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Dettaglio seduta n.145 del 28/04/92 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 5) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Beltrami, Calligaro, Cerchio Cucco, Dameri, Majorino e Vetrino.


Argomento: Comunita' montane

Esame progetto di legge n. 133 "Ordinamento delle Comunità montane" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame del progetto di legge n. 133 di cui al punto 7) all'o.d.g.
E' iscritto a parlare il Consigliere Riba. Ne ha facoltà.



RIBA Lido

Signor Presidente, signori Assessori, c'è un senso di delusione per l'esiguo parto a cui si perviene con la legge in discussione. Ciò in parte perché la direttiva nazionale è inadeguata, si racchiude in due modesti articoli della farraginosa legge n.142, e, se l'Assessore mi permette anche perché non si è potuto, in sede regionale, arrivare ad un risultato più considerevole. Il senso di delusione con il quale è considerata la proposta di legge che andremo a discutere oggi, mi sembra sia un fatto politico.
Il primo punto, colleghi, è che manca totalmente una legge organica sulla montagna, al di là di tutte le affermazioni, le dimostrazioni di buona volontà e la rincorsa alla solidarietà nei confronti della montagna.
Ci troviamo a discutere esclusivamente del punto centrale di una legge che trasforma le Comunità montane da enti di diritto pubblico a Enti locali, e la qual cosa evidentemente potrebbe interessare soltanto i più diretti cultori della materia giuridica.
Il collega Rossa, nella presentazione della legge, si è sforzato di illustrarne gli aspetti positivi, così come l'Assessore Nerviani non ha mancato di ammetterei limiti di una legge che lui stesso considera il primo passo per giungere ad una legge più consistente. Pertanto il nostro Gruppo ha annunciato che presenterà prossimamente la legge organica sulla montagna per quanto riguarda l'inclusione dei nostri punti di vista e di molti elementi comuni della proposta e del dibattito in Consiglio regionale.
Una legge per la montagna deve pensare allo sviluppo civile, sociale culturale, logistico, produttivo e questo non è compito di una legge di procedure. Ma oltre a questo gli elementi d'involuzione in corso nel territorio montano rischiano di aggravarsi o quanto meno di appesantirsi in un clima di già modesta fiducia.
Gli amici del pubblico sono venuti in aula nell'attesa che, almeno in sede di dibattito, qualche cosa venga migliorato.
La prima considerazione che rivolgo all'Assessore Nerviani è la seguente: la materia è molto esigua, quindi auspico che ci sia, almeno da parte della maggioranza, la disponibilità ad accettare, in sede di discussione degli emendamenti, quegli elementi correttivi con i quali si affronti qualche conseguenza. Faccio un esempio Assessore e colleghi: se prima nelle Comunità montane era incluso il Comune di Roma o il Comune di Genova, non credo sia una buona conseguenza l'oscillazione che porterebbe ad escludere anche il Comune di Lesegno, tanto per parlare di un caso emblematico che spero proprio oggi trovi una soluzione. Altrimenti non so di che merito si possa fregiare una Regione che, in sede di Commissione, ci ha lavorato più di un anno. Se applicassimo meccanicamente i parametri di montanità, non stabiliti sulla base di una ricognizione di ciò che è effettivamente montagna, ma sulla base di un coefficiente che non tiene nemmeno conto delle altimetrie, se non di una parziale distribuzione degli abitanti, avremmo redatto una legge "piemontese", nel senso che non faremmo affatto una legge regionale.
La diretttiva scarnamente contenuta negli artt. 28 e 29 della legge n.
1102 troverebbe giustificazione se noi facessimo una legge che contempera le effettive esigenze della Regione Piemonte.
D'altra parte nella direttiva nazionale non viene nemmeno accettata la distinzione più banale - ripetutamente richiesta dal Presidente nazionale dell'UNCEM democratico che ha, non so se adeguatamente, sostituito il Dott.
Martinengo per il quale facevamo voti di riconferma - della differenza tra gli Appennini e le Alpi. La legge diventa una legge dirigistica, ma siccome è tradizione della nostra Regione avere grandi difficoltà a fare delle scelte, l'Assessore Nerviani giustamente dice: "non posso mettere quello per non fare scappare anche quell'altro" e il lavoro di merito in che cosa consisterebbe? Voi sapete che i 4/5 degli articoli di questa legge sono puramente di regolamentazione amministrativa, quindi non avremmo regolamentato praticamente niente, avremmo trasferito meccanicamente la legge nazionale negli stessi modi in cui si può fare negli Appennini, in Calabria o in Veneto, a parte che lì vi sono altre legislazioni integrative.
Il nostro atteggiamento, come istituto specifico Regione Piemonte, nei confronti della montagna è un problema del tutto da derimere. Nel senso che ci sono - prendo soltanto l'aspetto che ci riguarda oggi - delle indicazioni in questa legge che rendono al limite tendenzialmente grande magari elefantiaca come tendenza, non per i numeri, ma come rapporti di funzione, l'organico, quindi la spesa corrente, quindi non c'è nessun concatenamento tra la spesa corrente e la spesa di investimento che è quella della quale c'è veramente bisogno. Cioè la spesa corrente delle istituzioni si trasferisce in un consumo netto della ricchezza nazionale.
Allora se si spende 100 per la spesa corrente, bisogna spendere 200 o 300 per gli investimenti. Qui manca tutta la parte degli investimenti! E sarà rinviata non ad una successiva scadenza, ma ad un successivo cambiamento di concezione politica del problema della montagna. Non ha senso, per esempio istituire un posto di agroforestale, di scienziato, di laureato in scienze forestali nelle Comunità montane e occuparci, come Regione, della gestione di tutto il personale della forestazione. Ma cosa facciamo? Adesso istituiamo 35 o 40 posti di scienziato delle foreste nelle Comunità montane e non trasferiamo loro nemmeno la gestione di quelle 450 o 600 persone a seconda dei periodi! Non ha senso. Questa è una questione che noi proporremo in termini di emendamento perché la delega deve essere contestuale. Decidiamo di istituire l'ufficio statistica, va bene, ma non si può redigere una legge dove si stabilisce che la Comunità montana deve avere l'ufficio statistica. Per valutare quali dati statistici? Sotto questo profilo il collega Chiezzi diceva una cosa giusta, ovvero ci sarà gerarchia? Ci sarà obbedienza da parte dei Comuni? Ma non c'è obbedienza da parte dei Comuni, c'è caso mai una protesta diffusa per gli elementi di riduzione dell'autonomia in tutto ciò che riguarda la gestione a strisce sia politica che finanziaria del rapporto con le istituzioni superiori, la Regione e lo Stato, ma certamente la Comunità montana acquista il suo senso se ha delle competenze proprie.
Abbiamo già detto della difficoltà che abbiamo avuto e che riscontriamo tuttora a formare degli enti che siano l'effetto, nella loro indicazione territoriale, di una buona indagine sul territorio. E' burocratica la cosa.
Assessore Nervi ani, ho capito bene lo sforzo e quando dico che non c'è stato il risultato, non sto contestando all'Assessore o a chi ci ha lavorato di non averci provato, sto dicendo al Consiglio regionale che non si è giunti ad alcuna conclusione. Non ha senso che noi non includiamo un Comune perché così non scontentiamo l'altro, non modifichiamo questo perch non tocchiamo la maggioranza. E' vero che ciò non ha cittadinanza nelle posizioni apicali di chi ha diretto l'operazione, ma è altrettanto vero che ciò ha largamente connotato tutto il processo di inclusione e di esclusione fino a che siamo arrivati ad applicare in maniera assolutamente pedissequa mi pare un termine sufficientemente neutrale - l'indicazione dei coefficienti di montaneità o l'indicazione del numero degli abitanti.
Quindi, siamo di fronte ad un problema adesso di contemperamento di questa impostazione di norme amministrative con una assegnazione di ordine sostanziale.
Abbiamo discusso molto sul fatto che gli strumenti della programmazione, terreno fondamentale di un governo democratico e non dirigistico da parte delle istituzioni centrali nei confronti del panorama economico, civile e sociale che deve essere governato, sono, allo stato delle conoscenze della cultura della democrazia economica, gli unici strumenti che abbiamo.
E' vero che qui si rende omaggio a questo principio dicendo che si tratta di affermare nuovamente, ma del resto è compreso anche nella legge n. 142, il principio della libera programmazione da parte delle Comunità montane secondo un processo di successiva inclusione di questa programmazione negli atti di destinazione economica e quant'altro.
Vorrei ricordare al Consiglio che ci sono stati tre momenti in cui finora si è dedicata qualche lira di sostanza alla montagna. Dottor Martinengo, le sue battaglie le ha fatte a strisce anche lei da Roma fino a Cuneo, e poi siamo sempre allo stesso punto. Gli interventi per la montagna in questa legislatura sono stati: un miliardo che, su proposta delle opposizioni, abbiamo strappato per l'agriturismo.
L'altro intervento per la montagna è stato l'incremento di spesa per il rifacimento delle stalle in applicazione dei regolamenti n.159 e n. 160 abbiamo proposto una delibera di quattro miliardi, due per l'anno corrente e due per l'anno prossimo, che poi è stata in qualche maniera riassorbita nel rifinanziamento della legge n. 63 e poi c'è stata la battaglia per i due miliardi che avevamo proposto gli anni scorsi per incrementare il fondo di dotazione delle Comunità montane.
Siamo, però, di fronte al principio che non abbiamo mai destinato una lira al conto capitale. Allora, l'elemento di prima credibilità della legge è che oggi in termini di indicazione di volontà politica, non dico nemmeno in termini di creazione della condizione che noi rivendichiamo, si dica: "cinque miliardi sul riassetto del bilancio li destineremo a finanziare la realizzazione dei piani di sviluppo".
Della questione delle inclusioni e delle esclusioni ne ho fatto un accenno, la approfondiremo in sede di discussione dell'art. 2.
Un'ultima cosa, Assessore: qui c'è scritto una cosa che condividiamo tutti, cioè la volontà di utilizzare cospicuamente il proposito di realizzare l'unione dei Comuni attraverso la strada spontanea del lavoro insieme nelle Comunità montane, gestione dei servizi; mi sembra questa una impostazione giusta, però abbiamo bisogno di incentivarla. Ed è per questo che noi proporremo - mi pare che ciò sia nello spirito della legge n.142 che perlomeno i Comuni che si associano, si uniscono, abbiano una qualche forma di incentivazione con una modesta maggiorazione degli interventi di parte corrente perché in qualche maniera il primo fatto di unificazione comporterà una modifica di spese, salvo poi ottenere il risultato che andrà a favore di tutta la Regione.
Spero veramente che ci sia la volontà di correggere i limiti di sostanza di questa legge con qualche contenuto qualificante nel corso della discussione e sarà una premessa incoraggiante per la successiva operazione di ridiscussione di una legge quadro per tutto lo sviluppo economico sociale e culturale della montagna.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Il Gruppo liberale esprime un giudizio del tutto positivo al disegno di legge ed al lavoro di predisposizione della Giunta e di elaborazione della competente Commissione.
Il disegno di legge è apprezzabile nei suoi limiti perché questa è materia sulla quale non si può procedere per improvvisazioni e per fughe in avanti. In questo senso assicuro il collega Riba che, per parte nostra, ci sarà molta attenzione agli emendamenti elaborati e, qualora non ci fosse una valutazione positiva in questa sede, sicuramente sarà materia che dovrà essere approfondita quando e se si porranno le condizioni di una legge sulla montagna.
Oggi in Consiglio sono pervenute alcune sollecitazioni da parte di colleghi, in particolare del collega Chiezzi e dello stesso collega Riba che devono farci riflettere in ordine ad un problema che è l'agire su istituzioni che operano su territori di grande delicatezza, ma istituzioni che sono storicamente e politicamente più antiche e radicate di quanto non siano le istituzioni dei Comuni del piano. I Comuni montani hanno statuti che per larga parte anticipano nel tempo i Comuni montani e per ragioni socio-economiche i Comuni montani conoscono la responsabilità e la democrazia da tempo ben anteriore alla rivoluzione francese.
Non so se i colleghi di pianura abbiano difficoltà a cogliere questo passaggio che non è solo di tipo memorialistico; i Comuni montani avevano con il "signore" un rapporto assolutamente diverso da quello che avevano i Comuni della pianura, l Comuni di montagna beneficiavano delle franchigie e cioè erano sollevati dagli oneri tributari in funzione dell'attività che svolgevano sul territorio.
Quindi già da parecchio tempo si riconosceva alle comunità montane, non nel senso istituzionale, ma nel senso delle società che vivevano in queste aree, una funzione di pubblica utilità che andava al di là della loro storia e della loro ragion d'essere, perché già allora si capiva come il presidio della montagna fosse un servizio al complesso della società globalmente intesa. Quindi, queste comunità montane, non quelle istituzionali, ma i Comuni, hanno un radicamento antico e forte rispetto al quale ogni tipo di operazione rischia di diventare drammatico.
Dice bene il collega Riba che c'è il modello piemontese, perché non tutte le montagne sono uguali o, meglio, le montagne sono tutte uguali, ma i montanari non sono uguali dappertutto. Se voi andate nel tanto declamato Alto Adige, abitato da Haidy e da alcune sue cugine, potete notare una cosa: la casa colonica isolata, la chiesa e il camposanto che stanno per conto loro, il paese insomma non esiste. Se invece venite sulle nostre montagne, potete vedere che il paese ha tre cose vicinissime: il municipio la chiesa e il lavatoio. In qualunque piccolo comune di montagna, in trenta metri trovate di solito queste cose. Ciò significa che nelle nostre montagne il Comune era un'aggregazione fortemente vissuta e presente; non era un'astrazione come nell'Alto Adige, in cui il protagonista era il soggetto che si isolava nel suo maso, e solo per ragioni di esigenza, non di socializzazione e di partecipazione, scendeva in pianura.
Con questo voglio dire che se perverremo ad una legge sulla montagna mi schiererò con coloro che, al di là delle parole poco comprensibili per i nostri montanari, sosterranno il principio che le Comunità montane devono essere considerate come delle istituzioni al servizio dei Comuni e non viceversa. Questa è la chiave di volta di tutto il problema; il Comune deve sentirsi rafforzato dal fatto di essere supportato dalla Comunità montana la quale è riuscita con la sua capacità progettuale e di pressione politica come diceva giustamente il collega Riba - ad ottenere dai livelli superiori funzioni e ruoli sul territorio, in funzione del Comune e non in termini di soppressione del Comune.
La montagna bisogna leggerla a piedi; non si può leggere sulle carte geografiche e neanche in macchina, perché 400 metri di dislivello in macchina si superano in 6,7 minuti, il tempo di accendere una sigaretta o poco più. Per chi va a piedi, invece, 400 metri sono un'ora di strada e questo, per i nostri vecchi, rappresentava una giornata di trasferimento.
In 400 metri di dislivello ci sono due mondi diversi, due economie diverse ci sono storie ed esigenze diverse. Il nord e il sud, che adesso corrispondono al povero ed al ricco, avevano lo stesso significato sulle nostre montagne. Normalmente il nord è ricco ed il sud è povero, ma con degli aggiustamenti, perché l'alta montagna è ricca a sud e povera a nord.
La montagna media, invece, è ricca a nord e povera a sud.
Questo per dirvi che ogni Comune è collocato altimetricamente e rispetto agli assi cardinali ad una propria storia, una propria economia una propria cultura e modo d'essere ed ha una propria giustificazione attuale.
Abbiamo interesse a difendere la continuità dei Comuni perché i Comuni rappresentano, in termini istituzionali, la voglia dei montanari di vivere il loro territorio nella loro specificità. Se togliamo ai montanari la voglia di vivere la loro specificità, facciamo morire la montagna! E la specificità della montagna non si misura dai 600 metri in su, ma si misura ogni cento metri di dislivello e ad ogni grado di orizzontamento rispetto ai punti cardinali.
Il mio timore è che, al contrario, alcune egemonie che possono sortire tendano a fare immaginare che il modello pilota rispetto ad un'area montana sia il Comune perché, per ragioni culturali ed economiche in un certo periodo della nostra storia, aveva la prevalenza. Se leggete gli Statuti e la storia del '600, potete notare per esempio che il ragazzo più brutto di Chiomonte poteva trovare una bellissima moglie andando a Bardonecchia con una cesta di castagne. Adesso succede esattamente il contrario! Adesso il più brutto di Bardonecchia può sposare una ragazza di Chiomonte portando non più una cesta di castagne, ma una cesta di quelle cose che si tengono in banca! Si è capovolta la situazione perché da Kind in poi a qualcuno è venuto in mente che la domenica si poteva giocare andando su dei pezzi di legno curvi! Questa è la realtà. Il Comune, la gente in montagna ci vive e continua sul territorio a coltivare le proprie specificità rispondendo quindi ad una esigenza antica della presenza dell'uomo su un territorio così delicato, che non si giustifica in termini socio-economici assoluti ma in termini socio-economici di insieme, cioè collegati con il resto del territorio. Realtà della quale - ripeto - i nostri governanti illuminati da Cristina di Francia in poi, avevano dato atto alle nostre Comunità montane riconoscendo loro un ruolo particolare di tutela e di presenza sul territorio in termini di servizi, di viabilità, di mantenimento delle culture. Quindi, questa legge giustifica un apprezzamento, perché ha avuto la prudenza di essere una legge sistematica di alcune situazioni che si perdevano attraverso i rivoli di una normativa abbastanza , irrecuperabile soprattutto per l'adeguamento alla normativa nazionale. Rimane quindi aperto questo tipo di dibattito rispetto al quale mi confronterò, quando i colleghi riterranno di avviare questa iniziativa, io non ho questa capacità, però lascio, per mia memoria, all'Assessore e ai colleghi, questa indicazione di fondo.
Evitiamo di immaginare che la Comunità sia il nuovo ente che sostituisce il Comune, perché invece è un modo d'essere moderno della solidarietà tra popolazioni montanare a supporto dei Comuni e dei cittadini che abitano in montagna.
Questa vicenda, cari amici, non è così peregrina, perché quando il collega Chiezzi sostiene che si deve procedere all'elezione diretta degli amministratori della Comunità montana, ciò significa la fine di ogni ragion d'essere dei Comuni perché è evidente che, all'attenzione dei cittadini rispetto alla loro istituzione, verrebbe ridotta rispetto alla loro attenzione e rispetto all'altra istituzione quella di carattere più generale che, sia pure caricata di grandi responsabilità, non è caricata di quelle caratteristiche e di quelle specificità che sono, se mi consentite metro quadrato per metro quadrato misurabili. Se ragionassimo in termini meramente cronometristici ed efficientistici potremmo decidere una soglia minima dei Comuni, dopodiché, tutte le nostre vallate si ridurrebbero ad un unico Comune.
Molti discutono se si devono difendere le scuole nei piccoli Comuni o si debbano difendere i Comuni-istituzioni o si debbano difendere entrambi.
Non sono convinto che si debba difendere la scuola perché con la scuola si dà un servizio al cittadino, ma si deve difendere il Comune perché un gruppo di case con delle persone dentro, quando perde, con la perdita del soggetto istituzionale, l'occasione del confronto e del lavoro, perde anche la sua ragion d'essere e diventa solo un mucchio di pietre più o meno bello ed interessante.
Mi auguro che i nostri amministratori sappiano apprezzare questa legge insieme, probabilmente riusciremo, nell'auspicio indicato dal collega Riba a dare a questi nuovi enti la capacità di incidere profondamente nel territorio montano nello spirito di offrire un servizio nei confronti dei protagonisti della montagna che sono i Comuni e non le Comunità montane.
Sottolineo che la Comunità montana non è un qualche cosa che sta sopra al Comune; no, sta sotto ai Comuni, nel senso che lavora per loro, non è subordinata gerarchicamente, ma è funzionale ai Comuni. Non si pu immaginare qualche cosa che è della Comunità e che non si trasferisca, non venga capita ed utilizzata direttamente dai Comuni. Ci sono sul territorio dei monumenti di questa cultura - sicuramente il dott. Martinengo mi pu essere testimone - delle strade promosse dalle Comunità, della voglia della "pala meccanica"- targata Comunità montana - porta al paradosso di costruire delle strade per poter mettere il pannello di divieto di transito. Se una strada non deve essere transitata è perché probabilmente non è giustificata perché se così fosse, evidentemente, dovrebbe essere transitabile e se l'esigenza di collegarsi con un sito non giustifica una strada, bisognava trovare soluzioni tecnologiche più adeguate. Devo dire che questa voglia della Comunità di essere soggetto proprio e non funzionale ai Comuni porta le stesse Comunità ad assumere delle decisioni dei comportamenti e delle iniziative che non possono trovarci così d'accordo.
Cito ancora un esempio: un noto istituto bancario torinese non concede più contributi, mutui ai Comuni, ma alle Comunità montane. Questo è quindi, un segnale di come, nella cultura generale, i Comuni stiano perdendo la legittimazione e la legittimazione stessa stia passando ad un soggetto politico ché si ritiene più autorevole, funzionale e credibile. Mi sembra questa una tendenza verso la quale ci debba essere massima attenzione da parte nostra.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Miglio. Ne ha facoltà.



MIGLIO Mario

Vedrò di essere breve anche perché, a questo punto del dibattito rischio di ripetere argomentazioni già portate all'attenzione dell'Assessore e del Consiglio nel suo insieme, dai Consiglieri che mi hanno preceduto. Ritengo importante sviluppare il discorso in merito alle Comunità montane a partire da quelli che, per noi, sono i limiti interni alla stessa legge nazionale, la legge n. 142/90. Questa legge, troppo sbrigativamente, ha risolto le questioni della Comunità montana in solo due articoli, con un approccio riferito al problema della struttura istituzionale di questi enti e non, invece, all'individuazione di quelle strategie per superare i problemi specifici di queste realtà. Problemi che tutti conosciamo, dallo spopolamento ai problemi inerenti la salvaguardia del territorio, definizione di strategie per incentivare percorsi diversi e un uso più congruo delle risorse economiche, così come delle risorse ambientali. La legge nazionale, quindi, ha alcuni limiti per la ristrettezza dell'attenzione prestata a questo problema, per noi grave tanto più in una regione come il Piemonte laddove una parte consistente del territorio è zona montana e questo ovviamente non ci soddisfa particolarmente. D'altro canto ravvediamo delle situazioni di presunta, si verificherà successivamente, conflittualità. Con questo intendo dire che nel momento in cui si definisce che le Comunità montane sono Enti locali si apre, in una certa misura, una non chiarificata interrelazione fra i Comuni e le Comunità montane stesse nel senso che, a questo punto, i poteri e le competenze rischiano di essere simili e non è più chiaro il livello di intervento di ciascuno di questi due soggetti amministrativi. La stessa circolare presentata dall'allora Ministro Gava, laddove tentava di definire il contenuto di "Enti locali", attribuito alle Comunità montane, a nostro avviso non aggiungeva elementi di chiarificazione perché era più una definizione in negativo, ovvero quanto non erano le Comunità montane piuttosto di quello che erano in realtà. Il Ministro sosteneva chele Comunità montane erano enti locali, consacrando definitivamente la natura di tali istituzioni, finora qualificate come enti di diritto pubblico. Lo stesso Ministro precisava che le Comunità montane si trovavano in una situazione intermedia tra gli enti territoriali minori, quali le Province e i Comuni, e gli enti strumentali della Regione, e che non godevano della particolare tutela costituzionale garantita ai primi, ma non erano gravati dai rapporti di dipendenza propri dei secondi. Erano entità dotate di un'ampia sfera di autodeterminazione e di autonomia rispetto agli organi regionali, essendo diretta espressione dei Comuni residenti nel rispettivo territorio.
Quanto precisato dal Ministro mi pare non riesca a definire con precisione quello che si intendeva per Comunità montana; ritengo inoltre che ci sia anche un passaggio grave, laddove si dice che le Comunità montane sono diretta espressione dei Comuni. Personalmente ritengo inesatta tale definizione, nel momento in cui le Comunità montane sono elette in seconda istanza e non direttamente dalle popolazioni interessate.
Riprendendo un interessante accenno del Consigliere Marchini, che si rifaceva, per quanto ho avuto modo di capire, ad un precedente intervento del Consigliere Chiezzi in cui si riproponeva all'attenzione del Consiglio la stessa questione, un problema non pienamente risolto era dato dalla possibilità, tramite le Comunità montane, di superare la frantumazione fra i vari Comuni e di definire un soggetto nuovo dal punto di vista istituzionale, che attraverso una pianificazione di più ampio respiro di quella dei piani regolatori generali comunali, potesse assorbire le competenze dei Comuni stessi, e aprire una strada diversa per quanto riguarda la gestione dei servizi, nonché la pianificazione socio-economica e quella territoriale. In verità; l'impostazione data dalla legge nazionale e lo scorporo della parte ripresa dalla legge-quadro della Regione Piemonte, non chiarifica in modo significativo questa presunta conflittualità.
Altra fonte di preoccupazione è l'attribuzione di competenze di pianificazione socioeconomica e di pianificazione territoriale alle Comunità montane. Il rischio è di avere molti soggetti con competenze e strumenti di pianificazione analoghi; dopodiché, ci dice l'esperienza, non si avrà alcun piano e ci sarà uno scarico di responsabilità. La complessità dei piani è fatto particolarmente evidente se pensiamo che, oltre ai piani regolatori generali, avremo quelli intercomunali, quelli delle Comunità montane, quelli delle Province, quelli della Regione e quelli paesistici e di bacino mai redatti. Continuare a definire nuovi strumenti di governo del territorio e non arrivare mai a definire alcuno di tali strumenti è operazione del tutto inutile, definizione di principio sulla carta senza corrispondenza nella gestione vera e propria del territorio e dei servizi.
Concludendo, la legge proposta dall'Assessore e dalla Giunta, mi pare da una parte - e mi riferisco ai primi dieci articoli - una trascrizione di quanto precisato all'interno della legge-quadro nazionale e dall'altra un'occasione mancata laddove si poteva fare un lavoro più approfondito negli spazi apertisi dalla definizione degli strumenti di intervento di competenza delle Comunità montane, cercando di rovesciare la logica che porta le popolazioni montane a sentirsi inferiori o ad essere territorio di colonizzazione per interessi che vengono a definirsi in aree urbane.
Quindi, un modo diverso di riproporre l'uso delle risorse, dando risposte al problema dello spopolamento, ad una possibile ripresa dell'attività agro silvo-pastorali, e ad un turismo di certo non qualificante ma distruttivo (si pensi al problema dei ghiacciai con perdita secca della risorsa-acqua).
Secondo noi si doveva partire da queste problematiche, tentando di definire, anche tramite la legge in discussione, percorsi attraverso i quali dare senso maggiore alle Comunità montane, per far sì che non si rivelino un qualcosa di costruito solo sulla carta, con competenze definite eccessivamente sul piano burocratico-amministrativo e molto meno rispetto al potere reale di modificare lo sviluppo definitosi negli ultimi vent'anni, che sicuramente ha nuociuto a popolazioni che invece si vorrebbero riqualificare e alle quali si vorrebbero offrire nuove motivazioni.
A nostro parere, si doveva lavorare in modo diverso, partire da presupposti differenti e non appiattirsi troppo sulla ripresa delle tematiche proposte dalla legge-quadro, cercando di andarne al di là.
L'articolato non riscontra un nostro atteggiamento favorevole; se nel corso del dibattito, articolo per articolo, si riuscirà in una certa misura a modificarne l'impostazione - anche se in questo senso nutro delle perplessità - verificheremo a posteriori quale sarà l'atteggiamento in termini di voto conclusivo del disegno di legge.



PORCELLANA FRANCESCO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

La posizione della Lega apparirà nella discussione degli emendamenti siccome però è stato ricordato il maso chiuso del Sud Tirol - e non Alto Adige! - voglio ricordare che l'unica montagna vivente e viva e sopravvivente addirittura, è proprio il Sud Tirol proprio grazie anche al maso cosiddetto chiuso, perché è quello che ha salvato l'integrità delle proprietà. Mentre invece quell'orrendo diritto romano di cui noi meniamo vanto in maniera assolutamente assurda e irrazionale è quello che ha spezzettato la proprietà montana al punto tale che non conveniva più coltivarla ed è stato uno degli incentivi all'emigrazione.
Il maso chiuso ha salvato la montagna germanica: pensiamo a Arminio che ha sterminato le legioni di Quintilio Varo perché i Romani con tutta la loro tecnologia, moderna per quei tempi, avevano portato gli avvocati e quindi liti continue. Prima andavano d'accordo, giudicavano in base al giusto e all'ingiusto, invece con i Romani furono costretti a giudicare in base al legale e all'illegale, e il legale è sovente ingiusto. Immaginiamo quindi a cosa ha portato questo famigerato diritto romano: la rovina della montagna! Ho già detto in altre occasioni che noi avremmo salvato la nostra lingua e tutto il resto se avessimo avuto una legge di questo genere purtroppo invece siamo diventati la periferia del Terzo mondo, anzi del Terzo mondo islamico e fondamentalista! Un elemento fondamentale per la salvezza non solo economica della montagna, come ho detto altre volte, è la proprietà delle acque.
Quando si riconosce per montagna una certa altitudine, scorporata dai comuni di pianura, essa sarebbe popolatissima o meglio, avrebbe una popolazione normale se fosse proprietaria delle acque; purtroppo invece i grandi centri di potere centralisti hanno espropriato la montagna di questa ricchezza sia sotto forma di acqua che di elettricità. Pensiamo a quell'infame legge della, non nazionalizzazione che è sbagliato, ma della statalizzazione dell'energia elettrica che è stato il colpo di grazia sulla testa della montagna voluta dalle solite forze politiche che credono di essere progressiste, ma sono invece sovente l'esatto contrario.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GROSSO



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, ha facoltà di replicare l'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

Ringrazio i Consiglieri per il contributo offerto al dibattito e a me personalmente. Sono stati interventi tutti segnati da personali esperienze e anche in numerosi casi da letture acute e intelligenti ed intuizioni importanti per la soluzione dei problemi dei Comuni montani e conseguentemente delle Comunità montane. Debbo innanzitutto ricordare che sono Assessore agli Enti locali pro-tempore, in forza di questa competenza ho affrontato l'applicazione della Legge n.142 anche per la parte relativa all'art. 28 e seguenti, relativi alle comunità montane. Non sono delegato a gestire la competenza specifica dei problemi della montagna; un inserimento della problematica propria della montagna in questa legge sarebbe stato improprio e avrebbe comunque dovuto vedere due soggetti impegnati sulla materia con il rischio peraltro di non arrivare in porto né per il provvedimento di razionalizzazione e riorganizzazione delle Comunità montane, né per il provvedimento che si riferisce all'esame approfondito dei problemi che sono propri della montagna e dei Comuni montani.
Credo pertanto di dovere sottolineare come questo compito che sto svolgendo rientri fra quelli che mi sono stati assegnati di attuazione della Legge n. 142 che, con fatica, presentiamo da qualche tempo in Consiglio, il quale, giustamente, esamina con molta lentezza e prudenza come si deve fare in presenza di materie complesse, che debbono vedere il più possibile un coinvolgimento, una corresponsabilizzazione, una sufficiente adesione del Consiglio nel suo complesso.
Non mi sorprendo - lo dico perché su questo argomento dovremo ritornare né mi lagno che ancora la questione dell'area metropolitana sia all'esame del Consiglio; né mi sorprendo né mi lagno se la questione delle Comunità montane dopo molto tempo arriva oggi in Consiglio.
La prima è questione molto discussa fin dall'origine. Io non ho mai trascurato i contributi - l'ho detto ripetutamente ai colleghi dei Gruppi presenti in Consiglio regionale diversi da quelli di maggioranza pervenuti sulla questione dell'area metropolitana. Questi contributi mi hanno portato a riflessioni molto serie pur se non impegnate che probabilmente sortiranno anche delle conclusioni diverse da quelle che possono essere attese sulla premessa di iniziative già avviate.
Con questo sostengo e ribadisco che il lavoro fatto dal Consiglio oltre che dalla Giunta non è lavoro perso, ma è lavoro importante. Per riferirmi all'area metropolitana e per giungere subito alle comunità montane debbo ricordare che si è riproposto di nuovo con molta serietà e con molto impegno il discorso del polo metropolitano che, prescindendo dal soggetto istituzionale che dovrebbe guidarlo, dev'essere affrontato con una politica organica sotto il profilo dello sviluppo economico e sotto il profilo dell'organizzazione territoriale.
Per quanto riguarda le Comunità montane il lavoro di un anno ha prodotto alcuni risultati, che non sono esaltanti perché probabilmente l'attesa era rivolta ad obiettivi diversi, ma che a me sembrano comunque sufficientemente soddisfacenti.
Se posso fare una sommessa osservazione, per la quale spero che i colleghi non me ne vorranno, debbo dire che a fronte di qualche proposta non sono giunti sul disegno di legge della Giunta molte proposte operative e molti emendamenti nella sostanza e nel mèrito o comunque non sono arrivate in misura tale da farmi modificare la convinzione che il prodotto che oggi proponiamo è un prodotto decente, proponibile. Anche l'intervento del collega Miglio era un contributo di principio, un contributo generale ma non attagliava alla trama vera del provvedimento proposto. Avrei anche desiderato vedere quale possibilità di modifica concreta esisteva per affrontare e migliorare un provvedimento pervenuto in aula come tutti gli altri e che io stesso ho presentato nella forma più aperta.
Stamattina il collega Zacchera ha giustamente rilevato che il provvedimento è cambiato non tanto nella profonda sostanza, ma soprattutto nell'art. 2 e in qualche passaggio per gli interventi dell'UNCEM recepiti dalla Commissione consiliare e dalla Giunta.
Interventi di sostanziale modifica o contributo rilevante non sono arrivati; ciò non di meno il provvedimento è arrivato aperto e ha assorbito tutto quanto è stato possibile, senza la disponibilità ad un suo definitivo e sostanziale stravolgimento.
I problemi della montagna - mi sento di dirlo a nome della Giunta saranno specificatamente affrontati e sono anche lieto che il PDS abbia pronto un provvedimento, una proposta di, legge sulla montagna. Il problema sarà affrontato dalla Giunta con una proposta organica su cui andremo a misurarci con spirito molto aperto, come si addice peraltro in un momento nel quale bisogna evitare - come ha detto il collega Chiezzi - ogni forma di consociazionismo, ma bisogna anche avere una forte propensione ad ascoltare la società e per essa i Gruppi che molto spesso autorevolmente la rappresentano.
A proposito della montagna vorrei sottolineare che debbono essere respinti - e non me ne vogliamo gli amici della montagna - tutti i frequenti pietismi che si manifestano e le lagnanze che sono qualche volta proposte in modo assolutamente improprio. Bisogna ricordare che il reddito medio della montagna è superiore per l'80% a quello che si ha nella fascia di pianura del nostro territorio piemontese, e questo è un elemento rilevante che ci deve far assumere un maggior impegno per la montagna, ma tenendo conto che non siamo in presenza, se non in alcune realtà specifiche, di drammi ,o di situazioni di grave disagio che spesso vengono segnalate.
Si tratta, quindi, di avere una forte volontà di migliorare, ma con la convinta tranquillità che la situazione è tale da consentire un effettivo ed efficace ulteriore miglioramento della situazione attuale.
Per entrare nel merito delle cose che sono state dette del provvedimento proposto, voglio ricordare che qui sanciamo il principio per il quale la Comunità montana - al di là delle cose che acutamente ha detto il Consigliere Chiezzi - comunque diventa un Ente locale a tutti gli effetti. Sul tale opportunità potremmo discutere a lungo, ma non abbiamo ritenuto e non riteniamo di aprire conflitti con il livello nazionale intendiamo, anzi, in questo momento, portare avanti l'applicazione delle leggi nazionali, convinti che il nostro Paese abbia bisogno di un quadro di certezze e non di un quadro di continue conflittualità che portano alla sistematica impotenza operativa della nostra comunità nazionale assumendoci noi le nostre responsabilità, lasciando all'opposizione il dovere e il diritto di contestare aspramente le nostre posizioni.
Da oggi le Comunità montane dovranno costruirsi il proprio Statuto adeguandolo ai nuovi statuti dei Comuni montani, e mi pare che anche questo sarà un importante esercizio di democrazia e occasione di un approfondimento molto importante sui problemi della montagna.
Come già detto abbiamo ascoltato il Consiglio, frequentemente e con il massimo rispetto possibile, abbiamo ascoltato le organizzazioni dei Comuni di montagna e l'UNCEM con la massima attenzione di cui siamo capaci.
Voglio tuttavia sottolineare che né il sottoscritto né la Giunta intendono essere esecutori puri e semplici di volontà sindacali esterne al Consiglio regionale; pertanto anche con le organizzazioni rappresentative dei Comuni di montagna vi è stato un rapporto fortemente dialettico, ma non l'accettazione passiva di tutto quanto è stato proposto, qualche volta anche in termini molto decisi e molto aspri.
La volontà di essere autonomi, anche dalle forze della società che hanno particolare rilevanza, è una volontà forte in noi e che credo dobbiamo recuperare in pieno.
Ribadisco un concetto spesso dimenticato: Comunità montana è cosa diversa da territorio montano; il territorio è una porzione definita di terra, la Comunità è una somma di persone che si uniscono per raggiungere fini individuati comunemente con gli strumenti definiti insieme. E' preminente, nella individuazione del territorio e della Comunità montana la realtà umana che costituisce il momento di unità tra le persone. Per questo qualche volta, anche se il territorio montano è molto vasto, in presenza di irrilevanti numeri di persone che vi vivono, abbiamo optato per la scelta di non considerare quel territorio appartenente alla Comunità montana, e farò successivamente degli esempi che ritengo sufficientemente convincenti.
Abbiamo anche cercato qualche "strappo" per quanto riguarda l'organizzazione delle Comunità e la definizione delle stesse, soprattutto nelle Province di Biella e di Novara. Abbiamo cercato di attenerci alla legge che prevedeva di norma i 5 mila abitanti; non l'abbiamo fatto né per capriccio né per volontà punitiva. Abbiamo ritenuto che l'esperienza dei nostri uffici e lo spirito della legge suggerissero delle realtà delle Comunità montane dal punto di vista numerico della popolazione che vi abita più consistenti, quindi capaci anche di offrire più risorse, meglio organizzate, più intelligenze, con maggiori capacità di studiare bene lo sviluppo del loro territorio. Abbiamo constatato che si è così fortemente radicato quanto è stato realizzato in questo tempo da non dovere passare a forzature che avrebbero prodotto risultati meno positivi di quanto noi non avessimo immaginato. Pertanto abbiamo acceduto alla tesi di mantenere le Comunità montane anche inferiori ai cinquemila abitanti immaginando che attraverso queste piccole realtà il lavoro potesse essere fatto ancora per un certo numero di anni al meglio, con maggiore convinzione e con capacità di maggiore incidenza diretta sul territorio.
Abbiamo tuttavia ritenuto di recuperare al meglio il principio di montanità, cioè liberando le Comunità montane da Comuni che con la montanità avevano poco da spartire. L'operazione è stata difficile, non siamo riusciti a raggiungere dei risultati ottimali, qualche cosa ci lascia l'amaro in bocca, ma per trovare un' equilibrio abbiamo dovuto alla fine attaccarci a dei principi numerici, quasi meccanici, ma che se ci facevano pagare qualche prezzo ci consentivano di fare delle Comunità montane dei soggetti davvero il più possibile montani.
Operazioni di questo tipo - credo che almeno questo ci venga riconosciuto - richiedono molto coraggio e anche molta impopolarità l'abbiamo affrontata tutta questa impopolarità e credo abbiamo usato, nella misura possibile, di tutto il coraggio di cui disponevamo.
Il risultato è irrilevante: due Comunità montane del Biellese sono state cancellate perché mancavano i presupposti di montanità; trenta Comuni che montani, a nostro avviso e anche per classificazione, non avevano le caratteristiche sono stati cancellati dall'elenco. Questo con l'intendimento di favorire i Comuni che effettivamente montani a tutto titolo sono o per i quali non c'è stata contestazione di titolo fino al momento presente. Laddove la contestazione di titolo è stata da parte degli altri Comuni molto forte si è provveduto, esistendone le condizioni, ad operare i tagli che erano necessari.
Abbiamo tuttavia scelto la via morbida di lasciare completare l'esperienza, fatto salvo il Comune di Biella che è in una situazione assolutamente eccezionale. Abbiamo ritenuto di far completare l'esperienza amministrativa quinquennale alle Comunità montane che attualmente sono inattività. Ci è sembrato questo un gesto di prudenza, non è il momento in cui il nostro Paese deve essere ulteriormente sconvolto da crisi e da trattative nuove, è il momento della realizzazione dei programmi iniziali per tutti gli enti ed anche per le Comunità montane. Questa preoccupazione ha guidato l'articolo, l'emendamento (che è già stato approvato in Commissione) che raccomanda di riformare, secondo il modello nuovo, le Comunità montane soltanto dopo la rinnovazione dei Consigli delle Amministrazioni comunali che dovrebbe avvenire nel mese di maggio o giugno 1995.
Qualcuno ci rimprovera di avere lasciato le Comunità montane nude senza deleghe e competenze. Credo che questo non sia vero; comunque, sul discorso dovremo ritornare non appena saremo pronti ad affrontare l'applicazione dell'art. 3 della legge n. 142, cioè allorquando daremo a Comuni e a Province le competenze che sono definite da quell'articolo e dal comma quattro.
Tuttavia le Comunità montane hanno - laddove c'è stata intelligenza e capacità di iniziativa - abbondantemente utilizzato risorse trasferite dalle Regioni in forza di leggi e utilizzato risorse trasferite dai Comuni come dovrebbe essere, come momenti di associazione dei Comuni e come gestori, in termini associati, di servizi dei Comini stessi. Infine le Comunità montane hanno gestito risorse CEE, hanno opportunamente utilizzato quanto specifiche leggi nazionali e regionali hanno loro consentito.
Sono andato a verificare i bilanci delle Comunità montane e ho scoperto che la lagnanza in ordine alla inconsistenza del trasferimento finanziario è frequentemente una lagnanza mal posta.
Pertanto con tutti i difetti che si possono rilevare al riguardo bisogna avere anche molto senso del realismo e riconoscere agli operatori delle Comunità montane molta fantasia e molta capacità di agire in proprio anche prescindendo da deleghe formali che sono state riconosciute e trasferite.
Questo provvedimento non è un provvedimento eccezionale, che possa stravolgere in positivo la vita della gente di montagna: è un provvedimento di riordino, è un atto dovuto previsto dalla legge entro un anno dall'approvazione della legge n.142, è un provvedimento che pone le regole in termini chiari e che propone un dibattito sulle Comunità montane, sulla montagna, sui Comuni montani con maggiore forza e maggiore convinzione da parte di tutti. Senza presunzione alcuna dico semplicemente che è l'assolvimento di un compito e di un dovere che ci è stato assegnato.
Crediamo di averlo svolto con sufficiente diligenza, certamente con molta onestà intellettuale, senza badare ad alcuna pressione politica, da qualunque parte essa provenisse e quando se ne è tenuto in conto è stato soltanto allorquando si è dovuto mediare per portare a termine un provvedimento che potesse entrare operativamente in atto in un tempo ragionevole. Anche questi casi sono rarissimi e io credo che tutti insieme possiamo ritenerci soddisfatti per un iter che si è svolto alla luce del sole con assoluta pulizia e che è arrivato ora a compimento con le minime mediazioni, ma anche con il segno della volontà di rinnovamento nella realtà complessa e difficile che impone, ovviamente, forti limiti anche del nostro comportamento.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, possiamo procedere all'esame del relativo articolato.
ART. 1 1) Emendamento presentato dai Consiglieri Vaglio: L'articolo 1 è sostituito dal seguente testo: "1 - Le disposizioni della presente legge sono rivolte all'attuazione dell'art. 28 della legge 142 l 1990.
2 - Il riordino territoriale, la definizione dei compiti e delle competenze delle Comunità montane nel quadro delle finalità di cui agli articoli 44, ultimo comma, e 129 della Costituzione, sono rinviati ad apposita legge quadro".
La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Introducendo questo secondo comma, si intende mantenere il titolo di applicazione della Legge n.142 senza incidere in alcun modo né sul riordino territoriale delle Comunità montane né sulle attribuzioni delle Comunità stesse. Applicando, quindi, il 2' comma si potrebbe tranquillamente ovviare a tutto l'art. 2. Questo era nelle nostre intenzioni.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

La Giunta non accoglie l'emendamento perché l'art. 61 recita: "Entro un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge, le Regioni dispongono il riordino delle Comunità montane, secondo i criteri di cui all'art. 28". Inoltre se andiamo a leggere l'art. 28, dice che, per esempio, Biella deve uscire dalla Comunità montana perché ha caratteristiche di un certo tipo. Allora, o applico la legge dello Stato o non la applico e io sono in dovere di applicarla, quindi non posso che respingere l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 3 voti favorevoli, 21, contrari e 10 astensioni.
Si proceda pertanto alla votazione per appello nominale dell'art. 1.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 5 Consiglieri .
si sono astenuti 13 Consiglieri L'art. 1 è approvato.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

ART. 2 2) Emendamento presentato dai Consiglieri Vaglio, Rabellino e Bodrero: il secondo comma è sostituito dal seguente testo: "2 - Resta invariata la delimitazione delle zone omogenee montane prevista dalla L.R. 11 agosto 1973 n.17 sino alla revisione delle circoscrizioni provinciali in seguito all'istituzione delle nuove province di Biella e di Verbania ed all'entrata in vigore della legge sul riordino delle Unità Socio Sanitarie Locali".
La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

L'emendamento è respinto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Intendo brevemente motivare la presentazione dell'emendamento. Visto e considerato quanto si discuterà in seguito sulla difficoltà di ridisegnare le Comunità montane stante la prossima istituzione della Provincia di Biella e di Verbania, stante la ristrutturazione sul territorio delle Unità Socio Sanitarie Locali, ritenevamo fosse possibile dilazionare il riordino tenendo conto delle necessità di Biella e di quanto ha detto l'Assessore apportando qualche piccola modifica al quadro attuale senza cambiare il tutto con quel lungo art. 2 che succedeva. Ritengo di dover mantenere l'emendamento e suggerisco all'Assessore di valutare l'opportunità di accettarlo proponendo delle piccole modifiche alla vecchia legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Pochi secondi per esprimere voto favorevole a questo emendamento perch mi sembra il modo più semplice per affrontare il problema proprio nell'ottica di quanto detto dall'Assessore, precedentemente. Non serve ridisegnare tutto e trovarsi poi una trentina di emendamenti; il quadro è molto più semplice mantenendo l'attuale ed, eventualmente, apportare alcune variazioni rispetto all'ottica di problemi concreti che esistono al momento in cui verranno chiariti il discorso delle UU.SS.SS.LL., di cui non si è parlato, ma sulle quali ci sono delle problematiche che vanno risolte anche all'interno delle Comunità locali per una questione pratica ed oggettiva di funzionalità delle stesse Comunità montane. Quindi, voto favorevole sull'emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sartoris.



SARTORIS Anna

Non sono intervenuta precedentemente perché i colleghi che mi hanno preceduta in mattinata hanno già detto tutto quello che c'era da dire. Le motivazione che hanno addotto l'Assessore a non accettare l'emendamento dei colleghi della Lega Nord dimostra che la giustificazione per bocciare il precedente emendamento era fasulla, in quanto ci era stato detto: "non si può perché c'è il caso di Biella che è ben preciso, la legge ci dice di farlo e quindi dobbiamo farlo".
Però in questo caso non è così perché si prevede già la questione di Biella; è implicito che Biella non rimane nella Comunità montana, ma il problema era di non privarsi di certe attribuzioni e di certe cose come Consiglio regionale. Ci sono altri Consigli regionali, per esempio quello della Liguria che, come premessa, hanno stabilito che qualora si emanasse una legge seguente sulle Comunità montane non si doveva intervenire sulla realtà legislativa precedente. Ciò che mi ha fatto molto innervosire è il considerare le Comunità montane "grandi" esempio di intelligenza, quasi a voler dire che le piccole Comunità montane sono esempio di stupidità. Mi pare che questo sia azzardato, tenendo presente che se molte Comunità montane hanno fatto degli investimenti o avuto certe cose è perché hanno dei "padrini", dei "protettori", delle persone che, in questo ambito e in ambito romano, hanno un occhio di riguardo e quindi, quando hanno bisogno di certe cose saltano i vari discorsi legali e le varie istituzioni e vanno direttamente a chiedere a chi sa. Il sostenere che queste persone sono un esempio di intelligenza e che seguono delle procedure normali, non è affatto vero; sappiamo tutti che le due Comunità montane che sono saltate sono, nel Biellese. Questo lo sappiamo tutti, come mai proprio lì? Come è possibile che su 45 Comunità montane due nel Biellese non erano in possesso dei requisiti necessari? Sicuramente c'è una motivazione politica, non una motivazione fisiologica. Hanno avuto delle pressioni perché certe cose venissero fatte piuttosto che altre, altrimenti si potevano lasciare le 45 Comunità montane perché non credo che, in mancanza di due Comunità montane abbiamo risolto il problema. E' il solito elefante che partorisce il topolino. Voteremo, quindi, a favore dell'emendamento.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

Intendo replicare alle osservazioni avanzate dalla collega Sartoris.
Sottolineo però che quando si affermano certe cose, occorre anche assumersi le responsabilità conseguenti.
Le due Comunità montane del Biellese sono saltate perché mancavano le condizioni e le caratteristiche di montanità contestate dagli altri Comuni del Biellese. Se le ragioni sono diverse da quelle che sanno tutti e che io non so, invito la collega Sartorie a dichiararle in modo da prenderne atto e comportarmi di conseguenza; affermazioni generiche è tempo che non se ne facciano più e che le responsabilità vengano dette tutte e con chiarezza.
La seconda osservazione è relativa al comportamento civile tra noi colleghi; quando si parla di attribuzione di stupidità debbo rispondere che nessuno ha attribuito tali caratteristiche, ma sono conseguenze che ha tratto la collega Sartoris. Ho detto semplicemente che si è presunta, da parte di chi ha proposto Comunità più consistenti, la possibilità di trasferire maggiori risorse, pur di avere maggiori disponibilità e anche maggiore offerta di intelligenze, perché si ritiene che una Comunità più robusta e consistente abbia, potenzialmente, maggiori capacità di offrire intelligenze di elaborazione delle proposte che vengono avanzate. Tutto va bene, tranne allusioni non spiegate e offese rivolte al sottoscritto. E' una questione di rapporto e, quindi, ne faccio una risposta di Giunta, ma anche una questione personale su cui voglio mettere l'accento, perché il rispetto da parte della Giunta e mio personale nei confronti di tutti i colleghi c'è sempre stato e non voglio che manchi.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 5 voti favorevoli, 15 voti contrari e 14 astensioni.
3) Emendamento presentato dal Consigliere Goglio: All'art. 2, secondo comma, lettera a, punto 4: "nell'elenco dei Comuni facenti parte della Comunità montana Alta Valle Orba -Erro - Bormida di Spigno tra i Comuni di Pareto e di Ponzone aggiungere il Comune di Ponti".
La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

La Giunta ha preso attentamente in considerazione questo emendamento il Comune di Ponti non è classificato montano, neanche parzialmente, e quindi bisognerebbe applicare un'estensione della Comunità montana ai sensi dell'art. 28, che non abbiamo applicato ad alcun Comune per logiche "meccaniche" che consentono al provvedimento, nel suo complesso, di procedere.
Tuttavia, il Comune di Ponti s'inserisce come un cuneo nell'attuale Comunità montana; può essere uno dei casi emergenti ai quali ho fatto riferimento prima. Quando il provvedimento tornerà in aula si saranno svolte tutte le ulteriori riflessioni, per cui rinvierei la risposta al riguardo non appena verrà definita la provincia del Verbano Cusio Ossola probabilmente dovremo ritoccare la Comunità montana del Cusio Mottarone.
Pertanto, l'emendamento è respinto con l'impegno di rivedere la materia in breve tempo.



PRESIDENTE

Il Consigliere Goglio ritira l'emendamento.
4) Emendamento presentato dai Consiglieri Vaglio e Rabellino: All'art. 2, comma secondo, lettera c) punto 13): "ai Comuni dell'Alta Val Tanaro, Valle Mongia , e Cevetta, aggiungere: Ceva, Lesegno".
5) Emendamento presentato dai Consiglieri Riba, Buzio e Monticelli: All'art. 2, lettera c), punto 13) dopo la parola "Garessio" aggiungere "Lesegno".
La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

Le motivazioni sono sempre le stesse: il Comune di Lesegno in particolare presenta caratteristiche ai limiti dell'accettabilità, secondo i criteri finora seguiti. La percentuale di popolazione residente in territorio montano è del 10,99%, quindi inferiore di 4 punti percentuali al previsto 15%, che consente di considerare una zona montana.
Si tratta di Comune-limite sul quale vorrei che nei prossimi giorni contemporaneamente alla riflessione sul Comune di Ponti, facessimo un'ulteriore indagine e meditazione, e che sullo stesso si ritornasse in una prossima circostanza.
Diversa la situazione per Comune di Ceva, assai più consistente, con una percentuale di popolazione montana assai inferiore, per il quale le probabilità di un recupero anche in seguito ad ulteriori riflessioni paiono più limitate.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Proporrei all'Assessore di fare il contrario. E' vero che potremo ripensarci, ma la legge la stiamo discutendo adesso. Le considerazioni che lo stesso Assessorato aveva presentato in sede di Commissione portavano a pensare che il Comune di Lesegno fosse definitivamente "passato".
Considerazioni su Lesegno in quanto enclave di non applicazione totale di un criterio di legge che, in fondo, non è stretta regola matematica, e che quindi dev'essere più interpretato che non applicato letteralmente.
Analogamente dicasi per Ceva. Non credo, in tutta serenità d'animo, che si possa asserire che Ceva non è Comune montano, e questa sarà una considerazione che presenteremo a più riprese su diversi altri Comuni. La "benedetta" regola della percentuale del 15% di residenzialità in zona montana viene applicata senza un accertamento sicuro e attendibile.
Riteniamo che la norma debba essere interpretata a seconda delle situazioni, per cui un Comune è considerato montano, in quanto geograficamente appartenente alla realtà montana e non solamente per criteri di geografia umana - discutibili - applicati in base a censimenti ed indagini non attendibili.
Chiedo venga invertito il suggerimento dell'Assessore, ovvero che per il momento Ceva e Lesegno rimangano nella Comunità montana Alta Val Tanaro Mongia e Cevetta, e solamente in seguito, in base a dati certi potranno se del caso - essere esclusi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

La ragione per cui ho chiesto di poter illustrare l'emendamento procedura eccezionale, ringrazio la Presidente- è che il Comune di Lesegno in tutte le stesure del testo di legge fu sempre considerato come Comune incluso nella Comunità Montana della Val Tanaro.
Condivido le considerazioni del collega Vaglio relativamente al Comune di Ceva, tuttavia devo sottolineare l'assoluta particolarità del Comune di Lesegno.
Siamo in presenza di un Comune piccolo; non si tratta di un Comune di 5/6.000 abitanti di un'area significativa, con caratteristiche di autonomia, ma di un Comune di 800 abitanti, nel cuore della Comunità montana della Val Tanaro. Pertanto occorre tenere presente l'aspetto economico, sociale e il dato geografico della popolazione; la comunità montana lo circonda completamente. Ha - è vero - un indice di montanità pari allo "0," ma è altrettanto vero che mentre nel 1981 la popolazione di Lesegno aveva complessivamente 780 abitanti dei quali 77 vivevano nella zona alta, adesso il totale è sceso a 750 ed è aumentata a 78 quella residente nella zona alta.
Ma c'è di più, signor Presidente e Assessore Nerviani, voi sapete bene che nel Comune di Lesegno molta gente ha la casa, il lavoro e la coltivazione nella zona alta, ma per esigenze di comodità, che in alta montagna non ci sono, si è provvisoriamente spostata nel fondovalle, nella zona più bassa, ma Lesegno è integralmente montano.
Anche i dati del reddito sottolineano che si tratta di un Comune integralmente montano, tant'è che l'Ufficio Centrale di statistica che elabora i coefficienti di montanità ha preso i dati relativi ai depositi anziché quelli dei redditi. Questo è confermato dalla lettura dell'elenco che il Sindaco ha rimesso al Consiglio regionale perché si osservassero le categorie sociali e i relativi redditi. Ci troviamo, quindi, di fronte a un caso che è l'eccezione all'interno di tutto il quadro, si tratta di un Comune piccolo, ricompreso nel centro della Comunità montana, circondato dalla stessa, con dati che sono completamente a ridosso del coefficiente di montanità per quanto riguarda l'altimetria con una popolazione che si è temporaneamente, in parte, trasferita nel luogo più basso per poter accedere a determinati servizi, per esempio la scuola media, il treno, che in quelle zone è quasi l'unico mezzo pubblico che si possa utilizzare.
Nessuno pensava che qualcuno avrebbe detto loro "adesso state lì", tant'è che Lesegno non nutriva preoccupazioni di questo genere; domani mattina possono ritornare tutti alle case nella zona alta dove hanno i campi e ritornano tutti "montani". Come si fa a non tenere conto di questo? Soltanto nell'ultima fase è nato un atteggiamento che evidentemente è la conseguenza di tante pressioni. Io le capisco tutte, però siamo nella necessità di compiere un atto di valutazione, direi di giustizia, ma comunque di valutazione nel merito. La sovranità è totale; non c'è Consigliere, esperto della zona, che metta in discussione la totale montanità del Comune di Lesegno. I dati lo possono ampiamente confermare.
Assessore Nerviani, so di chiederlo per una qualificazione, anche soltanto simbolica, della legge relativamente ad un Comune di 780 abitanti totalmente montano la cui presenza non scombussola alcunché, non è il comune di 20.000 o di 5.000 abitanti: è un comunello che finirebbe per essere vittima di una condizione inaccettabilmente onerosa per un'applicazione eccessivamente indisponibile a valutare il carattere eccezionale. Lo so che non è un caso che alcune popolazioni e i rappresentanti di alcuni comuni siano particolarmente attenti ed abbiano seguito tutti i lavori proprio perché, al di fuori di questo atto di giustizia compiuto dall'Ente Regione, non ci sarebbe un altro momento di appello. Lo so che si potrebbe dire "dopo rivedremo, dopo faremo", e non dubito che ci sia anche questa predisposizione, ma qui siamo proprio in presenza di un Comune che è sempre stato ricompreso e che in questa ultima fase viene escluso per un elemento che si può aggiustare.
Chi come me ha seguito questa situazione è pienamente consapevole spero che lo sia anche la Giunta - della possibilità di compiere questo atto significativo, anche se su tale legge rimarranno tante perplessità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

Anche noi voteremo a favore dell'emendamento presentato dalla Lega nord perché condividiamo soprattutto la questione inerente il comune di Lesegno.
Le motivazioni portate avanti dalla stessa Comunità montana.ci sembrano ragionevoli. Per un dato numerico di poco sfavorevole - non rientrando nella serie dei parametri considerati dalla legge quadro nazionale e dall'Assessore - si rischia di privare la Comunità montana nel suo insieme di un comune che ha comunque un'incidenza reale sia sul piano geografico sia sul piano socio-economico. Il territorio equivale circa a 1.400 ettari del territorio del Comune, ettari, gran parte dedicati alle attività agricole e pastorali, zona bosco e via dicendo.
Al di là del dato demografico si devono considerare anche altri fattori come quelli della specificità, della destinazione d'uso del territorio delle sue caratteristiche orografiche, del ruolo che questo Comune ha o che costruisce con gli altri Comuni confinanti.
Pertanto una valutazione più approfondita delle relazioni esistenti avrebbe quindi portato a fare scelte diverse, cosa peraltro che fin dall'inizio avremmo sollevato e che riguarda l'impostazione complessiva data nel momento in cui si è dovuto definire una strada attraverso la quale andare a ricostruire i confini delle varie Comunità montane.
Non siamo favorevoli a questa logica che ha portato, all'esclusione del Comune di Lesegno e quindi appoggiamo la proposta avanzata dal Gruppo consiliare della Lega nord.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sartoris.



SARTORIS Anna

Voterò a favore dell'emendamento presentato dalla Lega nord perch credo che questo sia l'esempio più eclatante e visibile della reazione che si ha quando si prendono delle leggi emanate a Roma e si applicano pari pari come fotocopie, come dei notai che dicano che è così senza capire effettivamente qual è il problema. Scusate tanto, ma non è possibile che noi regolarmente discutiamo di certi problemi quando sappiamo benissimo che dietro, per esempio questa legge sulle Comunità montane c'è semplicemente ci viene detto in tutti i modi - la giustificazione che è una cosa che dobbiamo fare perché così ci è stato detto, altrimenti non l'avremmo fatta altrimenti avremmo lasciato tutto com'era.
E' un atteggiamento che assumiamo perché dobbiamo dimostrare alla gente che comunque stiamo facendo qualche cosa, pertanto prendiamo due Comunità montane e le buttiamo fuori per dimostrare che comunque abbiamo lavorato e prodotto qualcosa! Lesegno è l'esempio più evidente! O si prende atto del comportamento della Giunta che dice "la legge è così e quindi si fa così"oppure dobbiamo tenere presente che non si tratta di spostare dei mobili, ma si sta intervenendo su persone, su territori, su cose vive che possono avere delle trasformazioni in una direzione piuttosto che in un'altra. Aiutare e permettere a certi insediamenti di essere comunque sul territorio e 'ricevere se non altro un minimo di attenzione, è la dimostrazione, per certe zone così periferiche, che nonostante il fatto che siano solo 700 gli abitanti comunque contano. Purtroppo però ai politici interessano soltanto i voti perché è il numero che fa potenza, dove ci sono i numeri si prendono tutte le precauzioni; un esempio sono le aree metropolitane, ne parleremo chissà quando, perché su questi argomenti andiamo ad incidere su milioni di votanti. Questi 700 abitanti non hanno un indice dello "0" di persone che abitano in montagna, ma gli si dice "o vi attrezzate e andate ad abitare in montagna, sui cocuzzoli, oppure andate fuori dalla Comunità montana": Questo è il ragionamento che emerge!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zanoletti.



ZANOLETTI Tomaso

Ho seguito con attenzione il discorso su Lesegno e le motivazioni che i diversi Gruppi hanno espresso a favore dell'inserimento dello stesso nella Comunità montana. Mi pare un discorso molto serio ed argomentato al quale si può contrapporre una serie di altre motivazioni, altrettanto serie. Mi fa piacere constatare che da parte dell'Assessore, che si esprime a nome della Giunta, ci sia stata una disponibilità. Si tratta di un confronto civile, così come deve avvenire in quest'aula, un confronto sui problemi e una logica dialettica.
Quello che mi pare di dover rilevare come inaccettabile, non dignitoso per chi lo dice, ma neppure per chi lo sente in silenzio, è l'atteggiamento della collega Sartoris la quale, per la seconda volta oggi, attribuisce alla Giunta, alla maggioranza, un'assoluta malafede e disegni oscuri guidati da non so cosa. Credo che il Consiglio, nel suo insieme, debba respingere questo comportamento che, ripeto, non è dignitoso.



SARTORIS Anna

E' per fatto personale. Credo che non...



PRESIDENTE

Consigliere Sartoris, non le ho dato la parola. Se ognuno considera le proprie opinioni contrastanti con quelle degli altri come fatto personale...



(Proteste del Consigliere Sartoris)



PRESIDENTE

Devo verificare se esiste un fatto personale o meno...



(Reiterate proteste del Consigliere Sartoris)



PRESIDENTE

Consigliere Sartoris, si accomodi perché, per adesso, fatto personale non è. Questa è la decisione della Presidenza.
La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

Intervengo per ricordare che - come certamente il collega Riba sa - ho affrontato il problema con molta serietà e che vi sono stati punti nel dibattito di onesta consonanza. Quello che non mi sembra giusto è di far apparire un Comune, a cui va tutta lamia simpatia e il mio rispetto, come vittima sacrificale di logiche rigide che vengono applicate per raggiungere un obiettivo positivo.
Vorrei ricordare che gli abitanti dei Comuni parzialmente montani fruiscono, se residenti nel territorio montano, di tutti i vantaggi e benefici di cui godono gli abitanti ed i residenti nel territorio montano dei Comuni interamente montani. Questo perché non appaia una penalizzazione che, di fatto, non c'è. E' esclusa soltanto la Comunità interessata dalla partecipazione alla decisione della Comunità montana. Quindi, è un'esclusione di natura politica, più che economica.
Debbo dire e ribadire che questo atteggiamento è stato assunto, non per penalizzare alcuno, ma perché, al di là di quello che è stato detto qui, si vorrebbe arrivare a privilegiare i Comuni effettivamente, interamente obiettivamente, indiscutibilmente montani. Questo è quanto si vorrebbe fare; poi, sono un povero Cristo, faccio anch'io quello che posso! L'espulsione di alcuni Comuni, che non è il Comune interessato, è stata fortemente raccomandata, sul piano del principio e dei fatti, dagli altri Comuni che si sentono obiettivamente montani. Quindi, sono 30 i Comuni che dall'appartenenza a Comunità montane escono e non rientrano più nella categoria dei Comuni di Comunità montana.
Debbo anche essere, onesto nei confronti della legge statale, per assumere tutte le responsabilità che sono mie proprie, perché non si pu attribuire colpe ad altri, quando invece sono nostre. L'art. 28 consentirebbe alla Giunta, prescindendo dalla condizione montana, di inserire i Comuni che riteniamo nelle Comunità montane; questo, però, non lo facciamo perché avvieremmo una caduta infinità. E' dunque una questione di opportunità e di principio del presente.
L'ho detto prima per Ponti e lo dico ora, ancora più insistentemente per Lesegno, che ritorneremo obbligatoriamente, non appena il Presidente della Repubblica avrà firmato il decreto istitutivo della Provincia del Verbano Cusio Ossola, per apportare delle correzioni alla Comunità del Cusio Mottarone. Può darsi che in allora avremo elementi obiettivi più confortanti di quelli che possediamo ora, in modo tale che, d'intesa comune, si possano apportare le correzioni che sono necessarie.
Concludo dicendo alla collega Sartoris che non ho bisogno di far vedere che lavoro perché - lo creda o non lo creda - lavoro intensamente, forse malamente, con un'infinità di limiti, ma intensamente. Quindi, per piacere la smetta di fare queste allusioni; applichiamo le leggi perché riteniamo che siano utili ai cittadini e non per, far vedere che lavoriamo. Avremmo altri modi per farlo vedere. Chiedo dunque di evitare provocazioni del tutto fuori luogo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba per dichiarazione di voto.



RIBA Lido

Assessore, qui molti hanno confidato che le ragioni politiche interne della Giunta, non tanto della maggioranza, non facessero troppo premio alle questioni oggettive.
Il Comune di Lesegno - signori della Giunta - è stato dichiarato, in almeno 50 atti della Regione, un Comune totalmente omogeneo alla Comunità montana. Non so alcunché relativamente a Ponti, studierò la questione potrebbe anche emergere che questa è la vittima sacrificale per una composizione che domani sarà superata, evidentemente sotto il profilo politico, non oggettivo, perché Lesegno non cambia, anzi può cambiare anche fra cinque minuti, si possono trasferire tutti gli abitanti sulla punta della montagna e così si sarà cambiata la transumanza della gente, oltre che delle bestie, ma non certamente la realtà! Non c'è dunque consonanza con la collega Sartoris, ma c'è una motivazione da parte mia per chiedere che in extremis ci sia, da parte dei Gruppi della maggioranza, una valutazione di ciò che vuol dire anche emblematicamente Lesegno, perché un Comune totalmente montano, storicamente montano da sempre inserito nella Comunità montana, viene tolto. Si abbia allora, la compiacenza di andare sul posto e presentare tutti i dati relativi. In quel caso si vedrà che l'esclusione ha motivazioni che non sono quelle riportate qui in aula.



CHIEZZI Giuseppe

E quali sono?



RIBA Lido

Sono motivazioni politiche, nel senso che non si può portare fino a questo punto l'intransigenza.
Vorrei che tutti i colleghi si esprimessero, uno per uno. Ce ne sono molti ché hanno parlato, ché sanno, che dicono al Comune di Lesegno di aver ragione e pazienza. Aver pazienza di cosa? Siamo tutti qui per acquisire fiducia! Assessore e signori Presidenti della Giun-ta e del Consiglio, quello che vorremmo fare è il, primo atto di un profondo lavoro verso le montagne.
Ci siamo impegnati tutti a non andare oltre il segno di un profondo sacrificio per consentire che questo atto, comunque, si compiesse e per poterne compiere altri. Chiediamo davvero che questo atto abbia anche quell'elemento.
Non voglio citare altri Comuni; tutti sanno che Villanova Mondovì non c'entra con la montanità, ma non voglio che restino nomi perché basta quello che rappresenta Lesegno.



LOMBARDI Emilio, Assessore regionale

Restano agli atti.



RIBA Lido

Ce ne sono di cose agli atti! Tu che sei Assessore all'agricoltura, sai benissimo che io ho due case nel Comune di Caraglio Dronero, una a dieci metri di qua del "bedale", considerata zona agricola e, l'altra, dieci metri al di là, considerata montana. Adesso non sarà più così, ma intanto i miliardi sono stati distribuiti in questo modo! Questo non riguarda i Comuni di Lesegno e i Comuni che sono effettivamente montani. Chiedo, penso di farlo senza nessuna iattanza, che si compia un atto di alto valore e di riconferma dell'impostazione che so esserci. Qui stiamo escludendo qualcosa che già c'è; stiamo rifilando un manrovescio ad un territorio che ha tutti i diritti e gli elementi oggettivi per dire "non ci sta Ceva, ci sta Ceva" va bene anche per Ceva, ma il problema di Ceva è altra cosa.
Presidente, ne ho approfittato. Spero, con questo mio intervento di far cogliere un elemento che sapete quanto è importante, non per me, io non c'entro nulla, non sono nemmeno di quella zona, ma per la credibilità della nostra sensibilità. Chiedo ancora questo atto, lo chiedo sinceramente al Gruppo democristiano, all'Assessore e spero che tutti gli altri Gruppi siano d'accordo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

A nome del Gruppo democristiano chiedo una breve sospensione dei lavori.



PRESIDENTE

Mi sembra opportuna, quindi sospendo i lavori.



(La seduta, sospesa alle ore 17.25, riprende alle ore 17.45)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
In merito agli emendamenti n. 4) e 5), a firma Rabellino e Vaglio sopra discussi, ha la parola l'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

Torno a ribadire l'obbligo in cui mi sono trovato di fare riferimento a dati il più possibile obiettivi per arrivare a composizioni difficili funzionali al raggiungimento del fine che ci siamo o mi sono proposto, cioè quello di definire, con forti caratteristiche montane, le nostre Comunità montane.
Il vecchio censimento riportava che Lesegno aveva l'11% di popolazione montana, quindi con gli elementi a nostra disposizione ritengo giusto che si faccia un ulteriore approfondimento sul caso specifico.
Torneremo sull'argomento in Consiglio regionale per la ragione che ho detto, in tale sede gli elementi nuovi emersi verranno presi onestamente e seriamente in considerazione. Capisco l'amarezza di qualche collega, ma si tenga conto che la posizione è semplicemente funzionale all'interesse generale che riteniamo sia delle Comunità montane e della montanità.
L'impegno comunque è stato assunto.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento 4).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 16 voti favorevoli e 20 contrari.
La parola al Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

In ordine ai lavori del Consiglio chiedo alla Giunta, al Presidente e all'Assessore interessati, se è possibile sospendere per un momento l'esame del progetto di legge n. 133 per portare all'approvazione del Consiglio la proposta di deliberazione n. 402 concernente il finanziamento delle opere di edilizia scolastica, in quanto ci sono dei motivi di urgenza.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

E' un inserimento che la Presidenza del Consiglio potrà valutare al momento opportuno con la sospensione, perché, tenuto conto delle osservazioni del Consigliere Riba, è un compito della Presidenza del Consiglio. Siamo ben d'accordo che si passi alla deliberazione dell'edilizia scolastica. Quindi, lascerei alla Presidenza del Consiglio il compito di valutare, nella sua discrezione, a che punto sospendere l'esame della legge.



PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame del progetto di legge n. 133.
Pongo in votazione, per alzata di mano l'emendamento 5).
E' respinto con 18 voti favorevoli e 25 contrari.
5 bis) presentato dai Consiglieri Vaglio, Porcellana e Rabellino: Art. 2, comma secondo, lett. b) punto 5): "Ai Comuni della Langa Astigiana Val Bormida aggiungere: Montabone Rocchetta Palafea, Castel Rocchero".
La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

La Giunta respinge perché nel punto in cui viene collocato l'emendamento sembra una provocazione. Questi Comuni non sono n completamente né parzialmente montani e pertanto il loro inserimento, dopo l'enunciazione di principio a cui ci siamo riferiti, è assolutamente a mio avviso impossibile.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Porcellana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.



PORCELLANA Francesco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, rispondo al collega Riba, non per amore di polemica, ma per il grande rispetto che ho nei confronti di questo battagliero e sereno collega nei suoi interventi. In II Commissione presenti diversi amici e colleghi di altre forze politiche, avevamo ascoltato con molta attenzione gli amministratori comunali di Montabone, di Rocchetta Palafea, e avevamo ascoltato doppiamente con tanta attenzione le istanze precise che provenivano da quelle realtà, da voti specifici di quelle Amministrazioni locali, di quei Comuni che sono della Langa Astigiana.
Rivolgo un appello al Presidente della Giunta e all'Assessore competente, il buon Nerviani. E' una vicenda che si trascina nella storia dei tempi: questi appelli sono stati già portati in quest'aula nella storia della tornata '85/90, nella tornata'80/85 e per l'ennesima volta rivolgo un appello perché le realtà di Montabone, Castel Rocchero e Rocchetta Palafea siano inserite nella realtà Langa Astigiana Valle Bormida. Ci sono degli appelli accorati delle Amministrazioni comunali, dei nostri Sindaci, ed è una decisione molto importante per quelle popolazioni. Chi conosce la Langa Astigiana sa chela cultura, la storia di quelle popolazioni, le tradizioni sono similari a quelle degli altri dodici Comuni che compongono la Langa Astigiana. Quindi, parliamo di un ampliamento che tocca sì e no mille abitanti e quindi è importante che questi mille abitanti siano aggregati alla realtà Langa Astigiana. Credo che dopo tanti anni di battaglie compiute da queste Amministrazioni, sia anche importante rendere giustizia a questa gente, alla sua popolazione e alle sue Amministrazioni.
Con questo ringrazio e prendo atto delle dichiarazioni in senso negativo che l'Assessore Nerviani mi ha precedentemente dato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Mi associo alle dichiarazioni del collega Porcellana in merito all'emendamento, ovviamente è salvo l'appello al "buon Nerviani", per dovere di parte, quindi ci appelliamo a Nerviani.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è , favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 4 voti favorevoli, 29 contrari e 3 astensioni.
6) Emendamento presentato dai Consiglieri Buzio, Riba e Monticelli: All'art. 2, il punto 20) è soppresso e sostituito nel modo seguente: "20) i Comuni del Cusio e della Val Strona: Ameno, Armeno, Arola Casale Corte Cerro, Cesara, Germanio, Gravellona Toce, Loreglia, Madonna del Sasso, Massiola, Miasino, Nonio, Omegna, Orta, Pella, Pettenasco Quarna Sopra, Quarna Sotto, San Maurizio d'Opaglio, Valstrona".
7) Emendamento presentato dai Consiglieri Buzio, Riba e Monticelli: All'articolo 2, il punto 21) è soppresso e sostituito nel modo seguente: "21) i Comuni del Basso Verbano e del Vergante: Baveno, Brovello Carpugnino, Gignese, Massino Visconti, Nebbiuno, Stresa." La parola al Consigliere Buzio.



BUZIO Alberto

Faccio la premessa che la Comunità montana, come ente locale, si inserisce in modo preciso nel discorso della programmazione, pu considerarsi un ente intermedio tra Provincia e Comuni capace di agire su bacini omogenei con un livello di scala sovracomunale adeguato a una programmazione di servizi e di interventi socio-economici sul territorio ben precisi. Credo che su questo non vi siano dubbi, soprattutto per certe aree.
Se avessimo definito a monte l'area metropolitana, le nuove Province ecc, sarebbe stato utile anche per una zonizzazione più puntuale. Tuttavia dato che ritengo che si poteva anche fare qualche cosa che tenesse conto delle attuali zonizzazioni per avanzare proposte anche di accorpamento e di razionalizzazione vera, questi emendamenti si riferiscono tuttavia a una considerazione di principio. Faceva notare prima l'Assessore Nerviani che da pochi giorni è stata approvata, dal Consiglio dei Ministri, la Provincia del Verbano Cusio Ossola di Verbania. Non sappiamo ancora come sarà il decreto definitivo, tuttavia, a me premeva fare un esempio pratico di come si sarebbe potuto razionalizzare la delimitazione territoriale di questo territorio. E' un emendamento che resterà a futura memoria, ho fede che l'Assessore, la Giunta possano cambiare idea, o che ci sia un'altra maggioranza in Regione e nei Comuni interessati e quindi continuerò a lottare perché la Provincia abbia una dimensione territoriale coerente con il Comprensorio. Se fosse stato così avrei individuato nella sub-area Cusio una Comunità montana omogenea e quindi dalla Comunità Cusio, Mottarone e Val Strona poteva uscire una Comunità montana del Cusio che assorbiva quella della Valle Strona. Mentre quella del Mottarone poteva essere una Comunità del Basso Verbano e quindi, nel Verbano, rimanevano quattro Comunità omogenee all'altra sub-area del Verbano: una del Basso Verbano una dell'alto Basso Verbano e Vergante, una dell'alto Verbano, una della Val Canobina e l'altra della Val Grande e c'erano cinque Comunità della Val d'Orsola. Qualcuno sosteneva che si poteva razionalizzare ancora di più con tre Comunità montane, una del Verbano, una del Cusio e una dell'Orsola, ma abbiamo ritenuto che certe esperienze fossero degne di nota. Tuttavia consorziando ipoteticamente e teoricamente queste Comunità, si potrebbero individuare le tre sub-aree: non è poca cosa se pensiamo che, in futuro potrebbero gestire il Servizio Socio Sanitario e avrebbero la possibilità di derogare i 120.000 abitanti previsti dal disegno di legge, per quanto riguarda la zonizzazione socio-sanitaria per il mantenimento delle ex UU.SS.SS.LL., che dovrebbero diventare aziende di servizio socio sanitario.
Rimane certo, a futura memoria, so che l'Assessore non può accogliere gli emendamenti, ma gradirei però che rimanessero agli atti nel senso che se non c'è una folgorazione sulla via Alfieri in questi minuti, penso che la risposta dell'Assessore sia pacifica, tenuto conto delle premesse.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Detto con tutta la tranquillità del mondo, stiamo parlando dell'art. 2 punto 20) e 21) insieme e a parte lo specifico Stresa, questa è una grossa occasione perduta. Il fatto che la Comunità della Val Strona abbia una sua struttura, una micro struttura che funzioni, è un fatto e, come - tale, va tutelato; ma che nello stesso tempo si mantenga da una parte la Comunità della Val Strona, così limitata e piccola e, dall'altra, una maxi Comunità Cusio-Mottarone, in cui ci sono dei Comuni distanti e con situazioni differenti (perché in quelle zone mettere insieme Aola con Quarna e con Massino Visconti, significherebbe fare un "minestrone"o poco più) è francamente assurdo.
L'idea di strutturare le Comunità montane di questa area in due parti una per Cusio e la Val Strona e l'altra per tutto il Mottarone, meriterebbe attenzione. Mi auguro che questo resti a futura memoria e che si abbia il coraggio di affrontare questo discorso perché è una soluzione che indipendentemente da quello che diceva il collega Buzio, merita attenzione.
Se quelli della Val Strona sono contenti (bisogna ascoltare anche gli abitanti del luogo), è necessario mantenere la micro Comunità della Val Strona, resta il fatto che però ciò è così in contrasto totale con i lineamenti istituzionali ed introduttivi di questa legge.
L'Assessore, in riferimento a quanto detto precedentemente, è in contraddizione con se stesso; mantenere la Comunità Val Strona - per la quale non sono contrario - significherebbe dar vita ad una Comunità senza le strutture numeriche per esistere. Mi chiedo, quindi, perché non debba essere valutata l'opportunità di avere una Comunità per il Curio e la Val Strona è un'altra per l'intero Mottarone che, secondo me, è zona molto più omogenea.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

La Giunta non accoglie l'emendamento anche perché, come ha fatto rilevare il Consigliere Buzio, le cose sono diverse. Si dovrà pensare ad una Comunità montana composta dal Comune di Armeno, Massino Visconti e Nebbiuno e una Comunità montana del Cusio e della Valle Strona. Al riguardo le osservazioni avanzate dal collega Zacchera sono puntuali. Vorrei soltanto far notare che, in, un anno di attività del gruppo di lavoro e della Commissione consiliare, la proposta di togliere l'autonomia alla Val Strona non è stata fatta da alcuno, se non originariamente da me, e non è mai stata appoggiata, al contrario da tutti i Gruppi politici, è venuta forte la dichiarazione della opportunità del mantenimento, anche delle piccole comunità del nostro Piemonte. Non solo tali pressioni hanno permesso di abbandonare l'idea di razionalizzazione, ma sono anche emersi valori, peraltro ricordati qui, costituiti soprattutto dall'esperienza comunitaria svolta da questi Comuni delle piccole Comunità ancora esistenti. Dissi anche che non appena le Province nuove si fossero istituite, si sarebbe potuto cominciare a pensare ad un'organizzazione montana diversa del territorio. Questo lo faremo insieme e, personalmente dico al collega Buzio, che opererò perché tutti i Comuni che hanno ritenuto di rimanere nell'attuale provincia di Novara possano godere di questo diritto di autodeterminazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Buzio per dichiarazione di voto.



BUZIO Alberto

Non chiedo di porre in votazione questi due emendamenti perch chiaramente, sono vincolati alla definizione della Provincia. Come diceva l'Assessore Nerviani, sarà ribadita la dimensione territoriale su cui ha espresso il parere il Consiglio regionale. Torneremo, comunque, a discutere in quest'aula le modifiche per quei Comuni che adesso fanno parte della Comunità, perché nel caso in cui passasse la Provincia con i confini individuati dalla Regione, dovranno essere scorporati. Gradirei che questi emendamenti fossero messi agli atti e registrati nel resoconto stenografico.



PRESIDENTE

Gli emendamenti n. 6 e 7 vengono ritirati.
8) Emendamento presentato dai Consiglieri Majorino e Zacchera: al 2 comma, punto d), punto n. 21: "Ai comuni competenti la Comunità montana Cusio-Mottarone è reinserito quello di Stresa".
9) Emendamento presentato dai Consiglieri Buzio, Riba e Miglio: All'art. 2, al punto 21), dopo "Quarna Sotto" aggiungere "Stresa".
La parola al Consigliere Zacchera per l'illustrazione.



ZACCHERA Marco

Dopo quello che è stato detto precedentemente su un Comune della provincia di Cuneo, non oso sperare attenzione su questo caso forse il parlare è pleonastico.
Penso che quando una Comunità montana all'unanimità chiede che il Comune di Stresa resti nella Comunità; quando il Consiglio comunale di Stresa chiede di rimanere nella Comunità; quando una parte dei servizi fanno capo a Stresa (per intenderci il versante del lago Maggiore); quando la Comunità si chiama Cusio Mottarone e il Mottarone, fino a che non verrà spostato, è nel Comune di Stresa; quando è vero che pochi abitanti del Comune di Stresa stanno nella parte montana, ma perché, per le logiche che si dicevano prima, la gente preferisce stare in basso. Così non c'è dubbio che, da punto di vista geografico, la parte montana del Comune di Stresa racchiude addirittura una buona parte della stessa Comunità montana.
Addirittura verrebbe tolta la parte più effettivamente montana, perché le parti del Mottarone che non fanno parte del Comune di Stresa, sono le parti più basse.
Nel Comune di Stresa, parte montana, fanno capo il sistema viario (perché passa nella parte del Comune di Stresa) e il polo sciistico della Comunità è nel Comune di Stresa. So benissimo che Stresa è un Comune turistico, senz'altro più spinto verso il lago che non verso la montagna ma mi pareva che la possibilità di reintegrare Stresa nella Comunità montana non desse fastidio ad alcuno, ma anzi fosse desiderato da tutti collegando Comuni vicini - Baveno da una parte e gli altri Comuni della parte - per così dire - a sud della Comunità.
Prevalentemente, logica vorrebbe che Stresa fosse inserita nella Comunità montana. Nel caso specifico - ripeto - lo vogliono tutti: non capisco perché occorra insistere solo per il fatto che manca il numero necessario degli abitanti. Vi sono tanti altri parametri da conteggiare - e questi ci sono - nel decidere l'appartenenza o meno alla Comunità Cusio Mottarone.
Così, non facendo che ripetere quanto richiesto dalla Comunità montana quanto scritto dai Sindaci della zona e ripetuto dal Consiglio comunale di Stresa, chiedo che la parte montana del Comune di Stresa rimanga compreso nella Comunità montana Cusio Mottarone. Diversamente, domani avremo anzich una zona verde un "buco" bianco in mezzo al territorio di una Comunità montana: la logica mi sembra al di là di ogni ragionevole dubbio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Buzio.



BUZIO Alberto

Farò un intervento comprensivo di considerazioni inerenti altri articoli.
In merito all'art. 2, la definizione dei criteri relativi al riordino delle Comunità montane risulta prevalentemente improntata ad un'applicazione letterale dei disposti della legge n. 142/90. Il legislatore regionale ha interpretato i disposti dell'art. 28 della legge n. 142/90 sì nell'auspicata"razionalizzazione in senso restrittivo", ma anche con una chiara contraddizione rispetto ai concetti ispiratori dello stesso articolo, ove appare che la Comunità montana è costituita da Comuni montani e parzialmente montani, questi ultimi esclusi se con percentuali di popolazione residente nel territorio montano inferiore al 15% (comma c), ma evidentemente ricompresi se costituiscono parte integrante del sistema socio-economico della Comunità montana.
A nostro avviso deve cioè prevalere un criterio congruente con lo spirito del legislatore nazionale, contenuto sia nella legge n. 1102/71 sia nella legge n.142/90 che configura la Comunità montana come ente intermedio cori funzioni di promozione, sviluppo e "armonico riequilibrio" delle zone montane entro un quadro di contribuzione e concorrenza alla programmazione economica locale e regionale.
L'efficacia di tale azioni sarà tanto maggiore quanto più chiara e razionale sarà la definizione dei criteri attraverso i quali si determinerà il riordino e le nuove perimetrazioni dei territori montani.
A ciò l'art. 4 della legge regionale può dare un decisivo contributo in quanto il problema non è solo stabilire ciò che è ricompreso e, ciò che è escluso, quanto piuttosto definirei criteri per la differenziazione delle azioni degli interventi e dei settori beneficiari degli investimenti.
Appare evidente che è con tali criteri che è possibile attuare in modo più incisivo la volontà di "razionalizzare in senso restrittivo" nel senso di non sciupare, disperdere o depauperare l'intervento pubblico.
Solo in questo senso sarà possibile garantire le necessarie sinergie tra i diversi settori, ma soprattutto tra località montane e località "escluse" di fondovalle sulla base di più articolati parametri non solo altimetrici. Un esempio è la ricerca "rapporto 1990 sulle Comunità montane in Lombardia, Uncem, Lombardia 1991", che sostiene la tesi di aggregare e avere un'idea di zona montana meno fondata su un concetto di montanità che mi pare risalga alla legge del 1952, che sostanzialmente definisce territori montani quelli che hanno 1'80% del territorio in montagna, o un dislivello di 600 mt. Situazioni che a mio parere non hanno più ragion d'essere, tant'è vero che vi sono Comuni classificati montani che non hanno nemmeno il 15% della popolazione residente in montagna.
Sono riferimenti alla legge nazionale che devono assolutamente mutare nel caso specifico del Comune di Stresa la contraddizione è particolarmente chiara.
Nel caso specifico del Comune di Stresa, della sua collocazione di area montana interessante la vetta del Mottarone, il legislatore regionale pu recuperare detto Comune alla Comunità montana applicando nella fattispecie la norma di cui all'art. 29, comma 3, come in premessa evidenziato possibilità della Regione di incorporare Comuni parzialmente montani.
La realtà socio-economica di tale Comune non è diversa dai Comuni confinanti, Baveno Gignese e Comuni turistici della stessa zona.
Dirò di più, vi sono Comuni, come Omegna e Gravellona, che "hanno solo la vetta del Mottarone", che non hanno nulla di montano da altri punti di vista. Personalmente, contesto questa legge che definisce montani alcuni Comuni e parzialmente montani altri.
Giustamente, il Consigliere Zacchera faceva rilevare che non s'intende inserire l'intero Comune di Stresa, ma mantenere nella Comunità unicamente la parte montana. Tra l'altro, Stresa probabilmente non ha i requisiti per essere qualificata zona montana perché una fetta enorme del lago, con alcune isole, fa parte del Comune. Si tratta di criteri assurdi della legge del 1952, che andrebbero chiaramente rivisti.
Ripeto: è il concetto di "Comune montano e parzialmente montano" che contesto. L'Assessore, tra l'altro, proviene dal Novarese e quindi conosce benissimo la zona fra Omegna, Stresa e Baveno, probabilmente il Comune "più montano" è quello di Stresa.
Agli effetti pratici cosa cambia? Che il Comune non partecipa all'assemblea, tenendo conto, come diceva il Consigliere Zacchera, che sono stati avviati alcuni servizi consortili - raccolta rifiuti, trasporti sulla vetta del Mottarone, pulizia, etc. - ed è stato predisposto un piano intercomunale - rimasto probabilmente lettera morta come tutti i piani intercomunali per mancanza di finanziamenti - che è stato avviato un PTO legato al bilancio regionale - di tali PTO non ne è decollato neanche uno che avrebbe dovuto innescare finanziamenti pubblici e privati sulla vetta del Mottarone per grandi interventi di attrezzature sciistiche...: tutto fermo.
Intorno a delle ipotesi si è lavorato molto. Fatti e cartografia - ed altre valutazioni che sono state rinviate - testimonieranno che almeno la parte montana del Comune possa far parte della Comunità montana.
Personalmente, sono sempre più favorevole ad inserire piuttosto che ad escludere; le Comunità montane traggono beneficio anche sulla base della popolazione per quanto riguarda i finanziamenti dello Stato. E' un problema da sottoporre ad una riflessione più attenta, tenendo conto che il ragionamento fatto per Stresa vale per emendamenti successivi, inerenti i Comuni del Biellese.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

Ringrazio il collega Buzio per l'intervento molto sereno e positivo.
Quando si giungerà alla definizione delle fasce altimetriche può darsi che il dibattito porti a nuovi interrogativi cui dovremo rispondere.
Ribadisco che lo sforzo fatto è di individuare meglio i Comuni montani a cui dovrebbero andare le nostre attenzioni.
Credo di non essere sospetto nel momento in cui dico che Stresa deve stare fuori, perché se inserisco. Stresa devo inserire tutti gli altri Comuni azzerando la volontà che è stata manifestata.
Pertanto confermo la indisponibilità ad accogliere le istanze che i colleghi Zacchera e Buzio hanno avanzato. Voglio solo ricordare che nel momento in cui noi volessimo allargare dovremmo tener conto delle richieste di centinaia di altri Comuni che io ritengo abbiano uguali diritti a quelli di Stresa e di altri Comuni che si vorrebbero oggi inserire.
Non credo ad esempio, Consigliere Buzio, che Belgirate abbia condizioni diverse da quelle che ha Stresa, ma di passo in passo scendiamo fino a Garbagna e a Vespolate che voi sapete trovarsi in posizioni non propriamente montane.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera per dichiarazione di voto.



ZACCHERA Marco

Sono deluso della risposta. Senza fare polemica dico che la parte montana di Stresa è nella logica: quanti altri Comuni in Piemonte hanno una quota di 1.491 metri e non sono comunità montane? Arizzano, che è un quartiere di Verbania, neanche in collina, è considerato montano: è perch è molto più montano allora Belgirate perché è scosceso che non Arizzano o ad esempio Cambiasca.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

I criteri sono quelli della popolazione montana. Dei 5.800 abitanti di Stresa sono solo 150 quelli che abitano in montagna.



ZACCHERA Marco

Ma se i servizi della Comunità montana sono in quel pezzo di Comune dobbiamo pur tenerne conto. Allora quanti sono gli abitanti di Gravellona Toce in montagna?



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

Sono certamente più del 15%.



ZACCHERA Marco

No, non è così! E' perché il territorio del Comune di Gravellona Toce è più in montagna e Stresa invece non lo è perché, come ha detto Buzio, c'è una parte dilago che è ovviamente in piano e quindi non è in montagna!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Buzio per dichiarazione di voto.



BUZIO Alberto

Il difetto sta a monte: nella classificazione dei Comuni. Omegna e Gravellona Toce sono stati classificati Comuni montani perché hanno 1'80 del territorio in montagna, ma non c'è nessuno che abita in montagna! Dato che sono stati classificati comuni montani, tutta la popolazione è montana anche se non c'è nessuno che rientra in quel 15%.
E' la legge nazionale che è sbagliata. E' chiaro che Stresa è stato considerato Comune parzialmente montano, in quanto una sola parte è stata considerata zona montana. Se andassimo davvero a vedere qual è la popolazione montana di quei Comuni certamente Stresa ne ha più di Gravellona.
Ripeto che l'errore è a monte nel considerare montani alcuni Comuni e parzialmente montani altri quando probabilmente la cosa doveva essere invertita. E' vero che si possono fare le convenzioni tra Comuni montani e parzialmente montani, ma queste sono laboriose, complesse. L'handicap di Stresa è l'essere considerato Comune parzialmente montano e non avere quel famoso 15% di popolazione montana, ma solo il 10%. Per la verità ho già detto all'Assessore che quei dati dovrebbe essere aggiornati, io sono in possesso di dati più recenti, ma non ha importanza, l'ho detto solo perch Lesegno con 1'11% è rimasto fuori e Stresa ha il 9,90%. E' opportuno fare una verifica a monte su leggi nazionali che non vanno più bene.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola pongo in votazione l'emendamento n. 8 presentato dai Consiglieri Majorino e Zacchera.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 12 voti favorevoli e 25 contrari.
Pongo ora in votazione l'emendamento n. 9 presentato dal Consiglieri Buzio, Riba e Miglio.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 12 voti favorevoli e 25 contrari.
10) Emendamento presentato dai Consiglieri Vaglio, Rabellino e Bodrero: Art. 2, comma 2 lettera e) punto 27) "i Comuni del Pinerolese Pede montano": aggiungere dopo "Cantalupa" il Comune di "Cumiana".
La Giunta è contraria.
La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Questo è il tipico caso di valutazioni fatte sulla base di numeri assolutamente non affidabili, è il caso di valutazioni di calcoli stechiometrici fatti sulla pelle della gente. Non si tratta di un'applicazione banale di una regola scientifica; qui di scientifico c'è estremamente poco, di' scientifico c'è solo che il Comune di Cumiana ha due frazioni di pianura e una dozzina di frazioni di montagna. Sulla base di valutazioni catastali; molto discutibili, il Comune di Cumiana viene escluso dal pinerolese pedemontano.
E' antipatico dire certe cose e non bisognerebbe farlo, ma sicuramente Cumiana vanta titoli superiori a molti altri Comuni che, invece, sono stati ricompresi nella Comunità.
Analogo è il nostro emendamento successivo che chiederebbe il reinserimento di Avigliana nella Comunità montana della Bassa Valle di Susa. Di tutta la discussione avvenuta in quest'ultimo anno sul problema ho apprezzato solamente l'intervento del Consigliere Montabone.
Il problema, se l'Assessore mi consente, non è quello di tagliare fuori quelli che, sfortunatamente, per errori di calcolo o per calcoli malfatti o per errate interpretazioni, sono stati fuori. Il problema era quello di prendere il coraggio a due mani e di tagliare fuori tutti quelli che montani effettivamente non erano, il 90% dei quali, invece, sono stati ricompresi.
Quindi, o si fa un atto di giustizia e si ricomprende il tutto, o si fa un atto di gravissima ingiustizia e si eliminano questi a favore di altri che non sono sicuramente più montani.
L'Assessore dice che "li butteremo fuori" successivamente; credo invece sia oggi il posto e il momento per farlo. Abbiamo avuto un anno di tempo per farlo e non l'abbiamo fatto; questo significa che l'ingiustizia permarrà, chissà per quanto tempo, a danno di questi Comuni.
Voglio solo fare un riferimento che sicuramente troverà la porta aperta da parte dell'Assessorato; il 13 giugno ci sarà il termine perentorio per ottemperare alle disposizioni della legge n.142 sui Consorzi. Vorrei capire, proprio in considerazione di questo fatto, come si potrà dar corso all'applicazione della legge n. 142 sui consorzi quando già con le Comunità montane operiamo dei tagli chirurgici estremamente complessi e di difficile rimarginazione proprio su Comuni che insistono sui medesimi Consorzi. O si ricomprendono questi comuni nelle Comuni-tà montane, così come abbiamo richiesto con i nostri emendamenti, oppure si fa un gravissimo atto d'ingiustizia che creerà sicuramente degli strascichi pesanti.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 10.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 7 voti favorevoli, 24 contrari e 4 astensioni.
11) Emendamento presentato dai Consiglieri Vaglio, Rabellino e Bodrero: Articolo 2, comma 2, lett, e) punto 29) i Comuni della Bassa Valle di Susa e della Val Cenischia: aggiungere dopo "Almese" il Comune di "Avigliana" La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

L'emendamento non è accolto.



PRESIDENTE

Pongo quindi in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare: la mano.
E' respinto con 3 voti favorevoli, 22 contrari e 7 astensioni.
12) Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio, Giuliano e Segre: al punto 40) della lettera f) dell'art. 2 aggiungere il seguente Comune: "Piatto" 12 a) Emendamento presentato dai Consiglieri Bortolin, Buzio e Riba: Art. 2, punto 40, lettera f), aggiungere: "Piatto". Pongo in votazione l'emendamento n.12).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 11 voti favorevoli e 20 contrari.
Pongo in votazione l'emendamento n.12 a).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 11 voti favorevoli e 20 contrari.
12 bis) Emendamento presentato dalla Giunta regionale: All'art. 2, lettera g) punto 40 aggiuntivo e punto 42 soppressivo "Nell'elenco dei Comuni costituenti la zona omogenea montana denominata Valle di Mosso sono inseriti i Comuni di Pettinengo e di Selve Marconi precedentemente assegnati alla zona omogenea della Bassa Valle del Cervo".
La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

I Comuni all'unanimità e senza contrasti richiedono di rimanere dove sono ora.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n.12 bis).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 27 voti favorevoli.
13) Emendamento presentato dai Consiglieri Rabellino, Bodrero e Vaglio: Articolo 2, comma 2, lettera f) punto 42) i Comuni della Bassa Valle del Cervo: aggiungere all'elenco i Comuni di "Ronco, Ternengo e Zumaglia".
La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

L'emendamento non è accolto.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n.13.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 9 voti favorevoli e 21 contrari.
14) Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio, Giuliano e Segre: Al punto 42) lettera f) dell'art. 2 aggiungere i seguenti Comuni: "Ronco, Ternengo, Zumaglia".
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 9 voti favorevoli e 21 contrari.
4 a) Emendamento presentato dai Consiglieri Bortolin, Buzio, e Riba: Articolo 2, punto 42, lettera f) aggiungere: "Ronco, Ternengo Zumaglia".
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 9 voti favorevoli e 21 contrari.
La parola al Consigliere Sartoris.



SARTORIS Anna

Vorrei ricordare che non mi è stato permesso prima di difendermi perché il Presidente ha creduto, sulla sua responsabilità, di togliere la parola ad un Consigliere eletto, che non è venuto qui per volontà di Dio ma per volontà degli elettori, gli stessi che hanno votato qualcun'altro e gli stessi che possono cambiare idea; possono sbagliare, ma io non sono qui né perché mi piace, né perché mi diverto. Certo, forse noi siamo meno dignitosi perché non parliamo in punta di forchetta, ma siamo orgogliosi di essere quei popoli della montagna che parlano poco perché c'è poco ossigeno, quindi di parole ne sprecano poche, però dicono le cose come sono e vanno alla sostanza. Il collega Zacchera prima parlava del caso di Stresa.
Oropa è stata cacciata fuori per il semplice fatto che queste popolazioni hanno avuto la disgrazia o la fortuna di essere annesse a Biella. Ma siccome in quelle zone la gente è poca, si fa la percentuale con la città: la città è Biella che ha più di 40.000 abitanti e quindi si buttano fuori queste zone. Questo è il risultato di fare le leggi in una stanza molto ariosa come quella di Montecitorio o di Palazzo Madama e molta gente forse non sa neanche la montagna dov'è e cos'è.
Ho visto che sugli ultimi emendamenti si - è proceduto veloce e ci sono molti colleghi che in questa occasione cominciano ad essere un po' insofferenti del fatto che ci siano queste lungaggini. Teniamo presente che questa legge, come quella sulle aree metropolitane, è stata considerata e sbandierata come una delle più grosse e importanti innovazioni. Dal momento che ci avete fatto "una testa così", che questa era la Corazzata Potomkin almeno dategli il rispetto che questa legge può avere. E' chiaro, questa è una legge che va ad incidere numericamente su poca gente, però tenete presente che anche quelle sono persone e anche quelle possono votare e decidere, come hanno fatto poco tempo fa, di non votarvi più. Questa è una scelta loro e fino a quando saremo in un posto 'libero e potremo votare qualcuno potrà forse esprimersi in questa sede, certo dovrà fare fatica nel raccogliere firme, ma se avrà il consenso degli elettori potrà venire in questa sede.
Vorrei che si ricordasse che con questa legge, fatta con il bilancino e senza tenere conto di quelle che possono essere le necessità di quelle popolazioni di montagna che si vogliono salvaguardare, si farà il museo: cioè quando si vorrà dire che ci sono i montanari, si potrà dire che sono lì, li conserviamo lì, facciamo la riserva naturale come per i Pellerossa d'America. Li ci saranno popolazioni prettamente montane che non avranno nessun contatto con la pianura. Però li avremo salvaguardati! Non credo che questo sia il mandato che ci è stato dato. Sicuramente quello che dir potrà dare fastidio e potrò anche essere insultata. Oggi si sta facendo qualcosa e si ha la consapevolezza di fare qualcosa che non è gradito di fare, quindi c'è nervosismo e non dite che oggi in aula non c'è nervosismo.
E' stato facile ed è stato comodo venire a dire alcune cose qui. Io però le stesse cose che dico qui le dico anche alla gente quando mi capita di andarci. Le stesse cose, con lo stesso linguaggio, allo stesso modo. Credo che il servizio che è stato fatto oggi a me, non sarebbe stato fatto a nessun altro collega, cioè mi è stata negata la parola nel momento in cui è stato detto che ciò che io avevo detto era poco dignitoso. Magari io non sono dignitosa, però non faccio sicuramente parte di certi Partiti che hanno malto meno dignità di quanto non possiamo avere noi, anche se siamo grezzi e abbiamo il coraggio di dire le cose con il loro nome senza tanti giri di parole.



PRESIDENTE

Devo ribadire che le opinioni politiche debbano essere considerate sempre questioni di carattere personale. Se ci sono delle opinioni politiche che magari sono pesantemente contrastanti con espressioni che noi abbiamo già detto, le consideriamo delle opinioni politiche e non dei fatti personali, altrimenti in quest'aula ci faremo continuamente delle ripicche.
Non è assolutamente la prima volta che succede, ricordo un battibecco vivace, più vivace di quello che ho avuto con lei fatto con il Consigliere Marchini proprio su una questione che riguardava un fatto personale che io non ho ritenuto qui di accogliere. Per cui se noi ci mettessimo a discutere come fatti personali la divergenza di opinioni politiche, dette anche in maniera abbastanza cruda, passeremmo tutto il nostro tempo a fare questioni personali. Quindi, il suo caso non è assolutamente unico, posso anche sbagliare, ma ho assunto tale atteggiamento anche in altre circostanze che riguardavano altri Partiti e non soltanto il Gruppo rappresentato dal Consigliere Sartoris.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marchini per dichiarazione di voto.
Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Faccio una dichiarazione di voto proprio per riportare alcune licenze verbali a quello che hanno sostanzialmente di politico. A me pare in effetti che sia gesuitico sostenere che si tutelano i diritti delle popolazioni montane cercando di estendere la montanità. Volevo dire che mi sembra gesuitico voler sostenere che si tutelano gli interessi delle popolazioni montane estendendo la montanità ai limiti dell'accettabile: è esattamente il contrario. Quindi, la montanità si difende cercando di ridurre e specificare nostri interventi sia in termini di intelligenza, sia in termini di risorse per le aree che hanno massicciamente questo tipo di caratteristica. Quindi, paradossalmente, se qualche riserva nell'elencazione dell'art. 2, ci può essere è sul fatto che non abbiamo avuto tempo per riflettere meglio se non fosse possibile restringere ulteriormente l'area della montanità considerata. Mi sembra che il ragionamento che viene fatto da alcuni colleghi di dire: "Siccome si è "sbagliato a non escludere questo Comune, tanto vale sbagliare due volte e non escluderne tre". Allora, se si dice che l'errore è nell'avere escluso qualcuno evidentemente vuol dire che si è errato di meno. In questo senso dico alla collega Sartoris, affinché questo discorso sia corretta e quindi non possa essere politicamente messo in discussione, di dire agli abitanti del Moncenisio, di Mompantero e via dicendo, che bisogna investire su queste aree delicate e su tutti i territori che, per qualche ragione di sommovimento tellurico nel terziario, hanno ondeggiature sul territorio.
Non è così! Dico che l'Assessore ha individuato alcuni parametri. Questi parametri sono stati gestiti con rigore; se una riserva si può fare, questa è sul fatto che i parametri lasciano ancora, all'interno delle aree Comunità montane, delle aree che forse bon lo sono. Quindi, la polemica in questo senso, se mi consentite, è politicamente poco corretta perché è demagogica, perché si parla solo a favore di quelli che avrebbero avuto dei vantaggi e non si dice agli altri che avrebbero avuto necessaria mente gli svantaggi conseguenti ai vantaggi che si devono attribuire a quelli che tutti i titoli non hanno.
Quindi ci sarà il nostro voto favorevole con questo tipo di riserva: che sono rimasti, all'interno delle Comunità montane, dei Comuni che forse da un punto di vista socio-economico, non hanno sicuramente i titoli per giustificare la legislazione di specialità che andremo a fare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente e colleghi, prendo la parola come relatore più che come Capogruppo. Mi sembra ormai che siamo giunti nella dirittura d'arrivo.
Finora il dibattito che si è svolto non è stato un dibattito caratterizzato dal nervosismo, quindi possiamo proseguire i lavori in modo sereno. Chiedo però, al Presidente ed ai colleghi, come pensano di organizzare i lavori del Consiglio, in quanto sarebbe opportuno discutere anche altre questioni importanti.
Mi sembra di poter dire che i lavori che sono stati compiuti finora rispondano ad un'esigenza di carattere generale, costruttiva, atta a dare risposte in base al carattere ed all'assetto montano delle Comunità.
Capisco che ci sono dei parametri, ma non potevamo agire diversamente, se non rispettando i criteri che avevamo fissato.
Stiamo andando, quindi, nella direzione di approvare questa proposta di legge; l'Assessore Nerviani aveva già anticipato che ci sono le possibilità di poter andare ad una rivisitazione, qualora si ponessero dei problemi.
Voglio evidenziare, come è emerso dagli interventi che mi hanno preceduto l'aspetto dell'unione dei Comuni. In base alla legge n. 142, la Comunità montana diventa ente locale e, nel rispetto delle specificità dei Comuni, l'unione dei Comuni rappresenta senz'altro un passo avanti. Un ulteriore passo avanti può anche essere rappresentato (è un po' utopistico pensarlo, ma non possiamo non avere presente che può esserci anche tale possibilità) da una unificazione vera e propria nella costituzione di un grande Comune. E' un modello che può essere trasferito anche in pianura può essere, con tutte le difficoltà che esso presenta, anche un modello da apportare nelle altre zone dove ci sono Comuni molto parcellizzati, nei confronti dei quali si vorrebbe cercare di realizzare, oltre l'unione dei Comuni per gestire i servizi, anche un momento di unità istituzionale che preveda una serie di cose che riteniamo possano rispondere alle nuove esigenze.
Mi sembra che i lavori portati avanti siano abbastanza positivi, ma sarebbe anche opportuno che sapessimo fino a che punto vogliamo continuare e dove e come vogliamo riprendere questo discorso.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 2 così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 23 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri L'art. 2 è approvato.


Argomento: Ordine pubblico e sicurezza

Ordine del giorno n. 354 presentato dalla LNP relativo all'attentato alla sede di Torino della Lega Nord Piemont


PRESIDENTE

Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 354 presentato dai Consiglieri Rabellino, Bodrero e Vaglio il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte a fronte del gravissimo attentato terroristico compiuto ai danni della sede nazionale della Lega Nord Piemont a Torino atteso che questo atto criminale, perpetrato alla vigilia del 25 aprile, anniversario della Liberazione, è feroce espressione di intolleranza ideologica e rabbiosa negazione di quei valori di libertà e democrazia, per l'affermazione dei quali si è consumato il sacrificio della Resistenza; CONDANNA il vile tentativo di intimidazione che colpisce una grande forza politica popolare a pochi giorni di distanza dalla sua affermazione elettorale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti.


Argomento: Edilizia scolastica

Esame proposta di deliberazione n. 402: "Ratifica ai sensi dell'art. 40 dello Statuto della deliberazione della Giunta regionale n. 80-13664 del 23 marzo 1992 assunta con i poteri del Consiglio, relativa all'approvazione del Piano regionale di finanziamento delle opere di edilizia scolastica"


PRESIDENTE

Passiamo quindi all'esame della proposta di deliberazione n. 402 di cui al punto 11) all'o.d.g. E' stato presentato il seguente emendamento aggiuntivo da parte dell'Assessore Fulcheri a fine relazione: "NOTE: L'importo verrà utilizzato dall'Ente per gli adeguamenti sugli edifici indicati con progettazione esecutiva da presentarsi in condizione singola o congiunta.
Qualora, in applicazione della legge 142 / 90, il Consorzio venisse sciolto, titolare del finanziamento deve intendersi il Comune capofila proprietario dell'immobile".
La parola all'Assessore Fulcheri per l'illustrazione.



FULCHERI Giuseppe, Assessore regionale

In base all'art. 4 della Legge n. 430/91, che prevede la formulazione del piano di finanziamento entro 30 giorni dalla data di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del Decreto Ministeriale di assegnazione delle risorse alle singole Amministrazioni regionali, per quanto riguarda l'edilizia scolastica, e tenuto presente che 1a pubblicazione è avvenuta il 23 marzo, il 23 aprile abbiamo dovuto spedire tutta la documentazione a Roma. Ecco perché la Giunta, dopo aver sottoposto all'approvazione della IV Commissione e poi della II Commissione la deliberazione che riguarda questo problema, ha riadottato la deliberazione con i poteri del Consiglio.
Rispetto però alla relazione allegata contemporaneamente e contestualmente al testo, propongo alcuni emendamenti aggiuntivi. Il primo, riguarda l'importo delle opere che verrà utilizzato dall'Ente per gli adeguamenti sugli edifici indicati con progettazione esecutiva da presentarsi in condizione singola o congiunta.
Il secondo dice che, qualora in applicazione della legge n.142/90, il Consorzio dei Comuni venisse sciolto, titolare del finanziamento deve intendersi il Comune capofila, proprietario dell'immobile.
Faccio ancora rilevare che questa deliberazione riguarda finanziamenti di 58,8 miliardi concessi dallo Stato sui 772 che erano stati richiesti dai Comuni del Piemonte, pari cioè al 7,5%. A seguito della trasmissione della deliberazione alla Sovraintendenza scolastica del Ministero della Pubblica Istruzione, in data 19 marzo, abbiamo ricevuto l'approvazione del criterio da noi seguito. Parere che abbiamo già trasmesso a Roma e che la Sovraintendenza stessa ha trasmesso al Ministero della Pubblica Istruzione.



FOCO ANDREA



PRESIDENTE

Poiché non vi sono richieste di parola, pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 18 voti favorevoli e 11 astensioni (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
Sull'intero testo della deliberazione, ha chiesto la parola il Consigliere Rivalta per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.



RIVALTA Luigi

Questa deliberazione promuove il riparto di una cifra per risolvere i problemi di intervento sull'edilizia scolastica piemontese, cifra insufficiente, ma comunque significativa. Tale deliberazione, pur essendo accolta con attenzione e favorevolmente da molti Consiglieri, ci lascia comunque perplessi. Consiglieri, nel senso che rispondono con il proprio intervento alla domanda dei Comuni, lasciano anche molti Consiglieri, noi certo fra quelli, perplessi.
Essa, infatti, è di difficile lettura ed interpretazione e non solo perché queste deliberazioni (e l'Assessore ce ne ha spiegato la ragione) giungono sempre con un'urgenza di esame ed una scadenza ravvicinata, ma anche perché per chi non segue da vicino il problema dell'edilizia scolastica (e per me ormai è lontano nel tempo la memoria della situazione) diventa difficile coglierne tutti i significati. Dai criteri di carattere generale, il passaggio al riparto concreto, alle cifre di finanziamento, è difficile da cogliere. Devo dire che, pur sapendo che l'Assessorato e i suoi funzionari (la dott.ssa Felice fu proposta per questo lavoro) svolgono con grande diligenza il loro compito, l'arido elenco di cifre non ci consente di valutare l'efficacia dei criteri adottati rispetto alla situazione reale.
Ci asterremo, non potendo conoscere e non percependo il rapporto tra cifre e realtà; e non intendiamo né discutere se il tal Comune dev'essere finanziato e il tal altro no, né percorrere l'elenco per individuare se i Comuni che conosciamo più da vicino o con i quali abbiamo maggiori rapporti sono stati "giustamente" tenuti in considerazione oppure no; non è questa la questione.
D'altra parte, la difficoltà di valutare e di rapportare alla realtà una deliberazione è dovuta anche al fatto di non avere momenti - al di sotto della dimensione regionale - di consultazione, di valutazione, di esame, di partecipazione da parte delle Comunità locali alla definizione dell'applicazione dei vari criteri.
Voglio ricordare ai colleghi, e sul piano politico ritengo sia un aspetto assai significativo, che da quando si sono sciolti i Comprensori a mio parere in modo inopinato e affrettato - il Consiglio regionale è assolutamente privo, rispetto all'intera dimensione regionale, di un raccordo d'interpretazione, di analisi e di un momento importante di partecipazione alle scelte che il Consiglio regionale compie. Stiamo decidendo la divisione di alcune decine di miliardi! Dallo scioglimento dei Comitati comprensoriali del marzo 1985 siamo giunti al maggio 1991- sette anni - senza che la Regione Piemonte abbia ricostruito un elemento di mediazione e di partecipazione, fondamentale per la comprensione e la verifica di quella che è un'applicazione aritmetica troppo arida e distante dalla realtà.
La nostra astensione, atteggiamento di sicura attenzione al lavoro svolto dall'Assessorato e al significato - da parte di un Consiglio regionale - di poter promuovere un riparto di finanziamenti a favore di Comuni per problematiche importanti come quella dell'edilizia scolastica vuole anche mettere in evidenza alla Giunta regionale e al Consiglio che il 'vuoto lasciato dallo scioglimento dei Comprensori deve essere in qualche modo colmato.
Sotto questo aspetto il Consiglio regionale ha votato - mi pare nel 1988 - le aree programma, che prevedevano indirizzi di pianificazione e programmazione per interventi sul territorio, e individuavano l'assemblea dei Sindaci come momento di interlocuzione verso le realtà delle aree programma. Anche in questo caso, sono passati quattro anni e nulla si è fatto.
Colgo l'occasione del voto di astensione sulla deliberazione per sollecitare tutti coloro che ne sentono l'impegno, in questo Consiglio, a ricostruire questi rapporti; la Giunta in primo luogo, con l'Assessore Nerviani che, essendo depositario della competenza che riguarda da un lato la pianificazione territoriale e dall'altra gli enti locali, forse dovrebbe prendere in mano la questione delle aree programma e la costituzione degli organismi previsti, con la messa in moto di un rapporto partecipativo e consultivo attraverso l'assemblea dei Sindaci.
Chiedo alla Giunta a all'Assessore Nerviani l'impegno a fare dei passi avanti rispetto a queste indicazioni di lavoro e di costruzione di organismi di partecipazione.
Io ed il mio Gruppo con questo intervento abbiamo teso a sollecitare un impegno in tale direzione; spero che presto si possa avere questo momento di rapporto, che non è alternativo a quello che la Regione dovrà tenere nei confronti delle Province, e delle Province nuove - nel senso di nuove competenze.
Sarà necessario che si muovano con questo rapporto di interlocuzione l'operato della Provincia, per quanto possa essere sottoposto all'attenzione regionale per l'applicazione di una politica di programmazione, deve passare sotto il vaglio di un organismo di programmazione come quello dell'area programma e dell'organismo di partecipazione dato dall'assemblea dei Sindaci.
Mi sembrerebbe un fatto importante di livello istituzionale per ricostruire un modo di lavoro più aderente e vicino alla realtà e per dare al Consiglio regionale, anche sotto il profilo della partecipazione all'elaborazione di programmi quali quello dei trasporti, delle politiche sulla casa e tanti altri, un contributo non di cifre, sempre molto aride ma di una lettura diretta della realtà e di un riconoscimento del rapporto fra i numeri e la realtà, che può provenire solo da un organismo di partecipazione.
Auspico che dopo questa deliberazione ci si metta in moto per darci degli strumenti che ci permettano di lavorare in maniera più conforme agli stessi principi dello Statuto regionale, quelli della partecipazione e del rapporto democratico con le comunità locali, e che nuovi programmi, quali essi siano, possano avere dalla prossima occasione il conforto di un lavoro svolto con i rappresentanti delle aree programma e delle comunità locali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente e colleghi, vorrei che l'auspicio del collega Rivalta non si trasformasse in mera idea "peregrina"; occorre prendere atto della necessità di fare qualcosa in più, al di là del meritorio lavoro svolto sia dall'Assessore sia dalla dott.ssa Felice.
Abbiamo appena terminato la prima parte del dibattito sulle Comunità montane: la necessità è di avere degli interlocutori, dei punti di riferimento, ad esempio quella legge che ricordava il Consigliere Rivalta che abbiamo approvato quattro anni fa e che poi fu sottoposta a delle obiezioni da parte del TAR. del Consiglio di Stato, addirittura del Governo, che pretendeva di vedere nell'idea dell'assemblea dei sindaci un quarto livello di governo. In definitiva invece la Regione ha visto riconosciuta la correttezza della sua proposta. Credo quindi che nel quadro del dibattito sulle riforme che attengono sia al carattere generale delle grandi istituzioni, nel quale siamo impegnati come Regione, partendo dalla questione relativa alle comunità montane oppure cercando di vedere quale tipo di Regione vogliamo costruire partendo da oggi e anche dalle segnalazioni che ci sono venute il 5 aprile, senz'altro si tratti di recuperare ciò che ci è stato riconosciuto e cioè questa assemblea dei sindaci, che ritengo un elemento molto importante, perché stabilisce un rapporto di collaborazione tra la Regione e la realtà. Questo per evitare di trovarci davanti alle obiezioni che ci vengono fatte da parte dei Comuni e per cercare di stabilire un rapporto più stretto di collaborazione altrimenti si verificano le osservazioni a cui abbiamo dovuto dare delle risposte per la verità non convincenti, perché non è facile dire "tu sei al di sotto dei 1000 abitanti". Anche questo è un concetto che dovrà essere rivisto alla luce della programmazione degli investimenti nell'edilizia scolastica, così come dovrà essere visto un rapporto nuovo di collaborazione con i vari enti e quindi attraverso quell'assemblea dei Sindaci che verrà a svolgere il ruolo che hanno svolto, per esempio, i disciolti comprensori, che erano sedi in cui convergevano rappresentanze di nomina elettiva dei Comuni e delle Province in cui si discutevano questi problemi. Credo che una ripresa di credibilità da parte della Regione passi anche attraverso la riattivazione di quella legge sulle funzioni dei rapporti con gli Enti locali che abbiamo visto essere stata considerata seppur attraverso difficoltà, una legge positiva. Cerchiamo, quindi di far sì che l'auspicio che veniva fatto e che io raccolgo possa essere oggetto di attenzione da parte della Commissione istituzionale presieduta dal Presidente del Consiglio regionale, perché sia una prima risposta ad una serie di questioni di governo che vogliamo realizzare in un tutt'uno con la collaborazione dei nostri Enti locali e dei cittadini.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, mi rivolgo a lei direttamente in qualità di Presidente della Commissione per la legge n. 142/90, perché lei si era distratta. E' emerso il problema - e io sono lieto che sia emerso - in cui sostanzialmente si è ritenuto di recuperare una intuizione che era stata a suo tempo elaborata dall'Assessore di espressione liberale con il concorso del suo Gruppo in particolare che aveva cercato di rimediare ad un vuoto diciamo pure sistemico, della Regione con il superamento dei Comprensori.
Alla base di questa intuizione c'erano due considerazioni: 1) la necessità di un rapporto diretto della Regione con il territorio e con la società istituzionale senza filtri, individuando nei sindaci i portatori degli interessi diffusi in certe aree 2) in ogni caso la Regione, comunque venga riletta dallo Stato, dalla Regione, dalle Province, deve essere ricondotta a un puzzle di realtà che si sono ritenute socio-economicamente omogenee e suscettibili di una interrogazione e di una risposta specifica.
Questa era la filosofia di questa legge, per cui Presidente, per farla molto breve, io pongo formalmente, per quello che può valere, la questione in ordine alla opportunità che ella voglia iscrivere all'o.d.g. della Commissione (poi lo tratteremo quando gli spazi temporali ci saranno) un dibattito della Commissione stessa sulla esigenza di attualizzare questa legge. Questo in effetti significa dare mandato alla Giunta di utilizzare questa legge rispetto ad alcuni adempimenti. Non possiamo immaginare che questa assemblea dei sindaci si utilizzi, non si utilizzi, la si utilizzi come è stata pensata in relazione alla legge n.142, probabilmente va ripensata in modo diverso. Mi pare che questa sia una questione di stretta competenza della Commissione che lei presiede.
Siccome questo suggerimento in modo implicito era stato fatto dal collega Rivalta, in modo esplicito è stato fatto dal collega Rossa, ma lei era impegnata su altre questioni. Io mi sono permesso di riproporla in termini formali.



PRESIDENTE

La ringrazio. Ho dovuto assentarmi per questioni urgenti.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Non partecipo alla votazione di questa deliberazione. A motivo è il seguente: le scelte di finanziamento contenute nella deliberazione sono politicamente indecifrabili. Il fatto l'ho già sottolineato in Commissione e questa osservazione si riferisce non solo a questa delibera di finanziamento dell'edilizia scolastica, ma anche ad altre delibere di routine che la Giunta regionale prende con le quali finanzia opere di vario tipo per i Comuni.
In aggiunta alle proposte fatte dai colleghi, chiedo di allegare ai prossimi provvedimenti di questo genere alcuni dati conoscitivi che possano consentire anche alla minoranza di comprendere la natura delle scelte compiute. In particolare richiedo che venga fornita la serie storica dei finanziamenti precedentemente decisi dalla Giunta regionale nella materia oggetto di volta in volta delle deliberazioni.



FOCO ANDREA



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Fulcheri per la replica.



FULCHERI Giuseppe, Assessori regionale

Ringrazio i Consiglieri intervenuti, in particolare il Consigliere Rivalta. Faccio rilevare che la tabella n. 3 allegata alla deliberazione comprende tutto quanto è stato fatto in passato dalla Regione per quanto riguarda i finanziamenti di edilizia scolastica in base sia alla Legge n.
412/75 che alla Legge n. 486/86, questo, anche per rispondere a una richiesta che il Consigliere Rivalta mi aveva rivolto alcuni mesi fa. Da questa tabella emerge per esempio che, grazie ai finanziamenti di queste due leggi dello Stato, sono state ristrutturate dalla Regione: - 53 scuole materne, per complessivi 12.860 milioni 100 scuole elementari, per 32.210 milioni 143 scuole medie, per 45.970 milioni 99 scuole medie superiori, per 141.909 milioni.
Il totale complessivo è di 232.949 milioni. Per quanto riguarda la legge attuale abbiamo tenuto riunioni presso tutte le amministrazioni provinciali, alle quali abbiamo convocato tutti i Sindaci che avevano avanzato richieste per 772 miliardi, per spiegare loro per quale motivo potevamo elargire solo 58,8 miliardi ed i criteri che eravamo obbligati ad assumere. Anche questo adempimento nei confronti dei Sindaci è stato fatto nell'istruttoria preliminare al provvedimento. Volevo solo assicurare che nei limiti delle possibilità, avevamo già rispettato il dovuto comportamento e che la nostra documentazione - come il Consigliere Chiezzi può rilevare negli allegati - comprende anche la memoria storica del passato, nonché i criteri che ci hanno guidati nel ripartire i 58,8 miliardi che lo Stato ci ha trasferiti.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo emendato verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 21 voti favorevoli, 8 astenuti (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione) - Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli

Esame testo unificato dei progetti di legge nn. 23 e 105 - Attuazione del DPR n.175/88 relativo al recepimento della direttiva CEE n. 82/501 inerente i rischi di incidenti rilevanti connessi con determinate attività industriali. Disciplina delle funzioni di competenza regionale (Rinvio in Commissione)


PRESIDENTE

Pongo in votazione la proposta di rinvio in Commissione il testo unificato dei progetti di legge nn. 23 e 105.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il rinvio è approvato all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.


Argomento:

Esame testo unificato dei progetti di legge nn. 23 e 105 - Attuazione del DPR n.175/88 relativo al recepimento della direttiva CEE n. 82/501 inerente i rischi di incidenti rilevanti connessi con determinate attività industriali. Disciplina delle funzioni di competenza regionale (Rinvio in Commissione)

Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,40)



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