queste corruzioni che sembrano ormai intrinseche e connaturate agli appalti pubblici, soprattutto a quelli di grande importanza come lo sono quelli che il Piemonte si trova ad avere di fronte.
Qualcuno ha chiesto dove sta la maggioranza in questo momento in Consiglio. La dialettica all'interno di una maggioranza, che necessariamente non può essere monolitica perché è composta di 5 partiti fa parte della democrazia. La maggioranza di questo Consiglio non ha problemi politici, ha però quei problemi che sono connessi alla gestione di fatti importanti e complessi come quelli che si trova a gestire la Regione Piemonte in questo momento, strettamente legati tra l'altro ai problemi di una più generale crisi economica e politica e di una legittimazione delle istituzioni che è poi quella che rende così difficile agire nel nostro Paese.
Vorrei chiudere con una nota positiva di speranza che mi viene dall'intervento della collega Segre intendendo con questo né abbassare la guardia che anzi - questa mattina l'abbiamo comunicato - teniamo molto alta e nemmeno essere giudicati superficiali. Noi oggi abbiamo svolto un dibattito parlando di ipotesi di corruzione. In altre parti d'Italia si sta parlando di reati o quanto meno di ipotesi di reati con persone già in galera e con problemi certamente più gravi. In questo senso la prevenzione che invocava la collega Segre ritengo che oggi, attraverso questo dibattito, l'abbiamo in parte realizzata ed è probabilmente anche quello che intendeva il Consigliere Ferrara nel momento in cui ha rilasciato questa intervista. La prevenzione è utile a evitare le malattie che possono insorgere: continuando a vaccinarci ogni giorno probabilmente eviteremo una grave malattia. In questo senso l'Assessorato alla trasparenza che è stato richiesto dalla collega Segre non mi sembra un'ipotesi da scartare tout court. La collega Segre ha citato l'esempio di Catania ed io vorrei ricordare che a Catania c'è stato un sindaco che ha proposto questo Assessorato alla trasparenza. Se questa può essere una delle occasioni per garantire di più il rigore delle nostre azioni nel futuro, ben venga anche un Assessorato alla trasparenza.
Le richieste avanzate attraverso gli ordini del giorno presentati saranno oggetto di attenzione particolare da parte della Giunta, in presenza soprattutto del Presidente al quale puntualmente riferiremo sull'andamento dei lavori e sulle richieste che da parte dei Capigruppo e dei Consiglieri intervenuti oggi sono state avanzate.



PRESIDENTE

E' pertanto conclusa la discussione sulla comunicazione del Vicepresidente della Giunta regionale.
Sono stati presentati sull'argomento i seguenti ordini del giorno: ordine del giorno n. 369 presentato dai Consiglieri Majorino e Zacchera ordine del giorno n. 374 presentato dai Consiglieri Chiezzi Maggiorotti e Monticelli ordine del giorno n. 375 presentato dai Consiglieri Segre, Giuliano e Miglio.
Se si ritiene di portarli in votazione, tali ordini del giorno devono essere iscritti. Se vi sono delle osservazioni ricordo che ai sensi del Regolamento possono parlare un oratore a favore ed uno contro.



MONTICELLI Antonio

Signor Presidente, questi ordini del giorno sono connessi con la comunicazione della Giunta, non occorre quindi procedere all'iscrizione.



PRESIDENTE

Consigliere Monticelli, io credo che non siano strettamente connessi.
Ritengo che per portarli in votazione sia necessario iscriverli all'o.d.g.



MAJORINO Gaetano

Chiedo di intervenire su questa modalità.



PRESIDENTE

Ne ha facoltà.



MAJORINO Gaetano

Mi pare di aver sempre capito, dal Regolamento e dalla prassi costante di questo Consiglio, che ci sono due tipi di ordini del giorno: quelli per così dire ordinari che vengono presentati dai gruppi politici su vari tipi di argomento e quelli - è lo stesso Regolamento a precisarlo - che possono essere presentati in occasione di comunicazioni della Giunta. Per quanto riguarda questi ultimi, per prassi non si è mai preteso da parte della Presidenza l'iscrizione all'ultimo momento; ci sono dei precedenti che ricordiamo tutti.



PRESIDENTE

Ridimensionando il problema posso anche ritenere che ci sia attinenza ma poiché in questi documenti si avanzano proposte quali l'istituzione di una Commissione d'inchiesta, l'istituzione di un Assessorato alla trasparenza e infine la realizzazione della Banca Dati sugli appalti peraltro già prevista da una legge regionale, ci sarebbero delle disquisizioni da fare rispetto alla connessione con la comunicazione della Giunta.
Dal momento che tutti i Gruppi sono favorevoli all'iscrizione ritengo sia meglio procedere a tale adempimento formale con l'intesa che tali documenti verranno posti in votazione subito dopo. Non essendovi obiezioni pongo in votazione l'iscrizione all'o.d.g. degli ordini del giorno che ho prima citato.
Chi è favorevole all'iscrizione è pregato di alzare la mano.
Gli ordini del giorno sono iscritti con 41 voti favorevoli e 3 astensioni.


Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. i seguenti argomenti: mozione n. 371 relativa alla Conferenza Mondiale a Rio de Janeiro delle Nazioni Unite su ambiente e sviluppo Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La mozione è iscritta all'unanimità dei 44 Consiglieri presenti.
Ordine del giorno n. 373 riguardante la situazione in Bosnia Erzegovina Ordine del giorno n. 372 riguardante i prepensionamenti ex lege 237/91 art. 3 richiesti da ditte piemontesi.
Pongo in votazione l'iscrizione all'o.d.g. l'ordine del giorno n. 373 presentato dai Consiglieri Cucco, Vaglio, Segre, Majorino, Picchioni Marino, Rabellino, Fiumara, Zacchera, Miglio, Giuliano e Porcellana, e l'ordine del giorno n. 372 presentato dai Consiglieri Picchioni, Rossa Goglio, Marchini, Ferrara, Porcellana, Marengo.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
I documenti non vengono iscritti poiché non sono stati raggiunti i previsti 40 voti favorevoli.


Argomento: Contratti ed appalti

Dibattito sulle comunicazioni della Giunta regionale in merito alle dichiarazioni giornalistiche del Consigliere Ferrara (seguito)


PRESIDENTE

Esaminiamo ora gli ordini del giorno presentati in merito alle dichiarazioni giornalistiche del Consigliere Ferrara.
Iniziamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 369 presentato dai Consiglieri Majorino e Zacchera.
La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Sarà un brevissima illustrazione. Dichiaro che manteniamo l'ordine del giorno, in quanto quantunque il Consigliere Ferrara abbia annacquato sensibilmente le dichiarazioni rese nella sua intervista, così com'era stata trascritta sul quotidiano "la Repubblica", a noi proponenti pare opportuno, anzi necessario, che una Commissione consiliare d'indagine - che è uno strumento di controllo politico - verifichi se le affermazioni non annacquate, ma mantenute come vere e reali dal Consigliere Ferrara abbiano un loro fondamento e una loro concretezza nella realtà regionale piemontese. Fare questa verifica non è un compito, né potrebbe essere un compito dell'aula, ma di quello strumento politico che, in base al nostro Statuto, si identifica in una Commissione d'inchiesta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Vorrei fare una dichiarazione di voto, cogliendo l'occasione per recuperare l'intervento per fatto personale, che prima non ho potuto svolgere. Su questo ordine dei giorno mi asterrò, perché in qualche misura sono coinvolto, anche se devo dire - e questo in qualche misura risponde alle sollecitazioni che ho ricevuto nel corso del dibattito - che ritengo la Commissione che si vuole istituire di assoluta inutilità, in quanto le cose che il Consigliere Ferrara aveva da dire, sono le cose che ha detto, e le ha dette in modo totale rispetto a quello di cui lui è a conoscenza.
Quindi, non avrebbe null'altro da aggiungere rispetto alle cose dette in quest'aula.
Non ho difficoltà a fare "gola profonda", ma non avrei alcuna difficoltà ad andare a parlare con il magistrato rispetto a queste cose, ma siccome già una volta Giuliano Ferrara, dieci anni fa, mi aveva sfidato ad andare e io ero andato e il giudice Caccia mi aveva detto: "Guarda che io ho la certezza, ma non ho le prove. Quindi, buonasera e molto piacere della conoscenza", io credo di non dover andare e per questo non sono andato.
Credo che quanto detto dal Vicepresidente in ordine all'opportunità di riferire - nel caso venisse fuori qualcosa - alla Presidenza e alla Vicepresidenza, da parte mia si verificherebbe certamente.
Non so se il collega Picchioni abbia ben inteso quanto detto da me e dal Vicepresidente della Giunta in ordine al fatto che l'ente Regione sarebbe quello meno coinvolto. Il collega sosteneva che dicendo questo venivo a creare un cono d'ombra rispetto alla nostra istituzione. Ho detto e confermo, che l'ente Regione - non Piemonte -, essendo un ente intermedio che non svolge attività di gestione, è comunque e naturalmente un ente meno coinvolto: non gestisce alcun grande lavoro. Sull'eccentricità mia o del Gruppo repubblicano rispetto alla maggioranza ha parlato il Vicepresidente voglio soltanto dire al collega Picchioni che se il 50% dei boiardi sono repubblicani, certamente sono molto mimetizzati. Mi pare che una tale statistica possa essere riferita al mondo lunare e nona quello italiano dove mi pare che il 50% e oltre dei boiardi di Stato non siano repubblicani ma di qualche altra forza politica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Visto che ci siamo quasi astenuti dal dibattito, mi pare opportuno fare qualche considerazione. La prima riflessione è sulla giornata odierna; mi pare che ci si avvii verso una conclusione assolutamente inutile: abbiamo sprecato una giornata a dibattere di un qualcosa nemmeno previsto nell'o.d.g. L'unica nota positiva della giornata potrebbe essere il passaggio dell'ordine del giorno in discussione, che cambierebbe davvero qualcosa nelle regole del gioco: la costituzione di una Commissione sarebbe certamente fatto positivo.
Per il resto ribadiamo che come Gruppo assistiamo allo spettacolo proposto ormai quotidianamente non solo qui ma anche altrove, di una classe politica insabbiata in dibattiti, in accuse, in un'arte che sta diventando ormai, quella della politica italiana, ovvero quella di parlarsi addosso.
Di concludente stiamo facendo ben poco.
A livello di Conferenza di Capigruppo dovremmo valutare di rivedere il programma dei lavori; a seduta quasi conclusa ci ritroviamo con un o.d.g.
sempre più chilometrico: continuiamo a rinviare dibattiti su questioni importanti e si stanno aggiungendo iscrizioni a norma di Regolamento di interpellanze ed interrogazioni, alcune delle quali vecchie non solo di mesi, ma addirittura di un anno, così come progetti di legge presentati e mai discussi dalle Commissioni. Andando avanti con questo sistema nel giro di un paio di mesi avremo degli o.d.g. che non potranno più essere contenuti in un unico foglio. Non mi pare sia fatto positivo, da parte di un Consiglio regionale che dovrebbe dare segnali ben precisi alla cittadinanza.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 369 presentato dai Consiglieri Majorino e Zacchera, per la istituzione di una Commissione d'inchiesta ai sensi dell'art. 19 sub b dello Statuto, con riferimento alla intervista resa il 14 maggio 1992 al quotidiano "la Repubblica" dal Consigliere Ferrara, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte vista la intervista rilasciata al quotidiano 'la Repubblica ', il 14 maggio 1992 dal Consigliere regionale presidente del Gruppo consiliare PRI; considerato che - fra l'altro - nel contesto di detta intervista si afferma: a) di non essere un mistero che le pubbliche amministrazioni sono permeate da uno stato di diffusa corruzione b) di non avere problemi - esso intervistato - a riferire siffatta situazione alla Magistratura c) di essere- tutti i dirigenti dei pubblici uffici - legati ai Partiti, anche nella Regione Piemonte; ritenuto che le ora surriferite affermazioni e tutte le altre che si leggono nel contesto della summenzionata intervista del 14 maggio 1992 impongono un chiarimento anche attraverso una iniziativa ed una azione di carattere istituzionale ritenuto che tale chiarimento ed iniziativa impongono - di conseguenza la istituzione di una Commissione consiliare d'inchiesta, ai sensi dell'art. 19 dello Statuto: ai fini principali di accertare se la denuncia contenuta nella intervista del 14 maggio 1992 sia dotata di fondatezza e di concretezza, con particolare riguardo alla pubblica amministrazione regionale promuove e delibera la istituzione di una Commissione d'inchiesta ai sensi dell'art. 19 sub b) dello Statuto con il seguente mandato: 1) Accertare - previe le ulteriori informative da assumersi preliminarmente presso il Consigliere regionale Franco Ferrara - la fondatezza e la concretezza, con particolare riferimento alla pubblica amministrazione Regione Piemonte delle affermazioni che leggonsi nella intervista apparsa il 14 maggio 1992 sul quotidiano 'La Repubblica '.
2) Mandare ad esecuzione - a seconda dell'esito degli accertamenti esperiti - i provvedimenti che riterrà di propria competenza.
La Commissione d'inchiesta - la quale è composta in maniera che tutti i gruppi consiliari siano rappresentati - riferirà al Consiglio entro 40 giorni dal suo insediamento".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 9 voti favorevoli, 17 contrari e 14 astensioni (il Consigliere Marchini non partecipa alla votazione).
Esaminiamo ora l'ordine del giorno n. 374 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Monticelli e Maggiorotti, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale ritenuto necessario organizzare strumenti e prassi amministrative che concorrano alla costruzione di un ambiente ostile a fènomeni di concussione e corruzione impegna la Giunta regionale a realizzare con urgenza la Banca Dati Appalti prevista dalla L.R. n.
18/84, presentando una prima proposta operativa entro 30 giorni ad istituire entro 90 giorni con apposito provvedimento un Osservatorio regionale sugli Appalti che abbia il compito di gestire, in collegamento con le istituzioni, la Banca Dati Appalti".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 37 voti favorevoli e 3 astensioni (il Consigliere Marchini non partecipa alla votazione).
Esaminiamo ora l'ordine del giorno n. 375 presentato dai Consiglieri Segre, Giuliano e Miglio.
La parola al Vicepresidente della Giunta regionale, Vetrino.



VETRINO Bianca, Vicepresidente della Giunta regionale

Mi pare che la richiesta di impegno rivolta alla Giunta nell'ultimo capoverso a "istituire entro 90 giorni opportune strutture di controllo e di informazione" sia già, in parte, recepita dall'ordine del giorno votato poc'anzi.
Il Consigliere ha fatto riferimento, quale esempio, ad un Assessorato alla trasparenza; penso che possa essere materia sulla quale discernere, ma non è così semplice creare un Assessorato. Bisogna vedere se vi sono norme che consentono l'istituzione di un Assessorato alla trasparenza; forse si potrebbe pensare ad una Commissione o strumenti di questo genere che potrebbero, nello stesso modo, raggiungere gli obiettivi dell'ordine del giorno. Per l'incertezza che abbiamo nel recepire in toto l'ordine del giorno, anche se non lo rifiutiamo nella sostanza, vorrei chiedere al Consigliere di ritirarlo, diversamente saremmo costretti ad astenerci.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segre.



SEGRE Anna

Chiederei di dare una scadenza alla discussione dell'ordine del giorno che, quindi, ritirerei oggi, per discuterlo però entro due o tre sedute secondo un vostro impegno.



PRESIDENTE

L'ordine del giorno resta iscritto, ma viene rinviato.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame proposta di deliberazione n. 398: "L.R. 55/84 e successive modifiche - Impiego temporaneo e straordinario ai lavoratori disoccupati in cantieri di lavoro di Enti locali. Proposta al Consiglio regionale di delibera quadro ai sensi dell'art. 4"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 8) all'o.d.g.: "Esame proposta di deliberazione n.
398": La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

Il Consiglio regionale è chiamato ad approvare oggi una delibera quadro che ripartisce i fondi disponibili tra le varie Province e stabilisce l'indennità che deve essere data per ogni giorno di effettiva presenza e la quota che viene assunta, a carico della Regione, in ordine al problema dei cantieri di lavoro attivati dagli enti locali. La delibera dà inoltre indicazioni di massima alle Province che poi adotteranno criteri più specifici circa la priorità dell'accoglimento delle domande. La delibera che ci accingiamo ad approvare ricalca quella approvata nel '91: per quanto riguarda l'indennità ai lavoratori lire 50.000 lorde per ogni giornata lavorativa e lire 25.000 di quota giornaliera quale contributo regionale.
Ci sono, viceversa, delle variazioni in ordine alla pregressa delibera che riguardano in particolare la non ammissione ai cantieri di lavoro dei beneficiari delle indennità, ex art. 7 Legge n. 223, lavoratori in mobilità che hanno già una indennità e in più un emendamento proposto in Commissione relativamente all'inserimento nell'art. 4 del dispositivo delle priorità dell'impiego nelle attività di cantiere dei soggetti invalidi fisici psichici e sensoriali, la cui riduzione di capacità lavorativa sia superiore al 46%. Tra l'altro, ho visto un emendamento in aggiunta presentato che viene accolto perché specifica ulteriormente l'indicazione proposta in sede di Commissione.
Data la situazione di grande difficoltà congiunturale e di debolezza strutturale che stiamo vivendo, è immaginabile che nel corso del 1992 i Comuni, i consorzi dei Comuni e le Comunità montane riattiveranno i cantieri di lavoro, intanto come risposta immediata e poi come risposta straordinaria per un aiuto economico ed una attività a favore dei soggetti più deboli, fra i soggetti privi di occupazione. Dal 1985 ad oggi circa 580 Comuni hanno attivato i cantieri di lavoro dando occupazione ad oltre 10 mila lavoratori per un impegno finanziario di quasi 14 miliardi di lire.
Questo impegno, seppur risponda in termini immediati ad alcune emergenze potrà avere un'ulteriore attenzione soprattutto in questo particolare momento.
All'interno di questa delibera abbiamo indicato alcune priorità nei confronti dei soggetti più deboli, all'interno di soggetti già deboli quali, ad esempio, soggetti portatori di handicap.
Tra l'altro la deliberazione indica come, su circa 205 mila iscritti al collocamento, il riparto viene fatto in misura corrispondente all'incidenza percentuale della disoccupazione in ciascuna provincia. E' auspicabile che la cifra di 1 miliardo e 280 milioni circa, che viene indicata, possa essere ulteriormente aggiornata nell'ipotesi di assestamenti che potranno creare condizioni di allargamento e di offerta alle singole realtà provinciali di quote ulteriori di attenzione.
In estrema sintesi, questo è il significato della delibera che, in qualche misura, migliora e crea condizioni di priorità all'interno di fasce più deboli del mercato del lavoro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



PRESIDENTE

CALLIGARO



PRESIDENTE

In relazione all'aggravarsi della crisi industriale ed occupazionale sarebbe opportuno che la Giunta e, successivamente, il Consiglio rivedessero tutta la materia per le cosiddette politiche attive del lavoro.
Ci troveremo, ci troviamo già in parte oggi, di fronte a situazioni nuove e decisamente aggravate rispetto al passato. Sarebbe anche opportuno fare un bilancio dell'esperienza in modo tale da qualificare questo strumento dei cantieri di lavoro. Quanti sono ad esempio i progetti che prevedono formazione? Purtroppo pochi e noi, negli anni passati, sostanzialmente tutti d'accordo, avevamo detto che bisognava unire ed intrecciare all'attività lavorativa, l'attività di formazione in modo tale da garantire non solo un reddito a cittadini con reddito pari a zero (disoccupati), ma tentare di fare qualche cosa che vada al di là della pura assistenza, del puro intervento di fornire un reddito a cittadini disoccupati.
Pensavamo tutti insieme che le attività di cantiere potessero essere in qualche modo propedeutiche a sbocchi che superino la mera assistenza, a sbocchi di attività, di costituzione di cooperative, di proseguimento dell'esperienza di lavoro in cantiere e dell'esperienza di formazione.
Purtroppo, questi corsi non sono stati qualificati e le risorse previste a bilancio sono irrisorie rispetto alle necessità che vanno via via crescendo con l'aggravarsi della crisi industriale ed occupazionale. Continuiamo ad usare stancamente uno strumento vecchio e sostanzialmente inadeguato.
Purtroppo, lo sbocco è la finalità di reddito per un determinato periodo di tempo e questo non si intreccia con la formazione professionale.
Anzi, bisognerebbe rivedere l'art. 7 ter della legge n. 55 e parificare tutta la formazione alle attività lavorative, qualificando i corsi in modo tale da renderli propedeutici a sbocchi di lavoro occupazionali.
Sappiamo che non è semplice inventare lavori, attività e sbocchi occupazionali. La novità è rappresentata dalla legge nazionale sull'handicap che qui viene opportunamente inserita nel programma dei cantieri. Siamo tutti consapevoli che si tratta dell'inserimento di un problema molto complesso, che richiede dei progetti che si adattino ai portatori di handicap in modo tale che venga riconosciuto, a questi cittadini, un diritto e non si corra il rischio di fare l'elemosina.
A questo proposito, con il collega Maggiorotti, abbiamo presentato un emendamento che spiega meglio di quello della Giunta come garantire alle persone portatrici di handicap di tutte le diverse tipologie e gravità di menomazione e disabilità, la possibilità di partecipare a queste esperienze di lavori di cantieri.
Ai fini del voto che dovremo esprimere è di decisiva importanza la questione delle risorse. Se tutti siamo d'accordo che c'è un aggravamento della situazione sociale ed occupazionale, dobbiamo concludere possibilmente tutti insieme dicendo - o almeno assumendo solenne impegno di aumentare il finanziamento - di garantire un finanziamento aggiuntivo, se non altro per l'inserimento del problema complesso dei portatori di disabilità. Se l'Assessore assume l'impegno di apportare risorse aggiuntive all'assestamento di bilancio, il nostro voto può essere di un certo tipo altrimenti sarà un voto contrario.



FOCO ANDREA



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

Vi è certamente sintonia totale tra le cose dette dall'Assessore e quelle dette dal collega. Mi preme dire che la L.R. n. 55/84 è stata oggetto in questi ultimi tempi di alcune modificazioni che sono in linea con le indicazioni qui emerse, intanto per quanto riguarda il discorso della formazione.
In effetti, come i colleghi ricorderanno, ultimamente si era introdotta anche la fattispecie della formazione come elemento di aiuto e di intervento finalizzato ad uno strumento di legge che si legava all'emergenza, e cioè i cantieri di lavoro. Voglio dire che questa è l'indicazione normativa, questo è lo spirito con il quale ci siamo mossi questa è l'indicazione che abbiamo dato ai soggetti titolari delle domande (Comuni, Comunità montane, ecc.), i quali però non hanno sempre utilizzato questo strumento, il che non è obiettivamente addebitabile alla Regione che ha introdotto questa fattispecie. Mi spiego meglio: per l'attività formativa, che abbiamo introdotto come fattispecie di modifica della L.R.
n. 55/84, la sola Provincia di Torino ha presentato un'ipotesi di spesa (poi realizzata), mentre tutte le altre Province non hanno richiesto contributi su questa fattispecie formativa per il 1991. Lodevole quindi è l'iniziativa che all'interno della Provincia di Torino si è realizzata per l'anno 1991. Richiamo il Comune di Collegno, per attività formative di corso teorico-pratico per formazione di operai, giardinieri, addetti all'arredo urbano da gestire da parte dell'IPLA; richiamo il Comune per la spesa prevista di 35 milioni ed il contributo dato dalla Regione di 17 milioni e mezzo; il Comune di Rivoli, con attività formativa di giardinaggio in genere, di attività di laboratorio con cenni di botanica ecc., visite guidate a parchi e vivai, attività formative gestite dall'ENAIP; la spesa prevista era di 40 milioni, il contributo regionale dato è di 20 milioni; parlo delle Comunità montane Valle Chisone e Germanasca, anche qui formazione nel settore agro-forestale e della tutela ambientale, in particolare nel campo del verde e della manutenzione; la spesa prevista era di 8 milioni, il contributo regionale di 4 milioni.
Esiste, quindi, una serie di soggetti che hanno tratto utilizzazione all'interno del territorio regionale piemontese, nella fattispecie la Provincia di Torino. Queste attività formative sono previste dall'art. 7 bis della legge n. 55 e la partecipazione ai corsi è parificata allo svolgimento dell'attività lavorativa ed è retribuita.
Per quanto riguarda la qui richiamata attività formativa prevista dall'art. 7 ter, quella prevista fuori dell'orario di lavoro e non retribuita, nessuna domanda in realtà è stata presentata. Noi ci faremo carico di indicare alle realtà fuori dalla provincia di Torino, che non hanno accolto questa opportunità, ulteriori sollecitazioni.
In ordine al problema di finanziamento, posso assicurare il Consiglio regionale ed il Consigliere che è intervenuto ogni sforzo massimo per addivenire ad una ulteriore dotazione immaginabilmente necessaria anche per il periodo di emergenza particolare, perché nell'assestamento di bilancio si possano recuperare fondi ulteriori, certamente ad incrementare la dotazione e quindi la divisione nelle province. C'è quindi l'assicurazione politica e personale dell'Assessorato.



RABELLINO Renzo

Chiedo la verifica del numero legale.



PRESIDENTE

Su richiesta del Consigliere Rabellino, si proceda alla verifica del numero legale per appello nominale a norma dell'art. 52, secondo comma del Regolamento interno.
Comunico che in aula sono presenti 35 Consiglieri, pertanto la seduta è valida.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

Emendamento presentato dai Consiglieri Maggiorotti e Calligaro: Si propone di inserire al punto 4) del dispositivo, dopo la parola "Montane" la dizione: "che impieghino nell'attività dei cantieri invalidi fisici, psichici, intellettivi e sensoriali la cui riduzione della capacità lavorativa sia superiore al 46%, garantendo comunque la presenza di persone portatrici di tutte le diverse tipologie e gravità di menomazione e disabilità, compatibilmente con la mansione cui vanno assegnate".
Pongo in votazione tale emendamento. Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è accolto con 28 voti favorevoli e 5 astensioni.
Pongo ora in votazione l'intera deliberazione, il cui testo così emendato verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 17 voti favorevoli, 14 astensioni.


Argomento:

Nomine


PRESIDENTE

Il punto 28) all'o.d.g. reca: "Nomine".
Ha chiesto la parola il Consigliere Zacchera. Ne ha facoltà.



ZACCHERA Marco

Ringrazio il Presidente per avermi concesso un minuto. Faccio presente che la votazione di undici nomine che facciamo adesso è esattamente il contrario di tutto quello che ci siamo detti oggi. Potete controllare: ogni nomina ha di fianco i relativi proponenti dei Gruppi consiliari; alle nomine delle schede nn. 3 e 4 si distingue il Gruppo del Partito repubblicano che propone, lottizzato, il nome del sindaco della ECBIC Piemonte S.p.A, al n. 3 e quello della ITACA S.p.A, al n. 4.
Per cui, è già dimostrato che tutti i discorsi fatti oggi sono privi di validità; questo penso sia una dimostrazione della poca serietà dell'intero dibattito. Per questa ragione, in segno di protesta, noi non partecipiamo alla votazione.



PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per le seguenti nomine.


Argomento: Nomine

- Ente di Gestione della Riserva Naturale Speciale del Parco della Burcina. (art. 2, L.R. n. 35/91). Consiglio Direttivo. Nomina di 3 membri con esperienza in materia botanica ed agronomica.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i sigg.
Perino Pier Luigi (esperto botanico), Tempia Luca (esperto agronomico) Piacenza Guido (esperto botanico), quest'ultimo designato ai sensi dell'art. 72 del Regolamento.


Argomento: Nomine

- S.A.I.A. SpA Società Aree Industriali ed Artigianali (art. 26 dello Statuto). Collegio Sindacale. Nomina del Presidente.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Poiché il nominando, signor Ciana Pier Franco, non ha riportato il numero di voti sufficienti, proclamo non valida la votazione.


Argomento: Nomine

- ECBIC Piemonte SpA (art. 4 L.R. n. 22/91). Collegio Sindacale. Nomina di un Sindaco con funzioni di Presidente.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Poiché il nominando, signor Aschieri Franco, non ha riportato il numero di voti sufficienti, proclamo non valida la votazione.


Argomento: Nomine

- ITACA SpA (L.R. n. 12/91). Collegio Sindacale. Nomina di un Sindaco con funzioni di Presidente.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Poiché il nominando, signor Laudicina Luigi, non ha riportato il numero di voti sufficienti, proclamo non valida la votazione.


Argomento: Nomine

- ITACA SpA (L.R. n.12/91). Collegio Sindacale. Nomina di un Sindaco supplente scelto fra i nominativi indicati dai Comuni del Verbano Cusio Ossola.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Poiché i nominandi, sigg.
Prino Antonio, Dipietromaria Vittorio e Banone Achille, non hanno riportato il numero di voti sufficienti, proclamo non valida la votazione.


Argomento: Nomine

- Consiglio Nazionale per i Beni Culturali (art. 4, D.P.R. n. 805/75). Nomina di un rappresentante.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto nel Consiglio Nazionale per i Beni Culturali il signor Picchioni Rolando.


Argomento: Nomine

- TEXILIA SpA (L.R. n. 47/84 mod, con L.R. n. 11/88). Consiglio di Amministrazione. Sostituzione del signor Salivotti Pietro dimissionario.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto nel Consiglio di Amministrazione di Texilia SpA il signor Barbera Lorenzo.


Argomento: Nomine

- Interporto di Torino SITO (L.R. n. 8/82). Consiglio di Amministrazione. Sostituzione del signor Hutter Sergio dimissionario.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Poiché il nominando, signor Tentoni Alfredo, non ha riportato il numero sufficiente di voti, proclamo non valida la votazione.


Argomento: Nomine

- IACP Torino (art. 6, legge n. 865/71). Consiglio di Amministrazione. Sostituzione del signor Ponzo Guido (deceduto).


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto nel Consiglio di Amministrazione dello IACP di Torino il signor Centeleghe Bortolo.



PRESIDENTE

Parco Naturale del Gran Bosco di Salbertrand (art.. 9, L.R. n.12/90).
Consiglio Direttivo. Sostituzione del signor Ricciardi Piero dimissionario.



PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Poiché il nominando, signor Zerboglio Marionato, non ha riportato il numero di voti sufficiente proclamo non valida la votazione.


Argomento: Nomine

- Fondazione "Maria Antonietta Prolo" Museo Nazionale del Cinema (art. 8 dello Statuto). Consiglio di Amministrazione. Nomina di 2 dei 3 rappresentanti regionali.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti nel Consiglio di Amministrazione della Fondazione "Maria Antonietta Prolo" Museo Nazionale del Cinema i signori Bonet Luciano e Zanetti Giovanni.


Argomento: Distributori carburante

Esame proposte di deliberazione n. 347 e n. 387: "Modifica delle norme di attuazione del Piano regionale di razionalizzazione della rete distributiva carburanti per uso autotrazione"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame delle proposte di deliberazione n. 347 e n. 387.
La parola all'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore regionale

Con la presente deliberazione si intende modificare la normativa di attuazione del Piano regionale di razionalizzazione della rete distributiva di carburanti per uso di autotrazione, di cui al volume II e III della deliberazione C.R. 26/ 7/1984, n. 743-8079, mantenendo inalterato il volume I che riguarda i criteri del Piano stesso redatti da consulenti esterni ed i cui principi ispiratori rimangono inalterati. Tale modifica si rende necessaria poiché il Governo, con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 11/9/1989, ha emanato nuove direttive per le Regioni a Statuto ordinario in materia di distribuzione automatica di carburanti per uso autotrazione; che annullano e sostituiscono quelle emanate precedentemente.
L'art. 52 del DPR 24 luglio 1977, n. 616, nel delegare alle Regioni l'esercizio delle funzioni amministrative relative ai distributori di carburanti, stabilisce infatti che tali funzioni debbano essere esercitate nel quadro degli indirizzi determinati dal Governo. La presente deliberazione viene inoltre adottata in attuazione del disposto di cui all'art. 1, III comma della LR 23/10/1991 n. 52, recante "Norme per l'esercizio e la razionalizzazione della rete degli impianti di distribuzione automatica dei carburanti per uso autotrazione".
Le nuove direttive governative riaffermano il conseguimento degli obiettivi del Piano Energetico Nazionale in materia di razionalizzazione della rete di distribuzione dei carburanti per uso autotrazione, per un graduale adeguamento della stessa alla situazione già in atto a livello europeo ed introducono elementi innovativi in ordine alla ripartizione delle attribuzioni tra Stato e Regioni ed alle procedure amministrative.
In particolare sono state introdotte modifiche in ordine: 1) agli interventi di modifica degli impianti, per favorire maggiore flessibilità e snellimento operativo. Infatti, fatta eccezione per l'aggiunta in impianti esistenti di nuove colonnine, tutti gli altri interventi di modifica non sono soggetti ad autorizzazioni, essendo sufficiente una comunicazione da parte del concessionario interessato, che si impegna a realizzare le variazioni nel rispetto delle norme di sicurezza e di quelle fiscali 2) all'eliminazione del vincolo dell'erogato marginale (100.000 litri annui) che era condizione per la chiusura d'ufficio degli impianti ed elemento ostativo per qualsiasi operazione sugli impianti stessi 3) alla modifica della percentuale degli impianti eroganti GPL che passano dal 3% a livello regionale al 6% a livello provinciale 4) alla maggiore elasticità nella individuazione degli impianti cosiddetti di 'pubblica utilità', al fine di favorire il perseguimento degli obiettivi del Piano, che si sostanzia soprattutto con la riduzione dei punti di vendita 5) alla eliminazione dei parametri vincolanti e necessari per la installazione di apparecchiature "self-service", pre-payment, attraverso una diversa normativa che prevede la rinuncia contestuale ad una concessione 6) alla non obbligatorietà per i Comuni di predisporre appositi 'piani' di localizzazione degli impianti, essendo sufficiente un più generico 'programma' di localizzazione, così come stabilito dall'art. 3, IV comma della LR 23/10/1991, n. 52 7) alla modifica del Vol. III, comprendente n. 7 tavole di progetto mediante eliminazione delle tavole relative ai Comuni critici per presenza di gasolio e GPL. di self-service pre-payment e di metano, nonché modifica della tavola n. 1, che prevede il numero minimo e massimo di impianti per ciascun Comune.
Passando ad un esame dell'articolato, si precisa quanto segue: nel titolo I della normativa di attuazione vengono enunciate le disposizioni di carattere generale e la definizione degli oggetti della pianificazione concernenti: a) gli obiettivi ed i contenuti del Piano: riduzione numero impianti attraverso adeguamento e riduzione soglie dimensionali a livello comunale b) la definizione di rete e di tipi di impianti c) le situazioni di incompatibilità tra impianti ed aspetti urbanistici d) i casi in cui gli impianti assolvono funzioni di pubblica utilità.
Il titolo II determina gli aspetti programmatori.del Piano, per la razionalizzazione e ristrutturazione della rete, attraverso la individuazione di zone omogenee a livello regionale e comunale, di superfici delle aree di localizzazione degli impianti, delle distanze per i nuovi posizionamenti e indica i criteri per la predisposizione da parte dei Comuni del programma di localizzazione degli impianti.
Il titolo III, capo I, definisce modalità e procedure per l'espletamento delle funzioni che sono state subdelegate ai Comuni: modifiche, trasferimenti, potenziamenti, concentrazioni di impianti e sospensione temporanea attività impianti.
Il capo II del titolo III definisce modalità e procedure relative alle funzioni che vengono espletate direttamente dalla Regione; rilascio nuove concessioni, rinnovo e trasferimento delle titolarità delle concessioni esistenti, revoca e decadenza delle concessioni.
Il titolo IV definisce modalità, criteri e procedure per il rilascio di autorizzazioni regionali per la installazione e l'esercizio di impianti di distribuzione automatica di carburanti per autotrazione ad uso privato.
II titolo V definisce modalità, criteri e procedure per il rilascio di concessioni regionali per la installazione e l'esercizio di impianti di distribuzione carburanti per aeromobili e natanti.
Il titolo VI individua i casi di impianti che devono essere sottoposti a visita di collaudo e stabilisce la relativa procedura.
Il titolo VII prevede un sistema informativo automatizzato per l'aggiornamento regionale dei dati strutturali, numerici ed amministrativi dell'intera rete.
Il titolo VIII prevede l'abrogazione del volume II della normativa di attuazione del piano regionale di razionalizzazione e ristrutturazione della rete distributiva, di cui alla deliberazione C.R. 26/7/1984, n. 743 8079.
Ho cercato in queste tre pagine di riassumervi quella lunghissima deliberazione, che peraltro è stata oggetto di attenzione nell'ambito della Commissione competente, e che la Giunta sottopone in questo momento alla proposta ed al voto del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Foco.



FOCO Andrea

Intervengo anche perché abbiamo presentato quattro emendamenti. Noi siamo d'accordo sulle linee di fondo della deliberazione, cioè quelle di una razionalizzazione della rete distributiva. Riteniamo infatti che, al riguardo, non fosse più possibile, da un lato, una proliferazione delle pompe di distribuzione di carburante e, dall'altro, delle localizzazioni che non rispondevano più alle esigenze dei nuovi sviluppi per quanto riguarda la viabilità del nostro territorio.
Pensiamo che, legato al discorso della distribuzione del carburante intendendo con questo anche il GPL. ecc., debba essere collegato il discorso di un servizio effettivo che viene svolto nei confronti dell'utenza, e quindi - torno a ripetere - non solo la colonnina di distribuzione del carburante, ma un vero e proprio servizio effettivo, e quindi anche di assistenza per certi aspetti, che viene svolto nei confronti dell'automobilista, del motociclista, ecc. Riteniamo però di dover svolgere alcune osservazioni che riguardano soprattutto i criteri e i modi con i quali si è addivenuti a questa razionalizzazione.
Mentre riteniamo che abbia una sua validità il parametro dell'erogazione della benzina che viene distribuita nelle varie stazioni di servizio, crediamo che il riferimento fatto alle aree omogenee che dividono il territorio regionale in alcune particolari aree e zone sia di gran lunga datato e superato. Non vorrei sbagliarmi, ma lo studio a cui si fa riferimento risale a forse più di una decina di anni fa e quindi non possiamo non verificare delle dissonanze rispetto allo sviluppo verificatosi nel frattempo nella nostra Regione.
Se andiamo a vedere la tabella allegata - ma l'abbiamo fatto in Commissione, non è il caso di ripetere qui - troviamo delle collocazioni di Comuni in aree e zone che riteniamo non siano più confacenti. Ci rendiamo conto che l'Assessorato ha voluto usare come parametro di riferimento uno studio fatto a suo tempo da una società. A nostro parere poteva essere fatto uno sforzo per cercare di avere un parametro ed un riferimento più vicino.
Per quanto riguarda un aspetto specifico che viene riportato nell'art.
15, noi riteniamo che venga riconfermata in quella sede un'osservazione che avevamo fatto durante la discussione della legge dalla quale discende questa pianificazione, questa razionalizzazione della distribuzione dei carburanti, e cioè noi continuiamo ad essere convinti che per i vari Comuni, in modo particolare i Comuni con maggiore rilevanza del nostro territorio, debba essere mantenuta per loro l'esigenza di fare dei piani di localizzazione.
Infatti - e ho voluto solo scegliere questo esempio per non far perdere tempo al Consiglio - il termine che viene usato all'art. 15, cioè quello di uno spostamento e di una localizzazione in un'area idonea e alla quale si è dovuto aggiungere "individuata dal Comune", mi pare sia un termine un po' troppo vago, questo di "area idonea", e se noi quindi aggiungiamo "individuata dal Comune" è chiaro che scatta immediatamente il meccanismo perché l'individuazione da parte del Comune di quest'area io ritengo che non possa essere lasciata al buon senso e alla logica degli amministratori ma non possa non far parte di un piano di localizzazione degli impianti del quale il Comune stesso deve dotarsi. Mentre invece noi, con la precedente legge, abbiamo - se così è permesso, mi rendo conto, parlo a braccio, il termine non è esatto - abbiamo delegificato al riguardo, nel senso che abbiamo ritenuto che non fossero più necessari i piani da parte dei Comuni.
Non ho altre osservazioni particolari da fare, se non quelle che riguardano tutto un altro aspetto, quello degli impianti di distribuzione dei privati. E devo dire la stranezza di questi nostri tre emendamenti perché vogliono riportare a quella che ci sembrava la posizione più seria permettetemi di dire - e più corretta e anche sostenuta a livello legislativo, ed era la posizione che l'Assessorato, l'Assessore aveva presentato in Commissione. L'Assessore aveva poi accettato degli emendamenti che toglievano questo riferimento alla capacità di stoccaggio superiore , ai 10 metri cubi, noi riteniamo che non sia una cosa di secondo piano, questa, perché nel momento in cui vengono autorizzati - e anche qui non andiamo a leggere il Consiglio di Stato, ecc., diamo per scontati di nuovo tutti questi discorsi - sicuramente andiamo ad incidere in un meccanismo di serietà e di correttezza, perché se siamo sotto a questa cubatura sicuramente è più difficile un controllo, ma è anche più difficile un meccanismo di controllo fiscale, perché, se non vado errato, mantenere e doversi dotare di capacità di stoccaggio superiore a 10 metri cubi vuol dire tenere i registri di carico e di scarico, e quindi è un altro meccanismo di possibile controllo fiscale.
Quindi noi invitiamo l'Assessore a ripristinare, attraverso questi emendamenti, il testo precedente con il quale era venuto in Commissione.
Per quanto riguarda la tavola 1) allegata - ed è un altro nostro emendamento - è conseguente al discorso che facevo prima riguardante la zonizzazione del nostro territorio e anche - se mi è consentito - il fatto che nel momento in cui noi razionalizziamo non dobbiamo avere una visione punitiva, ma cercare di tenere uno stretto contatto con le realtà alle quali diamo delle indicazioni e degli indirizzi.
Nel caso specifico si tratta del Comune di Limone Piemonte, dove sicuramente in questa fase abbiamo una scarsa erogazione di carburante perché, con ogni probabilità, dato il regime fiscale, conviene a molti cogliere l'occasione del week-end o della gitarella per andare a fare benzina oltre confine. Noi non riteniamo che la logica che governa la nostra realtà debba essere fatta in questo senso. Limone Piemonte è un Comune ad alta vocazione turistica e quindi chiediamo che il numero minimo dai due distributori venga portato a tre.
Faccio ancora un rilievo, che avevo dimenticato di fare all'inizio dell'intervento, ricollegandomi a questo emendamento. Noi crediamo in questo discorso di razionalizzazione, però torno a ripetere che non vogliamo venga letto o sia subito come momento di punizione nei confronti delle realtà locali e dei Comuni. E' giusto tenere un corretto rapporto con le categorie interessate dai provvedimenti, ma ritengo che sia altrettanto importante e valido mantenere un corretto rapporto con le realtà locali, in modo particolare con i Comuni. Abbiamo già detto in Commissione che non è sufficiente, a nostro parere, la consultazione fatta con l'ANCI o con PUPI proprio per dare rilievo e validità ai provvedimenti che assumiamo dobbiamo farli in consonanza con le nostre realtà territoriali che sono poi i Comuni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il giudizio che noi diamo su questa proposta di deliberazione della Giunta regionale, che è stata peraltro emendata a seguito del lavoro di Commissione, è un giudizio positivo per i criteri su cui questa proposta è improntata.
Siamo nella fase di attuazione della recente legge regionale relativa all'organizzazione e alla ristrutturazione della rete di distribuzione stradale dei carburanti. Come ha già anticipato l'Assessore Vetrino nel suo intervento, si tende a modelli europei, a modelli maggiormente efficienti a una migliore economicità di gestione nell'impresa dei distributori carburanti, che viene vista nelle sue attività complessive, e infine ad un miglioramento quantitativo dei servizi che sono erogati, negli impianti stradali, agli utenti.
Vengono indicati parametri che riteniamo condivisibili; sarà poi probante là fase applicativa, perché a questi criteri, tra l'altro largamente condivisi anche dai soggetti interessati durante le consultazioni, deve seguire una fase di gestione e non abbiamo alcun dubbio che gli uffici dell'Assessorato sapranno gestire questa fase nel migliore dei modi.
Vi sono delle esigenze che sono già state ricordate in precedenza, cioè quelle di coniugare le ragioni di economicità di gestione con le esigenze di presenza di questi impianti sul territorio, in particolare in quelle zone montane e più decentrate dove bisogna comunque garantire un rifornimento comodo per tutelare la mobilità dei cittadini, soprattutto per esigenze di particolare gravità ed importanza. Ecco allora gli impianti cosiddetti di pubblica utilità e anche la difficoltà in qualche modo di comprendere in una normativa tutte le esigenze che emergono dalla società.
Abbiamo sentito adesso una proposta di emendamento per il caso specifico di Limone Piemonte: non abbiamo alcuna ragione per dichiararci contrari a questa proposta, però chissà quanti altri casi Limone in questa sede potrebbero sfuggirci. Noi comunque ci appelliamo a quella elasticità peraltro nell'ambito dei parametri, che deve caratterizzare l'operatività della Giunta. Dicevo che accettiamo il discorso di Limone Piemonte, a meno che l'Assessore non metta in risalto qualche contrasto stridente con quelle che sono le normative che noi ci siamo dati nella legge, e che comunque sono richiamate nelle premesse della normativa di attuazione che stiamo discutendo.
Vi sono problemi che in qualche modo potevano essere anche affrontati diversamente, ma ci è sembrato utile in questa fase condividere l'impostazione dell'Assessorato, mi riferisco soprattutto alle questioni delle distanze per le varie tipologie di distributori e al problema delle rilocalizzazioni, soprattutto di quegli impianti che hanno delle caratteristiche di pericolosità lungo le strade che, anche grazie al concorso delle autorità comunali, devono trovare una diversa collocazione.
Di rilievo, per quanto ci riguarda, è la nuova suddivisione di compiti con una migliore precisazione delle attività svolte da un lato dalla Regione, dall'altro dai Comuni. C'è quindi un'apertura di credito ai Comuni che ci auguriamo sappiano utilizzare questa delega di funzioni nel migliore dei modi; ovviamente alla Regione restano i compiti di vigilanza.
Anche noi cogliamo dei dati di sburocratizzazione in questa normativa soprattutto laddove si prevede la semplice stesura di un programma: penso che in sostanza non cambi graneh è rispetto a un piano, bisogna andare al di là del nominalismo dei documenti di programmazione a cui facciamo riferimento e guardare la sostanza delle cose. Quindi hanno la possibilità i Comuni, anche i più piccoli, con le risorse umane ed intellettuali di cui dispongono, di stendere questo programma al più presto, fermo restando la potestà regionale di intervenire per risolvere quelle situazioni di particolare inerzia.
Non possiamo poi non ricordare tutta la partita dei distributori privati che ha animato le discussioni all'interno della Commissione. Penso che la soluzione che abbiamo adottato sia valida in quanto rimandiamo a un regolamento, ma non è che vi sia una volontà di rimandare i problemi, anzi in Commissione in questo testo, a mio avviso, i problemi li abbiamo risolti perché abbiamo abbandonato dei meri criteri quantitativi che a nostro giudizio dicevano poco. Il discorso dei 10 metri cubi per quanto riguarda i riflessi fiscali penso che lasci tutto sommato il tempo che trova, non è quella una ragione valida per imporre o meno un determinato parametro quantitativo nella capacità dei serbatoi. In sostanza, dobbiamo fare tutti insieme uno sforzo, che senz'altro sarà fatto dalla Giunta e dagli uffici dell'Assessorato, per individuare le vere esigenze che giustificano il mantenimento di questi impianti di distribuzione privati. Ovviamente vi sono già delle tipologie dal punto di vista dei carburanti utilizzati, così come vi sono tutta una serie di criteri di specificità già in qualche modo tratteggiati: la tipologia di mezzi energetici interni utilizzati nei vari stabilimenti e le necessità di rifornimento che sottendono alle varie istanze che vengono dalle aziende private.
Non possiamo ancora dimenticare che questa partita è stata gestita per molto tempo dallo Stato in un modo, a nostro avviso, che non ha mai dato luogo a critiche o comunque a noi non risultano dati particolarmente negativi, per cui non si vedeva perché di colpo, passando la partita alla Regione dovevano essere eliminati solamente con un tratto di penna una serie di impianti solo perché avevano una capacità di serbatoio inferiore ai 10 metri cubi. E' tutta un'altra la valutazione che va fatta: il tipo di produzione, il tipo di mezzi, gli orari, la collocazione degli impianti e via dicendo, non sta a me_ in questa sede ricordare anche il contributo fattivo che è venuto dai funzionari che con noi hanno discusso questi temi in Commissione.
Pertanto, si è voluto introdurre anche la valutazione da parte della Commissione regionale dei carburanti a garanzia che non si vadano a proporre dei criteri completamente fuori logica, come si suol dire con definizione semplicistica.
Per tutte queste ragioni di carattere generale, poi verificate nei vari capitoli della normativa che complessivamente giudichiamo positiva, noi daremo il nostro voto favorevole e siamo particolarmente in attesa della emanazione del regolamento relativo, anche per tutelare le esigenze di quel comparto produttivo che è già tanto oberato da mille adempimenti e che poteva vedere in un intervento troppo drastico della Regione un ulteriore laccio o lacciuolo che secondo noi sarebbe fuori tempo e fuori luogo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Questa deliberazione è stata illustrata dall'Assessore, che ha dichiarato che si modificano le norme per razionalizzare la rete distributiva.
Razionalizzare è un termine molto tranquillizzante; se si razionalizza come si può discutere e criticare? Non c'è alcunché di discrezionale, forse nemmeno di politico. Da quello che ho compreso, questa razionalizzazione ridurrà il numero degli impianti.
Sarà di sicuro una razionalizzazione, ma per le aziende distributrici per i padroni del petrolio; per loro è sicuramente razionale: spendono di meno e organizzano in meno punti la raccolta e la distribuzione del petrolio. Forse questa razionalizzazione non è proprio considerata tale dagli esercenti, che saranno di meno, e dagli utenti che avranno meno distributori sul territorio.
Sulla razionalizzazione ho dunque i miei dubbi, ma - ammesso che così sia - se diminuiamo il numero di distributori, vuol dire che per ciascun distributore ci sarà un'induzione di attività e di traffico maggiore di quella attuale. Allora, i luoghi in cui si vende il carburante diventano luoghi da trattare con maggior attenzione di prima, perché diventeranno centri di attrazione più di quanto lo siano oggi.
In questo vedo una contraddizione rispetto alle scelte compiute nella deliberazione di attenuare il processo di pianificazione cui subordinare la concessione di spazi per distributori di carburante. La logica era tutta inversa: se si diminuisce il numero dei distributori, maggiore attenzione bisogna porre nel dove metterli. La necessità per i Comuni di inserire all'interno dei Piani regolatori i luoghi dove queste attività, che diventano molto più attrattive, possono o non possono essere messe, diventa più stringente di prima.
Invece "si razionalizza", si diminuisce il numero dei distributori, li si rende a impatto puntuale più pesante sulla realtà urbana e si dice ai Comuni "però potete agire quasi caso per caso" Questi sono i motivi di forte perplessità che mi inducono a non votare questa proposta di deliberazione.



PRESIDENTE

Se non vi sono altri interventi, la parola all'Assessore Vetrino per la replica.



VETRINO Bianca, Assessore regionale

Intanto ringrazio i Consiglieri Foco, Chiezzi e Cavallera per aver voluto intervenire a fine serata su un argomento che non è molto interessante, anche se, come i Consiglieri hanno rilevato nei loro interventi, dietro queste scelte si vanno ad individuare servizi o non servizi che poi si ripercuotono sulla qualità della vita dei cittadini quindi, in questo senso la deliberazione è importante.
Dunque, tre argomenti veloci. Primo. Noi non stiamo, purtroppo, facendo nient'altro di quello a cui siamo obbligati per normativa statale. Collega Chiezzi, la normativa statale ci obbliga ad una riduzione del numero di impianti: non v'è nessun dubbio. Ci sono leggi, ci sono decreti attuativi non solo, ma vi devo dire che nel gruppo interregionale che è costituito da nostri funzionari, dalle Regioni, ecc., si sta pensando ad una ulteriore riduzione.
Nei prossimi anni, per omogeneizzare la nostra rete distributiva a livello europeo, ci sarà un'ulteriore riduzione dell'11%; addirittura verrà prevista - così come peraltro avviene già in Francia - una buona uscita per i gestori che saranno costretti a chiudere a causa di questa razionalizzazione. Come regionali, nell'ambito del gruppo interregionale cerchiamo di evitare, per quanto possibile, questa macroscopica riduzione non v'è però dubbio che è in atto un processo che noi cerchiamo di contrastare nei limiti di queste normative statali, che sono poi quelle che sono.
Secondo. Nonostante la normativa risalga al 1984, non c'è stato un Comune che abbia fatto un piano. Abbiamo quindi cercato, attraverso questo ridimensionamento, non di rinunciare alla pianificazione e alla programmazione, ma di introdurre uno strumento di programmazione che non fosse così vincolante e così mitico come può essere un piano.
Abbiamo detto "si faccia un programma", che sarà votato con deliberazione del Consiglio Comunale, ecc., quindi abbiamo invitato i Comuni ad un momento di pianificazione e di programmazione, ma non così vincolante come sono stati i piani che, come abbiamo potuto vedere, non sono stati poi fatti.
In particolare, volevo aggiungere qualcosa sulla tavola della quale si è parlato. La Giunta ha pur sempre la facoltà di modificare le tavole; cioè nell'ambito di questa razionalizzazione abbiamo un certo margine di discrezionalità: ci mancherebbe altro! L'obiettivo è la razionalizzazione ma nell'ambito di questa possiamo poi fare alcune scelte.
Onestamente, io non mi sento, in questo momento, di raccogliere il suggerimento che ci viene dall'emendamento del Consigliere Foco per quanto riguarda l'impianto di Limone. Visto che siamo in un momento abbastanza distensivo, passato il momento critico della discussione di oggi, devo dire che anche a Pino Torinese ci sarebbe un impianto come quello di Limone, ma se ci mettiamo su questa onda, siamo nelle condizioni di rivedere un po' tutte le situazioni.



(Commenti in aula)



RIBA Lido

Chiedo di intervenire.



VETRINO Bianca, Assessore regionale

Abbiate pazienza, non si può, alla fine di un discorso in Commissione dove abbiamo parlato per ore di questo argomento, arrivare in finale e 'portare a casa" il distributore di Limone. Questo mi obbligherebbe a rivedere tutti gli altri distributori che fossero nelle stesse condizioni di Limone. Francamente non mi sento, a questo punto, di accogliere una richiesta di questo tipo.
Per quanto riguarda i dieci metri cubi dei privati, anche questo è stato un lungo discorso nell'ambito della Commissione consiliare competente. In quella sede avevamo raggiunto un accordo, che evidentemente non è condiviso da tutti, eliminando la frase della quale invece oggi il Consigliere Foco chiederebbe la reimmissione.
Ammetto che la Giunta era partita con questo tipo di proposta; abbiamo rinviato ad un regolamento (che verrà predisposto entro 60 giorni, sentita la Commissione consultiva regionale dei carburanti) le condizioni necessarie per il rilascio di rinnovi e nuove autorizzazioni e i conseguenti requisiti minimi. La Commissione è già convocata, ma non sarà la sola a dover essere sentita; bisognerà, infatti, sentire anche il parere degli altri Assessorati.
Ci sarà quindi un gruppo di lavoro dell'Assessorato collegato con gli altri Assessorati, nel tentativo di predisporre un regolamento con le caratteristiche suggerite dal Consigliere Cavallera e che, non togliendo nulla al rigore, consentirà effettivamente di guardare a queste autorizzazioni, soprattutto a quelle vecchie. Le nuove autorizzazioni dovranno necessariamente avere i requisiti dei quali si parlava nella Commissione; su quelle vecchie che chiederanno l'autorizzazione stabiliremo criteri precisi in base ai quali rilasciarle o meno.



PRESIDENTE

E' stato presentato un emendamento dai Consiglieri Foco, Bosio Monticelli e Riba: "Alla tavola 1, allegata alla deliberazione, il numero massimo degli impianti ammissibili per il Comune di Limone Piemonte viene portato da 2 a tre".



VETRINO Bianca, Assessore regionale

La Giunta non lo accoglie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Intervengo senza alcuna speranza che serva a qualcosa, dati gli atteggiamenti che normalmente la Giunta assume su questo punto. Mi sorprende un po' l'atteggiamento dell'Assessore che, in altre sedi, con il suo staff era stata pienamente d'accordo sulle ragioni per le quali si proponeva un regime di considerazione per le situazioni che riguardavano i territori di confine.
L'Assessore Vetrino sa bene, e ha avuto modo di approfondire la questione, che nel Comune di Limone Piemonte ci sono quattro distributori che attualmente registrano un calo delle vendite, in relazione al regime fiscale di diminuzione della benzina di 400 lire nel territorio francese rispetto a quello italiano. Ovviamente tutto il traffico in transito in quella zona, quando oltrepassa il Comune di Borgo e Vernante, fa che raggiungere il territorio francese per rifornirsi. Sotto questo profilo mi pare sia stata anche approvata una proposta di legge presentata dal collega Beltrami, per tutelare le situazioni che riguardavano i territori di confine rispetto alla Svizzera.
Questi quattro distributori vivono, quindi, in una situazione di limite delle vendite per il regime fiscale e la politica che si attua nei loro confronti. Alcuni sopravvivono perché hanno il chiosco dei panini, il bar vicino e quindi integrano in questo modo e ci ricavano da vivere, senza naturalmente danneggiare nessun altro, né tanto meno essere indennizzati per le diminuite vendite in relazione al regime fiscale italiano.
Avevamo chiesto, in sede di Commissione, di esaminare le situazioni analoghe presenti in tutto il territorio piemontese, e si è fatto osservare che tutti i paesi e i Comuni che fossero stati nella stessa situazione avrebbero dovuto essere oggetto di una considerazione dello stesso genere.
Il funzionario che ha curato l'istruttoria ci ha detto che non esiste nessun altro Comune nel territorio piemontese che abbia la specificità è le caratteristiche del Comune di Limone; ci ha detto inoltre che tutti gli altri Comuni o non sono confinanti con il territorio francese, o addirittura mantengono il numero dei distributori che hanno attualmente.
Quindi siamo in presenza di una situazione che, dopo una lunga istruttoria è diventata unica. Quello che abbiamo chiesto, Assessore, non era di mantenere gli attuali quattro distributori, ma di non accedere in modo così esplicito al parere dei petrolieri che dirigono questa situazione, in quanto a loro interessa vendere e fare soldi, anche perché i distributori vengono trasferiti da altre parti dove i parametri di vendita sono altrettanto banali.
Potrei citare i casi dove i distributori vendono, in quanto c'è il transito che complessivamente favorisce quella situazione, anche perch magari nel Comune prima non c'è il distributore e non si pone il problema di metterlo, perché se già non c'era non lo si mette.
Il caso era rimasto in piedi come un caso isolato, ma come l'unico caso da risolvere nell'ambito di tutte le situazioni dei distributori collocati nei territori di confine e temporaneamente penalizzati da questa situazione. Assessore, lei crede che una volta che quella riduzione si è operata poi se si riaumenta la vendita si può di nuovo istituire? No.
Abbiamo tolto il lavoro a una famiglia, abbiamo consentito a quella casa distributrice di carburanti di trasferire un impianto da un'altra parte abbiamo fatto da cassa di risonanza di una situazione che è già sbagliata e inesatta di, per sé.
Lei era d'accordo su questo, aveva detto che si trattava di analizzare le situazioni e di risolverle. Non abbiamo nemmeno chiesto pensando che si trattasse di una cosa del tutto amministrativa, che fossero mantenuti i quattro distributori. Abbiamo soltanto detto che il numero massimo, anzich il dimezzamento, prevedesse la riduzione di uno solo. Qui si tratta addirittura di passare da quattro a due ed è eccessivo in qualsiasi situazione. In quel caso questi distributori, dato che sono vicini al confine, si guadagnano da vivere aggiungendo il chiosco che è anche un servizio aggiuntivo, il lavaggio e le altre cose che dovrebbero anche essere considerate. Ci sembrava che se ne potesse tenere conto e non considerarla come una qualsiasi altra situazione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore regionale

Per la verità mi ero impegnata su questa situazione, perché mi era stato detto che era l'unica di confine, ma non è così. Siccome siamo ancora in tempo e non voglio fare una questione discriminatoria per Limone Piemonte, farò verificare per la prossima volta queste opportunità, che porteremo tutte all'esame del Consiglio: o si porteranno tutte o non se ne porterà nessuna. Mi sembra che sia giusto così.
Là situazione va verificata; non era stato approfondito l'argomento, si era deciso che se si fosse trattato di un solo distributore non si sarebbe fatto. Non è una cosa urgente, quindi se la deliberazione non passa oggi passerà la prossima settimana; nel frattempo farò fare questa verifica così avremo modo di chiarire la cosa la prossima volta in aula. Se verrà confermato solo quel distributore, faremo solo quello, se ce ne saranno dieci li faremo tutti e dieci.



PRESIDENTE

Sospendiamo la discussione della deliberazione e, quindi, nel corso della prossima settimana ci sarà il tempo per una verifica.



(Proteste del Consigliere Marchini)



PRESIDENTE

L'Assessore ha chiesto di verificare alcune cose sulla proposta di emendamento. Prima ha detto no, poi c'è stato un intervento del Consigliere Riba a chiarimento. L'Assessore ha detto che voleva verificare alcune cose e ha chiesto la sospensione. Chiedo la sospensione della seduta perch guardandomi intorno, mi sembra che non ci sia il numero legale. Ritengo quindi, di sospendere la seduta e di rimandare la discussione, dal punto in cui l'abbiamo lasciata, alla prossima assemblea.


Argomento:

Esame proposte di deliberazione n. 347 e n. 387: "Modifica delle norme di attuazione del Piano regionale di razionalizzazione della rete distributiva carburanti per uso autotrazione"

Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 18,55)



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