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Dettaglio seduta n.133 del 25/02/92 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 4) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Beltrami, Cucco, Leo, Peano e Rabellino.


Argomento: Protezione civile

Esame proposta di deliberazione n. 331: "L.R. 29/6/78, n. 38 e successive modificazioni. Dichiarazione di evento calamitoso grave sul territorio dell'Alto Verbano per le piogge del settembre 1991. Delimitazione delle zone colpite ai sensi dell'art. 9" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame della proposta di deliberazione n. 331, di cui al punto 7) all'o.d.g. La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

Ero in debito di un'informazione. Nell'elenco dei Comuni segnalati all'Assessorato regionale del sottoscritto risultano segnalate le seguenti aziende che hanno indicato e denunciato danni: Nestlè di Verbania PMS ACEA Manodomestici di Gravellona Toce.
Tutti gli altri Comuni sono oggetto di considerazione per danni alle opere pubbliche e non per danni ad attività produttive industriali o artigianali. E' immaginabile che, nel momento in cui la deliberazione diventerà operativa, a queste si aggiungeranno altre aziende che finora non sono state segnalate, ma insistendo su questi Comuni - e se avranno dei danni documentati - potranno fare domanda.
Per quanto di competenza: del nostro Assessorato; i Comuni di Gravellona e di Verbania sono stati indicati con danni ad attività produttive. Gli altri sono danni a stabili pubblici od a quant'altro di competenza del collega che, come ha detto questa mattina sono stati individuati al riguardo. Ho esaurito l'informazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

Non è responsabilità diretta dell'Assessore Cerchio, che sicuramente avrà verificato presso il proprio Assessorato le segnalazioni pervenute però non è stata rimossa la questione da noi sollevata. Da una parte sappiamo che il Comune di Baveno è stato inserito pur non sussistendo i parametri presi in considerazione per definire l'elenco dei Comuni da dichiarare danneggiati dall'alluvione del '91; dall'altra, risulta che nessuna domanda sia stata proposta da eventuali soggetti penalizzati da questo evento calamitoso, nello specifico ricompresi sotto la voce "Attività industriali".
Quindi, non si riesce a comprendere quali motivazioni hanno fatto sì che la Giunta aggiungesse, al Comune di Baveno, quello di Mergozzo, del momento che non esistono parametri e neanche sollecitazioni. Non si è in grado di comprendere se esistono o meno industrie danneggiate dall'evento calamitoso. Non è chiaro come venga utilizzata una parte degli stanziamenti 'che, vorrei sottolineare, ammontano comunque ad 1 miliardo, quindi una cifra considerevole, e che dovrebbe essere devoluta anche a questi Comuni visto che alla luce dei fatti non è stato dimostrato che esistano industrie danneggiate, né che esistano quei parametri considerati in un primo momento dall'Assessorato per formulare la lista dei Comuni danneggiati.
Ritengo che la richiesta da noi formulata di ulteriore chiarimento per riuscire a comprendere le scelte fatte dalla Giunta nel suo insieme, sia sostanzialmente rimasta inevasa; quindi è ancora più grave, perch un'operazione di questo tipo non può essere giustificata con il mero riferimento all'omogeneità territoriale o socioeconomica. Si parla di danni che dovrebbero essere stati accertati da parte del servizio Opere Pubbliche o comunque da segnalazioni fatte da soggetti che sono stati lesi dall'evento atmosferico preso in considerazione e che quindi permettevano di valutare, caso per caso, la necessità di ricomprendere i Comuni considerarli e proporli come soggetti di riferimento per devolvere particolari finanziamenti e stabilire dei vantaggi.
Mi pare che questi requisiti manchino.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Pare anche a me che questi requisiti manchino proprio; addirittura, da quello che ci ha detto l'Assessore Cerchio, manca quasi integralmente la ragione di assumere questa deliberazione. Delle tre aziende che l'Assessore Cerchio ha citato, una sola risulta avere sollevato la questione - cioè aver dichiarato di aver subito dei danni - ed essere stata inserita in uno dei Comuni nei quali (risulta dai dati statistici) sono avvenuti fenomeni meteorologici rilevanti.
Come dicevo, danni da pioggia nel Verbano se ne possono avere continuamente; credo che chiunque conosca la zona lo sappia. In particolare, risulta esserci stato un fenomeno eccezionale, non copribile con normali assicurazioni. Le assicurazioni normalmente coprono questi avvenimenti; solo se c'è un cataclisma, il danno non viene coperto dall'assicurazione. Verbania risulta essere fra i Comuni su cui è caduta una quantità abnorme di pioggia e risulta esserci un'azienda che abbia subito dei danni; per cui questa deliberazione, a rigor di logica, dovrebbe essere fatta per il solo Comune di Verbania, visto che riguarda una dichiarazione di evento calamitoso per i fondi da utilizzare sulla base del fondo regionale costituito ai sensi della legge n. 38/78. L'unico caso che risulta incrociare l'evento calamitoso con il danno è nel Comune di Verbania. Risultano esserci due aziende danneggiate, al di fuori dell'elenco dei Comuni che sarebbero stati calamitati; esiste anche un lungo elenco di Comuni in cui non risulta ci siano stati dei soggetti danneggiati e, di conseguenza, dei soggetti che potrebbero accedere a questi finanziamenti. In più, c'è il fatto dei due Comuni aggiunti, per i quali non risultano né danneggiati, né danni astrattamente considerabili dovuti al fenomeno delle piogge.
Sollevo la questione, perché tra qualche giorno andremo a discutere di bilancio e sentiremo le lamentele della Giunta sulle non disponibilità di fondi. Per le aziende localizzate in questi Comuni può servire avere del denaro a costo inferiore; ma di fatto noi andiamo a soddisfare una richiesta della quale non abbiamo avuto alcuna sollecitazione, in una situazione di bilancio che è quella che è. Se il bilancio debordasse di denaro, potremmo anche fare una specie di "appel d'offre" per cui "se qualcuno è danneggiato venga a dircelo". Ma in questo caso, in cui le richieste sono in tutto tre, di cui due provenienti da zona diversa da quella che risulta calamitata, non si capisce il senso della deliberazione.
Dato l'aspetto molto tecnico della questione, chiederei che l'Assessore avesse il buon gusto di ritirare la deliberazione, di venire in Commissione e portare una documentazione un po' più approfondita sulle ragioni della deliberazione stessa. Alla fine, possono risultare anche centinaia di milioni; non saranno molti, ma in una situazione di economia potrebbero servire per opere più utili che non per ipotetici danni, che al momento non risultano praticamente per alcuno.
Avviamo un'istruttoria seria; valutiamo se sia il caso di ridurre il numero dei Comuni dichiarati calamitati oppure, decisamente, se non sia il caso di eliminare una deliberazione di cui, alla fin fine, godrebbe un unico soggetto: se togliamo - come lo stesso Assessore ha proposto - i tre Comuni che non risultano calamitati, rimane un'unica azienda di Verbania ad essersi attivata a richiedere un intervento regionale: facciamo una deliberazione solo per questa azienda? Diversamente, pur in carenza di disponibilità finanziaria, con tanti interventi più urgenti, andremmo a sollecitare richieste volontarie da parte delle imprese. Se, invece, l'Assessore porta in Commissione una documentazione più approfondita da cui risulta che, anche se non vi sono domande pendenti presso l'Assessorato dell'Assessore Cerchio, i danni sono effettivamente stati accertati, la deliberazione dovrà tenerne conto.
Questo, solo nel caso in cui risulti una domanda reale da parte delle imprese in questo senso. Fenomeni calamitosi potremmo averne anche in sovrappiù. La serietà in questi casi è d'obbligo: sono queste le vicende senza insultare nessuno - dei terremoti alla napoletana. Chiedere alla gente di dichiararsi terremotata - anzi, alluvionata - quando non si è preoccupata di farlo in prima persona, mi sembra francamente da evitare.
Formalmente, propongo che la deliberazione venga rinviata, che gli Assessorati facciano un'istruttoria un po' più seria e poi valuteremo. Per carità. Assessore Cerchio, la sua istruttoria risulta serissima, ma dalla stessa risulta anche l'inutilità della deliberazione, per cui se ci sono altri elementi di valutazione fuori, non si proceda alla deliberazione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Panella.



PANELLA Luciano, Assessore regionale

Oggi è un po' difficile capirsi, sarà che è il giorno del mio compleanno.
Innanzitutto, pur non volendo fare lezioni di geografia - e dato che il tenore delle domande è di ipotetiche clientele - informo che dal punto di vista geografico il territorio di Mergozzo e gran parte di quello di Baveno sono compresi tra i Comuni di Verbania e di Gravellona. E' così strano e clientelare aggiungere due Comuni compresi in questa enclave? Questo è il motivo per cui sono stati aggiunti i tre Comuni: l'evidenza è geografica per chi vuol capire.



BRESSO Mercedes

Ma c'è una montagna di mezzo...



PANELLA Luciano, Assessore regionale

Mah, se non ci capiamo neanche su questo... Pazienza! Personalmente, conosco bene la zona; forse il collega Zacchera anch'egli di quelle parti, può confermare almeno questo.
Individuata una certa area, si è deciso di non creare in mezzo delle macchie a leopardo: potrebbe anche essere che in questi due Comuni ci siano stati dei danni.
Il problema posto dalla collega Bresso è però diverso. Stando alle sue osservazioni, deriverebbe che ha titolo al risarcimento solo chi ne presenta richiesta. Lo spirito della deliberazione è un altro: se si riconosce che è avvenuto un evento calamitoso grave a danno di opere pubbliche - tant'è che c'è stata una richiesta per otto miliardi di danni riconosciuta dagli uffici regionali - si presuppone che ci siano stati danni anche a strutture private. A meno che, anche in questo caso, la pioggia sia caduta sul pubblico e non sul privato..
Partendo da questi presupposti, dichiarata calamitata l'area circoscritta dal rilievo dei danni pubblici, i privati che dimostreranno danni reali e non fasulli verranno compresi nella deliberazione. Si tratta di mettere in discussione se l'evento calamitoso è avvenuto o meno, e se esso sia grave o no. Se è realmente accaduto ed è grave per il settore pubblico, credo che bisogna sostenere che anche quello privato può averne avuto danno; occorre circoscrivere l'area e verificare che coloro che hanno fatto o faranno richiesta di risarcimento abbiano documentato i requisiti necessari.
Personalmente, sono dell'opinione di mantenere integra la deliberazione; tuttavia, seguendo il suggerimento dell'Assessore Cerchio potremmo iniziare ad inserire i Comuni per i quali sicuramente si sono verificati danni a strutture pubbliche; i due Comuni rimanenti, nel caso pervenissero delle richieste, potremmo sempre aggiungerli. Mi pare questo un ragionamento che, seppur restrittivo, non preclude alcunché. Non avendo alcuna richiesta né pubblica né privata per i Comuni di Mergozzo e di Baveno, possiamo attualmente escluderli e fare successive verifiche.
Volevo solo far rilevare che erano stati inclusi per ragioni geografiche, di omogeneità.



FOCO ANDREA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

So bene di intervenire su aspetti tecnici, ma la colpa è vostra che non partecipate alle riunioni di Commissione: rispondeteci almeno in aula.
Gli eventi in discussione sono accaduti nel settembre 1991; siamo ora alla fine del mese di febbraio 1992: prima che il bando sia emanato e che la questione sia resa pubblica passeranno altri mesi. Chi non ha, a tutt'oggi, sollevato la questione producendo una qualche documentazione ovviamente avrà provveduto alle dovute riparazioni. A questo punto, come fa a dimostrare che era stato colpito dalla calamità, mancandone qualsiasi prova tangibile? Si potrebbero creare situazioni alquanto strane, con possibili tentazioni per tutti.
Insomma, è vero che i Comuni hanno sopportato danni ad edifici pubblici, ma se ci fossero stati gravi danneggiamenti alle strutture produttive, la cosa sarebbe emersa e ne avremmo la documentazione. Ciò che non sappiamo a tutt'oggi, come faremo a saperlo ad oltre sei mesi di distanza? Le strutture produttive, in particolare, devono procedere nella loro attività: se hanno avuto dei danni, ormai li avranno riparati, non sapendo che potevano chiedere l'abbattimento di eventuali interessi passivi (non si tratta di un contributo). Avranno sicuramente delle fatture, ma che potrebbero testimoniare qualunque tipo di lavoro derivante da vicende che magari, non hanno nulla a che fare con (alluvione. La verifica diviene difficilissima.
Ero convinta che avessimo già a disposizione una documentazione sui danni e che per questa ragione rispondessimo ad una domanda. Francamente non capisco perché stiamo rispondendo ad una domanda che non esiste, se non nei tre casi citati dall'Assessore Cerchio. Se fosse avvenuto ieri lo capirei, ma avviene adesso. Perché avviene? Avviene sulla sollecitazione di quelle due o tre aziende oppure ci sono degli elementi che non ci sono noti? Se è così, allora insisto sul fatto che questi elementi debbano essere resi pubblici, altrimenti non è chiara per nulla la motivazione che sta dietro a questa deliberazione. Non è chiaro. Continuo a non capire, ma vorrei capire perché dobbiamo proporci di andare a rimediare a guasti che nessuno ci ha segnalato a sei mesi di distanza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera per dichiarazione di voto.



ZACCHERA Marco

Intervengo per rispondere anche all'Assessore, visto che abito in quei posti. Nessuno ha fatto delle domande, perché nessuno va a sognarsi che la Regione inventi anche una normativa. Ci sono però alcune aziende - poi vengo anche alle osservazioni dell'Assessore Panella a cui faccio peraltro gli auguri di buon compleanno e buon proseguimento - che hanno raccolto la documentazione, ma non hanno presentato la domanda.
Secondo me è un discorso diverso, cioè questo tipo di calamità ha avuto un suo epicentro non nella zona di Gravellona, Baveno e Mergozzo e la parte di Verbania compresa, ma nella zona del bacino del San Giovanni e non del San Bernardino. Peraltro, il Comune di Verbania in questo caso non è tagliabile in due parti e ha anche un'estensione nella piana del Fondo Toce, dove tra l'altro c'è il maggior numero di imprese di Verbania. E' assurdo che vengano ammesse al contributo quelle del Comune di Verbania e non aziende analoghe a 50 metri di distanza nella stessa pianura dei Comuni di Gravellona e Mergozzo, perché non ha senso.
Con questo sistema, a mio avviso, la Regione fa la scelta d'inserire tutte le aziende ipotizzabili come richiedenti contributo della piana di Fondo Toce, e quindi è logico metterci dentro Verbania, Gravellona, Baveno e Mergozzo. Su questo non ci piove, perché è logico.
Sulla documentazione, secondo me, il problema è un altro: facciamo la normativa così, stiamo poi molto attenti invece sulla documentazione perché se un'azienda chiede un rimborso deve dimostrare di aver avuto i danni, come il caso di un'azienda, di cui non faccio il nome, situata a Gravellona a 10 metri di distanza da Verbania, che ha tenuto le maestranze a casa per 15 giorni in cassintegrazione. Ciò significa che i danni li aveva avuti sul serio, perché aveva avuto l'inondazione dello stabilimento.
Se, invece, non ci sono dei documenti provanti, seri e documentati fotografie, richieste almeno parziali di contributi assicurativi di rimborso, questa gente non avrà titoli per dimostrare che ha avuto effettivamente un disastro.
Poiché è già passato un po' di tempo, non facciamone passare troppo chi ha avuto sul serio i danni si è tenuto le documentazioni, chi non ha avuto i danni e quindi non ha tenuto le documentazioni, peggio per lui, ma se ha avuto i danni, e sono inoppugnabili, i contributi ci possono essere.
Inserire il Comune di Verbania è scorretto nei confronti di Gravellona Baveno e Mergozzo, non dando a queste aziende la possibilità di accedere ai contributi; si tratta di differenze di 100 mt che dipendono dal greto del fiume Toce, se fa le curve a destra o a sinistra. E' una questione di omogeneità che mi sembra giusta.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione la deliberazione testè discussa, il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 22 voti favorevoli e 13 astensioni.
La votazione è valida ai sensi del terzo comma dell'art. 52 del Regolamento consiliare in quanto i Consiglieri in congedo (n. 5) non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento: Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 87: "Norme per l'utilizzo e la fruizione del Parco naturale della Valle del Ticino"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame del progetto di legge n. 87 di cui al punto 8) all'o.d.g. Relatore è il Consigliere Cavallera che ha pertanto la parola.



CAVALLERA Ugo, relatore

In data 31 gennaio 1991 la Giunta regionale presentava questo disegno di legge che veniva assegnato, in sede referente, alla II Commissione consiliare in data 13 febbraio 1991. Con tale progetto si stabilivano le norme per l'utilizzo e la fruizione del Parco naturale della Valle del Ticino istituito con la legge regionale 21 agosto 1978, n. 53.
Nella relazione della Giunta regionale che accompagnava il disegno di legge veniva sottolineata la necessità di provvedere ad individuare le attività e le azioni consentite e quelle vietate all'interno del Parco naturale, con riferimento ai soggetti fruitori di questo ambiente naturale protetto.
Da quanto evidenziato, emergono due esigenze diverse: la prima è quella di garantire l'utilizzo corretto e rispettoso dell'ambiente naturale del Parco fluviale che costituisce, dopo il Parco del Po, l'area tutelata più estesa del Piemonte, collocata in posizione di cerniera tra il Piemonte e la Lombardia, che si estende da nord a sud lungo il confine di regione; la seconda esigenza è invece determinata dal fatto che, pur trattandosi di norme configurabili per lo più come regole di comportamento e perci assimilabili a norme regolamentari, è necessario prevedere apposite sanzioni per chi le viola, sanzioni che così come previsto dalla legge 24 novembre 1981, n. 689 "Modifiche al sistema penale" devono essere previste in apposito provvedimento legislativo anziché in un semplice atto amministrativo.
Analogamente a quanto previsto in altre similari leggi già in vigore il presente disegno di legge si articola attraverso previsioni normative che regolano la circolazione dei mezzi motorizzati, l'abbandono di rifiuti l'accensione di fuochi, gli abbruciamenti, la raccolta della flora spontanea, dei funghi, dei prodotti del sottobosco, degli insetti, degli anfibi, dei molluschi e dei crostacei, l'introduzione di cani, l'utilizzo dei cavalli, il disturbo della quiete e degli habitat naturali, l'attività fotografica, l'esercizio della pesca, il pascolo degli animali e l'attraversamento delle aree protette con mandrie di bestiame, il campeggio, la navigazione, il lavaggio di stoviglie e di automezzi l'accesso alle aree private ed alle aree di Riserva naturale, le manifestazioni di vario genere, l'utilizzo delle risorse naturali dell'alveo del fiume, divenendo un vero e proprio codice di comportamento corretto nei confronti dell'ambiente naturale del Parco.
La II Commissione ha esaminato a fondo il testo sottoponendolo ad una ampia consultazione degli Enti locali, dell'Ente Parco, delle forze economiche, sociali e culturali interessate, accogliendo quindi le osservazioni e le proposte di modifica ed integrazione avanzate: sono fatte salve le normali operazioni di raccolta di specie vegetali commestibili secondo gli usi e le consuetudini locali (art. 6), l'inserimento di una norma che tuteli gli alberi di pregio ambientale e che garantisca la conservazione e la valorizzazione dell'ambiente naturale vietando l'introduzione di specie vegetali non autoctone, fatte salve le coltivazioni agricole, i parchi, ed i giardini privati per quanto attiene le piante ornamentali (art. 7); si prevede inoltre, in analogia al divieto di raccolta di anfibi, anche quello per i molluschi ed i crostacei (art.
11); viene inoltre regolamentato per motivi di salvaguardia ambientale la limitazione o l'esclusione della navigazione a motore per tratti del corso principale del fiume Ticino d'intesa con l'ente Parco lombardo (art. 20) l'accesso alle aree private ed alle riserve naturali fatti salvi i diritti di terzi (art. 22), nonché le manifestazioni che, se autorizzate dalla direzione dell'Ente Parco, debbono comunque svolgersi su aree appositamente attrezzate (art. 24).
La II Commissione ha approvato, a larga maggioranza, il testo legislativo e ne richiede una pronta, unanime approvazione da parte dell'Aula consiliare.



PRESIDENTE

Sulla relazione del Consigliere Cavallera è aperta la discussione. Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghe e colleghi Consiglieri, questa è la legge che determina le norme per l'utilizzazione del Parco naturale della Valle del Ticino. In questa legge, dal punto di vista generale, osservo che l'equilibrio non facile, da ottenere tra la conservazione di un ambiente naturale prezioso e l'utilizzazione da parte delle persone, nonostante le ampie consultazioni fatte, presenti qualche elemento di squilibrio.
Non è certamente facile giungere a definire in una legge il confine che separa la necessità di tutela e di valorizzazione dalla necessità di fruire del bene ambientale, in particolare di un parco.
Forse l'Italia non è il Paese che da questo punto di vista ha svolto la maggiore esperienza. Sappiamo che il nostro Paese è in coda a molti altri in Europa, quindi non abbiamo una grossa cultura pratica di queste cose. Le stesse critiche svolte da molti sul modo in cui i parchi riescono a vivere a essere gestiti, sono una riprova di questo ritardo culturale.
Da un punto di vista generale, trovo che questa legge compia qualche eccesso di rigidità da un lato e invece su altri settori consenta una ridotta tutela delle caratteristiche di un parco, non mettendo in evidenza quali caratteristiche ambientali possano essere fruite all'interno di un ambiente di questo genere. Mi riservo di fare osservazioni più puntuali sui singoli articoli.
Mi premeva, da un punto di vista generale, segnalare che non siamo ancora in equilibrio con questa legge e non siamo ancora in grado di determinare una prassi di gestione dei parchi che ci faccia diventare un Paese maturo in questo settore. Un Paese maturo è un paese nel quale questi beni ambientali possono essere insieme tutelati e fruiti da parte dei cittadini. La legge prevede qualche eccesso in vari articoli sui quali poi ritornerò. In relazione alle risposte che riceverò dalla Giunta, mi collocherò poi sul voto finale.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 29 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
ART. 2 Emendamento presentato dai Consiglieri Bresso, Giuliano, Miglio e Segre: al punto 3 le parole "quaranta km/h" sono soppresse e sostituite con le parole "trenta km /h".
La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

Questo regolamento è fatto con molta attenzione, anche d'intesa con l'esperienza del parco. Credo che il parco abbia fatto valutazioni realistiche, pertanto sarei portato a confermare i 40 chilometri. Tuttavia chiederei ai Consiglieri proponenti di fare la stessa valutazione: se è convinta la posizione, sulla base di esperienze dei colleghi Consiglieri di ridurre a 30 chilometri orari la velocità, la Giunta non ha obiezioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giuliano.



GIULIANO Valter

Una breve replica, perché non credo valga la pena di fare lunghi discorsi.
Conoscendo la zona del parco del Ticino, che vede la presenza di strade di tipo sterrato, di carrarecce ed altre, di strade di servizio agricolo, a noi sembrava troppo elevato tenere per tutti una velocità di 40 chilometri orari; quindi, confermeremmo la richiesta di ridurre a 30 chilometri.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

La Giunta accoglie.



PRESIDENTE

Pongo quindi in votazione tale emendamento. Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.
Pongo pertanto in votazione per appello nominale l'art. 2 così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 Emendamento presentato dai Consiglieri Bresso, Giuliano, Miglio e Segre: al punto 1 dopo la parola "rifiuti" aggiungere le parole "in particolare quelli". Chi è favorevole è pregato di alzare la mano. E' approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.
Si proceda quindi alla votazione per appello nominale dell'art. 3 così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda, alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghe e colleghi Consiglieri, ho potuto constatare che sugli artt. 9, 10 e 14 i colleghi non hanno presentato emendamenti.
In effetti, erano articoli sui quali la mia attenzione si era soffermata, perché mi paiono (gli artt. 9 e 10) due articoli con una rigidità veramente estrema, in cui si fissano norme che mi hanno lasciato un po' perplesso proprio per il loro divieto assoluto e non so quanto sensato.
L'art. 9 parla della raccolta dei prodotti del sottobosco: si vieta quindi, la raccolta e l'asportazione di qualunque prodotto del sottobosco fosse anche una foglia, mentre poi si permette la raccolta di muschi fragole e funghi, secondo certe regole. Questa dizione mi sembra un po' esagerata "qualsiasi prodotto del sottobosco", perché è una forma di tutela che, in pratica, non mi pare possa corrispondere ad un comportamento normale e non di violenza all'ambiente da parte del fruitore. Non si poteva trovare una forma espressiva più legata alla realtà? Mi sembra che qualsiasi prodotto del sottobosco sia anche una foglia: non ci si pu mettere una foglia in tasca? Questo mi sembra un po' strano.
L'ari. 10, invece, riguarda un identico eccesso: vi è fatto divieto di catturare, asportare, uccidere un qualsiasi insetto. Io sono per la protezione anche delle mosche e delle formiche; però, mi sembra che una dizione di questo genere provochi, in chi vuole osservarla, qualche inciampo. Nel senso che il divieto di uccidere riguarda qualunque tipo di insetto, che può essere ucciso anche solo "per caso", mettendo una mano sull'altra e trovandosi per caso in mezzo la mosca. Mi sembra un po' sbagliato. Per altro verso, all'art. 14, si parla del disturbo alla quiete.
Qui avrei delle preoccupazioni di senso opposto riferite ai primi due commi. Al 1 comma si dice: "è vietato l'uso di modelli aerei e terrestri forniti di motore a scoppio"; evidentemente veniva praticato o potrebbe essere praticato il gioco di far volare dei piccoli aeromobili o elicotteri dotati di motore a scoppio, quindi molto rumorosi. Però, questo divieto, lo vedo riferito solo ai motori a scoppio; in effetti, ci sono dei giocattoli che possono far volare questi medesimi modelli con potenti motori elettrici. Il fatto che, in un ambiente naturale protetto, volino degli oggetti, siano essi rumorosi o anche non rumorosi, forse è un elemento da evitare in un parco, perché può nuocere alla normale vita della fauna.
Nel 2 comma, invece, si dice: "è consentito l'uso di apparecchi radio televisivi e giradischi". Penso che, da questo punto di vista, un po' più d'attenzione potremmo riservarla. Non dico di fare come in tante spiagge pubbliche d'Europa sulle quali è fatto divieto di usare la radiolina, senza che nessuno si opponga, ma penso che un parco sia fatto anche di rumori e godere di un parco significa saper godere dei piccoli rumori che il parco stesso offre al visitatore. Sono rumori a volte molto fievoli che forse l'Ente parco e la legge che regola la fruizione del parco potrebbe valorizzare: il silenzio di un parco è fatto di tanti piccoli rumori.
Venite a sentire i piccoli rumori di un parco. All'interno di un parco ci si può divertire, conoscendo questo aspetto della natura che è nascosto e che l'uso, ad esempio, di questi altri giocattoli e strumenti, pu senz'altro ledere. Dico questo come elemento prioritario e trascuro l'altro elemento relativo al disturbo che, l'utilizzo di suoni percepibili dal prossimo, può indurre nel prossimo. Questo è un elemento, per carità difficile da affrontare; un elemento che fa parte della cultura di una società: in Italia abbiamo ancora molto cammino da fare.
Mi sembra quindi opportuna un'attenzione maggiore, che non sia quella di chiedere che l'utilizzo di questi apparecchi avvenga a basso volume norma che è assolutamente impraticabile e ingestibile.
Sollevo ancora un ultimo problema, quello relativo alle sanzioni amministrative che vengono elevate che, a mio avviso, sono molto basse infatti, in taluni casi sono di 4/5 mila lire per chi lava una macchina sul greto del Ticino. Sarei per elevare a cifre che consentano anche di ripagare, da parte dell'ente pubblico, il costo della pratica.
Questa era tutta la serie di osservazioni che volevo fare, ma ho dimenticata quella riguardante la navigazione dei natanti a motore. Secondo me, tale navigazione dovrebbe essere esclusa a favore di altri tipi di navigazione più adatti a quell'ambiente fluviale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'intervento del collega Chiezzi mi induce a ritornare su questa questione, ma devo dire che la registro per l'ultima volta - Assessore - dopodiché, voterò regolarmente contro queste norme che ritengo idiote. In questo modo, non si avvicina il giovane alla natura; il nostro obiettivo non è quello di vietare la natura ma di avvicinare gli uomini alla natura e non con norme di tipo terroristico.
Vorrei capire perché si deve vietare il rumore in un parco come se, al contrario, fosse consentito nei cortili delle Vallette! Mi chiedo, cioè, se non sia più disastrante la cattiva educazione, perché di questo si tratta nei cortili delle Vallette o in qualsiasi parco pressoché deserto. Il silenzio, il rispetto per gli altri non nasce da un divieto, ma da un'educazione.
Se continuiamo a vendere un messaggio in cui l'educazione è la conseguenza di una sanzione o è in funzione dell'evitare una sanzione e non una forma di vita acquisita, vissuta, consolidata, ho l'impressione che si continuino a scrivere idiozie.
Mi è stato spiegato una volta, quando ho sostenuto che mi era difficile capire perché non potevo passeggiare con il mio cane nel parco di Chianocco, che ciò era per tutelare il leccio (il leccio, lo sanno tutti vive sugli strapiombi): non mi risulta che il mio cane faccia il sesto grado! Non sono riuscito a spiegarmelo, però la sanzione è rimasta. Qui c'è qualcosa di analogo.
Vietare la raccolta di un frutto del sottobosco vuol dire distruggere il frutto stesso; se chi pone questi divieti fosse un montanaro, saprebbe per esempio che l'unico modo per distruggere i lamponi è quello di non raccoglierli, perché il lampone è una pianta che, come tutte, ha le caratteristiche di vegetazione e soprattutto di fruttificazione legate alla propria età. Quindi, se non si provvede a potarlo, il lampone non fruttifica più. Nei bei tempi andati, le mucche o i pastorelli si preoccupavano di strappare in modo molto semplice i lamponi ed i lamponi crescevano rigogliosi; oggi, invece, i lamponi non esistono più. Lo stesso discorso vale per i mirtilli; se il mirtillo lo si lascia invecchiare, non fruttifica più, non fiorisce neanche più. Il mirtillo va strappato; quindi propriamente potato, ricresce e fruttifica.
Non possiamo continuare a descrivere la natura nel modo di "Alice nel Paese delle meraviglie", modo con cui si mettono insieme valori incredibili. Non si può schiacciare la mosca perché il meno che si possa fare è l'eccezione; occorre mettere un cartello con scritto: "Qui è consentito schiacciare le mosche", perché se tutto è vietato, bisogna specificare quando è consentito.
Continuo quindi ad avere la convinzione che bisognerà rivedere la legge quadro. Le giustificazioni, soprattutto i funzionari bravissimi,, le danno sempre. Desidero però poter andare a spasso col mio cane nel parco di Chianocco e nessuno riuscirà mai a farmi capire perché non ci posso andare così come desidero - ma purtroppo non ho più l'età giusta - arrampicarmi nell'orrido di Chianocco e, quando ho sostenuto questo, mi è stato risposto che se mi arrampico disturbo gli uccelli che nidificano. Tutto questo è giusto, ma -, guarda caso - gli uccelli nidificano anche nell'orrido di Foresto; vorrei quindi sapere perché gli uccelli dell'orrido di Foresto devono essere meno tutelati degli uccelli dell'orrido di Chianocco.
Non si può ridurre la nostra voglia di preservare per i nostri figli e per quanto è ancora possibile, per noi stessi ad una natura ricostruita e ripensata; va fatto, ma in modo intelligente e arioso. La visione e la lettura terroristica della natura distrae ed allontana i giovani dalla natura, non li avvicina. Mi spiace dovermi ripetere in aula ma questa è un'espressione che ho ascoltato da Folco Quilici, il quale diceva che niente di più disastrante rispetto all'approccio che c'è nei confronti della natura viene dal fatto che la natura è qualcosa di regolamentato, reggimentato come una caserma. Nessuno si è mai appassionato alle caserme, perché sono viste come una somma di divieti, anche se magari sono le cose più belle del mondo.
O i parchi sono luoghi in cui è consentita la realizzazione del bene più prezioso che dobbiamo difendere peri giovani, che è il loro spazio di immaginazione e di fantasia e - perché no - anche di qualcosa di peggio che pure ci vuole nella formazione umana, oppure la natura cessa di avere il suo ruolo. La natura è lo scenario in cui si evolve la specie umana, non possiamo togliere alla natura la sua rozzezza o la sua durezza, le sue difficoltà e le sue crudeltà; dobbiamo lasciare che l'uomo si confronti con i propri difetti e le proprie evoluzioni, altrimenti togliamo all'uomo il senso della natura.
La natura non la si tutela perché è bella o brutta (è ancora tutto da dimostrare che certa natura sia bella o brutta), ma perché è lo scenario in cui, l'uomo deve sviluppare le proprie specificità ed originalità.
Un ragazzo che va in un parco deve avere, in primo luogo, la dimensione della libertà, della fantasia. La dimensione del vincolo ce l'ha già nei giardini pubblici. Quindi, Assessore, bisogna recuperare una cultura, una filosofia che faccia del parco un luogo di realizzazione degli spazi sempre più stretti alla vera essenza dell'uomo, che è la sua immaginazione, la sua fantasia la sua capacità di costruire ed inventare.
Purtroppo, l'abitudine a subire, a guardare i cartelli, a guardarsi dalle persone in divisa perché danno le multe è una cultura troppo diffusa perché diventi anche la cultura del territorio e non solo della città.
Potrei capire che le mie considerazioni fossero fuori luogo se non ci rendessimo conto che, in una logica che non condivido, ogni posto in cui c'è una pianta sta diventando un parco e, alla fine della nostra generazione, tutta l'area fruibile da parte dei cittadini sarà organizzata a parco. Se sarà organizzata a parco, dovrà essere un'area vivibile rivisitata e ripensata, non un'area di divieti, altrimenti allontaneremo sempre più le nuove generazioni dalla natura, ma soprattutto impediremo e toglieremo all'individuo quel pezzo prezioso ed unico che è la fantasia, la libertà che trova nel proprio spazio e nella propria natura.
Riprendo poi un'ultima questione posta dal collega Chiezzi: se uno si porta la radio in un parco, lasciamogliela portare! La vuole ascoltare alta? L'ascolti alta! Se si troverà insieme a persone che non hanno la radio, lui la spegnerà, si renderà conto, vivrà in un mondo in cui apprezzerà anche lui le cose che gli altri apprezzano.
Se sconfinate al di là della Francia e andate in un ristorante capirete subito se questo è italiano o francese dal volume del rumore. Se è un ristorante frequentato da italiani, è certamente rumoroso; se è frequentato da francesi, è invece un ristorante non rumoroso, perché i francesi hanno una diversa maturità ed un diverso approccio.
Se vietiamo di usare la radio nel parco, impediamo al povero ragazzo che ha in questo giocattolo il suo momento di evasione, comunicazione e conoscenza (quindi deve indurci tenerezza, non ad una sanzione, perché se uno porta una radio in un parco è perché non conosce la natura, quindi quando scopre il divieto prende la radio e la mette al massimo del suo volume) di ascoltare la radio e lo mettiamo nelle condizioni di reazione contraria, con la quale, appena vede il cartello "Fine del parco" riaccende la radio e ascolta 90' minuto.
La scuola - colleghi Assessori- ormai occupa uno spazio stretto nella vita dei ragazzi ed anche la nostra è poca capacità di vivere con i ragazzi. Quando costruiamo spazi speciali, dovremmo costruirli pensando anche a queste cose e non solo alla tutela dei beni; ho fatto l'esempio dei mirtilli e dei lamponi e non me ne vogliano gli amici non agricoltori, ma le cose stanno così. Il collega Penasso può confermarlo; se i lamponi non si potano o non si strappano, muoiono e si degradano. Un giorno o l'altro la questione di come si deve stare in un parco in termini di umanità e non di divieto deve pur essere affrontata. Altrimenti, ritroveremo sempre le stesse questioni, perché so bene che queste normative sono la ricaduta di una cultura che sta nelle leggi quadro e nelle leggi di impostazione. E' una questione che va radicalmente cambiata, altrimenti nella nostra generazione ci troveremo con qualche ragazzo che, descrivendo il suo ritorno da una gita in un parca, scriverà quello che ha scritto un ragazzo negli Stati Uniti: "C'era una bellissima moquette verde".



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GROSSO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Mi ero ripromessa di fare questo intervento alla fine, in sede di dichiarazione di voto, ma poiché la questione è stata una volta di più sollevata dal Consigliere Marchini, mi pare valga la pena intervenire adesso.
Malgrado non sia sempre d'accordo sugli esempi portati dal Consigliere Marchini o sulle cose che lui vorrebbe fossero tutti liberi di fare nei parchi, credo anch'io che il nostro meccanismo di regolamentazione sia troppo rigido. Non sono un'esperta di gestione naturalistica dei parchi (mi occupo di altre questioni), però mi sembra che l'adottare, con legge regionale, un Regolamento d'uso dei parchi costituisca la principale ragione di rigidità. Probabilmente, la prima modifica cui dovremo pensare sarà quella di trasformare queste leggi in regolamenti da adottarsi direttamente dagli Enti parco, i quali, tra l'altro, potranno cambiarlo e adattarlo a seconda della applicabilità delle norme.
Insieme ai colleghi con cui abbiamo presentato alcuni emendamenti, ci dicevamo prima che uno: dei principali problemi di queste norme è il fatto di non essere, per la maggior parte, applicabili. Di solito funziona meglio un cartello di indicazioni su cosa fare o non fare, un invito non tanto a rispettare la legge (di cui molto spesso tutti si disinteressano), ma una forma di educazione che la gente che frequenta i parchi il più delle volte accetta di rispettare.
Inviterei l'Assessore Nerviani a riflettere sull'ipotesi di definire alcune norme (se ne esistono, bisogna ragionarci) riguardanti divieti o cose consentite in tutti i parchi, o almeno per grandi tipologie di parchi.
Ad esempio, come per la questione della pesca, si potrebbe dire: "Queste cose non si possono consentire, queste altre invece vorremmo che fossero sempre consentite", salvo eccezioni da stabilirsi caso per caso trasformando quindi la maggioranza di queste leggi e regolamenti in Regolamenti adottati dai parchi e modificabili continuamente. Tutto questo anche perché abbiamo verificato che in fondo, quando facciamo le consultazioni su queste leggi, gli unici interlocutori sono gli Enti parco.
Regolamenti adottati dai parchi, modificabili continuamente: forse questo sarebbe molto più duttile e risponderebbe meglio ad alcune delle esigenze del Consigliere Marchini, anche perché gli Enti sono in genere composti per la stragrande maggioranza da persone del luogo, le quali hanno una conoscenza della realtà locale maggiore di quella che possiamo avere noi. Alcune cose, invece, come l'uso dei fuoristrada, ecc., possono essere benissimo regolamentate, per evitare che si consentano cose che non ci pare opportuno vengano mai consentite nei parchi.
Potremmo ridurre di molto alcune cose rilevanti del Regolamento adottato da noi o della legge adottata da noi e demandare agli Enti parco la regolamentazione più minuta, qualora ne valutino la necessità. Non credo sia possibile farlo adesso e, in sostanza, non cambierebbe nulla, perch comunque il problema è rappresentato dalle leggi di fruizione di tutti i parchi.
A questo proposito, varrebbe tuttavia la pena di fare un ragionamento non solo perché altrimenti ogni volta ci tocca ascoltare tutta la tiritera del Consigliere Marchini, ma anche perché sospetto anch'io che un po' di ragione ce l'abbia. Anche a me dà un po' fastidio entrare ogni volta in queste minuzie; trovo superfluo pormi il problema se, il fatto che una persona, passeggiando per il Parco del Ticino (che, come è noto, è pieno di zanzare) e sventolando la mano uccida una zanzara, sia un caso di forza maggiore o se sia invece colpevole di lesione o di non rispetto della legge regionale; in questo caso, è legittima difesa e forse è consentito, ma forse non lo sarebbe se si schiacciasse una farfalla. Questo tipo di minuzie potremmo lasciarle agli Enti parco; sarebbero contentissimi di farlo e magari lo farebbero con più cognizione di causa rispetto a noi.
Ha senso, per esempio, una discussione sull'uso dei mezzi fuoristrada sulle manifestazioni consentibili, ecc., ma mi pare siano solo 78 le cose su cui ha senso che il Consiglio regolamenti; vediamo quali sono e le altre lasciamole agli Enti, i quali faranno un proprio Regolamento che pubblicizzeranno. Per Regolamento, in buona sostanza, si intende: per favore, non fate queste cose (ed è educativo).
Marchini, io non sono del parere che non si debba dire nulla; per l'educazione come la si impara? Con i genitori che ti danno anche un po' di bacchettate sulle dita e con gli insegnanti che in altro modo attuano qualche forma di coercizione. In realtà, l'educazione è un fatto che non è innato e acquisito; certo, ci sono i nobili che ce l'hanno nel sangue tutti gli altri la imparano...



MARCHINI Sergio

Ma si sta zitti per ascoltare le voci del bosco, non perché è vietato parlare.



BRESSO Mercedes

Certo, però uno dei modi può essere quello di adottare un Regolamento ben fatto, che dica: "Guardate che queste cose, per queste ragioni, qui non si devono fare"; dopodiché le cose sono quasi totalmente insanzionabili però tu gli hai detto che comunque le possono fare. Quindi, ripeto, vedo meglio un Regolamento gestito dall'Ente parco, il quale può eventualmente togliere cose che, pur ritenendole importanti, non si riescono in nessun modo a controllare. Allora è meglio che si inviti la gente a non farle piuttosto che dirgli che è vietato, senza poter controllare. Quindi inviterei davvero l'Assessore a fare una riflessione e a farci prossimamente una proposta; possiamo anche farci carico noi di questa riflessione: vedremo chi arriva prima.
Questa è anche la ragione per cui avevamo cominciato e continueremo ad astenerci su questa legge; in effetti è molto difficile entrare, nel merito di queste minuzie e non ci sentiamo di dire che sono sbagliate, ma neanche che sono giuste. Vorremmo però trovare un modo diverso di operare per il Consiglio.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bodrero; ne ha facoltà.



BODRERO Antonio

Volevo solo dire che per la questione di quello che si deve rispettare o meno ci sono degli esperti, degli scienziati; penso che anche un Ente parco si consulti e possa avere il conforto di pareri autorevoli.
Per esempio, a livello di esperienza minima, elementare, si può dire che è giusto raccogliere i mirtilli, ma non è certo giusto farlo utilizzando una macchinetta o strappandone le piante. Non so se si possa fare questa distinzione in un articolo di legge, ma certamente lo si pu fare in un Regolamento.
Per i funghi capita la stessa cosa; naturalmente, dipende dalla quantità: se troppa gente "usufruisce" di questi frutti della natura finisce per distruggere; se sono pochi, i cercatori di funghi non distruggono. Una volta nessuno cercava i funghi; adesso sono in troppi a cercarli; certe comunità montane fanno addirittura pagare per concedere il diritto di cercarli.
Non sono assolutamente d'accordo sul fatto di essere permissivi; ho sempre insistito contro certe leggi (che io chiamo infami, criminali), che sono permissive con gli assassini, ecc. Quindi non è giusto che si permetta, sia in città che nel bosco, di circolare con la radio ad altissimo volume, perché in città disturba la gente e nel bosco disturberà le creature del bosco.
E non è affatto vero che all'estero ci sia meno severità, ce n'è molta di più; se uno butta una cicca per terra, in certi Stati ha la multa, qui invece il suolo è coperto di cicche. Torino è sporca che fa schifo, e non solo Torino, purtroppo. La severità è necessaria; già i latini, nonostante i loro enormi difetti (si dice siano i padri del diritto, io li chiamerei patrigni) dicevano: "sub lege libertas", senza-legge non c'è libertà.
Quindi la legge ci deve essere e deve essere severa e fatta rispettare l'esatto contrario di quello che ci stanno regalando i partiti eversivi e distruttivi che, con quelle leggi, hanno portato l'Italia al massimo della criminalità in Europa, e forse non solo in Europa.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani per la replica.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

Eravamo già all'esame degli articoli, ma siamo ritornati all'esame generale del disegno di legge; quindi svolgo delle considerazioni generali così come sono stato sollecitato a fare, prescindendo, per intanto dall'esame degli artt. 9 e 10, cioè quelli successivi agli articoli approvati. Voglio dire che ho accolto con un po' di fastidio l'avvio del dibattito per il fatto che ci si stava addentrando in problematiche specifiche che, a mio modesto avviso, erano più competenza della Commissione che non dell'aula, proprio perla singolarità e la specificità degli argomenti proposti.
Debbo concludere che la discussione è stata, ancora una volta estremamente utile e ha dato al sottoscritto motivi di riflessione e probabilmente anche di ripensamento che vorrei tradurre nel tempo futuro in atti, così come sono stato sollecitato a fare dalla collega Bresso. E' noto lo ripeto per l'ennesima volta - il fascino che esercita su di me sempre, il collega Marchini con le sue considerazioni di carattere generale che si riferiscono a letture del mondo, in questo caso della natura radicate in una filosofia autentica; considerazioni sempre originali, in questo caso, tra virgolette, anche in una filosofia molto "liberale".
La sua visione rousseauiana della natura mi lascia commosso, ma al tempo stesso stupito. "Mutatis mutandis" - (e debbo confessare che non ritengo l'inquinamento da cicche e da cartacce così grave come quello derivante dall'uso di certe sostanze e dalla loro diffusione in natura anche se, certamente, cicche e cartacce contribuiscono a rendere meno vivibili ed accettabili le nostre città... ) - secondo la teoria dell'amico e collega Marchini, cicche e cartacce, dicevo, potrebbero essere gettate o abbandonate, come lo sono nella nostra società distratta, in tutte le nostre strade fin tanto che giovani e meno giovani non abbiano assunto la coscienza piena del rispetto che si deve alla comunità e alla vita civile.
Io ritengo invece che le sanzioni, in momenti eccezionali come questi diventino quanto meno utili e forse esemplari per la modifica di un costume che ù intollerabile.
Seguendo questo ragionamento al limite del paradosso, vorrei ricordare che nel Parco del Ticino il giorno di ferragosto erano presenti circa 300 mila persone. E' evidente che nessuno può impedire a 300 mila persone di raccogliere impunemente lamponi, ribes, more e così via, ma è altrettanto evidente che, diffusa la norma, si aiuta l'assunzione della coscienza e quindi la lettura del Regolamento è già di per sé fatto educativo sollecitante a comportamenti che sono conseguenti alla sensibilità invocata dal collega Marchini.
Quindi questa è, più che una norma che si può 'controllare e applicare uno strumento educativo, un richiamo scritto, preventivo a coloro che fruiscono di queste aree tutelate.
Sempre seguendo - e ritornando al paradosso - il ragionamento di Marchini, dovremmo arrivare ad abolire i parchi perché essi stessi sono norma. E' chiaro che in una società rousseauiana perfetta non ci sono obblighi, ma in una società costretta da realtà così offensive, è necessario che, almeno in quella che medita di più sugli interessi generali collettivi, ci siano delle norme. Queste sono sicuramente norme in positivo che, ripeto, non mi risulta siano mai state applicate con un rigore terroristico e mi pare che si sia fatto, da parte di tutti, se non in casi assolutamente eccezionali, di tutto per evitare di sfiorare - come ha detto il collega Marchini - l'idiozia.
Rimane la considerazione della collega Bresso in ordine all'opportunità di procedere per deliberazioni, quindi con strumenti più agili. Tuttavia la Consigliera Bresso sa bene che la scelta della legge è imposta dalla legge dello Stato n. 689, la quale stabilisce, appunto, che le sanzioni siano fissate per legge.
Allora - e di qui l'impegno e le conseguenze e la positività che discende dalle dichiarazioni di Marchini, Bresso, Chiezzi, Bodrero e altri forse è il caso, collega Bresso, che l'Assessorato, o chi arriva prima immagini una legge generale che preveda tutte le sanzioni possibili aggiornandole, tosi come ha richiesto Chiezzi, a dimensioni più coerenti con i tempi. La parte generale sarebbe affermata dalla legge, la parte più in dettaglio invece attraverso i regolamenti.
Per entrare nello specifico, vorrei verificare se le considerazioni del collega Marchini sono fondate, cioè se non consentendo di raccogliere i lamponi, le piante muoiono. Non credo che sia così, perché la simbiosi uomo natura non è sempre obbligatoria. In via di principio, la vita delle piante non sempre è in simbiosi con altri soggetti viventi in natura, talvolta è indipendente. A parte il fatto che comunque i lamponi vengono raccolti indipendentemente dalla norma; ma se è vero questo, io credo che sia opportuno modificare la norma.
Per quanto attiene invece ai rumori, bisogna stabilire che non è possibile tenere le radio ad alto volume nelle riserve, perché credo che tutti abbiano provato fastidio estremo per la presenza di quei "rompiscatole" che tengono le loro radioline al massimo volume per cui si deve sentire per forza la partita della Juventus, squadra per cui non tengo, durante tutto il periodo di visita nel parco del Ticino. Vale quindi la spesa di prendere in considerazione quanto detto dal Consigliere Chiezzi facendo ancora qualche emendamento, mantenendo sostanzialmente l'ossatura andando a fare la verifica che il collega Marchini ha chiesto per alcune realtà specifiche e facendo una riflessione in generale sull'opportunità di questi regolamenti.
Al proposito assicuro che convocherò i direttori e i Presidenti dei parchi per tentare un minimo di omogeneizzazione dei regolamenti e magari la ripulitura di quegli elementi che possono essere apparentemente più ridicoli. Anch'io ho letto la norma sugli insetti e mi è sembrata un po' "criminalizzante"..:, ma se la si guarda attentamente, si capisce che è il prodotto di una faticosissima mediazione fra sensibilità differenti che hanno trovato un punto di intesa in questa formulazione.
In ogni caso, con molta sincerità e fuori da ogni retorica, ringrazio il Consigliere Chiezzi anche se è seminatore di vento... Io sapevo che mentre parlava la sua intenzione prima era quella di provocare il collega Marchini che stava riposando ed era distratto; ci è perfettamente riuscito... Ringrazio i Consiglieri Chiezzi, Bresso, Bodrero e Marchiai per il contributo in qualche modo già recepito e che nel prosieguo dell'esame del disegno di legge recepirò per le parti che sembreranno coerenti con la posizione che la Giunta ha finora manifestato e che intende confermare.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, si proceda alla votazione dell'art. 9 per alzata di mano, a norma dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 29 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 10 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 29 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 10 Consiglieri L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 29 Consiglieri si sono astenuti 11 Consiglieri L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 29 Consiglieri si sono astenuti 11 Consiglieri L'art. 12 è approvato.
ART. 13 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 29 Consiglieri si sono astenuti 11 Consiglieri L'art. 13 è approvato.
ART. 14 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 29 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 10 Consiglieri L'art. 14 è approvato.
ART. 15 Emendamento presentato dai Consiglieri Giuliano, Miglio, Segre e Bresso: dopo il punto 1 aggiungere la seguente frase: "Essa comunque deve essere esercitata senza arrecare danni alla fauna in particolare nei periodi di riproduzione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.
Si proceda pertanto alla votazione per appello nominale dell'art. 15 così modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 39 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 15 è approvato.
ART. 16 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 29 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 10 Consiglieri L'art. 16 è approvato.
ART. 17 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 29 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 10 Consiglieri L'art. 17 è approvato.
ART. 18 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 29 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 10 Consiglieri L'art. 18 è approvato.
ART. 19 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 29 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 10 Consiglieri L'art. 19 è approvato.
ART. 20 Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio, Segre, Giuliano e Bresso: al punto 1, prima del punto aggiungere "fatta eccezione per i mezzi di soccorso e di vigilanza".
La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

E' un problema che abbiamo rilevato in tutti i casi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

La Giunta non accoglie l'emendamento, perché la legge istitutiva del parco del Ticino prevede che non possano comunque essere utilizzati motori con potenza superiore ai 20 cavalli vapore.



BRESSO Mercedes

Lo ritiriamo.



PRESIDENTE

Si proceda pertanto alla votazione per appello nominale dell'art. 20.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 28 Consiglieri si sono astenuti 10 Consiglieri L'art. 20 è approvato.
ART. 21 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 28 Consiglieri si sono astenuti 10 Consiglieri L'art. 21 è approvato.
ART. 22 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 28 Consiglieri si sono astenuti 10 Consiglieri L'art. 22 è approvato.
ART. 23 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 28 Consiglieri si sono astenuti 10 Consiglieri L'art. 23 è approvato.
ART. 24 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 28 Consiglieri si sono astenuti 10 Consiglieri L'art. 24 è approvato.
ART. 25 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 28 Consiglieri si sono astenuti 10 Consiglieri L'art. 25 è approvato.
ART. 26 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 28 Consiglieri si sono astenuti 10 Consiglieri L'art. 26 è approvato.
ART. 27 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 28 Consiglieri si sono astenuti 10 Consiglieri L'art. 27 è approvato.
ART. 28 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 28 Consiglieri si sono astenuti 10 Consiglieri L'art. 28 è approvato.
ART. 29 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 28 Consiglieri si sono astenuti 10 Consiglieri L'art. 29 è approvato.
Non essendovi dichiarazioni di voto si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 28 Consiglieri si sono astenuti 10 Consiglieri La legge è approvata.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 210: "Regolamento per i servizi da eseguire in economia da parte degli uffici regionali" (rinvio)


PRESIDENTE

Su richiesta dell'Assessore Gallarini l'esame della proposta di deliberazione n. 210 di cui al punto 9) all'o.d.g. viene rinviato ad altra seduta.


Argomento: Contratti ed appalti

Esame progetto di legge n. 129: "Modificazione dell'art. 31 della L.R. 23/1/84, n. 8 (Amministrazione dei beni e attività contrattuale della Regione)"


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 10) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 129. La parola al relatore Consigliere Ferraris.



FERRARIS Paolo, relatore

"Illustre Presidente, colleghi Consiglieri, l'aumento del costo della vita e l'esigenza di accelerare le procedure per la conclusione di contratti, la cui entità non giustifica il ricorso a metodi complessi quale la licitazione privata, suggeriscono di elevare rispettivamente a L.
200.000.000 e a L. 50.000.000 gli importi previsti nell'articolo 31 lettera g), della LR n. 8/84: 'Norme concernenti l'amministrazione dei beni e l'attività contrattuale della Regione'.
All'uopo, la Giunta regionale ha predisposto il disegno di legge n.
129, di, cui si tratta. Il testo del disegno di legge, costituito da un unico articolo, sostituisce nel senso sopraindicato le previsioni della lettera g) del vigente articolo 31 della LR 8 / 84.
Preso in esame il provvedimento presenta-to dalla Giunta, la I Commissione consiliare ne ha riconosciuto l'opportunità e l'indispensabilità ai fini operativi per l'Amministrazione regionale e lo ha quindi approvato a maggioranza. In considerazione di quanto sopra esposto se ne raccomanda l'approvazione da parte di questa Assemblea".



PRESIDENTE

Ci sono interventi di carattere generale? Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie Presidente, colleghe e colleghi. Interventi di carattere generale ce ne sono sì, Presidente. Spererei anche di non essere l'unica voce che interviene da un punto di vista generale su questa deliberazione perché con questa legge stiamo decidendo di elevare il limite sotto il quale la Regione può procedere ad affidamento dei lavori per trattativa privata. Oggi il limite è di L. 50.000.000, si eleva questo limite a L.
200.000.000.
Chiederei l'attenzione del Consiglio su questo fatto, perché trattiamo di materia concernente gli appalti pubblici. Gli appalti pubblici avvengono attraverso l'accostamento di risorse pubbliche e decisioni pubbliche agli interessi privati di chi esegue i lavori assegnati. La trattativa privata è la modalità di affidamento dei lavori più pericolosa che esista per la Pubblica Amministrazione. Tant'è che questa procedura di assegnazione dei lavori è subordinata da tutte le legislazioni a cautele e situazioni di eccezionalità. La trattativa privata non può essere il modo di routine con il quale vengono affidati i lavori, perché in una trattativa privata ci sono larghi margini di discrezionalità e limitate possibilità di concorrenza: il numero delle imprese è molto ridotto, addirittura pu essere ridotto ad una.
Capite che siamo nel pieno della materia, delicatissima, degli appalti pubblici e della correttezza con la quale le Amministrazioni pubbliche affidano i lavori. Non c'è giorno che non si levi sulla stampa e sulle notizie televisive un allarme su questo. Il problema che ci troviamo ad affrontare è il grande problema degli appalti ed all'interno di questi è quella forma di affida-mento dei lavori che va guardata con la massima attenzione e che va perlopiù evitata, perché consente discrezionalità ed elimina la concorrenza, quindi permette connubi non puliti tra gli affari dei privati ed i finanziamenti pubblici. Di trattative private non bisognerebbe proprio farne.
Di trattative private non bisognerebbe proprio farne in questo momento in Italia, quando si parla di penetrazione della mafia nel settore degli appalti: certo che il sistema più comodo per inquinare tutto è allargare le trattative private. Se si potesse fare tutto a trattativa privata, ahimè il mondo degli appalti verrebbe spartito secondo interessi che non sono quelli pubblici. Con questa legge, ripeto, la Regione Piemonte dilata la possibilità di affidare lavori a trattativa privata, passando da L.
50.000.000 a L. 200.000.000.
Ritengo questo fatto sbagliato e in questa situazione particolarmente pericoloso e da evitare. Non ci sono scusanti, secondo me. Non tiene la scusante che bisogna stare al di sotto dei 50.000.000 per affidare i 'lavori; che questo limite è troppo basso e non si riesce più ad affidare alcun lavoro, nemmeno urgente, nemmeno di piccola portata. E' meglio .fare una deliberazione in più, ma evitare la dilatazione pericolosa e l'estensione della prassi a trattativa privata da parte della Regione Piemonte in questo momento. Meglio, Assessore e Presidente, una deliberazione in più che non cominciare a moltiplicare per quattro le possibilità per la Regione Piemonte di fare trattative private, per cifre non piccole.
Questo è uno scivolone pericoloso che, ripeto, spero di non essere l'unico a sollevare in questo Consiglio, perché si ha un bel parlare di correttezza degli appalti, ma poi, quando si giunge al sodo, tutti si squagliano e nessuno si leva a dire di smettere di praticare trattative private e, se necessarie, di tenere al minimo le cifre. Ritengo che la situazione esiga che nulla si muova a favore delle trattative private momento più oscuro che esista, in cui confronto e concorrenza vengono limitate al massimo.
Alcune considerazioni sulla cifra massima per le trattative private elevata a 200 milioni. Quando si fissa un limite, si ha poi la fortissima tentazione di eluderlo, di spezzare artificiosamente gli appalti: non potendo fare una trattativa privata per 100 milioni, se ne fanno due ammontanti a 49. Se questo succedesse al nuovo livello di 200 milioni consentirebbe di affidare lavori a trattativa privata per circa mezzo miliardo. Ma questo può succedere? Certo colleghi, anzi è già successo.
Vi porto un solo esempio: il Presidente Brizio ha eluso il limite dei 50 milioni sulle trattative private il 18 marzo 1991. In tale data, la Giunta regionale approva nella stessa seduta due deliberazioni; con la prima deliberazione, per una spesa di 49.738.430 lire, quindi appena sotto i 50 milioni, sono state invitate quattro ditte per fornitura di apparecchiatura informatica. La deliberazione assegna ad una di queste quattro ditte i lavori per L. 49.738.430. Lo stesso giorno, nella stessa Giunta, con la deliberazione sottostante, la Giunta regionale decide di spendere 19.635.000 (quanto oltre i 50 milioni), invita quattro ditte (le stesse di prima) e affida i lavori ad una di queste (la stessa di prima).
In questo modo la Giunta regionale ha eluso la legge in quanto evidentemente, si trattava di una sola gara d'appalto. Visto che si superava il limite dei 50 milioni, la Giunta regionale con un artificio ha spezzato l'appalto in due.
Signor Presidente, se questo è successo con il limite di 50 milioni potrà succedere anche con il limite di 200 milioni. L'elevazione del limite comincia a diventare preoccupante: se "sotto i 50 limitiamo troppo la concorrenza..., diamo margini troppo grandi alla discrezionalità" permettere le stesse operazioni per cifre che possono superare il mezzo miliardo a livello a maggior ragione dovrebbe preoccupare tutti i colleghi.
A meno che di appalti si parli sempre nelle sedi in cui questi non vengono decisi: si fa un po' di clamore, un po' di moralismo, alla fine, per l'amministratore pubblico, quando ha sul tavolo un provvedimento come questo, assume decisioni diverse.
Esprimo la mia preoccupazione anche perché, nel settore degli appalti la Regione Piemonte non dispone di strumenti di controllo. E' dal 1984 che la Regione Piemonte non attua quanto previsto da una propria legge, che chiedeva l'istituzione della banca dati appalti; non è cosa difficile da attuare, né straordinaria. Tutti i giorni su un quotidiano nazionale compare il prezzo, per esempio, del sedano rapa sulla piazza di Lecce o di molte altre merci; la Regione Piemonte non sa dire, per esempio, quanto costa mettere un serramento in metallo a due luci nell'area del Biellese.
Non sa quanto costa un metro quadrato di solaio nel Cuneese; non sa quanto ha pagato queste opere; provate a chiedere: nessuno sa nulla. Ci sono squilibri fra zona e zona? Come mai Novara è più cara di Asti? Di questo non c'è alcun controllo; gli appalti possono essere inquinati anche perch nessuno sa niente, nessuno se ne occupa. Costerebbe meno, dal punto di vista politico, scegliere di controllare, di informarsi su quanto succede su quanto costa un determinato bene e metterlo a pubblica disposizione e se del caso, ragionare su quanto succede.
In definitiva, mancando la banca dati sugli appalti non possiamo sapere quanto sta succedendo in giro per il Piemonte e le trattative private vengono attuate eludendo la legge. Naturalmente non ho controllato tutte le deliberazioni della Giunta regionale, ho visionato alcune deliberazioni dell'Assessore proponente; mi piacerebbe visionare le deliberazioni della sanità: sulle trattative private cosa succede? Di fronte ad una Giunta che ha eluso il limite di 50 milioni, come posso accettare un elevamento di limite in un sistema di gara criticato chiacchierato e così poco frequentabile da parte di un'amministrazione corretta? Al contrario, denuncio questo fatto, mi oppongo al provvedimento e chiedo al Presidente Brizio di riflettere e di ritirare questo disegno di legge in ossequio di una volontà di buon governo più volte affermata, ma che attende, per quanto mi riguarda, delle prove pratiche.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Squillario.



SQUILLARIO Luigi

Il richiamo del Consigliere Chiezzi non può non essere preso in considerazione; personalmente ritengo che le argomentazioni del collega siano suggestive, ma sostanzialmente sbagliate e che non risolvano il problema della moralità degli appalti.
Suggestive, perché si tende a ritenere che le migliori forme di gara d'appalto non sono quelle a trattativa privata, mentre nelle altre vi sarebbe maggior garanzia. In realtà, non è così. Ritengo sia una questione di responsabilità: nella trattativa privata certamente vi sono molti elementi di aleatorietà e di discrezione, ma solo se riteniamo che gli amministratori vogliano abusarne, e cioè siano sostanzialmente disonesti altrimenti vi è una maggiore responsabilità degli amministratori.
L'esempio portato dal collega Chiezzi prova una sola cosa: la modestia della cifra per la trattativa privata.
Non so sei 200 milioni proposti dalla Giunta siano eccessivi, certo è una cifra abbastanza alta, ma - come ripeto - la moralità degli appalti non è data dalla forma diversa dalla trattativa privata.
Se vi è un controllo puntiglioso, credo che possa non solo rispondere ad esigenze di urgenza, ma anche di snellezza della Pubblica Amministrazione.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, passiamo all'esame del relativo articolato.
ARTICOLO UNICO - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri L'articolo unico, pertanto l'intero testo della legge, è approvato.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame proposta di deliberazione n. 367: "Individuazione, ai sensi art. 4 L.R. n. 10/85, di Associazioni, Enti, Istituti titolari di potere di designazione per le Commissioni preposte alle graduatorie per l'assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 367, di cui al punto 14) all'o.d.g. Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale proposta di deliberazione il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 26 voti favorevoli e 3 astensioni.
La votazione è valida ai sensi del terzo comma dell'art. 52 del Regolamento consiliare in quanto i Consiglieri in congedo (n. 5) non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento: Enti strumentali

Esame proposta di deliberazione n. 345: "Aggiornamento programma di attività dell'IRES per l'anno 1991. Approvazione, ai sensi art. 27, L.R. 43/91, della proposta della Giunta regionale"


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 16) dell'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 345.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi. Ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

In questa deliberazione di aggiornamento del programma di attività è contenuta una proposta di approfondimento di alcuni aspetti del capitolo delle problematiche dei trasporti della relazione 1991. Fra questi capitoli, è previsto l'approfondimento relativo al sistema dell'alta velocità. Si dice: "anche alla luce di esperienze e studi realizzati in altri Paesi". Vorrei capire meglio come si inserisce questa attività dell'IRES, che è stata sollecitata direttamente dall'Assessorato, quindi è una di quelle attività che in modo estemporaneo la Giunta regionale richiede all'IRES, con tutti gli altri studi che da più parti (Ferrovie dello Stato, Ferrovie francesi, Comitato Alta velocità, Associazioni private come CSST) si continuano a redigere. Chiederei all'Assessore un chiarimento su questo fatto, perché mi sembra sbagliato caricare l'IRES di compiti di duplicazione in questo settore.



PRESIDENTE

Ci sono interventi da parte della Giunta? Consigliere Chiezzi, intende riprecisare la domanda?



CHIEZZI Giuseppe

Accedo alla richiesta, non è che ci tenga a farlo, ma, visto che alcuni Assessori non sono stati a sentire, ripreciso.
Questo aggiornamento del programma di attività dell'IRES contiene un approfondimento degli, studi che riguardano il sistema dei trasporti, con particolare riguardo all'alta velocità. Abbiamo discusso, ogniqualvolta approfondivamo il tema del programma di attività dell'IRES, sul fatto che è bene che la Giunta regionale non assegni in modo estemporaneo, cammin facendo, sempre compiti nuovi all'IRES. Se vi ricordate, eravamo stati concordi su questo, anzi l'IRES pativa un po' nella propria attività di essere sollecitata mese per mese ora da questo Assessorato ora dall'altro affinché aggiungesse al suo piano di lavoro questo e quell'altro studio.
Quindi vi era stato un pronunciamento unanime, per evitare questo utilizzo frammentato della capacità di lavoro dell'IRES. Si era detto: "All'inizio di ogni anno si scelgano dei filoni e si impegni l'IRES", in modo da evitare che poi tutti i momenti l'Assessore di turno bussasse all'IRES per fargli fare qualche cosetta e gliela fa fare.
Ora, in questo aggiornamento si dice: "Su specifica richiesta dell'Assessorato regionale alla pianificazione territoriale (...), è previsto un approfondimento derivante dalla realizzazione di comunicazioni ferroviarie ad alta velocità. Tale approfondimento potrà costituire la base per l'avvio di un filone di studi sulle interrelazioni tra grandi infrastrutture di trasporto a livello regionale".
Dato che su questo tema delle infrastrutture di trasporto- leggo sui giornali, perché la Giunta di quest'aula non dico che se ne fa un baffo, ma tante volte quasi - c'è al lavoro una quantità di enti straordinaria (lavorano le Ferrovie dello Stato, lavorano le Ferrovie francesi, lavora la SITAF, lavora il CSST, lavora il Comitato Alta velocità), come mai, adesso un Assessore si sveglia e chiede all'IRES di lavorare anch'esso attorno a questo tema? La domanda era: come si inserisce questa richiesta nell'ambito di altri approfondimenti e studi che sono fatti? Non è una duplicazione? Non è proprio questo il caso in cui l'IRES dovrebbe essere non sollecitata in modo così casuale ed estemporaneo?



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Il problema riguardala pianificazione territoriale, tema che è di competenza dell'Assessore Nerviani, che in questo momento non vedo in aula.
Comunque, questo aggiornamento del programma tocca diversi argomenti, di cui questo è uno soltanto, e mi pare che vada nell'ottica dei problemi che oggi sono sul tappeto. Non c'è nulla di estemporaneo, ma si tratta di un incarico all'IRES su alcuni aspetti che hanno una importanza ed una rilevanza notevole. Mi pare che particolari osservazioni non siano state formulate neanche nella sede della Commissione che ha esaminato il programma dell'IRES e che si è espressa favorevolmente.
Per quello che riguarda il tema specifico dell'alta velocità, è un tema di così grande portata e di così grande rilievo per cui possono occuparsene più enti. Ci sono dei problemi che riguardano l'aspetto territoriale, ci sono dei problemi finanziari, ci sono dei problemi certamente molto complessi; proprio per questa complessità, si darà probabilmente l'avvio ad un gruppo di intesa economica europea al quale parteciperà il Comitato Alta velocità, perché si intende dare organicità a uno studio che deve avere anche riferimenti per quello che riguarda il problema della possibilità del ritorno finanziario.
Quindi, approfondire tramite l'IRES, il nostro Istituto di ricerche l'aspetto dell'alta velocità a livello territoriale mi pare sia un dovere e corrisponda anche ad un gesto che dovrebbe essere in qualche modo apprezzato proprio dal Consigliere Chiezzi che ripetutamente dice: "Andando nel Comitato Alta velocità noi perdiamo un'autonomia". Noi diciamo che non perdiamo nessuna autonomia andando nel Comitato Alta velocità o presiedendolo, semmai acquistiamo un ruolo di guida in un'operazione; dando un incarico di studi all'IRES, ente strumentale della Regione, ci creiamo delle documentazioni ulteriori utili per una decisione che certamente è complessa.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 28 voti favorevoli e 4 astensioni.
La votazione è valida ai sensi del terzo comma dell'art. 52 del Regolamento consiliare in quanto i Consiglieri in congedo (n. 5) non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 349: "Piano dei corsi per operatori sanitari. Anno formativo 1991/1992. Integrazioni e modificazioni della DCR n. 229-10124 del 2/7/91"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della proposta di deliberazione n. 349 di cui al punto 11) all'o.d.g. La parola all'Assessore Maccari per l'illustrazione.



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

La proposta di deliberazione n. 349 è relativa all'aumento del numero dei posti per il primo anno dei corsi di "Infermiere professionale" in Piemonte. Ne avevamo già autorizzati, con deliberazione precedente, 2195; a questi ne aggiungiamo, con questa deliberazione, 330. Pertanto, i posti per gli allievi al primo anno del corso di "Infermiere professionale" in Piemonte, per l'anno scolastico '91/'92, sono 2525.
Devo inoltre far osservare che nel testo della deliberazione c'è un errore di battitura: a pagina 2, in corrispondenza della USSL n. 76 di Casale Monferrato, laddove è indicato l'aumento dei posti da 60 a 48, il 48 è sbagliato e va letto 78. Presento pertanto il seguente emendamento: "alla pagina 2 in corrispondenza della USSL n. 76 di Casale Monferrato alla seconda colonna leggasi 78 anziché 48".



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione l'emendamento testè letto dall'Assessore.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato all'unanimità dei 28 Consiglieri presenti.
Ha chiesto la parola il Consigliere Calligaro; ne ha facoltà.



CALLIGARO Germano

Il piano dei corsi per operatori sanitari approvato il 2 luglio 1991 viene oggi integrato. Per fortuna c'è un aumento, un soprannumero di domande da parte di giovani che vengono ammessi ai corsi da parte delle UU.SS.SS.LL. La deliberazione che oggi approviamo prende atto di questo aumento che rappresenta un fatto positivo. Dimostra che non era congruo come tentò di dimostrare l'Assessore con il piano corsi per operatori sanitari approvato il 2 luglio 1991. Era possibile fare meglio, in sostanza. Oggi è più congruo, anche se del tutto insufficiente rispetto al fabbisogno, perché c'è stato un adeguamento che non può non essere considerato positivo. C'è da interrogarsi sulla crescita di propensione a frequentare il corso per "Infermieri professionali" e probabilmente la situazione economico-occupazionale, che volge al peggio, induce molti giovani a riflettere su questo sbocco.
A nostro parere è servita a qualche cosa anche la proposta presentata da numerosi Consiglieri di vari Gruppi per l'aumento dell'assegno di studio. Certamente, ha rappresentato uno stimolo nei confronti dei giovani che, oggi, pensano di poter avere un assegno di studio più elevato.
Direi, quindi, che bisogna insistere su questa strada, perché è qui che incontriamo carenze allarmanti che devono essere ridotte: rappresentano cioè, uno spreco rilevante. Ad esempio, a causa della mancanza di infermieri professionali, vengono lasciati interi reparti chiusi, non si consente l'apertura di nuovi reparti e non si consente l'utilizzo ottimale di apparecchiature. Quindi, su questa strada, bisogna davvero insistere.
E' necessario comunque insistere anche sull'altra strada, che è quella di impiegare al meglio l'organico degli infermieri professionali esistenti spesso impiegati in compiti impropri, incongrui.
A noi pare che si debba fare un passo sostanziale in direzione dell'aumento dell'assegno di studio in modo da incentivare la propensione dei giovani a frequentare i corsi per infermieri professionali e a raggiungere il diploma. L'atteggiamento dell'Assessore è stato scoraggiante, perché quando abbiamo presentato l'ordine del giorno per l'aumento dell'assegno di studio la risposta è stata negativa e sbagliata a nostro parere. "Non c'è una sola lira, non si possono attingere risorse dal fondo sanitario regionale". Dopo la manifestazione degli allievi e l'incontro con i sindacati l'Assessore ha dovuto, però, smentirsi clamorosamente. Dal "non c'è una sola lira", pare che sia disponibile ad un aumento dell'ordine di miliardi di lire. Naturalmente ciò che non era finanziabile con il fondo sanitario regionale, oggi lo è.
Quindi certi atteggiamenti negativi e sbagliati non aiutano certamente ad incentivare la propensione dei giovani a svolgere la professione di infermiere professionale; anzi, sarà bene anche abbandonare definitivamente certi stratagemmi che girano attorno al problema senza affrontarlo. Prima erano gli studenti di medicina che dovevano essere impiegati, ultimamente si è scoperto che gli infermieri professionali pugliesi sarebbero disponibili a venire in Piemonte, ma continuiamo a girare intorno al problema. Il problema, invece, va affrontato di petto e con molta concretezza. Noi continuiamo a sostenere che l'Assessorato sottovaluta il problema "Infermieri professionali".
Oggi leggiamo su "La Stampa": "Infermieri all'ospedale CTO sciopereranno nei prossimi giorni perché vi sono problemi cronici di organico". Questa professione è gravata da responsabilità che, per la maggior parte dei casi, non competono agli infermieri professionali, i quali denunciano che non si colma l'enorme disavanzo tra posti carenti e posti coperti. Il direttore sanitario dell'ospedale CTO fa presente che questa carenza non riguarda solo questo ospedale, ma è comune a tutti gli ospedali. Con le nuove assunzioni non si riesce, comunque, a coprire i vuoti creati da dimissioni e pensionamenti. Quello che abbiamo sempre sostenuto è che il numero dei diplomati non riesce a coprire il normale "turn over".
Diamo naturalmente voto favorevole ad una deliberazione che aumenta di centinaia di posti (aumento tutt'altro che disprezzabile) il numero di allievi che svolgeranno i corsi e, speriamo, siano in molti a diplomarsi.
Ricordo ancora che questo problema continua ad essere praticamente sottovalutato e insisto perché venga affrontato di petto, nella sue carenze di fondo, nell'impiego al meglio dell'organico degli infermieri professionali esistente e nell'incentivare le propensioni a questa professione. L'incentivo può venirci - ripeto - da un aumento sostanziale dell'assegno di studio.



PORCELLANA FRANCESCO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Ci troviamo a discutere una deliberazione che, al 25 febbraio, approva modificazioni ed integrazioni al piano dei corsi approvato dalla Giunta il 2 luglio 1991. Quindi, da quello che posso capire, è una deliberazione assunta a sanatoria di attività già avviate. Si tratta di corsi 1991/92 quindi immagino si riferisca al primo anno di studio; si suppone quindi che questi allievi siano già stati inseriti nel corso di studio e non vengano certo inseriti a partire dall'esecutività della deliberazione, soprattutto laddove si sono moltiplicate le sezioni.
Si tratta dunque, per l'ennesima volta, di una deliberazione assunta su una questione definita da tutti prioritaria, quella della necessità di aumentare la professionalità e la disponibilità della professione infermieristica, e ci si domanda tuttavia quale sia il motivo di tale ritardo ed imprevidente programmazione.
Ci troviamo a rincorrere una situazione che è andata oltre le aspettative e le previsioni fatte dagli uffici dell'Assessorato. Anche in questo caso, come si è già verificato in altre occasioni tipiche di questa sanità regionale così disastrata, si è inseguita la realtà senza riuscire a prevederla.
Se entriamo nel merito della deliberazione, vediamo che ci sono 11 scuole per infermieri professionali, 3 corsi di abilitazione a funzioni direttive, un corso per terapisti della riabilitazione, un corso per massofisioterapisti ed un corso per tecnici di radiologia medica in cui si è evidentemente fallito nelle previsioni. Non si è previsto cioè un maggiore afflusso di allievi.
Diventa allora implicita la domanda del perché ciò sia avvenuto, dove sia andata a finire la tanto decantata capacità di programmazione dell'Assessorato - decantata non da noi - e di chi sia la responsabilità della pesante sottovalutazione a fronte della moltiplicazione inaspettata delle domande di iscrizione verificatasi quest'anno. Ma allora, quali conseguenze elezioni se ne trarranno? Quali indicazioni verranno date alle UU.SS.SS.LL. sedi di scuole che dovrebbero incominciare già adesso a programmare i corsi per il prossimo anno? Mi domando poi cosa sia questo strano palleggiamento del corso per situazioni particolari, corsi per massofisioterapisti che, non avendo avuto nessun iscritto a Novara, ne hanno invece 34 ad Acqui Terme (forse a Novara non avevano previsto che non avrebbero avuto nessun iscritto, invece ad Acqui Terme si sono ritrovati in maniera inopinata questi 34 iscritti?).
Questo vale anche per la situazione dei corsi per tecnici sanitari e di radiologia; perché si fanno a Cuneo, ma non si fanno a Novara e ad Asti laddove invece erano stati previsti? A Biella si era previsto un corso di abilitazione alle funzioni direttive che non ha avuto nessun iscritto invece a Cuneo, dove non era stato previsto, vediamo comparire 20 iscritti.
E' una situazione che conferma una certa stranezza nel modo di gestire la questione fondamentale della formazione del personale sanitario. Chiedo quindi una risposta a questi interrogativi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

Chiedo solo al Presidente se possiamo discutere contestualmente le deliberazioni di cui ai punti 12) e 13) dell'o.d.g. perché mi pare che molte cose dette siano più relative alle deliberazioni di cui ai punti 12) e 13) che non a quella attualmente in esame, iscritta al punto 11).
Chiedo pertanto alla Presidenza se sia possibile fare una discussione unica per evitare di rifarne un'altra analoga immediatamente dopo.



PRESIDENTE

Credo che ciò si possa fare perché gli argomenti sono pertinenti quindi i colleghi possono intervenire e la Giunta può rispondere su tutte e tre le deliberazioni.



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

D'accordo per quanto riguarda le deliberazioni di cui ai punti 12) e 13), penso sia il caso di rimandarle in Commissione per approfondirle visto che siamo in un momento di trattative con le Organizzazioni Sindacali per la determinazione del quantum che sarà sottoposto alla decisione della Giunta.
Per quanto riguarda invece la deliberazione di cui al punto 11), si tratta di un'integrazione di 330 posti che prende atto, come tutti gli anni, delle situazioni che si possono determinare in località diverse, di aumenti di numero di iscritti o di non adesione per alcuni corsi.
Alcuni corsi possono avere necessità nuove come nella zona di Acqui dove è emersa la necessità ricordata dal collega Maggiorotti, mentre in altri posti probabilmente questa necessità non è emersa. Se fosse emersa non ci sarebbero stati problemi ad accoglierla, così come abbiamo accolto in questi ultimi 4 anni le necessità di ampliamento per tutti i tipi di corsi che venivano presentati alla Regione. Il numero di 2525 non credo sia da portare come indice di non sensibilizzazione dal parte della Giunta regionale; voglio ricordare che, se ci sono carenze nel settore infermieristico, esse sono dovute alla mancanza di scelte che dovevano essere effettuate in passato. Ci troviamo oggi senza infermieri e lo sforzo che sta facendo la Regione, che dal 1987 è passata dai 600 iniziali ai 2500, credo sia un atto di buona volontà da apprezzare. E' una moltiplicazione che esige risorse, organizzazione ed impegno anche da parte delle UU.SS.SS.LL.
Mi rendo conto che questo non esaurisce le necessità, e non vuole neanche esaurirle, ma da quest'anno saremo in grado di diplomare 1000 infermieri all'anno, cosa che dovrebbe coprire interamente il turn-over e permetterci, nel giro di 6-7 anni, di coprire le necessità, non dico quelle più urgenti, del sistema ospedaliero piemontese.
E' stato ricordato il ricorso agli infermieri pugliesi; abbiamo dato una disponibilità al Ministero della Sanità per gli infermieri extracomunitari e abbiamo dato in prima istanza una disponibilità a ricercare sul territorio nazionale degli infermieri - per i quali lo Stato attraverso le UU.SS.SS.LL., aveva speso alcune centinaia di milioni- in modo da recuperare parte di una spesa pubblica di formazione a suo tempo fatta.
Qualcuno in Puglia ha accolto l'invito (siamo nell'ordine delle unità) e mi auguro che anche altri lo facciano. Abbiamo scelto la Puglia non per una discriminazione nei confronti delle altre Regioni, ma perché i collegi provinciali degli infermieri professionali pugliesi ci hanno fatto presente la disponibilità sul loro territorio di alcune migliaia di infermieri professionali disoccupati. Il livello di stipendio attuale, con l'integrazione che le UU.SS.SS.LL. darebbero per l'alloggio, permette comunque il trasferimento di residenza, cosa che gli stipendi precedenti all'ultimo contratto, essendo molto più bassi, avrebbero reso difficile.
Credo che nessuno abbia la presunzione di risolvere il problema, ma c'è un mix di interventi, compresa la possibilità data alle UU.SS.SS.LL.
fornite di ospedale di avvalersi, a part-time, di infermieri già in pensione unicamente per l'assistenza nelle corsie, in modo da evitare che si vadano a mettere infermieri nei posti più disparati. Mi auguro che questo mix di interventi possa contribuire a risolvere il problema.
Contemporaneamente, stanno partendo i corsi per gli operatori tecnici all'assistenza, corsi che riqualificano gli ausiliari dando loro una qualifica tipo quella che esisteva prima dell'infermiere generico; è un'altra misura che dovrebbe permettere di superare il problema nelle corsie.
Queste sono le misure che si stanno assumendo; bacchette magiche credo non ce ne siano da nessuna parte, miracoli non ne possono essere fatti soprattutto da un Assessore laico che nei miracoli non crede.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Calligaro; ne ha facoltà.



CALLIGARO Germano

Visto che trattiamo tutti e tre i punti, ho chiesto la parola per una brevissima dichiarazione di voto. Noi non siamo convinti del fatto che mille infermieri all'anno possano coprire il turn-over e consentire, nel giro di 6/7 anni, di sanare una situazione che oggi è allarmante.
L'Assessore ci scuserà se abbiamo posizioni di partenza diverse.
Siamo fermamente convinti che mille infermieri non siano assolutamente sufficienti, perché una parte di questi finiscono nelle strutture private anche se fossero tutti diretti nelle strutture pubbliche, non riusciremmo a superare la situazione attuale, che è allarmante, e tanto meno a coprire le carenze strutturali nel giro di poco tempo.
Naturalmente la colpa è sempre di quelli che hanno amministrato prima.
Prima quando? La passata legislatura? Non mi pare, c'eravate voi. Quella precedente? Sono trascorsi ben 7 anni: guai se stessimo fermi!



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

Dal 1987 abbiamo aumentato l'organico, Calligaro, lo sai.



CALLIGARO Germano

Appunto, ma da 7 anni amministrate voi, di conseguenza non andiamo troppo indietro nel tempo.
Noi pensiamo che la carenza strutturale di infermieri professionali rappresenti il principale spreco della sanità piemontese, e non solo di quella piemontese, perché senza infermieri professionali i reparti chiudono, o addirittura non si aprono, e le apparecchiature costose e sofisticate vengono utilizzate tutt'altro che in modo ottimale.
Pensiamo anche che si debba correre ai ripari per impiegare al meglio l'organico di infermieri professionali esistente. Spesso sono utilizzati in impieghi impropri e incongrui.
C'è poi il problema di incentivare la propensione dei giovani. A proposito degli incentivi a svolgere questa professione, pensiamo che il principale incentivo oggi sia rappresentato dall'assegno di studio. Votiamo quindi in modo diverso rispetto al primo punto all'ordine del giorno (quello riguardante l'integrazione del programma dei corsi), su cui sostanzialmente siamo favorevoli (330 allievi in più sono una bella cifra) sugli altri due punti votiamo contro, perché cista bene che le proposte di deliberazione vengano inviate in IV Commissione, ma siamo contrari a che si tiri per le lunghe questa vicenda.
Da zero lire e dall'impossibilità assoluta di attingere dal fondo sanitario regionale siamo passati ad una certa disponibilità; vogliamo che l'Assessore e la Giunta verifichino la quantità di questa disponibilità di risorse finanziarie e prendano un provvedimento a sostegno dell'aumento dell'assegno di studio agli allievi infermieri. Questo tirare per le lunghe non ci va bene; è da mesi che ci dite prima che non ci sono soldi e adesso che ci sono, però non li quantificate e non stabilite un accordo con le Organizzazioni Sindacali. Se l'Assessore mi permette, bisognerà trovare anche l'accordo dei rappresentanti effettivi degli allievi infermieri professionali; i rappresentanti effettivi sono il Coordinamento regionale degli allievi infermieri professionali.
Ripeto, non riusciamo a capire perché si tiri per le lunghe; ci direte che le risorse sono limitate - e lo sappiamo - però sono trascorsi molti mesi dalla presentazione delle proposte di deliberazione e siamo solo ad un mezzo impegno con le Organizzazioni Sindacali. Chiediamo di stringere e definire a quanto deve ammontare l'aumento dell'assegno di studio, che pu anche partire nei mesi successivi: su questo siamo d'accordo. Dimostrato l'impegno da parte degli allievi, deve corrispondere l'aumento dell'assegno di studio, però è ora di quantificare, di prendere precisi e netti impegni.
Siamo quindi favorevoli a che le proposte di deliberazione tornino in Commissione, ma siamo contrari al fatto che si tiri per le lunghe.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti per dichiarazione di voto.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Volevo rammentare, visto che si tirano sempre fuori le storie del passato, che già il Piano socio-sanitario della Regione Piemonte 82/84 descriveva i fabbisogni del personale nel primo piano triennale.
Sotto la voce "infermieri professionali", si dicono praticamente le stesse cose che nei sette anni della nuova Amministrazione in realtà non sono state attuate; ci si domanda quando avverranno.
Qui si dice: "Si prevede un fabbisogno di circa 5.000 unità in totale e si prevede la necessità di assorbire nei servizi il gettito formativo totale annuo di circa 1.000 infermieri l'anno, con tendenza a 1.500".
Tenuto conto che in realtà non si tratta solo di coprire i bisogni di personale a livello di ospedali, ma anche e soprattutto a livello di territorio, esiste l'esigenza di sviluppare i servizi di assistenza domiciliare, che prevalentemente non possono essere sviluppati, perché non sono state implementate le piante organiche previste dai diversi piani succedutisi in questi anni a livello di distretti socio-sanitari di base.
Mi parrebbe quindi ovvio usare meno trionfalismo, dandosi un criterio di maggior realismo nel definire i progetti.
E' chiaro che 1.000 infermieri da assorbirsi da parte delle UU.SS.SS.LL. è il minimo per garantire la sopravvivenza dei servizi, ma questo, appunto, è l'unico obiettivo che ci si può porre, se queste sono le risorse che attiviamo. Ben altro sforzo occorre attivare se vogliamo arrivare a sviluppare i servizi ospedalieri ed i servizi territoriali, in particolare quelle attività che dicevo prima.
Quanto al fatto del trovare gli infermieri, io dico che ci sono molti modi per farlo. Innanzitutto c'è l'esigenza di approvare la proposta di legge firmata da diverse- forze politiche in questo Consiglio, anche di maggioranza, di aumento dell'assegno di studio prima della partenza del prossimo anno di formazione.
Inoltre, ci si potrebbe porre anche l'obiettivo di recuperare quelle professionalità infer-mieristiche, quegli infermieri che hanno deciso o che stanno valutando di uscire dal pubblico per passare nel privato, magari mettendosi in cooperativa. Noi siamo a conoscenza di diverse situazioni di questo tipo; ho qui il depliant di presentazione di una cooperativa per l'assistenza infermieristica, con infermieri professionali a domicilio, che si propone perla convenzione con le UU.SS.SS.LL, per l'attivazione dell'ospedalizzazione a domicilio e l'assistenza domiciliare integrata.
Probabilmente gli infermieri esistono; domandiamoci perché non riusciamo ad impedire, la fuoriuscita verso altro tipo di attività di questo personale, che viene formato con i fondi della Sanità.
Queste sono considerazioni che mi fanno pensare che, in realtà, non si faccia affatto una sana attività di programmazione, come dicevo nel mio primo intervento.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola ed avendo già votato l'emendamento, pongo in votazione la proposta di deliberazione n. 349 il cui testo emendato verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 28 Consiglieri presenti.
La votazione è valida ai sensi del terzo comma dell'ari. 52 del Regolamento consiliare in quanto i Consiglieri in congedo (n. 5) non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Esame progetto di legge n. 238: "Modificazione del comma 1 dell'art. 1 della L.R. n. 9/91 - Sottoscrizione aumento di capitale della Texilia S.p.A."


PRESIDENTE

Avevo preso l'impegno con il Consigliere Squillario di porre in votazione la legge relativa a Texilia, di cui al punto 17) dell'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Zanoletti, che ha pertanto la parola.



ZANOLETTI Tomaso, relatore

Illustre Presidente, signori Consiglieri, con il disegno di legge n.
238 la Giunta ha proposto una limitata riduzione della sottoscrizione di nuove azioni emesse della Texilia S.p.A. in esecuzione dell'aumento di quel capitale sociale da 200 milioni a 2.500 milioni.
La proposta consegue alla situazione che, di fatto, si è verificata a seguito dell'intervenuta sottoscrizione, da parte di un altro azionista (Città degli Studi S.p.A.) di un numero di azioni di poco superiore a quello riservatogli.
Tale sottoscrizione è stata autorizzata dal Consiglio di amministrazione della Texilia S.p.A. in considerazione della non divisibilità dei beni conferiti, consistenti in attrezzature che la Texilia utilizza.
Con la riduzione che si propone la Regione passa dal 70% al 65,4%, ma conserva egualmente la maggioranza assoluta nel capitale sociale della Texilia S.p.A.
La modifica legislativa, di cui si tratta, si rende necessaria al fine di consentire alla Società di chiudere l'aumento di capitale in corso per poter proporre un nuovo aumento, rispetto al quale la L.R. 9/91 (art. 2) ha autorizzata la Giunta regionale a conferire ulteriori quote di proprietà dell'immobile regionale, in cui la Texilia S.p.A. opera.
In occasione della prevista assemblea straordinaria della Società si potrà ripristinare nella quota del 70% la partecipazione azionaria della Regione.
In relazione ai tempi previsti per la sottoscrizione e per la successiva Assemblea straordinaria della Società, il disegno di legge reca la clausola dell'urgenza.
La I Commissione ha preso in esame, nella seduta del 13 febbraio scorso, il disegno di legge di cui si tratta e lo ha approvato a maggioranza.
Per quanto sopra esposto se ne raccomanda (approvazione anche da parte di questo Consiglio.



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parole, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 26 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 28 Consiglieri si sono astenuti 10 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Si proceda infine alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 28 Consiglieri si sono astenuti 10 Consiglieri La legge è approvata.


Argomento:

Nomine


PRESIDENTE

Il punto 29) all'o.d.g. reca: "Nomine".
Si distribuiscano le schede per le seguenti nomine:


Argomento: Nomine

- Istituto Federale di Credito Agrario per il Piemonte, la Liguria e la Valle d'Aosta (art. 11 dello Statuto). Consiglio di Amministrazione. Nomina di un membro.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Leva Francesco.


Argomento: Nomine

- Commissione Tecnico Consultiva per il Credito al Commercio (art. 13, L.R. n. 47/75). Nomina di 3 esperti nel settore della distribuzione dell'urbanistica e dei problemi del traffico.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Zanone Alberto (esperto nel settore della distribuzione), Guglielmero Sergio (esperto in problemi del traffico) Costa Mara (esperta in materia urbanistica), quest'ultima designata ai sensi dell'ultimo comma dell'art. 8 della L.R. n. 10/85 e dell'art. 72 del Regolamento.


Argomento: Nomine

- Parco Naturale Alpe Veglia - Devero (art. 9, L.R. n. 12/90). Consiglio Direttivo. Nomina di 3 membri.


PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede.
Proclamo eletti i signori Fornaroli Giovanni (esperto turistico e forestale), Piretti Marco (esperto turistico) e Guerra Giovanni (esperto agronomico), quest'ultimo designato ai sensi dell'ultimo comma dell'art. 8 della L.R. n. 10/85 e dell'art. 72 del Regolamento.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Esame ordini del giorno inerenti l'obiezione di coscienza (rinvio)


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Monticelli; ne ha facoltà.



MONTICELLI Antonio

Si era convenuto in sede di Conferenza dei Capigruppo che, a fine seduta, si sarebbero messi in votazione gli ordini del giorno sull'obiezione di coscienza iscritti all'o.d.g. della seduta odierna.



PRESIDENTE

E' vero che questo era stato convenuto ed io sono disponibile conché in aula vi siano i numeri necessari.
Consigliere Monticelli, io non ero presente - unica volta- all'ultima riunione dei Capigruppo, ma mi è stato riferito quanto lei ha appena detto.
Nel frattempo sono pervenuti altri documenti che probabilmente non tutti hanno avuto il tempo di leggere; in data odierna è pervenuto un ultimo ordine del giorno a firma dei Consiglieri Miglio; Segre e Giuliano, che è stato distribuito, ma che non so se è stato visto da tutto il Consiglio.
Ritengo che possa essere iscritto al primo punto della prossima seduta.



MONTICELLI Antonio

No, Presidente, perché la prossima settimana l'argomento rischia di non avere più alcun significato.



PRESIDENTE

Ripeto, personalmente non ho alcuna difficoltà a procedere, però per la votazione è necessaria la presenza di più Consiglieri.
La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, sono del parere di discutere questo problema la prossima settimana. Intanto perché, ad esempio, non ho ancora letto il documento presentato oggi: ne ho sentito solo parlare e desidererei poterlo vedere; dopodiché si potrà aprire il dibattito perché il problema non è di poco conto.
Chiedo quindi il rinvio alla prossima seduta.



PRESIDENTE

Consigliere Monticelli, mentre lei parla con il Consigliere Rossa sarebbe possibile far svolgere alla Giunta la comunicazione relativa al personale.



MONTICELLI Antonio

Qui non si tratta di parlare fra me e il collega Rossa. C'è un impegno preso alla riunione dei Capigruppo, c'è un argomento iscritto all'o.d.g. e che si era convenuto fosse esaminato in chiusura di seduta e che ha senso trattare in Consiglio oggi e non la prossima settimana. Questo è certissimo, Presidente. La decisione va quindi presa ora.



PRESIDENTE

Dal momento, però, che questo è stato convenuto in una riunione dei Capigruppo alla quale io non ho partecipato e poiché vedo che ci sono delle differenze fra i Capigruppo, vi davo la possibilità di parlare un momento fra di voi. Ribadisco che mi è stato riferito che questo punto doveva essere trattato, però registro che ci sono delle differenze.
La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Signor Presidente, confermiamo che nella riunione dei Capigruppo si sono raggiunte certe intese, però devo anche sottolineare che vi sono dei precedenti sulla base dei quali le intese dei Capigruppo non sono state poi rispettate in aula. Con questo non voglio dire che in questa occasione ci rimangiamo la parola data; nella riunione dei Capigruppo è emersa l'opportunità di discutere questo ordine del giorno nella seduta odierna perché la prossima seduta potrebbe essere tardi. Faccio però presente che non sarebbe la fine del mondo rinviare alla prossima seduta l'argomento; è già successo molte volte che, nonostante fossero stati presi degli impegni nella riunione dei Capigruppo, in aula non siano stati rispettati puntualmente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Penso che l'argomento dell'obiezione di coscienza sia davvero urgente ed importante. Se non se ne è parlato abbastanza o sono giunti altri documenti, proprio perché non li conosciamo, ritengo sia il caso di parlarne subito, ma senza fare una riunione dei Capigruppo che non finirebbe più. Ciascuno esponga il proprio documento, si confrontino le posizioni e si giunga infine al voto. Non c'è niente di male, ci vuole del tempo, ma il dibattito è fondamentale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

A me pare che su una vicenda come questa sia necessario un minimo di flessibilità, che qualche volta è anche sinonimo di intelligenza. Quando i Capigruppo hanno deliberato questo, probabilmente era in relazione a una questione che non era l'obiezione di coscienza, bensì la praticabilità della via parlamentare rispetto a questa fattispecie. La Camera però ha deciso che domani si va in aula. Allora il valore sul quale noi possiamo discutere è che questa questione vada esaminata e torni in aula; se invece si vuole portare questa materia strumentalmente dopo che si è decisa l'unica cosa che a noi interessava e cioè che si andasse in aula, mi chiedo perché questo problema non si è posto quando c'era un problema di merito.
Non si è portato, perché si è ritenuto che il Parlamento potesse benissimo fare il suo dovere senza bisogno delle nostre sollecitazioni.
A questo punto, risolto il problema di metodo che domani si va in aula mi risulta difficile capire quale tipo di significato e ruolo abbia una nostra pronuncia urgente, visto che la Conferenza dei Capigruppo che è il nostro omologo ha deciso che questa vicenda va alla Camera. Non mi pare che avrebbe senso aprire un dibattito di merito, perché tra l'altro è superato dal fatto che su questo abbiamo votato tutti in un certo modo; il problema di metodo la Camera lo ha risolto decidendo che domani si procede su questa questione. Immaginare quindi di affrontare la discussione oggi è troppo presto e ,troppo tardi. Troppo tardi rispetto alle questioni che non erano decise nel momento in cui si è deciso di parlare; troppo presto rispetto alle questioni che non sappiamo come matureranno a livello nazionale.



PRESIDENTE

Potremmo risolvere il problema votando, a norma di regolamento, se discuterlo adesso o la prossima seduta, altrimenti anticipiamo due dibattiti.
La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Voglio richiamare l'esigenza che si voti questa sera. Uno degli ordini del giorno si riferisce all'Amiantifera di Balangero.



PRESIDENTE

Stiamo parlando dell'obiezione di coscienza.



RIVALTA Luigi

Ci sono anche degli ordini del giorno sull'Amiantifera.



PRESIDENTE

In merito a tale questione, il Presidente della Giunta, Brizio intendeva svolgere una comunicazione al Consiglio.



RIVALTA Luigi

C'è il problema di far prendere un provvedimento a livello parlamentare. Questo vale per l'Amiantifera di Balangero, ma anche, nel merito, per quanto riguarda l'obiezione di coscienza.



PRESIDENTE

Consigliere Rivalta, mi consenta di capire: avete presentato un ordine del giorno sull'amiantifera di Balangero? In questo momento stiamo parlando dell'obiezione di coscienza.



RIVALTA Luigi

Voglio far rilevare che è urgente, per quanto riguarda il Piemonte, che il Parlamento prenda in considerazione sia la questione dell'obiezione di coscienza che quella inerente all'amiantifera di Balangero.
Quella dell'obiezione di coscienza è questione civile così importante che il pronunciamento del Consiglio regionale non può essere unicamente formale, di procedura, ma deve riguardare il merito. So benissimo che nel nostro Paese le forze politiche sono divise rispetto all'argomento, ma non per questo noi dobbiamo astenerci, come istituzione, dall'esprimerci con un ordine del giorno per appoggiare o contrastare un certo orientamento.
Impedire un pronunciamento in merito, prima che in Parlamento se ne discuta, è posizione ostruzionista; discuterne successivamente è esercizio vano. Dobbiamo tutti avere ben presente che ha senso pronunciarsi sull'obiezione di coscienza stasera quale che sia il pronunciamento, purch di merito; fra una settimana sarà esercizio vano, procedurale, che degrada l'istituzione.



PRESIDENTE

Pregherei di distinguere gli argomenti: sulla questione dell'obiezione di coscienza ho tutti i relativi documenti; sull'amiantifera di Balangero perla quale il Presidente della Giunta si apprestava a fare una sua comunicazione, non è stato presentato alcun documento alla Presidenza del Consiglio, e di conseguenza non sono iscritti in nessun modo all'o.d.g.
La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, pur essendomi pronunciato per un rinvio - e rimanendo comunque della stessa idea - se riteniamo di discutere l'argomento adesso, sono pronto a farlo.
Mi dispiacerebbe parlarne a quest'ora, in chiusura di Consiglio, quando parecchi colleghi sono ormai andati via non pensando si discutesse il problema. Mi dispiace anche non aver potuto essere presente alla riunione dei Capigruppo - ero impegnato in un'assemblea nazionale del PSI che ha onorato Torino e il Piemonte - perché sarei stato sicuramente d'accordo a discuterne nella seduta odierna, con tempi opportuni. E' problema che ritengo di grande importanza, che per gli aspetti di coscienza, di indirizzo e di politica che investe è da discutere a Consiglio regionale completo e non ad adiuvandum.
Ritengo valida la possibilità di un rinvio, sentito anche quanto detto dal collega Marchini, ovvero che domani il problema verrà discusso in Parlamento. Indipendentemente dalle posizioni che i socialisti hanno espresso, personalmente sono contro una certa posizione e non ho alcuna difficoltà ad esprimere un atteggiamento contrario; constateremo che si sta profilando una doppia maggioranza: anche qui in Consiglio si profila una realtà di carattere nazionale.
Sono quindi pronto a discutere del problema, anche se ne parleremmo nell'orario meno indicato. Si apra pure la discussione: mi iscrivo a parlare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Attenendomi esclusivamente a questioni procedurali, mi sembra che il ragionamento del Consigliere Marchini abbia una sua validità in quanto ormai, ci troviamo in "corso d'opera" dal punto di vista dei lavori parlamentari. Quando avevamo pensato agli ordini del giorno sull'argomento non sapevamo che il Parlamento avrebbe deciso di entrare nel merito della questione; votare i documenti oggi o avere la garanzia di votarli nella prossima seduta cambia poco dal punto di vista del nostro pronunciamento che andrà ad aggiungersi, ovviamente con le maggioranze che si verificheranno al momento, a quello che verrà deciso in Parlamento.
Ritengo che si possa accettare la proposta di esaminare questo argomento nella prossima seduta.



PRESIDENTE

Visti i contenuti degli impegni che i vari ordini del giorno individuano, e cioè che la discussione passi alle Camere, possiamo impegnarci a votare questi documenti nella mattinata di martedì prossimo.



MONTICELLI Antonio

Non sono d'accordo, Presidente. Faccio presente che il nostro ordine del giorno recita testualmente: "impegna la Presidenza del Consiglio e il Presidente della Giunta ad intervenire presso i Presidenti dei due rami del Parlamento affinché la legge venga riapprovata dalle Camere nel testo integrale". L'ordine del giorno, quindi, contiene una proposta di pronunciamento che attiene anche al merito della questione. In parole povere, Presidente, mi consenta di dirle che contesto la conduzione dei lavori del Consiglio così come si è svolta in quest'ultima fase. C'era un preciso impegno, assunto in sede di Conferenza dei Presidenti dei Gruppi non si può dire "non lo sapevamo".



PRESIDENTE

Consigliere Monticelli, converrà con me che neanche mezz'ora fa abbiamo ripreso quegli argomenti che avrebbero dovuto essere posti in discussione dopo l'approvazione delle deliberazioni e le nomine, e abbiamo parlato della comunicazione in materia di personale e sull'Amiantifera. Discutere l'obiezione di coscienza con un'aula sostanzialmente vuota, a me non sembra l'atteggiamento più consono al livello del problema. Vista anche la richiesta di un certo numero di Capigruppo, ritengo che l'argomento possa essere discusso come primo punto, all'o.d.g. della prossima seduta.
La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Signor Presidente, ad aula sostanzialmente vuota non ha senso neppure ascoltare, ed eventualmente discutere, le comunicazioni che la Giunta si appresta a fare.



PRESIDENTE

Mi consenta, Consigliere: che l'aula sia semivuota non dipende dal Presidente del Consiglio, che anzi per tutta la giornata ha chiamato in aula i Consiglieri per votare leggi e provvedimenti. Permettiamo al Presidente della Giunta di fare la propria comunicazione relativa all'Amiantifera di Balangero.
Se trovate un'intesa, visto che d'intesa si tratta, possiamo discutere quanto credete: la volontà non è di non discuterne, ma di farlo al meglio.


Argomento: Cave e torbiere

Comunicazione della Giunta regionale relativa all'Amiantifera di Balangero


PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Sulla questione Amiantifera di Balangero, come voi sapete, la legge è stata rinviata dal Presidente della Repubblica all'esame del Parlamento. E' nata immediatamente la questione sulla possibilità di questo Parlamento di discutere ancora questa legge, di riesaminarla e di riadottarla.
Nello stesso tempo, abbiamo avuto la pressione da parte dell'Amministrazione di Balangero, dei lavoratori interessati e dei sindacati perché si trovasse una soluzione.
Si è svolto un incontro il 20 febbraio presso la Giunta, al quale è stata presente la rappresentanza della Presidenza del Consiglio nell'incontro abbiamo convenuto di richiedere al Presidente del Senato l'iscrizione all'o.d.g. e il riesame del provvedimento di legge.
Ho parlato, quindi, direttamente con il Presidente Spadolini e con il suo Segretario particolare, che oltretutto è un piemontese, il quale ha confermato in modo chiaro che, anche su richiesta di alcuni parlamentari porrà la questione all'esame dei Capigruppo nella seduta del 28 febbraio che si terrà al Senato, per decidere il riesame del provvedimento.
Naturalmente, il Presidente mi ha fatto confermare telefonicamente oggi che egli è favorevole al riesame e mi ha fatto anche comunicare che la decisione è demandata all'opinione dei Capigruppo che si troveranno il 28 febbraio.
Abbiamo mandato un telegramma del Presidente della Giunta a tutti i Capigruppo, ravvisando l'opportunità che la legge venga riesaminata e riadottata nel corso di questa legislatura e abbiamo assicurazioni che ci sarà una discussione serena, che speriamo abbia esito favorevole.
Utilizzeremo questo periodo di tempo, cioè i due giorni che rimangono per continuare questi contatti e per portare avanti questa posizione, che mi pare molto precisa e puntuale. Sarebbe non positiva la sola ipotesi alternativa che veniva portata avanti della disponibilità encomiabile del Ministro Ruffolo a presentare un decreto che recepisse l'indicazione della CEE di divieto. Infatti, se il provvedimento di divieto della lavorazione è privo dei provvedimenti positivi, che sono contenuti nella legge e che garantiscono la questione occupazionale, ciò aggraverebbe ancora di più quelli che sono gli aspetti di tensione emergenti in questo momento.
Siamo in continuo contatto con la Presidenza del Senato; abbiamo ragione di ritenere che il 28 febbraio ci sarà una decisione positiva e opereremo perché ciò avvenga. Quindi, continueremo con grande determinazione in proposito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Direi, ma è un'opinione: intanto cominciamo a discuterne. Questo poi non toglie che, dato che probabilmente non si può concludere questa sera anche per il fatto che siamo pochi, si continuerebbe martedì prossimo. La cosa che non mi va, come autonomista, è quella di dover aspettare l'imbeccata da Roma, che è un po' la malattia di molte Regioni italiane specialmente del nord.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Intervengo per dire che ci sentiamo rappresentati dai telegrammi che sono stati mandati dal Presidente del Consiglio e dal Presidente della Giunta, e dai contatti e gli atti compiuti per chiedere che venga preso in considerazione il provvedimento durante le sedute della Camera che si svolgeranno. Quindi, in questo senso, riteniamo che almeno l'atto di presenza sia stato compiuto; chiediamo però di poter discutere prossimamente sulla questione dell'Amiantifera.
Personalmente ritengo, e credo anche i colleghi del mio Gruppo, che se così stanno le cose noi dobbiamo chiudere adesso la seduta e mettere al primo punto all'o.d.g. della prossima seduta di Consiglio sia l'ordine del giorno che riguarda l'obiezione di coscienza, sia la comunicazione che riguarda i problemi che si sono creati in Regione in merito al personale a seguito della sentenza del TAR.
Non mi pare sia un problema che possa essere discusso, se non è discutibile l'altro che ha una grande urgenza, questa sera, fra quattro amici.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Sulla comunicazione che riguarda l'Amiantifera prendo atto dell'impegno ai due vertici regionali per far mettere all'o,d.g. e riapprovare la legge con tutte le decisioni in ordine alla fuoriuscita dall'amianto e la tutela dei posti di lavoro.
Aggiungerei però una cosa Presidente Brizio: questa legge è stata rinviata dal Presidente della Repubblica perché priva di copertura finanziaria. Io non ho accertato se questo sia vero, ma presuppongo che degli elementi per poterlo dire il Presidente della Repubblica li avesse.
Non immagino, anche nell'attuale presenza di questo Presidente, che si possa spingere nelle sue esternazioni sino a rinviare al Parlamento delle leggi chiaramente finanziate. Vorrei eludere ogni dubbio sul fatto che ci siano delle parti in commedia; dato che questa legge colpisce interessi potenti ed ancora vivi, non vorrei che si costruissero, sotto la spinta delle Regioni, delle comunità locali e dei lavoratori, delle leggi che contengono già in sé le ragioni per la loro disattivazione.
L'attenzione che richiedo ai vertici, Presidente Spagnuolo e Presidente Brizio, è di cercare di capire come stanno le cose, perché essere presi in giro penso non piaccia a nessuno, tanto meno ai lavoratori di Balangero che, dopo aver lottato per anni per avere una legge, si vedono burlati da una legge non finanziata.
Chiedo la massima attenzione su questo; ritorneremo sull'argomento, ma il punto che mi premeva di capire meglio era proprio questo fatto: la legge era finanziata o no? Se non era finanziata, allora bisogna stare attenti ad approvare leggi di questo genere, e dico questo cominciando dai rappresentanti cui mi riferisco, perché questa legge è stata approvata da tutti.
Chiedo attenzione quando si fanno queste cose, non bisogna dare adito a nessuno, nemmeno al Presidente della Repubblica, di avere un appiglio per rimettere in gioco l'amianto.
Chiedo, per cortesia, al Presidente di rispondere la prossima volta, se avrà accertato la questione, cioè la fondatezza della mancata copertura finanziaria, e soprattutto la fondatezza di una copertura finanziaria nella riapprovazione della legge. Bisogna fare luce. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Credo sia importante avere più tempo per approfondire una delle questioni che ha destato preoccupazione in tutti noi, sia in chi è vicino alla zona di Balangero, sia in chi è vicino alla città di Casale. Vedo che mancano i colleghi del Casalese, forse non avevano ben presente che si discuteva questo problema, ma naturalmente lo hanno a cuore. Se c'è stata un po' di discussione su chi ha portato il "galletto", ora però è superata questa cosa; sono comunque cose che rendono un po' di vivacità. Una delle condizioni essenziali dell'esistenza della provincia di Alessandria è proprio il fatto che ci sia anche questa area monferrina, senza la quale non ci sarebbe nemmeno la provincia.
Ma avremo modo di approfondire questa questione che ci ha procurato molte preoccupazioni e conseguenze molto gravi sul piano umano anche nella zona del Casalese.
Anch'io sono rimasto colpito dal fatto che questa legge sia stata approvata senza avere il finanziamento. Ho l'impressione, anche dalla reazione che è venuta dal Governo (reazione ben diversa, più prudente da quella che invece c'è stata intorno alla legge sull'obiezione di coscienza) che effettivamente questa legge, un po' nella corsa degli ultimi giorni, un po' perché la questione doveva essere approvata il più possibile invia breve, non si sia portata con sé quel corredo necessario che ci hanno insegnato tutti, cioè che una legge è valida nella misura in cui ha la copertura finanziaria, e così via.
Non pongo nemmeno il problema al Presidente Brizio affinché indaghi per sapere se il Presidente della Repubblica aveva ragione oppure no a rinviare questa legge. Non è questo il problema; credo anche che, se ci fossero state altre mire, la legge non sarebbe stata approvata. Il problema è quello di far sentire al Parlamento e al Presidente della Repubblica che la legge deve essere approvata, deve essere promulgata, e se non ha questo finanziamento, se non ha questo corredo bisogna trovarglielo, perché la legge è troppo importante, è decisiva, è determinante per realizzare quella bonifica ambientale e di disinquinamento, anche dal punto di vista dell'amianto.
Ho una curiosità che pongo a voi tutti. Ho l'impressione che il nome Amiantifera sia come una cosa pestifera, cioè sia usato in questi termini.
L'avrei vista meglio come "amiantite", ma visto che si chiama Amiantifera come una cosa pestifera, cerchiamo di poter chiudere velocemente questa buca di miasmi letali, che purtroppo si sono abbattuti su molta gente che ha lavorato all'Eternit di Casale e all'Amiantifera di Balangero oppure chi ha vissuto soltanto nelle vicinanze, come si è verificato purtroppo per molti cittadini Casalesi che sono scomparsi anzitempo e che sono state vittime del tipo di attacco che viene dall'uso dell'amianto.
Cerchiamo di far conoscere questa nostra preoccupazione e di sollecitare la soluzione di questo problema, che verrebbe così a risolvere una delle questioni che ci sta molto a cuore per le conseguenze umane che ha avuto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Anche i liberali si riconoscono e ringraziano il Presidente per le iniziative che sono state assunte. Peraltro, se avessimo avuto modo di concorrere all'elaborazione di questi documenti, avremmo fatto precedere ai telegrammi di richiesta un'enunciazione di protesta, perché questa questione è stata affrontata in "articulo mortis". Nessuno infatti pu disconoscere che è molto più grave questa questione che non quella dell'obiezione di coscienza: quella della obiezione di coscienza investe perlomeno delle convinzioni, dei valori politici, quindi è anche comprensibile che, arrivati al fondo di un percorso legislativo, avvengano dei fatti politicamente anomali.
Ma sulla materia finanziaria non è assolutamente tollerabile che un Parlamento che non ha più l'interlocutore, cioè il Governo, che ha dichiarato non avere più una ragion d'essere, possa nel giro di quindici giorni deliberare spese per 90 mila miliardi. Questo significa avere completamente stravolto il sistema di qualunque Stato di diritto moderno nel senso che un Parlamento senza più il destinatario del proprio lavoro di verifica della gestione finanziaria delibera in modo autoctono 90 mila miliardi. Guarda caso, rispetto a questo processo il Governo non ha pensato (e quindi la maggioranza e quindi il Parlamento) in tempo utile di mettere in cascina le questioni che avevano una rilevanza come questa. Ho l'impressione che questa sia la questione delicata.
Sono d'accordo con chi sospetta che dietro la mancata copertura ci sia un vecchio artifizio e raggiro come diceva l'ori. Alpino, buonanima, il quale sosteneva che i residui passivi e la rigorosità del sistema bancario facevano giustizia della leggerezza dei politici che promettevano a tutti ma poi, a Dio piacendo, i meccanismi dei residui passivi, cioè la burocrazia e il sistema bancario, cioè la serietà della Banca d'Italia, non permettevano che le follie dei politici arrivassero alle conseguenze peggiori.
Sicuramente è drammatico che si debba utilizzare per una legge ordinaria, direi di sistema, non di occasione, un percorso che ritengo, da liberale incallito, assolutamente impraticabile.
Colleghi Consiglieri, c'è stata una pronuncia a livello giurisprudenziale che ha sostenuto che il Consiglio regionale decadesse anche dal punto di vista delle questioni di ordinaria amministrazione, il giorno che è previsto dalla legge. Qui si va a immaginare che ci sia un Parlamento senza il proprio interlocutore, senza il Governo e senza maggioranza, che governa il Paese su tutte le questioni di ordinaria e di straordinaria amministrazione. La Repubblica sta affondando su queste cose.
E' così!



(Proteste del Consigliere Monticelli)



MARCHINI Sergio

Adesso mi sentirò di nuovo dare lezioni di liberal-democrazia da un comunista pentito!



(Proteste dai banchi del Gruppo PCI-PDS)



MARCHINI Sergio

Per favore, lasciatemi finire. Non accetto lezioni di liberal democrazia e di organizzazione dello Stato parlamentare da chi, fino a ieri, ha cercato di portarci sulle linee della gestione totalitaria dello Stato.
A mio modo di vedere, è incredibile, è drammatico che si sciolgano le Camere per volontà del Governo, senza pronuncia del Parlamento, un Governo che decide e che non c'è più. Allora un Governo non esiste più quando non ha più la maggioranza, non quando decide di andare a casa, perché se va a casa se ne fa un altro (se esiste una maggioranza parlamentare). Questo Governo decide di diventare latitante. Questo Parlamento decide di avere gli ordinari poteri come se fosse un Parlamento ordinario. Questa, dal punto di vista dell'a), b), c), d) del sistema parlamentare, è una questione che non ha nessun senso. Cossiga in questa vicenda non c'entra assolutamente niente. Non è immaginabile un sistema in cui il Governo non si sa se c'è o non c'è; lui ha dichiarato che non c'è più, non si sa se una maggioranza c'è o non c'è, e rispetto a questo un Parlamento ritiene di poter operare in termini ordinari su questioni di metodo, su questioni di merito e su questioni di ordine finanziario.
Chiedo scusa ai colleghi per le intemperanze, ma alle sette di sera essere interrotti su questioni anche molto delicate come questa, crea qualche problema di sopportazione.



PRESIDENTE

Prendo atto della proposta che è stata fatta e che domani verrà esaminata dai Capigruppo.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Comunicazione della Giunta regionale sulla sentenza del TAR relativa al personale di seconda qualifica dirigenziale (rinvio)


PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia, Assessore regionale

Accedendo alla richiesta del Presidente di rinviare la comunicazione sulle note vicende del ricorso al TAR in relazione ai problemi del personale di II qualifica dirigenziale, mi pare più che opportuno dare anche lo spazio necessario e la giusta dignità ad un argomento di questa rilevanza che coinvolge tutta la dirigenza della Regione Piemonte.
A seguito dell'incontro che abbiamo avuto come Giunta con gli stessi dirigenti e le Organizzazioni sindacali, dopo le iniziative già intraprese dalla Giunta, ritengo opportuno dare anche il segnale di attenzione da parte del Consiglio, iscrivendo questa comunicazione possibilmente all'inizio della prossima seduta.



PRESIDENTE

D'accordo.


Argomento:

Comunicazione della Giunta regionale sulla sentenza del TAR relativa al personale di seconda qualifica dirigenziale (rinvio)

Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,15)



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