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Dettaglio seduta n.147 del 05/05/92 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 5) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Ha chiesto congedo l'Assessore Cerchio.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Comunico che dopo l'esame della proposta di deliberazione n. 409, di cui al punto 7) all'o.d.g., passeremo al progetto di legge n: 183, già esaminato dalla I Commissione per quanto riguarda la parte finanziaria pertanto può essere approvato.
Si tratta di argomenti di breve discussione, dopo i quali potremo affrontare - e colgo l'occasione per salutare il pubblico intervenuto - le questioni inerenti l'ospedale di Valenza.
A questo punto, affido la Presidenza al Consigliere Segretario Foco.



FOCO ANDREA


Argomento: Navigazione (lacuale e fluviale)

Esame proposta di deliberazione n. 409: "Modifica alla DCR n. 350-5112 del 22.04.1992 disciplinante la navigazione sulle acque del Lago di Viverone"


PRESIDENTE

La parola all'Assessore Panella sulla proposta di deliberazione n. 409.



PANELLA Luciano, Assessore regionale

Si tratta di una piccola modifica di carattere tecnico. Noi proponiamo di abrogare il quarto comma dell'art. 4 del Regolamento per la disciplina della navigazione sulle acque del lago di Viverone, il quale recitava: "E' vietata la circolazione di natanti a motore ad uso privato, con potenza anche cumulativa superiore a 25 cavalli fiscali". Questo perché per uso privato si intende un uso da parte di aziende, Enti o Amministrazioni che utilizzano il mezzo per raggiungere i propri fini, i propri scopi; in realtà, noi volevamo riferirci al diporto.
All'art. 2, dove si parlava di divieti, proponiamo la seguente dicitura del comma 3: "o aventi motore con potenza, anche cumulativa, superiore a 25 cavalli fiscali". Il termine "diporto" nell'art. 2, comma 3, è già contenuto; il testo finale perciò diverrebbe: "è vietata la navigazione e lo stazionamento a tutte le unità da diporto, aventi una stazza lorda superiore alle 4 t, o aventi motore con potenza, anche cumulativa superiore ai 25 cavalli fiscali".
Questa è la sostanza della modifica: le unità sono da intendersi da diporto e non ad uso privato come erroneamente era stato scritto nella rima stesura.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bortolin; ne ha facoltà.



BORTOLIN Silvana

Brevemente, Assessore, per chiarire due aspetti. In relazione alla proposta di modifica, possiamo anche concordare; però, fatto salvo tutto il discorso delle iniziative che la Regione (oltre al Regolamento che abbiamo approvato e la modifica che ci viene sottoposta) dovrà assumere per raggiungere gradualmente il disinquinamento del lago e il rispetto e la tutela di questa zona di pregio naturalistico, volevamo avere in questa sede il chiarimento che questa limitazione non riguarda le imbarcazioni che saranno utilizzate per la scuola di sci nautico. Vi è grossa preoccupazione in questo senso da parte degli operatori economici della zona e mi pare che un chiarimento - peraltro in parte già avuto - vada fatto.
Vogliamo però cogliere questa occasione io non ero presente alla discussione del Regolamento - per sottolineare una questione che è importante evitale per le attività che si svolgono nel lago, ma anche perla fruibilità dal punto di vista turistico del lago stesso.
Noi abbiamo una legge nazionale, che è il Codice Navale, che va sicuramente rispettato e fatto rispettare; abbiamo adesso un regolamento che è, rispetto al precedente, più avanzato e meglio risponde alle necessità che richiamavo prima di tutela e di salvaguardia del lago.
Esiste il problema dell'applicazione e del rispetto del Regolamento.
Più volte abbiamo sottolineato che il Comune di Viverone non è in grado di far rispettare questo Regolamento; più volte constatiamo come, da parte dei turisti e dei cittadini (per fortuna pochi), vi sia una violazione palese dei regolamenti stessi, di quello precedente e ancor più di questo che abbiamo approvato e che è in vigore.
Tale non rispetto crea davvero, oltre che pericolo per la salute dei cittadini e dei turisti, ulteriori gravi danni circa la tutela del lago. Il Comune di Viverone ha cercato, anche attraverso una convenzione con il Comune di Biella, .di sopperire a questa carenza, soprattutto nel periodo estivo, ma è una situazione che non può essere certamente considerata definitiva.
Da questo punto di vista alcuni obblighi corrono da parte della Regione Piemonte e io vorrei davvero, in questa sede, capire come, seppure gradualmente rispetto alle possibilità che la Regione ha, si vuole andare nella direzione di mettere a disposizione i mezzi necessari e indispensabili per far rispettare e applicare questo Regolamento.
Inoltre vorrei sollecitare ancora l'approfondimento, lo studio e l'analisi, peraltro già avviata, in relazione alla vita futura di questo lago.



PRESIDENTE

Se non ci sono altri interventi, la parola all'Assessore per la replica.



PANELLA Luciano, Assessore regionale

Tranquillizzo la collega Bortolin. Abbiamo introdotto una limitazione di stazza, che è facilmente controllabile; abbiamo introdotto una limitazione di velocità (10 nodi), che è meno facilmente controllabile abbiamo poi voluto aggiungere questa limitazione di potenza, che è facilmente controllabile.
La limitazione di potenza si riferisce a 25 cavalli fiscali, e significa, per i motori a due tempi (cioè quelli fuoribordo), una limitazione di 90 cavalli circa e per gli entro-fuoribordo di 140-150 cavalli, il che consente di praticare lo sci nautico, perché con una potenza reale di tale portata è sicuramente possibile farlo.
In particolare, le scuole di sci nautico, che hanno mezzi ad uso pubblico, non hanno questi tipi di limitazione; possono quindi usare il tipo di potenza e di barca che vogliono, mentre i privati possono limitandosi a queste potenze, praticare ugualmente lo sci nautico.
Con questa limitazione, di potenza si è voluto dare una scrematura al numero di barche che vi sono sul lago di Viverone, che come abbiamo detto l'altra volta è di gran lunga fuori da ogni tipo di standard regionali; si tratta quindi di un segnale molto forte.
Per quanto riguarda il controllo, abbiamo detto l'altra volta che purtroppo abbiamo delle difficoltà, come Regione, di mettere del personale a disposizione; cercheremo, insieme al Comune di Viverone e con un mezzo messo a disposizione dalla Regione Piemonte, di fare il miglior controllo possibile. Questo è il massimo che possiamo fare e credo che sia comunque meglio che non fare nulla, come è avvenuto in passato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

Solo alcune parole rispetto alla proposta di deliberazione avanzata dall'Assessore per modificare, in via formale, quanto era già stato approvato nella precedente seduta. Sono andato a leggere il verbale e ho verificato che l'emendamento a suo tempo presentato dall'Assessore era stato approvato a maggioranza. Quindi, logica vorrebbe che anche in questa occasione ci fosse la stessa espressione da parte del Consiglio.
Colgo questa occasione per riprendere quanto era emerso nel confronto fatto con gli amministratori e le forze locali che gravitano sul lago di Viverone, in occasione della prima approvazione del regolamento, per sollecitare di nuovo l'Assessore Panella, ma anche gli altri Assessori, a verificare, possibilmente assieme ai componenti della II Commissione l'opportunità di fare, come per altro avevamo già presentato, una visita sul posto. Dico questo per continuare quell'abbozzo di discorso che si era iniziato la volta scorsa, con l'ipotesi di definire un osservatorio permanente per verificare gli effetti conseguenti all'applicazione di questo regolamento, ma anche le condizioni ambientali riferite al lago di Viverone. Dico questo anche perché è apparsa la notizia su "La Stampa" di oggi che di fronte alla continua sottrazione di reperti archeologici si è dovuto installare un impianto di antifurto sul lago di Viverone.
Questo è un altro elemento che, da una parte, denota la difficoltà di avere una vigilanza costante sul lago che possa, come peraltro espresso anche nel primo articolo del regolamento, garantire la conservazione e valorizzazione dei beni ambientali e culturali, e, dall'altra, credo sia uno stimolo in più per tutti i Consiglieri per prendere più seriamente in mano questa questione e verificare anche sul posto la condizione reale e le possibilità di continuare il dialogo con gli amministratori e le forze sociali che operano sul lago di Viverone per concretizzare l'ipotesi di costituzione di un osservatorio permanente.
Rispetto alla deliberazione, chiaramente, il nostro voto sarà favorevole.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione la proposta di deliberazione n. 409, il cui testo, a mani dei Consiglieri; verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 22 voti favorevoli e 12 astensioni.


Argomento: Resistenza

Esame progetto di legge n. 183: Per la Casa della Resistenza nell'area monumentale di Verbania Fondo Toce"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame del progetto di legge n. 183, di cui al punto 8) dell'o.d.g. L'iscrizione di tale provvedimento è stata richiesta ai sensi dell'ara. 34, comma 4, del Regolamento interno del Consiglio regionale, da parte del proponente, Consigliere Beltrami, che ha facoltà di intervenire.



BELTRAMI Vittorio

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, la relazione che accompagna questa proposta di legge è stata pressoché coralmente sottoscritta da tutti i Gruppi presenti in questo Consiglio regionale. Dico pressoché coralmente perché un paio di Gruppi non l'hanno sottoscritta. Rimando dunque il Consiglio a tale relazione scritta per entrare meglio nel dettaglio.
Desidero comunque fornire alcune brevi annotazioni per inquadrare il problema. Non vi è nulla di straordinario in questo intervento, se non lo si rapporta, forse come dimensione economica, rispetto alle dotazioni che il Consiglio regionale dà annualmente alla legge sulla valorizzazione del patrimonio artistico, culturale e dei luoghi della lotta di Liberazione.
Viene coinvolto, com'è giusto in queste iniziative, il Comitato per l'affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione, , istituito presso il Consiglio regionale.
Devo, per memoria, ricordare che sono anni che si parla di questa iniziativa; il compianto collega Viglione intendeva presentare una sua proposta di legge con una spesa che, di fatto, era il doppio dell'odierna proposta, spesa ora contenuta opportunamente alla luce anche di ovvie considerazioni che investono la finanza regionale. Viglione è venuto meno tragicamente, quindi non è possibile parlare di continuità, semmai di sopravvivenza e, anche per questo tipo di sopravvivenza, il sottoscritto ha ritenuto di portare avanti questa iniziativa.
Non è da trascurare il luogo in cui viene calata; è un luogo nella prossimità della riserva naturale speciale di Fondo Toce e questo tiene particolarmente in conto di un passaggio della legge che ho testè citato che privilegia queste aree. Vi è attualmente, in luogo, un largo viale attraverso una pineta che sfocia in un piazzale in cui al centro, dentro un'urna di granito contenente ceneri provenienti dal campo di sterminio di Mathausen, si erge un'alta croce dietro alla quale un lungo muro porta incisigli oltre 1200 nomi dei caduti partigiani di questa provincia.
Successivamente, il complesso si sviluppò, vennero ricordati i militari che perirono nei campi di sterminio e gli ebrei trucidati a Meina (l'eccidio è il secondo in Italia, dopo quello delle Fosse Ardeatine).
Infine, è stata collocata un'imponente struttura in rame, donata da partigiani dell'est europeo in memoria dei loro compagni caduti in terra novarese.
Devo ricordare che 1'11 giugno 1944, il Verbano, e particolarmente la Val Grande, venne investito dal più grande rastrellamento (se non il più grande, comunque accostabile a quello di Boves) che i nazifascisti scatenarono contro le formazioni partigiane dell'intero novarese: 17.000 fra tedeschi e fascisti contro 400/500 partigiani. Fu un vero e proprio massacro, una spietata caccia all'uomo. Ogni resistente armato o disarmato ferito o no venne immediatamente ucciso o pubblicamente fucilato. Al termine del rastrellamento, il 20 giugno, per dare una "lezione" definitiva ai resistenti e alle popolazioni, che li sostenevano e aiutavano, 43 partigiani (fra essi una donna, Cleonice Tomassetti), prelevati da Villa Caramora ad Intra, ove erano stati rinchiusi e ripetutamente torturati vennero fatti sfilare per tutto il lungolago sino a Fondo Toce e qui fucilati. Carlo Suzzi, un giovane dei 43 messi a fucilazione; pur ferito riuscì miracolosamente a salvarsi.
Le immagini di quel corteo (tre fotografie stampate clandestinamente) con il cartello che i giovai partigiani furono costretti a portare ("Sono questi i liberatori d'Italia oppure sono i banditi?"), fecero nel dopoguerra il giro del mondo e divennero famosissime, un simbolo non solo per la Resistenza novarese, ma per l'intero movimento di liberazione italiano.
Vicino a quest'area ci sono i confini della cosiddetta "Repubblica dell'Ossola" del 1944 con i suoi 45 giorni di storia che, evidentemente, in questo momento, non posso che richiamare. Ogni anno questo luogo è visitato non solo da colleghi della Resistenza, ma da giovani studenti e operatori di educazione che vengono da ogni parte d'Europa e del mondo. Giunti in luogo, i visitatori non hanno la possibilità di essere ospitati né di fuggire all'inclemenza del tempo, visto come fattore atmosferico, e da qui il progetto di questa struttura con carattere polivalente in grado di accogliere, come prima ospitalità, coloro che intervengono offrendo anche i primari servizi e, per quanto possibile, affidare un'area contenuta all'interno della polivalenza della struttura ai fini museali e con un approccio serio e documentato con la storia della Resistenza e dell'eccidio del 1944; è struttura indispensabile che mi auguro possa essere inaugurata nel 1994, mezzo secolo dopo i fatti che ho appena ricordato.
Concludendo il mio intervento dico che il Novarese è stato ed è terra partigiana, terra di grandi lotte per la libertà, per la pace e per la democrazia. Dopo 1'8 settembre 1943 giunsero giovani da ogni parte d'Italia e molti stranieri che combatterono e caddero per la nostra libertà: inglesi, tedeschi, jugoslavi, russi, cecoslovacchi ed australiani. Ne sono testimonianza le centinaia di lapidi, cippi e monumenti, sparsi nelle nostre valli.
I valori democratici - tenderei a sottolineare questo aspetto - così a caro prezzo conquistati, gli stessi valori per i quali oggi si vive questa esperienza parlamentare e regionale, sono dati per sempre, però necessitano di un continuo impegno di strumenti e di testimonianze che contribuiscano a tramandarli di generazione in generazione.
Passano gli anni e le file dei sopravvissuti alla guerra e alle deportazioni, si assottigliano e molti di quei protagonisti sono già passati e sono andati avanti varcando il guado, ("Sono andati avanti"è un linguaggio tipico degli alpini). Giorno verrà nel quale anche l'ultimo dei combattenti della Resistenza, non più accompagnato dai commilitoni, si allontanerà oltre l'orizzonte, oltre lo scenario della vita.
Dunque, nel cuore di quella terra, ed è questo lo spirito della proposta, che tanto ha dato al Paese, oltre all'attuale monumento, alla sua suggestione e alla sua solitaria imponenza; ora nulla vi è, e nulla rischierebbe di rimanere a migliore informazione del visitatore quando chi ha vissuto quei giorni non sarà più presente ad illustrarli. Da qui l'odierna iniziativa che non è frutto di fantasia né di emotività a scoppio ritardato, ma è l'attuazione di un preciso indirizzo maturato nella nostra Regione che, sin dal suo sorgere, ha ritenuto di celebrare questi fatti ed appartiene ad una precisa e documentata norma legata alla nostra legislazione regionale. Aumentiamo per dimensione questo tipo di intervento rispetto alla ordinarietà di tutti gli anni, ma siamo nello spirito e nella lettera della norma regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie Presidente, colleghe e colleghi, il Gruppo Rifondazione comunista è favorevole alla realizzazione di una Casa della Resistenza che ricordi la lotta partigiana svoltasi in Val d'Ossola e nelle aree del Verbano (Fondo Toce), tant'è che ho firmato la proposta di legge.
L'intervento lo svolgo per sostenere l'opportunità e la possibilità di mettere in relazione la decisione di dare una sede alla Casa della Resistenza con una novità emersa in questi ultimi mesi. La novità emersa è quella eSpressa dalla Giunta regionale, attraverso l'Assessore Gallarini di vendere la Villa San Remigio, sita in Comune di Verbania. Insieme ad altri colleghi ho svolto, la settimana scorsa, un sopralluogo presso questo complesso di eccezionale valore storico, ambientale ed architettonico: Si tratta di una bellissima villa dell'800, circondata da un parco di circa 90.000 metri quadri, in parte organizzato secondo la cultura del giardino all'inglese, in parte secondo i progetti dei giardini all'italiana. E' una gemma storico-architettonico di eccezionale pregio di proprietà della Regione Piemonte. La Giunta regionale ipotizza la vendita di questa villa e di questo parco. Dopo averla visitata, mi sono convinto che dismettere un patrimonio di questo genere sarebbe sbagliato. Nello stesso tempo desidererei che la Presidente del Consiglio Regionale, Carla Spagnuolo, che in questo momento è assente, ma prego chi la sostituisce di voler riferire questo intervento e lo stesso Presidente della Giunta, valutassero approvata questa legge che segna la fine e l'inizio di un cammino da lungo tempo preparato da parte delle Associazioni partigiane, delle Comunità e degli Enti locali per realizzare una idonea struttura che ricordi quei fatti, la possibilità di agire in modo tale da verificare la possibilità di una soluzione diversa da quella fin qui prospettata.
La soluzione che propongo è di verificare, in accordo e insieme sin dall'inizio con le associazioni partigiane innanzitutto e con tutte le associazioni e gli enti che si sono occupati di questa questione, la possibilità di individuare nel complesso della Villa San Remigio e del suo parco la Casa della Resistenza che ricordi la lotta partigiana e l'eccidio di Fondo Toce.
Penso che, per tutte le popolazioni che hanno partecipato direttamente alla lotta partigiana, che oggi la ricordano, e per i giovani e i partigiani, disporre di una sede come Villa San Remigio sia un fatto eccezionale, di eccezionale valore politico e di grande valore culturale.
Dare la possibilità di realizzare il Museo della Resistenza all'interno della villa ed organizzare la stessa villa, già predisposta con sale riunioni, come il centro in cui convergono le associazioni, dopo aver visitato il monumento dove il sangue è stato versato, è un fatto di valore.
Alle migliaia di cittadini che ogni anno si recano a Fondo Toce si offrirebbe una struttura di eccezionale valore e capacità. Una struttura all'interno della quale è possibile far soggiornare decine di persone anche dal punto di vista residenziale o far soggiornare centinaia e centinaia di persone per un'intera giornata. Si può dedicare l'intero parco alla Resistenza. Si può organizzare un museo non solo entro le pareti della villa, ma per quanto possono consentire alcuni reperti addirittura all'aperto.
Penso sia un modo di offrire all'insieme delle Associazioni partigiane e a tutta la collettività piemontese un esempio di come si possano utilizzare i beni della Regione Piemonte in accordo con le comunità, dando una risposta di alto livello al lavoro svolto in questi anni da Associazioni ed Enti locali.
Si tratta di non fermare un bel nulla; si tratta, fatto il passo finale della decisione da tempo maturata, di prendere in mano l'attuazione della legge alla luce delle opportunità che si sono aperte oggi - e non lo erano ieri - con la possibile utilizzazione di Villa San Remigio. La Villa San Remigio in questo modo verrebbe mantenuta nel patrimonio pubblico e utilizzata dalle Associazioni e dagli Enti locali come casa della Resistenza. Il parco, oggi precluso, e la villa, oggi sottoutilizzata tornerebbero a vivere per la comunità.
Questa mia richiesta è anche dichiarazione di voto a favore della legge. Salviamo la villa San Remigio, facciamone casa, museo e parco della Resistenza, e verifichiamo la possibilità che questa idea trovi il consenso delle Associazioni partigiane e degli Enti locali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Signor Presidente e colleghi, nell'affrontare questo tema, che mi tocca personalmente trattandosi di una realizzazione che si andrebbe a fare nella mia città, Verbania, vorrei con "cuore in mano" sostenere alcune cose.
Innanzitutto vorrei non essere travisato; quanto andrò dicendo dovrà essere preso nei termini e nel modo con cui viene detto. Non vorrei che domani venisse travisato con cose non dette o male interpretate.
In secondo luogo, l'espressione di un senso di rispetto per chi mi ha preceduto nel parlare, soprattutto per il relatore ed estensore della proposta di legge, il collega Beltrami: poiché ha vissuto la lotta partigiana, posso capire quanto ha inserito del profondo di se stesso in questa deliberazione.
Esprimendo questo rispetto e comprendendo la proposta di normativa sorta di testamento spirituale del Consigliere Beltrami, non posso non dissentire nel fondo da questo provvedimento. E ciò non per facili motivi ("i missini non vanno d'accordo con la Resistenza"), ma per alcuni motivi specifici e concreti, che vi prego di considerare se volete affrontare questo problema una volta tanto con un po' di serietà, senza preconcetti prima ancora di confrontarsi sulle idee.
Innanzitutto mi duole rilevare che la relazione alla proposte di legge è scritta con il cuore, ma non sempre suffragando i fatti.
I fatti, Consigliere Beltrami, non sono andati soltanto come dice la relazione. Si deve avere il coraggio di dire, a cinquant'anni di distanza che se vi fu spietata guerra civile dalle nostre parti, fu con caduti e morti da entrambe le parti; morti che oggi vengono ricordati in maniera diversa; morti che non fosse altro che per pietà cristiana, passati tanti decenni, dovrebbero essere ricordati, diversamente.
Non vorrei fare del cattivo gusto, ma ci sono frasi nella relazione che non corrispondono al vero: non è vero - fortunatamente - che queste persone erano state tutte torturate prima di essere uccise; non è vero, e fonti storiche parlano chiaro, che ci fu un rastrellamento con 17.000 soldati contro 500: sono esagerazioni che fanno danni di carattere storico a quella che è stata la guerra di Liberazione.
E non è vero - questo a mio avviso è punto fondamentale - che nell'area di Fondo Toce ci sia una così alta richiesta di una realizzazione che pu essere utile, ma non fatta in questa maniera. Non è vero che la Casa della Resistenza sia un'esigenza non più rinviabile; al di là di determinate frasi della relazione, ci troviamo in una situazione in cui la Resistenza viene letta quasi in termini oleografici. Pensate che a Verbania la sala consiliare è intestata al capitano Flain, l'unica sala pubblica si chiama Sala della Resistenza, c'è via della Resistenza, via XXV aprile, via dei Partigiani, via dei 42 Martiri partigiani, ci sono vie intitolate a tutte le principali formazioni partigiane, 11 vie sono intitolate a caduti partigiani, e si è raggiunto il cattivo gusto quando la Giunta di Verbania sicuramente antifascista - ha intitolato "Piazzale Caduti dei lager di sterminio nazisti" il luogo dove si stanziano circhi e baracconi per le feste patronali.
Secondo me si commette l'errore di continuare a pensare alla Resistenza come un capitolo a sé stante, come se si fosse su una nuvoletta, dove i buoni stanno da un parte e i cattivi dall'altra. Si perpetua un'oleografia non vera, purtroppo o per fortuna.
Consigliere Beltrami, perché nella tua relazione non hai ricordato altre cose accadute dalle nostre parti? Si parla della Val Grande, ma perché non si ha il coraggio di dire delle persone trucidate a Pogallo da partigiani del Tribunale del popolo? Caddero a decine. Il Consigliere Beltrami è di Omegna e sa cosa è successo ad Omegna, alla famiglia Trimboli a Fovana: tutta la famiglia sterminata nel lago; altre cose, che non è opportuno ora riportare, vanno però prese in considerazione. Perché non si ha il coraggio di scrivere cosa è successo nel bosco della Bildellina, o che a Verbania ci sono ancora oggi i cadaveri di persone uccise su un battello a pochi metri dalla riva soltanto perché venivano trasportati dei militi (oltreché dei civili che non c'entravano niente) durante un mitragliamento inglese? Occorre vedere le cose con estrema serenità, serietà e rispetto, e cominciare a dire che se è giusto e comprensibile che vi sia un qualcosa che ricordi la Resistenza, non sia intesa soltanto come un ricordo di parte, ma il ricordo di un fatto storico, vero e reale, che ha visto il nostro popolo e le nostre genti lacerarsi. La mia famiglia è stata divisa e travagliata al suo interno, con una parte che combatteva quasi contro l'altra.
Che senso ha realizzare a Fondo Toce una Casa della Resistenza? Al di là delle osservazioni del Consigliere di Rifondazione comunista, a Verbania abbiamo una struttura che si presterebbe in modo ideale ad ospitare una realizzazione del tipo di quella che oggi viene proposta. C'è Villa Caramora, proprio dove c'era la sede del Comando tedesco, dov'erano tenuti prigionieri dei partigiani, che è inutilizzata, che rischia di essere oggetto di una speculazione privata ignobile, non foss'altro che per il rispetto a chi rischiò di morire o morì fra quelle mura.
Perché non realizzare la casa della Resistenza, ad esempio, sul lungolago di Villa Caramora? Costerebbe meno del miliardo e mezzo previsto e inoltre è un posto facilmente fruibile dai servizi, dove avrebbe logica avere delle strutture quali un cinema e un auditorium. A Verbania c'è già una sala della Resistenza, l'ex cinema Italia, poi detta sala della Resistenza; all'interno vi è la possibilità di ospitare tutti i musei che si vogliono e utilizzare il denaro per fare cose più valide. A Verbania c'è un museo con stanze vuote, dove utilmente si potrebbero realizzare dei locali, opportunamente inseriti anche in un contesto storico più lungo partendo dai tempi del Medioevo fino ai giorni nostri, si tratta del Museo del Paesaggio. E perché non utilizzare allora Palazzo Luniani per fare questa struttura? Che logica c'è ad andare a spendere un iniziale miliardo e mezzo per costruire questa Casa della Resistenza, che oltretutto viene ad essere realizzata nel parco del Fondò Toce, dove chi costruisce un garage va in galera perché sono bloccate le costruzioni? Secondo me, sia dal punto di vista logistico che da quello legislativo ci sono delle incongruenze. Inoltre, dal punto di vista finanziario ci sono alcune assurdità. Il Capogruppo Majorino ed io, abbiamo presentato degli emendamenti. Si parla di- 600 milioni che non si sa se verranno dati alla istituenda provincia di Verbania oppure al Comune di Verbania. Ma si è mai visto cominciare a costruire qualcosa senza neanche sapere a chi andranno i soldi? Si tratta di un contributo iniziale, perché non sappiamo ancora quanto costerà la realizzazione di questo progetto.
Assessore Gallarini, qui stiamo dimenticando la Resistenza per entrare nella tecnica di bilancio di questa amministrazione regionale: si possono assegnare centinaia di milioni di contributi in questa maniera? Il progetto iniziale costava tre miliardi, adesso si è detto che costerà soltanto un miliardo e mezzo. Non è vero, anche se verrà ridotto, perché alla fine costerà più di tre miliardi. Io mi chiedo se è vero - ritorno al fatto storico - che la gente di Verbania sta sognando ad occhi aperti la costruzione di questa Casa della Resistenza. Questo non è vero ed è detto da tutti coloro che possono legittimamente difendere e tutelare i valori della Resistenza. Non c'è nessuno che sta sognando ad occhi aperti questa cosa. Allora perché il Consiglio regionale, se veramente crede che all'interno, della gente ci sia questo desiderio, non lancia una pubblica sottoscrizione per costruire qualcosa che sia di tutti e che ricordi la storia comune, anziché essere la Regione che dall'alto fa piovere il miliardo e mezzo, che poi sarà di più, per costruire qualcosa che resterà un guscio vuoto? Non è vero che a Fondo Toce passano migliaia e migliaia di persone di giorno e di notte; oltretutto questa affermazione si presta anche, scusa Beltrami, a considerazioni di cattivo gusto perché in quella zona, di notte si fanno altri mercati, purtroppo. E' stata uccisa una prostituta proprio vicino al piazzale non più tardi di un mese e mezzo fa, quindi è opportuno che almeno certe cose non vengano scritte nelle relazioni che approdano in Consiglio regionale! Scusate, ma questa ve la dovevo! Secondo me, c'è da cambiare l'approccio al problema, la Resistenza va rivissuta in chiave storica, mettendone in luce tutti i valori che indubbiamente ci sono stati, come ci sono state anche delle cose che non hanno funzionato, nello stesso tempo bisogna avere il coraggio di dire che per quegli anni una parte del paese, di minoranza o di maggioranza, non condivideva e combatteva queste cose. Un Paese, un popolo, non sarà 'mai un popolo maggiorenne se ha paura della propria storia o se si continuerà a narrare la storia soltanto vista da uno dei due lati della barricata (che fortunatamente la mia generazione non ha visto). Chiedo più sobrietà, non dico che bisogna bocciare questa idea, ma penso che vada riportata in Commissione, ridiscussa, rilocalizzata, per creare qualcosa di veramente compreso dalla gente, non l'ennesima struttura vuota (dove naturalmente ci metteremo il custode, pagheremo i servizi e gli allacciamenti).
Secondo me, è possibile costruire qualcosa di veramente valido se si vuole, senza odio nei confronti di qualcuno, senza divisioni di parte: dimostriamo di essere cresciuti anche su quésto tema, che ha diviso il Consiglio regionale in modo molto più drammatico che non invece le poche parole di oggi, che peraltro sono accolte con il massimo rispetto e ringrazio tutti proprio perché grazie a quella lotta di Liberazione oggi posso parlare qui dentro.
Io non dimentico queste cose, però chiedo che ci sia rispetto anche per quello che è stato il divenire della storia e quindi che vengano ricordate anche, pur in maniera modesta, le persone che caddero dall'altra parte della barricata: ci sono stati molto più di mille caduti dall'altra parte nell'Alto Novarese. E per loro non c'è neanche una croce, neanche un monumento. Non fu un caso che queste persone furono trucidate a Fondo Toce si trattò di un'azione di rappresaglia per dei morti che c'erano stati a poche decine di metri. Allora, perché con serenità, con fierezza, prendendo atto di quello che è stato, non dimenticando, anzi ricordando sempre di più, non diamo una lettura umana, mi permetto di dire cristiana, a queste cose? Io credo in queste cose.
Questo era il messaggio che volevo dare al Consiglio regionale, quindi il mio voto contrario non è di aprioristica critica all'iniziativa, che secondo me va ristudiata, riapplicata, localizzata in una struttura tra l'altro già esistente (basta utilizzare quelle che ci sono), con soldi risparmiati, oltre che con una contribuzione pubblica, per poter costruire veramente un Museo della guerra civile per ricordare nel modo acconcio doveroso, sobrio, ma anche - oso dire - onesto tutte le parti e tutti i ragazzi che allora avevano vent'anni e che caddero da una parte e dall'altra.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Consigliere Ferrara ricordo al pubblico che può assistere ai lavori dell'aula, ma non può intervenire in alcun modo al dibattito che si sta svolgendo.
Ricordo inoltre ai Consiglieri che è in distribuzione la relazione sullo stato di attuazione del Piano socio-sanitario regionale del 1990 utile per i lavori della IV Commissione di giovedì mattina.
Ha la parola il Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, farò un breve intervento su questa legge per esprimere le perplessità del Gruppo repubblicano rispetto alla legge stessa. Vorrei fare una premessa, perché è sempre molto difficile poter parlare di questi problemi senza correre il rischio di essere fraintesi, correndo il rischio di prendere posizioni preconcette dando dei giudizi su un periodo storico che io non voglio esprimere in questa sede. Un giudizio su quel periodo storico lo diede questo Consiglio regionale sulla base di un ordine del giorno che io presentai quando alcuni mesi fa, polemiche giornalistiche avevano fatto diventare un periodo, che io considero glorioso ed importante della nostra Repubblica poco meno di un regolamento di conti tra fazioni, tra bande, tra banditi o cose di questo genere. Io, che solitamente non mi riempivo e non mi riempio la bocca di questi problemi, proposi al Consiglio regionale un ordine del giorno e ci fu un dibattito serio in cui quei valori; che nella relazione di Beltrami sono tutti confermati, vennero affermati in quella sede. Quindi non sono i valori della Resistenza che io metto in dubbio. Non credo che tutto possa essere messo ad equidistanza rispetto alle cose avvenute tanti anni fa: credo che quei valori siano tutti quanti da ricordare, da rammentare, da confermare, da diffondere. Sono quindi d'accordo su tutto quanto è contenuto nella relazione che, con grande entusiasmo, il Consigliere Beltrami ci ha proposto. La mia perplessità è di un'altra natura, investe essenzialmente gli aspetti economici della Regione Piemonte. Il sacrificio di quei martiri, che è giusto onorare sempre, ci diede la Costituzione che oggi garantisce tutti, lo ha già detto Zacchera e che al primo, articolo dice che l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. Oggi ci troviamo in una situazione, in Piemonte e non solo in Piemonte, di estrema gravità. Credo che sia compito primario della Regione Piemonte creare le condizioni necessarie a far sì che questo articolo della Costituzione, il diritto al lavoro, sia un diritto reale, sancito non soltanto nella Costituzione, ma nelle cose e nei fatti.
Credo che la Regione debba, in questo momento di crisi e di difficoltà orientare tutti i propri sforzi rispetto a questo obiettivo. Le risorse che noi abbiamo sono estremamente carenti. Non solo l'Assessore Gallarini sa quanto siano carenti, ma tutto il Consiglio regionale sa bene quanto siano carenti queste risorse e tutti insieme abbiamo detto e diciamo che occorre non rifinanziare tutte le leggi che abbiamo creato in questi vent'anni dalla costituzione dell'Ente Regione. Non solo dobbiamo non rifinanziare tutte le leggi, ma dobbiamo anche cercare di non fare leggi di spesa quando queste non sono strettamente necessarie, se non sono finalizzate a qualcosa capace di avviare meccanismi di ripresa economica della nostra Regione.
Dei problemi della sanità abbiamo parlato e ne parleremo ancora oggi.
Ci sono dei problemi drammatici che ci costringono a fare dei tagli, delle rinunce, dei sacrifici enormi. In questa situazione credo che ogni nuova legge di spesa debba essere valutata fino in fondo. Non si onora la Resistenza soltanto facendo questo mausoleo, credo che si onori la Resistenza facendo il proprio lavoro e soprattutto creando le condizioni perché il lavoro sia un diritto di tutti. Qualche tempo fa su questa mia posizione il Consigliere Calligaro polemizzò dicendo che non era il miliardo e mezzo che poteva risolvere tutto. Certo, però dobbiamo essere coscienti che non è con un recupero di cento miliardi che risolviamo il problema e troviamo risorse necessarie per fare investimenti di cento miliardi. Occorre fare una serie di scelte di priorità, che mi pare debbano essere fatte non soltanto sulle leggi già finanziate e da non più finanziare, ma anche sulle leggi nuove.
Per questo motivo avrei chiesto al Presidente, se ci fosse stato, se questa legge deve essere considerata una legge che ha priorità rispetto al progetto e al programma complessivo non soltanto economico, ma anche sociale della nostra Regione oppure no. Io ritengo che questo non sia un elemento prioritario tanto più dopo i due interventi che mi hanno preceduto che lasciano individuare possibilità diverse e meno costose rispetto allo stesso obiettivo. In questa situazione devo invitare, i presentatori, in primo luogo l'ex Presidente Beltrami, a rivalutare i contenuti di questa legge e vedere se le stesse finalità possono essere ottenute con minore dispendio di risorse cercando di onorare i martiri della Resistenza facendo rigorosamente il nostro dovere a vantaggio del Piemonte.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nell'intervenire desidero innanzitutto ricordare che a Ponti sul Mincio, provincia di Brescia, c'è una località denominata "Piccola Caprera". Piccola Caprera consta di circa diecimila metri quadrati di terreno che erano di proprietà del comandante Balisti, che fu un valoroso combattente prima di tutto in Africa settentrionale e che con testamento donò questa proprietà all'Associazione Bersaglieri dell'Africa settentrionale affinché, attraverso un atto di fondazione, la destinasse a mausoleo. Mausoleo che è sorto circa dieci anni fa, o poco più, e che oltre alla salma dello stesso comandante Balisti contiene cippi, cimeli e spoglie di combattenti sia del periodo 1943-45 in Africa settentrionale, sia del successivo periodo della Repubblica Sociale Italiana.
Ebbene, questa località Piccola Caprera, che è amministrata e gestita da alcuni reduci d'Africa, è oggetto di visitatori, di pellegrini, penso anche lì a migliaia, così come dice il collega Beltrami relativamente al già esistente mausoleo di Fondo Toce o sito in Verbania nella località di cui all'attuale legge. Ma nessuno ha mai chiesto finanziamenti alla pubblica autorità, ai pubblici poteri. In origine c'è stata una sottoscrizione e adesso viene mantenuta in perfetta efficienza, in perfetto ordine, sia per accogliere i visitatori pellegrini, sia per eventualmente farli soggiornare.
Devo esprimere la mia meraviglia per il fatto che questo disegno di legge, che oggi approda nell'aula consiliare, non sia stato preceduto da un esame della questione finanziaria per valutare la possibilità di indire una pubblica sottoscrizione. Mi rifiuto di credere, se è vero come ritengo che sia vero, quanto sta scritto nella relazione di presentazione, cioè che una pubblica sottoscrizione in Piemonte e in particolare in loco non avrebbe dato abbondantemente i mezzi finanziari per attuare questa opera.
Fatta questa considerazione mi ricollego all'intervento appassionato del collega Zacchera per dire che in definitiva questa iniziativa, che noi non ci sentiamo onestamente di condividere, perpetua e perpetra la distinzione fra buoni e reprobi, fra vinti e vincitori della guerra civile e soprattutto fra i caduti perché dall'una e dall'altra parte della barricata i caduti hanno fatto sacrificio della loro vita indubbiamente in purità di intenti a qualunque formazione-politica appartenessero.
Nel corso di un intervento della passata legislatura, collocandomi sul bilancio del Consiglio regionale relativamente al capitolo di spesa che concerneva la visita di studenti e docenti ai campi di sterminio oggetto dell'olocausto, avevo detto che non mi sarei opposto - ben lungi dall'oppormi a una simile spesa, dal criticarla - a condizione che sulla strada del ritorno gli stessi studenti e i loro docenti deponessero un fiore qui in Piemonte presso l'ex Ospedale psichiatrico di Vercelli, che fu oggetto 1'8 maggio 1945 (attenzione alle date: quindi, a guerra già finita quando non c'era nessun motivo di compiere atti di guerra per accelerare la liberazione, come si diceva dall'altra parte della barricata) di uri tremendo eccidio di giovani fascisti prigionieri allocati nell'Ospedale psichiatrico ad opera e ad iniziativa pressoché personale dell'allora comandante partigiano Moranino detto Genisto. Mi rifiuto di credere che chi e son convinto di essere nel giusto - ha combattuto con lealtà e purità di intenti - mi si scusi l'espressione apparentemente retorica - possa riconoscersi anche solo pallidamente in questo gesto che fa il paio con gli eccidi del triangolo della morte in Emilia.
Abbiamo quindi proposto un emendamento a questo disegno di legge, al di là di quella che è la tematica c'è comunque una stretta connessione e spero proprio che non mi si dica che siamo fuori tema o formalmente fuori campo.
L'emendamento è aggiuntivo all'art. 3 e propone che si collochi sulle mura dell'ex-ospedale psichiatrico di Vercelli una lapide in memoria e in ricordo dei 50 prigionieri di guerra trucidati 1'8-9 maggio 1945.
Voglio confidare, se non unanime il Consiglio, che almeno una parte dei Consiglieri voglia votare questo emendamento perché è nello stesso spirito col quale il Consigliere Beltrami ha sostenuto la sua proposta. Sono ormai passati più di 45 anni dalla fine di quella che noi definiamo guerra civile, ma che anche lo stesso Norberto Bobbio, che non ha certo da essere sospettato per essere vicino alla nostra parte politica e che fu ai suoi tempi un sostenitore della Resistenza, esprimendosi in testi ufficiali e in convegni chiama il periodo storico che va dal 1943/45 "guerra civile".
Ancora dieci anni fa ricordo che proprio in quest'aula il Consigliere comunista Alasia ebbe a insorgere nei confronti del compianto Consigliere Carazzoni, il quale nel corso di un suo intervento aveva parlato di guerra civile. Il Consigliere Alasia, che all'epoca era seduto al posto dell'attuale Assessore Gallarini, gli puntò il dito dicendo "No, quella fu una guerra di liberazione".
Sono trascorsi decenni e con il tempo si può valutare quel periodo tragico più serenamente. Ci sembra quindi sommamente ingiusto che si continui a perpetrare - e l'approvazione di questo disegno di legge ne sarà un esempio - questa distinzione tra vinti e vincitori, soprattutto fra caduti dell'una e dell'altra parte della barricata. Questa è la ragione fondamentale, unica e io direi morale per quanto ci concerne oggettivamente morale, per la quale esprimiamo dissenso a questo disegno di legge e per la quale chiediamo il voto favorevole al nostro emendamento che sentiamo come cosa sacrosantamente giusta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Buzio.



BUZIO Alberto

Questa proposta di legge regionale è stata firmata da molti Gruppi consiliari compreso il mio, Partito democratico della sinistra, ed è stata sottoscritta da me, ma non tanto come rappresentante locale. E' un atto che corrisponde a un impegno assunto da tempo, dalle associazioni partigiane dalle forze democratiche antifasciste ed anche dalle amministrazioni locali. Il collega Beltrami ha citato anche il compianto Viglione, non certo Consigliere regionale che, non abbia avuto impegni ad alto livello tra coloro che si erano assunti un impegno in questo senso. Tuttavia credo che questa proposta di legge abbia un significato emblematico perché la casa della Resistenza nell'area monumentale di Verbania Fondo Toce è un richiamo a tutta l'area del Verbano-Cusio-Ossola a cui fa riferimento, dove forte è stata la lotta antifascista e la Resistenza partigiana, quindi forti sono ancora le radici e i valori che si sono voluti sottolineare. La volontà di rendere concreto in modo emblematico questo raccordo con le radici della nostra Repubblica, con la Carta Costituzionale, è un fatto che anche nell'attuale momento storico ha un significato preciso. Così pure è importante riunire intorno a questo intervento la solidarietà, è un momento unificante di tutta la realtà della nostra zona, che da pochi giorni è stata assunta à Provincia.
L'eccidio di Fondo Toce è uno dei tre momenti più significativi delle manifestazioni resistenziali del Verbano Cusio Ossola, che sono costellate da una miriade di atti di lotta partigiana. Quasi ogni settimana ci sono momenti di celebrazione, però l'eccidio di Fondo Toce, insieme alla Repubblica dell'Orsola e alla battaglia di Megolo, rappresentano tre fatti emblematici che sono successi rispettivamente nel Verbano, nell'Orsola e nel Cusio. Non sto qui a sottolineare l'importanza della Repubblica dell'Orsola, che fu una repubblica autonoma fondata dagli stessi democratici antifascisti; la battaglia di Megolo è un esempio di forza auto noma che, al di là delle collocazioni politiche, ha voluto essere un momento di presenza partigiana al di fuori degli schieramenti tradizionali l'eccidio di Fondo Toce ha assunto una particolare valenza per l'estrema efferatezza.
Queste sono le tre manifestazioni più importanti della zona e l'eccidio di Fondo Toce è diventato quasi un momento riassuntivo di tutte e tre. Non si celebrano soltanto i 43 caduti, perché quell'ormai famoso muro di Fondo Toce, che è sì nel Comune di Verbania, è comunque collocato in una zona baricentrica del Verbano Curio Ossola, è tra Omegna e Verbania ed è a meno di un chilometro dalla stazione, ferroviaria.. E' un polo naturale di riferimento per tutti coloro che raggiungono questa realtà per altri motivi e magari partecipano ad altre manifestazioni, però visitano comunque questo monumento per testimoniare la loro volontà di lotta democratica. E' meta come diceva giustamente Beltrami - di pellegrinaggi, non solo di forze partigiane, ma anche di molte istituzioni, Enti locali, scuole, che dall'Italia e dall'estero vengono a questo centro.
L'idea delle associazioni partigiane era di far si che questo punto fosse facilmente accessibile e che non fosse solo un mausoleo come è stato detto, ma qualcosa di più, una casa in cui fosse raccolta la documentazione, la memoria storica di questi fatti e quindi un centro sociale e culturale, qualcosa di più di un edificio collocato nel deserto una struttura che vuole essere momento di riflessione, di meditazione e di confronto. Tra l'altro è una zona questa, per chi non la conosce, che si presta ad essere una meta accessibile, dalla vicina Lombardia e dal resto del Piemonte, perché il Verbano-Curio-Orsola è una zona di congiunzione.
Questa struttura ha quindi per certi versi le caratteristiche di parco urbano e molti sono coloro che oltre a essere presenti alle manifestazioni resistenziali che si collocano nei vari Comuni dell'area hanno comunque come riferimento questa realtà. Credo quindi sia giusto rispondere alle aspettative che si sono già realizzate in questo senso e cioè che il cinquantesimo anniversario di questa battaglia sia il omento in cui verrà realizzata l'opera. Direi che le alternative che sono state proposte non hanno possibilità di percorribilità se si vuole essere concreti, se sono aspettative che richiedono tempi brevi di realizzazione.
E' chiaro che si può pensare ad altre realtà, ma non sarebbe più la stessa cosa; il riferimento con questo luogo ha un significato che resta nella memoria e nella storia di questa gente.
Le altre proposte fatte, teoricamente possono .avere una valenza significativa, ma non sono coerenti con questa proposta di immediata realizzazione; d'altra parte, per Villa San Remigio, come si è accennato noi vorremmo che, proprio in funzione della nuova Provincia, questa sede insieme alla vicina Villa Taranto, facesse parte di un disegno più ampio di restituzione - questo sì - all'uso pubblico di una realtà che invece si vuole alienare al patrimonio privato.
La Regione deve essere impegnata in prima persona per far sì che questa, realtà non venga sottratta all'uso pubblico, ma venga consegnata alla nuova Provincia, non solo per l'attività di rappresentanza, ma anche per ogni attività decentrata dello Stato e della Regione. Ciò con la possibilità di realizzare sul territorio anche dei parchi fruibili da parte dei cittadini, naturalmente in un'ottica di medio-lungo periodo.
Credo che questo centro, che vuole essere un centro sociale, culturale e di documentazione, possa avere un significato anche più ampio di quello che è una testimonianza della memoria storica legata alla Resistenza. Penso a Boves, alla Scuola di Pace: un centro di pace può avere un significato e assurgere anche a una valenza più ampia del riferimento, pur alto e importante per noi, alla lotta antifascista e alla Resistenza.
Penso che questo centro possa essere un momento di confronto trai cittadini democratici per far sì che i valori della democrazia e della pace contro il razzismo, il fascismo, il nazismo, i totalitarismi, vengano riaffermati e sostenuti. Il senso di tutto ciò è forse quello di evitare che questa sia una cattedrale nel deserto e possa avere invece delle valenze che vanno oltre il ricordo di un grande fatto di armi che, visto nella sua episodicità, non può darne la dimensione oggettiva. Credo sia stato fatto uno sforzo da parte della Regione per venire incontro a un'esigenza giusta, sottolineata dalla necessità di non disperdere e sciupare le risorse.
Il progetto iniziale prevedeva un finanziamento di più di tre miliardi poi ridotto a un miliardo e mezzo. C'è stata quindi la volontà di ridimensionare l'opera, ma il problema non è tanto questo; io credo che molto dipenda dal tipo di centro che si intende realizzare e quindi dall'importanza di collegare questo centro a una realtà sociale della nostra zona - e non solo della nostra zona - facendolo diventare un punto di riferimento per tutti colora che già fin d'ora vi accedono.
Questa è una struttura al servizio di tutto il Verbano-Cusio-Ossola in un'area che vorremmo vedesse anche una particolare attenzione per i servizi di carattere baricentrico; ha un valore significativo in questo senso e credo debba essere vista in questa collocazione. Si tratta di un intervento è già stato sottolineato da coloro che lo hanno firmato - che risponde a un'aspettativa seria e concreta; un'aspettativa che è non solo - ripeto delle Associazioni partigiane, ma anche degli Enti locali (che hanno dato dei contributi) e dei cittadini democratici che in questa realtà vedono emblematicamente significati i valori per cui si sono battuti i partigiani allora e per cui si battono ancora adesso tutti i democratici. E' un'aspettativa che noi abbiamo voluto sottolineare e che vorremmo andasse in porto per il breve periodo che prevede questo intervento.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Buzio.
Ho ancora iscritti a parlare i Consiglieri Rabellino, Zanoletti, Cucco Marchini e Tapparo. Mi permetto di fare una proposta, poi i Consiglieri valuteranno. Poiché il pubblico in tribuna attende una risposta ai problemi dell'Ospedale di Valenza, proporrei di interrompere l'esame di questa questione per dare spazio ai nostri ospiti.



(Applausi da parte del pubblico)



PRESIDENTE

I Consiglieri che intendono intervenire sono disponibili a soprassedere e riprendere dopo la questione? Oppure c'è qualcuno che vuole assolutamente intervenire? Prego, Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Vorrei fare una serie di considerazioni sul dibattito che è scaturito su questo progetto di legge. A 48 anni da questo eccidio, ci troviamo a discutere - parliamoci chiaro - di un finanziamento, perché dietro questo progetto di legge c'è un finanziamento di un miliardo e mezzo, e sappiamo bene che potrebbe essere un finanziamento iniziale, poiché in un primo tempo il progetto era di ben tre miliardi.
Noi abbiamo delle grosse riserve su come viene gestita tutta la vicenda. Ci pare difficile comprendere come a distanza di così tanti anni si debba ancora discutere di queste cose. Sono cose importantissime, perch sia ben chiaro che siamo favorevolissimi all'istituzione di questa Casa per la Resistenza; ci chiediamo però come mai quelle forze politiche che dicono di essere nate dalla Resistenza vengano solo oggi - 48 anni dopo - a fare una proposta di questo tipo.
Prendiamo atto di questi tempi politici. Abbiamo ricordato il 25 aprile; come al solito l'abbiamo ricordato in modo non molto corretto perché mi pare - faccio una considerazione di ordine generale - che si continui a ricordare il 25 aprile come una guerra di liberazione da un certo sistema, della quale peraltro anche la Lega Nord è un'emanazione.
Resta però un fatto: il tradimento di alcune forze politiche che oggi ci vengono a proporre queste cose; il tradimento nei confronti di quegli ideali per i quali queste persone sono morte.
Col clima che si è venuto a creare nel nostro Paese, ho l'impressione che fra 40 anni dovremo creare delle Case per ricordare le vittime della mafia, perché ormai il nostro Stato è nelle mani delle organizzazioni criminose, dei clan. Oggi ci soffermiamo a ricordare cos'è accaduto 48 anni fa (cosa molto importante, lo ribadisco), però ci dimentichiamo di ricordare cosa accade tutti i giorni, non solo in altre parti del nostro Stato, ma nella stessa Regione Piemonte. Cominciamo a ricordare ed essere più presenti anche rispetto a quello che accade oggi.
Spendere un miliardo e mezzo - ribadisco, in fase iniziale - per un progetto di questo tipo, ci pare leggermente eccessivo, soprattutto perch in tutti i Consigli si discute dei problemi e delle esigenze che ha la gente oggi (non a caso sono presenti gli abitanti di Valenza che sono venuti qui a chiedere di non chiudere l'ospedale della loro città).
Signori, qui tutti ci hanno detto che non ci sono i fondi e poi automaticamente, quando ci sono dei disegni di legge che prevedono dei finanziamenti, improvvisamente questi soldi vengono fuori: si fanno le variazioni di bilancio e si tirano fuori i miliardi. I miliardi! Qui non parliamo di qualche milione, ma di miliardi! E si dimenticano le esigenze e le difficoltà che oggi la società civile ha! E mi stupisco - mi spiace che non sia presente in aula - che l'Assessore al bilancio sia e continui ad essere compiacente verso queste operazioni.
Come mai improvvisamente, a tempi strettissimi, nel giro di 15 giorni si sono trovati i fondi, quando noi abbiamo chiesto più volte dei finanziamenti per la sanità o per altri progetti, che non si sono trovati? Li abbiamo chiesti, ad esempio, per la montagna; c'è stato un ampio dibattito sulle Comunità montane, ma ci è sempre stato detto che i fondi non c'erano e che la Regione non poteva reperirli. Improvvisamente un miliardo e mezzo in 15 giorni è saltato fuori! Su questo abbiamo veramente delle grosse riserve.
Per questo motivo, e soprattutto per gli emendamenti presentati, alcuni dei quali perfettamente accoglibili da parte del nostro Gruppo, chiediamo che non si vada ad una semplice sospensione, rinviando questo progetto alla prossima seduta, anche perché riteniamo che il Consiglio non debba essere intasato da discussioni di questo tipo.
Chiedo invece che questo progetto di legge venga rinviato in Commissione per poterne discutere con tutto il tempo disponibile, e soprattutto chiediamo dei chiarimenti da parte dell'Assessore al bilancio su come mai si è trovato un miliardo e mezzo in 15 giorni. Questo sì, lo vogliamo sapere!



GALLARINI Pier Luigi, Assessore regionale

Non è così.



RABELLINO Renzo

Assessore, qui c'è un progetto di legge! Sarà lei a dire se c'è la copertura o meno. Io però leggo all'art. 4 che c'è una spesa di un miliardo e mezzo in tre anni, per l'esattezza 500 milioni per l'anno finanziario 1992, 900 milioni per il 1993 e 100 milioni per il 1994. Mi pare che un'operazione di questo tipo, soprattutto se fatta in 15 giorni (perch questo disegno di legge è passato in Commissione a tempo di record), sia abbastanza discutibile, visti il clima e i momenti di difficoltà finanziaria della Regione.
Quando si è svolto il dibattito sull'applicazione delle tasse regionali, ci è stato detto che queste erano indispensabili per poter mandare avanti la struttura Regione; adesso scopriamo, improvvisamente, che questi soldi saltano fuori. Penso dunque sia più opportuna una seria e tranquilla discussione in Commissione, con i chiarimenti da parte dell'Assessore al bilancio sulla copertura di questo disegno di legge ed eventualmente su altre proposte.
Noi siamo d'accordo sull'istituzione di questa Casa per la Resistenza proponiamo però di chiederne la copertura finanziaria tramite una sottoscrizione popolare.
Riportiamo questo disegno di legge in Commissione, anche per snellire i lavori del Consiglio. Questo mi era stato spacciato come un provvedimento che doveva passare in un quarto d'ora; in realtà vedo che tutti i Gruppi intervengono, ci sono degli emendamenti, ci saranno poi le dichiarazioni di voto. Secondo me è quindi poco corretto rinviarlo al prossimo Consiglio e discuterne per altre due ore o forse più.



PRESIDENTE

Anch'io ritenevo che la questione richiedesse pochissimo tempo, invece vedo che i tempi si stanno alquanto dilatando.
Adesso chiede di intervenire il Consigliere Zanoletti. Se parlano tutti i Consiglieri, la discussione si dilunga.



CUCCO Vincenzo

Se parla il Consigliere Zanoletti, parlo anch'io.



TAPPARO Giancarlo

Dopo aver ascoltato l'intervento del Consigliere Rabellino, io non rinuncio a parlare.



PRESIDENTE

Continuiamo dunque la discussione. La parola al Consigliere Zanoletti.



ZANOLETTI Tomaso

Sono d'accordo con la sospensione del dibattito per due motivi.
Innanzitutto per rispetto del pubblico che è venuto qui in base ad un certo programma di lavori, ma soprattutto perché penso che il discorso della Resistenza, che è sorto in quest'aula, vada affrontato con la dovuta serenità e con il dovuto tempo.
A differenza del Consigliere Rabellino, chiedo però che il dibattito iniziato in quest'aula venga ripreso e svolto in quest'aula. E' in questa sede che dobbiamo confrontarci su questi temi, che sono fondamentali per la nostra storia ed anche per la vita presente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

Sarò brevissimo, come sempre. Non sono d'accordo con la proposta del Consigliere Zanoletti di avviare una nuova discussione in aula su questo progetto di legge, discussione che è stata avviata non sui temi generali ma sulla concretezza della fattibilità di questo progetto.
Se si fa un dibattito sui temi generali della Resistenza, si convoca un Consiglio regionale per parlare dei temi della Resistenza ed eventualmente della necessità, da me auspicata, di affrontare i temi della Resistenza oggi, dopo 50 anni. Non si può però fare un dibattito sulla Resistenza in questo modo surrettizio, passando attraverso un episodio che io spero sia circoscritto.
Insieme ai colleghi dei Gruppi Verdi, propongo invece che la discussione, peraltro mai avviata in IV Commissione, venga svolta in quella sede. Per quanto mi riguarda, posso sottoscrivere immediatamente l'impegno a discuterne subito in Commissione; deve però esserci un momento di calma anche di sedi dove poter dibattere, e la sede giusta sarà quella della IV Commissione dove sicuramente un discorso di questo genere potrà essere ripreso e potremo ascoltare delle risposte altrettanto fondate alle questioni sollevate dai Consiglieri Zacchera, Ferrara e altri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Il rispetto per questa parte importante della comunità piemontese presente qui oggi per affrontare un problema rilevantissimo - e mi auguro che la discussione successiva possa approdare a qualcosa di positivo - lo si dimostra anche facendola tornare a Valenza con la convinzione che le posizioni del Consigliere Ribellino o dei colleghi del MSI non sono quelle prevalenti in questo Consiglio.. Se si chiude qui la discussione, rimangono soltanto il populismo peronista espresso dal Consigliere Rabellino e le posizioni note dei colleghi del MSI, posizioni che sono rispettabili quale dialettica democratica, ma che devono essere confutate con, chiarezza nel merito.
Desidero farlo in pochi minuti e penso che con questo non si faccia un grave torto al problema per il quale le delegazioni della città di Valenza è qui; altrimenti bisognava organizzare i lavori in forme diverse sin dall'inizio, ma - ripeto - non si può interrompere qui il dibattito.
La posizione della Lega Nord che, ogniqualvolta si lavora in questo Consiglio su temi che valorizzano le nostre radici, la memoria, i simboli tende a enfatizzare il piemontese e più in generale la piemontesità - e posso essere d'accordo - appare discutibile per questo che è storia, che rischia per l'egoismo individualistico soprattutto di molti, di essere considerato una spesa superflua. Ritengo che tale posizione sia estremamente sbagliata, non condivisibile dalla mia forza politica (ovviamente è una posizione propria del gioco della democrazia rispettabile come espressione, ma - ripeto - non condivisibile).
In questa società è in corso un processo costante, teso a svuotare tutti i valori e, quando si svuota tutto, riesce ad emergere solo l'individualismo più egoistico, di tornaconto (molte volte di "retrobottega"), che vuole delle risposte immediate per i propri interessi e che è in grado di mobilitarsi e farsi sentire; magari non lo sono più i poveri, non lo sono più gli operai alle linee di montaggio a 1.400.000 lire al mese, non sono più questi soggetti che esprimono il disagio, ma altri spesso benestanti. Basta vedere qual è stata l'articolazione del voto analizzando il caso Moncalieri quale esempio: il voto della collina e quello delle zone in cui vivono i ceti popolari e si può rilevare che sono stati quelli dalla "pancia piena" a protestare e a protestare più di tutti.
In questo caso credo ci sia un primo elemento da chiarire e non è per fare filosofia. Caro Majorino, la nostra è stata guerra di liberazione perché c'era un esercito occupante (quello tedesco che rappresentava un regime); non erano due blocchi delle società italiane che si fronteggiavano terribilmente. E' rispettabile il sacrificio di giovani che si sono battuti nella riarticolazione del regime fascista attraverso la Repubblica Sociale Italiana, ma non è accettabile pensare che quella fosse un'operazione di guerra civile. Altrimenti, è stata una guerra civile anche quella dell'Afganistan o del Vietnam. Anche voi stessi, in molte occasioni del dibattito qui in Regione, non avete detto che in Afganistan era in corso una guerra civile; era una guerra di liberazione perché c'era un esercito occupante che sosteneva una parte molto marginale di quella comunità e dunque non si poteva gabbare come guerra civile quella dell'Afganistan.
Così non si può considerare una guerra civile quella che c'è stata in Italia. Era una guerra di liberazione. C'era un forte e organizzato esercito occupante che non era solo un esercito occupante, ma era anche una ideologia, una forma di governo, un regime e un'articolazione del potere.
Questo non toglie nulla al rispetto, e questo è un tema da aprire nella sinistra e nel movimento democratico italiano, di quella che può essere stata "la base" che ha lottato per la RSI. Probabilmente il fatto dell'Ospedale psichiatrico di Vercelli - che conosco - è un elemento che va approfondito, ma questo e altri fatti non possono giustificare una interpretazione della Liberazione come una guerra civile. Era qualcosa di più e di diverso. Fondo Toce, che con Boves ed altri episodi rappresentano il cuore della lotta di liberazione del popolo piemontese; deve trovare una valorizzazione. Non so se è giusto costruire presso il monumento di Fondo Toce o se è meglio Villa San Remigio, ma certo è giusto uno sforzo finanziario che sappia anche polarizzare le energie della comunità locale probabilmente anche italiana e, chissà, internazionale, attorno ad un'iniziativa che non è un museo, ma è una Casa viva che sa far riaggregare i giovani, che sa farli misurare attorno ai temi della pace, della democrazia, cioè qualcosa grande. Sono le nostre radici e sulle radici si può e si deve investire. Non possiamo investire tutto in "bottega" e in "retrobottega", anche se "bottega" e "retrobottega" possono soddisfare immediatamente alcuni nostri desideri e placare le proteste di vario tipo e natura.
Possiamo rinviare approfondire. Lo si può anche fare. Forse oggi, visto che la proposta di legge è articolata, quindi richiederebbe anche sugli emendamenti una discussione lunga, non siamo più tecnicamente in tempo. Ma ritengo vada denunciato questo attacco costante che anche il sistema dell'informazione, in parte, ha fatto contro il 25 aprile, dove le notizie sulle celebrazioni della Resistenza erano messe in un angolo, in coda, sia in radio sia in televisione sia sui quotidiani. Quindi credo che questa assemblea elettiva, questi 60 Consiglieri che sono espressione della comunità piemontese, debba affrontare la questione e senza timidezze o paure.
A seconda dei diversi punti di vista, si investe poco o molto per questo tipo di costruzione e non ce ne vergogniamo; vogliamo che questo pezzo di comunità piemontese, questi cittadini di Valenza escano da quest'aula sapendo che, attorno a valori della Resistenza, alle radici e alla storia c'è almeno una parte rilevante dell'assemblea che vuole misurarsi, che vuole esaltarli. Credo che questo sia un impegno che dobbiamo assumerci con responsabilità e coraggio.



PRESIDENTE

Vi è una richiesta di rinvio in Commissione dell'argomento, ai sensi dell'art. 63, primo comma, del Regolamento interno. Il Regolamento prevede altresì che sul rinvio in Commissione il Consiglio si esprima attraverso una votazione a maggioranza assoluta.
Con gli emendamenti presentati e con il dibattito che si è sviluppato impiegheremmo troppo tempo rispetto all'ordine dei lavori che abbiamo davanti. D'altro canto, questo progetto di legge è iscritto all'o.d.g. ed io ho avviato il suo esame oggi pomeriggio perché mi era stato relazionato che sarebbe passato molto rapidamente, in quanto non ci sarebbe stato dibattito.
Ha chiesto la parola il Consigliere Monticelli per dichiarazione di voto; ne ha facoltà.



MONTICELLI Antonio

Grazie, Presidente. Credo che non si debba rinviare in Commissione il provvedimento; credo che quanto ha detto il collega Tapparo esprima una larga maggioranza del Consiglio. Questa è la mia presunzione: che il provvedimento possa essere ridiscusso, approfondito, esaminato e votato alla prossima seduta del Consiglio. Sono favorevole alla sospensione dell'esame, ma non al rinvio in Commissione.



PRESIDENTE

Poiché non ci sono altri interventi, pongo in votazione la richiesta di rinvio in Commissione del progetto di legge n. 183, avanzata dal Consigliere Rabellino.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinta con 12 voti favorevoli e 30 contrari.



ZACCHERA Marco

Chiedo la parola sull'ordine dei lavori.



PRESIDENTE

Non credo si debba parlare sull'ordine dei lavori. Questo progetto è stato inserito perché si era detto che non avrebbe tolto più di un'ora di discussione. Poiché il dibattito si è prolungato, si sono sviluppate due tesi; una tesi è che venga rinviato in Commissione, l'altra è che venga aggiornato alla prossima seduta. A norma di regolamento abbiamo proceduto alla votazione, pertanto tale provvedimento viene aggiornato alla prossima seduta.



ZACCHERA Marco

Vorrei far presente che questo Consiglio regionale sta rinviando alla seduta successiva una grande quantità di argomenti. In pochi giorni abbiamo rinviato il dibattito sul regionalismo, quello sulle comunità montane e adesso anche questo. E' un Consiglio regionale che rinvia tutto alla prossima volta! Non è possibile continuare in questa maniera!



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17.50, riprende alle ore 18.15)


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame ordine del giorno n. 344 presentato dai Consiglieri Rossa ed altri relativo alla chiusura del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell'Ospedale Mauriziano di Valenza


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 344 di cui al punto 22) all'o.d.g.
Ha chiesto di intervenire il Presidente della Giunta. Ne ha facoltà.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Desidero dare lettura della seguente dichiarazione che segue l'incontro che si è avuto a latere della seduta. "La Giunta regionale ha incontrato il Sindaco, i Capigruppo consiliari, gli amministratori del Comune di Valenza i Consiglieri regionali della Provincia di Alessandria, ed ha esaminato l'attuale situazione dell'Ospedale di Valenza. Dopo ampia discussione si è concordato di sospendere la data di chiusura della divisione di Ostetricia e Ginecologia e di addivenire, entro il mese di maggio, ad un incontro con l'USSL. il Mauriziano, il Comune e la Regione per definire l'assetto futuro della struttura ospedaliera nel rispetto delle esigenze degli utenti".
Non ho altro da aggiungere: si era ritenuto che con la lettura di questo comunicato e con questa determinazione ci fossero le condizioni per sospendere la discussione oggi e rivederci dopo che si sarà raggiunta una definizione precisa, come mi auguro, in ordine allo sviluppo dell'Ospedale di Valenza, che rimane una struttura sulla quale non ci sono dubbi ed incertezze di alcun genere.



PRESIDENTE

Se i presentatori dell'ordine del giorno accolgono tale richiesta credo che su questo punto si possa passare oltre.
Registro però in questo momento la presentazione da parte della Lega Nord di un altro ordine del giorno sull'argomento.
La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Chiedo alla Presidente di leggere tale ordine del giorno.



PRESIDENTE

E' in fase di distribuzione.



RABELLINO Renzo

In questo documento chiediamo un impegno chiaro da parte della Giunta.
Riteniamo che questa sia un escamotage per dare il "contentino" alla gente di Valenza per poi rimangiarci tutto. Non è la prima volta che registriamo un fatto del genere. Nell'ordine del giorno iniziale si invitava la Giunta "a predisporre tutti gli atti necessari per disporre la sospensione della chiusura del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell'Ospedale di Valenza fino all'approvazione del nuovo piano socio-sanitario regionale".
Effettivamente - dobbiamo darne atto -la Giunta ha accolto questa richiesta nel senso che rinvia la chiusura, però vorremmo capire dall'Assessore quali sono le intenzioni, perché a noi risultano quelle dettate dal documento.
Per venti giorni sospendiamo la chiusura, dopodiché è inevitabile che si vada a chiudere questo reparto per tutta una serie di motivazioni. Non vorrei sembrare opportunista, ma ci allacciamo al famoso discorso dei finanziamenti. Quanto costa tenere aperto questo reparto? Da conteggi approssimativi si tratta di un deficit di circa mezzo miliardo l'anno. Riteniamo che un reparto di questo tipo sia essenziale in una cittadina come Valenza. Peraltro, non facciamo un discorso legato solo a Valenza, perché questo problema lo riportiamo - con l'Assessore abbiamo già avuto discussioni in merito. - a tutti gli altri centri del Piemonte: concentrare certi reparti soltanto nei grossi centri non fa altro ch favorire l'accentramento demografico nei grossi capoluoghi.



PRESIDENTE

Mi scusi Consigliere: a norma di Regolamento, lei ha presentato un documento, in contrapposizione alla richiesta di sospensiva avanzata dal Presidente della Giunta, che verrà allegato agli ordini del giorno già pervenuti e pertanto verrà discusso nel momento in cui verranno discussi gli altri. In questo momento lei sta anticipando la discussione.



RABELLINO Renzo

Mi permetta Presidente, io chiedo che questo ordine del giorno venga discusso in questo momento, pertanto chiedo che ne venga posta ai voti l'iscrizione. E' nelle mie facoltà chiedere l'iscrizione all'o.d.g. di questo documento, affinché il Consiglio si prenda la responsabilità di discuterlo o meno.
Siccome sono due temi diversi, il fatto di rinviare ulteriormente la discussione - questo Consiglio è uno specialista in rinvii - non mi sembra opportuno. La questione è che non vogliamo rinviare nuovamente una discussione di questo tenore.



PRESIDENTE

Io ho semplicemente posto un problema di natura regolamentare.



RABELLINO Renzo

Voglio fare ancora una considerazione. Siamo stati pressati per interrompere l'esame del progetto di legge precedente per poter discutere questo e poi abbiamo sospeso per un quarto d'ora la seduta. Secondo me non è un comportamento da tenere. Siccome chiedo l'iscrizione a termini di regolamento e sto parlando a favore, ci sarà qualcun altro che parlerà contro.



PRESIDENTE

Preciso che non siamo all'esame di merito, ma in una fase procedurale.



RABELLINO Renzo

In fase procedurale chiedo l'iscrizione dell'ordine del giorno e ne sto illustrando i motivi. Ritengo di dover sapere dall'Assessore quali sono gli impegni. Ribadisco il concetto che non stiamo tutelando il reparto dell'Ospedale di Valenza, ma stiamo facendo un discorso sulla sanità in generale. Riteniamo che devono essere tutelati i diritti dei piccoli centri di provincia, altrimenti continuiamo a fare una politica di accentramento demografico che crea ulteriori problemi (delinquenza, sovraffollamento traffico, ecc. ).



PRESIDENTE

Mi scusi Consigliere, ma lei sta facendo una valutazione di merito. La pregherei di volersi accomodare, ho annunciato che ha presentato un documento che per analogia con quello in esame è da considerarsi iscritto all'o.d.g.; le sue richieste sono molto chiare. Tuttavia i presentatori del primo ordine del giorno intendono trattare questo argomento secondo l'impostazione del comunicato letto dal Presidente della Giunta, pertanto vi è una intesa a non procedere nel merito.
Poiché il Consigliere Rabellino chiede di procedere nel merito sul suo ordine del giorno, è mio dovere chiedere se c'è qualcuno che è contrario alla sua proposta.
La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Il Presidente Brizio ha fatto una dichiarazione a mio avviso impegnativa: ognuno è libero di dare le proprie valutazioni. Rivendico il fatto che sono ore che si sta discutendo attorno a questo problema, al di là di quelle che potranno essere le risultanze dell'aula, visti anche lo svolgimento dei lavori che, in qualche modo, va garantito.
Ritengo che il Presidente abbia interpre-tato correttamente il modo di coordinare i lavori, allegando l'iscrizione dell'ordine del giorno presentato dalla Lega nord nell'agenda dei nostri lavori. In questa sede non possiamo che dichiararci d'accordo o in disaccordo, dal punto di vista procedurale, con la proposta del Presidente. Nel merito, infatti, tutto è ancora da verificare: l'altro l'ordine del giorno non viene ritirato: è opportuno precisarlo per coloro che sono presenti in quest'aula.
Vi è una proposta di metodo, avanzata dal Presidente della Giunta regionale, corredata di impegni, che ritengo possano essere accreditati accogliendo la proposta stessa, che personalmente ritengo accettabile.



PRESIDENTE

Sulla proposta di sospensiva avanzata dal Presidente della Giunta si sono espressi un Consigliere a favore ed uno contro; pertanto, a norma di Regolamento, pongo in votazione tale proposta.
Chi è favorevole a sospendere la discussione su questo argomento sentite le dichiarazioni del Presidente della Giunta, è pregato di alzare la mano.
La richiesta di sospensiva è accolta con 31 voti favorevoli e 9 contrari.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.25)



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