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Dettaglio seduta n.150 del 19/05/92 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", se non vi sono osservazioni, i processi verbali delle adunanze consiliari del 17 settembre 1991 si intendono approvati.
Comunico inoltre che sono stati distribuiti ai Consiglieri, prima dell'inizio della seduta odierna, i processi verbali delle adunanze consiliari del 24 settembre 1991 e verranno posti in votazione nella prossima seduta consiliare.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione n. 813 dei Consiglieri Miglio, Buzio, Beltrami inerente la discarica in località Cascine di Sotto nel Comune di Beura Cardezza


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni e interpellanze" esaminiamo l'interrogazione n. 813 alla quale risponde l'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore regionale

Quanto rilevato dai Consiglieri interroganti corrisponde a verità: la presenza nelle premesse della DGR n. 94-4955 del 25/3/1991 della frase "dalle risultanze è emerso come il progetto di cui trattasi ha riportato il favorevole parere degli enti locali interessati" è in contraddizione con le risultanze stesse della Conferenza poiché in effetti il Comune di Beura Cardezza ha sottoscritto una risultanza non favorevole all'approvazione del progetto, a differenza della provincia di Novara che si è espressa invece favorevolmente.
La presenza di tale frase deriva dall'utilizzo, nella fase di redazione materiale delle delibere, di modelli-base con frasi già predisposte quindi, soltanto un mero errore materiale ha fatto sì che questa frase non fosse adattata come dovuto al particolare contesto specifico del caso in oggetto. La Giunta ha ritenuto pertanto di espungere, in quanto errata, la frase in oggetto, non inficiando ciò la sostanza del dispositivo della medesima deliberazione. Infatti, il giudizio negativo del Comune di Beura Cardezza, circa il progetto presentato dalla SAPROGET, era comunque basato su argomentazioni di ordine generale e che le relative contrarie obiezioni alla sua approvazione non erano ostative, risultando superabili con le opportune prescrizioni autorizzative che, in effetti, sono state formulate anche tenendo conto di tali obiezioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Beltrami.



BELTRAMI Vittorio

Questa interrogazione era stata proposta parecchio tempo fa e devo dire che la Giunta aveva dichiarato la sua disponibilità a rispondere, anche se poi finiva sempre in coda all'elenco delle interrogazioni. Prendo atto di quanto ha testè affermato l'Assessore circa il fatto, che la Giunta ha recuperato quello che può essere stato ritenuto un errore e una imprecisione; nella sostanza però la nostra interrogazione e il nostro modo di muoverci tendeva a non lasciare realizzare la discarica piuttosto che a stabilire una verifica se era stato detto un "sì" o un "no" da parte di quella Amministrazione.
Forse le cose sono andate ulteriormente avanti: nei giorni scorsi ho appreso da qualche pubblicazione che è intervenuto il Settore Beni Ambientali proponen-do qualche momento di blocco odi ridiscussione della cosa. Non so se questo corrisponde al vero, io l'ho letto su un settimanale locale.
Ripeto che per quanto ha dichiarato L'Assessore non possiamo che concordare: hanno rivisto una smagliatura della delibera ed è stata ricorretta. La volontà locale era quella di impedire che si facesse la discarica. Si è aperta la possibilità che interventi di valutazione, in ondine all'impatto ambientale, possano far soprassedere le determinazioni se fosse vero, ne sarei contento. Ringrazio l'Assessore della risposta.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Risposta scritta alla interrogazione n. 830 dei Consiglieri Majorino e Zacchera inerente l'apertura di una discarica in località Camerano Casasco


PRESIDENTE

Su richiesta del Consigliere Majorino alla interrogazione n. 830 l'Assessore Garino risponde per iscritto.


Argomento: Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli

Interrogazione n. 922 del Consigliere Marino inerente l'attività di escavazione presso Torrenti Stura e Ceronda Comune di Venaria


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n. 922 alla quale risponde l'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore regionale

Non risultando agli uffici dell'Assessorato attualmente autorizzata nel Comune di Venaria alcuna attività estrattiva, ho provveduto a far inviare un fonogramma al Sindaco di Venaria, cui è demandata la vigilanza dell'attività estrattiva, affinché accertasse quanto segnalato dal Consigliere interrogante e adottasse i provvedimenti previsti dalla LR 69/1978 "Coltivazione di cave e torbiere" e dal DPR 128/1959 "Norme di Polizia nelle miniere e nelle cave".
Con nota n. 1417 del 4/2/1992, in riscontro al fonogramma in data 27/1/1992, il Sindaco di Venarla Reale ha comunicato che la ditta Bracco Domenico e C. è autorizzata all'estrazione di materiale dall'alveo del Torrente Stura di Lanzo in virtù di concessione dell'ufficio Operativo di Alessandria del Magistrato per il Po, n. 2039 del 3/12/1991.
La concessione suddetta concede alla ditta Bracco la facoltà di estrarre dall'alveo 65.300 mc, al fine di consentire un buon governo idraulico del corso d'acqua. I suddetti lavori dovevano essere ultimati entro il 31/3/1992.
Nella suddetta nota il Sindaco dichiara che; per quanto di competenza dell'Amministrazione comunale, i lavori si svolgono regolarmente ed entro i limiti della concessione.
Inoltre, si fa presente che il controllo sulle emissioni dei fiumi inquinanti dell'impianto di betonaggio è demandato all'USSL competente in quanto il confezionamento del calcestruzzo e di conglomerati bituminosi è considerata attività di trasformazione industriale di materiali di cava.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

Non ho parole, nel senso che non mi risultava questa ulteriore espressione di fantasia per attivare dei processi di escavazione abusiva senza passare attraverso le norme che la Regione si è data con la legge n.
69/1978.
A me sembra che si tratti semplicemente di escavazione abusiva nell'alveo del fiume e mi stupisce che l'Assessore non entri nel merito di questa particolare situazione. Ho capito che è il Magistrato per il Po che giudica, però è un'attività di escavazione nell'alveo del fiume e non mi sembra assolutamente sostenibile dire che viene fatta per regolamentare l'alveo.
Chiedo all'Assessore se ci sono altri casi di questo genere, nel qual caso faremo ulteriori interventi a proposito.
Una risposta del genere credo che oltre a non essere accettabile, non sia nemmeno plausibile. E' la prima volta che sento una cosa di questo genere. Chiedo quindi ulteriori spiegazioni.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Garino per una precisazione.



GARINO Marcello, Assessore regionale

Mi pare si sia equivocata la mia risposta. Non ho dato miei giudizi per quanto riguarda l'escavazione, ma ho riportato ciò che il Sindaco di Venarla mi ha comunicato trattandosi di materia non di competenza regionale. La motivazione è quindi quella che dà il Magistrato per il Po e non quella che dà l'Assessore Carino. D'altra parte il collega sa cosa pensano l'Assessore e la Giunta al riguardo della cementificazione delle sponde dei fiumi, quanto ai disalvei che si fanno in modo incontrollato.
Non è un mio giudizio, riportavo quello che mi è stato riportato non avendo altro in mano.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione n. 880 del Consigliere Zanoletti inerente l'inizio dei lavori discarica in località Palermo nel Comune di Ceresole d'Alba


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 880 del Consigliere Zanoletti. Risponde l'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore regionale

Il Consigliere Zanoletti parla di iniziative da intraprendere "secondo il buon senso" per risolvere i problemi legati alla realizzazione della discarica nel Comune di Ceresole d'Alba. Condivido pienamente l'opinione secondo cui molte cose potrebbero funzionare meglio se tutti si appellassero di più al buon senso e di meno ai cavilli legulei. Nondimeno esistono situazioni particolari in cui da anni si procede pervie legali presentando ricorsi e controricorsi, e per cui appare del tutto utopistico sperare di poter accontentare tutti con eventuali suggerimenti dettati purtroppo, dal buon senso.
Il progetto della discarica di Ceresole d'Alba è una di queste vicende particolarmente sofferte. Con provvedimento n. 2223 del 17/12/1987 la Giunta provinciale di Cuneo (in virtù della delega conferita alle Province della Regione Piemonte ex art. 7 LR 18/1986) aveva approvato il progetto elaborato dalla ditta Servizi Ecologici S.p.A., perla realizzazione dei lotti I e II di una discarica di 1' categoria in località Peschiere di Palermo, nel Comune di Ceresole d'Alba, rilasciando nel contempo alla ditta suddetta l'autorizzazione, valida fino al 31/12/1991, per l'attivazione e la gestione di tale discarica.
Tale impianto, di fatto, nonostante siano trascorsi più di quattro anni dal rilascio del provvedimento autorizzativo, non è mai stato realizzato a causa dei ricorsi in proposito presentati dallo stesso Comune di Ceresole d'Alba, dal Centro Sportivo Ceresolese e da un gruppo di privati proprietari di fondi limitrofi, avanti al TAR Piemonte che a suo tempo li accolse, emanando apposita sentenza di annullamento, per incompetenza dell'autorizzazione rilasciata dall'Amministrazione provinciale.
Più recentemente, la Società Servizi Ecologici ha presentato (sempre all'Amministrazione provinciale) istanza di rinnovo per altri quattro anni dell'autorizzazione di cui trattasi, in quanto il Consiglio di Stato pronunciandosi sul ricorso in appello proposto dalla ditta, con le sentenze n. 837 e n. 838 del 16/10/1991, ha annullato la sentenza del TAR Piemonte riconoscendo l'assoluta legittimità del provvedimento provinciale.
L'Assessore provinciale all'ambiente, Carpani, mi ha chiesto al proposito quali fossero le valutazioni dell'Assessorato regionale: questa fu la mia risposta: "Per quanto riguarda il parere dell'Assessorato, in merito alla realizzazione della discarica di Ceresole, non posso che confermare quanto contenuto nel Piano regionale per l'organizzazione dei servizi di smaltimento. Essendo l'impianto consortile di Alba già, avviato la realizzazione di una ulteriore discarica di 1 categoria non corrisponde alle indicazioni programmatiche regionali. E' ben noto, però, che tale discarica fu autorizzata prima dell'entrata in vigore del Piano stesso." Come si può vedere da quanto sopra esposto, la decisione in merito alla realizzazione della discarica è già da anni interamente passata nelle mani della Magistratura, per cui anche la proroga dell'autorizzazione si configura come atto dovuto nei confronti della ditta Servizi Ecologici, che non ha potuto procedere a causa di esposti, risultati poi non fondati.
Comunque, in data 30/12/1991 il Presidente Quaglia e l'intera Giunta provinciale hanno accolto l'istanza della Servizi Ecologici (con DGP n.
3292) e concesso una proroga di due anni per la realizzazione della discarica. In tale deliberazione, dovendosi adeguare una vecchia autorizzazione che parlava genericamente di discarica di l categoria con le successive classificazioni tipologiche dei rifiuti e con le indicazioni del Piano regionale in materia di smaltimento RSU, si è stabilito di limitare l'autorizzazione allo stoccaggio dei rifiuti speciali assimilabili provenienti dalle industrie artigiane della provincia di Cuneo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zanoletti.



ZANOLETTI Tomaso

La ricostruzione fatta dall'Assessore risponde alla realtà dei fatti ed alla situazione giuridica. Mi pare però che anche lui concordi nel constatare come questo sia un caso emblematico di contrasto fra la norma quello che la norma permette e quella che dovrebbe essere la sostanza della situazione. Infatti non possiamo che rimarcare, ancora una volta, la situazione di oggettivo aggravamento della zona in cui esistono discariche sicuramente fatte bene, come quella consortile; debitamente autorizzate e controllate, ed una discarica fatta da privati che forse tutti questi controlli non ha. Prendo atto della risposta dell'Assessore. Purtroppo, la situazione è questa e non posso che essere insoddisfatto per la situazione esistente. Non so se ci saranno ancora ulteriori strumenti normativi per opporsi alla realizzazione della discarica. Me lo auguro: so che il Comune e gli abitanti si sono ancora adoperati in tal senso. Formulo quindi l'invito alla Regione di tenere conto di questa situazione e di farsi parte diligente per stimolare la Provincia e gli altri a controllare cosa verrà fatto in concreto in quella zona.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione) - Personale del servizio sanitario

Interrogazione n. 759 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti inerente la presenza di ditte fornitrici di ausili tecnici nell'ambito dei Servizi di Rieducazione Funzionale


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione n. 759 alla quale risponde l'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

Da indagini effettuate presso l'Unità Spinale del Centro di Rieducazione Funzionale (C.R.F.) risulta che effettivamente alcuni terapisti della Riabilitazione, nell'espletamento dei loro compiti d'istituto. Indossano magliette riportanti la scritta REHA.
E' pur vero che la ditta in questione risulta essere iscritta nell'elenco regionale delle Aziende abilitate alle forniture protesiche, ma l'uso delle medesime non è finalizzato sicuramente alla pubblicità: gli addetti alla riabilitazione, non avendo in dotazione un'idonea divisa da parte dell'USSL. che, peraltro, viene assicurata ad altre figure professionali, indossano ogni tipo di indumento.
Si fa presente comunque che, al fine di evitare eventuali involontarie forme di pubblicità a discapito di altre Aziende abilitate alle forniture e di garantire, per quanto possibile, omogenei ed imparziali trattamenti alle ditte interessate, sono state impartite disposizioni al dirigente sanitario del predetto C.R.F, per il divieto da parte degli operatori di indossare indumenti che portino scritte che possano ingenerare sospetti di pubblicità.
Si precisa infine che va fatto salvo il diritto del disabile alla libera scelta della ditta fornitrice di ausili e pertanto alle aziende, che richiedono di effettuare dimostrazioni agli stessi ed agli operatori sanitari dei prodotti commercializzati, non può essere vietato l'accesso ai Servizi di Rieducazione Funzionale, ovviamente previa intesa con il dirigente sanitario che stabilisce e fa osservare rigorosamente gli orari di ingresso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, l'interrogazione ha segnalato un problema che è stato riconosciuto veritiero dall'Assessore che, in base alla risposta, è intervenuto per ovviare alla situazione rappresentata nell'interrogazione. Quindi, da questo punto di vista, ritengo che sia stata data una risposta nei fatti al problema sollevato. Rimane una questione. Assessore, che chiederei venisse chiarita. La questione è la seguente: questa ditta, la REHA di Viviani, è riuscita, almeno per un certo periodo, a fare indossare delle magliette con il proprio nome all'interno di una struttura pubblica. L'Assessore ha detto che la ditta è iscritta in un elenco regionale di ditte fornitrici: elenco che penso sia composto non solo da questa ditta, ma anche da ditte concorrenti. La cosa che mi piacerebbe sapere, magari sotto forma di informazione scritta. è quella relativa alla trasparenza delle procedure mediante le quali questa ditta è risultata assegnataria di forniture, se questo è avvenuto. La USSL ha acquistato da questa ditta degli ausili tecnici per l'incontinenza e la mobilità? Se li ha acquistati, con quali procedure di appalto ha acquistato questi ausili? Ha fatto una trattativa privata con questa sola ditta o ha fatto una trattativa privata con più ditte? Quali sono i nomi di queste ditte, quali offerte hanno fatto? Questa ditta è stata scelta solo in base al prezzo o in base ad esami tipici delle trattative private, in cui prezzo, qualità ed efficienza vengono esaminati tutti insieme? Si tratta di una cosa emblematica, di attenzione da parte della Pubblica Amministrazione nel sistema delle forniture e degli appalti, questione su cui fra pochissimi minuti ci confronteremo in termini astratti. Questa invece è una cosa piccola, piccola, ma molto concreta. E' un appalto di fornitura, pu darsi: come mai l'ha vinto la REHA e come mai la REHA ha potuto nell'indifferenza di tutti, sino alla nostra interrogazione...



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

Appalto di cosa? L'interrogazione non ne parlava.



CHIEZZI Giuseppe

Fornitrice di ausili tecnici. Ho chiesto secondo quali procedure è avvenuta la fornitura. Siccome non hai risposto ed io non ho potuto illustrare l'interrogazione, ti ho chiesto poco fa sulla base di quali procedure la REHA ha fornito questi ausili tecnici. Tutto lì.



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

Allora presenta un'interrogazione e ti rispondo. Ti rispondo molto chiaramente assumendo le informazioni.



CHIEZZI Giuseppe

Senza dover fare una nuova interrogazione; all'inizio del mio intervento ho chiesto se l'Assessore cortesemente poteva fornire per iscritto le informazioni sulle procedure attuate; per me è sufficiente senza innestare un'altra interrogazione. Se però l'Assessore per darmi la risposta richiede che io presenti un'interrogazione non ho difficoltà a farlo. Era semplicemente per sveltire il rapporto di informazione tra un Consigliere di opposizione e un Assessore. Se questa gara è stata fatta, io non sono in grado di sapere, né l'Assessore l'ha detto, se la REHA ha dei contratti di fornitura effettivi in base ai quali le UU.SS.SS.LL. hanno acquistato questi ausili. Se per caso è così, chiedo solo che venga messo in chiaro che tipo di gara è stata fatta, se di trattativa privata, se con una ditta o con più ditte e gli esiti di questa gara. Se l'Assessore fa un cenno di assenso attenderei un'informazione scritta senza fare l'interrogazione..



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

Non vorrei che, nel clima di processo alle streghe che si sta di nuovo instaurando, si dicessero le cose facendo ventilare dei dubbi. Sono disponibile a rispondere in termini più precisi a richieste precise. Se il Consigliere Chiezzi presenta un'interrogazione dicendo che la tale USSL ha fatto degli acquisti e vuole conoscerne le procedure, io assumerò le informazioni per poter dare, in piena trasparenza, le spiegazioni che egli richiede. Però di fronte ad una cosa generica in cui mi si dice che la ditta REHA sia fornitrice del Servizio Sanitario Nazionale, quindi non so sedi USSL o di ausili al singolo, mi diventa impossibile iniziare una procedura di 'ricerche da polizia giudiziaria in tutto il sistema sanitario piemontese. Se il Consigliere Chiezzi avrà la cortesia di presentare una interrogazione indicandomi giustamente se è il caso del C.RF., assicuro di procedere alla ricerca di tutti gli elementi per poter dare la risposta più completa.



CHIEZZI Giuseppe

Presenterò una interrogazione più puntuale.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 762 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti inerente l'opuscolo "Obiettivo salute" diffuso a cura dell'USSL 44 di Pinerolo


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 762.
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

"Obiettivo salute" è il periodico della USSL 44 che si prefigge fini di Informazione degli utenti della zona. Il numero di copie stampato è di circa 35.000, mentre il costo unitario si aggira sulle 1000 lire/ copia. I destinatari - come negli altri casi di periodici USSL - sono tutti i nuclei familiari della zona. Le informazioni assunte consentono di rendere noto anche il numero di capitolo: 6.33.79.
L'Amministrazione regionale non ha erogato alcun contributo di finanziamento per la pubblicazione in oggetto. Al sottoscritto era stata richiesta un'intervista sui problemi della sanità con particolare riferimento alla psichiatria, intervista che ad onor del vero è sembrato abbastanza normale concedere, così come normale e doveroso è far conoscere il punto di vista dell'Assessorato agli altri organi delle UU.SS.SS.LL.
piemontesi e a tutti i mezzi che lo richiedono. E evidente che il Comitato di redazione ha deciso autonomamente la collocazione del "pezzo" e della fotografia all'interno del menabò. Da tempo l'Assessorato ha avviato il reperimento - tuttora in corso- di tutte le pubblicazioni edite dalle UU.SS.SS.LL. allo scopo di valutarne l'effettiva utilità per i cittadini e stabilire un rapporto di costi/benefici applicato al campo dell'informazione. Pur in carenza di completez-za, si può già fin d'ora osservare che ci troviamo di fronte a prodotti estremamente differenti nella grafica, nell'approccio, nei contenuti, nel tono e nella qualità stessa dell'informazione. Una diversificazione che richiede - e questo è lo scopo di questo processo di conoscenza messo In atto - la messa a punto di modalità di coordinamento condivise dalle UU.SS.SS.LL. e proposte a livello regionale. Infine informo che in questi giorni si è proceduto, come annunciato nella "Prima giornata di promozione della salute" svoltasi in novembre in questa aula, a riferire al Servizio Assistenza Sanitaria a tutte le attività di "Educazione sanitaria", uniformando l'assetto organizzativo a quanto già previsto nella USSL ed in attesa di un più complessivo riordino per il quale occorre procedere ad una modificazione della legge di organizzazione degli uffici regionali. Nei prossimi giorni saran-no avviate le procedure per la costituzione di una Commissione Regione/UU.SS.SS.LL. per la pianificazione concordata delle attività di "Educazione sanitaria". In quella sede troverà naturale svolgimento un'attività finalizzata anche ad un corretto utilizzo dei fondi destinati come è noto per scelta e non più per vincolo di utilizzo - all'educazione sanitaria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie Presidente. Colleghe e colleghi. L'interrogazione sollevava un problema che se volete è un problema di sensibilità e di stile. Non è la prima volta che pubblicazioni che fanno capo a strutture pubbliche, mi ricordo quella che interessava l'Assessore Cerchio poco tempo fa contengono delle scelte editoriali che hanno un riferimento troppo esplicito agli Assessori. E' una questione di stile. Mi ricordo che l'Assessore Cerchio aveva pubblicato un opuscolo con le proprie fotografie.
La stessa cosa succede per l'Assessore Maccari.
E' il caso, cari Assessori, di insistere con queste pubblicazioni? Quanto si sta muovendo nel Paese non dovrebbe indurre tutti a una maggiore sobrietà nell'apparire, e soprattutto non dovrebbe indurre tutti, quando si pubblicano opuscoli di questo genere, a fare uno sforzo affinché gli opuscoli siano assolutamente densi di notizie utili ed evitino rappresentazioni pubblicitarie delle figure degli Assessori? E' soprattutto una questione di stile: si può avere questa sensibilità o la si può non avere. Questo non è un reato, è una critica politica che interroganti hanno svolto per richiedere all'Assessore, anche in queste piccole occasioni, un comportamento il più possibile sobrio.
Mi sembra che quanto dichiarato dall'Assessore, se le cose dette nella risposta diventeranno fatti, dia un po' di ragione agli interroganti.
Un'attività - almeno a parole - di controllo di tutte le pubblicazioni per evitare sprechi, duplicazioni, notizie inutili, e, forse, le facce degli Assessori, che sono tra le informazioni inutili.
Ringrazio l'Assessore della risposta, confermando i rilievi di inopportunità di quanto contenuto su questo opuscolo. Auspico che per il futuro, al di là delle diplomazie, si cambi metodo di lavoro.
Interrogazione n. 607 del Consigliere Tapparo inerente le trattative tra la FIAT e i produttori giapponesi


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione n. 995 del Consigliere Chiezzi inerente le prospettive di investimento e di sviluppo alla FIAT


PRESIDENTE

Esaminiamo ora le interrogazioni n. 607 e n. 995.
Risponde ad entrambe l'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

Il ritardo con il quale, almeno apparentemente, la Giunta risponde a queste interrogazioni è che esse assumevano un valore di richiamo, in quanto in più occasioni pubbliche e di dibattito consiliare si erano create opportunità di discussione della materia, riferendo anche l'esito degli incontri avuti con esponenti FIAT.
La Regione, comunque, già prima dell'interrogazione aveva sostenuto come la parziale liberalizzazione del mercato europeo, la produzione dei "transplants" nipponici in Europa potessero produrre negative conseguenze sia sul mercato nazionale che internazionale, accentuando le difficoltà della FIAT per le vendite in Europa e in Italia.
Ciò che più ci preoccupa e l'effetto combinato, contestuale nel tempo tra l'andata a regime dei nuovi quantitativi ormai concordati, con un discutibile meccanismo, tra la CEE ed i giapponesi, e il parziale spostamento del baricentro produttivo della FIAT nel sud con il nuovo stabilimento di Melfi.
In effetti, tutte le verifiche e le proiezioni future sulle quantità di auto prodotte dalla fabbrica torinese, pur tenendo conto delle attese derivanti dal forte rinnovamento della gamma da qui al 1999, ci portavano e ci portano a ritenere che difficilmente potranno esserci volumi produttivi sufficienti per tutti gli stabilimenti torinesi.
In effetti stanno trovando conferma nella pratica le ipotesi inerenti una graduale, possibile dismissione dello stabilimento di Chivasso attraverso una rilocalizzazione di attività che in esso attualmente vengono svolte.
Se questo processo troverà ulteriori conferme nei fatti, avverrà in modo non traumatico utilizzando l'alternanza ed il rinnovamento dei modelli: non comporterà quindi scadenze drammatiche; anche se provocherà preoccupazioni, indicate attraverso dichiarazioni che questo Assessorato e questa Giunta hanno espresso negli incontri avuti nei mesi scorsi con la dirigenza FIAT.
La ripresa del mercato e delle vendite del gruppo torinese è di entità tale da far pensare ad una stabilizzazione che interrompa la spirale negativa del 1991, ma non ad una travolgente ripresa che possa riportare l'azienda ai livelli produttivi del 1989.
Si sta quindi aprendo, a nostro avviso, la delicata questione del riproporzionamento di tutti i fattori produttivi del gruppo.
Naturalmente la nostra riflessione non può limitarsi alla FIAT, ma si estende a tutto il sistema auto che comprende assemblaggio componentistica, vendita ed assistenza-manutenzione post-vendita.
Circa la componentistica già notiamo, come effetto delle scelte del gruppo FIAT prima accennate, la tendenza alla rilocalizzazione di stabilimenti di componentistica in aree limitrofe agli insediamenti FIAT utilizzando le agevolazioni per il Mezzogiorno. Riteniamo che lo sviluppo del Mezzogiorno, obiettivo che abbiamo sempre condiviso, non possa limitarsi ad un apparente riequilibrio che indebolisca di fatto il sistema economico produttivo piemontese, che costituisce per l'intero Paese un "motore dello sviluppo". Processi di sviluppo e di trasformazione degli equilibri, anche geografici, del sistema produttivo non possono, a nostro avviso, non essere coordinati, anche al di là dei "contratti di programma" tra grandi gruppi e Governo, che si sono rivelati strumenti utili, ma non sufficienti.
Sottolineate queste preoccupazioni, l'atteggiamento della Regione è comunque attivo e tendente ad incrementare sul campo la "competitività" del nostro sistema produttivo agendo in tutte le direzioni, ma prediligendo in modo particolare la piccola-media impresa.
Limitatamente all'auto, le frontiere principali su cui possiamo realisticamente batterci sono quelle delle piccole-medie aziende della componentistica auto, cercando di tenerle agganciate al treno dell'innovazione, aiutandole a vincere la sfida della qualità facilitandole nel rispondere alla domanda di forniture "just in time" che pone spesso inediti problemi di organizzazione aziendale.
Una componentistica adeguata è infatti essenziale nella competizione del nostro sistema auto: l'80% dell'innovazione del prodotto auto si realizza nei suoi componenti.
In questo senso gli strumenti messi in campo o resi disponibili dalla Regione, sia direttamente che tramite la collaborazione con altri enti utilizzando risorse comunitarie, nazionali o regionali, sono molteplici e vanno dal sostegno dell'innovazione tecnologica, ai parchi tecnologici, ad esperienze di "incubator" per aziende innovative, all'incentivazione delle rilocalizzazioni delle imprese quando è utile a "mantenerle nel sistema".
Naturalmente un'attenzione particolare viene dedicata alla formazione professionale, spostando via via il peso dell'intervento regionale sulla formazione di secondo livello e sulla riconversione professionale, senza trascurare esperienze fortemente innovative a livello europeo.
Ad esempio, la Regione fa parte della rete CAR che riunisce città e regioni europee produttrici di auto (e componenti) e, in accordo con gli altri partecipanti istituzionali e con i vari consorzi Università-impresa (da noi il COREP che vede presenti il Politecnico, la Regione, l'Unione Industriale), ha dato vita ad un progetto formativo avanzato, nell'ambito del programma "FORCE" della CEE, che ci vede presente sul versante formativo a livello europeo in collaborazione con l'API ed importanti gruppi della componentistica quali la Marelli Autronics e la Gilardini.
Questo impegno è, tra l'altro, motivato dalla nostra convinzione che la sfida con i giapponesi, che fra l'altro iniziano anch'essi a sentire la crisi, non sia già pregiudicata da accordi che potevano certo essere migliori, ma vada giocata fino in fondo anche sulla qualità per cui la mano d'opera svolge un ruolo essenziale.
La Regione, quindi, ha assunto complessiva- , mente la cosiddetta "questione dell'auto gialla" in termini attivi, cercando di Intervenire su tutte le frontiere" del sistema auto, senza peraltro demonizzare il ruolo dei giapponesi.
La FIAT stessa, che ha finora raggiunto con i giapponesi limitatissimi accordi nel campo della componentistica (Nippodenso), giustamente non esclude a priori accordi alla pari che portino vantaggi reciproci ed effettivi scambi di tecnologie che arricchiscano il nostro know-how tecnologico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nessuno vuol demonizzare la possibilità di un grande gruppo automobilistico di cercare degli accordi anche se con gruppi non europei e non statunitensi. L'unico problema che emerge da questo possibile rapporto tra FIAT e qualche produttore giapponese è di duplice ordine.
Il primo è che un produttore di quel genere per poter accedere a un eventuale accordo richiede probabilmente una "pulizia" dell'azienda. Negli anni '80 quando si acquistavano le aziende la "pulizia" consisteva in abbondante cassa integrazione, espressione di eccedenze, taglio di rami secchi, ecc.
Il secondo aspetto che può essere oggetto di preoccupazioni è che probabilmente una multinazionale giapponese se ne "infischi" altamente di quelli che possono essere gli effetti sociali che una dislocazione e un assetto diverso del gruppo FIAT sul territorio nazionale possono determinare. L'Assessore ha detto che ci sono segnali di tendenza che lo stabilimento di Chivasso possa essere abbandonato. E' un esempio e non si tratta di "noccioline". Questo stabilimento quando è nato ha creato tanti problemi sociali, territoriali, strutturali, di viabilità, ai quali ha risposto il momento pubblico gravando sulle sue spalle i costi. Oggi si tende a chiudere, gradualmente e probabilmente anche con alternative che io mi auguro possano sostituire l'attività produttiva in modo adeguato, senza tener conto delle diseconomie che questo processo aziendale riflette all'esterno.
Sono questi gli elementi di preoccupazione dell'arrivo dei "Giapponesi", nel senso che c'è il rischio, fondato, che per rendere più appetibile l'azienda, in vista di un accordo, si vogliano esprimere delle eccedenze, in via diretta o indiretta (cassa integrazione di lunghissimo termine oppure, chissà, l'espressione di mobilità) senza valutare i possibili effetti.
Credo non sia sfuggito ai colleghi il fatto che il Piemonte da alcuni anni è la Regione che perde più rapidamente popolazione dopo la Liguria ed è un chiaro segno della caduta della base produttiva. E' un segnale inquietante e se il processo FIAT, con 1o stabilimento di Melfi e la dislocazione altrove degli indotti, con accordi magari sovrannazionali, va in questa direzione, io credo che il campanello d'allarme bisogna coglierlo oggi e non fra cinque o sei anni, quando questi effetti incideranno pesantemente sul nostro apparato produttivo e si rifletteranno sul piano sociale.
L'integrazione delle grandi industrie automobilistiche è necessaria, ma noi - penso che l'Assessore in questo senso si sia adoperato - dobbiamo minimizzare i processi di perdita di posti di lavoro e di base produttiva nella nostra Regione. Non dobbiamo accontentarci di processi socialmente morbidi, con ammortizzatori che rendono possibile la riduzione della base industriale nel settore automobilistico senza forti lacerazioni sociali.
Noi dobbiamo da oggi essere preoccupati: il ritardo di alcuni settori del sindacato deriva proprio dal fatto che molto spesso si accontenta della operatività degli ammortizzatori sociali e non vede a sufficienza che la riduzione della base industriale determinerà in prospettiva gravi problemi sociali incontrollabili con gli attuali strumenti legislativi e contrattuali.
In questo senso, Assessore. Presidente e colleghi, io credo che occorra muoversi con rapidità, anche se non ci sono segni tangibili di crisi perché in questo decennio il processo di deindustrializzazione avviene in modo sotterraneo, lento, contraddittorio, ma avviene! Nel decennio scorso è stato più dirompente, improvviso, quindi ha richiamato maggiormente l'attenzione sull'emergenza e le necessità di interventi conseguenti.
Dobbiamo stare attenti perché ci troveremo fra quattro, cinque o sei anni quando saremo in forte ritardo, in una situazione in cui non sarà più possibile delineare nuovi modelli di sviluppo per una realtà che non ha una piccola e media impresa capace di sostituire le perdite di occupazione della grande impresa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghe e colleghi Consiglieri, la relazione svolta dall'Assessore sui risultati dell'incontro con la FIAT è estremamente preoccupante. La FIAT ha una prospettiva, da essa stessa dichiarata, non brillante per il futuro ed esclude che anche solo i livelli produttivi del 1989 possano essere raggiunti. La FIAT ha quindi proposto alla Regione Piemonte uno scenario per il futuro in cui le ipotesi migliori sono quelle di una frenata nei tassi di decremento della produttività e null'altro. Di fronte a questa situazione, Assessore, io riterrei che queste attività, che la Giunta regionale svolge di collegamento con la più grande azienda del Piemonte, venissero maggiormente coordinate a livello di Consiglio regionale. Noi parliamo oggi di un problema grandissimo sotto forma di risposta a interpellanze; su questi terni io riterrei che sarebbe molto più opportuno che la Giunta regionale precedentemente a questi incontri, che non so se siano di routine, presentasse delle comunicazioni e dei punti di vista in Consiglio, in modo che possa dedurre, anche da un confronto consiliare, una posizione da tenere con la FIAT. Mi sembra molto debole questo modo di agire della Giunta regionale che magari mesi dopo l'incontro con la FIAT rende in aula una comunicazione. Spero quindi che nel procedere di questi temi la Giunta regionale voglia tener conto di questo aspetto.
Le cattive prospettive di sviluppo del sistema FIAT, che è un sistema dell'auto, sono determinate da una situazione internazionale che non è controllabile e modificabile e che comporta una riduzione delle quote che la Casa torinese detiene sul mercato italiano che sono a tutt'oggi quote che non hanno pari in altri Paesi europei. Ebbene, di fronte a questa situazione il discorso sulla produzione industriale legata all'industria dell'auto deve essere inserito all'interno di una politica regionale per l'occupazione e la produzione, che colleghi l'aspetto del decremento produttivo nel settore dell'auto ad altri momenti di ripresa produttiva legati - come diceva prima il collega Tapparo e anche lo stesso Assessore a nuovi settori di intervento.
Per questo non penso che sia il solo Assessore a poter intervenire, è necessaria una politica complessiva dei vari settori della Giunta regionale in grado di offrire un quadro meno drammatico per l'occupazione e per la produzione di ricchezza da parte della Regione Piemonte. E allora i temi che tante volte si trattano in modo generale, legati a uno sviluppo economico che faccia perno su alcuni valori ambientali finora disattesi potrebbero rappresentare una delle grandi leve che il Piemonte può usare per contrastare questo declino industriale che pare difficilmente modificabile. In questo senso chiedo che la Giunta regionale, il Presidente e tutti gli Assessori, in occasione - spero - di una discussione sul Plano regionale di sviluppo che non viene mai al dunque - in quest'aula, siano in grado di offrire proposte concrete che vadano al di là della semplice difesa di quanto sta accadendo, ma che siano capaci di incidere sulle attività industriali di produzione di beni e servizi di cui la Regione ha assoluta necessità, se vogliamo contrastare una crisi che diventa sempre più preoccupante.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 877 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti inerente la distribuzione di volantini elettorali davanti alla RIV-SKF di Airasca.


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 877.
La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

Prima di rispondere alla interrogazione n. 877, desidero precisare al Consigliere Chiezzi, in riferimento alla interrogazione testè discussa, che ho personalmente steso cortese risposta ad un'interrogazione, ancorché la Presidenza della Giunta, dopo l'incontro con l'azienda FIAT, avesse esplicitamente fatto una comunicazione in ordine a quell'incontro. Questo per dire che convengo con quanto egli ha detto, ma in realtà avevamo già fatto specifica comunicazione.
Rispondo ora alla interrogazione n. 877. Premesso che la Regione Piemonte non ha specifica competenza, anzi non ha alcuna competenza, per quanto concerne la disciplina della propaganda elettorale e dell'informazione politica in genere, non si può comunque non auspicare che l'esercizio di questo importante aspetto della democrazia possa essere svolto liberamente ovunque, compresi í luoghi di lavoro, nel rispetto comunque delle esigenze legate alle attività produttive delle imprese stesse.
Il diritto alla diffusione dell'informativa sindacale all'interno delle aziende e disciplinato specificamente dall'art. 25 della legge 300/1970 (vale a dire dallo Statuto dei lavoratori) e si riferisce all'affissione su appositi spazi predisposti dal datore di lavoro, ma non considera obiettivamente l'informazione politica e tanto meno la propaganda elettorale.
Per una valutazione nel merito dell'episodio segnalato dai colleghi Interroganti, occorrerebbe un approfondimento di come si sono svolti i fatti; sarebbe però opportuno che, se vi sono state, come lamentano gli interroganti, violazioni di legge, queste siano tempestivamente segnalate all'autorità competente (Prefettura. Magistratura) per i provvedimenti del caso.
Pertanto, al di là di un giudizio di merito che l'Assessore e la Giunta possono dare sulla vicenda, come potete Immaginare non e possibile caricare alla Regione attribuzioni o competenze che la stessa non ha in ordine a questo aspetto. Vale però la pena richiamare che è comunque auspicabile l'esercizio di questo importante aspetto della democrazia.
Rispetto ai problemi sollevati dagli interroganti, possiamo ribadire come auspicabile che la propaganda elettorale possa essere svolta in tutti i luoghi, nelle forme e nelle modalità previste dalla legge.
Circa la possibilità dell'azienda - perché una parte finale dell'interrogazione si riferiva a questo - di ottenere finanziamenti pubblici, devo dire che ad oggi non risulta che la RIV-SKF abbia fruito di finanziamenti o di contributi a carico della Regione Piemonte; ovviamente non siamo a conoscenza di eventuali finanziamenti avuti in base a legge statale, cosa che non tocca funzioni e compiti della Regione Piemonte.
Si tratta comunque di questioni completamente diverse, e come tali vanno considerate. Eventuali finanziamenti vengono peraltro concessi secondo quanto stabiliscono le leggi, a fronte di investimenti effettuati e da effettuare; se si ritengono censurabili altri comportamenti dell'azienda, questi vanno trattati nelle sedi competenti.
Per quanto riguarda la nostra attività regionale, non abbiamo registrato interventi strutturali di finanziamento e non siamo in grado di dire se l'azienda possa aver utilizzato altre ipotesi di finanziamento sulla base di leggi statali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Assessore, con questa interrogazione il Gruppo di Rifondazione Comunista ha tentato di "metterla in politica", perché forse, se avessimo dovuto fare quello che a rigore le leggi prevedono di fare, avremmo dovuto andare dai Carabinieri.
Ma tante volte diciamo in quest'aula "mettiamo la in politica utilizziamo forza delle istituzioni", perché se la politica si riduce all'attivazione o dei Carabinieri o della Magistratura, cosa ci stiamo a fare? Questo è un tipico esempio di un tentativo di intervenire a livello istituzionale su un problema che forse solo i Carabinieri potrebbero risolvere, e cioè quello di non impedire, sulla pubblica strada, di effettuare, in occasione delle elezioni, una propaganda elettorale attraverso la distribuzione di volantini.
Ho apprezzato le parole di carattere generale che l'Assessore ha detto a questo proposito; lo solleciterei a valutare quanto invece la Regione pu fare di fronte a interventi aziendali così repressivi, addirittura fuori della fabbrica, in occasione di quei pareri che la Regione dà sui finanziamenti alle imprese.
Questo fatto era anche tutto politico, non legato particolarmente alla RIV-SKF, ma era la segnalazione di un problema alla Giunta regionale affinché si pronunciasse, in occasione di interventi regionali a sostegno delle imprese, sull'opportunità di collegare dal punto di vista politico non amministrativo, l'ero-gazione di questi contributi al rispetto che le aziende hanno dei diritti dei lavoratori dentro la fabbrica e dei diritti dei cittadini - che finche non hanno varcato la fabbrica non sono i lavoratori di quella fabbrica - di disporre di tutte le informazioni necessarie, quindi, come Rifondazione Comunista, insistiamo perch un'attenzione a questo tema venga dedicata dalla Giunta regionale.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione n. 989 dei Consiglieri Calligaro, Bosco, Segre, Chiezzi e Maggiorotti inerente la recessione industriale in Piemonte; interrogazioni n. 1027 del Consigliere Tapparo e n. 1028 del Consigliere Chiezzi inerenti la situazione occupazionale in Piemonte, in particolare il caso Ginatta


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare le interrogazioni nn. 989, 1027 e 1028.
La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

La Regione Piemonte ha immediatamente avvertito la difficoltà e il significato profondo della crisi delle aziende di beni strumentali e di alta tecnologia del Piemonte che hanno avuto una accelerazione e un momento di particolare difficoltà in questi ultimi mesi, a dimostrazione che anche l'alto livello di tecnologia - le aziende Hi-Tech in realtà, in un momento di grande difficoltà, segnano la particolare emergenza della nostra realtà regionale.
La Regione ha inoltre rilevato, anche in sede pubblica, come fosse in sostanza contraddittorio il comportamento di componenti economiche che mentre non perdono occasione per affermare, giustamente, come il futuro della nostra realtà regionale piemontese stia nelle più avanzate frontiere della tecnologia, in realtà scarso impegno pongono o a volte nulla fanno di fronte a casi emblematici e concreti quali quelli oggetto delle varie interrogazioni qui richiamate.
Nel merito della Pavesi si è subito evidenziata una situazione gestionale ed una situazione finanziaria che, nonostante l'elevata qualità del prodotto, rendeva impossibile ogni soluzione Imprenditoriale che non partisse da un azzeramento della gestione precedente e della sua situazione debitoria, risultato ottenibile solo attraverso il ricorso a procedure concorsuali.
La Regione sta dando, in un momento di grande difficoltà, e con grandi ritmi e attività, il suo contributo alla difficilissima ricerca di ipotesi imprenditoriali. Non possiamo certo fare gli imprenditori, ma, in alcuni casi, abbiamo ritrovato sul mercato nuovi acquirenti: la Regione si sta quindi muovendo di fronte ad una situazione molto difficile, soprattutto per quella sita a Cascine Vica. Purtroppo il dilagarsi dei tempi delle procedure, seppure legati a ragioni oggettive, contrasta con l'esigenza di non disperdere il patrimonio produttivo dell'azienda.
La recente dichiarazione di fallimento ha aperto comunque una nuova fase che, accanto all'evidente significato negativo della fine di una ragione sociale e di una campagna produttiva che comunque era scontata potrebbe anche permettere a qualche imprenditore di farsi avanti, mentre la normativa può garantire, nel periodo d'attesa, la copertura salariale dei lavoratori.
Su questa strada stiamo lavorando. L'attuale crisi economica che ha tutti i risvolti negativi, che tutti bene conosciamo, in questo caso ha anche un piccolissimo, paradossale effetto positivo: evita che la mano d'opera professionalizzata, che qui è maggioritaria, trovi immediatamente sistemazione altrove, rendendo di fatto impraticabile ogni ipotesi di ripresa produttiva in un'azienda dove la professionalità è determinante e non surrogabile.
Negli ultimi giorni si è fatta avanti una finanziaria di cui non sono ancora del tutto chiare le intenzioni, ma è una strada sulla quale si sta marciando; l'ipotesi più probabile è che per Cascine Vica si prospetti un'ipotesi mista immobiliare e produttiva, speriamo almeno con un parziale riassorbimento di mano d'opera.
E' decisamente diversa, ancorché con grandi analogie sul piano dell'alta tecnologia, e quindi della professionalità, la situazione della GINATTA Pur essendo anch'essa in una situazione fallimentare (la GINATTA aveva stabilimenti a Trofarello e a Santena) giuridicamente analoga a quella della PAVESI, le possibilità di ripresa appaiono praticamente nulle.
Il nucleo dell'azienda infatti era costituito dalle ricerche consolidate, dai ricercatori, cioè da beni impalpabili che non possono essere, se non limitatamente ai brevetti ed a poco altro, oggetto di valutazione patrimoniale e commerciale.
La capacità di ricerca di un "team" di specialisti ovviamente può non avere prezzo se vi è un partner interessato, ma non ha nessun valore se questa condizione non si realizza.
Per questo la Regione Piemonte ha fatto tutto quanto era nelle sue possibilità, realizzando una serie di incontri à ripetizione, sulla vicenda GINATTA, con le organizzazioni sindacali, con la proprietà e con gli enti locali su cui insistono questi ambiti di insediamento per evitare il fallimento e far decollare una trattativa con l'ILVA, finalizzata al rilievo perlomeno dell'azienda del gruppo GINATTA che già con essa aveva rapporti di collaborazione, in quanto specificatamente si occupava della ricerca metallurgica soprattutto nel campo delle nuove applicazioni del titanio.
Questa soluzione, dopo una serie di reiterati e ripetuti incontri, non è andata in porto; la Regione Piemonte ha offerto più di un tavolo di confronto e di mediazione, ma la soluzione non è andata in porto per una valutazione molto divaricante dei valori aziendali dovuta ad un interesse reale dell'ILVA verso l'acquisizione, ben più ridotto di quanto ritenevano i titolari della GINATTA.
In sostanza, era una questione finanziarla nella quale l'ILVA offriva x e la GINATTA chiedeva y, con distanza non indifferente sul piano della cifra.
Sino ad oggi, purtroppo, non sono emerse altre prospettive positive, se non il formarsi, per iniziativa di gruppi di dipendenti, di piccoli laboratori che la Regione cerca di assistere nel decollo tecnico e commerciale.
La Regione ha posto all'attenzione del Governo le questioni PAVESI e GINATTA, dandone la necessaria lettura di politica industriale e sottolineando il già affermato significato pratico ed emblematico che le due questioni assumono, proprio perché si riferiscono ad aziende di alta tecnologia, per la nostra Regione.
Ormai le situazioni aziendali, che la Regione continua a seguire attentamente, sono di fatto legate ai tempi tecnici delle procedure, per cui il fallimento pervenuto non ha permesso di recuperare ulteriormente almeno per il caso della GINATTA, momenti di soluzioni, le cui conclusioni almeno per la PAVESI, speriamo possano portare ad una parziale ripresa produttiva e ad un conseguente parziale recupero occupazionale.
Ovviamente si tratta di speranze che per realizzarsi debbono vedere innanzitutto il consolidarsi di interessi manifestati in offerte, aventi le garanzie di legge, stante l'obbligo della curatela di realizzare i beni comunque anche attraverso la vendita scorporata, a tutela dei creditori nella deprecata ipotesi che non emergessero sostanziali offerte congrue di acquisto accorpato.
I competenti uffici del Settore Industria in contatto con la curatela e con le organizzazioni sindacali, ancora in questi giorni, seguono con dovuta attenzione l'evolversi della situazione, che se avesse soluzioni di recupero - mi riferisco in particolare alla PAVESI - sarà cura di questo Assessorato darne comunicazione ai Consiglieri interroganti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Insieme ad altri Consiglieri abbiamo sollevato il problema rilevantissimo dei gioielli della tecnologia piemontese, invidiati a livello internazionale, che hanno saputo Immettersi sul mercato nei decenni passati, reggerlo agevolmente e diventare aziende capaci di competere con le migliori altre aziende presenti sul mercato internazionale, cioè fatti industriali rilevantissimi.
Abbiamo riportato i nomi di queste aziende, molte delle quali non esistono più (Challier, Elli e Zerbone, Pons e Cantamess, WMT, Cimai Graziano di Tortora, Olivetti macchine a controllo numerico, Dea, Comau Industriale). Si tratta di aziende piccole e medie, ma anche di consorzi di aziende di portata rilevante che hanno operato, e in parte operano, nel campo della meccanica fine, di precisione, dei beni strumentali dell'utensileria.
Sono aziende che hanno fatto la cultura industriale del Piemonte e dell'Italia, in questi decenni, ad alta tecnologia ed impegnate nelle tecnologie di frontiera, con un patrimonio di capacità professionale rilevantissimo. Aziende che hanno una loro specificità, ma che devono impiegare molte risorse nel campo della ricerca per poter primeggiare a livello internazionale e che necessitano di ingenti risorse per apportare prima di altri - possibilmente non dopo - grandi processi innovativi sui materiali, sulle lavorazioni e sui prodotti.
Abbiamo citato, per tutti gli altri, i due casi PAVESI e GINATTA.
Diciamo la verità, Assessore, un Paese che voglia essere un paese industriale moderno non deve permettere che aziende di tale calibro si trovino in situazioni quale l'attuale. Innanzitutto, metto sotto accusa le politiche governative: un minimo di politica industriale avrebbe di certo salvato aziende che da sole hanno saputo diventare leader a livello internazionale nel campo in cui hanno operato.
Perla PAVESI siamo alle procedure concorsuali: di fatto, al fallimento e si profila un intervento di carattere immobiliare è forse parzialmente produttivo. Per la GINATTA le cose sono ancora più serie: non si riesce a trovare un compratore. Tra l'altro, si riaffaccia l'ILVA, la stessa società che ha liquidato parecchi impianti siderurgici in Piemonte, e che sta a dimostrare la scarsa attenzione delle Partecipazioni Statali non solo per gli impianti siderurgici piemontesi; ma anche per realtà quale quella della GINATTA che dovrebbe essere giocoforza rilevata in un Paese che si consideri industrialmente avanzato.
Siamo invece alla cessazione dell'attività, alla perdita di gioielli tecnologici, agli scorpori, agli appetiti immobiliari e, forse, ad una parziale e marginale tenuta delle attività produttive.
La storia delle aziende, i cui nomi ho ricordato, la dice lunga in proposito: insensibilità assoluta da parte dei governi centrali, ma anche delle grandi imprese torinesi e piemontesi, nonché del sistema bancario della nostra Regione. Non posso che elevare una vigorosa protesta nei confronti di chi non sa fare politica industriale e di chi è grande e potrebbe salvare gioielli massimamente competitivi a livello internazionale e, nella più assoluta insensibilità, li guarda andare a fondo, cessare l'attività, ed essere preda di scorpori e di appetiti immobiliari. Questo non è un Paese industriale moderno, questo è un Paese che non ha cultura industriale: gioielli della tecnologia piemontese e italiana, capaci di reggere il confronto a livello nazionale e internazionale e di primeggiare che richiedono ben altra politica da parte della Regione Piemonte, da parte dello Stato italiano.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, mi soffermo sulla situazione della ditta GINATTA solo qualche minuto, visto che alcuni temi sono già stati proposti dal compagno Calligaro.
La GINATTA, anche per bocca dell'Assessore, è il "cuore dell'industria avanzata piemontese", il "cuore delle produzioni ad alta tecnologia". Ma questo "cuore" è in una crisi dalla quale non riesce ad uscire. C'è bisogno, evidentemente, di un salto di qualità nell'analisi della situazione produttiva industriale del nostro Paese, se situazioni come queste devono essere recuperate. Nell'attuale sistema di produzione capitalistico aziende come la GINATTA, pur disponendo di beni di assoluto valore, in una logica strettamente di mercato non li vede riconosciuti come affidabili ai fini, ad esempio, del credito, del finanziamento. E' una logica che va respinta o che perlomeno non va accettata come unica e possibile di un sistema economico e produttivo. Si dirà che è quasi scontato che queste cose vengano dette da "quelli" di Rifondazione Comunista! Ma tenete presente quanto di verità ci può essere in questa affermazione, e quali sono i provvedimenti, le lotte e gli interventi che una Regione potrebbe fare, se sostenuta da movimenti di base tra i lavoratori. E giusto che una ditta come la GINATTA non riesca, per problemi di liquidità, a stare sul mercato? Ma allora che mercato è, questo? E le banche? Le banche obbediscono ad un sistema di mercato in base al quale i finanziamenti vengono concessi in cambio di garanzie, che nell'attuale sistema di mercato, sono garanzie immobiliari. Le banche "salvano" o finanziano le imprese sulla base di valori legati il più delle volte ad aspettative immobiliari; un'industria che offre alla banca capacità produttive di alta tecnologia non ottiene nulla. Questo modello non va accettato supinamente, ma superato. I comunisti in Italia tentano e tenteranno di porre qualcosa di concreto sul tavolo, rispetto a questo grave problema: rimane la denuncia per una situazione che non è capace di salvare nemmeno i momenti alti del proprio sistema produttivo abbandonandoli ad un mercato che assume il ruolo di mercato cannibale di se stesso e che deprime l'economia della nostra Regione.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 7) ali o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Brizio, Carletto, Coppo, Dameri Fulcheri, Grosso, Leo, Sartoris e Spagnuolo.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Contratti ed appalti

Comunicazione del Vicepresidente della Giunta regionale, Bianca Vetrino, in merito alle dichiarazioni apparse sui quotidiani del Capogruppo del PRI Ferrara


PRESIDENTE

Come convenuto in sede di Capigruppo, il Vicepresidente della Giunta regionale, Bianca Vetrino, rende ora una comunicazione al Consiglio in merito alle dichiarazioni, apparse sui quotidiani, del Capogruppo del PRI Ferrara.



VETRINO Bianca, Vicepresidente della Giunta regionale

In qualità di Vicepresidente della Giunta regionale del Piemonte rendo al Consiglio questa comunicazione rassicurando il Consiglio regionale tutto che ogni parola che dirò è stata concordata con il Presidente della Giunta con il quale, nonostante sia a Roma, ho comunicato tramite telefono e via fax, quindi garantisco di riferire correttamente anche il suo pensiero. La sintesi di questa comunicazione è stata dame comunicata ieri alla Giunta che I ha fatta propria.
L'attuale ondata di scandali riguardanti la commistione di affari tra politici ed Imprenditori, all'attenzione della Magistratura, preoccupa anche la Giunta regionale del Piemonte.
Siamo tutti consapevoli di quanto l'opinione pubblica sia generalmente e genericamente convinta che l'esercizio della pubblica amministrazione sia giocoforza correlato a fenomeni di corruzione. Non ci nascondiamo che in molti casi ce ne sia ampia ragione. Non dobbiamo poi dimenticare l'insegnamento che a tutti i pubblici amministratori deriva dai fatti dell'83, che se da un lato paiono lontani cronologicamente, d'altro canto sembrano rinverdirsi nel ricordo, a causa della realtà attuale. Come molti di voi potranno ricordare, si trattò di uno shock per l'intera città e per gran parte della classe politica cittadina e regionale. I fatti di Milano e il clima surriscaldato di questi giorni ci riportano, emotivamente indietro nel tempo, a quei momenti, in cui incolmabile apparve il fossato che separava la società civile dalla società dei partiti e delle Istituzioni.
In questo senso e in tale spirito emotivo la Giunta intende inquadrare la reazione del Capogruppo del Partito Repubblicano: certamente eccessiva in quanto non argomentata, ma sicuramente improntata al gesto impulsivo piuttosto che all'analisi razionale.
Queste considerazioni, tuttavia, non esimono la Giunta da considerazioni che inducono a giudicare l'intervento del Capogruppo repubblicano quanto meno inopportuno. Se, infatti, egli fosse stato a conoscenza di qualche avvenimento riguardante la competenza regionale degno di censura, avrebbe dovuto rivolgersi alla Magistratura, non prima di averlo fatto con il Presidente della Giunta e con il Vicepresidente che nell'ambito dell'Amministrazione regionale, rappresenta uno dei cinque partiti che reggono la maggioranza. Il Presidente ed io, dinnanzi ad argomentazioni valide e circostanziate, avremmo immediatamente preso le decisioni più opportune, senza alcuna esitazione e, in caso di evidenti fatti gravi dei quali anche indirettamente potessimo essere ritenuti responsabili, a presentare le nostre dimissioni.
La Giunta regionale, pertanto, qualora il Capogruppo Ferrara intenda rivolgersi nella sua intervista al governo regionale, esprime un rifiuto concettuale della posizione, poiché assolutamente generica e priva di precisi riferimenti a fatti, tempi, persone e oggetti. Tale posizione, se confermata, si potrebbe infatti ricondurre a quella pericolosa sfera della cultura del sospetto che, nella fattispecie, non giova né alla società civile né alla Magistratura né tanto meno alla Pubblica amministrazione.
Compito di quest'ultima, a livello regionale, è poi essenzialmente quello di operare scelte programmatiche e non di occuparsi di gestione tecnica, di assegnazione degli appalti e di costruzione di opere pubbliche. Ebbene queste considerazioni ci rimandano ai termini di un dibattito politico, più volte affrontato, sulla natura e sui compiti dell'ente regionale. Esso, per genesi costituzionale, ben si discosta dal carattere propriamente gestionale degli altri livelli dell'amministrazione locale. Ritornano alla mente le tappe fondamentali dell'evoluzione di questo ente regionale nel progressivo evolversi dei rapporti politico-istituzionali dei suoi organi preposti all'azione legislativa ed esecutiva.
In altri termini, ritornano alla mente la fase costituente, che ha posto le basi dell'impianto strutturale-statutario della Regione, la fase della programmazione e del completamento dell'ordinamento regionale caratterizzata sul piano legislativo dalla messa a punto dei più rilevanti strumenti di programmazione, ed infine la fase delle lacerazioni sociali determinate dalla punta più alta del terrorismo prima, della crisi economica e occupazionale poi, e dall'esplodere della questione morale nelle istituzioni locali. Per contro fu proprio questo ultimo periodo quello nel quale si riversò sulla Regione non l'attribuzione organica delle competenze, ma una dovizia di funzioni amministrative. La gestione politica di queste nuove e numerose funzioni perse quindi di coerenza, rispetto agli obiettivi e agli strumenti di programmazione acquisiti. Inoltre, tale accrescimento di attribuzioni amministrative e gestionali, nel difficile stato complessivo della pubblica amministrazione, favorì l'innesco di processi viziosi in un pesante clima di tensione e di declino dell'immagine e del ruolo dell'ente regionale.
Oggi viviamo l'eredità di quegli anni: sono scolpite nella nostra memoria, ma altresì nella nostra coscienza, le commemorazioni in quest'aula delle centinaia di vittime della violenza politica e dell'odio, gli interminabili dibattiti sulla crisi economica e occupazionale, le prese di posizione, le crisi politiche, le dimissioni, i rimpasti dopo il 2 marzo 1983.
Se il Capogruppo repubblicano aveva in mente tutto questo nel porgere la sua intervista a "la Repubblica" e se il suo obiettivo era non quello di accusare genericamente, ma piuttosto quello di invitarci a essere più guardinghi di quanto ognuno di noi sappia di doverlo essere, ebbene vogliamo assicurare il Consiglio tutto che c'è da parte nostra grande attenzione.
Infatti, non v'è dubbio che il recupero di una situazione istituzionale come l'attuale, connotata da una sorta di diffusa indifferenza della società rispetto all'istituzione, nonché, per contro, da un certo offuscamento della presenza dell'ente Regione nella società, al cui recupero siamo come Giunta fermamente impegnati sia sul terreno dei contenuti come su quello dell'immagine, può avvenire solo mediante uno sforzo complessivo generalizzato e costante che coinvolge tutti i livelli istituzionali dell'Amministrazione ed i suoi rapporti con gli altri livelli di Governo.
Sotto questo rispetto, l'attuazione della legge 142/1990, ovvero del sistema di delega agli enti locali, mediante il suo recepimento con leggi regionali, costituisce oggi un'importante occasione per riportare le funzioni dell'ente alle prerogative originarie e per poter chiedere il giusto ampliamento dei settori di competenza.
Tutto ciò, tuttavia, non sarà sufficiente se non verranno avviate quelle iniziative di riqualificazione del corpus iurts regionale, che la Giunta ha previsto da tempo nel suo programma, che debbono portare da un lato alla definizione dei testi unici chiari e correttamente applicabili dall'altro alle semplificazioni ed alla revisione di alcune importanti leggi di questa Regione: penso in modo particolare alla legge sulle nomine che, pur sempre più attuale nelle sue finalità, è apparsa, nella sua applicazione, farraginosa, burocratica e in ultima analisi non sufficientemente rigorosa.
Penso alla Banca Dati Appalti (dai banchi dell'opposizione ci viene invocata una sua pronta attuazione), cui dobbiamo ammettere il ritardo nella sua predisposizione; penso, sempre per fare esempi, a bandi di concorso per il personale meno generici" e anche a commissioni diversamente composte. Stamattina ho sentito alla radio che i sindacati hanno richiesto di ritirare tutti i loro rappresentanti dalle commissioni di concorso, e chiedono ai politici di fare altrettanto. Giacché tocchiamo il tema personale, la Giunta intende anche colloquiare col Capogruppo Ferrara e contestare la sua opinione, laddove egli sostiene che i concorsi per la dirigenza della passata legislatura non furono rigorosi. Vorremmo dire che una Commissione esterna non avrebbe potuto sortire effetti diversi da quelli registrati in quanto il concorso era per "titoli" e condotto sulla base di due fasce di valutazione: una valutazione dei titoli professionali riferita a dati oggettivi, gli anni di studio, il lavoro, le pubblicazioni: un'altra valutazione basata su criteri predeterminati ed oggettivi che avevamo individuato nelle aree di valutazione, che erano applicati di volta in volta alle singole situazioni. E' noto che non ci fu nessun colloquio con i candidati e la commissione non poté esercitare alcuna discrezionalità: non è vero che tutti ebbero lo stesso punteggio perché ci fu una graduatoria come in tutti i concorsi che noi facciamo. Si pu obiettare che fu un errore indire un concorso per titoli, d'altra parte nel momento storico nel quale il concorso si svolse parve alla Giunta, ma non soltanto alla Giunta - vorrei far presente che della Giunta faceva parte il Presidente del Consiglio - quello il metodo migliore per poter pervenire alla definizione di posizioni che da tanto tempo erano sospese. Ciò non esclude che anche in questo settore si debba operare una revisione anche se non ci si può nascondere che ogni revisione di norme e ogni nuova norma che si potesse escogitare, non servirebbe a nulla se alle norme non si accompagnassero comportamenti collegiali e individuali improntati al più alto rigore amministrativo ed alla più scrupolosa efficienza.
Questi comportamenti debbono riguardare tutti noi che abbiamo scelto attraverso la politica, di esprimere la nostra naturale propensione ad un impegno civile e sociale, ma penso anche a coloro che con le loro azioni quotidiane collaborano alla realizzazione delle nostre scelte, ai nostri funzionari e collaboratori; penso alla funzione fondamentale che nella nostra società svolge la stampa attraverso i numerosi canali dell'informazione, ed alle responsabilità che derivano ai giornalisti che seguono i nostri lavori per garantire sempre e in ogni caso l'obiettività e l'equilibrio, che sono i presupposti della libertà di stampa: penso alle forze sociali, alla società civile organizzata, a ogni cittadino che ci chiede giustamente rigore ed efficienza, ma a cui la società può chiedere un impegno, anche a scoprire i "mariuoli", ma altresì e soprattutto a collaborare perché non gli interessi particolaristici, ma i superiori interessi della comunità possano essere sempre perseguiti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente e colleghi, credo sia mio dovere intervenire dopo questa comunicazione della Giunta poiché credo di essere in qualche misura responsabile di questo dibattito e quindi mi pare opportuno portare qualche elemento di chiarezza. Vorrei innanzitutto spiegare, perché mi pare utile come è nata quell'intervista che è stata oggetto di diverse critiche.
Questa intervista è nata da una lettera che avevo scritto - credo sia legittimo scrivere una lettera ad un giornale - con un certo ragionamento.
Mi si chiese di trasformare questa lettera in un'intervista ed io aderii alla richiesta del giornale. Certamente, se la lettera fosse rimasta tale nessuna polemica ci sarebbe stata perché non di questa natura sarebbe stata la lettera pubblicata. Da un'intervista difficilmente, o non sempre, si riesce a far emergere un ragionamento complessivo che pur c'era soprattutto, il titolo dell'intervista mi pare sia non coerente, non soltanto con le cose che ho detto, ma anche con le cose che sono contenute nell'intervista stessa.
Mi pare che il titolo contenga due concetti che non condivido. Il primo, è che tutti rubano; io, dal 1983, sostengo che non tutti rubano, che la maggioranza degli amministratori è fatta di persone perbene che fanno coerente il proprio lavoro, l'ho detto nel 1983, quando un uragano investì la politica torinese e credo di poterlo dire ancora oggi. Il secondo concetto che non mi appartiene e che non ho mai espresso, anzi, che è contrario a quello che penso, è una chiamata in causa della Magistratura.
Non credo che la Magistratura debba essere chiamata in causa. Anche il testo dell'intervista, che pure è corrispondente alle cose che ho detto non evidenzia fino in fondo le mie riflessioni e valutazioni. Molte volte ha estrapolato alcune frasi che, messe a se stanti, possono lasciare dei dubbi.
L'apertura stessa dell'intervista, dove dice: "Torino è come Milano" sembra quasi un'accusa specifica e puntuale che io ho rivolto alla città di Torino, cosa che non voleva essere. Il discorso era - e mi pare che dal testo complessivo dell'intervista emerga - che Milano non è un'eccezione non è un caso unico in Italia, come non erano un caso unico Torino e Genova dieci anni fa. C'è, a mio giudizio, un diffuso malgoverno che impernia completamente e complessivamente il sistema pubblico italiano. Nessun riferimento facevo (e solo alcuni riferimenti ha fatto poi la Regione, sui quali vorrò dire qualcosa), ma dicevo solo che cera una diffusa situazione di malgoverno. Non credevo di dire cose così strane, mi pare che oggi vivendole tutti i giorni, queste cose emergano in modo evidente.
Ho letto le dichiarazioni che ha rilasciato Bodrato quando è stato a Milano, dichiarazioni molto più forti rispetto a quelle che ho fatto io e poi basta vedere gli scandali quotidiani di Milano, come quello di Varese di Roma, di Padova o Verona. C'è obiettivamente questa situazione di malgoverno che emerge e non è soltanto presente nelle istituzioni elettive.
A Torino, qualche mese fa abbiamo visto terminare un processo che non riguardava enti elettivi, ma l'INPS, la Previdenza Sociale, dove si acquistavano e vendevano pensioni. Che ci sia questa situazione diffusa lo si evince dal fatto che il TG3 ha istituito una linea telefonica alla quale telefonare per denunciare queste cose. Ci sono, quindi, delle situazioni che oggettivamente tutti riconosciamo.
Devo dire che a volte, anche in modo molto autorevole, vengono fatte delle affermazioni più pesanti di quelle che ho fatto io; c'è stata, lo stesso giorno, l'uscita di un'intervista sul "Corriere della Sera", del dott. Salvatore Buscema, che da nove anni presiede la Commissione per il controllo degli enti locali della Corte dei Conti, il quale dice: "C'è un partito trasversale che vive in mezzo alle tangenti". E' una realtà che ritengo sufficientemente diffusa ed è qualcosa che ci tocca anche da vicino. Le situazioni della sanità di cui parleremo venerdì prossimo sono qualcosa che in qualche misura toccano anche l'ente Regione.
Il ragionamento che esprimevo in quella lettera, che volevo trasferire nell'intervista, era che il sistema complessivo dei partiti è quello che ha determinato questo stato di cose. Il sistema complessivo dei partiti, a mio giudizio, non è in grado di reagire in modo autonomo, da solo, al malgoverno complessivo. Altra considerazione che facevo è che la stessa burocrazia, l'apparato pubblico, ha difficoltà a contrapporsi in modo forte rispetto a questa situazione perché molte volte anche l'apparato pubblico complessivamente (non mi riferivo ad un ente particolare) risente dell'ingerenza del sistema partitico al suo interno.
Questo era il senso della mia lettera. Alla luce di tutto questo, se partiti e burocrazia si trovano in difficoltà a reagire, credo che l'unica risorsa che rimane sia la società civile, quella società a cui tutti ci rivolgiamo sempre, ma che continua ad essere un gigante incapace di impegnarsi per un rinnovamento del sistema politico, solo capace di esprimere censure e giudizi negativi, il che è troppo poco. Il riferimento alla società civile, non perché sia migliore in assoluto, non credo che ci sia una società buona - la società civile - e una società cattiva - la società politica - credo sia lo specchio della società politica o viceversa, con una grande maggioranza di persone corrette, capaci, che lavorano, che si muovono, che fanno ti proprio dovere e una minoranza che questo non fa e che cerca di avere collegamenti con quella parte non corretta del sistema pubblico politico per trame dei vantaggi personali.
Questa sollecitazione che facevo era poi il messaggio che volevo dare e che ritenevo un messaggio legittimo. Questa era la mia finalità; non era intempestiva ed inopportuna come probabilmente è stata, invece, con l'intervista più orientata - come credo sfa legittimo e giusto dal punto di vista giornalistica - ad una denuncia in qualche misura provocatoria stimolatrice di un piccolo scandalo che poi, dal punto di vista giornalistico, ha ottenuto il risultato che voleva.
Qualcuno dice che ho cercato di chiamare la Magistratura; ho già detto prima che non era questa la mia intenzione e mi pare che dal testo non risulti mai nulla di questo genere. Sono convinto che coinvolgere la Magistratura, quando la Magistratura prende delle iniziative rispetto a queste situazioni, sia un fallimento complessivo, non soltanto per la politica, ma per la stessa società civile. Non credo che a Milano oggi stia perdendo soltanto il sistema dei partiti, è la città di Milano in qualche misura che viene ad essere toccata da questa situazione.
L'intervista è stata certamente intempestiva, soprattutto se consideriamo che cade lo stesso giorno in cui l'indagine milanese assume un certo indirizzo; dal mio punto di vista si è trattato di un momento inopportuno per far uscire questa intervista. Chiarite le ragioni per cui è uscita questa intervista, vorrei chiarire alcune accuse che mi sono state fatte. La prima accusa che mi è stata fatta è: "Si trattava di accuse specifiche, se ha qualcosa da dire vada dal giudice". Devo dire con molta franchezza che non ho nessun elemento preciso di accusa nei confronti di qualcuno e non mi sono riferito a nessuna situazione precisa. Ho assistito ad una intervista di qualche giorno fa del Procuratore generale della Repubblica, di Torino, il Dott. Marzachi, il quale quando gli parlavano di Milano ha detto che pensa che una situazione analoga o in qualche misura simile a quella che c'è a Milano si possa trovare anche a Torino, solo che i giudici di Milano hanno avuto un'occasione per muoversi che quelli di Torino non hanno avuto. Dai giudici si va quando si hanno delle idee precise, quando si muovono delle accuse precise, che comunque io non ho mosso a nessuno.



(Interruzioni del Consigliere Bresso)



FERRARA Franco

Non le ho mosse a tutti, perché io non ho detto che tutti rubano.
Qualcuno mi chiede: "li tuo ruolo di Consigliere regionale e di maggioranza come si concilia con questa denuncia?". Devo dire che in ordine alla Regione nell'intervista appaiono pochi cenni, che peraltro sono una riflessione sulla legge 10. Ho detto che nessuna autocandidatura nel corso di questi anni è stata vincente, ma è un fatto oggettivo della legge, una critica che volevo fare non a questo o quello, ma al sistema della legge sulle nomine, che probabilmente deve essere modificato. Occorre rilevare che questa legge qualche risultato positivo l'ha avuto; non conosco la situazione antecedente alla legge, mi ricordo però che il capogruppo del Partito comunista, Bontempi, ci faceva notare che era migliorata la situazione complessiva dopo questa legge. Ho ricordato una polemica, che io ho tenuto in quest'aula, polemica condivisa tiepidamente anche dal Partito comunista nella passata legislatura, quando proponevo un ente esterno per valutare la professionalità nei gradi più alti della burocrazia regionale al fine di dare un giudizio sui meriti per i concorsi. E' questa una considerazione che ho fatto in quest'aula, non è un'accusa nuova; è un'accusa che con il collega Cadetto; quando era Assessore al personale abbiamo affrontato molte volte e ne abbiamo discusso. Devo dire che alla fine non ha trovato il risultato positivo che speravo.
Infine il concorso per il decimo livello, a cui si è riferita anche il Vicepresidente della Giunta, che ha difeso - come mi pare giusto l'atteggiamento tenuto dalla Giunta. Devo - dire che la mia valutazione fatta non adesso, non sul giornale, ma fatta in quest'aula, era che probabilmente sarebbe stato meglio un giudizio di assunzione di maggiore responsabilità da parte della Giunta rispetto alle scelte ed alle valutazioni precise. Difficoltà del sistema, quindi, che io avevo rilevato e nient'altro. Nessun altro riferimento è stato fatto alla Regione Piemonte, che credo sia oggi - non perché l'ha detto il Vicepresidente della Giunta - 1'ente meno coinvolto; non la Regione Piemonte, ma l'Ente Regione, non per virtù proprie, ma perla natura stessa dell'ente, perle competenze che l'ente ha quando la gestione delle grandi opere viene fatta solitamente o al di sopra del suo livello o al di sotto del suo livello mai o quasi mai al suo livello, anche se devo dire che non possiamo...



(Interruzioni del Consigliere Bresso)



FERRARA Franco

Non dico che sia un ente al di fuori della mischia o al di°sopra della mischia, è certamente un ente che gestionalmente ha meno competenze rispetto ai livelli più bassi e più alti. Ha meno competenze di gestione e dovrebbe avere un ruolo essenzialmente di programmazione, quindi meno vicino alla gestione stessa delle opere. Dal mio punto di vista non ho trovato e non c'è nessuna contraddizione con l'essere maggioranza e ancor più con l'essere Consigliere regionale, ripetendo in quest'aula le cose che in quest'aula avevo già detto in precedenza. Il rapporto tra maggioranza e minoranza, o il rapporto all'interno della maggioranza, credo avvenga su fatti più precisi, più puntuali, che possono esserci o ci saranno, ma che non riguardano certamente questo aspetto. Devo dire ancora una cosa. Quando il Partito Repubblicano fece una seria riflessione in ordine alla scelta politica che ha fatto a livello nazionale, quando qualcuno parlava di una meccanicistica trasposizione ai livelli più bassi, in realtà noi altri rifiutammo un'ipotesi di questo genere, dicendo che la scelta doveva essere valutata caso per caso e per quanto riguarda il Piemonte e Torino ci fu una serena valutazione e la convinzione che non esistevano in Piemonte condizioni tali da far venir meno il rapporto di maggioranza che si era instaurato.
Un'altra delle osservazioni che mi sono state mosse è l'assenza di proposte rispetto a queste cose. In realtà credo che proposte siano state fatte, la stessa proposta di un ente esterno mi pare sia corrispondente ad una proposta concreta. Tutte le leggi che da qualche anno a questa parte si fanno in Regione per i Colleghi dei Revisori dei Conti si individuano sempre su una proposta repubblicana: che la scelta avvenga all'inter-no dell'Ordine dei Commercialisti. La riflessione sulla legge 10 che noi abbiamo fatto, e vogliamo ancora fare, non e soltanto una riflessione di ordine procedurale; credo che se tutti quanti siano d'accordo che i Partiti devono fare un passo indietro rispetto all'occupazione delle istituzioni potremmo cominciare noi, individuando, come titolari delle proposte di designazione degli enti, persone e soggetti diversi dai Gruppi consiliari.
Questo sarebbe certamente un fatto importante e positivo e forse avremo un'occasione a breve scadenza, quando si parlerà dei rinnovi dei commissari delle UU.SS.SS.LL., per trovare metodi e procedure che meglio tutelino e garantiscano tutti quanti Posso capire le reazioni a questa intervista reazioni che ho avuto anch'io, perché, in verità, non credevo proprio che uscisse un titolo di questo genere, quindi le capisco, le comprendo e le giustifico. Anch'io, dunque, ho avuto le stesse reazioni, però credo che occorra valutare quello che è stato il testo più che il titolo dell'intervista.
Sono d'accordo con i segretari del PDS e del PSI sul fatto che occorre avviare una discussione seria per arrivare a strumenti concreti, per garantire un sempre più lineare funzionamento della macchina pubblica. La mia iniziativa, prima epistolare poi d'intervista, non aveva questo fine: non volevo né avviare un dibattito (perché diverso sarebbe stato il tono e la forma) né fare accuse e polemiche inutili e generiche, che sono negative per chi le fa (e non è che questo noi altri non l'abbiamo compreso) né fare sgambetti di Partito, come qualcuno ha pensato (e credo che l'arnica Vetrino sia la persona più convinta che non c'è desiderio da parte mia di fare sgambetti a nessuno nel Partito Repubblicano), né mandare messaggi cifrati.



CUCCO Vincenzo

Attenzione al naso, che cresce.



FERRARA Franco

Restituisco tutto ciò a chi ha fatto queste supposizioni; questo è un modo e uno stile di fare politica che non è mio.
La mia iniziativa aveva un altro fine. Se da tutto questo, tuttavia nasce un dibattito che individua strumenti concreti, tanto rumore sarà servito a qualche cosa. Tanto rumore speriamo che non sia per nulla, anche perché il problema della correttezza, della trasparenza, è un problema serio e non limitato a qualche caso, ed è anche un problema attuale, perch io mi auguro che Torino e il Piemonte stiano per affrontare una stagione di grandi opere, come avviene in altre Regioni italiane.
E' quindi forse giusto che si colga questa occasione per fissare delle regole, dei principi, per cercare in qualche modo che questo Ente, che è il meno coinvolto per i motivi che dicevo prima, possa farsi promotore di un'iniziativa di questo genere. Se invece tutto sarà risolto in una semplice polemica, e da qualche parte mi si dirà che tutto va bene salvo qualche piccola defezione, oppure che tutto va male e che non c'è più nulla da fare, credo che allora avremo probabilmente - e mi rendo conto per colpa e responsabilità mia - sciupato una giornata di lavoro.
Le chiedo, Presidente, di concedermi, se ve ne sarà occasione, il diritto di una brevissima replica alla fine dell'intervento.



MARCHINI Sergio

Ma tu chi sei? Presidente, chiedo che venga letto l'ordine del giorno di questo argomento.
La facoltà di replicare è della Giunta, non di Ferrara; glielo dica subito che non ha diritto di replica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fiumara.



FIUMARA Francesco

Prima di sentire le dichiarazioni della collega Vetrino e del collega Ferrara, ero convinto, e adesso lo sono ancor di più, che tutto finirà - e non poteva essere diversamente - "a tarallucci e vino".
Prendo atto con soddisfazione delle dichiarazioni del Vicepresidente che ha fatto chiarezza su tutte le questioni relative all'attività della Giunta regionale, del resto era facile prevedere che non ci sarebbero stati problemi di nessuna natura.
Mi permetto, Presidente, di fare alcuni rilievi anche sul metodo seguito per arrivare a questo dibattito. Penso che seguendo questo criterio, tutti i 60 Consiglieri regionali abbiano diritto di vedere una seduta dedicata alle proprie dichiarazioni ai giornali. Annuncio che domani farò delle dichiarazioni esplosive alla stampa, e poi voi mi dedicherete una seduta di Consiglio regionale.
Le dichiarazioni del collega Ferrara, trattate in questa maniera, si possono assimilare ai messaggi alla Camera da parte del Presidente della Repubblica. Eh bravo il collega Ferrara, da oggi l'esternatore.



(Commenti in aula)



FIUMARA Francesco

Le dichiarazioni del collega Ferrara, al di là di alcune esasperazioni che pure ci sono (e d'altro canto se non ci fossero state, addio intervista), racchiudono concetti noti e di carattere generale.
Io su questo sono convinto; penso che oggi dobbiamo discutere di un problema di carattere generale e non di problemi legati all'attività della nostra Giunta regionale, che del resto - come richiamavo in precedenza - il Vicepresidente Vetrino ha respinto con fermezza, e bene ha fatto.
Concetti noti e di carattere generale: basta andare a sentire cosa dicono il tabaccaio o il verduriere, e tutto è svelato. Il collega in buona sostanza ha riferito quello che la gente pensa; l'unica critica che si pu fare al Consigliere Ferrara è di aver detto queste cose in un momento dove si può dire tutto e di tutti, con l'aggravante di rivestire un ruolo di grande responsabilità.
Parlare così in momenti come questi dà l'impressione di voler esorcizzare il problema con una presa di distanza, con una fuga dalla realtà, cercando impossibili quanto spericolate diversità. Il collega Cucco, con il suo abituale sarcasmo, in una battuta ha centrato il problema: al PRI bisogna assegnare l'oscar dell'ironia involontaria.
Quell'intervista dà l'impressione di sentire qualcuno che può scagliare la prima pietra; i fatti ci dimostrano che nessuno è senza peccato.



(Proteste del Consigliere Zacchera; commenti del Consigliere Rossa)



FIUMARA Francesco

D'altro canto concetti simili a quelli del Consigliere Ferrara sono correnti, basti leggere il "Corriere della Sera" del 3 maggio, dove Gianfranco Piazzese scriveva: "Siamo sinceri che gli imprenditori compras sero i politici con le tangenti e che i politaci non fossero mai soddisfatti lo sapevamo tutti ma proprio tutti". Non mi risulta che l'ottimo giudice Di' Pietro abbia chiesto chiarimenti a Piazzese o, peggio ancora, lo abbia indagato; eppure ha scritto cose di una certa gravità.
Al pari del collega Ferrara, anch'io sono convinto che con l'aiuto della cosiddetta società civile si possono cambiare le cose, ma a questo convincimento cieco, assoluto, di Ferrara, io ripropongo i dubbi e le osservazioni di Luciano Violante che ieri su "L'Unità" scriveva: "Una parola va detta, anche al sistema delle imprese. In molte città si sono create vere oligarchie della corruzione, ne fanno parte politici burocrati, imprenditori e progettisti, che si dividono fraternamente appalti, progetti e tangenti, presenti e future. Forse l'impresa è vittima ma raramente si è vista una vittima così corriva con il carnefice.
Attendiamo perciò anche dalle imprese un contributo per la riforma".
In dibattiti come quello odierno c'è il rischio - Ferrara lo ha dimostrato - che a qualcuno salti in mente di dire che alcune mele marce non possono screditare decine di migliaia di iscritti ai grandi Partiti popolari Si tratta di un'affermazione ovvia: i corrotti non costituiscono la maggioranza, ma se la corruzione diventa sistema, le responsabilità dei singoli chiamano in causa quelle politiche dei Partiti.
Con il senno di poi possiamo tranquillamente affermare che in Italia abbiamo messo insieme la classe politica certamente la più ridondante e forse la più costosa al mondo.
Francesco Alberoni molto acutamente scriveva: "Con lo scandalo di Milano siamo arrivati all'ultimo atto. I partiti politici non vivono più dei contributi delle tessere, le campagne elettorati sono costosissime, con la preferenza unica e il collegio uninominale lo diventeranno ancora di più. Detto in modo chiaro e semplice il sistema, dei partiti permanenti di massa è destinato a scomparire perché non potrà mantenersi economicamente.
Al suo posto sta nascendo qualcosa di nuovo e di inedito, forse ci stiamo avvicinando al modella americano che a sua volta assomiglia un po' al vecchio sistema ottocentesco borghese italiano. Per fare politica bisogna o essere ricchi come i Kennedy o saper organizzare la raccolta dalle imprese e dai privati in modo manifesto, alla luce del sole. Verranno approvate leggi che consentono una qualche esenzione come per le Chiese. La struttura del partito è destinata a cambiare".
Per dare un contributo positivo alla problematica, il Direttivo regionale del PSI e il Gruppo consiliare alla Regione Piemonte, hanno approvato un documento nel quale tra l'altro si afferma: la necessità di una profonda revisione del finanziamento pubblico dei partiti, prevedendo il finanziamento trasparente dai privati in forme da individuare la riforma del sistema elettorale e la riduzione dei collegi elettorali il trasferimento di poteri e risorse dal Governo centrale alle Regioni.
La sfida che ci attende è enorme, costringerà i partiti ad arretrare da molte e comode posizioni di potere. Il PSI sta lavorando per creare un partito regionale nuovo, moderno, impegnato innanzitutto sui problemi del Piemonte. Ci aspettiamo che qualcuno ci aiuti a raggiungere questo obiettivo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo che occorra fare da parte di tutti - io cercherò di farlo - lo sforzo di sgomberare il campo in questa discussione dal cosiddetto "caso Ferrara". C'è stata una comunicazione della Giunta e io intendo collocarmi essenzialmente rispetto a questa.
Devo anche dire che questo dibattito, che pure oggi si svolge in qualche modo condizionato e stravolto dalla intervista del collega Ferrara ma anche da iniziative giornalistiche a dir poco curiose, una delle quali è leggibile su un giornale di oggi, è un dibattito che noi avremmo comunque dovuto fare e che avremmo potuto fare meglio se non ci fosse stata quella intervista. Comunque siamo qui e cominciamo a ragionare.
Una battuta ancora, se mi è consentito, per il collega Ferrara. Io credo che Ferrara si sia scordato di fare due cose. Sulla prima, da quello che ha detto, so già che mi contesterà: la prima cosa da fare era davvero di andare a parlare col Procuratore della Repubblica prima di rilasciare quell'intervista. L'altra cosa invece è tutta politica e non si riferisce soltanto all'intervista, ma anche alle cose confermate nell'intervento di oggi. Se un collega, che, da molti anni è capogruppo di un partito che fa parte della maggioranza e della Giunta e ha una grande responsabilità in quanto esprime il Vicepresidente della Giunta, ha questi convincimenti almeno per coerenza dovrebbe portare il suo partito al di fuori e della Giunta e della maggioranza. Dico questo sulla base degli esempi, ribaditi anche questa mattina, citati da Ferrara, di cose fatte dalla maggioranza e dalla Giunta (in particolare l'esempio del concorso) che sono in contraddizione coni suoi convincimenti profondi.
Non voglio però dilungarmi oltre, se non per dire che la confusione sollecita altra confusione, quindi non posso esimermi da un cenno alla pagina pubblicata oggi su "la Repubblica" che opera uno stupefacente accostamento tra Ferrara e Maccari, gli uomini che "dicono la verità" e che sarebbero sotto processo da parte del Consiglio. E' la migliore dimostrazione che se un dibattito parte male rischia poi di trascinarsi dietro altre deformazioni dei fatti e della verità.
Detto questo, dobbiamo confrontarci con una questione che è ben più seria ed è la questione politica proposta dalla vicenda di Milano. E' ormai chiaro il fatto che c'è una responsabilità politica dei partiti (io dico di tutti i partiti che normalmente chiamiamo tradizionali nella terminologia che si usa nella politica italiana) per avere contribuito a costruire o per non aver saputo contrastare e modificare un sistema che è indubbiamente alla radice del malcostume politico che è la causa strutturale della corruzione.
Certo, noi del Partito Democratico della Sinistra, e ancor prima noi del Partito Comunista Italiano, possiamo rivendicare e rivendichiamo la denuncia anticipatrice di Enrico Berlinguer di molti anni fa: possiamo rivendicare l'analisi impietosa e le proposte concrete che facemmo proprio in quest'aula, a Torino, nel 1987 con un convegno nazionale sulla questione morale: possiamo rivendicare le battaglie combattute per l'indipendenza della Magistratura, la centralità del Parlamento, la libertà d'informazione, cioè in favore delle principali istituzioni di controllo che conosca una moderna democrazia. E tutto ciò ci distingue da chi ha avuto le maggiori responsabilità di governo e ha contemporaneamente tentato di impedire che funzionassero proprio quei meccanismi di controllo.
Ma, se abbiamo saputo denunciare le degenerazioni, non abbiamo saputo capire che: esse ci avrebbero prima o poi inevitabilmente coinvolti, che nessuna nostra presunta "diversità" ci avrebbe potuto garantire la completa immunità. Perché - ed è ormai chiaro a tutti - non si tratta di un sistema che era sano ma poi è degenerato in qualche modo, bensì di un sistema che aveva in se stesso le cause di un male che ora si è così radicato e diffuso da aggredire i partiti, la politica, le istituzioni nel loro complesso.
E' chiaro: allora, che non ha alcun senso fare graduatorie di responsabilità, né dal punto di vista giudiziario, né tanto meno dal punto di vista politico. Nessuno di noi che è stato eletto dai cittadini, che fa attività politica, si potrà ritenere esente da responsabilità fino a quando non sarà riuscito a produrre atti politici efficaci al fine di eliminare le cause strutturali della corruzione.
Ed è ormai chiaro, anche, che la questione ha una dimensione che va al di là del problema, pur gravissimo, della moralità pubblica.
La questione morale emersa a Milano si innesta su una situazione già profondamente deteriorata e segna un punto estremo - io credo assolutamente critico, di crisi nel rapporto fra partiti e cittadini, fra istituzioni e cittadini.
La crisi dello "stato sociale", l'inefficienza della Pubblica Amministrazione, la crisi fiscale, la crisi della legalità, l'occupazione e lo sfruttamento dello Stato da parte dei partiti e la "privatizzazione" della politica mettono in discussione il "patto di cittadinanza" su cui si fondano l'unità nazionale, il sistema costituzionale, i rapporti essenziali fra cittadini e Stato (dalla rappresentanza politica al fisco, allo stesso principio di legalità).
L'insieme dei partiti "tradizionali" è visto da settori crescenti di opinione pubblica, specie nelle aree del Paese più forti economicamente e più autonome dall'intervento statale, come un "sistema di potere politico" indifferenziato al suo interno, fonte principale del malgoverno e del malcostume, un "sistema parassitario" non soltanto nei confronti delle imprese ma anche del semplice cittadino (la raccomandazione per il posto di lavoro, per la pratica di pensione, per la licenza, ecc.) a cui non corrisponde peraltro un risultato valido in termini di governo e di soluzione dei problemi nazionali.
L'attività politica, così, è sempre più delegittimata, o meglio lo è quella che non appare totalmente estranea al "regime" attuale: da qui il favore per formazioni politiche e "linguaggi" che sono colti oggi come radicalmente "diversi".
Il nodo - io credo - è quello della ridefinizione del ruolo della politica e dei partiti rispetto allo Stato ed alla società. Ciò che la politica ed i partiti hanno via via "conquistato" in termini di quantità fino quasi ad avvelenare lo Stato (la pervasività della politica, la politicizzazione dell'amministrazione, la partitizzazione dello Stato, gli intrecci crescenti fra politica e affari, i finanziamenti illegali ai partiti), va oggi riconvertito in qualità (progettualità, utilizzo delle competenze, responsabilità, trasparenza, rapporto con la società, ricambio e riqualificazione del personale politico). Una "qualità" meno costosa e prevaricante, ma più Impegnativa, incisiva e utile socialmente indispensabile per rilegittimare la politica e i partiti ed evitare un'uscita a destra dalla crisi attuale.
In altre parole, la politica deve fare meno, ma meglio: meno, nel senso di ritrarsi dalla gestione, dal sottogoverno, dalle innumerevoli e variegate forme di influenza scorretta sull'amministrazione e di commistione fra interessi pubblici e privati meglio, nel senso di ristabilire un rapporto vitale e libero con la società, le sue culture ed i suoi interessi, riacquistare una capacità di proposta generale e di progetto, restituire autonomia e pienezza di poteri alle Istituzioni rappresentative.
Così, rinunciando a quella che potremmo, forse impropriamente, definire "bassa politica", i partiti potranno davvero tornare a fare politica recuperando il proprio ruolo costituzionale di "concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale" che oggi si è venuto snaturando fino a trasformarsi in esercizio diretto - e, quindi, illegittimo - del potere permeabile da fenomeni sempre più diffusi di "privatizzazione" della politica e di corruzione.
Non si può, quindi - io credo - affrontare la "questione morale" come un problema a se stante, per quanto di straordinaria rilevanza etica e politica. La "questione morale" è oggi tutt'uno con la più generale "questione" all'ordine del giorno: ridefinire il patto di cittadinanza fra gli italiani.
Su scala regionale, ciò significa misurarsi con al problema di una Regione che non assolve alle funzioni per cui era nata e che esercita invece, ed anche male, un ruolo improprio di amministrazio-ne diretta conflittuale con le autonomie locali, oscuro e inefficiente per i cittadini, fonte di sprechi e di possibile malcostume politico. Da qui la crisi, radicale di ruolo e di Immagine della Regione: In Piemonte, quindi, occorre ridefinire il ruolo della Regione e, su questa base, proporre un nuovo patto ai cittadini, agli enti locali, alla società piemontese.
Il problema che tutte le forze del Consiglio dovrebbero porsi è quello di definire e realizzare questo patto, un'intesa istituzionale per ridefinire il ruolo della Regione e costruire un nuovo rapporto con le istituzioni locali, la società ed i cittadini piemontesi. Un'intesa istituzionale Incentrata sull'impegno per conquistare e anticipare la riforma regionalista dello Stato; per affermare il ruolo della Regione come centro di regolazione e di servizio del sistema delle autonomie; per rilanciare il ruolo del Consiglio di legislazione, controllo e indirizzo per affermare un metodo di governo basato sulla progettualità e il controllo di efficacia: per applicare, finalmente, la legge 241 per l'efficienza e la trasparenza: per realizzare un'informazione al cittadino e dal cittadino con strumenti tecnici appropriati: per applicare davvero le norme per la regolarità degli appalti (che giacciono da anni inapplicate): per ridurre le nomine pubbliche e rivedere la legge sulle nomine: per la riforma della procedura dei concorsi; per la piena responsabilizzazione dei dirigenti e dei funzionari.
Noi siamo pronti a confrontarci su questo terreno, a portare il nostro contributo, a impegnarci. Dall'opposizione, sia chiaro, senza alcun "governissimo". Ma c'è una condizione preliminare perché ciò sia possibile.
La maggioranza, la Giunta devono impegnarsi, con serietà e spirito autocratico, nella verifica delle cose che dovevano essere fatte e non sono state fatte, e dei problemi che sono ancora oggi aperti su tali questioni.
Perché, ad esempio, la legge n. 18 del 1984 non è mai stata applicata nelle parti più innovative (la programmazione dei lavori pubblici e la Banca Dati sugli Appalti)? Perché si è totalmente e sostanzialmente fermi nell'applicazione della legge 241? Perché non si è proposto alcun provvedimento di legge per la piena responsabilIzzazione dei dirigenti e dei funzionari? Perché le commissioni di concorso vedono ancorala presenza dei politici? E ricordo qui - fra parentesi - che le proposte per far verificare da un Ente esterno i concorrenti furono fatte allora, caro Ferrara, dal Gruppo del PCI; non fummo noi che ci accodammo timidamente ad una tua proposta.



FERRARA Franco

Ho sbagliato.



MONTICELLI Antonio

Ad ogni modo, ricostruiremo poi quella vicenda. E ancora, perché, più in generale, sulle questioni più delicate (come l'urbanistica e le discariche) non si è seriamente lavorato in questi anni per predisporre piani e programmi che consentano di non fare la politica del "caso per caso"? Perché, infine, sulle opere ed i fornitori della sanità la Giunta si è sempre rifiutata di predisporre strumenti, anche minimi, di informazione e trasparenza, e non si ha ancora il coraggio di affrontare la discussione in Consiglio sullo scandalo della USSL 4 di Torino? Aspettiamo risposta a questi interrogativi, e devo dire francamente che alcuni cenni presenti nella comunicazione del Vicepresidente Vetrino ci sono parsi insufficienti.
Se la risposta verrà e sarà seria, precisa ed impegnativa, ciò renderà possibile un lavoro comune al di là degli steccati fra maggioranza e opposizione. Ma senza nessuna confusione fra maggioranza e opposizione. Un impegno comune che potrebbe essere la giusta conclusione del dibattito iniziato e mai concluso sul ruolo della Regione e del Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco:



CUCCO Vincenzo

Vorrei utilizzare i cinque minuti richiesti, che cercherò di rispettare nel modo più utile e fruttuoso per tutti i colleghi, innanzitutto parlando di una cosa molto molto seria, che non ha molto a che vedere con quello che stiamo discutendo; e che rappresenta il motivo per cui porto questa fascia nera al braccio.
Sapete che, a poche centinaia di chilometri da qui, la Serbia sta massacrando e aggredendo popolazioni che sono state lasciate, in modo colpevole, dall'Europa e dall'Italia, in mano a ciò che è rimasto del comunismo di quei Paesi, nel silenzio pressoché totale di tutte le istituzioni responsabili in questa materia.
Ho chiesto la convocazione urgente della Commissione regionale per i problemi dell'unificazione europea su questo argomento, e sto raccogliendo le firme su una proposta di ordine del giorno che ricalca una mozione parlamentare che, in questi giorni, sta per essere firmata da moltissimi deputati. Chiedo quindi ai colleghi di aggiungere la loro firma per cercare di fare qualcosa di concreto in una situazione veramente seria e drammatica.
L'altra parte del mio intervento riguarda una questione molto meno seria. Il collega Marchini ha ragione quando ritiene che bisognerebbe discutere sulla comunicazione della Giunta, ma è talmente più divertente quello che ha detto il collega Ferrara, che è proprio impossibile non esprimere opinioni al riguardo.
Nel mio primo comunicato stampa di commento alle dichiarazioni del collega Ferrara avevo chiesto una comunicazione della Giunta sull'argomento, chiedendo di fare nomi e cognomi, di raccontare esattamente le cose. Il mio Partito non fa parte del mucchio contro il quale ha voluto sparare il collega Ferrara e tutte le vicende di presa di posizione forte e ufficiale.
Dopodiché vedendo il tono del dibattito odierno, devo dire che quella richiesta è stata veramente inopportuna e me ne duole. Presidente del Consiglio. Vorrei pertanto scusarmi per aver contribuito ulteriormente a creare un palcoscenico in più rispetto ai tanti già creati attorno alla vicenda in questi giorni - palcoscenici completamente gratis peraltro.
Quando dalla Giunta e dal maggior Partito dell'opposizione ci si richiama ai padri della patria, alle grandi dichiarazioni di principio alla lotta contro il terrorismo - non so se è stata citata anche la Resistenza, ma poco ci manca - per spiegare che cosa è accaduto e qual è il meccanismo che sta sotto le dichiarazioni del Consigliere Ferrara, forse c'è veramente qualcosa che non va nel meccanismo di risposta a queste sollecitazioni (per carità di patria, definiamole così).
Sono sempre più convinto che non sia una cosa seria, in quanto il capogruppo di un Partito della maggioranza non può fare affermazioni di questo tipo, e poi tentare in quest'aula - com'è stato fatto -un esperimento alchemico di ricostituzione delle due uova, dopo che la frittata è stata fatta. La frittata è stata fatta, le cose dette sono state dette e le uova non si ricostituiscono come ha tentato di fare il collega Ferrara, e con lui la Giunta.
Se esiste il diritto del collega Ferrara di criticare chicchessia, e magari anche di uscire da una formazione di governo con una, dichiarazione pubblica, esiste, secondo me, anche il diritto della Giunta regionale di chiedere al collega Ferrara di spostarsi dalla Giunta, perché dà fastidio.
Magari è un esercizio buono, che vi darà spazio su "la Repubblica" e darà spazio ad una Giunta un po' più aggressiva, che agisce con azioni concrete e non soltanto con dichiarazioni di principio. Tutto questo per evitare che la stampa dia sempre e solo spazio agli esternatori di turno, che si chiamino Maccari o Ferrara.
Sono arrivato a 4 minuti e 47 secondi. Finisco il mio intervento di cinque minuti chiedendo soltanto al collega Ferrara di essere conseguente al filo logico del suo intervento, e quindi di restituire una quota parte della quantificazione economica della pubblicità che ha ricevuto con tutta questa polemica a ciascuno dei 60 Consiglieri seduti in quest'aula. Non denunciandoci, ma dandoci una parte dei soldi che avrebbe dovuto pagare se avesse dovuto comprarsi le pagine su "La Stampa", su "la Repubblica", gli spazi pubblicitari sulle televisioni che, anche grazie a noi, ha avuto gratis. Facendo un calcolo grossolano non avrebbe speso meno di 120 milioni, quindi fa giusto due milioni a testa. Grazie al collega Ferrara se vorrà darmeli non in assegni, ma in contanti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie Presidente, colleghi e colleghe. Forse il Consigliere Ferrara avrebbe dovuto farsi pagare da "la Repubblica" per l'articolo che, senza alcuna fatica, la stessa ha potuto pubblicare. Il Consigliere Ferrara ha fornito un bellissimo argomento a "La Repubblica", la quale avrebbe dovuto riconoscergli un qualche compenso.
Il collega Ferrara non dovrebbe essere processato in quest'aula, ma dovrebbe essere aiutato. Aiutato ad andare avanti, perché le cose che ha scritto nella lettera, ignota ai Consiglieri, ma nota a "La Repubblica"- e spero anche alla Giunta - e che "la Repubblica " ha un po' vivificato e colorato a tinte vivaci; sono state da lui riproposte, in termini molto diplomatici, in aula consiliare.
Il Consigliere Ferrara ritiene di non aver fornito alcun messaggio cifrato. Ho chiesto in un'interpellanza, dato che le accuse erano generiche, che se si fosse trattato di messaggi cifrati venissero decodificati dalla Giunta; la Giunta ha decodificato, rispondendo che non ha trovato alcunché cui far risalire fatti, persone e cose precise. Collega Ferrara, se la sua opinione, come riportato dal giornale, è che "le pubbliche amministrazioni sono permeate da uno stato di diffusa corruzione dalla quale sembra impossibile uscire", lei deve essere aiutato ad essere conseguente all'opinione di fondo che ha espresso. La prima conseguenza è di fare battaglia insieme a noi, dall'opposizione, per rimuovere le concause di un sistema concussivo e corruttivo che indagini della Magistratura ipotizzano come reale, attraverso gli arresti che stanno avvenendo nell'Italia settentrionale, e non solo.
Si tratta di uscire da un certo sistema e di fare battaglia dall'opposizione non su astrazioni, ma su fatti concreti: di buone parole si è lastricato il terreno. Dall'83 ad oggi, a Torino, dopo il gran pandemonio successo, alla fin fine non è rimasto nulla. La vicenda di Milano di questi giorni spero non faccia la stessa fine, ma non è escluso.
C'è un grande coro, più moralistico che morale, con una certa sorta di farisei-smo, di vittimismi, di prese di distanza e via dicendo. Dopodich tutto rischia di tornare come prima.
Se si vogliono fare cose concrete, Consigliere Ferrara, e non solo strappare articoli sul giornale, la prossima volta occorre rifiutarsi di estendere le trattative private, come avete fatto - lei compreso - in quest'aula qualche settimana fa. Dove eravate quando ho denunciato il fatto che la Giunta regionale, con due deliberazioni assunte nello stesso giorno aveva eluso l'obbligo di legge di evitare le trattative oltre 150 milioni spaccando un appalto in due (uno appena sotto tale cifra e l'altro di 35 milioni). Occorre denunciare queste cose e lavorare perché sia possibile creare una situazione di governo ostile a fenomeni di concussione e corruzione. Fosse sufficiente dire "chi non vuole rubare, non ruba", il problema sarebbe risolto. Nella società esiste un forte tasso di corruzione; occorre quindi comprendere quali forme di governo comprimono possibilità corruttive e concussive, e rendano l'ambiente ostile a tali pratiche di malaffare, le quali non possono essere escluse invia generale come la realtà conferma.
Da questo punto di vista penso siano possibili due ragionamenti, che esporrò brevissimamente. Si può fare qualcosa? Sì, in due settori. Primo: la struttura della spesa. Pubblica amministrazione, Stato, USSL; tutti quanti: la struttura della spesa, oggi, è tale per cui pratiche di malversazione sono possibili in modo esteso. In primo luogo perché la politica della spesa pubblica, soprattutto in questi ultimi anni, si è fondata troppo spesso sull'emergenza. La politica di spesa legata a fatti emergenti quali i campionati mondiali, le Colombiadi, ma anche le alluvioni o i bisogni che crescono improvvisamente, ai quali altrettanto improvvisamente si tende a dare risposta, è uno degli elementi primari per aprire varchi a fenomeni di tangenti. La prassi dell'emergenza, infatti provoca finanziamenti improvvisi, il più delle volte cospicui, che vista l'emergenza richiedono progettazioni fatte in quattro e quattr'otto: Se i progetti devono essere consegnati entro un mese, entro due mesi, poich diversamente si perde il finanziamento, lo Stato si dà la zappa sui piedi.
Crea un varco al malaffare perché se il progetto è fatto in fretta e male una volta appaltato avrà bisogno di varianti, di perizie suppletive, di concordamenti di nuovi prezzi, in cui il manico del coltello è tenuto dalle imprese.
Da più parti si ripete che nella conduzione degli appalti i prezzi lievitano. Lasciando da parte la revisione prezzi, che dovrebbe sempre essere esclusa - il pane fra due anni costerà più di adesso - occorre prendere in considerazione la lievitazione dei prezzi conseguente a carenze di progettazione. Quando un'opera viene appaltata ogni variante non viene più discussa sul mercato, ma con l'impresa affidataria dei lavori. Due contraenti, la pubblica amministrazione, che necessita di un'opera e l'impresa che dispone del cantiere: avete mai fatto una discussione in una tale situazione? Chi ha più argomenti per portare a casa il proprio punto di vista - legittimo? Quando si tratta di prezzi fuori mercato, in una trattativa diretta che dev'essere chiusa nell'interesse pubblico, il controllo dei prezzi può subire forti oscillazioni: ecco che si apre il varco a profitti in più, insperati, che possono essere suddivisi in tangenti. Si apre un varco per trasformare in tangenti il pagamento di opere fittizie. Occorre dire "basta" all'emergenza, chiedendo alla Giunta di programmare gli interventi, e di considerare la programmazione non come un cilicio messo al cinto del Presidente della Giunta regionale, che impedisce di seguire i movimenti della società, ma come leva potente di trasformazione, di intervento. E potente anche nel limitare, nel togliere l'acqua a pesci corruttori.
Sempre nella struttura della spesa vanno paese decisioni sulle forme in cui si eseguono i lavori, sugli affidamenti, sulle forme di appalto. Ci sono forme di appalto scivolosissime, che la pubblica amministrazione dovrebbe prendere con le pinze, e di massima evitare. In primo luogo, le trattative private, anche quelle minime di cui ho parlato quando sono Intervenuto contro l'estensione della trattativa privata a 200 milioni. La trattativa privata, fatta tra uomini onesti e senza pressioni di alcun tipo, probabilmente è la miglior forma di affidamento; ma dato (alto tasso di discrezionalità esistente negli affidamenti a trattativa privata è meglio evitarla, per l'interesse pubblico, per il buon nome di tutti.
In secondo luogo, gli appalti per concessione. Gli appalti per concessione sono un meccanismo che non permette alcun controllo di concorrenza sui prezzi offerti; vi sono addirittura dubbi che gli appalti possano essere una concessione: si tratta infatti di concedere ad altri soggetti competenze proprie della pubblica amministrazione. Dato che la pubblica amministrazione non ha la competenza di "costruire" sarebbe persino discutibile che un appalto avvenisse in forma concessoria.
Nell'appalto per concessione le cifre non sono minime, ma altissime! Si tratta, in pratica, di appalti senza gara, in cui si concede al concessionario di eseguire un opera al prezzo fissato dal concessionario che non è in gara con altri. Dopodiché, il prezzo viene spartito in subappalti a giudizio del concessionario, senza alcuna gara: questa forma di affidamento di lavori ha maglie molto larghe, i controlli diventano difficili, la libertà di agire è assoluta, il prezzo non e soggetto a controlli. Occorre evitare le concessioni. No all'emergenza, quindi, ma programmazione: scegliere appalti che garantiscano, almeno teoricamente, di più. Ed in ultimo, la leva più potente: verificare quanto è successo: tempi, costi, qualità. Questa è la leva più potente per togliere acqua a questo sistema; è l'unico modo incontrovertibile, senza fare processi alle intenzioni e cultura del sospetto. Chiedo l'istituzione di una Banca-Dati degli Appalti e di un osservatorio regionale sugli appalti che la gestisca nella quale far confluire quanto successo nella Regione Piemonte in ordine a tutti gli appalti. In questo modo è possibile seguire area per area territorio per territorio, impresa per impresa, a quale prezzo è stato costruito l'identico bene nelle varie province. L'identico bene dalle varie imprese. Come si sono dislocate le imprese sul territorio. E' vero o no che si spartiscono aree di influenza?. Piantiamola con le buone intenzioni parolaie e passiamo ai fatti semplici e incontrovertibili, nero su bianco: valutiamo la differenza tra preventivi e consuntivi, i tempi intercorsi, il numero di perizie suppletive. Pratichiamo una normale gestione del buon padre di famiglia nella pubblica amministrazione. Sono sicuro che in questo modo toglieremo terreno a quelle pratiche vituperate da tutti ma che esistono.
Per quanto riguarda il sistema dei partiti, vorrei tralasciare il ruolo che hanno avuto dal dopoguerra ad oggi queste libere associazioni politiche dei cittadini, dopo il fascismo.
In questi ultimi giorni, sono stati arrestati a Milano esponenti di vari partiti, sospettati di reati di concussione; sono particolarmente colpito da tutti questi arresti, soprattutto dall'arresto del Segretario milanese del PDS; vicende dalle quali comunque non voglio rimanere estraneo.
L'osservazione che pongo alla vostra attenzione è questa: non credo che tutte le persone finite in galera, abbiano preso soldi per se stessi, lo escludo. Ho però un dubbio. I partiti si sono subito dissociati, vedi il Partito Repubblicano. Facciano come credono, rimango dell'opinione che scaricare sulle singole persone il peso di aver "intascato" per i propri scopi del denaro, sinceramente non lo credo plausibile. Viceversa penso che in questi ultimi anni, all'interno dei partiti - e non solo, dal momento che il ragionamento può essere esteso e ognuno deve assumersi le proprie responsabilità - è cresciuto un pensiero di stampo machiavellico in base al quale "per il partito è bello tutto", non solo sacrificare le domeniche o la famiglia, ma anche rubare. Forse c'è una forma di fondamentalismo partitico di cui i partiti devono disfarsi.
Il rapporto tra partito e militanti, tra partito e iscritti, se è un rapporto di questo genere, deve essere rivoluzionato. I partiti, oggi criticati da vasta opinione pubblica, sono anche attaccati da gruppi di potere finanziario, che vogliono avere il controllo politico delle scelte nazionali e di sviluppo, vogliono eliminare quanto di buono potrebbero rappresentare, come elementi di rappresentazione ideale, di proposizioni politiche per la risoluzione dei problemi. Di fronte a questi attacchi, un ragionamento che affermi che il partito è uno strumento e non un fine, con tutte le positive conseguenze del caso, credo sia uno degli elementi di riflessione che i partiti debbano effettuare. Perché per il partito non è bello tutto, e ad esempio non è bello rubare.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Goglio. Ne ha facoltà.



GOGLIO Giuseppe

Presidente e colleghi, il fondatore del PSDI Giuseppe Saragat sovente diceva: "La politica o è morale o non è politica". E' difficile, in una fase della politica italiana come quella che stiamo vivendo, tenere i nervi saldi.
E' più facile inveire, protestare, fare di ogni erba un fascio.
E' più facile dare picconate a destra e sinistra, ed ergersi a paladini della moralità dimenticando la recente cronaca e la lontana storia.
Parecchi partiti hanno avuto le loro vicende ed ognuno ha fatto la sua parte nei momenti più difficili, allontanando magari personalità di spicco tagliando il cordone ombelicale che legava quanti gestivano la cosa pubblica e trafficavano anche per tornaconto personale. Anche noi socialdemocratici abbiamo avuto i nostri problemi: anzi a questo proposito ritengo che il PSDI abbia pagato più degli altri o almeno regolarmente.
Ma siamo fieri di dire che i tagli, pur dolorosi, li abbiamo fatti senza con questo tradire la politica, senza voltare le spalle agli alleati senza con questo dimenticare che i programmi vanno rispettati per il bene comune. Ed abbiamo sempre sostenuto che le responsabilità personali vanno individuate e perseguite evitando di fare il processo generalizzato alla classe politica.
Altri preferiscono sparare nel mucchio. Ma così facendo creano soltanto confusione e gettano discredito su tutto e su tutti.
Il temporale che dieci anni fa si è abbattuto su Torino, il recente tifone che scuote Milano e le altre città lombarde, ha dimostrato palesemente ciò che tutti sapevano. Ossia che la commistione fra affari e politica non è una invenzione della Magistratura che ce l'ha con i politici.
Sui recenti scandali di Milano noi pensiamo non basti colpire quei diritti contro il Codice Penale, che la cronaca porta sui giornali, ma occorre andare più in fondo, nei vizi del sistema e del costume.
I fatti di Milano hanno dimostrato che c'è del marcio anche fra coloro che da sempre hanno assunto il ruolo di "grilli parlanti".
Meno male che chi parla sa, e fa nomi e cognomi. Ma noi non ci sentiamo di esprimere una condanna, prima che vi sia un pronunciamento definitivo della Magistratura. Non vogliamo puntare li dito contro nessuno, per non ricadere nell'errore che si fece a Torino quando dopo tante accuse, alla fine degli iter processuali, la fumosa vicenda dello scandalo Zampini, finì se non proprio in una bolla di sapone. In qualcosa di simile. Più che imputati condannati, quegli avvenimenti ci hanno regalato soltanto veleni che ancora oggi inquinano la vita politica piemontese. E la cultura del sospetto, delle accuse generiche, è a mio avviso il sintomo più rilevante della crisi dei valori nella quale noi siamo immersi. Detto questo con il convincimento che i partiti non sono composti soltanto da mele marce bisogna capire se la democrazia può ancora essere un valore stabile senza la presenza dei partiti. E domandarci cosa c'è all'orizzonte qualora volessimo sbarazzarci dei partiti e del sistema.
Inoltre: fare politica in un sistema democratico, non significa forse concordare tra partners di programmi e mantenere fede ai patti? Lecite le critiche, e guai se non ci fossero, perché sono il sale della dialettica: a patto però che siano costruttive. Leciti anche i personalismi: purché tengano conto delle regole del gioco. Anche a me è capitato di non condividere certe decisioni del governo regionale né come segretario del partito le scelte, in situazioni le più varie, di altri partiti di maggioranza. Ma è bastato trovarci, chiarirci le idee, per continuare responsabilmente il cammino intrapreso. Ho voluto fare questa lunga premessa per sottolineare la gravità delle dichiarazioni rilasciate dal Consigliere Franco Ferrara. Sono dichiarazioni che non trovano giustificazione in nessuna delle regole che ho richiamato.
Ferrara vive da anni intensamente la vita del suo Partito a diversi livelli di responsabilità e condivide da anni la vita pubblica di Torino e della Regione. Non è pensabile che per lungo tempo egli abbia ignorato le cose denunciate soltanto pochi giorni fa. Se sapeva quindi poteva, anzi doveva, parlare prima. Ma cosa sa Ferrara? Non ce l'ha detto. Ha sparato nel mucchio. Se ha qualcosa di serio da denunciare vada nelle sedi opportune e lo faccia. Non giova a nessuno il fumo dei sospetti. Non è tempo di tirare le pietre e nascondere la mano, ma di parlare chiaro. Se la sua è stata invece una sortita folcloristica sappia che nessuno ha voglia di scherzare.
Ma Ferrara è persona seria, non ho dubbi in proposito. Sono quindi convinto che non gli sfuggono le conseguenze delle sue dichiarazioni e che saprà trarre da sé le necessarie, opportune, ovvie, conclusioni



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Come già detto seguirà al mio intervento quello del collega Zacchera in quanto l'intervento, concettualmente unico, viene suddiviso in due parti.
Preciso subito che mi atterrò strettamente alla tematica della comunicazione della Giunta e alla replica del Consigliere Ferrara per rilevare che quando il collega Ferrara dice nella sua intervista che le pubbliche amministrazioni si caratterizzano per essere permeate da diffusa corruzione, dice cosa sostanzialmente esatta, ampiamente condivisibile e che, in diverse e numerosissime sedi, abbiamo conclamato. Quando afferma questo è il concetto, che esiste un cordone ombelicale fra partiti politici, affari e corruzioni, è altra affermazione ampiamente condivisibile. Quando si precisa che, in definitiva, c'è questa "commixtio sanguinis", ebbene la condividiamo, perché non si tratta tanto di una valutazione, ma di ricordare fatti veri, reali, oggettivi che si sono verificati in Piemonte nel marzo 1983, che si sono verificati nell'Irpinia con lo scandalo delle pensioni di invalidità false a decine di migliaia e più recentemente i fatti di Milano, di Roma, di Varese, sui quali, caro Rossa, mi hai provocato. I primari e i principali protagonisti sono socialisti mentre il tuo richiamo, molto inopportuno e vergognoso, di Piazzale Loreto te lo rilancio dicendoti che quelli - di Piazzale Loreto non hanno rubato, dalle loro tasche è caduto il biglietto del tram in quella occasione. I socialisti sono sempre i primari protagonisti dei furti.
A questo punto, dopo aver detto cose ampiamente condivisibili, emerge dall'intervista che il collega Consigliere Ferrara ci ha solo detto che voleva andare dal magistrato e che - questo traspare dal concetto dell'intervista - nell'ambito della Regione Piemonte si sono verificati fatti quanto meno sospetti, come quello dei pubblici dipendenti lottizzati e la legge sulle nomine. Nell'intervento il collega Ferrara ha smorzato sensibilmente le cose dette nell'intervista o per meglio dire trascritte nell'intervista e, in un certo senso, ha "spiazzato" - se mi si consente il termine - la comunicazione della Giunta la quale era stata, nella sostanza una comunicazione ancorata alle parole e ai concetti espressi nell'intervista e, per questa ragione, di censura nei suoi confronti.
L'aver smorzato i toni dell'intervista, l'aver detto che il titolo non è giustificabile, non è esatto: "i giudici rubano tutti" e simili espressioni, mi consenta il collega Ferrara di dire che avrebbero dovuto essere oggetto di una immediata smentita al quotidiano "la Repubblica": a cinque giorni di distanza dopo la censura di cui alla comunicazione della Giunta, mi pare che queste sfumature non possano essere del tutto credibili. Ecco allora che da queste considerazioni, dal fatto di avere "in pectore" ancora molte cose da dire, se non dei nomi, sicuramente dei fatti nasce la nostra richiesta di evitare che alla fine di questo dibattito ci siano soltanto ordini del giorno che deplorano, stigmatizzano o auspicano con parole solenni dei concetti infine condivisibili, ma che in definitiva si riducono alla solita discussione sul sesso degli angeli. Con uno strumento operativo ancorato a quello che è l'oggetto della comunicazione dell'odierno dibattito chiediamo l'istituzione di una Commissione d'inchiesta consiliare che non è uno strumento poliziesco, ma uno strumento di controllo politico per sentire dal Consigliere collega Ferrara capogruppo del Gruppo repubblicano, che cosa abbia da dirci in aggiunta a quanto contenuto nell'intervista e per prendere, quindi, i provvedimenti conseguenti.
Indubbiamente; non posso prevedere che da questa istituenda Commissione d'inchiesta a contenuto di controllo politico emergano fatti penalmente rilevanti: se dovessero emergere verranno trasmessi necessariamente e doverosamente al magistrato, ma anche se emergessero, in ordine a quelle censure contenute nell'intervista sui comportamenti della Regione Piemonte fatti di rilevanza e di illecito amministrativo sarà compiuta un'operazione utile. Insisto perché si concluda con uno strumento operativo questa vicenda.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Riprendendo quello che diceva il mio Capogruppo, vorrei passare al concreto perché sono abbastanza stufo, non tanto oggi, quanto in diversi dibattiti, Consigli e quant'altro abbiamo sentito in questi giorni, che alla fine si finisca regolarmente in un grande pressappochismo. Per cui caro collega Ferrara, hai perfettamente ragione, ma non basta. Non solo dovresti confermare le cose che avevi detto, ma dovresti andare un passo più avanti e cominciare a fare i nomi, dando così un contributo concreto.
Voglio denunciare ai pochi che hanno la cortesia di stare ad ascoltarmi in questo momento, perché è un'ora abbastanza difficile per prestare attenzione, che sono stufo di sentire parlare di - cultura del sospetto" che è esattamente una terminologia per riuscire ad annullare ogni e qualsivoglia osservazione critica che venga fatta sulla conduzione morale e pratica degli enti pubblici territoriali.
In definitiva, se qualcuno esprime dei dubbi, diventa un "distributore di sospetto"; se qualcuno indica dei settori critici sui quali bisogna indagare, "spara nel mucchio"; se uno presenta le interrogazioni, diventa un perditempo (con Cucco siamo i leader dei perditempo di questo Consiglio regionale); se uno protesta diventa un demagogico; se uno insiste, diventa uno "strumentalizzatore" ed un demolitore del sistema; se va dal magistrato; come ci è successo personalmente, diventa un vile, perch sfrutta la pubblicità della notizia del fatto che va dal magistrato; se uno chiede la Commissione d'indagine, come l'abbiamo chiesta, per esempio recentemente anche per quello che chiamiamo lo scandalo della pubblicità dell'Assessorato Panella, gli si risponde di no; se qualcuno fa dei nomi diventa un provocatore; se qualcuno è inquisito ed è condannato, ci viene ricordato che il nostro Codice, giustamente, tutela l'imputato fino alla sentenza definitiva: Così, alla fine, tutti sono regolarmente assolti tutto va a finire nel calderone e tutti permettono di sentire un'infamia perché è un'infamia sentirsi dire dal collega del Partito socialista che "chi è senza peccato, scagli la prima pietra". Ci sono tanti tipi di peccato; se parliamo di peccato e di corruzione politica, il mio Partito non scaglia una pietra contro i banchi socialisti, ma un pugno di monetine perché sono molto più adeguate che non le pietre per determinati lanciatori di accuse che, guarda caso, si ritrovano regolarmente in mezzo agli scandali. Sarà anche per il fatto che abbiamo molto, ma molto meno potere ma forse chi fa politica da destra non lo fa per guadagnare dei soldi guarda caso così che questo nostro Partito poche volte (mi risulta mai, ma dico perlomeno poche volte) risulta inquisito.
Facciamo dei casi concreti. Gentile Vicepresidente, mi scusi, visto che oggi rappresenta per uno strano gioco delle parti anche tutta la Giunta, ma noi in questi mesi abbiamo denunciato casi concreti a questo Consiglio regionale che imponevano delle risposte. Ne ricordo alcuni, perché in questi casi concreti ci sono degli elementi convergenti con quelle frasi che ha detto il collega Ferrara.
In Consiglio abbiamo parlato di agricoltura e noi abbiamo presentato delle interrogazioni sull'agricoltura in Piemonte alle quali, da mesi nonostante l'intervento del Presidente del Consiglio, oggi assente nonostante gli interventi del Presidente della Giunta, nonostante le lettere non pubblicate sui bollettini di Assessorati, chiediamo delle risposte. Vi sono stati dei casi in cui chiediamo di sapere perché si passa attraverso studi professionali per avere dei finanziamenti regionali.
Perché non ci viene risposto? Perché non ci viene risposto su determinate spese di miliardi nel settore agricolo? Questi sono i fatti concreti La spartizione della sanità la affronteremo venerdì, ma in quest'aula voi, colleghi di maggioranza, avete votato la lottizzazione dei vertici delle UU.SS.SS.LL. e uno dei vostri votati è già stato arrestato la settimana scorsa. Noi abbiamo presentato 24 interrogazioni con nonni cognomi, curriculum, dicendo che queste persone non hanno i titoli, le capacità, le necessarie doti per poter fare gli amministratori delle UU.SS.SS.LL. e voi, Consiglieri di maggioranza, voi esponenti della Giunta li avete votati ed eletti.
Non siete responsabili di questa situazione? Ma quando abbiamo parlato dei trasporti, due mesi fa, abbiamo chiesto una Commissione d'indagine: che fine ha fatto la Commissione d'inchiesta promossa dalla Giunta? Sono già passati i due mesi che erano stati preannunciati, in cui si dovevano dare le risposte. Dove sono le risposte? Perché non è stato messo all'ordine del giorno quello che abbiamo chiesto, cioè la Commissione d'indagine su quei determinati sperperi della Pubblica Amministrazione? Che fine hanno fatto i corsi professionali che in quest'aula, verso fine dicembre, abbiamo dimostrato essere, a 240 mila lire all'ora, corsi professionali in buona parte - eravamo anche lì nel settore agricolo - non indispensabili? Corsi che, addirittura, era già stato dimostrato fossero stati fatti e conclusi prima ancora che il Consiglio regionale definisse la loro approvazione? Perché a queste domande non viene data risposta? Siccome i liberali sono moraleggianti, che fine hanno fatto le nostre interrogazioni e proteste? Perché a colpi di 25 milioni l'uno vengono stampati dei giornali - fuori Regione, oltretutto, mi pare di ricordare - che non hanno nulla a che vedere o che comunque sono del tutto demagogici rispetto a quello che pu essere la cultura del Piemonte? Che fine ha fatto la nostra proposta di legge per la Banca Dati degli Appalti? Che fine ha fatto la nostra proposta di legge di anagrafe degli enti dei contributi che in questa Regione vengono dati agli enti e a tutte le varie Amministrazioni, organizzazioni ecc.? Questo è un fatto, perché in Commissione nomine (della quale poi dir qualcosa) si sta, in queste settimane, procedendo laboriosamente alla spartizione più puntuale e certosina, più complicata ed assoluta di tutti i posti all'interno dei Co.Re.Co, da parte di tutti i Partiti, con delle scene spassose, da "candid camera", da essere registrati nella Commissione nomine e proiettati al pubblico, in modo che veda come i propri amministratori amministrano la divisione dei posti, ma non all'ingrosso, al centesimo.
L'Assessore Maccari dice che i dipendenti della sanità lavorano la metà: benissimo, e chi procede all'assunzione dei dipendenti? Mi dite voi che gli attuali sistemi del procedere all'assunzione sono i più corretti? Su 5300 persone che mi sembra abbiano fatto il concorso 15 giorni fa per 30 posti di archivisti, voi siete convinti che siano stati chiamati 130 più capaci? Propongo che ad un certo livello, si proceda con il metodo del tirare a sorte, perché nel momento in cui la gente ha i titoli per poter accedere a determinati posti di basso livello, con licenza parlando, a questo punto sia la sorte a decidere, altrimenti spesso vince il lottizzato, superlottizzato con la lottizzazione incrociata! Insomma questi sono i fatti. Allora, dico, e concludo perché il tempo, volutamente doveva essere ridotto, che le accuse del Consigliere Ferrara sono giuste ma bisogna avere il coraggio di andare avanti. Bisogna avere - signor Vicepresidente - da parte della Giunta, delle risposte egli Assessori che non rispondono devono essere chiamati a rispondere perché è troppo facile non rispondere mai e sparire come è stato fatto questa mattina: qualcuno c'era, ma poi è sparito. Precedentemente ho fatto dei nomi: riguardo la spartizione degli incarichi professionali - vedo che l'Assessore al bilancio è sparito, forse è impegnato - andate a leggere le deliberazioni della Giunta (noi stiamo preparando la seconda edizione del famoso libro sugli sprechi) e scoprirete gli stessi incaricati nei progetti che si spostano in ogni parte del Piemonte a seconda della zona di influenza partitica perché, altrimenti, non avrebbe senso che un progettista di Verbania improvvisamente va a progettare a Navi Ligure. Come mai? Non c'è nessuno di Novi Ligure che può progettare in quella zona? Perché non si vanno a controllare queste cose? Ho presentato oggi una lunga interrogazione sugli appalti ai lavori per la costruzione e la sistemazione dei porti e dragaggi nelle zone del lago Maggiore, d'Onta e di Mergozzo. Ci sono delle anomalie in quella aggiudicazione dei lavori abbastanza strane: mi rendo poco conto del fatto che all'interno dell'Assessorato, al momento in cui siano stati visti i risultati dell'aggiudicazione dei lavori, qualcun non si sia posto dei dubbi. Sono certo che l'Assessore Panella vorrà cortesemente rispondere, in una delle prossime riunioni, a queste interrogazioni estremamente precise e documentate.
Scusate, ma facciamo i Consiglieri regionali o i questurini? Qui si passano le giornate, almeno noi Consiglieri regionali di opposizione, noi del MSI, a scartare carte, a recarci negli Assessorati, ad andare dal magistrato, a fare gli esposti e poi, alla fine, ci si viene a dire che spariamo nel mucchio. Il Consigliere Ferrara, ha mosso nella maniera giusta determinate cose, ma deve avere il coraggio morale di fare altre cose: andare avanti - non vedo proprio niente da ridere - non fermarsi così e soprattutto non fare marcia indietro, altrimenti non è più coerente con quello che dice e conferma di avere detto.
Termino dicendo che in giornata presenterò le dimissioni dalla Commissione nomine perché, a questo punto, nella Commissione nomine della Regione Piemonte non ci voglio più stare. Sono stato presente alle riunioni di tale Commissione poche volte (precisamente 13 volte su 40 riunioni circa), ma non ci voglio più stare perché la Commissione nomine non è dove si vanno a vedere le sole caratteristiche tecniche dei candidati, e quindi che siano impeccabili i loro curriculum, ma diventa, come è diventata di fatto, la preparazione alla spartizione partitica delle nomine. Come vedete, addirittura sulle schede di votazione c'è il proponente di fianco con il simbolino del Partito, ed è evidente che quando c'è autocandidatura non è eletto mai nessuno. Penso che questa sia la dimostrazione provata e visibile di come la spartizione del potere dei Partiti non ha niente a che vedere con la democrazia, ed abbia veramente superato, anche in Piemonte anche a Torino, anche in questo Consiglio regionale, i limiti della decenza.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 13,45)



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