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Dettaglio seduta n.13 del 09/10/90 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame mozione n. 12 presentata dai Consiglieri Bresso, Segre, Rivalta Staglianò e Monticelli sull'autorizzazione alla discarica nel Comune di Chivasso e relativi ordini del giorno - risposta alle interpellanze nn. 20 e 49


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Il punto 5) all'o.d.g. prevede l'esame della mozione n. 12 presentata dai Consiglieri Bresso. Segre, Rivalta, Staglianò e Monticelli.
L'Assessore Garino anticipava che il dibattito intorno a questo punto comprenderà anche la risposta alle interpellanze nn. 20 e 49.
Qualcuno dei presentatori intende illustrare la mozione? Chiede la parola la collega Bresso. Ne ha facoltà.



BRESSO Mercedes

L'illustrazione riguarda la mozione n. 12, ma naturalmente prende le mosse anche dalla interpellanza che avevamo presentato 13 giorni fa sulla autorizzazione rilasciata dalla Giunta precedente, in periodo di ordinaria amministrazione, quando già era stato rieletto il Consiglio regionale e si era in attesa della costituzione della nuova Giunta, quindi in una situazione in cui non sembravano esserci ragioni di particolare urgenza perché, dopo pochi giorni o dopo poche settimane, si sarebbe avuta una Giunta nei suoi pieni poteri.
La vicenda della discarica è una questione complessa. Il Comune di Chivasso aveva nel proprio territorio una discarica con una capacità residua di circa 500 mila mc che, dal famigerato Piano dei rifiuti bocciato dal TAR recentemente - ma che aveva un'unica parte di una certa validità ancorché discutibile, quella relativa alla pianificazione per bacini - con necessità di adattamenti, sistemazioni e rettifiche, era basata su una previsione dei fabbisogni di smaltimento e quindi dei fabbisogni in termini di capacità di discarica, che teoricamente dovrebbero ridursi se si avviano davvero i progetti sempre annunciati di raccolta differenziata che dovrebbero tendere a ridurre almeno il trend di produzione dei rifiuti stessi.
La capacità residua di smalt1mento non era fra quelle che creano situazioni di difficoltà, ma era una capacità sufficiente nell'ambito dell'orizzonte del Piano. Peraltro il Comune di Chivasso aveva già attivato, come dice l'interpellanza, delle iniziative di tipo consortile per provvedere alla integrazione della capacità di smaltimento in futuro in modo da non trovarsi nella situazione in cui spesso si trovano molti Comuni di essere vicini all'esaurimento, senza una nuova disponibilità di smaltimento.
Ora avviene che la società che gestiva quella discarica nel Comune di Chivasso chiede l'autorizzazione per aumentare la capacità di smaltimento di tre volte tanto, per cui la discarica verrebbe quadruplicata (1.500 mc) non lo chiede per rifiuti urbani, perché non si possono più chiedere autorizzazioni allo smaltimento di rifiuti urbani se non da parte dei Comuni, ai sensi della nostra legge, ma lo chiede per rifiuti assiml1abili agli urbani. La questione è trasparente (ma lo è solo per questo aspetto) perché è evidente che di fronte a una situazione di carenza di smaltimento in altre aree, non in quella interessata, evidentemente con i soliti decreti della Presidenza della Giunta, si invieranno in quella discarica predisposta, sia pure solo per rifiuti assimilabili agli urbani, i soliti rifiuti urbani. E' un meccanismo di aggiramento dello spirito della legge.
E non è casuale, ma è legato alla situazione in cui si sono venuti a trovare molti Comuni del Piemonte che sono soggetti a ricatto da parte di privati titolari di discariche, con relativa autorizzazione, e che quindi possono far pagare prezzi di monopolio o almeno di oligopolio ai Comuni stessi. Per evitare questa condizione di strozzatura si è deciso che i titolari delle autorizzazioni per i rifiuti urbani devono essere solo i Comuni.
Non si tratta di una questione teorica, ma si tratta di una realtà perché in Piemonte si è costituito un monopolio privato nel campo delle discariche dei rifiuti urbani; monopolio sul quale bisogna riflettere perché non si tratta di una condizione a cui possiamo essere indifferenti è una condizione grave che consente il ricatto e che probabilmente fa passare molte cose spiacevoli, per non dire di più. Allora, contro questa situazione bisogna lottare.
A fronte di questa vicenda che cosa avviene? Dopo che la maggioranza del Consiglio regionale. almeno nelle sue componenti politiche, firma un documento che chiede alla Giunta di non prendere decisioni di ordinaria amministrazione in quella condizione (richiamo l'interpellanza firmata dai Gruppi del PCI, Verdi, Lega Nord, Verdi Sole che ride, DP, DC e PSI dove si chiedeva di non decidere per il momento) la Giunta. non avendo più apparentemente la fiducia del Consiglio, prende la decisione di autorizzare quella discarica. Di quella decisione, sbagliata politicamente e non corretta sul piano giuridico, si può naturalmente discutere per definire sul piano strettamente giuridico quali sono i poteri di una Giunta che gestisce l'ordinaria amministrazione: certo, sul piano politico si deve contenere in limiti molto stretti, particolarmente quando si profila un conflitto con il nuovo Consiglio eletto, il quale esprime, attraverso una interpellanza, un indirizzo politico. Quella Giunta avrebbe dovuto lasciare la decisione alla Giunta successiva, la quale poteva confrontarsi con il Consiglio su questa questione.
Su questa base, un numero più ridotto di Consiglieri ha presentato una mozione tesa ad esprimere censura a questo comportamento specifico della Giunta ed è la mozione di cui specificamente stiamo discutendo. Questa mozione è stata presentata da Consiglieri del Gruppo comunista e del Gruppo verdi ed è tesa a sollecitare in questa sede un dibattito sia sulla questione specifica di Chivasso, chiedendo alla Giunta che oggi è nei suoi pieni poteri di revocare quella decisione, di reistruirla, di consentire al Consiglio, e adesso anche alla Commissione. di discutere e valutare e successivamente di prendere una decisione, questa volta nella pienezza dei propri poteri. Ma è anche tesa a sollecitare un chiarimento sui poteri della Giunta in ordinaria amministrazione, perché non abbiano a ripetersi in futuro spiacevoli circostanze di questo tipo: ricordo che il fatto è avvenuto anche per altre contestate autorizzazioni di discariche, come abbiamo sentito stamattina a proposito del Comune di Cavatore, che poi è stata fortunosamente bocciata dal Commissario di Governo.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Il Commissario di Governo ha chiesto dei chiarimenti, non l'ha bocciata.



BRESSO Mercedes

Fortunosamente arrestata nel suo iter dal Commissario di Governo.
Purtroppo non è avvenuto per questa, quindi la situazione, giuridicamente parlando, è chiara, nel senso che temo che l'autorizzazione abbia fatto il suo corso e di questo vorrei notizie da parte dell' Assessore. Credo comunque che si sia trattato di un episodio molto increscioso che oltretutto non era isolato. Le decisioni di questo tipo, come ricordavo prima, sono state parecchie e fanno pensare che si sia voluto in qualche modo scaricare su un Assessore, che non era più stato rieletto, la responsabilità di decisioni che. come tutti sanno, sono molto impopolari e che quindi si preferisce lasciare a qualcun altro.
Questa sembra essere l'unica ragione della velocità con cui si sono prese decisioni che nulla rendeva così urgenti, neanche la condizione di fatto dello smaltimento dei rifiuti nel Comune di Chivasso.



PRESIDENTE

Non ci sono altre richieste di intervento, diamo allora la parola all'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Signor Presidente. colleghi Consiglieri, per intanto mi trovo a rispondere a me stesso, quindi confermo al Consigliere Bresso che ero fra i Capigruppo che in quella seduta nella sala ovale, di fronte alla proposta di un nostro collega del Gruppo PCI che diceva di aver pronto un ordine del giorno e che il Gruppo era disposto a ritirarlo, a patto che ci fosse un impegno dei Capigruppo in quel momento a sottoscrivere un documento in cui si chiedesse alla Giunta di riverificare queste cose. Trovandomi poi ad assumere la responsabilità di questo Assessorato ho dovuto controllare io stesso ciò che avevo firmato e devo dire che qualche corbelleria l'ho trovata.
La premessa si basa sulle presenze delle discariche controllate per rifiuti solidi urbani, mentre noi a Chivasso ci troviamo in presenza di una discarica per assimilabili. Verrò su questo tema.
Credo ora di dover sottolineare al Consigliere Bresso che le due cose sono completamente separate. Posso comprendere che nel passato siano avvenuti fatti che sono stati denunciati. Per quanto mi risulta non accederò mai ad una richiesta di portare rifiuti solidi urbani in una discarica per assimilabili e mi pare che dagli incontri che abbiamo avuto anche solo stamattina per risolvere i problemi riguardanti la zona di Giaveno, così come altre di cui mi sono occupato in questi due mesi, la linea coerente dell'Assessorato su questo punto sia molto chiara.
Partiamo però dalla realtà dei fatti, anche perché nella interpellanza già si intravedeva un miscuglio di rifiuti solidi urbani e di rifiuti assimilabili. Il Piano regionale allora vigente, di cui alla deliberazione n. 823/88, prende in considerazione i rifiuti speciali assimilabili agli urbani due volte: la prima li colloca tra i rifiuti solidi urbani per quanto riguarda il tipo di rifiuto raccolto dai concessionari dei Comuni e dalle aziende municipalizzate (punto 7.4 del Piano); la seconda invece li considera come rifiuti speciali tal quali e pertanto rientranti nei sistemi di raccolta per i rifiuti speciali, e del cui smaltimento si devono far carico i produttori, ossia le industrie. Pertanto, la discarica SMC di Chivasso per i rifiuti assimilabili agli urbani non interferisce minimamente con i problemi dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani del consorzio chivassese, in quanto si tratta dello smaltimento dei rifiuti speciali di provenienza dalle industrie e non di rifiuti urbani di cui al punto 7.4 del piano e che fanno carico al soggetto pubblico.
Il posizione della Giunta. L'approvazione del progetto SMC non esula dall'ordinaria amministrazione e quindi rientra fra le attribuzioni consentite alla Giunta regionale in regime di "prorogatio" (ne parlo in termini giuridici). A parte che gli eventuali sconfinamenti della cosiddetta ordinaria amministrazione sono rilevati dall'organo di controllo. in sede di esame di legittimità delle deliberazioni della Giunta regionale e, in questo caso, come è già stato osservato, la deliberazione in questione è divenuta esecutiva in termini di legge. L'approvazione dei progetti di impianti di smaltimento dei rifiuti rientra fra quelli indicati dall'art. 39, lettera, lettera b) dello Statuto come appartenenti all'ordinaria amministrazione della Giunta. Il punto 4) recita: "progetti di lavori nei limiti dei piani generali di cui all'art. 16, lettera m) dello Statuto", che a sua volta indica i piani settoriali concernenti l'organizzazione dei servizi pubblici di interesse regionale. Ed il Piano di smaltimento dei rifiuti è uno di questi. Questo per quanto attiene la possibilità o meno giuridica della Giunta passata ad esprimersi su un problema di questo genere.
Nell'interpellanza era anche detto "il consorzio del chivassese sta ben operando per provvedere ai propri bisogni... merita la fiducia dell'amministrazione regionale". A parte la fiducia o meno. devo chiarire che il consorzio chivassese non risulta, agli atti dell'Assessorato, avere mai presentato progetti esecutivi di impianti di smaltimento, come prescritto dal DPGR n. 163 del 6/2/90. Detta deliberazione prevede che allo scopo di alleviare la situazione dei Comuni serviti dalla ditta ISPA BFI di Chieri, vengano presentati, entro il termine ormai spirato del 30 aprile '90, idonei progetti di discarica con valenza consortile. Fra tali Comuni ve ne sono alcuni appartenenti al Consorzio chivassese, ma Chivasso a tutt'oggi, come capo Consorzio non ha dato alcun seguito alla deliberazione regionale. E' vero invece che il Comune di Chivasso, con una propria convenzione con la SMC, ha risolto i problemi della città, ma non certo quelli del Consorzio di Chivasso.
Ecco perché non mi sento di condividere la censura nei confronti della Giunta precedente, salvo altre cose che verrò a dire in questo momento.
La situazione dei rifiuti solidi urbani, di cui peraltro non parliamo in questo momento trattandosi di assimilabili, ma è giusto che si sappia che, almeno per quanto riguarda gli assimilabili, le quantità che erano previste, sono le quantità previste dal Piano in allora vigente; l'unica discussione possibile, non certo sulle quantità che erano scientificamente rilevate, è se era il caso di fare in modo che una sola discarica per la provincia di Torino fosse localizzata in Chivasso oppure se non era il caso di avere al limite due discariche. Su questa opportunità la discussione pu essere aperta. Le quantità previste dal Piano per gli assimilabili erano per la provincia di Torino, 229.400 annue, andiamo quindi alla quantità che la discarica di Chivasso dovrebbe assumere.
La situazione invece dei rifiuti solidi non è ancora a regime. Nei giorni scorsi ho ancora dovuto firmare una autorizzazione affinché i Comuni del chierese, che pure stanno lavorando per avere una loro discarica possano continuare ad andare a Ghemme. E' vero che, per la prima volta siamo riusciti a diminuire l'inserimento a Ghemme da 115/120 tonnellate giorno a 50. Comunque Torino per quanto riguarda i rifiuti solidi urbani non è ancora autosufficiente.
Si è parlato di monopolio o oligopolio. Sono d'accordo con quanto è stato detto. Occorrerà fare di tutto, ma saranno i Comuni che dovranno fare il loro dovere, e credo che la Giunta regionale, tramite l'Assessore all'ambiente, in questo momento stia facendo quanto possibile per convincere i Comuni a non vivere di rendita. come molto spesso in qualche caso accade, e ad assumersi le proprie responsabilità come deriva loro dalla legge.
C'è un problema ulteriore però verificatosi nella giornata di venerdì e credo che sia utile che i Consiglieri sappiano di che cosa si tratta. E' stato presentato da parte di due cittadini di Chivasso un esposto indirizzato all'Assessorato all'ambiente, alla Provincia di Torino, al Corpo Forestale dello Stato, alla Procura della Repubblica, in cui si sostiene "che i lavori di costruzione delle vasche della discarica interessano il corso d'acqua suddetto" (la bealera di Chivasso) "per un vasto tratto. dove il margine interno della vasca è posto a circa 15 mt dall' acqua, mentre quello esterno invade direttamente il corso stesso".
L'art. 1, lettera c) della legge n. 431 sottopone a vincolo paesaggistico i fiumi, i torrenti e i corsi d'acqua iscritti negli elenchi appositi. Devo dire che nell'elenco esiste la bealera di Chivasso. Il corso d'acqua in questione è quindi inserito al numero d'ordine 369 dell'elenco delle acque pubbliche della provincia di Torino. Nell'esposto si chiede che gli organi competenti verifichino se la ditta SMC di Torino abbia richiesto ed ottenuto regolare autorizzazione regionale (non si tratta di materia delegata ma trasferita) atta a derogare i vincoli imposti dall'art. 1 lettera c) della legge n. 431. In sostanza, laddove si verificasse che questo esposto ha tutte le ragioni per essere presentato e sono veritiere le affermazioni dei due cittadini, mancherebbe l'autorizzazione specifica per quanto riguarda la legge Galasso (che non ha nulla a che fare con l'autorizzazione regionale per la discarica), per cui è evidente che ci sarebbero dei grossi problemi. Su questo aspetto ho pregato l'Assessore alla pianificazione territoriale, Nerviani, di fare immediate indagini in modo da stabilire se ciò risponde a verità o meno e comunque di intervenire nel caso ciò risponda a verità.
Sempre su questo aspetto, ma credo sia chiaro ai Consiglieri che conoscono questa materia meglio di me, la distinzione fra autorizzazione della discarica e autorizzazione Galasso è sempre stata tenuta presente tant'è vero che l'autorizzazione per la discarica di Chivasso, così per tutte le autorizzazioni per le discariche, recita: "La presente autorizzazione non esonera dal conseguimento di ogni altro atto o provvedimento di competenza di altre Autorità, previsto dalla legislazione vigente per l'esercizio dell'attività in oggetto". Questo per quanto riguarda il ricorso. che è datato 1 ottobre, ma che è pervenuto soltanto nella giornata di venerdì. L'Assessore Nerviani. ovviamente, non ha avuto il tempo materiale di verificare la fondatezza o meno di quelle affermazioni.



STAGLIANO' IGOR



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi riferirò in particolare alle conclusioni a cui è giunto l'Assessore, il quale ci ha portato a conoscenza il fatto nuovo dell'esposto pervenuto all'Assessorato. In forza di questo esposto ci sarebbe stata la violazione della legge Galasso, la quale violazione di per sé sola verrebbe a costituire un motivo preclusivo per lai procedibilità dell'autorizzazione a suo tempo data dalla Giunta uscente. Evidentemente questa denuncia-esposto si caratterizza per la serietà delle argomentazioni, e quindi per la conseguente presa in considerazione da parte della Giunta, la quale - come ci ha informato l'Assessore l'ha trasmessa, per la sua particolare competenza di Giunta all'Assessore Nerviani con l'invito ad intervenire, per quanto di propria competenza, per riferire alla Giunta il da farsi.
Stando così le cose e a fronte della serietà di questo esposto (da verificare, d'accordo, ma indubbiamente di rilevanza) la prima cosa da fare, a mio avviso, è di far sospendere i lavori di questa opera di smaltimento ai fini di approfondire il fatto nuovo che si è verificato, e in tal senso venendo incontro alla formale richiesta del Sindaco di Chivasso e dell'Amministrazione chivassese, la quale, nell'incontro avuto con i Capigruppo, aveva responsabilmente formulato una proposta degna di essere presa in considerazione allorquando ha espresso il seguente concetto: "è pendente il nostro ricorso al TAR; la Regione difende il provvedimento della Giunta: però sarebbe bene, fino alla decisione definitiva, sospendere l'esecutività del provvedimento". Si era chiesto che anche la difesa giudiziale della Giunta operasse in questo senso.
Se questa richiesta era fondata già nel momento in cui è stata formulata, ora più che mai il fatto nuovo di cui siamo venuti a conoscenza è determinante e sorregge la richiesta che, allo stato degli atti cautelativamente, venga sospesa la prosecuzione dell'opera di questa discarica. Fatto nuovo e detem1inante che dovrebbe suggerire questa decisione della Giunta. Questo al di là delle considerazioni che stanno a monte e che sono già state illustrate dalla collega Bresso, cioè inopportunità di avere emanato questo provvedimento autorizzativo.
Inopportunità politica, non giuridica. Sono d'accordo con l'Assessore che sul piano strettamente giuridico questa autorizzazione poteva rientrare nell'ordinaria amministrazione. Forse sarà opinabile anche questo. però è una tesi rispettabile. Ma questo non è un tribunale che deve decidere se questa autorizzazione era legittima o meno sotto il profilo dell'ordinaria amministrazione. Siamo in una sede politica dove indubbiamente ha un notevole peso l'osservazione che è stata fatta, e che faccio pure mia perché la condivido, in forza della quale una Giunta in ordinaria amministrazione non può assumere un impegno di questo genere: c'era quanto meno l'inopportunità politica di emanare il relativo provvedimento autorizzativo. Inopportunità che era quindi originaria, perché esistente nel momento in cui è stato emanato il provvedimento.
Ma poi è sopravvenuta l'inopportunità non più di emanare. ma di bloccare allo stato attuale il provvedimento. Inopportunità che risiede nel fatto che è stata pubblicata la sentenza 21/9/ 1990, la quale per la seconda volta ha cassato, o meglio ancora fracassato il piano di smaltimento dei rifiuti. A questa inopportunità sopravvenuta se ne aggiunge un'altra che ho già enunciato: la probabile, se non certa, violazione della legge Galasso. Sottolineo il concetto della inopportunità sopravvenuta per l'avvenuto annullamento del piano di smaltimento. Piano di smaltimento che avevo avuto occasione di censurare per una ragione politica preliminare in quest'aula nel corso dell'altra legislatura in sede di ratifica della deliberazione. Perché? Perché nel momento in cui venne emanata la deliberazione d'urgenza non erano stati sentiti né i Comuni né le Province interessate. Il che era previsto, ed è previsto dalla legge vigente nazionale e regionale, ai fini di sentire il loro parere, sotto specie evidentemente collaborativa, nella formazione del piano. Questo argomento è stato superato in questa sede, secondo le intenzioni della Giunta allorquando la Giunta stessa si presentò per la ratifica dicendo che quando è stato formato il piano non si era sentito il parere obbligatorio dei Comuni e delle Province, però fra l'emanazione della deliberazione d'urgenza e l'approdo in aula della stessa - cioè nell'arco di 40 giorni sono state fatte le consultazioni. Consultazioni che in quel caso, essendo una deliberazione d'urgenza, si sono ridotte ad un mero rituale. I Comuni sono stati consultati per sentire che cosa? Se il piano andava bene o non andava bene. Ma quelle erano le consultazioni previste dal nostro Regolamento solo per sentire se il piano andava bene o non andava bene secondo i Comuni. Ma i Comuni non parteciparono, di fronte alla ormai pronunziata ed emanata deliberazione d'urgenza, alla formazione del piano stesso.
E' vero che questo argomento è stato superato dalla sentenza 21/9/1990 che ha annullato il piano dicendo: "in definitiva la consultazione c'è stata. i Comuni sono stati sentiti". Questo è esattissimo sotto il profilo formale, sotto il profilo strettamente giuridico: quindi ciò solo non era motivo di annullamento. Però la realtà è che nel momento in cui si è formato il piano i Comuni sono stati consultati per così dire "a babbo morto".
In questo momento della situazione e principalmente per la presumibile io direi certa - violazione della legge Galasso chiedo che la Giunta assuma il provvedimento urgente e cautelare (e in tal senso chiedo anche ai colleghi fim1atari di emendare la mozione) di sospensione dei lavori, ai fini quanto meno di chiarire la situazione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Mi pare opportuno completare le informazioni per i colleghi.
In seguito all'esposto-denuncia di due cittadini di Chivasso, il Sindaco di Chivasso ha già emesso un'ordinanza di sospensione dell'attività della SMC. Credo proprio che questa sospensione debba essere fatta propria dalla Giunta, visti i nuovi dati in possesso della Giunta stessa.
Vorrei ritornare sul discorso più generico dello smaltimento rifiuti.
E' indubbio che si stanno pagando anni di latitanza. Le vecchie maggioranze hanno sempre fatto una politica della discarica senza cercare fonti alternative di smaltimento rifiuti. Adesso, bene o male, si arriva al "nodo del pettine" perché ormai questo discorso va saturandosi. Chiedo quindi all'Assessore e alla Giunta quali intenzioni hanno negli anni a venire.
Vorranno continuare sul discorso dell'autorizzazione delle discariche oppure vorranno affrontare strade nuove di smaltimento rifiuti? Mi pare che ad inizio legislatura, come siamo oggi, questa sia una domanda abbastanza logica che tutti i Consiglieri dovrebbero porsi e chi ha delle idee da portare avanti le esponga. Le Commissioni tra l'altro sono state insediate quindi sarebbe proprio opportuno iniziare ad elaborare queste idee già da adesso, altrimenti ci ritroveremo sempre con fatti di emergenza.
L'emergenza giustifica tutto, ma non è una situazione tollerabile.
Voglio essere breve, anche per cercare di sveltire i lavori del Consiglio. Indubbiamente come Gruppo Lega Nord Piemont siamo contrari a che vadano avanti i lavori di questa discarica, anche perché non è ammissibile che su un solo Comune si scarichi la possibilità non solo di tutta una provincia, ma addirittura di metà regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segre.



SEGRE Anna

Per la seconda volta intervengo sullo stesso argomento, nel senso che già questa mattina, dopo la risposta dell'Assessore Garino ad una mia interrogazione. ho fatto notare come per una questione simile non si fosse stati attenti ad analizzare il contenuto dell'art. 1 della legge Galasso.
Oggi pomeriggio apprendiamo, sempre al riguardo di questo punto della legge Galasso, che per fortuna i lavori della discarica di Chivasso devono attendere ancora un po' di tempo per andare avanti.
Ho capito una parte della risposta dell'Assessore Garino in cui faceva rientrare nell'ordinaria amministrazione anche una deliberazione di Giunta di questa importanza. Vorrei sottolineare, anche per i futuri atti del Consiglio e della Giunta, che l'ordinaria amministrazione, che magari dal punto di vista giuridico è reale, non deve affrettare dei provvedimenti non tenendo nella giusta considerazione tutti i provvedimenti legislativi che esistono a livello nazionale, in questo caso la legge Galasso. Penso che una Regione come la nostra prima di emanare delle deliberazioni, in questo caso di autorizzazione di discarica di smaltimento rifiuti. debba controllare meglio il territorio sul quale queste operazioni vanno ad insistere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

Signor Presidente, mi trovo imbarazzato nel prendere la parola, nel senso che anch'io sono stato firmatario di un'interrogazione nella quale mi pare di essere incorso in qualche topica, per cui me ne scuso di fronte all'assemblea.
L'interrogazione è stata presentata il 3 luglio e in quella occasione mi pare di avere sollecitato il rappresentante della Giunta a farci mente locale onde potere poi riferire e procedere alle consultazioni e alla disamina del problema la cui complessità che, come è stato ricordato dal Consigliere Bresso, è abbastanza eloquente.
Non c'è stato nulla di tutto questo. Forse c'è stata soltanto una inopinata celerità nell'assumere un'approvazione che, seppure nelle competenze della Giunta, poteva avere almeno il riguardo di una sensibilità politica diversa. Ora. su questo problema non ci sono state disattenzioni di sorta perché ricordiamo che il Sindaco di Chivasso e tutti gli amministratori della zona sono stati parte diligentissima nel far capire a destra e a manca qual era il problema politico oltre ché il problema tecnico. Pertanto è abbastanza sorprendente che a questo problema non sia stata data la necessaria attenzione.
Per amor di cronaca e per memoria storica, debbo dire che il presente ha un cuore antico. Perché il 14 maggio 1985, immediatamente il giorno dopo la spogliazione delle schede elettorali, la Giunta di sinistra allora in carica. in tempo dunque di prorogatio ha concesso l'autorizzazione al Comune di Chivasso per una discarica. come si legge dagli atti dell'epoca.
Quindi, nulla di nuovo sotto il sole. Per quanto mi pare abbastanza immotivato, sulla base di questo ricordo, che ci sia una censura nei confronti della Giunta quando anche se si sa benissimo che spesso nelle umane cose la legge si interpreta per gli amici e si applica per i nemici.
Per quanto concerne invece il discorso portato avanti dai colleghi Rabellino, Segre e Majorino, credo che la violazione dell'art. 1 offra alla Giunta la possibilità di una rimeditazione. Il Sindaco di Chivasso proprio ieri ha assunto un'ordinanza in cui si prevede la sospensione immediata dei lavori di ampliamento della discarica per il rispetto dei 150 metri previsti dal vincolo paesaggistico. Mi permetto di suggerire all'Assessore alla luce di questo esposto e soprattutto alla luce di questa ordinanza, di rivedere l'intera questione. Forse da una rimeditazione puntuale ed attenta il discorso potrà essere ricondotto dai binari di una polemica un po' troppo accesa ad una considerazione più serena come il problema merita.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Il fatto che sia stato riscontrato un inquinamento della falda sottostante all'attuale discarica e che l'USSL competente abbia ritrovato tracce di metalli pesanti e solventi clorurati dovrebbe suggerire più prudenza nella valutazione della reale competenza della ditta, che finora ha gestito lo smaltimento dei rifiuti solidi e urbani, a gestire un'attività tecnicamente più complessa quale quella dello smaltimento di rifiuti solidi assimilabili. Ci sembra fondamentale che sulla questione dell'inquinamento delle falde si ponga la più puntigliosa attenzione da parte dell'autorità sanitaria locale e si assumano tutti gli atti conseguenti. Lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani comporta troppo spesso il trasporto in discarica di rifiuti che non sono certamente comprensibili tra gli urbani, sui quali esiste un'enorme permissività e un controllo assolutamente labile. Sappiamo che vengono smaltiti nelle discariche di RSU residui di oli da carrozzerie meccaniche, da laboratori fotografici, da lavanderie, di prodotti per imballaggio provenienti da magazzini e negozi di prodotti chimici, batterie, o residui di magazzini di prodotti utilizzati in agricoltura quali diserbanti, insetticidi e quant'altro. Quindi il suggerimento che vorremmo dare all'Assessore Garino è di porre anche attenzione a questo aspetto rilevante della questione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Ho chiesto di intervenire per entrare nel merito di un'affermazione dell'Assessore relativa al Consorzio del Chivassese. A differenza della Giunta e dell'Assessore in particolare, non ho la possibilità di verificare le affermazioni che a tutti quanti erano state portate (sia in quella riunione che nel Consiglio comunale aperto a cui parecchi di noi avevano partecipato) relativamente all'impegno del Consorzio e del Comune di Chivasso per trovare una soluzione. Ricordo che era stato esplicitamente affermato che era in corso un lavoro in questo senso e che si riteneva di aver trovato una soluzione che prossimamente sarebbe stata proposta alla Giunta. Il fatto che formalmente, cioè dalla documentazione cartacea, non risulti questa questione, non dovrebbe impedire l'Assessore a fare una verifica su una questione di questo tipo. I piani non sono carta che discute con carta: sono degli strumenti sulla cui base normalmente una Amministrazione discute con altre Amministrazioni.
Uno dei nodi della gestione passata che abbiamo spesso criticato sulla complicata partita dei rifiuti è proprio la gestione burocratica e cartacea e la mancanza di un impegno politico dell'Amministrazione ad individuare quelle soluzioni che - nei limiti del possibile - possono essere condivise dalle popolazioni; condivise perché con loro discusse e con loro costruite.
Questo è stato il limite che ha portato alla caduta del piano di smaltimento; è uno dei limiti che portano poi a conflitti che a volte, non sempre, potrebbero essere quanto meno attutiti.
Come Consigliere non ho il potere di verificare - ma la Giunta ce l'ha se una soluzione è in corso di elaborazione e se verrà proposta. Perci prima di bollare il Consorzio come inadempiente forse si sarebbe potuto fare questa verifica.
Stesso discorso per quanto riguarda la legge Galasso. Soprattutto in assenza di una Commissione operante che potrebbe decidere di fare delle verifiche (che comunque non le competono perché questa è materia di Giunta), il Consigliere non è in grado di sapere se è stata rispettata la nOm1a relativa alla legge Galasso. A me sembra strano che, pur essendo un'altra autorizzazione naturalmente indipendente, queste questioni non vengano verificate. Come rilevava la collega Segre su queste questioni il lavoro istruttorio è burocratico e cartaceo, fatto a tavolino. E' vero che in parte dipende da difficoltà di personale, ma non è in questo modo che si può superare l'estrema difficoltà di dialogo che c'è ormai fra la Regione e tutte le popolazioni piemontesi interessate da queste questioni. Uno sforzo in questo senso va fatto. Non è possibile che si diano autorizzazioni senza aver verificato la rispondenza dell'area. Chiunque vi si fosse recato, se le cose stanno nei termini dichiarati dall'esposto, si sarebbe dovuto accorgere che occorreva una autorizzazione ai sensi della legge Galasso e verificare che questa ci fosse. Ma al di là del fatto che occorre una autorizzazione, la legge Galasso ha come principio quello di tutelare le sponde dei fiumi, non quello di richiedere un altro pezzo di carta con un timbro che dice: "si può evitare di rispettare la legge Galasso".
Un'autorizzazione che consenta di non rispettare il vincolo della legge Galasso non deve essere data a cuor leggero: deve essere data in condizioni di assoluta necessità. Altrimenti succede quello che è successo in Valle Susa, dove si è "buttata" l'autostrada sul fiume, alla faccia della legge Galasso tanto un'area vincolata è un'area che per definizione non vale nulla e su cui si può fare tutto quello che si vuole! Se assumiamo il vincolo Galasso semplicemente come una formula burocratica in più da riempire quando dobbiamo dare delle autorizzazioni e non lo assumiamo invece come impegno di tutela, il risultato è che si creano delle terre di nessuno su cui si può fare qualunque cosa.
Se in futuro si vuole fare una politica seria sui rifiuti si deve modificare l'atteggiamento con cui si affrontano, si istruiscono e si decidono queste pratiche.
Rilevo un'ultima questione.
E' vero che sulla base della norma relativa all'ordinaria amministrazione questa era possibile proprio perché il piano regionale formalmente c'era. Ma sapevamo tutti che prima ne era stata sospesa la validità: su ricorso della Regione. che non poteva far nulla altrimenti era stata sospesa la sospensione in attesa della decisione definitiva (su cui ogni persona ragionevole sapeva quale sarebbe stato il risultato). Per cui, non c'era solo una pronuncia del Consiglio che chiedeva di soprassedere alla decisione, ma c'era anche una sostanziale non legittimità di usare l'ordinaria amministrazione in assenza sostanziale del piano, ben sapendo cosa sarebbe successo del piano. Pochi pensavano che quel piano sarebbe sopravvissuto - come è avvenuto - alla decisione finale del TAR.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Questa vicenda, che è stata collocata e difesa in un'ottica di ordinaria amministrazione, sta presentando anche il carattere di un'ordinaria disattenzione amministrativa.
Il Presidente della Giunta regionale ha autorizzato una attività di discarica in un territorio che avrebbe dovuto invece non essere autorizzato, e il Presidente della Giunta avrebbe dovuto anzi vietare complessivamente l'operazione.
Tale questione è preoccupante non tanto perché può essere avvenuta, ma perché è un indice generale di disattenzione verso l'applicazione della legge Galasso. Mi viene da chiedere quante cose di questo genere possono essere successe in questi anni. La Regione, oltre ad intervenire, come è stato chiesto dai colleghi, per una sua decisione di sospensiva dell'autorizzazione data, deve andare a rivedere cosa è avvenuto in questi anni rispetto alla legge Galasso. Disattenzione, tra l'altro, la cui responsabilità sta tutta nella Giunta regionale. L'applicazione della legge Galasso per quanto riguarda le distanze dei fiumi e i vincoli relativi, era partita con una deliberazione che poi non è stata approvata, perché era sbagliata, come denunciammo allora in Consiglio: si tese a ridurre il numero dei corsi d'acqua rispetto ai quali applicare la legge Galasso con una formulazione che contrastava con il dispositivo della legge stessa. La legge Galasso diceva di escludere e non di dire quali dovevano essere confem1ati. E qui ci fu la prima disattenzione, alla quale evidentemente seguì poi una disattenzione completa persino sulla globalità dei fiumi che costituivano acque pubbliche. Se così non fosse, se ci fosse stata questa attenzione. evidentemente ogni autorizzazione che incide sul territorio sarebbe stata vista attraverso il vaglio dell'applicazione della legge Galasso che era stata considerata da tutti, in particolare dall'Assessore Vetrino, giustamente come una grande legge di controllo di quanto avveniva sul territorio.
Questa situazione, che ha radice lontane, di una gestione della legge Galasso sbagliata che invece di andare a vedere le ragioni per eliminare il vincolo era saltata invece sulla decisione di confermare di alcuni fiumi il vincolo. Questa disattenzione si è protratta nel tempo (il caso in questione è emerso per denuncia di due cittadini), chiedo pertanto ci sia una riconsiderazione di cosa è avvenuto sul nostro territorio e che la Giunta presenti in Consiglio, attraverso anche la Commissione, un bilancio dell'applicazione della legge Galasso; legge che non può essere lasciata cadere e morire in questo modo.
Venendo però al fatto in questione, sollecito il Presidente Brizio a tener presente la responsabilità che gli è capitata sulla testa, nel senso che ha firmato autorizzazioni che gli sono state presentate e non ha potuto firmare o denegare autorizzazioni che non gli sono state presentate. Ma questa è una responsabilità che ricade sul Presidente della Giunta: le disfunzioni dell'apparato, dell'Amministrazione, la non strumentazione nel tener conto delle varie questioni che devono essere controllate, ricadono sulla responsabilità del Presidente della Giunta regionale. E' quindi a lui che faccio appello adesso, anche in relazione a questa situazione, perch immediatamente si prenda un provvedimento di sospensiva.
Il provvedimento di sospensiva non deve essere preso per consentire di sanare l'errore che è stato commesso verso la legge Galasso, perché anche questo significherebbe una ulteriore ordinaria disattenzione amministrativa. Il provvedimento di sospensiva deve consentire di rimediare ad una affrettata autorizzazione che la Giunta in scadenza aveva dato e consente altresì a questa Giunta che, credo. non si voglia collocare in scadenza, ma per sua volontà ritengo voglia proseguire la sua attività, di assumere la propria responsabilità e riprendere in mano la questione di Chivasso per rivederla non solo sotto il profilo della legge Galasso, ma anche sotto gli altri profili più generali che riguardano lo smaltimento dei rifiuti (il Consigliere Maggiorotti ha sollevato una questione di particolare rilevanza, quella dell'inquinamento delle falde sotterranee) e rimettere sotto esame istruttorio la pratica fin dall'inizio, consentendo di arrivare ad una decisione che non abbia più alcuna pecca alle spalle.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Marino.
Ne ha facoltà.



MARINO Massimo

Il mio intervento sarà molto breve perché tutte le opinioni che si potevano dire oggi e nei giorni precedenti sono state espresse, nel senso che non posso che aggiungere la mia opinione a quella di altri che propongono di rivedere la decisione che è stata assunta rispetto a Chivasso.
Le motivazioni emerse sono vecchie di tre mesi e riguardano l'inopportunità in una fase di transizione di governo della Regione di prendere decisioni che hanno inevitabilmente un impatto politico, sociale ambientale , di una certa rilevanza. come ad esempio la decisione relativa a Chivasso.
Vi sono anche motivazioni più recenti, che sono quelle cui accennava il Consigliere Maggiorotti, che riguardano un problema di chiarimento perlomeno della situazione della falda acquifera della zona, tenendo presente che esiste già una discarica in attività che potrebbe essere in qualche modo interessata dai problemi che si stanno avvertendo nella falda.
Voglio rilevare che non è pensabile che decisioni come queste possano incontrare delle difficoltà se qualcuno rende noto che ci sono delle cose che non vanno, ad esempio il fatto che la legge Galasso non viene rispettata e che esiste altresì un problema di falda. Tutta la vicenda si conclude con un'ordinanza del Sindaco. Ma prima di questo c'è una questione più di fondo: la vicenda di Chivasso chiarisce, se ancora ce ne fosse bisogno, che non solo il Piano regionale di smaltimento dei rifiuti, a mio parere, è da rifare daccapo, incominciando dal titolo, ossia: "Piano regionale di gestione dei rifiuti" che al suo interno oltre ad un capitolo dal titolo "Lo smaltimento in discarica ", dovrebbe avere i seguenti capitoli: "Riduzione dei rifiuti urbani industriali all'origine" (cioè nei luoghi dove si inizia la produzione dei rifiuti); "Raccolta differenziata reale" cioè non in termini di fiore all'occhiello di questo o quel Comune che mette due campane e pensa di aver fatto la raccolta differenziata, ma un capitolo che affronti il problema della raccolta differenziata dei rifiuti, in modo tale che questa sia quantitativamente significativa perché o la raccolta differenziata, per chi ci crede, è un processo attraverso il quale una quota quantitativamente significativa dei rifiuti viene ridotta, allora ha un senso, oppure non è utile perdere tempo a mettere due campane per il vetro e due campane per la carta per dire che si sta facendo la raccolta differenziata. Queste iniziative devono incidere sulla quantità dei rifiuti (parlo di quelli urbani, ma il discorso vale anche per i rifiuti industriali): o si crede a questo, oppure diciamo che il capitolo "Raccolta differenziata" non esiste, e quindi lo aboliamo dal Piano regionale di smaltimento rifiuti, una legge che non da ieri, bensì nel 1982 cominciava a parlare di raccolta differenziata come uno dei modi per risolvere la questione rifiuti Al di là delle ordinanze dei Sindaci, credo che si debba riprendere in considerazione tutta la questione dei rifiuti e riscrivere un Piano regionale che riguardi davvero i rifiuti. Ho presentato una interpellanza credo anche altri lo faranno nei prossimi giorni - che, alla luce anche della deliberazione del TAR. pone il problema di riprendere in considerazione questo argomento.
Ho l'impressione che, al di là di alcune polemiche direttamente o indirettamente coinvolgenti Chivasso, si debba arrivare a una constatazione di fondo e cioè che, al di là di quanto è scritto nelle leggi e in particolare nei Piani regionali di smaltimento, c'è un certo numero di persone che ritiene che sui rifiuti vi siano da fare determinate cose.
In primo luogo alcune mega discariche usando tutte le possibilità esistenti per gestire nell'immediato la situazione. Ho presente l'esempio che faceva l'Assessore Garino di recente quando ha detto: "Mentre discutiamo come sistemare una montagna di rifiuti. nel frattempo arriva un'altra collima". Sappiamo bene tutti che il problema è questo, per bisogna decidere se si ritiene che la soluzione nell'immediato sia quella di realizzare alcune mega discariche, in realtà pensando che la soluzione del problema sia una sola, cioè costruire alcuni grandi inceneritori in Piemonte, magari con l'ausilio tecnologico di chi detiene la tecnologia degli inceneritori, peraltro non credo sia l'Italia. Movimenti e attenzioni da parte di industrie di altri Paesi, neppure europei, rispetto a tutta la questione dei rifiuti in Piemonte e in Lombardia, fanno pensare che sicuramente la questione della tecnologia che riguarda gli inceneritori ci porta lontano. Mentre da una parte ci sono parole che stanno solo sui fogli di carta come "riduzione a monte", e "raccolta differenziata", dall'altra si pensa a come realizzare alcuni grandi inceneritori e basta: se si crede questo è coerente usare qualunque procedura di emergenza, aggirare qualunque ostacolo, non accorgersi che esiste anche una legge Galasso che impone dei vincoli.
Concludo il mio intervento dicendo che sarebbe saggio che questo episodio di Chivasso portasse a una riconsiderazione generale. In particolare credo che sarebbe estremamente grave se con tutti gli elementi che direttamente o indirettamente hanno coinvolto la questione di Chivasso si ignorasse l'insieme dei problemi e si facesse finta di nulla e trovando strade laterali si andasse avanti. Voglio ricordare che la "Smaltimenti Controllati" è sicuramente un'azienda estremamente efficiente, perch mentre in queste settimane noi discutevamo su come sarebbe o non sarebbe andata a termine la questione della discarica di Chivasso, nel frattempo ci dicono che praticamente la discarica è già stata fatta, o perlomeno sono già stati scavati 700.000 mq. con una velocità veramente ammirevole considerata in generale la lentezza con cui molte opere pubbliche di grande utilità vengono invece svolte.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Signor Presidente, mi soffermerò su alcuni aspetti che sono più attinenti alla competenza del mio Assessorato: per il resto sarà il collega Nerviani ad intervenire.
Per quanto riguarda la sospensione lascerò appunto la parola al collega Nerviani, dopo gli accertamenti che egli ha intenzione e ha già detto di dover fare. In molti interventi ho notato il disagio che ho provato io stesso al momento in cui ho letto il documento dei due cittadini che mi è stato recapitato. Anch'io mi sono chiesto come sia stato possibile che in una Conferenza dei servizi, che peraltro raggruppa più servizi, sia sfuggito questo fatto. Devo dire che ricostruendo quanto è avvenuto si è trattato di una Conferenza dei servizi piuttosto tumultuosa (il Sindaco di Chivasso qui presente fa cenno di sì). I rappresentanti degli Enti locali non entrarono alla Conferenza dei servizi, consegnarono un documento che venne successivamente letto, credo che le porte fossero un po' strette per far passare chi voleva entrare e chi voleva uscire tra funzionari dell'Assessorato: sta di fatto che qualche piccolo spintone fu anche dato involontariamente, il clima quindi non era dei più tranquilli per affrontare le cose con la serietà dovuta. Non imputo certamente a questo quanto è potuto avvenire, ma è indubbio che altre condizioni sarebbero state migliori per esaminare la questione. Un'altra delle spiegazioni che mi è stata data è che trattandosi non di un fiume, ma di una roggia ed essendo le rogge private non soggette alla legge Galasso, a differenza di quelle pubbliche che invece lo sono, ed essendo una roggia poco conosciuta può essere sfuggito ai funzionari che questa roggia ricadesse nell'ambito della legge Galasso (sempre che ciò sia vero, io non l'ho verificato), ma è sfuggito anche agli amministratori. Devo dire francamente che nessuno fino a quel momento ne aveva parlato, quindi più che di colpe direi soltanto che è avvenuto un fatto. Per quanto mi riguarda sono concorde con coloro che dicevano "si ponga una particolare attenzione". Gli esempi servono solo se si prende spunto da ciò che è avvenuto, perché se errori ci sono stati errori non ci siano più.
Al Consigliere Bresso che raccomanda giustamente un atteggiamento non burocratico con le amministrazioni e, quando possibile, con le popolazioni rispondo che sono convinto quanto lei di questo. In questo breve mese e mezzo di funzioni ho avuto modo di affrontare parecchie di queste piccole o grandi bombe, da Cavatore ai problemi della Val Sangone, con Giaveno in testa, ai problemi del Chierese, ai problemi di Ghemme in provincia di Novara dove mi sono recato per convincere Sindaco e comitato popolare di controllo a darci ancora una mano a risolvere alcuni problemi, e mi sono accorto che quella è la strada. Si può arrivare non dico a far dire di sì alla gente, ma a non ricevere dei no recisi e netti, comprendendo che ci sono problemi ancora irrisolti e che l'emergenza esiste.
Come ricordava Marino prima, la montagna è ancora lì e la collina si sta formando. lo sono d'accordo che occorra cambiare questo piano per chiamarlo, forse giustamente, di "Gestione dei rifiuti". Noto peraltro che la parte di natura giuridico urbanistica di questo piano è stata bocciata.
Prima di predisporla nuovamente ci vorrà del tempo, occorrono studi per un successivo piano e nel frattempo ci si deve fidare dell'Assessore, il che non mi pare molto saggio. La verità è che l'Assessore e la Giunta continueranno ad agire sulla base dell'art. 3 bis. avranno la possibilità di autorizzare delle discariche, in assenza totale di un piano. E un brutto piano è sempre meglio di un buon Assessore, secondo me, almeno nella parte che precede un nuovo piano. Probabilmente bisognerà trovare qualcosa a metà ed ha ragione il Consigliere Marino; credo che con molta franchezza bisognerà ancora affrontare la situazione d'emergenza. E'ovvio che deve essere l'Assessorato, nei termini corretti in cui oggi la situazione è visibile, a porsi di fronte a questo e fare scelte che possono essere anche impopolari, sapendo però che la strada deve essere non quella del passato per cui quasi tutto è stato lasciato a quello che viene avanti, ma una strada che cerchi di ridurre i rifiuti.
Devo dire che non è vero che la Giunta precedente non abbia fatto nulla. Mi è già accaduto di dire in un convegno organizzato dai Verdi qui a Torino che per quanto riguarda la raccolta differenziata i progetti del Piemonte sono stati finanziati con 32 miliardi su 65 disponibili sull'intero territorio nazionale. Il che sta a significare una cosa molto semplice, che il 50% dei progetti relativi alla raccolta differenziata erano piemontesi. Le altre Regioni o non ci hanno creduto o hanno fatto molto meno di quanto ha fatto la nostra. Si tratta di proseguire questa iniziativa che non riguarda soltanto gli enti che sono stati finanziati (mi risulta, per fortuna, che alcuni Comuni anche importanti del mio Cuneese si assumono da soli l'iniziativa della raccolta differenziata sobbarcandosi un peso economico non indifferente). La filosofia sta passando, si tratterà di fare in modo che possa andare avanti.
Parlo ora di una piccola cosa che non risolve nulla, ma che è testimone sensibilità che la Giunta e in particolare il Presidente, hanno voluto mostrare su questo aspetto: nel momento in cui la Giunta dovrà affrontare l'assestamento del bilancio, ed è ben poca cosa, credetemi, perché i fondi disponibili non ci sono, ho richiesto un piccolo aumento sul capitolo relativo alla raccolta differenziata, e mi è stato immediatamente concesso da tutti i colleghi, che hanno ritenuto che questo sia uno di quei punti sui quali occorre intervenire. Si tratta di 600 milioni che sono ben pochi per il Piemonte, ma è il segno di una sensibilità verso un problema grave sensibilità che deve essere rimarcata e della quale ringrazio i colleghi di Giunta.
Il vero grande problema è il Piano. Credo che sarebbe utile - non so se il Regolamento me lo permette - prima ancora di passare ad un Piano, di svolgere una franca discussione sulle strade da percorrere in sede di Commissione competente, avendo una fotografia della situazione reale e prendendo coscienza delle tendenze in atto. Francamente, le tendenze non sono positive: per esempio dagli ultimi studi che l'IPLA sta conducendo i rifiuti assimilabili sono in aumento.
Se il Presidente me lo concederà, io vorrei relazionare su questi elementi nella Commissione competente, e in quella sede decidere insieme la linea da seguire.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore alla pianificazione territoriale

Richiamato dal collega Garino a completare le sue riflessioni, e chiedendo scusa per non aver assistito alla prima parte del dibattito voglio confermare che il 14 giugno di quest'anno, allorquando si è riunita la conferenza di cui all'art. 3 bis della L. n. 441, nessuna obiezione in merito a possibili vincoli della legge Galasso è stata sollevata, pertanto il parere è stato dato nella convinzione che non vi fossero condizioni di impedimento. Peraltro debbo aggiungere che queste condizioni di impedimento, legate alla legge Galasso, non furono segnalate (così mi risulta) in precedenza dai responsabili amministrativi del luogo che giustamente, avevano sollevato le loro perplessità. ma non avevano sottolineato in modo specifico questo problema.
Soltanto dopo aver avuto la segnalazione dal collega Garino ieri in Giunta ho potuto fare i primi accertamenti circa la possibilità dell'esistenza di una richiesta di autorizzazione da parte della SMC, in relazione alla Legge Galasso; da questo primo veloce controllo mi risulta che nessuno è stato autorizzato, ai sensi dell'art. 82, per l'intervento dell'ampliamento della discarica in località regione Pozzo di Chivasso da parte della ditta SMC.
E' noto che la vigilanza e il controllo sono di competenza del Sindaco in questa materia. Aderiremo alla segnalazione formale che ci perverrà dal Sindaco oltre che alla prima segnalazione che dai cittadini ci è pervenuta e che ha già fatto scattare i meccanismi di controllo e di vigilanza che sono a noi consentiti e conferiti. Questo per quanto riguarda il problema specifico da punto di vista puramente formale, procedurale e tecnico.
E' prevista inoltre una iniziativa da parte della Giunta regionale per imporre, nel caso ci fossero state offese all'ambiente, il ripristino dei luoghi mediante deliberazione della Giunta regionale. Opereremo, mi auguro in tempi brevi, con l'impegno massimo nell'ambito delle nostre possibilità.
Dico questo perché è noto a tutti che l'Assessorato ai beni ambientali è stato sottoposto in questi ultimi anni ad un lavoro eccezionale, a cui ha fatto fronte con molta serietà e con molta dignità, ma che non ha potuto smaltire per intero, e ancora adesso costituisce una delle nostre più serie preoccupazioni.
Ho segnalato ai colleghi della Giunta i problemi di personale, di strumentazione e anche di informatizzazione, che abbiamo davanti a noi questo non soltanto per una ricerca di soluzioni tecniche al problema. ma per la traduzione di una volontà politica in materia di tutela ambientale.
Accolgo con convinzione le segnalazioni di Marino, specialmente quelle più ampie che sono state formulate dai colleghi dell'opposizione, Rivalta e Bresso, che si indirizzavano a tradurre in termini più positivi lo spirito della legge Galasso. che significa fare in modo che questa non sia soltanto una legge che ci consente di imporre a posteriori dei vincoli o un controllo severo, ma sia una ragione in più per un'attenzione preventiva al territorio. Non credo sia il caso di sprecare complimenti tra di noi o di fare della sciocca retorica, tuttavia debbo dire che il lavoro svolto dalla collega Vetrino nella passata legislatura è stato un lavoro eccezionale che ha avuto dei concreti risultati, e che ha puntato ad un decentramento capillare attraverso la legge 20, i cui risultati stanno sentendosi in maniera rilevante nell'organizzazione del nostro lavoro.
E' evidente che occorre pensare in termini di pianificazione più complessivi: vi è la necessità di creare i presupposti per cui non possano più sfuggire fatti così rilevanti come quelli che sono stati denunciati ora (sempre che alla verifica corrispondano alla verità delle cose).
Non so se sia troppo pericoloso affermarlo, ma certamente per quanto attiene alla sensibilità e alla volontà credo che la Giunta si muova in perfetta sintonia rispetto a quanto la opposizione ha dichiarato e ha raccomandato.



PRESIDENTE

Ha ora la parola il Presidente della Giunta regionale, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questo dibattito è stato molto importante. Sulla mozione e sulla censura non tocca a me esprimere un parere perché riguarda un'altra Giunta, comunque la mozione è ampiamente superata e il provvedimento è stato legittimamente adottato. Qualcuno ha detto che si è voluto scaricare il provvedimento su un Assessore, devo dire che non è assolutamente così. Sono stato membro di quella Giunta ed ero presente in quella seduta e debbo ricordare che questo provvedimento, come quello di Riva di Chieri e tutti gli altri, sono stati assunti in un pacchetto di provvedimenti che erano di concerto con provvedimenti eccezionali. Abbiamo dovuto riprorogare un'ordinanza per portare i rifiuti dalla provincia di Torino a Ghemme in provincia di Novara. Ed ho dovuto nuovamente farlo la settimana scorsa. Siamo di fronte ad una grave emergenza per i rifiuti. Quindi, quel provvedimento fu adottato in un quadro complessivo di provvedimenti, proposti con forza dall'Assessore Cernetti in quella fase, provvedimenti che avevano il significato di dare una risposta ad una situazione esistente. E' inutile che ci nascondiamo.
Inquadrato in questo senso mi pare che quell'intervento non abbia motivazione di censura specifica.
Per quello che riguarda il tema in generale, devo dire che siamo disponibili a rivedere tutto il discorso con grande pazienza, con grande calma, puntando sul tema della ricerca del consenso, sul quale è basato il piano. Devo dire però che laddove non ci si attiva, i problemi nascono.
Stamattina abbiamo avuto una lunga discussione per quello che riguarda la VaI Sangone, dove siamo allo stesso punto: i consorzi partono con lentezza c'è difficoltà nell'individuazione dei siti: è un lavoro di creazione del consenso sul quale dovremo continuare ad operare.
Comunque - lo dico anche al Consigliere Marino - porteremo avanti la revisione del piano. Assicuriamo la disponibilità a rivedere nel merito questo provvedimento, che comunque deve andare avanti perché la discarica in sé è legittima. Si deve verificare l'aspetto che riguarda la legge Galasso, lo verificheremo con grande attenzione, comunicheremo in proposito le nostre determinazioni. Sono anch'io preoccupato. Il Consigliere Rivalta mi ha richiamato alle mie responsabilità e me ne rendo ben conto. Non c'è alcuna volontà di disattendere la Galasso, c'è una complessità di nOm1e legislative, anche contraddittorie. Per esempio, qualcuno sostiene che la legge n. 431 scavalchi le autorizzazioni della legge Galasso. E' una tematica che dovremo verificare a fondo. Lo faremo con attenzione. Non c'è alcuna volontà di prevaricare su Chivasso. Se il consorzio farà delle proposte alternative che consentano di ridurre l'entità di questo intervento o di riconsiderarlo, il discorso potrà sempre essere rivisto. Mi pare che l'ordine del giorno debba essere ritirato di fronte alla nostra disponibilità ad affrontare il problema con grande attenzione, anche perch è superato nel tempo e privo di una rispondenza reale ai problemi di oggi.



PRESIDENTE

Se non ci sono altre richieste di intervento, do lettura dell'ordine del giorno n. 41 che è pervenuto in questo momento alla Presidenza, firmato dai Consiglieri Rivalta, Bresso, Segre, Marino, Rabellino, Vaglio, Majorino e Maggiorotti: "Sentita la comunicazione dell'Assessore competente, secondo cui la discarica per rifiuti speciali, autorizzata a Chivasso nel luglio scorso insisterebbe su area vincolata. ai sensi della legge n. 431 (legge Galasso), rispetto alla quale non è stata valutata ed è priva di autorizzazione: considerato che dalla discussione avvenuta in Consiglio è emerso che rilevazioni della USSL locale evidenzierebbero l'esistenza di falde acquifere sotterranee gravemente inquinate; il Consiglio regionale invita la Giunta a sospendere cautelativamente i lavori e l'autorizzazione concessa, a procedere alle verifiche necessarie in loco, a riconsiderare l'istruttoria fino ad ora svolta, ad approfondirla, a completarla esaurientemente sotto ogni e vario aspetto".
A questo punto passiamo alla votazione dei documenti in ordine di presentazione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Monticelli. Ne ha facoltà.



MONTICELLI Antonio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho chiesto di intervenire per sollecitare una riflessione. La mozione n. 12, che lei correttamente vuole porre in votazione, è stata presentata precedentemente. Sono intervenuti dei fatti nuovi, emersi in particolare nel corso della discussione, che hanno indotto alcuni colleghi a presentare un ordine del giorno di contenuto diverso, perché non si riferisce più al passato, in termini di giudizio sul comportamento della vecchia Giunta, ma pone il problema di che cosa fare ora, tenuto conto dell'incongruenza che è sorta fra la procedura che è stata seguita e i tem1ini indicati dalla legge Galasso, e rivolge una richiesta specifica alla Giunta. Mi sembrerebbe opportuno, anche se pu sembrare fuori norma rispetto alle procedure, che la Giunta si pronunci relativamente all'ordine del giorno per capire qual è il suo orientamento.
Questo, chiaramente, potrà condizionare l'atteggiamento dei colleghi del PCI e del Consiglio nella sua interezza per quello che riguarda il giudizio sul passato.



PRESIDENTE

Ho dato lettura dell'ordine del giorno per completezza della discussione. L'ordine del giorno è pervenuto in questo momento e non è iscritto all'o.d.g., come peraltro ha messo in evidenza il Consigliere Monticelli. Se la Giunta intende intervenire per completezza della discussione possiamo dare la parola a chi la richiede.
Chiede di intervenire il Presidente della Giunta regionale, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Si tratta di un ordine del giorno innovativo. La Giunta si è già impegnata a rivedere la questione soprattutto alla luce delle norme che riguardano la legge Galasso e a rivedere l'iter di approvazione. Per tutto il resto non possiamo prendere per assodata l'inesiStenza dell'autorizzazione o il suo non superamento con la legge n. 431, non possiamo ritenere certi i dati dell'USSL che non abbiamo. L'ordine del giorno pone questioni sulle quali ci siamo autonomamente impegnati, è un provvedimento superfluo tranne per la parte che invita la Giunta a tenere conto di quanto è emerso dal dibattito. Ma su questo ci siamo già impegnati. D'altra parte è un ordine del giorno presentato in questo momento sul quale i Capigruppo devono esprimersi. Abbiamo dato la diSponibilità a rivedere a fondo la questione in riferimento alla legge Galasso e l'iter con il quale si è giunti al provvedimento. Il documento non è di competenza nostra, ma non può neanche dare in forma dubitativa dati che vengono forniti dalle UU.SS.SS.LL., che a nostro avviso non sarebbe utile riprendere a motivazione di un invito alla Giunta ad esaminare la questione a fondo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Sentita la risposta del Presidente della Giunta, il nostro Gruppo, che non è il solo firmatario della mozione di censura, crede sia necessario metterla ai voti in quanto ci sembra che la Giunta abbia assunto un impegno relativamente al futuro in termini di assoluta genericità, se mi si passa il termine.
Chiedo quindi che sia posta ai voti la mozione di censura.



PRESIDENTE

Riassumendo, abbiamo la mozione n. 12 che è iscritta all'o.d.g., che il Consigliere Monticelli ha chiamato mozione di censura, l'ordine del giorno n. 41 e un ordine del giorno firmato dai Consiglieri Picchioni, Rossa e Ferrara, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale, udite le comunicazioni della Giunta, le approva".
Le comunicazioni della Giunta si riferivano all'ordine del giorno che ho già ricordato, per cui ritengo di dover mettere in votazione queste tre posizioni.
Chiede la parola il Consigliere Marino. Ne ha facoltà.



MARINO Massimo

Chiedo di trovare una soluzione diversa, nel senso che questi documenti, se si esce da logiche di schieramento, hanno la stessa conseguenza. Pertanto, votare un documento che dice: "Sentite le comunicazioni della Giunta. si approva" senza dire che in queste comunicazioni è esplicito un elemento di riflessione e di sospensione, mi pare voler, a tutti i costi, dividere l'espressione di voto in quest'aula su una questione sui cui risultati pratici, per motivazioni diverse, tutti tendono a concordare. Chiedo di trovare una soluzione che non imponga di schierarsi su due posizioni solo perché si appartiene ad uno schieramento invece che ad un altro. Se il Regolamento lo consente, chiederei ai presentatori di trovare una soluzione diversa nella votazione dei due documenti finali.



PRESIDENTE

Propongo di sospendere la seduta per alcuni minuti in modo da consentire una riflessione sui vari documenti.
Intanto ha la parola il Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

Colgo il suggerimento del Presidente, ma poiché dall'Assessore Garino e dall'Assessore Nerviani nonché dal Presidente della Giunta è venuta esplicita la conferma dell'attenzione della Giunta a questo problema lasciando per ora impregiudicati i tempi, i modi e il terreno su cui rimeditare l'intera questione andando incontro alle esigenze espresse da questa assemblea, credo che occorra prenderne atto. Non c'è quindi alcuna chiusura rispetto a questo problema, anzi una sensibilità e la massima apertura possibile. Del resto. poiché la gatta per la fretta ha fatto i gattini ciechi oggi scontiamo quella fretta ed occorre rimediare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Posso capire perché la Giunta non può aderire al documento che è di censura ad una Giunta dalle stesse fattezze di quella attuale. Però non riesco a comprendere, dopo le comunicazioni dell'Assessore relativamente al documento pervenuto da due cittadini, documento che egli stesso ha ammesso essere serio e degno di considerazione, come non si possa aderire all'ordine del giorno che chiede per intanto più che una rimeditazione, a mio avviso parola troppo vaga. una sospensione, allo stato degli atti. dei lavori. Penso sia necessario un pronunciamento sulla scia di quanto ha ammesso la Giunta e sulla serietà del problema nuovo insorto in merito alla violazione della legge Galasso.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta. sospesa alle ore 16,45. riprende alle ore 17,25)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Signori Consiglieri, comunico che i firmatari hanno ritirato gli ordini del giorno nn. 41 e 42, mentre è stato presentato l'ordine del giorno n. 43 a firma dei Consiglieri Picchioni, Rossa, Rabellino, Segre, Marino Monticelli e Majorino.
Prego i Consiglieri di entrare in aula per procedere alla votazione dei documenti sopraccitati.
Vi sono delle dichiarazioni di voto sui due documenti? Considero pertanto chiusa la discussione di qualsiasi genere e natura comprese le dichiarazioni di voto.
Pongo in votazione la mozione n. 12, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte, visto che la Giunta regionale operante per l'ordinaria amministrazione, in attesa di essere sostituita della nuova Giunta che dovrà essere eletta dal Consiglio regionale sulla base di un apposito indirizzo programmatico, approfitta del procrastinarsi del periodo di ordinaria amministrazione, imposto dalle stesse forze politiche della passata maggioranza. che ostacolano oltre ogni limite il confronto in Consiglio regionale, per approvare una serie di progetti di discariche per rifiuti urbani o industriali, rispetto ai quali molte forze presenti in Consiglio hanno espresso opposizione. comprese alcune della maggioranza pentapartito, e in particolare a approvato il progetto di ampliamento della discarica di Chivasso a 2 milioni di metri cubi;esprime censura al comportamento della Giunta ancora e provvisoriamente in carica e la impegna a ritirare le delibere di autorizzazione alla discarica assunte in questo periodo, a partire da quella riguardante il Comune di Chivasso, e a non concedere altre autorizzazioni sino a quando nuovi e aggiornati indirizzi non saranno discussi e definiti in Consiglio regionale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La mozione è respinta con 18 voti favorevoli, 26 contrari e 1 astensione.
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 43, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte sentita la comunicazione della Giunta regionale ed il dibattito in aula relativi alla discarica per rifiuti speciali autorizzata a Chivasso: impegna la Giunta regionale a riesaminare approfonditamente l'autorizzazione concessa anche alla luce della conformità della stessa alla legge n. 431 ed alla possibile esistenza di falde inquinate subito a valle della discarica citata. assumendo tutti i conseguenti dovuti provvedimenti".



BRESSO Mercedes

Chiedo la parola per dichiarazione di voto.



PRESIDENTE

Non è possibile perché prima di procedere alla lettura del documento avevo detto che consideravo chiusa ogni discussione, comprese eventuali dichiarazioni di voto.



BRESSO Mercedes

Ma le dichiarazioni di voto si possono sempre fare prima di una votazione.



PRESIDENTE

Mi dispiace.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 29 voti favorevoli e 1 astensione.



(Commenti dai banchi del Gruppo comunista)



PRESIDENTE

Prima di procedere alla votazione dei documenti avevo riassunto al Consiglio intero la situazione dei documenti pervenuti alla Presidenza compresi quelli ritirati dai proponenti. Dopo aver elencato le firme di tutti i proponenti dell'ultimo ordine del giorno presentato avevo chiesto se vi fossero delle richieste di parola sia per illustrazioni sia per dichiarazioni di voto. Poiché nessun Consigliere ha chiesto la parola ho proceduto alla votazione dei documenti.



BRESSO Mercedes

I documenti da votare erano comunque due.



PRESIDENTE

Consigliere Bresso, io ho richiamato entrambi i documenti e successivamente ho chiesto se vi fossero delle richieste di parola - ripeto o per illustrazione o per dichiarazione di voto.



BRESSO Mercedes

Ma le dichiarazioni di voto si richiedono nel momento appena precedente la messa in votazione e non quando si fa l'elencazione dei documenti presentati.



PRESIDENTE

Ritengo di avere chiesto al momento opportuno se vi erano delle dichiarazioni di voto sull'uno o sull'altro documento. Le eventuali osservazioni dovevano essere fatte in quel momento.



RIVALTA Luigi

Le dichiarazioni di voto si fanno prima della votazione, signor Presidente.
Lei ha alterato le procedure senza chiedere il consenso del Consiglio.
Mediti!



PRESIDENTE

Mediterò senz'altro perché sono un giovane Presidente di Consiglio però, riassumendo la situazione oggettiva, poiché avete avuto a disposizione molto tempo per discutere su un documento e sull'altro. ho chiesto se vi fossero delle richieste di parola.



RIVALTA Luigi

In questo modo ha anche impedito al nostro Gruppo di esprimersi e di assumere un atteggiamento conseguente.



PRESIDENTE

Se così viene interpretato il mio comportamento chiedo scusa al Gruppo comunista. In futuro sarò più schematica nel porre in votazione i documenti.
La votazione è conclusa; l'ordine del giorno è approvato.
Questo argomento è pertanto esaurito.


Argomento: Rapporti delle Regioni con l'ordinamento comunitario

Esame ordine del giorno n. 3 presentato dai Consiglieri Tapparo e Garino inerente l'unione europea


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 3 di cui al punto 6) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nel giugno scorso, in occasione della riunione dei Ministri degli Esteri della Comunità Economica Europea e del dibattito sempre più alto ed importante che si stava sviluppando sull'unione politica europea, i due firmatari hanno ritenuto utile ed importante far sì che il Consiglio potesse affrontare un tema che tanto inciderà nella strutturazione economica e sociale del nostro Paese, a seconda di come si configurerà: se sarà un'Europa sostanzialmente basata su una semplice architettura di area di libero scambio. oppure se sarà un'Europa fortemente e politicamente integrata. E' chiaro che dal giugno scorso ad oggi molte cose sono passate.
In questi giorni sono avvenuti dei fatti importanti, come l'ingresso della sterlina nelle fasce di oscillazione del Sistema monetario europeo inoltre. per quanto riguarda la vicenda del Golfo, per ciò che attiene agli interventi delle Marine militari dei vari Paesi europei, si è attuata una forma di integrazione che può già prefigurare dei processi più avanzati di integrazione europea.
Tuttavia riteniamo che i valori e il significato del documento che abbiamo scritto allora, possono ancora essere validi. Noi facemmo riferimento a un grido di dolore che il Movimento federalista europeo lanciò, in occasione dell'incontro dei Ministri degli Esteri perché pareva sempre più forzante una iniziativa che facesse diventare centrale nell'avanzamento dell'integrazione europea, il ruolo dei Governi centrali.
Nessun accenno è stato fatto al ruolo delle autonomie regionali che tanto peso potrebbero avere nella costruzione di una Europa dei popoli. Si sottolineava anche che molti problemi, per esempio quelli ambientali o del mercato del lavoro, non potevano trovare più una soluzione per singole aree. Questa preoccupazione è stata ribadita allorquando si sono viste misure e iniziative tendenti a rafforzare l'opzione di area di libero scambio più che di integrazione europea su basi politiche.
La costruzione dell'unione europea deve essere la stella polare di riferimento per l'Europa, così come il referendum, indetto contestualmente alle elezioni europee nel 1989, ha indicato, dando un mandato costituente al Parlamento europeo. Questi elementi devono essere raccolti, rafforzati e rilanciati da questo Consiglio, anche attraverso una iniziativa che è già stata abbozzata dalla Consulta europea del Consiglio regionale del Piemonte: quella cioè di farci promotori di un'assise regionale del Piemonte che permetta una solenne espressione degli intenti delle forze europeistiche che sono attive in Piemonte, al fine di rafforzare il mandato che il popolo italiano ha dato al Parlamento europeo.
In questo senso. seppure fuori dalla vivacità che aveva assunto il tema nel mese di giugno scorso, riteniamo ancora valido questo ordine del giorno. sebbene un po' forte e forzante. Su alcuni punti siamo anche disponibili eventualmente ad elaborare una stesura che possa trovare l'unitarietà degli intenti del Consiglio regionale, ma che tuttavia non vogliamo lasciar cadere come messaggio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'ordine del giorno presentato dai colleghi Tapparo e Garino ci trova consenzienti, sia nello spirito della proposta, sia nel dispositivo.
A noi pare che sia importante arrivare rapidamente a questa assise regionale delle autonomie locali, che viene indicata nell'ordine del giorno come momento di preparazione e di contributo del Piemonte all'assise nazionale che si terrà entro la fine di quest'anno. Da questo punto di vista, mi parrebbe opportuna una convocazione quanto mai rapida della Consulta europea, istituita ex novo dopo il rinnovo del Consiglio regionale, in modo da predisporre l'organizzazione dell'assise regionale.
Più in generale credo - ed è l'ultima osservazione che vorrei fare che dovremo abituarci sempre più a trattare in questo Consiglio regionale la tema tic a europea, non soltanto quando si tratta di questioni che toccano direttamente competenze della nostra Regione, quelle relative all'utilizzo del Fondo Sociale Europeo o altre materie di questo tipo, ma anche al fine di sollecitare atti di riforma istituzionale a livello nazionale per quel che riguarda le competenze delle Regioni rispetto ai rapporti con la Comunità, con il superamento di limiti che ormai sono del tutto anacronistici. E' necessario un rapporto diretto delle Regioni nei confronti della CEE e più in generale, un ruolo maggiore delle Regioni in un concerto nazionale con il Governo per quel che riguarda l'impostazione dell'apporto nazionale italiano alle politiche comunitarie ed europee.
Da questo punto di vista, ritengo che l'ordine del giorno sia stata un'iniziativa tempestiva e valida, per cui annuncio il voto favorevole del Gruppo comunista.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

Signor Presidente, l'ordine del giorno del Consigliere Tapparo mi pare possa essere una occasione e uno spunto per un esame più vasto e più approfondito delle tematiche che saranno trattate il 13 e 14 dicembre a Roma. Sapete che a Dublino il vertice CEE ha fissato per quelle date la UEM (Unione Economica Monetaria) e l'unione politica europea. Come ha detto già il Consigliere Tapparo, da allora tanti fatti sono successi e altri ne accadranno perché l'ingresso della sterlina potrà far cadere gli ultimi ostacoli per la realizzazione di una moneta europea.
Una riflessione ulteriore sull'unione politica europea potrebbe portare ad affrontare definitivamente le modifiche degli attuali rapporti fra le istituzioni comunitarie, cioè il Consiglio, la Commissione e il Parlamento.
Il Presidente Andreotti, celebrando il trentesimo anniversario del Patto di Roma, ha detto che l'Europa politica è stata ben al di qua del progetto dei suoi fondatori. Infatti ci sono ancora molte resistenze, ci SOnO ancora molti rigurgiti di nazionalismi, ancora le rivendicazioni delle identità nazionali, macigni frapposti a quella che potrebbe essere davvero un'Europa politicamente integrata.
D'altra parte l'unificazione della Germania - e mi differenzio un po' da quanto detto questa mattina dal Consigliere Tapparo - può essere il grande "federatore" di questa Europa, contro la forza centrifuga dei vari Stati e degli interessi particolaristici.
Nell'occasione dell'elaborazione di una Costituzione europea, che dovrebbe essere approvata dai Parlamenti nazionali indipendentemente dalla loro possibilità di veto, cioè approvata indipendentemente dal fatto che sia accettata unanimemente dai vari Parlamenti nazionali, credo che forse il Consiglio regionale del Piemonte potrebbe dare un contributo anche per quanto concerne il tema prettamente regionale. Per cui noi dobbiamo cercare in quell'occasione, attraverso la Presidenza del Consiglio (mi pare che la Presidente sia un'europeista convinta), individuare alcune materie che possono essere oggetto di individuazione e di riflessione, anche da parte nostra, di alcuni terreni che finora sono stati prettamente riservati alle rivendicazioni nazionali dei singoli Paesi. Ritengo pertanto che l'iniziativa del Consigliere Tapparo possa essere un'occasione per fare un esame approfondito, anche se forse alcuni toni dell'ordine del giorno presentato sono un po' troppo forzati, per cui pregherei il Consigliere Tapparo di ritirare l'ordine del giorno e di riportarlo nella sede della Consulta europea, in modo che, con il concerto più vasto del Consiglio, si possa elaborare un ordine del giorno comune.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Signor Presidente. colleghi Consiglieri, la Lega Nord Piemont voterà favorevolmente l'ordine del giorno del Consigliere Tapparo anche perché gli è stato suggerito dal Movimento federalista europeo, al quale siamo anche legati.
Noi siamo per l'unità europea, dobbiamo vedere però di che tipo: noi siamo per l'unità di popoli più che di Stati ed a dimostrazione di questo ricordo che la Germania Est per poter accedere all'unificazione con la Germania Ovest ha dovuto trasformarsi in uno Stato Federale.
Riteniamo che anche l'Italia per poter accedere all'unione europea dovrà per forza trasformarsi in uno Stato federale sul modello tedesco. E' proprio a questo che all'interno dello Stato italiano il nostro Gruppo politico si sta impegnando; per queste ragioni il nostro voto non può che essere favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, propongo ai colleghi che sono intervenuti, raccogliendo l'indicazione avanzata dal Capogruppo della DC di trovare in sede di Consulta europea una posizione che possa recepire quanto di nuovo è maturato dal giugno scorso ad oggi. Di nuovo mi pare ce ne sia parecchio per dare ad un documento, che può avere rilievo ed essere solenne, una maggiore puntualità nel cogliere i processi che si stanno sviluppando e probabilmente è necessario un affinamento che allora non ho avuto l'opportunità di fare.
Chiedo al collega del PCI e della Lega Nord se sono disponibili in sede di Consulta europea a trovare una stesura probabilmente più conforme all'attualità del momento.



PRESIDENTE

Colgo la disponibilità del Consigliere Tapparo a muoversi in direzione di quanto detto dal Consigliere Picchioni, per cui non passiamo al voto.
Desidero informare, in particolare il Consigliere Monticelli che ha fatto un espresso riferimento. che la Consulta europea è convocata per il giorno 22 ottobre alle ore 17 (è la prima seduta di insediamento). Credo che questa sia la sede idonea per portare la tematica sollevata dall'ordine del giorno dei Consiglieri Tapparo e Garino, che è stata poi condivisa dagli interventi successivi.
Quella attuale è una fase estremamente importante perché il tempo storico ci collega all'Europa con una nuova straordinaria dimensione e importanza internazionale.
Con l'indicazione di questo nuovo appuntamento e di una nuova sede di discussione ritengo esaurito l'esame di questo punto all'o.d.g.
Ho avuto premura di accertare non soltanto che la convocazione arrivasse alla nuova composizione della Consulta europea, ma anche che i parlamentari europei eletti in Piemonte possano essere presenti a questa seduta di insediamento.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Esame ordine del giorno n. 21 presentato dal Consigliere Ferrara su episodi della Resistenza


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 21, di cui al punto 7) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Ferrara per l'illustrazione.



FERRARA Franco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo che l'ordine del giorno che ho presentato non abbia bisogno di particolare illustrazione in quanto si illustra da sé. So già che qualche amico mi dirà che io sono sempre stato sollecito nel dire che il Consiglio regionale deve occuparsi più delle cose di competenza specifica che non di quelle che non sono di competenza. Credo si tratti di qualcosa che sia pure in senso lato è di competenza specifica di un'istituzione dello Stato repubblicano nel quale noi oggi viviamo.
Non amo di solito riempirmi la bocca sui valori della Resistenza, ma pur credendo in quei valori ho ritenuto opportuno predisporre questo ordine del giorno dopo che per molto tempo sulla stampa abbiamo assistito ad una polemica che nulla aveva a che vedere con la Resistenza in quanto tale: usare i problemi della Resistenza, o meglio vicende che non hanno fatto parte di quel periodo. e che sono successive, per svuotare e svilire il significato importante che il movimento di Resistenza ha avuto nel nostro Paese. Noi crediamo che questo tentativo di delegittimazione nella sua totalità della Resistenza, debba essere, da un'istituzione quale è la Regione Piemonte, contrastato e battuto. Crediamo, non perché sia bello riempirsi la bocca di facili parole, che la Resistenza sia stata e resti il fondamento storico, giuridico, istituzionale e morale dello Stato repubblicano nel quale oggi viviamo. Crediamo che la Resistenza sia stata il secondo Risorgimento, continuazione e conclusione di quel grande movimento popolare che ha portato all'unità italiana. Per questo motivo abbiamo ritenuto inaccettabili le cose che si andavano dicendo sulla Resistenza, come altrettanto inaccettabili, forse ancor di più, alcune affermazioni che sono state dette sul Risorgimento nel corso del meeting di Rimini e credo vergognosamente quanto autorevolmente riprese in un secondo tempo. Noi crediamo che la massima istituzione politica della Regione Piemonte, senza fare della demagogia da quattro soldi, debba seriamente riaffrontare questo problema per riaffermare, senza riserve e ambiguità, la validità storica ed ideale di quel periodo. Senza nascondersi. perché quel periodo e quello immediatamente successivo alla liberazione hanno portato degli episodi che nulla hanno a che vedere con il valore morale della Resistenza. Questi episodi comunque non possono essere tali da svuotare e svilire il ruolo ed il significato della Resistenza.
Crediamo che questo impegno debba essere riaffermato e speriamo che possa essere concretamente fatto suo dalla Regione mediante iniziative che portino ai giovani. che molte volte non comprendono il significato, il peso, il ruolo, il valore di quelle giovani energie che credendo in questi ideali di libertà e democrazia si sono sacrificate e sono morte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, prima di fare alcune brevi e concise considerazioni sul merito dell'ordine del giorno, desidero rimarcare la chiusa dell'ordine del giorno,laddove vengono espressamente esaltati quei "democratici ed antifascisti, i quali fecero quanto dettato dalla loro coscienza di uomini liberi, sapendo di compiere le scelte giuste e di fondare su di esse, anche con il loro sangue, la futura Italia democratica".
Letta questa chiusa dell'ordine del giorno devo, prima e davanti ogni cosa, esprimere sommo stupore per il fatto che è proprio il rappresentante del Gruppo repubblicano ad avere proposto un documento con questa chiusura e con queste espressioni. Al collega Ferrara, che appartiene al Partito repubblicano, ricordo che il suo capo storico sen. Spadolini non ha compiuto le scelte giuste, perché nel 1944 quando non era né un infante n un balilla, ma leggeva l'Intrepido o l'Avventuroso e che non era certo persona incapace di intendere e volere, si esprimeva in maniera ben diversa! Quando venne ucciso Giovanni Gentile nell'aprile del 1944 disse testualmente che "tutti gli Italiani avrebbero dovuto vergognarsi per mille anni (quindi ancora per 960 anni stando allo Spadolini, già persona di cultura e non infante) per il delitto commesso dai ribelli!" All'epoca dell'aprile '44 erano ancora chiamati "ribelli" poi. dopo qualche mese entrò in pista l'aggettivo "partigiani". Se il capo storico repubblicano scriveva questo, non capisco perché uno dei suoi seguaci venga a dire che oggi vanno esaltati solo quelli che fecero le scelte giuste. Prima di venire al merito dell'ordine del giorno voglio ancora dire poche, ma sentite parole. Dopo di me interverrà il mio collega di Gruppo, Zacchera che all'epoca non era ancora nato, per cui le sue parole saranno meno di parte delle mie. Oltre che la "vergogna per mille anni per i ribelli " scriveva su un periodico del Partito fascista repubblicano, che si stampava in Firenze (per fortuna la carta stampata resiste nel tempo!), "che l'Italia è costretta ad affrontare una realtà dura ed avvilente; che questa generazione che aveva creduto nella Nazione, che aveva esaltato lo Stato che aveva costruito l'impero, che aveva instaurato un regime di grande giustizia sociale. veniva adesso a trovarsi con una Nazione divisa. nelle terre come negli animi. con lo Stato indebolito e quasi inerme, con l'impero distrutto, con le sue conquiste sociali minacciate. Ma ecco coraggio! C'è la Repubblica Sociale Italiana nella quale i migliori di essi già vogliono ardentemente riguadagnare la cima." Potrei proseguire per citare alcuni passi che incoraggiavano i pavidi o i deboli o gli imbelli a resistere, questa volta "resistere", dall'altra parte della barricata.
Quindi esprimo sommo stupore perché non si tratta così un capo storico del proprio Partito, e non si scrive che solo coloro i quali agirono pro Resistenza furono quelli che fecero le scelte giuste.
Per quanto riguarda il merito dell'ordine del giorno, rilevo che è contestabile l'espressione di Ferrara usata nell'illustrarlo allorquando ha detto: va fatta una distinzione "non hanno fatto parte della Resistenza i protagonisti degli eccidi post 25 aprile 1945 ". Eccidi pacificamente consumati sia in Emilia sia nel Veneto (l'eccidio di Schio docet) e sia anche in Piemonte. E come non erano protagonisti? Indubbiamente appartenevano, nell'ambito composito della Resistenza, all'area comunista almeno fino a questo momento delle nostre cognizioni pare che appartenessero a quell'area. Furono dei protagonisti che ritennero di scegliere di andare oltre il 25 aprile '45 quando la guerra era già finita.
I fatti dell'Emilia Romagna li conosciamo, potremmo citare un lunghissimo elenco in quanto si tratta, al di là di sapere chi sia stato responsabile o chi non lo sia stato, di fatti di guerra privata dei partigiani comunisti! Questo penso sia un dato di fatto non contestabile.
Guerra privata perché la corrente dei duri, degli intransigenti, pensava che proseguendo la guerra privata o la guerra partigiana (però attraverso la commissione di delitti nei confronti di inermi prigionieri) di poter arrivare a quella tale conquista del potere in Italia. Qui però cominciano gli storici, che si occupano di questi problemi, a dire che pare che Togliatti fosse contrario alla corrente di Longo e di Ortona e dei duri perché Stalin gli avrebbe fatto sapere "no, non è il momento, bisogna rimanere nell'alveo democratico in senso stretto". Queste sono tutte valutazioni, che possono essere vere oppure no.
Comunque questi delitti, caro Ferrara, furono commessi da protagonisti della Resistenza.
Per rimanere al Piemonte io ricordo un fatto oggettivo accertato da una sentenza della Magistratura della Corte d'Assise di Vercelli, dopo che l'Ufficio Istruzione presso la Corte d'Assise di Torino esperì la relativa istruzione: il caso Moranino. Moranino era un capo partigiano di stretta osservanza comunista (questo è un fatto pacifico). Cari colleghi qui non si tratta di vedere chi aveva ragione, chi aveva torto, come sono finite le cose, se durante la guerra civile (perché fu guerra civile principalmente) furono più spietati quelli dell'una o dell'altra parte della barricata.
Purtroppo era guerra civile, quindi in quel momento i fatti sono stati quelli che erano sotto i nostri occhi e che leggiamo nella storia e che qualcuno di noi può aver vissuto. Ma il grave è la commissione dei delitti a guerra finita, e senza nemmeno lo scopo - a parte il fatto che il delitto non lo giustificherebbe nemmeno - per attuare la guerra privata del partito comunista dell'epoca per conquistare il potere dopo la "liberazione" del 25 aprile 1945. Perché gli eccidi di Moranino, che sono ormai fatti conclamati in una sentenza della Sezione Istruttoria della Corte d'Assise di Torino sono l'arrotamento e l'eccidio di prigionieri nel cortile dell'Ospedale Civile di Vercelli. Si trattava di giovani prigionieri che avevano dovuto arrendersi e che aspettavano la loro sorte: essere giudicati o trasferiti nei campi di concentramento.
Non voglio fare l'elenco degli eccidi, ma voglio solo ricordare l'eccidio Moranino nell'Ospedale psichiatrico di Vercelli. Se ne potrebbero citare tanti altri. Tanto è vero che Togliatti si rese conto di questa situazione e, in quanto Guardasigilli, spostò al 31 luglio 1945 l'amnistia generale. Nella relazione al Parlamento del progetto di amnistia si diceva in sostanza questo: "c'è stata la guerra di liberazione contro i nazifascisti, adesso però bisogna fare un atto di clemenza verso tutti." Per fare un atto di clemenza verso tutti arrivò però al 31 luglio 1945 e non si fermò al 25 aprile! Perché se avesse voluto fare un atto di clemenza per tutto ciò che di brutto, di perverso è accaduto dall'una e dall'altra parte della barricata, avrebbe dovuto fermarsi al25 aprile. Ma il Guardasigilli arrivò al 31 luglio 1945 perché doveva coprire i due mesi degli eccidi dei vari Moranino, degli eccidi in Emilia e di quelli di Schio.
Ribadisco e concludo che di fronte al fatto che questi eccidi furono opera di protagonisti della Resistenza noi non possiamo condividere in alcuna parte e in alcuna parola l'ordine del giorno in esame.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri; il mio Capogruppo (sia pur molto giovane e non so con quale veste, forse molto marginalmente), ha vissuto alcune cose di quei tempi. lo no, come penso anche la gran parte di questo Consiglio regionale. Nondimeno penso che sia opportuno su queste cose innanzitutto un aggettivo: il rispetto.
Rispetto che io devo provare per tutte le parti che allora furono in causa. Rispetto che però io chiedo che venga anche ricordato da questo Consiglio regionale verso coloro che, per quelle vicissitudini, soffrirono al di là di ogni logica su tutte le barricate. Quando quindici anni fa ho cominciato a fare politica, all'inizio volevano buttarmi fuori dal mio Consiglio comunale perché "parlava un fascista". Io non ero mai riuscito a capire perché, in una famiglia di antifascisti come era la mia, uno (solo perché non apparteneva al cosiddetto arco costituzionale) doveva essere etichettato come fascista qualunque cosa dicesse. Ricordo quello che mi hanno insegnato a casa mia. Una casa che forse era uno spaccato della realtà di quei giorni. Quello che poi sarebbe diventato mio padre era in un campo di concentramento in Germania. un mio zio (classe '25) era nella Repubblica Sociale non come soldato volontario, ma di leva, e un altro zio con mio nonno facevano uno l'aiutante partigiano e l'altro il partigiano in seguito Consigliere comunale nella DC dopo la liberazione nel mio Comune.
Una cosa così ho imparato: il rispetto e la comprensione degli altri.
Però ho anche capito che la verità e la storia emergono solo con anni e decenni di ritardo. Perché nei primi anni, da nessuna delle due parti si può avere una visione delle cose che sia estraniata dalla realtà che ciascuno differentemente ha vissuto in quei giorni. Quando in questi giorni sono emersi i fatti di Reggio Emilia, mi sono ricordato i libri, di parte "fascista", che leggevo quando ero ragazzo e mi chiedevo perché di queste cose non si fosse mai data notizia e perché se c'erano 101 anniversari partigiani, gli altri non venivano mai ricordati. Nella mia città ci sono state decine di persone uccise dopo la fine della guerra che non sono mai state ricordate, mentre le altre - giustamente - lo sono: a Fondo Toce c'è un monumento eretto in memoria di queste vittime; non è scritto però che erano state uccise perché il giorno prima, nello stesso posto, i partigiani ne avevano uccise altrettante. Queste cose mi hanno sempre lasciato molto sconcertato per cui ho voluto rileggere i fatti di Reggio Emilia innanzitutto come una riscoperta storica. Non è giusto dire: "saltano fuori perché adesso nel PCI c'è il fronte del no che lotta contro quello del sì".
Essendo trascorsi quasi cinquant'anni da quei fatti si può cominciare a fare della storia. E la storia insegna che i fatti non furono come quelli interpretati immediatamente dopo - dalla parte dei vincitori, perché subito dopo una guerra la storia è scritta solo dai vincitori. Soltanto dopo qualche anno si può avere un logico distacco, ed allora ecco che emergono tantissime carature diverse nel fenomeno partigiano, come ci furono tantissime carature diverse dall'altra parte, tra gli sconfitti. Ho cercato, ho chiesto tante testimonianze dall'una e dall'altra parte, perch è un tema che dalle mie parti, come penso in tutta la Regione, ha diviso le famiglie, ha diviso noi ragazzi, quando allora si faceva politica (ahimè oggi se ne fa troppo poca nelle scuole). Cose che abbiamo vissuto sulla nostra pelle, perché i fascisti non potevano entrare all'Università e alla Bocconi se mi riconoscevano mi riempivano di botte. In virtù di che cosa? Delle idee che allora erano state di "liberazione" per la nostra Italia! lo penso che bisogna avere molto rispetto per tutti, però non bisogna avere paura di dire quello che successe realmente. Allora, noi dobbiamo dire che se c'è stata una parte della Resistenza, accettabile militarmente, di rivolta, di desiderio di libertà, di interpretazione del proprio io, ci fu sicuramente anche una parte che stravolse questi significati e li adoperò a proprio uso e consumo prima, durante e dopo la Resistenza. Va detto con sincerità che per trent'anni questa parte negativa, assassina - mi permetto dire - fu coperta da un Partito politico che tutti conosciamo, perché quei colpevoli, dal momento che avevano superato legittimamente i limiti di quelli che potevano essere comunque gli orrori di un periodo post-guerra civile, furono fatti espatriare. Furono difesi, non si ebbe il coraggio di dire: no, qui si è sbagliato. Il mio collega ha citato Moranino, che è rientrato soltanto come senatore in questa Repubblica, altrimenti non ci poteva rientrare perché era stato condannato all'ergastolo, e non da una corte di fascisti, bensì di antifascisti.
E' stato presentato un ordine del giorno, ma il discorso va ben al di là di questo. Non penso che bisogna parlare di strumentalizzazione. Io mi auguro che si abbia in futuro il coraggio di sapere interpretare la storia che oggi non dà ragione alla mia "parte", che comunque è quella dei perdenti, ma la storia rivaluta a distanza molti fatti. Tutti abbiamo letto i dubbi che lo stesso Pavese espresse nei suoi diari e che sono stati pubblicati questa estate. Allora perché non ammettere che anche dall'altra parte c'erano centinaia e migliaia di persone che in perfetta buona fede difendevano i propri ideali? E da parte partigiana non è giusto dire che ci furono solo eccessi in circoscritte zone, perché purtroppo il movimento partigiano fu contraddistinto anche da questi fatti in tantissime parti d'Italia, magari motivati come atti di vendetta di eventi precedenti. lo non posso, non voglio e non devo giudicare. Però a questo punto non posso dimenticare che in Emilia sono stati trucidati dopo il 25 aprile 108 sacerdoti. Perché? Perché in quel momento c'era un disegno politico, che probabilmente oggi non ha più nulla a che vedere neanche con l'etichetta di quel partito, ma allora si doveva e si voleva eliminare fisicamente una presenza scomoda in quella Regione. Quello fu il triangolo della morte! Ma questi casi sono decine in tutta Italia. E non capisco perché ci si debba oggi scandalizzare se finalmente, con il distacco degli anni che sono trascorsi, questi episodi vengano finalmente alla luce.
Infine, non sono d'accordo con la lettura della Resistenza come fondamento storico, giuridico e istituzionale dell'Italia. Attenzione: fu sicuramente un fatto storico. ma se va inquadrato nel discorso della guerra, la guerra resta perduta. Sicuramente una parte del Paese cambi opinione, molti le cambiarono anche all'ultimo momento per opportunismo, ma la storicità della Resistenza italiana scompare in contrapposizione a quello che fu allora la Resistenza in Jugoslavia o in Francia. Da noi fu un fatto estremamente più marginale. Giuridico: ma quando mai c'è stato un fondamento giuridico della Resistenza? Si dice che l'Italia è nata sulla Resistenza, ma gli aspetti giuridici nascono dalle leggi e le leggi nascono da un Parlamento libero, non da un movimento armato e guerrigliero, perch sappiamo che sotto tutte le latitudini, sotto tutti i regimi, quello non è mai un fondamento giuridico dei fatti.
Istituzionale: la Resistenza è stata sicuramente un fatto istituzionale perché si sono riportati i comitati di liberazione nazionale nelle nostre istituzioni sotto il cosiddetto "arco costituzionale", ma secondo me non è stato un fatto positivo, e determinate lottizzazioni di cui ancora oggi scontiamo il peso nacquero allora, con una divisione delle parti. Non posso invece esprimere un giudizio, non devo farlo dal punto di vista morale proprio perché penso che diverse possano e debbano essere le opinioni. Per non si possono - collega che hai presentato l'ordine del giorno equiparare le discussioni su centinaia di migliaia di morti con le discussioni del meeting di Rimini sul primo Risorgimento. E' legittimo che uno possa esprimere, giuste o sbagliate che siano, le più grandi fesserie sul primo Risorgimento nell'ambito di uno scambio di idee. Di qui a dire che sono le stesse cose è ancora più inaccettabile.
Sono necessari cento anni per giudicare la storia e tra cento anni penso che la Resistenza verrà vista purificata nelle sue cose migliori, ma si avrà il dovere e il coraggio di prendere atto che i fatti che sono successi a Reggio Emilia non furono che la punta dell'iceberg di una situazione che travolse il nostro Paese.
Questa secondo me è una risposta; per cui la Regione deve portare avanti un discorso verso i giovani, impostando una lettura di questi fatti nel modo più obiettivo e distaccato possibile. Nessuno qui oggi deve rinnegare dei fatti, ma nessuno deve essere portato ad odiare, perché la divisione continua di questo Paese, nel corso di quarant'anni, è costata altre decine di ragazzi che sono morti ammazzati all'estrema sinistra e all'estrema destra negli anni di piombo, montati ad arte sull'odio di allora. E quei momenti li abbiamo vissuti anche noi, in prima persona quando eravamo ragazzi.
Penso che la storia sia una grande maestra di vita, bisogna apprendere che questi fatti accaddero e non bisogna vergognarsi, ma soprattutto non si deve avere paura di fare luce, di riscoprire, di riaprire gli archivi perché soltanto con la chiarezza e con il rispetto per tutti, scopriremo che non tutti gli italiani buoni erano da una parte e i cattivi dall'altra.
Fu una generazione spaccata in due, una generazione che non si è arresa n da una parte né dall'altra e alla quale io devo un profondo rispetto perch mi ha insegnato molte cose. La nostra generazione queste cose non le ha imparate, non le ha viste, non le ha conosciute, e comunque dentro ciascuno di noi sicuramente manca qualcosa, perché non abbiamo la carica ideale che io ho trovato in persone di entrambi i fronti. Purtroppo anche la guerra in questo senso può essere storia, perché è storia di vita.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Peano.



PEANO Piergiorgio

Mi pare doveroso portare un contributo a quanto è stato detto questa sera. Sono con me altri Sindaci (di Susa, di Alba. di Biella), personaggi che conoscono quel periodo storico e tutti quanti potrebbero e dovrebbero dire qualcosa.
Sono stato Sindaco di Boves per tanti anni. Boves è medaglia d'oro al valor civile e militare. Una città che ha pagato tristemente ed è ricordata come la prima città martire perché per prima, dopo l'8 settembre, pagò il 19 settembre 1943.
E' giusto che il collega Zacchera dica che dobbiamo avere rispetto per tutto quello che è successo in quegli anni: fu anche guerra civile e dobbiamo avere rispetto per tutti i morti. perché i morti di tutti i fronti, di tutte le guerre, sono caduti per costruire questo tempo di pace.
In quegli anni ho visto inchinarsi a Boves personaggi di ogni ordine e di ogni ideologia. Ho visto passare giovani, anziani, rappresentanti della Resistenza e in questi ultimi anni soprattutto le scolaresche, che vengono per capire il messaggio che può nascere da quel triste periodo.
Sandro Pertini venne a Boves nel 1978 e commemorando il XXXV anniversario definì la città "culla del secondo Risorgimento italiano".
Alcune domeniche fa abbiamo commemorato il "19 settembre", abbiamo ricordato con serenità, con la semplicità dovuta, il triste silenzio di quel periodo. Però quest'anno ho visto negli occhi di quanti erano presenti un imbarazzo diverso per i non più giovani e difficoltà a capire per i giovani. E' stata veramente sofferenza, perché ho capito quanto è ancora debole oggi la forza della pace, quanto sono grandi ancora le forze dell'odio e della violenza e quanto cammino dobbiamo ancora fare. Ho capito che la pace è ancora troppo flebile e la guerra ancora vincente. E' qui che dobbiamo avere il coraggio di sentirci uniti e di far assurgere il movimento della Resistenza in tutti i suoi valori e in tutta la sua ricchezza: i valori della libertà, della giustizia, la ricchezza della pace, ripulendoli da tutte quelle sopraffettazioni che hanno inquinato gli anni e che ancora inquinano il suo vero valore storico. Se non fosse così oggi rischieremmo di dover giudicare cosa è stata duecento anni fa la Rivoluzione Francese. Forse oggi non siamo ancora in grado di poter giudicare con concreta razionalità, cogliendo il vero sentimento, in quanto lo storico di oggi si lascia ancora trasportare dalla troppa vicinanza degli avvenimenti (lo dice lo storico Giuntella in un suo volume), di un fenomeno che ha concesso alla nostra gente di aggregarsi in un unico intento.
Il timore di De Gasperi era il dramma di una cultura che oltre ai morti e alle distruzioni avesse spento nel cuore degli uomini, negli animi delle nuove generazioni, il valore della libertà, la voglia di vivere in pace. Ma non fu così, pochi giorni di sbandamento e poi scoppiò l'inno alla libertà la sinfonia della pace, la voglia di democrazia, di decidere i propri destini. Questo nacque dalla Resistenza e consenti a De Gasperi a Parigi di poter trattare con gli alleati patti dignitosi, L'Italia fu libera: ancora venti mesi, 8 settembre 1943 -25 aprile 1945, di difficile lotta e anche di guerra fra italiani che si trovavano su frontiere opposte.
Mi diceva il mio Capogruppo in questi giorni che la Resistenza la si serve e la si salva con tutto l'apporto della verità storica. Ma perché ci sia consenso etico alla storia, rigore nel rivisitare il passato, dobbiamo avere il coraggio di affidarci a dibattiti che sappiano garantire la validità con la presenza di forze intellettuali e critiche distaccate da pregiudizi, altrimenti si rischia di vanificare gli intenti, di satanizzare, di non fare luce sulla verità storica e di distruggere ancora con la violenza.
C'è oggi un grande desiderio di rivisitare, si infrangono le regole da parte di molti che con troppa semplicità vogliono giudicare senza capire e senza conoscere. Non dimentichiamo che la guerra non ha mai né vincitori n vinti. Tutti pagano contributi enormi mai calcolabili. Così fu anche per la Resistenza che ha pagato con i suoi morti (oltre 50 mila), con le sue sofferenze morali di guerra civile, con il suo innalzare barriere morali e ideologiche che ancora nel primo periodo del dopoguerra hanno reso difficile l'esordio della democrazia, la nascita della nostra prima Repubblica. Ancora oggi è in atto il tentativo di scardinare la verità portando alla luce fatti che con la Resistenza non hanno trascorsi, perch le idealità di giustizia e di pace cadono nella peggiore violenza. Ma questo non è Resistenza. Non mi sento di giudicare questi fatti, se non di dire che chi si è appropriato debba restituire alla storia il vero evento.
Dovremmo forse avere l'umiltà di comprendere quanto essi appartengano alla complessa e difficile storia degli uomini, comprenderne tutta la complessità, perché parlando di essi si entra nella coscienza degli uomini dove è difficile scoprire la verità. L'attenzione che dobbiamo porre è a non essere nuovamente scuola di violenza, perché chi ci segue sappia trovare nelle nostre affem1azioni tutti i sentimenti e tutti gli intenti di costruire in positivo la nostra società futura.
Due secoli fa la Rivoluzione Francese, pietra miliare nella storia dell'uomo. fu. tra le tante tragedie umane, riconosciuta come il simbolo di una libertà sociale prima di allora sconosciuta.
Stiamo attenti ora a non ghigliottinare la Resistenza e attenti a non privare uno dei più grandi partiti di massa dei valori che in esso vanno riconosciuti e che sono ancora oggi idealmente da raggiungere.
Il travaglio del Partito comunista non ci deve consentire di iniziare una implacabile battaglia nei loro confronti. Il "triangolo della morte" con le presunte dichiarazioni di personaggi o di diari che intendono far luce sul comportamento dei leader storici di quei fatti, devono essere giudicati nella loro autenticità. Sono segreti che pesano nella storia italiana e definiti ancora macigni nella vita civile e politica.
Dobbiamo far luce, ma con l'intento di ricerca della verità (nel senso più etico al Partito comunista e a tutte le forze politiche) nella propria storia come a un dovere da perseguire. Il Partito Comunista e tutte le forze politiche devono far luce nella propria storia con l'intento di ricerca della verità e come dovere da perseguire.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Riba.
Ne ha facoltà.



RIBA Lido

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la mia appartenenza assieme ad altri sette Consiglieri alla Provincia di Cuneo, che ha ben tre città medaglie d'oro, Cuneo, Boves ed Alba (di cui è stato Sindaco Zanoletti per tanto tempo), e in più una recente discussione del Consiglio comunale di Cuneo proprio su questa materia (conclusasi con un ordine del giorno di cui sento il dovere di informare al termine del mio intervento il Consiglio regionale), mi impone di intervenire prima di tutto anche come cittadino.
Apprezzo e ringrazio il Consigliere Ferrara perché con questo ordine del giorno ha posto un argomento di sommo valore e l'ha posto nei termini che condivido totalmente e ritengo essere i più corretti per rappresentare ciò che è in discussione in questo momento.
Periodicamente ritorna il tentativo di delegittimare la Resistenza partendo dalle occasioni che la storta fornisce e che chissà quante volte fornirà ancora attorno a qualsiasi evento che sia stato oggetto di fasi storiche. Ma io ritengo, ad esclusione di alcuni colleghi che l'hanno già reso esplicito, che il tentativo di delegittimare la Resistenza sia innanzitutto il tentativo di legittimare il posto che occupa nella storta cioè lo stato di cose che ha caratterizzato il regime dal quale la Resistenza ci ha liberato.
E'evidente che possono essere intervenuti fatti e situazioni singole.
Il mio compagno di Partito, Fassino, ha detto: "Sia fatta luce: chi sa parli". Certo, ma bisogna parlare con i fatti e non parlare con l'obiettivo esplicito di buttare fango, com'è il volantino del MSI di Cuneo, fatto distribuire poco tempo fa "Migliaia di trucidati nella Provincia Granda dopo il 1945". Non è riconnesso con nessun elemento storico e una volta tanto non se la prendono nemmeno con i comunisti, ma con lo scrittore Nuto Revelli e con quell'alta figura della Resistenza, e tuttora espressione insigne di quei valori, che è l'avvocato repubblicano Gino Giacosa. E' ben evidente che l'educazione, la circostanza, la situazione storica vissuta dal 1921 fino al 1944/1945 può sicuramente avere comportato, educato ed imposto la necessità di comportamenti diversi da quelli che la Costituzione, assumendo alla sua base i valori della Resistenza, ha indicato come valori universali. Ma sono comunque gli elementi sui quali deve essere circoscritta, discussa, chiarita tutta la circostanza ed anche tutta la responsabilità.
La legittimazione dicevo - per rilanciare il suo posto, oppure, il qualunquismo e la dispersione ideale e morale delle nostre generazioni, di quelle che non hanno visto e di quelle che faticano moltissimo. Non credo di uscire dal tema andando a ritrovare dei valori indicatori, dei valori di riferimento che siano valori alti, tali da far conferire attenzione e da attrarre la convinzione e la passione di tutte le nuove generazioni. E' un problema grande valutare come si opera per attrarre su valori universali i sentimenti dei giovani.
Devo dare atto alla Regione Piemonte di essere stata - pur naturalmente con dei limiti all'altezza di questo compito nella costituzione del Comitato per i valori della Resistenza e dell'Antifascismo che ha svolto un grande lavoro negli anni scorsi e che certamente ha già ripreso il suo lavoro. La discussione di oggi consente di sollecitare il massimo sforzo in questa direzione con l'attenzione specifica del Presidente della Giunta regionale e di quanti sono investiti di un alto magistero morale nei confronti del Piemonte.
Concludo dando atto al Consiglio regionale dell'ordine del giorno votato all'unanimità del Consiglio comunale di Cuneo (tranne il MSI), che segnala dei valori che sono comuni a tutti i cuneesi e che ora leggo perch mi sembra una testimonianza significativa: "Un volantino distribuito con il contrassegno del MSI locale, e che già si trova sub judice per vilipendio alle forze armate della liberazione e per diffamazione ai danni dei nostri cittadini Nuto Revelli e Gino Giacosa. le cui personalità sono certamente note, investe con le sue calunnie l'intera Provincia di Cuneo e questo Capoluogo decorato di Medaglia d'oro al valore militare insieme alle Città di Alba e di Boves.
Nell'attesa delle sentenze della Magistratura di Cuneo, il Consiglio comunale di Cuneo respinge l'ignobile provocazione fascista ed addita al disprezzo dei cittadini lo squallido tentativo di attribuire alla Resistenza. addirittura dopo la fine della guerra. crimini orrendi compiuti invece proprio dall'altra parte prima e dopo la guerra dai campi di sterminio al terrorismo nero.
Le nuove generazioni ricordino che la responsabilità della guerra di liberazione e di tutte le vittime che essa ha annoverato è stata e rimane soltanto del nazismo, del fascismo e della monarchia succube di queste dittature". Noi che vogliamo l'onore per la Resistenza, per la lotta di liberazione, che esprimiamo il rispetto per tutte le vittime, che per abbiamo bisogno di ritrovare e di riconfermare da parte delle istituzioni l'alto magistero di essere custodi dei valori della Costituzione e di essere soprattutto riferimento per i nostri giovani, dobbiamo esprimere con l'approvazione dell'ordine del giorno presentato dal collega Ferrara, che senz'altro votiamo, una sottolineatura in più: la volontà attraverso l'azione del nostro Comitato regionale, di riprendere un impegno ed una lotta sul fronte antifascista che siano tali da scoraggiare la continuazione di questa losca manovra in modo da mettere in luce le sue barbare finalità e il pericolo che esse, non opportunamente ricircoscritte nel recinto che loro spetta, possono rappresentare per l'intera Nazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ha fatto bene il collega Ferrara a presentare questo ordine del giorno.
L'ordine del giorno ci consente di compiere una riflessione e, nello stesso tempo, è sfuggito al rischio di raccogliere una quantità di firme che presentassero in questo Consiglio regionale una maggioranza quasi unanime, monumentale tale da farci presentare come qualcosa che si sovrappone su tutto. L'ordine del giorno però ci consente di poter esprimere anche le nostre posizioni. E' superfluo dire che come Gruppo condividiamo l'iniziativa che è stata assunta. Sottolineo questo aspetto di metodologia di libertà che consente a ciascuno di potersi esprimere, senza assumere pregiudizialmente degli atteggiamenti fin troppo facili ricordando questo discorso che per un lungo periodo ha fatto parte della politica e della storia del nostro Paese.
Credo sia giusto separare due aspetti: la Resistenza - è stato detto già da altri colleghi che mi hanno preceduto - dai crimini compiuti dopo.
Quelli non c'entrano niente: in proposito esprimiamo la nostra ferma e netta condanna. Si è detto: "Si faccia piena luce. Si assumano le responsabilità". Queste sono due cose distinte.
Mi pare che ci sia stato un tentativo di bassa lega di confondere questi due momenti.
Certo si può anche far della filosofia, facendo derivare delle componenti presenti nella Resistenza. Ancora oggi ci si chiede se la Resistenza ha risposto alle attese e alle aspirazioni: alcuni dicono di sì.
lo sono del parere che la Resistenza abbia risposto; c'è chi dice che sia stata tradita.
Questo dibattito è in corso: si storicizza rispetto al quadro politico e alle situazioni. Situazioni che sicuramente confluivano nella Resistenza perché le portarono i partiti, perché la Resistenza non era priva di atteggiamenti e di posizioni politiche. E' chiaro che c'era chi pensava che occorresse abbattere il fascismo e costruire un sistema democratico. C'era anche chi pensava che bisognasse andare oltre. D'altro canto la storia l'abbiamo sotto gli occhi: la Resistenza greca pensò che si poteva andare oltre e finì in un bagno di sangue. Queste sono responsabilità che sul piano storico bisogna chiarire, e forse è bene che vengano fuori. perch quando si tende ad assumere una connotazione libera da tutti i condizionamenti, è giusto che si vada fino in fondo e si chiariscano le responsabilità che ciascuno può aver avuto in quei momenti. La Resistenza fu la confluenza di queste grandi cose. Sono queste le cose che hanno consentito alle forze di varia ispirazione - e non mi soffermo a dire quali di confluire. di ritrovarsi.
Qual è il primo risultato? E' che nel nostro Paese le tentazioni che potevano sovrapporsi a quella che era la conquista della libertà democratica non sono passate. Questo è il primo dato, la Resistenza nel suo insieme. E' questa la tavola di valori, è questa la risposta che viene dalla Resistenza. La Resistenza ha tenuto ferma una visione, un concetto.
La Resistenza ha dato luogo alla Costituente: la Costituente si è riunita e nel 1946 c'è stata la prima elezione in un Paese che ritrovava la sua libertà dopo 25 anni di dittatura. Si è formata una Commissione, composta dai 75 che hanno lavorato per redigere la Costituzione. entrata poi in vigore 1'1 gennaio 1948.
La grande forza della Resistenza fu quella di fare in modo che venissero rispettati quei principi, quei comportamenti e quelle regole che erano state distrutte dal fascismo.
Se è difficile oggi per chi fa politica, magari come noi, stabilire qual è la scelta giusta in un Paese in cui la libertà è infinita immaginiamoci nel momento in cui un giovane si affacciava alla vita e non sapeva che cos'era la libertà.
La Resistenza è la nostra carta fondamentale. Lo sostengo da molto tempo, così come mi sento di dire che non c'è Paese al mondo - e lo dico nei confronti di coloro che pensano di aver realizzato un mondo diverso come abbiamo visto con la caduta del muro di Berlino - che potesse offrire pur con i suoi limiti e le sue difficoltà, un modello come quello che abbiamo messo in piedi. Lo abbiamo messo in piedi con un grande movimento di popolo che non fu una passeggiata; come non fu una passeggiata il Risorgimento. Bisogna essere realisti, fu l'intuito, fu qualcosa che veniva da lontano; fu la riaffermazione di alcuni diritti di libertà a cui la gente, di fronte a quel che è successo, non ebbe motivo di opporsi.
Il fascismo rappresentò un travolgimento, così come lo rappresentò il comunismo. Bisogna essere capaci di vedere le cose come sono ed avere la capacità di capire che tempi e situazioni si modificano facendo fortunatamente emergere dei veri valori. A chi giova questo tentativo? Il meeting a Rimini, con uno scrittore che io ho sempre apprezzato, Vittorio Missori, ha dato alcuni accenni. Sono rimasto colpito dal tentativo di coinvolgere la Resistenza negli eccidi del dopo '45, l'ultima uscita del Cardinale Biffi Collodi mazziniano deluso. Considero positiva la caduta del muro di Berlino. che rende la gente più libera; anche questo dibattito lo considero positivo perché ci consente, al di là degli schemi della chiamata di campo. di arrivare alle radici che non sono state fino in fondo scoperte e coinvolgono i laici, i cattolici, i socialisti. le forze di varia matrice, i comunisti. Tutto questo ci riporta alla storia. Di qua separiamo le cose e non cadiamo nella tentazione di coinvolgere dei grandi eventi storici come il Risorgimento, come la spedizione dei 1085, o come è stata la politica che il Piemonte fece nei confronti della costruzione di questo stato. Purtroppo lo stato unitario si è raggiunto, ma bagnato col sangue di tanta gente. Mi sembra che queste aspirazioni rappresentassero il nuovo che c'era in quel momento. A questo nuovo hanno partecipato grandi forze coinvolte nel loro insieme, forze di parte diversa. Poi può darsi che Mazzini sia stato meno sensibile ai problemi dei rapporti con Pio IX piuttosto che Garibaldi. Probabilmente è un dibattito che è ancora in corso adesso, chi è l'erede della tradizione liberale o di quella giacobina? Non voglio andare troppo in là, voglio dire però che c'è stata una grande spinta e mi pare sia stato giusto da parte del Presidente Cossiga e da parte del Presidente Andreotti dire che è stata una fortuna la liberazione dello stato pontificio dei poteri temporali. lo apprezzo queste cose dei cattolici democratici e mi auguro che questo dibattito porti alla possibilità di costruire davvero uno stato che risenta di questi influssi.
Se noi mettiamo insieme questa nostra storia e la vediamo come una storia che ha fatto di un paese diviso, povero fino a poco tempo fa, un grande paese e una grande nazione, credo che i valori prima del Risorgimento e della Resistenza poi, possano essere la nostra direttrice di marcia verso un discorso di maggiore libertà e di schiettezza per offrire al mondo un modello di pace e di libertà.
In questo senso credo che abbia fatto bene Ferrara a presentare questo ordine del giorno libero, non il solito ordine del giorno approntato dalle forze dell'arco costituzionale. e mi auguro si resti fedeli a questi che sono gli argomenti fondamentali della nostra vita libera di paese che aspira alla pace nell'Europa e nel mondo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, anche la mia sarà una dichiarazione di voto. E' già intervenuto il collega Riba portando qui la sensibilità e l'esperienza della provincia di Cuneo. Sensibilità ed esperienza che, d'altra parte, credo tocchino tutta la nostra Regione, per il ruolo ed il peso che ha avuto il movimento della Resistenza nel nostro Piemonte. Credo che l'iniziativa del collega Ferrara sia stato un atto opportuno e devo dire, con grande franchezza, che lo ringrazio in particolare a nome del Gruppo comunista. Noi abbiamo avuto, dopo lo scoppio della polemica sui cosiddetti "fatti" di Reggio Emilia, un tentativo che non voglio definire con aggettivi, ma certamente grave, di confondere vicende politiche attuali, polemiche politiche dell'oggi, questioni che attengono la battaglia politica quotidiana, con valutazioni di ordine storico e direi quasi di ordine morale. Questo tentativo, che in un primo tempo appariva rivolto essenzialmente a colpire l'immagine, la moralità stessa del partito che qui rappresento, a un certo punto è apparso agli occhi di alcuni - purtroppo all'inizio pochi e poi forse la morte di Pajetta ha contribuito (se si può usare questa espressione), a rendere più corale questa coscienza - che si fosse trasformato in un tentativo di delegittimare le fondamenta del nostro Stato, della nostra democrazia.
Perché questo è stato, in parte, il senso di quella polemica. L'ordine del giorno del collega Ferrara ha colto, secondo me, questo punto. Non è un ordine del giorno di difesa del PCI o dei comunisti o di giudizio su quello che è successo in quegli anni, ma è un ordine del giorno di puntualizzazione del valore che ha, tutt'oggi, l'esperienza della Resistenza nel caratterizzare lo Stato italiano, la democrazia italiana e la nostra Repubblica. Mi è sembrato un contributo importante e utile, al quale noi ci associamo con grandissima partecipazione. Questo rappresenta anche un modo più civile di intendere la polemica politica, un modo più civile che è stato un risultato della stessa lotta di liberazione.
Un'ultima questione. Si dice spesso - si è detto ancora in quest'aula che la lotta di Resistenza è stata "guerra civile". lo vorrei puntualizzare non sono uno storico di mestiere, ma credo che questo sia patrimonio di molti - che la lotta di Resistenza è stata anche "guerra civile", ma è stata prima di tutto una guerra di liberazione nazionale, una guerra di riscossa nazionale, perché a Boves, a Marzabotto e in tanti altri posti non ci sono stati episodi di guerra civile, ma ci sono stati atti tremendi tragici, di violenza di un nemico che in quel momento occupava una parte del nostro Paese, e dal quale ci si è voluti liberare con una lotta di liberazione. Una Resistenza armata. E quegli episodi, la lotta di liberazione e la guerra civile, sono venuti a conclusione di un periodo tragico per il nostro Paese. Non possiamo leggere la storia a pezzi, non possiamo scordare che quella guerra e la Resistenza sono venuti dopo il ventennio fascista; non possiamo scordare cos'è stato il terrore fascista negli anni venti e per tutto il lungo periodo fino a che si impiantò il regime (che sembrava stabile) nel nostro Paese. Non possiamo scordare cosa è stata la seconda guerra mondiale, la più tragica esperienza che abbia mai compiuto l'umanità. E poi dire che tutto quello che è successo dopo il25 aprile è qualcosa che attiene il codice penale; non si può leggere la storia in questo modo, signori.
Se il guardasigilli Togliatti decise l'amnistia, amnistia anche a favore di fascisti, c'era una ragione profonda, non di contingenza. Una ragione profonda di comprensione di un periodo storico tragico, lungo, che aveva visto milioni di morti in Europa.
Però possiamo dire che quel periodo storico, lungo, tragico, grazie alla Resistenza si concluse con la riaffermazione della dignità nazionale del nostro Paese, perché consenti la rifondazione di un'autonomia, di una identità dello stato nazionale che era stata messa in discussione dalla guerra, e si concluse con la Costituzione, con la fondazione dello stato democratico. Ricordare semplicemente questo e dire che questo si fonda sulla Resistenza è un fatto importante. al di là dei giudizi sulla contingenza politica attuale, al di là dei ruoli diversi che possono aver avuto le varie persone, le varie forze politiche. in quel momento. Questo vuoI dire mettere dei punti fermi nella storia. Possono cadere i muri, si può riconsiderare la storia. come diceva prima il collega Rossa. ma i punti fermi di questo genere è corretto richiamarli ogni tanto. senza bisogno di grandi parole, senza bisogno di fare sfoggio di eloquenza, ma cercando di ricostruire anche per i giovani (come diceva giustamente il collega Riba) il tracciato di un percorso di storia, che è storia di tutti noi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Squillario.



SQUILLARIO Luigi

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ritengo doveroso un breve intervento anche da parte mia, non solo perché Biella è Medaglia d'oro al valor militare della Resistenza, ma perché ritengo sia necessario per il futuro fare chiarezza dal punto di vista storico. A mio giudizio non è tanto in discussione la delegittimazione o meno della Resistenza, perché i processi a responsabili di crimini, anche durante la guerra, quando si son voluti fare si sono fatti. Qui è stato ricordato il processo Moranino, su cui ciascuno può dare il suo giudizio: non si può comunque dimenticare che esso fu fatto quando Moranino era già senatore.
Però mi pare che si stia facendo, anche con intenti buoni, una certa confusione su quello che successe in quella che non fu tanto e solo una guerra civile, ma una guerra di liberazione con aspetti di guerra civile.
Ovvero. mi pare che stiamo rischiando di mettere sullo stesso piano la Repubblica sociale di Salò e il movimento partigiano. C'è stata da una parte e dall'altra gente che ha sbagliato, ci sono stati dei criminali quindi, tutto sommato, sembra essere conseguente una larga comprensione per tutti.
Ho il massimo rispetto delle persone, per le scelte fatte giuste o sbagliate che siano state. La verità storica però deve essere restituita va soprattutto detto che assolutamente non si può. neppure sul piano storico a distanza di 50 anni, mettere sullo stesso piano la Repubblica sociale e il moto di Liberazione. Questo dato di fondo in questi tempi si sta dimenticando. Ho sentito anche dire da parte di qualcuno che le scelte erano difficili. che i giovani hanno sbagliato, che hanno scelto di andare di qui o di là.
Mi pare questo un modo assai superficiale di liquidare tutto il periodo che va dall'avvento del fascismo alla guerra. E' vero che su mille e più docenti universitari solo una decina non prestarono il giuramento antifascista, ma è anche vero che in quel periodo le carceri erano piene di povera gente, di segretari di sezione, di sindacalisti, di operai, i quali non hanno aspettato vent'anni per capire da quale parte dovevano mettersi.
E' anche nel rispetto di questi combattenti che non vanno confusi i due piani e i due movimenti.
L'entrata in guerra fu certamente responsabilità e sbaglio del fascismo, ma certo ci fu anche un'accettazione supina da tanta parte degli italiani e dell'opinione pubblica che, probabilmente, avrebbero dovuto reagire e resistere prima. Ma, passata la guerra,l'istituzione della Repubblica sociale fu un atto contro la patria e la Resistenza non fu, come qui è stato detto, un fatto marginale. Se vogliamo è stato un fatto limitato in alcune zone, ma è stato un fatto essenziale per la nostra ricostruzione e per quel presentarci in Europa non nella condizione di sconfitti, di vinti e di traditori per due volte.
Non sono qui per difendere in nome della guerra civile gli assassini gli assassini dovevano essere perseguiti allora come vanno perseguiti adesso, in ogni sede. Non posso però dimenticare che nella zona biellese 667 caduti furono oggetto di strage. In piazza Martiri ventuno furono fucilati e tra questi diciotto avevano meno di vent'anni: a Salussola ne furono impiccati diciannove, la maggior parte dei quali erano giovani, e via di questo passo arrivando a 667. e non erano tutti partigiani. ma spesso erano popolazione inerme.
Detto questo, inquadriamolo pure negli eventi storici dell'epoca, diamo pure atto della difficoltà delle scelte, ma non confondiamo coloro che comunque riuscirono a fare la scelta giusta, quella che permise il riscatto dell'Italia. con chi fece altre scelte. Questo è il dato di fondo che voglio sottolineare perché di questi tempi, con una specie di ecumenismo che contrasta con la storia, non si fa un vero e un bel servizio alla nostra patria. Quindi ben vengano gli studi storici. ma nel rispetto della verità, condannando gli eccidi e riconoscendo a tanta parte del popolo italiano, ai partigiani, a tanta gente umile il merito di aver fatto la scelta giusta e non quella sbagliata.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

Il mio intervento vuole essere anche una dichiarazione di voto.
A me pare che l'ordine del giorno di Franco Ferrara sia un documento aperto, nel senso che le spiegazioni che ha dato e il significato che ha voluto sottendere possono far confluire in una sede diversa da quella del Consiglio, nella sede della Consulta per la Resistenza, il contributo che qui è stato portato in maniera molto civile da più parti, e che mi sento in larga parte di condividere.
Ma, amico Ferrara, qui non si vuoI delegittimare la Resistenza, si vuole solo dare ad essa il suo reale spessore storico. Questo significa dire: il re è nudo là dove il re è nudo, significa demistificare dei fatti o dei miti quando questi miti o questi fatti devono essere demistificati.
Certo, questa estate ci sono stati degli storici improvvisati dal cardinale Biffi a Vittorio Messori: ma cosa voleva significare il loro dire al di là del fatto che poteva sembrare una conversazione d'estate, o di mezza estate? Voleva significare la libertà di porsi anche di fronte ai grandi miti della storia nazionale e del nostro popolo. Voleva significare di mettere anche in crisi. se vogliamo, certi aspetti del Risorgimento, di rivedere la nostra storia, al di là dei filoni che l'hanno costruita, dal filone giacobino al filone storico-liberale, al filone della nostra cultura cattolica, per quello che sono i fatti. Altrimenti facciamo del romanticismo politico, quel romanticismo che confonde i fatti con le speranze e gli ideali con la realtà. Ma con il romanticismo non si fa assolutamente della storia. Gli archivi storici, amici, sono anche gli archivi delle fosse comuni e dei triangoli della morte, di fronte ai quali noi dobbiamo avere il coraggio di giudicare senza paratie ideologiche.
Chi ha paura della Resistenza? Noi non abbiamo paura della Resistenza perché sappiamo cercare, sappiamo individuare quali sono i suoi valori permanenti. Ha detto giustamente Rossa: la tavola dei valori. sui quali amico Zacchera, ci confrontiamo, sui quali abbiamo costruito, sui quali siamo qui in questo consesso a ribadire con la nostra presenza, e soprattutto con la nostra articolazione democratica, una fedeltà che non è solamente retorica.
Franco Ferrara, tu che sei troppo culturalmente attrezzato, mi hai dato una lettura unidimensionale di questa epoca storica, per cui non riesco a ritrovarmi in questa lettura troppo acritica. Però la storia non è mai bianco e nero da qualunque parte la si veda. Ci sono anche dei colori intermedi che ci fanno riflettere sulle nostre posizioni di partenza e ci portano a considerare fatti che forse non erano percepibili, oppure emozioni che erano troppo forti per essere decantate. La forza della Resistenza ci invita con il suo messaggio morale a decodificare quelli che erano i miti del fascismo. Ma la forza della Resistenza è anche quella che ci indica la necessità di mettere fine a cinquant'anni di un antifascismo fondato sulla retorica, che non vale niente perché sulla retorica non si costruisce nulla.
Noi sappiamo benissimo che la Resistenza è stata, al di là di un fatto militare, un grande fatto morale. E il fatto morale è stato che la libertà non ci è stata regalata, ma l'abbiamo pagata con prezzi durissimi, e l'abbiamo pagata anche con prezzi che non sono sempre stati equi, che non sempre sono stati puliti, che non sono sempre stati trasparenti. Ma questo è il destino di tutti i grandi passaggi della storia e non solamente della Resistenza. E' il destino di quelle crisi che sono state delle discriminanti fra ciò che doveva morire e il futuro che si voleva costruire.
Non sono un lettore storico. sono solamente un lettore di cronache politiche, e mi pongo in questa chiave nei confronti del Partito comunista.
Il Partito comunista ha conosciuto strategie che, come ha detto Rossa, lo potevano portare alle guerre di liberazione come in Grecia, a strategie parallele che hanno diviso anche la sua anima politica. Ho letto Togliatti Zangheri. Ed in quei momenti post-liberazione convivevano "la razionalità" istituzionale che si doveva costruire dall'interno di uno stato e la irrazionalità giacobina, di una fuga in avanti, nell'ambiguità della costruzione di uno Stato contro "quello Stato". Tant'è vero che si è detto per tanti anni "la Resistenza è amputata, la Resistenza è fallita". Capisco che il Partito comunista abbia sentito in sé quelle tensioni.
Non lo considero uno scandalo, anzi, quando testimoni non storici, ma testimoni di vita di quel tempo (che non sono da criminalizzare, amico Ferrara) si pongono anche loro come pagina istoriata di quelle vicissitudini, quando il Partito comunista compie atti di questo genere individuali o collettivi, non fa atto solo di scrupoloso recupero della sua storia. Ho detto già una volta che la circolarità politica tocca tutti i poli del nostro orizzonte, e nel momento in cui cadono le varie convenzioni ognuno cerca non solamente il recupero della propria vivibilità politica rispetto agli altri, ma anche della propria attendibilità storica. C'è bisogno di questo recupero storico, perché senza un recupero storico così netto, così dissodato dalle scorie della propaganda, anche la "conventio ad escludendum" non cade. Solamente su questo possiamo creare una società diversa, una società che non conosca steccati, una società che riesca a superare quelle divisioni che sono state forse il retaggio, non certamente felice, della Resistenza.
Allora, proprio perché non ci siano ombre di dubbio, proprio perché le parole di Peano come le parole di Squillario, al di là delle suggestioni che hanno provocato o delle emozioni che hanno suscitato, hanno voluto ribadire questo patrimonio morale, al quale la coscienza civile oggi deve attendere, dico che questo ordine del giorno potrebbe anche essere votato da parte della Democrazia Cristiana. Ma potrebbe essere votato se nell'ambito della Consulta esso potrà avere quella rilettura precisa storica, con la quale noi possiamo raccogliere i contributi civili, anche da parte del Movimento Sociale Italiano. sui quali certamente questo Consiglio può costruire ancora la sua unità morale e la sua unità politica.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Fulcheri che interviene in qualità di Consigliere.



FULCHERI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi, sentendo profondamente l'orgoglio e la fierezza di essere stato partigiano, Presidente del CLN di Mondovì e attualmente Presidente dell'Associazione Volontari della Libertà di Mondovì e Vicepresidente dell'Associazione Volontari della Libertà del Piemonte apprezzo la tensione morale che ho sentito aleggiare in quest'aula oggi pomeriggio e mi riconosco nell'ordine del giorno presentato dal collega Ferrara a cui do il voto molto volentieri.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, colleghi, una prima considerazione molto seria: questo ordine del giorno ha determinato in quest'aula un dibattito pieno di tensione. E' un fatto positivo.
Vorrei aggiungere poche parole. Una prima cosa la vorrei dire al collega Majorino che citava come padre storico del Partito repubblicano Spadolini e un suo scritto del 1944. Padri storici del Partito repubblicano sono Mazzini, Cattaneo e, se vogliamo venire agli uomini più vicini che hanno fatto la Resistenza, La Malfa, Valiani, Visentini, Galimberti Giacosa. Spadolini è un grande leader del Partito repubblicano, un leader che ha aderito al Partito nel 1970, ma non può essere considerato un padre storico. Devo dire che citare Spadolini per un suo scritto di quando aveva 16 anni è poco significativo.
Il mio ordine del giorno non tendeva certamente a riportare l'odio, il contrasto. il conflitto tra le varie componenti, ma era dettato da un sentimento e da uno stimolo. Qui, per speculazioni di ordine politico e partitico, si è cercato di delegittimare e di svilire la Resistenza.
Rispetto a questo fatto credo sia giusto che l'istituzione Regione Piemonte prenda una posizione precisa, scindendo completamente quelli che sono gli episodi che tutti conosciamo e che tutti censuriamo. Nessuno dice che da una parte sono tutti buoni e dall'altra tutti cattivi. certo ci sono stati episodi gravissimi che hanno determinato giudizi di ordine penale oltre ch morale. però credo che confondere e mischiare tutto quanto per dare un giudizio vago e tenue del valore e del significato morale della Resistenza sia fare un gioco scorretto.
Non ho voluto fare un discorso di realtà storica. non ho cercato di presentare un ordine del giorno che andasse ad accertare la realtà storica e i comportamenti di quel tempo, non mi interessa e non ne sono capace.
Cercavo soltanto, non tra il bianco e il nero, ma in tutta la vicenda complessiva che ha caratterizzato quel periodo storico del nostro Paese, di individuare quella grande forza morale che non può essere svilita. Ho sentito anche la necessità che la Regione Piemonte si faccia carico di un 'iniziativa affinché i giovani che apprendono la Resistenza dalle cose che leggono sui giornali, non abbiano il sospetto che la Resistenza possa essere stata una semplice resa dei conti tra banditi, tra persone scorrette, tra assassini.
Altro è stata la Resistenza, ancorché inquinata da episodi di questo genere che il Partito repubblicano non ha alcuna difficoltà a condannare nel modo più assoluto da qualunque parte provengano. Però questo non può e non deve far venire meno quello che è il valore ideale che ha caratterizzato un periodo storico e che a mio giudizio deve ancora caratterizzare la nostra attività e la nostra presenza politica.
Se c'è l'impegno della Presidenza di portare alla Consulta per l'affermazione dei valori della Resistenza questo ordine del giorno perch sia arricchito e meglio approfondito, con l'impegno però di portarlo entro poche settimane in quest'aula per la votazione, non ho difficoltà ad accettare. Se però si manda l'ordine del giorno ad un altro organismo e che poi più nessuno ne sappia nulla, non sarei d'accordo.



PRESIDENTE

L'Ufficio di Presidenza aveva già concordato con il Vicepresidente Grosso di convocare per il suo insediamento il nuovo Comitato per l'affermazione dei valori della Resistenza in data 8 novembre. In quella data, come primo atto, porteremo l'ordine del giorno del Consigliere Ferrara e l'insieme del dibattito che si svolto in questa sede con l'impegno che il Consigliere Ferrara richiamava.
Chiede la parola il Consigliere Riba. Ne ha facoltà.



RIBA Lido

Una dichiarazione del tutto personale.
Non condivido il rinvio dell'ordine del giorno. So che il Consigliere Ferrara lo deve fare per una questione estranea all'ordine del giorno, cioè i rapporti di Giunta e i rapporti di maggioranza. Non può essere interpretato diversamente. Mi aspettavo di più da parte dei compagni socialisti sotto questo profilo. Il Consigliere Rossa ha fatto un bel discorso sulla Resistenza. Si trattava però di votare un ordine del giorno che è stato presentato da parecchio tempo, attorno al quale si è creata una certa attesa. Giudicherà il Consiglio regionale per come ha saputo rapportarsi su questa discussione che riguarda valori alti e non una questione che può anche essere rinviata al termine del dibattito. Mi riferisco all'immagine del Consiglio regionale. Non fa bella impressione il fatto che tutta questa discussione si concluda con un rinvio che sottolinea la grande difficoltà dell'istituzione ad assumere atteggiamenti che siano all'altezza dei compiti che le sono assegnati.



PRESIDENTE

Personalmente ritengo, interpretando lo spirito della dichiarazione del Consigliere Ferrara - che in definitiva era l'unico che poteva prendere una posizione sulla questione posta dal Consigliere Picchioni - e interpretando lo spirito dell'intervento del Capogruppo democristiano, che c'è invece la volontà di approfondimento. Devo dire che non è questa la prima volta che procediamo in questo modo.
Sull'ordine del giorno relativo alla questione europea, anche molto importante, il Consigliere Tapparo, che lo ha presentato, ha acconsentito a che ci fosse un approfondimento nella Consulta europea, che sta per essere insediata.
L'intero Ufficio di Presidenza quindi, d'intesa con il prof. Grosso ritiene che questa discussione sia estremamente approfondita e che torni in aula con un livello di elaborazione adeguato all'importanza del dibattito che in questo momento è in corso non soltanto in questo Consiglio regionale, ma in tutto il Paese, dando a questo argomento l'importanza di carattere storico, culturale e democratico che anche nel corso di questa discussione ha contrassegnato tutti gli interventi.
Ha chiesto la parola il Vicepresidente del Consiglio, prof. Grosso. Ne ha facoltà.



GROSSO Carlo Federico

Questo problema verrà affrontato nell'ambito del Comitato della Regione Piemonte per l'affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della costituzione repubblicana. Però tengo a dire che sono d'accordo con il compagno di Gruppo, Consigliere Riba. Anch'io avrei preferito che questo ordine del giorno venisse votato in quest'aula da coloro che vi si riconoscevano. Tengo a dirlo per ragioni di chiarezza.



PRESIDENTE

Con queste dichiarazioni può considerarsi conclusa la discussione.


Argomento:

Esame ordine del giorno n. 21 presentato dal Consigliere Ferrara su episodi della Resistenza

Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio sarà convocato martedì prossimo, 16 ottobre 1990.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,20)



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