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Dettaglio seduta n.14 del 16/10/90 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Il punto 1) all'o.d.g. reca: "Approvazione verbali precedenti sedute".
Sono da porre in votazione i processi verbali delle adunanze consiliari del2 ottobre 1990: se non vi sono osservazioni si intendono approvati.
Sono stati distribuiti ai Consiglieri, prima dell'inizio della seduta odierna, i processi verbali delle adunanze consiliari del 9 ottobre 1990 che verranno posti in votazione nella prossima seduta consiliare.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Interpellanza n. 114 dei Consiglieri Chiezzi, Foco, Monticelli, Rivalta e Calligaro inerente la CAAT S.p.A. - società Centro Agroalimentare Torinese


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g. "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 114 presentata dai Consiglieri Chiezzi, Foco Monticelli, Rivalta e Calligaro.
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nelle settimane scorse, in base a notizie stampa, si è venuti a conoscenza che su una decisione importante ai fini della riorganizzazione del territorio ci sia stata l'opposizione netta dei Comuni interessati. Parlo della realizzazione del nuovo Centro Agroalimentare sul territorio dei Comuni di Rivoli e Grugliasco.
Nella passata legislatura, insieme ad altri colleghi, avevo presentato un'interpellanza per conoscere quale fosse la situazione del Centro Agroalimentare e avevo ricevuto una risposta scritta da parte dell'allora Assessore Marchini.
Devo dire che, in base a quanto è successo nelle settimane scorse l'attività attorno al Centro Agroalimentare ha continuato a svolgersi al di fuori di qualsiasi controllo da parte delle istituzioni elettive, non solo dei Comuni interessati, ma anche della Regione Piemonte.
L'importanza del Centro Agroalimentare è riconosciuta da tutti, anche dal Gruppo PCI a nome del quale parlo. Rimane però il fatto che la partecipazione degli enti pubblici alle società miste deve vedere una maggiore attenzione e presenza da parte dell'ente pubblico sui compiti propri di programmazione. Bisogna purtroppo rilevare che la Regione Piemonte in questo ha fallito il proprio ruolo.
In tutti questi anni, a partire dalla bozza di piano comprensoriale, la Regione Piemonte non ha fatto quanto era in suo dovere e potere: creare un quadro territoriale di riferimento all'interno del quale fosse possibile in coerenza con gli obiettivi fissati dal piano stesso, gestire e programmare nuove infrastrutture e tra queste il Centro Agroalimentare.
Così stando le cose succede che queste società a capitale misto, sulle quali l'ente pubblico dovrebbe avere una grande capacità di direzione e di indirizzo, in realtà si comportano come corpi separati, all'interno dei quali emergono e si formano decisioni che corrispondono ad interessi sui quali le istituzioni democratiche non hanno avuto influenza: progetti sui quali le istituzioni democratiche si trovano a discutere a cose avvenute, a proposte già definite. Sui giornali, ad esempio, è comparsa la notizia che il Centro Agroalimentare dovrebbe assumere un ruolo ben diverso da quello ortofloro-frutticolo, per avere una potenzialità ben maggiore. Si è parlato di un progetto nel quale si pensa di rilocalizzare non solo il mercato suddetto, ma anche il mercato ittico e il mercato della carne.
Tutto questo avviene in modo scoordinato e con un ruolo di rincalzo, di rincorsa agli avvenimenti della Regione. La Regione dovrebbe precedere dovrebbe indirizzre gli avvenimenti, non stare a guardare. Tanto più che la Regione Piemonte aveva dato un incarico alla SOGES (Organizzazione e gestione S.p.A.) di realizzare il Piano regionale dei mercati all'ingrosso.
1124 settembre 1990 l'Assessore Vetrino propone - e la Giunta approva una deliberazione nella quale si concede una proroga alla SOGES nella consegna dello studio preliminare di revisione del piano di settore dei mercati agroalimentari. Nella stessa deliberazione si dice che questa proroga è motivata dal fatto che due società consortili (il mercato all'ingrosso alimentare di Torino e quello di Cuneo), in data prossima alla scadenza dello Studio SOGES, avevano presentato al Ministero dell'Industria i progetti per ottenere i contributi di cui alla legge finanziaria n.
41/86.
Non mi è chiaro a che cosa sia servito questo incarico. Non capisco cosa abbia fatto la SOGES e quale utilità abbia uno studio che non teneva presente che nel territorio piemontese si stavano riorganizzando e costituendo due società di notevoli dimensioni: il mercato agro alimentare di Torino e quello di Cuneo.
Dico questo perché mi sembra una nuova prova che anche nel settore dell'analisi specifica di una situazione settoriale si vada un po' alla cieca: si affida un incarico ad una società. nel frattempo però si formano delle società consortili delle quali la società che dovrebbe studiare il problema conosce poco o nulla al punto che il proprio progetto viene interrotto da questi nuovi elementi.
Per questo motivo ho presentato insieme ad altri colleghi del Gruppo comunista questa interpellanza, motivata da una grande preoccupazione che non è una novità, perché la cattiva gestione, da parte degli enti pubblici di queste materie è ben nota. La preoccupazione è che non si riesca ad uscire da questo stato di cose. che si formino corpi separati che seguono logiche sulle quali influiscono più gli interessi particolari che non quelli generali, che dovrebbero essere rappresentati dalla Regione Piemonte. Nell'interpellanza si chiede all'Assessore, in forza di questa preoccupazione, quale ruolo si intenda assumere e anche quali rapporti si intendano avviare non solo nel caso specifico, ma in generale con i rappresentanti che il Consiglio regionale elegge.
Si chiede inoltre in, cosa consista il progetto in questione. visto che notizie di stampa sostengono che è rivolto alla localizzazione di più mercati e non solo del mercato ortofrutticolo. Si vuole conoscere dalla voce responsabile dell'Assessore come stiano le cose e anche cosa intenda proporre la Regione in merito alla costruzione e gestione del mercato stesso. Nel rapporto pubblico-privato credo che si debba ragionare in termini di interessi reciproci e convergenti di una collaborazione e non semplicemente nel ruolo, troppo praticato, di un intervento pubblico tutto in passivo e di una consegna al soggetto privato di tutti gli elementi attivi di un'operazione.
Questi sono gli elementi sui quali abbiamo chiesto all'Assessore di rispondere.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore al commercio

Signor Presidente, innanzitutto ringrazio i Consiglieri del PCI che hanno voluto rivolgere questa interpellanza che offre alla Giunta la possibilità di dare un'informazione, su un argomento estremamente importante, all'intero Consiglio e consente altresì di fare chiarezza sulla confusione che si è venuta a determinare attorno a questo intervento che per la verità, per le notizie pubblicate dalla stampa, è apparso effettivamente confuso allo stesso Assessore che sta gestendo questa vicenda. Ne approfitterei, se mi consente il Consigliere Chiezzi per questa informazione che credo la Giunta debba all'intero Consiglio. per inquadrare questo argomento nel più ampio contesto della programmazione regionale ed anche nello spazio legislativo nel quale noi ci stiamo muovendo, ai sensi sia delle leggi dello Stato, sia delle nostre leggi regionali.
Questa iniziativa era stata promossa sulla scorta del programma di investimento sui Centri agro alimentari all'ingrosso previsti dallo Stato con la Finanziaria 1986.
Darò notizie non soltanto relative al mercato agroalimentare di Torino ma anche dell'iniziativa, avviata approfittando delle stesse leggi relativa al contesto di Cuneo. Devo partire dal piano regionale di settore dei mercati all'ingrosso. approvato dal Consiglio regionale il 19/7/1984 che in assenza di una revisione è l'unico strumento al quale noi possiamo riferirci. Su questa scorta è stato previsto il trasferimento in un nuovo sito esterno al centro urbano dei mercati all'ingrosso di Torino e di Cuneo, definiti rispettivamente nel piano: mercato all'ingrosso di interesse nazionale e mercato all'ingrosso misto polivalente di interesse provinciale ed extraregionale.
Nel 1986, conIa legge finanziaria n. 41, il Governo ha stanziato 1.000 miliardi circa, da gestire in dieci anni, per contributi volti all'ammodernamento del settore all'ingrosso (35% in conto interessi, 40% in conto capitale dell'importo ammesso a contributo) promosso da società consortili a prevalente capitale pubblico. Darò poi la composizione capitaria dalla quale risulterà che è essenzialmente capitale pubblico, per quanto riguarda questa società.
Il 21/12/1986 il CIPE ha emanato nuove direttive per la concessione delle agevolazioni. Successivamente, il2/2/ 1990, è stato emesso il decreto che precisava i contenuti tecnici delle domande da ammettere a finanziamento. Dalla data di pubblicazione del decreto sono scattati i tempi per la presentazione delle domande: entro 60 giorni (4/7/1990) le società di intervento dovevano presentare le richieste di finanziamento tramite le Regioni, al Ministero dell'lndustria. Entro i successivi 30 giorni le Regioni dovevano trasmettere a Roma i pareri di competenza sulla localizzazione degli interventi. Siamo partiti dal 1986 per poter arrivare a presentare una domanda nel 1990. Questo è il contesto legislativo nel quale ci siamo mossi.
Il Comune di Torino. la Camera di Commercio, la SITO (Società di intervento per la realizzazione del Centro Intermodale di Torino) dove il capitale è per metà pubblico e per metà privato e la APGO (Associazione Grossisti Ortofloro-frutticoli) hanno costituito in data 27/11/1989 la Società di intervento CMT Centro Agroalimentare Torino. In data 11/1/1990 la Società ha deliberato l'aumento di capitale da l miliardo a 10 miliardi che ha consentito l'ingresso fra i soci di: Regione Piemonte. Provincia di Torino, Comune di Grugliasco, Istituto Bancario San Paolo di Torino. ASCOM e Confesercenti. Credo sia giusto che i Consiglieri a questo punto conoscano la composizione del capitale che finora è stato omologato per 8 miliardi e 300 milioni. Il Comune di Torino ha una quota di 4 miliardi pari al 48,19%; la Camera di Commercio di Torino ha 1 miliardo e 400 milioni pari al 16,87%; la Regione Piemonte ha l miliardo pari al 12,05%; la Provincia di Torino ha 500 milioni pari al 6,02%; il Comune di Grugliasco ha 50 milioni pari allo 0,6%; la SITO (che noi facciamo rientrare nel privato, ma praticamente è al 50% pubblico, perché Regione e Finpiemonte ne posseggono il 49%) ha 250 milioni pari al 3,12%; l'APGO ha 200 milioni pari al 2,41%: l'Istituto Bancario San Paolo di Torino ha 800 milioni pari al 9,64%: l'ASCOM e la Confesercenti al 50% hanno 50 milioni, quindi rispettivamente pari allo 0,6%.
Ci troviamo quindi di fronte ad una società con capitale essenzialmente pubblico. Questa società con gli 8,3 miliardi di capitale alla data odierna non è ancora stata iscritta al Registro delle ditte della Camera di Commercio. Il Consiglio di amministrazione vigente, in regime di prorogatio, si compie di tre rappresentanti del Comune di Torino ed un rappresentante ciascuno per Camera di Commercio, SITO e APGO. E' prevista per il prossimo 26- 28 novembre la prima riunione del Consiglio di amministrazione espressione del nuovo assetto. Il rappresentante nominato dalla Regione è il Sig. Romanini che nel frattempo si è dimesso e io ho sollecitato al Presidente della Commissione Nomine la sostituzione con altra persona già designata. Un altro rappresentante della Regione nel Collegio sindacale è il dott. Corsini. A queste due persone sono stati inviati gli atti di programmazione regionale di settore e le leggi e i regolamenti che lo normano, come previsto peraltro dalla L.R n. 10/85. La CMT ha predisposto uno studio di fattibilità e un progetto di massima (redatti dalla società consortl1e "Progetto mercati a r. l.") per la nuova sede prevista all'interno dell'area del Centro Intermodale Merci su una superficie di mq 445.429. ciò in attuazione del piano regionale di settore e delle linee di assetto territoriale contenute nello schema di Piano comprensoriale di Torino. Il progetto prevede il trasferimento del mercato ortofrutticolo e dei fiori con gli annessi servizi. L'investimento previsto assomma a 266 miliardi. Il documento progettuale, pervenutoci dal CMT il 4 luglio u.s. con la domanda di finanziamento, non era stato preceduto da anticipazioni dimensionali e di attività da rilocalizzarsi da parte della Società. Nel dicembre 1989 la Camera di Commercio di Torino aveva confezionato un "Rapporto preliminare sul Centro Agroalimentare di Torino" quale contributo alla discussione. La Regione, in adempimento alle direttive emanate dal CIPE, ha espresso parere favorevole sulla localizzazione dell'intervento (D GR 24/7/ 1990), previo parere della Commissione regionale per i mercati all'ingrosso.
Attualmente è in corso l'esame del progetto da parte del Comitato tecnico (costituito da esperti nominati dal Ministero dell'Industria) previsto dalla deliberazione CIPE del 12/12/1988. Fino all'emissione del decreto di ammissione al finanziamento la Regione non ha adempimenti da compiere. La precedente amministrazione - attraverso l'Assessore Marchini aveva attivato un tavolo di discussione tra i soggetti interessati all'intervento: Regione Piemonte, Comune di Torino, Rivoli, Grugliasco Rivalta, Orbassano, Beinasco, Provincia di Torino, società CMT e SITO, al fine di valutare le problematiche connesse al trasferimento delle funzioni all'ingrosso da Torino al nuovo sito ubicato nei Comuni di Rivoli e di Grugliasco.
In data 11/6/1990 la società CMT aveva richiesto alla Regione di "valutare l'opportunità di avviare le procedure utili alla realizzazione dell'intervento, per la parte attualmente non inserita nel PIP del Centro Intermodale Merci, attraverso l'adozione dello strumento del Progetto Territoriale Operativo di cui alle leggi regionali 5/ 12/1977, n. 56 e 6/12/1984, nn. 61 e 62".
La Regione con nota del 21/6/1990 ha risposto alla società che "la possibilità di ricorrere alla formazione di un Progetto Territoriale Operativo appare qUANto mai opportuna. sia per il perseguimento degli obiettivi, sia per valutare gli effettivi impatti dell'intervento. In questo senso la Giunta regionale, in raccordo con la società CAAT e con le amministrazioni locali interessate, assumerà le iniziative che riterrà idonee in tal senso, naturalmente in termini coerenti rispetto alle previsioni ed agli indirizzi contenuti nel Piano regionale di settore".
L'Assessorato ha ritenuto opportuno riprendere gli incontri precedentemente avviati con gli enti su elencati per individuare e valutare, questa volta sulla base anche dei documenti progettuali a disposizione. gli strumenti più utili al governo dei problemi legati alla realizzazione del nuovo Centro.
Queste sono informazioni di carattere ufficiale e, se vogliamo.
burocratico, ma l'interpellanza del Consigliere Chiezzi ed altri colleghi del Gruppo comunista richiede risposte di tipo più politico da parte della Giunta. In particolare ci si riferisce all'equivoco che si è venuto a determinare a seguito della notizia riportata dai giornali. E' stato scritto che il territorio interessato da questo intervento non era di 445 mila mq come peraltro previsto dal progetto indirizzato al Ministero, ma addirittura di 2 milioni di mq circa. Questo equivoco nasce dalla considerazione dello studio della Camera di Commercio, studio individuato come contributo al dibattito in corso per la realizzazione del Centro. E' evidente che quando uno studio viene inviato ai Comuni che ne hanno fatto oggetto di discussione, è probabl1e che qualche speculatore abbia intravisto in questa possibilità delle realizzazioni concrete, quindi di allargamento di questi mercati per i quali, ripeto, finora è stato previsto il trasferimento dell'ortofrutta e dei fiori. Per quanto riguarda i mercati di Torino relativi all'ittico, che in questo momento sono soddisfacenti (tra l'altro si tratta di mercati costruiti non molti anni fa), si ipotizza la possibilità di un eventuale trasferimento per considerazioni di ordine omogeneo di trattamento delle merci. Si tratta comunque - lo ripeto - di un contributo.
La Regione ha chiarito nell'incontro avuto con il Sindaco di Rivoli Saitta - che allo scopo aveva determinato una riunione sul sito con tutti gli interessati - la posizione ufficiale della Regione al momento in cui è stato inviato questo documento al Ministero; l'area di interesse è di 445 mila mq. L'intervento è di rilievo regionale e ciò spiega l'interesse e l'attenzione che l'Assessore Marchini vi ha posto determinando questo tavolo di raccordo (come lui l'ha definito), perché ci troviamo di fronte ad uno degli interventi più significativi che farà l'Amministrazione regionale nei prossimi cinque-dieci anni, perché con i chiari di luna che abbiamo possiamo avere tutte le fantasie di questo mondo, ma non avremo altre grandi possibilità, mentre questo è un intervento che, se verrà finanziato, effettivamente potrà rappresentare una grossa opportunità per il Piano di sviluppo della Regione Piemonte. Noi abbiamo fatto presente al Sindaco che gli amministratori regionali, nella considerazione della valenza primaria di questa struttura, al fine del potenziamento e del riequilibrio delle strutture mercatali all'ingrosso della Regione, avevano avviato questa pratica ministeriale, ma che l'area sulla quale noi intendevamo e intendiamo realizzare il Centro è questa. Le aree adiacenti classificate come territorio agricolo, qualora si dovesse ipotizzare un allargamento dell'area interessata, vedranno comunque un intervento pubblico, e i terreni che verrebbero acquistati lo saranno con gli strumenti a disposizione dell'ente pubblico che non consentono delle speculazioni, bensì interventi di esproprio o di accordo come previsto adesso dalla legge, tenendo conto che il soggetto di tutela del territorio è pur sempre il Comune, come ancora l'ultima legge ha ribadito in tutta la sua pienezza. Di conseguenza occorre intanto modificare i Piani Regolatori dei Comuni di Rivoli e di Grugliasco sui quali insiste l'area e secondariamente attendere - come viene detto dai giornali - decisioni diverse dei Comuni di Rivoli e di Grugliasco perché la maggioranza attuale ha previsto per determinati territori destinazioni diverse da quelle che alcuni speculatori vorrebbero. In questo senso noi abbiamo rassicurato i Comuni dell'attenzione della Regione su qualsiasi programma di eventuale allargamento (non è nelle intenzioni elettorali, ma è previsto in quello studio che potrà anche essere attentamente considerato, trattandosi di uno studio complesso che va comunque valutato): oggi allo stato dei fatti il finanziamento è su 445 mila mq per 266 miliardi per il trasferimento dell'ortofrutta e dei fiori. Di qualsiasi altro aggiornamento verrà informato il Consiglio.
Devo poi rigettare con molta forza le osservazioni che vengono fatte dai Consiglieri interroganti. relativamente ad una mancanza di attenzione da parte della Regione, e di un intervento che appare poco trasparente per quanto riguarda la formazione delle decisioni, e soprattutto di una infrastruttura che si colloca al di fuori della programmazione regionale.
Se c'è una struttura che veramente si colloca nella programmazione regionale è proprio questa, e non per merito dell'attuale Giunta o di quella precedente, ma per indicazioni programmatiche che risalgono al 1984.
Per quanto riguarda, ad esempio. l'area di SITO sono stati previsti 2 milioni di mq: io fui relatore di quella legge, mentre c'era una Giunta di sinistra a gestire la Regione. Se ci sono degli strumenti di programmazione relativi alla struttura in questione sono proprio questi. Non c'è probabilmente nessun altro intervento regionale fatto negli ultimi tempi che abbia dei documenti di riferimento di programmazione come quelli che abbiamo di fronte; mi riferisco al Piano dei mercati, sebbene necessiti di un riaggiornamento. In questo senso rispondo alla domanda relativa all'incarico affidato alla SOGES molto tempo fa e che abbiamo dovuto prorogare al fine di chiarire le idee, sulla base di questa nuova iniziativa per la quale abbiamo scelto SITO, perché ci pareva la dislocazione più opportuna per questo tipo di intervento. Di questa scelta lo studio affidato alla SOGES dovrà tenerne conto.
Così anche per quanto riguarda il mercato di Cuneo abbiamo accelerato le procedure, in quanto non abbiamo voluto perdere l'opportunità di sfruttare importanti finanziamenti statali che speriamo vengano riferiti alla Regione nell'ambito delle grandi strutture. Non so quale sarà il risultato per il Centro di Cuneo, ma certamente quello di Torino, in confronto agli altri mercati nazionali che verrebbero finanziati in base alla stessa legge, ha le caratteristiche per essere finanziato.
Se il Consigliere Chiezzi acconsente, colgo l'occasione per dare delle informazioni, anche se non richieste, per quanto riguarda il Centro Agroalimentare di Cuneo, anche questo classificato di interesse regionale.
Anche a Cuneo è stata costituita una società che si chiama MIAC ed è formata dalla Regione Piemonte, da Comune, Provincia e Camera di Commercio di Cuneo, dalle Casse di Risparmio di Cuneo e di Torino, dall'Istituto Bancario San Paolo di Torino. dall'Associazione tra produttori ortofrutticoli piemontesi, dall'Associazione provinciale alleva tori, dalla Federazione coltivatori diretti, dalla Confederazione italiana coltivatori di Cuneo e dall'Unione provinciale agricoltori di Cuneo, dall'Unione Industriale di Cuneo, dall'Associazione commercianti ed esercenti dall'Associazione artigiani, dalle Società CREA S.pA, ICOS S.pA, EDIL



CUCCO Vincenzo

Chiedo di avere una copia della risposta dell'Assessore Vetrino.



PRESIDENTE

Faremo distribuire le copie e una sarà per la Presidenza perché si tratta di un interessante aggiornamento.
La parola al Consigliere Chiezzi per la replica.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghe e colleghi, ringrazio l'Assessore per la risposta che ritengo esauriente per quanto riguarda l'aggiornamento delle procedure ed i riferimenti alle leggi, all'interno delle quali si è sviluppata la vicenda. Per essere breve vorrei limitare qualche commento a due aspetti sui quali, a mio avviso, è rimasta nella risposta dell'Assessore un'ambiguità e un'assenza di risposta.
L'ambiguità riguarda il fatto che l'ipotesi che nella zona SITO (Nuovo Centro Agroalimentare) possano trasferirsi anche altri mercati, non è stata risolta dall'Assessore in termini politici, ma solo in termini amministrativo-burocratici: era nelle cose che il progetto inviato al Ministero prevedesse l'occupazione di 445.000 mq. Mentre invece la risposta in termini politici, che avrei preferito più netta e precisa, è quella che riguarda lo studio di fattibilità della Camera di Commercio. Uno studio non lo si commissiona per nulla. Non penso che la Camera di Commercio spenda i propri soldi per elaborare degli studi che non hanno alcuna attinenza con la situazione commerciale, con le spinte e gli interessi presenti. Se la Camera di Commercio ha avviato questo studio vuoI dire che riteneva che ci fossero interessi sufficienti a motivare un'ipotesi progettuale.
Il fatto che l'Assessore dica semplicemente che questo studio non è oggetto della richiesta di contributo e che, se su questi temi ci saranno delle novità. queste saranno comunicate al Consiglio, mi sembra che non sciolga positivamente, una volta per tutte, il nodo se sia giusto concentrare in un'area che vedrà la presenza di migliaia di TIR al giorno in conseguenza della realizzazione SITO-CAAT, altre strutture all'ingrosso che peggiorerebbero ulteriormente la situazione. Speravo che su questo punto l'Assessore Vetrino fosse più netta e precisa. Nella riorganizzazione territoriale dell'area torinese mi sembra un'ipotesi da scartare quella di collocare altre infrastrutture in un'area che sarà già difficilmente riorganizzabile dal punto di vista della viabilità con le attuali previsioni di infrastrutture. Invece l'Assessore su questo ha lasciato una porta aperta.
Non ho capito, sempre a margine di questa prima questione, se le cose stanno come dice l'Assessore. In pratica la localizzazione del Centro ortofrutticolo risale all'ultimo atto di programmazione regionale, quello del 1984 (lo schema di piano comprensoriale). Se è così non si capisce perché abbiate dovuto fem1are il lavoro della SOGES. Se la SOGES è stata da tempo incaricata, sulla base di quel piano, di effettuare uno studio di assetto delle aree mercatali all'ingrosso per il Piemonte, non si capisce perché abbiate dovuto bloccare la SOGES se non stava facendo altro che trasferire in un piano regionale le ipotesi di riorganizzazione già deliberate nel 1984. Questo è un punto che non è stato chiarito, verrebbe chiarito se la SOGES fosse stata interessata da ipotesi che variavano quel piano del 1984: ad esempio, se fosse stata interessata dalle ipotesi formulate nel progetto di fattibilità della Camera di Commercio potrei capire perché la SOGES è stata fermata.
C'è un altro aspetto che reputo non convincente ed è il rapporto tra l'ente pubblico e le società che studiano il territorio ed avanzano delle proposte. E' stato affidato l'incarico alla SOGES, sulla base di alcune scelte territoriali, di predisporre un piano per i mercati ortofrutticoli.
Non so per quanti anni la SOGES abbia condotto i suoi studi, ma ad un certo punto si comunica ad essa di prendere atto di una decisione dell'ente pubblico (decisione che evidentemente è nata al di fuori e non in conseguenza di quegli studi).
Riflettiamo su questo modo di lavorare. Se gli studi sono propedeutici ad una decisione pubblica e ad una decisione politica, allora devono essere avviati ed aspettarne i risultati, dopodiché si compiono le scelte politiche. Qui mi sembra che sia tutto l'opposto: si dà un incarico per studiare qualcosa, poi per altre vie il decisore pubblico decide, sulla base dell'urgenza. dei finanziamenti, ecc.. di inviare. al soggetto che deve aiutare le scelte politiche, la decisione già presa.
E' un modo incongruo di attivare un rapporto tra le scelte politiche che sono di competenza del Consiglio e quelle conoscenze professionali che si vogliono attivare per poter decidere con piena capacità politica.
Sappiamo che la volontà politica è molto importante, ma se non è accompagnata da una capacità politica il più delle volte le decisioni che si prendono sono infauste. Pertanto la capacità politica può rafforzarsi affidando lo studio di certi problemi in modo più approfondito di quanto non possa farlo l'apparato regionale. Se così è bisogna rispettare questa procedura, altrimenti si sprecano denaro. Non capiSCo perché si debba pagare una società per studiare qualcosa che è già stato deciso dalla Regione Piemonte.
L'ultima considerazione riguarda il vuoto di risposta su un aspetto decisivo, quello della gestione. La gestione di un affare di queste dimensioni. forse il più grande che sarà messo in atto dalla Regione Piemonte, è tema politico della Regione Piemonte. Sono in possesso di una lettera dell'Associazione piemontese grossisti ortofrutticoli, inviata al Presidente della Giunta, al Sindaco di Torino della passata amministrazione e ai due Assessori competenti che sono entrambi presenti in quest'aula nella quale, dal punto di vista dei privati, si dice una cosa molto netta: il capitale pubblico costruisca e il privato gestirà. Costruire costa e a gestire invece si guadagna, o si spera di guadagnare. Penso che, posta in questi termini. non sia una collaborazione accettabile e questo purtroppo è il modo con il quale il più delle volte capitale pubblico e soggetti privati si ritrovano insieme. Non mi sembra che le condizioni finanziarie del nostro Paese possano presupporre, anche per iniziative importanti come questa, il fatto che lo Stato, l'ente pubblico, paghi qualcosa sul quale poi i privati avranno il potere di realizzare i guadagni che credono. Penso che onori e oneri vadano diversamente bilanciati e che questa sia l'occasione non solo per avviare una collaborazione diversa. nella quale non ci sia una direttrice a senso unico degli oneri a carico dell'ente pubblico e dei ricavi a favore del privato, ma in cui si discuta la questione della gestione, questione sulla quale l'Assessore non ha detto nulla e sulla quale prego di riflettere ancora e di tornare eventualmente in Consiglio.
Su questa questione. Assessore Vetrino e Presidente della Giunta regionale, ritengo che la comunicazione potrebbe essere riferita a tutte le società a capitale misto. L'avevo chiesto anche nella scorsa legislatura penso che una discussione sul significato della partecipazione della Regione Piemonte a queste società per azioni miste debba essere fatta e che non si possa continuare in questo modo. Dobbiamo verificare a che titolo, a quali condizioni e con quali obiettivi continuiamo a partecipare a società miste con i privati. Può essere l'occasione per fare il punto su questa e su tutte le esperienze passate.


Argomento: Commercio

Interrogazione n. 74 del Consigliere Marchini inerente l'apertura di spazi commerciali in Grug1iasco


PRESIDENTE

L'Assessore Vetrino risponde ancora all'interrogazione n. 74 presentata dal Consigliere Marchini.



VETRINO Bianca, Assessore al commercio

In merito alle questioni poste dall'interrogazione del Consigliere Marchini desidero, a nome della Giunta, specificare quanto segue.
Si premette che la Giunta non ha rilasciato alcun nulla osta al Comune di Grugliasco, Società Euromercato, per mq 200 mila di vendita, come anticipato dalle notizie della stampa. Siamo sempre di fronte ad una stampa che esaspera le informazioni e arriva a conclusioni che lasciano allucinati, soprattutto in relazione agli atti ufficiali della Giunta perché la Giunta regionale ha rilasciato, fin dal 13/6/ 1985, in base all'art. 27 della legge n. 426/71 e delle "Indicazioni programmatiche regionali" del 27/3/1980. un nulla osta per la realizzazione di un centro commerciale nell'area individuata dal Piano Regolatore Generale di Grugliasco. Tra l'altro, queste indicazioni programmatiche regionali, su iniziativa dell'Assessore Marchini, sono state aggiornate alla fine della scorsa legislatura e sono attualmente in gestione da parte della Commissione che deve dare le autorizzazioni rispetto a questi centri.
Inoltre. rispetto a queste indicazioni, che hanno scadenza nel marzo 1991 è prevista una verifica, per espressa volontà dell'Assessore, dell'impatto con le nuove realtà e le nuove esigenze di tipo commerciale. Comunque il nulla osta dato dalla Regione riguarda mq 8.000. Questo nulla osta era stato rilasciato in alternativa a due società richiedenti e precisamente: Società Mega S.p.A. per mq 7.000 di vendita di centro commerciale, di cui mq 3.000 per la tabella VIII - misto despecializzato - mq 3.500 per la tabella VIII - extra-alimentare despecializzato - mq 500 per altri esercizi specializzati nei settori dell'alimentare, abbigliamento ed altri generi: Società Euromercato per mq 8.000 di vendita di centro commerciale, di cui mq 4.800 per la tabella VIII - misto despecializzato - e mq 3.200 per altri esercizi specializzati.
L'alternativa si era resa necessaria in quanto entrambe le società richiedenti insistevano sullo stesso terreno, oggetto peraltro di lite pendente presso il Tribunale di Torino. La scelta della società realizzatrice del centro commerciale dipendeva perciò dall'esito delle controversie tra le parti e non poteva essere decisa in sede di nulla osta.
Il rilascio dell'autorizzazione da parte del Sindaco risultava essere subordinata sia all'accertamento dell'effettiva disponibilità dell'area previa sentenza del Tribunale, sia all'approvazione del piano particolareggiato per la zona in esame così come evidenziato nel parere interno che ritualmente viene richiesto nel corso dell'istruttoria delle istanze di nulla osta all'Urbanistica regionale.
Agli uffici dell'Assessorato risulta che il Comune di Grugliasco, in ottemperanza al nulla osta. alla sentenza del Tribunale e a seguito dell'approvazione del piano particolareggiato ha emesso propria autorizzazione in data 18/9/1987 per mq 4.800 alla società Euromercato S.p.A.
Successivamente, a seguito di alcuni esposti, pervenuti agli uffici dell'indagine condotta dal Tribunale di Torino e delle informazioni desunte dai quotidiani e periodici della domanda di nulla osta della società Galileo S.p.A.. intesa ad ottenere un'autorizzazione nello stesso immobile del centro commerciale per una tabella merceologica di "Bricocenter" sentita la Commissione regionale commercio, verificati gli atti in possesso, poiché pareva rilevabile una violazione alla legge urbanistica regionale n. 56/77, è stata trasmessa in data 14/5/1990 al Servizio di vigilanza dell'Assessorato regionale all'Urbanistica tutta la documentazione. Alla data odierna si è in attesa di una risposta e di un'azione di verifica da parte del competente servizio.
Rispetto al parere fornito al Comune di Grugliasco dal direttore della Divisione del Ministero dell'Industria, Artigianato e Commercio, Direzione generale del consumo interno e dei consumi industriali, inviato per conoscenza all'Assessorato al commercio della Regione Piemonte, si informa che si intenderebbe sottoporre al Ministro stesso la richiesta di una chiarificazione di dettaglio del contenuto, anche in relazione all'interpretazione contenuta nell'art. 8 della deliberazione approvata dal Consiglio regionale nel 21/3/1990 (Revisione dei criteri per il rilascio di nulla osta) dei quali ho prima dato informazione. Quando si sarà ottenuta la risposta verrà informato il Consiglio regionale della eventuale decisione che sarà necessario intraprendere.
A margine delle informazioni ufficiali, devo dire che ritengo quanto mai importante (credo che lo abbiamo addirittura già fatto) chiedere queste specificazioni al Ministero, perché per quanta simpatia possa avere io per il Ministro dell'Industria e anche per il direttore della sua divisione trovo alquanto strano che in una lettera ufficiale del Ministero mi venga scritto che "l'autorizzazione all'ampliamento della superficie di vendita oltre il limite stabilito dal citato art.43 può essere rilasciata solo alle norme e alle direttive che il piano consenta o, in mancanza di piano, alle condizioni di mercato". Sappiamo però tutti benissimo quale ampia interpretazione si possa dare a questa dizione di"condizioni di mercato".
Comunque questo è un altro argomento altrettanto importante come quello della precedente interrogazione. Il Comune di Grugliasco è attualmente in attesa da parte della Regione di questo chiarimento di tipo giuridico riferito all'urbanistica: da parte nostra siamo in attesa di chiarimenti da parte del Ministero. Devo dire che i 200.000 mq ipotizzati in quell'articolo di stampa sono per ora una fantasia, che io spero, per la verità, possa continuare a rimanere tale.
Non appena ci saranno delle informazioni ulteriori rispetto a questo tema sarà nostra cura informare oltreché il Consigliere interrogante Marchini, che peraltro il problema lo conosce bene avendolo vissuto in prima persona fino a poco tempo fa, anche lo stesso Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente. Assessore. sono lieto che mi sia stato dato atto che la mia interrogazione è stata utile al fine di fare chiarezza. Ritengo che questa sia una materia, come quella precedente. sulla quale ci sia un dovere istituzionale, rispetto al quale ho l'impressione che il collega Chiezzi non si attenga. Governare vuoI dire scegliere e decidere, ma all'interno di trasparenza, chiarezza e lealtà concettuale. Quindi la preoccupazione che mi ha indotto a proporre questa interrogazione era appunto che sulla scorta di informazioni non fondate si continuasse, su questa tematica, ad accrescere una serie di situazioni che gli antichi avrebbero chiamato i mitis, cioè quelle cose che ci impediscono di conoscere. Con il risultato che su questa materia della grande distribuzione avremmo continuato a lasciar crescere la guerra dei piccoli contro i grandi con una supposta incapacità della Regione di svolgere un proprio ruolo. Ho l'impressione che prima di arrivare al merito - e ci arriveremo sicuramente con la delibera programmatica ridefinita - sia fondamentale difendere i ruoli istituzionali. Prendo atto con soddisfazione che l'Assessore intenda porre le questioni in modo fermo e determinato nei confronti dello Stato. Ci troviamo esattamente nella stessa situazione in cui eravamo rispetto alla precedente interpellanza. Non si può confondere la programmazione regionale, come fa Chiezzi, con i diktat del Governo che dice che entro 30 giorni dalla pubblicazione del decreto la società. e non la Regione. deve inviare un progetto. A questo punto alla Regione spetta soltanto un giudizio di congruità e di validità all'interno del disegno generale e non più la possibilità progettuale, ma soltanto di verifica oltre tutto molto approssimativa.
Potrei concludere qui il mio intervento dichiarando che sono soddisfatto della risposta che mi è stata data. Colgo l'occasione per inv1tare l'Assessore, su questa materia, ad avere un rapporto costante e continuo con il Consiglio, perché indubbiamente come per la fattispecie precedente che è venuta in aula per l'attenzione del collega Chiezzi, la Giunta ha una esigenza di supporto consiliare. Sono materie che hanno bisogno di una forte maturazione e di una forte assunzione di responsabilità, perché se noi vogliamo costruire una metropoli a Torino ebbene una metropoli è caratterizzata da grandi stadi, da alberghi moderni da centri commerciali all'altezza della situazione, da un Centro Agroalimentare che non è il trasferimento del mercato fioristico, caro collega Chiezzi, ma è un Centro Agroalimentare funzionale alla legge nazionale. Legge che ritiene che nei grandi plessi urbani si debbano costituire dei grandi momenti di incontro del sistema economico, che non ha niente a che fare con il trasferimento del mercato dei fiori.
Quindi, Presidente, e qui rispondo in una qualche misura a una conversazione che avevo avviato con l'Assessore Nerviani, la questione che ci viene posta col problema dell'area metropolitana non è quella di fare 40 leggi che possiamo benissimo fare nel giro di un giorno, perché i nostri funzionari sono in grado di farlo. Si tratta di fare una scelta, di interpretare se la volontà nazionale della legge sulle aree metropolitane sia soltanto un elemento di riorganizzazione formale e amministrativa o invece il riconoscimento che l'Europa è caratterizzata da plessi organizzati intorno a delle metropoli medio grandi. Una metropoli non è una grossa città, una metropoli è un'organizzazione umana, sociale e politica organizzata su un filone caratterizzato da delle presenze forti di organizzazione del sistema.
Quindi su queste vicende, signor vicepresidente della Giunta più che Assessore, suggerisco alla Giunta di avere un rapporto molto partecipato con il Consiglio ai fini di fare emergere anche le latitanze e le contraddizioni, perché non si può essere dalla parte degli enti locali solo quando questi hanno ragione e si lamentano, e non quando per esempio fanno cose non correttissime, dal punto di vista politico evidentemente, come forse è avvenuto in questa questione. E' molto bello correre al soccorso dei poveri rivolesi aggrediti dagli speculatori torinesi che vogliono occupare i loro territori. ma sarebbe allora altrettanto lodevole mobilitarsi nei confronti del Comune di Grugliasco che persegue la volontà di realizzare sul proprio territorio uno dei più grandi centri di vendita a livello italiano. contro tutte le indicazioni della programmazione regionale. Nei confronti di questi Comuni. da parte del PCI. non si dice più niente; sono sovrani, per carità, vanno bene così. Non è così: il Consiglio regionale deve maturare in primo luogo un orgoglio istituzionale di presenze di governo nei grandi processi, qualche volta avendo anche l'onestà intellettuale e politica di rinunciare alle proprie militanze che si configurano in quelle aree territoriali. E' inutile, Chiezzi, dare alla Regione dei ruoli che non ha: nell'agroalimentare la Regione ha un ruolo di secondo livello.
Questa è stata una scelta nazionale, perché in un primo tempo la Regione era un socio necessario nelle società preposte al centro alimentare: in un secondo tempo è diventato un socio come un altro: se c'è.
c'è. ma se non c'è non importa. Quindi questo segnale di una riduzione progressiva del ruolo della Regione, che io rifiuto, ma che devo registrare, sul settore della grande distribuzione, che avviene nel settore agroalimentare per scelta dello Stato, è una cosa che non accetto, perch considero questo non un Consiglio, ma un Parlamento.
Quindi devo chiedere alla Giunta - e lo farò per quanto è nelle mie possibilità - di realizzare delle linee di intervento e di recupero delle funzioni che lo Stato ci ha tolto. Questo lo si può fare nella misura in cui ci sia, sia pure nella diversità delle posizioni di maggioranza e di opposizione, una solidarietà istituzionale. Se invece si continuano ad introdurre degli elementi impropri. come è stato fatto questa mattina sull'agroalimentare, non si costruisce niente: si continua a vendere all'esterno un ruolo della Regione che non c'è, si rimproverano alla Regione responsabilità che non ha e non si ha la capacità, tutti insieme di lavorare per costruire, sulle questioni rispetto alle quali lo Stato ci toglie strumenti. strumenti originali. Esistono gli strumenti del territorio ed una serie di altri strumenti che ci possono far contare laddove lo Stato (come nel sistema agroalimentare, come nel sistema della grande distribuzione) cerca di espellerci.
Questo è lo sforzo che dobbiamo fare istituzionalmente. E' chiaro che su queste cose ognuno ha il diritto di svolgere il proprio ruolo, anzi, ha il dovere di svolgere il proprio ruolo e di avere posizioni diverse, ma sappiamo che questo è il disegno. Lo scontro tra noi e lo Stato centrale è una riduzione progressiva del nostro ruolo e dei nostri poteri, rispetto al quale possiamo far fronte, non con delle lamentele, ma utilizzando in modo intelligente e funzionale i poteri che ci sono riconosciuti. soprattutto quelli del governo del territorio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Intervengo molto brevemente per fatto personale.
Sono stato citato cinque o sei volte da un Consigliere, il quale parlava a proposito di un'interrogazione. Il collega ha polemizzato perle cose che un altro collega ha detto in riferimento ad una interpellanza precedente che trattava altro argomento. intervengo non solo per dire che il collega Marchini ha frainteso ciò che io ho detto, ma anche per segnalare al Presidente del Consiglio regionale che il nostro Regolamento interno non permette questo tipo di colloquio. Colloquio che invece io ritengo debba essere reso possibile, nel senso che se il Consigliere Marchini avesse potuto parlare sull'interpellanza precedente, sulla quale ha osservato a suo giudizio che certe mie affermazioni non erano condivise da lui, sarebbe stato giusto.
Allora, dato che faccio parte della Commissione Regolamento e dato che le interpellanze e le interrogazioni sono l'unico modo con il quale l'opposizione innanzitutto, ma anche la maggioranza, discute dei provvedimenti di gestione, che sappiamo la Giunta regionale ha in termini amplissimi, ritengo sia opportuno rivedere le modalità di discussione delle interrogazioni ed interpellanze. Quale altra forma di controllo democratico abbiamo in questo Consiglio, sui tanti atti che la Giunta compie? Non abbiamo altra possibilità che chiedere alla Giunta cosa ha fatto e perché.
Allora ritengo che l'impossibilità da parte di altri colleghi di parlare su un'interpellanza (addirittura il Regolamento dice che solo uno dei firmatari dell'interpellanza può parlare), sia troppo riduttiva.
Propongo che si riveda questo aspetto del Regolamento. Noi dobbiamo poter parlare liberamente come Consiglieri regionali anche in sede di interpellanze presentate da altri Consiglieri.



PRESIDENTE

Il dibattito su queste due interrogazioni è stato molto interessante.
Prego l'Assessore Vetrino di far pervenire anche la seconda risposta perché effettivamente è ragione di approfondimento. Così come ritengo pertinente l'osservazione fatta dal Consigliere Chiezzi, perché io stessa sono un po' stupita che le interrogazioni abbiano un dibattito brevissimo e pressoché sotterraneo, tra l'interrogante e l'Assessore e non siano un fatto di Consiglio regionale. E quando ci lamentiamo della scarsa rilevanza, anche esterna. sugli organi di informazione, questa è anche derivante dalla strozzatura del dibattito.
Pur continuando i lavori dell'aula chiederei ai Capigruppo di riunirsi alle ore Il nella sala attigua per una brevissima riunione in ordine allo svolgimento dei lavori del mattino e in particolare in ordine al punto inerente la convalida.


Argomento: Sport - Tempo libero: argomenti non sopra specificati

interrogazione n, 47 del Consiglieri Rabellino, Vaglio e Farassino inerente la riduzione del numero di Società della Federazione Italiana Gioco Calcio


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione n. 47 presentata dai Consiglieri Rabellino Vaglio e Farassino.
Risponde l'Assessore Cantore.



CANTORE Daniele, Assessore allo sport

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, in relazione alla interrogazione n.47 presentata dai Consiglieri Rabellino, Vaglio e Farassino, voglio riferire al Consiglio regionale che, all'atto della suddetta interrogazione, i processi di organizzazione della Federazione calcio e delle leghe erano già avviati. in quanto, come è noto l'ordinamento dei vari tornei e campionati è programmato con largo anticipo rispetto all'effettivo inizio dell'attività.
L'interrogazione che è stata posta all'attenzione del mio predecessore la ritengo molto giusta ed opportuna. Infatti, appena ricevuta, devo dire che nell'informarmi nei confronti della Lega nazionale dilettanti, ho riscontrato reticenza e anche non disponibilità a rispondere alla richiesta di maggiori chiarimenti per quanto riguarda il Campionato dilettanti e nella fattispecie, quanto era stato chiesto dagli interroganti, il passaggio dalla promozione al Campionato interregionale.
Ho avuto la possibilità di parlare con il Presidente nazionale della Lega dilettanti e con il responsabile regionale; mi sono accorto che in questi anni non vi è stato alcun rapporto tra la Regione Piemonte, nello specifico l'Assessorato allo Sport e Turismo, e questa importante organizzazione di sport e di tempo libero, qual è la Lega dei dilettanti.
Ho poi appreso, con difficoltà, che nel corso di questo campionato stabilito nei mesi di gennaio e di febbraio, ci sono state sfasature nell'assegnazione delle varie promozioni e ho dovuto constatare che non era possibile intervenire sul campionato '90/'91. Sono venuto però a conoscenza che, a partire dalla prossima stagione agonistica, saranno prese delle importanti innovazioni sostanziali nell'articolazione dei campionati stessi. Mi sono impegnato, e ritengo si debba impegnare anche il Consiglio regionale in questo aspetto di politica regionale, a fare in modo che anche se non abbiamo gli strumenti ed i mezzi per intervenire direttamente nelle procedure messe in atto dal CONI e dalle Federazioni, il Consiglio regionale assuma tramite la Giunta regionale. un atteggiamento politico e amministrativo che faccia valere le ragioni anche delle rappresentanze presenti in Piemonte. Ritengo che l'impegno che possiamo prendere oggi, e che dovremo prendere nei primi mesi del 1991, sia quello di diventare interlocutori del CONI e della Lega Nazionale Calcio, e soprattutto di verificare come queste innovazioni, che dovranno essere messe in opera nell'anno 1991. non siano, per l'ennesima volta, innovazioni che penalizzano, come è avvenuto quest'anno, il Piemonte, ma siano innovazioni che permettano alla nostra Regione di essere al pari con le altre.
Vorrei ancora precisare che è un problema di volontà politica dell'Assessorato del quale ho delega, della Giunta e del Consiglio regionale. Dobbiamo ricominciare da zero un rapporto con questa parte del mondo sportivo, facendo valere le ragioni del Consiglio regionale e le ragioni delle Società Calcistiche piemontesi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questa nostra interrogazione aveva come scopo quello di sottolineare l'assenza politica in tutti questi anni nei confronti dello sport in generale. Abbiamo preso l'esempio del calcio perché combinazione in quel periodo era emerso questo grosso problema. Resta comunque il fatto che le nostre società dilettantistiche quindi di sport praticato e non professionistico. sono penalizzate da anni dagli organi romani proprio perché non hanno mai avuto, al contrario di altre Regioni, quel supporto che la Regione nella figura dell'Assessorato allo sport dovrebbe garantire. In questa situazione sapevamo che non si poteva fare nulla per ovviare a questi fatti già risoluti. Il problema deve essere affrontato non soltanto limitandolo al gioco del calcio, ma rivedendolo per tutti gli sport a livello dilettanti. Altro discorso importante è che molte società sportive, sempre a livello dilettantistico hanno grossi problemi con gli sponsor, e hanno anche grossi problemi di costi; secondo noi con una maggiore attenzione dell'apparato pubblico della Regione in particolare, si può dare fiducia agli sponsor per avviare un discorso nuovo nel confronti di queste società. La Lombardia è in uno stadio molto più avanzato e questi discorsi li sta seguendo come Regione ed i risultati si vedono. La Provincia ha un sacco di società sportive tutte sponsorizzate, per cui invito l'Assessorato a seguire anche questo discorso.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione) - Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione n. 96 dei Consiglieri Rabellino, Vaglio e Farassino inerente il ridimensionamento dell'Ospedale di Canelli


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 96 presentata dai Consiglieri Rabellino Vaglio e Farassino.
Risponde l'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Signor Presidente, signori Consiglieri, la proposta di piano a livello di consultazione è stata gestita esclusivamente dal Consiglio regionale per il tramite della V Commissione. In tale ambito si precisa che le consultazioni si sono svolte a livello provinciale con invito agli amministratori locali, Sindaci e amministratori UU.SS.SS.LL. Per la Provincia di Asti incontro della V Commissione con gli amministratori locali si è svolto il 15 gennaio 1990, ore 15,00. A detto incontro erano presenti il Sindaco, Renato Branda ed il Segretario Comunale, Luciano Rapetti. Le scelte operate dal PSSR '90/'92 concernenti l'USSL 69 risultano in sintonia con gli indirizzi generali sotto stanti la progranm1azione nazionale e regionale. h1 questo contesto infatti sia l'attuazione della legge 595/ 85 nonché l'osservanza dei vincoli prescritti ivi contenuti nel DM 13/9/1988, in materia di riorganizzazione ospedaliera imponevano a livello regionale la necessità non più dilazionabile di ridefinire una rete ospedali era territoriale e per specialità a diverso livello di diffusione (di base, diffusa, rara) tale da salvaguardare dalle specifiche e differenziate esigenze delle comunità locali evitando tuttavia di riprodurre rilevanti situazioni di discordanza gestionale, coincidente in alcuni casi anche con la qualità del servizio inadeguata.
Il mantenimento in funzione di due presidi ospedalieri, dislocati in una USSL con meno di 60.000 abitanti, ha rappresentato peraltro una scelta quasi obbligata, atteso che nessuno dei due complessi possiede requisiti edilizi strutturali in grado di assorbire il ricovero di specialità attribuite alla USSL. Nel breve e medio termine le due sedi possono fungere da filtro e supporto integrativo al presidio di Asti (USSL 68) o nelle more della realizzazione della nuova sede ospedaliera. Allo stesso tempo l'individuazione a livello di PSSR '90/'92 dell'Ospedale di Canelli quale sede integrativa del presidio di Nizza destinato prevalentemente a malati lungodegenti da riabilitare (e patologie invalidanti connesse a fascia di popolazione anziana), si pone oltre che come elemento di razionalizzazione e qualificazione delle risorse, anche come escamotage per corrispondere alla prescrizione ministeriale che pone nel limite di 120 posti letto la soglia minima di riferimento per il mantenimento e previsione ex novo di sedi ospedaliere.
La verifica di alcuni dati di funzionalità del presidio di Canelli aggiornati al 1989, confermano la pertinenza delle scelte operate dal PSSR.
Per le tre specialità (chirurgia generale, medicina generale, ostetricia e ginecologia) funzionanti nell'anno preso in considerazione, a fronte di 97 posti letto complessivi, sostanzialmente corrispondente alla dotazione di letti previsti dal PSSR, l'indice medio di occupazione risulta attestato sul 55% circa (chirurgia generale 50,68%, medicina generale 63,51 ostetricia e ginecologia 49,55%), con valori quindi nettamente inferiori agli standard di riferimento previsti dalla normativa nazionale. Tali circostanze dovrebbero costituire un ulteriore elemento per fare si che la USSL, nell'ambito del Piano di attività e di spesa, da approvarsi entro il corrente mese, negli aggiornamenti successivi individui precise modalità e tempi realizzativi per una razionalizzazione e più spiccata integrazione funzionale fra i due presidi di Nizza e Canelli, e fra questi e la sede DEA di riferimento di Asti, non escluse eventuali soluzioni inerenti l'organizzazione del servizio di pronto soccorso, qualora sussistano valide e documentate motivazioni giustifitcative di eventuali deroghe a livello del processo attuativo degli indirizzi di PSSR.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GROSSO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Signor Presidente, prendiamo atto del fatto che l'Ospedale di Canelli diventerà una casa di riposo qualificata, a questo punto. Restano comunque alcune perplessità. La prima è sulla scelta di Nizza e non di Canelli come centro ospedaliero dell'USSL, visto che Canelli è più popolata di Nizza.
Il nostro Gruppo è contrario all'eliminazione di presidi socio-sanitari di qualsiasi tipo essi siano, perché riteniamo che in zone a rischio, a livello di spopolamento come quella di Canelli, non si possano fare passi all'indietro. Secondo noi i servizi sono fondamentali affinché certe zone mantengano la loro vitalità, per cui prendiamo atto di questa risposta e Ci spiace sentire che gli amministratori locali avevano discusso e approvato questo progetto, perché in sede locale questi signori avevano riferito alla popolazione esattamente il contrario, facendola apparire come un'imposizione della Regione sulla quale nulla si poteva fare.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione n. 103 del Consigliere Porcellana inerente la soppressione della II Divisione di medicina generale con sede a Moncalvo (AT)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione n.103 presentata dal Consigliere Porcellana. Risponde l'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Il Piano socio-sanitario regionale per il triennio '90/'92, adottato con L.R n. 37/90 per l'USSL 76 individua nella sede di Casale l'unico presidio ospedaliero di riferimento territoriale.
Il presidio di Moncalvo, funzionante per la sola divisione di medicina generale, dotata di 25 posti letto e con un tasso di occupazione medio nell'anno '89 del 60, 79%, viceversa, non è stato inserito nella rete regionale ospedaliera delineata dal PSSR, in quanto trattasi di struttura priva di requisiti funzionali minimi essenziali fissati anche dalla nom1ativa nazionale vigente in materia: indirizzi ex DM n. 109/88 ed ex legge n. 595/85.
Va precisato che le procedure attuative del PSSR richiamato affidano alla USSL 76 l'incombenza di definire nell'ambito del piano locale di attività e spesa le modalità e i tempi occorrenti per la riconversione funzionate della struttura in questione.
In questo ambito gli spazi complessivamente disponibili potranno essere destinati, in ragione degli indirizzi regionali, indicativamente, alle seguenti funzioni e/o attività: a) sede di poliambulatorio b) sede di distretto socio-sanitario c) sede di residenza sanitaria assistenziale per anziani.
Per quest'ultima alternativa postulata. il programma decennale di investimenti approvato dalla Regione nel mese di gennaio, con riferimento alla rete delle residenze sanitarie assistenziali (RSA) , prevede la localizzazione di una struttura a Moncalvo per un numero di 40 posti da realizzare nel primo triennio con uno stanziamento di 3,2 miliardi.
In conclusione il flusso degli attuali ricoverati, prevalentemente anziani cronici o lungodegenti, in prospettiva, potrà essere più razionalmente riassorbito nella nuova struttura assistenziale sopra individuata: l'eventuale casistica, che richiede interventi più complessi sarà dirottata sul presidio di Casale dimensionato in termini di servizi e competenze specialistiche in modo tale da rispondere a quest'ultimo tipo di esigenza.
Questo naturalmente in base alla suddivisione delle UU.SS.SS.LL.
esistenti oggi sul territorio, ma andando ad una revisione - in base alla riforma dei confini territoriali - è presumibile che rapportando tutto all'interno di ogni singola Provincia i confini territoriali dell'USSL di Casale saranno modificati ed è presumibile che la parte dell'USSL di Casale venga accorpata all'USSL di Asti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Porcellana.



PORCELLANA Francesco

Ringrazio per la risposta molto chiara data dall'Assessore. Credo che le considerazioni finali prevedano che nella revisione territoriale delle future USSL il problema Moncalvo venga accorpato nella realtà di Asti.
Questo è l'invito, proprio per il rispetto che merita una zona così importante, composta di 15 Comuni che gravitano attorno alla realtà di Moncalvo. Quindi ringrazio e nella prospettiva di questo piano triennale che vedrà uno stanziamento di 3 miliardi, come ha accennato l'Assessore credo si possano trovare soddisfatte le popolazioni di quella zona.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione n. 40 del Consigliere Tapparo inerente lo smaltimento dei rifiuti nel Comune di Trofarello


PRESIDENTE

L'Assessore Garino risponde all'interrogazione n. 40 presentata dal Consigliere Tapparo.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

In merito all'interrogazione presentata devo dire che nella deliberazione n. 50 de13/7/1990, verificato che al momento, perlomeno secondo quanto emerso da incontri con i Presidenti dei Consorzi interessati, non esistevano soluzioni diverse da quella di utilizzare per periodi determinati, e per quantità stabilite, la discarica di Ghemme di Novara, e considerato altresì che il Consorzio Torino sud, a cui il Comune di Trofarello aderisce, risultava avere ancora in corso di ultimazione i lavori di adeguamento e ampliamento della discarica sita nel Comune di La Loggia, si stabiliva che i rifiuti urbani raccolti nel Comune di Trofarello dovessero essere smaltiti in discarica della ditta Sirtis di Oleggio presso il proprio impianto di Ghemme di Novara sino a tutto il 30/9/ 1990.
Nella successiva deliberazione (n. 59 dell'1/10/1990), avendo nel frattempo il Consorzio Torino sud ultimato i lavori di adeguamento ed ampliamento della discarica sita nel Comune di La Loggia, e considerato che la stessa è in grado di recepire i rifiuti di detta area più quelli dei Comuni di Trofarello, Santena e Poirino, si è stabilito che i rifiuti raccolti nei suddetti Comuni (tra cui Trofarello) dovranno essere smaltiti presso la citata discarica del Consorzio Torino sud, sita nel Comune di La Loggia, sino a tutto 31 gennaio 1990.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Ringrazio l'Assessore per la risposta, voglio solo sottolineare come le legittime preoccupazioni dell'Amministrazione di Trofarello si siano espresse. anche se in forme abbastanza dure nei mesi scorsi. Sembrava all'Amministrazione, e sembra all'interrogante, che un Comune che aveva onorato l'impegno, per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti, con una discarica sita nel proprio territorio, ultimata nei mesi passati, non dovesse trovare una penalizzazione nello smaltimento futuro. Penalizzazione che derivava dal dover andare in provincia di Novara a smaltire i propri rifiuti con un aumento di tre volte tanto il costo del proprio smaltimento.
Sono soddisfatto della risposta dell'Assessore, sottolineo solo che d'innanzi a queste emergenze occorre tener conto, soprattutto per i piccoli Comuni, di quello che può essere l'onere che deriva dalle scelte di emergenza, cercando appunto di minimizzarli.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici

Interrogazione n. 109 dei Consiglieri Miglio, Segre e Staglianò inerente l'intervento di "liming" del Lago d'Orla


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n. 109 presentata dai ConSiglieri Miglio, Segre e Staglianò.
Risponde l'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, in merito all'interrogazione presentata dal Gruppo Verdi, inerente la realizzazione dell'intervento di recupero ambientale delle acque del Lago d'Orta, tramite spargimento di carbonato di calcio, operazione convenzionalmente definita "liming", si intende innanzitutto precisare quanto segue: l'esecuzione dell'operazione non è stata affidata all'Istituto italiano di idrobiologia, bensì, a seguito di regolare appalto concorso indetto dalla Provincia di Novara. alla ditta Unieco di Reggio Emilia.
l'intervento finanziato dal Ministero dell'Ambiente era effettivamente da considerarsi "pilota", e il "liming" sarebbe proseguito con successivi finanziamenti, se i risultati dell'intervento pilota fossero stati positivi.
Considerando che i risultati di tale operazione sono da considerarsi ampiamente positivi, come emerge dalle relazioni scientifiche inviate dalla Provincia di Novara, e come è stato ribadito dai numerosi qualificati ricercatori intervenuti al convegno tenutosi ad Orta il 9 e lO aprile del corrente anno. la Provincia di Novara, in accordo con la Regione Piemonte ha provveduto all'acquisto di altro carbonato di calcio per proseguire il "liming" estendendolo ad altre porzioni di lago.
Quanto riportato nell'interrogazione, in riferimento alle dichiarazioni del dott. Monti, non sembra corrispondere al vero in quanto, nella citata relazione, il dottor Monti sconsiglia il consumo esclusivamente del fegato del pesce persico e non del muscolo, del quale è detto testualmente: "i risultati delle analisi, limitatamente a questi parametri (Rame, Nikel Cadmio, Cromo. Piombo) indicano che la concentrazione presente nel muscolo è tale da consentirne il consumo". Non sussistono quindi pericoli per la salute umana a seguito del consumo di carni di pesce persico.
In merito alla suggerita correlazione tra il "liming" e la moria di pesce persico si può affermare che non sono chiari i presupposti scientifici su cui si baserebbe, anzi tale correlazione è da escludere, in quanto la moria è causata da una malattia che colpisce solo il pesce persico, e che si è manifestata anche in altri laghi non interessati da operazioni di "liming", come ad esempio il Lago Maggiore. Pertanto si pu ritenere che tali fenomeni non mettano in discussione la buona riuscita del "liming".
L'intervento di "liming" era stato proposto in quanto il recupero naturale della qualità delle acque del Lago d'Orta avrebbe richiesto tempi molto lunghi, calcolati sulla base di modelli previsionali, in 15-20 anni.
Ciò avrebbe vanificato di fatto i benefici apportati con gli interventi di depurazione già realizzati.
Alla luce di quanto sopra esposto si ritiene di poter rispondere che la Regione: intende far proseguire l'intervento di "liming" del Lago d'Orta nei modi e nei tempi opportuni: ha accertato che sussistono i requisiti di commestibilità del pesce persico e che comunque le UU.SS.SS.LL. competenti svolgono il loro compito per la tutela della salute dei cittadini, anche in questa particolare materia. eseguendo gli opportuni controlli: ritiene inoltre che una eventuale non conm1estibilità del pesce pescato nel Lago d'Orta sia da ascrivere agli inquinamenti cui il lago è stato soggetto in passato e non al "liming" oltre a mantenere un costante controllo sulla qualità delle acque del Lago d'Orta, continua a ritenere che i tempi necessari ad un recupero naturale delle acque del lago siano tali da giustificare un'accelerazione di tale processo tramite l'intervento di "liming".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

L'interrogazione è nata da una preoccupazione particolare: gli effetti che l'operazione di "liming" sta creando nei confronti del bacino lacustre.
La preoccupazione trae spunto effettivamente dalla questione della commestibilità del pesce persico: complessivamente, però, tende anche a sollevare la riverifica di quanto è stato svolto sinora e quindi studiare l'opportunità di proseguire l'operazione "liming" o viceversa affidarsi a quella che è la ricostituzione naturale che, come ha citato l'Assessore Garino (ed è citato nello stesso documento) avverrebbe comunque in un periodo di 15-20 anni.
La valutazione che invitiamo a fare è se si ritiene ancora opportuno continuare con questa operazione, o viceversa convenga riconsiderare il tutto e verificare se comunque (stante il contributo dato dall'operazione "liming" fino a questo momento) i procedimenti naturali della ricostituzione della qualità biologica e naturalistica del bacino lacustre non potevano avvenire per via naturale, seppure in tempi leggermente diversi.
Venendo alla risposta data dall'Assessore Garino vorrei fare presente che il dott. Monti, come riportato in un quindicinale locale della zona del Lago d'Orta, avrebbe fatto dichiarazioni di tutt'altra natura rispetto a quelle riportate nell'ultimo documento, che credo anche l'Assessore abbia visionato, da parte di quei 43 firmatari appartenenti a vari istituti. Il dottor Monti, nella dichiarazione riportata in questo quindicinale locale esprime una posizione totalmente diversa da quella riportata nel documento.
Dichiara che esiste una stretta correlazione fra il "liming" e la malattia dei pesci persici, addirittura dice che lui avrebbe le prove dell'esistenza di questa correlazione.
Quanto meno ritengo che ci sia una grossa discordanza. nel senso che o le affermazioni riportate sono false e provengono da una totale invenzione dello stesso giornalista o viceversa il dottor Monti non ha una posizione coerente. L'impressione che dà è che ogni quindici giorni riveda le sue dichiarazioni in merito alla correlazione esistente fra questi due fattori.
Vorrei inoltre dire all'Assessore Garino che, a quanto mi risulta, non sono stati fatti controlli da parte dell'USSL sulla commestibilità dei pesci, nel senso che l'unico documento esistente è proprio quello riferito alle analisi svolte dal dott. Monti per verificare la qualità e la validità dell'operazione "liming" e gli effetti che questa produce sulla fauna del bacino.
Il discorso prendeva anche spunto dal fatto che l'operazione, come è ampiamente dichiarato dagli stessi documenti redatti da diversi membri dell'Istituto idrobiologico di Pallanza, è un intervento sperimentale che sì era già stato adottato per i laghi dei paesi scandinavi, però su superfici estremamente diverse da quelle del Lago d'Orta e con caratteristiche naturalistiche indubbiamente diverse. Invece questo intervento (che doveva essere sperimentale e limitato ad una parte ridotta della superficie complessiva del lago) è stato esteso a tutto il bacino indipendentemente da una verifica ponderata degli effetti su una porzione limitata dello stesso. Invito l'Assessore a prendere in considerazione soprattutto le contraddizioni esistenti fra le diverse dichiarazioni rilasciate dal dottor Monti e quindi riverificare, al di là della risposta data oggi, la validità dell'operazione non attraverso le dichiarazioni dei diretti interessati (gli appartenenti all'Istituto idrobiologico), ma eventualmente di altri esperti che occasionalmente potrebbero costituirsi in Commissione e verificare l'andamento dell'operazione del liming.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento: Musei

Interpellanza n, 10 dei Consiglieri Rivalta, Monticelli, Bresso, Chiezzi Foco e Marengo ed interpellanza n. 87 dei Consiglieri Picchioni e Cavallera inerenti il Museo d'arte contemporanea del Castello di Rivoli


PRESIDENTE

Esaminiamo ora congiuntamente l'interpellanza n. 10 presentata dai Consiglieri Rivalta, Monticelli, Bresso, Chiezzi, Foco e Marengo e l'interpellanza n. 87 presentata dai Consiglieri Picchioni e Cavallera.
Risponde ad entrambe l'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore ai beni culturali

Signor Presidente, colleghi, credo che sia opportuno cogliere l'occasione della presentazione di queste interpellanze per dire quanto peraltro avevo a suo tempo già dichiarato in Commissione al momento della presentazione del bilancio per il 1989 del Castello di Rivoli.
Si è conclusa una fase importante per il Castello, quella dell'avvio dell'impianto che ha portato a risultati che dobbiamo ritenere, con molto realismo e con molto compiacimento, positivi. Dal 1984 ad oggi la Regione Piemonte è stata impegnata a dare al Castello una struttura istituzionale un assetto di direzione e a creare un'identità forte della funzione museale e culturale del Castello, nonché un sistema di rapporti e di relazioni con artisti, direttori di musei. galleristi, critici, ecc. Questo anche in presenza di numerose difficoltà, di contraddizioni, di denunce. circa l'inopportunità dell'avvio da parte della Regione di un'esperienza di questo tipo. I risultati ottenuti da questa prima fase sono notevolmente positivi.
E' stato anche importante in quest'ultimo periodo il coinvolgimento di energie private, come la Cassa di Risparmio di Torino, il Gruppo finanziario tessile, la FIAT, che hanno dimostrato e dimostrano tuttora fortunatamente - un significativo apprezzamento e consenso al progetto regionale del Museo di Rivoli e si rendono anche disponibili ad un considerevole sostegno finanziario, tanto più utile in quanto drammatico è il quadro delle risorse economiche regionali attuale. Probabilmente, senza il contributo del privato, Rivoli avrebbe una vita dimezzata. riuscendo la Regione appena a fare fronte ad impegni essenziali, non potendo certamente accentuare il suo impegno per Rivoli.
In tutta la fase di avvio, gran parte dei meriti per il successo acquisito a livello nazionale ed internazionale del progetto va assegnata a Rudi Fuchs che con la cooperazione del dott. Gachnang ha saputo costruire un'immagine al tempo stesso di grande rigore e di straordinaria notorietà all'attività del Castello.
Oggi anche i più severi critici di Rivoli debbono riconoscere che esso è diventato uno dei quattro-cinque musei di arte contemporanea più noti nel mondo. Riconfermo pertanto, al di là di quanto può apparire dopo le notizie di stampa che molti avranno avuto occasione di leggere e dopo le interviste giornalistiche dello stesso Fuchs, la considerevole stima che l'Amministrazione regionale ed io personalmente abbiamo riservato nel passato al dott. Fuchs come collaboratore di altissimo livello e come promotore di molte iniziative a Rivoli. Questa stima, vera, profonda e sincera, non ha impedito e non è contraddittoria rispetto alla decisione del Consiglio di amministrazione del Castello di non rinnovare al dott.
Fuchs e al suo collaboratore gli attuali contratti con il Museo di Rivoli.
L'evoluzione e la complessità dei nuovi problemi di Rivoli hanno consigliato di ritenere naturalmente conclusi gli incarichi di Fuchs e Gachnang.
Il Castello di Rivoli ha ora bisogno di investire per ottenere soprattutto a Torino e in Piemonte un radicamento ed un consolidamento più forti, senza nulla perdere delle relazioni a livello internazionale che ormai ha così brillantemente raggiunto; deve raggiungere l'obiettivo di essere considerato, cosa che non è ancora del tutto raggiunta un'istituzione culturale di Torino e del Piemonte riconosciuta e difesa dai torinesi e dai piemontesi.
In questo senso, a fronte di una situazione critica venutasi a creare nella struttura gestionale del Castello, a seguito della rinuncia del mandato da parte del dott. Givone, apprezzato funzionario regionale, del dott. Alferi, chiamato due anni fa dalla Presidenza del Castello di Rivoli a svolgere le funzioni di direttore artistico, con la vicina concomitanza dell'esaurirsi dell'incarico di direzione artistica dei dotto Fuchs e Gachnang, l'Amministrazione regionale ha ritenuto di accogliere la determinata richiesta che perveniva dal Comitato di ricomporre nella nuova fase in un'unica persona gli incarichi di direttore artistico e di segretario generale e di individuare per tali compiti una persona che oltre a possedere le richieste referenze scientifiche e manageriali, si rendesse disponibile a stabilire a Torino la propria permanente residenza.
Ciò al fine di garantire per un verso una continuità e quotidianità di direzione del Museo e, per altro verso, di avviare in città e in Piemonte quel sistema di rapporti con le altre istituzioni culturali della città che riteniamo in questo momento assolutamente indispensabile. Questo, come già detto, penso che sia il compito principale di Rivoli nei prossimi anni.
Nell'aderire a tale proposta ho comunque chiesto, trovando peraltro l'immediato consenso di tutti i soci, che a Rudi Fuchs venisse conferito anche un riconoscimento formale di socio onorario a vita del Castello di Rivoli e intendo formalizzare attraverso il Consiglio di amministrazione al dottor Fuchs la proposta, in forme e modi ancora da definirsi. di mantenere un rapporto di collaborazione con la Regione Piemonte al fine di non disperdere lo straordinario contributo di idee e di intelligenza che egli stesso potrà ancora dare a Torino e al Piemonte. Voglio sottolineare e ripetere che si tratta non di note formali, ma di note sinceramente espresse e profondamente sentite.
Come risulta da quanto ho cercato di dire, ritengo inopportuno parlare di una estraniazione della Regione Piemonte dalle responsabilità di conduzione del Castello di Rivoli. E' vero che nei primi mesi della mia esperienza assessorile, coincidenti anche con l'entrata dei soci privati nel Consiglio d'amministrazione, l'attenzione per il Castello di Rivoli si è lievemente affievolita, caricati come si era da problemi davvero eccezionali a cui bisognava far fronte, ma è altrettanto vero che non appena la situazione di eccezionale emergenza fu superata, il rapporto con Rivoli è diventato forte e ha creato le premesse per sviluppi decisivi della esperienza di Rivoli nel tempo futuro. Certamente la collaborazione con i soggetti privati, visto anche il carattere sperimentale della stessa ha avuto e non poteva non avere, momenti di difficoltà per il manifestarsi di inevitabili momenti di divergente valutazione.
A questo riguardo devo dire, uscendo dalla formalità della dichiarazione, che è stato un mio impegno molto deciso quello di difendere l'immagine pubblica di questa esperienza e di evitare che sorgessero confusioni nel considerare il Museo di Rivoli, che deve rimanere un'iniziativa del pubblico a cui i privati contribuiscono positivamente, ma in termini necessariamente complementari. Ciò nonostante ho convintamente lavorato per il loro superamento, anche nella convinzione che compito fondamentale dell'Amministrazione regionale sia soprattutto quello di promuovere la costituzione e l'avvio di grandi strutture culturali che nell'esercizio quotidiano della propria attività, acquisiscano tendenzialmente una loro autonomia culturale, scientifica e amministrativa.
L'acquisizione da parte degli istituti culturali di tale autonomia è per la Regione motivo di compiacimento e non di preoccupazione. Ovviamente non dimentichiamo che il compito della Regione è quello di fissare il quadro degli obiettivi di medio e lungo periodo e di fornire gli indirizzi di politica culturale, garantire il necessario sostegno finanziario e istituzionale, vigilare sulla elaborazione dei programmi, la loro attuazione, la gestione finanziaria, la coerenza tra attività annuale e gli obiettivi e gli indirizzi generali.
A questo proposito devo confermare che il Castello di Rivoli resta come è stato scritto peraltro nel programma e ripetutamente dichiarato, uno dei grandi punti qualificanti della politica regionale e la produzione e la divulgazione dell'arte contemporanea resta uno degli ambiti irrinunciabili di qualificazione della politica culturale in Piemonte. Non a caso Si è mantenuto e rinnovato l'impegno per proseguire e concludere nel più breve tempo possibile i lavori della manica lunga, che costituisce passaggio fondamentale per il compimento del progetto del Castello di Rivoli. In tale spazio infatti è previsto che troveranno sede, oltre ad uffici e laboratori del museo, una biblioteca, emeroteche, un centro di documentazione, nonch nuovi spazi espositivi per l'arte contemporanea. servizi di ricevimento e di ristorazione. e sarà pertanto possibile completare la dimensione di un moderno museo. Sarà inoltre possibile dare spazio ad una visione più generale delle problematiche dell'arte contemporanea non limitata solo all'arte plastica e visiva, ma aperta all'esame degli altri aspetti della produzione contemporanea. quali la fotografia, l'architettura, il video, il cinema, eccetera.
In questo senso la nuova direttrice, signora Gianelli, è stata incaricata di elaborare i primi elementi di un progetto culturale e programmatico che tengano conto di questi orientamenti e sarà mia cura informare il Consiglio regionale, attraverso la Commissione cultura, sulle prossime attività del Castello di Rivoli.
Per quanto concerne le prospettive, non posso che confermare l'impianto strategico già più volte approvato dal Consiglio regionale e di cui ho informato la Commissione competente al momento della presentazione del bilancio per il 1990, che. tra l'altro, ho chiesto e faticosamente ottenuto che fosse in sostanziale pareggio. Anche su questo vorrei ricordare lo sforzo fatto da parte mia e dal Consiglio regionale attraverso la Commissione perché si costruissero per il 1991 condizioni migliori per partire. La tentazione forte, soprattutto in chiusura di legislatura, era quella di sfondare, come ci era stato richiesto, il bilancio per svolgere quest'anno iniziative di ancor più alto tono; abbiamo scelto la politica del rigore anche nella gestione di questo bilancio e lo abbiamo pareggiato e questo per avere risorse fresche per lanciare ulteriormente l'esperienza del Castello di Rivoli.
Rivoli è uno dei poli più importanti del circuito delle residenze e delle collezioni sabaude, progetto questo che, pur tra qualche difficoltà finanziaria e tecnica, avanza nella sua realizzazione e io spero nello spirito preciso di coloro che a suo tempo lo avviarono. In particolare la Regione impegnerà prossimamente le proprie forze nel predisporre gli strumenti di promozione e di valorizzazione culturale e turistica di questo progetto. Proseguono i rapporti per favorire la fruizione non solo museale ma anche dei parchi delle residenze sabaude; probabilmente già dal prossimo anno sarà in gestione alla Regione il parco del Castello di Agliè e sono in corso contatti per un esame generale della situazione degli altri parchi e giardini, quello di Palazzo Reale, di Racconigi e di Villa della Regina che integrati con Rivoli e La Mandria, costituiranno un vasto complesso di parchi storici fruibili dal pubblico.
Nel riconfermare la centra1ità del Castello di Rivoli nel sistema dei musei piemontesi, desidero anche annotare, così come è scritto nel programma, che sul tema dei musei vorrei predisporre e presentare, nel tempo più breve possibile, un disegno di legge sul quale si possa aprire un rilevante dibattito politico e culturale.
Ritengo opportuno svolgere una ultima considerazione sul rapporto tra Pubblica amministrazione e sponsor privati.
La Regione Piemonte è stata sin dall'inizio all'avanguardia della sperimentazione di tali cooperazioni, e il bilancio che traggo da questa sperimentazione è decisamente positivo. Ritenere che a questa valutazione positiva corrisponda una mancanza di problemi e di tensioni, sarebbe assolutamente ingenuo. Tra la Pubblica amministrazione e i privati esistono differenti punti di vista di finalità strategiche e di iniziative culturali, interessi competitivi sul piano dell'immagine e della concezione della conduzione dei progetti. Esiste nei contributi dei privati una esperienza professionale e culturale diversa ed anche ottiche d'impresa che non sempre trovano nella consolidata esperienza culturale pubblica possibilità di accoglimento.
In questo senso sono ancora prevedibili per il futuro prossimo momenti di difficoltà.
Il Consiglio regionale dovrà continuare la riflessione sull'opportunità di incoraggiare o rallentare le esperienze di collaborazione. Ad eventuali nuovi indirizzi mi atterrò, come obbligatorio, scrupolosamente. Per parte mia però in ora ritengo che la disponibilità economica e finanziaria, la competenza imprenditi va e la sensibilità culturale dei privati non vadano assolutamente lasciate cadere e, pur nei limiti rigorosamente salvaguardati della specificità delle proprie funzioni, delle proprie competenze e della valorizzazione di ciò che di buono e di importante è stato accumulato dalla Pubblica amministrazione, l'incontro fra pubblico e privato vada mantenuto e ulteriormente sviluppato.
Credo di avere colto, con questa risposta non brevissima, tutti gli spunti che dall'interpellanza dei colleghi Rivalta, Monticelli, Chiezzi e dei colleghi Picchioni e Cavallera sono pervenuti. Ovviamente mi dispongo ad integrare la risposta dopo gli interventi dei colleghi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Prendo atto dell'ampiezza della risposta all'interpellanza dataci dall'Assessore Nerviani e soprattutto dell'intenzione ribadita circa i compiti dell'Amministrazione regionale, che non possono disinteressarsi dell'attività museale del Castello di Rivoli, ma devono intervenire sulla formazione dei programmi anche se va difesa una autonomia tecnico-culturale dell'organizzazione e di chi dirige il Castello. Credo che sulla questione dei programmi ci sia un problema di assunzione di responsabilità dialettica nei confronti di una organizzazione che è stata inventata, pensata avviata. strutturata architettonicamente attraverso il restauro istituzionalmente attraverso la formazione dell'ente dalla Regione con dei fini culturali che la Regione ha ritenuto di perseguire e che la impegnano in un ruolo attivo.
Quindi colgo come intenzione positiva quella di intervenire. non vorrei però che le parole dette dall'Assessore Nerviani in questo senso, venissero tradotte nella pratica in termini riduttivi. Le sue indicazioni di impegno sono di carattere generale, consentono evidentemente in concreto di trasformarsi in un impegno riduttivo o in un impegno attivo. lo auspico in un impegno attivo.
Da come sono andate le cose, così come le abbiamo lette sui giornali questo impegno nei mesi scorsi non c'è stato: perlomeno se non c'era l'intenzione di abbandono dell'impegno da parte della Regione, c'è stata una prevaricazione dei privati che hanno, come ho colto anche dalle parole dell'Assessore Nerviani, posto di fronte ad un fatto compiuto l'Amministrazione regionale. Altrimenti non è concepibile come decisioni prese solo pochi mesi prima, in ordine alla strutturazione degli organismi dirigenti del Museo, siano stati improvvisamente smentiti attraverso una indicazione di ristrutturazione e attraverso un licenziamento brusco di Fuchs e Gachnang, persone che avevano lavorato con estrema intelligenza e con risultati così fortemente positivi, riconosciuti anche dall'Assessore Nerviani, in questi anni. Mi ricorda questo licenziamento un atteggiamento ricorrente nell'industria piemontese, che è quello dei cambiamenti bruschi delle direzioni, quasi improvvisi, spesso risaputi dagli stessi interessati prima dalla stampa che da un rapporto diretto con le proprietà industriali.
L'ultimo caso ha toccato persino il campo sportivo con il licenziamento brusco di Zoff. Mi richiamo appunto a queste esperienze.
Credo che la Regione Piemonte non possa in nessun modo partecipare a metodi di governo e di gestione di questo tipo. Non sono accettabili neanche in altri settori, ma certo non lo sono in un settore così fortemente interessato su cui la Regione Piemonte si è impegnata.
Circa il giudizio sulle persone, prendo atto che l'Assessore Nerviani ha riconosciuto ai direttori che hanno seguito l'attività di Rivoli il loro pieno e completo merito, che, certo, non avrebbe dovuto portare a un atteggiamento di rottura di questo tipo. Si possono sempre fare cambiamenti, ma i cambiamenti si preparano, si discutono e si decidono quasi consensualmente fra persone che si riconoscono come persone a cui portare stima.
Sulla questione delle prospettive, la risposta dell'Assessore Nerviani è stata ampia. Non voglio richiudere la discussione, non tento nemmeno, mi porterebbe via troppo tempo, il Presidente del Consiglio regionale non me lo consentirebbe. Chiedo però che ci siano occasioni nel prossimo futuro in sedi da ricercare possono avvenire in sede di Commissione consiliare e anche di Consiglio. Si può riprendere il discorso delle operazioni culturali connesse con il recupero delle preesistenze storiche, in questo caso le residenze sabaude.
Di fronte all'esigenza, che qui viene indicata come esigenza maturata all'interno del Consiglio di amministrazione del Castello di Rivoli, di mutare l'indirizzo dell'attività museale, non mi sorprendo. Le cose possono essere mutate. Stigmatizzo che questa questione non sia stata posta apertamente con i direttori precedenti.
Auguro al direttore che arriva di saper svolgere il compito di rinnovamento, ma vorrei che questo compito venisse definito, che non venisse lasciato alla definizione di un Consiglio di amministrazione, che nella sua pratica se non nella sua struttura, che non conosco perfettamente, può vedere una prevaricazione forte degli interessi privati.
Giustamente Nerviani ha detto che devono essere complementari, ma la mia sensazione è che. in questo caso e più in generale, ci sia un'intendenza da parte dell'operatore privato. collaborando con il pubblico, di prevaricare in ragione di una presunta autonomia culturale. La prevaricazione qui pu diventare davvero rischiosa per la stessa immagine della Regione. Qualche rischio l'ha fatto correre questa vicenda. C'è la possibilità che l'operatore privato - all'Assessore Nerviani avevo chiesto nell'interpellanza il quadro dei finanziamenti erogati dai privati in questi anni - sulla base di un'erogazione finanziaria possa giocare.
nell'operazione culturale riguardante l'arte contemporanea nella nostra Torino e nel Piemonte, un ruolo di immagine che serve alle proprie presenze e alle proprie caratterizzazioni private. Sono rischi che si sono già corsi, sono questioni che sono già emerse altrove e non vorrei che esplodessero a Torino e che anche questo significasse una sudditanza rispetto alle politiche culturali che le industrie torinesi cercano di imporre sulla nostra città e sulla nostra Regione.
A proposito dei programmi del nuovo direttore. che io mi accingo ad esaminare con molto interesse e con molta apertura, nonostante l'amarezza di quello che è successo in questi mesi, voglio dire soltanto due parole.
Il punto di partenza è stato dato 10/12 anni fa, quando abbiamo cominciato a pensare al recupero delle residenze sabaude, ad un'ipotesi di presenza culturale sull'arte contemporanea. In questo senso ideologicamente richiamandoci al fatto che Torino, città industriale che nella sua attività ha giocato all'avanguardia nello sviluppo delle tecnologie, nell'arte poteva trovare un legame culturale proprio attraverso la contemporaneità dell'espressione artistica e le sue avanguardie. Parlo in prima persona perché ritengo senza false modestie di essere stato un iniziatore di quest'operazione e della congiunzione del restauro con questo indirizzo culturale. Le nostre ipotesi erano grandiose, erano quelle di far giocare a Torino una specializzazione nel campo dell'espressione artistica e non di concorrere in una impossibile gara con Milano, Brera, Firenze, Venezia Roma ed i Musei Vaticani; non ha tanto importanza che i musei torinesi comperino un quadro del passato. Mi sembrava rilevante, e continuo a considerare rilevante, che Torino e il Piemonte possano giocare un loro ruolo di specializzazione sulle punte di avanguardia, sullo sviluppo delle avanguardie artistiche. Non soltanto quelle figurative, possono essere quelle letterarie. possono essere quelle della poesia e del teatro. Avevamo preso contatti con la struttura universitaria per creare una base di questo genere. Voglio dire che il rapporto con Torino e con il Piemonte, che l'Assessore Nerviani auspicava e che sembra essere un obiettivo di questa nuova direzione, lo si costruisce non abbandonando una dimensione culturale internazionale, guai se ci riducessimo alla provincialità! Certo abbiamo molti artisti importanti, torinesi e piemontesi, che sono conosciuti più al di fuori di Torino e del Piemonte, più all'estero che qui. ma guai se ci riducessimo ad una visione localistica di questa funzione e di questo indirizzo culturale. Abbiamo bisogno di tenere vivo questo rapporto internazionale. Avevamo intenzione di far diventare il Castello di Rivoli la sede di uno studio permanente: una Spoleto che riguardasse le arti contemporanee e le avanguardie.
Credo che questa sia la strada giusta da perseguire, anche sul piano di un'immagine che serva alla comunità come proprio approccio culturale, come immagine di se stessa. Ho il timore delle grandi mostre. Sono interessanti si possono fare a Palazzo Grassi a Venezia, ma Torino non può concorrere su quella strada, perché partirebbe in ritardo e sarebbe probabilmente sconfitta.
E' la strada del lavorare un po' artigianalmente. certo ampliando anche le visioni, per costruire una funzione permanente che collochi Torino come un punto mondiale. Le premesse ci sono attraverso Rivoli, ce ne sarebbero di più se questo Consiglio regionale non avesse avuto un atteggiamento di chiusura sei o sette anni fa quando abbiamo discusso la possibilità di far rimanere in Italia opere artistiche che sono andate invece all'estero, a Los Angeles in particolare.
Chiedo all'Assessore Nerviani di operare, con la diligenza con cui opera, perché crei non un gioco di immagine. non lo spot della grande mostra, non l'efficacia propagandistica, ma effimera, della grande iniziativa: un lavoro permanente che costruisca di quel museo, di quell'ente, della sua presenza a Torino un fatto stabile che si leghi davvero alla comunità regionale locale, ma in un rapporto di avanguardia a livello mondiale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

Signor Presidente. colleghi Consiglieri, non ho la memoria storica del Consigliere Rivalta. Come utente qualunque però posso ricordare i detti, i fatti, i misfatti del Castello di Rivoli, Castello un po' kafkiano nella sua improbabile identificazione e per le trame nascoste e palesi con cui si sono avvicendati uomini. forze, tendenze culturali ed anche politiche diverse.
Voglio rifarmi a quanto ha detto un momento fa l'Assessore, cioè al fatto che nel 1988, prendendo in mano le redini di questo magnifico giocattolo, ha tentato di correggere la molla e le funzioni, cercando di mettere a fuoco la specificità che Rivoli merita, sforzandosi di affrancarlo da quelli che esclusivamente espositivo con cui si era mosso all'inizio della sua avventura, cercando di farne un punto di ricerca sulla cultura contemporanea, sostenendo un potenziamento della biblioteca, dei laboratori e di tutte le sue strutture, di modo che nell'ambito del Castello tutte le manifestazioni artistiche contemporanee potessero trovare un punto di riferimento preciso. Il Castello di Rivoli avrebbe dovuto essere trasformato in centro propulsore delle arti dell'espressione e dell'immagine come il cinema, il teatro,l'architettura, il design, la musica, etc. Il grosso passo di qualità fu il coinvolgimento dei privati.
Ma di tutta quella rivoluzione un po' copernicana, dello sforzo di individuare una funzione, soprattutto una capacità di movimento, cosa ne abbiamo oggi? Che cosa si è realizzato? Nell'opinione pubblica e tra gli esperti si alzano degli interrogativi pressanti e radicali sulla funzione di Rivoli: cambiare la destinazione del Castello o mantenere la funzione di Museo di arte contemporanea? Credo che la prima ipotesi sia assolutamente da scartare, la seconda invece è da approfondire e da arricchire con alcune riflessioni. Innanzitutto l'Assessore regionale ai beni culturali dovrebbe procedere quanto prima a una revisione degli altri luoghi espositivi della regione stessa. In che misura si pone il Castello di Rivoli, per esempio, nei confronti del Circolo degli artisti, nei confronti di altre strutture culturali che esistono a Torino, nei confronti della sede della Presidenza regionale, che per lo più è sede di mostre un po' mortificanti per la stessa sede regionale? Il problema della direzione artistica si pone, è un problema che tocca tutte le grandi istituzioni museali del mondo e noi vorremmo, forse un po' utopicamente, che la nomina fosse affrancata da tentazioni speculative, che trasformano spesso i direttori di questi enti in veri e propri bracci temporali del mercato.
C'è il problema dei finanziamenti, della ripartizione e della ridistribuzione di questi finanziamenti tra pubblico e privato. Signori, a me è parso, in certe occasioni. che la Regione fosse un ospite occasionale.
Noi non vogliamo essere padroni di casa, ma vogliamo essere protagonisti di un percorso culturale collettivo che coinvolga altri soggetti, soggetti privati e soggetti pubblici. Allora il problema nei confronti dei privati si pone in termini espliciti. Il problema del coinvolgimento dei privati non significa solamente cercare qualche elemosiniere più o meno mecenatico significa invece stabilire, anche con questi, una linea di politica culturale che non può essere assolutamente abdicata dalla Regione, che non può essere delegata a nessun altro se non con la Regione partecipe e vigilante.
Allora la Regione non è "il vicino di casa" al Castello di Rivoli. Il Castello di Rivoli è stato restaurato, e diamo merito a chi ha promosso realizzato e accompagnato quest'opera, di una precisa volontà pubblica alla quale poi il privato ha dato il sussidio della sua partecipazione e della sua presenza. Già una volta avevo detto che la cultura non può essere il luogo negato alla politica e agli uomini politici. Per questo noi vogliamo che Rivoli non sia una specie di "studiolo di Urbino" o di armonie umanistiche, ma il luogo dove il confronto della società civile, anche in questo campo e anche con i soggetti privati, si possa realizzare nella sua dovuta compiutezza.
Non va dimenticato inoltre il problema del rapporto con il pubblico. lo non sono tanto per gli elogi alla bandiera o per i congedi encomiastici.
Leggo nell'intervista su "La Stampa" che Fuchs parla di "utopia che mi hanno proibito", e che afferma "Che cosa significa oggi preoccuparsi del pubblico? La mostra su Mondrian del Museo Guggenheim è sbarcata a Venezia come gli americani sbarcarono a Granada. Forse questa è una battuta un po' forte, troppo polemica, ma voglio dire che un museo deve nascere dalle circostanze e dalle attese del luogo. Per un museo è molto importante l'area attorno e l'atmosfera".
Benissimo, accetto le dichiarazioni di Fuchs, però voglio anche sapere se l'arte contemporanea è solamente ridotta all'arte povera e a tutti i suoi accoliti, oppure se l'arte contemporanea può esplorare tutte le manifestazioni artistiche di questo secolo e se quest'arte povera è richiesta "dall'area e dall'atmosfera".
E poi Fuchs continua: "Io preferisco occupare il mio tempo per un tipo di cornice su un quadro di Mondrian che andando alla Fìera di Basilea per scovare l'artista più bello del momento". Vorrei domandare gentilmente all'Assessore qual è il pubblico che frequenta Rivoli.
Oggi è un fiore nel deserto. E' un monumento al restauro, completamente disabitato, inesplorato. abbandonato dal pubblico torinese. E' un museo al silenzio ed a nessuno, altro che parlare di internazionalismo del Piemonte! Ed allora qual è il rapporto fra pubblico e mostra? Quanti sono i biglietti venduti? La dott.ssa Gianelli risponde: "Sicuramente esistono più pubblici. Ma il pubblico non è la prima cosa a cui penso quando preparo una mostra".
Certamente, guai se giochiamo sul borderò dei biglietti. Si diceva tempi fa. nell'ambito della politica culturale, che il borderò era il biglietto d'infamia di un'opera d'arte, per cui più una pellicola incassa, più un teatro sbiglietta, più tutto ciò è legato al consumismo di maniera, alla massificazione del gusto. Tuttavia un equilibrio politico culturale merita una riflessione diversa perché non si realizzi l'ennesima cesura tra ente pubblico ed utenza.
Aggiunge la dott.ssa Gianelli: "La mostra sempre più mostro vuol dire? Sì. il rischio c'è. Io penso che un museo debba ospitare l'una e l'altra".
Questo è anche il programma per Rivoli: "Mantenere un dialogo fra grandi mostre e mostre piccole".
Non voglio assolutamente contestare queste affermazioni, però credo che la Regione, nell'ambito dei suoi organismi istituzionali, e pertanto anche della IV Commissione, possa promuovere un'audizione degli attuali reggitori. capace di favorire momenti di riflessione comune, e un'audizione pubblica, affinché si conoscano gli intendimenti è non si finisca per ridurre il discorso ad un salotto troppo privato.
Non può infine essere dimenticato il problema della linea politica dei nostri Consiglieri, rappresentanti la Regione a livello del Consiglio di amministrazione di Rivoli. Quali sono gli intendimenti? Come si riesce a organizzare una politica che sia meno equivoca? Cioè una politica lineare una politica che sia, ad esempio, rispondente alle esigenze di questo Consiglio. A me pare che i nostri Consiglieri siano dei solisti un po' troppo individualisti (con tutto il rispetto per la loro funzione e la loro presenza), che ognuno giochi il suo ruolo secondo i capricci del momento oppure secondo le proprie affinità elettive.



PRESIDENTE

La discussione è conclusa. Se però il Consiglio acconsente, do la parola all'Assessore Nerviani che mi ha chiesto di intervenire brevemente.



NERVIANI Enrico, Assessore ai beni culturali

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, dall'interpellanza testè discussa sono emersi degli elementi a cui credo sia necessario dare una risposta.
Chiedo scusa al Consigliere Rivalta per non avere segnalato il contributo del privato: sono quote da 600 milioni per ciascuno dei soci quindi 1 miliardo e 800 milioni in tutto. E' una quota molto rilevante, a fronte di circa l miliardo e 400 milioni che annualmente la Regione eroga al Castello di Rivoli. E' chiaro che non può essere fatto un rapporto di questo tipo perché ben altro è l'intervento che la Regione ha fatto con la ristrutturazione e con la proprietà avuta in comodato per il Castello di Rivoli.
Mi sono dimenticato di riferire delle decisioni relative a Fuchs e a Gachnang. che sono state assunte dal Consiglio di amministrazione all'unanimità (e questa non vuole essere una forma di copertura dell'Assessore, ma certamente è stato - nel momento in cui si è dovuto decidere - un elemento di conforto per la strada che era stata intrapresa).
Vi è indubbiamente, come ha detto il Capogruppo Picchioni, il problema della funzione che deve essere svolta dai nostri rappresentanti in questo Consiglio di amministrazione. E' difficile che riescano a interpretare con esattezza il Consiglio regionale, ciascuno ha la propria forte identità e la propria provenienza culturale. Un rapporto dell'Assessorato e del Consiglio con questi mi pare opportuno, ma è più facile dirlo che farlo.
Personalmente mi sono trovato qualche volta in difficoltà, per tempi e per modi, ad avere un rapporto organico con questi nostri tre rappresentanti.
Ma al riguardo (e questa è la ragione per cui ho preso la parola) ritengo che si debba arrivare presto al rinnovo dei nostri rappresentanti nel Consiglio di amministrazione di Rivoli e si debba avere un incontro (come peraltro ho fatto poco prima della chiusura della legislatura precedente) con la Commissione competente, con il presidente del Consiglio di Rivali ed il direttore del Museo di Rivoli. La volta scorsa facemmo un incontro con il Consiglio di amministrazione di Rivoli, ma se si vuole renderlo più operativo e avere i primi contatti io posso organizzare, nei prossimi giorni, un incontro fra Commissione, presidente e direttore. Quindi rinnovo del Consiglio, incontro nel tempo breve, accoglimento pieno della raccomandazione di continuare in questa esperienza, ma, paradossalmente tentare che questa esperienza di avanguardia si colleghi con una realtà territoriale più diffusa e più coinvolta, perché la critica che spesso ci rivolgono è di avere un grande museo nel Castello di Rivoli. ma di vedere questo Castello e questa realtà quasi esclusivamente fruita da una elite culturale che non si collega decisamente con la realtà della nostra gente del nostro territorio piemontese. Questo impegno è un po' difficile perch appare contraddittorio, cercherò di assolverlo comunque con decisione.


Argomento: Beni culturali (tutela, valorizzazione, catalogazione monumenti e complessi monumentali, aree archeologiche)

Sollecito dibattito sulle operazioni di restauro portate avanti dalla Regione Piemonte


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rivalta. Ne ha facoltà.



RIVALTA Luigi

Ciò che chiederò non riguarda più l'interpellanza, però l'interpellanza richiama una questione. Questa estate sui giornali e per iniziativa dell'Associazione ingegneri e architetti è stata discussa la produzione architettonica di restauro avvenuta nella nostra Regione. Particolarmente pesanti erano le critiche rivolte ai recuperi e ai restauri operati dalla Regione sul proprio patrimonio, o comunque patrimonio acquisito in comodato.
Chiedo al Presidente del Consiglio e alla Giunta di valutare se non sia il caso di dare vita ad una giornata di discussione sulle operazioni di restauro che la Regione Piemonte ha portato avanti. Credo che sia opportuno. Quale sia la valutazione che verrà fuori costituirà un'esperienza importante per andare avanti. Non ne faccio una questione di difesa di quello che è stato fatto, ma mi sembra importante che se ci sono pareri difformi, nelle maniere corrette, in una giornata di discussione organizzata come si riterrà, queste questioni vengano valutate. Fra l'altro parlare di queste cose, in questo momento, mi riporta alla memoria Aldo Viglione, quando era Assessore al patrimonio. Con lui si è fatto un grande lavoro, con intenzioni certamente positive, per ottenere buoni esiti sui restauri dei monumenti piemontesi e mi sembra che potrebbe anche essere un riferimento alla sua memoria.



PRESIDENTE

Ringrazio il Consigliere Rivalta perché l'argomento è molto importante.
Questa Regione ha avuto una grandissima tradizione di restauro di beni immobili di grande pregio e quindi sarà mia cura, visto che la richiesta è stata fatta anche alla Presidenza del Consiglio, alla prossima riunione dei Capigruppo (alla quale sarà presente la Giunta), di rappresentare questa esigenza che personalmente condivido in pieno.


Argomento:

Sollecito dibattito sulle operazioni di restauro portate avanti dalla Regione Piemonte

Argomento:

Sollecito risposta ad interrogazioni


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Zacchera. Ne ha facoltà.



ZACCHERA Marco

Signor Presidente. ho chiesto la parola per sottoporle un piccolo problema che è sorto a livello di Gruppo. Sono giacenti presso diversi Assessorati, a data odierna, 19 nostre interrogazioni e interpellanze che richiedono una risposta in Consiglio regionale, più alcune passate a risposta scritta. Faccio presente che da quando è stata riunita questa legislatura non è ancora stata discussa neppure una nostra interrogazione o interpellanza. Mi sembrerebbe corretto da parte degli Assessori valutare le interrogazioni che possono comunque aspettare e quelle che invece sono urgenti. in quanto se passano quattro mesi non solo perdono attualità, ma il problema che viene segnalato nel frattempo si incancrenisce.



PRESIDENTE

Consigliere Zacchera, provvederemo a fare un riepilogo. Quello che lei ha posto è un problema interessante. Questo problema non riguarda solo le interrogazioni del Gruppo MSI (che sono sospese e non hanno ancora avuto risposta), ma riguarda l'insieme di tutte le interrogazioni che sono ancora in sospeso e che attendono una risposta.


Argomento:

Sollecito risposta ad interrogazioni

Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Ha chiesto congedo il Consigliere Peano.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale della seduta in corso.


Argomento:

c) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 24 settembre e 1 ottobre 1990 - in attuazione dell'art. 9 della L.R. n. 6/88 - in materia di consulenze e incarichi, è depositato e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Esame proposta di deliberazione n. 55: "Convalida di 58 Consiglieri regionali (ai sensi dell'art. 17 della legge 17/2/1968. n. 108 e dell'art. 16 del Regolamento interno del Consiglio regionale)"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 4) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 55 inerente la convalida di 58 Consiglieri regionali.
Questo punto viene trattato in seduta pubblica, come convenuto nella Conferenza dei Capigruppo, non trattandosi della fattispecie prevista dall'art. 45, comma quarto, del Regolamento interno del Consiglio regionale.
La Giunta delle Elezioni si è riunita e ha proceduto all'esame della condizione di ciascuno dei Consiglieri eletti per accertare se sussistano nei loro confronti cause di ineleggibilità o di incompatibilità, di cui agli art. 15, secondo comma, e art. 16 del Regolamento interno del Consiglio.
Pregherei il Presidente della Giunta delle Elezioni, Consigliere Majorino , di riferire al Consiglio in merito alle risultanze della Commissione stessa.
Ha pertanto la parola il Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, in base al Regolamento interno del Consiglio, la Giunta delle Elezioni ha la funzione di verificare la condizione degli eletti e di fare le relative proposte al Consiglio in merito alla loro convalida.
La Giunta delle Elezioni si è riunita sotto la mia Presidenza nei giorni 2 e 9 ottobre, erano presenti undici componenti su venti e, in base all'art. 58 del Regolamento, la Giunta era regolarmente costituita in quanto erano presenti la metà più uno dei suoi componenti. Ha proceduto quindi all'esame commessole dalle leggi e dal Regolamento e ha rilevato de plano che per 58 Consiglieri non sussisteva alcun problema di ineleggibilità o di incompatibilità in quanto attraverso l'esame sia delle schede, che ciascuno di noi aveva compilato, sia di quanto acquisito d'ufficio non risultava alcun problema.
La Giunta si è invece soffermata in particolare sulla posizione dei Consiglieri Goglio e Fiumara in quanto, attraverso l'esame delle dichiarazioni da essi stessi formulate nelle schede. avevano enunciato delle situazioni che potevano apparire suscettibili di cadere nelle ipotesi di ineleggibilità o di incompatibilità previste dalla legge.
La Commissione ha dedicato le due sedute a questo approfondito esame iniziando dall'esame della posizione del Consigliere Goglio in quanto il Regolamento prevede che prima e davanti ad ogni cosa la Giunta delle Elezioni esamini la condizione dei propri componenti. Per quanto riguarda il Consigliere Goglio è emerso che lo stesso è Presidente dell'USSL n. 9 di Torino e potrebbe verificarsi un'ipotesi di incompatibilità con la carica di Consigliere regionale in quanto la legge vigente in materia di ineleggibilità ed incompatibilità. legge statale del 1981, prevede l'incompatibilità per coloro i quali svolgano funzioni presso un ente soggetto a vigilanza della Regione. Quindi. per quanto riguarda la condizione del Consigliere Goglio. il dilemma è il seguente: essere Presidente di un Comitato di gestione significa essere Presidente di un ente soggetto a vigilanza della Regione? L'argomentazione a favore dell'incompatibilità è che effettivamente le UU.SS.SS.LL. in genere e in particolare il loro organo. il Comitato di gestione. siano assoggettati alla vigilanza della Regione in quanto le normative regionali prevedono una sorta di controlli da parte della Regione in materia. Nella Giunta delle Elezioni si sono formate opiniOni contrastanti: la tesi favorevole alla condizione di Consigliere regionale, del collega Goglio, compatibile con la funzione di Presidente del Comitato di gestione, sostiene in definitiva una vigilanza estremamente generica da non ritenersi precisa e dettagliata come intende la legge statale.
Dopo attento ed approfondito esame si è passati ai voti e a maggioranza si è ritenuto che le UU.SS.SS.LL. siano soggette alla vigilanza della Regione e che pertanto la carica del Consigliere Goglio sia incompatibile quindi non convalidabile. In tal senso è stata la conclusione della Giunta delle Elezioni, come indicato nella relazione scritta che sto illustrando.
Si è passati quindi ad esaminare la posizione del Consigliere Fiumara.
Anche in questo caso all'interno della Giunta delle Elezioni si sono verificate due tesi che si sono contese il campo. La tesi della ineleggibilità poggia su questi presupposti di fatto e su questa motivazione: il Consigliere Fiumara era stato a suo tempo nominato, con decreto del Presidente della Giunta regionale, componente dell'assemblea dell'Azienda di Promozione Turistica di Torino e ricopriva tale incarico si può dire, ex legge, in quanto la legge regionale istitutiva delle Aziende di Promozione Turistica (L.R n. 12/87) prevede espressamente che debbano fare parte dell'assemblea i Sindaci di quei Comuni che abbiano una certa rilevanza turistica. Siccome Moncalieri è stato considerato tale, il Consigliere Fiumara venne a suo tempo, in quanto Sindaco di Moncalieri chiamato a far parte dell'assemblea dell'Azienda di Promozione Turistica torinese.
Il far parte di un'Azienda di Promozione Turistica non è certo motivo di ineleggibilità, questo traspare a chiare note dalla legge stessa. Il fatto è - qui è insorto il problema - che il collega Fiumara, dopo essere stato nominato componente dell'assemblea, in funzione della sua carica è stato in un secondo tempo eletto dall'assemblea componente del Consiglio di amministrazione della stessa APR Siccome la legge del 1981 prevede che siano in eleggibili (quindi ineleggibilità originaria) i componenti dei Consigli di amministrazione di enti dipendenti dalla Regione, si è presentato il problema se considerare o meno enti dipendenti della Regione le APT. Questo è stato per la Giunta delle Elezioni, ed è oggi per il Consiglio, il nodo principale da sciogliere. Anche qui, come ho indicato chiaramente nella relazione, si sono formate due opinioni a contendersi il campo.
La prima ritiene che le Aziende di Promozione Turistica siano enti dipendenti dalla Regione e fa leva sull'art. 1, sull'art. 8 e sull'art. 24 della L.R. n. 12/87, istitutiva delle Aziende di Promozione Turistica.
Infatti, secondo i sostenitori di questa tesi, che dicono che le Aziende di Promozione Turistica sono enti dipendenti, si esamina l'art. 2 della legge dove sta scritto: "La Regione enuncia le funzioni di programmazione indirizzo, coordinamento e vigilanza"; poi l'art. 6, dove si prevede che: "La Regione coordina e indirizza gli interventi di promozione turistica" l'art. 8 ove si dice, fra l'altro, che "Le Aziende di Promozione Turistica operano quali organismi strumentali della Regione" e infine l'art. 24 che pur sotto il titolo "Vigilanza sull'attività e sugli organi", prevede che siano sottoposti all'approvazione della Giunta regionale anche i programmi pluriennali oltre alle deliberazioni che hanno per oggetto la pianta organica del personale, gli acquisti. le alienazioni, le iniziative passive. E infine, sempre l'art. 24 prevede che la Giunta regionale abbia facoltà di disporre "forme di controllo sull'attività delle Aziende di Promozione Turistica". Quindi sulla scorta di queste considerazioni che ho sintetizzato c'è la tesi pro-ineleggibilità.
L'argomentazione contraria sta invece in questi termini: le Aziende di Promozione Turistica non sono enti dipendenti dalla Regione, ma solo sottoposti a vigilanza. In questo caso (se fossero solo sottoposti a vigilanza) il problema non si porrebbe nemmeno. perché il collega Fiumara aveva già dato le dimissioni, sia pur dopo le elezioni. Perché sono sottoposti a vigilanza e quindi causa di incompatibilità? Perché l'art. 24 della legge istitutiva delle Aziende di Promozione Turistica si intitola "Vigilanza sull'attività e sugli organi", quindi qui si argomenta. Ma in definitiva tutto quanto la Giunta regionale e la Regione dirige nei confronti delle Aziende di Promozione Turistica è pur sempre opera di vigilanza, quindi sotto un primo profilo le tesi sono contrapposte ai fini di sostenere o meno la dipendenza o meno delle Aziende di Promozione Turistica dalla Regione. Però c'è un elemento secondario. Il secondo nodo è questo: chi sostiene la tesi della piena eleggibilità dice che gli enti di promozione turistica sono enti dipendenti. Però c'è la cappa protettiva dell'art. 5 della legge del 1981, laddove si prevede che, allorquando si appartenga ad un ente per il quale, rispetto alla carica di Consigliere regionale, possa prospettarsi la ineleggibilità, ma si appartenga in quanto si svolge una determinata funzione, questo status non dà luogo ad ineleggibilità. La tesi del collega Fiumara è in questi termini. Egli dice di aver fatto parte dell'assemblea dell'APT in quanto Sindaco di Moncalieri e di aver altresì fatto parte del Consiglio di amministrazione per proiezione della sua funzione di appartenente all'assemblea. Al riguardo fa rilevare che anche gli altri membri appartenenti al Consiglio di amministrazione erano stati eletti in quanto svolgevano determinate funzioni nella materia turistica o simili.
Ulteriore argomento che viene portato da parte del Consigliere Fiumara è che, anche se non valesse la sua tesi della proiezione dall'assemblea al Consiglio di amministrazione, egli in definitiva non ha partecipato alle assemblee del Consiglio di amministrazione. Conseguentemente, in base all'art. 15 della legge istitutiva delle APT. è decaduto. Per cui non ne faceva parte nel momento delle elezioni amministrative del 6 maggio. Per la verità l'art. 15 dice testualmente: "Il Consiglio di amministrazione scade con la scadenza della assemblea. I singoli componenti del Consiglio sono sostituiti in caso di dimissioni, di decesso o di decadenza qualora rimangano assenti a tre sedute consecutive". Qui pur non risultando una formale sostituzione per assenze reiterate, dichiarate, si ritiene che egli non abbia rivestito questa carica di componente dell'Amministrazione.
Anche la questione della eleggibilità o non eleggibilità del Consigliere Fiumara è stata esaminata e discussa a fondo dalla Giunta delle Elezioni, che ha concluso a maggioranza per la non eleggibilità.
Voglio ancora ricordare che non appena è sorto il problema per una giusta ed apprezzabile ragione di garantismo si era chiesto sia al Consigliere Goglio sia al Consigliere Fiumara di presentare deduzioni osservazioni e memorie per quanto ritenessero opportuno. Hanno avuto un congruo tempo per farlo e la tesi che ha trovato dei sostenitori, sia pure minoritari nell'interno della Giunta delle Elezioni, è stata prospettata nelle memorie che sono state presentate. L'ultima è pervenuta questa mattina ed è quella che si arrocca sulla tesi della decadenza.
A questo punto penso di aver esaurito le mie mansioni illustrando la relazione. che si conclude con una proposta in base al Regolamento: proposta di convalida dei 60 Consiglieri, meno due (Goglio e Fiumara).
Conseguentemente si voterà, come vi ha già precisato il Presidente, con tre schede segrete. Primo blocco: convalida dei 58 Consiglieri: secondo blocco: convalida sì, convalida no, per Goglio e per Fiumara. Comunque sono a disposizione per qualsiasi altro eventuale chiarimento e chiedo scusa se la prospettazione non è stata estremamente chiara, ma i problemi erano complessi ed erano - questo desidero sottolinearlo esclusivamente di interpretazione delle leggi vigenti in materia di eleggibilità. Penso che se è vero che questa è un'aula politica, se è vero che qualunque problematica che approda in quest'aula ha pur sempre uno sfondo politico quando si vota si deve solo votare.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rossa. Ne ha facoltà.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, desidero ringraziare il collega Majorino, Presidente della Giunta delle Elezioni. per la obiettività con cui ha illustrato i termini del problema, senza nulla trascurare rispetto alle posizioni che sono emerse nella Giunta delle Elezioni e rispetto all'importanza del dibattito che si svolge qui. Egli quindi propone la convalida per i 58 Consiglieri, esclusi i colleghi Goglio e Fiumara per i quali ricorre lo stato di incompatibilità, che mi pare si possa facilmente risolvere con una scelta che il collega Goglio certamente farà. Per il collega Fiumara c'è il dilemma sullo stato di ineleggibilità per il quale sono state portate a favore, oppure contro, le tesi che sono state illustrate dal collega Majorino. Lo ha fatto anche con la perizia e la competenza dell'uomo di legge.
Mi sembra di dover esprimere doverosamente non solo una valutazione intorno a questo problema come Capogruppo, ma anche come singolo Consigliere. La valutazione che desidero fare, sia come posizione politica ma anche personale, è che non mi sembra che vi siano ragioni per dichiarare lo stato di ineleggibilità. Non emergono queste ragioni e non ho la pretesa, non essendo uomo di legge, di contestare interpretazioni di valenti giuristi o di assumere altre interpretazioni per dimostrare, sul piano giuridico, la fondatezza della tesi che vado sostenendo. Credo di poter tranquillamente affermare che l'APT non è un organismo dipendente dalla Regione: nel momento in cui viene a prendere vita, attraverso una legge come quella che è stata approvata e dal momento in cui ne fanno parte anche rappresentanti esterni, automaticamente diventa un ente autonomo rispetto alla Regione.
Mi pare che l'interpretazione emersa nella Giunta delle Elezioni sia un 'interpretazione unilaterale, che ha trascurato gli aspetti pregnanti della vigilanza della Regione. C'è autonomia o c'è dipendenza? lo credo che ci sia autonomia. Credo sia un doveroso riconoscimento alla correttezza del lavoro svolto dalla Regione. Il fatto che sia previsto per legge l'ingresso dei cinque Sindaci delle città a maggiore densità di traffico turistico non aggiunge né toglie al fatto, se esistesse per ipotesi la ineleggibilità, che uno appartenga all'assemblea piuttosto che al Consiglio di amministrazione. Se esiste lo stato di ineleggibilità esiste alla radice. Così come ci sono altre rappresentanze. Ecco perché vorrei invitare il Consiglio ad un approfondimento ulteriore, a considerare gli aspetti che attengono a quanto recita la legge a questo proposito.
Vorrei svolgere un'ulteriore considerazione. In genere quando c'è uno stato di ineleggibilità, questo c'è perché si presume che il candidato che è stato eletto in un altro Consiglio per il semplice fatto di aver appartenuto ad un ente, questo gli abbia in qualche modo fornito qualche vantaggio, altrimenti non si spiega come mai il legislatore abbia stabilito questi stati di ineleggibilità. Si spiega perché viene tratto un certo vantaggio. Domando ai colleghi del Consiglio regionale se per ipotesi si può pensare che appartenere all'API' di una piccola zona della provincia sia un motivo per trarre qualche ragione di vantaggio rispetto ad altre. A me sembra proprio una forzatura. Altro sarebbe appartenere ad un grande ente che può indurre persone, uomini, mezzi e in un certo senso favorire una certa candidatura. Molto diverso è il discorso dell'appartenenza all'API'. Uno potrebbe appartenere alla Regione militare nord-ovest, per esempio, e quindi potrebbe mobilitare un grande movimento. Al di là dell'aspetto delle interpretazioni giuridiche che possono essere date invito i colleghi a considerare un nostro ruolo autonomo rispetto ai lacci e lacciuoli che mi pare circondino questa Regione. Vorrei che noi facessimo uno sforzo in questo senso per dimostrare che siamo stati eletti dal popolo. come sono stati eletti altri rappresentanti, ed abbiamo il dovere di rompere questi lacci che vincolano troppo spesso la vita della nostra Regione, costringendo al rispetto di alcune scadenze che sono esagerate. Mi riferisco al fatto che se qualcuno di noi pensasse di doversi candidare al Parlamento nazionale mi sembra che abbia l'obbligo di doversi dimettere prima. Mi sembrano degli sbarramenti incomprensibili. Altro è il discorso dell'incompatibilità, certo una volta che uno viene eletto deve scegliere dove dedicare il suo tempo. Molto diversi sono questi limiti che circondano la Regione. Abbiamo detto che vogliamo far diventare adulta la Regione. Si parla da molte parti di rilancio, forse siamo in mezzo ad un grosso discorso. Cerchiamo di cominciare noi a dare le prime risposte evitando che siano gli aspetti fittizi a farci velo o ad impedirci di risolvere e di dare le risposte giuste. Con questo senza venir meno al rispetto della legge, però cercando di dare alla legge una interpretazione che sia di dignità e di sovranità. In questo caso ritengo che l'abbiano anche il collega Goglio ed il collega Fiumara, eletti a rappresentare la gente di questo Piemonte in Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Goglio.



GOGLIO Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non entro nel merito della tesi di incompatibilità che è scaturita nella Giunta delle Elezioni, alla quale peraltro non ho partecipato per questioni di opportunità. Volevo solamente cercare di dare due chiarimenti ai colleghi. Quando si è prospettata la possibilità di una mia eventuale candidatura alla Regione sia io personalmente che la nostra segreteria di Partito abbiamo valutato attentamente la situazione, anche perché eravamo reduci da precedenti di ineleggibilità e di incompatibilità accorsi ad altri Consiglieri a voi noti, come Strobbia e Vera. Sono stati chiesti parecchi pareri ad esperti pareri che sono stati tutti concordi nel dire che non esisteva n incompatibilità né ineleggibilità. Dopo le elezioni ho cercato di rassegnare le dimissioni da Presidente dell'USSL; sono stato invitato a non rassegnarle perché non potevo essere sostituito e poiché l'USSL stava entrando in una fase delicata bisognava approvare sia il Pass che il bilancio e avrei creato un subbuglio nell'amministrazione. Abbiamo cercato altri consigli, fra i quali anche quello del prof. Scaparone; la nuova legge chiarisce maggiormente la situazione delle incompatibilità.
Esistevano poi dei precedenti: il Consigliere Minervini a suo tempo è stata Consigliere regionale e facente parte dell'USSL e mai obiezioni di questo genere erano state sollevate.
Di queste poche cose volevo che i Consiglieri fossero al corrente perché potessero rendersi meglio conto della situazione; tra l'altro, io sono sempre stato un fautore del non cumulo di cariche, quindi sarò il primo a dare un buon esempio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Squillario.



SQUILLARIO Luigi

Signor Presidente, la relazione del collega Majorino è stata esaustiva e talmente equanime che è difficile perfino prevedere quale sarà il suo voto.
Voglio ricordare che apparteniamo ad un'assemblea che è sovrana e il giudizio che daremo è un giudizio autonomo e personale, ma che non prescinde dai caratteri giuridici.
Credo che esso non possa essere un voto esclusivamente politico: anche se un connotato politico l'avrà certamente.
lo parto da un concetto fondamentale: per dichiarare una incompatibilità o una ineleggibilità, bisogna essere convinti oltre ogni limite. Il dato fondamentale è che noi siamo eletti dal popolo e quindi sostanzialmente, noi abbiamo acquisito la qualifica di Consiglieri regionali; qui si tratta di esaminare se vi è stato un intoppo di carattere giuridico che può far venir meno questa condizione.
Chi è sotto esame in questo momento non è un imputato che goda del "favor rei": quello che voglio dire è che dobbiamo essere veramente convinti dal punto di vista giuridico che esiste un gravissimo ostacolo per cui viene meno una condizione che viene dal popolo.
Ritengo che questo ostacolo non esista né in un caso né nell'altro. La ratio delle norme è che in qualche modo si sia approfittato di una condizione favorevole per acquisire l'elezione a Consigliere regionale. Il caso più semplice da decidere è quello del Consigliere Goglio e della sua incompatibilità. Il Consigliere GogIio - come avrete visto dai documenti ancor prima di presentarsi come candidato ha scritto all'Assessorato alla sanità, all'ufficio legislativo e ad altri uffici, che hanno risposto, sia pure in forma prudente.
Avrei gradito in questa sede - e l'avevo detto al Presidente - che da parte degli uffici del Consiglio vi fosse stata una istruttoria od una ricerca giurisprudenziale: non per rimandare la decisione ai funzionari, ma perché ho stima nella loro capacità ed onestà. Probabilmente ci sarebbe stata di aiuto, come avviene nei Consigli comunali dove il segretario dà il suo parere di legittimità e la Giunta può superarlo se dà idonea motivazione.
Mi pare condivisibile quanto ha scritto il funzionario dott. Pier Vittorio Notari, il quale nel dare il suo parere di non incompatibilità però richiama l'attenzione sul fatto che la legge non ha regolato pienamente le incompatibilità per quanto riguarda le UU.SS.SS.LL. e ritiene auspicabile un nuovo intervento del legislatore nazionale che prenda in considerazione anche la figura e la posizione degli amministratori delle UU.SS.SS.LL. Un'interpretazione "autentica" è venuta dal recente decreto che stabilisce che "gli incarichi di componenti delle Giunte comunali provinciali e regionali sono incompatibili con l'incarico di componenti dei Comitati di gestione di cui al comma primo".
Le incompatibilità sono specifiche, singole, non soggette a interpretazioni per analogie. E, francamente, nel caso del Consigliere Goglio, con questa statuizione del legislatore non vi possono essere più dubbi.
Per quanto riguarda la posizione del Consigliere Fiumara. di tutti gli argomenti che sono stati portati pro e contro, a me pare insormontabile per stabilire che non esiste ineleggibilità,l'art. 24 della legge istitutiva delle APT, dove si parla di vigilanza sull'attività e sugli organi. Se l'APT fosse un ente dipendente, non vi sarebbe stato bisogno di indicare specificatamente come si atteggiava e come veniva individuato il controllo della Regione: un ente dipendente, la Regione lo controlla.
L'art. 24 invece ha voluto regolare il controllo che la Regione esercita sull'attività e sugli organi e l'ha definito con la denominazione di "vigilanza". Questo non è un semplice argomento letterale; il legislatore ha voluto specificare che l'atteggiamento della Regione in fatto di controllo, per quanto riguarda questo ente, si chiama "vigilanza". Posso però capire che qualche dubbio sia legittimo.
A mio giudizio, in definitiva, la condizione normale, sostanziale, di un Consigliere regionale eletto dal popolo è la sua piena validità; solo in presenza di un ostacolo provato senza ombra di dubbio se ne può dichiarare la non eleggibilità e quindi non confermarlo. Non è il caso del Consigliere Fiumara. così come del Consigliere Goglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Panella.



PANELLA Luciano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, voglio intervenire unicamente perché questa mattina sono venuto a conoscenza di un fatto che non era noto né a me né ai colleghi che hanno partecipato alla riunione della Giunta delle Elezioni, fatto che avrebbe probabilmente modificato l'esito della votazione in quella sede. e cioè che il Consigliere Fiumara era di fatto decaduto non avendo partecipato per ben otto volte al Consiglio di amministrazione dell'assemblea dal 28/9/ 1988. La legge stabilisce che "i singoli componenti del Consiglio di amministrazione sono sostituiti qualora rimangono assenti a tre sedute consecutive senza giustificato motivo" quindi credo che questo tagli la testa al toro, vale a dire che al momento della presentazione alle elezioni il Consigliere Fiumara di fatto non faceva più parte dell'assemblea del Consiglio di amministrazione.
E' vero che non c'è maggior cieco di chi non vuoI vedere, ma credo che questo risolva la questione, a meno che non se ne voglia fare una questione politica, di maggioranza o minoranza o personale. Mi limito a questa considerazione.
L'argomento è da votare, ma il risultato è certo per quanto riguarda il buon titolo di appartenenza al Consiglio regionale del Consigliere Fiumara.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, inizierei dal caso del collega Consigliere Goglio, facendo la premessa che per ciascuno di noi valgono due principi, quello di attenersi rigorosamente allo spirito e alla lettera delle leggi e quello di esprimere un parere personale.
Il collega Goglio è Consigliere regionale e presidente del comitato di gestione dell'USSL IX. E' noto a tutti noi che la Regione stabilisce gli indirizzi di politica sanitaria mediante il piano socio-sanitario regionale, suddivide tra le UU.SS.SS.LL. le risorse dei fondi regionali di spesa corrente, di spesa in conto capitale e di spesa vincolata. La Regione esercita vigilanza e controllo di carattere amministrativo sulle UU.SS.SS.LL. ed esercita questa funzione mediante un apposito servizio ispettivo interno agli affari istituzionali dell'Assessorato alla sanità.
Tra l'altro è noto a tutti noi che, in occasione dello scandalo dell'ex USSL 1-23 di Torino e dei laboratori di analisi cliniche private, vi fu una apposita commissione consiliare che svolse una indagine.
Nel caso specifico abbiamo un presidente di una USSL sub-comunale di Torino. In questo caso, è vero che la spesa corrente è ripartita dal Comune di Torino e non direttamente dalla Regione, ma, per la spesa in conto capitale, è la Regione che definisce il riparto. La spesa in conto capitale è necessaria per l'edilizia, le apparecchiature, le attrezzature sanitarie.
Tra l'altro il riparto è approvato dal Consiglio regionale, e così per la spesa vincolata. Comunque, anche l'USSL IX può essere oggetto di ispezione da parte dell'apposito servizio regionale. Mi pare che oggettivamente il collega Goglio venga a trovarsi nella condizione di essere nel contempo controllore e controllato e che sussistano tutte le condizioni di incompatibilità.
Tra l'altro il disegno di legge di modifica alla legge 833 stabilisce (anche se non è entrato in vigore) che le UU.SS.SS.LL. assumeranno pienamente la natura di aziende regionali non solo vigilate e controllate dalla Regione, ma dipendenti dalla Regione.
Il secondo caso è più delicato per la sua portata: l'ineleggibilità del Consigliere Fiumara.
Bisogna rispondere ad un quesito preciso: l'APT è solo vigilata e controllata dalla Regione oppure è dipendente dalla Regione? La legge regionale n. 12/87 sulla "Riforma dell'organizzazione turistica" stabilisce che la Regione ha funzioni di programmazione, di indirizzo, di coordinamento, di vigilanza; che le APT sono costituite con deliberazione della Giunta regionale, che operano quali organismi strumentali della Regione, che le assemblee e i presidenti delle APT sono nominati dalla Regione, che fra le entrate vi sono anche i contributi della Regione.
Ma, se vi fossero dubbi, ce li scioglie l'art. 24 della stessa legge: "Oltre al programma pluriennale sono sottoposti all'approvazione della Giunta regionale i provvedimenti dell'assemblea e del Consiglio di amministrazione, aventi per oggetto la pianta organica del personale e il trattamento giuridico ed economico, gli acquisti, le alienazioni e le locazioni di beni immobili. le liti attive e passive. Alla scadenza di ogni trimestre le APT trasmettono alla Giunta regionale una relazione sullo stato di attuazione del programma e l'elenco degli atti da esse deliberate nel periodo. La Giunta regionale ha facoltà di disporre ulteriori riforme di controllo sull'attività delle aziende. Entro tre mesi dalla scadenza di ogni esercizio finanziario del periodo considerato dal programma pluriennale l'Azienda di promozione turistica trasmette alla Giunta regionale un rendiconto sull'attuazione del programma e sui risultati conseguiti. Tale rendiconto è accompagnato da una relazione dei revisori".
C'è di più. "La Giunta regionale può procedere alla revoca degli organismi dell'azienda di promozione turistica e alla nomina di commissari in caso di gravi inerzie o irregolarità".
C'è,un precedente che può fare testo, è il caso di Strobbia il quale oltre che Consigliere regionale, era anche amministratore dell'Azienda autonoma di turismo. Il Tribunale civile e penale di Torino lo dichiar eleggibile, quella tale sentenza fu successivamente riformata dalla Corte d'Appello che invece lo dichiarò ineleggibile.
Ma c'è un passo della prima sentenza che lo dichiara eleggibile, che mi pare di grande interesse. La sentenza, dopo avere argomentato che le Aziende autonome di soggiorno e turismo non erano enti dipendenti dalla Regione, testualmente prosegue: "L'esattezza dell'opinione fino ad ora esposta è confermata dal fatto che il legislatore statale nel 1983, con la legge quadro n. 217, ha dovuto suggerire espressamente alle Regioni ciò che il ricorrente inesattamente ritiene fosse già contenuto nella legislazione precedente degli anni '70.Lo Stato ha infatti imposto la seguente direttiva: le Regioni per l'espletamento delle attività di promozione e propaganda delle risorse turistiche locali provvedono alla costituzione di Aziende di promozione turistica. quali organismi tecnico-operativi e strumentali, muniti di autonomia amministrativa e di gestione. Disposizione che ha trovato concreta attuazione in Piemonte solo con la L.R. 5/3/1987 n. 12, nella quale si afferma per la prima volta a chiare lettere, che le APT sono organismi tecnico-operativi che operano quali organismi strumentali della Regione. La circostanza. dunque, che solo nel 1987 il legislatore regionale piemontese, in attuazione delle direttive del legislatore statale, abbia espressamente qualificato le APT quali organismi strumentali della Regione e quindi implicitamente dipendenti dalla Regione è un argomento in più per affermare che in precedenza ciò non era sostenibile per le Aziende autonome di turismo, in quanto - prosegue la sentenza - la qualifica delle Aziende suddette non era una qualifica che potesse farle considerare dipendenti della Regione". Mi pare chiarissima questa sentenza del Tribunale di Torino, chiarissimo il carattere oggettivo della natura di dipendenza dalla Regione delle APT.
Vi è un secondo quesito. C'è un elemento in base al quale il collega Fiumara motiva la nomina nell'assemblea dell'APT mi pare un motivo valido.
Egli fu nominato in virtù della legge n. 12/87, espressamente dall'art. 13 che recita: "L'assemblea è nominata dalla Regione ed è composta. tra l'altro, dai Sindaci dei cinque Comuni in cui si verificano le maggiori presenze turistiche o Assessore da loro delegato". Mi pare che valga questo elemento, ma cessa di valere quando si tratta del Consiglio di amministrazione. Comunque, cessa con la candidatura dell'interessato al Consiglio regionale. Ho sentito parlare poco fa di decadenza, ma non c'è alcun atto che abbia dichiarato decaduto dal Consiglio di amministrazione e dall'assemblea dell'APT il Consigliere Fiumara.
Mi pare quindi che esistano considerevolissimi elementi oggettivi che mi inducono a propendere per l'ineleggibilità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi, anche da parte mia, ma ritengo di poterlo dire anche a nome del Gruppo liberale, va l'apprezzamento e il ringraziamento al collega Majorino per il lavoro condotto e per l'illustrazione estremamente equilibrata di una materia oggettivamente delicata, trattandosi di materia tecnica e - se mi passate il termine soggettivamente delicata perché riguarda nostri colleghi.
Nonostante la mia formazione culturale di uomo di legge. non seguirò il collega Majorino sulle argomentazioni né dove sono orientate ad una soluzione né laddove sono orientate ad un'altra soluzione. Mi atteggerò.
nell'esplicitare e nell'anticipare il mio voto, contrario a qualunque giudizio che pregiudichi i nostri colleghi per ragioni liberali. L'essere liberale non è solo qualcosa di più rispetto all'essere rotaryano (io non lo sono) ma è andare alle origini della propria militanza politica, e la militanza politica liberale, che adesso stanno riscoprendo tutti, non è la Rivoluzione Francese, ma qualcosa che è avvenuto prima, è il pensiero politico illuminista che ha fatto giustizia di due mostri. lo Stato assoluto, ma soprattutto lo Stato totalitario, che non sono la stessa cosa.
Dello Stato totalitario, siccome ne abbiamo coltivati e celebrati molti fino a poco tempo fa, soprattutto da parte comunista, ci siamo dimenticati.
Il vero mostro però che è stato oggetto delle speculazioni filosofiche dei padri del liberalismo, è stato lo Stato assoluto.
Lo Stato assoluto è lo Stato slegato dalle leggi in cui il sistema non risponde al cittadino attraverso un sistema di norme, ma cambia le norme quando ritiene opportuno che queste non siano funzionali al proprio disegno politico.
Lo Stato totalitario è invece lo Stato che riconduce ad un unico soggetto le funzioni che invece gli illuministi hanno ritenuto di dovere scindere, quella esecutiva a quella legislativa e quella giurisdizionale.
In questo momento cosa stiamo facendo se non recare offesa ai nostri padri liberali? Sia pure fortunatamente per non molto tempo. noi ricostituiamo in una qualche misura e per qualche elemento uno Stato totalitario in cui un unico soggetto, quello che fa le leggi, cioè questo nostro Parlamento, è anche un livello giurisdizionale. Basterebbe questo elemento per dire ad un liberale che un diritto (diritto funzionale dell'elettore non è un semplice diritto, perché è un diritto che il cittadino esercita per una funzione pubblica) ha determinato la nascita in capo ad alcuni nostri colleghi di uno status, quello di Consigliere regionale, che comunque è una fattispecie giuridica, quindi un diritto a rimanere tale, fino a quando non maturino condizioni diverse. Le condizioni diverse sono di competenza di altri organi che non sono evidentemente quello di tipo legislativo assembleare nel quale stiamo seduti.
Sembrerebbe un modo elegante per dire che voterò contro le indicazioni che sono venute dalla Commissione e che. siccome ho qualche difficoltà e qualche pudore ad argomentare in modo diverso rispetto a quello che è stato detto, risolvo le mie questioni attraverso questo artifizio e raggiro. Non è così. Stiamo attenti perché la nostra pronuncia, che è giurisdizionale perché decide un diritto, manca della motivazione che è l'elemento tipico di una moderna e avanzata società giuridica. Un giudice deve spiegare perché ho detto un sì o un no, perché ha condannato o ha assolto: qui invece. con un'arma terribile. ingiusta e illiberale, possiamo espellere da questo consesso un collega, e una qualunque maggioranza è in grado di far ruotare i Consiglieri regionali come ballerine per tutta la legislatura: potremmo decidere per esempio - chiedo scusa di questa immagine che è impropria - che non ci piace nessuno dei comunisti presenti e mettere in discussione tutto il Gruppo comunista. Quindi non è una questione soltanto formale. Un Consigliere non sarà mai chiamato a rispondere del suo operato né dal punto di vista giuridico né dal punto di vista delle motivazioni perché si limita a scrivere un sì o un no dopodiché non risponde a nessuno di quello che ha fatto. Siamo in effetti in una situazione di barbarie giuridica e politica, siamo cioè in una situazione che, sia pur solo per questo aspetto, è molto anteriore ai processi politici. filosofici culturali che hanno portato a una moderna società, che è sì democratica, ma che ha rifiutato soprattutto lo Stato assoluto e lo Stato totalitario (Stato totalitario che a qualcuno ancora di recente piaceva molto. Lo Stato assoluto dava fastidio. Che qualcuno sia presidente o segretario, per me fa ancora parte dello Stato totalitario, non della democrazia).
Il collega di Gruppo si atteggerà come riterrà nella sua coscienza di Consigliere e prima ancora di cittadino. Personalmente ritengo che un liberale non possa pregiudicare quella che è stata una fattispecie giuridica, cioè l'acquisizione del consenso da parte di alcuni nostri colleghi con un semplice sì o con un no. Si può far venire meno il collega da uno stato di diritto al quale è pervenuto attraverso un procedimento giudiziario, fatto quindi dai soggetti propri, cioè la Magistratura attraverso il confronto dibattimentale e processuale e con le conclusioni di una sentenza che dovrà evidentemente responsabilizzare chi l'ha emessa attraverso la motivazione.
Oggi mi sembra davvero di essere stato chiamato a un ruolo che non è quello che ho chiesto quando sono andato "petulantemente" dai cittadini a chiedere il loro voto. Ho chiesto il voto per fare il parlamentare e, per quanto possibile l'Assessore, invece, mi trovo qui a dover fare il giudice.
Se avessi voluto fare il giudice avrei concorso all'età verde dei 26-27 anni. Non intendo cominciare adesso una camera e un compito che non ho ritenuto di scegliere al tempo giusto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Non voglio aggiungere elementi giuridici a una discussione che in realtà, in questa sede in particolare, ha difficoltà a decollare ad un livello di competenza tecnica specifica. In realtà, rispetto alle competenze che ci sono date nell'esame di eleggibilità e incompatibilità credo sia specifico del nostro organo elettivo esprimere pareri, opinioni ovviamente motivati, in maniera prioritaria a livello etico e soprattutto politico più che giuridico-amministrativo. Se così non fosse si ipotizzerebbe una necessità che è quella, per cui ogni Consigliere dovrebbe dotarsi di un consulente giuridico, magari pagato di tasca sua, non essendo tra l'altro io non lo sono assolutamente - necessariamente competente nel campo specifico.
E' chiaro che l'opinione deve essere basata su motivazioni serie documentate e che l'istruttoria deve essere giuridico-amministrativa e che il nostro parere non può che essere politico. Se questo è prioritario allora non può non essere che negativo un giudizio da esprimere nei confronti di quei Gruppi politici che hanno probabilmente forzato l'ingresso di candidati rispetto ai quali erano ipotizzabili condizioni di ineleggibilità o di incompatibilità. salvo poi fare ricadere su questo Consiglio e sulle maggioranze che si fossero costituite o fortunosamente ritrovate la responsabilità di decisioni che poi, si dice, devono essere questioni di coscienza specifica di ogni Consigliere.
Mi sembra che la scelta del Partito Socialista Italiano di candidare Fiumara che è in odore di ineleggibilità o incompatibilità, a Presidente della II Commissione consiliare non possa non essere una evidente forzatura rispetto alle successive decisioni del Consiglio che, nel caso specifico della II Commissione. si è trovata di fronte a un fatto compiuto. Le informazioni che ci sono giunte successivamente, anche questa mattina. date col contagocce, non hanno certo contribuito a farci un obiettivo quadro complessivo che ci aiuti a valutare, anche se sul piano politico la valutazione si può già fare.
Mi associo quindi alle argomentazioni di natura giuridica espresse dal Consigliere Calligaro e non entro quindi nel merito. Ciò che hanno detto i Consiglieri Rossa e Marchini mi fa rabbrividire. C'è stato esplicitato un invito, uso volutamente parola pesante, a sovvertire lo stato di diritto in quest'aula e io questo invito non intendo raccoglierlo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

Il mio intervento inizia col prendere in considerazione il caso del Consigliere Goglio. La questione verte a definire se sussista o meno l'incompatibilità in quanto il Consigliere è anche Presidente del Comitato di gestione dell'USSL n. 9 di Torino. Le motivazioni portate avanti dal Consigliere per giustificare la insussiStenza della incompatibilità, si rifanno ad alcuni documenti dallo stesso presentati. Il primo di questi è un decreto legge concernente la sospensione delle procedure di rinnovo degli organi digestione delle UU.SS.SS.LL. approvato dal Consiglio dei Ministri in data 28/9/ 1990, nel quale si dice che i componenti delle Giunte regionali, provinciali e comunali, facenti parte dei Comitati di gestione delle UU.SS.SS.LL. non sono ritenuti incompatibili.
La questione a mio avviso deve essere posta in questi termini. Essendo il decreto legge non un atto che definisce in modo specifico la questione dell'incompatibilità o ineleggibilità dei Consiglieri, non può essere considerato un testo attendibile, ma viceversa i riferimenti devono essere quelli delle leggi che trattano nello specifico questo argomento. In questo senso la deduzione che traggo è che si debbano prendere come riferimento le leggi, le sentenze e le interpretazioni che, in modo specifico, trattano la questione dei casi dell'ineleggibilità o della incompatibilità dei Consiglieri, e dunque della legge n. 154/81. Di conseguenza tutto il discorso deve essere ridotto alla verifica della esistenza o meno dei rapporti diretti tra il Consiglio regionale e la Presidenza della USSL tali da rendere l'USSL un istituto, un'azienda soggetta alla vigilanza della Regione.
A questo punto è inutile richiamare gli articoli della legge n. 154 che trattano le questioni della incompatibilità: viceversa prenderei in considerazione la questione se esiste o meno la sussistenza della vigilanza.
La vigilanza, secondo una sentenza della Corte di Cassazione. comprende ogni controllo idoneo ad incidere sul processo formativo della volontà dell'ente. In una memoria scritta, per conto del Consigliere Goglio da un avvocato da lui interpellato, si legge: "La Regione incide - ed è un'affermazione riportata all'interno di quel documento - per le direttive in merito alle interpretazioni di determinate norme e all'emanazione di regolamenti, nonché all'adozione di Piani regionali sulle UU.SS.SS.LL. e dunque sul processo formativo della volontà di queste nella deliberazione dei singoli atti", per cui implicitamente, già la memoria scritta dell'avvocato interpellato dal Consigliere Goglio tende ad affermare che di fatto esiste una incidenza della Regione nell'attività delle UU.SS.SS.LL.
Se questo non bastasse mi richiamerei a una serie di altri articoli di leggi regionali che definiscono in forma più approfondita i rapporti esistenti fra UU.SS.SS.LL., il Consiglio o la Giunta regionale. Tra queste richiamerei, come ha già fatto il collega Calligaro, la questione economica.
Sappiamo che le spese previste si suddividono fra spese in conto corrente e spese in conto capitale e che nelle norme che riguardano il riparto del Fondo sanitario regionale vengono tenuti distinti appunto i due capitoli.
Se si vedono i contenuti della legge regionale n. 42/81 si precisa che il Fondo sanitario regionale in conto capitale è alimentato. oltre che dalle quote destinate direttamente dal Ministero della Sanità, anche da eventuali apporti aggiuntivi a carico del bilancio regionale, stabiliti per legge in base al Piano socio-sanitario regionale e da capitali ricavati dalla alienazione e trasformazione del patrimonio non destinato alla erogazione dei servizi.
Alla luce di questi fatti, ritengo che la posizione interpretata dal Consigliere Goglio. che sostiene che la Regione ha una funzione solo di ridistribuzione, ma non può incidere sulla formazione del capitale destinato all'attività delle UU.SS.SS.LL., in quanto lo stesso proviene direttamente dal Ministero, non possa essere sostenuta.
In secondo luogo. l'art. 18 della stessa legge stabilisce che lo stanziamento, di cui all'art. 17 che riguarda appunto questo capitolo, è ripartito mediante deliberazione del Consiglio regionale (neanche della Giunta) e quindi una incidenza diretta del Consigliere sulla determinazione della ripartizione di questi stanziamenti credo che sia del tutto giustificata sulla base di questa legge.
Non mi dilungherei ulteriormente su questo caso e prenderei in considerazione il caso del Consigliere Fiumara.
Allo stesso modo il Consigliere Fiumara sostiene di non ricadere nella condizione di ineleggibilità. nel senso che faceva parte dell'assemblea dell'APT non in quanto interessato personalmente, ma in quanto Sindaco di uno dei Comuni facenti parte dell'APT stessa.
Ritengo che sia una giustificazione legittima, nel senso che l'articolo della legge regionale che definisce la logica della nomina prevede che i Sindaci rientrano fra le persone componenti l'assemblea della APT (anche se poi è data la clausola che il Sindaco può delegare un Assessore).
Il problema però è un altro, e cioè il Consigliere non solo faceva parte dell'assemblea della APT, ma, non in virtù di un obbligo di legge, ma per scelta fatta dall'assemblea dell'AP'f e per deliberazione della stessa entrava nel Consiglio di amministrazione.
Credo che in virtù di questo fatto si possa considerare il disposto dell'art. 5, della legge che tratta l'ineleggibilità dei Consiglieri proprio perché non esiste l'obbligo previsto in virtù di una legge.
L'ultima motivazione presentata proprio questa mattina, che tende a giustificare il fatto che il Consigliere era già di fatto decaduto dal Consiglio di amministrazione, ritengo che allo stesso modo non sia attendibile, in quanto la decadenza, pur prevista dal punto 4) dell'art.
15, è da ritenersi virtuale e non effettiva, nel senso che la decadenza di un rappresentante all'interno di un Consiglio di amministrazione avviene per deliberazione o per atto formale preso dallo stesso Consiglio, cosa che mi risulta non sia stata fatta.
Per cui alla luce di questo fatto, si può ritenere che il Consigliere a tutti gli effetti era membro del Consiglio di amministrazione.
Il problema in definitiva si ridurrebbe nella verifica se esiste o meno la dipendenza dell'Azienda di promozione turistica dalla Regione. La dipendenza esiste in senso tecnico e amministrativo quando l'ente è destinatario di ordini e direttive e soggetto al controllo finanziario della Regione. Se si verifica quanto disposto dalla stessa legge regionale che definisce la riforma dell'organizzazione turistica, credo che ci siano ampi riferimenti per poter constatare questo fatto. Ne cito qualcuno: "La Regione coordina gli indirizzi e gli interventi di promozione turistica degli organismi pubblici e privati predisponéndo un programma pluriennale di promozione turistica; secondo le modalità previste dalla legge". "Le APT operano quali organismi strumentali della Regione, in collegamento funzionale con gli enti territoriali". "Le APT predispongono un programma finalizzato a determinar-e l'affluenza di correnti turistiche", e questo programma, così come il bilancio di previsione, viene approvato dalla Giunta regionale, sentita la competente Commissione consiliare.
Non sto a citare tutti i passi della legge dove esiste un rapporto diretto fra il Consiglio di amministrazione dell'APT e la Regione stessa.
Spero di essere stato sufficientemente chiaro per dimostrare che esistono entrambe le due condizioni, di ineleggibilità e di incompatibilità dei due Consiglieri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cantore.



CANTORE Daniele

Signor Presidente. colleghi Consiglieri, mi unisco anch'io al plauso al Presidente e alla Giunta delle Elezioni per il lavoro che hanno compiuto.
Il dibattito è stato sereno, anche se qualcuno è rabbrividito. Mi auguro che i colleghi Consiglieri regionali rabbrividiscano per i tanti problemi che dobbiamo affrontare tutti insieme e non per questi che ritengo, debbano risolversi in una mattinata perché dobbiamo procedere nell'attività amministrativa.
Ho apprezzato l'intervento del collega Calligaro quando ci ha ricordato che dobbiamo rispettare le leggi e che, soprattutto. siamo vincolati da valutazioni personali. Esiste però un altro termine di valutazione che è la continuità di atteggiamento. Nell'affermazione del collega Calligaro non c'è continuità di atteggiamento perché, nel caso del collega Goglio.
Presidente di una USSL, si dichiara la incompatibilità. e in tal senso non si è dichiarato il precedente Consiglio regionale nei confronti del Consigliere Minervini, che era membro di un Comitato di gestione. Perch nei confronti della collega Minervini il Consiglio regionale non aveva chiesto l'incompatibilità? Questa continuità di atteggiamento non c'è neanche nel caso del collega Fiumara, nel qual caso si ricorda il precedente del Consigliere Strobbia che venne considerato decaduto da Consigliere regionale da una sentenza della Magistratura: quindi da un altro ente dello Stato.
Perché Strobbia non era stato considerato in eleggibile dalla Giunta delle Elezioni e dal Consiglio regionale? E perché si chiede che questo faccia il Consiglio regionale che è stato insediato pochi mesi or sono? Due atteggiamenti contraddittori: nel caso del collega Goglio manca la continuità di atteggiamento da parte del Consiglio regionale, in quanto oggi si chiede che sia motivata la sua incompatibilità; nel caso del collega Fiumara si chiede che il Consiglio regionale assuma una posizione simile a quella che ha assunto la Magistratura ordinaria nella passata legislatura.
Ritengo che il collega Goglio non incorra nel caso della incompatibilità e ritengo che il Consiglio regionale debba essere coerente con gli atteggiamenti che ha avuto nella passata legislatura. Per quanto riguarda il collega Fiumara, già altri colleghi hanno posto all'attenzione del Consiglio l'art. 24 sulla vigilanza e l'art. 13 sulla nomina dell'assemblea. lo vorrei qui ricordare l'art. 15, che tratta la nomina del Consiglio di amministrazione e che recita: "Fanno parte del Consiglio di amministrazione otto membri, scelti anche fra membri esterni all'assemblea.
che abbiano una profonda conoscenza delle caratteristiche del turismo nel bacino interessato". Ebbene, da una ricerca che ho fatto sulle venti APT presenti nel territorio piemontese, ho rilevato che nei Consigli di amministrazione sono stati nominati in gran parte i Sindaci, proprio perch rappresentanti di importanti istanze turistiche. Questo è avvenuto in tutto il Piemonte: peccato che non sia avvenuto nell'APT di Torino! Il collega Fiumara non ha mai partecipato alle riunioni del Consiglio di amministrazione. Penso che il Consiglio debba tenere conto delle dichiarazioni del collega Fiumara. In questo caso l'inadempienza è della Presidenza dell'APT di Torino. secondo quanto stabilisce l'art.15, quarto comma, della legge regionale, la quale dice che "i singoli componenti del Consiglio sono sostituiti in caso di dimissioni, di decesso o di decadenza qualora rimangano assenti per tre sedute consecutive senza giustificato motivo". La Presidenza dell'APT doveva sostituire Fiumara che non aveva partecipato a nessuna riunione del Consiglio difettivo. Quindi oggi il Consiglio regionale deve prendere atto della dichiarazione di buona fede fatta dal collega Fiumara di non essere stato presente a nessuna riunione del Consiglio di amministrazione. Non si preoccupi eccessivamente il collega Maggiorotti: forse non sa che il collega Fiumara, se dovesse essere decisa oggi la sua illegittimità, decade automaticamente da Consigliere e quindi anche da Presidente della II Commissione. Mi appello ai colleghi Consiglieri perché, oltre a quello che ha detto il collega Calligaro, ci sia una valutazione nel rispetto delle leggi ed una seria ed approfondita valutazione personale, anche rispetto a un criterio di continuità di atteggiamento che questo Consiglio regionale deve mantenere.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'urna in mezzo all'aula ci dice che questa è una votazione a scrutinio segreto, quindi non esprimer né un parere a favore né contro le richieste che ci vengono formulate perché se il voto è segreto, le mie convinzioni vanno al di là della mia opinione politica e le tengo per me. Non è giusto che io esprima un parere pubblico.
Piuttosto voglio far notare alcune discrepanze che mi sono sembrate evidenti nel sentire alcuni dei precedenti interventi, riconoscendo che le norme di incompatibilità e illegittimità sono difficilmente applicabili. Ho sentito dal collega Rossa dire qualcosa che mi ha sorpreso, e cioè che partecipare a un'assemblea dell'APT o a un Consiglio di amministrazione dell'APT sia sostanzialmente la stessa cosa. Questo non è vero, e alla stessa maniera non è assolutamente vero che l'attività di un componente del Consiglio di amministrazione dell'APT si estrinseca soltanto nella presenza o meno ai Consigli di amministrazione. La presenza in un Consiglio di amministrazione dell'APT si esplica in tantissime altre occasioni di lavoro, in missioni all'estero, in pressioni sul Presidente e in altri interventi legati all'amministrazione dell'ente. Questa è una opinione.
Dobbiamo allora censurare il collega Fiumara perché non è andato ai Consigli di amministrazione dell'ente? E' piuttosto una questione di stile.
Interpretando con un mio giudizio la vicenda di GOglio, lo stesso ha spiegato però che aveva più volte sollecitato le dimissioni dalla Presidenza dell'USSL, ma non erano state accettate. Non c'è da convincere nessuno. Ognuno ha le proprie convinzioni personali, ritengo però che alla base di questa decisione, anche se sofferta, ci debba essere la legge.
L'art. 8 della legge di istituzione delle APT non lascia margini di dubbio perché stabilisce: "Le APT operano quali organismi strumentali della Regione in collegamento funzionale con gli enti locali territoriali".
Allora, se sono organismi strumentali della Regione, pongo a voi la domanda se il caso non rientri in quello che è previsto dalla legge.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

Il dibattito ha ulteriormente richiamato la pluralità di posizioni che si erano già espresse nel dibattito della Giunta delle Elezioni. Pertanto proporrei, come già rappresentato nella Conferenza dei Capigruppo, di procedere a tre ordini di elezioni: la prima votazione, per la quale si userà una scheda grigia, è inerente la convalida di 58 Consiglieri sui quali non c'è stata alcuna differente posizione. Seguirà una seconda votazione inerente la convalida del Consigliere Goglio. La terza votazione sarà inerente la convalida del Consigliere Fiumara.
Si distribuisca la scheda grigia per la convalida dei 58 Consiglieri regionali.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: Presenti 58 votanti 58 hanno risposto SI: 57 Consiglieri ha risposto NO: 1 Consigliere Proclamo la convalida dei Consiglieri: BELTRAMI, BERGOGLIO, BORTOLIN, BOSIO, BRESSO, BRIZIO, BUZIO, CALLIGARO CANTORE, CARLETTO, CAVALLERA, CERCHIO, CHIEZZI, COPPO, CROSO, CUCCO DAMERI, DARDANELLO, FARASSINO, FERRARA, FERRARIS, FOCO, FULCHERI GALLARINI, GARINO, GISSARA, GROSSO, LEO, LOMBARDI, MACCARI, MAGGIORGA MAJORINO, MARCHINI, MARENGO, MARINO, MIGLIO, MONTABONE, MONTICELLI NERVIANI, PANELLA, PEANO, PENASSO, PICCHIONI, PORCELLANA, RABELLINO, RIBA RIVALTA, ROSSA, SARTORIS, SEGRE, SPAGNUOLO, SQUILLARIO, STAGLIANO' TAPPARO, VAGLIO, VETRINO, ZACCHERA, ZANOLETTI.
Alla presente deliberazione verrà allegata, per farne parte integrante la relazione redatta dalla Giunta delle Elezioni.
Inoltre pongo ai voti l'immediata esecutività della deliberazione, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 58 Consiglieri presenti.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Esame proposta di deliberazione n. 56: "Convalida del Consigliere regionale Giuseppe GOGLIO Giuseppe {ai sensi dell'art. 17 della legge 17/ 2/1968, n. 108 e dell'art. 16 del Regolamento interno del Consiglio regionale)"


PRESIDENTE

Procediamo alla votazione per la convalida del Consigliere Giuseppe Goglio.
E' fatto obbligo alla Presidenza di ricordare al Consiglio il significato del voto: chi risponde "si" intende convalidare l'elezione a Consigliere regionale del signor Giuseppe Goglio chi risponde "no" non intende convalidare tale elezione, ritenendo che sussistano cause di incompatibilità nei confronti del predetto Consigliere.
Qualora prevalga l'orientamento negativo. il Consiglio regionale contesta al Consigliere la condizione di incompatibilità per cui si attivano le procedure e si affronteranno gli adempimenti previsti dai commi quinto, sesto, settimo ed ottavo dell'art. 16 del Regolamento interno del Consiglio regionale.
Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: Presenti 58 Votanti 58 hanno risposto SI: 3 Consiglieri hanno risposto NO: 24 Consiglieri schede bianche 3 Proclamo convalidata l'elezione a Consigliere regionale del signor Giuseppe Goglio.
Alla presente deliberazione verrà allegata, per farne parte integrante la relazione redatta dalla Giunta delle Elezioni.
Inoltre pongo ai voti l'immediata esecutività della deliberazione, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953. n. 62.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 58 Consiglieri presenti.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Esame proposta di deliberazione n. 57: "Convalida del Consigliere regionale Francesco Fiumara (ai sensi dell'art. 17 della legge 17/2/1968, n.108 e dell'art.16 deI Regolamento interno del Consiglio regionale)"


PRESIDENTE

Procediamo alla votazione per la convalida del Consigliere Francesco Fiumara.
E' fatto obbligo alla Presidenza di ricordare al Consiglio il significato del voto: chi risponde "si" intende convalidare l'elezione a Consigliere regionale del signor Francesco Fiumara: chi risponde "no" non intende convalidare tale elezione, ritenendo che sussistano cause di incompatibilità nei confronti del predetto Consigliere.
Qualora prevalga l'orientamento negativo, il Consiglio regionale annulla l'elezione del signor Francesco Fiumara a Consigliere regionale e provvede alla sostituzione con chi ne ha diritto (art. 17, comma terzo legge 17/2/1968, n. 108).
Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti 58 votanti 58 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri scheda bianca 1 Proclamo convalidata l'elezione a Consigliere regionale del signor Francesco Fiumara.
Alla presente deliberazione verrà allegata, per farne parte integrante la relazione redatta dalla Giunta delle Elezioni.
Inoltre pongo ai voti l'immediata esecutività della deliberazione, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 58 Consiglieri presenti.
I lavori del Consiglio riprenderanno oggi pomeriggio.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 14,30)



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