Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.146 del 05/05/92 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Risposta scritta ad interrogazioni ed interpellanze


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Comunico che è stata data risposta scritta da parte degli Assessori competenti alle seguenti interrogazioni ed interpellanze: n. 812 del Consigliere Sartoris, inerente lo svolgimento del servizio di leva in Piemonte n. 982 del Consigliere Chiezzi, inerente i lavori negli uffici destinati ai membri della Vicepresidenza del Consiglio regionale n. 543 del Consigliere Chiezzi, inerente la Conferenza regionale sull'energia n. 1035 del Consigliere Sartoris, inerente le motivazioni che spingono la Giunta regionale a sostenere la grande distribuzione, in particolare l'ampliamento del servizio di vendita Extramarket di Domodossola;.
n. 668 del Consigliere Gissara, inerente la situazione assistenza agli anziani n. 718 del Consigliere Maggiorotti, inerente la chiusura da parte della Provincia di Torino della Comunità alloggio per adolescenti di Via Meucci 25 n. 844 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti, inerente la situazione alla Casa di Riposo per la Vecchiaia di Via San Marino - Torino n. 884 del Consigliere Gissara, inerente le competenze socio assistenziali Legge 142/90 n. 886 del Consigliere Gissara, inerente la, situazione alla Casa di Riposo per la Vecchiaia di Via San Marino - Torino n.1031 del Consigliere Cucco, inerente l'affitto sala per riunione dirigenza regionale del 28/2/ 1992 n. 991 del Consigliere Gissara, inerente i ticket studenti pendolari ad Ivrea n. 399 dei Consiglieri Bortolin, Coppo, Foco, Buzio, Riba e Calligaro, inerente l'attuazione intervento promozionale sul settimanale "TV Sorrisi e Canzoni" n. 784 dei Consiglieri Monticelli, Dameri, Coppo, Foco e Riba inerente l'iniziativa "Vio-lenza nello sport, violenza allo sport" n. 941 del Consigliere Maggiorotti, inerente il finanziamento iniziativa "Utopia americana" n. 1011 del Consigliere Goglio, inerente la situazione Scuola Florovivaistica Cavallini di Lesa n. 739 del Consigliere Sartoris, inerente l'inceneritore in località Maddalena di Sassello n. 794 del Consigliere Sartoris, inerente i problemi acquedotto in località Meire Giacone Comune di Melle (CN) n. 810 del Consigliere Sartoris, inerente l'inquinamento Lago Grande di Avigliana n. 894 dei Consiglieri Majorino e Zacchera, inerente la situazione sanitaria del patrimonio bovino della Regione Piemonte n. 1057 del Consigliere Zacchera, inerente l'abbattimento di capi bovini infetti.


Argomento: Opere pubbliche

Interrogazione n. 631 dei Consiglieri Bresso e Rivalta, inerente il progetto diga di Macra - Stroppo


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interrogazione n. 631.
Risponde l'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore regionale

L'interrogazione dei Consiglieri Bresso e Rivalta richiede le osservazioni istruttorie sul progetto della diga di Stroppo, esprimendo nel contempo un giudizio di pericolosità indeterminata sulla realizzazione dell'invaso e suggerendo di richiedere al Ministero un rinvio per un approfondimento dello studio.
La deliberazione di espressione del parere regionale ai sensi dell'art.
6 della Legge 349/86 può chiarire le posizioni della Giunta regionale sia in merito all'istruttoria regionale, sia nei confronti di quella ministeriale.
La DGR n.107-6704 del 3/6/1991, infatti, analizza il progetto e lo studio di VIA, formulando le proprie osservazioni, anche in riferimento alle eventuali pericolosità che la realizzazione del manufatto potrebbe comportare nei conforti delle sensibilità ambientali insite nella Valle Maira, e formula una serie di condizioni indefettibili alla fattibilità dell'invaso: 1) certezza che l'opera possa consentire un uso plurimo delle acque salvaguardando in via primaria le esigenze idropotabili; ciò richiede una diversa regolazione dell'invaso in funzione del migliore utilizzo della risorsa, della garanzia dei rilasci minimi necessari alla vita biologica del fiume e di una mitigazione degli impatti sotto il profilo paesaggistico (faccio riferimento al fatto che il progetto presentato prevedeva: un riempimento della diga dal 15 aprile al 30 giugno; un rilascio delle acque ad uso irriguo dall'1 luglio fino al 15 settembre; l'invaso completamente vuoto dal 15 settembre fino al 15 aprile) 2) impegno da parte dell'Amministrazione provinciale di Cuneo di istituire un consorzio irriguo di II categoria per istituzionalizzare regole di irrigazione finalizzate ad un uso più razionale della risorsa acqua, collegate ad auspicabili riconversioni agrarie a minor impatto ambientale (riconversioni agrarie che in buona parte, come i Consiglieri sanno, sono già avvenute nella zona del Saluzzese) 3) ulteriori accertamenti geognostici, al fine di analizzare gli effetti indotti dagli scavi nei confronti del pendio 4) approfondimento dell'effetto prodotto dallo scivolamento delle coltri detritiche instabili sulla sponda sinistra 5) recupero delle scarpate dell'opera stradale mediante messa a dimora di essenze arbustive ed arboree autoctone 6) predisposizione di monitoraggi integrati con il sistema regionale di monitoraggio delle risorse idriche 7) definizione di un piano di emergenza che contempli un protocollo di intesa con le autorità competenti e gli Enti locali interessati.
Ricordo infine che la Giunta regionale ha ritenuto opportuno ribadire la necessità, sempre nell'ambito del proprio parere, di ulteriori approfondimenti sul progetto riferiti principalmente all'ottimizzazione dell'uso plurimo delle acque, oltre all'estensione del progetto e della VIA alle opere accessorie.
Oltre a quanto richiesto, posso dire - e credo sia un'informazione utile per gli interroganti - che nel frattempo vi è stata una riunione con l'Amministrazione provinciale di Cuneo per vedere se quest'ultima accettava queste cose; l'Amministrazione provinciale ha dichiarato che queste precauzioni e maggiori sicurezze sono anche la sua preoccupazione.
Ultima informazione: il 22 aprile è giunto all'Amministrazione provinciale di Cuneo - io ne ebbi conoscenza durante questo incontro - il parere favorevole del Ministero dei Beni culturali e ambientali; tale parere è stato mandato alla Commissione VIA, la quale dovrà valutare - lo deve ancora fare, ormai siamo ad un anno di ritardo - il progetto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Ringrazio l'Assessore per averci fornito, sia pure in ritardo un'informazione abbastanza completa e discretamente concreta ed anche perle informazioni aggiuntive rispetto alla data in cui avevamo fatto la nostra interrogazione. Volevo però rilevare come il secondo punto da noi sollevato nell'interrogazione, cioè la questione del progetto pericoloso - sulla questione della pericolosità l'Assessore ha fatto alcune precisazioni - ma anche sovradimensionato e poco produttivo sul piano economico, debba essere attentamente valutato.
Come sappiamo, uno dei problemi della valutazione, della pronuncia di compatibilità ambientale è proprio quello di avere estrapolato dalla procedura di VIA solo la parte di tipo ambientale in senso stretto e di avere tolto le valutazioni socio-economiche che, in questo modo, esulano da questo accertamento. D'altronde, noi non abbiamo procedure di altro tipo (di programmazione, per esempio) nel Paese, che consentano di recuperare queste valutazioni di opportunità sociale ed economica in qualche altra sede.
Da questo punto di vista spetterebbe alla Regione pronunciarsi, in questo caso in sede di Ministero dell'Ambiente, sollevando anche le questioni di opportunità economico-sociale dell'opera. Dico questo perch nel caso specifico non mi pare, o almeno non sono a conoscenza di un piano o comunque di un documento della Regione che affronti il problema complessivo dei fabbisogni idrici.
Non c'è dubbio che in Piemonte ci siano fabbisogni idrici per gli usi potabili; forse ce ne sono ancora per gli usi agricoli, anche se l'agricoltura, e soprattutto l'allevamento, è in via di riduzione per decisioni CEE. I fabbisogni vanno quindi valutati attentamente; in alcune aree esistono ancora fabbisogni per scopi irrigui agricoli, sicuramente esistono pure fabbisogni di tipo industriale, anche se questi sono in situazione quanto meno di non crescita e forse di diminuzione.
Noi non sappiamo dove si colloca la diga di Macra Stroppo in un progetto generale di uso delle acque in Piemonte, perché, a parte un elenco di possibili invasi, non c'è e non c'è mai stata una valutazione di questi aspetti. L'esperienza che abbiamo di altri invasi, fatti anch'essi per uso irriguo e poi proposti come uso multiplo, dimostra come - e questo emerge in particolare in un'analisi costi-benefici fatta specificatamente sugli usi irrigui - alla verifica dei costi, i risultati siano di totale inefficienza economica. E lo abbiamo sperimentato con la vicenda dell'altro invaso sempiterno in Piemonte, quello dell'Alto Vercellese, dove i dati dicono che sul piano socio-economico la situazione è assolutamente disastrosa e inefficiente.
Da questo punto di vista sarebbe interessante capire, anche in questo caso, il senso programmatico ed economico dell'operazione, perch l'impressione è che si vada a creare un rilevante impatto ambientale, come l'Assessore stesso ha segnalato, senza che sia chiara la motivazione economico-programmatoria, cioè di uso dell'acqua, se non su una base storica. Molto spesso questi progetti vengono da molto lontano, si basano su fabbisogni che prevedevano incrementi delle attività produttive (in particolare di quelle agricole) molto più rilevanti di quanto potranno essere nei fatti, e si basano anche sull'ipotesi che l'acqua nel nostro Paese, in particolare l'acqua ad uso agricolo, possa continuare a costare così poco come costa oggi. Invece, sempre di più, proprio per la situazione del bilancio regionale, dovremmo tener conto del fatto che ciò che viene fornito non può più essere fornito gratuitamente, dato che i costi sono elevati.
Io credo che, da una parte, si debba affrontare questa questione per non andare, in varie situazioni, ad autorizzare impianti (tutti ad elevatissimo impatto ambientale) che probabilmente non sono giustificati sul piano economico. Per altro verso, ritengo anche che si tratti di una situazione ambientale - questo era l'aspetto centrale della nostra interrogazione e che l'Assessore ha colto fornendoci degli elementi sulla stessa - in cui l'impatto ambientale è particolarmente rilevante.
E' per questo motivo che ho insistito sull'aspetto economico, perch non si può realizzare tutto; cioè, tra i molti invasi previsti in Piemonte non tutti possono essere realizzati per ragioni di efficienza economica. In questa situazione mi chiedo se non sia il caso di cominciare a fare dei ragionamenti per eventualmente scartare quelli che sono a rilevante impatto ambientale, come mi pare sia, anche dalle cose dette dall'Assessore e da quelle che sono a nostra conoscenza, nel caso specifico.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore regionale

Chiedo una piccola eccezione al Regolamento per fornire un'ulteriore informazione. Concordo totalmente con quanto detto dal Consigliere Bresso e cioè con il fatto che la valutazione ambientale, in questo momento avviene non tenendo conto di aspetti sociali ed economici, ma semplicemente con una valutazione - si passi il termine - un pochino tecnica. Proprio perché avevo le stesse preoccupazioni del Consigliere Bresso, allorch abbiamo avviato lo studio di piano direttore delle acque regionali (e quindi di tutta la Regione Piemonte), avevo immediatamente chiesto ai tecnici di valutare in modo approfondito le zone che erano particolarmente carenti di acque, e che sono soprattutto - già le conoscevamo - la Provincia di Cuneo da una parte e l'est-Seria dall'altra, con due approfondimenti ancora specifici.
Ho già a disposizione i primi studi che sono stati fatti dalla società Risorse Idriche, quella che è stata costituita con la Finpiemonte, i quali ci dicono - ho già alcune 'carte, per ora provvisorie - come stanno effettivamente le cose. Questi studi ci dimostrano che esiste una carenza di acqua ad uso idro-potabile ed irriguo in quasi tutto il Piemonte, ma il problema, in quasi tutto il Piemonte, non è di carenza d'acqua o di materia prima, ma di carenza di organizzazione, è un problema di ristrutturazione delle reti, dei canali, di consorzi diversi. Soltanto per la Provincia di Cuneo c'è un deficit di acqua, valutabile ad oggi a 200 milioni di metri cubi/anno.



BRESSO Mercedes

Non nell'est-Seria?



GARINO Marcello, Assessore regionale

Nell'est-Sesia no. E' un problema di regolazione, così appare dai primi studi che peraltro metterò a disposizione appena verranno conclusi.
Giustamente il Consigliere Bresso non pone soltanto problemi di tipo tecnico, che sono assai importanti, ma pone problemi di costi e benefici visto anche il periodo che attraverseremo e per non andare a finanziare o approvare progetti che non rispondono a reali necessità. Di qui la conseguenza che, per ora, questi primi studi individuano come risorsa strategica la diga di Stroppo. Ovviamente, in quello studio non si parla di una diga di 12, 13 o 45 milioni, ma si parla di individuazione strategica di questa diga, anche ai fini idropotabili oltre che irrigui. Occorrerà inoltre, nella provincia di Cuneo, riprendere in mano la questione Marchisa e quella della valle Tanaro che interessa per una parte la provincia di Cuneo e molto la Liguria, ma questo è un problema di più difficile soluzione perché interregionale. Occorrerà anche effettuare uno studio sulla Stura di Demonte; non sto parlando del megainvaso di cui ci interessammo una quindicina di anni fa, quando eravamo più giovani, ma di un sistema di invasi che va studiato molto attentamente perché in quella zona, e solo in quella zona del Piemonte, c'è effettivamente carenza di materia prima.
Appena avremo questi dati di studio definitivi, senza ancora le scelte che dovranno essere fatte, li metterò a disposizione dei Consiglieri che li vorranno e del Consiglio, o magari della Commissione, prima di avviare la seconda fase dello studio del piano direttore.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interpellanza n. 799 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti, inerente la discarica di Torrazza Piemonte


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interpellanza n. 799 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti, cui risponde , ancora l'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore regionale

Si rammenta ai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti, interpellanti, che le attività di controllo relativamente al corretto funzionamento degli impianti di smaltimento dei rifiuti sono demandate dalla normativa vigente (DPR 915/82) alle Amministrazioni provinciali, che potranno valersi per tali attività dei Servizi di Igiene Pubblica delle competenti UU.SS.SS.LL.
Pertanto, in riferimento alla discarica di Torrazza Piemonte, la verifica degli inquinamenti della falda acquifera, il controllo della corretta impermeabilizzazione delle vasche e le eventuali conseguenti segnalazioni alla Magistratura, sono di competenza dell'Amministrazione provinciale di fiorino.
Comunque, non risultano a questo Assessorato né eventi di inquinamento né casi di intossicazione dovuti all'esistenza o alle esalazioni della discarica della Società "La Torrazza". La Provincia di Torino, infatti interpellata al riguardo, ha fatto conoscere, in via breve, solo accertamenti di presenza di cattivi odori, che gli organi di vigilanza dell'Assessorato all'ecologia hanno verbalizzato e trasmesso alla Magistratura competente.
Non mi risultano poi sussistere relazioni tra il progetto dell'inceneritore AGIP di Chivasso e la richiesta di ampliamento della discarica in esame. Tutte e due, come sapete, hanno avuto un parere negativo da parte della Giunta regionale.
Non è nei poteri della Giunta regionale né di altra istituzione imporre ad una società privata un adeguamento del proprio capitale sociale.
L'esiguo numero dei tecnici regionali facenti capo ai Servizi dell'Assessorato all'ambiente e il sempre crescente carico di lavoro, non permettono la predisposizione di un'indagine sull'impatto ambientale complessivo delle varie attività produttive esistenti sul territorio del Comune di Torrazza Piemonte.
Devo segnalare, però, ad ulteriore informazione, che su richiesta di un Assessore del Comune di Torrazza Piemonte (se non erro il signor Scianna) e dei Consiglieri Bresso e Rivalta, l'Assessorato organizzerà una riunione in Torrazza Piemonte, in cui tutti questi problemi, ma non solo questi, perch ci sono anche problemi di cave, dovrebbero essere discussi dai Consiglieri presenti, dall'Assessore e dai tecnici.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghe e colleghi Consiglieri, la risposta dell'Assessore all'interpellanza relativa alla discarica di rifiuti tossici nocivi, gestita dalla Società "La Torrazza", mi lascia perplesso.
Nell'interpellanza si evidenziavano alcune questioni alle quali l'Assessore non ha dato puntuale risposta. In modo particolare, i due interpellanti erano preoccupati dello stato in cui versano le prime due vasche predisposte per lo smaltimento. Si citava, inoltre, l'ipotesi chele due vasche non fossero neppure parzialmente impermeabilizzate e, proprio a seguito di questa insufficiente predisposizione dell'assetto della discarica, nel mese di luglio dell'anno scorso erano stati rilevati degli inquinamenti, sia dal punto di vista degli odori sia dal punto di vista di una ipotesi di inquinamento delle falde. Chiedo su questo punto una maggiore precisione da parte dell'Assessore.
Per quanto riguarda poi il problema sostanziale, quello del controllo sulle attività di questa azienda promossa dalle istituzioni, concordo con l'Assessore che si tratta di competenze della Provincia. Però mi sembra limitativo, in occasione di queste interpellanze, ridurre la risposta a questioni di carattere prettamente amministrativo. Confinare questo problema all'interno di competenze, è giusto dal punto di vista delle puntuali responsabilità di un'amministrazione, ma è molto riduttivo dal punto di vista generale, nel senso che la Regione Piemonte e la Provincia di Torino non sono due Istituzioni che lavorano per due committenti diverse; il committente è sempre la popolazione che ha eletto questi Consigli.
Ritengo che un ruolo della Regione Piemonte, dell'Assessorato regionale, verso la Provincia per sollecitare e promuovere comportamenti di verifica di quanto è espresso ad esempio - in questa interpellanza (timori di inquinamenti) può essere svolto con maggiore forza. C'è di più l'Assessore, di fronte alla richiesta contenuta nell'interpellanza di affidare, parallelamente a quanto prevedono le competenze della Provincia ai tecnici dell'Assessorato all'ambiente, la predisposizione di un'indagine sull'impatto ambientale che nella zona di Torrazza Piemonte producono vari tipi di attività industriali, ha risposto dicendo che l'attuale stato dell'organico dell'Assessorato non - lo consente. L'Assessore risponda in altro modo; dica, ad esempio, che sarebbe opportuno farlo, ponga questo problema, se non risolvibile nell'ambito degli attuali organici, almeno come problema .politico. E' questo che manca nella risposta all'interpellanza. Lo assuma come un problema da affrontare e da risolvere in senso positivo.
La risposta dell'Assessore è stata di tipo difensivo: "Con quello che ho a disposizione, non riesco a farlo". L'Assessore ritiene che lo studio dell'impatto ambientale delle varie attività della società debba essere un impegno dell'Assessorato e, come tale, lo pone in questo Consiglio e soprattutto alla Giunta come una richiesta esplicita di potenziamento finalizzato al conseguimento di questo obiettivo? La stessa cosa potrebbe portare la Regione Piemonte ad avere più peso specifico politico nei confronti dei privati, che non operano nel vuoto pneumatico, ma nel quadro delle scelte politiche delle istituzioni. Anche qui, la risposta dell'Assessore, che con i privati nulla si può fare, non è da prendere alla lettera.
La Regione può fare molto anche nei confronti dei privati se, ad esempio, come si richiede nell'interpellanza, predispone degli studi che consentano alla Regione Piemonte di conoscere il territorio, alle popolazioni di acquisire molte più informazioni di quelle che hanno e quindi, alla Regione Piemonte, di interloquire con le ditte che agiscono sul territorio con una capacità di direzione, di controllo, una capacità direi generale di governo autorevole che consente quella compensazione dei poteri, tra il potere pubblico e il potere privato, che consegue un interesse collettivo, quello per tutta la popolazione di avere un ambiente non inquinato ed attività industriali compatibili con le esigenze della natura e della salute dell'uomo.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interpellanza n. 807 dei Consiglieri Bresso e Rivalta, inerente la delocalizzazione della Servizi Industriali di Grugliasco


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interpellanza n. 807 del Consigliere Rivalta che ha la parola per l'illustrazione.



RIVALTA Luigi

E' un'interpellanza dei primi di ottobre e, sotto questo profilo, la rispostaci viene solo dopo sette mesi, dico solo perché su altre interrogazioni ed interpellanze sono passati e passano periodi anche più lunghi. Abbiamo fatto, a quel tempo, questa interpellanza per una serie di motivi: un ricorrente inquinamento olfattivo nell'area di Beinasco che ha ingenerato, come tante volte nel passato, proteste e reazioni da parte degli abitanti di quel Comune, dei quartieri più prossimi all'area della Servizi Industriali e proteste da parte dei lavoratori delle fabbriche e degli impianti siti nelle vicinanze. Richiamo il fatto che si tratta di una zona molto congestionata dal punto di vista della funzionalità.
Inoltre, a ridosso dell'abitato e prossimo all'area della Servizi Industriali c'è uno dei maggiori ospedali torinesi: il San Luigi. Abbiamo fatto questa interpellanza anche perché, oltre ai problemi specifici presenti ricorrentemente a Beinasco, di fronte alle proteste della comunità, si sono sparse voci circa prossime rilocalizzazioni della Servizi industriali. I punti di localizzazione sono stati disparati, ne rammento uno con precisione che era quello che si riferiva ancora una volta a Torrazza. Ma non era la sola indicazione che veniva formulata. Queste voci circa localizzazioni nuove della Servizi Industriali sono sempre pervenute dalla stessa società; non sono mai state indicazioni di localizzazioni date dalla Regione sulla base di una ricerca di opportunità, di ottimizzazione e di rilocalizzazione di questa società. Questo è un nodo politico che ricorrentemente da due anni solleviamo nei confronti dell'operato di questa Giunta e dell'Assessore Garino e io lo ripropongo anche oggi.
Problemi come quello della localizzazione degli impianti di smaltimento dei rifiuti e,, in questo caso particolare, di una situazione delicata e incancrenita come quella della Servizi Industriali richiederebbero richiedono io dico; una politica attiva della Regione che, con strumenti di indagine scientifica e con un confronto partecipativo verso le comunità interessate, verso la comunità regionale nel suo complesso, porti a scegliere le localizzazioni che possono essere considerate quelle di minore impatto ambientale e di minore difficoltà sociale. Tutto ciò non sta avvenendo; di qui la nostra perplessità ricorrente.
In questi sette mesi sono emerse, nuovamente, proteste a Beinasco, si sono sentite voci che permangono nei confronti di Torrazza, l'ipotesi di rilocalizzazione in quel Comune che, come abbiamo già discusso in passato è un centro - di localizzazione di impianti di vario genere sgraditi dal punto di vista ambientale.
La nostra interpellanza, quindi, è stata di nuovo risollevata nello spirito e nel merito anche in questi sette mesi da soluzioni non ricercate e dal fatto che voci di rilocalizzazione continuano.
Richiamo ancora il fatto che in questa situazione la Provincia, non so se per sua razionale volontà, e sarebbe una razionalità ben deteriore, o per necessità di fronte all'incapacità della Regione di trovare una soluzione, ha rinnovato l'autorizzazione, non so per quanto tempo, di attività della Servizi Industriali, ancora a Beinasco.
Questo è il quadro della situazione che abbiamo sollevato con l'interpellanza del mese di ottobre, ma in sostanza è una questione che si ripete da anni e che continua a ripetersi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore regionale

Dovrebbe ormai essere chiaro ai Consiglieri interpellanti che la politica seguita da questa Giunta, relativamente allo smaltimento dei rifiuti, non prevede che sia la Regione a scegliere direttamente i siti degli impianti di smaltimento (il nodo del quale parlava il collega Rivalta) siano essi per RSU oppure per rifiuti industriali, seguendo in ci le indicazioni del "Piano per l'organizzazione dei servizi di smaltimento" approvato dalla Giunta nell'88 e successivamente anche dal Consiglio regionale, ed in considerazione degli esiti fallimentari conseguiti in seguito all'utilizzo di strategie diverse (vedi il "piano dei siti" dell'82).
Pertanto, anche nel caso della Servizi Industriali, la Giunta provvederà a valutare l'idoneità o meno del progetto di rilocalizzazione quando questo verrà presentato dalla ditta in oggetto. Non si ritiene quindi opportuno un intervento diretto della Regione nella scelta del sito alternativo; ciò tanto più in quanto l'attività della Servizi Industriali è quella propria dell'esercizio di impresa privata ed il suo inizio risale a prima dell'entrata in vigore del DPR 915/82.
Concordo con quanto detto dal Consigliere Rivalta per quanto riguarda il problema della rilocalizzazione; non soltanto, in quella zona c'è l'ospedale già citato abbastanza vicino, ma la stessa programmazione regionale aveva allora previsto la Servizi Industriali e successivamente aveva fatto una scelta diversa con il CAAT (Centro Agro-Alimentare di Torino).
Sono d'accordo che queste strutture non possono essere localizzate nella stessa zona in cui avviene lo smaltimento dei rifiuti tossico nocivi.
Per questo, la Regione non è stata ferma: ho avuto incontri, oltre a quelli della Commissione consiliare della Provincia alla quale credo fosse presente anche la collega Bresso, con l'Amministrazione provinciale, con Associazioni ambientaliste e Comitati spontanei della zona di Beinasco, e con il Prefetto, che ha convocato i responsabili della Servizi Industriali.
Dalle varie riunioni è emerso principalmente chela situazione della Servizi Industriali è indubbiamente migliorata; soprattutto - e questo per ammissione degli stessi comitati della zona - dopo che l'Amministrazione provinciale non solo ha accordato una proroga di sei mesi, ma ha anche provveduto a ridurre alcune lavorazioni e produzioni. Successivamente all'intervento dell'Amministrazione provinciale non si è più registrata la presenza delle nubi tossiche e dei relativi gravi problemi presentatisi in passato.
La situazione - ripeto - è migliorata, anche se di certo non può dirsi ottimale: personalmente sono convinto della necessità di una rilocalizzazione degli impianti.
Sarà mio compito insistere nel richiedere al Prefetto di Torino di dar seguito alla riunione tenutasi presso la Prefettura con Servizi Industriali e Amministrazione provinciale, per sollevare il problema dell'urgenza della rilocalizzazione. Dirò di più: credo sia possibile, agendo in modi corretti, privilegiare - se mi è consentito il termine - una rilocalizzazione della Servizi Industriali qualora questa volesse partecipare, ovviamente nella sua autonomia, al bando di concorso per le piattaforme. Ritengo che fra i criteri adottabili per la rilocalizzazione della Servizi Industriali, che tutti riteniamo debba avvenire, questo possa essere ritenuto "giusto".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Quello che sta avvenendo è il noto dialogo fra sordi: l'interpellanza infatti, non entrava nel merito specifico della vicenda sulla Servizi Industriali, ma sulle più generali non-scelte di localizzazione attuate dalla Regione Piemonte. "Questa è la nostra politica - dice l'Assessore poiché con il Piano dei siti dell'82 non si sono conseguiti buoni risultati".
Come tutti sappiamo, il Piano dei siti cui si riferisce l'Assessore non era un piano in senso proprio, ma un elenco di cave abbandonate eventualmente disponibili per localizzazioni di impianti per rifiuti: non contemplava assolutamente delle scelte della Regione in materia.
E' certamente più comodo, per certi versi, non assumersi alcuna responsabilità; il risultato, però, è un non-governo della materia.
L'Assessore, praticamente ogni settimana, è chiamato a rispondere almeno a due/tre interrogazioni presentate da Consiglieri del luogo, che sollevano questioni relative ad aziende alla ricerca di siti per impianti di smaltimento di rifiuti industriali o urbani. La zona è appetibile, in quanto trovare siti adatti e popolazione disponibile ad accettarli richiede ricerche multiple, creando ogni volta tensioni sociali che si manifestano in cortei, manifestazioni, interrogazioni, ecc.
Spesso si richiede all'opposizione e alle comunità locali di "essere responsabili", di "farsi carico": è evidente che di fronte ad una Regione che si disinteressa completamente delle procedure di rilocalizzazione qualsiasi Comune esprime comunque il proprio disaccordo e la propria indisponibilità a sacrificarsi sull'altare della collettività.
Definire principi tecnici e distributivi, calarli sul territorio attraverso valutazioni che considerino i più svariati aspetti privilegiando quello per cui ogni bacino deve provvedere allo smaltimento dei propri rifiuti, è l'unico modo di procedere in maniera ragionata. Se dovessero nascere situazioni di tensione, scelte tecnicamente inappuntabili saranno sicuramente difendibili. Scelte di tipo privato difficilmente saranno inappuntabili: la ricerca sarà di terreni a costi relativamente bassi, in zone in cui si spera vi sia poca resistenza da parte dei residenti.
Sperare che si trovino siti adatti, procedendo nel modo attuale significa esplorare migliaia di siti creando ogni volta la corrispondente tensione sociale.
Non capisco, politicamente, i motivi per cui la Giunta faccia una scelta che va anche a suo danno: l'opposizione, infatti, non è messa in condizione di poter assumere un atteggiamento responsabile: non può che difendere comunità sottoposte ad angherie di privati, che cercano di localizzare - ovunque - un qualche sito. La situazione è folle.
Con la forza necessaria richiameremo in aula il nostro progetto per affrontare la questione dello smaltimento dei rifiuti industriali rimandato in Commissione e mai più mossosi poiché la Presidenza della Commissione continua ad aspettare il mille volte annunciato progetto della Giunta, che continua a non arrivare.
Se in sede di Commissione non è possibile il confronto sulle due ipotesi, richiederemo che venga discussa la nostra. Riteniamo infatti che non possa sussistere una situazione in cui la società piemontese debba farsi carico delle mine vaganti dovute alle richieste di localizzazione di impianti di smaltimento di rifiuti industriali. Oltretutto, le necessità reali sono relativamente basse; a fronte della localizzazione di quattro cinque impianti vi sono decine, e forse centinaia di ricerche, con le conseguenti tensioni create localmente.
Ritengo che il comportamento della Giunta sia assolutamente strampalato: per parte nostra, anche in assenza di un progetto della Giunta, chiediamo un confronto sulla nostra proposta, che riteniamo seria e ben congegnata.


Argomento:

Interpellanze ed interrogazioni richiamate in Aula dal Gruppo di Democrazia Proletaria, ai sensi dell'art. 89, comma 9 del Regolamento consiliare (rinvio); Interpellanze richiamate in Aula dal Gruppo Lega Nord Piemont, ai sensi dell'art. 89, comma 9 del Regolamento consiliare (rinvio)


PRESIDENTE

I punti 3) e 4) all'o.d.g. relativi alle interpellanze ed interrogazioni richiamate in Aula dai Gruppi DP e Lega Nord, a sensi di Regolamento, vengono rinviati alla prossima seduta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 5) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Ha chiesto congedo l'Assessore Cerchio.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

c) Confluenza del Gruppo DP nel Gruppo di Rifondazione comunista


PRESIDENTE

Comunico ai Consiglieri regionali che dal 1 maggio il Gruppo DP è confluito nel Gruppo di Rifondazione comunista, Capogruppo è il Consigliere Chiezzi.


Argomento:

d) Elezione Vicepresidente II Commissione


PRESIDENTE

Comunico inoltre che in data 23 aprile 1992 il Consigliere Penasso è stato eletto Vicepresidente della II Commissione in sostituzione del Consigliere dimissionario Squillario.
Ha chiesto la parola il Consigliere Maggiorotti; ne ha facoltà.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Signora Presidente, signori Consiglieri, la confluenza del Gruppo consiliare di Democrazia Proletaria nel Gruppo di Rifondazione comunista cui aderirò come indipendente, è contemporaneamente, per quanto mi riguarda, un termine ed una continuità. Termine di un'esperienza vissuta in questi due anni, intesa come assunzione di rappresentanza istituzionale dei "senza voce", dei diversi, degli esclusi, di coloro che subiscono la prepotenza dei potenti. Esperienza vissuta come comunista essendomi posto l'obiettivo di operare per fare crescere uguaglianza, forza e fantasia conoscenza e libertà in chi e per chi deve continuare a vendere la propria forza lavoro e la propria vita in nome del profitto altrui. Esperienza vissuta nella tempesta ideologica ed emotiva seguita alla messa in discussione di certezze, storia e significato del termine comunismo, al di là degli ideologismi, delle oleografie, delle sofferenze imposte in suo nome. Necessità di critica per rifondare non tanto un partito (anche quello, ma non prioritariamente), quanto una teoria ed una prassi efficaci a cambiare lo stato di cose presenti a partire dalla crescita di consapevolezza ed autodeterminazione degli sfruttati. Dunque la ricerca continua, così come continua la storia che non è affatto finita, come si auguravano frettolosamente alcuni sotterratori del comunismo reale, quasi che magicamente un atto simbolico, segno di aspettative positive quale è stato il crollo del muro di Berlino, di per sé cancellasse anche l'origine delle sofferenze di 4/5 dell'umanità.
In sintesi, continuo a non credere alla cosiddetta inevitabile necessità del plusvalore come molla del progresso dei singoli e delle comunità, mentre è più spesso fonte di corruzione ed ulteriore sfruttamento. Non credo in una cosiddetta naturale ed inevitabile presenza di una maggioranza di sfruttati ed esclusi nella conseguente distruzione dell'ambiente, nell'impoverimento delle fonti di energia dissennatamente dilapidate per ricavarne ulteriori ed effimeri profitti.
Quindi, la confluenza nel Gruppo consiliare di Rifondazione comunista non può per me non avere caratteristiche di continuità di una teoria e di una pratica. Per me significa il tentativo di rappresentare istituzionalmente (nel limite evidente delle mie possibilità, delle contraddizioni connesse con la convivenza e con le vigenti regole del gioco) quanti vengono definiti ultimi, coloro cioè che sono nei fatti diversi e, in quanto tali, portatori di valori e non di disvalori; perché a tutti sia garantito non tanto e solamente la facoltà di esistere, bensì il diritto fondamentale ad essere.



PRESIDENTE

Grazie Consigliere Maggiorotti per il suo bell'intervento e i temi e l'attenzione che ha portato in quest'aula.


Argomento: Ordinamento regionale

Elezione di tre delegati della Regione Piemonte per l'elezione del Presidente della Repubblica (ai sensi degli artt. 83 Costituzione e 17 Statuto Regione Piemonte). Esame ordini del giorno presentati in merito


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 6) all'o.d.g. che prevede l'elezione di tre delegati della Regione Piemonte per l'elezione del Presidente della Repubblica.
Le norme che regolano tale elezione sono l'art. 83, secondo comma della Costituzione, il quale stabilisce che: "All'elezione partecipano tre delegati per ogni Regione eletti dal Consiglio regionale in modo che sia assicurata la rappresentanza delle minoranze", nonché l'art. 17, lettera d) dello Statuto della Regione Piemonte, approvato con legge 22/5/1971, n.
338, il quale recita: "Il Consiglio (omissis): d) elegge nel proprio seno tre delegati della Regione ai quali spetta di partecipare, ai sensi dell'art. 83 della Costituzione, all'elezione del Presidente della Repubblica. Per l'elezione dei delegati ciascun Consigliere vota non più di due nomi".
Infine l'art. 73 del Regolamento che recita: "All'elezione del Presidente della Repubblica partecipano tre delegati eletti dal Consiglio regionale nel proprio seno. Per l'elezione dei delegati ciascun Consigliere vota non più di due nomi".
In relazione al combinato disposto delle ricordate norme i tre delegati debbono quindi rivestire la qualifica di Consigliere regionale, uno di essi deve essere espressione delle minoranze consiliari, e a tal fine lo Statuto ed il Regolamento stabiliscono che ciascun Consigliere voti non più di due nomi.
Informo inoltre che sull'argomento sono stati presentati tre ordini del giorno.
La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Vorrei ricordarle l'argomento che c'è nel nostro ordine del giorno, che è stato depositato poco tempo fa, che manteniamo e che intendiamo, in base al Regolamento, venga posto in votazione.



PRESIDENTE

Nella penultima riunione dei Capigruppo avevo detto in proposito che nell'o.d.g. sarebbe stato inserito esclusivamente il punto dell'elezione dei tre delegati. Evidentemente vi sono dei documenti connessi che per ragioni logiche andranno in votazione prima della votazione dei delegati.
Procediamo quindi secondo le intese.
La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Intervengo partendo dall'esperienza che ho fatto nell'ultima elezione del Presidente della Repubblica designato da questo Consiglio regionale.
Un'esperienza che ricordo come un passaggio del tutto burocratico di partecipazione delle Regioni alle elezioni. Credo che invece la partecipazione di rappresentanti regionali all'elezione del Presidente della Repubblica dovrebbe assumere un significato non solo formale, ma più sentito di scelta della personalità che deve sedere sul più alto seggio del nostro Stato. Sotto questo profilo credo che in qualche modo, pur sapendo che questa è una rappresentanza che poi si divide secondo le varie appartenenze politiche, e che quindi non rappresenta il Consiglio regionale in quanto tale, ma rappresenta forze politiche, sarebbe giusto che un impegno, se non formale, venisse preso dai Consiglieri regionali che verranno designati. L'impegno possibile è quello nei confronti di un problema fondamentale del nostro Paese oggi, cioè quello delle riforme istituzionali, in generale del nostro Stato e in particolare una riforma che riguardi le Regioni.
Sostenere, nelle scelte che verranno fatte nell'ambito dei singoli Partiti e nel voto, una personalità che chiaramente sia impegnata per promuovere le riforme istituzionali nel nostro Paese e dentro a queste una riforma regionalista del nostro Stato: questo dovrebbe essere un impegno dei rappresentanti regionali e dovrebbe essere preso a partire da questa sede non soltanto per un rapporto di lealtà fra noi Consiglieri che li votiamo e li designiamo a rappresentare la Regione, ma anche per un pronunciamento di carattere pubblico perché si sappia che i rappresentanti regionali nel partecipare alla scelta del nuovo Presidente hanno almeno questo comune impegno. Un impegno che credo possa stare al di sopra delle divisioni politiche e possa partecipare in questo senso ad un processo di formazione di intenti che supera i Partiti e che si è già sviluppato nel passato con i referendum e anche in certi patti di riforma istituzionale che sono stati presi prima di queste ultime elezioni.
Credo che sarebbe giusto, in una situazione costituzionale diversa, che i Consigli regionali potessero esprimere un nome. In questa situazione non è possibile farlo, però proprio per grande rispetto a una personalità piemontese che riterrei degna, se questo nome potesse essere fatto, io farei il nome di Norberto Bobbio.



PRESIDENTE

Proporrei di procedere in questo modo: ognuno svolga il proprio intervento, poi rispetto agli ordini del giorno si passerà direttamente alla votazione e infine alla elezione dei delegati.
La parola al Consigliere Sartoris.



SARTORIS Anna

Volevo solo capire se questa è l'illustrazione dell'ordine del giorno o se è l'intervento...



PRESIDENTE

E' libera di procedere come crede.



SARTORIS Anna

Visto che ci saranno, come lei ha detto, delle votazioni diversificate cioè prima sugli ordini del giorno e poi sulla elezione, volevo sapere se prima si presentavano gli ordini del giorno, poi si procedeva alla votazione degli stessi e infine si faceva una discussione generale su quelle che potevano essere la presentazione e la votazione dei tre rappresentanti della Regione oppure se era una cosa unica e poi si procedeva.



PRESIDENTE

La seconda ipotesi: facciamo una discussione unica e poi si procede alle votazioni.



SARTORIS Anna

In questo caso siccome pensavo di presentare solo l'ordine del giorno lascio parlare prima i colleghî e mi riservo di parlare dopo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questa discussione sui tre delegati è interessante perché ci permette indirettamente di discutere di alcune questioni che questo Consiglio regionale da tempo dovrebbe discutere e in realtà non discute soprattutto in momenti importanti come questo.
Il modo in cui si sta affrontando questa questione è gravemente sbagliato, vecchio e soprattutto inadeguato rispetto alla realtà politica del Paese oggi.
Ci è stata fatta una proposta di soluzione che viene chiamata istituzionale, ma che di istituzionale ha veramente poco nel senso che, a partire dagli articoli della Costituzione e da quelli dello Statuto regionale, l'unica cosa chiara è che questi tre delegati devono essere rappresentanti delle Regioni e quindi nel nostro caso della Regione Piemonte. A mio parere l'unico rappresentante indiscutibilmente significativo da questo punto di vista è il Presidente del Consiglio regionale. Tutto il resto è una questione che non si può contrabbandare come soluzione istituzionale perché è una legittima soluzione basata su un accordo fra Partiti di maggioranza e di minoranza che nulla ha a che fare con una logica di tipo istituzionale. Segnalo che in alcune Regioni, per esempio il Veneto, alcune forze politiche, fra cui i Verdi, forzando l'articolo della Costituzione e giocando sul fatto che lo Statuto regionale è meno rigido del nostro, propongono che i tre rappresentanti non siano dei Consiglieri regionali, ma siano dei rappresentanti autorevoli della cosiddetta società civile. In Piemonte non credo si possa percorrere una strada di questo genere perché lo Statuto regionale non ce lo consente.
Questo per dire che la logica è ben diversa da quello che si è cercato di proporci in quest'ultima settimana. Ancora questa mattina alla riunione dei Capigruppo qualcuno, Monticelli in particolare, ci richiamava al momento in cui abbiamo eletto l'Ufficio di Presidenza del Consiglio. In questo caso però bisogna eleggere 58 rappresentanti dell'istituzione Regioni; che è cosa totalmente diversa da quella che si è posta due anni fa quando abbiamo eletto l'Ufficio di Presidenza. In quel caso ho votato il Consigliere Grosso come uno dei membri, ma oggi la realtà è che con il criterio che ci viene proposto i 58 delegati saranno probabilmente 58 esponenti della DC del PSI e del PDS. Secondo me non c'era occasione migliore di questa per dare concretamente un segnale nel quale le Regioni si ponevano come soggetto rappresentante delle Autonomie locali e concordavano, in una forma che non è lottizzazione ma è una cosa diversa, una rappresentanza adeguata delle diverse forze politiche e quindi della società.
Io e altri abbiamo provato a fare questa proposta già una settimana fa: devo dire che il Presidente del Consiglio si è attivato per tentare una soluzione di questo genere e ci è stato detto che alcune Regioni non erano disponibili. Non lo erano perché la logica per la quale le Regioni e anche le forze politiche nelle Regioni si muovono in un'ottica di autonomia da un lato dal Governo centrale e dall'altro, se mi permettete, anche dai partiti, in realtà non sta facendo strada. Infatti, scelte concrete affinché le Regioni possano ricamarsi un loro ruolo reale sganciato dagli stessi partiti non ne sono state fatte. Le nostre discussioni sulle questioni del regionalismo sono pezzi di carta ai quali non è seguita alcuna iniziativa concreta.
A partire da questo e non da logiche di lottizzazione che credo nessuno proponga, ritengo che sia più che giustificato il fatto che i Verdi (che in Piemonte e in Veneto hanno le loro rappresentanze numericamente più significative) del Consiglio regionale del Piemonte propongano a questo punto una loro candidatura. Quindi, concordemente con gli altri Verdi e mi auguro anche con altri Consiglieri, ritengo corretto in una situazione come questa presentare la candidatura di Anna Segre.
Inviterei ad usare questo dibattito per parlare di politica e in particolare del ruolo di questo e in generale dei Consigli regionali rispetto a quello che nell'insieme è la realtà romana, la realtà del Governo, del Parlamento, la realtà delle Segreterie dei partiti rispetto alle quali è stato dato un segnale chiaro dal risultato elettorale.
Tutte le forze politiche devono concretamente cominciare a dire quanto e se sono davvero regionaliste.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori il Consigliere Cucco; ne ha facoltà.



CUCCO Vincenzo

Solo perché sia chiaro come stiamo procedendo perché francamente comincio a non capirci nulla. Siamo nella fase del dibattito generale su questo tema, dopodiché ci sarà una discussione sugli ordini del giorno presentati dai Consiglieri Sartoris e Majorino?



PRESIDENTE

Abbiamo unificato la discussione.



CUCCO Vincenzo

Allora bisogna conoscere gli ordini del giorno perché, ad esempio, io non conosco quello della Consigliera Sartoris.



PRESIDENTE

Sono stati presentati e comunque io ho invitato la Consigliera Sartoris ad intervenire per illustrare il suo documento, ma non lo ha fatto.



CUCCO Vincenzo

Dopo ci sarà la fase della presentazione delle candidature o anche questa rientra nella discussione in generale?



PRESIDENTE

Ritengo che gli interventi dei Consiglieri possano essere unificati: chi ha presentato ordini del giorno li può illustrare, chi intende presentare delle candidature lo può fare, dopodiché passeremo alla votazione degli ordini del giorno che rimarranno in piedi, infine procederemo alla elezione dei tre delegati della Regione Piemonte.



MAJORINO Gaetano

La dichiarazione di voto è comunque legittimo farla.



PRESIDENTE

Certo, per ciò che attiene alle dichiarazioni di voto sugli ordini del giorno non ci sono problemi, è evidente.



CUCCO Vincenzo

Chiedo quanto meno che vengano distribuiti gli ordini del giorno.



PRESIDENTE

Quello dei Consiglieri Majorino e Zacchera è stato distribuito perch presentato da tempo al Consiglio. Invece l'ordine del giorno del Consigliere Sartoris è pervenuto soltanto pochi minuti fa e si sta quindi procedendo alla sua distribuzione.
La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Parlo anch'io sull'ordine dei lavori, anche perché mi pare legittimala richiesta del Consigliere Cucco. In questa sede di dibattito generale lei ha detto che si deve intervenire su tutta la problematica all'o.d.g. e sui documenti presentati; sarebbe bene allora che chi volesse intervenire conoscesse non solo sulla carta, ma anche nella illustrazione tali ordini del giorno.



PRESIDENTE

Consiglieri, io do la parola in ordine di iscrizione. Quando prima lei è intervenuto pensavo che intendesse anche illustrare il suo documento.
Se vogliamo anticipare il suo intervento non ho alcuna difficoltà cosi pure quello della Consigliera Sartoris a cui avevo già dato prima la parola.
Ha pertanto facoltà di intervenire il Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Formai pacifico, perché si è detto ampiamente in sede di Capigruppo ed è già stato accennato negli interventi che mi hanno preceduto, che viene prospettata una indicazione dei tre delegati che viene etichettata come candidatura di carattere istituzionale. Il Consigliere Marino ha usato l'unica espressione che rende veramente l'idea, cioè a dire che questa candidatura cosiddetta istituzionale viene contrabbandata come tale in quanto nella realtà attraverso il marchingegno di questa candidatura si vuole premiare, attraverso la nomina dei delegati, i tre Gruppi consiliari rappresentanti di altrettanti partiti più consistenti. Proprio da questa considerazione prende le mosse il nostro ordine del giorno che può sì apparire extra ordinem, che può apparire politicamente asettico, ma che costituisce a nostro avviso l'unica formula per spezzare la spirale dell'accordo interpartitico diretto a premiare i tre più grossi Gruppi politici presenti in questo Consiglio.
Il nostro ordine del giorno propone infatti un meccanismo che è anch'esso istituzionale perché propone di pervenire ad una candidatura dei tre delegati attraverso il metodo asettico della estrazione a sorte che non esaurirebbe naturalmente le formalità essenziali di designazione e di nomina, ma che dovrebbe trovare la sua convalida nel voto del Consiglio.
E' tutto qua il ragionamento che ad avviso mio e del Consigliere Zacchera è l'unico ragionamento che consente di spezzare questa spirale della logica, mi si consenta, spartitoria e partitica. In questo senso noi chiediamo, in particolare alle altre forze di opposizione, di confluire sul nostro ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sartoris.



SARTORIS Anna

Preciso che non sono intervenuta non perché non sapessi come presentare un ordine del giorno, ma semplicemente perché credevo che la procedura fosse diversa. In altri casi abbiamo seguito una procedura di presentazione degli ordini del giorno e quindi di discussione. Uno degli ordini del giorno presentati chiede che il Consiglio si esprima sulla procedura da seguire per eleggere i tre rappresentanti; quello che ho proposto io invece chiede di non nominare alcun rappresentante del Consiglio regionale piemontese per la elezione del Presidente della Repubblica e adesso vi spiego perché. Devo ancora dire che attendevo che altri Gruppi esprimessero le loro posizioni su questa delicato problema.
Ho ascoltato con molta attenzione quello che ha detto il collega Marino, e la sua analisi ci è sembrata corretta solo fino ad un certo punto. Effettivamente i tre delegati potrebbero essere rappresentanti della Giunta o del Consiglio, in una fotografia dei maggiori partiti eletti nel 1990, o potrebbero esprimere l'attuale maggioranza, prevedendo la presenza di un rappresentante della Lega Nord, secondo partito del Piemonte. A questo proposito si potevano seguire diverse procedure; in realtà tutto ci si scontra con quanto detto dal collega Marino. Secondo noi - come autonomisti - la preoccupazione che deve attirare la nostra attenzione è che di federalismo, di regionalismo, di interessi della Regione Piemonte e della gente che vi vive, degli elettori della Regione Piemonte, mi pare non importi a nessuno, perché l'unico vero, grande interesse è quello di essere presenti a Roma.
Si è sentito dire che le Segreterie romane fanno già conto sul fatto che verrà eletto dal Consiglio regionale del Piemonte un rappresentante che comunque voterà per il candidato della DC, uno che voterà per il candidato del PDS, un altro che voterà per il candidato del PSI; candidature che emergeranno dai convenevoli di palazzo. Tenendo presente che si tratta di una rappresentanza di tre persone su mille, la nostra presenza è molto marginale; marginale nel complessivo, cioè sui mille, ma importante ad esempio per le Segreterie di partito, che contano sul fatto che ce ne sia uno in più. A questo punto, proprio per cominciare a fare qualcosa di diverso dalle solite parole, dalle solite chiacchiere, noi crediamo sarebbe molto più credibile fare qualcosa di effettivamente forte.
Noi non siamo obbligati a mandare tre rappresentanti; possiamo mandarli, ma non siamo obbligati a farlo. Possiamo rifiutarci di presentare tre persone; come Consiglio regionale, possiamo finalmente dire che il Consiglio regionale del Piemonte si rifiuta di mandare tre persone. E sarebbe il caso di cominciare a rifiutarsi di ubbidire e di fare ciò che le Segreterie dei partiti - e non le leggi - ci impongono di fare.
Forse sarebbe il caso di cominciare a pensare che i Presidenti di Consiglio e Giunta hanno avuto un mandato dagli elettori; vengono eletti dagli elettori e non dalle Segreterie del proprio partito, quindi dovrebbero cominciare a , pensare che devono avere un rapporto di fiducia nei confronti di coloro che li hanno votati. Secondo noi bisognerebbe cominciare a preoccuparsi un pochino di più dei rapporti con l'elettorato non stupitevi se poi qualcuno si sente tradito e non vota più, scegliendo di votare qualcos'altro.
Si dice che la settimana scorsa i Capigruppo della Camera avrebbero deciso quale sarebbe stato il tipo di votazione che noi, come Consiglio regionale, dovevamo fare; io credo che questo sia il massimo dell'arroganza e della presunzione cui è arrivato il Parlamento italiano, completamente disinteressato e al di fuori delle scelte che l'elettorato ha compiuto il 5 e 6 aprile! Passata la paura, ritorniamo a fare le stesse cose con la stessa arroganza e presunzione, continuando ad infischiarcene. La considerazione più semplice che mi viene alla mente è questa: come sarà possibile che dei partiti esprimano un Presidente della Repubblica completamente a loro estraneo, un Presidente della Repubblica che abbia il coraggio di dire "no" a chi lo ha eletto e a chi lo ha mandato in quel posto?



MARCHINI Sergio

Vediamo di chiarire.



SARTORIS Anna

In quel posto vuol dire al Quirinale.



PRESIDENTE

Non avevamo dubbi; proceda, Consigliere Sartoris.



SARTORIS Anna

In realtà la frase era stata scelta non per caso, perché credo che il Presidente della Repubblica uscente sia stato mandato spesse volte in quel posto dai partiti. E se è vero che spesso molti hanno lodato la posizione di Cossiga che ha avuto del coraggio, nessuno si è precipitato dal 25 al 28 aprile a chiedere che le sue dimissioni venissero ritirate; nessuno si è precipitato a dirgli di restare al suo posto, ma tutti hanno fatto ponti d'oro 'a queste dimissioni.
Questa è la dimostrazione che si sono fatte molte chiacchiere e dette molte frasi di circostanza; in realtà si è semplicemente tolta una persona che, tutto sommato, era diventata un "ingombro". Teniamo presente che i partiti che sette anni fa, con una larga maggioranza, hanno eletto il Presidente Cossiga, avevano ben scelto per sette anni; poi si è verificato un incidente di percorso e allora abbiamo avuto un picconatore. Certo, un incidente di percorso, perché chi ha eletto il Presidente Cossiga sette anni fa non immaginava quello che sarebbe successo.
Sicuramente non si pensa né si prevede di mandare al Quirinale un "picconatore" o una persona che potrà prendere delle scelte in contrasto o in contraddizione con le scelte dei partiti che, tutto sommato, hanno scampato il pericolo: la maggioranza c'è, i numeri ci sono, si pu continuare, tanto la barca va e lasciamola andare, l'importante è continuare, l'importante è perpetuarsi! A questo punto noi proponiamo e chiediamo ai colleghi che non desiderano accettare - come diceva prima il collega Marino - questo gioco delle parti, questa farsa che si perpetua nei vari Consigli regionali, di non votare, di far sì che il Consiglio regionale del Piemonte deliberi che non ci saranno tre rappresentanti della Regione Piemonte, in segno di disappunto, alla ricerca di un effettivo federalismo, per dare effettivamente quella forza vera che possono avere i Consigli regionali.
Noi non crediamo affatto in un presidenzialismo forte o in un esecutivo nazionale forte; noi crediamo in venti Consigli regionali forti e in venti esecutivi forti. Sappiamo e riteniamo che a fronte di una grossa centralizzazione, di un esecutivo centrale forte, ci siano sicuramente degli Enti locali molto deboli.
Noi crediamo invece che questo Consiglio regionale, proprio perché non è una marionetta nelle mani dello Stato italiano, debba e voglia diventare effettivamente un esecutivo forte, un esecutivo credibile per portare avanti un effettivo regionalismo. Questo ce lo auguriamo per noi e soprattutto per la gente che ci ha votato.



PRESIDENTE

Desidero solo precisare, per una corretta lettura dell'adempimento che stiamo svolgendo, che l'art. 83 della Costituzione non dice "all'elezione possono partecipare tre delegati", ma dice "partecipano" per cui siamo di fronte ad un adempimento costituzionale.



SARTORIS Anna

Ma non dice "devono".



PRESIDENTE

Quando dice "partecipano", vuol dire che devono essere eletti.
La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente e colleghi, credo che oggi ci troviamo dinanzi a due elementi, due aspetti, che certamente interagiscono tra di loro, ma di cui uno può assumere una valenza molto importante. Da un lato, c'è l'individuazione, mediante l'elezione, dei tre delegati che parteciperanno all'elezione del Presidente della Repubblica; dall'altro, c'è il tipo di messaggio, di proposta, che questa assemblea elettiva, questo parlamentino del Piemonte, esprime e dovrebbe essere portata dai tre rappresentanti.
Se il ruolo di questa assemblea vuol essere alto ed anche coerente con tutto il dibattito e i temi che si sono trattati sulla riforma istituzionale e il regionalismo, io ritengo che l'assemblea dovrebbe dare un preciso mandato a coloro che parteciperanno a Roma all'elezione del Presidente della Repubblica. In sostanza, tali nostri rappresentanti dovrebbero in qualche modo esprimere alla fine di questa giornata come recepiscono questo tipo di messaggio e come intendono farsene portatori.
Io non credo, mi rivolgo a Gigi Rivalta, che basti il messaggio di sensibilità alle riforme istituzionali, perché sarebbe un po' come per le riforme e i programmi: tutti sono disponibili. Infatti oggi è difficile trovare un soggetto che non sia schierato in qualche misura per le riforme istituzionali. Occorre in qualche modo che il voto che esprimeranno i tre delegati mandati dall'assemblea regionale del Piemonte sia destinato a qual candidato alla Presidenza della Repubblica che abbia dato segni concreti in passato di grande sensibilità ai problemi del regionalismo e che non lo scopra solo alle porte della sua elezione a Presidente della Repubblica.
Credo che questo sia Presidente elemento discriminante importante, col quale si può anche spezzare, l'eventuale interferenza delle Segreterie dei partiti che porta poi a suddividersi i rappresentanti delle Regioni che vengono eletti dalle assemblee elettive.
E' un mandato che questa assemblea dà attraverso un dibattito che è la conclusione di tutto un lavoro, di un processo che si è sviluppato in questa e nella parte finale della passata legislatura.
Personalmente, non mi sento di poter dare un'adesione ed esprimere un voto finalizzato all'invio a scatola chiusa di tre nostri colleghi a Roma.
Posso invece dare un voto a coloro che sappiamo essere portatori di quella sensibilità che mi pare sia prevalente in questa assemblea, cioè quella della costruzione di un regionalismo forte: un regionalismo che non sia un semplice processo di decentramento dei poteri dello Stato, bensì la costruzione di uno Stato regionalistico, in cui elementi di federalismo possono essere chiaramente presenti.
Attraverso questo tipo di indicazione, può dunque emergere il tipo di candidatura. Se la candidatura nascesse all'interno di un dibattito tra i Gruppi, e quindi come espressione dei singoli Gruppi, sarebbe più difficile dare questo tipo di mandato; se la proposta invece è quella di inviare la rappresentanza istituzionale del Piemonte, credo che questa rappresentanza istituzionale, per essere motivata, cioè per dare contenuto a questo tipo di scelta, non possa che essere portatrice del sentire di questa assemblea.
Vogliamo rapidamente, magari in questa giornata, far emergere qual è il sentire prevalente di questa assemblea? Credo che non sia tempo perso, ma un fatto estremamente importante in grado di esaltare, dando un segnale rilevante, in una fase estremamente critica di delegittimazione dei partiti e di difficoltà dell'istituzione, del ruolo della assemblea elettiva del Piemonte, che non vuole ridursi nel Parlamento nazionale a pura vittima dei giochi e degli orientamenti che si determineranno in un'elezione che non si presenta rapida e semplice.
In questo senso, ritengo che sarà dovere di coloro che verranno indicati da questa assemblea alla fine di questa seduta esprimere come sentono il tipo di mandato di cui sono portatori. Ha fatto bene il collega Rivalta a ricordare come è avvenuta l'elezione precedente: burocratica alla svelta, in sordina. Credo che quei tempi siano passati; ci sono altre emergenze, altre sensibilità ed altre situazioni. Oggi occorre far sentire la nostra voce a livello nazionale mandando dei colleghi che danno già a priori, in qualche modo, un orientamento di candidatura a livello nazionale, scegliendo un candidato che abbia i requisiti per poter interpretare un processo di esaltazione del ruolo delle Regioni, e non uno scopritore all'ultimo momento del regionalismo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Come avevo già espresso alla Presidente, secondo me in questa discussione ci sono dei problemi di procedura. Io penso che, prima di affrontare il dibattito generale, sarebbe stato opportuno votare l'ordine del giorno presentato dal Gruppo MSI, perché se questo ordine del giorno passasse, indubbiamente stravolgerebbe lo stesso dibattito, poiché questo documento chiede di sorteggiare i nominativi.
Ritengo che ciò sia molto importante e che rappresenti un segnale ben preciso della volontà di abbandonare la solita lottizzazione alla quale peraltro, abbiamo solo assistito. Infatti, non abbiamo ancora avuto, né da parte della maggioranza né da parte della minoranza, alcuna comunicazione ufficiale in Consiglio sui candidati. Sappiamo benissimo quali sono, perch ne abbiamo parlato nella Conferenza dei Capigruppo, per l'ufficializzazione in Consiglio non c'è ancora stata, pur avendo già avviato il dibattito su queste nomine.
Ho sentito parlare di regionalismo - mi riferisco all'intervento del collega Tapparo -, però dovremmo chiarirci le idee su che cosa si intende con tale termine, di quale tipo di regionalismo si parla e che cosa significhi veramente. Noi abbiamo sospeso il dibattito sul regionalismo e ormai, penso, archiviato, perché non ci sono più stati segnali da nessuna parte - se non forse dalle forze ambientaliste - per portarlo avanti in un certo modo. Vorrei prima capire su quale linea appoggiarci, se dobbiamo dare anche delle indicazioni, e quale tipo di regionalismo, se quello proposto dalla Lega delle tre mega-regioni o su altre forme di regionalismo tipo quelle già presentate a suo tempo per una questione prettamente propagandistica in vista delle elezioni politiche da parte del Partito socialista.
Ritorniamo al discorso delle nomine che andiamo a fare. Abbiamo assistito, tramite i giornali ed alcune comunicazioni fatte in modo del tutto anomalo, ad una serie di designazioni spacciate per designazioni istituzionali, ma che di istituzionale hanno poco. Quando parliamo di istituzioni e sento proporre la candidatura del Presidente della Giunta Brizio, mi pare un controsenso; il Presidente Brizio è esattamente l'espressione della maggioranza e non l'espressione del Consiglio.
A questo punto, dobbiamo prendere atto che ancora una volta all'interno delle Segreterie dei Partiti o di alcuni Gruppi, si sono fatti i giochini per poter mandare a Roma i rappresentanti - guarda caso - di quei tre Gruppi che mandano i 58 rappresentanti a Roma. Lo stesso giochino fatto alla Regione Piemonte lo si sta facendo in Lombardia e da altre parti nelle quali, indipendentemente dalle Giunte e dalle maggioranze, si assiste ad una spartizione equa fra tre forze politiche che, da cosa si è sentito dire, pare vadano verso un cosiddetto "governissimo".
Come Lega Nord avevamo posto, e poniamo ancora adesso, un problema per quanto riguarda la Regione Piemonte; oggi, nella Regione Piemonte, la Lega Nord è la seconda forza politica, Che piaccia o meno, questa è la realtà quindi, la Lega Nord, nel momento in cui non riconosce la scelta istituzionale in queste tre candidature, chiede che tale scelta sia fatta su una base politica. Se si fa su una base politica, se vogliamo fare un discorso sui numeri, vuol dire che i tre delegati dovranno essere rappresentanti delle tre forze oggi più numerose.
In alternativa a questo, dobbiamo prendere atto - e qui rispondo velocemente all'ordine del giorno presentato dalla collega Sartoris, la quale ha parlato di Consiglio regionale "marionetta" - che il Consiglio regionale, per l'ennesima volta, dimostra di essere una marionetta nelle mani dei Partiti romani! Ancora una volta, la logica non è prettamente locale, svincolata, come abbiamo già assistito per altre questioni molto più importanti, quali per esempio l'applicazione delle tasse regionali, con cui si doveva dare un segnale ben preciso che non è stato dato! Ancora una volta si prende una decisione in base alla logica che a Roma deve esserci una serie di figure per rafforzare certe linee, facendo la scelta di alcune forze politiche di maggioranza, perché a me non risulta che siano state concordate a livello di maggioranza queste candidature come peraltro non sono state concordate, o almeno non si è riusciti a concordare, tra le forze di minoranza delle candidature che rappresentassero tutte le forze di minoranza. Bisogna, allora, prendere atto che un certo tipo di arroganza, quella che viene utilizzata abitualmente da alcune forze politiche (tanto per non far nomi, la Democrazia cristiana e il Partito socialista), fa sì che addirittura vengano 'scavalcati i Partiti minori di maggioranza che, ancora una volta dimostrano di essere la ruota di scorta, quando serve, a questa maggioranza e ancora una volta si viene a confermare questo discorso, l'importanza di avere a Roma un certo numero di figure che appoggiano determinate candidature.
Molto probabilmente per l'elezione del Presidente della Repubblica i giochi sono già fatti, perché all'interno di tre Segreterie politiche sicuramente un accordo è già stato trovato. Ritengo che ci sarà un gioco delle parti, una bella messa in scena per far vedere che emerge una candidatura di un certo tipo, ma in realtà i giochi sono fatti. A questo punto ci riserveremo, in base all'esito del risultato della votazione dell'ordine del giorno del Gruppo MSI e anche in base al dibattito che si svilupperà, di partecipare o meno alle votazioni e di prendere una decisione in merito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

Grazie, Presidente. Mi sembra che questo dibattito sia notevolmente interessante, non perle cose che si dicono, ma per come i Consiglieri affrontano la questione. Mi dispiace molto che il Consiglio regionale non abbia ancora deciso di mandare in diretta radiofonica o televisiva le nostre sedute, perché secondo me sarebbe un ottimo spettacolo - nel senso buono del termine - per la nostra popolazione e per i cittadini che eleggono noi stessi, oltre che gli altri, su come si lavora e si discute di certe questioni.
Cosa dobbiamo decidere oggi? Dobbiamo decidere quello che tutti conoscono e che la Presidente ha ricordato così linearmente all'inizio argomento sul quale credo non ci siano possibilità di confusione. Mi riferisco a questo: i tre delegati delle Regioni che andranno ad unirsi alla schiera di deputati e senatori che voteranno il Presidente della Repubblica, non possono - a mio avviso - né dal punto di vista istituzionale né dal punto di vista politico, avere alcun vincolo. Questo perché sarebbe una finzione e coloro che credono che i nostri delegati possano avere qualche vincolo, sanno perfettamente che votare in aula dei documenti di vincolo sarebbe una perfetta finzione.
Nell'attuale sistema politico italiano, a tutti i suoi livelli dall'elezione del Presidente della Repubblica sino all'ultimo revisore dei conti dell'USSL (con tutto il rispetto per i revisori dei conti delle UU.SS.SS.LL.), vigono regole che sono assolutamente diverse rispetto a quelle dei vincoli parlamentari dichiarati in quest'aula, rispetto a quelle dei documenti sui contenuti invece che sulle proposte e sulle posizioni partitiche da assumere. Conoscendo la realtà, presentare in quest'aula documenti che vogliono in qualche modo vincolare il mandato dei Consiglieri, significa parlare di aria fritta e non di altro perché il mandato dei Consiglieri è assolutamente libero e così deve rimanere. Così almeno, sapremo fino in fondo che i Consiglieri regionali vanno a fare in Parlamento quello che le proprie Segreterie vogliono che loro facciano. E non deve far scandalo! Non capisco perché ci siano ancora Consiglieri : in quest'aula che si scandalizzano, che parlano di partitocrazia. Noi radicali, che abbiamo parlato per primi di partitocrazia, stiamo quasi smettendo di parlarne perché ormai è in bocca a tutti; coloro che sono partitocratici e coloro che non lo sono mai stati, tutti parlano della stessa cosa. Per uscire da questa strettoia non bastano i documenti di vincolo ai Consiglieri regionali che vanno ad alzare una manina senza avere neanche la possibilità di parlare nell'aula parlamentare per eleggere il Presidente della Repubblica deciso nelle Segreterie. E' veramente velleitarismo, così come (l'ha ricordato prima il Consigliere Rabellino) il vero punto della questione, in questo senso, è che le minoranze non hanno trovato un accordo. La democrazia è fatta di numeri, chi ha più numeri elegge i propri rappresentanti.
Ora, fare della dietrologia di tipo politico significa dare acqua a quel qualunquismo generale e generico assolutamente inutile che, ormai, ci sta invadendo e nel quale stiamo affogando. La realtà e che noi, insieme ai Verdi, a Rifondazione Comunista, alla Lega Nord, a Piemont e al MSI, non siamo riusciti a trovare una candidatura comune. Ho escluso il PDS perch non avendo partecipato alla riunione dei Capigruppo non sono venuto a conoscenza della loro proposta e quindi la loro esclusione mi sembrava seguisse la logica da tutti propugnata.
Di fronte a queste cose, non ci si può arrampicare sugli specchi questa è la realtà. Le minoranze non sono riuscite a trovare un accordo per abbattere lo schieramento, schieramento che rientra nella logica esistente oggi, dal Parlamento fino all'ultima delle UU.SS.SS.LL.. Di fronte a queste cose cosa si può fare? Si possono fare tante scelte: si esce dall'aula, non si vota, si protesta, si chiede al Consiglio Regionale di non votare. Io ho scelto un comportamento di altro tipo. Infatti, voterò il candidato che mi sembrava poter essere un candidato unico per le minoranze non PDS, cioè il Capogruppo dei Verdi, Anna Segre, perché su quel nome credo che si possa raggiungere un'ampia convergenza di forze e perché credo fermamente nella stima che ho di Anna Segre. E qui arrivo alla stima personale e al tema citato prima delle cose che andranno a dire e a fare i Consiglieri regionali nel nostro Parlamento.
Credo che nell'attuale situazione delle regole politiche, più che istituzionali, che regolano la nostra vita, l'elemento prioritario fondamentale stia nella storia rappresentata da chi dobbiamo eleggere e nella stima che riponiamo nelle persone che vogliamo eleggere. E' successo ad esempio con l'on. Scalfaro con la sua elezione alla Presidenza della Camera dei Deputati, per una serie di convergenze politiche, ma soprattutto per una qualità intrinseca che il personaggio ha avuto, aveva ed ha, e che spero conservi. Spero possa succedere anche in questo Consiglio, non per dire che ci sono dei Consiglieri regionali che hanno più diritto di avere stima di altri, ma semplicemente perché, visto che non ci sono altre regole se non quelle della responsabilità personale di quello che si va a fare in Parlamento, che derivano dalla propria capacità di decidere, non voglio decidere sulla base di accordi politici prestabiliti in Segreteria, ma sulla base del mio pensiero personale sulle persone che verranno candidate.
Do soltanto una indicazione delle due che mi competono perché non ho sentito altre candidature fino a questo momento. Aspetto di sentire altre candidature e valuterò sulla base di quanto detto prima.
Un'ultima battuta sui mandati ai Consiglieri regionali. E' molto pericoloso andare sulla strada dell'indicare, addirittura in un documento scritto, chi potrebbe essere Presidente della Repubblica facendo dei nomi.
E' molto pericoloso perché, oltre a Norberto Bobbio, questa Regione ha ben altri personaggi della cosiddetta società civile (non uso di solito questo termine perché mi dà fastidio) che possono rappresentare al massimo le istituzioni repubblicane. Ne voglio ricordare uno solo: Alessandro Galante Garrone, che, come e, a mio parere, più di Norberto Bobbio, pu rappresentare l'Italia. Bisogna fare attenzione a scendere in questo tipo di indicazioni: ci divideremmo su cose sulle quali non dovremmo dividerci perché non compete a quest'aula dare indicazioni di nomi e facciamo finta di dimenticare che, ci sono personaggi, uomini e donne della politica del nostro Paese e della nostra Regione che, così come Norberto Bobbio, possono rappresentare la Repubblica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Mi stavo chiedendo una cosa: tra ciascuno di noi che fa il Consigliere regionale, dimenticando per un attimo di esserlo, c'è qualcuno che, davanti a queste discussioni abbastanza sterili, non arrivi alla conclusione che l'elezione diretta da parte della gente del Capo dello Stato era, resta e sarà l'unica strada percorribile e democratica? Questo non lo andiamo sostenendo da adesso, ma da tanti anni e come MSI-DN riteniamo che questa poteva essere la prima delle riforme da fare già nella passata legislatura e ci auguriamo venga fatta in questa.
Mi sembra che ci siamo dimenticati delle cose che succedono al di fuori di quest'aula e che si vada alle elezioni di un Presidente della Repubblica in via anticipata dopo un voto politico, pure in forma anticipata, che ha dato uno "scrollone" totale alla Repubblica dei Partiti dicendo chiaramente che la maggioranza, non solo una parte degli italiani, vuole profondamente e radicalmente cambiare le regole del gioco. E allora, se la maggioranza della gente vuole cambiare le regole del gioco e se è vero che siamo in democrazia, le regole del gioco bisogna cambiarle. Non si devono quindi decidere determinate cose solo fuori dal Consiglio, nelle Segreterie dei Partiti e non si deve più continuare con la logica delle spartizioni che comincia con le spartizioni e finisce con le tangenti. Milano è uno dei tanti esempi e lo vediamo in questi giorni. Di fatto, da quest'aula, oggi verrà eletto un rappresentante democristiano, uno socialista e uno del Partito democratico della sinistra che insieme, un mese fa, hanno ottenuto il 48% dei voti al Senato in Piemonte e il 47% dei voti alla Camera, così raggiungiamo il "top" della democrazia e cioè che la totalità dei rappresentanti della Regione Piemonte non raggiunge neanche la maggioranza degli elettori di questa Regione. Dov'è quindi la logica di una votazione come questa? Avevamo proposto questo ordine del giorno di cui discuteremo ma sarebbe stato comunque sbagliato eleggere un rappresentante della Lega Nord, del Partito socialdemocratico o missino o chi per altro perché è profondamente da cambiare questa Costituzione, che non è vero che è sempre stata così, perché fino al 1970 i rappresentanti delle Regioni non c'erano e i Presidenti della Repubblica sono stati eletti senza i rappresentanti delle Regioni.
Allora, era tutt'altro da sottovalutare l'eventuale protesta di una Regione che si rifiuta di mandare i propri rappresentati a scrivere su un bigliettino quello che le Segreterie dei tre principali partiti hanno deciso, perché è ridicolo parlare di regionalismo e andare là a fare quello che dicono i propri Gruppi e Partiti e farlo ugualmente per tutte le Regioni. Dei 58 delegati ce ne saranno 5 che non sono di questi tre partiti perché, probabilmente, in Alto Adige il Sud Tirol riuscirà ad eleggerne uno.
Questa la chiamano democrazia e regionalismo: democrazia perché avete la cortesia di ascoltarmi, ma non sicuramente nei contenuti e il fallimento di questo sistema è confortato proprio da questi fatti, che il sistema non può più continuare così. La Regione Piemonte deve, quindi, scegliere: mettersi davanti al carro o dietro; noi ci stiamo mettendo dietro al carro dietro ai buoi o alle pecore.
Davanti ad un sistema che cambia non vogliamo assolutamente cambiare nulla e andiamo avanti con la logica delle spartizioni. Secondo questa logica, visto che il piemontese più importante è Gianni Agnelli, dovrebbe essere votato lui solo perché conta di più dal punto di vista economico? Queste sono le assurdità di tale sistema. Bisogna evitare di fare dell'ipocrisia.
In un sistema equo e in piena osservanza della legge era veramente l'estrazione a sorte di tre Consiglieri. E' chiaro che il partito "grosso" ha maggiori possibilità di partiti minori; ma siccome i 60 Consiglieri di quest'aula hanno pari dignità, ovviamente con le rappresentanze proporzionali previste dalla legge, chiunque fosse stato estratto sarebbe stato il delegato regionale.
Non possiamo vincolarlo con un voto? Perlomeno nelle prime votazioni quelle con i famosi candidati di bandiera, si poteva pretendere che Presidenti di Giunte e Consigli regionali indicassero un comportamento di voto indicativo, prima dei giochi dei vari portabandiera.
Diversamente, non si comprende il senso per cui i 58 delegati delle Regioni italiane dovrebbero votare determinati candidati, che non è detto non "vadano bene", ma che al limite avrebbero dovuto essere presentati alle Regioni, chiedendo il loro parere.
Le soluzioni possibili 'erano due. Prima: eleggere con estrazione a sorte e votare con patto tra gentiluomini i nomi estratti dall'urna seconda: pensare ad una riforma di elezione del Presidente della Repubblica, che non compete a noi, ma che va fatta.
E' cambiando le regole del gioco che si evitano i trucchetti! Occorre verificare cosa sta sotto ai vari viaggi andata-ritorno! In questa Regione si continua regolarmente a non cambiare nulla e a lottizzare sempre! Ho letto su "La Repubblica" un'intervista rilasciata dall'Assessore Maccari: "La sanità piemontese non funziona, ma adesso abbiamo messo dei manager alla guida delle UU.SS.SS.LL.!" Il collega Majorino ed io avevamo letto in Consiglio i "famosi" curricula, spudoratamente lottizzati, degli amministratori straordinari delle UU.SS.SS.LL.: se sono quelli i metodi per cambiare la gestione fallimentare della gestione della sanità piemontese ho molti dubbi che possa accadere qualcosa di diverso.
Cambiamo le regole del gioco, non prendiamoci in giro. Se avete già preso ogni decisione, interrompiamo questo dibattito, che non serve assolutamente a nulla. Tre partiti hanno deciso? Tutti hanno deciso! La maggioranza dei cittadini piemontesi non sarà rappresentata dalla votazione che si terrà in quest'aula, e noi probabilmente ci riserveremo di uscirne.
Siamo arrivati all'assurdità di eleggere una totalità di delegati che non rappresentano neppure la maggioranza dei cittadini! Questa è un'aberrazione del sistema democratico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Grazie, Presidente. Credo, colleghi, valga la pena ragionare - ed io cercherò di farlo, come si dice, ad alta voce - sul significato che l'adempimento costituzionale cui ci apprestiamo riveste oggi. E' norma della Costituzione e, in quanto tale, datata. La previsione di far partecipare al corpo elettorale per il Presidente della Repubblica 58 delegati delle Regioni italiane (tre per tutte le Regioni, tranne l'eccezione della Valle d'Aosta) risente dell'impostazione - presente nella Costituzione italiana - che affida alle Regioni un ruolo sussidiario, per non dire secondario, rispetto al ruolo delle istituzioni centrali dello Stato.
Noi oggi, invece, e non solo da oggi, abbiamo aperto un dibattito che ha coinvolto l'insieme delle forze politiche, anche se non sempre con posizioni del tutto convergenti, tendente a cambiare radicalmente l'impostazione della Costituzione italiana, e a porre le Regioni in un ruolo che non sia più secondario rispetto agli organi centrali dello Stato ma determinante e fondante dell'unità nazionale e del momento unitario del Governo nazionale.
Qualcuno chiama quest'impostazione "regionalismo forte", qualcuno la chiama federalismo, qualcun altro impostazione regionalista tendente al federalismo, ma la sostanza è data dalle varie proposte presenti sul tappeto del dibattito politico-istituzionale del nostro Paese, che tendono a rovesciare l'impostazione delle competenze e dei ruoli all'interno della struttura istituzionale del nostro Paese.
Viviamo oggi, colleghi, la contraddizione di dover votare tre delegati della Regione ad un compito particolarmente importante, quale quello dell'elezione del Presidente della Repubblica, con il meccanismo della vecchia Costituzione, e non della nuova, che noi auspichiamo. Nuova Costituzione che vedrebbe assegnato al nostro voto un peso numerico e politico ben più rilevante di quello che invece siamo costretti a registrare.
C'è una storia dietro alle elezioni presidenziali da parte dei Consiglieri regionali, anch'essa del passato, valsa per le tre elezioni che hanno preceduto quella di oggi: la storia dei cosiddetti accordi a livello nazionale fra le forze politiche. Per le tre elezioni del Presidente della Repubblica che hanno preceduto l'attuale, si è sempre avuto un accordo nazionale fra i Partiti o fra i Gruppi parlamentari. Anche questa storia credo, appartiene al passato.
Non so se si sta tentando, ancora oggi e in queste ore, di realizzare accordi di questo tipo; riterrei non propri, in qualche modo non legittimi politicamente, accordi di questa natura.
Nella riunione dei Capigruppo che si è svolta la scorsa settimana, ho auspicato un altro tipo di ricerca di intesa a livello nazionale. Una ricerca d'intesa gestita direttamente dai Presidenti dei Consigli regionali, come via propria di un coordinamento dei Consigli regionali finalizzato all'obiettivo, giusto, di tener conto, a livello di tutte le Regioni italiane, della composizione complessiva dei Consigli regionali.
Questa via non è stata possibile; la nostra Presidente ha cercato di verificarne le possibilità, ma alla fine si è rivelata non praticabile.
Siamo oggi chiamati a ragionare nell'isolamento del nostro Consiglio regionale, non potendo contare,su quanto avviene o non avviene, è avvenuto o avverrà in altri Consigli; in carenza di quest'intesa tra Consigli regionali, che ripeto sarebbe stata l'unica accettabile, siamo quindi chiamati a questa decisione.
Cerco di ritornare affilo di partenza: credo che dobbiamo fare la migliore scelta possibile, tenuto conto dei limiti, della contraddizione se volete dell'anacronismo di questa nostra votazione, di questa nostra delega, rispetto al processo di trasformazione del nostro Paese ed all'auspicio di una profonda riforma regionalista. Come possiamo gestirla al meglio? Stando qui, in questo Consiglio, con questi 60 Consiglieri eletti dal popolo - mi permetto di dire a qualche collega che è intervenuto prima - nel 1990. La nostra legittimità viene da quel voto. Altra cosa è la composizione del Parlamento che deriva la sua legittimità dal voto che c'è stato qualche settimana fa. Noi dobbiamo ragionare, giustamente, sulla base del voto che ci ha portato qui, nel 1990. Credo che il criterio più giusto sia quello di una designazione che esalti il più possibile il ruolo delle Regioni, una designazione che sia, anche perla scelta del criterio e dei nomi, la più forte possibile dal punto di vista del ruolo che rivendichiamo alle Regioni nel nostro Paese. Quindi: sia la più rappresentativa possibile all'interno del nostro Consiglio. Noi ci siamo mossi, come Gruppo PDS, in quest'ottica. Caro Rabellino e caro Zacchera, noi ci sentiamo forza di minoranza in questo Consiglio, siamo forza di minoranza, abbiamo il "difetto" di essere in questo Consiglio la più consistente forza di minoranza e qualcuno ci addebita questo nostro "sbaglio", che non è nostro l'hanno fatto gli elettori due anni fa.



ZACCHERA Marco

Ma se ne sono accorti subito.



MONTICELLI Antonio

Quella è un'altra cosa, è ben rappresentata dai parlamentari, Zacchera.
Noi rappresentiamo le Regioni, i tre delegati rappresentano le Regioni ed i Consigli regionali sono quelli eletti nel'90, non sono quelli presunti eletti nel'92, se vogliamo stare alla nostra Costituzione e a quanto siamo chiamati a fare. In modo aperto, libero, senza alcuna pregiudiziale abbiamo ipotizzato addirittura due candidature ritenendo nostro dovere avanzare una candidatura come Gruppo più consistente della minoranza. Una candidatura più espressiva dal punto di vista del ruolo politico che svolge il nostro Gruppo in questo Consiglio ed una candidatura più espressiva di un ruolo di minoranza complessivo; in questo senso una candidatura rappresentativa istituzionalmente del ruolo che la minoranza svolge nel Consiglio regionale del Piemonte, quella del collega Carlo Federico Grosso Vicepresidente del Consiglio regionale. Noi voteremo per il collega Grosso perché è una candidatura che ha questa caratteristica; ci sembra all'interno del nostro Consiglio, una candidatura particolarmente espressiva delle minoranze nel loro insieme e non soltanto del nostro Gruppo. In questo senso, espressiva di un ruolo istituzionale che le minoranze svolgono in questo Consiglio, proprio attraverso il ruolo che Carlo Federico Grosso svolge quale Vicepresidente del Consiglio.
Vengo ad un accenno fatto dal collega Rivalta nel sua intervento: dobbiamo cercare di rappresentare al meglio il ruolo della Regione soprattutto questa spinta ad un ruolo nuovo, più forte delle Regioni.
Vorrei ricordare ai colleghi, per chi forse non lo sa, che il collega Grosso è il primo firmatario della proposta di legge al Parlamento nazionale avanzata dal PDS qualche mese fa, proprio per la riforma delle Regioni, quindi ha anche questa caratterizzazione specifica.
Prima sono stati fatti alcuni nomi di possibili Presidenti della Repubblica. Anch'io convengo con il collega Cucco che noi non possiamo vincolare in qualche modo il mandato dei tre delegati della Regione; mi sembrerebbe concettualmente difficile un mandato vincolato, però dobbiamo avere la consapevolezza che il Presidente della Repubblica che verrà eletto e in questo senso c'è un mandato politico che non ha bisogno di controprove di voti di ordini del giorno - dovrà essere un Presidente della Repubblica che sappia interpretare una fase delicatissima della vita nazionale, la fase delle grandi riforme istituzionali e in primo luogo della riforma regionalista dello Stato, ma anche una fase in cui l'intero sistema politico è messo in qualche modo in discussione dagli eventi.
Quindi deve essere una figura come quelle che sono state ricordate da alcuni colleghi prima: una figura che esca in qualche modo dalla conformazione in cui il sistema politico è venuto maturando nel corso di questi anni, una conformazione che oggi è un punto critico nella vita nazionale; una figura, nuova, anche se magari carica di anni, così come fu nuova, anche se carica di anni, la figura di Sandro Pertini.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, colleghi, credo che la Regione sia chiamata oggi a svolgere uno degli impegni e dei doveri più importanti e significativi. Il dibattito che stiamo facendo è colmo di questa importanza. Si tratta soltanto di mandare tre persone a Roma ad ampliare il corpo elettorale per l'elezione del Presidente della Repubblica, ma mi pare che la Costituzione indicando la rappresentanza delle Regioni, volesse dare un segnale alle Regioni stesse di essere portatrici di istanze, di interessi e di valori locali.
Alla luce di queste considerazioni, due erano le scelte che si potevano fare: una istituzionale ed una politica. La scelta istituzionale era quella di individuare determinate posizioni occupate all'interno dell'Ente Regione e inviarle a rappresentare quei ruoli; la scelta politica invece era qualcuno dice, la legge forte dei numeri, che è certamente uno dei criteri.
Ma se deve essere una scelta occorre tenere conto di una situazione più complessiva, altrimenti si va ad alterare il corpo elettorale. Qui si è detto che la scelta fatta è una scelta istituzionale. Noi non ponemmo dei problemi rispetto a questa scelta; sui giornali abbiamo letto degli articoli in cui tutti dicevano che c'era una corsa a Roma per andare ad occupare queste posizioni. In realtà questo non c'è stato, noi abbiamo preso atto di una scelta istituzionale ed abbiamo fatto alcuni ragionamenti rispetto a questa. La scelta istituzionale non può essere solo la scusa per poi fare le cose come se nulla fosse. Allora abbiamo presentato un ordine del giorno in cui, prendendo atto di questa scelta istituzionale, davamo qualche impegno e qualche vincolo ai Consiglieri regionali che andavano a rappresentare la Regione Piemonte, ma non era quel mandato vincolante di cui qualcuno ha parlato.
Noi in quell'ordine del giorno ponemmo tre questioni.
Una prima questione era che i tre rappresentanti del Consiglio regionale si presentavano in quanto rappresentanti del Consiglio regionale e quindi non dovevano partecipare alle riunioni dei singoli Gruppi parlamentari.



CUCCO Vincenzo

Come glielo impedisci?



PRESIDENTE

Consigliere Cucco, lei ha già detto prima quello che doveva dire, in maniera peraltro chiarissima dal suo punto di vista.
Consigliere Ferrara prosegua.



FERRARA Franco

Credo che un mandato si possa dare a una persona, se poi questa lo disattende sono fatti suoi. Comunque chiedere che chi partecipa a questo importante evento non vada soltanto a incrementare i Gruppi parlamentari credo che sia una richiesta che legittimamente si può fare. Non essere un numero soltanto, ma essere qualcosa di diverso, andare a rappresentare unitariamente la Regione Piemonte. Questo è il secondo aspetto che ho posto nell'ordine del giorno, dicendo che i tre rappresentanti, due della maggioranza e uno della minoranza, si dovrebbero muovere unitariamente sapendo di rappresentare non un Partito, ma la Regione Piemonte.
Anche sul nome noi non abbiamo dato una indicazione precisa. Sono d'accordo con Cucco nelle sue espressioni su Galante Garrone. Come potrebbe non essere? Le sue espressioni mi trovano abbondantemente consenziente.
Però io ho preso atto che sul tavolo ci sono varie candidature e tra queste c'è la candidatura di un eccellente piemontese, senatore a vita, Norberto Bobbio. Nell'ordine del giorno non si parla ancora di un mandato vincolante: si dà mandato ai tre Consiglieri di avviare incontri unitariamente tra di loro, quindi rappresentanza unitaria della Regione, al fine di caldéggiare e creare consenso rispetto ad una nomina, ad una candidatura che è sul tavolo e che rappresenta degnissimamente il Piemonte e il nostro Paese.
Credo che questa sia una richiesta che si può fare, senza far venir meno nessun diritto di ogni singolo Consigliere, senza dare dei mandati vincolanti a nessuno. Sono mandati di comportamento: adoperarsi Perché una cosa, che questo Consiglio regionale considera o dovrebbe considerare utile e positiva, possa avvenire.
Infine diciamo nell'ordine del giorno che qualora non si creassero le condizioni, perché sappiamo che possono non crearsi, di agire perché i tre rappresentanti si muovano affinché il nuovo Presidente della Repubblica sia un Presidente autorevole che rappresenti le istanze di rinnovamento espressione di quelle riforme che il popolo vuole, chiede, ha fatto capire di sentire e questo soprattutto in campo regionale visto che è quello che ci riguarda.
Rispetto ad una scelta istituzionale noi ponemmo questi problemi senza vincolare nessuno. Qualcuno dice: "Perché avete scelto Bobbio? Il suo nome era sul tavolo, ma ce n'erano tanti altri". Era uno dei candidati e quindi adoperarsi Perché questo candidato possa avere successo è una cosa che mi pare possa essere chiesta legittimamente ai tre Consiglieri, però il discorso è abbondantemente superato. E' abbondantemente superato Perché si è detto che si faceva una scelta istituzionale, ma in realtà non si è fatta nessuna scelta istituzionale, si è fatta una scelta politica, una scelta di numeri, si è detto: "Va un rappresentante della DC, uno del PSI, uno del PDS e poi diamo una soluzione istituzionale". Ma anche se avessimo detto: "Dobbiamo dare una risposta europea al problema", noi avremmo avuto un rappresentante della DC, uno del PSI e uno del PDS che certamente rappresentavano questa istanza. Se avessimo scelto una qualunque altra proposta avremmo trovato un rappresentante della DC, uno del PSI e uno del PDS. Allora questa non è una scelta istituzionale. Ma come si spiegano le scelte istituzionali se questa mattina i tre Gruppi che rappresenteranno i Consiglieri si riunivano ancora per dibattere al loro interno? C'erano ancora delle divergenze al loro interno in ordine a chi dovesse o non dovesse andare. A me pare di capire che soltanto questa mattina si sia sciolta la riserva, per esempio, da parte del PDS.



MONTICELLI Antonio

Non era una divergenza: era una candidatura aperta al parere di altri Gruppi.



PRESIDENTE

Anche questo era stato spiegato chiaramente.



FERRARA Franco

Resta il fatto che non è una scelta istituzionale, bensì una ripartizione già decisa dai tre partiti che veniva ad essere gestita cercando di dargli una connotazione di tipo istituzionale. Devo dire anche Brizio non me ne vorrà perché lo dico con molta simpatia e affetto - che la scelta di Brizio a rappresentare la Regione è evidentemente una scelta politica. Brizio è espressione di una maggioranza politica, non è certamente espressione di questo Consiglio regionale, rappresenta autorevolmente questa maggioranza, però mi pare che anche sotto questo punto di vista la scelta istituzionale sia venuta meno, si è fatta una scelta politica e basta.
Allora, rispetto a queste scelte politiche bisogna avere dei comportamenti coerenti, il Partito repubblicano non ha chiesto nessun posto. Devo dire che anche gli altri Partiti non hanno posto candidature: i liberali e i socialdemocratici non hanno posto candidature rispetto ai cinque partiti della maggioranza, ma ritenevano, come riteniamo noi repubblicani, che un problema così importante avrebbe dovuto essere quanto meno oggetto di un incontro, sarebbe forse stato utile un minimo di preventiva intesa rispetto alle cose che si sono fatte, rispetto ai nomi e alle modalità di elezione, cioè valutare insieme, ma non a cose fatte, come poteva essere una scelta istituzionale veramente istituzionale. Invece siamo stati informati di un accordo fra DC, PSI e PDS una volta che l'accordo è stato raggiunto. Non voglio pensare che questo preluda a future maggioranze, ma il dato di fatto è che non solo il mio, ma anche gli altri partiti sono stati informati di questo accordo soltanto ad accordo raggiunto. Allora ha ragione Cucco: non scandalizziamoci, è la scelta dei numeri. Chi ha i numeri gioca con i propri numeri.
Noi prendiamo atto che c'è stata questa scelta, crediamo che non sia molto coerente rispetto alle cose nuove che pur dovrebbero esistere in questo Paese; prendiamo atto che manderemo a Roma tre Consiglieri regionali, i quali voteranno coerentemente rispetto alle indicazioni del proprio Segretario nazionale. Se così è, ciascun partito voti i propri candidati, il Gruppo repubblicano non voterà i candidati espressione di partito, ma voterà scheda bianca in questa votazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghe e colleghi Consiglieri, al termine di questo dibattito con ogni probabilità i Gruppi che fanno riferimento alla DC, al PDS e al PSI, otterranno la nomina di un loro: Consigliere per eleggere il Presidente della Repubblica. Questo fatto con ogni probabilità accadrà anche nelle altre Regioni con la conseguenza che i 58 Consiglieri regionali non rappresenteranno neppure la realtà politica dei Consigli regionali e altereranno nel contempo indebitamente le rappresentanze nazionali elette il 5 aprile 1992.
Questo fatto ritengo vada denunciato perché rientra in una logica di spartizione delle poltrone che con la democrazia ha poco a che fare. La sola "conta" dei numeri, tanto cara a chi ne ha di più, fatta in ciascun Consiglio, non fa però tornare i conti della rappresentanza democratica sia di maggioranza che di minoranza. Ciò può anche corrispondere a comportamenti di arroganza politica. Questa opinione è un'illazione o descrive in parte una realtà esistente? Oggi noi scriviamo nient'altro che un paragrafo del lungo libro delle nomine. Andando a verificare a posteriori i risultati del lavoro di nomina svolto da questo Consiglio regionale emergono preoccupanti conferme di quanto ho detto. Ecco, colleghi, come si è lottizzato nelle nomine all'interno di questo Consiglio: sono state fatte più di 300 nomine dal 1 gennaio 1991 ad oggi e la maggioranza che governa questa Regione, che ha il 55% dei Consiglieri regionali eletti, ha nominato il 68% delle persone.
Bisogna guardare a queste cose con occhio disincantato e non con pregiudizi di lettura. All'interno della maggioranza si rileva un fatto per me inaspettato: i partiti cosiddetti minori (PSDI, PRI e PLI) che complessivamente hanno in quest'aula il 9,9% dei Consiglieri eleggono ben il 21% dei nominati. Mica male, colleghi dei partiti laici! Siete abbastanza bravi a difendere, anzi ad acquisire più posizioni di quanto avete! Ho fatto questa osservazione anche riferendomi alla polemica accennata dal collega Rabellino sui grandi e sui piccoli. Le cose bisogna guardarle con occhi di osservatore puro.
Il PRI addirittura auspica di mandare non dei Consiglieri regionali, ma una sorta di piccioni viaggiatori che portano, legato alla zampa, quanto devono fare per eleggere il Presidente della Repubblica, chiedendo loro di non far neppure riunioni con i partiti. Viene voglia di chiedere al PRI se per ottenere un così vistoso risultato nelle nomine abbia o non abbia fatto riunioni di partito e tra segreterie di partito! Aggiungo un'altra osservazione: se a quelle di maggioranza noi aggiungiamo le nomine che sono state appannaggio del PDS, giungiamo a un altro risultato sorprendente: la maggioranza di governo più il PDS, che ha il 76% dei Consiglieri assegnati alla Regione Piemonte, ottiene quasi il 92% delle nomine.
Chiedeva prima il collega Tapparo di esprimere un sentire. Non esprimo un sentire prevalente, bensì un sentire subvalente. Sento che più che a democrazia ci troviamo di fronte a "demopatia", a una sofferenza del popolo, a una sofferenza delle rappresentanze che il popolo elegge, a una malattia della democrazia! Non è democrazia né quello che è successo nelle nomine fino ad oggi e nemmeno quello che succederà oggi quando tre Gruppi che fanno riferimento a tre partiti che non hanno mai stipulato ufficialmente alcuna intesa, ma che poi nei fatti spesse volte si trovano a praticare una triplice intesa non sottoscritta, eleggono rappresentanti che sia con la rappresentanza attuale del Consiglio regionale sia con quella uscita dal 5 aprile poco hanno a che vedere.
Per quanto riguardala rappresentanza del 5 aprile, colleghi, o la facciamo contare sempre o non la facciamo contare mai! Bisogna decidersi perché la Lega la fa contare sempre, per altri ora conta ora non conta, sia in maggioranza sia in minoranza. Sarei per non farla contare mai questa rappresentanza, ma nel momento in cui le maggioranze parlano di riequilibri nelle varie istituzioni a seconda dell'esito elettorale, che dovrebbe influire sulle maggioranze e sui Consigli esistenti, allora se si contano i nuovi equilibri del 1992 i conti che vi ho letto, cari colleghi, peggiorano ancora il rispetto della democrazia, accentuando la malattia demopatica.
Di fronte a questa situazione la maggioranza ha deciso. Sarebbe stato auspicabile un comportamento diverso delle minoranze di cui faccio parte.



MARCHINI Sergio

La maggioranza non ha deciso.



CHIEZZI Giuseppe

Ci è stato detto che ha deciso, poi nel voto vi esprimerete. Mi preoccupa però di più interessarmi delle minoranze che non della maggioranza.
Le minoranze potevano ottenere e fare qualcosa di più sia come atteggiamento unitario contro questo sistema spartitorio delle nomine, sia come conseguenza di un lavoro fatto a livello delle minoranze. Per farlo bisognava costruire un tavolo di minoranza al quale sedersi con pari dignità. Questo tavolo è stato costruito, ma a questo tavolo non tutti erano parimenti degni. Questo è un elemento di sofferenza che esprimo perché faccio parte di una forza che tende a costruire una unità delle forze di sinistra e d'area in vista di un'alternativa a questo sistema di potere. A questo tavolo tutte le forze minori di opposizione si sono presentate dicendo che occorreva ed era bene individuare un candidato di minoranza; il solo PDS si è seduto a questo tavolo di minoranza dicendo che in assenza di accordi nazionali si dava per scontato che a rappresentare la minoranza fosse il PDS. Ora, non contesto che questo poteva essere un esito, contesto il fatto che a esiti di questo genere bisogna giungere costruendoli insieme, facendo politica, parlando con gli altri e assumendo pari dignità per tutti, con ciò anche considerando che quell'esito possa non realizzarsi. Bisogna accettare un confronto fra pari: non si impongono queste cose, compagni del PDS, si costruiscono insieme! Personalmente non escludevo di giungere come minoranze a una soluzione di questo genere, ma non potevo darlo per scontato.
In questo contingente momento c'è una minoranza, numericamente più forte, che dal mio punto di vista si è schierata nel gruppo delle maggioranze che decidono le nomine. Sono rimasto in compagnia delle minoranze più piccole che, vedo, si stanno articolando in vari modi. Mentre risollevo l'obiettivo che muove il Gruppo di Rifondazione comunista, che è quello di ricercare in ogni momento degli elementi di unità nell'opposizione e successivamente delle unità programmatiche d'area, non esprimo alcuna ostilità ad alcun candidato delle minoranze, né al candidato Grosso né alla candidata Segre; ad entrambi esprimo la mia più grande stima. Devo però sollevare il fatto che, per un verso o per l'altro, queste candidature si inseriscono o in una prassi di spartizione delle poltrone tra le grandi maggioranze, siano esse di governo o meno, oppure risentono di una mancata definizione e sostegno di un'area comune da parte delle minoranze che contenga anche degli elementi di programma e di prospettiva.
Per questo motivo, insieme al collega Maggiorotti, e per evitare di segnare un elemento di distinzione ulteriore presentando candidature di bandiera, noi facciamo prevalere l'elemento di denuncia di un sistema di lottizzazione delle nomine che non condividiamo e che chiediamo venga cambiato. Il 5 aprile è suonato un campanello d'allarme e tutti dovremmo sentirlo. Questo è un paragrafo del solito sistema di appannaggio delle nomine da parte dei partiti di maggioranza e del maggior partito di minoranza che va chiuso una volta per tutte.
Per questa ragione, in occasione di questa votazione, noi lasceremo l'aula.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente e colleghi, il dibattito che si svolge oggi e che si concluderà con il voto per la nomina dei rappresentanti della Regione Piemonte per l'elezione del Presidente della Repubblica credo metta in evidenza un momento che considero estremamente importante e che, nel nostro cammino, avrei collocato in una luce più di carattere storico che non quotidiano. Intanto perché è un dibattito che si svolge ogni sette anni come sette anni fa è avvenuto; un dibattito che conferisce alla Regione un ruolo importante, anche se i meccanismi, purtroppo, già allora dai costituenti furono considerati in una misura diversa dall'importanza che le Regioni avrebbero dovuto avere.
Ho l'impressione che il dibattito, che è scivolato sui soliti motivi nei quali si impigliano le forze politiche, svilisca o in qualche misura rischi di portarci fuori da quel compimento di un gesto politico alto ovvero nominare i nostri rappresentanti accanto al Parlamento e accanto ai rappresentanti della democrazia italiana per eleggere il Presidente della Repubblica. Non vorrei cioè che alla fine, presi dalla tentazione o dallo sforzo di superare i vecchi sistemi, ricadessimo negli stessi, perché poi gira gira, si ricade tutti insieme.



MARCHINI Sergio

Parla per te!



ROSSA Angelo

Io parlo per me, parlo in quest'assemblea, valuto il comportamento dei vari Gruppi e li giudico in questo modo; se poi alcuni colleghi riterranno di fare delle osservazioni di diverso tipo, sono liberi di farlo. Ora cerco di compiere uno sforzo, poi anch'io ricadrò ne solito leit-motiv, nel solito luogo comune in cui rischiamo di togliere là rilevanza che invece merita una votazione come quella verso la quale ci stiamo avviando.
Che la situazione sia in movimento lo si intuisce da questo dibattito anche se rischia di cadere in questi parametri; dal voto del 5 aprile, che ha messo parecchie cose in movimento; dal voto con cui sono stati eletti i Presidenti della Camera e del Senato. Ciò naturalmente ci porta lontano molto lontano rispetto al dibattito abbastanza grigio che ci fu sette anni fa quando si votò per la nomina dei delegati; un dibattito che era ancora dentro a tutta una visione abbastanza statica e ferma della situazione politica, come quello che portò alla nomina stessa del Presidente della Repubblica in una sola votazione.
Sono d'accordo: viviamo in un momento in cui le cose cambiano rapidamente, anche se i meccanismi con cui dobbiamo muoverci sono ancora quelli del passato. Per questo motivo noi socialisti ci batteremo affinch il prossimo Presidente della Repubblica venga nominato direttamente dal popolo italiano.



MARCHINI Sergio

Presentate una legge!



ROSSA Angelo

La presenteremo! E' giunto il momento di cambiare questi meccanismi che sono superati dal tempo politico di oggi; si tratta di meccanismi che già alla base della Costituzione collocavano le Regioni sono d'accordo con quanto veniva detto da altri colleghi - in una posizione sussidiaria rispetto al ruolo che noi vogliamo dare e che è venuto il momento di dare alle Regioni.
Il Consigliere regionale non si può candidare al Senato o alla Camera se non si dimette. La stessa considerazione coinvolge anche il rapporto tra elezione del Presidente, nel modo in cui ciò avviene, e ruolo delle Regioni. Io mi auguro che non ci siano le mezze misure da inventare, ma un diretto rapporto della gente con il Presidente della Repubblica; mi auguro che ciò avvenga per la prossima volta, perché oggi non può avvenire.
Ciò saltando anche gli aspetti strumentali, attraverso i quali, eppure in buona fede ed enfatizzando un po' la demagogia, si esaltano le personalità e si vincolano i delegati. Non parliamo poi del sorteggio, che va al di fuori di ogni valutazione responsabile e di carattere politico generale, in contrasto con quello che noi vorremmo che i delegati rappresentassero per esem-pio per il regionalismo, oppure della non partecipazione alle riunioni dei Gruppi: insomma, cerchiamo di essere realistici.
Noi socialisti - poi altri parleranno per i loro Gruppi - abbiamo lavorato con estremo senso di responsabilità e realismo, e abbiamo indicato tra la delegazione che sarà designata (mi auguro) a rappresentare il Piemonte, la gentile collega e compagna Carla Spagnuolo, Presidente del Consiglio regionale. Come avevo già detto in una precedente riunione, dove ho citato il così sempre significativo concetto moroteo delle convergenze parallele, nell'indicare la figura della collega Carla Spagnuolo Presidente del Consiglio regionale e appartenente al Gruppo, che proponiamo a questa assemblea, ci è parso di cogliere i due aspetti fondamentali che accompagnano i nostri delegati, che devono essere il più possibile rappresentativi della nostra assemblea e nello stesso tempo anche espressione delle componenti politiche, ciascuna delle quali ha piena libertà di fare delle proposte.
Noi, come Gruppo socialista, queste proposte le facciamo. Fare o assumere atteggiamenti diversi equivale a non vedere gli aspetti concreti a non vedere come ci si muove. La scelta che stiamo compiendo ci porterà verso una proposta di tipo istituzionale; a me pare che individuare delle persone che occupano responsabilità istituzionali sia la scelta più vicina a quel senso di realismo con il quale ci si deve muovere. Ecco perché io invito i colleghi a tenere in considerazione la nostra proposta.
Noi non sottovalutiamo e non abbiamo mai sottovalutato il valore della pluralità delle presenze dei gruppi politici che compongono il nostro Consiglio, così come non sottovalutiamo la presenza delle pluralità che compongono altre assemblee. Guai se lo facessimo! Non lo facciamo per convinzione e per il rispetto che abbiamo delle posizioni di minoranza.
Come ho già avuto occasione di dire, anch'io, nella mia attività, nel mio impegno, ho rappresentato momenti di minoranza, ma di forte minoranza quindi so cosa vuol dire trovarsi di fronte ad altre proposte. A questo punto, però, non liquiderei questo discorso (e non l'ho mai fatto) considerando metodi di lottizzazione intese ragionevoli tra le forze che hanno responsabilità e consistenza numerica.
Mi dispiace ascoltare questo tipo di considerazioni e sono dalla parte di chi si augura che si possa trovare qualche soluzione. Questa però deve essere giusta e non la solita proposta demagogica che non porta ad alcun risultato, perché sovente succede che alla fine ci si trova di fronte a qualcosa di peggiore del percorso che si sta seguendo e che non ci piace.
Certo, se fossimo in una situazione più aperta, avremmo anche potuto realizzare qualcosa di diverso, ad esempio avremmo potuto lavorare per schieramenti; voi però capite che bisogna anche avere senso di responsabilità. Ritengo che lo schieramento che si va delineando, seppure nelle diverse responsabilità, tra governo e opposizione, sia uno schieramento ragionevole. Io mi scandalizzerei se ci fossero determinate altre proposte o altre posizioni, ma siamo obiettivi: non era cosa tanto facile.
Quali sono i percorsi alternativi? Non è facile trovarne e quindi io credo che si debba collocare questa scelta dentro una prospettiva di movimento che ci consenta di superare la situazione di partenza.
Sono dunque grato a tutti coloro che riterranno di cogliere l'aspetto principale, l'aspetto prevalente che ho cercato di illustrare, e che vorranno darci un aiuto. Facciamo questa proposta senza alcuna verità in tasca, perché non è detto - cari colleghi che avete criticato e che state criticando questa designazione - che i tre delegati da noi eletti votino poi all'unisono. Non è detto, anzi è possibile che le soluzioni, poiché non si sa quali potranno essere, siano le più diverse e le più disparate tra loro.
Tuttavia ritengo che queste persone lavoreranno, ovviamente accanto ad altre, per costruire quel futuro che ci consenta di riaffermare con forza una prospettiva nuova delle Regioni, legando la fiducia ad un Presidente della Repubblica che sia l'uomo che, nel rispetto delle decisioni del Parlamento, risponda alla nuova domanda di cambiamento in corso da qualche tempo nel nostro Paese e nel mondo, richiesta di cambiamento a cui dobbiamo dare un seguito e uno sviluppo concreto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

Signor Presidente, il Consigliere Tapparo ha voluto ricordare come il dibattito precedente fosse stato un dibattito moscio, direi forse accidioso. Risentiva certamente della temperie politica di quel periodo; la candidatura del Presidente Cossiga era una candidatura scontata e pertanto sorprese non potevano essere ammesse, almeno in quella circostanza.
Sette anni prima, invece, il dibattito che , coinvolgeva il Paese, le sue forze culturali, sociali e politiche era su come difendere la Costituzione, come difenderla dal terrorismo, come ribadire, moralmente e politicamente, le virtù di un arco costituzionale intoccabile.
Oggi il dibattito è completamente diverso, e mi dispiace che nessuno lo abbia ricordato. Oggi la stessa Costituzione non è più tabù nella discussione del Paese; oggi si pongono in discussione non solamente le leggi elettorali, ma le istituzioni stesse ed anche la Costituzione secondo certi parametri portati da forze politiche emergenti quali le Leghe.
Esiste certamente nel Paese un male oscuro; come abbiamo già ricordato tante volte nel dibattito, questo male oscuro è stato presente nella storia della nostra penisola nel 1922 e abbiamo anche ricordato come questo male oscuro sia stato foriero di destini infausti per l'Italia.
Esistono anche possibilità di scorciatoie pericolose mettono in dubbio tutto: la nostra sicurezza, il nostro benessere, il nostro stesso egoismo ed è proprio nella difesa di questo egoismo che cerchiamo delle scorciatoie o delle vie diverse che pongono in crisi non solamente il nostro status di liberi cittadini, ma le istituzioni stesse ed il rapporto fra istituzioni potere e cittadini.
Ricordava giustamente Romano Prodi, riportato anche da un organo di stampa, che "mentre noi cerchiamo di vedere con gli occhi le possibili soluzioni alla crisi del Paese, ci addossiamo con le orecchie alla terra per sentire da dove arrivano i cavalli dei nuovi vincitori".
Il problema è grosso nella misura stessa in cui noi l'abbiamo eluso perché quando Franco Ferrara dice, nell'ultimo paragrafo del suo ordine del giorno, di adoperarci unitariamente affinché comunque la figura del prossimo Capo dello Stato sia in linea con le istanze di rinnovamento e di trasparenza della democrazia, dice concetti impeccabili, giustissimi, ma le istanze di rinnovamento vogliono significare opzioni diverse ed anche scelte di campo che ci possono porre l'uno contro l'altro. Vogliono significare ad esempio come il nostro sistema elettorale possa continuare in questo modo, con tutte le tare del proporzionalismo, e come invece un sistema uninominale corretto possa essere ancora iscritto nell'ambito della nostra concezione politica, come questo sistema o queste riforme possano essere concepibili con le diverse logiche del Palazzo.
Il problema di Milano pone non solamente un'emergenza morale, ma un'emergenza istituzionale ed elettorale. Pone il problema che la grande spartizione consociativa non chiama solamente all'appello, oppure in correità, tutti i Gruppi politici o i Partiti politici del Paese, ma chiama i gruppi industriali, le forze sociali, l'assistenzialismo del sud e le aree di evasione fiscale. Tutto questo è un problema che si deve porre non solamente in termini moralistici, ma bisogna anche risalire alle cause per cui questi processi si determinano.
Vorrei fare una battuta, che potrebbe essere riassuntiva, su come è cambiato il clima; il grande assioma andreottiano "Il potere logora chi non ce l'ha", forse potrebbe essere ribattuto o rivissuto con "Il potere logora chi ce l'ha". Questo è un discorso di cui dobbiamo farci carico come istituzione locale, ma anche come forze politiche che non possono non essere attente a ciò che c'è nel Paese.
Riguardo al discorso elettorale, un anno fa votammo il referendum portato avanti da Segni sulla monopreferenza; questo referendum ha portato certamente qualcuno a gridare che il "re è nudo", ma ha anche portato ad una moltiplicazione di corruzione che oggi è incommensurabile. I costi elettorali sono, non duplicati, ma forse triplicati; l'eterogenesi dei fini ci condanna a rimedi peggiori dei mali.
Se questa mia valutazione, che è per forza di cose di parte, fosse stata perlomeno oggetto franco di una valutazione senza pregiudizi n politici né storici, forse avremmo potuto trovare il collante necessario per delle figure che, istituzionalmente corrette e dignitosamente rappresentate dal Presidente della Giunta e dal Presidente del Consiglio avrebbero potuto anche esprimere la volontà comune dell'assemblea. Ma queste cose non si sono dette; c'è stato un giochino abbastanza lezioso scontato, di "rubamazzetti": io voglio un posto, tu non me lo dai, allora io lo interpreto in questo modo. Questi sono discorsi che solamente nell'infanzia politica di un Partito si possono ammettere, ma sono discorsi la cui astrazione, soprattutto il cui artificio non ha alcuna ragione d'essere perché siamo tutti perfettamente coscienti dei limiti del nostro gioco e del gioco altrui.
Capisco - per esempio - il Consigliere Sartoris che ha presentato un ordine del giorno che la DC certamente respingerà, ma, come diceva Amleto c'è un rigore nella follia! Essendosi posti assolutamente al di fuori del sistema, non andiamo al Parlamento! Ma questa è una coerenza che si pu anche rispettare. Tutto il resto, il giocare di contrappunto su quello che ha fatto, su quello che non ha detto, sugli accordi, eccetera, mi pare effettivamente il gioco minimalista di un pensiero debole.
Certo, avremmo voluto anche noi che ci fosse stato un discorso diverso ma l'ordine temporale di queste dimissioni ha impedito - amici delle minoranze - la possibilità di un accordo che potesse essere sufficientemente riassuntivo di tutte le forze in campo. In questa assemblea c'è un articolato, ricco pluralismo, ma come si fa a far stare il 15 nel 3? I 15 Partiti dell'Assemblea nella rappresentanza dei 3 elettori che dobbiamo inviare a Roma? Una volta il Consigliere Chiezzi ha detto giustamente, forse anche non giustamente, che c'è un deficit di democrazia. Questi problemi, certo comportano un deficit di democrazia, ma qui o si va alla pallacorda - amico Marchini - oppure si prendono le decisioni radicali perché anche di questo si tratta; si vota - come ha detto il collega Rossa - per il Presidente della Repubblica in maniera diretta è allora ognuno di noi si sentirà effettivamente grande elettore.
L'attuale meccanismo elettorale ci ha portato ad una mortificazione non solamente della minoranza, ma anche della maggioranza; ci sono tre forze che per forza di cose devono essere escluse. Forse sono stato abbastanza avventato nel chiamare con pressapochismo la "soluzione istituzionale", ma volevo dire che i nostri rappresentanti, Gianpaolo Brizio, Carla Spagnuolo e Carlo Federico Grosso, possono essere, proprio per la posizione che occupano, le personalità più rappresentative di questo consesso e credo che, senza fare delle disquisizioni su cosa sono o non sono, la loro funzione non possa essere messa in discussione.
L'ipotesi di sorteggio - collega Zacchera - potrebbe avere una sua praticabilità se la posizione del Consiglio regionale fosse una posizione univoca. Ma la posizione del Consiglio regionale, anche per quel dibattito sul regionalismo che abbiamo svolto, collega Rabellino, non può essere la posizione di tutti, non solamente perché voi portate avanti la Repubblica federativa, non solamente perché voi forse siete propugnatori della Repubblica cisalpina, ma proprio perché il dibattito sul neo-regionalismo ha portato a delle diversificazioni che non hanno ancora trovato il collante necessario per una proposta univoca nei confronti del Consiglio stesso.
Ci sono state poi le varianti più o meno suggestive; ogni volta che si parla di uomini è un po' come cercare i giocatori di calcio, quelli che potranno far vincere lo scudetto. Si è parlato di Bobbio, di Galante Garrone, io potrei portare ad esempio una persona di indiscussa moralità politica e culturale; come Oscar Luigi Scalfaro, ma il problema non è quello di fare il "Magico pifferaio" di Hamelin che porta fuori i topi dalla città. Il problema non è di trovare un uomo piuttosto che un altro perché queste sono tutte ipotesi suggestive che si legano al limite con cui ogni personaggio si presenta al giudizio della gente, alla possibilità che ha la gente di recepire in questi personaggi alcune delle opzioni possibili che si vogliono da Roma. Per cui il discorso diventa necessariamente un discorso a mezzadria tra presenza e rappresentanza istituzionale e presenza e rappresentanza politica.
Una volta ho detto che i numeri in democrazia si contano e non si pesano: mi pare che sia un ancoraggio abbastanza oggettivo. Credo che in democrazia la piramide non vada rovesciata e che i rapporti di forza devono essere mantenuti nel rispetto che questi rapporti debbono avere.
Voi parlate tanto di lottizzazione, ma - amici - bisogna essere coerenti non solamente qui, ma anche a Montecitorio e a Palazzo Madama.
Caro Rabellino, il senatore Miglio non concorreva sperando nei voti del Partito socialista e della Democrazia cristiana alla carica di Vicepresidente del Senato, e quando questa carica non è venuta, per un gioco di cui forse anche noi siamo stati responsabili, non c'è stata la catilinaria contro il sistema corrotto dei Partiti che lottizza senza avere uno sguardo sufficientemente presbite per vedere le realtà nuove che si muovono. Certo, voi dite: "noi siamo la seconda forza politica", ma noi non siamo, nemmeno come Democrazia cristiana, i "figli di un Dio minore" infatti abbiamo il 30% in questo Consiglio, il 30% nel Paese e poi non credo che il problema del rapporto degli ultimi voti debba sempre comportare una fotografia istantanea di quello che esiste rispetto a quello che esisteva. Certo, ci sarà sempre una situazione reale che si scosterà da una situazione nominale, ma questo lo dovremo verificare e lo verificheremo sempre e non solo oggi, per cui non c'è una arroganza di numeri. Mi pare che il rappresentante del Partito radicale abbia detto chiaramente che più che l'arroganza dei numeri c'è la debolezza e la divisione delle minoranze.
Se la debolezza e la divisione delle minoranze avesse trovato un minimo comune denominatore, probabilmente, in una forza sufficientemente rappresentativa, questo Consiglio avrebbe trovato la possibilità di esprimere non delle candidature contrapposte, ma delle candidature unitarie. Mi spiace, è un'occasione mancata, è un'occasione dovuta anche alla particolare circostanza con cui il rinnovo di questa Presidenza della Repubblica si è avverata, ma crediamo che nel rispetto della regola del gioco, dei numeri e di tutte le forze in campo, la Democrazia cristiana non poteva fare di più o di meno.
Con questo, confermiamo la candidatura del Presidente Brizio ritenendola non solo rappresentativa della forza politica che rappresenta ma anche di questo consesso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, due considerazioni brevissime preliminari. Ritengo in primo luogo un onore, a nome dei liberali piemontesi, esprimere a Torino, già capitale del regno sardo, un omaggio a un grande sardo con un carattere piemontese, testardo, coerente ed imprevedibile come un piemontese, il Presidente Cossiga, il quale per primo ha svolto la propria funzione di rappresentare un'unità nazionale. Ciò vuol dire cogliere il messaggio prevalente che c'è nella società civile e nella collettività nazionale. Questo, il Presidente Cossiga, lo ha saputo fare e gliene siamo grati.
Ritengo, venendo alla seconda questione preliminare, che non ci siano né spazi formali né politici per dare dei mandati, però possiamo immaginare che nelle votazioni, che potremmo definire di facciata e di prestigio possano emergere nomi che abbiano illustrato il Piemonte: questo auspico che succeda.
Devo dire che mi auspico un nome diverso da quelli che sono stati fatti in aula, che hanno una caratteristica di essere coscienze vive con altri aggettivi che ognuno mette di un corpo malato che è la società politica mentre noi ci auguriamo che, se ci sarà un nome, sia il nome di un piemontese e, perché no, di una piemontese che abbia illustrato i grandi valori a cui si rifà questo Piemonte. In primo luogo essendo stata perseguitata dal fascismo ed essendo diventata antifascista non il 9 di settembre o il 26 aprile, come tanti, e poi per aver lavorato, ottenendo dei risultati a livello mondiale, addirittura conseguendo il Premio Nobel e per continuare, in spirito di umiltà e di servizio, a lavorare per la sua gente: la signora Montalcini. Auspico che se qualche omaggio deve essere fatto a dei piemontesi, anziché alle coscienze di un corpo malato, si punti sulle intelligenze di una società viva.
Detto questo, Presidente, ritengo che questa sia una giornata importante per il Consiglio Regionale: grigia per le istituzioni, grave per la maggioranza. Grigia per le istituzioni perché si è cercato e non si è riusciti in pieno, ritengo anche grazie alla presa di posizione di alcune forze politiche, non la nostra, di ripetere l'unico gioco per cui la società civile discute, quello che i partiti strumentalizzino le istituzioni. La società civile non ce l'ha con i partiti, non vede con particolare favore le istituzioni, chiede semplicemente che ognuno faccia la sua parte. I partiti non devono strumentalizzare le istituzioni, ma devono andare nelle istituzioni per farle funzionare e devono fare il gioco che è la politica, che è un gioco rude, forte, virile ed è lo scontro, non tra i partiti, ma tra segmenti della società e i loro progetti.
Alle elezioni, se le elezioni sono serie, non vince un partito e perde un altro, ma perde un progetto e vince un altro progetto e perde un pezzo della società civile e vince un altro pezzo della società civile. Quando invece, caro collega Rossa - sei il meno navigato dei tuoi colleghi, perch hai fatto retromarcia meno di tutti, non te ne vogliamo più di tanto - il PDS si è limitato a dire che era di forte rappresentanza il suo candidato e il Consigliere Picchioni, che ha la consapevolezza e la coscienza della confessione, ha confessato che aveva indicato il termine istituzionale con pressappochismo, tu lo hai difeso e questo è molto grave. Tu hai un candidato del PSI, guardati bene dal dire che è un candidato delle istituzioni. I cittadini si chiedono che qui siano i pezzi del Consiglio regionale a mandare i loro rappresentanti con delle motivazioni politiche le istituzioni non c'entrano, non si devono coprire le proprie ambizioni e i propri disegni con le istituzioni. Mi chiedo, colleghi Rossa e Picchioni e veniamo ad un momento grigio e grave della maggioranza - perché non avete chiesto i voti alla maggioranza! Mi chiedo perché vi sono due candidati che possono contare unicamente sui voti del PSI e della DC.
Ed allora, caro Presidente della Giunta, siamo di fronte ad un caso grave. Grave perché non isolato; grave perché il PLI non avrebbe richiesto un proprio rappresentante, considerato che, non come è stato detto per accordo nazionale, ma per rispetto del lavoro svolto dal PLI, la maggioranza nella passata tornata elettorale aveva ritenuto di privilegiare il nostro Partito ed io avevo invece ritenuto di privilegiare un collega oggi scomparso, il Consigliere Turbiglio, non certo per accordi nazionali! Mi chiedo i motivi per cui questa maggioranza, che sapeva di non dover pagare alcun prezzo, ha dovuto spaccarsi su una tale questione! E si è spaccata in quanto umiliata. Mi chiedo perché tre Partiti non hanno avuto neppure il beneficio di una telefonata per chieder loro se erano disponibili a sostenere una candidatura di prestigio democristiana o socialista. E il caso non è isolato; avvengono fatti inquietanti dal punto di vista politico e gravissimi dal punto di vista istituzionale.
Ne riporto solo due. Il PSI convoca il PDS, successivamente convoca la DC, per discutere sulla politica. Ma la politica si decide qui, non nelle Segreterie dei Partiti! Questo è stato il segnale del 5 aprile! E soprattutto, cari amici socialisti, il 5 aprile ha segnato un "-7".
Dovreste quindi smettere di pensare una cosa molto semplice, che pensate da sempre, sulla quale avete sempre fatto finta di non avere dubbi e che noi per debolezza, vi abbiamo lasciato credere: di essere l'ombelico del mondo! Per voi, amici socialisti è finalmente arrivato Copernico: la politica non gira attorno al PSI, ma il PSI con gli altri Partiti gira intorno alla politica.
Insisto nel dire che esiste una questione grave, di tipo politico e di maggioranza. Secondo fatto. Ieri si è riunito il sinedrio dei segretari a decidere sulle vicende di Torino. Mentre la società civile chiede che i Partiti non entrino nelle istituzioni - guarda caso - si riuniscono i Segretari, compresi quello liberale e quello repubblicano.
Con grande fermezza, amici socialisti, vi devo dire che non ci presteremo al gioco in cui voi siete abili, che conosciamo, quello della "mezza legislatura". L'abbiamo sperimentato per quattro legislature: a metà legislatura il PSI scopre improvvisamente che i propri alleati non sono così affidabili, non sono così bravi, e che bisogna pensare a soluzioni più avanzate. Tali soluzioni, guarda caso, non sono mai mature, e le stesse maggioranze che hanno iniziato una certa legislatura la terminano sempre.
Riducendo con questo il ruolo delle forze di maggioranza e mortificando l'opposizione: non staremo a questo gioco. Se ritenete che la rivoluzione politico-istituzionale verso la quale dobbiamo andare sia quella delle grande maggioranze, vi siete sbagliati, non avete riflettuto a sufficienza.
Il Governo che nel nostro Continente ha fatto di più e meglio, che ne ha deciso la storia, è il Governo che ha avuto la minima maggioranza parlamentare. Si trattava di due personaggi: Adenauer e Ehrard. Con un vuoto di maggioranza hanno fatto la scelta dell'Europa come sistema e del libero mercato come metodo.
Le grandi maggioranze rappresentano solo una fuga dalle responsabilità le si fanno per non pagare i debiti. E il debito pubblico è la somma di prezzi non pagati! Nelle tornate elettorali la società civile si confronta attraverso i suoi rappresentanti. Il segmento che perde paga di tasca propria il prezzo del cambiamento del Paese; qui invece con le grande maggioranze si danno le cose, ma non se ne fanno pagare i prezzi. Le grandissime maggioranze, e soprattutto l'interclassismo della DC, agiscono in modo tale che tutta la società civile - e in questo non è credibile rispetto ad un certo suo.scandalizzarsi - è insieme vincente e perdente. Il risultato è che la nostra generazione, governata da noi tutti - per non dire "sgovernata" - fa ricadere sulle generazioni future i prezzi dei benefici che abbiamo.
Si intende procedere alla riforma elettorale perché ci sia finalmente una maggioranza che rappresenti una certa parte della società, che sappia darsi un progetto ed una strategia, e che sappia anche, brutalmente, che farà pagare prevalentemente all'altra parte della società il prezzo della sua politica. La politica è questa! Mi chiedo se rispetto a questi obiettivi la tornata che abbiamo di fronte sia servita ad approfondire le ragioni dell'istituzione e della nostra solidarietà di maggioranza.
Mi pare che le due questioni escano fortemente mortificate.
In termini di dichiarazioni di voto, con piacere do atto che la DC con il Presidente della Giunta, il PSI con il Presidente del Consiglio - non in quanto cariche ma in quanto persone - che il PDS con il prof. Carlo Federico Grosso e il Gruppo dei Verdi con Anna Segre, hanno indicato candidature che sicuramente fanno onore a questo Consiglio. In termini meramente di apprezzamento personale, il nostro Gruppo esprimerà quattro voti, ognuno di questi diretto ad una delle persone che vi ho indicato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Goglio.



GOGLIO Giuseppe

Presidente e colleghi, sarò breve perché molte .delle cose che volevo dire sono già state anticipate dai Consiglieri Ferrara e Marchini.
Ho ascoltato attentamente gli interventi di alcuni colleghi e ho notato che molti di loro hanno usato un tono come se tutto dovesse ancora essere deciso. Noi riteniamo che tutto sia già stato deciso; dirò di più riteniamo che tutto fosse già stato deciso alla riunione dei Capigruppo di mercoledì scorso, nella quale ci sono stati dati ufficiosamente i nomi di candidati sui quali non abbiamo alcuna obiezione.
Le persone designate riscuotono la nostra fiducia e riteniamo possano rappresentare degnamente il nostro Gruppo e tutta la Regione Piemonte.
Tuttavia, non riconosciamo e respingiamo la decisione presa sulla scelta della formula di tipo istituzionale; riteniamo che la rappresentanza del Piemonte in quest'occasione spetti principalmente al Consiglio, che questa decisione sia stata presa non nel luogo adatto, quello istituzionale.
Prendiamo inoltre atto che da parte di alcuni Partiti si continua ad assumere decisioni fuori dei luoghi istituzionali, che presentano le, loro decisioni, preconfezionate, agli altri Partiti.
Il collega Rossa ha parlato di vecchi sistemi; riteniamo che questa decisione appartenga ai vecchi sistemi. Quando parliamo di rinnovamento e di cambiamento, non parliamo di rinnovamento e,cambiamento di uomini, ma di cambiamento dì metodi e di sistemi. Si continua ad andare avanti con metodi e sistemi di trent'anni fa.
Tuttavia, i candidati proposti avranno la nostra fiducia, avranno il nostro voto, ma l'avranno a titolo personale e non quali rappresentanti delle istituzioni come è stato proposto in quest'aula.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dameri.



DAMERI Silvana

Signor Presidente, diceva molto opportunamente nel suo intervento il collega Picchioni del carattere straordinario che avrà l'elezione di questa Presidenza della Repubblica, soprattutto per la fase politica nella quale si colloca, perché davvero sarà necessario individuare una figura di garante che abbia l'autorevolezza politica culturale di esercitare questa funzione in una legislatura molto impegnativa, una legislatura nella quale misureremo le coerenze, le responsabilità individuali e collettive di tutte le forze politiche, quelle più antiche e quelle più recenti, per costruire quelle nuove regole che tutti invochiamo per affrontare il malessere profondo della vita democratica del nostro Paese. Nuove regole che non abbiamo neanche avuto a disposizione nell'occasione di questa giornata per la designazione che ci compete. Questo è già un primo elemento obiettivo sul quale tutti dobbiamo riflettere. Nuove regale non facili che si accompagnano ad un malessere politico e sociale non facile da individuare e a cui dare delle risposte. Credo che sarà necessario andare ad una riforma complessiva del modo di funzionare della democrazia, delle istituzioni del nostro Paese, che sposti verso i cittadini poteri, diritti ed anche doveri e responsabilità. Ma se anche i Partiti sono chiamati profondamente in causa, non è con una formula semplicistica, con delle regole semplicistiche che si poterà mettere mano alle cause più di fondo.
Credo che sia in discussione più complessivamente la vita pubblica del nostro Paese, che è fatta certamente dai Partiti, ma non solamente da questi e credo che se è necessario dare vita a quello che voglio definire un nuovo spirito pubblico, che porti ad un livello più avanzato la vita democratica e non dia solamente delle risposte semplicistiche, questa sia una ricerca dalla quale nessuna forza politica potrà ritenersi esclusa n potrà sottrarsi. Questo anche perché c'è un dato di principio di responsabilità sia nei confronti dei voti antichi, come quelli che hanno espresso questo Consiglio regionali, che di quelli più recenti. Il principio di responsabilità dovrà essere un elemento guida nella determinazione di nuove regole per la vita democratica e per la riforma delle istituzioni in questo Paese.
Voglio fare solo tre brevissime sottolineature per arrivare al tema della nostra riunione, la decisione che dobbiamo prendere. Il collega Monticelli opportunamente ricordava il carattere di supporto un po' sussidiario con il quale la Costituzione prevede la presenza di rappresentanti delle Regioni nella elezione del Presidente della Repubblica. Tutto questo andrà rivisto, partiamo però da questo. La soluzione alla quale si arriva mi sembra possa essere individuata come la più rappresentativa. Certo, abbiamo utilizzato degli strumenti attuali e quindi imperfetti; dobbiamo vedere concretamente quali regole e quali elementi cominciare a cambiare e in quali condizioni.
Non voglio entrare nelle questioni sollevate dal collega Marchini su problemi della maggioranza, qui stiamo discutendo di altro Mi pare che rispetto al compito che abbiamo, nominare tre rappresentanti per quanto riguarda l'elezione del Presidente della Repubblica, noi stiamo formulando delle proposte che mi paiono le più rappresentative anche agli occhi dei cittadini piemontesi.
Infine, questa è l'altra considerazione che volevo fare, esprimo un rammarico profondo e reale per il mancato accordo con quelle aree del Consiglio regionale di minoranza che invece ritenevo possibile. Tanto più che la.figura istituzionale del Vicepresidente del Consiglio è una figura sulla quale già una volta si sono convogliati i voti della minoranza.
Pensavo fosse possibile, sulla base di un ragionamento che però non pu essere di appartenenza di Gruppo né di Partito, ma sulla base di un confronto nel merito delle posizioni politiche; determinare questa convergenza. Esprimo quindi il mio rammarico per questo accordo che non è stato trovato. Vorrei però anche dire, perché ritengo davvero che ci sia una responsabilità (che va al di là dell'entità dei Gruppi) nel riuscire a determinare delle regole nuove, che sarà possibile trovarle se faremo prevalere su altri aspetti un confronto nel merito di proposte e di posizioni politiche e non di appartenenze a singoli Partiti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Il collega Rabellino ha già detto l'essenziale per noi, però vorrei fare qualche piccola osservazione su quello che è stato detto da altri consiglieri. Saranno persone tutte oneste, non le conosco e non posso dire né bene né male sui candidati regionali per l'elezione del Presidente .
della Repubblica, però dato che prima delle elezioni i partiti si dicevano quasi tutti federalisti ed ancora oggi ho sentito parlare di federalismo da tutte le parti, penso che sarebbe meglio se questo federalismo fosse rappresentato non solo in base ai voti che parlano a favore della Lega Nord. Le smancerie federalistiche dei partiti, che abbiamo sentito nella propaganda elettorale; sono poi state dimenticate nel dopo elezioni.
Comunque quel che conta per noi è- fare una durissima opposizione, quindi non ci comprerete mai, questo è chiaro, tanto per usare un verbo di mercato. Non sono d'accordo sull'elezione diretta del Presidente della Repubblica, perché da noi in Italia sfocerebbe subito in un Mussolini abbiamo già qualche parente e sarebbe molto pericoloso. La Repubblica presidenziale va bene negli Stati Uniti, che sono una democrazia consolidata e devono conservare l'ordine mondiale. Con l'elezione diretta del Presidente può saltar fuori qualche cantante italianista o qualche giocatore di pallone come Presidente della Repubblica, nel caso migliore, o qualche capo mafia nel caso peggiore.
Intanto questa elezione non è democratica per una ragione semplicissima: la maggioranza ha automaticamente il doppio della minoranza e questo non capita generalmente. La distanza fra maggioranza e minoranza è molto minore; così se per caso c'è una maggioranza risicata in Parlamento come può capitare perché ci sono i cosiddetti franchi tiratori, allora ecco che questi nostri "elettori" regionali vanno là e fanno da supporto alla maggioranza vacillante o moribonda, quindi servono a questo. Ma poi c'è un altro fatto ancor più antidemocratico, cioè che le piccole Regioni contano come Regioni popolarissime tipo Piemonte e Lombardia: questo è contro ogni logica democratica.
Qualcuno ha parlato di male oscuro, di terrorismo, come se fosse finito il terrorismo. Il terrorismo è coltivato, perché c'è già chi supplica per la liberazione di Curcio: c'era Flaminio Piccoli, Presidente della DC tanto per non far nomi, che diceva che bisogna metterli fuori, poverini perché questi ragazzi erano degli illusi, degli idealisti, ammazzavano così senza sapere, per il bene del popolo. La solita scusa di quelli che ammazzano per il bene del popolo. Abbiamo subito la bomba nella nostra sede e c'è qualcuno che salta fuori a dire che siamo noi che (abbiamo fatta esplodere per réclame e che siamo pappa e ciccia con i fascisti.
Combinazione chi dice queste cose è proprio chi nei momenti cruciali della storia si è sempre alleato con i fascisti. Nel '39 Stalin si è subito alleato con Hitler, al tempo dell'aggressione alle Falkland subito Bresnev è andato in soccorso ai generali argentini; tra le ultime manifestazioni di politica internazionale i marx-leninisti hanno sposato la causa della dittatura islamica, di Saddam, quindi io mi domando dove è questo pappa e ciccia.
A parte questo, noi abbiamo trai vicini la Germania occidentale (a parte quell'enorme peso della Orientale che la sta mettendo in crisi) e altre Repubbliche féderali esemplari (l'Austria, la Svizzera): questo deve essere il nostro modello, non l'Africa come sembra che diventi. Noi stiamo diventando non europeisti, ma africanisti. Però c'è una cosa consolante che due Partiti minori, pur nonostante la loro gloriosa storia e le loro ottime idee economiche di mercato, hanno pagato la propria alleanza e confusione con la falsa maggioranza, perché la maggioranza vera è quella statalista: DC, PSI e comunisti. Anzi, forse questi ultimi sembra che stiano diventando i meno statalisti, se tutto va bene. Quindi, i due Partiti 3 minori sono stati castigati dalla Provvidenza, proprio per questa adesione acritica a una maggioranza con la quale non hanno niente a che fare. Siete stati alleati? Non vi hanno neanche consultati: era il trattamento più normale che potevano riser-varvi. Quindi, dico che mi rincresce per loro, perché i liberali e i repubblicani hanno avuto delle gloriose tradizioni, tra i liberali ricordo John Acton e tra i repubblicani Carlo Cattaneo, che hanno illustrato per sempre il movimento. Purtroppo queste cose capitano quando si sbaglia scelta politica, si confonde tra maggioranza e opposizione. Il vero posto di questi movimenti era l'opposizione. Purtroppo non l'hanno capito e hanno pagato con la sgarberia subita; essi sono magnanimi e hanno già perdonato, però io consiglierei loro di essere un po' meno magnanimi.



PRESIDENTE

E' conclusa la discussione di carattere generale. Sono state fatte le proposte, sono stati illustrati gli ordini del giorno, per cui procediamo alla votazione degli stessi e successivamente alla distribuzione delle schede per la nomina. Il primo ordine del giorno presentato è quello dei Consiglieri Majorino e Zacchera.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il Consigliere Sartoris. Ne ha facoltà.



SARTORIS Anna

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, farò una dichiarazione di voto unica per l'ordine del giorno presentato dal Gruppo MSI-DN e per quello che ho presentato io.
Voterò a favore dell'ordine del giorno dei Consiglieri del Gruppo MSI DN.
Nonostante quello che ha detto, credo che quest'oggi il collega Picchioni abbia fatto al Gruppo politico di cui faccio parte il migliore complimento perché spesso quando non si accettano le regole del gioco si dice che si è pazzi, si dice che si è folli. Noi le regole del gioco non le accettiamo, accettiamo questa follia, non è la posizione di qualcuno che scappa, non è la posizione di qualcuno che non si assume le proprie responsabilità. Quando noi proponevamo e proponiamo a questo Consiglio di non partecipare era per prendere una posizione di immagine forte che fosse un atto, un gesto concreto nella direzione di dimostrare che effettivamente non si accettano certe regole del gioco, non si accettano certe imposizioni.
Probabilmente le mie posizioni sono folli. Prima il collega Chiezzi faceva il discorso sulle nomine, però non ha ricordato quali sono gli unici Gruppi, presenti in questo Consiglio, che non hanno mai avuto nomine.
Questi Gruppi non si sono neanche posti il problema di avere le nomine: forse è per questo che sono considerati folli, ma è una follia lucida, è una scelta che si fa, perché è troppo comodo dire: "Non accettiamo le regole del gioco e poi andiamo a giocare", come hanno fatto molti e come molti continuano a fare.
Il collega Picchioni ha ricordato quello che è successo al Parlamento: per una Vicepresidenza si è minacciata una guerra armata per quattro poltrone. Non credo che la gente che ha votato Lega Lombarda in quella circostanza pensasse di scendere in armi per una poltrona mancata. A questo punto, vuol dire essere scesi allo stesso livello di quella partitocrazia che tanto si condanna. Noi non accettiamo queste regole. Per questo scegliamo questa posizione.
Noi non vogliamo che sia eletto un Presidente dalla gente, noi vogliamo una Presidenza della Repubblica di tipo confederale, cioè come esiste in Svizzera: ogni Presidente della Repubblica viene espresso dalle varie Regioni, cioè il Presidente della Regione è a turno Presidente della Repubblica. In Svizzera funziona da seicento anni, quindi credo che la cosa sia abbastanza collaudata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Alla collega Sartoris volevo ricordare che anche in Jugoslavia era così, poi c'è stato qualche problema.
Per dichiarazione di voto. Noi voteremo a favore dell'ordine del giorno del Gruppo MSI-DN come avevamo già preannunciato.
Volevo soltanto chiarire alcuni punti, visto che sul mio intervento sono state fatte alcune puntualizzazioni, in modo particolare dal collega Picchioni. Quando io parlavo di arroganza della DC non mi riferivo all'arroganza dei numeri, ma all'arroganza dei metodi, che è ancora peggio.
Perché nel momento in cui la DC non consulta le altre forze e arriva a comunicare tramite i giornali (prima lo abbiamo saputo dai giornali e dopo nella Conferenza dei Capigruppo) i nomi dei candidati, spacciati peraltro come candidati istituzionali, mi chiedo se questa non è definibile come arroganza di metodi! Trovatemi altre espressioni! Per cui, proprio perché la Lega è nata contro questo modo di gestire la politica e contro questo modo di fare politica, noi non possiamo accettare un dialogo su questi temi, peraltro non voluto e nemmeno contraccambiato da parte del nostro movimento.



PRESIDENTE

Non essendovi altre dichiarazioni di voto pongo in votazione l'ordine del giorno n. 355 dei Consiglieri Majorino e Zacchera, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte ritenuto che l'imminente elezione del Presidente della Repubblica assuma connotati di particolare rilevanza istituzionale e che le dimissioni anticipate del Presidente Cossiga abbiano indicato un altissimo monito al sistema dei partiti di superare le logiche di schieramento e digestione del potere sottolineata l'importanza che l'elezione dei rappresentanti delle Regioni avrà nel contesto della successiva elezione del Presidente della Repubblica ritenuto che mai come in questa occasione vada superata la logica secondo cui i tre rappresentanti del Piemonte debbano essere sempre e comunque espressione dei medesimi partiti politici, tra l'altro in parte delegittimati dal voto popolare delle ultime elezioni politiche indica nel sorteggio il metodo più giusto per l'indicazione dei tre Consiglieri da proporre al Consiglio regionale per la successiva loro elezione a rappresentanti della Regione Piemonte in occasione delle prossime votazioni per l'elezione del Presidente della Repubblica".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 6 voti favorevoli, 45 contrari e 5 astensioni.
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 357 presentato dalla Consigliere Sartoris, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte preso atto che l'avvio della XI Legislatura repubblicana ha riproposto le solite 'logiche' partitocratiche, impermeabili, al nuovo che è invece emerso dal voto constatato come le forze politiche nutrano largo disinteresse nei confronti della necessità di una effettiva trasformazione in senso federale dello Stato italiano preoccupato della possibilità del verificarsi dei soliti giochi torrentizi e di schieramento in occasione della imminente elezione del nuovo Presidente della Repubblica al fine di dare un segnale di opposizione 'forte', auspicando al più presto la elezione di un Presidente di tipo Confederale sul modello elvetico, a 'rotazione' fra le diverse realtà regionali che compongono la Repubblica con l'obiettivo di richiamare il Parlamento a forti riforme che vedano la crescita di un effettivo potere e sovranità per tutti i Parlamenti regionali delibera di non nominare propri delegati per la seduta parlamentare per l'elezione del nuovo Presidente della Repubblica italiana".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 1 voto favorevole, 49 contrari e 3 astensioni (3 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione).
Il Consigliere Ferrara aveva preannunciato di voler fare una dichiarazione in merito al terzo ordine del giorno (n. 356) dallo stesso presentato. Ne ha facoltà.



FERRARA Franco

E' una dichiarazione molto breve. Sono convinto che questo ordine del giorno meriterebbe di essere votato dal Consiglio regionale, ma avendo rilevato che non c'è il consenso delle altre forze politiche e trattando questo documento di un nome che ritengo debba essere in qualche modo tutelato rispetto a un voto negativo, ritiro l'ordine del giorno presentato.



PRESIDENTE

L'ordine del giorno n. 356 del Consigliere Ferrara verrà comunque allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Passiamo pertanto alla fase della nomina dei delegati.
Ha chiesto la parola il Consigliere Zacchera per illustrare la posizione del suo Gruppo rispetto alla votazione; ne ha facoltà.



ZACCHERA Marco

Il Gruppo MSI-DN non parteciperà alla votazione per i motivi già detti e che non sto a ripetere, ma che escono rafforzati dall'andamento del dibattito. Faccio un appello alla coerenza dei colleghi, sia di quelli di maggioranza che coerentemente hanno detto alcune cose, ad esempio che si tratta di un voto istituzionale che però diventa istituzionale per metà perché bisogna dividere per due la torta istituzionale, sia dei colleghi dell'opposizione, sottolineando che da parte nostra eravamo ben contenti di dare una mano all'eventuale candidato comune dell'opposizione qualunque esso fosse, se ci fosse stato formalmente richiesto e se avesse avuto i numeri per essere eletto.
Faccio infine presente al collega Capogruppo del PRI che se si crede nelle proprie idee non bisogna ritirarle perché altrimenti buona parte del Consiglio uscirebbe dall'aula tutte le sedute se ogni volta che non c'è l'assenso si rinuncia a proporre e a portare avanti le idee in cui si crede.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Il Gruppo Lega Nord, come preannunciato, non parteciperà alla votazione, fermamente convinto. Lo spettacolo nuovamente dato dalle forze non solo di governo, ma di governissimo, a questo punto si può dire così, è stato davvero squallido.
Ancora una volta prendiamo atto di questa bramosia di lottizzazione: vi siete lottizzati anche i rappresentanti per l'elezione del Presidente della Repubblica!



(Il Gruppo Lega Nord abbandona l'aula)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Il Gruppo Rifondazione comunista non parteciperà alla votazione e abbandonerà l'aula per le motivazioni che ho già espresso.



(Il Gruppo Rifondazione comunista abbandona l'aula)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

Ritengo corretta, non per presunzione, la proposta iniziale che avevo fatto in modo concorde con gli altri colleghi Verdi e con il Gruppo antiproibizionista e non sono d'accordo con la soluzione di non partecipare alla votazione. C'è una domanda alla quale il Presidente del Consiglio e i Consiglieri Monticelli e Picchioni non hanno risposto, cioè perché i rappresentanti dei Consigli regionali non si sono riuniti per risolvere questa questione in un modo diverso da quello vecchio e tradizionale del passato? A questa domanda non è stato risposto! Non si sono riuniti perch non coincidevano gli orari degli aerei? E' per questo signor Presidente? No, non si sono riuniti perché ha prevalso la logica vecchia degli accordi dentro e fuori delle maggioranze, dei grossi Partiti, che mette in secondo piano tutto quello che alla fine sono chiacchiere su un ruolo diverso delle Regioni rispetto ai Partiti nazionali e al Governo nazionale. Questa è la domanda alla quale a mio parere non si è risposto e da questo punto di vista credo che la proposta dei Verdi e degli Antiproibizionisti sia una soluzione corretta.
Noi abbiamo sostenuto un ruolo dei Consigli regionali e credo che sia coerente sulla base di questo proporre una candidatura. Questo è un modo caso mai, per rappresentare le istanze regionali in una sede nella quale comunque è evidente che numericamente i rappresentanti delle Regioni non conteranno nulla.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Sartoris.



SARTORIS Anna

Come altri colleghi hanno già dichiarato, anche io non parteciperò alla votazione. Vorrei solo ricordare al collega Marino che si vota su due nomi se si fosse votato su un nome solo sicuramente l'opposizione avrebbe avuto possibilità di scelta, ma il doppio nominativo - mi spiace per la collega Segre che stimo - darà sicuramente modo alla maggioranza di manipolare anche quelle che possono essere le decisioni dell'opposizione: E' per questo motivo che noi usciamo dall'aula. Come vedi, Picchioni, i regolamenti li conosciamo!



(Il Gruppo Piemont abbandona l'aula)



PRESIDENTE

Si proceda alla distribuzione delle schede.
Comunico l'esito dello scrutinio delle schede: Presenti in aula al momento della votazione 52 Consiglieri Votanti 50 Consiglieri.
Hanno riportato voti: SPAGNUOLO Carla 31



BRIZIO FALLETTI Gian Paolo 29



GROSSO Carlo Federico 26

SEGRE Anna 6 Schede bianche 2 Non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri (Majorino e Zacchera) Proclamo pertanto eletti delegati della Regione Piemonte per l'elezione del Presidente della Repubblica i Consiglieri Spagnuolo, Brizio e Grosso.
Per specifiche ragioni di urgenza che ne rendono indilazionabile l'esecuzione, propongo che tale deliberazione sia dichiarata immediatamente esecutiva ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62 e pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte ai sensi dell'art. 65 dello Statuto.
Chi, è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è dichiarata immediatamente eseguibile con 50 voti favorevoli.
Ricordo che alle ore 14,30 è convocata la I Commissione per l'esame della parte finanziaria del progetto di legge n.183 inerente la Casa della Resistenza nell'area monumentale di Verbania Fondo Toce.
I lavori della sessione pomeridiana cominceranno con l'esame della proposta di deliberazione n. 409 inerente la navigazione sulle acque del lago di Viverone.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 14,25)



< torna indietro