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Dettaglio seduta n.132 del 25/02/92 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 921 del Consigliere Marino e interrogazione n. 845 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti, inerenti i divulgatori agricoli


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni e interpellanze" esaminiamo contestualmente l'interrogazione n. 845 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti e l'interpellanza n. 921 del Consigliere Marino che ha la parola per illustrarla.
MARINO Il problema posto all'Assessore Lombardi con questa interpellanza riguarda l'utilizzo da parte della Regione Piemonte dei divulgatori agricoltori (alcune decine di persone), che in base al regolamento CEE n.
270 del 1979 e a conseguenti leggi sia nazionali che regionali, in particolare la legge regionale n. 2/87, hanno avuto l'incarico o perlomeno dovrebbero svolgere un ruolo di intervento, di qualificazione e di aggiornamento dell'attività di coloro che operano in agricoltura.
Questo personale, che da quello che ho potuto verificare nella Regione Piemonte è attorno alle 50 unità, è altamente qualificato: in particolare si tratta di laureati in scienze agrarie o comunque in materie attinenti a tutte le questioni che riguardano l'agricoltura. Questo personale ha svolto dei corsi di aggiornamento che nel caso dei divulgatori agricoltori dell'Alta Italia si svolgono normalmente a Minoprio, presso Como attraverso i quali hanno acquisito un maggiore livello di professionalità.
Questo personale cosa dovrebbe fare? Sia Il Regolamento CEE che la legge nazionale e regionale indicano i ruoli che dovrebbero svolgere queste persone;in particolare la legge quadro nazionale, per quanto riguarda i divulgatori agricoli, stabilisce che questi esercitino a tempo pieno - lo sottolineo - la loro attività, escludendo ogni attività amministrativa non connessa con il loro ruolo, ma impiegandoli in programmi riguardanti i territori di collina e montagna, la zootecnia, l'ortofrutticoltura, la vitivinicoltura, le colture mediterranee e così via.
La legge quadro nazionale definisce anche le zone prioritarie di intervento di questi divulgatori, zone ovviamente non urbane, coerentemente con le motivazioni che ispiravano il regolamento promosso dalla CEE.
I divulgatori agricoli piemontesi sono stati assunti presso l'Assessorato competente, che è quello all'agricoltura, nella settima qualifica, mentre - so che ci sono state delle vertenze sindacali rispetto alla loro collocazione all'interno della struttura - in Lombardia e in Liguria, per esempio, i divulgatori agricoli sono inquadrati nell'ottava qualifica.
Da quello che mi risulta, questo personale opera in una situazione di particolare frustrazione, non solo per il fatto che comunque non gli viene riconosciuta la qualifica che gli spetterebbe di diritto e che nelle Regioni limitrofe alla nostra viene loro riconosciuta, ma anche perch sostanzialmente non vengono utilizzati in base ai ruoli che la direttiva CEE e la legge quadro nazionale - per iniziative finanziate tra l'altro dalla CEE - li avrebbe portati a svolgere. Quindi l'interpellanza pone due tipi di problemi: il primo è richiedere all'Assessore perché un personale altamente qualificato, come questo, da quanto mi risulta, viene sostanzialmente utilizzato nel quotidiano lavoro interno all'Assessorato.
La seconda domanda, che posso definire laterale, è la richiesta di spiegazioni sul perché questo personale è inquadrato nella settima qualifica. Peraltro, la Regione Piemonte in questi ultimi anni - nella mia interpellanza ho anche citato alcuni casi - ha promosso dei concorsi per personale di ottava qualifica che poi l'ha ottenuta e che sicuramente non ha nulla - mi permetto di dire - in più del personale che opera in veste di divulgatore agricolo.
La riflessione di fondo che faccio è di carattere più generale e riprende anche alcune questioni che abbiamo discusso a lungo nella scorsa seduta, quando abbiamo parlato dei corsi di formazione professionale in agricoltura. La mia opinione è che ci sia un uso errato di competenze, di risorse e di potenzialità nel campo dell'agricoltura, che come tutti sappiamo soffre gravi difficoltà. Mi riferisco in particolare alle difficoltà dell'agricoltura italiana nell'ambito della divisione di campi di ruoli; di compiti fra i vari Paesi della CEE, nonché alle difficoltà oggettive oggi presenti nel dibattito sulle questioni dell'agricoltura circa una mancanza complessiva di qualificazione del settore dell'agricoltura che negli ultimi anni è stato segnato da discussioni e grosse polemiche che hanno portato anche ad un referendum. Mi riferisco alle questioni riguardanti l'agricoltura biologica sulle quali peraltro ultimamente l'Assessore; viste alcune scelte fatte, ha acquisito, non solo lui, ma in generale tutti quanti noi, una sensibilità nuova. Oggi la discussione sull'agricoltura "tradizionale" e sull'agricoltura che qualcuno chiama integrata, altri in termini più chiari e radicali chiamano biologica. è andata avanti proficuamente, con tutte le differenze che conosciamo.
Alcune sensibilità di fondo sembrerebbero acquisite da tutti, ma poi cadiamo in una situazione paradossale, cioè che del personale che potrebbe dare contributi notevoli nella qualificazione dell'agricoltura piemontese di fatto, viene utilizzato in modo non consono al ruolo che dovrebbe svolgere, perché la CEE investe delle risorse che sono della collettività europea e quindi del nostro Paese prima di tutto. La CEE investe delle risorse per attivare dei processi di qualificazione attraverso un personale che poi nella Regione Piemonte probabilmente viene utilizzato in modo non corretto.
Sottolineo che alla fine di ogni anno, come ben sa l'Assessore, la Regione Piemonte come tutte le altre regioni deve presentare un curriculum per ognuno dei suoi divulgatori - per i quali la Regione Piemonte ottiene dei finanziamenti dalla CEE attraverso il Governo- in merito alle attività da loro svolte. Ho qualche perplessità sui contenuti di questi curricula nel senso che è evidente che se il personale - secondo la mia opinione viene utilizzato in modo non corrispondente alle direttive CEE, la legge quadro nazionale e quella regionale, la presentazione dei curricula diventa per , l'Assessore, o comunque per i funzionari addetti dell'Assessorato estremamente ambigua.
Non so cosa ne pensi l'Assessore e sono curioso di saperlo, ma credo che si debba prendere atto che questa situazione non è più sostenibile. O la Regione Piemonte dice che non le servono i divulgatori agricoli e quindi non le serve l'iniziativa promossa dalla CEE oppure deve, a mio parere modificare, utilizzare meglio il ruolo dei divulgatori agricoli e conseguentemente, rendere più compatibili le cose che vengono scritte dall'Assessorato a fine anno con le finalità delle leggi e dei finanziamenti che per questa questione vengono dati dalla CEE attraverso il governo. Credo di aver illustrato il senso dell'interpellanza nei suoi termini di fondo.



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, a termini di regolamento non potrebbe intervenire in questa fase, comunque le concedo la parola.
CHIEZZI La richiesta di parlare qualche minuto è solo relativa al tipo di risposta che mi attendo dall'Assessore. In agricoltura le vecchie modalità di gestione delle risorse non reggono più. Abbiamo fatto una discussione sulla formazione professionale, criticando la qualità dei risultati nell'impiego di così importanti risorse. Tutta la politica per il settore agricolo va rimessa a fuoco. Risorse all'agricoltura sono state dedicate con dubbi risultati. Procedere in questo modo non è più possibile, anche per la situazione internazionale e la collocazione italiana all'interno della produzione agricola a livello mondiale.
Il tipo di risposta che mi attendo dall'Assessore sui divulgatori agricoli parte dalla considerazione che per i divulgatori agricoli vi è un impegno economico della CEE e dei governi. Queste risorse che già ora vengono impiegate, come vengono utilizzate? Se i dubbi espressi nelle due interpellanze sono veri, occorre denunciare il fatto e cambiare registro.
Non è possibile disporre di finanziamenti per formare i divulgatori agricoli e poi utilizzarli come impiegati d'ufficio, omettendo un compito specifico, sprecando risorse, frustrando il personale.
Chiederei all'Assessore chiarezza. Come stanno le cose? Fanno divulgazione tecnica o no? Chiedo che l'Assessore su questo tolga ogni velo, perché l'agricoltura non ha più bisogno né di veli, né di sussidi vitalizi e risorse date tanto per consentire dei redditi teorici.
L'agricoltura ha bisogno di aiuti per produrre della ricchezza e non per mantenerla in uno stato di improduttività erogando dei semplici sussidi sociali.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi per la risposta.
LOMBARDI, Assessore regionale Ho preparato una lunga risposta scritta, che certamente dovrà far parte del verbale del Consiglio, ma aggiungerò altre considerazioni per cui rischia di diventare ancora più lunga. Sulla premessa del collega Chiezzi voglio dire che è meglio che tutti quanti sappiamo che noi stiamo dando applicazione a regolamenti comunitari, anche nell'assegnazione di risorse.
Gran parte dell'intervento che attualmente si sviluppa nella nostra Regione a favore dell'agricoltura è in attuazione di regolamenti comunitari, quindi credo che siamo perfettamente in linea con una politica comunitaria e non con una politica decisa a livello regionale e nazionale. Anzi, se potessi evidenziare un limite, un difetto, una carenza dell'attuale situazione dell'intervento è appunto l'obbligo dei Paesi e delle Regioni di dover sottostare a delle indicazioni di politica agricola comunitaria che non sempre si adattano in maniera adeguata alle specificità di ogni agricoltura. Quindi precisiamo che quello che stiamo facendo, per l'agricoltura piemontese, è in larga parte in attuazione della Politica Agricola Comunitaria, che può anche non piacerci, ma che dobbiamo applicare in quanto Stato membro della Comunità Economica Europea.
Per quel che concerne invece la questione dei divulgatori agricoli, c'è da dire che in questi ultimi anni si è andato sempre più sviluppando il settore terziario dei servizi applicati all'agricoltura. E' un importante indice di evoluzione che ha trasformato l'agricoltura da settore primario a sistema complesso che, oltre ad avvalersi dei servizi esterni, ingloba al proprio interno quote sempre maggiori di terziario. Tra i servizi occupa oggi particolare importanza il sistema dei servizi denominato "servizi di sviluppo agricolo". Si è partiti dai servizi per l'ammodernamento delle tecnologie produttive, per pervenire ai servizi per la trasformazione valorizzazione e commercializzazione dei prodotti agricoli. Di pari passo con l'evoluzione della Politica Agricola Comunitaria, si è passati dai servizi allo sviluppo agricolo ai servizi per lo sviluppo rurale, con attenzione alle attività extra-agricole che insistono sul territorio rurale, ai servizi perla tutela ambientale del paesaggio.
I servizi di sviluppo agricolo debbono essere coerenti per quanto riguarda le finalità e l'attività con l'evoluzione della Politica Agricola Comunitaria.
I servizi di sviluppo agricolo rappresentano l'anello di congiunzione tra il mondo agricolo e tutti i fattori che influenzano l'agricoltura, e cioè: l'innovazione tecnologica il mercato la tutela dell'ambiente la politica agricola comunitaria, nazionale e regionale la politica socio-economica comunitaria, nazionale e regionale.
Le attività che compongono il sistema dei servizi di sviluppo agricolo che si sono nel tempo diversificate, arricchite, ampliate, sono in sintesi le seguenti: assistenza tecnica agricola di base assistenza contabile e gestionale assistenza tecnica di settore assistenza tecnica alla cooperazione formazione professionale agricola informazione socio-economica ricerca e sperimentazione; divulgazione statistica agraria supporti tecnici e scientifici applicazione delle azioni previste per l'agricoltura da disposizioni comunitarie nazionali e regionali.
1.- I Servizi di sviluppo agricolo in Piemonte I servizi di sviluppo agricolo in Piemonte sono un sistema misto pubblico-privato. E' una cosa importante: pregherei i colleghi di prendere atto che vi è un sistema misto, pubblico-privato. In Piemonte, a partire dal 1975, sono state avviate alcune iniziative di assistenza tecnica attraverso il finanziamento di Centri di Assistenza Tecnica Agraria delle Organizzazioni Professionali Agricole. Dopo il 1980 sono nate le Associazioni dei produttori agricoli che svolgono anche compiti di assistenza tecnica.
Sono state poste le basi, poi sviluppate e confermate negli anni successivi, di un sistema misto pubblico e privato.
A partire dal 1988 la Regione Piemonte ha avviato un processo di ristrutturazione dei Servizi di sviluppo agricolo; partendo dalle strutture preesistenti, razionalizzando e potenziandole esperienze positive e operando contemporaneamente sulle diverse attività che compongono i Servizi, in modo che ne risulti un'azione coordinata, cioè un Sistema.
In linea generale, il privato svolge compiti di gestione dei servizi di interprete e portavoce delle esigenze degli agricoltori, mentre il pubblico ha funzioni di orientamento, coordinamento, finanziamento e controllo. Possono verificarsi eccezioni a tale schema, come per esempio nel caso di analisi di laboratorio sofisticate, che potrebbero essere svolte dal pubblico, lasciando la gestione delle analisi di routine al privato nel rispetto di metodologie ufficiali.
Poiché è stato riconfermato e meglio definito il principio dell'autogestione delle Categorie agricole nel campo dei Servizi, le stesse pertanto devono farsi carico delle spese per la gestione dei Servizi stessi, con il contributo finanziario da parte dell'ente pubblico.
Il pubblico, inoltre, a proprie spese, assicura tutti quei supporti tecnici e scientifici che completano il "sistema dei Servizi di sviluppo agricolo", come per esempio la ricerca.
Ruolo del privato Al privato compete principalmente la gestione dei Servizi di sviluppo agricolo.
Nell'ambito del settore privato, le varie organizzazioni operanti nel mondo agricolo hanno via via differenziato il proprio ruolo nel modo seguente: organizzazioni professionali agricole: svolgono attività di assistenza tecnica e gestionale di base, di consulenza alle aziende agricole e di formazione professionale per gli operatori organizzazioni cooperativistiche: si occupano dell'assistenza tecnica e gestionale alle cooperative agricole e della formazione professionale dei quadri dirigenti della cooperazione associazione dei produttori agricoli: svolgono attività di assistenza tecnica e di settore collegata a programmi di commercializzazione dei prodotti.
Ruolo del pubblico Al pubblico compete l'indirizzo, l'orientamento, il coordinamento, il finanziamento e il controllo delle attività del privato, nonché la fornitura di supporti tecnici e scientifici.
Nell'ambito del settore pubblico, ruolo primario riveste la Regione sia per l'ampiezza delle competenze assegnatele dal D.P.R. 616/77 a livello di territorio sia per le risorse disponibili.
Inoltre, la Regione in materia dei Servizi di sviluppo agricolo è individuata quale punto di riferimento a livello territoriale delle varie azioni predisposte dalla CEE e dallo Stato.
Nel versante pubblico operano, oltre alla Regione, diversi altri soggetti. E' il caso di ricordare, quali supporti tecnici e scientifici l'Università; gli Istituti sperimentali del Ministero Agricoltura e Foreste, gli Istituti del Consiglio Nazionale delle Ricerche, gli Istituti di Istruzione Agraria nonché gli Enti strumentali della Regione (ESAP IPLA, IRES, Istituto Zooprofilattico, ecc.).
Inoltre, sono da ricordare, per i compiti istituzionali che svolgono gli Enti locali quali le Province, le Comunità montane, le Camere di Commercio, ecc.
Da questo panorama ricco e articolato, deriva la necessità di una differenziazione dei ruoli, di un'intesa su obiettivi convergenti e di un coordinamento delle attività, al fine di evitare sovrapposizioni duplicazioni e dispersione di risorse.
I contenuti dei programmi di attività e l'efficienza del sistema Al di là dei sistemi e delle formule organizzative dei Servizi di sviluppo agricolo, fondamentale importanza assumono i contenuti dell'attività svolta e l'efficienza della gestione dei Servizi.
Circa i contenuti, la Regione Piemonte ha posto particolare attenzione alla metodologia per pervenire all'elaborazione ed approvazione dei programmi finanziati dalla Regione.
Si parte dalle concrete esigenze del mondo agricolo, espresse tramite le proprie rappresentanze, che vengono poi definite e sviluppate dai tecnici, con la collaborazione dei supporti tecnico-scientifici per fornire di ritorno risposte concrete al mondo agricolo.
Vorrei evidenziare questo aspetto: riteniamo le capacità professionali dei tecnici - questi come altri risorse molto importanti ed apprezzabili che devono però trovare collegamento con le domande di natura tecnica d'impostazione progettuale all'interno delle aziende agricole. Se qualche tecnico ritiene di avere questa professionalità, ma non ha questo collegamento con i bisogni delle aziende agricole, rischia di essere una professionalità di natura teorica e i Servizi di sviluppo invece devono dare delle risposte a bisogni concreti delle aziende agricole.
Circa l'efficienza della gestione operativa, il sistema organizzativo basandosi essenzialmente sul privato, può assicurare snellezza flessibilità e tempestività maggiore di quanto possa assicurare l'ente pubblico.
La normativa Non esiste in Piemonte un'unica legge che preveda tutte le attività che compongono il sistema dei servizi di sviluppo agricolo, ma esistono più leggi che vengono attuate tra di loro, in modo coordinato.
La prima legge regionale (ormai superata) che prevedeva alcune attività nel campo dell'assistenza tecnica è la L.R. 51/75.
La legge fondamentale è la L.R. 63/78 che disciplina le attività di assistenza tecnica e contabile diretta alle aziende agricole, l'attività di assistenza tecnica diretta alle cooperative, ecc.
La L.R. 44/86 ha istituito l'attività di formazione dei quadri dirigenti della cooperazione e dell'associazionismo, e, le associazioni per l'assistenza interaziendale e per la gestione aziendale. La L.R. 27/80 disciplina l'attività delle associazioni dei produttori agricoli.
Inoltre, per la formazione professionale degli operatori agricoli esistono apposite leggi gestite dall'Assessorato alla formazione professionale (L. N. 845/78 e L.R. 8/80).
Annualmente la Regione emana, in applicazione di tali leggi, apposite circolari per ognuna delle varie attività finanziate dalla Regione (ne abbiamo discusso nel Consiglio scorso).
Annualmente vengono finanziati appositi e specifici programmi.
Le risorse impiegate Le energie dedicate dalle istituzioni pubbliche e private nei Servizi di sviluppo sono molteplici e non sempre è possibile valutarne l'entità e il costo in termini monetari.
Un ruolo preminente occupano le risorse umane; in Piemonte sono direttamente impegnate tra pubblico e privato circa 600 unità rappresentate da tecnici diplomati e laureati, ricercatori, addetti a livello organizzativo, ecc.
I trasferimenti di fondi dalla Regione a terzi ammontano a circa 25 miliardi di lire per l'anno 1991 (125 miliardi di lire per il periodo 1985/1991).
Tale stanziamento rappresenta circa il 10% delle spese operative destinate al settore agricoltura dal bilancio regionale nel periodo 1985/1991.
La maggior parte di tali fondi copre spese per il personale, cioè spese correnti che annualmente vanno aumentando - e anche questo è un aspetto che va tenuto in debita considerazione.
L'impegno della Regione risulta superiore qualora vengano conteggiate le spese sostenute dalla stessa per il proprio personale, strutture ed attrezzature destinate direttamente o indirettamente alle attività riguardanti i Servizi di sviluppo agricolo.
Le risorse destinate in materia sono superiori a quelle sopraindicate qualora venga effettuato un bilancio allargato, conteggiando le spese sostenute da Province; Comunità montane, Camere di Commercio, Enti di sviluppo agricolo, altri Enti locali, nonché gli Istituti di sperimentazione agraria presenti sul territorio piemontese, gli istituti del CNR. ecc.
2 - Utilizzo dei divulgatori agricoli Il regolamento CEE n. 270/79 prevede la formazione di "divulgatori agricoli" da utilizzare nei Servizi di sviluppo agricolo.
Per il Piemonte è prevista la formazione di 224 divulgatori agricoli.
Attualmente, ne sono stati formati n. 56, che sono in servizio presso la Regione Piemonte. (Vorrei che venisse confrontato il numero 56 con il numero 600, relativo ai tecnici complessivi che fanno parte dei Servizi di sviluppo della nostra Regione).
E' prevista la successiva assunzione di ulteriori 62 divulgatori agricoli, che attualmente frequentano il corso di formazione.
Le organizzazioni agricole assumeranno 12 divulgatori agricoli che attualmente frequentano il corso di formazione.
Complessivamente, i divulgatori agricoli tra quelli in servizio e quelli che saranno utilizzati sono 130, di cui 118 presso la Regione Piemonte e 12 presso le Organizzazioni agricole. Le assunzioni hanno avuto inizio dall'87 e gradatamente sono andate proseguendo negli anni successivi e si concluderanno entro il '93 questo per normativa prevista del regolamento comunitario.
I divulgatori assunti nei ruoli della Regione Piemonte sono stati inseriti nei Servizi di sviluppo agricolo, andando a potenziare la parte pubblica del sistema dei servizi stessi che, come detto in precedenza, è un sistema misto pubblico-privato, svolgendo il ruolo assegnato alla Regione e collaborando per specifici compiti.
I divulgatori agricoli sono stati inseriti nella struttura organizzativa della Regione prevista da apposita legge regionale sulle strutture sul personale, cioè a livello provinciale presso i settori decentrati dell'agricoltura il 34%, uffici subprovinciali nei servizi decentrati di economia montana e foreste il 2%; ed infine nei settori centrali dell'Assessorato agricoltura e foreste circa il 60%.
Si ricorda che il regolamento riguardante la divulgazione risale al 79 e che successivi regolamenti comunitari hanno via via modificato le linee della politica comunitaria, a causa delle mutate condizioni politiche di mercato e socio-economiche.
Si ricorda che trattasi di personale neoassunto, di giovane età, che se dotato di buona preparazione, e in qualche caso anche più che buona, ha bisogno di acquisire la necessaria esperienza sia dell'ente nel quale opera, sia delle problematiche del mondo agricolo. Pertanto la Regione ha ritenuto indispensabile far acquisire ai divulgatori agricoli una conoscenza più ampia possibile, inserendoli in tutti i momenti lavorativi che possono accrescere tali conoscenze.
Vorrei solo chiedere ai colleghi che si pongono il problema, quale risposta potrebbe dare un divulgatore ad un produttore agricolo che richieda quali provvidenze esistano a favore della sua azienda, se non fosse in grado di rispondere e di specificare quali siano le procedure attraverso le quali si deve arrivare ad ottenere l'intervento. Penso che la credibilità di questo divulgatore, pur dotato di una larga preparazione di tipo tecnico-scientifico, avrebbe una caduta verticale; la sua credibilità anche per il futuro faticherebbe ad imporsi.
Pertanto, tali momenti lavorativi riguardano sempre mansioni di tecnico agricolo e non mansioni esclusivamente amministrative; non c'è nessuno di questi tecnici che faccia i conti o svolga mansioni esclusivamente amministrative. Dovendo conoscere come si sviluppa l'intervento per le energie alternative o l'intervento per la commercializzazione dei prodotti biologici o di qualsiasi altra natura, deve rendersi conto di tutti gli aspetti insiti nell'iter burocratico.
Tutte le occasioni lavorative consentono un contatto con la realtà perché divulgazione significa, anche per un imprenditore che arriva per costruire la stalla nuova, trovare dall'altra parte un tecnico che conosce il mercato, che sa dargli indicazioni sulle possibilità di mercato delle varie zootecnie da latte, da carne minore o maggiore; significa avere la capacità di andare ad individuare il rapporto costi-benefici. Quindi un giovane tecnico deve avere una valenza di carattere complessivo, per essere un vero divulgatore agricolo in grado di dare delle risposte complessive e globali e non settoriali o particolari, cosa di cui l'imprenditore agricolo non ha bisogno.
Se dovessimo procedere sulla strada dell'informazione parziale e settoriale, dovremmo mandare presso ogni azienda agricola qualche nugolo di tecnici, perché ci dovrebbe essere il tecnico in grado di dare le indicazioni sul settore zootecnico, quello per il settore sanitario e per il settore contabile. Un'azienda plurisettoriale, come sono normalmente le aziende agricole piemontesi, dovrebbe avere un'attenzione particolare e dedicare molto tempo a ricevere i tecnici che le danno le indicazioni sui vari aspetti produttivi, i quali creano grosse difficoltà di turnover perché si licenziano o trovano altre attività, per cui si crea un difficile rapporto fra il momento dell'assistenza, della divulgazione dei servizi di sviluppo e l'azienda agricola.
In conclusione, la Regione Piemonte nell'utilizzazione dei divulgatori agricoli è condizionata dai seguenti elementi: 1) struttura organizzativa dei servizi di sviluppo agricolo, basato sull'autogestione delle categorie agricole, derivanti da decisioni assunte fin dal 1975 e via via confermate, ampliate e razionalizzate. E' una scelta che può anche essere criticata, ma è la scelta prevalente del sistema Regione nel nostro Paese, che pur evidenziando delle lacune e delle difficoltà, ne evidenzia meno di altri sistemi, nello specifico il sistema di completa gestione pubblica.
2) Struttura organizzativa della Regione sul territorio e derivante da leggi generali.
3) Evoluzione della Politica Agricola Comunitaria, nazionale e regionale, che impone contenuti e finalità dei servizi di sviluppo agricolo coerenti con le mutate condizioni.
Noi riteniamo di usufruire di questi tecnici formati a Minoprio nella maniera corrispondente alle esigenze dell'agricoltura piemontese: solo questo è l'obiettivo al quale noi desideriamo dare risposta.
Evidenzio ancora che ad ognuno di questi nostri tecnici è data la possibilità, attraverso vie normali, di farsi promotore di iniziative, anzi sono richieste iniziative di proposta per modificare sia l'intervento regionale sia le iniziative dei servizi di sviluppo; quindi qualsiasi tecnico abbia questa capacità di proposta può, in qualsiasi momento portarla all'attenzione della Regione Piemonte e, in specifico, della Giunta regionale.
Vengo ora all'ultimo aspetto.
3 - Inquadramento dei divulgatori agricoli I divulgatori agricoli sono stati inquadrati nei ruoli della Regione Piemonte ai sensi della L.R. n. 2/87, cioè nella VII qualifica funzionale.
Perché questo? Ogni Regione ha la propria situazione di personale e noi avremmo avuto il caso - prego il Consiglio di prestare attenzione - di tecnici formati anni prima come informatori socio-economici in base ad un altro regolamento comunitario, e che hanno alcuni anni di esperienza consolidata, inquadrati nella VII qualifica funzionale, insieme a dei giovani appena assunti all'VIII qualifica che non hanno quell'esperienza.
Abbiamo quindi scelto di non penalizzare coloro che erano già in Regione da anni con un'esperienza consolidata, con le stesse caratteristiche professionali.
Per la verità, devo anche comunicare al Consiglio che è'in corso di esame, previo confronto con le Organizzazioni sindacali del personale l'eventuale modifica della legge regionale n. 2/88.
Se è possibile, si darà una regolamentazione complessiva agli appartenenti ai servizi di sviluppo, senza penalizzare coloro che hanno una maggiore esperienza, una maggiore anzianità e che hanno già dimostrato di saper operare bene nel contatto con le aziende. Quindi, se ci sarà la possibilità di una regolamentazione complessiva che non vada a penalizzare coloro che già oggi sono dipendenti regionali e proficuamente fanno il loro lavoro, sarà possibile anche tenere conto dell'esigenza di inquadrare i divulgatori della nostra Regione a pari gradi con quelli di altre Regioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.
MARINO Ho fatto per 20 anni il tecnico, quindi non mi sfugge la differenza tra la preparazione scolastica anche qualificata e il confronto con la pratica.
Non trascuro e non considero secondarie le cose dette dall'Assessore: se però queste due cose non si coniugano concretamente, continueremo ad avere dei grandi teorici che stanno chiusi in qualche stanza e persone che hanno la grande risorsa dell'esperienza che non riescono a coniugarla con chi ha conoscenze di altro genere. Questa è una grande questione che abbiamo incontrato non solo in questo caso, ma in tantissime situazioni, ed è una questione tanto più importante quanto le situazioni che si affrontano sono critiche.
L'Assessore, con questo intervento molto puntuale, ci ha detto che l'agricoltura in Piemonte è organizzata in un certo modo, può piacere o no e che dobbiamo fare i conti con questo.
Resta però il fatto di fondo che il ruolo di questi divulgatori agricoli va coniugato prima di tutto con le finalità delle leggi della CEE e quella nazionale, attraverso le quali la Regione Piemonte può usufruire di questi divulgatori agricoli senza nulla trascurare di tutte le altre questioni. Ma questa è la questione, cioè la CEE dà dei soldi al Ministero dell'Agricoltura e il Ministero dell'Agricoltura li dà poi alla Regione. Mi rendo conto che le finanze e le difficoltà che ci sono spingono a cose di questo genere, però non si possono usare i soldi della CEE per tappare i buchi.
Il Regolamento CEE 270 del 1979 all'art. 8, lettera f) dice: "esercitare a pieno tempo la loro attività escludendo ogni attività amministrativa o di altro tipo non connesse con la divulgazione".
Il piano quadro di divulgazione agricola (dicembre'87 Ministero dell'Agricoltura), al punto 1.1., parte B) Programmi in base ai quali i divulgatori andranno in servizio, dice delle cose molto precise: "In particolare i nuovi divulgatori vengono impiegati nel quadro di attuazione dei programmi concernenti i territori di collina e di montagna per la realizzazione di nuovi assetti produttivi, per l'equilibrio sociale del territorio, per la migliore utilizzazione agricola delle risorse territoriali, dei programmi relativi alla zootecnia ivi compresa quella cosiddetta 'alternativa', dei programmi per l'ortofrutticoltura e colture per la trasformazione industriale; per i programmi riguardanti la floricoltura, le colture proteoleaginose (arachidi, girasoli, soia ecc.) dei programmi riguardanti la vitivinicoltura, dei programmi per lo sviluppo delle colture mediterranee...", e potrei proseguire: poi cita le zone prioritarie, che non sono le zone urbane, cioè è detto esplicitamente che i divulgatori non devono stare negli Assessorati: questo è il senso delle cose.
Quindi, senza negare le osservazioni che l'Assessore ha fatto, questi divulgatori mandiamoli in giro, Assessore. Negli Assessorati ci devono stare altre persone per svolgere quel ruolo burocratico, amministrativo fondamentale per far funzionare la macchina dell'Assessorato, ma questo non è il ruolo dei divulgatori agricoli. Se non li mandiamo in giro, essi non divulgano nulla, cioè non hanno niente da divulgare e probabilmente mai riusciranno a coniugare la grande preparazione teorica che hanno con le problematiche reali che deve affrontare chi sta in mezzo ai campi piuttosto di chi sta dentro un Assessorato. Alcune le ha anche citate l'Assessore quindi non le ripeto.
Nella misura in cui l'Assessore lo ritiene, inviterei a rendere più coerenti le finalità delle leggi (per cui la Regione Piemonte non finanzia ma riceve dei finanziamenti dalla CEE) con il ruolo di questo personale con i compiti per i quali la Regione riceve queste risorse.
Per quanto riguarda l'inquadramento di questi divulgatori, colgo positivamente il fatto che ci sia qualche iniziativa nuova. Risparmio di illustrare, per ragioni di tempo ma non solo per questo, qual è la situazione dei divulgatori agricoli nel sud Italia. Se si dovesse dire qual è la situazione dei divulgatori agricoli che utilizzano i finanziamenti della CEE nel sud dell'Italia probabilmente la Lega Nord ci scriverebbe sopra una relazione di 25 pagine. Dico soltanto che in Lombardia e in Liguria questi divulgatori agricoli sono tutti di ottavo livello. E' vero che la legge regionale n. 2/1987 dice che sono di settimo, però l'abbiamo scritta noi: si tratta di modificarla.
Credo sia comprensibile che ci sia una fase di avvio in cui queste conoscenze e questa preparazione teorica si coniughino con l'esperienza pratica; ritengo però che l'Assessore dovrebbe fare degli sforzi, perché è evidente il motivo per cui questi divulgatori se ne vanno. L'Assessore diceva che c'è il turn-over; certo che se ne vanno: se ne vanno, perch persone che hanno una qualificazione di questo tipo trovano altri lavori per cui vengono pagati molto di più.
Invito l'Assessore a non dimenticare i contenuti di queste interpellanze, sulle quali ritorneremo in una sede diversa in quanto io, al momento, ho richiesto che dal Ministero dell'Agricoltura vengano forniti se è possibile, i curricula dei divulgatori agricoli non solo piemontesi ma anche di altre Regioni, per confrontarli con l'attività pratica che in Piemonte e in altre Regioni questi svolgono.



PORCELLANA FRANCESCO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Colleghe e colleghi, offro all'Assessore le seguenti osservazioni critiche.
Caro Assessore, poche settimane fa gli agricoltori hanno sfilato a Roma e in tutta Italia (a Roma hanno sfilato in 500.000), con alcuni dei loro mezzi di produzione, per protestare contro il Governo e le ipotesi di politica comunitaria. La stessa cosa è successa a Torino. Questi agricoltori protestavano, perché si trovano in una situazione produttiva allarmante e forse priva di sbocchi, se la politica comunitaria va nella direzione che ad esempio il Commissario Mac Sharry indica.
Caro Assessore, posso sbagliarmi, ma a me è sembrato che la risposta da lei data sull'utilizzo di questa preziosa risorsa (la competenza tecnica) leghi questo utilizzo dei divulgatori agricoli al vecchio modo di essere dell'agricoltura italiana e che non può più continuare. Gli stessi agricoltori chiedono che si avvii in Italia una politica agricola nuova.
Ammettiamo che sia esistita nel passato questa politica agricola; c'è chi dice di no, che la politica agricola non è stato altro che distribuire a pioggia dei sussidi, ma lasciamo stare il passato.
Quello che gli agricoltori chiedono oggi, e non chiedevano qualche anno fa, è una nuova politica agricola, altrimenti non sarebbero scesi in piazza e non sarebbero così allarmati. Così, nel mondo contadino non ci sarebbe non conosco bene l'argomento, l'Assessore Lombardi lo sa, ma inizio a frequentarlo, ho tenuto delle assemblee in questi giorni - disorientamento.
Assessore, quando lei dice che questi divulgatori agricoli devono essere impiegati, secondo le esigenze delle aziende, comincio a chiedermi: quali sono le esigenze delle aziende stesse? A me, risulta che da parte delle aziende ci sia molto disorientamento. Gli agricoltori chiedono una nuova politica, dove investire i profitti, ammesso che esistano, in quali produzioni debbano rinnovare e rinvestire i capitali.
Ho notato, nelle assemblee che ho tenuto in queste settimane, molto disorientamento. La critica che svolgo, riguarda l'insufficiente collocazione dei divulgatori agricoli, secondo quanto l'Assessore ha detto perché mi sembra che siano stati inseriti in una struttura organizzata secondo il vecchio modo di investire in agricoltura. Sono stati inquadrati in modo da non dar fastidio alla struttura preesistente.
Personalmente penso che (forse la CEE ha visto giusto e guarda davanti e non indietro) la CEE, quando ha destinato le risorse per i divulgatori agricoli, l'abbia fatto rendendosi conto che una politica agricola, che oggi deve reggere anche a livello mondiale non solo nella Comunità Europea deve trovare nuovi modi di produrre, nuove qualità nella produzione e forse, ha dedicato parte delle proprie risorse per sollecitare i singoli Paesi aderenti a investire in professionalità. L'agricoltura, in Europa deve cambiare per ridiventare competitiva, deve diventare capace di produrre a livelli diversi dal passato. Di qui dovrebbe derivarne che i divulgatori agricoli non dovrebbero essere messi negli uffici dell'Assessorato per conoscere i sussidi a cui un'azienda può accedere perché sappiamo come questi sussidi l'agricoltura li ha utilizzati. Ad esempio, quanti capannoni, costruiti nelle campagne come stalle, sono poi stati affittati a piccoli industriali! Questo vecchio modo di sostenere l'agricoltura deve cessare. Allora è necessario guardare davanti.
Concordo con le osservazioni del collega Marino in base alle quali i divulgatori agricoli devono fare tutt'altro da quello che fanno adesso Non devono solo rispondere alle esigenze del vecchio, ma devono lavorare nel Piemonte per gli obbiettivi per cui sono pagati dalla CEE. Non devono quindi, semplicemente assorbire le esigenze derivanti dall'attuale situazione, perché queste, così come sono oggi, senza una politica agricola, saranno quelle di usare ancora più pesticidi per realizzare una produzione per ettaro maggiore.
Non possiamo appiattirci sull'esistente. E' questa la critica di fondo che faccio; caro Assessore. Dobbiamo guardare avanti e, un modo per farlo è rappresentato dai divulgatori agricoli pagati dalla CEE, non per stare seduti negli Assessorati a studiarsi le pratiche, ma per segnalare, sulla base della loro competenza e in dialettico confronto con le aziende, la possibilità di avviare nuovi programmi. Ma questi nuovi programmi.
Assessore, ci sono? Il nuovo programma dell'orticoltura, esiste? 1 nuovi programmi sugli assetti produttivi, sulla zootecnica alternativa, esistono? Forse non esistono, ecco perché c'è tanto disorientamento. Ecco perché 500 mila contadini corrono fino a Roma per chiedere, in definitiva, cosa devono fare delle loro aziende e quali sono le prospettive che il Governo dà loro.
C'è bisogno di una nuova politica agricola, dove i divulgatori rappresentino uno dei momenti avanzati dell'impegno regionale, che mi pare oggi non sia assolutamente utilizzato, perché inserito in una vecchia struttura. Quindi, spronerei l'Assessore a valutare la bontà delle critiche che ho espresso, ed eventualmente tornare con una discussione, un po' più approfondita dal punto di vista dell'attuazione e formazione dei programmi a sostegno dell'attività dei divulgatori agricoli in sede di Commissione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento: Zootecnia

Interrogazione n. 925 presentata dai Consiglieri Farassino, Rabellino e Vaglio, inerente la DGR 7/10/91 n. 108-9421 - pagamento premi sostituzione capi infetti


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interrogazione n. 925 dei Consiglieri Farassino Rabellino e Vaglio, cui risponde ancora l'Assessore Lombardi.
LOMBARDI, Assessore regionale Il premio sostituzione bestiame infetto viene concesso in applicazione della legge regionale 12 ottobre 1978, n. 63, art. 17, lettera a).
Attualmente l'importo del premio per capo sostituito è di lire 600.000 per le zone di montagna e di lire 500.000 per le zone di pianura e collina.
Le domande per la concessione del premio vengono raccolte, istruite e liquidate dai Settori decentrati dell'Agricoltura competenti per territorio.
Ogni sei mesi, i suddetti Settori decentrati comunicano la necessità di fondi al Settore Produzione Agricola, il quale, tramite il Servizio Interventi per la zootecnia ed in base alla disponibilità finanziaria provvede con deliberazione a ripartire i fondi richiesti. Con la D.G.R. n.
108-9421 del 7/10/1991, di cui si allega copia, sono stati stanziati i fondi necessari a coprire tutte le richieste del 1990. La deliberazione stessa è stata vistata dal Commissario di governo il 31 ottobre 1991 ed è pervenuta il 14/11/1991 al Settore Produzione Agricola, il quale l'ha trasmessa immediatamente ai Settori Decentrati dell'Agricoltura per i provvedimenti di competenza.
Inoltre, le ragionerie dei Settori Decentrati dell'Agricoltura saranno impegnate fino al 25 febbraio prossimo nella rendicontazione delle spese effettuate nell'ultimo quadrimestre 1991, per cui, anche avendo i fondi a disposizione, potranno iniziare i pagamenti solo ai primi di marzo.
Le eventuali dichiarazioni dei nostri funzionari, sempre che non siano state fraintese, si riferivano probabilmente a previsioni troppo pessimistiche, derivanti dalle considerazioni sopra menzionate. Tuttavia in situazioni normali, dall'accredito dei fondi al pagamento dei premi, non intercorrono generalmente più di 60 giorni, certificazione antimafia permettendo.
Esemplificando l'iter di una domanda di richiesta "premio sostituzione bestiame infetto", supponendo la disponibilità di bilancio per la fine di aprile, si può ipotizzare quanto segue: domanda presentata agli inizi 1992 istruita e pronta per la liquidazione a fine febbraio richiesta accredito fondi primi marzo approvazione delibera riparto fondi fine aprile richiesta accredito fondi fine giugno accredito fondi per incasso premio fine luglio-agosto.
L'esempio sopra descritto rappresenta l'ipotesi più ottimistica qualora, infatti, si verificasse un ritardo nell'approvazione del bilancio regionale, oppure si incappasse in un momento di mancanza di cassa, il pagamento della pratica esaminata avverrà quasi sicuramente nel 1993, cioè un anno dopo, pur in presenza di Uffici che abbiano svolto regolarmente e con efficienza il loro compito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.
VAGLIO Ringrazio il Presidente, ma purtroppo dalla risposta dell'Assessore devo rilevare delle cose che mi lasciano ancora più perplesso del momento in cui ho avuto modo di presentare questa interrogazione.
Vorrei ricordare all'Assessore - caso mai l'avesse scordato - che le pratiche dell'antimafia, se non commetto un errore marchiano, sono richieste da una legge in vigore dall'aprile 1990. Quindi, i casi che facevano testo nella stesura di questa interrogazione riguardavano richieste di risarcimento (che sono effettivamente poca cosa) per i rimborsi relativi alla sostituzione dei capi infetti e pratiche che erano ormai "in ballo" da due anni, quindi addirittura in date antecedenti l'entrata in vigore del provvedimento antimafia.
Secondariamente, l'interrogazione prendeva atto del fatto che questa poteva essere una situazione molto particolare, in cui i premi venivano liquidati dopo due anni. Prendeva altresì atto del fatto che, comunque vada, cosi come ha detto l'Assessore Lombardi, nelle migliori delle ipotesi devono trascorrere otto mesi per la liquidazione.
Se quella che l'Assessore ha definito un'ipotesi ottimistica, cioè la liquidazione in otto mesi, è quanto i nostri uffici sono in grado di fare.
è necessario denunciare un'inefficienza degli uffici o comunque del sistema, perché non è assolutamente ammissibile che un rimborso minimale un premio minimale (com'è in questo caso) debba giacere a causa delle varie pratiche burocratiche, nella più ottimistica delle ipotesi, per otto mesi.
Sappiamo tutti che le ipotesi ottimistiche finiscono sempre con lo sfondare i 12 o i 15 mesi (nell'ultimo caso addirittura i 24, 25, 26 mesi).
Quello che intendevamo sapere con la presentazione dell'interrogazione è se esiste la possibilità di snellire il procedimento. Verifico, però, che non esiste né la possibilità né la disponibilità dell'Assessorato e pertanto mi dichiaro profondamente insoddisfatto della risposta.


Argomento: Informazione - Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 875 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti ed interpellanza n. 1008 dei Consiglieri Majorino e Zacchera, inerenti l'incarico dato alla Società Res Publica di stipulare, per conto della Regione Piemonte contratti pubblicitari per la promozione di una campagna di immagine a favore del trasporto pubblico


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame contestuale dell'interpellanza n. 875 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti e dell'interpellanza n. 1008 dei Consiglieri Majorino e Zacchera.
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione CHIEZZI Signor Presidente, colleghe e colleghi Consiglieri, illustro brevemente questa interpellanza, perché viene discussa nel momento in cui in tutto il Piemonte si è vista concretizzare una campagna pubblicitaria molto pressante a favore dell'uso del mezzo pubblico. La situazione riguardante il trasporto pubblico è cambiata solo per la parte che riguarda una richiesta della Regione Piemonte di utilizzare maggiormente il mezzo pubblico. Il mezzo pubblico, però, continua a funzionare esattamente come prima, cioè in un modo progressivamente insufficiente nel corso del tempo perché in questi anni, miglioramenti non ce ne sono stati.
In presenza di questo fatto, l'Assessore ha deciso di spendere un miliardo di risorse libere della Regione Piemonte per invitare la gente ad utilizzare il mezzo pubblico, come se la gente non lo sapesse o non volesse farlo. Il mezzo pubblico viene utilizzato, in una società come la nostra secondo le potenzialità che esso offre e non si può, con una mistificatrice campagna pubblicitaria, indurre la gente a servirsi di un servizio che non funziona o che funziona esattamente nel modo in cui ha sempre funzionato.
L'interpellanza sottolinea anche altri aspetti. Questa decisione è stata presa - passatemi il termine - "alla chetichella". Pensavo che la spesa di un miliardo, dato ad una società di pubblicità su un tema di cosi dubbio impiego, richiedesse la presentazione ufficiale da parte dell'Assessore ad una Giunta attenta all'uso delle risorse, viste le lamentele della Giunta e del suo Presidente sulle carenze di risorse.
Invece, l'Assessore ha presentato l'impegno di un miliardo con la prassi del fuori sacco" che - come moltissimi colleghi sanno - è la prassi secondo la quale, durante una riunione di Giunta o, meglio, quando la riunione di Giunta è già finita e tutti stanno per alzarsi, una manina dell'Assessore appoggia sul tavolo un'ultima cosetta. Arriva, cioè, la manina dell'Assessore di turno, che appoggia la deliberazione e dice qualche parola o forse neppure quella.
La Giunta è distratta, ma l'Assessore no. Mentre la Giunta può subire un intervento di questo genere, l'Assessore è tutt'altro che distratto e sceglie questa prassi coscientemente.
Perché l'Assessore ha scelto questa prassi? Che bisogno c'era di utilizzare questo piccolo sotterfugio? Non poteva l'Assessore presentare tranquillamente ad alta voce la proposta di spendere un miliardo per invitare la gente a salire sui bus che arrivano senza orari, sui quali viaggerà pigiata e non saprà mai con precisione quando arriverà? L'interpellanza chiede anche notizie sulla società Res Publica, che mi sembra abbia una sede in Torino, ma anche un'origine novarese (o sbaglio?).
Intendo chiedere un po' di luce sulla struttura di questa società, sul perché la si sia scelta, sulla natura della composizione del proprio staff sia in Via Maria Vittoria n. 6 sia in altri uffici in provincia di Novara.
Forse è opportuno, visto il modo inusuale ed inopportuno con il quale l'Assessore ha portato questa spesa di un miliardo in Giunta, fare piena luce su questa vicenda.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Maggiorotti; ne ha facoltà.
MAGGIOROTTI Volevo portare un ulteriore elemento di riflessione. Non mi è chiaro se nella predisposizione del progetto di informazione avviato da questa società di consulenza, che in realtà è un progetto di sollecitazione e sarebbe opportuno leggerlo e conoscerlo nella sua organizzazione di piano complessivo, sia stato previsto un intervento di valutazione delle attività di informazione.
In tutte le attività di marketing o comunque di informazione finalizzate a razionalizzare l'uso dei servizi, questa esigenza viene sottolineata come fondamentale. In sostanza, si tratta di capire se l'investimento di questi quattrini porterà i vantaggi, in termini di benefici, il che sarebbe logico, data la natura e l'entità dell'investimento, aspettarsi.
Se ciò non è stato previsto, credo sia una grave lacuna, per dire poco quindi vorrei si desse una risposta.
Vorrei inoltre porre l'interrogativo dell'opportunità di affrontare una spesa di questo tipo, laddove nulla è stato fatto dalla Regione, per quanto di sua competenza, al fine di rendere accessibili i mezzi pubblici alle persone disabili; quindi proporrei di considerare questo aspetto nell'assegnazione dei fondi per l'acquisto dei mezzi di trasporto su gomma ma anche su rotaia, alle società concessionarie.
Più volte, anche per iscritto, avevo sollecitato l'Assessore affinch nei capitolati di appalto fosse previsto l'obbligo che i mezzi pubblici a lunga percorrenza regionale, con bacino d'utenza regionale, prevedessero l'accessibilità alle persone disabili. Nulla è stato fatto.
E' anche competenza della Regione venire incontro a quelle attività di trasporto dei Comuni adottate con mezzi alternativi all'uso del mezzo pubblico. Si potrebbero utilizzare, ad esempio, i fondi per il finanziamento delle linee in concessione - che hanno una valenza sociale e che tuttavia sono in passivo - pervenire incontro alle iniziative degli Enti locali, come quella del Comune di Torino con il servizio taxi.
Ciò sarebbe auspicabile perché, in attesa della messa a disposizione di mezza accessibili alle persone disabili, coloro che presentano gravi difficoltà motorie (il 20% degli abitanti di questa città) potrebbero comunque esercitare il diritto alla mobilità, riconosciuto a tutti i cittadini, al costo del biglietto di trasporto sul mezzo pubblico.
Devo aggiungere e sottolineare il fatto che questa attività, gestita dal Comune di Torino con mezzi di tipo socio-assistenziale, è impropria ritenendo le associazioni in maniera unanime che i finanziamenti dovrebbero attingere ai capitoli di bilancio dei trasporti; in questo senso diventerebbe opportuno un finanziamento di provenienza regionale.
Di questa questione mi risulta che nessuno nella nostra Regione si stia ponendo il problema; per questo motivo, a maggior ragione, si è contrari a questo utilizzo del denaro pubblico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.
ZACCHERA Signor Presidente e soprattutto colleghi Consiglieri, quasi per caso oggi capita questa discussione, cui darò un contributo penso molto sereno ma anche molto grave.
Al termine del mio intervento, se non verranno date risposte in termini esaurienti, signor Presidente della Giunta, chiederò le dimissioni dell'Assessore ai trasporti, per alcuni casi di cui questa mattina vi porterò le prove e a proposito delle quali la mia coscienza si chiede se non vi sottostiano - vi prego di ascoltarmi perché è abbastanza importante dei fatti gravi che forse vanno oltre il Codice Penale.
1 colleghi hanno avuto il merito di sollevare il problema, ma forse collega Maggiorotti, non hai avuto occasione di andare più a fondo per vedere in che cosa sia consistita questa indagine, che documenti siano stati allegati, come venga speso 1 miliardo e 282 milioni. Vi porter alcuni esempi, poiché ritengo che la gran parte dei componenti della Giunta regionale non abbia neppure letto la deliberazione né le controdeduzioni inviate al Comitato di Controllo: altrimenti dovrei ritenere (la parola "complici"può essere pesante) che i membri della Giunta siano pienamente corresponsabili di una situazione che ritengo estremamente grave.
Innanzitutto: la scelta di Res Publica. L'Assessore ci spiegherà perch Res Publica e non altri; pensiamo sia stata scelta Res Publica forse per il suo nome, perle sue qualità ed evidentemente per discrezionalità. Non entrerò nel merito delle discrezionalità, perché su queste tutti possiamo avere ragione, ma mi riferirò ai numeri.
Res Publica (allegato alla deliberazione di Giunta del 28 ottobre) presenta un piano. Questo piano, colleghi, in gran parte non dice assolutamente niente: è la fotocopia di quanto Res Publica ha già fatto alla Regione Lombardia. Viene proposta una campagna pubblicitaria per l'utilizzo degli autobus mediante un sondaggio consistente in un approfondito test telefonico per sapere cosa i piemontesi pensano di questo problema. Si è trattato di un test condotto su larga scala: "addirittura" 106 telefonate su tutto il Piemonte, limitate poi a sole 44, avendo escluso dall'indagine coloro che non usano i mezzi pubblici! Nel corso di queste sole 44 telefonate, si sono previste 6 domande estremamente serie, quali: "Lei usa i mezzi pubblici? Perché si dovrebbero usare i mezzi pubblici? Perché non si dovrebbero utilizzare? Come giudica il servizio? Come si potrebbero convincere più persone a preferire il servizio pubblico?"; fine dell'intervista. Sulla base di questa intervista è stato elaborato - qui cominciamo a entrare nel campo dei numeri - un piano con cui è stato proposto alla Giunta di spendere 1 miliardo. Sono stati quindi copiati i dati dei network della diffusione (che, come vi dirò, non hanno effettivamente nulla a che vedere con le spese) ed è stata proposta una campagna. Per questa campagna di filmati televisivi, Res Publica ci ha presentato la realizzazione di 3 filmati televisivi di 7 secondi ciascuno (per un totale di 21 secondi di produzione).
Quasi tutti voi avete fatto la campagna elettorale e sapete che, di solito, quando assegnate a una televisione un numero adeguato di spot, la realizzazione della stessa è gratis; nel nostro caso, però, la campagna era giustamente da preparare. In definitiva: per realizzare 3 filmati, ciascuno di 7 secondi, la Regione si è vista richiedere L. 83.500.000 più IVA; per fare 6 fotografie (potete averle viste sui quotidiani di questi giorni e sono fotografie pressoché invisibili), la Regione Piemonte si è vista richiedere L. 15.000.000: per realizzare 6 comunicati radio, ciascuno di 10 secondi, quindi per realizzare un totale di 60 secondi di banda radiofonica, L. 8.000.000.
Vi leggo i testi dei comunicati radiofonici, così potrete rendervi conto di quanto fosse estremamente complicato produrli.
1 - Soggetto Treno.
Voce (tossendo): Perché mandare il viaggio in fumo? Pausa. Fischio di treno.
Voce: Prendi il treno! E' un consiglio dell'Assessorato regionale ai trasporti della Regione Piemonte.
2 - Soggetto Tram.
Stridio di freni, rumori di tamponamento. Voce: Sei stanco del solito tran-tran? Pausa.
Voce: Prendi il trami Scampanellio di tram. Voce di fondo: E' un consiglio dell'Assessorato regionale ai trasporti della Regione Piemonte.
3 - Soggetto Battello.
Rumore di ingorgo stradale. Voce: Vuoi viaggiare senza ingorghi? Sirene di battello (ciuf, ciuf).
Voce: Prendi il battello! E' un consiglio dell'Assessorato regionale ai trasporti della Regione Piemonte.
4 - Soggetto Bicicletta.
Rumore forte di città.
Voce: Inquinare è contro la tua natura? Campanello di bicicletta.
Voce: Prendi la bici! E' un consiglio dell'Assessorato regionale ai trasporti della Regione Piemonte.
5 - Soggetto Autobus extraurbano.
Cicale, una mosca, un motorino che passa pigro. Voce (incoraggiante): Vuoi uscire dal Comune? Pausa.
Clacson di corriera che suona in segno di saluto, uccellini.
Voce: Prendi un autobus! E' un consiglio dell'Assessorato regionale ai trasporti della Regione Piemonte.
6 - Soggetto Autobus urbano.
Voce: Ogni giorno ti colpisce lo stress? Autobus che sfreccia.
Voce: Prendi il bus! E' un consiglio dell'Assessorato regionale ai trasporti della Regione Piemonte.
La realizzazione di questi sei spot - abbiamo sbagliato mestiere! - è costata L. 8.000.000 + IVA. Per la grafica dei manifesti che avete visto sulle strade, abbiamo speso L. 63.000.000. Per realizzare le pellicole per la pubblicità sui giornali abbiamo speso: L. 14.500.000 (sempre più IVA) per esecutivi stampa; L. 22.200.000 per impianti fotolitografici: L.
3.000.000 per ritocchi fotografici (se vedete il tubo di scappamento difatti, è più nero, perché, poiché non si vede niente, lo hanno fatto più scuro). L. 1.400.000 per fotocomposizione testi. Ci sono poi le spese di spedizione di materiale, ecc., ecc.; totale (arrivo alle conclusioni) costi di produzione di questi spot: L. 254.350.000 + IVA. Così ci dice Res Publica, la quale poi propone - e qui veramente abbiamo dei dati ancora più gravi - un piano di campagna pubblicitaria suddiviso in: stampa quotidiana e plurisettimanale, televisione, radio e affissione.
Sarebbe troppo facile dirvi, che la scelta, di questa o quella televisione è dovuta a "bassa clientela", e non lo dico. Dico però che quelli di Res Publica sono bravi, perché trovano veramente le forme migliori di pubblicità. Infatti, noi spendiamo: per gli spazi sulla stampa quotidiana. L. 173.458.000 + IVA; in televisione L. 75.472.000 + IVA; ecc.
ecc. In totale (lo faccio subito per non tediarvi): L. 585.240.175 + IVA.
Ma - e stiamo attenti - come andiamo a calcolare questi costì Presidente? Prendiamo un'emittente televisiva a caso: Videogruppo (Presidente Francesco Forte, Partito Socialista Italiano). Durata spot: 10 secondi: orario libero (quindi la televisione può scegliere quando farli, e questo, come voi sapete, diminuisce il valore dello spot) tra le ore 18 e le ore 23; costo di listino: 80.000 lire; costo netto per la Regione: 80.000 lire: costo nettissimo; 80.000 lire: numero spot: 120; importo liquidato: lire 9.600.000 + IVA.
Nella giornata di ieri, ho fatto fare dalla mia segretaria- a nome di una società di alberghi della mia famiglia - una richiesta a Videogruppo chiedendo il costo di una campagna pubblicitaria di 150 spot, con fascia oraria 19.30-23.00 (e non abbiamo chiesto sconti speciali). La Regione Piemonte ha speso 80.000 lire per spot: nella giornata di ieri Videogruppo mi comunicava che (ribadisco, senza chiedere particolari sconti) se volevo fare una campagna pubblicitaria di quel tipo, non spendevo 80.000 lire neanche 70.000, né 60.000, né 50.000, né 40.000, né 30.000: spendevo 20.000 lire + IVA! La Regione Piemonte spende invece L. 80.000 lire per spot e in totale spende, solo per, questa televisione, L. 9.600.000! Ovviamente questo discorso va allegato a tutte le altre cose. Questi sono degli esempi.
La Giunta regionale, davanti a questo, non si è opposta, non ha trovato nulla da ridire e i colleghi hanno detto che han fatto le cose "fuori sacco". Con questo sistema, noi siamo andati a spendere un totale di L.
1.238.000.000.
Dopodiché, qualcuno ha cominciato a protestare: se qualcuno di voi ha letto il nostro libretto del mese di novembre, avevamo scritto un articolo sulla Giunta dicendo: "Guardate, che bella marcia il 28 ottobre di quest'anno: c'è anche questa deliberazione!". La Giunta, davanti alle osservazioni presentate dal Comitato regionale di Controllo, ha reiterato la sua necessità e ha proceduto.
Res Publica inoltre ha presentato questi piani, i quali sono stati accettati con deliberazione regionale (andate a leggervela) del 28 ottobre n. 080-155/9975, senza alcun commento, senza che nessuno abbia detto: "Ma insomma, come mai avete chiesto gli spot a tempo pieno?". Sono spot che in campagna elettorale, in questi giorni, vengono trasmessi a 6.000 lire l'uno, e i politici dovrebbero costare di più di quelli commerciali. 20.000 lire era una richiesta di prima battuta: noi li abbiamo pagati 80.000 lire l'uno! Nella deliberazione di Giunta, cioè in tutto l'impianto delle cose che vi ho detto, non c'è la benché minima traccia del criterio seguito per la scelta delle televisioni. Perché non è vero che lo spot pagato 80.000 lire avesse un'audience doppia di quello che costava 40.000 lire! Se andate a leggere la relazione di Res Publica e mettete in correlazione le televisioni dichiarate essere le più seguite, potrete rilevare che non sono assolutamente quelle più care.
Quindi io mi chiedo perché nessuno abbia osservato questo. La Giunta regionale, a scatola chiusa, ha accettato tutto questo piano: ha preso il piano proposto da Res Publica e l'ha passato direttamente in approvazione ma soprattutto - e questo l'abbiamo rilevato anche con il collega Majorino che ha presentato questa interpellanza insieme a me - la Giunta regionale non spende direttamente questi soldi. No! Li affida a Res Publica perché li spenda, quindi alla fine si rimane nel campo della discrezionalità di Res Publica.
La deliberazione di Giunta regionale infatti dice: "delibera di approvare il Progetto di intervento pubblicitario a favore del trasporto pubblico nella Regione Piemonte; di approvare il Piano Media (che vi ho sopra descritto); di incaricare la Res Publica, senza oneri per la Regione Piemonte, a stipulare gli opportuni contratti con i mass media individuati (per cui la Regione Piemonte non ha neanche fatto i contratti con i quali doveva, poi spendere questi soldi); di impegnare la spesa di L. 999.112.310 (l'altra deliberazione è di L. 238 milioni); ecc., ecc.".
Assessore, attendo le sue risposte.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Panella.
PANELLA, Assessore regionale Con deliberazione della Giunta regionale n. 167-5434 del 15 aprile 1991, la Giunta regionale ha affidato a Res Publica l'incarico dell'ideazione e della gestione di un progetto per la promozione di una campagna di immagine a favore del trasporto pubblico, intendendo sviluppare un'azione di sensibilizzazione, rivolta al pubblico, avente per tema, il trasporto collettivo, del quale evidenziare gli .aspetti più positivi e connessi con la sicurezza, attiva e passiva, con la necessità di uno snellimento del traffico metropolitano ed extrametropolitano e del rispetto dell'ambiente ecologico, oltre tutto in presenza di reali e concrete prospettive di recessione economica e di aumenti costanti dei costi di gestione dei mezzi individuali.
Si è inteso pertanto comunicare, al fine di favorire una certa inversione di tendenza, un messaggio che evidenzi alla collettività, da un lato, il vantaggio dell'utilizzo di tali modalità di trasporto per la quale la Regione interviene a sostegno con rilevanti movimenti di risorse finanziarie e, dall'altro, concorra a far consolidare un'immagine quanto più positiva possibile dell'istituzione pubblica.
In quest'ottica, la Regione ha richiesto un progetto di .intervento a Res Publica, un Consorzio di Agenzie operanti nel settore, che occupa nel panorama pubblicitario un posto primario, in particolare per quanto concerne la comunicazione sociale.
Res Publica ha prodotto un progetto articolato sull'analisi della situazione attuale del settore, sulle prospettive di sviluppo e sull'incidenza dei mezzi pubblicitari, giungendo a definire una strategia mezzi e creativa e la campagna pubblicitaria vera e propria. Poiché il periodo di effettuazione della campagna era stato previsto per il mese di dicembre, si è chiaramente considerato il tempo disponibile e quello occorrente per procedere alla produzione del materiale ed alla sua distribuzione, perla stipula dei contratti con i Media individuati e si è ritenuto di dover procedere celermente per poter rispettare i tempi prefissati, non potendo altresì presumere che potessero evidenziarsi posizioni così critiche verso l'iniziativa, dopo aver visti approvati sia la deliberazione che traduce in pratica l'iniziativa (DGR n.167-5434 del 15 aprile 1991, infatti la DGR n. 155-9975 del 28 , ottobre 1991 ne rappresenta semplicemente l'attuazione), sia il bilancio regionale approvato con legge regionale 11 aprile 1991, n. 13, nel quale era stata scritta, al cap. 5837, la, somma di lire 1.000.000.000, occorrente per far fronte agli oneri derivanti dalla campagna pubblicitaria.
Per quanto riguarda la richiesta di conoscere la composizione societaria e la struttura amministrativa per numero di impiegati e qualifiche professionali della società Res Publica, i ,dati e le informazioni sono di seguito indicati: Res Publica è un consorzio denominato "Consorzio di agenzie di pubblicità per la comunicazione sociale - Res Publica" ed è costituito dalle società "DWA srl", "Roberto Bonsaglio e associati srl" e "Borg Marketing &Pubblicità srl".
L'Agenzia Roberto Bonsaglio e associati srl ha sede a Milano, invia G.
De Grassi n.17, ha un capitale sociale di lire 50 milioni ed ha iniziatola propria attività nel 1986.
La sua struttura è la seguente: 1 amministratore unico: 1 account executive 1 media: 1 addetta alla segreteria: 1 art director 1 copywriter 4 consulenti (1 art director, 1 copywriter, 1 responsabile di gestione, 1 direttore amministrativo). L'Agenzia Borg M., srl ha sede a Milano, in piazza Castello n. 1; ha un capitale sociale di lire 45 milioni ed ha iniziato la propria attività nel 1984.
La sua struttura è la seguente: 1 amministratore unico 1 direttore amministrativo: 1 art director 1 assistente artistico 3 copywriter 1 responsabile di produzione: 1 esecutivista 1 direttore media 2 addetti ai servizi amministrativi 2 account 1 centralinista.
L'Agenzia DWA srl ha sede a Torino, invia Maria Vittoria n. 6, e ha una filiale a Milano, in largo Quarto Alpini n. 12; ha un capitale sociale di lire 20 milioni ed i titolari sono, l'uno, Presidente, l'altro, amministratore delegato.
L'attività ha avuto inizio nel 1980.
La sua struttura è la seguente: 1 direttore mezzi: 1 direttore creativo 1 direttore generale 2 copywriter 1 responsabile della filiale di Milano 1 assistente account executive 1 account executive 1 media planner executive 2 art director 1 EDP manager 1 responsabile di amministrazione: 1 contabile 1 addetta alla segreteria: 1 assistente artistico 1 art junior i responsabile traffica 1 responsabile di produzione 1 addetta direct marketing;' 1 p.r.
1 addetta alla segreteria filiale di Milano: 5 grafici.
Tra i lavori svolti da Res Publica, si possono citare alcune campagne a sfondo sociale, quali ad esempio la campagna "La qualità dell'informazione" svolta per "Pubblicità e Progresso", che le ha consentito di aggiudicarsi un premio di categoria al Media Kei Awards 1989: la campagna per l'Associazione Volontari Ospedalieri, oltre a campagne pubblicitarie per numerose industrie, case editrici ed Enti. Ha inoltre collegamenti internazionali operativi con Francia, Gran Bretagna, Spagna e Germania.
In conclusione, si ritiene questa iniziativa pienamente in linea con tutte le possibili strade per incentivare l'uso del mezzo pubblico, con tutte le positive implicazioni che ciò comporta.
Inoltre, questa iniziativa sarà affiancata e rafforzata da interventi mirati alla sicurezza e al confort del trasporto pubblico locale in un progetto che si può denominare "qualità del trasporto pubblico". Infatti per il 1992, complementariamente al parziale rinnovo del parco autobus circa 200 autobus, con risorse provenienti dal Fondo nazionale Trasporti la Regione intende intervenire con 10 miliardi per contribuire a un programma di intervento che preveda: miglioramento delle condizioni di confort (allestimento interno dei veicoli, climatizzazione, ecc.) e sicurezza (sistemi di collegamento bus con punti predefiniti, es. 113, VV.FF., ecc.) a bordo degli autobus e nelle autostazioni (sistemi televisivi a circuito chiuso) localizzazione di paline e pensiline lungo i percorsi delle autolinee in modo differenziato a seconda del numero degli utenti rispetto alle varie fermate previste nei disciplinari di concessione realizzazione di autostazioni in prossimità delle stazioni delle Ferrovie dello Stato diffusione di orari autolinee con indicazioni di coincidenza con gli orari delle Ferrovie dello Stato rispetto a postazioni video fisse da individuare presso i punti di interscambio ferro-gomma, utilizzando le banche dati regionali e in collaborazione con il Compartimento F.S. di Torino.
Non si riteneva quindi di dover revocare la deliberazione e di destinare ad altri usi le somme impegnate.
Ritengo di dover dividere il problema. Innanzitutto vorrei considerare che essendo in periodo elettorale i toni vengono un po' esasperati. Devo poi dire che questa spesa per la pubblicità era prevista in bilancio e il bilancio della Regione Piemonte è a conoscenza di tutti, è trasparente quindi non era un'iniziativa nascosta.
In secondo luogo, devo ricordare che la campagna pubblicitaria fu presentata e discussa in Giunta e soltanto alla fine di quella seduta della Giunta, non essendo iscritta all'o.d.g. ma essendo comunque pronta, si decise di approvarla fuori sacco, quindi nulla fu fatto di nascosto: l'iniziativa fu discussa in Giunta. Inoltre, fu presentata dal sottoscritto, anche se non ne aveva l'obbligo, in II Commissione, dove probabilmente nacque tutta la discussione a dimostrazione che nulla è stato fatto di men che trasparente e di nascosto.
Il bilancio, la discussione preventiva in Giunta e la presentazione in II Commissione, ritengo siano strumenti per presentare in modo trasparente un'iniziativa di questo genere. Ecco perché rigetto, non dico neanche fermamente", queste accuse. Se qualcuno ha intenzione di dimostrare che queste cose sono state fatte di nascosto o sono poco trasparenti, ne sono anche personalmente offeso, perché l'intera campagna è stata verificata dai tecnici del mio Assessorato e della Giunta circa la congruità dei prezzi e delle variazioni.
Al Consigliere Zacchera dico che non mi preoccupa assolutamente il suo terrorismo. Se ritiene di fare delle azioni le faccia, non ho alcuna preoccupazione; non dico che lo sfido, ma non ho nulla da nascondere. Lo dichiaro qui pubblicamente: io do risposte politiche! Se bisogna entrare nel merito, il Consigliere Zacchera presenti un'interrogazione specifica perché come membro di Giunta debbo dire che non sono in grado di valutare questi prezzi.
Non penso che la Giunta debba conoscere questi dati; saranno i miei uffici che risponderanno alle domande specifiche, saranno i tecnici di Res Publica ed anche i tecnici della Giunta che hanno verificato questi prezzi la congruità e l'efficienza della campagna elettorale...
ZACCHERA Della campagna elettorale? PANELLA, Assessore regionale Ho avuto un lapsus.
ZACCHERA Certo, un lapsus; di "campagna elettorale", abbiamo capito bene! PANELLA, Assessore regionale La campagna elettorale è quella che sta facendo lei con il libro degli sprechi.
Ripeto: darò queste risposte, se verranno poste delle domande specifiche, perché non credo che un Assessore debba andare a verificare ogni cosa. Esistono gli uffici ai quali sono state affidate le verifiche.
Siamo in grado di dare una risposta, ma non oggi perché non ero a conoscenza di queste domande. Ripeto ancora che sono state comunque fatte dagli uffici tutte le verifiche, non solo da quelli del mio Assessorato, ma anche dagli Uffici Stampa della Giunta regionale. In questo senso, c'è stata la massima ed assoluta trasparenza.
Invece il discorso politico è di altra natura; io rispetto le opinioni di chi sostiene che la pubblicità sia uno spreco di denaro o sia inutile e che sia meglio investire in un altro modo. Sono perfettamente d'accordo con il Consigliere Chiezzi che sarebbe meglio rendere più efficienti i servizi.
Però, come ho avuto modo di dire nella conferenza stampa relativa a questa campagna, con un miliardo, a fronte di circa 4 mila mezzi che circolano in Piemonte, avremmo potuto intervenire nell'acquistare tre mezzi. Se il senso era - così era stato espresso nel programma del bilancio - di un intervento pubblicitario, non credo che comprando tre mezzi (molto utili indubbiamente) su 4.000 avremmo raggiunto questo tipo di obiettivo. E' poi discutibile il discorso se bisogna incentivare con campagna pubblicitaria l'utilizzo del mezzo pubblico.
Credo che questa linea me l'abbiate suggerita voi, colleghi Consiglieri: ogni volta che parlate, dite che bisogna incentivare l'utilizzo del mezzo pubblico. Credo quindi che la scelta politica di incentivare, anche dal punto di vista delle informazioni, il mezzo pubblico sia in fin dei conti un aderire alla linea complessiva regionale e non solo della Giunta. I mezzi non possono che essere ridotti - un miliardo - e, se vogliamo bisogna agire sulla psicologia dell'utente nel dare delle informazioni e dei suggerimenti per invogliare l'utente stesso ad utilizzare il mezzo pubblico. Non credo che siano quattrini buttati via comunque tutto si può sostenere, meno che la pubblicità sia da considerare uno spreco di denaro per le aziende.
Voglio solo ricordare che gli obiettivi erano due; uno di carattere ecologico di riduzione della difficoltà del traffico e via discorrendo l'altro, molto importante - e qui c'è una considerazione di tipo aziendale era mirato ad un maggiore utilizzo del mezzo pubblico per ridurre il deficit drammatico delle aziende pubbliche. Tant'è che alla riunione delle aziende delle province questa iniziativa è stata accolta con plauso, anzi oso dire - perché è la verità - con applauso, perché è la prima volta che la Regione interviene, pur non avendo risorse, a sostenere anche le aziende che solo con maggiori introiti possono ridurre il drammatico deficit che hanno nel trasporto pubblico. Verificheremo svantaggi che porterà questa campagna pubblicitaria. Debbo qui dichiarare che se i vantaggi vi saranno in modo palese e riconosciuto anche da parte delle aziende, mi riservo di riproporre una campagna in appoggio a questa, perché significherebbe che la linea intrapresa è giusta.
Vorrei ringraziare il collega Chiezzi, che ha definito questa campagna evidente in tutto il Piemonte molto pressante. Tutto si potrà dire tranne che è una campagna nascosta: tutti hanno modo di vederla e ognuno potrà fare le scelte che meglio ritiene, anche per quanto riguarda le televisioni private o i sistemi. Comunque è una campagna di assoluta trasparenza assoluta evidenza, sotto gli occhi di tutti. Forse le cose che fanno più parlare sono quelle più evidenti e che attirano l'attenzione. Ebbene noi volevamo raggiungere il risultato dell'attenzione del Consiglio regionale ma soprattutto degli utenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



PRESIDENTE

CHIEZZI



PRESIDENTE

Colleghe e colleghi, l'interpellanza che presentai il 21 novembre dell'anno scorso si concludeva con una richiesta che si rivolgeva all'Assessore ed al Presidente Brizio. La richiesta era di revocare immediatamente la deliberazione. Questa conclusione era dettata da numerosi motivi di opportunità politica, di livello della spesa e riguardava anche la procedura prescelta per portare a conclusione questa decisione amministrativa. Evidentemente né l'Assessore né il Presidente si sono preoccupati di seguire questa strada ed hanno proceduto sulla loro confermando quindi implicitamente un incarico pubblicitario a questa società, che, dalle cose che ha detto l'Assessore, mi sembra sia una società milanese, forse con un ufficietto in via Maria Vittoria 6: l'Assessore non ha specificato quante persone lavorino a Torino. Ripeto, mi è sembrato di capire chela ditta sia una ditta milanese: questo evidentemente in omaggio alla situazione di fatto che vede la predominanza della città di Milano sulle attività terziarie del settentrione d'Italia.
Ci si potrebbe anche chiedere se sia proprio necessario rivolgerci così spesso alla città di Milano, nel momento in cui si dice che Torino dovrebbe sviluppare soprattutto il sistema terziario come uno dei settori capaci di superare la crisi. Confermo che questa deliberazione sottrae una quota non irrilevante di risorse pubbliche da altri più utili e necessari impieghi.
Quasi ogni seduta di Consiglio ci troviamo di fronte al piagnisteo di Presidenti, Assessore al Bilancio, Assessori vari, sull'impossibilità di rispondere a temi quali il diritto allo studio universitario, i disabili e le protesi delle quali hanno bisogno. Si risponde costantemente di no facendo anche scarica barile e alle volte invocando problemi di bilancio.
Questa Regione non ha soldi: non ha soldi da dedicare al diritto allo studio, ai disabili, però questa Regione ha soldi per fare un'attività assolutamente inutile e fin provocatoria nei confronti della gente, dicendo ai cittadini cattivi: "usate di più il tram". "usate di più l'autobus".
Questo, Presidente Brizio, a mio parere è proprio un brutto spreco di denaro pubblico, che vi porterete dietro ad ogni occasione nella quale la vostra volontà politica vi porterà a negare risorse per bisogni primari ed urgenti. Succederà ancora evi nasconderete dietro i problemi di bilancio per dire di no. Sostengo che i soldi per le cose necessarie ci sarebbero se non venissero sprecati in questo modo, in una campagna pubblicitaria inutile e invadente. Rimangono altre preoccupazioni, che emergono dalle cose sollevate in aula, alle quali si è aggiunto il preoccupante silenzio dell'Assessore. L'Assessore, pur conoscendo l'interpellanza da mesi, di fronte a precise contestazioni di merito sul modo con cui viene speso questo denaro, afferma di non saperne niente.
Mi rivolgo quindi al Presidente della Giunta che, come capo del governo piemontese, ha approvato la deliberazione. Con questa deliberazione si affida ad una società privata del denaro nonché una sorta di concessione a spenderlo secondo propri criteri: fatto inusitato. E' una vera e propria concessione di sostituirsi alla Regione in compiti che dovrebbero forse... - esserle propri. Qualche dubbio dovrebbe sorgere sull'opportunità di scegliere strade così scivolose. Tutti i dati contenuti nella proposta di spesa da parte della "Res Publica" risultano fuori rispetto ai prezzi correnti.
Di fronte a questo, la risposta dell'Assessore, "non ne so niente", e il silenzio del Presidente mi preoccupano più di quanto detto dal collega Zacchera. Di fronte a contestazioni del genere di quelle sentite oggi, ci si aspetterebbe una presa di responsabilità da parte della Giunta regionale, un'affermazione che contrastasse esplicitamente quanto detto dal collega Zacchera. L'Assessore doveva alzarsi e dire: "Caro collega Zacchera, lei dice il falso, cose senza senso, lei mesta nel torbido!"E non solo: "Lei mesta nel torbido per i seguenti motivi...: non è vero che la tal televisione fa determinati prezzi e quindi lei è un bugiardo..
facciamo politica in termini seri e non scandalistici.., ci assumiamo ogni responsabilità,.." L'Assessore, invece, ribatte dicendo: "Non rispondo perché questi fatti non mi sono stati illustrati prima: risponder successivamente!" Ma il Consiglio regionale deve uscire responsabilizzato rispetto a quanto affermato dal Consigliere Zacchera! Mi sembra sbagliato uscire da quest'aula accettando che l'Assessore "chiederà". Personalmente, ritengo che un modo corretto di uscire da quest'aula sia poter vedere chiaro, con le forze dell'intero Consiglio.
Chiedo se non sia il caso, su uno spreco politico di un miliardo e in base a contestazioni non confutate nel merito da parte dell'Assessore, di formare una Commissione d'inchiesta che esamini i documenti illustrati dal Consigliere Zacchera, che contatti gli uffici competenti, che faccia un'analisi di quanto di vero ci sia nelle contestazioni che non hanno avuto alcuna risposta. Penso che questo potrebbe essere un modo non solo per fare chiarezza su una vicenda, ma anche per approfondire il tema della spesa pubblica e della qualità della stessa.
Ricordo che vi sono necessità primarie - destinate ad aumentare - alle quali la Regione si rifiuta continuamente di rispondere. Di fronte a tali necessità, attacchiamo manifesti con i quali diciamo alla gente: "Usate di più il tram", come se la gente non lo facesse già, per quanto il servizio pubblico consente.
E il piano regionale dei trasporti dov'è finito, caro Presidente? Che fine ha fatto? Questo sarebbe il modo di supplire alle carenze del servizio pubblico! Invece continuate a omettere le vostre responsabilità, mentre siete assai attivi ed effervescenti quando si tratta di fare un po' di pubblicità al trasporto pubblico - e all'Assessore che pro-tempore lo gestisce - che è un modo di vendere l'immagine dell'Assessorato, con molti soldi dei contribuenti e poche opere. Il discorso secondo il quale con un miliardo si comprano ben pochi mezzi pubblici è risibile: intanto perch parte dal presupposto che il denaro sia proprietà dell'Assessore ai trasporti. In realtà, quel miliardo di lire è di competenza della Giunta regionale che sceglie in quale settore spenderlo.
Se l'Assessore ai trasporti disponeva di un miliardo di lire e intendeva utilizzarlo per un'inutile pubblicità, il Presidente della Giunta doveva, in riunione di Giunta, porre il problema di un uso oculato delle risorse pubbliche e scegliere altri settori di investimento. Ad esempio quelli nei quali negli stessi giorni si diceva di no a centinaia di famiglie e a migliaia di utenti. Quindi, è un presupposto sbagliato anche quello proposto dall'Assessore, di ritenere di propria competenza una qualsiasi cifra messa a bilancio. Le cifre a bilancio si discutono, fate variazioni di bilancio a ogni pie' sospinto, esistono gli storni. Mi rivolgo anche al Presidente della Giunta come corresponsabile di una scelta sbagliata.
Termino chiedendo ai colleghi un parere sulla proposta che ho formulato: usciamone bene e con piena responsabilità di tutti, si nomini questa Commissione d'inchiesta e facciamo chiarezza sulle cose dette e messe a verbale in quest'aula.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.
ZACCHERA Debbo anche dire che mi sento molto turbato, anche perché adesso vi racconto la seconda parte delle cose che volutamente non ho detto prima e poi, alla fine, collega Chiezzi, potrai giudicare e potranno giudicare i colleghi Consiglieri, e soprattutto i componenti della Giunta che vorrei vedere presenti, se è Zacchera che dice il falso.
Vi porto alcuni altri dati che volutamente prima avevo taciuto e che dico ora riguardo all'Assessore Panella, con il quale mi trovo in obiettiva difficoltà, perché eletto dalle mie parti. E' una persona che conosco molto bene, però in questo caso la debbo denunciare e diciamo che siamo d'accordo sulla Commissione d'inchiesta. Ci ha detto delle cose estremamente gravi: non è possibile dire: °lo non ho visto niente, hanno fatto tutto i miei sottoposti, i funzionari del mio Assessorato". Vi dimostro perché non è vero questo, o per lo meno vi dimostro perché ritengo che non sia vero quello che ci ha detto l'Assessore Panella: a voi il libero giudizio.
L'Assessore ci ha detto che questa campagna pubblicitaria è stata scelta senza alcuna pressione, affinché venissero scelti i mass-media più validi per raggiungere il Piemonte e la comunità piemontese. Colleghi, se leggete questa relazione, a pagina 55 si dice: "Il messaggio sarà veicolato, oltre che sui quotidiani piemontesi - noto che non è citata la Repubblica - anche su numerose testate plurisettimanali locali con maggiore diffusione e lettura nelle aree di edizione." Mi risulta che i quotidiani settimanali e plurisettimanali in Piemonte siano 176, qui ne vengono elencati 24. Vengono scelti gli stessi 24 che vengono indicati: vengono forniti i dati di lettura dei soli 24 e non vengono parametrati ad altri.
Addirittura su 24 testate, di 4 di esse nella stessa relazione a pagina 115 non vengono forniti, in quanto non disponibili, i dati di diffusione e di lettura. Quindi, prima si riducono, com'era comprensibile, a un minimo i dati, poi nella relazione di Res Publica si ammette che di una parte di essi non si conoscono neppure i dati di distribuzione e, per puro caso sono delle testate che - debbo dirlo - sono della nostra zona, che tutti leggiamo oppure che non esistono.
Collega Miglio, tu che sei di Novara, dimmi se hai mai sentito parlare del "Corriere di Borgomanero"? No, tant'è vero che qui risulta non avere diffusione e lettura, ma la Regione paga anche il "Corriere di Borgomanero" per fare questa pubblicità. Può darsi che esista, sarà una testata dormiente, ma io non ho mai letto una pagina del "Corriere di Borgomanero".
Chiedo in base a quale criterio la Regione Piemonte abbia scelto questa testata sconosciuta per fare delle inserzioni, quando la stessa fonte dice che non ne conosce né la diffusione né la lettura. Allora perché sono state eliminate le altre 140-150 testate? Perché sono state scelte queste 9 televisioni e non altre? Sono state le migliori? Non lo so. Sono stati spesi milioni e vi dico solo una parte delle cose, perché temo che dovr dire davanti ad altre persone in toga nera altri particolari, che quindi tengo per me, su questa deliberazione.



PRESIDENTE

Consigliere Zacchera, sappia che sta parlando in un'aula consiliare.
PANELLA, Assessore regionale Non fare illazioni e sottoterrorismo per lasciare intendere! ZACCHERA E' terrorismo per l'Assessore Panella che la Regione abbia pagato degli spot pubblicitari quattro volte le condizioni di mercato! PICCHIONI Non è vero, perché c'è l'audience. Guarda l'audience, prima di dire queste cose.
ZACCHERA Se il collega non mi interrompe io gli spiego, perché sta parlando di una cosa che lui non conosce.



PRESIDENTE

Consigliere Zacchera, siamo in fase di interpellanza. Lei ha tutti gli strumenti per dire le cose che dirà.
ZACCHERA Eh no, bisogna rispondere. Allora mi si lasci dire, collega, perché io affermo e confermo queste accuse.
PICCHIONI Io dico che la televisione che tu hai portato ad indicazione è una televisione che può avere un'audience completamente diversa da quelle che lui ha chiesto.
ZACCHERA Il collega - denuncio - non ha letto la relazione, perché se l'avesse letta avrebbe visto che quella televisione, che viene pagata il doppio di altre, ha la metà di , audience in questa stessa relazione di altre TV che hanno il doppio della sua audience.
No, collega, tu non l'hai letta. Per fatto personale, Presidente, il collega dice cose che non conosce, perché se l'avesse letta non potrebbe interrompermi in questa maniera, perché capirebbe che dice cose non vere.
Qui ci sono i dati relativi alle audience di quelle televisioni e ai pagamenti. A pagina 116 ci sono tutte, vada a vedere alle pagine successive di quant'è la spesa e vedrà che è vero quello che dico io.



PRESIDENTE

Consigliere, siamo in fase di interpellanza, abbiamo aggiunto la sua per analogia e questo era nel Regolamento, ma poiché il Consigliere Chiezzi è andato oltre, l'ho pregata di stare nei tempi.
ZACCHERA Concluderò, d'accordo con il mio Capogruppo, con alcune richieste specifiche che vorrei motivare. Per esempio, faccio notare che siamo andati a fare 1-appalto"a Res Publica con una deliberazione del 28 ottobre, che è stata bloccata dal Co.Re.Co., a cui la Giunta ha risposto con delle controdeduzioni in data 29/11 in cui erano tutti presenti tranne l'Assessore Bergoglio. Anche questa è una cosa incredibile, perché vengono dette delle cose - signori, andate a leggerle - che non stanno in piedi.
A parte questo, una domanda specifica riguardante gli impianti fotografici. Per esempio, quanto è costata quella fotografia del battello? Non si è potuta neanche scattare prendendo un battello a noleggio, perch se andate a vedere la foto del battello vedrete che è stata scattata in un mese estivo: basta guardare gli alberi, che non sono certo fioriti nel mese di ottobre e novembre. Quindi, quella è una foto d'archivio, messa li, in cima ad un manifesto.
E' un esempio di come siamo stati computati questi soldi. Però io voglio delle risposte chiare a queste domande. Ieri ho mandato via un fax chiedendo di poter fare della pubblicità; mi sono sentito dire che costa 20 mila lire e la Regione l'ha pagata 80. Ma nessuno ha letto questa deliberazione in cui i prezzi venivano proposti pieni senza neanche una lira di sconto con 1900 spot televisivi? Allora non è demagogia se dico che in questa maniera si pagano le campagne elettorali per qualcun altro.



PRESIDENTE

Lei ha già svolto la sua parte di interpellanza, adesso concluda.
ZACCHERA Concludo. Mi rendo conto...



(Interruzione del Consigliere Rossa)



PRESIDENTE

ZACCHERA



PRESIDENTE

No, qualcuno si è fatto la campagna elettorale e se la farà. Io lo sapevo che venivano fuori queste discussioni, se uno denuncia queste cose...



PRESIDENTE

ROSSA



PRESIDENTE

La campagna elettorale te la sei fatta tu e il tuo Partito.



PRESIDENTE

ZACCHERA



PRESIDENTE

Ma io non sono candidato, non ho mai citato il mio Partito oggi: qui si ha paura davanti alle cose che vengono dette.



PRESIDENTE

ROSSA



PRESIDENTE

Fai della provocazione.



PRESIDENTE

ZACCHERA



PRESIDENTE

Puoi stare tranquillo, collega Rossa, che quelle fonti di stampa da voi beneficiate non riporteranno nulla di quello che dico io.
Concludo, reiterando la richiesta di dimissioni dell'Assessore comunichiamo che la nostra interpellanza, ai sensi del regolamento, viene mutata in mozione, penso che accoglieremo la firma di un terzo collega.
Chiediamo la creazione di una Commissione d'inchiesta per andare a fondo di questo caso, perché ci sono numerosi altri interrogativi gravi su questa deliberazione. Abbiamo messo la mano su una cosa che è diritto e dovere nostro chiarire; mi stupisco che la Giunta non si sforzi ipso fatto e motu proprio di muoversi in questa dimensione. Collega Gallarini arriveremo la settimana prossima a parlare di bilancio; altro che venirci poi a dire che mancano i miliardi per tutti o sentirci dire che non si pu stare dentro nei limiti di spesa!



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Panella.
PANELLA, Assessore regionale Intanto ringrazio i colleghi, perché sono di grande aiuto a questa campagna pubblicitaria: sollevando il caso qui dentro e in questo modo penso che i giornali lo riporteranno e contribuiranno ad ampliare l'efficacia, l'effetto e la conoscenza della campagna pubblicitaria.
Quindi, se non altro, questo è un risultato che verrà raggiunto e; come si suol dire, "tutto fa".
Non entro nel merito di risposte che ho già dato, però pregherei i colleghi di essere attenti alle risposte come io sono attento alle loro domande, altrimenti è inutile rispondere.
Ho detto prima che rispondevo all'interpellanza del Consigliere Chiezzi e credo di avere risposto nel merito: forse il collega Chiezzi non aveva altri argomenti dopo la mia replica e ha ripreso l'interrogazione del Consigliere Zacchera (a dimostrazione, probabilmente, che non aveva altri argomenti se non quelli già espressi prima).
Per chi vuol sentire, ho detto anche che non so se si è speso 40.000 o 20.000 lire per uno spot: ma non è così strano, in quanto non ero preparato a rispondere all'interrogazione del Consigliere Zacchera. Quindi risponder a parte a questo tipo di interrogazione; dopodiché, se il collega Zacchera non sarà soddisfatto, potrà fare tutte le considerazioni che vuole. Lo pregherei però di una cosa: siamo in campagna elettorale, ma questa cosa avviene incidentalmente in campagna elettorale, perché è stata fatta l'anno scorso e per una serie di ragioni ha dovuto slittare, tant'è che a me tutto sommato, sembrava anche inopportuno farla contestualmente; questa cosa doveva essere fatta per il periodo di dicembre. Non è slittata certamente per colpa mia, mi creda su questo fatto: questa cosa era stata programmata da un anno.
Vorrei che su una cosa così seria non si esagerasse, perché se ci sono degli elementi poco trasparenti, io mi unisco al Consigliere Zacchera nella denuncia.
Ribadisco, per la terra volta qui dentro, che per quanto mi riguarda c'è assoluta trasparenza: dopodiché se emergerà qualcosa - ripeto - sarò il primo insieme a Zacchera e ad altri Consiglieri a voler vedere chiaro. Non ho visto come è fatta l'interpellanza: se è fatta in termini specifici dar una risposta nel merito di ogni argomento. Qui nessuno si sta rifiutando di rispondere, ma io non posso sapere se hanno speso 40.000 o 20.000: francamente non lo ricordo e non ero preparato a rispondere: andrò a verificarlo. Dico che la cifra non è stata data alla cieca, perché gli uffici della Giunta regionale, insieme ai miei uffici, hanno verificato queste cose. Neanche io conosco il "Corriere di Borgomanero". Vedremo se sono stati dati soldi, andrò a vedere se è stato un errore.
La prossima volta sarò quindi in grado di rispondere all'interpellanza su questi temi specifici: dopodiché i colleghi facciano tutto quello che ritengono, anche in Commissione: mi va bene tutto.
Non accetto però una cosa dal collega Zacchera, è un po' un vizietto che egli ha: lasciar intendere sempre che ci sia qualcosa di strano, le mezze parole, insinuazioni e illazioni. Questo modo io non lo accetto! Mi riferisco anche alla storia del libro bianco che il collega ha fatto l'altra volta: io volevo intraprendere delle azioni, quanto meno non ho voluto rispondergli, come invece ha fatto la collega Bergoglio, perché alle insinuazioni non si risponde con sdegno. Capisco che ci sono le elezioni però quanto meno, sulla questione del buon gusto, dovremmo trovare un modo d'agire comune fra tutti i colleghi.
Approvazione verbali precedenti sedute



PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o, d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", comunico che prima dell'inizio della seduta odierna sono stati distribuiti i processi verbali delle adunanze consiliari del 9 luglio 1991 che verranno posti in votazione nella prossima seduta consiliare.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Interrogazioni richiamate in aula dal Gruppo MSI-DN ai sensi dell'art. 89 comma 9, del Regolamento consiliare


PRESIDENTE

Il punto 3) all'o.d.g. relativo alle interrogazioni richiamate in aula dal Gruppo MSI-DN ai sensi dell'art. 89, comma 9, del Regolamento consiliare, è superato in quanto sono state date risposte scritte.


Argomento:

Interrogazioni richiamate in aula dal Gruppo MSI-DN ai sensi dell'art. 89 comma 9, del Regolamento consiliare

Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 4) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente dei Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Beltrami, Coppo, Cucco, Dameri Grosso, Leo e Peano.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.



PRESIDENTE

Dibattito sul ruolo del Consiglio regionale e sul nuovo regionalismo



PRESIDENTE

In merito al punto 5) all'o.d.g.: "Conclusione dibattito sul ruolo del Consiglio regionale e sul nuovo regionalismo", vi è l'intesa di un aggiornamento da parte dei Capigruppo a seguito dell'assemblea nazionale che si svolgerà a Roma il 28 febbraio, degli Uffici di Presidenza dei Consigli regionali che tratteranno dei progetti di legge inerenti alle questioni di carattere istituzionale.
Invito ancorai Capigruppo, avendo mandato già due lettere, a voler fare le osservazioni che ritengono in ordine a quel progetto di legge di revisione costituzionale che vi ho dato, progetto formulato dall'Ufficio di Presidenza dei Consigli regionali nazionale. Ad oggi, ho ricevuto le osservazioni di un solo. Gruppo, il Gruppo PCI-PDS. Desidero anche dire che i Capigruppo che intendano partecipare all'assemblea del 28 febbraio a Roma, dovrebbero fare pervenire il più presto possibile questa comunicazione, in modo da poter procedere alle prenotazioni del caso.


Argomento: Formazione professionale

Esame proposta di deliberazione n. 353: "Accordo integrativo al C.C.N.L. 89/91 della formazione professionale"


PRESIDENTE

Il punto 6) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n, 353.
La parola all'Assessore Cerchio per l'illustrazione.
CERCHIO, Assessore regionale Abbiamo esaminato questa proposta in sede di Commissione e mi pare di avere colto la convergenza dei Gruppi. Fra i tanti problemi che affliggono la formazione professionale, credo che questa approvazione offra l'occasione di una risposta concreta in un percorso che certamente dovrà avere tappe successive di miglioramento.
L'obiettivo sostanziale e decisivo da raggiungere è senz'altro quello di dotare di un certo grado di flessibilità questo aspetto e quindi di rispondere con immediatezza alle richieste di un mercato del lavoro che è in continua e rapida evoluzione e che attualmente è in difficoltà senza rispondere ad alcuni correttivi particolari.
L'accordo, che qui viene proposto all'approvazione, ed è molto chiaro è molto evidente nelle intenzioni di coloro che l'hanno sottoscritto, vale a dire la Regione e le organizzazioni; si tratta dell'accordo integrativo al contratto nazionale sulla formazione professionale convenzionata.
L'accordo ha avuto la partecipazione e il confronto delle organizzazioni sindacali, degli enti convenzionati e quindi pone una serie di problemi che, certamente andranno a risolvere alcuni aspetti che da tempo erano con il punto interrogativo all'interno della realtà della formazione professionale.
Si va all'indicazione di un percorso che mi pare abbia trovato la coesione, soprattutto il confronto di tutte le parti sociali; in questo senso, la Giunta è dell'avviso che si possa procedere all'approvazione per raggiungere intanto questo tassello nuovo di attenzione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vaglio; ne ha facoltà.
VAGLIO Relativamente alla proposta di deliberazione illustrata dall'Assessore Cerchio, devo ricordare che in IV Commissione avevamo sollevato alcuni problemi relativi all'oggetto. In quell'occasione, ricordavamo la questione relativa all'esubero di personale, alla mobilità interna e al sistema della formazione professionale che risale oramai al lontano 1989. Nel fare la cronistoria di questa oramai annosa vicenda, emergevano alcune nostre grosse perplessità che le risposte del funzionario assessorile non hanno sicuramente risolto. Ricordo all'Assessore Cerchio che a noi risultava nell'anno passato, 1990/1991, relativamente a questi dodici mesi, un costo preventivo per questa mobilità di 3 miliardi e 600 milioni circa.
Avevamo chiesto cifre precise sul consolidato, su quanto effettivamente era stato speso almeno nei primi nove mesi, in modo da poter fare un raffronto ed un'estrapolazione sul costo totale dell'anno. Questi numeri non sono stati dati. Perché noi avevamo un cosi grande interesse a questa valutazione? Perché dai dati nelle nostre mani risulterebbe - il condizionale è d'obbligo - che la spesa sia stata effettivamente molto al di sotto del preventivo. Per cui quanto preventivato per l'anno corrente coprirebbe abbondantemente, anzi, sarebbe decisamente esuberante, la spesa sostenuta nel 1990/1991.
Il che significherebbe che, in effetti, risparmi non ce ne sarebbero così come veniva dichiarato dall'Assessore, ma in effetti, ci sarebbe un incremento di spesa. A fronte delle assicurazioni o per lo meno della presunzione della deliberazione che abbiamo approvato in questa sede questo cerca, in qualche modo - mi si consenta il termine - di "riciclare" il personale in esubero, facendolo crescere attraverso corsi di specializzazione, di formazione e potendolo riutilizzare senza accedere ad altre forme di formazione professionale che risulterebbero essere estremamente onerose per la Regione.
NU riferisco molto esplicitamente al costo degli esperti di cui una sola organizzazione che gestisce la formazione professionale, non politicizzata, dispone della bellezza, per l'anno in corso, di 19 mila ore un numero evidentemente molto elevato con dei costi logicamente altrettanto sostenuti.
So che la formazione professionale è un "alveare" che tutti i colleghi preferiscono non andare a stuzzicare per evitare problemi di più grande momento. Ribadisco, però, le domande precise su quante e quali persone in mobilità erano rientrate, sui costi effettivi della mobilità nell'anno 1990/199 1, domande fra l'altro di non difficilissima risposta da parte dell'Assessorato con i dati già a propria disposizione.
Non avendo avuto queste risposte mi sento estremamente perplesso nel dover approvare l'intero testo, per di più perché riteniamo che nell'anno passato la deliberazione non sia assolutamente stata applicata particolarmente per quello che riguarda il recupero di quel personale in mobilità che avrebbe dovuto essere in qualche modo reintegrato. Se l'Assessore, che non è stato in grado di rispondere, in Commissione, è ora In grado di dare questo tipo di risposte, potremmo rivedere il nostro atteggiamento che, al momento. è estremamente prudente, tanto da suggerirci di votare contro questa deliberazione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.
CERCHIO, Assessore regionale Non so bene quale sia la specificità delle domande fatte dal Consigliere che, peraltro, ha interrogato su questo aspetto di carattere burocratico e tecnico in sede di Commissione, ma mi pare di capire che le risposte non siano state soddisfacenti.
Devo dire che il costo della mobilità, dal mese di settembre 1990 al mese di agosto 1991 comprensivo di ferie e tredicesima mensilità, è stato di circa 2 miliardi e 400 milioni, a fronte di un preventivo del costo che mi pare fosse di 3 miliardi e 600 milioni. Inoltre, quest'anno vi è un'indicazione in riduzione di stanziamento sui 2 miliardi e 800 milioni e devo dire che con quanto noi andiamo qui ad approvare, al di là degli aspetti di conoscenza specifica che ovviamente gli uffici sono in grado di dare in termini specifici, poniamo una prima risposta alla domanda.
Il riutilizzo funzionale del personale in modo attivo è stato realizzato con fatica, come sempre accade nell'ambito della mobilità del personale e della formazione professionale, per trovare una giusta attenzione alle esigenze del personale e alla necessità di non andare in luoghi lontani dalla propria tradizionale presenza. Devo dire che la stessa presenza all'interno di strutture della Regione, ad esempio presso l'Assessorato al lavoro e alla formazione professionale, di quota parte di questi lavoratori è un uso proprio, quindi funzionale, per utilizzare le professionalità e le capacità di personale che ha una sua specificità particolare. E' su questo piano che, con un percorso non facile, si è realizzato di anno in anno l'accordo fra le Organizzazioni Sindacali ed i soggetti interessati, e oggi proponiamo un accordo integrativo che non pu che rappresentare una risposta concreta all'esigenza di razionalità su questi temi.
Se ci saranno specificazioni di carattere tecnico, saremo di nuovo a disposizione, come abbiamo cercato di fare in sede di Commissione nella specificità dei singoli percorsi e delle singole realtà finanziarie.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione la deliberazione testè discussa, il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 25 voti favorevoli, 2 contrari e 3 astensioni.
La votazione è valida ai sensi del terzo comma dell'art. 52 del Regolamento consiliare in quanto t Consiglieri in congedo (n. 7) non vengono computati per usare il numero legale.


Argomento: Protezione civile

Esame proposta di deliberazione n. 331: "L.R. 29/6/73, n. 38 e successive modificazioni. Dichiarazione di evento calamitoso grave sulterritorio dell'Alto Verbano per le piogge dei settembre 1991. Delimitazione delle zone colpite ai sensi dell'art. 9"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della proposta di deliberazione n. 331, di cui al punto 7) dell'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Miglio. Ne ha facoltà.
MIGLIO Rispetto alla discussione che non c'è stata in sede di Commissione consiliare, a causa dell'assenza dell'Assessore o degli Assessori competenti - è una cosa che vorrei fosse chiarita in questa sede riferendomi nello specifico all'Assessore Panella, ma anche all'Assessore Cantore - cercherò di riprendere le osservazioni che avevo già formulato e che non erano riuscite a trovare una risposta significativa.
Riprendendo il testo della deliberazione della Giunta regionale, dal quale è più facile comprendere l'iter che ha portato a proporre in sede di Consiglio la deliberazione ora messa in discussione, vi sono alcuni passi che ritengo significativi e che varrebbe la pena chiarire. In primo luogo si fa giustamente riferimento all'evento calamitoso del 1991 che ha colpito la zona del Verbano e si dice che la Regione, attraverso il Servizio delle Opere Pubbliche e Difesa del Suolo, aveva valutato i danni subiti dalle strutture pubbliche o private a seguito di questo evento calamitoso.
L'entità dei danni era valutata in 10 miliardi, di cui 3 miliardi dovevano essere subito impegnati per interventi urgenti e 7 miliardi per sistemazioni definitive a garanzia di ulteriori eventi.
Andando avanti con la deliberazione, si fa riferimento alla legge regionale che prevede alcuni tipi di intervento, suddividendoli, secondo quanto stabilito dalla legge stessa, fra lavori di ripristino e ristrutturazione di opere pubbliche di competenza regionale, interventi occorrenti per assicurare la stabilità, riparazione e ricostruzione di fabbricati urbani di civile abitazione, concessione di contributi a fondi operanti a favore di aziende danneggiate, concessione indennità a privati per fabbricati urbani di civile abitazione, per fabbricati iscritti al catasto, ecc.
La prima questione da noi sollevata e che ha avuto una parziale risposta è stata quella di capire meglio, rispetto alle valutazioni allora fatte (ovvero 3 miliardi per interventi urgenti e altri 7 per completare gli interventi così avviati), quanto concretamente fosse stato stanziato e quali priorità fossero state date. Infatti, come ho precedentemente detto un conto è intervenire per ristrutturazione di opere pubbliche o per interventi di recupero dei fabbricati urbani di civile abitazione, altra cosa è intervenire nel settore delle imprese, delle attività industriali private.
La valutazione fatta - se non ricordo male - era che, rispetto ai preventivati 3 miliardi per interventi urgenti, erano stati finanziati dalla Regione unicamente 750 milioni. Non si capiva bene, quindi, per quali motivazioni questo ulteriore impegno di spesa venisse destinato ad interventi di appoggio per il settore privato, quello delle attività produttive, piuttosto che utilizzarlo per interventi di ripristino e ristrutturazione delle opere pubbliche o, viceversa, per il recupero delle quote abitative laddove gli edifici erano stati danneggiati.
Se non ricordo male, era stato risposto che l'individuazione di questo intervento e il reperimento dei fondi necessari erano stati sollecitati da altro Assessore competente (se non erro l'Assessore Carletto), il quale avendo la disponibilità di un residuo di finanziamento, proponeva un'operazione di questo tipo. In questa sede, vorrei capire meglio se l'operazione è effettivamente impostata in questi tèrmini, perché nel dispositivo della deliberazione ciò non emerge con chiarezza: ovviamente non mi riferisco alla deliberazione proposta dal Consiglio, ma a quella della Giunta regionale, la cui forma stringata non permette di comprenderne i vari passaggi. Questa è la prima questione.
La seconda questione, a mio avviso più significativa perché attiene proprio a questo documento, è il riferimento all'elenco dei Comuni danneggiati. Tale questione era già stata sollevata in sede di Commissione ma non ha potuto avere risposta perché il funzionario ha demandato la responsabilità politica all'Assessore competente per quanto riguarda l'inserimento, fatto in sede di discussione da parte della Giunta, di altri tre Comuni: Gravellona Toce, Baveno e Mergozzo. Se non ricordo male eventualmente il collega Buzio potrà intervenire correggendomi - il Comune di Baveno pareva non avere i requisiti e i parametri seguiti dai funzionari per l'ammissione o l'esclusione dei Comuni dall'elenco di coloro da considerarsi danneggiati dall'alluvione verificatasi nell'Alto Verbano nel 1991.
Vorrei capire meglio secondo quali valutazioni la Giunta ha deciso di inserire all'ultimo momento questi altri tre Comuni, in particolare, il Comune di Baveno che, rispetto ai dati forniti dagli stessi funzionari pareva non avere quel doppio requisito (mi pare la precipitazione rispetto a un arco ristretto di giorni o, viceversa, la tracimazione delle acque del lago) che aveva permesso di individuare, per proporlo all'attenzione del Consiglio, l'elenco dei Comuni danneggiati verso i quali ci si doveva rivolgere, facilitando il recupero delle condizioni originarie.
Queste sono essenzialmente le due questioni che ci siamo sentiti di porre: da parte dell'Assessore attendiamo una risposta che sia, per quanto possibile, chiarificatrice.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Buzio.
BUZIO Aggiungo brevemente qualcosa a quanto detto dal collega Miglio che mi ha preceduto: Egli ha fatto riferimento a una deliberazione di Giunta che non ho sottomano e che probabilmente dovrebbe essere di base a questa deliberazione che, così com'è, è talmente sintetica che non permette di capire.
Bisognerebbe verificare cos'è avvenuto e analizzare la relazione tecnica: attraverso questa, si dovrebbe riuscire a capire quali sono le aree dell'Alto Verbano sulle quali si è verificato questo fenomeno e soprattutto, si dovrebbero individuare le aziende interessate. Pare che nella deliberazione si faccia riferimento in particolare ad imprese industriali, artigiane, commerciali e turistiche danneggiate: non si fa riferimento ad altro, a meno che questa deliberazione sia riduttiva rispetto a quella della Giunta. Vorrei avere dei chiarimenti in proposito.
Nell'elenco sono stati aggiunti alcuni Comuni In zona baricentrica: Gravellona; Baveno e Mergozzo. Mi pare che, in un allegato che non ho più qui, per il Comune di Baveno non fossero state riscontrate delle precipitazioni - che stavano alla base della richiesta d'intervento - tali da giustificarne l'inserimento nell'elenco stesso. Anche in questo caso vorremmo sapere, dato che questi Comuni sono stati aggiunti successivamente, per quale motivo è stata operata l'aggiunta e capirne le ragioni.
Sulla valutazione dei danni, prima il Consigliere Miglio parlava di 10 miliardi, di cui 3 urgenti e 7 differiti; gradirei sapere come stanno le cose relativamente all'utilizzo di questo fondo regionale e all'entità dei contributi in conto interessi che la Regione dà alle imprese che si attivano attraverso il credito ordinario. Vorrei conoscere, in sostanza l'entità del fondo, l'entità degli interessi e lo stato d'attuazione della situazione, anche perché mi pare che la Regione sia già intervenuta; vorrei quindi valutare se il preventivo fatto inizialmente ha ancora ragione di essere allo stato attuale oppure se queste stime sono state fatte in eccesso.
Vorrei sapere con esattezza quali sono le imprese effettivamente danneggiate, vorrei anche avere un elenco delle domande e conoscere l'entità dei danni delle singole imprese; ciò per capire le domande che vengono fatte e le risposte che intendiamo dare. Chiedo questo anche per una verifica e un controllo di un intervento che, almeno sulla carta doveva essere abbastanza cospicuo (10 miliardi); per una puntualità nelle risposte rispetto a chi chiede conto di questo; per evitare che, dato che alla Giunta viene demandato il compito di provvedere all'emanazione dei provvedimenti amministrativi, ci sia un'eccessiva discrezionalità in questo senso: per un controllo generale, dato che il Consiglio regionale da questo punto di vista viene un po' emarginato.
Dalla definizione puntuale di questi interventi si può capire se ai criteri generali, sui quali noi possiamo solo intervenire, corrispondono a delle esigenze reali e degli interventi puntuali rispetto alle richieste fatte.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Panella.
PANELLA, Assessore regionale I danni alle strutture pubbliche sono stati in effetti quantificati intorno ai 7/8 miliardi. La Regione è immediatamente intervenuta con il pronto intervento, per le cose più urgenti, con circa 800 milioni; abbiamo anche richiesto il sostegno della Protezione Civile, perché i fondi regionali non hanno la cifra necessaria per il ripristino e il completamento di questi interventi.
Per quanto riguarda la delimitazione, argomento oggi in discussione, si è inteso estenderla per omogeneità d'area, al di là delle specifiche richieste. In sostanza, per chi conosce la zona, il Comune di Baveno è a poche centinaia di metri dal Comune di Verbania, quindi si presuppone che la pioggia abbia interessato una certa area omogenea. In previsione di eventuali successive richieste, si è inteso ampliare i limiti. Non c'è dunque nessuna ragione specifica, Consigliere Buzio, tant'è che la Giunta non ha alcun problema a restringere eventualmente l'area dei Comuni che hanno inoltrato richieste in prima battuta.
Diciamo che viene chiusa la porta ad eventuali richieste di intervento in seconda battuta, che peraltro non interessano lavori pubblici, perch questi sono stati verificati dall'ufficio Difesa del Suolo (ex Genio Civile); quindi non dovrebbero pervenire richieste di questo genere, cosa che potrebbe riguardare i privati.
Per quanto mi riguarda, se si ritiene di ridurre l'area ai soli Comuni che hanno fatto richiesta per lavori pubblici, non c'è nessuna obiezione.
La Giunta è anche disponibile, a richiesta, a togliere Baveno o - se si ritiene- Baveno, Gravellona e Mergozzo; su questo argomento, però, forse è bene sentire il collega Cerchio per quanto riguarda l'intervento a favore di aziende private.
Io mi limito a dire, per introdurre questo discorso, che è noto che quando ci sono calamità di tale portata, oltre a danni al pubblico si verificano danni al privato, e c'è un'apposita legge regionale con relativo capitolo di spesa che interviene in tal senso.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.
CERCHIO, Assessore regionale Intervengo molto brevemente per dire che da circa tre anni e mezzo, la Regione, pur di fronte alle grandi difficoltà di ordine finanziario e a sue difficoltà di bilancio, ha "costituito" un fondo regionale per l'abbattimento di mutui relativi agli eventuali interventi che i singoli privati devono realizzare a seguito di danni alluvionali, calamità naturali.
Questo fondo, costituito per la stragrande maggioranza da fondi regionali, vede la copartecipazione di altri soggetti pubblici e privati vale a dire delle Amministrazioni provinciali per quota parte dell'area territoriale e della popolazione esistente sulle singole aree territoriali delle Amministrazioni provinciali, e delle Associazioni degli imprenditori (l'Unione Industriale, l'API e le Camere di Commercio). Il fondo è finalizzato all'abbattimento di tassi nel caso si verifichino eventi calamitosi in una o più aree territoriali. Una volta individuata l'area su cui insiste il danno calamitoso, i soggetti interessati possono presentare domanda per l'abbattimento di circa 5 punti sul tasso dei mutui. In sostanza, se il mutuo ha un tasso del 14% - faccio per dire - il 9% è a carico del privato e il 5% di abbattimento è a carico del fondo di cogestione fra la Regione, le Province, le Camere di Commercio e le Associazioni degli imprenditori.
Il mutuo dura tre anni e quindi è realizzato attraverso il sistema creditizio bancaria. Noi abbiamo fatto una convenzione (per noi si intende la Regione e questo fondo, quindi tutti i soggetti pubblici e privati che lo hanno costituito) con una serie di banche (quasi la totalità di quelle che insistono su piazza a livello regionale piemontese), che diventano i soggetti di riferimento e anche di istruttoria per la garanzia delle imprese.
Le imprese interessate sono quelle industriali, artigianali commerciali, turistiche e quelle legate al terziario in genere: quest'azione è stata quindi finalizzata non solo al recupero di stabili di attività commerciali, industriali o artigianali disastrate, ma anche alla ripresa produttiva e al mantenimento dei livelli occupazionali. Tale opportunità, in questi anni, è stata utilizzata da decine di aziende di vari settori produttivi e quindi, anche in questa fattispecie, questo fondo realizzerà gli interventi conseguenti. Ecco, mi pare di aver indicato seppure per grandi titoli, il percorso di questo fondo regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.
BRESSO Ho ascoltato la spiegazione fornita or ora dall'Assessore Cerchio a proposito di questo fondo: va bene, adesso sappiamo cos'è. Però, la questione, da noi posta relativamente alla deliberazione riguarda l'individuazione dei Comuni che devono essere oggetto dell'abbattimento dei tassi. Naturalmente, si può anche scegliere di abbattere i tassi di interesse per tutte le imprese piemontesi, e se siamo in grado di farlo va benissimo; se questa facilitazione deve invece riguardare Comuni che hanno subito un evento calamitoso, allora deve riguardare quei Comuni lì e solo quelli.
Prima i Consiglieri Chiezzi e Zacchera hanno rilevato una questione che anch'io considero grave, quella dei costi eccessivi. Faccio rilevare che mentre quell'infelice campagna pubblicitaria sui trasporti ha un costo elevato ma identificabile, questa deliberazione (anche se al momento esistono delle stime approssimative) presenta un costo non identificabile fino a quando non saranno completate tutte le richieste di finanziamento.
L'elenco dei Comuni è composto da una serie di Comuni piccoli, che presumibilmente - conoscendoli - hanno attività produttive relativamente contenute (quelle oggetto della deliberazione); ma nel momento in cui si amplia la rosa dei Comuni, soprattutto a dei Comuni più grandi, si allarga moltissimo, potenzialmente, l'area di intervento. Se questi Comuni sono stati effettivamente danneggiati, questo deve essere dimostrato dai dati relativi alla pioggia, ma se ricordo bene - purtroppo non ho con me la documentazione nell'elenco dei Comuni alluvionati erano assolutamente inesistenti il Comune di Baveno, Gravellona e Mergozzo, e credo anche la stessa Verbania; questi Comuni erano inseriti nell'elenco ma con quantità di precipitazioni molto più contenute rispetto ai Comuni che stavano nell'epicentro del fatto calamitoso.
Quindi la coerenza socio-economica (mi pare che l'Assessore l'abbia chiamata così), l'omogeneità socio-economica qui non c'entra proprio niente: si tratta di una, calamità naturale. Come si sa, in questi casi i fenomeni naturali, per forza di cose, in un qualche punto si arrestano, non si verificano più; quindi può piovere, ad esempio, in un posto e non nell'altro.
A questo punto, o la documentazione di partenza era sbagliata - e allora andava rettificata - oppure c'è un allargamento di tipo "amicale" di tipo clientelare, di tipo "mettiamocene di più che mi hanno chiesto di esserci dentro".
Certo, fa piacere a tutti, farebbe piacere anche a me. Io non ho un'attività economica ma se, ad esempio, avessi bisogno di un mutuo e mi si abbattesse di 5 punti il tasso di interesse, mi farebbe piacere; con i livelli attuali dei tassi di interesse, farebbe piacere a tutti. Tu, Bosio potresti dichiararti calamitato: sei in un'area socio-economicamente omogenea: forse anche il nostro collega Buzio, anzi no perché Omegna , non è tra le zone calamitate.
Con questo voglio dire che con l'inserimento o meno di Omegna, o di Gravellona o di Verbania, la questione cambia radicalmente. Qui non siamo di fronte al comunello che, forse, ha una o due attività produttive; le attività produttive che possono chiedere dei tassi, lì diventano ben più grosse ed importanti, quindi il costo per la Regione sale progressivamente.
Si risparmiano soldi su questioni magari più importanti, rilevanti e centrali, dopodiché si assumono allegramente deliberazioni che possono comportare un aumento anche drastico dei costi per la Regione, neanche quantificabile esattamente a priori.
Purtroppo in Commissione, sempre di più, signor Presidente, gli Assessori non si presentano, mandano i funzionari, i quali rinviano agli Assessori, dopodiché si verificano casi come quello di oggi per cui si discutono in aula dati tipicamente da chiarire in sede di Commissione.
Attraverso l'assenza degli Assessori nelle Commissioni si viola di fatto il diritto-dovere dei commissari e dei Consiglieri in generale a capire esattamente per quali migliaia di rivoli la spesa pubblica in Italia è nello stato che conosciamo, quando poi mancano i soldi per fare tutto ci che è considerato indispensabile.
Pertanto, chiediamo dei chiarimenti precisi e non generici delle ragioni che hanno spinto ad inserire Baveno e Gravellona in questo elenco che non è certamente la coerenza socio-economica, perché questa con l'alluvione non c'entra niente! E neanche la contiguità territoriale perché può piovere qui e non lì oppure in un'area può essere caduta una quantità normale di pioggia, dall'altra invece eccezionale. Da quelle parti, tra l'altro, piove sempre tanto, per cui la definizione di alluvione, in particolare nel Verbano, va data correttamente, perch praticamente ogni pioggia assomiglia ad un'alluvione, quindi dev'essere davvero consistente perché sia un fatto eccezionale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Panella.
PANELLA, Assessore regionale Noi abbiamo le richieste precise per quanto riguarda gli interventi pubblici.
BRESSO Questa non riguarda gli interventi pubblici.
PANELLA, Assessore regionale In effetti è così, comunque per quanto riguarda gli interventi pubblici, non vi è una richiesta precisa per i Comuni di Gravellona Toce Baveno e Mergozzo, che pure hanno avuto precipitazioni analoghe. Si sa però, che in un'area possono riscontrarsi danni maggiori che altrove, anche a parità di precipitazione.
Il ragionamento che ci ha portati ad includere detti Comuni è stato che, pur non essendo presenti nell'elenco predisposto dal Genio Civile, ma avendo avuto le stesse precipitazioni, sono stati inseriti al fine di "non precludere l'eventualità di".
BRESSO Ma cosa vuol dire "non precludere l'eventualità di"? PANELLA, Assessore regionale Per i privati. Per quanto riguarda il pubblico, abbiamo rilevato che non vi sono richieste; per quanto attiene invece ai privati, si è voluto non precludere eventuali richieste di intervento dal momento che anche in quei Comuni si sono avute le stesse precipitazioni. Per questo motivo si è inteso allargare l'area interessata.
BRESSO Ma non risultano dall'elenco che ci avete fornito voi relativo alle precipitazioni.
PANELLA, Assessore regionale Per quanto riguarda i lavori pubblici.
BRESSO No, le precipitazioni sono la quantità di pioggia.



PRESIDENTE

Vi siete capiti? BRESSO Presidente, ho già detto che si tratta di una tipica discussione da svolgere in sede di Commissione, ma che ora siamo costretti a fare in aula.
PANELLA, Assessore regionale In conclusione, l'Assessore Cerchio ha confermato la disponibilità già espressa da me. Pertanto, la Giunta è disponibile a togliere gli ultimi tre Comuni aggiunti e rimanere rigorosamente a quei Comuni che hanno avuto un oggettivo riscontro da parte del Genio Civile di danni di carattere pubblico, anche perché sarà difficile poi acquisire le risorse finanziarie.
BRESSO Altrimenti succede come per le aree terremotate.
PANELLA, Assessore regionale In noi non c'è sempre malizia o clientelismo. C'è sempre, invece, nei vostri Interventi il tentativo di insinuare questo.
BRESSO Chiedo la parola.



PRESIDENTE

Ne ha facoltà.
BRESSO Vorrei fare una breve considerazione. Io non sostengo che non possano essere esistiti dei fenomeni, che non sono attualmente a nostra conoscenza che giustificherebbero l'inserimento di questi Comuni; dico solo che, se esiste una documentazione adeguata, l'Assessore potrà portare un supplemento di deliberazione. Allo stato attuale, sulla base della documentazione disponibile, non ha senso inserire questi Comuni perché non risulta.
Se e quando risulterà, si potrà portare un supplemento di deliberazione. Nessuno di noi vuole impedire a un'attività produttiva effettivamente danneggiata da un evento calamitoso di accedere a queste possibilità; semplicemente deve essere accuratamente dimostrato, perch altrimenti sarebbe un ingiusto privilegio per alcuni.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.
CERCHIO, Assessore regionale Chiedo scusa, ma purtroppo l'Assessorato al lavoro è nel suo splendido isolamento, anche strutturale. Ho cercato di sapere quali sono le aziende danneggiate nei Comuni citati.
Per quanto riguarda Gravellona Toce, sono pervenute le segnalazioni relative a due aziende: la PMS, nota a me se non altro per gravi situazioni di vertenze in questi anni, e la ACEA Elettrodomestici.
Per quanto riguarda invece i Comuni di Mergozzo e Baveno, non sono in grado in questo momento di dare delle indicazioni precise; posso però fare una verifica con gli uffici, se mi date un po' di tempo.



PRESIDENTE

Propongo allora, data anche l'ora, di chiudere la seduta antimeridiana e di proseguire l'esame di questo provvedimento nella sessione pomeridiana dando quindi modo all'Assessore Cerchio di reperire i dati necessari da fornire al Consiglio.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,25)



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