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Dettaglio seduta n.143 del 22/04/92 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, i processi verbali delle adunanze consiliari del 16, 23, 30 e 31 luglio 1991, distribuiti nella scorsa seduta consiliare, si intendono approvati.


Argomento: Cave e torbiere - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interpellanza n. 618 dei Consiglieri Majorino e Zacchera, inerente la situazione alla soc. Amiantifera di Balangero


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 618 dei Consiglieri Majorino e Zacchera, cui risponde l'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore regionale

Ho provveduto, con mia comunicazione prot. n. 1217/SP del 23 settembre 1991, a segnalare all'Ingegnere Capo del Corpo delle Miniere - Distretto Minerario per il Piemonte e la Valle d'Aosta - il persistere da parte della concessionaria svizzera "Mineral &Limited" del giacimento di amianto sito in località San Vittore nel Comune di Balangero.
Come suggerito dai Consiglieri interroganti, ho altresì richiesto al Corpo delle Miniere di attivare i provvedimenti espressamente previsti dal Regio Decreto 29 luglio 1927 n. 1443 in materia di concessioni minerarie in particolare secondo gli articoli 26 e 38, in base ai quali la concessionaria, fin dal momento della pronuncia della concessione di sfruttamento minerario, sarebbe tenuta alla manutenzione ed alla sicurezza del giacimento di amianto.
Sono tuttora in attesa della risposta; non appena il Corpo delle Miniere mi farà avere le proprie osservazioni, sarà mia cura trasmetterle ai Consiglieri interroganti, che ringrazio per il suggerimento e la collaborazione.
Devo aggiungere che poiché da settembre non è giunta alcuna risposta sarà mia cura sollecitare in tal senso il Corpo delle Miniere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Mi dichiaro soddisfatto e ringrazio l'Assessore.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici

Interrogazione n. 736 del Consigliere Marino, inerente il trasferimento multinazionale Ashland, da Milano a Vicolungo (Novara)


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n. 736 del Consigliere Marino, cui risponde ancora l'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore regionale

Comunico che in data 23 dicembre 1991, con deliberazione n. 192-11972 la Giunta regionale ha deciso di non accogliere la domanda di autorizzazione presentata, ai sensi dell'art. 6 del DPR n. 203/88 dall'Impresa Ashland Chemical Italiana S.p.A., concernente l'installazione di un nuovo impianto di produzione e commercializzazione di resine per fonderia, da ubicarsi nel Comune di Vicolungo (NO).
La Giunta regionale nei formulare detto diniego, che va nel senso di quanto auspicato dal Consigliere interrogante, ha tenuto in debito conto le motivazioni contrarie espresse (ai sensi dell'art. 4 del DPR n. 203/88) dal Sindaco del Comune di Vicolungo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

Mi dichiaro soddisfatto e ringrazio l'Assessore.


Argomento: Cave e torbiere

Interrogazione n. 768 dei Consiglieri Maggiorotti, Segre e Chiezzi inerente la cava di Mazzè


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione n. 768 dei Consiglieri Maggiorotti, Segre e Chiezzi, cui risponde l'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore regionale

L'interrogazione riguardala cava in località Cascina Campagnetti in Comune di Mazzè (TO) esercitata dalla ditta EMI s.a.s..
La cava di cui sopra è stata autorizzata ai sensi della L.R. 69/78 con deliberazione della Giunta municipale di Mazzè n.172 in data 1/6/1991 a seguito dell'iter istruttorio del Servizio Regionale Cave e del parere favorevole espresso dalla Commissione tecnico-consultiva regionale Cave.
Prima di concedere la predetta autorizzazione l'Amministrazione comunale, con deliberazione n.123 del 26/4/1991, si esprimeva negativamente ritenendo inidonea, relativamente al traffico dei mezzi di cava, la viabilità pubblica in prossimità del sito.
A tale riguardo la ditta EMI S.A.S, ha ripresentato una proposta di piano viario ritenuto idoneo dall'Amministrazione comunale per cui l'istanza è stata accolta con la deliberazione n. 172 suddetta.
In merito alle argomentazioni addotte nell'interrogazione di cui trattasi si possono esporre le seguenti considerazioni: l'area di cava non è sottoposta a vincoli di natura pubblicistica (L.R.
45/89 e L. 431/85) l'autorizzazione è stata rilasciata fino al 3]/12/1995 e non per 8 anni come indicato nell'interrogazione trattasi di intervento finalizzato al miglioramento agrario di parte di un frutteto; nell'area interessata la superficie presenta ghiaia affiorante e una copertura di terreno agrario molto limitata; inoltre i metri cubi di materiale da asportare risultano essere 63.000 e non 105.000 come indicato nell'interrogazione; i lavori di cava consistono nell'arretramento della scarpata attuale con successivo riporto di terreno vegetale il nuovo percorso del sito di cava fino agli assi di percorrenza pubblica interessa una strada interpoderale.
Dal sopralluogo effettuato dai funzionari del Servizio Cave in data 9/10/1991 è emerso che in tale strada sono in corso, evidentemente con il consenso degli aventi diritto, i lavori di inghiaiatura e sistemazione per renderla idonea al transito degli automezzi impiegati per il trasporto del materiale; della suddetta sistemazione i proprietari dei fondi adiacenti traggono senza dubbio vantaggio dal suddetto miglioramento.
Infine, il dott. Vittorino Novello è iscritto all'Ordine Dottori Agronomi e Forestali di Torino al numero 249.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

La risposta dell'Assessore all'interrogazione giunge con incredibile ritardo: dal settembre 1991 arriviamo all'aprile 1992. Rilevo questo ritardo non in termini formali ma sostanziali, in quanto nel settembre scorso gli interroganti richiedevano al Presidente della Giunta regionale e all'Assessore di emanare un provvedimento urgente che consentisse gli accertamenti della cava in Comune di Mazzè prima di effettuare lavori di sistemazione viaria e di coltivazione della cava stessa.
L'Assessore risponde solo ora e risponde in termini, per quanto mi riguarda, insoddisfacenti, perché fotografa lo stato di fatto e, a interventi avvenuti, dichiara che tutto è in ordine.
Gli elementi che avevamo richiamato nell'interrogazione, relativamente alle obiezioni mosse da alcune associazioni (Adam, Gruppo Idea, Pro Natura e Lega ambiente) a proposito della strada vicinale - larga solo due metri e mezzo, con fondo assolutamente inadeguato, che avrebbe dovuto inevitabilmente essere ampliata e consolidata e quindi avrebbe comportato operazioni di movimento terra, spostamenti di canalizzazioni, ecc.
rimangono inevasi nella risposta dell'Assessore.
Ancora una volta, su un fatto non irrilevante, l'economia che lucra con disattenzione dell'ambiente continua ad essere il modo prevalente di produrre e di utilizzare il territorio. Tutto si può aggiustare e tutto pu essere giustificato, anche questo intervento. Duole verificare che di fronte ai problemi dell'ambiente c'è sempre qualche ragione economica che consente di comprimere gli interessi ambientali a favore di interessi economici a breve termine. Il profitto a breve termine prevale ancora su conti economici a più lungo termine, quelli che guardano più lontano, alle generazioni future.
Per i motivi sopra esposti, mi dichiaro insoddisfatto della risposta dell'Assessore.



PORCELLANA FRANCESCO


Argomento: Cave e torbiere

Interrogazione n. 785 del Consigliere Marino inerente la cava della ditta Sciandra Marco sita in località Molino a Cassano Spinola


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interrogazione n. 785 del Consigliere Marino.
Risponde l'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore regionale

Innanzitutto devo chiarire che nel caso specifico non si tratta di concessione regionale, ma di autorizzazione dell'Amministrazione comunale di Cassano Spinola. L'equivoco probabilmente nasce dal parere della Commissione regionale che è consultivo e non riveste alcun valore amministrativo ai fini dell'autorizzazio-ne ad esercire l'attività estrattiva: Il suddetto parere costituisce in ogni caso un riferimento tecnico, ed infatti con deliberazione n. 84 del 21/8/1986 la Giunta municipale di Cassano Spinola ha autorizzato l'esercizio della cava oggetto dell'interrogazione, recependo totalmente le prescrizioni di coltivazione e di recupera contenuti nel parere della Commissione del 25/7/1986.
In seguito, senza dare comunicazione all'Assessorato, il Consiglio comunale in data 18/5/1987 ha espresso parere favorevole in linea di massima alla richiesta della ditta Marco Sciandra per la realizzazione di un lago nell'area di cava; in data 22/4/1988 lo stesso Consiglio comunale ha autorizzato la ditta esercente ad eseguire ricerche in ordine alla fattibilità del lago; infine con provvedimento del 21/9/1989 il Sindaco ha ordinatola realizzazione dell'intervento proposto.
Recentemente, a seguito di sopralluogo, è stato accertato che il lago ultimato nell'agosto scorso, ha una superficie di circa 9.000 mq, per una profondità di 3 metri.
Per quanto concerne la presenza di rifiuti costituiti da macerie edili il Sindaco di Cassano Spinola con provvedimento del 30/2/1991 ha diffidato la ditta esercente alla rimozione dei materiali depositati provvisoriamente nell'area di cava. Durante il sopralluogo si è accertato che la ditta interessata aveva ottemperato alla diffida.
Alla luce della situazione venutasi a creare si possono fare le seguenti considerazioni: 1) l'Amministrazione comunale, nell'ambito delle proprie competenze in materia di uso e tutela del suolo, ha ritenuto opportuno destinare parte dell'area a lago per la pesca sportiva. Nell'operare questa scelta, che pu rivestire senza dubbio una sua validità, l'Amministrazione stessa non ha valutato a fondo che era necessario procedere secondo quanto stabilisce la L.R. 69/78 in quanto l'area è tuttora soggetta alle norme della suddetta legge. In altri termini, da parte dell'Amministrazione era doveroso richiedere un parere regionale in merito alla modifica del piano di coltivazione e del progetto di recupero ambientale 2) senz'altro il recupero ambientale dell'area formalmente non è conforme a quanto stabilito con la deliberazione autorizzativi e pertanto non può definirsi corretto sotto il profilo amministrativo. Senz'altro la realizzazione di laghi di modeste dimensioni, se garantisce la salvaguardia di eventuali falde protette ed un corretto utilizzo dello stesso, non altera sostanzialmente l'assetto dell'area. Infatti in altri casi e in altre situazioni la realizzazione di laghi, di zone umide o di oasi faunistiche è auspicata e richiesta da varie organizzazioni 3) non si rileva un comportamento al di fuori delle norme da parte della ditta esercente in quanto l'intervento estrattivo è stato autorizzato secondo le norme della L.R. 69/1978 ed il successivo approfondimento dello scavo è stato autorizzato dal Consiglio comunale con 9 voti favorevoli ed 1 astenuto 4) l'autorizzazione all'esercizio della cava scade il 31/8/1992 e conseguentemente la polizza assicurativa dell'importo di L. 132.500.000 è tuttora valido e verrà a scadenza, ai sensi dell'ara. 5 delle condizioni generali di assicurazione, alla data di approvazione del certificato di collaudo delle opere di recupero ambientale che sarà realizzato alla conclusione dei lavori di cava.
Segnalo infine che si è provveduto a invitare il Sindaco di Cassano Spinola ad inviare all'Assessorato tutta la documentazione relativa alla realizzazione del lago affinché la Commissione valuti l'opportunità dell'intervento e verifichi la sicurezza di un corretto uso del lago.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

Ringrazio l'Assessore, anche se ho qualche difficoltà di comprensione rispetto alle cose da lui dette.
Dalla documentazione in mio possesso e dalle segnalazioni fatte dalle associazioni ambientaliste della zona, in particolare dal WWF, risulta abbastanza chiaro quello che, almeno in parte, anche l'Assessore ha confermato. L'azienda ha presentato un progetto di coltivazione di cava come normalmente avviene - cosa che richiede un'autorizzazione comunale e credo anche un parere della Commissione Cave e Torbiere della Regione, ma nella pratica tutte le indicazioni date da diversi soggetti, non solo quelli più strettamente ambientalisti della zona, dicono che i fatti hanno trasceso dai contenuti del progetto presentato e autorizzato dal Comune e su cui c'è stato anche un parere della Regione.
Colgo l'occasione per chiedere all'Assessore se la Commissione Cave e Torbiere con i nuovi membri è stata attivata oppure no, perché mi risulta che a qualche settimana fa, per quanto le nomine fossero state fatte da molti mesi, la Commissione non era ancora stata attivata in quanto uno dei nominati non aveva ancora dato il proprio formale consenso alla nomina motivazione questa che a me non sembra adeguata a giustificare il fatto che una Commissione per almeno sei o sette mesi non venga rinnovata. Se nel frattempo non si fosse ancora provveduto, sollecito l'Assessore e la Giunta a rimuovere le eventuali cause che rendono non totalmente efficiente ed operante la Commissione Cave e Torbiere.
Detto questo, al di là del fatto che l'autorizzazione scade a settembre, non ho chiari quali interventi attui la Regione rispetto a una situazione nella quale i contenuti originari del progetto che la Regione stessa ha visionato vengono superati, a me viene da dire illegalmente (questa mi sembra la parola giusta), da una ditta che a quanto risulta ha asportato quasi il doppio del materiale per cui era autorizzata, che in realtà ha fatto la coltivazione di cava a due chilometri di distanza dal punto rispetto al quale aveva chiestole autorizzazioni al Comune e il parere alla Regione, ché ha attivato un processo di ripristino molto diverso da quello originario, non solo perché le piantumazioni non sono state eseguite nel modo indicato nel progetto originario, ma addirittura è nato un lago. A questo punto, o la Regione c'è e fa qualcosa oppure è preferibile che questo percorso, che abbiamo acquisito attraverso la L.R.
69/78, venga riverificato, perché se avvengono cose di questo genere e non succede nulla - addirittura nasce un lago che non era per nulla previsto nel progetto originario -, quale funzione di controllo del territorio in situazioni non irrilevanti come questa hanno la Regione, l'Assessorato e la Commissione competente?



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore regionale

Per quanto riguardala nuova Commissione Cave io sono totalmente d'accordo con il Consigliere Marino; mi risultava che non fosse stata attivata in quanto non era ancora pervenuta accettazione da parte di un membro supplente, però questo è un problema che riguarda la Presidenza del Consiglio regionale e non l'Assessorato né la Giunta. Anch'io però sostengo che occorre definire al più presto la situazione.
Per quanto riguarda la questione in sé ci sono stati due momenti: primo, la domanda del Comune di Cassano Spinola alla Regione sulla quale è stato formulato il parere e la prima autorizzazione recepisce totalmente ciò che la Commissione consultiva aveva detto; secondo, un ulteriore provvedimento del Comune che non ci è stato assolutamente comunicato e che noi abbiamo scoperto soltanto dopo. Questo va contro la L.R. 69/78 ed è per questo motivo che abbiamo chiesto al Comune di Cassano Spinola di inviarci tutta la documentazione. Una volta avuta tutta la documentazione vedremo come operare. Sono d'accordo con il Consigliere che questo è il modo per aggirare la L.R. 69/78.


Argomento: Beni culturali (tutela, valorizzazione, catalogazione monumenti e complessi monumentali, aree archeologiche) - Archivi

Interrogazione n. 130 dei Consiglieri Rabellino, Farassino e Vaglio inerente il recupero del patrimonio storico e culturale sito in Cavour del sen. Giolitti


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interrogazione n.130 dei Consiglieri Rabellino Farassino e Vaglio, cui risponde l'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

Con riferimento all'interrogazione menzionata dal Presidente manifesto la piena disponibilità ad esaminare la possibilità di patrocinare all'interno del quadro disposto dalla legge 58 e in presenza delle necessarie garanzie di fruizione pubblica, eventuali interventi per il recupero dei materiali giolittiani e il restauro della villa che la famiglia dello statista piemontese possedeva a Cavour.
Per quanto riguarda carte, cimeli, ricordi, oggetti strettamente personali e di famiglia di Giovanni Giolitti confiscati in epoca fascista l'Archivio centrale dello Stato in Roma, direttamente interpellato dagli uffici dell'Assessorato a cui sono preposto, ha confermato di conservare tre versamenti Giolitti, nessuno dei quali però a titolo di deposito o confisca. Il primo versamento del 1928 fu disposto a termini di legge dal Ministero degli Interni, gli altri (1948 e 1962) risultano concordati su diretta sollecitazione del figlio di Giolitti, Antonio. Tali versamenti consistenti esclusivamente di materiale cartaceo, riguardano l'attività politica e parlamentare di Giovanni Giolitti e sono quindi classificati, ai sensi dell'art. 76 del Regolamento 2/10/1963, come atti di pubblico interesse non restituibile ai privati.
Presso l'Archivio di Stato di Torino si trova invece come deposito un ulteriore fondo Giolitti di limitata entità. Anche in questo caso si tratta però di materiale cartaceo che qualora venisse reso agli eredi difficilmente potrebbe essere impiegato a scopi ostensivi di carattere museale restando tutelato a fini di conservazione dalla vigente normativa archivistica e dalle disposizioni della Legge n. 1089/39.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Questa interrogazione risale al lontano ottobre 1990. E' inutile quindi invitare la Giunta a una maggiore sollecitudine nelle risposte perché a distanza di un anno e mezzo è difficile da parte degli interroganti essere ancora presenti sui fatti.
Ricordo che in quel periodo fu manifestata la volontà da parte degli eredi della famiglia Giolitti di istituire un museo con tutto il materiale a disposizione, non solo la villa, ma sia la Regione sia la Provincia che erano state interpellate praticamente diedero un parere negativo. Con la nostra interrogazione intendevamo sapere come mai la Regione in particolare aveva dato parere negativo. Nel momento in cui si dovesse aprire questo museo si potrà richiedere agli Archivi di Stato di Roma e di Torino la restituzione del materiale a suo tempo confiscato non tanto alla famiglia quanto a un costituendo museo. In quest'ottica deve essere vista la richiesta del materiale che è andato quasi del tutto disperso.


Argomento: Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli

Interrogazione n. 841 dei Consiglieri Bosio e Buzio inerente l'attuazione L.R. n. 15 del 7/3/89


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione n. 841 dei Consiglieri Bosio e Buzio.
La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

La L.R. n. 15/89 ha avuto nell'89, primo anno di applicazione, uno stanziamento di 900 milioni. Entro la scadenza prevista dalla legge stessa sono pervenuti alla Regione 184 programmi comunali per un totale di 304 richieste di intervento, di cui 158 ammissibili a finanziamento e 91 finanziate con delibera della Giunta regionale n. 180 dell'89.
Nel secondo anno viene confermato lo stanziamento regionale di 900 milioni, mentre si rileva un notevole incremento del numero delle domande pervenute. I programmi comunali sono stati 225 per un totale di 335 richieste di intervento, di cui 243 ammissibili a finanziamento e 92 finanziate con delibera n. 1447 del '90. Nel '91 lo stanziamento è stato di un miliardo, i programmi comunali pervenuti sono stati 201 per un totale di 340 richieste di intervento, di cui 198 ammissibili a finanziamento e 136 finanziate con delibera n. 7941 del 23/7/91.
Per quest'anno le richieste pervenute sono circa 5.000 e l'istruttoria è in corso. La documentazione relativa è comunque esaminabile da parte degli interroganti; ovviamente nel dettaglio sono un centinaio di pagine.
In conclusione debbo dire che questa legge ha attivato risorse in misura cospicua ed a fronte del miliardo di media erogato dalla Regione si sono attivate energie e risorse locali pari a circa dieci volte l'impegno regionale; quindi ha svolto correttamente finora il suo compito, che era quello non tanto di finanziare, data la situazione del bilancio regionale ma di attivare energie sul posto che si sono dimostrate esistenti e pronte a rispondere ad un impegno pubblico nella direzione del recupero, del restauro e della riutilizzazione di beni artistici della nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Buzio.



BUZIO Alberto

Sarò molto rapido. Gradirei avere la risposta scritta e se l'Assessore ha la cortesia di farci avere la documentazione la esamineremo puntualmente.


Argomento: Valutazione impatto ambientale - Cave e torbiere

Interrogazione n. 836 del Consigliere Cavallera e interrogazione n. 897 dei Consiglieri Segre, Miglio e Staglianò, inerenti lo sfruttamento minerario area Parco Ligure del Beigua presso le sorgenti del Torrente Orba


PRESIDENTE

Passiamo ora alle interrogazioni n. 836 e n. 897 cui risponde congiuntamente l'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

Sarà una risposta non laconica, ma addirittura telegrafica, perché per quanto di competenza al Settore Beni ambientali non è pervenuta alcuna richiesta di autorizzazione, né si conoscono elementi, per quanto ricercati, più dettagliati sull'argomento.
Per quanto attiene al Settore Parchi, anch'esso compreso nel mio Assessorato, l'interrogazione non è riferita allo stesso perché si tratta di interventi previsti dalla Regione Liguria che non avrebbero, per gli elementi che sono in nostro possesso, alcun riflesso su nessuna delle aree istituite a parco o riserva naturale della Regione Piemonte. Ovviamente in presenza di questa interrogazione mi sono attivato perché ogni richiesta venga esaminata e filtrata nel modo più attentò e anche rigoroso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Ringrazio l'Assessore Nerviani per questa risposta, nei limiti di quelle che sono le conoscenze della Regione Piemonte. Si coglie l'occasione per richiamare l'attenzione dell'Assessore e di tutta la Giunta regionale in ordine ai rapporti con la Regione Liguria per quanto attiene all'inquinamento e la tutela delle acque e dei corpi idrici che interessano le due Regioni. Non intendo partire dal solito caso Bormida, che tutti conosciamo, ma non è la prima volta che dobbiamo interessarci del Torrente Orba; già nel passato abbiamo avuto diverse vicende, la questione Mamut fabbrica di sostanze chimiche e plastiche, successivamente la Cromium di Masone e adesso la vicenda della cava di Rutilo nei Comuni del versante dell'Orba, facenti parte della Regione Liguria.
Penso che su queste vicende occorrano non degli interventi episodici ma la stipulazione di un accordo o un patto di consultazione prima di dare delle concessioni o dei pareri per insediamenti. La cosa riguarda soprattutto la Regione Liguria più che il Piemonte, poiché il Piemonte è ubicato a valle, per evitare che interventi come quelli programmati dalla Regione Piemonte - ad esempio nel caso del Parco dell'Orba che è stato recentemente ampliato e vi sono prospettive di ulteriore ampliamento vengano vanificati da decisioni che a monte prendono altre autorità e magari in modo contrastante con quelle che sono le programmazioni della nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segre.



SEGRE Anna

Ringrazio l'Assessore Nerviani per avere risposto a questa interrogazione di cui mi rendevo benissimo conto che la competenza regionale fosse della Regione Liguria- per quanto riguarda la parte più importante del problema, cioè la concessione mineraria. Devo però dire che la questione mi è stata segnalata da associazioni ambientaliste.
Come è noto, se sussistono i confini amministrativi tra le Regioni, tra i problemi ambientali e di inquinamento non vi sono confini e quindi la preoccupazione che l'apertura della cava di titanio nell'area del Parco del Monte Beigua avesse delle conseguenze di importanza notevole anche sull'area piemontese mi è stata sottolineata da più di un'associazione e da parte di amministratori locali. Questa interrogazione ha comunque avuto il risultato - e l'Assessore Nerviani l'ha confermato - di mettere un occhio di sorveglianza sull'area, in quanto le sorgenti dell'Orba, e di conseguenza tutto l'Ovadese che è piemontese, potrebbero essere contaminate dall'apertura della miniera. Quindi, è bene sorvegliare, come l'Assessore Nerviani ha peraltro affermato.


Argomento: Parchi e riserve

Interrogazioni n. 934 del Consigliere Segre, n. 935 del Consigliere Marino e n. 936 del Consigliere Chiezzi, inerenti l'abbattimento di alberi ad alto fusto in località Ros Gros nel Comune di San Mauro - area Parco naturale della Collina di Superga


PRESIDENTE

Passiamo ora alle interrogazioni nn. 934, 935 e 936, rispettivamente dei Consiglieri Segre, Marino e Chiezzi.
Risponde l'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

Con le interrogazioni in oggetto vengono richiesti chiarimenti in merito ad un intervento di disboscamento in Comune di San Mauro nel Parco naturale della Collina di Superga. In particolare si richiede: se gli abbattimenti siano stati autorizzati e se rispondano gli stessi ai requisiti di conformità , forestale previsti dalle leggi se siano state intraprese iniziative per evitare che tali episodi si ripetano; a quale stadio sia giunto il previsto Piano paesistico della Collina di Torino se sia stata decisa la nuova sede dell'Ente di gestione del Parco quando saranno integrati gli organici dell'Ente e quando saranno autorizzati i concorsi peri due dipendenti amministrativi previsti in organico; - a che punto siano le nomine dei rappresentanti dei Comuni di Baldissero Torinese, Pino Torinese, Torino e San Mauro Torinese chi abbia eseguito e per conto di chi gli abbattimenti e quale uso sia stato fatto del legname. Su ognuna delle domande di cui sopra si forniscono - spero di essere completo nella risposta - i seguenti elementi.
Gli abbattimenti effettuati non richiedevano alcuna autorizzazione ai sensi delle leggi vigenti in quanto si tratta di bosco ceduo per il quale devono essere rispettate le norme di Polizia forestale, ma non necessita alcun atto autorizzativo. Peraltro, il Corpo Forestale dello Stato ha provveduto ad effettuare sopralluogo dal quale si è potuto constatare che gli interventi sono stati eseguiti nel rispetto delle norme vigenti e che sono stati effettuati con cautele tecniche che rispondono ai requisiti di buona gestione forestale.
Per quanto riguarda eventuali iniziative che s'intendano intraprendere per garantire che i tagli boschivi siano effettuati correttamente, si ricorda che la legge regionale 14/11/91, n. 55, istitutiva del Parco naturale della collina di Superga, prevede espressamente la predisposizione di un Piano naturalistico, individuato come lo strumento di riferimento per la gestione ambientale in generale e del bosco in particolare.
Per quanto riguarda il Piano paesistico della collina di Torino ho già riferito che l'impegno assunto in sede di approvazione in aula della legge istitutiva del Parco di Superga ha trovato una prima concreta risposta nell'affidamento dell'incarico per la formulazione del programma metodologico e di lavoro con deliberazione n. 288-10856 del 25 novembre 1991.
In merito alla localizzazione della sede dell'Ente di gestione delle aree protette della collina torinese la stessa è demandata, a norma della legge regionale 22 marzo 1990, n.12, allo Statuto dell'Ente medesimo: poiché, per l'approvazione dello Statuto, è necessario che sia insediato l'Ente di cui alla L.R.14/11/91, n. 55, istitutiva del Parco, la definizione della sede sarà atto demandato al Consiglio Direttivo del Parco. Al momento comunque, in fase transitoria, le funzioni di gestione sono esercitate dall'Ente che gestisce la Riserva naturale e speciale del Bosco del Vaj e pertanto la sede è quella esistente presso il Comune di Castagneto Po. L'integrazione degli organici con l'assunzione di tre guardiaparco da destinarsi all'area della Collina di Superga è stata autorizzata dalla Giunta regionale con deliberazione n. 137-13402 del 9 marzo 1992. Pertanto è compito dell'Ente di gestione attivare e concludere le relative procedure concorsuali.
Per quanto riguarda i due dipendenti amministrativi, uno è già stato assunto e l'altro sarà assunto a breve termine, essendo in fase di esaurimento la relativa procedura concorsuale. In merito alle nomine dei rappresentanti dei Comuni in seno al Consiglio Direttivo, alla data odierna risultano essere già stati nominati quelli dei Comuni di Castagneto Po e di Baldissero Torinese, mentre si è in attesa degli atti deliberativi dei Comuni di Torino, Pino Torinese e San Mauro Torinese.
Infine, in merito al tipo di utilizzo del legname ricavato dal taglio oggetto dell'interrogazione e ai soggetti che l'hanno eseguito, in relazione alle risposte sopra fornite in merito alla legittimità dell'intervento, sembra superflua la risposta, sottolineando che gli interventi sono stati commissionati dai singoli proprietari..



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghe e colleghi Consiglieri, è con grave allarme che il taglio di notevoli quantità di piante all'interno del Parco di Superga era stato accolto dall'opinione pubblica. In effetti le fotografie sui giornali denunciavano abbattimenti di gran lunga superiori ai normali tagli di bosco ceduo che possono avvenire anche all'interno della collina torinese, e si trattava oltretutto di essenze pregiate, non di robinia pseudoacacia o altro, ma di fusti di rovere e di castagno. E' questo che ha, determinato un grave allarme.
Perché tutto questo sia successo in modo così massiccio come si è letto sulla stampa quotidiana, anche per l'apertura di piste successivamente alla creazione dell'Ente parco, è un punto, Assessore Nerviani, che mi permetto di sottolineare. Non era mai successo recentemente, in collina, di assistere ad abbattimenti di tale entità sia pure dichiarandoli di bosco ceduo. Quando interessa essenze che si dichiarano essenze vetuste, invece sono essenze di rovere e di castagno mi sembra che l'affermazione vada presa con le pinze.
A fronte di questi interventi rimane una difficoltà in ordine alla messa a regime del Parco di Superga. L'Assessore ha dato alcune notizie: non siamo ancora pronti! Occorre procederei con la massima speditezza perché temo che in realtà si giochi abbastanza sui ritardi degli enti pubblici una volta predisposte leggi come quella istitutiva del Parco di Superga.
Sappiamo che la collina di Torino è un organismo delicatissimo e prezioso, sul quale gli appetiti di chi intende utilizzarlo e sfruttarlo a proprio uso, per ricavarne un valore economico, non sono mai cessati. Le tensioni speculative sulla collina di Torino durano da anni: fin dal 1970 quando le Giunte di allora e il prof. Vigliano avevano affrontato il tema di una politica per la collina di Torino (che va da Torino fino a Casalborgone) tesa a valorizzare le caratteristiche ambientali di questo enorme polmone verde.
L'attenzione per quanto avviene sulla collina non è mai troppa.
Continuo a esprimere preoccupazione per quanto è avvenuto, e chiedo all'Assessore di verificare fino in fondo anche di persona la logica di questi tagli, anche riferendosi al fatto che sono state aperte delle piste.
Chiedo all'Assessore di effettuare ulteriori verifiche sulla legittimità di questi interventi da un lato e dall'altro chiedo che sia avviata la predisposizione di tutte le misure che consentano al Parco di Superga di prendere veramente in consegna quest'area con sedi personali e attività conseguenti. In particolare sollecito la redazione del Piano paesistico: Questo discorso - ahimè - comprende i ritardi che la Regione Piemonte ha in compiti di istituto primari come quelli della pianificazione territoriale e continua a eludere nonostante le sollecitazioni che come opposizione vengono fatte spesso in quest'aula.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

Non mi dichiaro particolarmente soddisfatto della risposta dell'Assessore per i seguenti motivi. Da una parte perché ritengo che l'affermazione di avere tagliato cedui e non fusti non sia del tutto veritiera. Se si guardano le fotografie l'impressione è di tutt'altro tipo ovvero è quella di trovarsi di fronte a un taglio non tanto di cedui ma di veri e propri fusti, peraltro, come già rilevato, di essenze di particolare pregio quali il rovere e il castagno.
In secondo luogo, vorrei sottolineare un'altra questione inerente a questo problema: come si può conciliare un taglio di questa estensione fatto nelle forme che abbiamo rilevato, con il concetto proprio della legge istitutiva del parco della collina laddove si dice che fra le ragioni istitutive vi è anche quella di salvaguardare la flora, la fauna e via dicendo, quindi proteggere anche l'assetto vegetazionale? Secondo me c'è un contrasto. Con questo non voglio dire che si debba impedire in tutti i modi l'esercizio delle attività silvicole, ma sicuramente queste devono essere ricondotte all'interno di una strategia di intervento più complessiva e che dà delle risposte anche in tempi successivi a quelli dei tagli che vengono effettuati.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

Chiedo scusa dell'interruzione, ma intervengo soltanto per dire che anche gli strumenti a nostra disposizione sono quelli che sono. Se l'organo di Polizia forestale assicura che i tagli sono avvenuti secondo le norme e nel rispetto anche dell'attività vegetazionale del parco, io non posso che prenderne atto.



MIGLIO Mario

Possiamo essere d'accordo che l'autorità competente in merito alla individuazione della legittimità di intervenire tagliando i fusti è il Corpo Forestale dello Stato. Sappiamo al pari - questo è un dibattito che possiamo fare in altre sedi - che solitamente l'approccio tenuto dal Corpo Forestale è sempre stato quello non tanto della salvaguardia dell'ambiente quanto della produttività 'delle essenze legnose, quindi un approccio sicuramente diverso da quello che noi proponiamo anche per tramite dell'istituzione dei parchi delle riserve naturali. Un'altra visione potrebbe forse correggere questo atteggiamento unidirezionale che è proprio del Corpo Forestale dello Stato. Quello che intendevo dire, al di là della divaricazione fra i poteri di intervento fra le varie Amministrazioni dello Stato e della Regione, è se esiste - è una domanda che rivolgo in questa sede all'Assessore che prego comunque di avviare una verifica - un piano di intervento successivo. Il danno, continuerei a chiamarlo così, si è consumato: siamo nella condizione di attuare un.piano di intervento di riforestazione per recuperare un assetto vegetativo che in una certa misura è stato compromesso? Questa è la domanda che rivolgo all'Assessore che invito ad intervenire in misura maggiore, da un lato verificando a posteriori del taglio che cosa si intende fare per ricreare le condizioni originarie in questo sito dall'altro, rispetto a quanto si era deciso di fare quando era stata approvata la legge istitutiva del parco della collina: se il piano di intervento (sia piano paesistico o piano d'area o piano di riforestazione non importa) è prossimo ad essere concretizzato nelle sue linee generali perché solo in questo modo riusciremo a passare da una logica di vincolo passivo, con una presunta immobilità delle azioni sul territorio, alla definizione di progetti di intervento che ci permetterebbero in maggior misura di verificare la congruità di interventi anche di tale tipo rispetto agli obiettivi definiti con la legge istitutiva del parco della collina.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

Mi rendo conto delle difficoltà che possono avere l'Assessore e gli uffici dell'Assessorato quando ricevono segnalazioni come quella del Corpo Forestale dello Stato che dicono che quanto è avvenuto nella collina di Superga è tutto regolare. Dopodiché credo che l'Assessore abbia avuto, come abbiamo avuto noi, almeno alcuni Consiglieri, su segnalazione di ambientalisti e cittadini della zona, delle fotografie di che cosa è stato tagliato nella collina di Superga. Si può quindi valutare che cosa effettivamente è stato tagliato perché le fotografie non sono un'opinione.
Sul parco della collina torinese si stanno addensando progressivamente come era prevedibile, una serie di tensioni di diverso tipo dietro le quali esistono diversi interessi che talvolta coincidono e talvolta entrano in collisione fra loro, rispetto alle quali anche queste occasioni di risposta a numerose interrogazioni sull'argomento sono un momento da cogliere.
Quando nell'ottobre 1991 il Consiglio regionale votò l'istituzione dell'area protetta della collina torinese - se non sbaglio questo è il nome ufficiale del parco che è nato - avevamo tutti presente da una parte i limiti di estensione del parco che veniva istituito e dall'altra la prospettiva che si apriva, seppure con un intervento limitato come questo.
Nell'ordine del giorno che venne approvato all'unanimità insieme all'istituzione del Parco, fra le altre cose si diceva che "si impegnava la Giunta ad avviare un piano paesistico che includesse il territorio sopraccitato al fine di tradurre i vincoli passivi attualmente vigenti in strumento programmatico, ad esercitare un puntuale controllo sulle attività insediative in tale territorio alfine di salvaguardare i beni culturali e ambientali; a rendere conto alla Commissione consiliare competente, ad un anno di distanza dall'istituzione del Parco naturale della collina di Superga, dei risultati ottenuti e della possibilità di proporre una modifica in estensione degli attuali confini".
Mi risulta che a monte della stesura dal piano paesistico sia stato svolto, da parte dell'Assessorato, un lavoro assai impegnativo. Permane uno dei problemi generali dei parchi, e tanto più di quello in discussione: alle spalle dell'istituzione dei parchi mancano strutture reali e concrete che permettano di operare innanzitutto per preservare il parco stesso e per l'assunzione di iniziative che io rendano fruibile al pubblico: l'idea che il parco sia una specie di frigorifero al quale si debba chiudere ogni entrata per non far entrare nessuno, non sempre è condivisibile. Il parco della collina di Torino deve essere salvaguardato da una parte e utilizzato in modo corretto dall'altra. Nell'attuale situazione, però, manca quel minimo di struttura (guardiaparco e non solo) che permetta di operare; la mia impressione è che avvenimenti quali l'abbattimento di alberi di cui stiamo parlando, avvengano in conseguenza della mancata assunzione di qualsiasi tipo di iniziativa successiva alla votazione da parte del Consiglio regionale dell'istituzione del parco: la struttura è rimasta tale e quale.
Ho appreso stamani dall'Assessore che il 9 marzo - a distanza di sei mesi dall'istituzione del parco - è stata avviata la procedura per l'assunzione di tre guardiaparco; inoltre m'è parso di capire che sede del parco rimarrà quella che era, ovvero un buco nel Comune di Castagneto Po sede inidonea per un parco della collina torinese.
Se non si trovano le risorse necessarie per attivare minime iniziative i rischi di costruire parchi di carta sono assolutamente reali: se alla coraggiosa istituzione, per ora sulla carta, del parco della collina di Superga, pezzettino di quello della collina di Torino di prossima istituzione per il quale io e spero molti altri Consiglieri ci batteremo nei prossimi mesi ed anni, non corrisponderanno scelte in termini di risorse, volontà ed iniziative, il parco rimarrà un parco di carta, dietro al quale resta il vuoto.
Se l'Assessore avesse rilevato che i tagli di alberi avvenuti non rientrano nelle norme di legge vigenti, avremmo avuto la consolazione di sentirci dalla parte della ragione, ma mancando di guardiaparco è impossibile qualsiasi controllo: una parte di bosco della collina torinese che è possibile visionare anche attraverso delle fotografie - è stata completamente rasa al suolo e per i prossimi cinque/dieci anni la situazione rimarrà immutata, con tutte le conseguenze in ordine alla stabilità idrogeologica della collina sulle quali non voglio dilungarmi in questa fase di dibattito.
In attesa della scadenza dell'8 ottobre 1992 per ridiscutere in Commissione del parco della collina di Torino, inviterei l'Assessore ad assumere ogni possibile iniziativa affinché il minimo di risorse che abbiamo deciso di destinare siano realmente spendibili. Diversamente l'istituzione dei parchi rimarrà un processo meramente cartaceo di nessuna modifica e tutela del territorio.


Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Propongo l'iscrizione all'o.d.g. del progetto di legge n.133: "Ordinamento delle Comunità Montane".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' iscritto con 35 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Interrogazione n. 533 del Consigliere Maggiorotti inerente la programmazione degli interventi a favore degli immigrati sui temi del bisogno abitativo, lavorativo e di formazione professionale; interrogazione n. 606 del Consigliere Maggiorotti inerente la realizzazione di 2 stages estivi per bambini immigrati e con progetto "estate a colori"


PRESIDENTE

Passiamo ora alle interrogazioni nn, 533 e 606 del Consigliere Maggiorotti cui risponde l'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

L'interrogazione n. 533 concerne sostanzialmente le iniziative attivate o che si intendono attivare da parte dell'Amministrazione regionale in materia di immigrazione extracomunitaria, considerata sotto i suoi vari profili (fabbisogno abitativo, lavoro, ecc.).
L'interrogante fa specifico riferimento, fra l'altro, alla DGR n. 54 1727 del 19/11/1990 (delibera programma per la realizzazione di centri di accoglienza e di servizi per l'anno 1990 ex L. 39/90 "legge Martelli") ed allo stato di attuazione della L.R. 64/89 recante "Interventi regionali a favore degli immigrati extracomunitari residenti in Piemonte".
Al riguardo si precisa quanto segue: con la citata delibera della Giunta regionale si approvava il programma per la realizzazione di Centri di Accoglienza e di Servizi per immigrati extracomunitari, da attuarsi attraverso la stipula di apposite convenzioni con Enti locali, Associazioni di volontariato, Organizzazioni Sindacali ed Associazioni di immigrati, interessati all'istituzione di detti Centri.
Fra questi era altresì previsto il progetto presentato dal Comune di Torino.
Con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 28/12/1990 veniva attribuita alla Regione Piemonte la somma di L. 1.656.000.000 per l'attuazione del programma menzionato. In pari data il Ministro per il Coordinamento della Protezione Civile emanava l'ordinanza n. 2058/FPC inerente "richiesta di interventi di urgenza a favore di stranieri extracomunitari e di profughi stranieri".
In conseguenza di ciò questo Assessorato individuava ulteriori progetti di massima da realizzarsi a cura dei Comuni di Torino, Alba, Biella e Canelli (nota dell'8/2/1991 inviata al Ministero dell'Interno - Direzione Generale dei Servizi Civili).
Per l'attuazione dei suddetti progetti il Ministero dell'Interno, con nota del 2/4/1991, assegnava alla Regione Piemonte la somma di L.
860.000.000.
A fronte quindi dei fondi assegnati (L. 1.656.000.000 + L. 860.000.000) si provvedeva ad attivare la collaborazione con gli Enti interessati, per la realizzazione dei progetti di cui erano titolari, stipulando apposita convenzione atta a regolamentare la collaborazione stessa (delibere della Giunta regionale n.122-8289, n. 123-8290, n. 124-8291 del 2/8/1991).
In tale convenzione, peraltro, si prevedeva la revoca del contributo in caso di inadempienza nella realizzazione dei progetti finanziati.
Inoltre, lo stesso meccanismo di erogazione del contributo (50% alla firma della convenzione ed il rimanente 50% alla presentazione della documentazione attestante l'attività svolta nei termini previsti) consente di poter controllare in modo adeguato la rispondenza delle iniziative attuate con quanto finanziato.
Occorre, infine, sottolineare che la predisposizione del programma regionale per la realizzazione dei centri di accoglienza e di servizi per gli immigrati extracomunitari ha necessariamente comportato il coordinamento e la sen-sibilizzazione di tutti gli Enti ed Organizzazioni interessati al fenomeno.
Per ciò che attiene allo stato di attuazione della L.R. 8/11/1989 n.
64, nel rimandare a quanto evidenziato in merito in occasione della risposta all'interrogazione n. 643 dell'8/7/1991 - sempre a firma del Consigliere Maggiorotti - si ricorda che agli interventi previsti dalla legge è stata data attuazione con DGR n. 38-12018 del 30/12/1991, che prevede l'erogazione di contributi agli Enti, Associazioni ed Organizzazioni operanti a favore degli immigrati, per complessive L.
441.300.000.
Come suggeriva il Presidente, posso dare risposta - se il collega Maggiorotti lo ritiene - anche all'interrogazione n. 606, collegata per un tassello, in termini funzionali, all'Amministrazione comunale di Torino.
L'interrogazione n. 606 concerne la presunta negazione di un contributo da parte dell'Assessore all'Istruzione del Comune di Torino per la realizzazione di due stages estivi per 30 bambini immigrati e non, promossi dal Coordinamento Donne Immigrate.
Si tratta di un riferimento al Comune e non alla Regione, ma mi pare giusto intervenire, anche per la positiva collaborazione fra la città di Torino e la Regione Piemonte in tema di problemi immigratori.
In proposito si deve rilevare che quanto affermato dal Consigliere interrogante non risulta corrispondente alla realtà dei fatti.
Dalle informazioni assunte, in effetti, risulta che l'Assessorato all'Istruzione del Comune di Torino ha deliberato nella Giunta del 27 12/1991 l'erogazione di un contributo di L. 5.000.000 a favore dell'Associazione "Perché No" per l'attuazione dell'iniziativa segnalata in considerazione dell'utilità del servizio stesso.
Detta iniziativa è stata realizzata, nel mese di giugno 1991 con 30-40 bambini circa. Inoltre, occorre far presente che l'Assessorato regionale al lavoro e immigrazione, nell'ambito degli interventi previsti dalla L.R. 64 89 a favore degli immigrati extracomunitari per, l'anno 1991, ha finanziato l'iniziativa dell'Associazione "Centro Filippino di Torino" concernente l'apertura di un asilo nido per accogliere ed assistere bambini da 0 a 3 anni di madri lavoratrici filippine e di un centro di prima accoglienza abitativa.
Per tale iniziativa è stato concesso un contributo di L. 19.000.000 (DGR n. 38-12018 del 30/12/1991).
Quanto sopra, pertanto, si ritiene possa rappresentare, pure in un percorso difficile e in salita, un utile contributo - che ci sforzeremo di migliorare ulteriormente - alle iniziative in atto finalizzate a favorire l'integrazione sociale dei bambini immigrati extracomunitari residenti a Torino.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Poiché l'interrogazione è datata da più di un anno, è chiaro che le risposte sono state assolutamente non tempestive né consentono di fare il punto di una situazione che nell'arco di un anno, appunto, è mutata. In particolare la prima interrogazione di cui si è parlato si riferiva ai criteri di concessione dei contributi. Io chiedevo che si chiarisse e si descrivesse con un certo dettaglio la politica regionale per venire incontro all'emergenza abitativa, lavorativa e nel campo dell'istruzione e della sanità propria degli immigrati provenienti da Paesi non comunitari per i quali (adesso come un anno fa) risulta si stia provvedendo in maniera assolutamente insufficiente ed inefficace.
Se questa affermazione era vera un anno fa, a mio parere è ancor più vera oggi, posto che l'Assessore nella risposta odierna non ha voluto o non ha saputo dire quanti siano i contributi effettivamente utilizzati dagli Enti cui gli stessi erano stati attribuiti.
Ci è stato detto che in attuazione della legge Martelli i contributi ricevuti dallo Stato ammontavano ad un miliardo e 600 milioni; a questa somma si aggiungevano 800 milioni relativi ai capitoli della Protezione Civile. Non ci è stato però detto come le associazioni - tra l'altro, sono prevalentemente associazioni di volontariato cattolico - percettrici di questi contributi li abbiano utilizzati: cosa abbiano in sostanza realizzato in termini di centri di prima accoglienza, di numero di posti letto, e così via. Secondo me il termine di "posto letto" la dice lunga sul tipo-di politica che si sta facendo nei confronti degli immigrati; in realtà l'immigrato non ha solo bisogno di un posto letto, ma di un'abitazione vera e propria.
In sostanza, siamo poco informati su come e per che cosa questi quattrini vengono utilizzati (se lo sono); non sappiamo se sono:, stati utilizzati prevalentemente per la sopravvivenza dell'associazione, se per rimborsare spese al personale volontario, se per acquistare strutture destinate a questi centri o se per là gestione degli stessi: insomma sappiamo pochino, direi quasi nulla.
A questo punto non mi resta altro che chiedere all'Assessore di prevedere, nell'ambito di una seduta consiliare o, in III Commissione, un incontro con i funzionari responsabili del Servizio Migrazioni per avere una relazione dettagliata sull'effettivo utilizzo di questi contributi.
Ripeto, tali contributi ammontano complessivamente, per tutta la regione, a due miliardi e 400 milioni; nella discussione occorrerà tener pure conto dei 7 miliardi che la Regione ha chiesto allo Stato con una nuova deliberazione della fine del 1991; probabilmente non arriveranno se non in minima parte, ma si tratta comunque di 7 miliardi, per attivare centri di prima accoglienza.
Nelle diverse interpellanze da me presentate su tale questione chiedevo anche chiarezza sulle modalità di gestione di questi centri. A noi risultava che l'accoglienza degli immigrati fosse soggetta in maniera arbitraria a regolamenti datisi dalle associazioni, regolamenti tra loro diversificati, che prevedono un più o meno lungo periodo di permanenza degli immigrati, una diversa entità della quota pro-capite che gli "ospiti" dovevano versare per poter ottenere ospitalità; regolamenti- disciplinari per garantire -, a detta delle associazioni - l'ordine all'interno delle strutture. Sollevavo quindi una serie di obiezioni sul come questi regolamenti venivano applicati, perché mi sembrava chela discrezionalità in certi casi, facesse riferimento più all'ideologia di chi gestiva i centri che alla necessità di garantire un vivere civile all'interno degli stessi.
Anche su questo mi sarei aspettato una risposta, che mi auguro ci sia con le interrogazioni successive.


Argomento: Assistenza e sicurezza sociale: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 643 del Consigliere Maggiorotti inerente la demolizione edificio in C.so Giulio Cesare ang. V. Oxilia occupato da extracomunitari interrogazione n. 760 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti inerente gli alloggi siti in C.so Mediterraneo 99 gestiti dall'associazione "Il Riparo" abitati da famiglie extracomunitarie; interrogazione n. 761 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti inerente i fabbricati di C.so Mediterraneo 99 da destinarsi ad abitazione per extracomunitari


PRESIDENTE

Passiamo ora alle altre interrogazioni dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti: nn. 643, 760 e 761 inerenti le tematiche relative alle politiche migratorie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

Il Consigliere ha posto alcuni quesiti ai quali rispondo nell'ambito di un'altra interrogazione. Si tratta infatti di un pacchetto di interrogazioni che trattano questione analoghe e a cui rispondo congiuntamente in maniera sintetica; mi riferisco alle interrogazioni nn.
643,760 e 761, che in parte riprendono altre due interrogazioni, nn. 637 e 674, alle quali ho già risposto la volta scorsa.
Riproponendomi di fornire il testo scritto della risposta, vengo alle specifiche questioni. A proposito de "Il Riparo", dalle informazioni assunte presso il Comune di Torino è emerso - relativamente ad un quesito posto dai colleghi - che il progetto presentato dalla società "Il Riparo s.r.l.", operante come espressione della CARITAS diocesana, prevedeva la sistemazione e la relativa installazione su terreni propri e di proprietà delle Ferrovie dello Stato (corso Vittorio Emanuele 123 e corso Mediterraneo 99) di n.16 prefabbricati, contribuendo alla soluzione delle necessità alloggiative di un gran numero di cittadini extracomunitari presenti nella città.
"Il Riparo", che ha ottenuto regolare autorizzazione con un indice di affollamento massimo di 4 persone per singolo prefabbricato, ospita attualmente nei locali di corso Mediterraneo 99 n. 21 famiglie extracomunitarie indicate sia dai Servizi Sociali, sia dall'Ufficio Stranieri, sia dal privato sociale.
Tra queste alcune famiglie marocchine, presenti da diversi mesi con un contratto di comodato, hanno ospitato per oltre due mesi, montando anche un tendone, cittadini marocchini sgomberati da stabili inagibili che hanno rifiutato i centri di accoglienza offerti dalla Città per un periodo di emergenza di 60 gg.
Tale circostanza (30 nuovi inquilini) ha comportato per un lungo periodo (enorme aumento delle spese di luce, gas ed acqua (L. 3.000.000.000 circa di consumo di energia elettrica in due bimestri), al pagamento delle quali i nuovi inquilini non hanno mai contribuito, non mantenendo peraltro, precisi impegni assunti.
Pertanto, all'avvenuta scadenza dei termini di permanenza gratuita delle famiglie, la società decise di non pagare i sopradetti consumi ingiustificati degli abusivi.
Negli alloggi liberati sono stati sostituiti gli inquilini con rifugiati albanesi e nuove famiglie africane, nel rispetto delle norme regolamentari per l'ammissione all'ospitalità.
Per quanto attiene la demolizione del fabbricato di via Oxilia, dove trovavano rifugio 14 marocchini, nonostante gli accertamenti effettuati anche dallo stesso Comune di Torino non si è purtroppo riusciti a sapere con esattezza chi ordinò detta demolizione senza preavviso creando il conseguente notevole e ben noto disagio agli inquilini. In ogni caso il Comune di Torino, tramite l'Ufficio Stranieri, ha cercato di porre rimedio a tale problema offrendo ospitalità e primaria assistenza ai malcapitati nei centri di accoglienza presenti nella città.
Relativamente al fenomeno delle collaboratrici familiari extracomunitarie licenziate e private dell'alloggio rimando alla risposta che ho dato nel corso della scorsa seduta.
Per quanto riguarda infine lo stato di attuazione nella Regione Piemonte dei programmi di intervento per gli immigrati, l'Assessorato al lavoro e immigrazione ha da tempo posto attenzione, in un percorso difficile e in salita, alla complessità del fenomeno dell'immigrazione extracomunitaria concretizzando alcune azioni atte a risolvere i problemi che da tale fenomeno derivano.
In questo senso preme ricordare che fin dal 1987 con la legge regionale n.1/87 (legge che mi vide nella veste di relatore e non di Assessore) si sono approntati i primi corsi di alfabetizzazione e di formazione professionale e messe a punto le prime intese con l'Ufficio regionale del Lavoro e con le forze sociali.
Successivamente è stata approvata la legge regionale n. 64/89 "Interventi regionali a favore degli immigrati extracomunitari residenti in Piemonte". Tale legge, che per alcuni versi ha anticipato la legge Martelli (L. 39/90), prevede interventi nel campo socio-assistenziale, della formazione e riqualificazione professionale, dell'inserimento scolastico delle attività culturali, dell'informazione, degli studi, indagini e ricerche nonché l'istituzione di centri di prima accoglienza. Solo da questi titoli è facile immaginare la dimensione del problema e della sua emergenza.
Inoltre, onde garantire ai cittadini extracomunitari legalmente residenti ed alle loro famiglie parità di trattamento e piena uguaglianza di diritto rispetto ai cittadini italiani, la legge regionale n. 64189 sancisce detta equiparazione, nel rispetto dei requisiti previsti dalla legge stessa, ai fini dell'accesso da parte dell'immigrato extracomunitario all'edilizia pubblica residenziale di cui alla L.R. 64/84.
Riguardo ai problemi di emergenza alloggiativa di quest'ultimo periodo l'attuazione della L.R. 64/89 e della Legge 39/90 (legge Martelli) ha consentito di sostenere i processi di primo impatto nel territorio, anche attraverso l'attivazione di centri di accoglienza e di servizio.
Si fa riferimento soprattutto ai centri di prima accoglienza abitativa distribuiti su tutto il territorio regionale (ai 1.300 posti letto già resi disponibili nel 1990 se ne sono aggiunti altri 1.200 circa nel 1991) ed ai centri di servizi per l'informazione, l'analfabetismo e la prima formazione, realizzati in applicazione della legge Martelli.
Infine, l'Assessorato al lavoro e all'immigrazione ha erogato nel 1991 contributi per complessive L. 441.300.000 agli enti e associazioni che operano a favore degli immigrati (ivi compreso il Comune di Torino) anche per la realizzazione di ulteriori centri di prima accoglienza abitativa e di servizi, in attuazione della, menzionata L.R. 64/89.
Queste attività proseguiranno nel 1992 con un nuovo riparto di fondi ex legge 39/90 che si aggirerà - così si è presunto nell'incontro interregionale fra gli Assessorati regionali all'immigrazione tenutosi il mese scorso - intorno ai 2 miliardi a fronte dei 7 miliardi di richieste presentate dai singoli soggetti, Enti locali, associazioni di volontariato e organizzazioni sindacali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

La risposta al problema della immigrazione extracomunitaria nella nostra Regione, a Torino in particolare, non può non esprimersi in un arco integrato di risposte che vedano innanzitutto una conoscenza la più dettagliata possibile del bisogno, così come viene soggettivamente espresso dagli immigrati. Deve esprimersi con programmi per obiettivi che siano effettivamente verificabili nella loro efficacia ed efficienza.
L'impressione è che ci si muova sempre e soltanto secondo la logica dell'emergenza, secondo la logica cioè in cui si esprime questo bisogno allorché scoppiano delle situazioni come quella di corso Mediterraneo 99 un anno fa. La casa di corso Mediterraneo, di proprietà delle Ferrovie dello Stato, composta di quattro alloggetti rispettivamente al piano terra e al primo piano, era stata data in comodato al Comune e da questo assegnato all'Associazione della Caritas denominata "Il Riparo". Attorno a questa casa c'è uno spiazzo di un centinaio di metri quadri; questa struttura probabilmente verrà toccata dai lavori del passante ferroviario e si porrà quindi l'interrogativo di come questa struttura, potrà continuare ad essere usata, come d'altra parte il prefabbricato di corso Vittorio Emanuele 127: queste strutture diventeranno probabilmente inutilizzabili allorché arriverà a quell'altezza il cantiere del passante che è già stato impiantato in corso De Nicola.
Nella casa di corso Mediterraneo abitava una famiglia di marocchini che aveva accettato la presenza di persone che rifiutavano di disperdersi (a seguito di sgombero forzato dal garage che prima occupavano) in strutture di prima accoglienza, in quanto legati da forti vincoli religiosi (si trattava di 50 immigrati fatti uscire da via Salgari). Un'associazione cattolica ha messo a disposizione un tendone e successivamente, come è ovvio, si è collegata la corrente elettrica al contatore dello stabile di corso Mediterraneo.
Questa storia è sintomatica di come si affrontano questi problemi a Torino. Questa famiglia, che non era ospitata gratuitamente in corso Mediterraneo, ma pagava le 100.000 lire pattuite nel contratto stipulato con l'associazione "Il Riparo", aveva più volte sollecitato l'Ufficio Straneri perché provvedesse almeno al sostegno delle spese legate alla presenza di questi immigrati (che progressivamente hanno accettato altre soluzioni abitative). Nel giro di due mesi la tenda è stata smontata. Nel mese di settembre è arrivata una bolletta di tre milioni di lire all'Ente gestore "Il Riparo", che si è rifiutato di pagare e sono stati tagliati i fili della luce. Da notare che la luce non è stata tagliata a tutta la casa, che comunque è collegata ad un unico contatore, ma soltanto al contatore di questa famiglia. E' evidente lo scopo che si, dava l'associazione "Il Riparo", almeno a me è evidente, cioè togliersi dai piedi un gruppo di persone che non rientrava nelle norme secondo le quali gli immigrati devono dire grazie e stare zitti quando gli si mette a disposizione una casa o altro. La famiglia non si è fatta intimidire ed utilizzando un generatore di corrente ha continuato a stare in quella abitazione. Giustamente si è rifiutata di pagare tre milioni.
I tre milioni sono stati comunque pagati dell'associazione "Il Riparo" non appena la famiglia se n'è andata. Mi sembra ovvio, quindi, che da come si è conclusa la vicenda lo scopo dell'associazione fosse quello di eliminare questo elemento di disturbo rappresentato da una coppia di marocchini, più un figlio che nel frattempo quell'estate era nato; non si tratta di una famiglia di lavavetri, con tutto il rispetto per i lavavetri ma la donna è una professionista che conosce cinque lingue e più volte è stata convocata dalla stessa Regione per la traduzione di sue pubblicazioni; tra l'altro ha tradotto l'opuscolo regionale ABC Donna.
Questo problema avrebbe dovuto suscitare attenzione certamente da parte del Comune, ma anche da parte di chi governa queste questioni a livello regionale. Questa famiglia, comunque, è stata messa in condizioni di andarsene ed alcuni amici, non certo la struttura pubblica, hanno loro trovato una casa. Così si è conclusa questa vicenda. Questo per dire che in realtà non è tutto oro quello che brilla nel modo di gestire, da parte di queste associazioni, queste strutture. A mio parere occorrerebbe porre maggiore attenzione a queste questioni da parte del governo regionale.



PRESIDENTE

Consigliere la invito a concludere.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Sono già trascorsi 7 minuti e mezzo, ma d'altra parte ho aspettato quasi un anno queste risposte e sono ben lieto che finalmente l'Assessore me le abbia date in aula. Comunque aspetto anche il testo scritto delle risposte.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

Secondo le intese raggiunte dai Capigruppo il punto 3) all'o, d, g.
"Interpellanze ed interrogazioni richiamate in Aula dal Gruppo di Democrazia Proletaria, ai sensi dell'art. 89, comma 9, del Regolamento consiliare" verrà discusso la prossima volta.
In merito al punto 4) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bortolin, Bresso, Cantore, Coppo Fulcheri , Giuliano, Leo e Peano.


Argomento:

b) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Comunita' montane

Esame progetto di legge n. 133: "Ordinamento delle Comunità montane"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame del progetto di legge n. 133 testè iscritto all'o.d.g.
La parola al Consigliere Rossa quale relatore.



ROSSA Angelo, relatore

Illustre Presidente, egregi Consiglieri, la legge 8/6/90 n.142 affida alle Regioni il compito di disporre il riordino delle Comunità montane secondo i criteri di cui all'art. 28 della stessa legge n.142. Il citato art. 28 afferma, al comma primo, che: "Le Comunità montane sono Enti locali costituiti con leggi regionali, tra i Comuni montani e parzialmente montani della stessa Provincia, allo scopo di promuovere la valorizzazione delle zone montane, l'esercizio associato delle funzioni comunali, nonché la funzione di tutti o parte dei Comuni associati".
Questo primo comma innova profondamente la precedente normativa nazionale istitutiva delle Comunità montane (legge 3/12/71 n. 1102). Queste vengono infatti riconosciute come "enti locali" rispetto alla precedente definizione di "enti di diritto pubblico"; vengono, per il loro essere individuate finalità che vanno al di là della precedente, in qualche misura generica, promozione dello sviluppo delle zone montane e che si concretano oltreché in questa funzione promozionale, nell'esercizio associato delle funzioni comunali e nella promozione della funzione di tutti o parte dei Comuni associati.
Mentre è confermata la costituzione delle Comunità con legge regionale si sancisce che la Comunità montana è costituita fra Comuni della stessa Provincia; una novità, questa, che trova la sua spiegazione nel nuovo ruolo attribuito alla Provincia, alla quale spetta lo specifico compito di approvare il piano pluriennale di sviluppo socio-economico della Comunità ed i suoi aggiornamenti.
Di notevole importanza si rivelano, ai fini delle determinazioni demandate alle Regioni, i restanti commi dell'art. 28, dall'analisi dei quali emerge la volontà del legislatore nazionale di una razionalizzazione in senso restrittivo, delle zone montane entro le quali si costituiscono le Comunità montane e di un tentativo di evitare il persistere di situazioni abnormi per quanto attiene alla dimensione demografica delle Comunità. Il comma 2 dell'art. 28, infatti, oltre a ribadire l'autonomia statutaria delle Comunità montane, stabilisce che le stesse non possano avere "di norma" meno di 5.000 abitanti; che dalle Comunità "sono comunque esclusi" i Comuni con popolazione superiore a 40.000 abitanti e i Comuni parzialmente montani nei quali la popolazione residente nel territorio classificato montano sia inferiore al 15% della popolazione complessiva.
La Regione è poi autorizzata (art. 28, comma 3) ad escludere dalla Comunità montana quei Comuni parzialmente montani che possono pregiudicare l'inclusione di quei Comuni confinanti, con popolazione non superiore a 20.000 abitanti, che siano parte integrante del sistema geografico e socio economico della Comunità.
E' certamente utile a questo punto rilevare che, mentre l'esclusione dall'appartenenza alle Comunità montane di territori "classificati montani" non comporta per essi la privazione del godimento dei benefici e degli interventi speciali per la montagna stabiliti dalla Comunità Europea e dalle leggi statali e regionali (art. 28, comma 2), l'inclusione nella Comunità montana di territori "non classificati montani" non consente ad essi di essere destinatari "degli interventi finanziari della Comunità montana e di ogni altro intervento pubblico destinato alla montagna" (art.
4, ultimo comma legge 93/81).
Con l'entrata in vigore della Legge 8/6/90 n. 142 sono bloccate, per effetto dell'abrogazione di tutte le norme relative alla classificazione della "montanità" (art. 29, comma 7), tutte le procedure per la classificazione dei territori montani. Pertanto né la Commissione Censuaria Centrale (organo deputato alla classifica del territorio montano ai sensi dell'art. 1 della legge n. 991/52) né le Regioni - in forza della loro competenza in materia di bonifica montana - possono decretare nuove classificazioni.
Al fine di adeguare alle differenti realtà e situazioni gli interventi di competenza delle Regioni e delle Comunità montane, graduandoli e differenziandoli, le Regioni hanno la possibilità di individuare con legge (art. 28, comma 4) fasce altimetriche di territorio nell'ambito di ciascuna Comunità montana, in base a definiti parametri quali: l'andamento orografico, il clima, la vegetazione, la difficoltà di utilizzazione agricola del suolo, la fragilità ecologica, i rischi ambientali e la realtà socio-economica.
L'art. 29 della legge 8/6/90 n. 142 individua le "funzioni" delle Comunità montane determinando che spettano ad esse, oltre a quelle attribuite dalla legge, gli interventi speciali per la montagna stabiliti dalla Comunità Europea o dalle leggi statali e regionali. Spetta inoltre alle Comunità montane (art. 29, comma 2) l'esercizio associato di funzioni proprie dei Comuni : o a questi delegate dalla Regione ed inoltre (esercizio di ogni altra funzione delegata dai Comuni, dalla Provincia o dalla Regione.
Ribadito che il piano pluriennale socioeconomico resta lo strumento operativo della Comunità e che attraverso le indicazioni urbanistiche del piano di sviluppo le Comunità concorrono alla formazione del piano territoriale di coordinamento, affidato dalla legge alla competenza della Provincia, l'art. 29 abroga alcune precedenti norme e prevede la possibilità che la Comunità montana possa trasformarsi in unione di Comuni regolata dall'art. 26 della legge n.142.
Questa unione è faticosa da raggiungere sia per i Comuni montani che pure offrono, come Comunità, un modello, ma soprattutto nei Comuni di pianura un traguardo suggestivo, ma molto difficile.
Il Capo IX della legge n.142, che comprende i due articoli 28 e 29 inerenti alle Comunità montane, qui già brevemente esaminati, valutati in connessione con l'art. 4 della legge 3/121 71 n.1102, affida alla legge regionale un approfondimento ed un aggiornamento dell'ordinamento delle Comunità montane. Aggiornamento che va assai oltre la semplice ridelimitazione territoriale (non a caso l'art. 61 della legge n. 142 parla di "riordino delle Comunità montane") e che si rende indispensabile anche per formalizzare l'estensione applicativa alle Comunità di norme della legge n. 142, utile ad evitare incertezze di applicazioni analogiche.
In questo quadro si è scelto di riprendere l'intera precedente materia legislativa inerente alle Comunità montane prevedendone l'abrogazione e portando all'esame dell'aula consiliare la proposta di un "testo unico" coerente con le indicazioni della legge n.142, ma anche attento alla evoluzione intervenuta nella realtà montana piemontese e nel contesto legislativo, sia comunitario che nazionale e regionale, nei diciotto anni ormai trascorsi dalla legge regionale istitutiva delle Comunità montane.
Va detto che il percorso seguito dal provvedimento, iter supportato anche da un gruppo di lavoro costituitosi in seno alla Commissione, ha sensibilmente mutato i contenuti del disegno di legge proposto dalla Giunta regionale. Gli scostamenti più significativi, che attengono essenzialmente ai confini proposti per le Comunità montane ed ai tempi di operatività delle modificazioni, sono in gran parte stati dettati dal confronto che, in modo capillare, la Commissione ha operato con i soggetti interessati.
L'iter legislativo avviatosi a giugno'91 si è infatti articolato su 17 sedute di Commissione; di queste ben cinque sono state dedicate ad ascoltare i soggetti istituzionalmente coinvolti: ALACI, UNCEM, URPP, i Presidenti delle Comunità montane ed i Sindaci dei Comuni non ricompresi nelle Comunità montane di riordino. Il testo, licenziato a maggioranza dalla Commissione "Adempimenti istituzionali attuativi della legge 142" ed ora all'esame dell'aula, definisce la delimitazione delle zone omogenee montane; stabilisce finalità e funzioni delle Comunità; attribuisce alle Comunità montane l'attuazione degli interventi speciali, per la montagna individuati in base alla normativa CEE; stabilisce i principali contenuti ed i tempi di approvazione degli statuti delle Comunità. Definisce gli Organi della Comunità montana, chiarendo le competenze del Consiglio, della Giunta e del Presidente ed interviene nella organizzazione degli uffici ponendo in particolare risalto la figura del Segretario della Giunta quella del tecnico forestale e la previsione di un Ufficio di statistica.
La legge inoltre individua gli strumenti fondamentali di programmazione e di intervento nel piano pluriennale e di sviluppo socioeconomico articolato in programmi annuali operativi e nei progetti speciali integrati: strumenti, questi ultimi, utili per fornire una risposta rapida ai "casi eccezionali" che rappresentano una nuova formula di intervento finanziario, mirato dalla Regione in direzione dello sviluppo delle aree montane.
Nel titolo riferito ai rapporti istituzionali ed ai controlli è prevista: una convenzione tra la Comunità montana ed i Comuni esclusi, per consentire interventi nei territori classificati montani di tali Comuni la gestione, da parte delle Comunità, di funzioni da esercitarsi informa associata la possibilità di costituire "aziende speciali" e di istituzioni per l'esercizio di servizi e per lo svolgimento di funzioni della Comunità.
E' altresì definita, in base al dettato della legge 142/90, la costituzione dell'Unione di Comuni, propedeutica alla loro fusione.
Sono inoltre pensati, quali strumenti del decentramento regionale, il Comitato di Assessori, cui è demandato il coordinamento della politica regionale perla montagna, e la Conferenza dei Presidenti delle Comunità montane, quale organo consultivo della Giunta.
Le norme transitorie, infine, regolano i tempi e le modalità di transizione dall'attuale assetto a quello previsto, in modo affatto traumatico, ed abrogano la precedente legislazione in materia. Queste sono le ragioni che stanno alla base della proposta di legge che ho illustrato come relatore e ringrazio la Commissione istituzionale di avermi onorato con questo incarico. In questo senso rivolgo un grato saluto a tutti i componenti della Commissione, al suo Presidente e all'Assessore Nerviani che ha seguito tutti i vari momenti, al gruppo che ha lavorato, alle sottocommissioni.
Nel ringraziare la Commissione, il suo Presidente e tutti coloro che hanno lavorato in questa direzione, raccomando all'aula, seppure nel più ampio e approfondito dibattito, di approvare la proposta che, mutuando e interpretando i dettati della legge n.142, aggiorna e adegua la funzione delle Comunità montane del Piemonte che ne rappresentano una grande parte.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GROSSO



PRESIDENTE

Come convenuto nella Conferenza dei Capigruppo il dibattito sul progetto di legge n.133 e l'esame del relativo articolato vengono rinviati ad altra seduta.


Argomento: Navigazione (lacuale e fluviale)

Esame proposta di deliberazione n. 391: "Regolamento per la disciplina della navigazione sulle acque del Lago di Viverone. Abrogazione del Regolamento approvato con DCR n. 312-14366 del 911011986 ed approvazione del nuovo testo"


PRESIDENTE

Passiamo pertanto alla proposta di deliberazione n. 391 di cui al punto 6) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Panella.



PANELLA Luciano, Assessore regionale

Il lago di Viverone presenta delle caratteristiche particolari per quanto riguarda la navigazione. Infatti, siamo in presenza di un lago di 5,6 chilometri quadrati; per darvi un'idea è circa tre volte la superficie del lago di Mergozzo e un terzo della superficie del lago d'Onta. Per il lago di Mergozzo abbiamo decretato il divieto all'utilizzazione di barche a motore entro il termine di due anni, mentre per il, lago d'Onta abbiamo approvato un regolamento definitivo che prevede la navigazione a motore pur con certe limitazioni.
Il lago di Viverone è a cavallo di queste due situazioni: una situazione di divieto della navigazione a motore (quella del lago di Mergozzo) e una di ammissione della navigazione a motore (quella del lago d'Orta).
Il lago di Viverone, oltre ad essere come superficie a cavallo di questi due laghi, si trova anche in una situazione particolare: da un'indagine di massima effettuata, non precisa, risulta, un numero di barche, tra motore e non, all'incirca di un migliaio a fronte di uri numero di barche di circa la metà per quanto riguarda il lago d'Onta (che però ha una superficie è tre volte superiore). In altre parole, il lago di Viverone è fuori da quegli standards che noi avremmo definito dopo un'analisi nazionale ed europea e che presenteremo nel prossimo piano dei porti. Il problema del lago di Viverone è che la navigazione costituisce un elemento importante e fondamentale per il sostegno economico e turistico della zona.
Per cui, la proposta del regolamento odierno - debbo ricordare che vi è già un regolamento della navigazione sul lago di Viverone - è una proposta di un regolamento più restrittivo che si adegua in linea di massima a quello del lago d'Orta e contestualmente non vuole essere un regolamento definitivo, ma sperimentale per un anno affinché in questo anno vengano messi a punto ulteriori dati di censimento per consentire un regolamento definitivo e una strategia relativa all'utilizzazione del lago.
Il regolamento che presentiamo prevede il censimento, come fu fatto sul lago d'Orta: praticamente ricopia il regolamento, che è già restrittivo del lago d'Onta. Contestualmente noi oggi proponiamo che venga costituita una Commissione mista. (Regione, Provincia, Enti locali, operatori) che in questo anno di sperimentazione oltre a sovrintendere e a verificare l'attuazione del regolamento metta a punto tutta la problematica, affinch fra un anno ci sia la possibilità di varare un regolamento definitivo e strategico per la navigazione sul lago di Viverone. Dico definitivo e strategico perché ritengo che qualunque linea di modifica radicale della navigazione sul lago di Viverone venga intrapresa, questa non può che avvenire in un lasso di tempo sufficientemente lungo per consentire una conversione in loco dei tipi di attività che oggi sono legati prevalentemente alla navigazione a motore.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie Presidente. Colleghe e colleghi; con questo regolamento si completa un trittico di regolamenti relativi alla navigazione dei tre laghi di Mergozzo, di Orta e oggi di Viverone. L'art. 1 di questa delibera dichiara di regolamentare la disciplina della navigazione per favorire il turismo in forme compatibili con la protezione dei beni culturali e ambientali. A me non pare che sia così. A me pare che sarebbe più corrispondente al vero se in questo articolo primo, relativo alle finalità generali, si dicesse che il presente regolamento favorisce il turismo in forme compatibili non tanto con la protezione dei beni culturali e ambientali, ma in forme compatibili con gli attuali, consolidati interessi economici insediati intorno al lago. E' di questo che si tratta. Il regolamento, che a me non pare più restrittivo in assoluto rispetto al precedente - vi sono parti addirittura meno restrittive - fissa l'attuale situazione di grave compromissione dell'ambiente lacustre, assegnandole forma regolata e legittima.
In altre parole, pare che l'Assessore si muova lungo una prassi di piccolo cabotaggio, navigando all'interno della situazione esistente considerata per ora immodificabile. Se l'Assessore cambierà tale modo di agire, il Gruppo di Rifondazione comunista darà ogni appoggio.
L'attuale regolamento non si propone d'intervenire per modificare l'utilizzazione del lago; semplicemente, regolamenta la situazione di fatto. A mio giudizio è necessario tutt'altro: vi è la necessità di praticare, nei fatti e non solo con l'ideologia o programmi generali quella riconversione del nostro modo di vivere, e quindi dell'economia ed anche di aspetti della cultura del vivere civile, che diventa sempre più necessaria se decidiamo di porre i problemi di tutela dell'ambiente quali elementi di priorità rispetto ad altri,"ad esempio agli interessi economici. Una sentenza della Corte Costituzionale ha sancito- per quanto valgano queste sentenze - la priorità dei beni naturali e della loro salvaguardia rispetto ad altri, ad esempio a quelli economici. La Costituzione italiana, a giudizio della Corte Costituzionale, preserva i beni naturali più e prima di altri.
Il fatto che il lago di Viverone, sito à pochi chilometri da una grande città, sia diventato in questi ultimi anni la sede dove si svolgono attività di fruizione del lago basata soprattutto su veicoli a motore è fatto incontestabile ma, a mio avviso, privo di un senso prospettico capace di salvaguardare il lago per le generazioni future in quanto lago e non massa d'acqua inerte contenuta in un catino naturale. La prospettiva di salvare il lago in quanto ambiente naturale dovrebbe prevalere su qualsiasi altro aspetto, e la linea di comportamento della Regione dovrebbe avere questo obiettivo. Naturalmente, per individuare una linea di comportamento di questo genere occorre un governo forte e capace: non è cosa semplice. La domanda è se questa linea di comportamento non sia cosa assolutamente necessaria, e se non occorra un impegno politico esplicito che affermi che le attività a motore a livello di massa sono incompatibili con l'ambiente naturale del lago di Viverone. Fatta questa scelta di fondo, sarebbe opportuno che ci si attrezzasse di un programma d'intervento politico amministrativo ed economico, capace di costruire sulle sponde del lago di Viverone un'economia del turismo ricca, fiorente e compatibile con l'ambiente.
Penso che una scelta del genere sia possibile, ma per una tale scelta occorre riconvertire l'economia dal punto di vista ecologico, con una visione antagonista della situazione di fatto esistente. Senza questo tipo di visione penso che l'Assessore continuerà a sviluppare le proprie buone ragioni per consentire navigazioni a motore sul lago e per fare in modo da non portare la Regione Piemonte a indurre un nuovo modo di sviluppo.
Su questi argomenti di carattere generale già ripresi in altra occasione non mi dilungherò oltre. Nel regolamento sono inoltre indicati i soliti divieti, assolutamente cartacei: In base ai dati che l'Assessorato è riuscito - con grande fatica- ad acquisire presso gli organismi competenti si verifica come i controlli siano del tutto inefficaci, sporadici, privi di alcun potere di dissuasione: multe di dieci/ventimila lire per chi fa il "pazzo" in motoscafo sul lago sono prive di ogni senso! L'incapacità di fare rispettare il regolamento è la prava che o si cambia decisamente, con la forza di una proposta alternativa, oppure ci ritroveremo - anche nel corso di questo anno di sperimentazione - di fronte ad un lago in cui lo sci nautico viene praticato a pochi metri dalla riva in cui i motoscafi corrono a velocità folle, sempre a pochi metri dalla riva, con rumori superiori ai 70 decibel misurati oltre i 25 metri (ma chi misurerà mai l'intensità di tali decibel non lo sa nessuno!). Continueremo ad osservare un lago sul quale l'uomo si diverte a spese dell'ambiente consumando quel poco di natura rimasto e procedendo in modo dissennato chissà per quanti anni ancora, come se nulla fosse.
Spero che queste mie brevi riflessioni possano indurre l'Assessore a qualche meditazione e a qualche risposta.
Alcuni degli emendamenti presentati dal Gruppo dei verdi saranno appoggiati dal sottoscritto, che rileva come, in generale, il tentativo di migliorare le cose sia sempre utile e fattivo, anche se non sempre è possibile apportare emendamenti utili all'interno della logica dello statu quo.
Per quanto riguarda, ad esempio, il primo articolo, quello sulle finalità, comunque lo si scriva sottende poi delle scelte regolamentari che nulla hanno a che vedere con quelle finalità. Quindi, modificare in meglio le finalità dell'art. 1 sapendo che c'è una maggioranza che difenderà e consoliderà gli altri articoli che presuppongono la possibilità di continuare a devastare questo lago con rumori, moti ondosi e inquinamenti mi sembra una fatica sprecata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

Mi limito a fare solo alcune battute di carattere generale, avendo già espresso in più occasioni le mie valutazioni sul modo di operare e di gestire laghi di queste dimensioni (Mergozzo, Orta e Viverone). Tali valutazioni sono molto chiare: sono sostanzialmente di contrarietà all'idea che zone lacustri e laghi di queste dimensioni possano sopportare il tipo di presenze, in particolare di mezzi a motore, che attualmente hanno.
L'Assessore stesso ha sottolineato la particolare gravità della situazione di Viverone rispetto al rapporto fra mezzi a motore e non, e dimensioni del lago.
Detto questo, devo segnalare che sul lago di Viverone il problema mi sembra ancora più ampio. Infatti, mentre discutiamo di un nuovo regolamento della navigazione su questo lago, determinato dal fatto che il vecchio non era utilizzato, oltre a non essere adeguato, notiamo altri problemi. Per esempio, mentre discutiamo se mantenere o meno questa concentrazione di mezzi a motore sul lago, l'Assessore all'ambiente cito la Gazzetta del Piemonte del 15 febbraio, ma la notizia è stata pubblicata anche su altri giornali- attiva un progetto di studio del lago di Viverone e del suo bacino embrifero per ottenere le indicazioni necessarie a prevedere e controllare il fenomeno di eutrofizzazione delle acque; ci sarà un sistema di monitoraggio che, nell'arco di 14/18 mesi, raccoglierà dati relativi.
L'esecutore del progetto per conto della Regione sarà la società Fisia.
In data 25 gennaio 1992, insieme ad altri colleghi, ho presentato un'interrogazione inerente il lago di Viverone. In tale interrogazione si chiedeva se corrispondesse a verità l'iniziativa che la Giunta regionale stava valutando di approvazione di un progetto di costruzione di una paratoia-diga sull'emissario del lago, con l'obiettivo di.regolamentare la quantità di acque, quindi il livello delle acque nel lago, e - secondo alcuni cittadini abitanti nella zona - con l'obiettivo, di potenziare la possibilità di navigazione a motore sul lago. Si tratta di osservazioni che fanno i cittadini; può darsi che siano sbagliate, ma al momento non ho avuto risposta all'interrogazione e quindi non so cosa in realtà pensino la Giunta e gli Assessori competenti.
Detto questo, ripropongo una discussione che in qualche momento è diventata anche un po' accesa in Commissione, soprattutto per la reciproca incomprensione sui termini riguardanti la valutazione che si dava del vecchio regolamento, di questo nuovo e di quale possibi-lità hanno avuto il vecchio o avrebbe questo nuovo regolamento di modificare la situazione.
Esiste un regolamento della navigazione sul lago di Viverone che prevede delle sanzioni; esistono degli organi- di vigilanza (sulla carta del regolamento, ovviamente) e quindi si presume che esistano delle strutture che effettuino la vigilanza, che valutino la gravità delle infrazioni e, in base a questo, si regolino di conseguenza. Ma quando abbiamo chiesto quali e quante sanzioni sono state fatte dagli organi di vigilanza negli ultimi quattro anni, c'è stata una difficoltà oggettiva di risposta.
La situazione è che la vigilanza non c'è o è inadeguata; credo sia svolta da alcuni guardiacaccia, se non sbaglio, che il Comune di Viverone ha in qualche modo impegnato su questo fronte e - non vorrei sbagliarmi ho l'impressione che nell'ultimo anno di sanzioni non ce ne sia stata neanche una. Forse mi sbaglio, ma ho l'impressione che ultimamente non ci siano state né le sanzioni né la vigilanza, quindi si ripropone una questione che è sempre la solita: il distacco fra i provvedimenti che discutiamo e votiamo in questo Consiglio e la possibilità di applicarli.
Per queste ragioni, io ed altri Consiglieri Verdi, secondo la logica del fare sempre i conti con la realtà, abbiamo presentato alcuni emendamenti che riteniamo migliorativi ad un regolamento che comunque non ci piace. Personalmente credo che, qualunque sia il regolamento che oggi approviamo, ci si debba porre la questione.
Parte degli emendamenti presentati tende perlomeno a chiarirei termini della questione: chi deve fare la vigilanza, con quali strumenti la fa quali sanzioni dà, in base a quali norme di legge, cosa si fa delle eventuali entrate derivate dalle sanzioni (che ovviamente sono piccola cosa se le sanzioni non ci sono, ma possono diventare significative se invece vengono fatte). Insieme a questo esiste un problema che non si pu ignorare, e cioè che una scelta politica di cambiamento del modello di gestione del lago, in questo caso di Viverone, non può trascurare il fatto che esiste un'attività economica legata a questo modello di gestione del lago e con la quale si devono fare i conti.
Come Verdi, ambientalisti, non ignoriamo questo problema: esiste un'attività economica legata ad un uso sbagliato del lago e rispetto alla quale bisogna avere delle idee, delle proposte che permettano, in particolare alle persone che bene o male vivono su questa economia, di riconvertire - se lo ritengono - la propria iniziativa, il proprio lavoro.
Da questo punto di vista ritengo positivo qualunque strumento che vada in questa direzione.
Resta la domanda di fondo: chi effettuerà la vigilanza per una corretta applicazione di questo regolamento, con quali strumenti, con quali mezzi e con quali strutture? A me personalmente in questo momento non è' chiaro, e chiedo all'Assessore una risposta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

Il ragionamento che vorrei fare in questa sede sulla questione del lago di Viverone - che purtroppo non è stata sufficientemente approfondita, a mio modo di vedere, nella sede opportuna, cioè nella Commissione consiliare competente per ragioni che non sto qui a riprendere - partirebbe da una domanda specifica, ovvero se il nuovo regolamento è meglio o peggio del precedente.
Io eviterei di limitare il discorso alla possibile risposta da dare a questa domanda, perché secondo me il punto di riferimento in base al quale poter sviluppare qualsiasi discorso è quello della misura in cui si è riusciti a scostarsi dal regolamento precedente, recuperando una linea di ragionamento che ci porta a concretizzare l'obiettivo espresso nelle finalità riprese dal regolamento stesso.
L'obiettiva è quello, da una parte, di realizzare un uso ecocompatibile, mettendo al centro di ogni attenzione la capacità di sopportazione dell'ecosistema lacustre rispetto ad altre possibili attività ed interessi più o meno consolidati, e dall'altra di avviare una strada che ci permetta di identificare una forma di turismo migliore, diversificata che tenga in considerazione e metta anche in questo caso al centro di ogni attenzione la protezione e la valorizzazione dei beni, siano essi storici o di tipo naturale.
Quindi il problema, a nostro avviso, deve essere ricondotto al confronto fra i due regolamenti rispetto alla capacità (in questo caso espressa) di cogliere questi obiettivi e di atteggiarsi in modo diverso aprendo una strada che ci permetta di modificare realmente lo stato attuale verso un uso diversificato e molto più congruente rispetto alle caratteristiche di questo bacino. Su questi parametri si possono svolgere le diverse considerazioni e valutazioni dalle quali far discendere le scelte conseguenti.
Come dicevo, per noi è importante identificare quello che dovrebbe essere il limite di accettabilità degli ecosistemi e, sulla base di questa considerazione, sviluppare le scelte conseguenti sulle attività e sugli usi che possono essere ammessi nel caso qui considerato, ovvero quello del lago di Viverone. Ciò considerando principalmente due questioni: da una parte l'inquinamento derivante principalmente dall'uso dei mezzi a motore (sia esso inquinamento delle acque o inquinamento acustico), e dall'altra gli aspetti specifici di questo lago.
Come sappiamo, il lago è organismo vivente; ha le sue peculiarità e le sue caratteristiche, e varrebbe la pena che, in ogni caso, si facessero dei ragionamenti più approfonditi rispetto alla capacità di sopportazione dei singoli bacini. I dati forniti dallo stesso Assessorato - e qui c'è da augurarsi che siano migliorati rispetto al lavoro di monitoraggio avviato dall'Assessorato all'ambiente - ci permettono di comprendere che c'è un sostanziale squilibrio tra la presenza di natanti à motore rispetto ad altri casi già considerati (il lago d'Orca e il lago di Mergozzo) e anche rispetto alle indicazioni generali della CEE. Inoltre, la dimensione, dello specchio d'acqua è ridotta e anche il tempo di ricambio è 'molto elevato e si attesta sui 7-8 anni.
Questo per dire che ci sono delle caratteristiche particolari che dovrebbero essere prese in, considerazione e da lì far discendere le scelte che per noi devono comunque indirizzarsi verso la riduzione drastica della presenza di natanti a motore, possibilmente partendo proprio dall'esercizio dello sci nautico.
Io non vorrei sviluppare ulteriormente questo discorso per poter parlarne con più calma in fase di emendamenti; mi limito a dire ancora solo due cose. Non è accettabile giustificare ogni nostra azione sulla base del fatto che il lago di Viverone è l'unica valvola di sfogo per tutta la zona urbanizzata di Torino, nel senso che è l'unico lago appetibile e vicino per cui bisogna accettare passivamente uno statu quo. Il problema vero è quello di trovare soluzioni diversificate e di orientare le scelte della collettività per fare in modo che la stessa vada sì ad usufruire dei bacini lacustri, ma laddove questo è reso possibile dalle condizioni naturali esistenti.
In questo senso potrebbe essere anche risolto il problema della presenza dei natanti unicamente per il rimessaggio con delle forme che potrebbero impedire agli stessi natanti lì ricoverati di usufruire del lago per svolgere le normali attività di manutenzione e di rimessaggio. Inoltre rispetto al discorso della manutenzione, si potrebbe, in un periodo di tempo molto lungo, pensare di utilizzare dei bacini artificiali, evitando di far riferimento ai laghi che, in quanto organismi viventi, spesso non sono in grado di sopportare questo tipo di utilizzo.
Richiamo due nodi per noi importanti e che abbiamo colto attraverso i nostri emendamenti, una parte dei quali sono puramente tecnici e potevano essere già risolti in altra sede. Gli emendamenti che riteniamo importanti sono quelli attinenti al discorso della vigilanza. La nostra preoccupazione è che le cose dette, seppure in forma non particolarmente soddisfacente dal nostro punto di vista, all'interno di questo regolamento trovino comunque un riscontro rispetto alla capacità delle varie Amministrazioni di far osservare le disposizioni che qui vengono dettate; si pone quindi il problema della vigilanza.
L'altro problema che riteniamo importante è quello dello sci nautico.
Noi proponiamo, analogamente al caso del lago di Mergozzo, di affermare il principio che lo sci nautico è vietato sul lago di Viverone, proprio per le implicazioni relative all'inquinamento atmosferico e acustico che questo comporta; al limite potremmo pensare ad una deroga, così come è stato previsto per il lago di Mergozzo, in modo che si possano avviare quelle trasformazioni economiche, in un periodo più congruo di tempo, senza avere delle ricadute immediate sulla popolazione locale che può vedere nello sci nautico una fonte di reddito significativo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Sarò molto breve, anche perché di questi temi si è già parlato in occasione della regolamentazione della navigazione sul lago di Mergozzo e sul lago d'Orta.
Ritengo che nel complesso la normativa sia apprezzabile e che come tale vada approvata. Ci sono alcuni punti che, in sede di emendamento, anche noi preciseremo.
Se abbiamo impegnato del tempo sul lago d'Orta, a mio parere dobbiamo farlo ancor di più sul lago di Viverone, il quale rispetto ai due laghi precedenti ha l'handicap di essere molto vicino a grossissimi centri urbani, e quindi di vedere scaricare sulla sua area, tra l'altro molto limitata in termini di chilometri quadrati, una quantità di utenti estremamente numerosa.
Da questo punto di vista, riteniamo che ogni tentativo di ulteriore riduzione della navigazione a motore sul lago di Viverone abbia un senso perché effettivamente bisogna tutelare, per quanto possibile, le caratteristiche specifiche di questo lago morenico. Tra l'altro questo lago ho visto recentemente i dati - ha dei tempi di cambiamento delle acque estremamente lenti e quindi su di esso il fenomeno inquinamento rischia di ripercuotersi per lungo tempo; oltretutto è un bacino poco profondo e con altre caratteristiche proprie.
Ribadisco in conclusione il nostro apprezzamento in generale sulla normativa che viene proposta, che voteremo senz'altro, con delle differenziazioni su alcuni degli emendamenti presentati, i quali in parte possono essere, secondo noi, accolti e che sono migliorativi rispetto alla normativa che viene comunque in termini positivi proposta oggi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Dei laghi piemontesi discutiamo ormai da moltissimo tempo. La data di partenza è certamente quella dell'istituzione del parco del lago di Viverone, allorquando tutti questi problemi erano già emersi, e sono passati ormai quasi quindici anni. La considerazione generale che si pu trarre a partire da questa attenzione specifica al lago di Viverone, ma più in generale nella nostra Regione, è che i laghi piemontesi sono laghi di piccola dimensione, se si esclude quello che dividiamo territorialmente con la Lombardia: il lago Maggiore. Sono tutti laghi piccoli che non consentono un utilizzo turistico con navigabilità a motore a livello di massa. Nelle scorse settimane abbiamo discusso dei laghi di Mergozzo e d'Orta e a proposito del regolamento della navigazione sul lago di Mergozzo ci siamo posti il problema del divieto della navigazione a motore, tant'è che quel regolamento è stato formulato nell'obiettivo dichiarato che entro il 19931a navigazione sul lago di Mergozzo venga vietata. Anche a proposito del regolamento per il lago d'Orta abbiamo discusso in una prospettiva di divieto: non è stata fissata una data, ma è stato indicato un impegno della Regione per giungere, seppur gradualmente, al divieto della , navigazione a motore.
Il lago di Viverone è un lago di dimensioni intermedie fra quello di Mergozzo e quello d'Orta: tre volte quello di Mergozzo, un terzo del lago d'Orta. Come ero convinto già quando istituimmo il parco del lago di Viverone, credo che anche per questo lago si ponga il problema di giungere al divieto della navigazione a motore. Questi laghi nella realtà ben esprimono quella concezione culturale che è nelle persone quando pensano ai laghi e che è nella letteratura quando questa parla di ambiente lacuale: luoghi ameni, ispirati più al silenzio che ai grandi movimenti di massa e soprattutto non ispirati ai rumori che i natanti a motore determinano.
Credo sia quindi giusto l'obiettivo, la finalità generale che in questa Regione da tanto tempo si pone in evidenza, che è quella di giungere al divieto della navigazione a motore.
Per quanto riguarda il lago di Mergozzo ci siamo posti l'obiettivo del divieto nel 1993; per quanto riguarda il lago d'Orta ci siamo presi l'impegno di muoverci in quella direzione pur non ancora avendo posto una data di scadenza. Voglio però qui richiamare il fatto che i regolamenti per il lago d'Orta e per il lago di Mergozzo che abbiamo approvato erano i primi regolamenti di navigazione su quei laghi. Se vogliamo, sono stati i primi avvertimenti chela Regione ha dato con riferimento a quei laghi.
Per il lago di Viverone non è così: c'è stato un intervento nella politica dei parchi, c'è stata la formulazione di un regolamento che ha avuto una discussione molto accesa, molto animata, in qualche caso perfino scorrettamente animata in loco, a Viverone; c'è un regolamento che vive oramai da quasi dieci anni. Ebbene, la modifica di questo regolamento stante gli obiettivi che ci siamo dati, gli impegni che qui unanimemente abbiamo condiviso e assunto, avrebbe dovuto segnare dei passi più decisivi verso una limitazione forte della navigazione a motore orientata alla sua futura esclusione. Questo regolamento invece non fa fare passi in avanti.
E' sostanzialmente il regolamento del passato, un regolamento tra l'altro già sperimentato con esiti negativi, dovuti all'inosservanza istituzionale dell'applicazione dei regolamenti da parte delle organizzazioni e degli individui che utilizzano i natanti. Regolamenti che sono dei riferimenti a cui tutti dovrebbero attenersi.
Per tutte queste ragioni, il regolamento che l'Assessore Panella doveva proporci oggi avrebbe dovuto essere assai più incisivo e chiaro nella strada della definitiva eliminazione della navigazione a motore. Invece non lo fa, si ripetono le stesse cose, probabilmente si concederà ancora che in questa zona l'utilizzo del lago vada a danno non solo del valore paesaggistico e dell'immagine naturalistica che questo lago evoca nella memoria lontana, ma anche della sua vita biologica; continuerà ad andare a danno delle sue pre-esistenze storiche e probabilmente si consentirà ancora che questo specchio d'acqua sia il centro di attrazione di una serie di interessi che anche sul piano dell'uso del territorio, dell'organizzazione urbanistica degli insediamenti, dell'uso delle sponde e dei territori circostanti, si muovono in senso negativo, con un'azione di degrado paesaggistico, ambientale e culturale dell'insediamento.
Concludo il mio intervento dicendo che siamo delusi, anche se abbiamo condiviso, pur astenendoci, i passi graduali che si sono messi in moto sul lago di Mergozzo e sul lago d'Orta, perché per quanto riguarda il lago di Viverone non possiamo condividere, dopo tanti anni di tentativi di un'azione di tutela e dello spregio che abbiamo di riflesso ricevuto nei confronti di questi tentativi, che ci possa essere una qualche nostra responsabilità per un regolamento che non ci porta avanti nell'azione di tutela di questo lago.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Da parte nostra c'è apprezzamento per l'iniziativa ed il lavoro dell'Assessore, anche se non possiamo non convenire con il collega Rivalta sul fatto che non sono così significativi i passi che forse da qualche parte si sarebbero auspicati. Sono tra quelli che ritengono che questi passi vadano fatti e mi auguro che li avremo soprattutto nella messa in cantiere di condizioni che facciano rispettare il regolamento. Se questo regolamento affinato, ripensato, ridefinito e che noi apprezziamo verrà fatto rispettare, vuol dire che il salto l'avremo fatto.
Sono sulla stessa posizione dell'Assessore, ma parto da presupposti diversi: non convengo che noi dobbiamo difendere i beni naturali non tanto dalla eutrofizzazione, dal degrado e da altri processi, bisogna difenderli a mio modo di vedere soprattutto dalla banalizzazione, perché se questi ambienti delicati rimanessero integri dal punto di vista del loro essere banalizzati come sono, perdono la loro ragione d'essere nel sistema antropizzato del mondo. Questo a mio modo di vedere vale per tutte le aree significative nobili del nostro territorio; vale per la montagna, vale per i laghi e vale per i fiumi. Se non si acquisisce questo senso della banalizzazione del bene, paradossalmente sembrerebbe che ci si divida su due sponde, anche perché molti interventi sono venuti dalla sinistra, per cui sembrerebbe che la obiezione rispetto a certe forme di fruizione segua una linea classista. Non è una linea classista, è una linea di buongusto di comprensione del valore del bene o della sua banalizzazione.
Io ho ripresentato per l'ennesima volta una proposta di legge per il divieto dell'uso dell'elicottero ad uso di diporto in montagna; non sono convinto che l'elicottero disturbi i camosci, assolutamente, i camosci si abituano anche ad altro, ma mi dà fastidio che alle generazioni future venga tolto alla montagna l'insieme di valori, molti di questi inventati e costruiti da generazioni culturali, per cui svuotiamo questo bene del valore umanistico che ha, non solo del suo valore naturalistico. Ho qualche difficoltà a capire se la montagna e i laghi sono più importanti in quanto beni dotati di certe caratteristiche o ' più importanti perché l'uomo li ha caricati di certi valori. Io non me la sento, come generazione, di distruggere i valori e le suggestioni di cui alcuni ambienti si sono caricati nelle generazioni passate per trasferirle a quelle future, magari integri dal punto di vista ambientale perché abbiamo messo i depuratori abbiamo messo i filtri, abbiamo castrato gli insetti, però abbiamo tolto all'uomo un suo spazio di fantasia e di idealità, in sostanza il suo spazio di vita. Quindi mi pare, Assessore, che qualunque iniziativa lei vorrà assumere in tempo successivo per cercare di recuperare al massimo di qualità la fruibilità dei beni significativi e in particolare i laghi troverà la totale adesione del Gruppo liberale, nella convinzione che la nostra terra è una delle più belle che l'Europa conosca e si rischia che il perdurare dell'approccio banale al nostro territorio finisca per farci diventare la discarica della banalità europea e cioè che tutti i fruitori in termini banali dei beni ambientali d'Europa vengano in Piemonte dove sono consentite cose che, altrove non sono fatte.
Chiedo scusa del tempo che ho sottratto al dibattito in Consiglio, ma ci tenevo a sottolineare questo aspetto e cioè che la messa in discussione dei beni ambientali non deve attenere, a mio modo di vedere, soltanto all'atto fisico naturale del bene di cui si tratta, ma anche a quel complesso di valori di cui l'uomo ha caricato i beni stessi, delle cui suggestioni vive e dei cui valori e suggestioni non abbiamo alcun diritto di privare le generazioni che ci seguiranno.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola ha facoltà di replicare l'Assessore Panella.



PANELLA Luciano, Assessore regionale

Probabilmente mi sono spiegato male, perché dovrei dire che condivido in larghissima parte quello che hanno detto i colleghi. E' evidente che sono stato male inteso. Innanzitutto credo che bisogna dare atto alla Giunta di aver preso in mano questo tipo di problematica, come diceva Chiezzi, del trittico dei laghi, ponendovi una particolare attenzione. E' già un dato politico che va in una certa direzione. Si sarebbe potuto non fare niente, lasciare le cose come stavano e sarebbe stato un segnale politico di tipo diverso. E' un segnale politico chiaro l'aver voluto rivedere i regolamenti. Voglio ricordare che per un lago più piccolo si è vietata la navigazione e fra due anni sarà vietata definitivamente sul lago di Mergozzo. Credo che sia un segnale molto forte. Si può dire che è evidente, però è evidente anche che fino ad oggi c'era una navigazione non solo libera, ma persino non regolamentata: In secondo luogo sul lago d'Orta non c'era un regolamento e lo si è fatto, piuttosto restrittivo oltretutto.
Si è arrivati poi al lago di Viverone. Abbiamo denunciato che al lago di Viverone vi è una situazione diversa dalle altre, assolutamente anomala credo che nessuno abbia detto, tanto meno io, che le cose vanno bene. Anzi vanno così male che oggi non siamo in grado di presentare un regolamento definitivo ed una linea di tendenza definitiva, che io condivido tra l'altro, e l'ho detto pochi minuti fa, in una riunione con gli operatori ed i sindaci, che bisogna vedere il lago con una visione antagonista a quella esistente: noi come Giunta e come Regione riteniamo che un'attività di massa del tipo attuale di navigazione a motore sia assolutamente incompatibile. Dove probabilmente ci siamo mal capiti, oppure dissentiamo è che attualmente c'è un'economia basata - prevalentemente sul lago di Mergozzo - sulla navigazione a motore di tipo turistico e noi non possiamo disfare tutto dalla sera alla mattina. Abbiamo preannunciato che vogliamo andare in un senso di conversione di questo tipo di turismo ed abbiamo detto che vogliamo valutare, come avviene democraticamente, anche insieme ai soggetti interessati e agli Enti locali, il percorso di questa conversione, quindi avevamo manifestato una volontà politica molto netta.
Il regolamento che proponiamo oggi dev'essere visto nel senso reale; è un regolamento di passaggio, non è il regolamento definitivo. Infatti dura un anno; un anno durante il quale la Regione Piemonte e gli Enti locali metteranno a punto la strategia definitiva del lago di Viverone e cioè conversione verso un tipo di turismo diverso e più compatibile con l'ambiente. Quindi, cari colleghi, vogliate valutare questo regolamento come un regolamento di passaggio per un anno, che consenta di restringere ulteriormente il regolamento esistente.
Devo citare alcune cose peri pochi interessati all'argomento. Ci sono elementi innovativi: l'introduzione della velocità con un limite massimo di 10 nodi; un divieto di circolazione delle moto; un divieto di stazza superiore a 4 tonnellate; un limite di velocità dello sci nautico a 25 nodi; una riduzione a 100 metri della fascia entro la quale non si pu comunque navigare, non ci sono neppure i corridoi, in questo caso, e bisogna arrivare a remi. Credo che obiettivamente siano restrizioni. Altre innovazioni le riprenderemo accettando qualche emendamento. Se si è scelta la via di un anno di studio, di censimento, per andare nella direzione detta prima, cioè in senso completamente diverso, per quest'anno il regolamento di passaggio non poteva che essere molto più dissuasivo rispetto al precedente.
Rimane il problema reale della vigilanza; è un problema reale, non abbiamo mezzi, anzi adesso abbiamo un mezzo, ma non abbiamo personale. Ci riserviamo di destinare il minimo personale che abbiamo o al lago d'Orta o al lago di Viverone o al lago Maggiore.
Ci riproponiamo, insieme agli Enti locali, di mettere a punto un minimo di vigilanza, affinché il censimento sia reale, perché solo in questo modo saremo in grado, fra un anno, di predisporre un regolamento definitivo che nel tempo di dieci anni arrivi all'abolizione completa della navigazione a motore.
Rivendico la scelta politica di andare in questa direzione. Vi prego di considerate che questo regolamento ha la durata di un anno, quindi è transitorio.
Per quanto riguarda la vigilanza, tutti gli sforzi della Regione saranno concentrati sul lago di Viverone, perché sarà oggetto, l'anno prossimo, di regolamento definitivo e presenta la situazione peggiore di tutti i laghi piemontesi.



PRESIDENTE

Passiamo all'esame degli emendamenti.
1) Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio, Segre e Giuliano: Il comma 1 dell'articolo 1 è interamente soppresso e così riformulato: "1. Il presente regolamento disciplina la navigazione sulle acque del Lago di Viverone onde garantire la sicurezza della navigazione e della balneazione, la salvaguardia dell'ecosistema lacustre ed al fine di promuovere lo sviluppo socio-economico delle comunità locali, favorendo il turismo in forme compatibili con la protezione dei beni culturali ed ambientali".
Tale emendamento viene accolto dall'Assessore Panella; lo pongo pertanto in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 31 voti favorevoli e 2 astensioni.
2) Emendamento presentato dal Consigliere Marino: All'art. 2 comma 1 sostituire: "nelle ore notturne dalle ore 22.00 alle ore 6.00" con: "tutto l'anno dalle ore 21.00 alle ore 7.00".
Tale emendamento viene accolto dall'Assessore; lo pongo pertanto in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 33 voti favorevoli.
3) Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio, Giuliano e Segre: Al comma 2 dell'articolo 2, dopo le parole "a motore e" aggiungere la parola "sempre" e sopprimere la successiva parola ", altresì,".
Tale emendamento viene accolto dall'Assessore Panella; lo pongo pertanto in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 33 voti favorevoli.
4) Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio, Giuliano e Segre: Al comma 5 dell'art. 2 sopprimere la parola "mantenute".
Tale emendamento viene accolto dall'Assessore Panella; lo pongo pertanto in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 33 voti favorevoli.
5) Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio, Giuliano e Segre: Al comma 8 dell'art. 2 sopprimere la parola , infine,.
Tale emendamento viene accolto dall'Assessore Panella; lo pongo pertanto in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 33 voti favorevoli.
6) Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio, Giuliano e Segre: All'art. 2 aggiungere il seguente comma: "E' vietato esercitare, su tutto lo specchio d'acqua del Lago, lo sport dello sci nautico".
La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

Il significato dell'emendamento è chiarissimo, nel senso che riteniamo che l'esercizio dello sci nautico debba essere vietato in questo lago.
Vorrei far osservare all'Assessore che l'inserimento di questo emendamento potrebbe essere letto con l'emendamento successivo, inserito nell'articolo dello sci nautico, dove si propone una clausola analoga a quella del lago di Mergozzo. Per cui la situazione finale sarebbe l'affermazione del principio del divieto dell'esercizio dello sci nautico con possibile deroga all'applicazione per un periodo di anni limitato.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Panella.



PANELLA Luciano, Assessore regionale

Non è accolto perché è provvisorio e non vogliamo impegnare il futuro.



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione tale emendamento, non.accolto dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 7 voti favorevoli, 19 contrari e 5 astensioni: 7) Emendamento presentato dall'Assessore Panella: L'art. 3 comma 2 è così modificato: "In deroga a quanto previsto dall'art. 2, comma 6, alle unità a motore è consentito l'attraversamento di detta fascia lacuale, perpendicolarmente alla costa, ad una velocità non superiore a 4 nodi (7 km/h), utilizzando esclusivamente appositi corridoi di navigazione autorizzati dalla Regione Piemonte, Settore Trasporti e Pianificazione infrastrutture ".
Ha chiesto la parola il Consigliere Marchini; ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Se ho sentito bene, c'è un'autorizzazione della Regione, Settore Trasporti. Devo però far osservare che i provvedimenti autorizzativi sono della Presidenza, quindi proporrei il seguente sub-emendamento tecnico: sostituire le parole "dalla Regione Piemonte, Settore Trasporti e Pianificazione infrastrutture" con "dalla Giunta regionale":



PRESIDENTE

E' un'osservazione tecnica giusta, che viene accolta dall'Assessore Panella. Il testo dell'emendamento è così riformulato: "In deroga a quanto previsto dall'art. 2, comma 6, alle unità a motore è consentito l'attraversamento di detta fascia lacuale, perpendicolarmente alla costa, ad una velocità non superiore a 4 nodi (7 km/h), utilizzando esclusivamente appositi corridoi di navigazione autorizzati dalla Giunta regionale".
Pongo pertanto in votazione l'emendamento n. 7 così modificato.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 15 voti favorevoli e 12 astensioni.
8) Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio, Giuliano e Segre: al comma 2 dell'art. 3 dopo le parole "fascia lacuale" aggiungere le parole: ", perpendicolarmente alla costa" e sostituire le parole "5 nodi" con "4 nodi".
Tale emendamento viene ritirato dai proponenti.
9) Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio, Giuliano e Segre: Il comma 3 dell'art. 3 è interamente soppresso e così riformulato: "Potranno ottenere l'autorizzazione, di cui al comma precedente: le scuole di sci nautico, enti, associazioni, circoli, cantieri e sodalizi nautici, tutti legalmente riconosciuti nonché presenti sul lago che provvederanno ad inoltrare apposita domanda alla Regione Piemonte, Settore Trasporti e Pianificazione infrastrutture, entro 60, giorni dall'entrata in vigore del presente Regolamento; i soggetti privati residenti nei Comuni territorialmente interessati che presenteranno apposita domanda alla Regione Piemonte, Settore Trasporti e Pianificazione infrastrutture".
La parola all'Assessore Panella.



PANELLA Luciano, Assessore regionale

Non è accolto. E' come sul lago d'Orti, stiamo ripetendo la stessa discussione.



MIGLIO Mario

Il convincimento rimane analogo.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 4 voti favorevoli; 16 contrari e 9 astensioni.
10) Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio; Giuliano e Segre: al comma 2 dell'art. 4, dopo le parole "(18 km/ h)" aggiungere le parole: "nelle ore diurne e di 4 nodi (7 km /h) nelle ore notturne".
La parola all'Assessore Panella.



PANELLA Luciano, Assessore regionale

E' superato dall'emendamento che abbiamo approvato del Consigliere Marino.



MIGLIO Mario

Lo ritiro.



PRESIDENTE

11) Emendamento presentato dall'Assessore Panella: all'art. 4 aggiungere il seguente comma: "E' vietata la circolazione dei natanti a motore ad uso privato con potenza, anche cumulativa, superiore a 25 cavalli fiscali, per i motori a due tempi e 10 cavalli fiscali per i motori a quattro tempi, rilevati dalla licenza di navigazione".
La parola all'Assessore Panella.



PANELLA Luciano, Assessore regionale

Ad abundantiam, oltre alla velocità, abbiamo limitato anche la potenza.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 32 voti favorevoli e 1 astensione.
12) Emendamento presentato dal Consigliere Marino: all'art. '5 comma 3 sostituire: "... di cui all'art. 2 comma 5"con ".., di cui all'art. 2 comma 2 e comma 5".
Tale emendamento viene accolto dall'Assessore Panella; lo pongo pertanto in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 33 voti favorevoli.
13) Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio, Giuliano e Segre: al comma 3 dell'art. 5, dopo la parola "art. 2" aggiungere le parole: "comma 2 e".
Tale emendamento è superato dal precedente n. 12, appena approvato quindi viene ritirato.
14) Emendamento presentato dal Consigliere Marino: all'art. 6 comma 1 aggiungere: "...poste a cura dei Comuni interessati entro tre mesi dall'entrata in vigore del presente Regolamento".
La parola all'Assessore Panella.



PANELLA Luciano, Assessore regionale

Non è accolto perché di fatto non lo fanno i Comuni.



MIGLIO Mario

Il problema è proprio quello: chi lo fa? Se nessuna Amministrazione si sente in dovere di provvedere a posare le boe e a curare che le stesse permangano in efficienza presso il lago, c'è da chiedersi come può essere rispettato questo dettato del regolamento.



PANELLA Luciano, Assessore regionale

E' competenza regionale.



MIGLIO Mario

Allora specifichiamo che è competenza regionale e garantiamo un costante controllo perché da quello che mi risulta da segnalazioni fatte spesso sono le associazioni che sollecitano, guarda caso, le amministrazioni comunali a provvedere alla sostituzione delle boe che vengono divelte o in qualche modo distrutte per la presenza dei natanti a motore.



PANELLA Luciano, Assessore regionale

E' l'art. 117 della Costituzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

L'art. 6 riguarda la segnalazione dello specchio d'acqua. Il comma 1 dice: "Gli ambiti lacuali oggetto di regolamentazione sono opportunamente segnalati da boe galleggianti": Noi chiediamo che venga scritto nel Regolamento di chi è la responsabilità di mettere le boe galleggianti.
La mia proposta di emendamento aggiuntivo diceva: "poste a cura dei Comuni interessati entro tre mesi da". Se l'Assessore dice che è responsabilità della Regione io propongo di aggiungere: "poste a cura della struttura regionale" scrivete come volete, ma scrivete chi le deve mettere!



PANELLA Luciano, Assessore regionale

Se vuoi che lo scriviamo possiamo anche farlo, ma dato che è già di competenza della Regione sarebbe superfluo scriverlo.



MARINO Massimo

Io non lo ritengo superfluo perché è un modo per chiarire di chi è la responsabilità di ogni cosa.



PRESIDENTE

Il Consigliere Miglio mi informa che c'è un suo emendamento aggiuntivo al comma primo dell'art. 6 che dice "da porsi a cura della Regione".
E' così ritirato l'emendamento del Consigliere Marino e voteremo quando sarà il momento, l'emendamento del Consigliere Miglio.
15) Emendamento presentato dal Consigliere Marino: all'art. 6 comma 1 aggiungere al fondo: ".., poste a cura dei Comuni di competenza entro tre mesi dall'entrata in vigore del presente Regolamento".



PANELLA Luciano, Assessore regionale

Non è accolto.



PRESIDENTE

Lo pongo in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 5 voti favo-revoli, 16 contrari e 7 astensioni.
16) Emendamento presentato dall'Assessore Panella: all'ara: 6, comma 2 alinea 2, dopo le parole: ".., sci nautico" sopprimere la dicitura: "e dei corridoi di navigazione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 33 voti favorevoli.
17) Emendamento presentato dai 'Consiglieri Miglio, Giuliano e Segre: al comma 1 dell'art. 6, prima del punto aggiungere le parole: "da porsi a cura della Regione entro 90 giorni dalla pubblicazione del presente Regolamento sul B. U, della Regione Piemonte".
La parola all'Assessore Panella.



PANELLA Luciano, Assessore regionale

Sarebbe meglio togliere "entro 90 giorni", altrimenti dovreste presentare un emendamento anche per l'aumento di organico!



PRESIDENTE

I proponenti accolgono la proposta dell'Assessore. Pertanto l'emendamento è così riformulato: al comma 1 dell'art. 6, prima del punto aggiungere le parole: "da porsi a cura della Regione Piemonte".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 33 voti favorevoli.
18) Emendamento presentato dal Consigliere Marino: all'ara. 8, comma 1, sostituire: "Lo sci nautico è consentito dalle ore otto alle ore venti" con: "Lo sci nautico è consentito dalle ore nove alle ore diciannove".
Tale emendamento viene ritirato dal proponente.
19) Emendamento presentato dall'Assessore Panella: all'art. 8 comma 1, sostituire: "Lo sci nautico è consentito dalle ore otto alle ore venti" con: "Lo sci nautico è consentito dalle ore nove alle ore venti".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 32 voti favorevoli e 1 contrario.
20) Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio, Segre e Giuliano: al comma 1, prima delle parole "lo sci nautico" introdurre le parole: "In deroga a quanto previsto dall'art. 1, comma 9, fino alla data del 31112 93,": Tale emendamento viene ritirato dai proponenti: 21) Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio, Giuliano e Segre: all'art. 8 aggiungere il seguente comma: "La Regione Piemontesi riserva di imporre orari più ridotti e/o limitazioni all'esercizio dello sport dello sci nautico, anche su richiesta dei Comuni e della Provincia interessati".
Tale emendamento viene accolto dalla Giunta; lo pongo pertanto in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano: E' accolto con 33 voti favorevoli.
22) Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio, Giuliano e Segre: all'art. 8 aggiungere il seguente comma: "L'esercizio dello sci nautico è consentito solo in zone riservate a tale sport, da delimitarsi cartograficamente, entro 90 giorni dalla pubblicazio-ne sul Bollettino Ufficiale del presente Regolamento, a cura della Regione Piemonte, Settore Trasporti e Pianificazione infrastrutture".
Tale emendamento non viene accolto dalla Giunta; lo pongo quindi in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 8 voti favorevoli, 16 contrari e 5 astensioni.
23) Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio, Giuliano e Segre: al comma 3 dell'art. 11 dopo le parole "attività professionali" aggiungere le parole "e di ricerca scientifica".
Tale emendamento viene accolto dalla Giunta; lo pongo quindi in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 33 voti favorevoli.
24) Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio, Giuliano e Segre: al comma 3 dell'art. 11 dopo le parole "non si applicano" aggiungere le parole "in caso di soccorso, nell'esercizio dei compiti propri delle Forze dell'Ordine nonché".
Tale emendamento viene accolto dalla Giunta; lo pongo quindi in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 33 voti favorevoli.
25) Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio, Giuliano e Segre: al comma 1 dell'art. 12 dopo la parola "autorizzazione" aggiungere le parole dettante le modalità di svolgimento".
Tale emendamento non viene accolto dalla Giunta; lo pongo quindi in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 8 voti favorevoli, 16 contrarne 5 astensioni.
26) Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio, Giuliano e Segre: al comma 1 dell'art. 15 le parole "Per ridurre l'inquinamento," sono soppresse.
Tale emendamento viene accolto dalla Giunta; lo pongo quindi in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 33 voti favorevoli.
27) Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio, Giuliano e Segre: al comma 2 dell'art. 15 le parole "altri detriti" sono soppresse e sostituite con le parole "altre sostanze inquinanti".
Tale emendamento viene accolto dalla Giunta; lo pongo quindi in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 33 voti favorevoli.
28) Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio, Segre e Giuliano: al comma 1 dell'art. 16 le parole "lo svuotamento di acque di sentina il getto di qualsiasi genere di oggetti, di liquidi, di detriti a d'altro" sono soppresse e così sostituite: "svuotare e riversare le acque di sentina nonché lasciare rifiuti solidi e liquidi di qualsiasi genere".
Tale emendamento viene accolto dalla Giunta; lo pongo quindi in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 33 voti favorevoli.
29) Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio, Segre e Giuliano: al comma 3 dell'art. 16 dopo la parola "competenti" aggiungere le parole "ivi comprese le Amministrazioni comunali".
Tale emendamento non viene accolto dalla Giunta; lo pongo quindi in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 8 voti favorevoli, 16 contrari e 5 astensioni.
30) Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio, Giuliano e Segre: all'art. 17 aggiungere il seguente comma: "E' consentito ai natanti a remi l'ormeggio alle andane presenti sulla sponda in territorio del Comune di Azeglio".
Tale emendamento viene accolto dalla Giunta; lo pongo quindi in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 33 voti favorevoli.
31) Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio, Giuliano e Segre: al comma 3 dell'art. 18 le parole ": a vela, a motore, a remi, ecc." sono soppresse.
Tale emendamento viene accolto dalla, Giunta; lo pongo quindi in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 33 voti favorevoli.
32) Emendamento presentato dal Consigliere Marino: sostituire l'intero art. 20 con: "La vigilanza ai fini del rispetto del presente Regolamento è a cura dei Sindaci dei Comuni interessati mediante personale appositamente incaricato dagli stessi".
Tale emendamento non viene accolto dalla Giunta; lo pongo quindi in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 8 voti favorevoli, 16 contrari e'5 astensioni.
33) Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio, Giuliano e Segre: al comma 1 dell'art. 20, dopo la parola "preposti" aggiungere le parole "ivi compresi quelli dei Comuni territorialmente interessati".
Tale emendamento non viene accolto dalla Giunta; lo pongo quindi in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 8 voti favorevoli, 16 contrari e 5 astensioni.
34) Emendamento presentato dal Consigliere Marino: all'art. 21 aggiungere al fondo: "Il ricavato delle sanzioni verrà utilizzato, a cura dei Comuni interessati, per gli interventi di vigilanza e tutela ambientale del lago".
La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

Mi permetto di ritornare un attimo all'ari: 20, cui è collegato il n.
21. Mi chiedo per quale motivo non sia possibile accogliere l'emendamento all'art. 20, che richiede di aggiungere le parole "la vigilanza ai fini del rispetto del presente Regolamento è a cura dei Sindaci dei Comuni interessati mediante personale appositamente incaricato dagli stessi" sostituendo "è effettuata dagli organismi preposti, ecc.". Se l'Assessore conviene che la vigilanza sia responsabilità dei Comuni perché non inserire la norma nel Regolamento? Conseguentemente ho proposto l'emendamento successivo, che recita "Il ricavato delle sanzioni verrà utilizzato a cura dei Comuni interessati per gli interventi di vigilanza e di tutela ambientale del lago": ovviamente si tratterà di risorse ridotte, mancando la vigilanza, mancheranno le entrate delle sanzioni...



PANELLA Luciano, Assessore regionale

Con il termine "organi preposti" intendiamo anche il Comune. Mi pare implicito.



MARINO Massimo

Ma quanti sono gli organi preposti alla vigilanza sul lago di Viverone? E, soprattutto, di chi è la responsabilità di attrezzare questi organi: dei Comuni o della Regione? Il problema di fondo è che la vigilanza non c'è. Se la responsabilità è di entrambi gli Enti lo si scriva! Ritengo che in un Regolamento si debba precisare l'organo preposto alla vigilanza!



PANELLA Luciano, Assessore regionale

Dovrebbero esserci i Carabinieri, ma non ci sono; dovrebbe esserci la Guardia di finanza, ma non c'è. In pratica, non prestano servizio presso il lago di Viverone.



MARINO Massimo

Se i Carabinieri decidono che mancano loro le risorse per prestare la vigilanza è altro discorso; questo non significa che in un Regolamento non si debba indicare alcuno. Mi risulta che la vigilanza sia di competenza del Comune attraverso personale preposto (nel frattempo utilizza alcuni guardiacaccia).



PANELLA Luciano, Assessore regionale

La vigilanza è a cura di Comune e Regione.



MARINO Massimo

Allora scriviamolo!



PANELLA Luciano, Assessore regionale

Il problema sta nel dare un minimo di efficienza al servizio, non nello scrivere una frase su di un pezzo di carta: manca il personale. Si tratta di unirsi per utilizzare una persona del Comune e una della Regione; il problema è pratico, non di Regolamento. Come ho detto in apertura, è intento della Giunta addivenire, per quest'anno, ad un minimo controllo.



MARINO Massimo

A questo punto propongo che invece di discutere un regolamento si discuta se la Regione Piemonte è in grado di potenziare le proprie strutture per rendere applicabile un regolamento sul quale stiamo perdendo tempo da un'ora. Se il nocciolo della questione è che per il momento mancano le strutture per effettuare la vigilanza, discutiamo se è il caso e se è possibile trovare delle risorse per potenziare il Settore Trasporti e Navigazione interna.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rivalta; ne ha facoltà.



RIVALTA Luigi

Non credo si possa approvare un regolamento in cui si dica "La vigilanza ai fini del rispetto del presente Regolamento è effettuata dagli organismi preposti secondo la normativa vigente" senza richiamare la normativa cui ci si riferisce; ci può anche essere una norma generale, ma con responsabilità specifiche. Concordo quindi col Consigliere Marino: si dica chi è il soggetto specifica che deve vigilare; penso che debba essere principalmente il Comune, nonché tutti gli altri organi, con a capo una responsabilità molto precisa. D'altra parte, i Vigili del Comune di Viverone già si recano la domenica mattina sulla spiaggia e sul porto, per cui chiedo che abbiano la responsabilità del lavoro che svolgono.
Altrimenti nessuno se l'assume. Questo nostro Paese è già così in generale figuriamoci in una situazione non governata - come l'esperienza di questi dieci anni dimostra - come quella di Viverone.
Per quanto riguarda l'art. 9, malgrado non siano stati presentati emendamenti, intendo svolgere una breve considerazione.
L'art. 9 si riferisce all'impiego delle tavole a vela su cui salgono gli equilibristi per fare surf sul lago; al punto 2) si dice che i conduttori di questa tavola a vela - che io vedo con ammirazione, poich non danno fastidio è non fanno rumore - "devono regolare la navigazione in modo da non creare situazioni di pericolo o di intralcio ad altre unità".
Ma quali altre unità? Ai motoscafi che girano a 25 nodi all'ora? Mi sembra davvero una cosa punitiva per chi va sulla tavola a vela.



PRESIDENTE

Le altre unità potrebbero essere le persone, perché normalmente le tavole cadono su di esse.



RIVALTA Luigi

Però tale dizione si presta a un'interpretazione molto equivoca; sembra che noi vogliamo dire a coloro che vanno sulla tavola a vela di stare ben attenti a lasciar circolare i motoscafi a 25 nodi all'ora. Personalmente eliminerei quella dizione: coloro che praticano il surf sulle tavole a vela rispetteranno le norme della navigazione lacuale, perché il fatto di "non creare situazioni di pericolo o di intralcio alle altre unità" è come dire loro di stare a riva per lasciare che i motoscafi circolino liberamente sul lago.



PRESIDENTE

Se il Consigliere Rivalta intende presentare un emendamento su tale articolo, oppure se la Giunta intende accoglierlo presentando un suo emendamento, c'è tempo a metterlo in coda.



PANELLA Luciano, Assessore regionale

Presenteremo un emendamento come Giunta.
Vorrei finire il discorso di prima. Le autorità competenti sono: Carabinieri, Guardia di Finanza, Regione e Comune per territorio di competenza. Questo è il motivo per cui abbiamo scritto le parole "argani competenti", che è una dizione onnicomprensiva, ma il problema è un altro ovvero se poi qualcuno fa la vigilanza.
Mi sembra che la dizione sia giusta e non vada corretta; si tratta l'ho già detto e lo ripeto - di stabilire insieme al Comune, con un po' di buon senso, che ci sia perlomeno una persona a vigilare quotidianamente su di una barca. Questo è il succo del discorso; per fare di più ci vorrebbe un organico maggiore. Così stanno le cose; riuscire a fare questo sarebbe già un grosso passo in avanti.
Come già preannunciato, la Regione concorderà insieme al Comune la vigilanza quotidiana (o della Regione o del Comune); naturalmente chiederemo ai Carabinieri di intervenire per dare un minimo di garanzia di rispetto del regolamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Chiederei allora all'Assessore Panella di precisare meglio l'art. 20 nel senso da lui espresso poc'anzi, dicendo che la vigilanza è organizzata dalla Regione coordinandosi con gli organismi preposti secondo la normativa vigente, in modo che si sappia che la Regione deve fare il calendario di chi è responsabile giornalmente a vigilare. Ciò senza parlare di Forze dell'Ordine ma di organismi vigilanti, nell'ambito di una vigilanza organizzata e coordinata dalla Regione, in modo che quest'ultima svolga un'azione continua sugli altri organismi, fissando addirittura dei calendari e verificando se ci sono dei vuoti.



PANELLA Luciano, Assessore regionale

Potremmo scrivere: "La vigilanza è effettuata dagli organismi preposti e verrà garantita da un coordinamento fra Regione e Comune".



PRESIDENTE

Chiede di intervenire il Consigliere Marino; ne ha facoltà.



MARINO Massimo

Forse il problema è un altro, e cioè che il nostro Presidente della Giunta dovrebbe decidere di comprare un'altra barca per la Regione Piemonte. Mi pare di capire che la barca che dovrebbe effettuare la vigilanza sul lago di Viverone sia la stessa che contemporaneamente dovrebbe effettuarla sul lago d'Orta; penso che sia questo il problema.
Forse successivamente presenteremo un ordine del giorno per invitare il Presidente Brizio ad acquistare un'altra barca perla Regione Piemonte.



PANELLA Luciano, Assessore regionale

L'abbiamo già chiesto, Consigliere Marino.



PRESIDENTE

Per quanto riguarda l'art. 20, cosa intende fare la Giunta? Lo corregge?



PANELLA Luciano, Assessore regionale

Non complichiamo le cose; valga: "La vigilanza ai fini del rispetto del presente Regolamento è effettuata dagli organismi preposti secondo la normativa vigente, tra cui la Regione e il Comune territorialmente competente".



PRESIDENTE

Chiede di intervenire il Consigliere Marchiasi; ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Intervengo per svolgere una dichiarazione di voto sull'emendamento proposto dalla Giunta. Mi sembra molto rischioso: si tratta di un'interferenza della Regione nel ruolo del Comune. Mi pare che il problema posto dai colleghi, Assessore, sia diverso; probabilmente dovrebbe essere oggetto di un ordine del giorno con cui il Consiglio impegna la Giunta ad attivarsi, fornendo mezzi, strumenti e risorse, affinché la vigilanza possa essere oggettivamente realizzata.
Non è un problema nominalistico istituzionale, ma di merito; suggerirei quindi di lasciare il testo così com'è indicato dalla Giunta (il che evita una questione di questa natura) e al fondo, se i colleghi Verdi e chi più è sensibile a queste cose lo ritengono, aggiungere un ordine del giorno col quale si impegna la Giunta ad attivare risorse e ricercare rapporti con il Comune e l'Amministrazione provinciale, muovendosi operativamente al di fuori del dettato della deliberazione che approviamo.
Questo è il mio parere molto umile, ma meditato.



PANELLA Luciano, Assessore regionale

Aggiungendo Comune e Regione, che è la cosa più semplice, non risolviamo il problema: sono d'accordo con il collega Marchiasi.



PRESIDENTE

Pertanto la Giunta mantiene il testo dell'art. 20 così come è stato votato.
Il Consigliere Marino mantiene il proprio emendamento all'art. 21 , non accolto dalla Giunta, che pongo quindi in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 8 voti favorevoli, 16 contrari e 5 astensioni.
35) Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio, Giuliano e Segre: Al comma 1 dell'art. 22, dopo le parole "di navigazione", aggiungere le parole "e di esercizio dello sport dello sci nautico": Tale emendamento non viene accolto dalla Giunta; lo pongo quindi in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 8 voti favorevoli, 16 contrari e 5 astensioni.
Abbiamo così concluso l'esame degli emendamenti.
Non essendovi richieste di parola per dichiarazione di voto, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo così modificato verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 18 voti favorevoli, 9 contrari e 6 astensioni.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati - Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)

Ordine del giorno n. 353 relativo alla distruzione della foresta amazzonica (rinvio)


PRESIDENTE

Oggi si celebra la giornata mondiale della Terra. A questo proposito è stato presentato un ordine del giorno, sottoscritto dai Consiglieri Miglio Segre, Goglio, Marino, Tapparo, Rossa, Spagnuolo, Cavallera, Monticelli Chiezzi e Calligaro Purtroppo questo documento non può essere votato perché manca il numero di Consiglieri previsto per l'iscrizione di nuovi argomenti all'o.d.g.
Se i presentatori danno mandato al Presidente del Consiglio, potrei comunque scrivere una lettera al Presidente della Repubblica Federale del Brasile sulla scorta di quanto contenuto in questo documento. Diversamente lo porrò in votazione la prossima seduta. Poiché i Consiglieri acconsentono, provvederò in merito.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 14,05)



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