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Dettaglio seduta n.134 del 03/03/92 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Approvazione verbali precedenti, sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni i processi verbali delle adunanze consiliari del 9/7/91 si intendono approvati.


Argomento: Musei

Interpellanza n. 757 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti inerente il progetto MBA - Musei Archivi - Biblioteche del Piemonte


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 757 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti.
La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

Con riferimento all'interpellanza n. 757 dell'11/9/1991 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti, si descrive lo stato di fatto riguardo al progetto MBA e si precisano gli intenti regionali riguardo al recupero del cosiddetto "bene rinveniente" e allo sviluppo delle attività avviate con il progetto stesso.
La legge 41/86 (legge finanziaria) e il decreto attuativo del 27/3/1986 prevedevano che i progetti per la valorizzazione dei cosiddetti "giacimenti culturali" potessero essere proposti da soggetti pubblici e privati, che dovessero comunque essere realizzati da imprese e che tutto quanto acquisito e prodotto con la realizzazione dei progetti sarebbe divenuto proprietà dello Stato.
II progetto "Allestimento e conservazione nei musei, nelle biblioteche e negli archivi: indagini conoscitive ed ipotesi d'intervento"fu proposto dalla Regione Piemonte con l'ENEA e con il Politecnico di Torino ed è stato realizzato dal Consorzio MBA (FIAT-Nuovo Castoro) a seguito di concessione del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali Rep. 126 dell'8/4/1987.
Data la rispondenza tra gli obiettivi del progetto e gli obiettivi programmatici regionali nel settore della conservazione dei beni culturali che avevano ispirato la stessa predisposizione e la proposta del progetto la Regione, ai fini della creazione di un Centro regionale per la Conservazione, come previsto dal Piano Regionale di Sviluppo, richiese al Ministero per i Beni Culturali e Ambientali di ottenere in uso, al termine del progetto, dati, strumentazione e metodologie rinvenienti da utilizzarsi nell'ambito del futuro Centro.
Tale richiesta fu formulata con lettera del Presidente della Giunta regionale in data 20/7/ 1988 prot. 5463 e riconfermata con lettera dell'Assessore regionale alla cultura in data 6/ 3/1989 prot. 711/BSC. Dal Ministero non pervenne risposta, ma nel contempo la Regione operava al fine di creare le condizioni finanziarie e organizzative idonee al proseguimento delle attività avviate con il progetto e atte ad evitare la dispersione del patrimonio di informazioni, nonché di competenze professionali prodotto.
In tale ambito fu fornito l'appoggio ad un progetto occupazionale ai sensi della legge 160/ 88 per la "fornitura di servizi tecnici di diagnosi e raccolta dati ai fini della conservazione e della valorizzazione del patrimonio architettonico e monumentale in Piemonte", che non ha avuto esiti di finanziamento.
Nel giugno 1989 il programma MBA giunse al termine dei 24 mesi previsti per la sua realizzazione. In occasione della presentazione dei risultati si delineò l'ipotesi di costituire una associazione tra i proponenti e il realizzatore del progetto (Regione Piemonte, Politecnico di Torino, ENEA FIAT Engineering) che avesse come finalità la creazione di un Centro per la Conservazione e la Documentazione, al quale il Ministero per i Beni Culturali e Ambientali avrebbe potuto affidare, mediante convenzione, i dati e la strumentazione rinvenienti dal progetto.
Tale "bene rinveniente", in base alle disposizioni del Direttore Generale peri Beni Archeologici, Architettonici, Artistici e Storici del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, fu comunque preso in consegna dalla Soprintendenza peri Beni Ambientali e Architettonici e fu collocato in locali di Palazzo Chiablese. Gli uffici regionali procedettero nella predisposizione del progetto di associazione insieme con i responsabili per l'ENEA, per il Politecnico di Torino e per la FIAT Engineering, nonché con il Soprintendente per i Beni Ambientali e Architettonici e con gli altri Soprintendenti interessati alla materia. Nella fase ormai prossima all'assunzione di impegni amministrativi per la costituzione dell'associazione, il Soprintendente per i Beni Ambientali e Architettonici assunse posizione contraria in merito alla concessione del "bene rinveniente" del progetto MBA a tale associazione. La posizione assumeva particolare rilievo, data la scarsa disponibilità precedentemente manifestata da parte della Direzione Generale del Ministero.
In seguito la Regione non ha comunque rinunciato ad operare per il recupero di dati e attrezzature, che dal 1989 sono rimasti inutilizzati nel luogo di deposito presso Palazzo Chiablese. In attuazione della legge 84/90 "Piano organico di inventariazione, catalogazione ed elaborazione della carta del rischio dei beni culturali anche in relazione all'entrata in vigore dell'Atto Unico Europeo", la Regione Piemonte ha collaborato con le Soprintendenze piemontesi alla predisposizione di un progetto intitolato "Dalle Alpi alle Piramidi", presentato congiuntamente nell'ottobre 1990. Il sottoprogetto curato dalla Regione prevedeva, tra l'altro, la riattivazione del sistema informativo MBA. A seguito della precisazione delle disponibilità finanziarie da parte del Ministero, che si aggirano intorno ai 4 miliardi, si è reso necessario un ridimensionamento del progetto originario ed è stato tra l'altro previsto che il recupero delle informazioni e dei materiali rinvenienti dal progetto MBA, esclusi gli arredi e le tecnologie che si rivelassero inutilizzabili, sia effettuato con un impegno finanziario a carico della Regione. I tecnici del Consorzio FISIA-CSI Piemonte, il quale curerà la realizzazione degli aspetti operativi ed informatici del progetto "Dalle Alpi alle Piramidi", hanno predisposto un dettagliato piano per la riattivazione della banca dati MBA con precisazione dei costi. Completata tale analisi, l'intervento è stato oggetto di deliberazione da parte della Giunta regionale.
Dato il quadro di collaborazione tra Regione e Soprintendenze nell'ambito del progetto "Dalle Alpi alle Piramidi", che dovrà consentire l'avvio di un sistema informativo regionale in materia di beni culturali per quanto riguarda il catalogo dei beni e per quanto riguarda i dati sulla conservazione, non dovrebbero emergere nuovi ostacoli al recupero da parte della Regione Piemonte del "bene rinveniente" MBA, almeno per quanto riguarda i dati, che possono tuttora essere di fondamentale utilità per la programmazione regionale degli interventi in materia di musei, biblioteche e archivi. In particolare, attualmente, per la predisposizione di un piano di intervento sulle sedi di musei, biblioteche e archivi finalizzato a creare condizioni di sicurezza (contro furto, vandalismo, incendio infortuni), si ravvisa l'esigenza di consultare e valutare le rilevazioni effettuate con il progetto MBA, le quali riguardavano, tra le altre proprio tali problematiche.
.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Richiedo una copia della relazione letta dall'Assessore.
L'Assessore non ha aggiunto nulla a una relazione di carattere strettamente amministrativo; avrei preferito lo facesse, perché dalla relazione vengono omesse quelle considerazione di carattere generale che potrebbero far capire meglio in che situazione siamo.
L'interpellanza denunciava che, a valle di un progetto costato 11 miliardi, era giunta notizia che le attrezzature comperate per avviare questo progetto, i risultati pratici, i dati e la documentazione ottenuta mediante questo progetto erano stati abbandonati in un sotterraneo di Palazzo Chiablese.
Tutto questo è vero o non è vero? Leggendo d'infilata la relazione amministrativa dell'Assessore pare sia vero, che sia effettivamente andata così. Ancora una volta un progetto finanziato dallo Stato prende il via viene svolto secondo i finanziamenti disponibili e poi si ferma.
In casi come questo si è fermato nel 1989. Adesso c'è un nuovo intervento regionale, in base al quale - la formulazione utilizzata dalla relazione è ipotetica - si potranno utilizzare i dati relativi alla prima fase del lavoro; sul problema delle attrezzature però non si è detto nulla.
Mi pare che la risposta dell'Assessore non faccia luce piena sui contenuti e sul senso dell'interrogazione, che erano rivolti a denunciare un ipotetico spreco.
Allora, le attrezzature che sono state comperate, dove sono oggi? In che stato di conservazione sono? Qualcuno se ne occupa? Saranno utilizzate per il riavvio del progetto o no? E chi paga per tutto questo? In secondo luogo: ci sono finanziamenti in vista da parte dello Stato? Mi sembra che la relazione letta in fretta dall'Assessore evidenzi come la continuazione di questo progetto debba essere a carico della Regione, e l'Assessore ha detto che in tal senso c'è una deliberazione della Giunta.
Gradirei poi avere questa deliberazione e sapere quando è stata presa.
La situazione generale mi sembra comunque allarmante, perch corrisponde ad un modo di lavorare dello Stato a singhiozzo particolarmente nocivo in tutti i settori e anche in quello dei beni culturali e dei giacimenti.
Inoltre, mi pare di rilevare una difficoltà di rapporti, addirittura un contraddittorio tra Regione e Ministero e tra Regione e Soprintendenza. E' possibile avere un'univocità di comportamenti? Come è possibile- se ho capito bene - che il Ministero risponda favorevolmente ad una proposta della Regione e la Soprintendenza vi si opponga? E' anche importante conoscere in quali tempi si svolgono queste dinamiche, che mi pare di capire si svolgano comunque a tempi lunghissimi intanto il materiale marcisce nelle cantine di Palazzo Chiablese. Gradirei che su questa vicenda l'Assessore ritornasse in Commissione, aggiungendo tutti gli elementi chiarificatori su questa vicenda e sul futuro sviluppo.
Non bisogna inoltre trascurare il fatto che il punto centrale di questa interpellanza era quello di capire se c'è del materiale comperato con i soldi dello Stato che sta marcendo da qualche parte, ed esattamente nei seminterrati della Soprintendenza ai Beni Architettonici e Ambientali. Se cosi è, vanno individuate delle responsabilità e la situazione va rapidamente corretta.
Chiedo quindi un supplemento di relazione, anche in Commissione, su questa vicenda e sullo stato di questo materiale abbandonato in qualche cantina di Palazzo Chiablese.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

Assicuro il supplemento e anche la relazione ulteriormente puntuale in Commissione.


Argomento:

Interpellanza n. 757 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti inerente il progetto MBA - Musei Archivi - Biblioteche del Piemonte

Argomento:

Risposta scritta ad interrogazioni


PRESIDENTE

Poiché alcuni Assessori sono pronti a dare risposta ad alcune interrogazioni, ma mancano i Consiglieri interroganti, verrà fornita risposta scritta ai seguenti documenti: interrogazione n. 763 del Consigliere Cucco inerente la riforma dell'ENEA, alla quale risponde l'Assessore Vetrino interrogazione n. 746 del Consigliere Cucco, inerente le disposizioni della legge 216/91 sui minori a rischio, alla quale rispondono gli Assessori Bergoglio e Fulcheri interrogazione n. 587 del Consigliere Ferrara, inerente le nomine al Consiglio d'amministrazione Azienda Regionale Parchi Suburbani, alla quale risponde l'Assessore Nerviani interrogazione n. 741 del Consigliere Marino inerente il campo da golf di Tassarolo, alla quale risponde l'Assessore Nerviani interrogazione n. 727 del Consigliere Cucco inerente il licenziamento illegittimo di un lavoratore tossicodipendente, alla quale risponde l'Assessore Cerchio.


Argomento: Cave e torbiere

Interrogazione n. 809 dei Consiglieri Segre, Miglio e Staglianò, inerente la Società mineraria s.r.l, di Lozzolo - attività estrattiva in zona compresa tra i Comuni di Lessona e Masserano


PRESIDENTE

Passiamo ora ad esaminare l'interrogazione n. 809.
La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

Rispondo brevemente perché, con riferimento all'interrogazione, posso fornire ai colleghi soltanto le seguenti notizie.
Come è noto, le concessioni minerarie debbono essere richieste al Corpo delle Miniere - Distretto Minerario del Ministero dell'Industria e non rientrano, come è chiaro agli interroganti, nelle competenze trasferite e neppure in quelle delegate alla Regione. La Regione viene a conoscenza delle concessioni di tale Ufficio Statale solo allorquando i concessionari che devono operare in zone assoggettate a vincolo o di tutela idrogeologica, richiedono autorizzazione per le modificazioni dei luoghi.
Ciò premesso, a tutt'oggi non risulta essere stata esaminata dal settore beni ambientali alcuna istanza della Società mineraria s.r.l, di Lozzolo per l'esercizio di attività estrattiva nei territori dei Comuni di Lessona e Masserano. Risulta invece essere pervenuta, per conoscenza, la nota n. 4648 del 13 agosto 1991 con la quale il Corpo Forestale dello Stato Coordinamento provinciale di Vercelli chiarisce al Corpo delle Miniere che la zona interessata dall'istanza di conferimento della concessione mineraria è in parte soggetta a vincolo idrogeologico e in massima parte soggetta a vincolo di tutela ai sensi della legge 431/85. Quindi, vi sono unicamente queste due indicazioni.
Ancora ieri - e chiedo scusa perché l'interrogazione è datata da molto tempo - ho voluto controllare se per caso nel frattempo non si fossero verificate modificazioni della situazione segnalata. Mi è stato comunicato che nulla si è modificato rispetto al passato e quindi i nostri uffici non sono stati né attivati, tanto meno allentati per iniziative di questo tipo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segre.



SEGRE Anna

Va bene. Chiedo solo all'Assessore se può fornirmi copia scritta della risposta.


Argomento: Cave e torbiere

Interrogazione n. 890 dei Consiglieri Vaglio, Rabellino e Farassino inerente la concessione alla soc. SPES per estrazione materiali inerti all'interno della Riserva naturale della Garzaia di Valenza; interrogazione n. 971 del Consigliere Zacchera sullo stesso argomento


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interrogazione n. 890 dei Consiglieri Vaglio Rabellino e Farassino, e all'interrogazione n. 971 del Consigliere Zacchera, cui risponde l'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

In riferimento alle interrogazioni in oggetto si forniscono i seguenti elementi: 1) con atto deliberativo n. 42 del 28/2/1991 l'Ente Parco Sistema delle aree protette del Po e del torrente Orba approvava gli elaborati progettuali illustranti le linee di tendenza verso cui indirizzare, in opportuna frequenza, gli interventi finalizzati alla ricostruzione di zone umide golenali, nell'ottica dell'aggiornamento del piano naturalistico della Riserva naturale della Garzaia di Valenza esprimeva inoltre parere favorevole in merito al progetto di valorizzazione naturalistico-ambientale del territorio di pertinenza della Riserva naturale della Garzaia di Valenza, tramite la creazione di laghetti e zone umide, presentato dalla ditta SPES s.r.l, di Valenza, ed approvava la bozza di convezione.
2) In data 15 luglio 1991, a seguito di sopralluogo, i tecnici dell'Assessorato relazionavano in merito all'intervento proposto, relazione che veniva approvata dalla Giunta regionale con provvedimento n. 167-7917 del 22 luglio 1991. 3) In data 5 dicembre 1991 sono iniziati i lavori. 4) Per quanto riguarda i controlli, si riferisce che sulla convenzione la ditta è tenuta a nominare un direttore degli interventi di valorizzazione ambientale dell'area estrattiva, il quale dovrà produrre con scadenza annuale relazione tecnica a consuntivo degli interventi realizzati da inviare all'Ente ed al Servizio Cave e torbiere, acque minerali e termali della Regione Piemonte.
La ditta è inoltre tenuta a nominare ai sensi degli artt. 6 e 28 del DPR 128/59 il direttore dei lavori di cava ed a consentire in qualsiasi momento l'accesso all'area al personale dei sopraindicati Enti per consentire il controllo dell'esecuzione dei lavori.
Si precisa inoltre che nella relazione di approvazione dell'intervento è stata posta la condizione che se durante l'esecuzione dei lavori si rilevassero degli eventi ritenuti dannosi all'ambiente dovranno essere sospese tutte le operazioni autorizzate e dovrà essere ordinato il ripristino dei luoghi sotto la direzione della Regione Piemonte e dell'Ente Riserva naturale speciale "Garzaia di Valenza".
A tal fine ci si riserva di verificare annualmente la corretta esecuzione degli interventi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Svolgerò un breve intervento perché alle nostre domande l'Assessore ha dato delle risposte estremamente precise, se non altro in merito agli avalli, alla durata dei lavori e alla periodicità dei controlli.
Le perplessità permangono, anzi sono diventate delle certezze, perch non riusciamo ancora oggi a comprendere come mai all'interno di un parco un intervento che è meramente estrattivo continui ad essere eufemisticamente definito di valorizzazione naturalistico-ambientale: qui si tratta di estrarre centinaia, se non migliaia di metri cubi di ghiaia, di pietrisco e di sabbia. L'azienda che è stata investita di tale compito opera in questo settore; non riteniamo che siano esistiti i presupposti per la delibera dell'Ente Parco e che sia molto discutibile la decisione e dell'Assessorato e delle direzioni competenti.
Ringrazio peraltro l'Assessore delle precisazioni fornite, ma tendo a rimarcare che la situazione non era assolutamente da avallare. Questa decisione dell'Ente Parco non era assolutamente da avallare; il nostro intervento già presso il Comune di Valenza risaliva al luglio dell'anno scorso. Continuiamo ad avere forti perplessità sulla convezione; mi auguro che in fase di revisione annuale, così come ha citato l'Assessore, risulti evidente che si tratta di un'operazione meramente estrattiva e non di rivalorizzazione ambientale e che quanto prima questa concessione venga ritirata e il parco rimanga così com'è.



PRESIDENTE

Il punto relativo alle interrogazioni ed interpellanze è così esaurito.


Argomento:

Interrogazione n. 890 dei Consiglieri Vaglio, Rabellino e Farassino inerente la concessione alla soc. SPES per estrazione materiali inerti all'interno della Riserva naturale della Garzaia di Valenza; interrogazione n. 971 del Consigliere Zacchera sullo stesso argomento

Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Dameri, Ferrara, Leo e Majorino.


Argomento:

b) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

E' stato posto il visto del Commissario del Governo alla legge regionale del 21/1/92: "Sostituzione dell'art. 2, terzo comma, L.R. 12 marzo 1990, n. 9, di modifica alla L.R. 6 luglio 1987, n. 38 recante: Norme per la tutela degli albi provinciali delle imprese artigiane e disciplina degli organi di rappresentanza e di tutela dell'artigianato".


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Comunicazioni della Giunta regionale sul problema della dirigenza regionale


PRESIDENTE

Passiamo pertanto alle comunicazioni della Giunta regionale di cui al punto 4) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia, Assessore regionale

Ripercorrerò brevemente l'iter della vicenda che peraltro è già stata ampiamente pubblicata sui giornali, commentata ed è nota ai colleghi del Consiglio; ma per completare la comunicazione ritengo opportuno fare questo excursus.
Il concorso per la nomina dei dirigenti regionali di seconda qualifica dirigenziale era stato approvato, dopo una procedura concorsuale, con delibera della Giunta regionale del marzo 1988.
Avverso alla graduatoria e alle successive nomine erano stati presentati dei ricorsi da parte di alcuni dipendenti (per l'esattezza 18) dirigenti di prima qualifica dirigenziale non vincitori del concorso.
I ricorsi presentati sono complessivamente 4: uno presentato da 15 dipendenti e gli altri tre da singoli. Questi ricorsi sono stati dal TAR per il Piemonte riuniti in un unico dibattito e in un'unica sentenza. Il risultato di questa sentenza credo sia abbondantemente conosciuto e di fatto annulla le procedure concorsuali dalla fase di ammissione dei candidati alle fasi successive, quindi resta in piedi, secondo questa sentenza, la fase di ammissione dei candidati, mentre resta invece esclusa e quindi annullata la successiva parte della procedura.
Le questioni presentate dai ricorsi riguardavano problemi diversi: qualcuno di questi riguardava la legittimità costituzionale della legge qualche altro la coerenza costituzionale con la composizione della Commissione; altri invece entravano nel merito dello svolgimento delle procedure concorsuali.
Il ricorso preso in considerazione e l'impostazione data dalla sentenza è stata quella di non considerare prevalente la questione di eccezione di costituzionalità né della legge né della composizione della Commissione per quanto non dichiarata infondata, secondo quanto dice la sentenza, e questo è un primo elemento di perplessità, perché se una questione d'incostituzionalità è considerata non infondata dovrebbe essere proposta.
Questo è un commento non significativo di questo punto.
La fase successiva della sentenza, quella che decide entrando nel merito, rileva un'incoerenza - mi riferisco alla sentenza, quindi cerco di sintetizzarla - dei criteri di selezione per i giudizi e per l'assegnazione del punteggio, criteri che erano stati precisamente individuati in 4 punti schematici approvati all'unanimità della Commissione giudicatrice del concorso.
Ci tengo a sottolineare che si tratta di criteri che non sono tra loro interdipendenti in alcun modo, cioè ognuno di questi criteri fa a sé. Il punto a) non interferisce con il punto b), con il punto c) e d). Ognuno di questi criteri è individuato in modo autonomo e non dipendente dalle valutazioni degli altri.
La sentenza dice: "è considerato illegittimo il criterio di valutazione della stima e del prestigio", cioè il punto d). "Si ha ragione di ritenere che i molteplici criteri, variamente articolati e coordinati per regolamentare la formulazione di giudizi e suddividere fra i 4 gruppi i 24 punti a disposizione, possono tra di loro essere interdipendenti e bilanciati" Per questi motivi si è proceduto ad accogliere i ricorsi dei due ricorrenti e dichiarare improcedibili gli altri, per effetto dell'annullamento della procedura da un certo punto in poi. Non mi dilungo nell'illustrazione della sentenza, che tra l'altro credo sia conosciuta e sia stata esaminata anche da altri colleghi. Al momento la Regione attraverso una deliberazione della Giunta della scorsa settimana, ha ritenuto e ritiene di proporre - e ha già proposto - ricorso per due motivi, chiedendola sospensione dell'efficacia della sentenza ed entrando nel merito del ricorso, cioè della sentenza stessa.
Proprio oggi i nostri funzionari e il nostro avvocato torinese si incontrano a Roma con i colleghi romani, il prof. Romanelli e il prof.
Correale, che sono stati incaricati di seguire il ricorso al Consiglio di Stato.
I colleghi comprenderanno che per la delicatezza e la difficoltà dell'iter procedurale in corso, essendoci un ricorso in atto e non essendo opportuno che la Giunta e la Regione nel suo complesso anticipino in modo formale le proprie linee di difesa, io debba mantenere in questa fase una certa riservatezza nell'illustrare le linee d'intervento.
Ovviamente la richiesta di sospensiva sarà motivata con il grave danno ché ne deriva alla Pubblica Amministrazione, in questo caso l'Ente Regione per il fatto che tutti i suoi dirigenti dovrebbero essere sostanzialmente azzerati nella funzione di 2 livello e verrebbero retrocessi, se si dovesse applicare questa sentenza, alla funzione di 1 livello che avevano precedentemente a questa procedura concorsuale. Non c'è bisogno quindi che mi dilunghi su questi aspetti perché risulti evidente a tutti che il grave danno è più che fondato e più che dimostrabile.
Per quanto riguarda l'entrata nel merito, i punti d'intervento da considerare prevalenti sono la questione che i criteri, differentemente da quelli che sono i presupposti della sentenza, non sono tra loro correlati ed integrati, ma sono autonomi l'uno rispetto all'altro nella fase di assegnazione del punteggio, che è un punteggio assegnato in negativo.
Quindi, la ragione del contendere è rispetto alla non assegnazione di alcuni punti, soprattutto il punto d) "stima e prestigio" di alcuni candidati.
Non sono al momento ipotizzabili né praticabili provvedimenti di tipo amministrativo diverso, e tengo a sottolineare pubblicamente in questa sede che la Giunta è unanime su questa valutazione, dal Presidente che prima di me aveva seguito questa vicenda, a tutti gli altri colleghi. In questa fase nessun provvedimento amministrativo può essere posto in atto, dal momento che sosteniamo il grave danno dell'Amministrazione per il fatto che i propri dirigenti non sarebbero più legittimati.
Per quanto riguarda la questione della titolarità delle funzioni da parte dei dirigenti di 2 dirigenziale attualmente in servizio presso la Regione Piemonte, la questione della presentazione del ricorso sospende automaticamente, per giurisprudenza consolidata, gli effetti della sentenza fino al momento di pronuncia del Consiglio di Stato nel merito della sospensiva. Per cui non dobbiamo, in questa fase, prendere alcun provvedimento né di riduzione eventuale di stipendio - cosa che mi auguro di non dover fare - né di spostamento dalle attuali mansioni e dalle attuali competenze fino al momento in cui ci sarà la pronuncia del Consiglio di Stato nel merito della sospensiva.
Quando ci sarà questo 'pronunciamento, che ovviamente mi auguro sia favorevole alla tesi della Regione Piemonte, valuteremo quali altri provvedimenti si potrebbero mettere in atto. Qualora questa sentenza dovesse essere favorevole è chiaro che gli effetti sono sospesi, e quindi fino al pronunciamento nel merito non faremo provvedimento di applicazione di questa sentenza. Ci auguriamo che le fondate ragioni - e sottolineo fondate ragioni e lo dico senza ottimismo - che ci animano e i motivi del ricorso, totalmente e legittimamente accoglibili, prevedono che la fase successiva sarà più favorevole alla Regione Piemonte.
Non entro oltre nel merito delle singole questioni; credo siano evidenti anche ai colleghi i motivi che mi spingono ad un simile livello di riservatezza, che desidero porre in essere a tutela totale dei dipendenti di 2 dirigenziale interessati alla vicenda.
In conclusione desidero, a nome della Giunta, rinnovare la fiducia e l'apprezzamento dell'Amministrazione tutta nei confronti dei propri dirigenti e assicurare che la Giunta metterà in atto tutte le possibili iniziative per tutelare adeguatamente i propri dirigenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, anche io mi atterrò a quel criterio di sobrietà che l'Assessore ha cercato di usare nella sua comunicazione.
La materia è certamente delicata sia per il momento delicato in cui questa vicenda si colloca, sia per il fatto che si è aperto un procedimento di ricorso da parte della Regione e sia perché sono in ballo questioni importanti che attengono certamente all'interesse complessivo della Regione, ma anche ai diritti di un numero rilevante di lavoratori. Quindi non interverrò sull'aspetto della sentenza. D'altra parte credo che non stia nemmeno a un Gruppo consiliare dare giudizi di merito su un atto che è stato assunto da un certo livello della giustizia amministrativa, non è compito nostro giudicare cose di questo tipo, se non dire che un problema si pone.
Sono passati quasi quattro anni. Indipendentemente dal giudizio sull'impostazione politica, non giuridica, di quel concorso in particolare è chiaro che si crea dopo tanti anni un diritto, da parte di chi ha partecipato a quel concorso ed è stato dichiarato vincitore di quel concorso, che è difficilmente discutibile.
Ho sentito qualcuno commentare con una massima latina che io dirò in italiano non essendo pratico di studi di diritto romano: "la più grande giustizia può anche essere una massima ingiustizia". Mi pare lo dicesse il collega Marchini in un colloquio di qualche giorno fa che aveva a che fare con queste cose. Qualche elemento di questo tipo ci può essere e ha a che fare in particolare con quel punto che l'Assessore ha sottolineato.
L'Assessore diceva che quei criteri, che facevano parte del meccanismo di accertamento dei punteggi (trattandosi di un concorso per titoli e non per esami), non erano correlati fra loro e che invece il giudice amministrativo ha giudicato "correlati" e quindi invalidanti poi il complesso del procedimento concorsuale.
Detto questo - e detto quindi che in ragione di questa considerazione che può sembrare un po' alla buona, sul fatto che dopo tanti anni si creano dei diritti anche ammesso che non ci fossero all'origine, ma non pongo problemi di questa natura - sento il dovere di ricordare ai colleghi che allora, quando quel concorso fu avviato, il Gruppo del quale noi ci sentiamo eredi come Gruppo PDS (forse se ne sente erede anche Chiezzi, ma non voglio adesso riaprire una discussione sui simboli elettorali), il Gruppo del PCI si oppose e votò contro la legge da cui poi quel concorso è derivato.
Quella nostra posizione - lo ribadisco e tengo a sottolinearlo - fu una posizione politica, non toccava questioni di legittimità, non fu impostata su questione di legittimità, ma fu impostata su questioni politiche, cioè di quali potevano essere i criteri ottimali per una situazione che era particolarmente delicata, perché quel concorso dava il via, per la prima volta, nella Regione Piemonte all'istituzione delle seconda qualifica dirigenziale, che era una qualifica dirigenziale definita da contratti di lavoro precedenti e che non era mai stata attivata nella nostra Regione.
Quindi era una procedura concorsuale particolarmente importante e particolarmente delicata. Questo giustifica ampiamente l'impegno che noi allora avemmo nel proporre criteri largamente alternativi a quelli che poi vennero seguiti.
Noi ponemmo tre questioni.
La prima questione riguardava il numero dei posti da mettere a concorso. Allora furono messi a concorso 126 posti: 126 posti era il numero massimo che poteva essere messo a concorso perché era il numero definito dal contratto come numero massimo di dirigenti di seconda qualifica dirigenziale che la nostra Regione poteva avere. Ma non c'era l'obbligo di mettere a concorso tutti i 126 posti! Si poteva fare una scelta diversa.
Noi sostenemmo allora in particolare una scelta diversa: mettere a concorso il numero più ristretto di posti in modo da coprire le funzioni dirigenziali essenziali e procedere con quel meccanismo, che era un meccanismo di primo inserimento, un po' particolare perché è diverso poi dal meccanismo concorsuale che è stato seguito in tempi successivi anche per l'inserimento in qualifiche di quel tipo, cioè un meccanismo di concorso per titoli e non per titoli ed esami, di usare quel meccanismo per un numero limitato di posti. Questa era una questione e io credo che aveva una sua rilevanza ed anche una sua giustificazione. Avrebbe forse anche avuto l'effetto di rendere meno rigido il complesso dell'operazione e poi delle sue conseguenze sulla struttura regionale.
La seconda questione che noi ponemmo era quella dei criteri. Furono definiti i criteri che erano in notevole parte legati all'anzianità.
Avevano scarso peso il titolo di studio e avevano scarso peso altri tipi di criteri anche di tipo discrezionale che noi giudicammo necessari in un concorso di quel tipo a condizione che ci fosse la massima trasparenza e la massima chiarezza nel come quei criteri venivano adottati e venivano motivati. Invece lì c'era una prevalenza notevole di criteri legati all'anzianità.
La terza questione che noi ponemmo allora fu quella del tipo di Commissione che doveva vagliare questi candidati. Noi proponemmo cioè l'avvio di un sistema del tutto nuovo, non più le Commissioni di emanazione politica, cioè di emanazione degli organi politici del Consiglio. In quel caso, se non erro, fu - nominata una Commissione per legge che era formata da tutti i membri della Giunta più il Presidente del Consiglio. Noi proponemmo invece una validazione esterna, compiuta da istituzioni tecnico culturali che avessero i titoli per potere dare una valutazione culturalmente, scientificamente, tecnicamente significativa, ma con carattere esterno rispetto all'organo politico della Regione. Ci sembrava questo un metodo nuovo, un metodo interessante che poteva essere seguito che doveva essere seguito in quella questione.
Questo concorso ha stentato molto a partire perché è stato avviato, poi bloccato, poi riavviato non so se due o tre volte - la mia memoria non arriva a quegli anni, non ero ancora in Consiglio e, per quanto abbia cercato di far ricordare ai colleghi più anziani come vita di Consiglio non sono forse riuscito a ricostruire tutti i passi - fu un concorso che fece parecchi avanti e indietro. L'esito l'abbiamo visto: non voglio dare un giudizio di merito sull'aspetto della sentenza. Credo che - tenendo distinti questi due piani, ci tengo a ribadirlo, il piano delle valutazioni giuridiche sulla legittimità e validità giuridica di quella procedura concorsuale e il piano del giudizio politico sulla congruità politica delle scelte che allora furono fatte - una qualche valutazione anche per il futuro questa cosa ce la proponga, nel senso di affrontare con maggiore rigore, nettezza e coraggio di scelta un problema dì questo tipo, quando sono in ballo le collocazioni di persone in una struttura così importante come la struttura amministrativa della nostra regione soprattutto quando queste collocazioni sono previste per i massimi livelli di dirigenza della Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghe e colleghi Consiglieri, ci poteva essere anche un'altra strada, Presidente e Assessore, per svolgere questa comunicazione in Consiglio regionale e devo dire che l'avrei senz'altro preferita. Era la strada di non omettere alcunché su quanto aveva deciso la Giunta regionale e di spiegare - in un Consiglio che poteva anche essere tenuto in forma riservata - a tutti i Consiglieri, ai quali si comunicano le decisioni della Giunta, per quale motivo la Giunta avesse assunto questa decisione illustrando nel merito le considerazioni che l'hanno portata alla decisione di presentare ricorso con la fiducia di avere ragione.
Non sono al corrente delle ragioni della Giunta, l'Assessore ha detto che motivi di riservatezza gli hanno imposto di non esporre le carte che la Giunta ritiene di avere a disposizione e che invia al Consiglio di Stato.
Rimane il fatto negativo che questo dibattito non può essere sostenuto da queste ragioni che la Giunta ha tenuto per sé. Avrei quindi preferito l'altra soluzione: un dibattito aperto e franco in cui tutto venisse alla luce.
Fatta questa premessa qualche cosa dovrò pur dire in qualità di Consigliere regionale su quanto è stato esposto. Conosco la sentenza del TAR e, per quanto riguarda l'azione della Giunta regionale, so poco o nulla. Induco la convinzione che la Giunta ritiene, comunque, di avere ragione, quindi che abbia esaminato la sentenza del TAR e l'abbia giudicata poco motivata. Posso dire che, leggendo la sentenza, mi pare che motivazioni sensate ce ne siano. Non sono in ;grado di controdedurre le motivazioni della sentenza con gli argomenti che la Giunta non espone in Consiglio. Leggendo la sentenza, cari colleghi, a me pare che quanto afferma nel merito dei ricorsi sui quali ha discusso ed esplicitato un giudizio di merito - potrò senz'altro sbagliarmi e se mi sbaglio è anche perché non ho gli argomenti contrari della Giunta - siano argomenti sensati, sui ricorsi individuali che sono stati fatti.
Questi dipendenti mi pare che, sulla base della sentenza, siano stati ingiustamente discriminati Su questo ho piena convinzione come Consigliere regionale che legge una sentenza senza poter essere appoggiato e confortato da giudizi opposti da parte della Giunta regionale. Mi pare convincente perché, nella sostanza, leggo che vi è stata una discriminazione di dirigenti della Regione sulla base di atti non perfetti e quindi di procedure amministrative in sede giudiziaria, che però non avevano completato il loro iter. Anzi, completato l'iter, le persone che erano state inquisite sono state assolte.
Sul piano della sostanza c'è stata una discriminazione, sul piano della forma, per quan-to ne so, mi pare che abbia di nuovo ragione il TAR nel dire che i quattro criteri secondo i quali venivano suddivisi i ventiquattro punti erano interrelati tra loro. Non so come agì la Giunta regionale, ma mi sembra inoppugnabile che, se si devono distribuire ventiquattro punti e si decide di darne tanti alle lettere a), tanti alle lettere b), c) e d), la quota di punti che viene assegnata alla lettera d) è in funzione dei punti che sono stati assegnati alle altre tre lettere. Queste valutazioni potevano essere pesate differentemente e la valutazione del punto d) sarebbe la più discrezionale quindi, anche formalmente, mi pare che il TAR sia convincente in questa sua decisione.
Così, invece, non ritiene la Giunta perché, se ha presentato un ricorso al Consiglio di Stato e lo ha fatto con le parole dell'Assessore non solo per sospendere una decisione che provoca grave danno alla Regione, ma per ottenere ragione dal Consiglio di Stato, evidentemente la Giunta non svolge sulla sentenza le considerazioni che modestamente svolgo sulla base della semplice lettura della sentenza.
Affermo che i contenuti della sentenza, per quanto riguarda i due dipendenti citati, mi paiono, alla luce delle conoscenze di cui sono stato messo a conoscenza, convincenti. Per il resto la sentenza compie una scelta sulla quale ho delle perplessità perché, per quanto riguarda il merito di altri ricorsi, non ne parla. L'Assessore ha infatti ricordato che non sono manifestazioni infondate, le questioni di non costituzionalità, però non vengono affrontate in quanto tutta la procedura concorsuale viene a essere cassata.
Per quanto riguarda il merito degli altri ricorsi ricordiamoci colleghi, che questo merito è generato da una decisione assolutamente non condivisibile e sperabilmente mai più praticata che è quella di consegnare a una Commissione di soli politici le decisioni in materie che hanno un prevalente contenuto tecnico: di sciagure, con questo modo di, agire, se ne sono già provocate tante, si potrebbe fare l'elenco delle commissioni a prevalente o totale composizione politica che si occupavano di questioni prevalentemente tecniche. Il più delle volte sono stati fatti dei danni e così è successo in questo caso, quando per decidere i vertici dirigenziali della Regione Piemonte si è utilizzata solo la carica politica, per di più facendo prevalere nel giudizio di questi politici due estremi pericolosi o .inadeguati.
Uno è l'estremo dell'anzianità, il premiare troppo il tempo che passa (anche il tempo morto, anche il tempo perso, anche il tempo mal impiegato purché tempo ci sia dietro le spalle della carriera di ognuno); scelta negativa e di basso livello, perché il tempo passato come dipendente non seleziona le capacità. L'altro elemento estremo è quello del giudizio discrezionale: è bravo perché lo affermano dei politici. Quando si compone una Commissione formata solo da politici e quando questa viene chiamata a lavorare prevalentemente su questi due criteri, capite che fare dei danni non è poi così difficile.
Considerando che è trascorso molto tempo e che senz'altro genera preoccupazione il fatto che cento e oltre dipendenti, che svolgono ormai da alcuni anni il lavoro di dirigenti di II livello della Regione Piemonte siano messi in grave stato di preoccupazione per il loro status, non pu mancare una solidarietà nei confronti di diritti acquisiti dagli stessi.
Quindi, solidarietà e preoccupazione per questi dirigenti e i loro diritti acquisiti, ma cosa ne facciamo delle ragioni dei ricorrenti? Come dice la sentenza, sono ragioni rispettabili? Omettiamo di entrare nel merito di dipendenti ingiustamente discriminati come è scritto in sentenza? Io ho qualche difficoltà ad assumere una linea di questo tipo, a meno che la sentenza del TAR non stia in piedi, cosa che sulla base della lettura non mi sembra.
Vede, Assessore, queste domande potevano trovare un maggiore approfondimento se avessimo scelto l'altra strada, quella della discussione a tutto campo, nella quale la Giunta avrebbe potuto presentare le ragioni di merito dei ricorsi e della propria convinzione di vincere il ricorso al Consiglio di Stato. Così non facendo, la discussione è mozza e il problema rimane; rimane il problema delle ragioni di questi ricorrenti.
La sentenza dice che questi ricorrenti hanno subito dei torti; a questi torti si intende riparare o no? Oppure la linea della Regione Piemonte è semplicemente di pura difesa delle decisioni assunte a tutti i costi, anche giocando sul fatto che più il tempo passa e meno si riparano i torti? In questo modo, però, il torto diventa irreparabile, e questo è un altro degli elementi di riflessione.
Com'è possibile che sentenze di questa portata, in grado di creare uno sconvolgimento all'interno della struttura regionale, vengano emesse il 16 maggio 1991 e consegnate alla Regione il 18 febbraio 1992 da parte del TAR.
che dunque impiega quasi un anno per scrivere una sentenza? Mi chiedo anche: ci sono rapporti fra questa Regione e il TAR? Possibile che questi problemi esplodano di punto in bianco? E' possibile che il Presidente del TAR svolga un'attività del tutto impermeabile, priva di rapporti con la Regione Piemonte al punto da non avvertire, un anno fa il Presidente della Giunta regionale che stava per predisporre questa sentenza o che erano stati presentati dei ricorsi preoccupanti? C'è un'assoluta impermeabilità su questo fatto (Presidenza del TAR. Presidenza della Regione Piemonte) o no?



BOSIO Marco

Ma lo sapevano!



CHIEZZI Giuseppe

Lo sapevano, non lo sapevano: se ne parlava in giro, la sentenza era nota; lo si sapeva da sempre e si è atteso un anno.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Queste affermazioni sono false! Noi non sapevamo niente e abbiamo ripetutamente chiesto di conoscere l'esito; siamo sorpresi, come voi, di una sentenza resa nota otto mesi dopo.



CHIEZZI Giuseppe

Teniamo conto del fatto che più passa il tempo più la Giunta regionale ha modo di dire che è trascorso talmente tanto tempo che oramai non si pu tornare sulle cose ed è difficile rendere giustizia anche a chi ha subito dei torti. Il tempo, dunque, gioca a favore di chi vuole mantenere un atteggiamento di status quo, lavandosene le mani e dicendo: "Quel che è stato è stato, e chi è stato discriminato s'arrangi!" Questi ritardi nell'emettere la sentenza non aiutano a rendere giustizia; si tratta di una sentenza che chiede di rendere giustizia, ma che viene gestita in modo tale che giustizia ne rende sempre di meno ogni mese che passa.
In definitiva, non condivido il merito della nostra discussione attenderò l'esito delle vicende, continuando ad auspicare che o qui o in qualche altra sede si possa, viceversa, discutere esplicitamente sulle ragioni di merito con le quali la Giunta regionale si oppone a questa sentenza.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rossa; ne ha facoltà.



ROSSA Angelo

Signor Presidente e colleghi, cercherò di rispettare i tempi stabiliti anche perché non avevo nemmeno intenzione di intervenire.
Condivido la relazione svolta dall'Assessore Bergoglio, che ringrazio.
A seguito di questa breve discussione, mi sembra però doveroso prendere la parola ed esprimere a nome del Gruppo socialista, da una parte, la preoccupazione per la sentenza emessa dal TAR e, dall'altra, il nostro impegno nei confronti dei dirigenti che sono stati messi in forse da questa sentenza, affinché si dia certezza ad un quadro dirigente meritevole, che la sentenza non ha tenuto nella giusta considerazione. E' un'espressione di solidarietà scontata, ma visto che sono intervenuto ho ritenuto doveroso esprimerla.
Devo confessare - e credo che su questo punto possiamo convenire tutti che la sentenza emessa dal TAR mi lascia profondamente perplesso. Io desidero entrare nel merito e, nel rispetto dell'autonomia della Magistratura civile e penale (che è fuori discussione), mi pare giusto esprimere anche un giudizio politico su questa vicenda.
Se questo è un governo regionale che rappresenta una grande società come quella piemontese, per la quale rivendichiamo la piena autonomia e la sovranità popolare nell'ambito dell'ordinamento costituzionale, mi pare giusto esprimere le nostre valutazioni anche nei confronti di un altro organismo, del quale abbiamo comunque grande rispetto.
Perché vogliamo esprimere le nostre valutazioni? Perché appare discutibile il fatto che, nel momento in cui il TAR accoglie il ricorso di due dirigenti, che si ritengono ingiustamente esclusi - e che possono essere stati, per qualche ragione (può succedere), ingiustamente esclusi si metta in discussione tutto il castello complessivo. Mi sembra un modo di agire - ecco la perplessità - un po' strano.
E' come se - visto che ieri sono state presentate le liste per le elezioni della Camera e del Senato - a causa di un candidato che si ritiene per qualche motivo messo in discussione, a un certo punto la Corte d'Appello decidesse di far cadere tutta la lista o di non fare più le elezioni. Il buon senso porta a dire che, se ci sono le ragioni e queste vengono accolte, allora si fa giustizia - e io non sono tra quelli - a seconda della convenienza.



BOSIO Marco

Tu fai i concorsi a convenienza!



ROSSA Angelo

Caro Bosio, noi abbiamo fatto i concorsi, li abbiamo approvati e siamo convinti di aver fatto bene. E non eravamo d'accordo, visto che il collega Monticelli ha voluto richiamare le vicende di allora, sull'affidamento ad una Commissione di esterni della valutazione di cose da fare all'interno della Regione. Io ero tra quelli che non erano d'accordo, e ripeto che non lo sono, perché amo assumere sempre le mie responsabilità e non dire che la colpa è degli altri. Devo muovere delle osservazioni critiche nei confronti di alcuni nostri comportamenti (parlo della maggioranza e della Giunta); mi piace prendermi le mie responsabilità, e non mi piace dire sempre: "lo non c'entro niente, la colpa è degli altri". Eh, no! Qui ciascuno deve rispondere di quello che fa.
Io ricordo - e sono grato a Monticelli per aver ricordato le osservazioni che erano state fatte a suo tempo su questo argomento - di aver espresso un parere negativo rispetto all'affidare le pratiche riguardanti i concorsi della Regione ad una Commissione esterna, per quanto brava e per quanto preparata.
E' stato detto che si è dato troppo peso all'anzianità. Anzianità significa esperienza; in caso contrario, vuol dire che si ritiene l'anzianità come un qualche cosa che non è servito a niente. A me sembra che se una persona è stata in un certo posto, in un ufficio di grande responsabilità, per molti anni, abbia qualche titolo per dire che ha fatto un po' di esperienza rispetto ad un altro, che magari ha la pergamena in tasca ma non ha l'esperienza.
"Pratica e grammatica": cerchiamo sempre di non perdere di vista queste cose. Abbiamo scelto la pratica - cosa che mi sembrava giusta - e abbiamo anche cercato di mettere insieme la grammatica, che è competenza.
In sostanza, alcune cose sono state considerate ingiuste ed è giusto che siano stati accolti questi due ricorsi; quello che non è giusto, per è che nel momento in cui sono stati accolti questi ricorsi, si sia buttato per aria tutto il castello, tutta l'impalcatura, mettendo, in discussione (perché così è) tutta la funzionalità dell'Ente, oltre che creare incertezza in un quadro dirigente che è la struttura portante della Regione.
Il TAR deve sapere che questa è la struttura portante della Regione e che quindi bisogna tenerne conto; oppure si vuole buttare tutto all'aria e creare sempre più polverone in una situazione già abbastanza polverosa? Che poi il fatto venga a cadere a un mese e mezzo dalle elezioni, sembra davvero sia stato fatto apposta.
Inoltre non capisco bene perché, se la sentenza è stata depositata otto mesi fa, si sia agito in modo top secret fino all'ultimo. Cercherò di farmi illuminare da alcuni amici esperti in Magistratura, perché mi pare che la Magistratura penale sia molto più rapida: una volta depositata la sentenza questa viene immediatamente conosciuta. Invece ci sono, ad esempio, alcuni dipendenti che hanno presentato ricorso per la formazione professionale.
Non se ne sa nulla: sembra che il TAR abbia sentenziato, ma nessuno è in grado di sapere che cosa abbia stabilito.
Insomma, anche queste cose mi sembrano per lo meno discutibili; sarebbe molto meglio che una volta prese, le decisioni venissero immediatamente pubblicizzate.
Ho voluto prendere la parola - ed ho finito, signor Presidente - per dire che le cose che noi abbiamo fatto e pensato già fin da allora hanno risposto a quelle che erano le esigenze, perché se è vero che su 126 persone due soltanto hanno fatto ricorso, è altrettanto vero che il risultato complessivo è stato raggiunto sia dal comportamento della Commissione sia dalla soluzione che ha avuto il problema. Ritengo quindi sia stato un passo troppo lungo quello di mettere tutto in discussione.
Poiché, però, non è possibile rivolgere degli appelli a questi organismi perché il nostro è uno Stato di diritto dove agiscono organi di diritto e quindi non c'è un problema di atteggiamento politico, credo che abbiamo fatto bene a presentare ricorso al Consiglio di Stato per difendere le nostre posizioni ed esprimere la fiducia che il Consiglio di Stato accolga o sospenda la decisione che è stata presa dal TAR. Se ci verranno fatte delle osservazioni le valuteremo, dobbiamo comunque far sapere che le scelte che abbiamo compiuto sono state fatte con alto senso di responsabilità, allo scopo di far funzionare nel modo migliore questa Regione che ha compiti importanti da assolvere, di qui in avanti, sempre più significativi.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Signor Presidente, intendiamo intervenire in questo dibattito che segue alla comunicazione dell'Assessore per esprimere anche noi solidarietà e appoggio alla Giunta regionale per le iniziative che ha intrapreso a seguito di questa sorprendente sentenza del TAR Piemonte.
Dobbiamo però subito precisare che la nostra parte politica che regge l'Assessorato al personale dalla scorsa legislatura ha cercato nell'applicazione dei nuovi contratti di lavoro anche di porre rimedio a una gestione del personale che da parte nostra in precedenza molte volte era stata anche aspramente criticata. Non dobbiamo quindi dimenticare il quadro in cui ci si è trovati ad operare, perché se diamo un giudizio solamente limitato al contingente o guardiamo al singolo provvedimento rischiamo di non collocarci nella giusta ottica.
Si può discutere dei criteri o dei metodi seguiti nell'applicazione in sede regionale di un contratto di lavoro con la creazione appunto della dirigenza e dell'attribuzione delle responsabilità apicali nell'ambito della dirigenza. Penso che comunque bisogna guardare all'interesse generale per difendere il quale la Giunta regionale ha adottato questo provvedimento con l'intento di ottenere dal Consiglio di Stato l'annullamento della sentenza del TAR e addirittura la sospensiva in quanto possibile.
Vi sono degli interessi legittimi e le procedure per difenderli, per in questa sede da un punto di vista politico a noi interessa sottolineare la corresponsabilità che dovrebbe esserci da parte di tutte le forze politiche del Consiglio visto che tutti hanno avuto responsabilità nella gestione del personale dalla costituzione della Regione fino ad oggi e non tentativi di distinguo oppure ragionamenti astrusi o puramente pretestuosi.
Quindi noi non esprimiamo giudizi, al di là di quelli che sono già stati espressi nelle sedi dovute, soprattutto da parte della Giunta, nel cui operato ci riconosciamo, sulla sentenza del TAR; incoraggiamo la Giunta regionale ad andare avanti in questa direzione perché prima di tutto difenda l'interesse generale e poi se vi sono degli interessi legittimi che sono stati lesi, il riesame della vicenda consentirà di porre rimedio ad eventuali marginali lesioni di questi interessi, ma soprattutto è la funzionalità e l'organizzazione della Regione, l'interesse generale della comunità piemontese che va difeso in ogni occasione, anche in questo caso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, probabilmente questa era materia che avrebbe suggerito una comunicazione come quella della Giunta seguita da un silenzio dell'assemblea. Altrimenti corriamo il rischio di porci su questioni di difficile pratica e paradossalmente, se per caso esiste un disegno diabolico contro la Regione che comincia a soffrire di queste nevrosi, gli argomenti che sono stati qui costruiti sicuramente non aiutano né la Regione istituzione né il personale.
In primo luogo il nostro Gruppo si augura che questa questione possa essere chiusa nei tempi più stretti e nei termini più favorevoli a vantaggio del personale per ridare loro serenità e quindi efficienza alla istituzione. Successivamente il Gruppo liberale non può che apprezzare la comunicazione della Giunta e ritenere del tutto legittima e giustificata quella parte che è stata considerata riservata, perché la giustizia non è solo un valore, ma la si persegue attraverso una procedura che è fatta di atti e di meccanismi e qualche volta anche di furbizie, di azioni e di omissioni.. Sembra quindi difficile che una argomentazione tecnica difensiva possa essere svolta in un'assemblea.
Mi sembra che non si sia fatto un lavoro utile alle istituzioni e ai dipendenti aprendo una polemica sulla opportunità o meno di avere seguito una certa strada per pervenire all'indicazione della nostra massima dirigenza. Si è fatto un lavoro improprio, perché ribadisce all'esterno l'immagine di un complesso di funzionari che non sono arrivati al vertice in forza di professionalità, ma in forza di una serie di circostanze: questo è stato detto in quest'aula. E' evidente che se si perviene non in forza di professionalità, ma in forza di circostanze, paradossalmente si rischia che abbiano più o meno non-ragione i nostri giudici quando ci dicono che se così è, è chiaro che un criterio come quello che è stato seguito nei confronti di alcuni funzionari non diventa più uno degli elementi, ma diventa l'elemento decisivo; ma così non è, mi pare di capire.
Quindi io ribadisco il mio giudizio che sarebbe stato opportuno non fare un dibattito su questa materia, ma lasciare alla Giunta la responsabilità, sicuramente non leggera, di affrontare su un terreno giuridico una questione che soprattutto in sede di appello diventa anche tecnicamente difficilmente praticabile.
Visto però che il dibattito si è fatto, mi permetto di richiamare ai colleghi una circostanza paradossale. Consigliere Rossa, non si danno giudizi politici sulle sentenze, si possono dare giudizi di buon senso quindi l'uomo di buon senso si stupisce del fatto che ci vogliano otto mesi per conoscere una sentenza e che, per esempio, non sia possibile rimediare alla lesione di un diritto soggettivo senza mettere in discussione un valore globale.
Quando il buon senso entra in urto con le istituzioni e le forme, vuol dire che la frattura è forte nella società civile e c'è il rischio che alla fine il guasto sia grosso. Questa vicenda si chiuderà fra un anno o un anno e mezzo, noi ci auguriamo in modo felice, ma qualora così non fosse non possiamo aspettare allora per immaginare di mettere in croce una Giunta che aveva ritenuto, rispetto a una questione specifica, di tenere un certo comportamento, perché non dobbiamo dimenticarci in quale clima l'atteggiamento della Giunta è stato assunto. E' un po' paradossale che qui si discuta tanto di una sentenza depositata 8 mesi dopo - cosa peraltro abbastanza frequente - e, per esempio, non si sia mai discusso di un nostro collega Assessore, che dopo avere scontato alcuni mesi di carcere è stato poi assolto.
Non ci si è mai chiesti come mai i giornalisti pubblicano le fotografie solo quando - combinazione - si trovano con la macchina fotografica e la cinepresa di fronte all'abitazione di nostri colleghi Assessori alle 6.00 del mattino, ma successivamente non hanno né il tempo, né il buon gusto e né la voglia di andarli ad intervistare quando sono stati assolti.
In questo clima di criminalizzazione, sempre e comunque con una giustizia che è la spada infuocata della libidine della gente, diventa molto difficile che una Giunta faccia, come forse doveva, in modo rigoroso e puntuale il suo dovere su una circostanza di grande delicatezza, perch si può chiedere serenità, obiettività e radicalità di giudizio non su un atto, ma su un comportamento di un'istituzione.
Ho l'impressione che, su queste vicende, l'istituzione non sia stata all'altezza della situazione; per esempio, mi chiedo se, dopo una raffica di assoluzioni di nostri colleghi e del sottoscritto, qualcosa sia cambiato. Per esempio, mi piacerebbe sapere se esiste ancora una sezione della Procura dell'Ufficio Istruzione che si occupa degli amministratori, e se alcuni giudici istruttori, che non hanno visto una sola causa andata secondo la loro indicazione, continuano ad occuparsi di questo settore.
Verrà messa in croce questa Giunta e sono molto preoccupato sull'esito della sentenza del Consiglio di Stato: verrà messa in croce una Giunta perché nei confronti di una persona ha tenuto un determinato comportamento se per caso ciò avverrà, ma ci dimentichiamo che questo era un elemento marginale rispetto ad una vicenda drammatica. Lì veramente c'è stata la strumentalizzazione della giustizia a fini di parte, non della giustizia soggetto. Ai fini di parte erano le forze politiche e sociali che in quella occasione utilizzavano una vicenda giudiziaria a fine di messa in discussione delle istituzioni. E' una strumentalizzazione fatta non dall'apparato della Magistratura, ma dall'apparato di quelle forze che nella società civile, tendono a ridurre a zero le istituzioni.
Atti di ingiustizia sostanziale in quegli anni se ne sono fatti e non è solo questo, ci sono molti altri provvedimenti in ordine ad autorizzazioni concessioni, riconoscimenti. E' una pagina amara della nostra storia guarda caso, però, ci si scandalizza per una sentenza depositata in ritardo e si dimentica che un Assessore, tra i più bravi che ci siano stati in questa Regione, abbia fatto dei mesi di galera per essere poi assolto, ma non ci chiediamo se costui ha fatto carriera, se è stato rimosso, se c'è stata giustizia; è tutto normale.
Per questo nei confronti della Magistratura non ci si può esprimere in termini politici, ma in termini di rispetto, però il rispetto devono averlo tutti nei confronti della giustizia Per esempio, il rispetto non l'hanno i giornalisti; i giornalisti non hanno rispetto per la giustizia, perché la giustizia non è la Magistratura, è un valore! Quindi, così come si chiede, a noi istituzione, di essere rigorosissimi e rispettosissimi nei confronti dei cittadini, abbiamo il diritto di chiedere ai cittadini di essere rispettosi nei confronti delle istituzioni perché voglio sapere cosa sarebbe successo se alcuni funzionari, che adesso sono in giudizio, fossero stati promossi. Vorrei sapere cosa sarebbe venuto fuori sul giornale, visto che adesso ci sentiamo improvvisamente le lezioni di rispetto dei diritti da parte di qualcuno. Vorrei sapere cosa sarebbe comparso sui giornali se qualche funzionario in odore di reato fosse stato portato ai massimi livelli. Mi ricordo cosa si è detto allora dei funzionari coinvolti in questa situazione, come sono trattati. "Abbiamo scoperto che le funzionarie usavano biancheria nera e reggicalze".
Gli amici che sono alle spalle devono sapere che cosa si distrugge non rispettando la giustizia, che non è un apparato. C'è la Magistratura, che è l'apparato che amministra la giustizia, che è un valore primario, ma la giustizia come valore primario che, in primo luogo, è dei cittadini, deve essere rispettata sia dalla Giunta quando fa i concorsi, ma deve essere rispettata dai cittadini nei confronti degli altri cittadini e - se me lo consentite - anche dai giornalisti. Quindi, evitiamo di alzarci alle 6.00 del mattino, perché magari è arrivata una telefonata della Mobile per andare a fotografare l'Assessore che esce di casa arrestato in manette. E' successo, pazienza! Abbiate però il buon gusto, cari amici giornalisti, di andarlo ad intervistare adesso, che è rovinato politicamente e magari professionalmente, però assolto in nome del popolo italiano con formula piena.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Siccome non sono informato e voglio informarmi, anche perché non è così facile essere informati, volevo fare alcune domande. La prima è questa: come è stato possibile questo presunto errore? Non si poteva informarsi prima sulla maggiore o minore irregolarità, includere un esperto giuridico? Penso che alla maggioranza non manchino gli avvocati, e se non sono esperti loro di diritto e di giustizia; dato e non concesso che il diritto e la giustizia coincidano sempre.
Altre domande; per esempio: Commissione esterna. Certo la Commissione esterna può essere discutibile, però è chiaro che se c'è l'esperto interno di massima fiducia, certi errori non si possono fare. Quindi, non ci sarebbero situazioni da sanare e altre che non si sa ancora come andranno a finire.
Poi si tira fuori il pretesto delle elezioni; questa è la solita solfa il ritornello: "Eh, non si può trattare di questo argomento, perché ci sono le elezioni". Chi l'ha detto? Anzi, proprio perché ci sono le elezioni bisogna trattare certi argomenti importantissimi, non causare una paralisi legislativa di mesi perché ci sono le elezioni. Abbiamo già un ritmo legislativo di tipo lumachesco, se poi approfittiamo ancora delle elezioni per non decidere mai, addio; anzi è proprio questo il momento del popolo sovrano.
Faccio una domanda: "Proprio in questo caso, non deve essere informato per decidere, per pungolare i suoi eletti?". Dire "Questo dovete farlo questo non dovete farlo". Quindi si deve evitare il clima dei sospetti "Forse faranno questo e quest'altro per le elezioni". Che c'entra? Dicano e facciano; e poi chi ha più filo fa più tela, come si dice.
Poi c'è un'altra faccenda. II PDS ha detto: "Abbiamo fatto allora la contrapposizione tra giuridico e politico", contrapposizione che conosco per quello che è stato detto adesso. Però, secondo me, l'errore è stato proprio lì, di dire: "Noi abbiamo dato un giudizio politico". Perché solo politico? Il giudizio politico vuol dire giudizio partitico; il giudizio doveva essere giuridico per la stessa ragione che anche questa forza politica avrà i suoi esperti di diritto, quindi se c'era irregolarità doveva essere denunciata. E' un po' la storia delle inchieste e Commissioni di inchiesta. Ma se si fanno Commissioni di inchiesta partitica, la verità la giustizia non si conoscerà mai. E' chiaro che ci vuole una terza parte possibilmente apartitica come era una volta la Magistratura e come sarebbe bello che fosse al di sopra delle parti. Un'inchiesta dei partiti presenti in aula o presenti nello Stato italiano non porta alcuna soluzione: da una parte c'è chi accusa, dall'altra c'è chi dice che è tutto falso; non avendo potere vero di giudici penso che l'inchiesta partitica sia tutto un perditempo. Questo, come dico, lo faccio sotto forma di domanda, perché pu darsi che ci siano ragioni più valide di quelle che sto portando io. Se poi il Consiglio di Stato darà il parere contrario all'istanza regionale pazienza: è un organo istituzionale giudiziario; dobbiamo rispettare la giustizia. Rispettiamo dunque anche quella del Consiglio di Stato. Perci chi ha sbagliato pagherà. Ecco perché è necessaria la severità delle leggi prima si deve non sbagliare, prevenire: la legge che minaccia è preventiva impedisce che il delitto si compia; e quando si è fatto lo sbaglio, si paga. Se no tutti sanati, tutti contenti; una volta i sanati erano i vitelli, se non sbaglio. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Voglio fare una brevissima considerazione. Io facevo parte delle precedenti Commissioni (Commissioni miste composte da tecnici, Consiglieri e Assessori) per questo concorso e da cui tutti i componenti del nostro Gruppo si erano dimessi in quanto non erano convinti della modalità con cui la legge aveva definito il concorso e del ruolo che in particolare i Consiglieri che vi facevano parte come rappresentanti politici dovevano svolgere in quel contesto. Il collega Monticelli richiamava il fatto che noi allora sostenemmo la posizione che la selezione dei dirigenti doveva essere fatta su un piano tecnico, attraverso l'utilizzo di una società o di soggetti capaci di selezionare il personale a livello di competenza molto elevato. Mentre non c'era nessuna ragione che il Consigliere in quanto tale avesse delle competenze, e se le aveva era del tutto casuale. Il giudizio quindi non poteva che essere politico e discrezionale.
Non entro nel dettaglio perché si tratta di materia che riguarda persone; però queste cose sono venute in discussione attraverso la sentenza del TAR. quindi devono essere precisate alcune cose.
Proprio in quella sede era già emersa - su consiglio di un autorevole membro tecnico di quelle Commissioni, peraltro nominato dalla Giunta quindi di fiducia della Giunta - la questione dei possibili casi giudiziari che vedono coinvolti, molto spesso senza responsabilità, i funzionari.
Infatti si sa che ci possono essere degli avvii di procedura giudiziaria che possono rivelarsi non esatti.
La questione era stata posta ed era stata così chiarita sul piano tecnico: nel caso in cui dei funzionari fossero coinvolti in procedimenti giudiziari senza una sentenza passata in giudicato, la modalità corretta era quella di metterli in graduatoria e poi sospenderne la nomina, cioè sospendere la proclamazione di quei funzionari come vincitori fino a chiusura della procedura giudiziaria.
Questo fu un parere tecnico molto autorevole che quelle Commissioni proprio perché ci furono le dimissioni di alcuni componenti e furono sciolte - non ebbero occasione di applicare e che, apparentemente, la Giunta non ha tenuto in nessun conto pur trattandosi del parere di una persona che oggi ha una posizione molto autorevole nell'ambito della Corte dei Conti e che allora rappresentava la massima competenza in materia concorsuale.
Credo quindi che ci sia stata quanto meno una colpevole leggerezza da parte della Giunta che dimostra come fosse sbagliata la modalità con cui si procedette ai concorsi attraverso un giudizio politico della Giunta regionale e che avevamo ragione noi a sostenere che concorsi di questo tipo dovevano essere fatti attraverso procedure di valutazione della qualità dei dirigenti tutte diverse da quella della discrezionalità politica. Credo quindi che non si possa sostenere, come sosteneva poco fa il Consigliere Marchini, che l'alternativa era fra nominare delle persone che erano sottoposte a una procedura giudiziaria (con il rischio di essere attaccati per quella ragione) oppure non metterle in graduatoria e quindi inficiare il concorso. Esisteva invece una procedura di estrema correttezza e se l'Assessore vuole posso anche darle il nome dell'esperto che suggerì, in maniera precisa e puntuale, questa soluzione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi sembra che il dibattito di questa mattina stia andando fuori binario perché prima dovevamo semmai ascoltare il Presidente della Giunta che ci dicesse l'opinione della Giunta su questi fatti. Infatti attaccare la Giunta può essere più o meno facile però, obiettivamente, se prima non sentiamo le risposte della Giunta, mi sembra che la struttura del dibattito sia abbastanza assurda. Mi riservo di rispondere alle comunicazioni del Presidente, perché se si legge: "Comunicazioni del Presidente della Giunta", prima sentiamo le comunicazioni, poi le commentiamo.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Volevo solo replicare dato che c'è il dibattito, non faccio un'altra comunicazione.



ZACCHERA Marco

Mi sembrava comunque, davanti a numerose domande che sono sorte oggi che una completa ripresa dello stesso dibattito sia da parte dell'Assessore sia da parte del Presidente sia doverosa, così almeno tutti tranquilli ascoltiamo queste comunicazioni. Pongo solo due domande, che sono semplicissime: "Adesso cosa si fa?"; "Adesso, eventualmente, chi paga?". Se rispondete bene a queste due domande, abbiamo esaurito tutto il dibattito.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta per la replica.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Noi abbiamo aderito alla richiesta di fare una comunicazione della Giunta per tenere informati circa l'iter processuale, non per fare un dibattito su quello che è stato il concorso di allora, sulle ragioni che lo hanno animato, perché faremmo della dietrologia e della storia di fronte all'esigenza di governare la situazione.
Abbiamo fatto la comunicazione immediatamente alla Conferenza dei Capigruppo, abbiamo ottenuto dalla Conferenza dei Capigruppo un generico ma puntuale sostegno nella linea del ricorso che noi abbiamo anticipato e della richiesta di sospensiva. Questa è la situazione puntuale e precisa.
Siamo venuti in aula a ribadirlo di fronte a tutti i Consiglieri e a spiegare le ragioni per cui questo ricorso è assolutamente necessario quasi un atto dovuto da parte dell'Amministrazione regionale che mira sostanzialmente a due aspetti.
Il primo aspetto è quello di garantire la funzionalità dell'ente che non può essere decapitato dalla sera alla mattina.
II secondo aspetto è quello di garantire il complesso del personale, i dirigenti che sono stati allora promossi, quelli che sono legati all'assetto che c'è stato perché questo legame c'è ed è pesante e tocca tutta la struttura dell'ente, non possiamo illuderci che questo sia un fatto a se stante e semplicistico che riguardi soltanto le persone che sono toccate dal ricorso. Quindi è un interesse generale quello che ci spinge a fare ricorso.
Non posso che condividere pienamente, la relazione che è stata fatta dalla collega Bergoglio. Nel merito della sentenza noi possiamo rilevare tutte le impostazioni che vogliamo, però debbo dire che questo concorso è susseguente ad una legge che ha istituito il criterio della stima e che, su questo criterio, c'era una linea interpretativa diversa da quella pur pregevole suggerita dall'avvocato Nunziata precedentemente. Ma io posso arrivare anche alla conclusione che la sentenza sui due casi possa , essere una sentenza che abbia delle motivazioni. Ma siccome la sentenza ha una sua unicità, parte da questi due casi accogliendoli per trarre la conseguenza che l'intero concorso deve cadere e da un lato mentre respinge tre ricorsi perché superati dall'accoglimento di questo ricorso, dà un legame complessivo che lascia profondamente perplessi.
Mi rivolgo al collega Bosio per dirgli, con tutta tranquillità, che non sapevamo nulla della sentenza ed è un fatto che mi stupisce perché, in genere, è vero che il deposito può passare a otto mesi, ma non conoscere l'esito per otto mesi da un ente che è così interessato lascia veramente perplessi. Non è che non sia stato chiesto, certo, non dal Presidente della Giunta regionale perché, per rispetto alla Magistratura non possiamo che farlo chiedere dai nostri avvocati. Non dobbiamo dimenticare che siamo di fronte ad un tribunale che ha la sua indipendenza di comportamento e la sua indipendenza di giudizio. Ma il professor Majorca, che è stato ripetutamente al TAR a chiedere notizie della sentenza, non è mai riuscito ad avere notizia del suo risultato. Tanto è vero che, quando è apparsa la sentenza di accoglimento, si era sparsa autorevolmente la voce che era stato accolto il ricorso delle due persone, che erano stati respinti gli altri e non si è mai parlato di questa connessione che abbiamo poi scoperto leggendo la sentenza che ha provocato l'effetto di far cadere l'intero castello del concorso. Questa è la situazione reale e obiettiva di fronte alla quale ci troviamo.
Abbiamo quindi il dovere di fare ricorso, il dovere di chiedere la sospensiva e, successivamente, a sospensiva ottenuta, fare tutte le valutazioni più approfondite nel merito. Comunque, quando la collega Bergoglio ha detto che non possiamo qui dire tutti i particolari, intendeva che, proprio in questo momento, c'è una riunione in corso a Roma degli avvocati che stanno studiando la situazione. Presa cioè una linea che è una linea comportamentale di merito, non possiamo discuterne in aula. Non ho mai discusso in aula le comparse che presentavamo per l'ACNA o le comparse che presentavamo per altre discussioni. Qui diamo delle linee che sono di competenza primariamente della Giunta che le ha date, la Giunta riceve dal Consiglio il consenso che gli dà motivo di funzionare, riferisce al Consiglio e lo informa, poi il discorso mi pare si debba correttamente chiudere.
Nella prima parte dell'intervento del Consigliere Marchini c'è stata una certa sorpresa per questo tipo di dibattito e non posso che convenire pienamente. Abbiamo dato una comunicazione perché il Consiglio fosse aggiornato interamente sulla vicenda, non soltanto i Capigruppo, e su quello che è il nostro atteggiamento. Certo, quando presenteremo le comparse saranno degli atti pubblici; se i Consiglieri vorranno li presenteremo, ma oggi abbiamo preso una linea comportamentale sul piano giuridico che è quella del ricorso contro la sentenza perché ha una sua unicità la richiesta di sospensiva per garantire il funzionamento delle istituzioni e per dare tranquillità a tutto il complesso dei funzionari che hanno lavorato e che lavorano. Quale sarà il risultato caro-collega Zacchera, non lo so. Di fatto i funzionari hanno esercitato queste mansioni, comunque sia. Mi pare che tutta la giurisprudenza sia sufficientemente chiara su questo terreno. Questa è la linea di comportamento. Dobbiamo garantire il funzionamento delle istituzioni - lo ripeto ,e concludo il mio intervento - e garantire i dipendenti. Questo cerchiamo di fare. Vi terremo informati sull'iter processuale e sui successivi passaggi che mi paiono consequenziali. Non sto a fare il discorso del passato, non voglio entrare in polemica, taluno su delle scelte determinate ha assunto delle posizioni di cui ha la responsabilità e che sono di tutto rispetto. Peraltro, la situazione complessiva del personale ci ha visti, anche in quella fase, allineati nella ricerca di una soluzione che portasse a dare alla Regione la nomina della "seconda dirigenza". Il risultato è stato quello che è stato. Mi pare che questa sentenza, azzerando il complesso del lavoro, non compie un buon servizio alla pubblica amministrazione.
Non do un giudizio, ma la conclusione che si trae da questo tipo di sentenza non mi pare un contributo al funzionamento della pubblica amministrazione.
Questo l'ho fatto rilevare al Commissario di Governo e al Ministro della funzione pubblica.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento: Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

Richiesta di iscrizione all'o.d.g. della mozione presentata dal Gruppo MSI DN relativa alla vicenda della campagna pubblicitaria per i mezzi pubblici organizzata dall'Assessorato ai Trasporti


PRESIDENTE

L'intesa dei Capigruppo prevedeva che questa mattina, dopo la comunicazione della Giunta sul personale, si esaminassero gli ordini del giorno sull'obiezione di coscienza.
I Consiglieri Zacchera e Majorino, hanno presentato la seguente richiesta di iscrizione all'o.d.g. ai sensi dell'ari. 51 del Regolamento quinto comma: "I Consiglieri regionali del Gruppo MSI-Destra nazionale, Gaetano Majorino e Marco Zacchera chiedono che sia iscritto all'o.d.g. dell'odierna seduta di Consiglio la mozione da essi stessi presentata in data 25 febbraio u.s, e relativa alla nota vicenda della campagna pubblicitaria per i mezzi pubblici organizzata dall'Assessorato ai Trasporti.
Tale richiesta è motivata anche dal fatto che dalla stampa odierna si apprende chela Giunta avrebbe nominato - o starebbe per nominare - un gruppo di 'esperti' che esaminò la congruità dei costi della predetta campagna, 'esperti' nominati dalla Giunta ed in ciò esautorando il Consiglio regionale nonostante il nostro Gruppo abbia - come altri Gruppi consiliari - presentato una specifica richiesta di costituzione di una Commissione di indagine consiliare.
Appare quindi evidente la necessità che su questo argomento si sviluppi un franco dibattito consiliare aperto a tutte le componenti politiche.
Si richiede pertanto di proporre al Consiglio l'iscrizione della predetta mozione all'o, d.g, della presente seduta, affinché si proceda ad una sua discussione".
A norma di Regolamento, sull'iscrizione di nuovi argomenti all'o.d.g.
può parlare un Consigliere a favore ed uno contro per cinque minuti.
Ha pertanto la parola il Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Invito i colleghi a esprimere il loro voto favorevole affinché sia iscritta all'o.d.g., pur se eventualmente non discussa oggi, la nostra mozione che è collegata alla richiesta di costituire una Commissione di indagine e di inchiesta sulle vicende che la scorsa settimana sono state discusse in Consiglio regionale.
Direi che, a maggior ragione, abbiamo presentato oggi questa richiesta perché abbiamo letto sui giornali odierni che il Presidente della Giunta e la Giunta avrebbero deciso ieri di costituire una Commissione di "saggi" di esperti, per vedere se le critiche sollevate da più parti in questo Consiglio regionale e all'Assessorato dei trasporti fossero fondate oppure no . Riteniamo che non debba essere la Giunta a nominare degli esperti anche perché (oltre al costo di questi esperti) si presterebbe a molte critiche per cui dovrebbe essere il Consiglio regionale ad occuparsi di questo.
Tutti i giorni di questa settimana, giorno per giorno, sono emersi fatti nuovi e sempre più inquietanti sull'argomento che ci portano a considerare estremamente utile la discussione della mozione. Dalla maggioranza potrà essere respinta, ma per lo meno tutti interverranno esprimendo il proprio parere al fine di creare questa Commissione di indagine che sull'argomento è, a mio parere, necessaria.
Al di là delle cifre sono state messe in luce alcune cose che, a mio avviso, non collimano anche da alcune dichiarazioni dell'Assessore fatte la scorsa settimana perché appaiono sempre più inverosimili dai documenti che emergono e dalle persone che sono state coinvolte e interessate dall'azione pubblicitaria di cui siete a conoscenza. Per questo motivo chiedo al Consiglio, senza entrare con toni polemici nell'argomento, di approvare la nostra richiesta, cioè di mettere all'ordine del giorno questo argomento che può essere calendarizzato per la prossima settimana. Tutto ciò anche perché sono rimasto molto colpito, durante la riunione dei Capigruppo di mercoledì scorso, da parte di un Capogruppo di maggioranza, che si è messo letteralmente ad urlare che di queste cose non bisogna parlarne, in Consiglio non ne parleremo e se ne parleremo sarà il più tardi possibile mentre il Presidente aveva detto che lo avrebbe messo all'ordine del giorno solo ai sensi del regolamento, cioè entro il sessantesimo giorno dalla presentazione della settimana scorsa cioè - secondo noi - una aperta volontà di parlarne più tardi possibile, dopo che sarà passato d'attualità.
Su questo è opportuno per la chiarezza e per la tranquillità di tutti che se ne parli in termini corretti e precisi e che vengano presentati i vari aspetti di questa ,questione che, secondo me, non è assolutamente edificante per l'intero Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Signor Presidente, noi non siamo d'accordo sulla richiesta presentata dal Consigliere Zacchera a nome del Gruppo MSI. Anche noi siamo interessati a che vengano forniti tutti i chiarimenti richiesti in quest'aula, per abbiamo appreso che la Giunta regionale, in sintonia con quanto affermato nella Conferenza dei Capigruppo, ha avviato una procedura che dovrebbe metterla in condizioni di riferire puntualmente a questo Consiglio.
Non per tattica dilatoria collegata a scadenze più o meno ravvicinate ma soprattutto per poter disporre serenamente di tutti quegli elementi di giudizio necessari di fronte ad una situazione come quella che abbiamo discusso nella precedente seduta, penso debba ritenersi una forzatura la proposta che viene ribadita in questa sede dal Consigliere Zacchera.
Non devono essere sollevati dei polveroni di fronte a situazioni come quelle che abbiamo discusso e che in questo momento non voglio riprendere ma un sereno approfondimento che la Giunta ha avviato non al proprio interno, ma ricorrendo all'opera di esperti esterni. Non abbiamo alcuna ragione di ritenere che la procedura seguita e indicata dalla Giunta regionale non possa portare a quel risultato che tutti auspichiamo, per cui siamo contrari alla proposta del Consigliere Zacchera.



PRESIDENTE

Pongo quindi in votazione la richiesta di iscrizione all'o.d.g. di tale mozione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La richiesta è respinta con 20 favorevoli e 26 contrari.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Esame ordini del giorno sull'obiezione di coscienza


PRESIDENTE

Passiamo quindi all'esame degli ordini del giorno sull'obiezione di coscienza, di cui al punto 5) all'o.d.g.
Pregherei coloro che si iscrivono a parlare di contenere i loro interventi nel limite di sei minuti.
La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Signor Presidente, non avrà motivo di interrompermi in quanto parler molto meno di sei minuti.
Intendo sottolineare come, a mio avviso, nell'economia dei lavori di un Consiglio regionale, l'affrontare un argomento serio e importante come quello dell'obiezione di coscienza - che però con l'Amministrazione regionale non ha nulla a che vedere - non dico sia una perdita di tempo, ma sicuramente un'assurdità: Questo, specialmente in considerazione del fatto che abbiamo decine di punti all'ordine del giorno che vengono man mano rinviati e soprattutto perché, al di là di una serie di ordini del giorno più o meno condivisibili, il Consiglio regionale non ha motivo - perché non è sua competenza - di discutere dell'obiezione di coscienza.
L'obiezione di coscienza è diventato un casus belli a livello politico nazionale, trascinando il Parlamento in aula ancora a Camere chiuse, quasi mi si permetta di dire - che in Italia non vi fossero altre leggi importanti da fare, non vi fossero altre leggi rimandate in aula dal Presidente della Repubblica, non vi fossero più importanti e gravi urgenze sembra che tutta l'Italia sia appesa al filo dell'obiezione di coscienza.
Mi sembra che oggi: rischiamo, come Consiglio regionale, non dico di scimmiottare il 'Parlamento, ma comunque di voler sviluppare un dibattito su un tema estremamente serio e sul quale, al di là dei partiti, ognuno ha una propria personale opinione; ma con ciò uscendo dalle necessità, dalle urgenze e dalle volontà stesse del Consiglio regionale.
Alla fine del dibattito, il Consiglio regionale tutt'al più potrà produrre un ordine del giorno; molto probabilmente produrrà una quantità di ordini del giorno, ma le cose non verranno spostate di un millimetro dalla normativa nazionale in merito. Ritengo quindi che, al di là della palestra delle buone intenzioni, questo sia un dibattito assurdo e inutile.
Partecipiamo e parteciperemo al dibattito perché è doveroso nei confronti dei colleghi, ma non parteciperemo ad alcuna votazione sugli ordini del giorno relativi all'obiezione di coscienza in quanto, al di là e al di sopra delle opinioni personali di ciascuno, non è di queste cose che il Consiglio regionale del Piemonte si deve occupare in via prioritaria, e pochi minuti fa abbiamo avuto un esempio in cui - a mio avviso - era forse molto più opportuno occupare il tempo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fiumara.



FIUMARA Francesco

Signor Presidente e colleghi, il Gruppo socialista ritiene importante premettere a questo dibattito che considera la presentazione degli ordini del giorno sull'obiezione di coscienza, presentati dai Gruppi del PDS Verdi, Rifondazione e DC, inopportuni e fuori luogo.
Così facendo sembra di ritornare al vecchio vezzo delle assemblee italiane di occuparsi di tutto e non delle competenze proprie. Tutti ricordiamo gli estenuanti dibattiti, anche nei più piccoli Consigli comunali, sugli ordini del giorno relativi alla guerra del Vietnam e le interminabili discussioni sull'imminente e incombente rivoluzione cinese (la Cina allora appariva vicina ai nostri rivoluzionari).
Consideriamo questa discussione fuori luogo e inopportuna perch riteniamo sbagliato sovrapporre al dibattito parlamentare della legge sull'obiezione di coscienza le nostre considerazioni. La Regione non deve e non può essere il contraltare del Parlamento su alcune delicate questioni di carattere generale, anche perché un conto è stimolare il Parlamento e il Governo a legiferare come si è fatto con l'ordine del giorno del Consiglio regionale del 21 maggio 1991, altro conto è interferire in modo pesante nella libera dialettica del Parlamento.
La difesa del ruolo delle Regioni vuol dire anche autonomia decisionale di tutte le assemblee elettive, Parlamento compreso; così facendo si cade in palese contraddizione con quanto da noi stessi invocato quando chiediamo al Parlamento di doversi occupare di alcune e ben individuate materie- e non di altre.
Durante il recente dibattito sul regionalismo quasi tutti i Gruppi si sono dichiarati d'accordo con l'ipotesi formulata dalla Commissione Affari Costituzionali della Camera. Ebbene, quell'ipotesi prevede come campo di competenza legislativa del Parlamento materie relative alla revisione costituzionale, alla difesa nazionale, alla politica estera, alla pubblica sicurezza, all'ordinamento giudiziario ed altro.
I contrasti fra la discussione sul regionalismo e il dibattito su questi temi risultano fin troppo evidenti. Da un lato invochiamo maggiore autonomia e maggiore chiarezza nelle attribuzioni, dall'altro non perdiamo occasione per interferire indebitamente nell'attività legislativa del Parlamento su questioni di grande rilievo e con valenza nazionale.
Ciò premesso, riteniamo tuttavia di dover dire qualcosa nel merito. I socialisti, in relazione all'obiezione di coscienza, possono tranquillamente sostenere di avere la primogenitura, non solo per aver voluto la legge vigente sull'obiezione e quella rinviata dal Capo dello Stato, ma perché il nostro atteggiamento contro le guerre ha radici antiche, non solo per dottrina, come fu all'inizio del secolo, ma per autentico convincimento civile.
Forse non tutti ricordano la famosa formula adottata dai socialisti nella prima guerra mondiale del "non aderire né sabotare". Dalle cose ricordate, si desume facilmente quanto sia netta e definita la posizione dei socialisti in questa materia; cosa del tutto diversa è nutrire dei dubbi e chiedere l'approfondimento di una legge alla luce delle osservazioni del Presidente della Repubblica.
Sulla richiesta di rivedere il testo con un esame sereno, avanzata dal PSI e dagli altri partiti laici, si è innescata una speculazione di basso profilo. Si sono pure scoperte urgenze mai esistite; sono state fatte notevoli forzature costituzionali in nome di non si sa quale supremo interesse della Nazione.
E se è vero che l'art. 61 della Costituzione recita: "Finché non siano riunite le nuove Camere, sono prorogati i poteri delle precedenti", è altresì vero che c'è una lunga prassi da rispettare. I Governi che si sono succeduti in questi 50 anni di vita repubblicana (il Parlamento stesso), a Camere sciolte, si sono sempre occupati di ordinaria amministrazione. E non solo. Numerosi studiosi si chiedono a questo punto - e noi stessi ci chiediamo - quale differenza sostanziale ci sia tra un Parlamento nella pienezza delle sue funzioni ed uno a Camere sciolte.
A quanto ci è dato sapere, in casi analoghi, il Parlamento si riunisce per convertire decreti legge in scadenza, per ratificare trattati internazionali, per gravi fatti nazionali o internazionali. L'iter adottato dai due rami del Parlamento è pertanto non rispondente né alla prassi n alla lettera della Costituzione, e sono del tutto gratuite le affermazioni di taluni quando dicono di difendere il ruolo del Parlamento.
Quando si dicono certe cose in modo così solenne, bisognerebbe aggiungere anche il complemento di agente; si difende il Parlamento da chi da che cosa? Certamente non ci sarebbero risposte convincenti, perché il Parlamento italiano, per nostra fortuna, non è sotto la minaccia del fascista ten. Teiero, così come sono state le coortes spagnole qualche anno addietro, né ci sono generali golpisti dietro l'angolo.
Tornando al merito della legge, senza voler sposare per intero le tesi del generale Corcione, Capo di Stato Maggiore della Difesa, riteniamo di accogliere alcuni rilievi. La legge, nei fatti, vanifica il servizio militare obbligatorio e compromette le prossime decisioni del futuro Parlamento relative al nuovo modello di difesa, con la creazione in forma mista di un corpo di soldati di leva e altri di professione.
II Partito socialista è favorevole a che il diritto all'obiezione di coscienza sia garantito nei casi di sicura, comprovata opposizione di coscienza del cittadino a servire lo Stato in arme. Siamo d'accordo con l'ipotesi di far svolgere il servizio in tutti i settori della Pubblica Amministrazione, a che tutto questo non generi disparità di condizioni e di trattamento economico tra i giovani.
Affermiamo questo perché l'esperienza ci dice che fino ad ora gli unici obiettori che hanno usufruito di questo servizio quasi tutti hanno avuto un santo in paradiso, e questo francamente non ci sembra giusto.



FOCO ANDREA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Mi devo associare alle dichiarazioni dei Consiglieri che mi hanno preceduto, tanto quelle di Zacchera quanto quelle di Fiumara, ritenendo anch'io che questo Consiglio non sia competente ad intervenire su una questione che, a mio parere, è di merito costituzionale. Ma poich l'argomento è stato proposto e richiesto da più parti di questo Consiglio ritengo doveroso dare l'interpretazione della Lega Nord sull'argomento.
Vorrei partire dalla prima considerazione fatta. Questo è un argomento eminentemente costituzionale; la nostra attuale Costituzione prevede l'obbligatorietà del servizio militare di leva, e questo è il nocciolo di tutto il discorso. Se si intende trasformare il servizio militare in un servizio eminentemente civile o comunque dare al soggetto che deve prestare il servizio l'arbitrio di scegliere tra servizio militare e servizio civile, ebbene, si abbia il coraggio di affermarlo. Si abbia il coraggio di mettere mano alla Costituzione e dire che il servizio militare di leva è un servizio opzionale, oppure di cancellare tout court l'articolo.
Questo noi riteniamo debbano fare le Camere, questo noi ritenevamo dovessero fare a suo tempo le Camere. Ovviamente il provvedimento in questo momento ha una tale importanza per il Paese che non sono sicuramente delle Camere sciolte, non sono sicuramente dei parlamentari, che vedranno decadere il loro mandato tra circa 30 giorni, a poter dare risposta ad un argomento così rilevante.
Le perplessità non sono solo venute da parte del Presidente della Repubblica o da parte dello Stato Maggiore, sono venute anche da parte di moltissime forze all'interna del Paese; credo che anche molti tra i difensori dell'obiezione di coscienza abbiano seri problemi ad identificarsi in questa legge che, se da un lato consentirebbe a chiunque di scegliere tra il servizio in armi e il servizi civile, dall'altro, in effetti, consentirebbe o costringerebbe ad esercitare il servizio in armi solamente a malfattori comuni, a denunciati e processati per reati di violenza, a portatori abituali di armi da fuoco e similari.
La legge è sicuramente una pessima legge, ma non per questo riteniamo che il Consiglio debba dare altre indicazioni al Parlamento, se non quella di intervenire sulla Costituzione e quindi di non affrontare con leggerezza questo grande momento istituzionale, ma di rinviare alle Camere prossime venture ogni decisione in merito.
Proprio per queste motivazioni il nostro Gruppo non parteciperà alla votazione degli ordini del giorno proposti dai Gruppi di minoranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Vincenzo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, cercherò di sviluppare un ragionamento che spero serva a chiarire i termini della questione che sta diventando molto complicata, soprattutto dopo gli interventi dei colleghi Fiumara e Vaglio. La questione principale di fronte alla quale il Paese si trova è il conflitto di interpretazione del dettato costituzionale sul ruolo del Parlamento a Camere sciolte. E' una questione sulla quale noi come Consiglio regionale non possiamo, e io personalmente non ho voglia di intervenire.
Sia ben chiaro, non è in quest'aula che si può intervenire su una questione di questo genere, ma sarebbe da struzzi ridurre tutta la vicenda sulla legge dell'obiezione di coscienza a una mera questione di interpretazione costituzionale, perché se così fosse sarebbe stata fatta da un gruppetto di giuristi in non so quale aula che si disputavano le competenze di un Parlamento a Camere sciolte. Non è così, perché il Presidente della Repubblica e le altre forze che hanno sottoscritto politicamente il rinvio alle Camere di questa legge, e che stanno ora cercando di rinviare la discussione, hanno delle motivazioni ben precise contro la legge e contro i principi che - sono contenuti nella stessa. Se discussione ci dev'essere, questa è la vera questione di cui bisognerebbe parlare (la seconda questione), è sulla natura e il contenuto della legge sull'obiezione di coscienza in Italia così come il Parlamento ha votato prima del rinvio alle Camere da parte del Presidente della Repubblica.
Su questa materia è sconvolgente che il Consigliere Fiumara continui a parlare ancora della storia dei pacifisti, che gli obiettori di coscienza sono quelli che vogliono la pace, che il PSI è un partito che ha sempre voluto la pace e ha voluto l'obiezione di coscienza. L'obiezione di coscienza è un diritto civile che ha a che fare con la moralità dell'individuo, non ha a che fare con la guerra che è una scelta degli Stati. E' una questione completamente diversa, tant'è vero che la Costituzione parla (lo dicevo prima al collega Miglio, perché sentendo il Consigliere Vaglio mi sembrava di non ricordare la Costituzione) di difesa della patria, non parla di obbligatorietà del servizio militare; è la difesa della patria che è un obbligo per il cittadino, non è il servizio militare un obbligo del cittadino!



MARCHINI Sergio

E' questo il problema che noi laici dovremmo affrontare.



CUCCO Vincenzo

Certo, questo è il problema che noi laici dovremmo affrontare, ma da laico io sostengo che non c'entra nulla sollevare questioni di pacifismo o non pacifismo in questa materia; si tratta di sottolineare e di difendere in modo concreto il diritto civile degli individui a non prestare servizio militare come mezzo per difendere la patria. E' in questa direzione che andò l'ordine del giorno, del quale fui l'estensore, sottoscritto ed approvato a maggioranza nel maggio 1991.



FIUMARA Francesco

E' stato respinto.



CUCCO Vincenzo

No, fu approvato a maggioranza, l'avete votato anche voi, non scherziamo! Evidentemente parliamo di due documenti diversi.
Quell'ordine del giorno entrava direttamente nel merito della questione e prendeva posizione in un dibattito che allora era presente alla Camera fra un progetto che si stava discutendo al Senato e un altro che si stava discutendo alla Camera che conteneva diverse interpretazioni della legge e quindi dell'obiezione di coscienza. Non è vero quindi che il Consiglio regionale non si possa esprimere sulla materia, anzi è una materia che riguarda i piemontesi così come i napoletani e tutti gli altri cittadini italiani. E' una materia che riguarda direttamente le forze politiche tant'è vero che quell'ordine del giorno è entrato coi piedi e con le mani nella materia e fu approvato con una dichiarazione di principio molto specifica.
Io non ho presentato un ordine del giorno. Alla notizia del rinvio alle Camere da parte del Presidente della Repubblica della legge mi sono limitato a telegrafare al Presidente del Consiglio e al Presidente della Giunta citando l'ordine del giorno approvato dal Consiglio e sollecitando loro, come garanti di questa istituzione, a ricordare al Parlamento che il Consiglio regionale del Piemonte aveva già preso una posizione e che bisognava andare a mio avviso in quella direzione, perché sapevo che ordini del giorno su questa materia sarebbero stati motivo per riprendere una discussione sull'obiezione di coscienza che non si può limitare a 5 minuti così come sono stati concessi dalla Presidenza per ogni Consigliere. Un dibattito sull'obiezione di coscienza non si può limitare a 5 minuti perch lo ha detto il Consigliere Marchini - bisognerebbe parlare di ben altre questioni, non soltanto in casa laica, ma anche in altre e pure in quest'aula, per cui proprio per un motivo di praticità e di concretezza del dibattito mi sembrava che quella fosse la strada migliore.
E avevo ragione perché gli ordini del giorno presentati sembrano simili, ma sono fondamentalmente diversi l'uno dall'altro. Gli ordini del giorno del Consigliere Chiezzi e del Gruppo PDS, chiedono la riapprovazione integrale del testo approvato dalle Camere; l'ordine del giorno del Gruppo dei Verdi chiede la riapprovazione della legge, non parla più di riapprovazione integrale del testo.



MIGLIO Mario

No, dice: "licenziata a larghissima maggioranza".



CUCCO Vincenzo

Sì, ma quello può essere interpretato anche in un altro modo.
Andando per sfumature, l'ultimo ordine del giorno è quello del Gruppo DC, dove non si parla di riapprovazione, ma si chiede di assicurare al Parlamento una nuova legge sull'obiezione di coscienza.
Se io devo prendere posizione su questi ordini del giorno devo entrare nel merito di cosa significa riapprovare integralmente una legge già approvata dal Parlamento che il Presidente della Repubblica ha rinviato alle Camere. Non è possibile minimizzare una discussione in questi termini perché non si può discutere di obiezione di coscienza così come si vorrebbe fare adesso. Non è una questione semplice, ma non deve essere risolta con un ordine del giorno da sventolare nella propria campagna elettorale per poter dire: "Noi abbiamo fatto delle cose per gli obiettori di coscienza" perché poi in fondo la storia è questa! Gli obiettori di coscienza, numericamente parlando, sono sempre stati grosso patrimonio delle forze cattoliche in questo Paese, non delle forze laiche. Io non mi presto al giochetto di strumentalizzare, per cui non voterò l'ordine del giorno presentato dal Consigliere Picchioni, che considero davvero soltanto un giochetto di tipo elettorale, e voterò a favore degli altri tre ordini del giorno presentati, dichiarando però la mia completa insoddisfazione per una forzatura che si è voluta fare su una grande questione ideale (non mi vergogno a dirlo, perché si dovrebbe discutere anche degli ideali in quest'aula) e che, purtroppo, invece viene ridotta a carta da campagna elettorale che peraltro poi chissà quanti vati consentirà di tirar su!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Grosso.



GROSSO Carlo Federico

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sono oltre vent'anni che mi occupo del problema dell'obiezione di coscienza; sono stato sempre a fianco di quei giovani, inizialmente giovani cattolici, che hanno sofferto la galera per affermare in questo Paese il diritto ad obiettare. Mi sono sempre alzato e mi sono tolto il cappello di fronte a queste manifestazioni di grossa idealità, ce ne fossero tanti ancora oggi di giovani che per le loro idee sono decisi ad andare fino in fondo! Ricordiamo tutti i primi processi quando questi giovani andavano in galera, erano condannati una prima volta e poi venivano condannati la seconda volta. Oggi non l'abbiamo ancora, ma se avremo questa legge lo dobbiamo a quei giovani! Ricordo ancora i dibattiti che facevamo con le ACLI, con la GIOC e con le organizzazioni cattoliche vent'anni fa. Ha detto bene Cucco: è stata una battaglia inizialmente cattolica, dopodiché per fortuna è diventata una battaglia democratica di tanti e nel Paese è cresciuta la coscienza.
Questa è una legge importantissima perché è apparso finalmente un principio che io e molti altri sosteniamo da vent'anni, cioè che l'alternatività al servizio militare è un diritto e non dev'essere più nemmeno oggi un diritto di coscienza, ma deve entrare nella coscienza di tutti che la patria può essere servita con diverse modalità, secondo quanto è più consono ai valori della propria coscienza. L'art. 1, secondo comma, di questa legge lo dice con estrema chiarezza: "un servizio civile diverso per natura ed autonomo dal servizio militare, ma come questo"- come il servizio militare! - "rispondente al dovere costituzionale di difesa della patria e ordinato ai fini enunciati nei principi fondamentali della Costituzione".
L'aveva detto più volte la Corte costituzionale, finalmente il nostro Parlamento è arrivato a riconoscere questo diritto dei nostri giovani, un diritto conquistato.
Questa legge è stata votata a larghissima maggioranza ed è per questo che siamo rimasti assolutamente allibiti quando questa legge, con una motivazione politica che vorrei leggere nella sua essenza, è stata rimandata alle Camere a Parlamento sciolto. Nel documento del Presidente della Repubblica al Parlamento - non intervengo qui sulle questioni giuridiche, ma sulle motivazioni politiche, poche righe alla fine - sta scritto: "la massima misura di libertà di coscienza può essere garantita senza che ne venga vulnerato il valore della carta civile solo nei Paesi in cui forte sia il concetto di patria e di nazione. E' il problema della rinazionalizzazione della società italiana che appare collegato a quello di un nuovo patto popolare per la rifondazione della Repubblica". Io posso rispettare il Capo dello Stato per le sue idee, credo che chiunque debba rispettare le idee di ciascun cittadino nel momento in cui dichiara che non è d'accordo su questi enunciati politici.
Ecco perché ritengo estremamente importante che il Parlamento rivoti integralmente questa legge respingendo le motivazioni giuridiche e le motivazioni politiche che sono alla base del fatto che sia stata rimandata alle Camere a Parlamento chiuso.
Interferenza indebita di un Consiglio regionale? Ma fra le competenze del Consiglio regionale, se non vado errato, c'è anche quella di fare proposte legislative al Parlamento, abbiamo un diritto di iniziativa legislativa parlamentare nazionale! Non abbiamo quindi piena competenza di votare ordini del giorno per chiedere al Parlamento nazionale che rivoti su sacrosante leggi che esso stesso ha votato a larga maggioranza? Oltretutto in una materia su cui noi avevamo approvato un ordine del giorno anch'esso a maggioranza abbastanza ampia.
Si tratta di una legge che tocca diritti fondamentali dei nostri cittadini. Motivo in questo modo il perché noi abbiamo presentato questo ordine del giorno, scioccati dall'impasse che si stava verificando; è tanto più scioccato ovviamente chi da anni si batte per arrivare ad una legge di questo tipo.
Ebbene, dicevo che noi riteniamo che il. Consiglio regionale abbia pieno diritto di votare questi ordini del giorno su materie di interesse fondamentale attinente ai diritti dei propri cittadini. Chiediamo che la legge venga rivotata dal Parlamento nazionale nella sua integrità motivando le ragioni di questo. Certo, sta correndo voce che vi saranno alcune modifiche, mi auguro che non tocchino la sostanza di questa legge perché sarebbe veramente grave che si tornasse indietro su questa conquista di civiltà.
Ultima osservazione. E' certo che su questa legge si sta misurando un discrimine: si sta misurando chi sta dalla parte della tutela, fino in fondo, di alcuni diritti fondamentali che trovano la loro radice nella coscienza individuale degli uomini e chi, invece, nell'ottica di discutibili interessi asseriti di carattere collettivo, non certo più rispondenti alla realtà attuale del nostro Paese, pretende di poter forzare la coscienza in nome di ingiustificate interpretazioni costituzionali.
Per questo motivo ritengo molto importante che noi votiamo questo ordine del giorno, che facciamo un appello al Parlamento nazionale perch rivoti quanto ha già votato a larghissima maggioranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghe e colleghi Consiglieri, esprimo anch'io il mio rammarico per dover affrontare un argomento di questa importanza l'obiezione di coscienza, in un angusto periodo di tempo. E' un peccato guai a noi lo facessimo, e non penso che sia stato così per tutti, con l'intento di svolgere un piccolo lavoro di campagna elettorale, non è proprio questo l'intendimento. L'ordine del giorno che ho presentato anch'io insieme ad altri colleghi corrispondeva ad una grossissima preoccupazione, perché la legge che è stata approvata dal Parlamento e poi respinta dal Presidente Cossiga era una legge che apriva una visione della società e dello stesso concetto di patria radicalmente diverso dal passato: secondo me è questo il motivo per il quale è stata respinta.
Si sono contestate questioni di incostituzionalità che francamente mi sembra non esistano: la Costituzione parla di difesa della patria, parla di servizio militare regolato secondo leggi dello Stato. Questa era una legge dello Stato che regolava diversamente il servizio militare e regolava diversamente i diritti dei cittadini, non come cittadini che si aggrappano a concezioni religiose o filosofiche per obiettare al servizio militare.
Riconosceva che i cittadini possono servire la patria, ed è un loro diritto, in forme diverse da quelle del servizio militare. E dite poco? Questa sì che è stata una legge che ha rotto qualcosa, una legge sulla base della quale si può impostare una strategia di convivenza radicalmente diversa da quella presente, perché l'affermazione di un diritto di questo tipo, non legato a concezioni filosofiche o religiose, ma legato semplicemente al diritto di libertà di scelta di un individuo, sono uno di quei perni, di quelle leve che possono far crescere all'interno di una società una concezione diversa della società stessa, dei rapporti tra individui e dello stesso concetto di comunità e alla fine della stessa natura di cosa sia una patria.
Contro tutto questo si è mosso Cossiga, evidentemente portatore di una concezione della società che impedisce a questa modo diverso di intendere i diritti delle persone di esprimersi. L'obiezione di coscienza è nata probabilmente su fondamenti religiosi e senz'altro in questi anni specialmente all'inizio in Italia...



MARCHINI Sergio

Non cattolici.



CHIEZZI Giuseppe

Ho detto religiosi. Senz'altro in questi anni i cattolici sono stati in Italia tra coloro che più hanno testimoniato questo diritto in nome di una loro concezione.
E' anche vero che la sinistra storicamente sull'obiezione di coscienza è stata molto disattenta, non l'ha considerata, per le ragioni storiche che tutti conosciamo, compresa quella di riuscire a mantenere all'intero dell'apparato militare quelli che si dicevano dei momenti di democrazia diffusa rappresentati dai giovani di leva, figli del popolo, che in tal modo garantivano l'apparato militare da tentazioni autoritarie. Sono varie le ragioni per cui la sinistra ha atteso molto. Penso che di fronte a questo problema anche la sinistra oggi deve rendersi conto, mi pare lo stia facendo, che non più di coscienza individuale si tratta, ma di una delle leve attraverso le quali può crescere una coscienza dello stare insieme tutti in modo laico diversamente dal passato, a prescindere; dalle prime motivazioni.
Per questo io penso che l'azione debba essere la più ferma possibile questo è un attacco di carattere reazionario! Si torna indietro: qui quello che si vuole impedire è che nella nostra società il concetto di patria sia legato a valori di solidarietà innanzitutto, di tolleranza e di rispetto reciproco e si vuole confinare invece il concetto di patria e di difesa della patria nell'ambito militare: questo è inaccettabile! Il Parlamento, sovrano legislatore, aveva deciso di approvare una legge e il Presidente della Repubblica l'ha respinta con il sostegno - magari l'ha fatto per questo - di forze politiche e di interessi vicine a questa conclusione. Ritengo quindi che il Consiglio regionale faccia bene, è compito suo proprio, ad assumere queste iniziative. L'art. 4 del nostro Statuto prevede la facoltà del Consiglio regionale di votare proposte di legge al Parlamento, ma le stesse materie che sono di competenza regionale (l'assistenza e la cooperazione sociale e via dicendo) stanno tutte a dimostrare che è nostro compito votare questi ordini del giorno, decidere e discutere. Sono rammaricato che invece su questo problema la discussione non sia stata svolta in modo ampio per la defezione di alcune forze politiche che a mio parere si sono fatte velo con queste interpretazioni strumentali del compito della Regione Piemonte.
Voterò gli ordini del giorno presentati dal Gruppo Verdi, dal Gruppo PCI-PDS e dal sottoscritto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, cercherò di essere altrettanto breve come coloro che mi hanno preceduto.
Anch'io ritengo che il dibattito sull'obiezione di coscienza, pur non essendo di competenza diretta del Consiglio regionale ovviamente per quanto riguarda il potere legislativo, sia comunque un diritto e un dovere. Un diritto innanzitutto di poter esprimere anche noi la nostra posizione e un dovere nel momento in cui si considera che l'obiezione di coscienza attraverso una sua parte, ovvero quella del servizio civile, ha delle ricadute proprio per lo svolgimento che questa comporta sulla collettività anche regionale.
Fatta questa premessa, ritengo che non sia tempo sprecato e che sia invece, necessario che il Consiglio regionale si esprima, come aveva già fatto per altri ordini del giorno in cui s'impegnava a sollecitare l'approvazione della nuova legge quadro sull'obiezione di coscienza e sull'istituzione del servizio civile.
Venendo a questioni che ritengo più essenziali, tentando di dare risposte a quanto sollevato da altri Consiglieri, non posso fare a meno che riprendere alcune questioni storiche. Come sappiamo la legge sull'obiezione di coscienza - l'ha detto prima il Consigliere Chiezzi, ma anche il Consigliere del PDS che mi ha preceduto - nasce nel'72 a seguito di una lotta, di una battaglia condotta duramente e tramite l'incarcerazione stessa dei soggetti che, per primi, sulla propria pelle hanno optato per questa scelta. Questa battaglia è stata condotta, in primo luogo, da forze religiose; ricordo i testimoni di. Geova che a tutt'oggi, ancora con l'obiezione totale, vengono incarcerati nelle strutture militari.
Sicuramente se da li è partita la crescita culturale della collettività queste istanze sono state recepite dalla prima legge quadro del '72, la n.
772.
E' una legge che tuttora non può più essere il nostro punto di riferimento. Per quali motivi? Perché la Corte Costituzionale si è espressa diverse volte definendo illegittime alcune parti dell'articolato di questa legge, facendo decadere alcune clausole, e quindi creando un vuoto normativo, che doveva essere necessariamente colmato.
Dall'altra parte vorrei ricordare che l'art. 5 della legge del 1972 prevedeva l'istituzione di una struttura statale, che doveva recepire il servizio civile e strutturarlo in modo organico: Invece per 20 anni ha, di fatto, delegato questa funzione agli enti, che ora, in parte, si accusano di essere soggetti che hanno sfruttato in modo non troppo congruo chi esercitava questo diritto. Per 20 anni le strutture statali si sono dimenticate di questo impegno assunto per via legislativa, e solo oggi fortunatamente, con il nuovo disegno di legge, si apre uno spiraglio non solo di tipo tecnico, ma di tipo culturale.
Con l'art. 8 della nuova legge, infatti, si istituisce presso la Presidenza del Consiglio il dipartimento del servizio civile nazionale, un organismo che avrebbe il compito non solo di coordinare e di gestire concretamente - quindi abbandonando la logica del riferimento alla struttura ministeriale della difesa militare e armata-, ma di creare sul territorio questo tipo di servizio. Allo stesso tempo si apre uno spiraglio altrettanto significativo, che è quello di predisporre, attraverso il proprio dipartimento, le forme di ricerca e sperimentazione di una difesa civile non armata e non violenta.
Credo che le sollecitazioni di diverso tipo, e quindi anche la scelta del Presidente della Repubblica di rinviare al Parlamento questo disegno di legge, forse siano determinate non tanto da questioni di illegittimità o presunta illegittimità costituzionale. Come ho cercato di motivare, tali questioni non sussistono, perché la Costituzione stessa dice che è obbligo di ogni cittadino contribuire alla difesa della patria, ma non precisa che questa difesa debba essere solo e necessariamente armata.
Dall'altra parte abbiamo tutta una serie di sentenze della Corte Costituzionale, ma anche la dichiarazione dei diritti dell'uomo e altre sentenze del Parlamento Europeo che, di fatto, sanciscono come diritto soggettivo, e non sottoponibile ad alcun giudizio di terzi, il diritto di esercitare l'obiezione di coscienza e di istituire forme diverse dalla difesa armata per contribuire alla difesa della patria.
In questo senso, come peraltro già ricordato, anche l'art. 1 precisa bene che questa nuova legge-quadro, per quanto riguarda l'istituzione del servizio civile, viene ispirata dai principi stessi della Costituzione.
Quindi, non ritengo che le sollevazioni presentate dal Presidente possano essere accolte per quanto riguarda il discorso della presunta incostituzionalità di questa legge.
Viceversa quello che più mi preoccupa è che queste contraddizioni tendano ad affossare quel principio che, per la prima volta in via legislativa, veniva recepito, cioè di avviare una strada diversa rispetto a quella della difesa armata, una difesa che fosse popolare e non violenta cosa peraltro sperimentata anche in Piemonte.
Vorrei ricordare l'esperienza dei Comune di Cossato dove esiste l'Assessorato alla pace, che ha già sperimentato concretamente sul proprio territorio un'ipotesi di difesa popolare non violenta.
Secondo me la grossa paura è proprio quella di legittimare un percorso diverso da quello tradizionale; la nostra necessità è, invece, di ribadire questo concetto, di aprire queste possibilità, di dare concretezza agli impegni che già la legge nazionale del '72 aveva portato avanti e non era riuscita a concretizzare.
In questo senso si può rispondere alle aspettative non solo dei giovani, ma della collettività nel suo insieme, che già in questa direzione credo abbia dato segnali chiari dell'obiettivo che la stessa intenderebbe raggiungere.
Per chiudere questo discorso e non dilungarmi ulteriormente mi auguro che questo Consiglio decida di approvare gli ordini del giorno presentati e per quanto attiene al mio Gruppo daremo il nostro appoggio all'ordine del giorno presentato da Rifondazione e dal PDS e ci asterremo su quello presentato dal Gruppo della DC.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Peano.



PEANO Piergiorgio

Integreremo il nostro ordine del giorno nella parte finale aggiungendo: "in un testo che rispecchi sostanzialmente quello precedente".
Intanto vorrei aggiungere che il Gruppo D.C, ha ritenuto e ritiene doveroso invece che il dibattito debba avere una sua palestra di opinioni anche all'interno di questo nostro Consiglio, e non certamente in contraltare alle decisioni del Parlamento.
Se è libera dialettica - come dice il collega Fiumara - per il Parlamento, lo è anche per il nostro Consiglio, che deve far emergere le posizioni culturali dei vari Gruppi.
Non è tempo perso; forse qualcuno ha avuto timore che nascesse una nuova trasversalità che sta diventando, all'interno del Parlamento e delle forze politiche, un elemento aggregante di unità per la libera scelta degli uomini che appartengono alle forze politiche. Non è certo una via da perseguire o da percorrere sempre, ma una via che deve far riflettere.
Dobbiamo inoltre puntualizzare il fatto che il Presidente Cossiga ha svolto il suo compito, ha fatto bene a rimandare alle Camere un provvedimento: il dettato costituzionale, è lui il garante della Costituzione, impegna tutti i cittadini a contribuire alla difesa della Patria.
Se il Parlamento, come è stato rilevato da qualcuno, ha preso in visione soltanto questo appuntamento e non altri provvedimenti almeno di pari importanza, questo è un fatto che esula da noi. Certo erano in Parlamento molti provvedimenti che potevano essere presi in considerazione in questa fase di chiusura. Però il concetto che dobbiamo prendere oggi in considerazione è il concetto di difesa della Patria, che tutti noi dobbiamo tentare di capire in questo periodo come nuova visione dell'impegno dei cittadini e nuova visione dell'idea di esercito e di armi. Non è soltanto come nuova visione culturale di un mondo giovanile che oggi è attento e più di un tempo, ma come una nuova visione nella cultura sociale. E' un esercito anche il mondo del volontariato: sono quattro milioni le persone che oggi operano in questo settore; è veramente un grande esercito che difende la Patria con il proprio impegno. Allora, perché non riconoscere una cultura che sta crescendo, e sono solo i pacifisti o gli uomini di pace? E' una terribile distinzione questa definizione perché tende a dividere gli uomini, come lo è quella che vuole dividere gli animi fra guerra giusta e guerra ingiusta.
Sarebbe importante riuscire a svolgere in questo ambito un dibattito: "auspicato" come dice il collega Cucco o, come dirà più avanti, Marchini ma che tutti auspichiamo che cerchi di capire e portare le nuove istanze di un mondo che non vuole più confrontarsi con le armi.
Si dice che gli obiettori di coscienza non sono molti. Benissimo, non sono tantissimi. Non sono soltanto i cattolici, non credo sia nato soltanto da una cultura cattolica. Il "Dio degli eserciti" - come ricordava prima Marchini - è il Dio biblico. Credo che gli obiettori di coscienza siano credenti e non credenti, ma oggi i giovani tendono - questa è una cosa importante e molto bella - a superare questa barriera che divide ancora le persone nel mondo di oggi, una barriera che tende ancora a dividere.
Obiettori di coscienza credo che lo siamo tutti, perché tutti tendiamo a un ideale di pace. Ma tutti dovremmo fare questo sforzo di capire le pulsazioni forti di un mondo che vuole oggi servire la Patria in forme nuove, con pari dignità e altrettanto ricche di tanti valori.
Noi chiediamo questo: una pari dignità. Si abbia il coraggio di tentare questa strada, perché lasci libertà di cultura e di coscienza. E poi vinca la cultura che saprà dominare nei prossimi anni. Sono io il primo - ve lo dico in tutta coscienza e con tutta tranquillità - a non dire mai, a un giovane che vuole entrare in un esercito, di non farlo. Non è in discussione oggi l'esercito. Anche l'esercito credo che abbia bisogno al suo interno - e ne avrà sempre bisogno - di uomini capaci e validi. Ma i giovani oggi devono poter fare non una scelta libera, ma sentirsi liberi in questo nostro Stato di poter vivere e fare le proprie scelte anche in campo etico. Non si torna indietro, collega Chiezzi, non avere paura, non preoccuparti. La cultura cresce, è un percorso avviato, potranno stopparlo in Parlamento, ma non importa, comunque continuerà. E' una strada iniziata da molti giovani che tendono a cambiare questo momento culturale della nostra società. C'è una nuova proposta di legge in Parlamento che è quella dell'anno di volontariato sociale. Anche quella è una legge forte, pronta sarà il prossimo Parlamento a discuterla. Anche quella esperienza consentirà di poter fare un proprio annodi servizio alla Patria attraverso il volontariato sociale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, condivido le osservazioni iniziali di Zacchera - ma non è una novità - sul fatto che questo Consiglio regionale tende spesso a discutere di argomenti più legati alla necessità di dare qualcosa da scrivere ai giornalisti o a sponsorizzare idee più o meno profonde che ognuno di noi ha, che a svolgere il ruolo che in realtà dovrebbe svolgere.
Mi sorprende però che una questione di questo genere, che io condivido venga fatta propria - diciamo così - dalla maggioranza dei presenti (perch tale mi sembra la situazione visto anche il deserto che ho davanti agli occhi) proprio su un argomento di grande rilevanza prima etica e culturale che politica, mentre una osservazione, una critica di questo genere non è stata fatta in altre occasioni nelle quali per ore si sono discusse questioni non attinenti a questo Consiglio e sulle quali maggioranza da una parte e opposizione dall'altra hanno abbondantemente usato le ore dei nostri martedì. Quindi, credo che a questo punto sia strumentale, su una questione di questo genere andare a porre una questione di ruolo inesistente di questo Consiglio.
Detto questo faccio alcune osservazioni critiche sul metodo e sul merito, la maggior parte degli interventi che ho sentito - forse nessuno escluso - li ho trovati fortemente schizofrenici, nel senso che la questione principale della quale varrebbe la pena discutere, prima che della questione di merito, è il ruolo che il nostro Presidente della Repubblica ha assunto soprattutto nell'ultimo anno. E' un ruolo discutibile, tendenzialmente pericoloso e che comunque sconfina dal ruolo chela Costituzione prima, e le consuetudini dopo, hanno dato al Presidente della Repubblica. Questa mi sembra la prima questione della quale si dovrebbe discutere. Non dimentichiamo che Cossiga non ha rigettato soltanto questa legge, ma - al di là del fatto che gli piacesse molto mettere le mani su questo argomento - è pesantemente intervenuto anche su una serie di altre leggi.
La discussione che eventualmente andrebbe aperta è su quali sono i vantaggi e i pericoli di una Repubblica dove il Presidente ha un ruolo diverso da quello che in Italia ha avuto negli ultimi quarant'anni: questo a mio parere, è l'argomento politico.
Dopo avere detto questo sul metodo, devo dire che ho trovato molto schizofrenici anche gli interventi sul merito. Mi riferisco in particolare all'intervento iniziale, stringato ma significativo, del collega Fiumara.
Non voglio criticarlo in particolare, però l'ho trovato un pochettino fuori dalla storia, nel senso che ha riecheggiato i termini di una discussione che forse aveva un significato dieci anni fa, ma che oggi non lo ha più.
Nel senso che, se in Europa sul bipolarismo si sono costruite le fortune elettorali di molte forze politiche, oggi questo bipolarismo in Europa non esiste più. Abbiamo una Unione Sovietica che non esiste più, che sta andando progressivamente in frantumi, abbiamo nuovi gruppi dirigenti in quella che era l'Unione Sovietica che sono più traballanti di coloro che hanno sostituito, abbiamo Eltsin che credo si debba considerare il principale dirigente nuovo emerso da quell'area che non solo traballa lui stesso, ma sta cercando di trovare qualche acquirente in giro per il mondo per vendere o meglio svendere una parte almeno dell'arsenale militare della ex Unione Sovietica.
Quindi questo dibattito e le innovazioni importanti di questa legge sulla questione del servizio civile vanno calate in un periodo storico che non è più né quello della guerra fredda, né in generale quello del bipolarismo, nel senso che il polo cosiddetto nemico sostanzialmente non esiste più, si sta discutendo dell'eventuale entrata della Russia nella NATO e altre cose che tutti conoscono e quindi°non vi faccio perdere tempo.
Da questo punto di vista ritengo che - al di là del fatto che io come altri da sempre sono un sostenitore non solo di tutte le ipotesi che non prevedono la guerra e l'uso delle armi come soluzione dei conflitti, ma in particolare sono sostenitore tanto più in una fase storica così completamente diversa da quella che potevamo avere sino a tre, quattro anni fa - la possibilità che migliaia di giovani, invece di perdere tempo ad imparare come fare ad usare un bazuca, un carro armato, ecc., abbia di svolgere ruoli socialmente utili e il poter sviluppare logiche di difesa della patria diverse da quelle tradizionali dell'esercito più o meno professionalizzato, mi sembra dovrebbe essere condivisa da tutti tranne che da coloro che vogliono inventare qualche cosa di inesistente su cui far schierare i cittadini, gli elettori e il popolo, non avendo idee nuove rispetto alla nuova realtà politica del Paese. Farli schierare, cioè, su cose che sono sostanzialmente vecchie, ammuffite e superate dalla realtà degli ultimi anni.
Per questi motivi ritengo ovvio il sostegno, con i limiti degli ordini dei giorno - che prevedono una legge di questo genere che è non innovativa ma adeguata all'attuale fase storica, che non è quella di dieci anni fa per attualizzare il ruolo dei giovani rispetto al problema della difesa della patria. Tutto insieme, questo Consiglio, dovrebbe sostenere e votare.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

In ordine alla questione preliminare devo dire che ritengo, insieme al collega Fiumara, inopportuno che il nostro Consiglio tenda a costituirsi come eco afono e stridulo di dibattiti parlamentari. Ritengo, invece, che il Consiglio regionale potrebbe farsi carico di queste tematiche con lo spazio e nelle occasioni con lo spirito giusto. Sarebbe giusto, quindi, che una forza politica come la mia avesse qualche cosa di più di cinque minuti per ragionare su questi temi e non essere costretta all'interno di concetti ripetitivi.
Quindi voterò contro questi documenti, perché mi sembrano un tentativo di produrre un eco afono e stridulo delle vicende nazionali. Ma veniamo alla questione. I liberali non hanno partecipato al voto del quale si discute anche se questa volta tutte le forze politiche, comprese quelle che adesso sono sulle nostre posizioni, devono dire se sono d'accordo o meno.
La fretta con cui si è votato a livello parlamentare il provvedimento era semplicemente un tentativo di recuperare voti dai giovani in campagna elettorale e si è dimenticata una cosa elementare, che questa materia andava vista in relazione al nuovo modello di difesa.
Perché vedete, cari colleghi, tutto si può dire, ma bisogna leggere i documenti per quello che sono e le realtà per quello che saranno. La nostra Costituzione va letta per quando è stata scritta; è stata scritta quando erano ancora nella testa, negli occhi e nelle coscienze di tutti, le immagini "all'ovest niente di nuovo": delle battaglie della Marna, di quelle del Carso e perché no, anche qualche vicenda russa. Ci si rendeva conto, insomma, che non si faceva del servizio militare un obbligo caricato di valori sacrali, masi garantiva la difesa della patria. I tempi sono cambiati e non le coscienze, cari amici. Non le coscienze, le tecnologie: da una parte e dall'altra - diceva il collega Marino - la politica, ma non le coscienze, perché non credo che i ragazzi che piangevano nei films di Renoir fossero diversi da quelli che adesso non vogliono fare il servizio militare. Erano la stessa cosa, erano solo diversi i tempi, erano diverse le politiche e le tecnologie. Abbiamo una Costituzione superata e che va cambiata.
A mio modo di vedere, Presidente, e mi rivolgo agli amici socialisti dobbiamo stare molto attenti perché si sta facendo una operazione di mistificazione indegna nei confronti dei giovani. Ricordo che, con il nuovo modello di difesa, non ci sarà più il servizio sostitutivo, ma il modello di difesa professionale sarà integrato da leve specifiche selettive e i giovani non andranno a fare gli uscieri o i porta-borse dell'ARCI o della CARITAS, ma si dedicheranno alle loro professioni, ai loro affetti, alle loro ambizioni, a se stessi. Questa è la carta che si sta giocando fra laici e non laici, amici socialisti e repubblicani. Lo spazio dei giovani va lasciato a loro, perché se così non è si recupera una "corvè" per cui ogni cittadino deve dare due anni o un anno e mezzo allo Stato e questo vale anche per le donne.
La questione è questa, rispetto alla quale il Presidente Cossiga ha affermato che se si parla di servizio militare è a fronte dell'obbligo della Costituzione e ci deve essere dall'altra parte un sistema di valori non solo la volontà di non fare il servizio militare. Questo è il senso del messaggio del Presidente Cossiga, ma nel momento in cui sappiamo tutti che con la prossima legislatura si definirà un nuovo modello di difesa che non avrà più bisogno del militare di leva, se non per leve selezionate, è evidente che la fretta di due partiti di massa che strumentalizzano e utilizzano i giovani per i loro fini di consenso nella società civile è veritiera. Al di là delle coscienze rispettabili di ognuno di noi. Allora si vuole affrontare questa procedura, la fretta è tutta qui: non perché nel nuovo Parlamento si dovrebbe ricominciare da zero, perché nel nuovo Parlamento si deve ragionare su una realtà completamente diversa in cui l'obbligo di leva non è più una esigenza, mentre adesso esiste. Allora cari amici del PDS e della DC, volete sottrarvi ad un confronto che consenta al mio partito, e penso ad altri, di pensare al servizio di mestiere, all'esercito professionalizzato; aboliamo la leva in ordine a settori specifici, come si faceva una volta. Ad esempio, i dipendenti delle fonderie andavano di leva a militare per settori specifici, fortemente professionalizzati, di supporto al sistema non obbligatorio.
Paradossalmente chi cerca di liberare i giovani da una nuova servitù della gleba, da una nuova corvè, è proprio chi, in questo momento, è schierato dalla parte del Presidente Cossiga e afferma che questa materia va affrontata con tranquillità e serenità nella prossima legislatura. Guarda caso, gli emendamenti che sono stati contrattati vanno in questo senso perché questa nuova disciplina andrà e varrà fino al nuovo modello di difesa. In quella sede si vedrà dove sono i progressisti e dove stanno i liberali e dove stanno quelli che tendono a vincolare le persone. Ci saranno quelli come noi che diranno che i giovani se ne stanno a casa, se non quelle poche centinaia di persone che, attraverso sistemi selezionati di leva, verranno chiamate a fare un servizio integrativo di quello militare professionalizzato; dall'altra parte, lo sappiamo benissimo, ci saranno le resistenze di formazioni cattoliche e di altri partiti di forte consenso nella società civile che vorranno invece la conferma dell'attuale dettato costituzionale e l'interpreteranno non più peri grandi valori, ma lasciatemelo dire - per interessi di bottega.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Nutro un grande rispetto per le opinioni diverse e naturalmente anche per quanto ha detto l'amico Vaglio; il problema principale resta quello di cambiare l'articolo della Costituzione, non solo - sia ben chiaro - dal lato puramente burocratico e formale. Questo punto è fondamentale, nel senso che tocca proprio uno dei tanti malcostumi di quasi tutti i partiti italiani: quello del doppio binario.
Infatti, da una parte, esiste il servizio militare inteso come sacra difesa della patria (quando è stata fatta la Costituzione, chi ha scritto l'articolo non l'ha detto subito, ma certamente non aveva in mente il servizio civile, tanto per precisare); dall'altra, esiste la scappatoia che però diventa sempre la scappatoia dei privilegiati in genere. Come diceva un attendente: "Se faccio l'obiettore io, vengo fucilato per diserzione; se lo fa il figlio del Generale, allora è obiettore di coscienza".
Questo pericolo in Italia esiste ed è tipico del Terzo Mondo, ma in fondo noi non ne siamo molto lontani: l'Africa è vicina.
Si parla di difesa della patria, ma io penso che sarebbe molto meglio parlare di difesa della libertà e della democrazia: questo sì è importante.
Anch'io ho fatto la guerra credendo di difendere la patria, invece ho difeso la tirannide e la dittatura (purtroppo).
Se vogliamo ricercare le origini dell'obiezione di coscienza, non andiamo a ricercarle fra cattolici o testimoni di Geova: essa è nata dalla rivolta alla tirannide, alla dittatura; certamente esiste qualche traccia anche lì, comunque il Vangelo non è contro la guerra di difesa.
Non è affatto vero che le guerre sono tutte uguali; esistono le guerre di difesa, che sono sacre, e poi ci sono quelle di aggressione, come le nostre nei 100 anni dal 1848 al 1945: erano tutte di aggressione. Dico questo per far conoscere la storia a chi non la conosce bene: la distinzione è fondamentale.
Oggi si parla di professionalità militare. In alcuni Stati, come gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, le classiche democrazie e oggi forse anche il Giappone, questo concetto è attuabile. E' chiaro che se oggi in Italia avessimo solo un esercito di mestiere avremmo dei futuri golpisti, come li ha avuti l'Africa quando è stata decolonizzata, il Terzo Mondo, il Vietnam (dove adesso la gente scappa per non morire di fame) e l'America Latina, in cui ogni momento può verificarsi un golpe; tra l'altro, la parola golpe è di origine spagnola, e ricordo che queste cose le abbiamo viste anche in Spagna.
Noi non siamo affatto immuni da questo pericolo; abbiamo moltissime caratteristiche comuni al Terzo Mondo. Ricordiamocelo: la nostra democrazia è una delle più deboli, non illudiamoci di essere al livello delle vecchie democrazie tipo quelle degli Stati Uniti, della Gran Bretagna o della Svizzera; siamo lontanissimi da quei modelli; e meno c'è giustizia, più ci sarà distacco tra l'idea di libertà e le forze armate, che dovrebbero difenderla e che, invece, possono metterla in pericolo.
In passato c'è anche stato chi ha fatto l'obiezione di coscienza contro certe dittature nere o di altro tipo, mentre non l'ha fatta verso la propria, che poi si è rivelata non molto diversa da quella nera. L'esercito di leva è quindi necessario, anche se può non piacere. Certo bisogna farlo in un'altra maniera: la professionalità deve essere degli ufficiali e dei sottufficiali, non deve diventare un mestiere; abbiamo già la polizia di mestiere, e purtroppo è disarmata dalle leggi permissive, quelle leggi infami su cui insisto sempre.
Parliamo di Cossiga. Cossiga avrà moltissimi difetti - ci penserà il Padreterno, non voglio rubare il mestiere al Padreterno - però ha rinviato la legge al Parlamento per un motivo molto semplice, purtroppo sempre trascurato dai nostri partiti, tipicamente terzomondiali: la copertura finanziaria. In Italia troppo spesso si emanano le leggi trascurando questo aspetto, andando allegramente verso un deficit sempre più alto (siamo già a quota 1 milione e 500 mila). Queste sì che sono speculazioni preelettorali e non il parlare di argomenti legislativi, di leggi che dovremmo fare e che non facciamo mai.
Dato che siamo in tema di guerra di difesa vera e propria, dico che i soldati servono, anche perché abbiamo dei confini colabrodo e una legge Martelli che ha creato il colabrodo. Noi abbiamo bisogno di gente che faccia la guardia, altro che dire: "Oh no, per carità, niente confini entrate fin che volete, qui c'è posto per un miliardo di maomettani!" Continuando così, andremo via noi: faremo la valigia e andremo via, perch ci saranno loro.
E poi c'è la guerra alla mafia. Possiamo anche fare come gli struzzi e mettere la testa sotto la sabbia, ma la guerra contro la mafia esiste.
Guarda caso, nell'ultima guerra l'esercito professionale, che aveva fatto un addestramento lunghissimo(guerre che duravano anni e anni), si è sciolto come neve al sole; abbiamo dovuto prendere gli anti-professionali, la Resistenza.
E mi meraviglia moltissimo non aver sentito nominare la gloriosissima Resistenza. Certo, singole persone avranno commesso anche dei delitti, per carità, ma la storia ci insegna che neanche i garibaldini del secolo scorso erano tutti puliti.
Come dicevo, se non ci fosse stata la Resistenza noi avremmo fatto la fine del Giappone, con tante bombe atomiche sulla testa; quindi non dimentichiamoci dell'importanza della difesa.
Io ho grande rispetto per gli obiettori veri, quelli che; qualche anno fa andavano in galera per difendere i propri ideali. Una volta, però, ho chiesto a un obiettore, amico mio: "Se per caso venissero ad ammazzare te tua madre, tua figlia, tua moglie, ecc, e tu avessi una pistola lì vicino cosa faresti? Non ti difenderesti, non li difenderesti?" Risposta: "Mah chissà, forse sì". Questa posizione, allora, è una forma di egoismo, perch si è disposti a difendere se stessi e la famiglia, ma non la società.
Una società aggredita deve essere difesa; i volontari pacifici che assistono i malati difendono i malati, ma solo quelli. Noi dobbiamo difendere la società, anche a rischio della pelle, perché non è detto che si debba vivere nella cotonina. La vita è tutta una battaglia; certo, la si può fare pacificamente o con le armi. Ma quando è giusta, è giusta anche con le armi.



PRESIDENTE

Non essendovi altri iscritti a parlare, pongo in votazione l'ordine del giorno n. 324, presentato dai Consiglieri Monticelli, Grosso e Dameri, il cui testo recita: "Il Consiglio Regionale del Piemonte ricordando che il 21 maggio 1991 fu votato un ordine del giorno che sollecitava Parlamento e Governo aduna rapida approvazione del progetto di riforma dell'obiezione di coscienza impegna la Presidenza del Consiglio e il Presidente della Giunta a intervenire presso i Presidenti dei due rami del Parlamento affinché la legge sull'obiezione di coscienza venga riapprovata dalle Camere nel testo integrale venendo incontro così ai diritti civili di migliaia di giovani che attendono da anni una legge giusta e certa".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 18 voti favorevoli, 2 contrari e 15 astensioni (1 Consigliere non ha partecipato alla votazione).
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 327 presentato dal Consigliere Chiezzi, il cui testo recita: "Il Consiglio Regionale del Piemonte ricordato l'impegno assunto il 21 maggio 1991 per una tempestiva approvazione del progetto di legge sull'obiezione di coscienza ritenuta la legge necessaria ed urgente per affermare i diritti di migliaia di giovani impegna la Presidenza del Consiglio e della Giunta regionale a richiedere ai Presidenti dei due rami del Parlamento la convocazione delle Camere perla riapprovazione della legge sull'obiezione di coscienza nel testo integrale già approvato a larghissima maggioranza".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 18 voti favorevoli, 2 contrari e 17 astensioni (1 Consigliere non ha partecipato alla votazione).
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 332 presentato dal Consigliere Picchioni, con l'integrazione proposta dal Consigliere Peano il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che: in data 21 / 05 / 91 è stato votato un ordine del giorno relativo al servizio civile per gli "obiettori di coscienza" sollecitando Governo e Parlamento per l'approvazione della riforma della Legge 772 / 72 la legge di riforma dell'obiezione di coscienza è stata rinviata al Parlamento da parte del Presidente della Repubblica è urgente l'emanazione di nuove norme per l'esercizio di questo legittimo diritto così com'è adeguatamente tutelato nel testo di legge già approvato, a larga maggioranza, dai due rami del Parlamento impegna il Presidente della Giunta Regionale a comunicare ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica ed al Presidente del Consiglio dei Ministri le attese della comunità piemontese affinché questa nuova legge possa diventare operante al più presto nell'interesse anche di quei giovani che attendono una normativa più giusta e certa, non per evitare di servire la Patria ma per prestare, sotto diversa forma, un servizio alla comunità nazionale, in un testo che rispecchi sostanzialmente quello precedente".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 28 voti favorevoli, 2 contrarie 7 astensioni (1 Consigliere non ha partecipato alla votazione).
Pongo infine in votazione l'ordine del giorno n. 334 presentato dai Consiglieri Miglio, Segre e Giuliano, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che: la Costituzione italiana all'articolo 2 afferma che la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo e all'articolo 52 sostiene il dovere del cittadino di contribuire alla difesa della patria senza specificare che questa deve essere armata la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo del 10 / 12 / 1984 all'articolo 18 stabilisce che ogni persona ha diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione il Parlamento europeo ha approvato il 7121 1983 una risoluzione riconoscendo il diritto della libertà di coscienza, qualificando lo stesso come un diritto fondamentale, da cui l'impegno a salvaguardare tale libertà che comporta anche il diritto al rifiuto del servizio militare armato la Corte costituzionale con la sentenza 164 del 1985 ha ribadito che la difesa non può e non deve essere intesa solo come difesa militare armata la Corte costituzionale con le sentenze n.113 del 1986, n. 409 e 470 del 1989 ha dichiarato incostituzionali l'articolo 11, l'articolo 8 secondo comma e l'articolo 5 primo comma della Legge 77211972 ricordato che i1211511991 veniva approvato un ordine del giorno che sollecitava il Parlamento e il Governo affinché venisse promulgata la nuova legge sull'obiezione di coscienza e servizio civile riconferma l'impegno allora assunto e demanda al Presidente del Consiglio ed al Presidente della Giunta il compito di intervenire presso i Presidenti dei due rami del Parlamento affinché la nuova legge sull'obiezione di coscienza e sul servizio civile, licenziata a larghissima maggioranza, venga riapprovata".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 18 voti favorevoli, 2 contrari e 12 astensioni (1 Consigliere non ha partecipato alla votazione).
Informo che i lavori della sessione pomeridiana inizieranno con la commemorazione dell'on. Sarti.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,30)



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