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Dettaglio seduta n.139 del 17/03/92 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento: Problemi energetici

Interrogazione n. 915 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti inerente la previsione dell'insediamento nuova centrale termoelettrica di Trino nel vecchio sedime o a Leri Cavour


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Non essendovi processi verbali da approvare, iniziamo con il punto 2) all'o, d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze".
Esaminiamo l'interrogazione n. 915 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti, cui risponde l'Assessore Vetrino.
VETRINO, Assessore regionale Malgrado l'assenza del Consigliere Maggiorotti, il Consigliere Chiezzi mi ha detto che si può rispondere egualmente. L'interrogazione per certi aspetti è molto tecnica, quindi sarà mia cura, subito dopo averla letta sintetizzarla e darne copia al Consigliere Chiezzi.
L'interrogazione in argomento, nel ripercorrere l'intera e complessa procedura localizzativa della centrale a ciclo combinato gas-vapore proposta dall'ENEL. da ubicarsi nel Comune di Trino, rappresenta, in un'articolata narrativa, la sintesi del quadro di riferimento programmatico da cui trova origine il processo di insediamento in questione, valutazioni di convenienza tecnica e logistica riferite a soluzioni localizzative alternative, nonché considerazioni afferenti alla legittimità di determinazioni e provvedimenti di competenza di enti e organi nazionali e centrali, che riguardano miratamente la localizzazione puntuale dell'impianto.
Mentre pare necessario osservare come il complesso delle determinazioni di natura centrale (e nazionale) siano, certamente, di rilevante interesse regionale, anche per i loro effetti di attivazione dei più specifici adempimenti di carattere locale, è altrettanto doveroso precisare che il parere locale, di precisa competenza regionale, è inserito in un complesso iter procedimentale che costituisce momento assorbente di un'attività regionale codecisoria, la quale si estrinseca in precisi momenti di consultazione e che, al fondo del procedimento, viene esercitata in modo più incisivo nel quadro di una specifica procedura che prevede l'espressione di un parere, non vincolante bensì consultivo, il quale nel caso specifico è stato reso, in modo omogeneo e coordinato, da tre Amministrazioni territoriali locali (Regione, Provincia e Comune), così come previsto all'allegato IV del DPCM 27/12/1988.
Essendo attualmente pendente una procedura di contenzioso e giudizio amministrativo di primo grado, ragioni di opportunità e di correttezza amministrativa vorrebbero riservare a quella sede l'espressione di osservazioni e controdeduzioni, in ordine a quegli atti antecedenti al provvedimento ministeriale impugnato, anche per non precostituire linee di difesa che, in ogni caso, verranno doverosamente comunicate al Tribunale come peraltro evidenziano i Consiglieri interroganti sottolineando ragioni di opportunità.
Risulta peraltro doveroso, anche per ragioni di completezza e correttezza di informazione, rappresentare i fatti e gli elementi oggettivi che hanno condotto la Regione al pronunciamento concernente la localizzazione.
1) Nel merito, l'impianto a ciclo combinato in questione è espressamente previsto dal PEN 1988 e rientra nel programma di emergenza predisposto dall'ENEL. ai sensi dell'art. 2 della legge n. 888/73, su cui le Commissioni consultive interregionali (ex art. 13, legge n. 281/70 ed ex art. 9, legge n. 48/67) espressero congiuntamente parere favorevole in data 14/12/1988, e successivamente approvato dal CIPE con deliberazione 21/12/1988.
2) La procedura di localizzazione e di valutazione di impatto ambientale è stata avviata, in senso generale, secondo le previsioni dell'art. 5 del DPCM 10/8/1988 n. 377, con il deposito del progetto presso l'apposito Ufficio regionale, con conseguente pubblicazione sul Bollettino Ufficiale n. 47 del 22/11/1989, per le esigenze di consultazione del pubblico, e in modo più specifico con la presentazione da parte dell'ENEL.
in data 13/5/1990, dell'avvenuto deposito del progetto tramite "avvisi al pubblico" su due quotidiani a diffusione nazionale e a distribuzione nelle edizioni di interesse locale provinciale.
3) La pubblicazione dell'avviso ha, pertanto, consentito l'avvio del complesso iter procedimentale articolato nell'espressione del parere di competenza dei soggetti locali istituzionali, nella fase di istruttoria ministeriale e di inchiesta pubblica, e culminante nel giudizio finale tramite decreto del Ministero per l'Ambiente, ai sensi dell'art. 8.3 di cui all'allegato IV del Decreto presidenziale sopra citato, previa espressione ex art. 6, legge n. 349/86 del parere regionale.
4) Il parere regionale è stato costruito mediante l'analisi condotta da un apposito gruppo regionale di progetto, come articolazione del nucleo di coordinamento interassessorile di VIA, di cui alla determinazione del Presidente della Giunta regionale n. 2095 del 13/9/1989, e il confronto avviato in sede di tavolo di concertazione regionale con i soggetti locali istituzionali ed altri enti ed operatori coinvolti territorialmente.
5) Il carattere prioritario dell'opera proposta e la necessità di soddisfare gli adempimenti ricompresi nelle procedure e nei tempi rigorosi imposti dalla norma, hanno indotto la Regione ad avviare e soddisfare le procedure previste miratamente alla localizzazione proposta la quale, fatto non secondario, costituisce indicazione aderente alle determinazioni del Consiglio regionale assunte con ordine del giorno n. 547 del 29/9/1988, ove si sottolineava la richiesta di utilizzo del sito in argomento, denominato Leri-Cavour, "in termini energetici anche prevedendo la sperimentazione di nuovi cicli combinati di produzione di energia".' 6) Nell'esercizio dei compiti che la norma affida alla Regione in ordine alla valutazione di impatto ambientale sul sito proposto l'istruttoria e la conseguente deliberazione avevano, correttamente evidenziato come la scelta localizzativa non fosse stata riferita letteralmente, "alla luce delle principali alternative prese in esame" secondo quanto previsto dall'art. 2, comma terzo, lettera a), del DPCM n.
377/88 sulla regolamentazione delle pronunce di compatibilità ambientale rilevando comunque che l'opera in questione gode di una procedura separata di cui appunto all'allegato IV del DPCM 27/12/1988, e che possiede caratteri programmatici di emergenza e priorità predeterminate, alla luce delle già citate determinazioni CIPE, che fanno prevalere l'interesse pubblico generale, tra l'altro poi evidenziato nelle motivazioni di rigetto della domanda di sospensiva dallo stesso Tribunale Amministrativo Regionale.
In tal senso, secondo quanto sopra esposto, si evidenzia come proprio all'interno dell'istruttoria condotta per l'espressione del parere siano state ravvisatele condizioni per proporre una localizzazione "puntuale" alternativa dell'impianto, all'interno della proprietà ENEL. rilevando in sede di parere finale come la presenza di una porzione di area già infrastrutturata per la precedente localizzazione elettro-nucleare, e pertanto già utilizzata per l'organizzazione di pre-cantiere del costruendo impianto nucleare, potesse essere utilizzata correttamente per il nuovo impianto, così evitando un'ulteriore occupazione di suoli e di preesistenze e promuovendo così una localizzazione puntuale alternativa.
E' stata perciò esercitata un'azione critica e propositiva, segnalando la necessità di collocare l'impianto all'interno dell'area già infrastrutturata e recintata per l'impianto nucleare; proposta poi assorbita e indicata come prescrizione nel decreto ministeriale sul giudizio di compatibilità ambientale.
Per ulteriore chiarezza e nel sottolineare ancora come la procedura localizzativa abbia trovato origine in un provvedimento interministeriale che ha carattere di emergenza e come in questo caso la disciplina di VIA goda di una norma specifica separata, di cui all'allegato IV più volte citato, va ricordato che il sito di Leri era già stato vidimato come sito nucleare fin dall'emissione del decreto ministeriale n. 202 del 6/2/1985 con il quale si autorizzavano le opere di preparazione occorrenti alla realizzazione di una centrale elettro-nucleare e si definivano i tempi necessari alla realizzazione medesima.
L'indicazione localizzativa inserita nel parere regionale già menzionato è pertanto aderente al già decretato utilizzo di quel sito e rispondente alle determinazioni regionali del 1988.
In conclusione, la Regione ha operato correttamente ed efficacemente nell'espressione del parere previsto dalla norma, nel rispetto degli ambiti di competenza che, nel caso in argomento, ha caricato di significato superando l'azione di semplice diligenza, come dimostrato nell'articolato parere prescrittivo di raccomandazione, che è stato poi assorbito pressoch integralmente nel giudizio di compatibilità ambientale da parte del Ministero.
Prescindendo dalle questioni fin qui rappresentate, di stretta competenza regionale, e con la volontà di fornire un ulteriore contributo conoscitivo che può concorrere a completare il quadro in cui la Regione ha operato, all'interno di scelte o determinazioni di competenza centrale ma certamente di interesse regionale, può essere utile avanzare qualche breve considerazione in ordine ad opportunità localizzative diverse, se mai ve ne fossero state o ne esistessero ancora, in ordine alla centrale a gas in argomento.
L'ipotesi di edificare l'impianto a gas nel sito dell'Enrico Fermi all'epoca perfettamente funzionante ed in stato di sicurezza passiva, posto che vi fosse lo spazio fisico e le condizioni ottimali e di sicurezza per organizzare una nuova e così vasta attività di cantiere, parrebbe scontrarsi con il regime autorizzativo e vincolistico, cui presiede l'Autorità di sicurezza nucleare, la quale, mettendo in momentanea sicurezza l'impianto, attendeva le determinazioni utili al rinnovo della licenza di esercizio ovvero di sospensione e chiusura definitiva dell'attività di produzione elettro-nucleare.
Giuridicamente, pertanto, l'impianto nucleare si trovava in stato di efficienza e di potenziale produzione stante l'avvenuta ricarica di combustibile e non, invece, in stato di decommissionamento e quindi di passato e/o esaurito utilizzo.
Le determinazioni poi in ordine alla chiusura, adottate dalla risoluzione della Camera in data 12/6/1990 e assunte dal CIPE con deliberazione 26/7/1990, non possono pregiudicare l'iter compiuto dalla Regione e culminato nel parere adottato dalla Giunta con provvedimento del 24/7/1990, in data precedente alla deliberazione dell'organismo interministeriale.
Se poi si fosse creata, invece, una situazione opposta con un provvedimento di smantellamento dell'impianto prima dell'avvio dell'intera procedura localizzativa della centrale a gas, molto probabilmente la stessa centrale non avrebbe comunque potuto avere tale destinazione. Infatti, una breve ricognizione sulla norma che disciplina la costruzione e l'esercizio di centrali nucleari di potenza conferma come il raggiungimento delle condizioni di custodia protettiva passiva e di decommissionamento di un impianto nucleare deve essere garantito da una modifica della licenza di esercizio; la norma vigente non contempla ciò e non configura lo stato di decommissionamento o, per meglio dire, una licenza articolata e specifica che tenga conto del nuovo stato dell'impianto.
Senza voler aggiungere altro, si precisa che le più complesse e delicate attività di smantellamento di un impianto nucleare quasi certamente non consentirebbero l'avvio contestuale di un cantiere per un impianto a gas di potenza superiore a 600 Mwe (mentre la delibera CIPE prima citata dispone che l'ENEL proponga al Ministero, per l'approvazione CIPE, un programma di centrali elettriche da realizzarsi in aree adiacenti senza peraltro specificare la tipologia del ciclo, la potenza installabile e, soprattutto, gli effettivi tempi di realizzazione, posto che esistano le condizioni di compatibilità tra una rilevante e complessa operazione di decommissionamento nucleare ed un'attività dì realizzazione nuova che probabilmente potrebbe essere avviata dopo il 2000 e con previsioni di esercizio che supererebbero le stesse indicazioni del PEN del 1988).
Questa la risposta puntuale alle richieste specifiche che avevano fatto i due Consiglieri in ordine, appunto, alla localizzazione.
Mi sembra opportuno cogliere l'occasione per fornire altre brevissime informazioni al Consiglio in ordine, più in generale, all'investimento che va ad attuarsi nei prossimi mesi e nei prossimi anni in quel sito di Trino perché nel frattempo sono maturate alcune cose e siamo in una fase realizzativa abbastanza interessante ed importante di cui è giusto che il Consiglio abbia notizia.
Il Ministero dell'Industria, del Commercio e dell'Artigianato ha rilasciato in data 28/6/1991 il decreto di localizzazione ed autorizzazione alla costruzione e all'esercizio della centrale, recependo in toto, come ho già detto, le prescrizioni contenute nel decreto del Ministero dell'Ambiente che ho già citato.
Con lo stesso decreto, il Ministero dell'Industria ha stabilito altresì che gli accordi socioeconomici, di cui all'art. 9 dell'allegato IV del già più volte citato decreto del 27/12/1988 tra la Regione Piemonte, la Provincia di Vercelli, il Comune di Trino e l'ENEL. fossero stipulati e trasmessi al Ministero dell'Industria entro sei mesi dalla data del decreto stesso, e cioè entro il dicembre del 1991.
Infatti, la procedura per i progetti di centrali termoelettriche di cui al citato decreto prevede che l'ENEL. contemporaneamente alla procedura autorizzativa, svolga l'istruttoria per la realizzazione di interventi di natura infrastrutturale e di riequilibrio economico e ambientale connessi con la costruzione e l'esercizio della centrale proposta e definisca i relativi accordi con la Regione, la Provincia e il Comune su cui insiste l'impianto per gli oneri da assumersi a carico dell'ENEL e delle altre parti contraenti, oltre che per disciplinare le modalità di corresponsione del contributo di cui all'art. 15 della legge n. 393 (quella che conosciamo).
La Regione, la Provincia di Vercelli e il Comune di Trino, riconoscendo di rilevante importanza il massimo sviluppo socio-economico locale, hanno attuato ogni sforzo perché la realizzazione della centrale costituisse anche occasione di salvaguardia e tutela del patrimonio architettonico ed ambientale della zona, oltre che occasione di promozione e di iniziative economiche per l'imprenditoria locale, alla luce dell'entità degli investimenti attivati (stiamo parlando di circa 1.000 miliardi).
Gli enti suddetti hanno operato congiuntamente ad un unico tavolo di trattative con l'Ente elettrico, trattativa che ha assunto via via caratteristiche e impegno anche pesante per il gran numero di interventi previsti.
La Regione ha iniziato il confronto con l'Ente elettrico sin dal febbraio 1990, articolando il proprio lavoro in una prima fase di approccio globale al problema; avviando con la presenza della Provincia di Vercelli e del Comune di Trino circa 40 incontri operativi tra referenti dell'ENEL ed esperti per le diverse competenze tecniche regionali relative alle problematiche di interconnessione; convocando incontri collegiali anche con le parti sociali imprenditoriale del territorio interessato.
L'analisi dei singoli interventi da attuare si è conclusa alla fine dello scorso anno, nei tempi previsti dal decreto di localizzazione del Ministero dell'Industria già citato.
La bozza di convenzione per gli accordi socio-economici è stata quindi preparata con il completo assenso di tutti gli enti interessati ed approvata dai rispettivi organi nelle date sotto indicate: il 5/12/1991 dal Consiglio di amministrazione dell'ENEL il 20/1/1992 dalla Regione Piemonte, con deliberazione della Giunta regionale il 20/1/1992 dalla Provincia di Vercelli il 22/1/1992 dal Comune di Trino.
Gli accordi socio-economici formano oggetto della convenzione, che sarà probabilmente firmata nei prossimi giorni se riusciremo a trovare una data di comodità reciproca tra ENEL. Regione Piemonte, Comune di Trino e Provincia di Vercelli, sperando che in questo clima di assoluto accordo la Regione, affiancata dal Comune di Trino e dalla Provincia di Vercelli apponendo la propria firma possa dare il via alla realizzazione di tutti gli interventi utili all'ottimale integrazione dell'impianto nel sistema delle relazioni ambientali e territoriali dell'area individuata per la localizzazione.
Ho qui con me la bozza di questa convenzione e mi fard premura di trasmetterla non soltanto ai Consiglieri interroganti, ma più in generale a tutti i Gruppi consiliari perché abbiano conoscenza dell'importanza dell'impianto ma anche dell'importanza di questo accordo socio-economico che accompagna la realizzazione dell'impianto stesso.
SARTORIS L'incontro è stato fissato per il 24.
VETRINO, Assessore regionale Non è ancora confermato, purtroppo; anzi, è senz'altro slittato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Colleghe e colleghi, intanto richiedo, come ha promesso l'Assessore, di poter leggere la lunga risposta scritta e consentirmi così di esprimere magari successivamente, un parere più compiuto.
La risposta era ricca di dati tecnici inerenti soprattutto le procedure che Regione, Ministero ed ENEL hanno seguito per dare questa indicazione.
Esprimo però all'Assessore la sensazione che dietro la messa in moto di queste procedure, in realtà, ci sia un'inespressa valutazione sulla situazione dell'impianto nucleare di Trino in zona Enrico Fermi.
Le ragioni per aver scelto questa strada sono quelle che lei ha esposto e le procedure per la localizzazione di questa centrale gas-vapore nel sito su cui doveva essere costruita la seconda centrale nucleare sono in parte legate a situazioni eccezionali e di emergenza. La stessa valutazione di impatto ambientale, se ho capito bene, ha seguito un iter semplificato appoggi ondosi alla valutazione che a suo tempo si fece per consentire la realizzazione della nuova centrale nucleare che poi non è stata fatta. Non è stata infatti seguita la procedura prevista al comma terzo dell'art. 6 della legge n. 349/86, la quale stabiliva che la localizzazione, e penso anche le valutazioni relative all'impatto ambientale, dovessero essere indicate alla luce di alternative. Così non è avvenuto: il sito di Leri è stato scelto forse per non entrare nel merito di un effettivo smantellamento della centrale nucleare Enrico Fermi?' Smantellare una centrale nucleare è senz'altro un'opera di non breve periodo, ma sono ormai trascorsi cinque anni dal referendum per cui, se si fosse deciso di smantellare quella centrale, si sarebbe potuto essere già a buon punto.
Con quel referendum il popolo italiano ha deciso la fuoriuscita dal nucleare; pare però che le forze economiche che hanno interessi legati all'industria nucleare continuino ad avere una certa udienza presso le forze di governo, anche sotto forma di passività delle stesse forze di Governo, ad esempio rispetto al rapido smantellamento della centrale nucleare Enrico Fermi e - perché no? - dell'ubicazione in quel luogo di un'altra centrale.
Che questa mia preoccupazione non sia infondata lo si può arguire dal fatto che, sul problema del nucleare, notizie stampa hanno fatto conoscere opinioni autorevoli di rappresentanti del Governo e dei partiti politici governativi favorevoli ad un riesame di tutta la tecnologia nucleare in Italia.
Assessore Vetrino, in questo Consiglio non se n'è mai parlato ed anche in occasione dell'ultimo dibattito sull'energia non si è fatta una parola sul nucleare. Ma in quella stessa giornata in cui nessuno, in quest'aula neppure lei, pronunciò mai la parola "nucleare" o fece considerazioni sul tema nucleare, sul telegiornale regionale e il giorno successivo sui giornali cittadini, il dibattito svolto in Consiglio regionale fu assunto come un dibattito sul nucleare. Di quelle notizie lei era attrice importante, soggetto referente: come mai in quest'aula di nucleare non si parla, mentre fuori lo si vende come un'ipotesi su cui ritornare? MACCARI, Assessore regionale Speriamo! CHIEZZI Maccari, tu speri, io no! Possiamo allora discutere le nostre speranze in quest'aula? Quello che chiedo è che quest'aula diventi la sede di un confronto politico, invece voi evitate questo confronto. Queste speranze dette tra l'altro in un'interruzione, sono oltremodo fastidiose, nel senso che probabilmente per voi è sufficiente fare qualche battuta in quest'aula perché fuori avete gli interessi economici che portano avanti le decisioni.
Per una forza di opposizione, invece, diventa vitale poter discutere queste vostre speranze e i legami di cui siete portatori per gli interessi nucleari, in quest'aula, illustrando le reciproche ragioni, dopodiché ci scontreremo, ma almeno assumeremo, sia voi che noi, in termini pienamente responsabili ed istituzionali, questa vicenda. Invece voi sfuggite a questo confronto! Io vorrei che l'Assessore, se anch'ella spera in una ripresa del nucleare, svolgesse una comunicazione al Consiglio in cui dica che le voci che abbiamo sentito, le notizie stampa che vengono rese, le dichiarazioni dell'onorevole Lega e dell'onorevole Bodrato, la dichiarazione dell'Assessore Maccari corrispondono ad una precisa volontà della Giunta regionale di rimettere in discussione i risultati del referendum sul nucleare e quindi di aprire un dibattito. Abbiate la correttezza di dire queste cose in quest'aula.
La risposta all'interrogazione precisa che l'installazione di questa centrale gas-vapore non avverrà sul sito Enrico Fermi, ma sull'altro sito in un quadro coerente con una inesplicitata volontà di non giungere allo smantellamento della centrale Enrico Fermi, di non toccare un sito già nucleare. Evidentemente, forse, dovendo ritornare su un'ipotesi di ripresa di impianti nucleari, prima di smantellare quanto esiste, che non è inattivo ma semplicemente decommissionato, si preferisce installare nuovi impianti in altre zone. L'interrogazione che ho presentato mette in luce che il sito di Trino 1 ovviamente è già tutto servito da infrastrutture (elettrodotti, gasdotti, oleodotti ed altre strutture logistiche), mentre il sito su cui puntualmente si interverrà (e penso che in questa scelta ci sia stato un miglioramento rispetto a quanto previsto precedentemente) comporterà oneri di costruzione di gran lunga maggiori.
Termino il mio intervento sollecitando la Giunta regionale a rendere una vera comunicazione in Consiglio regionale sulla seconda parte dell'informazione che ha reso, al di là della deliberazione relativa alla convenzione che è stata oggetto, anche questa, di notizie giornalistiche esterne; ciò in modo che i colleghi presenti, che non hanno presentato interrogazioni od interpellanze, possano entrare nel merito di questa seconda parte dell'informazione.
Chiedo infine all'Assessore, come è scritto nell'ultimo punto dell'interrogazione, se è possibile avere copia dei progetti presentati dall'ENEL e di tutta la documentazione che l'Assessore ha citato, pur se molto voluminosa.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vetrino.
VETRINO, Assessore regionale Non avrei diritto alla parola, ma intervengo brevemente. Faccio parte di un partito che in tema di nucleare, durante il referendum, ha avuto un certo atteggiamento. Ma questo non è il problema. Consigliere Chiezzi credo che oggi un dibattito su questo tema sarebbe relativamente inutile nel senso che siamo in presenza di una moratoria che fino alla fine dell'anno ci tappa la bocca sul dibattito attorno al nucleare. Anche il Piano energetico regionale prescinde da questa ipotesi, in quanto le due leggi n. 9 e n. 1o non hanno considerato questa possibilità.
Credo invece che il dibattito sarà molto acceso, e noi dovremo riprenderlo, proprio alla fine del 1992, quando sicuramente verrà ripreso a livello nazionale. In questi ormai quattro-cinque anni di moratoria personalmente non ho cambiato idea; ritengo che molti altri abbiano cambiato idea, che molte forze politiche siano su una posizione molto diversa da quella che è stata la loro posizione al momento del referendum.
Nel 1993 ci saranno sicuramente ampi spazi di incontro e di scontro e sicuramente anche quest'aula dovrà essere protagonista, come richiede il Consigliere Chiezzi. Naturalmente mi farò parte diligente per mandare i documenti richiesti e immediatamente darò copia della convenzione della quale ho dato dei brevi cenni nella mia risposta.


Argomento: Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 910 dei Consiglieri Bresso, Buzio, Riba e Rivalta inerente la Convenzione Alpina


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interpellanza n. 910 presentata dai Consiglieri Bresso, Buzio, Riba e Rivalta.
Risponde l'Assessore Nerviani.
NERVIANI, Assessore regionale La convenzione sulla protezione delle Alpi, che forma oggetto dell'interpellanza della collega Bresso ed altri Consiglieri, è stata firmata il 7 novembre scorso dai Ministri dell'Ambiente di Austria Francia, Germania, Liechtenstein, Italia e Svizzera e dal Commissariato peri problemi ambientali della Comunità europea, presente quale osservatore il Governo della Slovenia. La convenzione dovrà essere ratificata dai Parlamenti nazionali e si attuerà attraverso l'applicazione di otto protocolli inerenti le seguenti materie: agricoltura, foreste conservazione della natura, turismo, assetto del territorio, trasporti economia idrica e conservazione del suolo. L'elaborazione di ciascuno di questi protocolli è stata affidata ad altrettanti gruppi di lavoro internazionali coordinati ciascuno da uno dei Paesi interessati. All'Italia è stato affidato il coordinamento dei gruppi di lavoro preposti all'elaborazione dei protocolli sull'agricoltura alpina e sull'economia idrica Il Ministero dell'Ambiente ha richiesto a suo tempo, per la predisposizione della bozza di protocollo sull'agricoltura alpina, la collaborazione tecnica delle Regioni interessate.
La Regione Piemonte ha fornito questa collaborazione attraverso il Direttore del Settore Economia montana e foreste, che ha anche seguito in seno al gruppo di lavoro internazionale l'iter del documento di cui si attende l'approvazione formale nel corso di una prossima riunione. In effetti, al di là di questo apporto tecnico, le Regioni non sono state interessate all'elaborazione, della convenzione e sono state informate dei contenuti della medesima soltanto in occasione di un incontro, convocato a Roma sull'argomento, nello scorso luglio. La predisposizione del testo della convenzione è stata a suo tempo affidata ad un Comitato di alti funzionari dei Ministeri degli Esteri, dell'Ambiente e degli Stati alpini con sede a Vienna presso quel Ministero dell'Ambiente. Ai lavori di questo Comitato erano invitati, quali osservatori, i rappresentanti delle tre comunità di lavoro delle Regioni alpine: Arghe Alpi, Alpe Agri e CO.TR.A.O.
L'Ufficio di Presidenza della CO.TR.A.O, ha affidato alla Regione Piemonte a lavori ormai quasi conclusi, l'incarico di seguire l'evoluzione del lavoro di preparazione del testo della convenzione, incarico che è stato assolto e sul quale si è riferito in sede CO.TR.A.O. In occasione della firma della convenzione, è stata formalmente confermata una prassi riguardo i protocolli di completamento. Gli stessi, dopo l'avvenuto licenziamento da parte del gruppo di lavoro internazionale - che ha provveduto all'elaborazione - potranno essere sottoposti ai singoli Stati alla concertazione interna.
Cosa significherà per il nostro Paese la concertazione interna degli Stati federali interessati alla vicenda, Germania, Austria e Svizzera? E' costituzionalmente previsto per i trattati internazionali il parere, in qualche misura vincolante, delle istituzioni subnazionali di livello nazionale. In Francia ed in Italia non vi sono norme analoghe. Debbo peraltro comunicare che il Ministro dell'Ambiente ha, in questi giorni emanato un decreto per la costituzione di un Comitato incaricato di provvedere alla gestione delle ulteriori vicende inerenti la convenzione costituito da due rappresentanti per ciascuna delle Regioni interessate. Al momento, è disponibile per la concertazione interna il solo protocollo redatto dal gruppo di lavoro coordinato dalla Germania sulla conservazione della natura. Il gruppo suddetto è tornato a riunirsi per una definitiva liberalizzazione del documento il 4 e 5 marzo a Monaco. Un funzionario della Regione ha partecipato all'incontro per conto di CO.TR.A.O., quale osservatore. La Commissione ambiente della CO.TR.A.O., che è presieduta dal Piemonte, si è fatta carico di un esame puntuale del protocollo suddetto e tornerà per questo a riunirsi il 23 aprile prossimo.
Posso assicurare che, in itinere dell'approvazione della convenzione la Commissione ambiente di CO.TR.A.O., che è pro tempore presieduta dal sottoscritto, ha manifestato forti riserve sulle modalità di procedura scelte dai Governi nazionali, in particolare da quello francese e italiano peraltro a ridosso dell'approvazione formale della convenzione stessa che come ho detto, è comunque avvenuta il 7 novembre scorso. Devo ancora dire che sull'applicazione di questa convenzione vi sono le resistenze e le riserve di alcuni Stati europei, che le hanno apertamente manifestate, che probabilmente condizioneranno lo sviluppo dell'applicazione di questa convenzione. Noi intendiamo fare la nostra parte nella fase di applicazione, in particolare nella definizione dei protocolli. Come ho detto, abbiamo la responsabilità di quello sull'ambiente, sul quale si sta lavorando. Se il Consiglio riterrà di essere informato puntualmente del lavoro che sarà svolto, ovviamente vi sarà da parte dell'Assessore e della Giunta la più completa disponibilità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.
BRESSO Presidente e colleghi, ringrazio l'Assessore della risposta che conferma tutte le nostre preoccupazioni; sono peraltro stupita che in quest'aula molti colleghi di dichiarata fede autonomista e molti altri di altrettanto dichiarata - anche se non attraverso la sigla del loro partito fede autonomista non si siano accorti di una cosa così grave che stava succedendo a livello internazionale. Questa convenzione alpina non è una piccola cosa, è un atto molto rilevante che è stato compiuto dai sette Paesi alpini e dalla CEE. Come l'Assessore rilevava, questa convenzione è stata firmata da tutti gli Stati, ma non è stata ancora ratificata dai singoli Stati, quindi non è ancora definitiva.
E' una convenzione sulla quale si possono ancora fare delle cose, e noi, come regione alpina, se fossimo meno distratti, potremmo fare delle cose. Questa convenzione ha certamente dei buoni intenti, anche se sugli stessi solleviamo alcune questioni. Ci sono dei buoni intenti generici come quello della salvaguardia del patrimonio comune dell'Europa, cioè le Alpi, ma dentro questa cornice di salvaguardia c'è un'altra realtà, quella di andare a fare degli accordi sulla questione più rilevante, che nei prossimi anni interesserà le Alpi, in particolare con il Mercato unico: i trasporti alpini.
Quindi, è legittima la preoccupazione sul fatto che questa convenzione (che, di fatto, sposta a livello degli Stati centrali il potere decisionale relativo alle Alpi) sia fatta per poter superare le resistenze delle popolazioni delle vallate alpine agli attraversamenti che le interesseranno, in maniera sempre più pesante, nei prossimi anni.
Al di là di questa rilevantissima questione di merito, ci sono dei dubbi sul fatto che la cornice che sembra essere molto attenta alla questione dell'ambiente, del suolo, dell'acqua e del territorio non sia, in realtà, che la cornice ad una questione centrale, che è quella dell'avocazione agli Stati centrali, con ancora più forza, del potere di decidere sulla questione trasporti. Anche sul piano della partecipazione delle Regioni alpine e degli Stati alpini, in alcuni casi, alla decisione la cosa appare grave.
L'ha detto anche l'Assessore: sono sorte resistenze, proprio negli Stati a struttura federale, da parte degli Stati federati alpini. Pur nella loro situazione molto più garantita (perché esiste il parere obbligatorio cioè la ratifica deve passare prima attraverso i Parlamenti statuali e non regionali), questi Stati hanno visto un rischio per loro e, in particolare mi risulta che lo Stato del Valais abbia duramente contestato il diritto di Berna di prendere decisioni sulla questione delle Alpi.
Nel caso dei Paesi che hanno una struttura regionale molto più debole non certo federale (è il caso nostro, e ancora peggio la Francia che ha delle Regioni con ancora meno poteri dell'Italia), la ratifica di questa convenzione coli com'è, e con i poteri praticamente nulli che l'Assessore ci ha elencato (perché sono tutte possibilità di partecipazione muta, senza diritto né di parola, né di veto a delle riunioni, pareri attraverso strutture intermedie come il CO.TR.A.O, e partecipazione a Commissioni tecniche), è affidata ad una équipe di funzionari che, come è ovvio, nel caso di un Paese come l'Italia in cui le Alpi sono all'estremo margine del Paese, saranno tutti romani e, come tali, tutti totalmente disinteressati e, in ogni caso, non a conoscenza dei problemi alpini.
Qui non siamo di fronte ad un dato ineluttabile, perché occorre ancora la ratifica da parte del nuovo Parlamento italiano. Credo che, come Regione, possiamo muoverci, facendo un dibattito meno estemporaneo che non quello su un'interpellanza che consente a tutti di pronunciarsi; mi far promotrice in tal senso (e spero che ci sia qualcun altro disponibile a sostenere una cosa di questo genere) e proporrò un ordine del giorno che consenta alla Regione Piemonte di pronunciarsi sulla questione, chiedendo una ridefinizione completa dei poteri delle Regioni alpine nell'ambito della gestione di questa convenzione, e chiedendo al Parlamento nazionale di ratificare la convenzione solo quando verranno garantiti questi poteri delle Regioni alpine.
La preoccupazione è grossa, perché l'espropriazione, da parte delle pianure, del potere e dei diritti delle popolazioni alpine è una cosa vecchia nel tempo e le situazioni variano, a volte un po' più in favore delle Alpi e nella maggior parte dei casi un po' più in favore delle pianure. Qui però la pianura slitta, passando altre montagne, addirittura a Roma. Non possiamo dire: "Stiamo attenti, ci invitano, andiamo, ci fanno vedere i documenti, ci chiedono il nostro parere, collaboriamo anche alla stesura di qualche protocollo minore". Dobbiamo capire come si pu modificare, se necessario, la convenzione, chiarendo meglio che nell'ambito della convenzione stessa, deve essere affidato un ruolo diverso agli Stati regionali o alle Regioni, quando non si tratti di Stati federali, nella discussione, nell'elaborazione di tutte le materie in oggetto di approfondimento del trattato, chiarendo in maniera precisa, e in favore di maggiori poteri delle Regioni, i rapporti interni allo Stato. Ma non si tratta solo di rapporti interni fra Regione e Stato; si tratta di una diversa organizzazione dei lavori della convenzione stessa.
Chiedo quindi all'Assessore di fare avere la documentazione in suo possesso, perché quella in nostro possesso è relativa alle cose conosciute dai giornali e, personalmente, ne sono venuta a conoscenza in una chiave che precisava lo scarso ruolo attribuito alle Regioni alpine dalla stampa estera e non da quella italiana, perché quella italiana ha presentato questa come una grande iniziativa in favore dell'ambiente. Quindi speriamo di avere una documentazione approfondita che ci consenta di valutare la situazione reale e di produrre un ordine del giorno argomentato sulla base di un'informazione non solo giornalistica.
Chiedo all'Assessore stesso e alla Presidenza del Consiglio l'impegno a non andare troppo in là su questa questione, perché noi o altri gruppi non vorremmo presentare degli ordini del giorno quando ormai la ratifica è già avvenuta. Lo spazio di tempo lo abbiamo, perché il nuovo Parlamento, prima di poter deliberare in merito, dovrà essere riunito, e quindi ci sono di mezzo non solo le elezioni, ma tutte le fasi intermedie che porteranno all'insediamento del nuovo Parlamento. Ciò nonostante, non abbiamo neanche un tempo infinito, anche perché questa materia, se vogliamo fare una richiesta formale come Regione al Parlamento nazionale, deve essere istruita correttamente.
Chiedo quindi all'Assessore di far avere questa documentazione, e all'Assessore stesso e alla Giunta di avere nel frattempo su queste cose un atteggiamento più attivo e più critico nei confronti di ciò che avviene. Ho sentito una velata critica nelle parole dell'Assessore; se vogliamo essere una Regione che propone una riforma forte dello Stato in favore delle Regioni, non possiamo fare velate critiche: dobbiamo fare palesi ed argomentate proposte di modifica delle situazioni di fatto (tanto non siamo neppure in Liguria e il diritto al mugugno alle Regioni viene riconosciuto). Il problema è riuscire a fare qualcos'altro che dei mugugni quando veniamo espropriati di poteri di fatto e di poteri potenziali a cui diciamo tutti di ambire.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici

Interpellanza n. 518 dei Consiglieri Bresso, Rivalta, Monticelli e Marengo inerente il piano paesistico di Torino


PRESIDENTE

Passiamo ora ad esaminare l'interpellanza n. 518 presentata dai Consiglieri Bresso, Rivalta, Monticelli e Marengo.
Risponde l'Assessore Nerviani.
NERVIANI, Assessore regionale Questa interpellanza è piuttosto datata e alla stessa avevo preparato risposta riportando una lettera scritta al Sindaco di Torino in conseguenza della venuta a conoscenza, attraverso gli organi di stampa, del dibattito in corso presso l'Amministrazione comunale relativo a provvedimenti di carattere urbanistico che sarebbero stati posti in discussione e che riguardavano la possibilità di nuove edificazioni nella zona collinare del territorio cittadino.
Avevo preparato risposta, ma, anche se questa risposta era stata per mesi riportata nell'o.d.g. delle interrogazioni ed interpellanze, non era stata formalmente resa ed è finita agli atti per lungo tempo. Adesso risulta sostanzialmente superata da elementi che fornirò.
Mi sembra tuttavia opportuno leggere anche questa parte obiettivamente superata che consiste sostanzialmente nella lettera inviata al Sindaco di Torino che, ad un certo punto, dice: "Al riguardo si ritiene doveroso ricordare l'esistenza divincoli di tutela paesistico-ambientale imposti a suo tempo dal competente Ministero ai sensi della legge n. 1497/39 ed attualmente gestiti per delega, ex art.
82 DPR n. 616, dall'Amministrazione regionale che esplicitamente obbligano ad una attenta, vigile salvaguardia e valorizzazione di beni ambientali e culturali presenti in tale zona. Essi sono costituiti non solo dalle emergenze monumentali e dalle testimonianze edilizie storiche ivi diffuse ma pure dai parchi e giardini e dal contesto boschivo rurale che a questi si alterna nella varia morfologia naturale della dorsale collinare. Il contesto, complessivamente configurato dall'articolata e diversificata antropizzazione delle pendici, si presenta oggi come patrimonio ambientale e culturale di delicatissima gestione. La considerazione di possibili ulteriori interventi edificatori di trasformazione esige dunque un'approfondita valutazione di carattere interdisciplinare, anche in quanto non possono essere sottaciuti i problemi di stabilità dei versanti di doverosa attenzione ai fenomeni di dissesto idrogeologico. Alla luce delle presenti osservazioni formulate, vista la nota della Sovrintendenza per i beni ambientali ed architettonici indirizzata alla Signoria vostra e al Presidente dei questa Amministrazione regionale, constatato che nel rispetto delle disposizioni legislative statali e regionali vigenti, appare opportuno nel caso concreto promuovere la redazione di un piano paesistico specifico che, a seguito delle necessarie analisi territoriali, individui e normi la suscettibilità alla trasformazione del territorio collinare. Si comunica la disponibilità di questo Assessorato ad approfondire congiuntamente l'argomento (ci rivolgiamo ovviamente al Comune di Torino).
Nell'occasione si ricorda pure che questo Assessorato, nel quadro delle competenze ad esso affidate dall'Amministrazione regionale, ha promosso l'istituzione del Parco regionale di Superga, comprendente anche parte della zona collinare, incluso il territorio torinese proprio al fine di procedere alla tutela attiva dei singolari valori ambientali e culturali presenti nell'area. La legge regionale istitutiva del parco è attualmente all'esame della competente Commissione - ormai si sa che è stata approvata del Consiglio regionale".
Questa era la lettera al Comune di Torino che costituiva di fatto anche la risposta alle interpellanze a suo tempo presentate. Ad oggi la situazione è un po' diversa. Fortunatamente il Parco della collina di Superga è stato istituito, abbiamo cercato, di dare attenzione all'area circostante allo stesso che meritava un particolare riguardo.
La risposta all'interpellanza è burocratica, caso mai vedrò di commentarla: "In riferimento alla nota del Presidente della Giunta regionale n. 4576 del 26/4/1991, di trasmissione dell'interpellanza in oggetto, si evidenzia che già in data 24/4/1991, con nota al Sindaco di Torino, all'Assessorato regionale alla pianificazione e gestione del territorio e alla Sovrintendenza ai beni ambientali e architettonici del Piemonte e del Ministero per i Beni culturali ed ambientali, si era segnalata l'estrema delicatezza del sistema collinare torinese e la necessità di più ampia ed accorta tutela dello stesso. Tale convincimento poi non si è limitato alla sola espressione di generiche intenzioni, ma si è concretizzato in azioni di puntuale intervento e di massima salvaguardia. Con L.R. 14/11/1991, n.
53, è stato innanzitutto istituito il Parco regionale di Superga che insiste sulla collina di Torino nel Comune di Baldissero Torinese, Pino Torino, San Mauro e ricomprende al suo interno il complesso storico monumentale della Basilica di Superga, già sottoposta al vincolo sulle bellezze naturali di cui alla legge 29/6/1939 n. 1497. Considerato poi che appariva ulteriormente necessario procedere ad una graduale tutela e valorizzazione dell'intero territorio collinare che si estende da Moncalieri a Casalborgone sia per gli aspetti vegetazionali geomorfologici sia per quelli storico-artistici, infine per migliorarne la fruizione da parte della popolazione della conurbazione torinese, come d'altro canto evidenziato nell'ordine del giorno approvato dal Consiglio regionale in data 8/10/1991 che impegnava la Giunta a predisporre un piano paesistico che includesse il territorio sopra citato al fine di 'tradurre i vincoli passivi vigenti in strumento programmatico, con DGR n. 288-10856 del 25/11/1991 si è provveduto ad affidare al professor Giampiero Bigliano e all'architetto Mario Becchi la redazione di uno studio per l'individuazione del perimetro del territorio della collina torinese da sottoporre a piano paesistico e per la formulazione del relativo programma metodologico e di lavoro. A tal fine, la ricerca preparatoria ha considerato tutte le aree sottoposte a vincolo paesaggistico ai sensi della legge 29/6/1939 n. 1497 e della legge 8/8/1985 n. 431, nonché le aree istituite a parchi regionali collinari quali il Parco del Bosco del Vaj, il Parco della collina di Superga e la fascia fluviale del Po, compresa la parte inserita nel Parco delle Vallere e nel Parco del Po, perché aree queste ultime in stretto rapporto morfologico con la collina. Ha infine puntualmente analizzato le previsioni degli strumenti urbanistici vigenti o adottati predisposti dalle Amministrazioni locali, gli studi e le ricerche già realizzate da enti pubblici, da istituti scientifici di varia specializzazione. L'attività ovviamente è stata svolta con il coordinamento e la diretta collaborazione del settore pianificazione territoriale. Sulla scorta di tali elaborati, la Regione procederà alla successiva rapida predisposizione del piano paesistico. La realizzazione è condizionata ovviamente agli impegni economici che potranno essere assunti sul bilancio 1992".
In buona sostanza, credo che si sia risposto alle preoccupazioni, anche se non siamo arrivati ancora a formulare nel dettaglio delle indicazioni sugli interventi che possono essere fatti sulla zona collinare torinese e sulle iniziative che debbono essere fatte per mantenerla nella migliore condizione naturalistico-ambientale che si deve attribuire a questa delicatissima zona. Credo che, una volta tanto, si sia risposto, anche se non completamente per il tempo e per le risorse economiche, in termini obiettivamente e positivamente constatabili alle esigenze che il Consiglio ha manifestato e che la Giunta ha in qualche modo recepito.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.
BRESSO Devo ammettere che questa risposta è meno insoddisfacente della precedente. Prendo atto dell'intenzione espressa dalla Giunta e anche dell'esistenza dello studio; anche in questo caso, pregherei l'Assessore di far pervenire una copia alla Commissione, in modo da visionarla e valutare che cosa propone lo studio stesso.
Anch'io, rispetto al momento in cui abbiamo presentato l'interpellanza ho alcune cose da aggiungere e che sono intervenute nel frattempo. La preoccupazione che aveva dato origine all'interpellanza riguardava in particolare la vicenda relativa al Comune di Torino, cioè la minacciata autorizzazione per i famosi 120.000 metri cubi che dovevano essere costruiti. Nel frattempo, però, siamo venuti a conoscenza di ulteriori rischi che incombono sulla collina torinese e sulla fascia fluviale del Po la quale - come l'Assessore ha giustamente rilevato - è con essa in stretta relazione e quindi dovrebbe costituire oggetto del piano paesistico di cui si è accennato.
Proprio ieri, in una conferenza stampa, il Gruppo PDS del Comune di Moncalieri ha sollevato una serie di preoccupazioni relative alla formulazione del nuovo Piano regolatore e alle questioni riguardanti la collina e la fascia fluviale del Po. Come sappiamo, il Comune di Moncalieri occupa un'area collinare molto estesa (non so dire l'esatta estensione, ma comunque è di poco inferiore o analoga a quella del Comune di Torino) e il Piano regolatore prevede degli indici di edificabilità bassi, ma spalmati su tutto il territorio collinare.
(Commenti in aula) BRESSO Questo a me risulta, e naturalmente è chiaro che non li può prevedere nei posti che sono assolutamente vincolati; in tutto ciò che non è vincolato prevede un'edificabilità bassa, ma comunque diffusa.
Inoltre, il Piano regolatore, secondo una prassi in senso negativo - e prego l'Assessore di chiarire questo aspetto, naturalmente se lo ritiene che sta diventando frequente nelle nostre Amministrazioni, considera le aree tutelate come aree su cui si possono fare le cose pubbliche; questo secondo il ragionamento che, poiché si tratta di aree tutelate, che valgono poco e per le quali non esistono più grandi tensioni legate alla rendita si possono utilizzare. Proprio su una delle aree tutelate dal Parco della fascia fluviale del Po, si prevede l'installazione del nuovo ospedale, tra l'altro con ipotesi di costi selvaggi rispetto ad un'area assolutamente inadatta e insalubre, perché in prossimità della tangenziale. Per collegare questo ospedale; che altrimenti resterebbe in mezzo a strade e autostrade si prevedono anche ulteriori pezzi di viabilità, che di nuovo insisterebbero su una delle aree protette, tra l'altro protetta come area attrezzata.
Ho citato questi casi, ma certamente non sono gli unici, perch esistono anche i noti problemi della parte collinare di San Mauro, altro Comune che non ha mai dimostrato attenzione né alla propria collina né alla propria fascia fluviale, essendo riuscito addirittura ad avere un'estensione del Parco fluviale del Po inferiore all'estensione stessa del Po; è riuscito addirittura a far togliere un pezzo di fiume dal parco per costruire un tunnel semi-subacqueo in cui far passare le auto.
La somma di tutte queste cose crea molte preoccupazioni. Io sono molto contenta che l'Assessore abbia deciso di fare il piano paesistico, ma gli dico che occorre muoversi rapidamente, altrimenti rischiamo di chiudere la stalla quando i buoi sono scappati. Gli strumenti di piano di tutti i Comuni che interessano la collina torinese sono ormai in atto, cioè già presentati in Regione, o sono nelle fasi finali di elaborazione, oppure sono a metà, però una metà avanzata come è il caso del Comune di Torino.
Mi risulta che il Piano regolatore del Comune di Chieri sia in approvazione in Regione; se qualcosa si vuole fare, bisogna farlo prima che venga approvato. Il Comune di Moncalieri - ne parlavo prima - è prossimo all'adozione del Piano regolatore, il quale verrà in seguito trasmesso in Regione. Non dobbiamo fare come al solito, cioè lasciarli lì per anni: abbiamo gli strumenti per valutarli.
Il Comune di Torino è nella fase di transizione per l'elaborazione del nuovo Piano regolatore, ma ha comunque la deliberazione approvata; non conosco esattamente la situazione del Comune di San Mauro, e certamente vi sono altri Comuni minori che insistono sull'area della collina torinese in analoghe situazioni. Chiederei anche in questo caso un po' di velocità altrimenti rischiamo di fare un piano per memoria; con questo non voglio dire che non ci sia stato un minimo di attenzione. La collina torinese è un'area che ha ancora rilevanti valori naturalistici, ma il rischio è che un'aggressione qui, un tunnel là, una galleria per attraversare la collina e ciò significherebbe una galleria per passare la collina significherebbe una pressione enorme dall'altra parte della collina, dove già esistono situazioni di grave compromissione, ma ancora alcune possibilità di tutela - un ospedale da una parte, un'autostrada urbana dall'altra, magari una prosecuzione del tunnel semi-subacqueo, alla fine portino in una situazione in cui non c'è più niente da tutelare.
Chiedo quindi di avere a disposizione questo documento. Inoltre chiedo se, compatibilmente con le disponibilità, l'Assessore intende presentare un emendamento per l'assestamento di bilancio; il nostro Gruppo sarebbe del tutto disponibile a dare il suo appoggio.
Credo che il piano paesistico non solo debba essere avviato, ma debba essere finito nel 1992, se vogliamo sperare che sia uno strumento effettivamente utile e non un documento per memoria su atti già approvati e su cui si può certamente ancora andare a porre dei vincoli modificativi, ma con molte più difficoltà. Come è noto, quando si è approvato un Piano regolatore, cambiarlo subito dopo diventa ben più arduo che chiedere delle modifiche in corso di approvazione.


Argomento:

Interpellanza n. 518 dei Consiglieri Bresso, Rivalta, Monticelli e Marengo inerente il piano paesistico di Torino

Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 3) dell'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Calligaro, Coppo, Dardanello Ferrara, Goglio, Marengo, Miglio e Rabellino.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Rapporti tra Consiglio regionale e organi di stampa


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Monticelli. Ne ha facoltà.



MONTICELLI Antonio

Ho chiesto la parola, perché mi sembra questo il momento giusto per porre una questione per fatto personale.
Ricordo ai colleghi e a me stesso che il Regolamento, all'art. 60, dice espressamente: "Costituisce fatto personale l'essere censurato nella propria condotta o sentirsi attribuire fatti non veri".
Ed è quello che mi è successo questa mattina leggendo un giornale; la cronaca locale del giornale "la Repubblica" riporta un articolo in cui risulta che io sarei stato smentito dalla Presidente del Consiglio, la quale mi attribuirebbe di aver messo in piedi, di aver costruito una montatura (così è scritto sul giornale "la Repubblica"). A dir la verità questa espressione, montatura, non è citata fra virgolette, a differenza di altre frasi che risulterebbero attribuite alla Presidente del Consiglio e sulle quali non ho nulla da eccepire; esiste invece questa frase, non virgolettata, in cui la Presidente del Consiglio mi accuserebbe di aver costruito una montatura.
Io sono convinto che la Presidente del Consiglio non mi ha giudicato in questo modo e non mi ha attributo alcuna montatura: non è nel suo stile intervenire in questo modo sulle posizioni politiche che i Gruppi, i Consiglieri possono prendere nel corso della loro attività. Ma la questione curiosa, colleghi, e sulla quale mi soffermerei un minuto, è che io sono stato smentito per una cosa che non ho detto: questo è il punto.
Questo articolo di "la Repubblica" parte dall'unica cosa vera, cioè il fatto che il nostro Gruppo ha convocato per domani mattina, mercoledì 18 marzo, una conferenza stampa; e poi, nel dare questa notizia, che è l'unico elemento di verità contenuto nell'articolo, mi si attribuisce - fra virgolette, in questo caso - una dichiarazione che io non ho in alcun modo rilasciato, né per telefono, né parlando direttamente con il cronista, n per comunicato stampa, né per dichiarazione comunque fatta pervenire a quel giornale o ad altri organi di stampa. E questo è un caso ben curioso.
Dico che è un caso molto curioso che un giornale, contravvenendo ad una norma minima di deontologia professionale, anticipi o - per usare una parola in gergo - "bruci" una conferenza stampa. Questo è davvero curioso da quando in qua uno avvisa un giornale che di lì a qualche giorno si farà una conferenza stampa e il giornale "esce" subito, senza attendere la conferenza stampa? Questo non lo si fa; per di più, a questo punto, non solo è un problema di deontologia professionale; l'attribuire, addirittura fra virgolette, opinioni, giudizi, pareri, parole che non sono state mai pronunciate e non sono state mai scritte in alcun modo è qualcosa di peggio.
Non conosco, anzi, credo di non conoscere la persona che si sigla in questo articolo con le lettere D.B.; credo stia per Davide Banfo, per ch ogni tanto questa firma - credo sia un collaboratore di "la Repubblica" di Torino - compare sulle pagine della cronaca di Torino. Credo proprio di non conoscere questo signore; certamente non gli ho rivolto la parola ieri, n per telefono, né direttamente.
Credo che questo sia un modo di riportare le questioni della nostra Regione - mi sia consentita una parola pesante - grave, perché così facendo si squalifica il dibattito politico.
Dico con molta franchezza, colleghi, che domani mattina, alla conferenza stampa, se le cose stavano come stavano a ieri sera, avrei criticato il fatto che era stata decisa una chiusura molto prolungata, a mio giudizio e a giudizio del mio Gruppo troppo prolungata, dei lavori del Consiglio in occasione delle elezioni politiche. Non ho alcuna difficoltà a dire che avrei detto questa cosa; devo dire che domani non la dirò, e non la dirò perché in sede di Capigruppo, che si sono riuniti poco fa, è stato deciso di ridurre questa chiusura, per cui l'interruzione dei lavori del Consiglio non sarà di tre settimane come era stato in un primo tempo ventilato da parte di alcuni colleghi della maggioranza, ma sarà più contenuta. Quindi, anche se ho mantenuto delle riserve a questo proposito evidentemente il giudizio sarà diverso.
Costruire un caso in questo modo, su dichiarazioni mai fatte, basando tutto sul futuribile e, per di più, attivando in questo modo un meccanismo di smentita, è però davvero curioso. So, perché me lo ha detto, che la Presidente era convinta che io avessi davvero rilasciato quella dichiarazione. Non ho nessuna obiezione e nessun rilievo da fare alla nostra residente, però chi ha montato il caso sapeva benissimo che quella dichiarazione non esisteva e, poiché non è la prima volta che accade, è davvero un fatto grave.
Si potrebbero fare altre considerazioni su come la stampa quotidiana o anche altri mezzi di informazione riportano i lavori del nostro Consiglio ma non vorrei allargare questo discorso; mi fermo al caso personale e chiederei, se la Presidente è così gentile, di avere anche ufficialmente in quest'aula, una risposta in merito.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Monticelli. Non ho alcun problema a rispondere alla questione da lei posta e dico immediatamente che ha perfettamente ragione rispetto all'atteggiamento del quotidiano in questione.
Nella giornata di ieri sono stata contattata dal giornale, che mi ha fatto intendere ci fosse una sorta di comunicato o di presa di posizione già espressa dal Gruppo PDS.
Io ho semplicemente riepilogato quello che era avvenuto all'ultima riunione dei Capigruppo in merito alla valutazione di sospendere una settimana prima e una settimana dopo la seduta del Consiglio come fatto fisiologico; mi sembrava di ricordare che anche il Gruppo del PDS fosse d'accordo su questo.
C'era effettivamente la questione del Consiglio del 24, sul quale l'atteggiamento prevalente era quello di una sospensione. A questo proposito, ho ritenuto di dire che, poiché si trattava di una seduta del Consiglio, la questione non mi sembrava troppo determinante; su tale questione si sarebbe potuto comunque ritornare e, anzi, ho aggiunto che nella seduta dei Capigruppo prevista per stamani si sarebbe valutato il da farsi.
Non mi sono mai permessa di usare l'espressione "montatura". Primo perché non è nel mio stile; secondo, perché non credo assolutamente che sia ricollegabile al ruolo del Presidente del Consiglio dare dei giudizi sulle valutazioni che i Gruppi fanno sulle singole questioni, sia di organizzazione dei lavori dell'aula, sia su questioni di carattere più politico.
Colgo però questa occasione per esprimere tutto il mio rammarico profondo, come Presidente dell'assemblea e avendo anche un po' sentito i Gruppi, su un altro episodio verificatosi stamani.
Su "La Stampa" si arriva addirittura a pubblicare la fotografia di una nostra funzionaria dell'Ufficio Stampa, sotto un titolo effettivamente dubbio, collegata ad un episodio indubbiamente spiacevole, avvenuto in quanto una sorta di pirata dell'automazione si è inserito nel nostro Videotel, usandolo a sproposito. Occorre quindi trovare la forma idonea affinché questa attrezzatura non venga più usata a sproposito, però il modo con il quale questo fatto è stato presentato, utilizzando peraltro l'immagine di una dipendente regionale sotto un titolo molto dubbio - e non voglio commentare oltre - mi fa pensare che qualche cosa rispetto al mondo dell'informazione davvero non funzioni. Talvolta, infatti, finiamo sui giornali per questioni magari importanti, ma non straordinarie, mentre invece sulle grandi discussioni, sui grandi dibattiti, sulle questioni prioritarie, finiamo per essere poco considerati e la lettura dell'insieme della pag. 39 de "La Stampa" di oggi ne è l'ulteriore testimonianza.
Ieri abbiamo tenuto una riunione significativa sulle tematiche della RAI sulle quali Giunta e Consiglio si sono nel passato espresse; non enfatizzo nulla, però è stato un incontro abbastanza positivo. Questi temi dovremo continuare a seguirli e tallonare la direzione della RAI, ma dobbiamo comunque ringraziare, per l'incontro che si è svolto ieri, la Presidenza dell'IRI e quella della RAI: ebbene, questo tema è presentato alla pag. 39 de "La Stampa" in maniera più sfuocata che non l'altra notizia alla quale, nel merito dell'interrogazione presentata, risponderemo a parte. Devo rilevare che il modo con la quale è stata presentata mi pare estremamente ridondante e di assoluta mancanza di riguardo nei confronti della nostra addetta stampa, alla quale desidero esprimere la solidarietà mia e del Consiglio regionale perché l'accostamento della fotografia e del titolo mi hanno, questa mattina, profondamente addolorata.
NERVIANI, Assessore regionale E' la funzionaria più graziosa dell'Ufficio Stampa.



PRESIDENTE

Per alleggerire i toni, ripeto quando ha detto il collega Nerviani cosa che si può anche dire: che è stata fotografata perché graziosa; per le immagini femminili talvolta vengono usate a sproposito e allora io credo sia ancora più grave che sia stata pubblicata la fotografia di un'addetta stampa e non di un addetto stampa. Anche questo utilizzo deve essere condannato, altrimenti ricadiamo nei ruoli e in quelle vicende per le quali i movimenti femminili e le donne in genere da troppi anni si battono e tutto sommato ci accorgiamo che le battute fioriscono ancora intorno a queste cose.
Ha chiesto la parola il Consigliere Zacchera. Ne ha facoltà.
ZACCHERA Sento anch'io il dovere di chiedere scusa all'Ufficio Stampa del Consiglio regionale perché, al di là della boccaccesca vicenda, sulla famosa pagina incriminata era scritto "Realizzazione CSI Piemonte", quindi io non ho avvisato l'Ufficio Stampa unicamente perché ero convinto che questo fosse fatto dal CSI Piemonte, altrimenti - giustamente e doverosamente - avrei informato l'Ufficio Stampa del Consiglio, ma non potevo saperlo.
Detto questo, condivido quanto ha detto il Presidente e mi associo alle scuse alla funzionaria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Presidente, lei ha parlato a nome del Consiglio, ma evidentemente non tutti si ritrovano in quanto dice lei, perché se si ritiene che debba essere oggetto di dibattito politico del Consiglio il fatto che un pirata si inserisce nel Videotel, si riduce la lotta politica al pettegolezzo ed è giusto che i giornalisti si comportino da pettegoli.



PRESIDENTE

Io ho espresso la mia posizione personale e come Presidente del Consiglio ritengo di poterlo fare anche a nome di questa assemblea, anche perché non riguardava l'aspetto del problema che lei ha toccato.
Concludendo, assicuro comunque il Consigliere Monticelli in merito alle motivazioni del suo intervento.


Argomento:

Rapporti tra Consiglio regionale e organi di stampa

Argomento:

Rinvio argomenti prossima seduta


PRESIDENTE

Il punto 4) all'o.d.g.: "Conclusione dibattito sul ruolo del Consiglio regionale e sul nuovo regionalismo" verrà esaminato nella sessione pomeridiana.
Colgo l'occasione per informare i Gruppi che i lavori del Consiglio riprenderanno giovedì 9 aprile, subito dopo le elezioni. Pertanto non verranno tenute adunanze consiliari nelle prossime due settimane.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 210: "Regolamento per i servizi da eseguire in economia da parte degli uffici regionali" (rinvio in Commissione)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 210, di cui al punto 5) all'o.d.g. L'Assessore Gallarini ha chiesto di rinviare l'esame del provvedimento.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi. Ne ha facoltà.
CHIEZZI Signor Presidente, colleghe e colleghi Consiglieri, questa deliberazione è all'o.d.g. del Consiglio da diverse settimane, e da diverse settimane la Giunta regionale chiede in aula di rinviarne l'esame. Io non so per quali motivi - non sono stati esplicitati - la Giunta regionale chieda questo rinvio, ma dato che ritengo che le ragioni siano forti ed evidentemente si ha intenzione di ridiscutere il provvedimento da parte della Giunta, pongo la questione, ai sensi degli artt. 63 e 81 del Regolamento interno, del rinvio in Commissione di questa deliberazione perché non vorrei trovarmi in Consiglio regionale a dover discutere delle modificazioni, probabilmente rilevanti, a una deliberazione che ha implicazioni tecniche notevoli e che comporterebbe in aula una discussione molto faticosa. Chiedo pertanto che venga posto ai voti il rinvio in Commissione di questa deliberazione, in modo che la Giunta in quella sede possa spiegare cosa sta elucubrando.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Gallarini.
GALLARINI, Assessore regionale Non c'è nulla di strano o di misterioso; il collega Lombardi mi aveva chiesto di far rinviare l'esame di questo provvedimento semplicemente perché i funzionari del suo Assessorato insieme a quelli dell'Assessorato al patrimonio devono ancora mettere a punto talune questioni.
Ritengo comunque che si possa accedere alla richiesta del Consigliere Chiezzi di rinviare il provvedimento in Commissione e di riportarlo in aula allorquando quel dialogo avrà prodotto qualcosa di ulteriormente presentabile in Commissione.



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione il rinvio in Commissione della proposta di deliberazione n. 210.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.


Argomento: Petizioni

Esame petizione popolare n. 685/5 avverso la concessione mineraria per feldspati ed associati denominata "Piaro"rilasciata in data 10/4/1990 alla Ditta Cementer in territorio dei Comuni di Campiglia Cervo e Quittengo e l'eventuale rilascio dei consensi necessari di competenza regionale sul vincolo paesistico ed idrogeologico e petizione popolare n. 659/5 rivolta ad ottenere un dibattito consiliare circa gli interventi autorizzatori di competenza regionale a seguito della concessione mineraria "Piaro" rilasciata alla Ditta Cementer (ai sensi dell'art. 109 del Regolamento interno del Consiglio regionale) - Votazione relativo ordine del giorno


PRESIDENTE

Passiamo dunque all'esame delle petizioni popolari di cui al punto 6) all'o.d.g.
La relazione inerente a tali petizioni è stata approvata dalla II Commissione in data 23/1/1992; chiedo pertanto al Consigliere Fiumara Presidente di detta Commissione, se è possibile dare per letta la relazione.
FIUMARA No. Non è una risposta irriguardosa verso il Presidente, credo però sia opportuno che la collega Bortolin, che maggiormente ha seguito questo argomento, lo illustri al Consiglio regionale, se non nell'intero testo facendo quanto meno un sunto della relazione per opportuna conoscenza.
La relazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri, così recita: "In data 21/2/1991 vengono assegnate all'esame della II Commissione due petizioni popolari dichiarate ricevibili ed ammissibili dall'Ufficio di Presidenza, vertenti sul medesimo argomento.
Nella prima petizione - pratica n. 658/5 primo firmatario sig. Vali Blin Giovanni - circa 11.000 cittadini dichiarano l'opposizione alla concessione mineraria per feldspati ed associati denominata 'Piaro' rilasciata in data 10/4/1990 alla Ditta Cementer in territorio dei Comuni di Quittengo e Campiglia Cervo e all'eventuale rilascio dei consensi necessari di competenza regionale sul vincolo paesistico ed idrogeologico in considerazione 'dei danni irreversibili all'ambiente dell'Alta Valle Cervo, al suo assetto idrogeologico e alla risorsa pietra da sempre determinante per la crescita sociale ed economica del territorio' che potrebbero conseguire dall'attività in argomento.
La seconda petizione - pratica n. 659/5 primo firmatario, anche a nome del WWF, Sig. Vanzi Roberto - è rivolta ad ottenere un dibattito consiliare circa gli interventi autorizzatoci di competenza della Regione a seguito della concessione mineraria sopra indicata.
Ai sensi dell'art. 109 del Regolamento del Consiglio regionale la Commissione consiliare competente, espletata la fase istruttoria, trasmette le conclusioni all'Ufficio di Presidenza e l'esame si conclude con relazione al Consiglio diretta ad interessarlo alla materia o con abbinamento ed eventuale provvedimento amministrativo all'o.d.g. della Commissione, o con la proposta di non dare seguito alla petizione.
Giova pertanto indicare, seppure in sintesi, l'iter istruttorio compiuto dalla Commissione scrivente.
Le petizioni sono oggetto di un primo esame nella seduta del 14/3/1991 ed in tale data la Commissione decide di accogliere la richiesta di audizione formulata dai primi firmatari.
Stante i numerosi impegni già calendarizzati - consultazioni sul disegno di legge di modifica della legge regionale urbanistica, problemi Valle Bormida, disegno di legge sugli sbarramenti fluviali, consultazioni sui parchi, ecc. - viene segnalata al Presidente del Consiglio l'impossibilità ad incontrare i primi firmatari e a concludere l'esame nei termini previsti dal Regolamento con richiesta, quindi, di una proroga che consenta alla Commissione di espletare l'iter.
L'audizione ha quindi luogo il 16/5/1991. L'argomento, iscritto all'o.d.g. della II Commissione dell'11 luglio e rinviato, viene nuovamente posto in discussione nella seduta del 19 settembre presenti l'Assessore regionale alla pianificazione territoriale ed il Responsabile del Settore della Giunta regionale 'Prevenzione del rischio geologico, meteorologico e sismico La Commissione constata che l'attività estrattiva in argomento è classificata miniera ai sensi del RD n. 1443 /27 e che la competenza in materia, per quanto riguarda i soli scopi di sfruttamento del giacimento risulta del Ministero dell'Industria e Commercio, per il tramite del Distretto Minerario di Torino e prende atto che eventuali pronunciamenti regionali possono essere riferiti a vincoli di natura paesistica ex legge n. 431/85 o per interventi da eseguirsi in terreni sottoposti a vincolo per scopi idrogeologici ex L.R. n. 45/89.
Il Responsabile del Settore Prevenzione del rischio geologico attesta che la richiesta di autorizzazione per quanto riguarda il vincolo idrogeologico è stata depositata in data 21/6/1990 e che gli Uffici sono in attesa di ulteriori elementi di conoscenza. Consegna una breve sintesi sulla pratica in corso.
L'Assessore alla pianificazione, a cui fa capo il Settore Beni ambientali e paesistici, sottolinea che non vi è agli atti dell'Assessorato alcuna richiesta di autorizzazione ai sensi della legge n. 431/85 e della legge n. 1497/39. Valutatala lettera del 14/8/1991 inviata per conoscenza alla II Commissione dal Ministero dell'Ambiente - Servizio VIA - viene rilevata l'opportunità, alfine di concludere la fase istruttoria, di acquisire gli atti copia della risposta fornita dai competenti Uffici alla richiesta del Ministero di avere dettagliate notizie circa l'esistenza e la tipologia dei vincoli paesistici.
In tal senso è la nota del 26 settembre a firma del Presidente della II Commissione indirizzata al Presidente della Giunta e all'Assessore Nerviani.
In data 26/11/1991 il Presidente della II Commissione interpella nuovamente il Presidente della Giunta e l'Assessore Nerviani per sollecitare il tempestivo riscontro della precedente richiesta e per segnalare, nel contempo, che il Comune di Quittengo, il WWF Sezione Biellese ed il Corpo delle Miniere, con note rispettivamente datate 8 novembre, 12 novembre e 18 novembre 1991, hanno fornito ulteriori elementi di conoscenza.
Particolarmente significativa, al fine della conclusione dell'esame appare la lettera del Corpo delle Miniere - Distretto Minerario di Torino la quale, in risposta alla nota del Comune di Quittengo sopra richiamata testualmente recita: 'Si fa riferimento alla nota a margine citata - di codesta Amministrazione - con la quale, tra l'altro, si segnala che l'area prevista di coltivazione nell'ambito della concessione mineraria 'Piago; per quanto di competenza del Comune di Quittengo, risulta esterna al perimetro della concessione stessa.
L'Ufficio scrivente comunica di aver effettuato le opportune verifiche circa l'individuazione dell'area di intervento e di aver riscontrato l'esattezza delle affermazioni di codesta Amministrazione; il posizionamento erroneo è stato ingenerato da imprecisioni interpretative della cartografia IGM utilizzata per la perimetrazione dell'area di concessione.
Il giacimento di minerali feldspatici, indipendentemente dalla sua collocazione all'interno del perimetro della concessione mineraria 'Piano risulta comunque individuato e per esso è stata verificata la convenienza tecnico-economica per lo sfruttamento minerario. Qualora la Società Cementer, attuale intestataria della concessione mineraria 'Piago' lo riterrà opportuno, potrà richiedere la riperimetrazione dell'area interessata in modo da includere la zona di previsto attuale sfruttamento.
Finché non si sarà provveduto alla ridelimitazione della concessione con il rilascio di un nuovo titolo minerario, i lavori di coltivazione non potranno essere intrapresi, sempreché in presenza dei necessari svincoli idrogeologico ed ambientale.
Occorre precisare che il Comune di Quittengo non solo segnala al Corpo delle Miniere il posizionamento del primo cantiere esterno all'area di concessione (in totale 244 ettari), ma precisa altresì che: 'Il PRG comunale vigente assoggetta tale area a vincolo ambientale paesistico assoluto; l'art. 45 delle Norme di attuazione vieta la costruzione di manufatti e infrastrutture, il prelievo di qualsiasi materiale, l'asportazione e il danneggiamento di alberature.
In continuità dell'area interessata dall'apertura del primo cantiere vi è un sito dove operava una cava già autorizzata prima della legge n. 431 85. Il sito è assoggettato a vincolo di edificabilità nulla, alla scadenza della concessione rilasciata ai sensi della L.R. n. 69/78, sono consentiti solo interventi di recupero ambientale e sistemazione idrogeologica e vietati i movimenti di terra (art. 44 NA.)'.
In data 16/1/1992 la Commissione, in relazione ad una richiesta di sopralluogo in Valle Cervo, dibatte ulteriormente ed approfonditamente l'argomento. Si rileva innanzitutto che non è giunta risposta alle lettere del 26 settembre e del 26 novembre, ma che tale carenza, soprattutto alla luce della nota del Corpo delle Miniere, non può condizionare ulteriormente la conclusione dell'esame e l'invio del carteggio al Consiglio per un suo formale pronunciamento.
Pare alla Commissione che gli elementi raccolti siano sufficienti per formulare un giudizio approfondito e che, in relazione alla possibile ipotesi di reiterazione di richiesta da parte della società interessata alla coltivazione con corretta delimitazione dell'area di intervento, sia importante indicare alla Giunta l'orientamento del Consiglio a seguito delle petizioni popolari, anche alla luce di una consolidata giurisprudenza costituzionale che ribadisce la preminenza del vincolo pubblicistico (paesaggistico e idrogeologico) rispetto al vincolo minerario.
Nell'ultima seduta di Commissione dedicata all'argomento - 23/1/1992 preso atto sia della nota del 21/1/1992, inviata dall'Assessore Nerviani la quale conferma l'inesistenza di istanze da parte della Cementer ai sensi della legge n. 431/85, sia dell'ulteriore documentazione raccolta dai Consiglieri incaricati della stesura della relazione conclusiva, si è convenuto all'unanimità di rendere noto al Consiglio l'intero iter d'esame compiuto chiedendo che l'assemblea si faccia interprete e carico delle richieste che provengono dalle popolazioni che vivono e frequentano l'Alta Valle del Cervo ed in particolare dei residenti dei Comuni di Campiglia Cervo e Quittengo, ed impegni il Presidente della Giunta regionale al fine di tutelare, nel rispetto della legislazione vigente ma con rigore, i valori ambientali della Valle e gli interessi economici complessivi, anche di carattere turistico, della locale comunità che si ritengono compromessi da un'attività di tipo estrattivo-mineraria, stante le caratteristiche del territorio".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bortolin.
BORTOLIN Il Presidente della Commissione, con molta cortesia, ha ceduto a me la possibilità di illustrare la relazione. Francamente, visto anche l'andamento dei lavori del nostro Consiglio, direi che vale la pena rinunciare all'illustrazione della relazione, perché mi pare non interessi molto al Consiglio regionale, pur trattando di un argomento estremamente importante perché si tratta del destino, del futuro di una delle valli montane del nostro Biellese e della nostra Regione. Si tratta di una piccolissima valle che però ha ancora una comunità molto viva, molto attiva e che vede, attraverso la possibilità di una concessione mineraria richiesta per 244 ettari di estensione e per ricavare con questa miniera felstati per ceramiche, il rischio di andare ad una distruzione del proprio territorio, povero ma dal punto di vista ambientale importante, perché sono presenti boschi, vegetazione di un certo rilievo e fauna da proteggere.
La Commissione ha dato mandato a cinque Consiglieri, la sottoscritta il Consigliere Vaglio, il Consigliere Squillario, il Consigliere Segre oltre al Presidente della Commissione, di esaminare le petizioni presentate alla Presidenza del Consiglio. Ricordo solo che la petizione di iniziativa popolare firmata Valz Blin Giovanni reca oltre 11.000 firme; è quindi una petizione molto sentita, il Presidente della Giunta avrà sicuramente ricevuto migliaia di cartoline che lo sollecitavano a rispondere "no" agli svincoli di competenza della Regione Piemonte per questa concessione mineraria. Questo gruppo di lavoro ha preso appunto in esame le due petizioni ed è arrivato alla conclusione di chiedere al Presidente della Giunta di farsi interprete delle richieste che provengono da queste popolazioni, in modo particolare dai Comuni interessati che sono i Comuni di Campiglia Cervo e di Quittengo; invita ancora il Presidente e la Giunta regionale, qualora chiamati ad esprimersi per il rilascio delle autorizzazioni di loro competenza, a non rilasciare tale autorizzazione, in virtù della tutela della vita di queste popolazioni, ma anche degli interessi economici complessivi e degli interessi turistici di questa piccola comunità.
Limitandomi a questa breve illustrazione, credo di sollecitare il Consiglio ad approvare unanimemente questa proposta di ordine del giorno.
Direi che non tende a prevaricare i compiti della Giunta e del Presidente ma ritiene semplicemente di sostenere il Presidente e la Giunta nel diniego nei confronti di questa concessione e degli svincoli di competenza. Vi sono alcuni fatti nuovi che richiamo brevemente. Nel frattempo, gli amministratori del Comune di Quittengo, dove dovrebbe essere materialmente localizzata la prima miniera, hanno scoperto che la concessione che comprende i 244 ettari non comprende la località dove si vorrebbe aprire la miniera. Quindi c'è anche un errore da parte della ditta che ha avviato il procedimento di concessione, che via via è cambiata. Gli interessi non sono di poco conto, li richiamo solo marginalmente, ma non sono marginali: sono interessi economici di privati che giocano attorno a questa concessione, ma che hanno commesso questo grave errore che li obbliga a chiedere al Ministero competente l'estensione oltre i 244 ettari della zona dove vorrebbero aprire la miniera. Un errore banale, ma che consente un ulteriore approfondimento e anche la speranza che, a livello ministeriale si ripensi a questa concessione.



PRESIDENTE

Se non ci sono altri interventi, prendiamo atto della relazione.
E' stato presentato un ordine del giorno dai Consiglieri Bortolin Vaglio, Segre, Bresso e Squillario.
Pongo pertanto in votazione l'ordine del giorno, il cui testo recita: "Sentita la relazione della II Commissione consiliare visti gli atti e la documentazione depositata ed avente per oggetto le petizioni presentate da: 1) ValzBlin Giovanni, a nome e per conto di altri 11.000 firmatari avverso alla concessione mineraria in località Alta Valle del Cervo (VC) (rilasciata dal Ministro dell'Industria in data 10/4/1990 alla Ditta Cementer di Arborio) e all'eventuale rilascio di svincolo ambientale e idrogeologico, svincoli di competenza regionale 2) Vanzi Roberto, a nome e per conto del WWF Italia, di richiesta di svolgere un dibattito consiliare in merito all'eventuale rilascio di autorizzazioni da parte della Regione Piemonte alla Ditta Cementer di Arborio inerente l'apertura di una miniera sempre in località Alta Valle del Cervo (VC) sentito il dibattito consiliare chiede al Presidente della Giunta regionale di farsi interprete delle richieste che provengono dalle popolazioni che vivono e frequentano l'Alta Valle del Cervo ed in particolare dei residenti dei Comuni di Campiglia Cervo e Quittengo invita il Presidente della Giunta regionale e la Giunta regionale - qualora chiamati ad esprimersi per il rilascio di autorizzazioni di competenza regionale ai sensi della legge n. 431/85 o della L.R. n. 45/90 - a tener conto delle istanze delle popolazioni affinché, nel rispetto della legislazione vigente vengano tutelati per gli anni futuri i valori ambientali della Valle e gli interessi economici complessivi, anche di carattere turistico, di questa piccola comunità": Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.


Argomento: Statuto - Regolamento

Esame proposta di deliberazione n. 344: "Proposta di modifica all'art. 4 comma terzo, del Regolamento interno" (Parere negativo della Commissione Regolamento)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 344, di cui al punto 7) all'o.d.g., sulla quale la Commissione Regolamento ha espresso parere negativo.
Ha chiesto la parola il Consigliere Majorino. Ne ha facoltà.
MAJORINO Nel corso della discussione che si è tenuta in sede di commissione Regolamento sono stato il primo a convincermi che la mia proposta, pur essendo meritevole di attenzione e di accoglimento, nel merito era preclusa da una norma statutaria. Quindi ho preso atto della situazione e non posso non ritenere di conseguenza valido il provvedimento della Commissione Regolamento. Formalmente mi astengo dalla votazione.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è respinta con 2 voti favorevoli, 31 contrari e 2 astensioni.


Argomento:

Esame proposta di deliberazione n. 344: "Proposta di modifica all'art. 4 comma terzo, del Regolamento interno" (Parere negativo della Commissione Regolamento)

Argomento:

Rinvio argomenti prossima seduta (seguito)


PRESIDENTE

L'esame della proposta di deliberazione n. 362, di cui al punto 8) all'o.d.g., è provvisoriamente rinviato.


Argomento: Commissione di controllo sugli atti della Regione - Sanita': argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 383: "Ratifica, ai sensi dell'art. 40 dello Statuto regionale e nel testo emendato risultante a seguito dell'annullamento parziale deciso dalla Commissione di controllo sugli atti della Regione, della deliberazione della Giunta regionale n. 1-12893 del 18/2/1992, con la quale è stata approvata in via di urgenza, con i poteri del Consiglio, la disciplina provvisoria dell'attività di controllo della Regione sugli atti delle UU.SS.SS.LL. in ambito sanitario"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 383, di cui al punto 9) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

La deliberazione è stata esaminata in Commissione. E' una disciplina provvisoria,' in attesa della discussione in aula del testo di legge, che è già stato presentato ed esaminato questa mattina in Commissione. Com'è noto, la legge n. 412 ha cambiato il sistema dei controlli, abolendo il controllo del Co.Re.Co, e affidando il controllo alla Giunta regionale facendo così coincidere controllo di legittimità e controllo di merito.
La normativa e l'indicazione sono nell'alveo del nuovo modo di condurre la sanità e vedono sempre più coincidere nella gestione, nella responsabilità regionale la conduzione totale della sanità. Naturalmente, a questa nuova modalità di controllo si affianca anche una nuova modalità di gestire diversamente la sanità più sul piano aziendale, che vedrà la formalizzazione completa nell'approvazione della riforma sanitaria da parte del Parlamento, ma già oggi ci si avvia ad una modalità diversa con il controllo di gestione all'interno dell'USSL e con l'istituzione dei centri di costo.
E' un modo nuovo rispetto agli anni precedenti, ma è decisamente un modo positivo, perché dà la responsabilità totale alla Regione dell'uso delle risorse e la responsabilità di coprire, qualora le spese superino le quantità monetarie al momento stanziate da parte del Governo centrale.
Il controllo è limitato ad alcuni atti che sono: il bilancio di previsione, la variazione di bilancio, il conto consuntivo, la determinazione delle piante organiche, le deliberazioni di programmi che impegnino una spesa su più anni e i provvedimenti che disciplinano l'attuazione dei contratti e delle convenzioni.
Le modalità organizzative prevedono un esame collegiale da parte dell'Assessorato alla sanità attraverso i suoi settori, con l'aggiunta di un rappresentante della Presidenza e uno del bilancio. Gli atti sono quelli che vi ho illustrato. La deliberazione è provvisoria e durerà fino all'approvazione, da parte del Consiglio regionale, della legge che ripeto, è stata già depositata, vista ed approvata questa mattina in sede di IV Commissione .



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.
CUCCO Vorrei rivolgere una domanda velocissima al Presidente e all'Assessore.
In tutti questi anni, dall'inizio di questa legislatura, ma credo anche prima, l'Assessore alla sanità si è sempre lamentato della carenza della struttura regionale in merito ad una valanga di iniziative, compresa quella sui controlli. Che cosa ha previsto l'Assessorato per potenziare i servizi visto che comunque, sulla base di questa deliberazione, il lavoro aumenterà sicuramente?



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.
MAGGIOROTTI In più occasioni avevo richiesto che l'Assessore desse risposta proprio a queste osservazioni. Anche in occasione della discussione del bilancio, e in altre situazioni analoghe, avevo sottolineato il fatto che il servizio preposto sia sottodimensionato in maniera gravissima, nel senso che a fronte di 50 posti in pianta organica ne sono coperti 12. Quindi, si tratta di capire se verrà potenziato, in quali tempi ciò avverrà, se l'Assessore pensa di affidare la valutazione di questi atti deliberativi delle UU.SS.SS.LL. a ditte esterne.
La seconda questione che volevo porre è quella di comprendere quali siano i criteri e i parametri di valutazione a cui farà riferimento la struttura, e cioè se sarà un giudizio tecnico o anche un giudizio politico intendendosi per giudizio politico una valutazione sulle priorità finalizzate al raggiungimento degli obiettivi di piano.
Non tutte le deliberazioni sono uguali, ci sono deliberazioni di spesa che vanno privilegiate, e sono per l'appunto quelle che fanno riferimento agli obiettivi di Piano sociosanitario regionale. E' una questione di merito rispetto alle modalità operative del servizio finanziario della Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.
ZACCHERA Siamo molto preoccupati per questa deliberazione, perché se è vero che si va anche,ad interpretare e ad attuare una normativa di carattere nazionale sul quale nulla può l'Assessorato della Regione Piemonte, è altrettanto vero che sulla partita dei controlli all'interno delle UU.SS.SS.LL. si gioca una parte importante di quelli che sono i necessari risparmi, che devono essere attuati all'interno di queste strutture di gestione che, di fatto, rappresentano il 70% del bilancio della Regione.
Ogni iniziativa tesa a ridurre i controlli, secondo noi, è negativa.
Comprendiamo poco anche la decisione sul piano nazionale nell'ottica di un contenimento della spesa sanitaria, perché il dato più preoccupante di questa situazione è che, se andiamo a leggere le modalità organizzative di cui alla pagina 3, ci rendiamo conto che, di fatto, arriviamo a ridurre il controllo ad una gestione di carattere politico. Infatti, la struttura sanitaria, peraltro già estremamente politicizzata, viene controllata non più da un organismo esterno, e quindi soltanto in parte politico com'erano i Co.Re.Co., ma completamente all'interno dell'Assessorato. Questo, secondo noi, non funziona, perché si presta a forzature, ed è negativo. Mi riallaccio a quello che diceva il Consigliere Cucco; poiché obiettivamente l'Assessorato alla sanità ha pochi funzionari che possono fare questo, di fatto pochissimi saranno i controlli, perché nessuno può fare di più delle proprie forze, e quindi nel concreto meno ancora saranno i controlli all'interno delle UU.SS.SS.LL. Secondo noi, all'interno delle UU.SS.SS.LL.
non si vanno tanto a sbagliare i bilanci di previsione che, come quello regionale, sono per grandi aggregati, ma la vera spesa all'interno delle gestioni delle UU.SS.SS.LL. sono le "piccole cose", le quali moltiplicatesi nel tempo e nell'entità, oltre che per il numero delle UU.SS.SS.LL.
portano a cifre imponenti e, da questo punto di vista, i controlli la Regione, di fatto, non li farà più. A questo punto mi chiedo a cosa servano i Revisori dei conti all'interno delle UU.SS.SS.LL. Forse responsabilità sarebbe stata dare maggiori compiti ai controllori delle UU.SS.SS.LL., ma non sceglierli in modo lottizzato quanto invece da un Albo che dia maggiori garanzie che non quello di adesso, e cioè tre persone di particolare competenza e ad essi demandare il controllo non solo formale, ma effettivo reale della gestione delle UU.SS.SS.LL. per evitare gli sprechi e comunque la moltiplicazione dei costi. Invece qui, pur applicando la legge nazionale, andiamo a togliere i controlli all'interno delle UU.SS.SS.LL.
quindi andiamo a moltiplicare le possibilità di spreco o le possibilità di spese non indispensabili sovente in scelte con l'ottica politica. In quest'aula ci era stato anche detto che gli amministratori delle UU.SS.SS.LL. erano persone di altissimo profilo professionale, poi in realtà fu una trattativa politica con una distribuzione di posti politico partitica che - noi lo documentammo - poco aveva a che vedere con il valore tecnico degli amministratori delle UU.SS.SS.LL. Te-miamo che questa sia un'ulteriore scelta del sistema dei partiti per non andare a controllare i conti all'interno delle UU.SS.SS.LL.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.
BODRERO Volevo ripetere una cosa che ho già detto: la miglior cosa sarebbe che il Consiglio regionale deliberasse che i controlli devono essere fatti dalla Magistratura ordinaria, proprio per evitare lottizzazioni "partitizzazioni", ecc.; anzi, il Consiglio dovrebbe farsi zelante a pungolare la Magistratura ordinaria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bortolin.
BORTOLIN Per dichiarazione di voto, oltre che per alcune brevi considerazioni.
Vogliamo leggere in positivo questa normativa e quindi sperare che il controllo che la Regione mette in atto sia inerente alla compatibilità tra la programmazione che la Regione stessa è .chiamata a fare nel campo della sanità e l'erogazione dei finanziamenti che sono, per molta parte, di competenza regionale. C'è da augurarsi che nell'effettuare questi controlli si entri nel merito e si esprimano dei giudizi finali che vadano nella direzione del massimo rispetto, della programmazione e della compatibilità tra la programmazione e la spesa.
Il Co.Re.Co. Sanità non ha risolto in questi anni i nostri problemi.
Non voglio assolutamente rivolgere accuse o critiche, ma non abbiamo risolto attraverso i Co.Re.Co. Sanità i problemi; probabilmente non li risolveremo attraverso il controllo della Regione: c'è da lavorare perch comunque migliorino.
E' difficile entrare nel merito della proposta di deliberazione, perch è già stata adottata con i poteri del Consiglio e quindi è già in fase di attuazione. Ritengo invece che, nel momento in cui andremo a discutere la proposta di legge, potremo già utilizzare questa parte, seppur breve, di sperimentazione e anche conoscere quali difficoltà hanno incontrato la Regione e l'Assessorato nel far fronte a questi nuovi compiti. Proprio per questa ragione, il nostro è un voto di astensione, riservandoci di entrare più specificamente nel merito nel momento di discussione della proposta di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Peano.
PEANO Signor Presidente, il nostro giudizio in merito alla deliberazione è tutto positivo. Come dice bene la collega Bortolin, avremo questi mesi (in attesa che arrivi in Consiglio la proposta di legge n. 255 licenziata stamani in Commissione) per poter verificare questo periodo di sperimentazione ed eventualmente proporre qualche modifica tecnica, se sarà necessaria, per giungere ad un migliore controllo delle nostre UU.SS.SS.LL.
Tuttavia, crediamo che la proposta sia dell'atto deliberativo che della legge che arriverà al Consiglio successivamente porterà certamente dei vantaggi sul controllo generale e anche migliorativo, nel senso che riuscirà a dare, oltre al controllo, un maggiore stimolo alle UU.SS.SS.LL.
sapendosi queste ultime controllate dalla stessa Regione Piemonte per quanto riguarda il loro operato. Si comincia a delineare un percorso di lavoro comune fra le UU.SS.SS.LL. e l'Assessorato anche sul piano del controllo.
Da parte nostra, quindi, l'espressione è favorevole.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.
MACCARI, Assessore regionale E' stato sottolineato da più parti il sottodimensionamento del personale addetto al settore della sanità. Indubbiamente è così. Su un organico di 180 persone ne sono presenti 135; un organico fatto quando le competenze erano comunque inferiori. Oggi abbiamo delle competenze operative con questa serie di controlli, ma non solo, perché la serie di controlli vengono dopo una fase di collaborazione con le UU.SS.SS.LL. nel mettere in piedi i sistemi dei centri di costo, i sistemi di controllo di gestione, i sistemi di alcuni osservatori sui prezzi e sui costi, su una modalità diversa di valutare le necessità di personale per andare ad approvare gli aumenti di organici là dove sono realmente necessari, andando a verificare all'interno delle strutture delle singole UU.SS.SS.LL. l'uso che si fa della forza lavoro e andando a verificare il surdimensionamento di alcuni settori, per cui prima di prevedere aumenti di piante organiche per determinati indirizzi è bene verificare se all'interno della stessa USSL non ci siano delle sacche di scarso lavoro. Questo ci impone un notevole aumento di personale e ci impone un aumento di personale qualificato che, in linea di massima, l'Amministrazione pubblica non ha.
Della cosa ne ho già più volte parlato in Giunta e il Presidente si è assunto l'impegno, con l'Assessore al personale, di sanare questa situazione, partendo dai concorsi che sono stati fatti e quindi dotando l'Assessorato alla sanità di personale giovane, ma comunque preparato che può essere - se mi passate il termine - allevato. Per fare ciò, bisogna avere le qualifiche professionali adeguate ed è per questo che abbiamo alcune forme di collaborazione esterne come quella con il Co.Re.Sa., che ci permette di avere a disposizione delle professionalità di cui non disponiamo all'interno.
Altro problema all'interno dell'Assessorato alla sanità è quello di poter disporre in una forma di scambio, in una forma di osmosi, di personale medico proveniente dalle UU.SS.SS.LL. Non è pensabile che un Assessorato alla sanità non abbia un medico in organico, anche solo per interpretare le dizioni tecniche o le richieste tecniche che vengono da parte del mondo ospedaliero, da parte del mondo medico. E' un momento molto difficile per l'Assessorato alla sanità. Vorrei che il Presidente della Giunta mi ascoltasse anche in aula quando dico che la difficoltà di operare dell'Assessorato alla sanità non è sufficientemente compresa, perch l'Assessorato alla sanità viene considerato come un qualsiasi altro Assessorato della Regione, mentre invece ha problemi e modalità del tutto diversi da vivere. In effetti, non c'è nessun Assessorato regionale che abbia come terminali 63 Unità Socio-sanitarie Locali con 50.000 dipendenti di cui rimane responsabile la Regione per tutta la parte che riguarda le piante organiche, la tenuta del ruolo e tutta la serie di contratti.
L'Assessore alla sanità si trova a discutere con i sindacati tutta una serie di contratti di per sé complicatissimi per la modalità di conduzione qualche volta anche un po' confusionale, che esiste nell'interpretazione e nell'attuazione dei contratti.
Credo però che ormai sia convinzione comune che sulla sanità le Regioni in Italia giochino il loro futuro e la loro credibilità, quindi deve essere uno dei settori da potenziare in termini più consistenti. Pur con queste difficoltà, le deliberazioni saranno comunque esaminate e vagliate all'interno della struttura e non saranno date da esaminare all'esterno saranno esaminate con personale dell'Assessorato alla sanità, con una presenza di funzionari della Presidenza e di funzionari dell'Assessorato al bilancio per avere un arco di presenze più globale sull'interesse generale della Regione nel seguire la sanità.
Io ho chiesto che ci fosse questa presenza, perché non è più il momento di "ghettizzare" la sanità all'interno delle competenze di un Assessorato che distribuisce le risorse che vengono da Roma; è un processo di cambiamento che deve coinvolgere tutti gli Assessori regionali. Tutti devono cambiare in questa nuova modalità; devono cambiare i funzionari della Regione e naturalmente devono cambiare anche quelli all'interno delle UU.SS.SS.LL., dall'amministratore straordinario ai centri di erogazione di spesa, agii ospedali, ai singoli reparti. E con questa introduzione, che è una rivoluzione culturale di centri di costo, di controlli di gestione, si comincia.
Già abbiamo cominciato. Probabilmente vi perverrà il volume dei Co.Re.Sa, contenente gli indici, che darà la possibilità di cominciare ad esaminare le diverse situazioni delle UU.SS.SS.LL., permettendoci di iniziare un discorso di verifica della validità di spesa all'interno dei singoli plessi ospedalieri. A questo, oltretutto, siamo obbligati dalla legge n. 412, che è molto stretta e che, come i Consiglieri sanno, impone in modo categorico alle Regioni di assumere determinate misure per essere ammesse al tavolo di trattativa del prossimo luglio 1992, dove ridiscutere con lo Stato la quantità monetaria affidata.
Stiamo lavorando in questo senso. La documentazione verrà in Commissione e in Consiglio; a questo seguiranno impegni e obblighi finalmente, obblighi e responsabilità anche delle UU.SS.SS.LL. e dei singoli amministratori straordinari nell'attuare determinate indicazioni della legge n. 412 (faccio solo un esempio fondamentale: l'uso minimo del 75% dei posti letto).
A me pare che la strada che si sta intraprendendo del nuovo modo di gestire la sanità sia estremamente positiva e valida, pur rendendomi conto di tutte le difficoltà che impone al Consiglio regionale, alla Giunta e al sottoscritto.



PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Cucco per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.



PRESIDENTE

CUCCO



PRESIDENTE

Intervengo per svolgere una brevissima dichiarazione di voto. Prima avevo fatto una domanda che mi sembrava pregiudiziale al dibattito, anche se minimo, su questa deliberazione, deliberazione che sembra di poco conto ma che in realtà è molto importante.
Le risposte dell'Assessore non mi convincono; sostanzialmente l'Assessore non ha potuto che ripetere quanto noi sapevamo già. La struttura oggi non è in grado di effettuare quel controllo che la legge e anche questa deliberazione individuano sugli atti delle UU.SS.SS.LL.; non è in grado perché se anche solo le UU.SS.SS.LL. producessero una deliberazione al mese da controllare - e non è così, perché ne produrranno sicuramente di più - sarebbero 631e deliberazioni di portata notevole che ogni mese arrivano in una struttura che già fa molta fatica a svolgere la cosiddetta ordinaria amministrazione. Faccio un esempio solo: non è mai stata effettivamente applicatala legge regionale (non , ricordo né il numero né la data, ma è quella legge regionale che quando fu approvata rappresentava veramente un'innovazione nella stesura dei bilanci delle UU.SS.SS.LL.) proprio per quella parte del bilancio inerente l'individuazione dei costi, che era la parte innovativa dei bilanci delle UU.SS.SS.LL. Questa legge non è mai stata applicata; sono state semplicemente fatte delle piccole sperimentazioni in qualche USSL.
Come si studia ad un qualsiasi primo esame di qualsiasi Facoltà di giurisprudenza, l'efficacia di un atto normativo, a qualsiasi livello lo si possa individuare, è data non tanto dalla validità dei principi che nell'atto ci sono, ma dalla possibilità concreta di applicare quello che si scrive sulla carta. E se i tempi di svolgimento dei concorsi, dei comandi delle consulenze, di tutto l'altro enorme universo di cose che ci consentono di aumentare, anche per un poco, la struttura e i dipendenti regionali a carico dell'Assessorato alla sanità, sono quelli di sempre (cioè 2/3 anni per un concorso e 1/2 anni per individuare una consulenza che abbia un senso), questa deliberazione - non sono facile profeta, sto dicendo la realtà - non vedrà la sua applicazione se non fra un paio d'anni; non lo potrà vedere, se non per un qualche controllo fatto a caso a campione - e bisognerà vedere poi come la struttura deciderà di procedere insieme ad una valanga di silenzi-assensi, perché questi sono previsti anche se per una parte specifica delle deliberazioni.
Poiché si tratta di una deliberazione di attuazione di una legge nazionale, non mi sento di votare contro, ma mi astengo sottolineando con questo intervento la gravità della situazione in questo settore; gravità che si rapporta all'importanza del provvedimento e delle competenze trasferite alle Regioni. In quest'aula si è sempre urlato e dibattuto sulla mancanza di poteri delle Regioni nella materia sanitaria, adesso che cominciano ad arrivare siamo impreparati.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 21 voti favorevoli, 7 contrari e 9 astensioni.
La votazione è valida ai sensi del terzo comma dell'art. 52 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo (n. 8) non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento:

Esame proposta di deliberazione n. 383: "Ratifica, ai sensi dell'art. 40 dello Statuto regionale e nel testo emendato risultante a seguito dell'annullamento parziale deciso dalla Commissione di controllo sugli atti della Regione, della deliberazione della Giunta regionale n. 1-12893 del 18/2/1992, con la quale è stata approvata in via di urgenza, con i poteri del Consiglio, la disciplina provvisoria dell'attività di controllo della Regione sugli atti delle UU.SS.SS.LL. in ambito sanitario"

Argomento:

Rinvio argomenti prossima seduta (seguito)


PRESIDENTE

Come già richiesto la volta scorsa dall'Assessore Carletto, rinviamo nuovamente la discussione sul punto 10) all'o.d.g.: "Esame proposta di deliberazione n. 354: 'Legge n. 513/77, art. 29, Autorizzazione allo IACP di Vercelli al trasferimento in proprietà agli assegnatari di n. 31 alloggi di edilizia residenziale pubblica'", e sul punto 11) all'o.d.g.: "Esame proposta di deliberazione n. 359: 'Legge n. 513/77, art. 29, Deliberazione CR n. 1060-8418 in data 22/6/1989. Assestamento confermativo del Piano di cessione, da parte dello IACP della Provincia di Torino, di n. 3.403 alloggi di edilizia residenziale pubblica"'.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame mozione n. 314 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti sulla banca dati appalti pubblici di fronte ai gravi problemi occupazionali soprattutto nel polo informativo


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la mozione n. 314 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti, di cui al punto 12) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.
CHIEZZI La mozione, presentata insieme al collega Maggiorotti riguarda un tema sollevato più volte in questo Consiglio: la necessità di adempiere ad una disposizione di legge in vigore sin dal 1984, relativamente, alla predisposizione di una banca dati sugli appalti pubblici.
Questo settore oggi è, in modo assoluto, non controllato a livello dell'informazione sugli esiti degli appalti nel territorio regionale. La Regione Piemonte non si sta comportando bene in questa materia, e c'è molto bisogno che, predisponga al più presto una banca dati egli appalti.
Lo scorso Consiglio regionale, nel silenzio di tutti i Gruppi, ho vivacemente contrastato la decisione della Giunta regionale di elevare la possibilità perla Regione Piemonte di affidare lavori con trattativa privata.
In Regione Piemonte le trattative private sono più libere di una volta ma la mia voce è rimasta isolata in quest'aula quando, vista la situazione generata dalle commesse pubbliche in Italia, ho gettato l'allarme sul fatto che la trattativa privata, che è il modo più pericoloso per un'Amministrazione pubblica di affidare i lavori, venisse incrementata di quattro volte da parte della Regione Piemonte, e questo venisse fatto in assenza di un'idonea struttura informativa sugli appalti.
La Regione si comporta male anche per un altro motivo; tutti gli appalti che vengono fatti dalla Regione Piemonte, a quanto mi risulta, non fanno riferimento univoco ad un elenco prezzi, ma sono appalti per i quali di volta in volta, si predispongono elenchi prezzi ad hoc: ogni appalto inventa un elenco prezzi. Tralascio l'aggravio di lavoro che questo comporta per gli uffici, ma è ben strano che un'Amministrazione pubblica proceda in un settore così delicato con il criterio del caso per caso.
Gli appalti nella nostra Regione si svolgono quindi in modo casuale per quanto riguarda la formazione dei prezzi; non c'è un prezzario di riferimento e l'esito di questi appalti non è conosciuto da parte della stessa Regione Piemonte. Questo, a partire dal 1984.
Nonostante le reiterate richieste, nulla viene predisposto, e ciò, a mio parere, provoca un grave danno alla Regione Piemonte, perch controllare gli appalti vuol dire controllare i prezzi delle opere che si eseguono, delle forniture che si chiedono, delle prestazioni. Non conoscere, non seguire questi andamenti provincia per provincia vuol dire non effettuare quei controlli e quelle verifiche dei costi che dovrebbero essere il primo lavoro di un pubblico amministratore: verificare gli andamenti degli appalti e i costi delle opere similari in varie parti della Regione.
Tutto questo non accade e così il settore degli appalti, che è il settore più delicato della Pubblica Amministrazione, perché è il settore che mette a fianco il denaro pubblico con gli interessi privati, non viene in alcun modo controllato. Gli interessi privati si fanno attraverso l'erogazione di denaro pubblico; se chi eroga il denaro pubblico non si attrezza per gestire questa erogazione di denaro a favore di interessi privati nel modo più congruo e secondo l'interesse pubblico, le vicende di malaffare, che il settore degli appalti giornalmente vede denunciate sui giornali, diventano quasi una conseguenza obbligata.
La mozione che ho presentato insieme al collega Maggiorotti impegna la Giunta a fare quanto non ha sinora fatto. Presidente Brizio, non si tratta di programmi decennali e di investimenti colossali per i quali si debba chiedere un qualche aiuto dallo Stato; si tratta di predisporre un programma con le forze esistenti e con investimenti non certo insostenibili da parte della Regione Piemonte, per cominciare a mettere a fuoco quanto costa un metro cubo costruito nella Provincia di Cuneo rapportato al metro cubo costruito nella Provincia di Torino o nella Provincia di Vercelli.
Questo perché potrebbero verificarsi delle situazioni anomale che devono essere opportunamente verificate e controllate.
Tempo fa, ancora nella scorsa legislatura, mi ero fatto dare un grafico degli appalti della Regione Piemonte, dal quale risultava che in certe aree della Regione Piemonte - mi sembra la Provincia di Novara - i prezzi degli appalti erano notevolmente più elevati rispetto ad altre Province. Tutto questo, però, sulla base di dati incompleti, relativi a semplici categorie di opere.
La Regione Piemonte assuma dunque il dovere che gli deriva da proprie leggi di predisporre una banca dati, in cui confluiscano i dati relativi ad ogni lavoro affidato dalla Regione Piemonte e - aggiungo - dalle UU.SS.SS.LL., che spendono centinaia e centinaia di miliardi non so in che modo. Si predisponga un programma nel quale far affluire tutti i dati relativi alla stipulazione dei contratti in seguito a gare, in modo che suddividendo questi dati per voci di capitolato, sia consentito alla Giunta regionale e anche al Consiglio e alla collettività tutta di tenere sotto controllo il settore di attività delle Amministrazioni pubbliche più chiacchierato.
Questo settore è il più chiacchierato anche perché è il meno controllato. Perché è il meno controllato? A voi e a ciascuno di voi il giudizio sul perché si tiene una situazione così delicata fuori dal controllo informativo. Chiedo quindi ai colleghi di voler accogliere questa mozione come primo atto per introdurre concretamente elementi di buon governo nel settore degli appalti pubblici.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.
BODRERO Sono d'accordo sullo spirito di questa mozione che riguarda i controlli che purtroppo sono più che necessari, l'ho già detto altre volte. Mi rincresce che siano più che necessari anche in Piemonte, perché in certe Regioni è una tradizione millenaria, quindi non si prova più meraviglia.
Preferirei però che la banca dati - come ho sempre sostenuto - fosse in possesso della Magistratura ordinaria, perché "lupo non mangia lupo" quindi "politico non mangia politico", salvo rare eccezioni.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Brizio.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Di questo argomento abbiamo incidentalmente già parlato, perché il Consigliere Chiezzi ne ha fatto più volte riferimento. Il problema non è di mancanza di volontà da parte nostra nel portare avanti la formazione della banca dati, ma di oggettive difficoltà a portare avanti progetti informatici in carenza di idonei finanziamenti. Come ho già avuto modo di dire, abbiamo richiesto a suo tempo uno speciale finanziamento al Ministero del Bilancio di 50 miliardi analogo a quello che è stato assegnato - unica Regione in Italia - alla Lombardia, per l'informatizzazione di tutto il sistema. Dopo i contatti con il Ministro del Bilancio, la carenza di risorse non ha consentito finora di finanziare questa bozza di programma.
Recentemente, dopo l'accordo Olivetti che comporta un impegno da parte dello Stato ad intervenire sul sistema dell'informatizzazione, abbiamo ripresentato un'idonea precisa richiesta. Abbiamo interessato in proposito il CSI-Piemonte. Si tratta di un problema complesso, per cui non mi sento di accettare la formulazione finale del testo, ma la Giunta sarebbe anche disponibile a dare un voto favorevole alla mozione se, in luogo di "predisporre con assoluta urgenza gli atti ed investimenti in strutture e formazione per la costituzione della banca dati sugli appalti nella Regione Piemonte", il testo venisse modificato nel seguente modo: "assumere con assoluta urgenza tutte le necessarie iniziative per la costituzione della banca dati sugli appalti della Regione Piemonte". Chiedo quindi ai proponenti di sopprimere il riferimento agli investimenti, perché si tratta di risorse che dobbiamo richiedere ad altri. Nella mozione si impegna la Giunta a predisporre atti ed investimenti, ma non siamo in grado di trovare, in una ricerca immediata sul bilancio, le cifre necessarie per potenziare queste strutture. Nella battaglia che si è svolta sul bilancio sono stati addirittura presentati degli emendamenti per ridurre la voce di bilancio concernente l'informatica.
RIVALTA Non da parte nostra! BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Poiché si richiedono idonei finanziamenti, devo rilevare che vi sono oggettive difficoltà. Dichiaro la disponibilità della Giunta ad approvare la mozione qualora - ripeto - si modifichi la formulazione finale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.
RIVALTA Il Presidente Brizio ha chiesto di modificare la parte finale della mozione presentata dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti e quindi sta a loro accogliere o meno questa proposta; ma poiché si tratta della banca dati sugli appalti della Regione Piemonte, chi altro può fare degli investimenti per la sua costituzione se non la Regione Piemonte? E' una domanda che pongo al Presidente Brizio: a chi vuole rivolgersi per avere aiuti finanziari? BRIZIO, Presidente della Giunta regionale A livello nazionale vengono finanziati dei progetti di informatizzazione: ripeto che è stato finanziato per 50 miliardi un progetto di informatizzazione della Regione Lombardia da parte del Ministero del Bilancio. A suo tempo, abbiamo fatto analoga richiesta senza esito; l'abbiamo ripresa ed aggiornata tenendo conto delle nuove condizioni. E' chiaro che lo dobbiamo fare noi, ma si tratta comunque di avere i finanziamenti necessari sul progetto relativo che non sarebbe soltanto quello della banca dati, bensì di informatizzazione più ampia.
Abbiamo richiesto il finanziamento sia al Ministero dell'Industria sia ancora a quello del Bilancio, a seguito dell'accordo intervenuto con l'Olivetti che ipotizza da parte del Governo nazionale investimenti per il sistema informatico a livello nazionale. Noi chiediamo, attraverso la presentazione di un progetto, di avere una quota di finanziamento.
Pertanto ritengo che la mozione nel testo finale sia rigida; propongo di allargarla più compiutamente a quelle che possono essere tutte le iniziative che la Regione può assumere e che vanno nella direzione di ricercare idonei fondi ad hoc che dovrebbero essere stanziati in relazione alla particolare situazione odierna.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Grosso.
GROSSO La mozione dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti tocca un punto estremamente importante. La legge n. 18/84, che prevede la realizzazione della banca dati sugli appalti, è una legge molto qualificante, perch consente di fare trasparenza in un settore estremamente delicato e all'interno del quale possono anche annidarsi dei fenomeni di deviazione.
Si tratta quindi di un punto che dovrebbe essere prioritario; non sappiamo però cosa è stato fatto dal 1984 in poi: abbiamo l'impressione che sia stato fatto poco o nulla.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Bisogna essere sinceri: non è stato fatto praticamente nulla.
GROSSO Mi domando se sia possibile utilizzare le strutture informatiche già esistenti in Regione per cominciare ad inserire dei dati e quindi utilizzarli, al di là di quello che può essere un progetto generale che richiede forti investimenti. Chiedo dunque al Presidente Brizio se pu leggere questa mozione nell'ottica di investire quel minimo di risorse necessarie per muovere finalmente gli uffici regionali in questa direzione che ritengo assolutamente urgente ed importante.



PRESIDENTE

La parola ancora al Presidente della Giunta.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale E' stata posta in evidenza l'importanza del problema. Ai Consiglieri intervenuti rispondo che si sono ridotte moltissimo le trattative private e sono, di conseguenza, aumentati gli appalti. Pertanto il Presidente della Giunta ha ritenuto di delegare all'Assessore Gallarini lo svolgimento di alcune gare; ciò proprio perché siamo orientati, per chiarezza, ad appaltare tutto quanto è possibile. Questo, ovviamente, ci ha causato anche qualche "grana": addirittura, in una gara d'appalto, ci siamo trovati a non accettare un'industria nazionale come la SIP, perché non aveva i titoli richiesti per la partecipazione.
Stiamo cercando di fare la massima chiarezza nell'affidamento delle nostre commesse, come linea di comportamento.
E' vero: per quanto riguarda la banca dati non è stato fatto praticamente nulla. Non è però cosa semplice. Ho parlato con l'ing. Rovaris del CSI-Piemonte, al quale daremo un incarico più specifico per affrontare questo problema, ma nell'ambito delle commesse al CSI quelle di sviluppo sono state limitate al massimo per esigenze di bilancio. Cercheremo di inserire anche questa commessa; tuttavia, fissare con la mozione un vincolo estremamente rigido è una questione che al momento non mi sento di accettare, perché dobbiamo approfondire costi e possibilità concrete anche di quella prima tranche cui ha fatto riferimento il Consigliere Grosso.
Quando diciamo di assumere con assoluta urgenza - e l'assoluta urgenza rimane - idonee iniziative per la costituzione della banca, mi pare che-ci sia tutto, senza andare a parlare di investimenti che dobbiamo verificare quali possiamo fare e in quali forme possiamo farli. Mi pare sia una modifica accettabilissima.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Cerco sempre, con i miei limiti, di essere ragionevole. La mozione ha un punto irrinunciabile, Presidente Brizio. Il punto irrinunciabile è che dopo otto anni di inadempienza, e nella situazione in cui vengono gestiti gli appalti, si esca da questo Consiglio regionale affermando con chiarezza che si fa la banca dati appalti. Cosa vuol dire "fare" la banca dati appalti? Posso ragionevolmente concordare che per un certo verso sia un processo di cose da fare, che non ci sia un istante magico nel quale dal nulla si crea la banca dati appalti. Su questo posso ragionevolmente consentire. Quello su cui non consento è che si continui a non sapere nulla, a non avere una prima banca, un primo modo di raccogliere le informazioni e di renderle al Consiglio ed alla collettività in modo da poter capire quanto costa un metro cubo in provincia di Cuneo o in provincia di Novara.
Io su questo non consento più. Quello su cui non consento, Presidente Brizio, è che si posponga la possibilità di cominciare a mettere i primi mattoni della banca dati al fatto di avere il finanziamento di 50 miliardi per rifare il mondo, per informatizzare tutta la Regione Piemonte in tutti i suoi servizi. Per carità, quel programma vada avanti, ma non è un programma cui subordinare l'avvio di una banca dati. Costruire la banca dati, subito, vuol dire dare indicazione, attraverso la Giunta e gli Assessorati competenti, che per ogni contratto di appalto stipulato vengono centralizzate le informazioni relative al prezzo di aggiudicazione e che questo prezzo di aggiudicazione si riferisce ad alcune opere unitarie di riferimento: il prezzo a metro cubo, il prezzo a metro quadro, il prezzo del calcestruzzo, il prezzo dei serramenti e così via, in un affinamento che potrà anche durare degli anni, ma che consenta di dire che alla Regione Piemonte, grosso modo, si inizia a tenere sotto controllo gli esiti degli appalti. E' quanto oggi la Regione può fare nel giro di una settimana.
Oggi, fatto un contratto di appalto, non c'è nessuno che trascriva e centralizzi queste informazioni, che confronti le une con le altre e venga in Commissione a rendere conto di come si sono svolti nell'ultimo trimestre gli appalti nella Regione Piemonte, se si possono verificare degli scompensi e delle variazioni di prezzo che vanno meglio comprese. Questo è quel che si chiede: di fare la banca dati, non la sfera perfetta. Si chiede di mettere i primi mattoni di un controllo. La mia ragionevolezza quindi può portarmi a sostenere che la banca dati può essere un processo di accumulo di informazioni che però comincia subito.
Ho sentito l'emendamento della Giunta, che però correggerei in questo senso: al fondo, dopo le parole "impegna la Giunta regionale a predisporre con assoluta urgenza gli atti ed investimenti in strutture e formazione per la costituzione della banca dati sugli appalti nella Regione Piemonte" aggiungere le parole "secondo un programma di attuazione che preveda mezzi e tempi". Rimane la nettezza con cui si prende questa decisione; si potrebbe anche mettere una scadenza, entro due o tre mesi la Giunta deve fare un programma. Se sarà un programma adeguato o inadeguato, sarà oggetto del nostro prossimo confronto politico. Chiederemo di più se proporrete poco, ma dovrete proporre qualcosa, dovete uscire da questa inerzia. Questo è il senso e la Giunta può avviare, finalmente, la banca dati appalti. Sui tempi e su quanto riuscirete a fare potremo confrontarci e litigare, ma quanto meno che si esca da questa inaccettabile inerzia!



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Con la precisazione di gradualità che mi pare emerga dall'emendamento del Consigliere Chiezzi, sostitutivo dell'emendamento che io proponevo, la Giunta è d'accordo sulla mozione presentata.



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione la mozione n. 314, nel testo emendato: "Il Consiglio regionale di fronte ai gravi problemi occupazionali che stanno investendo la Regione Piemonte; rilevato che il polo informatico è tra i più colpiti dalla crisi con la richiesta dell'Olivetti di allontanare dal lavoro 2.500 dipendenti ritenuto che l'informatizzazione del settore pubblico possa contribuire al superamento della crisi e ad una migliore qualità delle attività e servizi pubblici svolti dalla Pubblica Amministrazione rilevato che la L.R. n. 18 /84 all'art. 31 prevede la realizzazione della banca dati sugli appalti che consentirebbe investimenti in strutture ed attività di formazione nel settore informatico; osservato che per altro verso risulta non più sostenibile il ritardo accumulato nella predisposizione della banca dati in relazione alle esigenze di trasparenza in materia di appalti pubblici impegna la Giunta regionale a predisporre con assoluta urgenza gli atti ed investimenti in strutture e formazione per la costituzione della banca dati sugli appalti nella Regione Piemonte secondo un programma di attuazione che preveda mezzi e tempi".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La mozione è approvata con 31 voti favorevoli e 1 astensione (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).


Argomento:

Esame mozione n. 314 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti sulla banca dati appalti pubblici di fronte ai gravi problemi occupazionali soprattutto nel polo informativo

Argomento:

Rinvio argomenti prossima seduta (seguito)


PRESIDENTE

Il punto 13) all'o.d.g. che prevede l'esame della mozione n. 317 presentata dai Consiglieri Foco, Cavallera, Rossa, Bresso, Coppo, Dameri, Ferraris e Rivalta sulla costruzione di un impianto di smaltimento rifiuti RSAU nel Comune di Borgoratto (AL), è rinviato alla prossima seduta.
Iscrizione argomenti all'ordine del giorno



PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. i seguenti punti in preavviso: progetto di legge n. 254: "Integrazione dell'art. 49 della L.R.
7/6/1989, n. 34, in materia di patrocinio legale peri dipendenti regionali" progetto di legge n. 208: "Inquadramento nel ruolo regionale del personale dipendente della Promark" progetto di legge n. 242: "Modifica dell'art. 11 della L.R.
2011211990, n. 55 - Modificazione della L.R. 16/1/1973, n. 4 in materia di iniziativa legislativa popolare e degli enti locali e di referendum" proposta di deliberazione n. 389 relativa al Regolamento per la navigazione sul Lago di Mergozzo proposta di deliberazione n. 390 relativa al Regolamento per la navigazione sul Lago d'Orca; - proposta di deliberazione n. 391 relativa al Regolamento per la navigazione sul Lago di Viverone.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è accolta con 31 voti favorevoli e 2 astensioni.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,20)



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