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Dettaglio seduta n.127 del 04/02/92 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 4) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bresso, Cucco, Garino, Vetrino Zacchera.


Argomento: Province

Esame proposta di deliberazione n. 370: "Secondo parere della Regione Piemonte in ordine all'istituzione della nuova Provincia del Verbano-Cusio Ossola" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo la discussione sull'istituenda Provincia del Verbano-Cusio Ossola.
La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

Il Consigliere Miglio avrebbe piacere di conoscere le risultanze della lunga sospensione per comprendere la posizione assunta e poter proseguire la discussione.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

La Giunta mantiene le posizioni definite nei giorni scorsi.



MIGLIO Mario

Manteniamo anche noi la nostra posizione. Partirei da una riflessione sul motivi che potrebbero giustificare l'istituzione di una nuova Provincia, e dà qui dispiegherei le nostre posizioni.
Perché istituire una nuova Provincia? Quali possono essere i motivi che giustificano una scelta di questo tipo? Da una parte c'è necessità di accogliere le istanze di autodeterminazione delle popolazioni locali che intravedono margini attraverso i quali staccarsi da un'amministrazione unica e rispondere agli specifici problemi che necessitano dell'istituzione ex novo di un Ente amministrativo l'unico (o quantomeno tale lo si ritiene), in grado di rispondere alle nuove esigenze che si vengono a determinare nel corso del tempo.
Questa può essere una prima ragione: la seconda, per noi molto più importante, è quella dell'identi-ficazione di un'omogeneità non solo dal punto di vista territoriale, ma anche per la presenza di una particolare coreografia, di una particolare destinazione d'uso dei territori e per la presenza di attività particolari sul piano turistico, industriale agricolo, e via dicendo. Tutto ciò fa sì che un territorio venga smembrato in due parti, con due diverse amministrazioni, in modo da cogliere maggiormente l'individualità venutasi a definire nel corso del tempo attraverso l'identificazione di un'omogeneità territoriale che corrisponde a quella geografica, a quella dei servizi esistenti, a quella dei pendolarismi che si vengono a creare, alla realtà socioeconomica. L'insieme di queste ragioni dovrebbe essere il punto di riferimento attraverso il quale configurare territori nuovi dal punto di vista amministrativo.
Detto questo, secondo me vale la pena affermare un principio che precedentemente è stato in parte ripreso dalla Lega. Se è vero che bisogna seguire la logica dell'autodeterminazione per arrivare a quella federalista: in un maggior riconoscimento delle realtà locali rispetto a strutture di livello superiore, è altrettanto vero che questo principio non può essere cavalcato sempre e comunque poiché si arriverebbe troppo facilmente ad un'eccessiva proliferazione di Enti amministrativi che spesso rischiano di divenire apparati burocratici che non rispondono alle necessità reali delle popolazioni locali: duplicazioni a iosa di strutture amministrative non necessariamente comportano maggiore possibilità da parte delle amministrazioni stesse di rispondere a specifici problemi e necessità.
Fatta questa riflessione, a nostro modo di vedere la configurazione dei confini di una nuova Provincia dovrebbe partire da riferimenti territoriali, dai rapporti socio-economici esistenti, dalle relazioni così come si sono venute a determinare: sulla base di questi assunti, si dovrebbe riuscire, con scelta sicuramente non facile, a definire i limiti territoriali della nuova Provincia.
Detto questo, secondo me si è coscienti - lo siamo tutti - che una scelta sui nuovi confini porta a consensi o posizioni di contrasto, di non accettazione delle scelte assunte. A questo punto, però, ritengo non sia necessario il consenso di tutti, ad ogni costo: qui sta forse il nodo problematico: ogni amministrazione - in questo caso la Regione, chiamata ad esprimere un parere sulla nuova proposta di decreto ministeriale istitutivo della Provincia del Verbano-Cusio-Ossola - deve comunque fare una scelta tenendo conto della precedente programmazione (mi riferisco all'area programma e poi ai Comprensori) e tenendo conto di questi parametri e dell'obiettivo che si intende realizzare attraverso l'istituzione della nuova Provincia. Questo naturalmente può comportare la non soddisfazione per alcune parti o per altre, a seconda dei casi; mi riferisco, per essere chiaro, all'inclusione o all'esclusione di alcuni Comuni nella fascia di confine della nuova Provincia del Verbano-Cusio-Ossola o, viceversa, la permanenza nella Provincia di Novara.
Si deduce che in taluni casi è necessario forzare una scelta politica e programmatoria; anche le istanze presentate a livello localistico non corrispondono all'esigenza di definire una realtà territoriale omogenea attraverso la quale, Istituire una Provincia acquisisce un senso e giustifica una scelta di tale natura.
Vorrei inoltre riprendere il discorso dei referendum. Anche su questo piano, noi non abbiamo mai rifiutato il ricorso a questo strumento e ci siamo sempre fatti interpreti di richieste di questo tipo a tutti i livelli. Riteniamo pero che in questo caso sia necessaria una chiarezza maggiore. Se si decide, così com'è stato richiesto precedentemente, di ricorrere al referendum perché si sono venute a creare situazioni diverse dalle precedenti per ripensamenti da una parte e dall'altra, bisogna avere il coraggio di affrontare un referendum che, in questo momento, diventa strumento indispensabile per riverificare se le scelte allora intraprese dalla Regione e poi successivamente modificate a livello nazionale hanno ancora senso di esistere o se, viceversa, le ragioni che portavano all'istituzione della nuova Provincia sono decadute e perché non ci sono più le condizioni ideali per arrivare a questa determinazione ed assumere le scelte conseguenti.
Non si può, a nostro modo divedere, perseguire la pratica di indire referendum separati, Comune dopo Comune, senza una scelta definitiva della Regione. Dire che per noi i confini sono questi e segnalare che comunque esistono delle sollecitazioni da parte di alcune amministrazioni locali demandando a livello nazionale la scelta di accettare o meno le istanze presentate, ci pare un modo per sottrarsi alla scelta sicuramente non facile di definire quella che per la Regione è la configurazione territoriale maggiormente rispondente agli obiettivi che una nuova Provincia dovrebbe cogliere attraverso la sua istituzione.
Quindi io non rifiuto in toto il referendum, ma c'è modo e modo di affrontare questo discorso. Ci pare invece che In alcuni casi la scelta sia stata troppo strumentale, in parte per ritardare le procedure, in parte per bloccare o comunque introdurre nuovi elementi che portavano a una nuova conflittualità rispetto alla definizione dei confini. Analogo discorso vale, seppur legittima per certi versi, per la triplice denominazione anche il riferimento al doppio capoluogo (Domodossola e Verbania) è volto unicamente a non scontentare due realtà che hanno specificità leggermente diverse fra loro.
Al di là di queste osservazioni, mi pare che la discussione nell'ultimo periodo si sia ulteriormente appesantita, perché si è passati dal piano programmatico e dell'identificazione dell'omogeneità territoriale maggiormente significativa a quello della conflittualità interna alle varie correnti di partito che si sono apertamente scontrate tra di loro e che hanno visto nella Provincia un nodo essenziale per affermare l'una o l'altra persona anche in funzione - ed oggi la questione si sta facendo più chiara - delle scelte delle candidature elettorali.
Il piano non ci soddisfa; non ci sembra che l'istituzione della nuova Provincia possa essere oggetto di questioni che hanno a che vedere unicamente con conflittualità interne ad alcuni partiti, e che nulla hanno a che vedere con quelli che dovrebbero essere gli obiettivi ideali dell'istituzione di una nuova Amministrazione locale, ovvero la capacità di rispondere ai problemi emergenti sul territorio.
Ricordo la distruzione del territorio della valle del Toce, così come la gestione dello spopolamento delle zone degli alpeggi e, per certi versi la modifica per insediamenti turistici che spesso non sono compatibili con la qualità del territorio e le capacità di sopportazione di modifiche di tale natura.
Lo spostamento della discussione sul piano puramente politico, interno alle correnti di vari partiti, ha trasceso il corretto modo di porsi nei confronti dell'intera questione.
Tralasciando fatti sicuramente significativi, fonte di profonda riflessione non solo per me, e per certi versi vissuti drammaticamente, e venendo alla formulazione del disposto della delibera, vi sono alcuni passi che non ci convincono. Farò alcuni esempi: "...si esprime parere favorevole alla nuova proposta fatta a livello nazionale come schema di decreto perch nella sostanza è coerente con quanto già assunto dal Consiglio regionale con la delibera precedente...". Vorrei far notare la leggera differenza fra la delibera precedente, con cui si segnalava soltanto la scelta fatta dall'amministrazione di Armeno senza accettarne automaticamente l'esclusione dalla nuova provincia del Verbano-Cusio-Ossola, e la nuova situazione. Avendo infatti il livello nazionale accettato quanto proposto dal Comune di Armeno, si ratificherebbe di fatto la decisione di escludere tale territorio comunale dall'istituenda Provincia del Verbano-Cusio Ossola. Questo comporta problemi di non facile risoluzione in rapporto alla comunità del Cusio-Mottarone. Lo stesso disegno di legge di modifica dei confini delle Comunità montane presentato dalla Giunta, riconfigurando la Comunità del Cusio-Mottarone e legandola alla Val Strona, comprende il comune di Armeno.
La decisione di far passare questo territorio sotto la provincia di Novara, impedisce allo stesso di far parte di questa comunità, da parte nostra riteniamo sia lesivo di un'idea di programmazione che possa rendersi efficace rispetto aduna gestione razionale del territorio del Mottarone stesso.
Riteniamo tale decisione un atto che può implicare maggiori difficoltà di programmazione rispetto a quelle precedentemente sollevate con l'esclusione dei Comuni del Cusio, soluzione accettabile "stringendo i denti" in visione della necessità di istituire la provincia del Verbano Cusio-Ossola.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

Scusi, Consigliere, la proposta è di mantenere il comune di Armeno nella provincia del Verbano-Cusio-Ossola?



MIGLIO Mario

Da parte mia sollevo il problema. Mi pare che la Giunta abbia accettato di fatto l'esclusione del comune di Armeno, accettando lo schema di delibera riproposto a livello ministeriale. Questo fatto comporta a nostro avviso difficoltà di programmazione: siano la Giunta regionale ed il Consiglio a valutare la scelta che si richiede di assumere in questa sede.
Altro elemento è dato dalle segnalazioni, riprese a margine dello schema di delibera proposto, con cui si fa notare che "viene proposto dai Comuni di Omegna, Belgirate e di Brovello Carpugnino un'ulteriore riflessione sulla decisione dei confini da assumere in modo definitivo per l'istituzione delle due Province", che a nostro modo di vedere possono essere ulteriori elementi di rallentamento delle procedure, oppure di ottenere risultato analogo a quello del comune di Armeno, con il rischio che anche questi comuni vengano sottratti dalla provincia del Verbano-Cusio Ossola.
Se si vuole fare un'analisi complessiva occorre riaprire il discorso e non puntare a modificare il territorio mese per mese e ogniqualvolta un comune decide di cambiare posizione: questo, naturalmente, accettando il confronto fra le varie realtà sia istituzionali che non, come in questo caso, trattandosi di petizioni popolari e non di decisioni assunte con deliberazione di Consiglio comunale come nel caso di Armeno.
La deliberazione mette in campo elementi che non portando a decisione definitiva da parte della Regione - che non è riuscita a definire il confine ottimale per l'istituzione della nuova Provincia del Verbano-Cusio Ossola - possono introdurre elementi di conflittualità che potrebbero ulteriormente dilatare il discorso sull'istituenda Provincia.
D'altra parte non rileviamo alcun rapporto diretto fra volontà di istituire un'amministrazione e capacità di Identificare il territorio che meglio risponde a necessità di programmazione e quindi di risoluzione dei problemi Non sottolineerò altri passaggi: questi due elementi ci sembrano sufficienti per non dare un totale assenso alla deliberazione proposta. Ci riservia-mo, al termine della discussione, di esprimere la posizione ultima come Gruppo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie Presidente, colleghe e colleghi.
La Giunta regionale propone una nuova provincia caratterizzata dell'essere trilobata per territorio e bilobata per capoluogo. Trilobata per territorio con interpretazioni non univoche degli stessi lobi del territorio: a chi appartiene il Cusio? Chi non appartiene al Cusio? Omegna è o non è nel Cusio? Domande cui si danno risposte diverse.
A questo territorio trilobato si aggiunge - incredibile - una proposta che mette a dura prova sia la nostra razionalità sia la ragione politica: dare ad un unico territorio due capoluoghi. Una proposta sconcertante forse una sciocchezza, se fosse proposta da un bambino: due luoghi a capo di un luogo solo. Questo con i costi che due capoluoghi comportano e che si sommano ai costi della nuova provincia.
Questa proposta fantasiosa e irrazionale evidenzia una domanda alla quale non mi pare sia semplice rispondere affermativamente. La domanda è la seguente: alla fine di questo lungo processo, nato nel 1981 e iniziato a Verbania, è stata individuata e coesa una comunità per territorio, per persone, per attività economiche, per identità? Se alla fine del percorso la Giunta regionale rimane incapace di risolvere il problema del nome del capoluogo, cosa ne sarà della risoluzione dei veri problemi che questo trilobato territorio dovrà affrontare? Mi sembra che la Regione non abbia sviluppato le forme e le procedure in modo da consentire all'autodeterminazione di ciascun Comune (autodeterminazione dalla quale è bene non prescindere, ma sulla quale non ci si può fermare all'infinito) di produrre tra la propria gente un più alto riconoscimento di appartenere oltre che a un Comune ad una comunità più vasta.
Mi sembra si debba prendere atto che questa convinzione non è maturata prima di tutto per carenze di direzione regionale; non è maturata una comunità di persone e di interessi legata ad un nuovo e più ampio e ben definito territorio, all'interno del quale fissare e definire caratteristiche, funzioni e gerarchie.
Questo mi sembra di poter dire, partendo dalla lunga vicenda e dalle proposte conclusive. Mi sembra di poterlo dire anche perché abbiamo intorno a questa deliberazione, defezioni, piccoli e grandi scontenti, qui richiamati con molta attenzione e - mi sembra - pertinenza dal collega Beltrami, scontenti di cui mi pare di capire sentiremo, nei prossimi mesi le vive e attuali proteste.
Mi pare che nella vicenda il maggior peso non l'abbia avuto la Regione e non l'abbiano avuto i Comuni come soggetti capaci di esprimere le opinioni della gente, di farsene interpreti, portando opinioni, volontà e interessi ad un superiore grado di definizione della comunità di appartenenza. Ho l'impressione che il maggior peso nella vicenda l'abbiano piuttosto avuta i partiti, rappresentati dai loro Gruppi dirigenti, in lotta nel loro mondo, nelle loro stanze e per le loro poltrone.
Forse, più che per individuare con la gente le ragioni di una più adeguata unità territoriale capace di affrontare meglio i problemi e di sviluppare le potenzialità dell'area, i Gruppi dirigenti interni ai partiti hanno lavorato per verificare il peso dei voti che ciascun partito aggregava in relazione alle varie Ipotesi territoriali, contando e misurando le poltrone senatoriali, provinciali e regionali eventualmente disponibili per gli apparati di partito.
E un peccato, questo, perché mi sembra che non sia difficile riconoscere al territorio indicato come Verbano-Cusio-Ossola una propria specificità rispetto alla più grande attuale Provincia di Novara. Ritengo sia indubitabile il fatto che carenze di direzione politica - a mio avviso da parte della Giunta regionale - non abbiano portato questo territorio a diventare una nuova comunità capace di dare vita ad una Provincia con un capoluogo, una propria politica, delle funzioni delle varie parti del territorio interrelate e tutte finalizzate a ricomporre una nuova unità territoriale.
Mi pare - e concludo - che in questa pasticciata vicenda si senta l'interferenza soffocante dei più miopi interessi dei Gruppi di potere dei partiti di Governo, in contrasto tra loro più che altro per problemi di potere e di poltrone.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fiumara.



FIUMARA Francesco

Intervengo per dichiarazione di voto. Il PSI ritiene innanzitutto prioritario che (iter legislativo per la creazione della Provincia Verbano Cusio-Ossola non venga interrotto. Riconosciamo che ci sono dei problemi circa il futuro assetto relativo al decentramento burocratico dell'Ente e riteniamo pure giusto Ipotizzare il doppio capoluogo. Verbania e Domodossola.
Diciamo queste cose tenendo conto del documento preparato dal Comitato promotore composto da numerosi Sindaci della zona, dai rappresentanti sindacali, dagli industriali e dalla CNA. Forse il punto 4) della deliberazione proposto dalla Giunta poteva essere omesso, in quanto si riferisce a Comitati spontanei che di fatto non hanno alcun valore ufficiale o amministrativo.
Riteniamo tuttavia buono il lavoro svolto dall'Assessore Nerviani e pertanto il PSI vota la deliberazione proposta dalla Giunta. Ripeto, per noi intralciare o ritardare la nascita di questa nuova Provincia è un fatto grave; riteniamo utile e necessario un decentramento per le genti del Verbano-Cusio-Ossola.



PRESIDENTE

Non essendoci altri iscritti a parlare, la parola all'Assessore Nerviani per la replica.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

Credo di avere molte carenze e difetti, ma un merito me lo riconosco ed è quello di ascoltare attentamente i colleghi e - mi perdonino gli amici di maggioranza - in particolare i colleghi di opposizione, perché ritengo che i contributi che da loro vengono siano in questo momento i più genuini non condizionati e quindi particolarmente meritevoli di attenzione.
Non posso quindi dire di non essere toccato da alcune riflessioni dei colleghi Miglio e Chiezzi all'inter-no di questo dibattito. Mi sento anche di dire, con assoluta tranquillità, che vorrei scoprire qualcuno più abile di me in politica, in amministrazione, in gestione delle cose umane e del territorio, capace di mediare situazioni difficilmente componibili come quelle affrontate in questo caso. In effetti, la situazione, al di là del caricamento fatto, con i toni giustamente polemici dell'opposizione, non tiene conto di realtà terribilmente complesse ed anche obiettivamente contraddittorie con un elemento eccezionale che porta addirittura nella sua chiarezza al massimo di equivocità. Cioè che nessuno rinuncia - come peraltro ha fatto il collega Chiezzi - a configurare come importante la realizzazione di questa nuova Provincia. Questo è il punto.
Ho sentito il collega Miglio discettare sull'opportunità che i confini siano coerenti, che i referendum si facciano o non si facciano, non so bene secondo quale sensibilità; ho sentito il collega Chiezzi invocare la capacità di gestire le cose in modo da mediarle, da stabilire gerarchie a cui tutti si sottomettono, ho sentito altri sostenere che i confini dovrebbero essere rispettosi - è un valore nuovo nell'etica politica...
della cusianità, ma ho da tutti sentito la dichiarazione di opportunità della realizzazione di questa nuova dimensione amministrativa. Questo è il tormento che ci portiamo dietro dal 1981 ad oggi e che è costituito da dichiarazioni solenni di necessità di costituzione di questa nuova realtà e da sommesse parole che raccomandano la non realizzazione di tale realtà.
Ho detto e ribadito che questa nuova realtà nasce, se il Governo metterà il visto, dalla volontà dei Comuni del luogo che per dodici anni sono stati invitati, sollecitati, ai quali è stata promessa un'in-finità di cose in termini di nuova dimensione amministrativa e da questo crescere continuo di aspettative si manifesta la nuova Provincia. Cioè si presume che ci sia una necessità politica-amministrativa della gente, se si vuole anche una condizione emotiva che porta ad una realtà di questo tipo.
Allora qual è il problema in questo momento? Il problema si riduce molto semplicemente a: 1) i confini del Cusio 2) la nascita della conflittualità, a volte nominalistica, riferita alla storia, al territorio, fra l'area di Domodossola e l'area di Verbania.
Questi sono i due veri problemi, perché quello della realizzazione non esiste e allora devo rispondere nel merito ai colleghi Miglio e Chiezzi.
Per quanto riguarda i confini, ci possono essere letture differenti.
Ritengo che l'autodeterminazione che abbiamo accettato, anche perché si è manifestata per tempo, è una autodeterminazione che ha portato a risultati non contraddittori con una organizzazione territoriale della nuova Provincia possibile e sostenibile sotto il profilo storico, culturale e socio-economico. Qualcuno invoca i servizi esistenti, ma questi discendono dall'impo-stazione principale della Provincia e si possono sempre correggere. Ritengo che portare i Comuni del Cusio, che vogliono rimanere inseriti nell'area di Novara alla quale sono legati da secoli, e lasciare la città di Omegna con i Comuni più vicini che vogliono rimanere con il nord della Provincia dove vogliono essere, credo che una operazione di questo tipo non offenda il quadro storico, culturale e socio-economico della nuova realtà provinciale. In questo senso, mi sento assolutamente tranquillo anche sul piano della coscienza politica.
Più complesso è il discorso della tripolarità, che si confronta con la bipolarità dell'invocato "doppio capoluogo". Ho fatto - e mi rivolgo al collega Chiezzi - il mio esercizio di politica, forse con qualche risultato negativo, ma a fronte del primo bene che si vuole perseguire, cioè la nuova Provincia, si è dovuto operare con i mezzi a disposizione per rendere omogenei e congruenti i due elementi. Tanto è vero che se la delibera venisse letta in modo preciso si riscontrerebbe che non ha niente di contrastante perché rinvia al Governo sia la decisione finale positiva quanto l'attuazione delle conseguenze più tragiche che sono state minacciate, ammesso che venga confermata la minaccia. Si dice semplicemente che la tripolarità territoriale può, in termini di capoluogo, sciogliersi in bipolarità, ma a condizione che coloro i quali da questa bipolarità sono danneggiati, siano consultati ed esprimano il loro consenso e in sostanza abbiano la compensazione per il sacrificio che compiono. Se questa disponibilità e questo accordo non si trova,, scatta, immediatamente l'osservazione e la riserva a parte di uno dei tre poli e si ripristina almeno in via di principio, la tripolarità oppure si arriva alle conseguenze più negative che sono state minacciate.
La delibera è di una chiarezza estrema: rinvia al Governo la decisione finale, avendo noi già espresso in termini chiari la nostra posizione, che è di parere favorevole alla istituzione del Verbano-Cusio-Ossola così come e il parere finora sempre sentito in quest'aula; subordinatamente vi è la segnalazione al Governo di elementi che forzano il quadro entro il quadro questa nostra decisione viene assunta. Il Governo deciderà della compatibilità della nostra posizione di premessa con la situazione politico amministrativa che si viene a determinare con le riserve e con le indicazioni che vengono fatte. Qualcuno riprende la questione dei referendum e ci rimprovera di averli menzionati. Ho detto prima cosa penso dei referendum e come mi comporterei di fronte a sollecitazioni di questo tipo.
La sintesi politica del dibattito preliminare che si è svolto su questo argomento ha portato al nostro obbligo di segnalare queste cose al Governo e di segnalare alcune posizioni assunte non dalla Regione Piemonte, ma dall'Amministrazione provinciale di Novara.
E' una segnalazione che peraltro è stata fatta a livello di Commissioni parlamentari e della quale il Governo è già anticipatamente informato anche per il quotidiano pellegrinaggio di persone che si sono recate a Roma a spingere l'iniziativa governativa in un senso piuttosto che in un altro.
Quindi, nessuna titubanza in ordine ai confini, non c'è niente di stravolgente, non c'è niente di offensivo, è un territorio possibile sufficientemente omogeneo sul quale si può istituire una nuova Provincia.
Nessun problema per quanto riguarda la tripolarità o la bipolarità; la tripolarità è quella che abbiamo scelto e che viene chiesta in termini perentori incondizionati da parte di uno dei poli interessati. Il Governo dovrà vedere se sarà possibile mediare la prima cosa con la seconda e in che modo.
Devo confessare che, in questa sede, questa mediazione completa non è avvenuta e non è stata possibile. Carenza politica? Può essere. Certamente difficoltà obiettive grandi che non hanno portato ad un risultato limpido chiaro come, invece, siamo riusciti facilmente, senza esercizi eccessivi ad ottenere per quanto riguarda la Provincia di Biella.
Non so se la pazienza e la disponibilità alla trattativa sono ancora una virtù in politica: certamente queste due qualità le abbiamo esercitate fino in fondo, preoccupati di una sola cosa: che tutti insieme - anche i Consiglieri Chiezzi e Miglio e coloro che sono intervenuti prima in termini dubitativi - siamo convinti che questa nuova Provincia è importante per l'organizzazione più opportuna dei nostri servizi, del territorio.
Partendo da questa premessa ci avviamo a proporre la deliberazione, che è quella che la Giunta ha presentato e che è stata dibattuta ieri in Commissione consiliare.
Credo che la proposta sia dignitosa e possibile in questo momento.
Segnaliamo i punti critici al Governo che non possiamo o non siamo in grado di risolvere. Il Governo ci risponderà opportunamente e dirà se questo percorso può essere completato o se avrà bisogno ancora d'integrazioni.
Mi auguro che questa vicenda finisca in fretta, perché probabilmente toglie più energie di quanto, in questo momento, non meriti.
Questa, signor Presidente e colleghi Consiglieri la posizione della Giunta: una posizione convinta, fondata sulla mediazione attenta a tutte le espressioni che si sono avute in questo Consiglio su questa delicatissima materia.



PRESIDENTE

Passiamo all'esame degli emendamenti.
1) Emendamento presentato dai Consiglieri Buzio, Monticelli e Bortolin: nel dispositivo della delibera sopprimere il terzo comma e sostituirlo con il seguente: "di richiedere al Governo che, in armonia alle richieste delle Amministrazioni comunali interessate recepite nel documento del Comitato promotore della nuova Provincia, del Verbano-Cusio-Ossola, questa venga istituita con doppio capoluogo (Verbania, e Domodossola) con invito al Governo a porre in essere gli opportuni provvedimenti giuridico amministrativi all'uopo necessari, ferma l'esigenza di procedere immediatamente all'istituzione della Provincia del Verbano-Cusio-Ossola esigenza che è stata ritenuta prioritaria rispetto ad ogni altra problematica dalla assemblea dei Sindaci formalizzata nel documento del Comitato promotore e confermata da atti deliberativi delle Amministrazioni comunali".
La parola al Consigliere Buzio per l'illustrazione.



BUZIO Alberto

Mi sembra importante sottolineare questo emendamento oltrechè per il merito e le cose che vengono dette, soprattutto perché ipotizza un fatto nuovo, non rilevato dalla Giunta.
Il fatto nuovo è il pronunciamento di un'assemblea di sindaci, più di 60 su 77, del Verbano-Cusio-Ossola che si sono ritrovati a Gravellona favorevoli a un documento di cui non si è voluto tenere conto e che ha delegato il comitato alla formulazione definitiva, con l'invito ai Comuni di assumere immediatamente delibere di Giunta e successivamente delibere di Consiglio.
A me sembra molto grave che un sollecitato pronunciamento dei sindaci non venga minimamen-te citato in questa delibera, e invece venga proposta pari pari, una segnalazione già fatta al Governo e quindi inutile, in quanto sulla stessa il Governo si è già espresso. Nella soppressione dell'emendamento esistente e nella proposta di sostituzione citiamo un fatto tangibile che non si può certamente sottacere.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

La Giunta non accoglie l'emendamento. Al documento citato abbiamo riservato tutta la nostra considerazione nell'autonomia decisionale del Consiglio regionale; abbiamo però ritenuto, sulla scorta degli elementi raccolti, che esso contiene elementi contrastanti ed equivoci che non possono costituire la premessa per una continuazione positiva dell'iter dell'istituenda nuova Provincia.
L'intenzione è di non bloccare le cose, ma di farle proseguire; se poniamo una premessa equivoca la continuazione dell'iter è compromessa.
Pertanto sostituiremo con una nostra proposta di emendamento la proposta avanzata dal Consigliere Buzio.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dai Consiglieri Buzio Monticelli e Bortolin.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 6 voti favorevoli, 27 voti contrari e 9 astenuti. (Il Consigliere Sartoris non partecipa alla votazione).
2) Emendamento presentato dall'Assessore Nerviani: nell'ultimo periodo del terzo punto sostituire le parole "è posta" con le parole "è stata posta" ed aggiungere l'inciso "con deliberazione di Consiglio".
Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è accolto con 27 voti favorevoli, e 13 astenuti (Il Consigliere Sartoris non partecipa alla votazione).
3) Emendamento presentato dai Consiglieri Buzio, Monticelli e Bortolin: nel dispositivo della deliberazione, al fondo del terzo comma, inserire il seguente testo: "va peraltro segnalato che i Sindaci dei Comuni dell'area interessata superiori ai 5.000 abitanti, su delega dell'Assemblea dei Sindaci, hanno approvato un documento che afferma l'esigenza, di procedere immediatamente all'istituzione della Provincia del Verbano-Cusio-Ossola, che è ritenuta prioritaria rispetto ad ogni altra problematica".
La parola al Consigliere Monticelli per l'illustrazione.



MONTICELLI Antonio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questo sub-emendamento è diverso da quello prima respinto, anche se in parte ha per oggetto la stessa materia.
Con questo emendamento si aggiungerebbe al testo predisposto della deliberazione della Giunta, così come modificato sulla base dell'emendamento testé approvato, un elemento di informazione che riteniamo necessario inviare al Governo da parte del Consiglio.
In sostanza, si aggiungerebbe al punto 3), nella formulazione attuale o modificata, dove si rende noto che il Comune di Domodossola e altri Comuni hanno posto la questione del doppio capoluogo, la frase assolutamente priva di ambiguità che conclude il documento dei Sindaci, di cui si è parlato più volte e ancora poc'anzi: "si afferma l'esigenza di procedere immediatamente all'istituzione della Provincia, del Verbano-Cusio-Ossola che è ritenuta prioritaria rispetto ad ogni altra problematica". Questa frase ha un senso chiarissimo, che coincide anche con quanto detto prima dall'Assessore Nerviani. L'affermazione; cioè, che questa è la questione sulla quale sono tutti d'accordo e che va portata - come si dice in gergo - "a casa": Credo sia utile, nel momento in cui si pone una questione complicata qual è quella del doppio capoluogo, segnalare questo, il punto unitario, espresso dai Sindaci dell'intera area, di tutti i tre pezzi dell'istituenda nuova Provincia: comunque la Provincia va fatta. Questo è il senso del sub emendamento che propongo al Consiglio di accogliere.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

La Giunta non accoglie, semplicemente perché questo esercizio di assorbimento naturale di questo testo è già stato tentato nella mattinata.
Riconosco la volontà chiarificatrice del Consigliere Monticelli, ma agli atti della Giunta e del Consiglio sono due documenti: l'uno, quello del Consiglio comunale di Domodossola, assunto all'unanimità da quella assemblea, l'altro, quello dei Sindaci che si sono riuniti in assemblea eccezionale convocata da uno dei Sindaci dei 77 Comuni: quest'ultimo dice cose del tutto logiche, ma che contraddicono di fatto il primo documento autorevolmente approvato dal Consiglio comunale di Domodossola all'unanimità. Il Consiglio comunale di Domodossola dichiara irrinunciabile una determinata condizione che quindi è prioritaria: il documento dei Sindaci dichiara invece prioritaria l'istituzione, comunque, della Provincia del Verbano-Cusio-Ossola.



MONTICELLI Antonio

Scusi Assessore Nerviani, ma mi tolga una curiosità. Il Sindaco di Domodossola ha firmato il documento degli altri Sindaci oppure no?



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

In questa vicenda sono sempre stato agli atti ufficiali che mi sono pervenuti: l'atto ufficiale formale, il primo, il più importante che mi è pervenuto, è quello del Consiglio comunale di Domodossola che così si esprime. E' chiaro che il Consiglio comunale di Domodossola; esprimendosi in questi termini, assume tutta la gravità e la responsabilità di una decisione di questo genere.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E respinto con 3 voti favorevoli, 26 voti contrari, 6 astenuti (Il Consigliere Sartoris non partecipa alla votazione).
4) Emendamento presentato dall'Assessore Nerviani: al termine del terzo punto aggiungere: "Elementi utili alla costruzione del 'diffuso e prevalente ' assenso sono le deliberazioni di Giunta, che si esprimo- , no in termini favorevoli, già pervenute dai Comuni di Villadossola, Vogogna Verbania, Gravellona, Connobio, Omegna. Le stesse saranno trasmesse con le altre che perverranno non appena saranno ratificate dai rispettivi Consigli comunali..." La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

In questo emendamento prima di tutto non è ignorata, ma considerata in termini politici, la volontà dei Sindaci che hanno sottoscritto il documento informale.
Dalle acquisite deliberazioni delle Giunte si constata che queste vanno nel senso richiesto dal Comune di Domodossola: quindi, vi è un parziale superamento della situazione di rigidità. Infine, si dichiara, in questo emendamento, che queste deliberazioni saranno trasmesse, non appena avranno formalizzazione definitiva da parte dei Consigli comunali relativi, al Governo perché ne tenga conto. E' chiaro che inviando le deliberazioni integrati si porta il Governo anche a conoscenza delle posizioni che i Sindaci hanno sottoscritto nella loro riunione eccezionale di sabato scorso.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E approvato con 25 voti favorevoli, 10 astenuti (Il Consigliere Sartoris non partecipa alla votazione).
5) Emendamento presentato dai Consiglieri Buzio, Monticelli, Bortolin: "dopo il dispositivo della deliberazione sopprimere il IV comma".
La parola al Consigliere Monticelli per l'illustrazione.



MONTICELLI Antonio

Intervengo per un chiarimento. A parte il fatto che ricordo che il collega Fiumara nel suo intervento, dopo avere annunciato il voto favorevole del Gruppo PSI all'intero documento, ha già comunque detto che il Gruppo PSI avrebbe preferito l'abolizione di questo quarto comma. A parte questo, voglio chiedere un chiarimento su questo punto.
Poco fa l'Assessore Nerviani ha rifiutato, a nome della Giunta, il nostro emendamento, con la motivazione che richiamava un documento sottoscritto dai Sindaci, mentre è orientamento della Giunta, nel trattare questa materia e nel fare le segnalazioni al Governo, citare esclusivamente i documenti votati dai Consigli comunali. Mi chiedo come sia coerente tale orientamento con questo quarto comma, che richiama atteggiamenti e posizioni mai espressi dai Consigli comunali, sui quali anzi i Consigli comunali hanno espresso parere contrario. Queste stesse cose erano già state citate nel primo parere della Regione; in questo caso, dunque, si tornano a citare, per la seconda volta, posizioni di comitati spontanei di cittadini, che hanno raccolto firme informalmente.
Si tratta di cose che la Regione ha già segnalato al Governo una volta e di cui il Governo ha deciso di non tenere conto. Non si capisce perch riprendiamo a segnalarle nonostante non vi sia, a supporto di queste posizioni, alcun pronunciamento di Consiglio comunale, se non un pronunciamento del Consiglio provinciale di Novara a sostegno di posizioni di privati cittadini e non di posizioni espresse da Consigli comunali. Per questi motivi proponiamo l'abolizione del quanto comma.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

O non mi sono fatto intendere o non sono stato capito. Il documento dei Sindaci non è stato considerato, formalmente e nella sostanza, perch ritenuto contraddittorio rispetto a documenti più formalmente rilevanti che avevano costituito la base per la stesura della deliberazione già proposta in Commissione. Ho anche ripetuto che, con l'acquisizione dell'orientamento di quell'assemblea, si ingenerava un equivoco ulteriore all'interno della nostra deliberazione. Questa è là ragione.
Per quanto attiene le segnalazioni, ho già fatto mie osservazioni politiche: adesso qualcosa è mutato: non è più il Consiglio comunale di Omegna a voler indire il referendum o ad annunciarlo, ma è un consistente numero di cittadini (3.500 "dichiarati", lo dico onestamente) che chiede l'indizione del referendum.
Con un emendamento che faro forse per eccesso di scrupolo e di onestà specificherò che la richiesta di referendum è contestata sul piano formale dai Sindaci dei Comuni interessati. Questo elemento politico, sollecitato anche dai colleghi di maggioranza, peraltro è già conosciuto formalmente e segnalato al Governo, che probabilmente non ne terrà conto come non ha tenuto conto dei precedenti.
Come ho detto la volta scorsa, continuo ad essere un po' indignato e quindi sospinto a segnalare queste cose. Il fatto che un Sindaco di un Comune con meno di 1.000 abitanti, che sa esistere una raccolta di firme di centinaia di cittadini che vogliono il referendum, che non considera seria la proposta e non sente il dovere di ascoltare i suoi cittadini, mi sembra compia un atto politico su cui si possono fare rilevanti obiezioni. Queste rilevanti obiezioni si trasformano in incertezza, dubbio e contestazione politica: si trasformano in segnalazioni al Governo di una situazione davvero non comprensibile.
Questo - lo dico con chiarezza - si verifica a Belgirate e a Brovello Carpunigno: ad Omegna, il movimento popolare è stato particolarmente rilevante. Noi abbiamo acquisito appieno la volontà a favore della nuova provincia del Consiglio comunale di Omegna, altrimenti non approveremmo questa deliberazione, ma non riteniamo tacitabile un fatto così rilevante anzi lo segnaliamo ricordando che la nostra posizione è contenuta, in termini formali; nel primo e secondo comma di questa deliberazione: parere favorevole e richiesta di articolazione obbligatoria dei servizi sui tre poli. Ripeto, si tratta di segnalazioni politicamente dovute, delle quali ci siamo fatti carico.
Poiché ho la parola; Signor Presidente, annuncerei anche l'ultimo emendamento, strettamente collegato a questo. Dopo le parole "Amministrazioni comunali", aggiungere il seguente inciso: "che, per contro, contestano il mancato rispetto delle forme nella presentazione delle istanze da parte dei succitati Comitati".
Questo - ripeto - è un atto richiesto e ritengo anche dovuto al desiderio di rappresentazione, la più precisa possibile, della realtà e della verità.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 4 voti favorevoli, 25 contrari e 7 astensioni (Il Consigliere Sartoris non partecipa alla votazione).
6) Emendamento presentato dai Consiglieri Buzio, Monticelli e Bortolin: dopo il dispositivo della deliberazione, al IV comma, sopprimere le ultime tre righe, che iniziano con: "La richiesta delle succitate ...".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 4 voti favorevoli, 27 contrari e 7 astensioni (Il Consigliere Sartoris non partecipa alla votazione).
7) Emendamento presentato dall'Assessore Nerviani: al quarto punto dopo le parole "Amministrazioni comunali", aggiungere il seguente inciso: "che, per contro, contestano il mancato rispetto delle forme nella presentazione delle istanze da parte dei succitati Comitati".
Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 24 voti favorevoli, 11 astensioni (Il Consigliere Sartoris non partecipa alla votazione).
8) Emendamento presentato dai Consiglieri Rossa e Fiumara: dopo il punto 4) inserire il seguente punto 5): "5) di trasmettere al Governo il documento sottoscritto dai Sindaci componenti il Comitato promotore della nuova Provincia".
La parola al Consigliere Fiumara per l'illustrazione.



FIUMARA Francesco

Riteniamo che dopo l'emendamento proposto dalla Giunta di trasmettere anche le deliberazioni di altri Comuni, sia opportuno trasmettere anche il documento dei Sindaci della zona; pensiamo sia utile acquisire questo ulteriore documento.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

Chiedo ai colleghi Rossa e Fiumara di sostituire le parole "il comitato promotore" con l'espressione "la stragrande maggioranza dei Sindaci dell'istituenda nuova Provincia". L'emendamento sarebbe così formulato: "5) di trasmettere al Governo il documento sottoscritto dalla stragrande maggioranza dei Sindaci dell'istituenda nuova Provincia nella riunione dell'1 febbraio us." Con questa dizione l'emendamento è accoglibile.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 8 con la modifica proposta dall'Assessore Nerviani.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è accolto con 25 voti favorevoli, 9 astenuti (Il Consigliere Sartoris non partecipa alla votazione).
La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Chiedo che si proceda alla votazione della deliberazione per parti separate, ovvero di sottoporre ad unico voto l'intera premessa e i punti 1/2/5, e, separatamente, i punti 3) e 4).



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta

Regionale Ma esiste un'inscindibilità del documento!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

Il Gruppo dei Verdi non partecipa ad alcuna votazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Il Gruppo di Rifondazione comunista non partecipa ad alcuna votazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Anche il Gruppo DP non partecipa ad alcuna votazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Esprimiamo voto favorevole al, primo pezzo della deliberazione laddove si decide di dare parere favorevole all'istituzione della Provincia del Verbano-Cusio-Ossola.
Il punto 2) ci vede favorevoli, così come si era espresso in passato il collega Zacchera, laddove si richiedeva una garanzia di equa distribuzione dei servizi dello Stato nelle tre aree. Sulle restanti parti mi riservo di fare dichiarazione di voto successiva.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Sartoris.



SARTORIS Anna

Voterò a favore della deliberazione, perché credo che sull'istituenda Provincia si siano fatte anche troppe parole.
Capisco la posizione dei colleghi del PDS, ma non credo sia il caso di indebolire troppo questa deliberazione. In questo caso ritengo che l'importante sia portare a casa il risultato, poi si vedrà, perché non sarà sicuramente il fatto di aver scritto su un pezzo di carta che esiste il doppio capoluogo a darci delle garanzie.
Sappiamo benissimo che, nel momento in cui verrà istituita la Provincia del Verbano-Cusio-Ossola, la battaglia sarà appena iniziata e che il percorso sarà ancora molto lungo; a quel punto, secondo noi, bisognerà cominciare a fare delle critiche e dei ragionamenti. In questo caso noi crediamo che l'importante - come nel caso di Biella - sia portare a casa il risultato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

Anch'io non partecipo alla votazione su tutti i pezzi della deliberazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Intervengo per dichiarazione di voto. La Lega Nord è favorevole all'istituzione di questa nuova Provincia, pur con delle riserve.
Riteniamo, come già espresso nel Consiglio passato sulla necessità di un nuovo regionalismo, o meglio federalismo, che debba esserci una grossa revisione, soprattutto delle competenze. Effettivamente, andare a creare delle nuove "scatole vuote" come sono oggi le Province, significa - come diceva stamattina il Consigliere Bodrero - creare dei nuovi carrozzoni, una nuova burocrazia, sicuramente non funzionale.
Il nostro Gruppo ha proposto l'istituzione di altre due nuove Province in Piemonte, però in un'ottica di totale diversità di competenze. Riteniamo che la prossima legislatura porterà notevoli cambiamenti; in una totale riforma dello Stato - ed è solo a queste condizioni che noi siamo favorevoli all'istituzione di nuove Province - la creazione di nuove Province sarà sicuramente necessaria. E' chiaro che noi riteniamo che alle nuove Province debbano essere affidate competenze completamente diverse quali ad esempio la gestione della sanità e dell'istruzione a livello locale.
In quest'ottica, convinti assertori e sicuramente fermi assertori di questa nuova linea e convinti che qualcosa cambierà, dichiariamo fin d'ora che voteremo a favore di queste istituzioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Esprimo il voto che darà il Gruppo PCI-PDS, mentre altri colleghi esprimeranno voti personali, che evidentemente si distingueranno dal voto dell'intero Gruppo.
Il PCI-PDS darà un voto favorevole nella prima votazione, quella relativa alla premessa e ai punti 1). 2) e 5), testè aggiunto, perché li ritiene punti chiari, precisi, che confermano una linea di fondo che la Regione ha avuto nel corso degli anni su queste vicende, e che noi abbiamo sempre condiviso, favorevole all'istituzione della nuova Provincia.
Il Gruppo si asterrà nella votazione sui punti 3) e 4), ritenendo incompleta e non rispondente al complesso delle posizioni emerse da organi ufficiali la formulazione finale del punto 3) (i Consigli Comunali, le Giunte e i Sindaci sono organi amministrativi); inoltre, il punto 4) ci sembra pleonastico e inutile, non aggiunge sostanzialmente nulla e pu soltanto creare elementi di confusione.
Infine - e ho terminato - il nostro Gruppo darà un voto favorevole al complesso della deliberazione, pur con le carenze che segnaliamo astenendoci sui punti 3) e 4).
Richiamo qui una dichiarazione di voto da me svolta qualche mese fa.
Quando si votò il primo parere della Regione, parlai di un sì sofferto.
Anche in questo caso il nostro è un sì un po' sofferto, perché in qualche modo rimangono elementi di ambiguità e di non chiarezza che era forse opportuno risolvere al nostro interno senza affidarsi completamente, un po' a scatola chiusa, alle decisioni del Governo.
Questo è il senso, la ragione degli atteggiamenti di voto che assumeremo come, Gruppo, fermo restando le posizioni che assumeranno, a titolo individuale, singoli Consiglieri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bosio.



BOSIO Marco

Comunico la mia non partecipazione al voto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Buzio.



BUZIO Alberto

Francamente sono molto deluso del dibattito di oggi, perché su questa deliberazione avevo fatto pervenire all'Assessore la relazione su una puntuale verifica di tutti i punti segnalati nel precedente parere, parere che ha avuto il voto favorevole di tutti noi e che, a mio parere, era già un punto massimo di convergenza dei Gruppi in questo Consiglio.
Per quanto non fossi d'accordo con le segnalazioni fatte già la volta scorsa, avevo recepito positivamente il fatto che nella deliberazione del 19 novembre scorso si chiedesse in primis al Governo - cito testualmente il testo della deliberazione - "che la nuova Provincia sia denominata Verbano Cusio-Ossola", così come originariamente richiesto dai Comuni che avevano attivato l'iniziativa formale ai sensi dell'art. 133 della Costituzione.
Credo che lo sforzo fatto dal Consiglio regionale in quel momento sia stato lo sforzo più alto effettuato, che andava incontro, alle legittime aspirazioni delle popolazioni del Verbano-Cusio-Ossola, soprattutto dell'Ossola e del Cusio.
Come dicevo prima, non condividevo le segnalazioni fatte, probabilmente non del tutto neutre (ognuno può segnalare quello che ritiene più politicamente rilevante, quindi segnalare alcuni fatti piuttosto che altri), tuttavia erano segnalazioni con le quali, con un tono non di forzatura, si enunciavano certi fatti, ripeto, fatti da noi non condivisi e ritenuti minori rispetto ad altri. Tant'è vero che il Governo ha esercitato il proprio potere discrezionale, dove ha voluto, soprattutto nell'esclusione del Comune di Armeno.
Questo a me pare un passo indietro rispetto alla Provincia in merito alla quale era stato espresso il parere in data 19/11/1991; non si erano cioè presi in considerazione i punti 3), 4) e 5), che viceversa vengono riproposti in questa deliberazione. Io credo che riproporre fatti già noti seppure con un'evoluzione, sia un fatto insidioso che va a detrimento della chiarezza che ci deve essere su questi fatti e soprattutto attenui il forte significato di chiarezza che aveva invece avuto la deliberazione del Consiglio regionale del 19 novembre scorso. Dico quindi francamente - non voglio farla lunga perché so che il mio tempo è limitato in questa sede di dichiarazione di voto - che sarò favorevole al punti 1), 2) e 5) perch questi punti sono chiari, limpidi, essenziali; esprimo parere favorevole ancorché, ripeto, il decreto del Governo non preveda un Comune in meno.
Il secondo punto chiede che sia garantita nelle tre aree una adeguata distribuzione dei servizi dello Stato, e il punto cinque cita, ripreso in una richiesta dei Consiglieri Rossa e Fiumara, un documento sottoscritto dalla stragrande maggioranza dei Sindaci e fatto proprio anche dal Comitato promotore che è vero che non ha magari personalità giuridica, tuttavia è un Comitato di fatto che esprime politicamente, perché non solo ci sono i Sindaci dei Comuni sopra 15.000 abitanti, ma ci sono le forze economico sociali, le organizzazioni sindacali, le organizzazioni di categoria imprendi-toriali piccole e medie. Quindi, mi pare che anche questo riconoscimento, di un documento che ha segnato un punto di convergenza, sia pure mantenendo un minimo di ambiguità che ho cercato nell'intervento precedente di interpretare, ma che tuttavia poteva essere considerato come un elemento positivo da parte di amministrazioni che erano state sollecitate a trovare dei punti di convergenza in passato dallo stesso Assessore Nerviani.
Ritengo che apportare alcune modifiche al punto tre e quattro sia negativo. Per il punto tre si fa riferimento ad una delibera del Comune di Domodossola che dovrebbe essere superata, alla luce di un fatto esistente perché il Sindaco ha firmato il documento e perché ognuno si è preso l'impegno di deliberare come Giunta e poi come Consiglio, quindi non è utile citare la delibera avvenuta prima di questo fatto. A mio parere è una forzatura negativa e il riprendere pari pari cose già segnalate rappresenta un fatto negativo che tende a dare un eccessivo potere discrezionale al Governo: restituisce al Governo una eccessiva facoltà in questa materia; quando invece la Regione si era pronunciata molto chiaramente il 19 novembre scorso e aveva espresso il proprio parere in modo netto dicendo che la denominazione della Provincia di Verbania com'era evidenziata nella legge n. 142, fosse modificata in "Verbano-Cusio Ossola" che, tra l'altro, non è un nome nuovo, ma è il nome con cui molte proposte di legge erano state fatte, con titolo ancora maggiore i Comuni che avevano assunto la formale iniziativa ai sensi dell'art. 133.
Per il punto quattro invece, ritengo che sia una ulteriore sottolineatura negativa perché già fatta e segnalata e non si è citato al contrario un altro fatto importante e cioè che questi stessi Comuni hanno deliberato successivamente al parere dato precedentemente e hanno deliberato e riconfermato la propria adesione, cosa che prima per Omegna non era avvenuta anche se accompagnato da un documento programmatico contenete tre delibere, una del Consiglio Comunale e due delibere di Giunta. Anche questo è un elemento negativo e vorrei risottolineare queste cose. In definitiva, il mio voto sui punti tre e quattro sarà negativo.
Sull'intero complesso devo dire che il parere di oggi sia un passo indietro rispetto alla delibera che avevamo fatto, non si tratta di un secondo parere, perché di pareri ne abbiamo già dati molti in quest'aula ma presenta elementi negativi che sostanzialmente possono creare elementi di confusione che invece credo dovessero essere eliminati proponendo la chiarezza con cui si era evidenziato nella delibera del 19/11/91 il parere del Consiglio Regionale, per cui mi asterrò sull'intero complesso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Peano.



PEANO Piergiorgio

A me non pare che il dibattito sia stato deludente, come qualcuno ha sostenuto. Credo invece abbia chiarito - e chiarisca - la posizione dei tanti Gruppi di questo Consiglio. Sono però emerse delle difficoltà e ci sono riserve da parte di alcuni di noi che non hanno condiviso e che non possono condividere questa conclusione, non certo per interessi personali ma per quell'attaccamento ad un territorio sino ad oggi rimasto unito: ci sono confini naturali e artificiali, quelli proposti forse appaiono artificiali, ma non possiamo continuare a rimandare il dibattito e continuare a dividerci sulla questione. Per questo il nostro Gruppo propone a questa assemblea - come per l'Assessore Nerviani - il voto favorevole.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Il nostro Gruppo si asterrà sulla deliberazione inerente la nuova Provincia Verbano-Cusio-Ossola, perché ritiene che debba rimanere un po' nella storia della nostra Regione cosa significa la disponibilità sempre e comunque a rispondere alle aspettative della gente. Sappiamo tutti che la nuova Provincia in questa sede è sempre stata considerata cosa che non si sarebbe mai fatta; oggi, invece, non si capisce la ragione della solidarietà rispetto a questa Provincia. Ci sono le illusioni della gente per la quale la nuova Provincia ha un certo significato, ma chi ha la fortuna di vivere in quelle valli come io vivo nelle mie, continuerà ad essere convinto da cattivi maestri che essere separati dai grandi processi vuol dire esserne coinvolti. Questo perché veniamo blanditi dalle classi politiche localistiche e municipalistiche, che ci vengono a dire che il modo per essere coinvolti nei grandi processi è quello di esserne separati.
Quindi, essere tagliati fuori dai rapporti con le grandi città dove costruiamo l'intelligenza del moderno, dove ci sono le Università, i centri di ricerca, le potenze economiche, significa far crescere le nostre comunità vallive.
Questo è un paradosso che trova la sua giustificazione soltanto nella cultura della politica intesa non come servizio per la società, ma come servizio per se stessi. Biella è una provincia dove i processi socioeconomici hanno veramente bisogno di un'istituzione che li supporti Biella è una Provincia perché la cultura industriale di Biella ha fatto sì che si sia venuta a realizzare una enclave diversa dal resto della provincia, ma culturalmente, sociologicamente e politicamente. Allora la Provincia si giustifica, e cresce per forza propria. Dove invece la si costruisce e la si vende come rimedio alle arretratezze, si dice una cosa che non ha senso e quindi si portano in quest'aula documenti nei quali nessuno di noi ha mai creduto.
La storia dell'istituenda Provincia mi ricorda la legge sulle Comunità montane, approvata ed adesso revocata, convinti che il Governo non l'avrebbe approvata. Diciamocele queste cose, francamente! Abbiamo approvato una legge sulla montagna, sulle Comunità montane nella speranza qualcuno l'ha esplicitata, qualcuno no - che il Commissario di Governo l'avrebbe bocciata. Per questa Provincia è successa la stessa cosa.
Amici miei, ci siamo vergognati 15 anni fa quando qualcuno ha fondato le proprie fortune politiche - una persona e un Partito - sulla doppia capitale di una Regione, e qui ci sono dei rispettabilissimi colleghi che ritengono di essere nel giusto - e probabilmente lo sono - nell'immaginare che una Provincia ritagliata abbia due capoluoghi.
Il fatto che un Consigliere regionale bandendo il localismo registri che il processo sia assai indietro nella sua maturazione, e che altri Consiglieri regionali propongano un emendamento in cui immaginano due capoluoghi; significa che il processo di un'entità socio-economica che è cresciuta e si è differenziata - e come tale sarebbe giusto un supporto istituzionale che la faccia decollare (vedi Biella) - non è maturato.
Quindi, l'istituzione di questa nuova Provincia non sarà l'ala che farà veleggiare questa barca, ma sarà una palla che la farà affondare. La politica e le istituzioni non possono più di tanto rispetto ai processi della società civile: è la società civile nella sua cultura e nelle sue diversificazioni che deve costruire gli elementi del suo essere, e le istituzioni devono essere coerenti rispetto a questo processo.
In questa paradossale vicenda incominciamo ad immaginare anche noi che il simbolo della nuova Provincia debba essere l'aquila bicipite degli Asburgo i quali, per tenere insieme ungheresi ed austriaci, dovevano avere un'aquila con due teste, una che guardava da una parte e una dall'altra.
Probabilmente in questa Provincia dovremmo fare qualcosa del genere.
Comunque relativamente al provvedimento, non poniamo più alcun tipo di ostacolo. Ci asteniamo perché resti nella storia della Regione la riflessione di un piccolo Gruppo che si chiede se è serio che l'istituzione di una nuova provincia segua processi di natura istituzionale non convincenti.
Siccome temo questo tipo di atteggiamento anche in altre situazioni, la lezione di oggi deve servirci. Quando l'istituzione superiore avvia certe procedure, preoccupata più del consenso, che della ragione, non ha più trincee nelle quali recuperare. Un processo avviato ha forza propria: oggi andiamo all'approvazione di un provvedimento che è andato avanti per forza propria. L'istituzione superiore, decisionale, deve essere molto attenta: i primi passi li deve fare sul piano della ragione, non sul piano del consenso.
Ho invece l'impressione - e quanto è avvenuto oggi me lo conferma - che anni fa si sia partiti più preoccupati di stare sul piano del consenso immaginando che la irrazionalità sarebbe prevalsa sul consenso. Oggi ci troviamo, invece, con un disegno che non è sicuramente l'ottimo dal punto di vista razionale e che non ha il consenso che un provvedimento del genere dovrebbe avere. E questo cosa sta a dimostrare? Sta a dimostrare che questa realtà non ha quel tasso di omogeneità, di organicità che giustifica la nascita di una nuova istituzione provinciale.
Qui non si tratta di organizzare un'area socioeconomica e fare un tipo di progetto: si tratta di far nascere una nuova istituzione, e una nuova istituzione nasce nella misura in cui si sono costruite le ragioni di ordine culturale e socio-econommica che la motivano. Quindi, la nostra astensione è soprattutto la raccomandazione, rivolta a noi stessi (cioè a noi liberali), di non ripetere l'errore di essere troppo disponibili su soluzioni del tutto provvisorie, destinate a non concludersi, ma che sottoscriviamo per l'impressione di essere più vicini alla gente e alle aspettative delle Comunità locali. Probabilmente, così facendo, non abbiamo reso un buon servizio né alla Regione né alle comunità locali.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Gallarini che interviene in qualità di Consigliere.



GALLARINI Pier Luigi

Intervengo a nome del Gruppo al posto del Capogruppo collega Goglio. In quanto novarese voglio esprimere il sì convinto del PSDI; per quanto riguarda la posizione politica e un sì di coerenza rispetto a tutto il processo di costruzione del parere di oggi. Purtroppo devo aggiungere che se si dovesse esprimere un giudizio sulla maturità complessiva con cui è stato costruito il parere di oggi, non potremmo esprimere un sì: lo esprimiamo però per ragioni politiche e di coerenza.



PRESIDENTE

Se non ci sono altre dichiarazioni passiamo alle votazioni.
Si è convenuto di procedere a tre votazioni: la prima inerente la premessa e i punti 1, 2 e 5.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La prima parte è approvata con 29 voti favorevoli, 1 voto contrario e 2 astenuti (non partecipano alla votazione i Consiglieri Bosio, Chiezzi Maggiorotti, Giuliano, Marino, Miglio, Segre).
Pongo in votazione la seconda parte della deliberazione, quella riguardante il punto 3.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La seconda parte è approvata con 27 voti favorevoli, 2 voti contrari e 5 astenuti (non partecipano alla votazione i Consiglieri Bosio, Chiezzi Maggiorotti, Giuliano, Marino, Miglio, Segre).
Pongo in votazione la terza parte della deliberazione, quella riguardante il punto 4.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La terza parte è approvata con 25 voti favorevoli, 2 voti contrari e 8 astenuti (non partecipano alla votazione i Consiglieri Bosio, Chiezzi Maggiorotti, Giuliano, Marino, Miglio, Segre).
Vi era una richiesta di votare l'intero testo, poiché, trattandosi di una deliberazione di parere al di là delle differenziazioni per parti, pu esserci una diversa opinione sull'intero testo. A me sembra che la questione, non precisamente regolata in alcuna parte del Regolamento, possa essere accolta.
Pertanto pongo in votazione la deliberazione così emendata il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 32 voti favorevoli, 1 voto contrario, 4 astenuti (non partecipano alla votazione i Consiglieri Bosio, Chiezzi, Maggiorotti Giuliano, Marino, Miglio, Segre e Vaglio).
Pongo in votazione l'immediata esecutività.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'immediata esecutività è approvata con 37 voti favorevoli e 1 astenuto.


Argomento: Province

Deliberazione n. 369: "Secondo parere della Regione Piemonte in ordine all'istituzione della nuova Provincia di Biella"


PRESIDENTE

Pongo ora in votazione l'immediata esecutività della deliberazione n.
369: "Secondo parere della Regione Piemonte in ordine all'istituzione della nuova Provincia, di Biella".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'immediata esecutività è approvata con 37 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento: Esercizi provvisori

Esame progetto di legge n. 241: "Integrazione della legge di autorizzazione all'esercizio provvisorio per l'anno finanziario 1992"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora il progetto di legge n. 241 di cui al punto 18) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Zanoletti.



ZANOLETTI Tomaso, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la legge regionale n. 60/91: "Contributo straordinario alle Comunità montane", pur rispondendo ad una reale esigenza, non ha potuto avere esecuzione dati i tempi di pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione. Permangono, però, i problemi evidenziati dalle Comunità montane. E' stato pertanto estremamente urgente predisporre quanto necessario per consentire l'erogazione del contributo straordinario previsto dalla legge regionale anzidetta.
Il disegno di legge n. 240, a tale scopo presentato dalla Giunta rappresenta il primo dei passi occorrenti; i successivi sono costituiti dalla elaborazione di una apposita nota di variazione al bilancio di previsione per fanno finanziario 1992 e dalla predisposizione del disegno di legge che ne autorizza la gestione nel corso dell'esercizio provvisorio.
La I Commissione consiliare, convocata appositamente il 28 gennaio scorso, ha esaminato il disegno di legge, di cui si tratta, e lo ha approvato a maggioranza, in considerazione dell'esigenza di provvedere urgentemente alla erogazione del contributo straordinario promesso, e particolarmente atteso, dalle Comunità montane.
Se ne raccomanda, per conseguenza, l'approvazione anche da parte di questo Consiglio.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi. Ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghe e colleghi, su questo progetto di legge, in coerenza con quanto ho fatto in occasione della votazione del bilancio preventivo, esprimo voto sfavorevole, rimarcando il giudizio molto negativo sulla gestione del bilancio da parte della Giunta regionale.
Segnalo il fatto che in pratica è dal 1990 che manca un confronto complessivo di prospettiva su un documento di bilancio. Il confronto viene sempre rinviato: dal bilancio preventivo all'assestamento dall'assestamento al prossimo bilancio. E' ora di smetterla con questa prassi. Questo provvedimento, seppur limitato, si inserisce all'interno di una gestione di bilancio non condivisibile.
Queste le motivazioni per il voto contrario.



PRESIDENTE

Se non vi sono altri interventi, possiamo passare all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 6 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 6 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 6 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Comunita' montane - Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Esame progetto di legge n. 240: "Trasferimento all'anno 1992 dell'autorizzazione di spesa recata dalla L.R. 19/12/1991, n. 60"


PRESIDENTE

Esaminiamo il punto 19) all'o.d.g. che reca: "Esame progetto di legge n. 240".
Relatore è il Consigliere Zanoletti.



ZANOLETTI Tomaso, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, alcune urgenze, sopravvenute dopo l'approvazione dell'esercizio provvisorio e non procrastinabili sino all'approvazione del bilancio di previsione, costringono a richiedere l'estensione dell'esercizio provvisorio anche alla seconda nota di variazione, nella quale tali urgenze sono state inserite.
Le urgenze riguardano: collaborazioni e consulenze prestate da enti e privati a favore del Consiglio regionale; convegni, indagini conoscitive studi e ricerche; la somma da trasferire alle UU.SS.SS.LL. per interventi volti a superare le situazioni di disagio dei portatori di handicap; il contributo straordinario alle Comunità montane; e si riferiscono ai capitoli: n. 10220 aumentato di 1 miliardo n. 10870 aumentato di 3 miliardi n. 12035 (N.I.) dotato di 2,5 miliardi n. 13905 aumentato di 2 miliardi.
Le variazioni in diminuzione riguardano i capitoli: n. 10020 meno 20 milioni: n. 10110 meno 140 milioni n. 10630 meno 1 miliardo n. 15860 meno 3 miliardi n. 15959 meno 4,340 miliardi.
La I Commissione consiliare ha preso in esame nella seduta del 28 gennaio scorso, appositamente convocata, il disegno di legge n. 241 all'uopo presentato dalla Giunta, e lo ha approvato a maggioranza.
In considerazione di quanto sopra esposto e, in particolare dell'esigenza di consentire al più presto l'assunzione dei necessari impegni di spesa sui competenti capitoli, se ne raccomanda l'approvazione anche da parte di questa assemblea.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Nella relazione, leggo che è stato istituito che le urgenze per cui si adotta questa deliberazione si riferiscono anche a somme da trasferire alle UU.SS.SS.LL. per interventi volti a superare le situazioni di disagio di portatori di handicap.
E' tutto molto sibillino. Vorrei capire a cosa ci si riferisce, perch mi è giunta voce che ci si riferirebbe alla copertura delle spese per il nuovo nomenclatore tariffario regionale, con il quale si coprirebbero le forniture di ausilii e protesi a disabili non più coperte dal nomenclatore tariffario approvato alla fine del luglio 1991. Vorrei capire se è questo perché se è questo avrei delle serie obiezioni da fare. Mi pare infatti che la dotazione per il 1992 sia assolutamente insufficiente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Anch'io chiedo se questo paragrafo di spesa di nuova istituzione di 2,5 miliardi è quello che dovrebbe, in parte, tamponare il taglio apportato al nomenclatore tariffario per ciò che riguarda i vari ausilii e presidi sanitari per le persone disabili. Sono in attesa di sapere se è questo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore regionale

Lo stanziamento è per le cose tolte dal nomenclatore. In un primo tempo affrontiamo, sul piano sperimentale, la situazione dei paraplegici, poi anche in relazione all'andamento, vedremo cos'è possibile ampliare negli altri settori. Stiamo lavorando con i tecnici per stabilire le cose e le quantità; spero che nel giro di 10-15 giorni possa uscire una deliberazione di Giunta con la direttiva alle UU.SS.SS.LL.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti per dichiarazione di voto.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

A me risulta che soltanto oggi i tecnici siano stati convocati per definire l'ammontare dei bisogni, in particolare per quanto riguarda i presidi per l'incontinenza; questa cifra, quindi, è stata definita "a capocchia", sulla base di intuizioni, ma non certo di dati attendibili.
Sono a conoscenza del fatto che erano stati richiesti dati alle stesse associazioni, le quali avevano fornito indicazioni tali da portare ad un fabbisogno sicuramente superiore a questa cifra, anche solo per i problemi dell'incontinenza. Visto che ci si riferisce alla paraplegia, dovrebbe essere noto che chi ha una lesione midollare non ha solo problemi di incontinenza, ma anche di decubito. Vorrei che questo fosse reso più evidente. Non è possibile approvare una deliberazione che non renda evidenti tutti questi problemi se si sono affrontate, ad esempio, le questioni gravissime delle conseguenze delle piaghe, che comunque colpiscono almeno il 25% delle persone che hanno una lesione midollare, in termini di cronicità e non solo di incidenza in fase acuta.
Esiste inoltre tutto il problema degli ausilii per la mobilità, che interessano anche i paraplegici. Mi sembra - e lo dico come persona direttamente coinvolta in questo discorso - scorretto premiare una categoria a fronte dei bisogni, anche evidenti, di chi paraplegico non è.
Se si affrontano i problemi dell'incontinenza, li si debbono affrontare per tutta la popolazione di persone colpite, che non sono solamente coloro che hanno lesioni midollari, ma per esempio anche coloro che hanno una sclerosi multipla, gli incontinenti, le persone anziane. Se dunque la questione è in questi termini, sicuramente la cifra è assolutamente insufficiente.
C'è tutto il problema della mobilità che sicuramente in questa cifra non è compreso. Il decreto ministeriale del 18 dicembre copre solo in parte (per un terzo del fabbisogno) la richiesta originale fatta presente dalle associazioni. Non accetto, quindi, che ci sia una predeterminazione di 2,5 miliardi per coprire il fabbisogno per fanno finanziario 1992 (dodici mesi).
Voglio ricordare che le richieste fatte al Presidente della Giunta e all'Assessore alla sanità erano riferite anche al fabbisogno non coperto degli ultimi quattro mesi del 1991. In tre incontri era stata fatta una promessa alle associazioni, per cui si sarebbe proceduto al rimborso di tutto quanto acquistato di tasca propria da parte delle persone con questi problemi, ma non mi risulta che ciò sia previsto in questi 2,5 miliardi.
Dunque, erano promesse assolutamente inattendibili.
Dichiaro, quindi, di essere contrario a questa predeterminazione. Si approvano 2,5 miliardi? Okay, bisognerebbe pero precisare che non si tratta di una cifra complessiva in grado di coprire il fabbisogno delle persone con lesioni midollari e delle persone disabili, ai cui problemi non risponde più il nomenclatore tariffario e che richiederebbero Interventi finanziari ben più ampi.
Alcuni uffici dell'Assessorato al bilancio avevano affermato che la cifra poteva ammontare a 25 miliardi; a me sembrava addirittura eccessivo il fabbisogno finanziario per coprire quanto il nomenclatore tariffario nuovo non prevede più. Vedere però questa cifra ridotta ad un decimo, mi pare assolutamente incomprensibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro per dichiarazione di voto.



CALLIGARO Germano

E significativo il modo con cui questo provvedimento è stato portato all'approvazione del Consiglio. Pensavo che la Giunta spiegasse che una prima risposta veniva data ai disabili con un capitolo di spesa di nuova istituzione dell'ammontare di 2.500 milioni; Invece, tutto si è svolto alla chetichella. Eppure, i disabili hanno ripetutamente manifestato, inviato telegrammi, lettere di protesta; è evidente che non ci troviamo d'accordo sulle cifre.
In un primo tempo, l'Assessorato aveva parlato di un fabbisogno di circa 2 miliardi di lire; in seguito, altri tecnici hanno parlato persino di 25 miliardi di lire.
Dopo il decreto approvato a dicembre dello scorso anno, si può dire che il taglio apportato precedentemente dal decreto di luglio è stato sanato nella misura di un terzo. A nostro parere il fabbisogno è comunque più elevato, anzi sarebbe bene riordinare tutta questa materia per capire a quanto ammonta il fabbisogno effettivo, ai fini di sanare il taglio apportato nel luglio dello scorso anno.
Qui si dice esplicitamente che 12,5 miliardi sono rivolti solo ai paraplegici. E agli altri disabili? Noi insistiamo su un punto: riordinare tutta la materia. Successivamente, entriamo nel merito dei due miliardi e mezzo: quali saranno criteri di riparto tra le UU.SS.SS.LL.? Ci sono UU.SS.SS.LL. più sensibili che hanno una spesa storica elevata UU.SS.SS.LL. meno sensibili, dalla spesa storica molto bassa. Occorre quindi introdurre criteri equi, che non considerino unicamente la spesa storica.
In questo senso si richiederebbe un riordino generale di tutta la materia. A noi interessa poco a quale altro capitolo è stato sottratto il denaro; quello che è certo è che l'intervento è parziale e assolutamente insoddisfacente.
Restiamo della nostra idea: oltre ai due miliardi e mezzo stanziati vengano prelevate altre risorse dagli introiti dovuti alla parziale capacità impositiva, in modo tale da dare risposta soddisfacente a tutti i disabili. Quella proposta è una risposta del tutto insoddisfacente e parziale, contro la quale votiamo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa per dichiarazione di voto.



ROSSA Angelo

Signor Presidente e colleghi, prendo la parola per esprimere l'adesione del Gruppo socialista al d.d.l. n. 205, e la personale soddisfazione per quanto compreso nella proposta, relativa alla seconda nota di variazione del bilancio 1992 e che consente di poter dare luogo ad una successiva delibera, che risponda alle necessità che tutti quanti, con preoccupazione abbiamo sottolineato quando nella legge finanziaria si è avvertita la mancanza di uno stanziamento a favore di persone che ne hanno più necessità: i tetraplegici e i paraplegici.
Nel grande documento finanziario nazionale fin dall'inizio ho rilevato quello che può essere definito un attacco alla morale umanitaria, che dovrebbe invece essere la guida a qualsiasi nostro impegno politico.
Siamo di fronte ad una segnalazione di volontà da parte della Regione che dovrà espandersi a tutto campo. Sono dell'avviso che se emergeranno problemi al riguardo di altre categorie di disabili potremo porvi qualche rimedio. Non poniamoci sempre senza un minimo di riconoscimento per quanto si è in grado di fare: cerchiamo di partire, intanto. Con la volontà della Regione, sorretta da tutti i Capigruppo, di realizzare la seconda nota di variazione per far entrare fra le spese correnti gli stanziamenti relativi ai disabili abbiamo corrisposto ad un'attesa andata delusa da parte del Governo nazionale.
Se gli stanziamenti non saranno sufficienti si tratterà di compiere altri passi in avanti. Le capacità di una società democratica ed umana sono immediatamente riferibili alla solidarietà che essa è in grado di esprimere a chi ne ha maggiormente necessità: è un assioma che personalmente non metto assolutamente in discussione. Si deve "restare indietro" in ogni altro settore pur di dare priorità a coloro che sono stati più sfortunati: Consigliere Calligaro, occorre comprendere le questioni... Così come ho criticato e condannato la sottovalutazione, fuori da ogni ragionevole manifestazione di solidarietà, emersa nella legge finanziaria nazionale voglio esprimere la soddisfazione del Gruppo e quella personale per il recupero di solidarietà operato dalla Regione. Mi auguro che si allarghi sempre più; mi auguro anche che la Regione non desista dal sostenere una lotta serrata e incisiva perché nei futuri documenti nazionali si tenga conto di determinate necessità. Oggi abbiamo sopperito in qualche misura ma non è sufficiente quello che può essere definito una specie di "vaglia di recupero"; occorre fare qualcosa di più solido e più fermo. Dopo le elezioni, dopo gli assetti che si andranno a configurare nel Paese, si dovranno stabilire equi rapporti nelle destinazioni di spesa di carattere regionale. In questo caso, perlomeno, per quanto riguarda la sanità. Se venisse abolito il Ministero ciascuno si farà carico dei propri doveri: noi in prima persona. .
Sono problemi che rimandiamo al dopo "5/6 aprile", ma resta ferma la piena adesione e l'incoraggiamento a rispondere a tutte le necessità, nello stesso tempo impegno di lotta affinché questo capitolo di spesa risulti tra tutti i capitoli di spesa prioritario rispetto a tutto il resto.
L'importante è aver buona salute, il resto si aggiusta sempre, com'è stato sempre dimostrato. Grazie del puntuale intervento dell'Assessorato.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Si proceda infine alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri L'intero testo di legge è approvato.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Esame progetti di legge nn. 59 e 157: "Diritto allo studio universitario" (seguito)


PRESIDENTE

Passiamo ai progetti di legge nn. 59 e 157, di cui al punto 6) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente e colleghi, è un peccato che un dibattito importante come quello su questa legge si faccia in modo "spaccato" in due, forse in tre sedute, al termine di dibattiti molto complessi e difficili, avvenuti sia la settimana scorsa che quella attuale, che portano a relegare questo problema quasi in un ruolo marginale. Al di là del fatto che questa legge sancisce un diritto costituzionale garantito, la discussione è di estrema importanza perla nostra Regione e meriterebbe certamente qualcosa di più dei 10 minuti che credo il Presidente voglia accordarci.
Vorrei andare rapidamente per punti, senza ripetere cose già dette in quest'aula la volta scorsa o in Commissione, cercando di evidenziare i punti più significativi.
Il Partito repubblicano si occupa dei problemi del diritto allo studio non da oggi: qualcuno forse ricorderà che nel 1986 il Gruppo repubblicano presentò un libro bianco sul diritto allo studio, che suscitò anche qualche scalpore sulla stampa cittadina, nel quale venivano prese in esame le strutture del diritto allo studio, i servizi e le attività svolte nell'ambito della città di Torino. Con tale libro bianco, mettevamo in evidenza la situazione di grave crisi, per certi versi di sfascio, nella quale si viveva, con realtà tra di loro molto diverse.
Eravamo andati a visitare alcune sedi del diritto allo studio in via Verdi, dove avevamo riscontrato situazioni particolarmente efficienti e valide; in un'altra sede, invece (mi pare in piazza Cavour), un senso di nausea vera, fisica coglieva chi entrava in quell'ambiente. Questa era la situazione, e mi chiedo cosa succeda oggi, visto che la stessa, difficile situazione è presente anche nelle strade che attraversiamo tutti i giorni.
Le difficoltà che gli studenti incontravano quotidianamente non erano determinate solo da un fatto soggettivo dello studente che non riusciva a raccapezzarsi, ma dall'esistenza di problemi veri e reali per poter esercitare questo diritto.
Il malessere diffuso provocò anche reazioni forti da parte degli studenti e creò un substrato ideale per la nascita di associazioni studentesche e parapolitiche, le quali si sostituivano e si surrogavano alla mancanza di strutture, offrendo qualche volta servizi pregevoli che però avrebbero dovuto essere resi dalla struttura pubblica. Queste associazioni svolgevano un'azione meritoria, ma non condivisibile rispetto al dovere dello Stato di garantire questi servizi.
La situazione difficile cominciò - l'amico Leo conosce bene Il problema perché, essendo professore, l'ha seguito nelle varie fasi - nel 1980 quando questa Regione approvò la legge 84 (se ricordo bene il numero della legge), che delegava tutto quanto ai Comuni e ai competenti Assessori; di fatto, si scaricava la Regione di responsabilità, attribuendole ad altri Ebbene, fin da quando il Gruppo repubblicano presentò quel citato libro bianco (mi pare nel 1986), sentimmo l'esigenza che il diritto allo studio fosse gestito da un Ente unico, autonomo, separato, individuato. Non so se fosse una posizione originale assoluta, comunque certamente In quest'aula questa posizione non esisteva ancora.
Oggi, la legge crea questo Ente; noi lo apprendiamo con grande soddisfazione. Il merito è certamente dell'Assessore Fulcheri che, con grande determinazione, volontà e capacità mediatoria, è riuscito a portare in quest'aula un testo unificato; un merito credo lo si debba riconoscere anche al Presidente della IV Commissione che, con l'entusiasmo che lo caratterizza in tutte le cose che fa, ha contribuito a portare questo testo in aula. Crediamo che forse una piccola parte di merito debba essere anche riconosciuta al Partito repubblicano per aver sollevato questi problemi.
Si sono dette molte cose; vorrei puntualizzare due o tre aspetti. Un primo aspetto da considerare è che qualcuno proporrà di aumentare gli stanziamenti sui quali evidentemente la Giunta dovrà dare il proprio giudizio. Devo dire che il Gruppo repubblicano considera il diritto allo studio un investimento produttivo. Così a nostro giustizio deve considerarsi un investi-mento nelle risorse umane, che sono la vera risorsa limitata e limitante dello sviluppo di una società. Crediamo che, investire in risorse umane a tutti i livelli, dalla scuola normale all'università alla formazione professionale siano delle spese di investimento e che come tali debbano essere trattate e ben viste, sempre che le misere risorse della Regione lo consentano.
Un secondo elemento è rappresentato dalla creazione dell'Ente che forse è l'aspetto più originale di questa legge. Devo dire che questo Ente ha sostanzialmente convinto l'intera assemblea; mi pare che soltanto - ho seguito tutti gli interventi - il collega Chiezzi abbia tenuto una posizione contraria lamentando il fatto che, così facendo, si sono esautorati i Comuni, si sono chiusi i compiti principali delle istituzioni e si sono smantellati i principi fondamentali di questo Stato democratico.
Però bisogna guardare quello che è stato: in questi anni, in cui i Comuni sono stati investiti da questa delega, queste funzioni non hanno funzionato. C'è stato un continuo litigio all'interno degli stessi Comuni tra gli Assessori per via delle competenze e Assessori che comunque erano lontani rispetto ai problemi veri e reali che dovevano affrontare.
Ho constatato che la Commissione del diritto allo studio, nel 1988 rilevò l'impossibilità di assolvere i propri compiti istituzionali in conseguenza delle inadempienze del Comune di Torino. Il quadro normativo era di fatto ciò che autorizzava uno sterile palleggiamento tra un Assessore e un altro Assessore, tra una responsabilità e un'altra responsabilità, con l'unico risultato che non si davano risposte puntuali e concrete. Devo dirvi, che quando ho fatto quel viaggio all'interno delle strutture, ne ebbi una sensazione di una tristezza immensa, ma ci sono state alcune cose importanti.
Ho potuto constatare che il Comune aveva ricevuto delle strutture nuove come per esempio le celle frigorifero di Via Pietro Giuria che non sono mai state utilizzate, occupavano soltanto dello spazio. Credo che siano state successivamente smantellate: costo di centinaia di milioni, perché era appunto un qualche cosa di lontano. Ritengo che, se ci fosse stato un ente responsabile con degli amministratori responsabili, con gli studenti coinvolti nella gestione, questo non sarebbe successo. Cito ancora il 1989 il collega Leo mi può essere maestro perché vi partecipava in modo attivo in cui si giunse alla costituzione di una Commissione composta dagli Assessori comunali, dai rappresentanti del Comune e della Regione per "definire in tempi brevi un piano di intervento sulla politica del diritto allo studio del Comune di Torino". Questa Commissione si riunì una sola volta sotto la presidenza del Sindaco Magnani Noya, perché Al suo ruolo venne contestato dai vari Assessori che ritenevano che questa Commissione sottraesse loro potere. Questa è la realtà.
Oggi, con questo ente, credo che sia un po' diverso, che si siano individuati i responsabili che sono in gran parte gli stessi destinatari di questi servizi, quindi un fatto che h responsabilizza veramente. Il collega Chiezzi diceva che aveva paura che non ci fosse più controllo a causa della mancanza del dibattito pubblico. Credo che avremo fortunatamente ancora dei dibattiti in quest'aula, avremo i bilanci di questo Ente, in cui si rispecchieranno esattamente le spese, le entrate, come si sono utilizzate le risorse, avremo degli amministratori che firmano, che redigeranno delle relazioni e avremo dei revisori dei conti capaci di esprimere dei giudizi che ci metteranno così in condizione di conoscere e di giudicare. Credo che sia un fatto, proprio in materia di controllo, fortemente migliorativo. Gli atti del Consiglio sono pubblici, non i verbali, gli atti del Consiglio sono pubblici.
Ritengo che affermare che in questa situazione viene meno il controllo democratico e l'efficienza, sia un voler fare opposizione, a tutti i costi ad una visione un poco vetero comunista, un po' ideologica, un po' vecchia e strumentale. Pensare che i Consigli d'Amministrazione sono sempre portatori di interessi perversi non mi sembra corretto. Un ultimo problema di cui si lamenta il collega Chiezzi - è quello della lottizzazione.
Mi chiedo se in realtà ci sia una lottizzazione esasperata in un Ente che vede coinvolti i docenti universitari, gli studenti e certamente alcuni rappresentanti dell'Ente pubblico. Ma o l'Ente pubblico ha una funzione alla quale si vuole delegare tutto, e allora può partecipare, non tra l'altro in maggioranza in questo Consiglio d'amministrazione, e allora sarà lottizzato, forse. Cerchiamo di non lottizzarlo, ma lo sarà sicuramente.
Almeno per la parte dei professori e degli studenti non ci sarà lottizzazione o per lo meno sarà una lottizzazione di altra natura.
Mi pare che questo sia un grosso passo avanti. Devo dire che, non in quest'aula, ma nel dibattito in Commissione si discusse molto anche sul problema dell'unicità di questo Ente e si è giunti a questa situazione mediatoria che va ad individuare un ente per ogni università esistente sul territorio. Presenterò un emendamento per ripristinare il testo che aveva predisposto la Giunta che prevede comunque un unico ente indipendentemente da quanto potranno essere le Università in Piemonte, che eroghi un servizio a tutti gli abitanti e studenti del Piemonte. Non è contraddittorio con la legge perché la Legge quadro, espressamente prevede questo: non è quindi una prevaricazione andare oltre la legge. La legge quadro prevede che l'Amministrazione regionale può prevedere e disciplinare l'aggregazione volontaria delle università al fine della costituzione di un unico organismo di gestione. Siamo quindi nell'ambito delle previsioni e prescrizioni della legge e se la legge lo afferma, significa che vuol cercare di dare un indirizzo.
A me pare che si tratti di una scelta più efficiente che meglio risponde agli interessi dei destinatari. Non si tratta - Consigliere Foco di una visione torinocentrica del problema. Ogni tanto con questo torinocentrismo si sono fatte cose stravolgenti, si sono prefigurati e diamo atto all'ex Assessore Marchini di averlo in qualche modo tamponato dodici enti fieristici sul territorio regionale. Si sono individuate notevoli aziende di promozione turistica sul territorio nazionale, perch bisognava accontentare tutti quanti. Si voleva addirittura individuare in tre i mercati di interesse nazionale per accontentare tutti quanti, mi spiace che il collega Rossa non sia presente il quale aveva combattuto con grande forza questa cosa. Mi pare che ancora una volta si sia seguita questa strada. Non si tratta di essere torinocentrici, ma si tratta di creare un ente regionale che dia un servizio a tutti gli studenti della Regione, che dia un servizio complessivo; efficiente ed uguale a tutti agli studenti della Regione, che sia capace di programmare í suoi interventi e che dia un certezza di equità e di pari prestazioni a tutti.
Mi chiedo che senso ha, qualora ci fosse la seconda Università, che due abitanti di Alessandria, uno che frequenta la facoltà di Alessandria e l'altro che frequenta una facoltà a Torino, vengano a trovarsi in due posizioni diverse come prestazioni che la Regione deve erogare. E un nonsenso dispendioso ed inutile, che credo debba essere combattuto.
So benissimo che l'Assessore ha fatto una proposta in questo senso poi esigenze di altra natura ci porteranno probabilmente a fare scelte diverse - ma è un obiettivo errore.
Voglio mettere in evidenza altri due elementi: è stato criticato, da parte dei Consiglieri della Lega Piemont, il fatto che fossero previsti servizi anche agli studenti stranieri. Credo sia una visione molto riduttiva e, in qualche misura, provinciale; non si tratta di essere generosi o di carità cristiana come si è detto. Vorrei che tanti studenti stranieri venissero a studiare nelle università di Torino, perch considerano le strutture, la capacità di insegnamento e i servizi, che questa università è in grado di fornire, migliori. Sarei felice che tanti studenti di Boston o degli Stati Uniti venissero a studiare nell'università torinese, perché scoprono che è adeguata, capace di essere un momento di attrazione della ricerca, dello studio e della scienza.
Purtroppo credo che questo non capiterà, ho paura che non ci saranno così tanti studenti stranieri. Probabilmente le scelte che la stessa Università, gli enti locali, il Comune di Torino, e in parte anche la Regione, hanno fatto siano scelte limitative e limitanti rispetto alle prospettive di crescita e di sviluppo della nostra Regione.
Anche il problema del part-time è un fatto significativo ed importante: dare la possibilità a studenti di farsi coinvolgere nella prestazione e l'erogazione di servizi senza sostituirsi nei ruoli non loro propri, ma potendo partecipare attivamente credo sia un modo serio; in qualche modo capace di dare entusiasmo e anche di coprire e di compensare le carenze di organico e del personale.
Infine i prestiti d'onore: un altro dei punti qualificanti e fortemente innovativo rispetto a quello che c'era prima, previsto dalla legge quadro.
Credo sia importante e significativo consentire agli studenti bisognosi e diligenti di vivere questo periodo in modo più sereno e più disteso. Fare in modo che il diritto allo studio sia un diritto vero e reale, fare del periodo di formazione un periodo non frustrato da altri mille motivi. Credo che per questo motivo si debba rendere merito alla Giunta e all'Assessore di aver portato, dopo tante mediazioni, in quest'aula questo disegno di legge e credo che da domani gli studenti universitari potranno veramente avere uno strumento più utile, adeguato ed efficiente di quanto non hanno avuto in questi ultimi 10 anni.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il Gruppo liberale esprime il suo compiacimento per il fatto che questa legge giunge a conclusione, e ritiene che si siano sostanzialmente realizzati alcuni valori squisitamente liberali.
I liberali sono lieti che su questo abbiano convenuto, con senso della sintesi politica, forze politiche ancora lontane - lo diciamo con un po' di amarezza - da questi valori.
Questa legge realizza la socialità liberale, che è l'uguaglianza dei punti di partenza. In qualunque circostanza della vita abbiamo diritto ad avere pari condizioni di partenza, rispetto alle quali si gioca la nostra avventura. La vita è un'avventura; L'importante è viverla come tale, che finisca bene o male non ha importanza, l'importante è che la possiamo vivere. Non è assolutamente vero che la vita sia brutta perché l'avventura finisce male: è meglio un'avventura bella che finisca male che una vita senza avventura e la mancanza delle condizioni di partenza crea l'impossibilità di viverla come avventura.
Noi, cioè io e altri amici liberali, poco tempo fa abbiamo avuto modo di leggere due righe scritte da un liberale che è morto, il quale ha detto: "ho vissuto, ho amato, ho sofferto, è stata una bella avventura, e sono lieto di esserci stato". Perché morire vuol dire che finisce male? E lo stesso ragionamento che abbiamo fatto quando si è detto che il requiem di Mozart è triste. Non è vero. Lo dice Lorenz: "chi non accetta la tristezza della vita, rinuncia alla bellezza della vita, e chi non tiene un cane per paura di soffrire quando il cane morirà, rinuncia, ad avere l'affetto e l'amicizia di un cane". Quindi il primo valore che si realizza squisitamente liberale è la parità delle condizioni di partenza.
Un altro punto molto significativo, e ringrazio il collega Ferrara di averlo sottolineato, è quello dell'autonomia, l'ente tende fortemente a raccordare i servizi agli studenti dell'Università e c'è anche l'ipotesi che l'ente possa diventare più di uno, qualora le Università siano più di una, anche se privilegerei l'eguaglianza dei cittadini rispetto al servizio, rispetto all'autonomia dell'Università e quindi alla sua correlazione, che vuole la legge nazionale con il numero di enti.
Questi risultati li abbiamo realizzati tutti insieme - ripeto - e il merito maggiore non va solo a chili ha sostenuti, ma a chi li ha accettati perché in politica è più apprezzabile la rinuncia alle proprie posizioni che non l'affermazione delle proprie posizioni. Quindi, che da parte socialista e democratica, per certi versi, si sia rinunciato, da una parte alla difesa della logica istituzionale e, dall'altra, alla pluralità di enti è un contributo che il Partito socialista e larga parte della D.C.
hanno dato alla realizzazione di questa legge. Quindi, in termini politici c'è stata una proposta forte da parte della Giunta, c'è stata una capacità della Commissione di gestirla al meglio e sicuramente il Presidente ha fatto alla grande la sua parte, ma c'è stata - e non avviene quasi mai - la rinuncia di alcuni partiti, In particolare del Partito Socialista, ad alcune proprie ipotesi e soluzioni, rispetto ad una soluzione che hanno riconosciuto più razionale e politicamente più avanzata.
Paradossalmente dobbiamo distribuire i meriti di questo risultato ad una pluralità di soggetti, ma oserei dire che forse colui che ha meno meriti finisce per essere l'Assessore; il quale ha soltanto fatto una proposta, mentre gli altri hanno fatto delle rinunce, e In politica non so se sia più apprezzabile la proposta o la rinuncia.
Perché ho sottolineato questo aspetto del contributo che hanno dato alcune forze politiche nel non resistere a questa legge oltre un certo limite? Perché dobbiamo registrare - e questo lo affido al Presidente del Consiglio, e mi dispiace che per la Giunta sia presente solo l'Assessore che, essendo parte in causa, non può ricevere le mie lamentazioni - che chissà per quale motivo, un processo un po' diverso di tipo legislativo abbia, rispetto all'immagine esterna, del tutto stravolto l'iter di questa nostra legge, quindi, vediamo: il povero Leo, che pure la parte del leone la farebbe volentieri, accusato di essere padre della legge, di essere presentatore della legge; la Commissione è quella che ha fatto la legge: l'Assessore è sparito: il travaglio politico di alcune forze politiche non esiste più, è sparito come valore di questa legge.
Allora Presidente del Consiglio - mi spiace che non ci sia il Presidente della Giunta perché la parte in causa e lui - dobbiamo chiederci: come mai ogni starnuto di alcuni Assessori trovano immediatamente gli Uffici Stampa della Regione - non mi riferisco al Consiglio - pronti a fare conferenze stampa, comunicati, buste, depliant e viaggi premio? Basta che qualcuno ipotizzi una certa cosa su un versante di Assessori socialisti, immediatamente i mass-media si muovono! C'è una legge fatta da un Assessore liberale, guarda caso, questa legge diventa la legge del Presidente di Commissione democristiano.
Se fosse presente il Presidente della Giunta regionale gli chiederei giustizia rispetto a questo perché non è responsabilità sicuramente di Leo se le dichiarazioni vengono chieste solo al Presidente della Commissione e non all'Assessore, se l'Ufficio Stampa della Giunta sparisce da questa materia, ma solo da questa materia, ben presente però a pubblicizzare tutte le targhe, tutte le premiazioni, tutte le lotterie, tutti i banchi di beneficenza che fa la Giunta.
Vede Presidente Montabone, questo problema delle nostre relazioni esterne è sempre di più il problema centrale di una istituzione. A Dio piacendo, siamo tra persone mature che si stimano e sappiamo tutti che non c'è da parte del Presidente Leo alcuna strumentalizzazione, ma c'è semmai il premio a una passione che ha messo in queste cose. Non si capisce, per perché una istituzione non riesca a fare in modo che vengano premiati nel modo corrispondente, per un problema di giustizia distributiva, i diversi soggetti di questa vicenda, che sono sicuramente il Presidente di Commissione, ma sono anche l'Assessore e sono le forze politiche; e l'ho detto paradossalmente: proprio ed anche quelle forze che sostanzialmente hanno rinunciato a difendere posizioni discutibili, ma sicuramente legittime.
Quindi, noi daremo il nostro voto convinto a questo disegno di legge perché vediamo realizzato un massimo di condizioni di eguaglianza dei punti di partenza. In questo senso non so se sia praticabile l'emendamento dei Consigliere Ferrara che immagina che questo unico ente debba rimanere anche qualora l'Università diventi più di una perché in effetti è così. Non vorrei che i nostri ragazzi fossero distratti in futuro rispetto alla scelta dell'Università che intendono frequentare in ordine ai diversi servizi che potrebbero essere prestati dall'uno o dall'altro soggetto saremmo di nuovo non nella parità delle condizioni di partenza, sarebbero delle condizioni più favorevoli, ma guardo caso le condizioni più favorevoli non sono probabilmente condizioni positive: indirizzano gli studenti magari a quella facoltà che dà servizi migliori, minori costi per le famiglie e a questo punto è evidente che il giovane viene distratto rispetto a quella che è la sua vocazione e la sua attitudine.
L'eguaglianza dei punti di partenza in questa questione è un problema di difesa dell'autenticità del giovane che si avvia all'Università. Quindi mi pare che questo vada difeso. Mi chiedo, ma lo lascio alla riflessione del Presidente di Commissione e dell'Assessore, se quando parliamo di borse di studio, dove viene rimarcato l'elemento assistenziale e dove si dice che vengono date per consentire anche a quelli che non possono avere beneficiato eccetera, mi chiedo se per esempio le borse di studio non potrebbero recuperare un ruolo di meritocrazia. Ricordiamoci che l'Università non è una scuola: l'Università è un centro di ricerca: quindi se un ragazzo riesce a realizzare già da studente una capacità di ricerca e non soltanto di studente, la borsa di studio potrebbe in una qualche misura incominciare a fare emergere come l'Università sia un posto in cui si premia e non si dà soltanto, probabilmente potremmo fare in modo che alla ricerca nell'Università si dedichino non soltanto i baronetti, ma anche dei ragazzi che hanno constatato per averlo vissuto già che la ricerca e quindi l'attitudine allo studio è qualcosa che a qualcuno può interessare. Perch se non è così rischiamo che il personale universitario continui a essere filtrato da dei percorsi che non sono sicuramente quelli che meglio selezionano il personale.
Avrei chiuso questi miei ragionamenti di carattere generale. Mi spiace di avere dovuto recuperare una questione personale nei confronti del Presidente Leo che ha tutta la mia stima e amicizia come politico e come cittadino, ma ritengo che quanto è avvenuto su questa materia debba vedere la Giunta, più che il Consiglio in questa specie, molto attenta, perché non si può far sì che una legge di questa natura diventi la figlia di nessuno o il parto postumo di Leo che queste cose le aveva immaginate quando era in Comune a Torino: no, no, sono cose molto diverse.
Un'ultima cosa. Consigliere Ferrara, non è come dice lei: il Consigliere Rossa non voleva tre mercati all'ingrosso, anche lui ne voleva uno solo; la differenza tra noi e lui è che noi lo volevamo a Torino e lui lo voleva ad Alessandria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

Signor Presidente, onorevoli colleghi, come ha detto poc'anzi Franco Ferrara, mi pare che questo provvedimento sia un po' il figlio di un Dio minore, non perché Dio minore sia l'Assessore Fulcheri, ma perché ha conosciuto le congiunture di un cabotaggio un po' difficile, tra provvedimenti che hanno preso un tempo indebito e trasferimenti ad altre settimane che avrebbero potuto essere evitati.
Comunque, unendomi a quanto hanno detto Ferrara e Marchini, voglio fare un ringraziamento esplicito ad un Assessore sempre presente, sempre diligente - non voglio assolutamente dare voti di buona condotta o di buona diligenza - un Assessore che ha sempre un atteggiamento di grande disponibilità, che non si ammanta di un potere inappellabile. Per questo io Le sono molto grato, come sono molto grato alla dottoressa Felice, anche perché tra i funzionari non è facile trovare una corrispondenza di questo segno e di questa natura.
Come sono grato a Giampiero Leo perché ha dato una lettura non solamente appassionata e puntualissima del provvedimento, ma perché l'ha accompagnato con l'entusiasmo, con la sua esperienza e con la sua capacità certamente non così disarmata da non indirizzare il provvedimento non solo verso il suo coronamento, ma anche verso la gratificazione di un grande applauso. Comunque lo ringrazio, perché anche questo è un segno di testimonianza, è un segno certamente di attenzione nei confronti del lavoro che lui fa e per il quale la Democrazia Cristiana gli è certamente grata.
Ma al di là di questo preambolo, che è necessario, a me pare che il provvedimento sia così positivamente considerato che le argomentazioni seppure suggestive e intelligenti, sia di Chiezzi che di Foco, sono delle argomentazioni molto laterali. Chiezzi si è soffermato su una politica da "ancien, regime", una vecchia "querelle": regulation, deregulation credendo ancora che l'ente locale sia il presidio, il palladio di tutte le virtù civiche e che invece la società civile sia quella società così anarchica, da non avere alcun titolo - è una mia interpretazione - per governare un sistema di questo genere.
Non so se le cose sono così. So solamente che ai miei tempi - che sono tempi da capelli bianchi - l'Intesa e l'UCI più che governare bisticciavano, e c'era sempre un clima da Pallacorda; l'Intesa e l'UCI, che rappresentavano mondi politici diversi dell'università e attestati su barricate di carattere ideologico e di carattere politico, non è che dessero un esempio di buon governo. Così pure l'ente locale, tirato nella sua corta coperta da mille mani per mille interessi, alcuni leciti altri meno leciti, probabilmente non è quell'esempio di buon governo come ricordava un momento fa il collega Ferrara.
Dobbiamo porci anche un problema che è nella natura e nella filosofia della legge. Non perché i bisogni materiali, una volta esorcizzati riescano a superare il disagio sociale (il disagio sociale si ripresenta sempre nella misura in cui, risolti alcuni problemi, altri ne sopravvengono), ma perché il bisogno sociale può essere, come lo è stato nel'68 a Palazzo Campana, ad esempio, l'esca politica per un pronunciamento di carattere ideologico.
Se pochi anni fa la "rivoluzione in fax" degli studenti torinesi e romani voleva significare soprattutto l'umore arti-partitico delle masse giovanili, per via dei bisogni materiali, per delle carenze didattiche etc., ebbene questa legge, se non é il toccasana, tuttavia, nel punti che vanno dalla a) alla f), rappresenta un'apertura sociale e culturale e una disponibilità che, credo, non possano che meritare il favore delle popolazioni giovanili studentesche.
C'è stata la "pantera" (non so se rosa o blu). Si dice che la storia si presenta due volte, una come tragedia, l'altra come farsa. Forse, negli ultimi anni, questa "pantera" ha voluto rappresentare la caricatura di una rivoluzione (che, per fortuna, non è sfociata se non nel terrorismo), ma ha voluto comunque rappresentare, attraverso la presa In giro delle classi dirigenti, del potere, dei "baroni", oppure dei residui baronali delle Università, quello che poteva essere il potenziale pericolo di una fibrillazione giovanile.
Croce diceva che i giovani hanno un unico problema, quello di crescere non so se Croce avesse ragione o meno, certamente queste cose sono connaturate all'età.
Credo che questa legge non abbia uno spirito di avventura, ma sia propositiva e precisa, abbia un senso civile, una capacità in più di disinnescare alcuni alibi, di smuovere alcuni meccanismi, di togliere alcune molle, che possono essere l'innesco di procedimenti o fatti che non si riescono a dominane.
Un momento fa, il Consigliere Marchini ha detto che non siamo sempre stati nella logica istituzionale. Caro Macchini, tu che rivendichi sempre le bontà del tempo antico e soprattutto della cultura liberale, non pensi che gli "studium urbis" nati in Europa, dalla Sorbona a Padova, a Bologna (per citare alcuni esempi), furono creati dal mondo cattolico, e non dalle istituzione statali di allora? La trasmissione culturale del medioevo avvenne attraverso questi Studi, non attraverso le logiche municipali di Parigi, di Bologna, ecc., per cui quello che tu dici è in una logica che pur attraverso passaggi millenari, ci conferma nella nostra vocazione e nella nostra storia.
L'amico Foco ha parlato del torinocentrismo. Mi spiace che Foco in questo momento non sia presente. Ne "La bustina di Minerva" di Umberto Eco sull'Espresso di questa settimana, si legge un gustoso articolo intitolato: "Benvenuti all'Università di Cocconato", nel quale vengono trattati gli argomenti del dibattito, universitario, ovvero se vale più avere l Università sull'uscio di casa, oppure se vale la pena di avere un campus organizzato, con tanti mesi, con tante disponibilità didattiche buoni professori, ecc.
L'articolo dice: "Il piccolo centro non può avere le tradizioni delle grandi Università storiche; avrà fatalmente per decenni biblioteche e laboratori inadeguati, i docenti vi andranno di malavoglia, con pendolarismo smandrappato e cercheranno al più presto di tornare alle metropoli Questi centri verranno a soddisfare la pigrizia di studenti di provincia, che non vogliono allontanarsi da casa e che quindi perderanno la grande occasione che l'esperienza universitaria, offre allo studente sin dal medioevo, e cioè di conoscere qualcosa oltre la cerchia delle proprie munse divenire a contatto con ambienti pervasi da flussi internazionali Meglio sarebbe, dunque, potenziare i grandi centri con strutture di accoglienza per gli studenti e ridurre il sovraffollamento, eliminando U valore legale di una laurea che spesso si prende di malavoglia".
E continua: "E' possibile però creare nuove Università, ma spendendoci (questa è la garanzia) più che per quelle vecchie; questo lo si può fare solo se i nuovi cento non risultano dei doppioni di quelli già esistenti ma puntando su iper specializzazione e vocazione specifiche in un'unica direzione. Solo a quel punto nella nuova Università di Cocconato non andranno i ragazzi di Cocconato, che meglio farebbero ad andare a respirare aria nuova a Torino; ma, studenti di tutta la penisola che solo in quel Luogo troverebbero strutture e docenti in grado di addestrarli in qualcosa che altrove non si trova".
Per me quanto dice Umberto Eco è calzantissimo. E quanto dice Umberto Eco pare che possa riprendere un certo discorso fatto anche dal Consigliere Marchini nel dibattito sul neoregionalismo: che cosa facciamo di questa Regione, un Ente programmatorio, un Ente gestionale, un Ente di alta amministrazione, di grandi infrastrutture, di scuole di specializzazione? Su queste Università non vale solamente spendere il nostro prezzemolo quotidiano di compiacimento elettorale, ma vale la pena di fare la tripolarità del Piemonte, purché questa risponda a requisiti per cui vale la pena di nascere. E nascere non vuol dire morire subito dopo!



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

Chiede di intervenire il Consigliere Bodrero; ne ha facoltà.



BODRERO Antonio

Volevo ancora ricordare la legge Nerviani che, anche se imperfetta parla di patrimonio linguistico e non di lingua piemontese. La lingua piemontese è stata riconosciuta dai dotti del Consiglio di Europa come derivata dal francese antico, e questo è facilissimo dimostrarlo; se in Italia non è stata riconosciuta, è semplicemente perché i politici e l linguisti piemontesi non si sono mossi. Questo va ricordato, perché in qualunque disegno che parla di scuola, non solo universitaria, deve essere mantenuta la piccolissima promessa-premessa che è la legge Nerviani. E una legge assolutamente inadeguata alla realtà dei fatti, tuttavia è il minimo che c'è.
Sono contro l'alienazione culturale, perché quando ci si aliena, come ho già detto, si odia il prossimo (cioè il più vicino) e si ama il più lontano; ci si pavoneggia allora di sapere l'inglese, ma ci si vergogna della propria cultura.
Per quanto riguarda l'Università si possono fare dei sogni, ma mi lascia dubbioso il fatto che un Consigliere, in un intervento, abbia detto che addirittura, per sua figlia universitaria, doveva aspettare il professore alle 4 di mattina, quando usciva di casa, altrimenti non lo "pescava." più.
Quindi, i progetti faraonici, che sono un po' la malattia dei politici italiani - lo dice anche quel bellissimo libro dell'anonimo lombardo intitolato "La guerra dei politici contro il nord e contro l'Italia", edito recentemente da Sperling e Kupfer - sono facili a dirsi, però non servono.
Abbiamo un'Università anarchica ed allievi che fanno quanto credono vanno all'Università, la occupano, fanno danni enormi senza risolvere niente, e poi si pavoneggiano di essere rivoluzionari senza esserlo per potersi vantare di "aver fatto il '68". Non possono vantarsi, però, del terrorismo, degli innocenti ammazzati, degli assassini riabilitati senza aver fatto neanche la galera: cose che capitano in Italia! Abbiamo addirittura un ex Presidente democristiano, Flaminio Piccoli, che voleva liberare tutti i terroristi: "Poverini, poverini..!" In Italia capita questo: il famoso amore del lontano, e l'odio del prossimo.
In altri Stati quali la Svizzera, il Canada, etc, non si parla di razzismo quando si tratta di difendere una lingua, una cultura. Anzi "tanto di cappello"! Pensate che la Svizzera ha imposto al Canton Grigioni e quindi a ventimila romanci che stavano germanizzandosi assumendo la parlata tedesca, di conservare la propria lingua. "Siete ventimila? Insegneremo la vostra Lingua, a scuola, in 5 varianti diverse." Si ratta di una Confederazione che è la più antica testimone di libertà: la libertà è nata sette secoli fa in Svizzera! A questo proposito viene in taglio l'antitesi sbagliata, a mio modo di vedere, del Consigliere Picchioni tra cristianesimo e liberalismo. Il liberalismo è nato nel mondo cristiano perché solo in quello poteva nascere: non avrebbe potuto nascere nell'Islam dove 70 donne nell'Uzbekistan si bruciano vive per vendicarsi dell'ottenuta libertà religiosa nel Paese: l'uomo ridiventa tiranno e queste donne, per vendicarsi e per liberarsi, si bruciano vive. Il liberalismo, allo stesso modo, non avrebbe potuto nascere nel buddismo, nel confucianesimo, ma solo nel mondo cristiano. Il Vangelo, nel dire: "Devi amare i nemici" contiene l'intero liberalismo: non più tolleranza, ma amore del prossimo, non del più lontano. E' troppo facile fare i generosi sulla pelle degli altri: "Lasciano entrare i maomettani poverini!"; avremo così la dittatura islamica, non si parlerà più di liberalismo.
Abbiamo leggi eversive, permissive, lassiste; pensiamo alla legge Gozzini, al codice di procedure penale: tutti si strappano i capelli, ma il 99% dei parlamentari hanno votato queste leggi per vantarsi di essere grandiosi e liberali. Poi, però, richiedono la scorta annata perché la delinquenza è cresciuta: ci vuole la scorta armata per legislatori che hanno fatto le leggi e hanno fatto crescere la criminalità.
E poi, io dico: "Sì, sì! La Regione pilota di qua, pilota di là"..
riformiamo intanto il Regolamento del Consiglio regionale, estremamente lassista e permissivo, dove chi lavora poco guadagna come chi non perde neanche una seduta! Queste sono le vere riforme da fare, questo è il lassismo da combattere! Cominciamo a combattere nel nostro piccolo.
Per quanto riguarda Cocconato ho una bella notizia da dare: recentemente il Giornale scriveva di Cocconato come un esempio dell'antico civismo piemontese: strade pulite, Consiglieri e Sindaci che lavorano gratis. Ma se Umberto Eco porta l'Università a Cocconato, Cocconato diventa come Torino, con le strade sporche, la criminalità dappertutto, etc.: non auguro a Cocconato una sventura di questo genere.
Sono troppi i sogni faraonici di evasione dalla realtà, dannosi alla realtà stessa, che è quella che è, allo stato in cui i partiti italiani l'hanno ridotta. Il questore Maugeri, siciliano, questore a Torino nell'immediato dopoguerra - con le rovine e tutto quello che c'era stato mi diceva che c'erano anche delle ragazze che, lavorando di notte, per tornare a casa facevano chilometri senza alcun pericolo: non si può più dire lo stesso di Torino proprio per colpa di questi cari legislatori lassisti, permissivi ed eversivi: il clandestino; l'invasore è premiato, e il poveretto indigeno è punito.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Presidente e colleghi Consiglieri, l'intervento del Consigliere Foco avrebbe dovuto esaurire, per quanto riguarda il dibattito generale l'espressione politica del nostro Gruppo. Con una certa preoccupazione pero, ho seguito questa parte di dibattito sulla legge che stiamo discutendo, legge che, alla fine, risulterebbe avere molte paternità. L colleghi della maggioranza intervenuti prima di me, hanno fatto gara nel cercare di dimostrare che la propria forza politica - e soltanto quella ha diritto di paternità della legge in discussione.
Il collega Marchini ne ha attribuito la paternità all'Assessore Fulcheri, il Consigliere Leo nel presentare la proposta ha riconosciuto il contributo da parte di tutti ma, ovviamente, il Capogruppo DC evidenzia il ruolo del proprio partito. Il collega Ferrara, che spesso non abbiamo il piacere di vedere in Commissione. In aula sostiene che, sul diritto allo studio, "anche noi ci siamo stati, ci siamo e ci saremo".
A noi, che abbiamo assiduamente lavorato in Commissione, quest'ultima parte del dibattito pare davvero un pochino patetica; la realtà risulta dagli atti, in primo luogo dai verbali della Commissione, dalle proposte messe in discussione in Commissione; non a caso, il Presidente della Commissione nella sua relazione ha parlato di testo di legge unificato. Ci in quanto è frutto della ricerca e del contributo di più progetti - di due proposte, in specifico - uno presentato da parte della maggioranza a firma dell'Assessore Fulcheri, ma che abbiamo letto come proposta della Giunta e l'altro, per quanto possa dispiacere a molti colleghi, che porta la firma dei Consiglieri del PDS. La proposta che stiamo discutendo è frutto di lavoro, di confronto e risultato, anche, del contributo dell'opposizione.
Ci siano infatti posti il problema di risolvere in modo corretto ed efficace il diritto allo studio per giovani che vogliano iniziare la frequenza all'Università.
Ci siamo avvalsi della legge-quadro nazionale, per risolvere le varie questioni sul tappeto; questioni risolte, a nostro avviso, in modo soddisfacente perché hanno affermato ciò che noi, in molta parte del nostro testo di proposta di legge avevamo scritto.
Questa è la realtà dei fatti. Il risultato è molto importante: si tratta di una conclusione per molta parte unitaria e ha quindi un valore che noi dobbiamo sottolineare non nella ricerca di chi ha fatto meglio o di chi ha fatto di più o per avere una paternità, ma perché, una volta tanto abbiamo lavorato come Commissione (con il contributo dei funzionari) e come Consiglieri, valorizzando il ruolo del Consiglio regionale. Credo che il dibattito svoltosi in quest'aula e il numero di Consiglieri intervenuti confermino quanto sto affermando.
Devo aggiungere che, con un certo dispiacere, abbiamo visto circolare un volantino a firma del Movimento Giovanile della Democrazia Cristiana.
Dopo tutto il lavoro svolto in modo unitario, corretto e responsabile anche da parte del Gruppo a cui ho l'onore di appartenere, in un volantino datato 28 gennaio, si dice che finalmente è stata approvata la legge regionale sul diritto allo studio e che si è posta fine alla scelta folle compiuta dall'allora Amministrazione comunista che non teneva minimamente conto delle esigenze degli studenti universitari.
Credo che mistificare ciò che, anche qui, è stata la realtà, la storia che ha portato allo scioglimento dell'Opera Universitaria e alla costituzione dell'Ente regionale per la gestione del diritto allo studio con l'affidamento al Comune di Torino di questi compiti, sia grave. Me ne dispiaccio, perché con il Gruppo della Democrazia Cristiana, presente in Commissione, non abbiamo mai avuto la possibilità di discutere affermazioni di questo genere perché non ne sono mai state fatte.
Se i Consiglieri vogliono davvero mantenere un atteggiamento di correttezza e coerenza, occorre ribadire agli studenti, che pur appartengono al Movimento Giovanile della Democrazia Cristiana, qual è la realtà dei fatti. Se questo è lo spirito con il quale abbiamo lavorato e con il quale vogliamo ancora lavorare nella gestione di questa legge (perché una volta approvata andrà gestita) e di altre che con il contributo importante anche da parte dell'opposizione abbiamo approvato in questo Consiglio regionale nei mesi scorsi, occorre modificare l'atteggiamento.
Diversamente, anche quanto di positivo una volta tanto possiamo fare, andrà vanificato da atteggiamenti e affermazioni del tutto pretestuose e non rispondenti alla verità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Peano.



PEANO Piergiorgio

Intervengo brevissimamente perché, dopo quanto sollevato dalla collega Bortolin, ritengo sia doveroso da parte di chi ha collaborato con lei e con gli altri componenti la IV commissione dare atto di un lavoro svolto con serietà e con impegno da parte di tutti e da parte di tutte le forze politiche.
Ricordiamo che dopo la prima proposta portata in Commissione dall'Assessore, deliberata dalla Giunta, nacque una seconda proposta dal PDS. Tale proposta tendeva a creare sul territorio delle aziende speciali le aziende comunali universitarie; con l'apporto e la buona volontà di tutti e con l'approvazione da parte dello Stato della legge quadro nazionale, si arrivò a proporre tutti quanti insieme, quasi in modo unanime, quanto oggi stiamo per approvare. Ritengo quindi giusto e doveroso dare atto di questo e soprattutto penso sia eticamente corretto da parte nostra avere la responsabilità di dire anche queste cose.
Ho assistito ad un dibattito attento, nel quale sono state fatte alcune puntualizzazioni da parte del Consigliere Marchini ed altri. Forse era giusto che il collega Marchini riportasse nella giusta luce la legge ricordando che era stato l'Assessore per primo ad esprimersi in merito e che quindi era tutta sua la responsabilità di quanto aveva proposto.
Dobbiamo anche dire che attorno a questo disegno di legge si era creata un'attesa durata molti, tanti mesi e, pur dando atto al Consigliere Leo di aver portato la sua anima all'interno di questa legge, ritengo doveroso riconoscere che vi è stata la collaborazione di tutti. Se è nato qualche errore, collega Bortolin, questo è esterno, non certamente dei componenti la Commissione, e le chiediamo venia.
Il mio Capogruppo, leggendo "La bustina di Minerva" di Umberto Eco, ha puntualizzato alcune cose e ha chiuso il suo intervento affermando che molto probabilmente, una sede decentrata rischia di diventare un'Università di serie B. Sì, forse si corre questo rischio. In questa fase dobbiamo per anche ammettere, con tutta serenità, che Torino non è riuscita a dare le giuste risposte per far si che si continuasse a pensare ad un'Università esclusivamente torinese; in questi anni non si è riusciti a dare queste risposte, ma soprattutto si continua a non darle.
Forse anche a causa di un grigiore diffuso in tutta la classe politica in questi anni non si è riusciti a pensare veramente in grande ad un'Università diversa, in grado di creare questi "campus" e di offrire agli studenti che dalla provincia vengono a Torino strutture e servizi adeguati.
Pensate: attualmente ruotano intorno a Torino 70.000 studenti e noi abbiamo solo 400 posti letto: che risposta diamo e quanto possiamo garantire? Ritengo quindi necessario avere questo coraggio: certamente decentrando si può correre il rischio di creare delle strutture di serie B, ma dobbiamo impegnarci perché questo non avvenga. Dobbiamo riconoscere che Torino in questi anni non ha dato la risposta giusta al bisogno degli studenti che sono venuti fin qui, che hanno atteso e sperato. Ciò forse è successo perché, continuo a dire, non si pensa in grande.
Continuando a ruota libera nei miei pensieri, immagino una grande Università torinese, capace di competere con il resto dell'Europa e competitiva con le altre Università del mondo. Per diventare grande deve però diventare una struttura, magari fuori Torino, in grado di offrire tutti i servizi necessari e di garantire a tutti gli studenti la possibilità di studiare e potersi laureare. Nel pensare a questo, bisogna però mettere sul tavolo anche la non capacità di Torino di dare risposte ai nostri studenti.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Volevamo porre una questione che per noi è pregiudiziale. L'emendamento che abbiamo presentato in modo unitario sottoscritto da altri colleghi Consiglieri di Gruppi diversi, condiziona il nostro voto; credo che ci risulti abbastanza chiaro, essendo un emendamento che pone il problema del finanziamento di questa legge. E' brevissimo, ma certamente prioritario e condizionante per l'espressione del nostro voto.
Se si ritiene, e se il Regolamento lo consente, si può discutere l'emendamento e poi iniziare la votazione sugli articoli; se non è possibile, è chiaro che dovremo esaminare il comportamento da assumere.



PRESIDENTE

Ha chiesto ancora la parola sul dibattito generale il Consigliere Rossa.
La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, colleghi, ho chiesto di intervenire: nuovamente in sede di dibattito generale perché volevo esprimere l'adesione del Gruppo socialista, e mia personale, al lavoro svolto, nonché ringraziare l'Assessore competente, il Presidente e i componenti della Commissione.
Con questo disegno di legge sul diritto allo studio universitario, si entra nella fase realizzativa, diventa cioè un fatto politico concreto ed è un qualche cosa che considero anche io molto importante. E' una proposta che promuove un modo profondamente diverso nello stabilire dei rapporti tra il momento dello studio e le istituzioni e consente agli studenti di poter guardare con fiducia all'immediato futuro in un modo diverso da quello con cui, per la verità, hanno dovuto guardare molti studenti nel passato.
Certo, se facciamo confronti tra ciò che stiamo decidendo e approvando con questa legge e la vecchia strada compiuta per conquistare una laurea, per conquistare un titolo, le distanze sono grandi. I tempi in cui lo studio era ancora ad appannaggio di poche persone appartenenti a classi sociali privilegiate, di gente che aveva qualche possibilità in più rispetto ad oggi; la vita nel mondo studentesco ormai è un qualche cosa di generale e universale.
Questa legge rappresenta il segno di cambia-mento di una crescita generale della società, e che oggi consente alla società stessa di poter rispondere alle nuove esigenze, alle nuove domande, alle nuove istanze che debbono consentire un accesso più facile per la popolazione studentesca a tutta una serie di servizi che prima erano soltanto lasciati all'iniziativa individuale delle singole persone e che, piano piano, diventano qualche cosa di collettivo, diventano struttura, diventano la forma di legge che noi stiamo andando ad approvare.
Quindi, piena adesione da parte nostra.
Questo disegno di legge risponde anche, del punto di vista dell'Ente di gestione, a delle attese cui fortunatamente l'approvazione della legge nazionale ha consentito di poter rispondere (al termine, appunto, di una sperimentazione). Relativamente all'avvio dell'Ente di gestione, in un primo tempo inteso quale unico Ente a livello piemontese, a mio parere sarà opportuno, al termine di un paio di anni, nel momento in cui la situazione cambierà - mi pare intorno al'93 / '94 - anche dal punto di vista degli Atenei piemontesi, istituirne un altro a livello della seconda Università piemontese. E' un problema che avevo già posto ai colleghi e alla Commissione e che ha registrato molta attenzione da parte dell'Assessorato e della stessa Commissione, la quale ha potuto avvalersi dell'aiuto del legislatore nazionale quando ha prefigurato una autonomia dal punto di vista del diritto allo studio, quindi attraverso un Ente che è opportuno andare a costituire.
Avendo constatato l'opportunità di costituire un Ente che rispondesse a quelle che sono le esigenze dei rispettivi Atenei, ci sembrava che la proposta di aziende speciali troppo articolate sulle varie province disarticolasse l'impegno unitario che doveva presiedere l'istituzione di un Ente rispondente all'Ateneo, e che un solo Ente a livello piemontese fosse eccessivamente accorpante rispetto alle specificità che il legislatore nazionale ha posto.
Vorrei sottolineare questo impegno, perché c'è grande attesa: impegno per dare un segnale di attenzione anche all'Università del Piemonte sud alla grande volontà pervenuta dal Governo a livello nazionale, mai disattesa dal Governo regionale. Ho ritenuto doveroso ribadire (impegno della Regione Piemonte a sostegno della proposta di seconda Università che è andata organizzandosi nel Piemonte suda La proposta di legge sul diritto allo studio e con l'impegno di istituire l'Ente, in attesa che nel giro di due anni si possa andare alla ridefinizione degli enti di livello rispondente ai vari Atenei, credo possa dare una risposta equilibrata ad una parte del Piemonte; parte che vuole apportare il proprio contributo per dimostrare che il Piemonte è l'insieme delle popolazioni appartenenti al nord ed al sud della regione.
La Regione ha il dovere, insieme all'avvio della seconda e terza università, attraverso le quali il Piemonte finalmente potrà avvalersi di un grosso sostegno dal punto di vista della ricerca e della preparazione di nuovi quadri, a livello di sviluppo e di prospettive, di operare quella svolta attesa da parte della comunità piemontese e di quella popolazione scolastica che chiede di essere messa nelle migliori condizioni affin-ch possa anch'essa dare, non solo attraverso lo studio, quel contributo a realizzare un Piemonte al passo con i tempi europei che stanno ormai avvicinandosi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Fulcheri.



FULCHERI Giuseppe, Assessore regionale

Desidero esprimere la mia soddisfazione nel registrare che questa importante legge arriva al suo finale, anche se la soddisfazione è ridotta dalla constatazione che sono occorsi quindici mesi per la sua approvazione in conseguenza della vischiosità della macchina regionale. Ci sono voluti tre mesi di preparazione della legge, da settembre a novembre, e sono grato e alla Commissione per il diritto allo studio universitario per gli input che mi ha dato, ai Rettori dell'Università e del Politecnico; e agli studenti che hanno preso parte alle numerose consultazioni che ho organizzato per la preparazione della legge, oltre all'opera svolta dai funzionari del mio Assessorato.
Sono anche grato alla IV Commissione per le modifiche apportate al testo originario che oggi dobbiamo esaminare, ed il ringraziamento è indirizzato alla Presidenza della Commissione e a tutti i componenti di maggioranza e di minoranza. La mia gratitudine è espressa anche ai Consiglieri regionali che sono intervenuti nella discussione generale.
Devo anche rimare coloro che hanno permesso la convocazione della riunione a Villa Gualino sul prestito d'onore. L'unico rammarico che posso provare è il ritardo di tutte queste adempiente di cui hanno fatto e fanno le spese soprattutto gli studenti! Ho parlato di 15 mesi, difatti a fine novembre 1990 ho presentato alla Giunta il mio disegno di legge, approvato dalla stessa nella seduta del 7 dicembre 1990. La consultazione da parte della IV Commissione sul disegno di legge si è tenuta il 13 marzo 1991 quindi tre mesi dopo la presentazione alla Giunta. La prima discussione generale sul testo della Giunta e stata fatta il 20 marzo 1991: l'audizione dell'Assessore Angeleri, Assessore alla gioventù del Comune di Torino, è stata fatta l'8 maggio 1991. Successivamente sono state tenute 7 sedute della Commissione per l'esame dell'articolato.
Sono molto grato per tutto quello che è stato fatto ed esprimo l'auspicio che, dopo l'approvazione della legge, si possa, il più rapidamente possibile, arrivare alla costituzione dell'Ente, e successivamente, quando avremo la nuova Università tripolare approvata dal Governo, istituire l'apposito Ente per detta Università autonoma.
Questo è quanto mi aspetto per il prossimo futuro e rinnovo ancora il ringraziamento e la gratitudine per tutti coloro che hanno con me operato per l'approvazione di questa importante legge.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 29 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 2 Consiglieri L'ari. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 29 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 2 Consiglieri L'ari. 2 è approvato.
ART. 3 1) Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio, Giuliano e Segre: all'art. 3, punto 1, la parola "regolarmente" è soppressa.
La parola all'Assessore Fulcheri.



FULCHERI Giuseppe, Assessore regionale

La Giunta accoglie l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 31 voti favorevoli e 1 astenuto.
2) Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio, Giuliano e Segre: all'art. 3, punto 1, le parole "dalla regione" sono soppresse e sostituire con le parole "dall'area geografica".
La parola all'Assessore Fulcheri.



FULCHERI Giuseppe, Assessore regionale

La Giunta accoglie l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 31 voti favorevoli e 1 astenuto.
3) Emendamento presentato dai Consiglieri Maggiorotti e Chiezzi: aggiungere, dopo il terzo comma: "4. Sono promosse iniziative volte a favorire l'inserimento degli studenti stranieri, anche mediante l'attivazione di convenzioni Di particolare rilievo sono gli interventi di miglioramento delle conoscenze linguistico-culturali italiane e di valorizzazione delle culture dei paesi d'origine".
La parola all'Assessore Fulcheri.



FULCHERI Giuseppe, Assessore regionale

La Giunta non accetta perché l'emendamento introduce interventi di competenza dell'Università previste dagli artt. 12 e 14 della legge 2 dicembre 1991 n. 390, ove all'ultimo comma, punto e) viene espressamente indicato il recupero linguistico degli studenti stranieri.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 2 voti favorevoli, 23 voti contrari e 9 astenuti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 3 così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 3 è approvato.
ART. 4 Emendamento presentato dal Consigliere Ferrara: L'art. 4 è sostituito dal seguente: "1. E' istituito sui territorio della Regione l'Ente regionale per il diritto allo studio universitario dotato, a norma dell'art. 72 dello Statuto della Regione, di autonomia funzionale e organizzativa e di personalità giuridica di diritto pubblico, con il compito di realizzare in collaborazione con gli Atenei, gli Istituti di Istruzione Superiore, le Accademie e gli Enti locali, gli interventi per il diritto allo studio universitario.
2. L'Ente ha sede a Torino e ad esso fanno capo anche gli interventi da realizzarsi in altre città della regione sedi di decentramento universitario." Il Consigliere Ferrara ritira l'emendamento.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi. Ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghe e colleghi, se ho compreso bene, il problema sollevato dai repubblicani sull'unicità dell'Ente è stato accantonato. Era uno dei temi sui quali volevo soffermarmi perché è importante intervenire sul numero di Enti legati all'Università.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, il collega Chiezzi mi ha posto una domanda e io vorrei spiegare le ragioni per cui ho ritirato l'emendamento.
Ho ritirato l'emendamento perché il testo stesso della legge già prevede implicitamente il fatto che può esserci un unico ente - se le Università sono d'accordo - che è quanto previsto dalla legge quadro nazionale. Quindi, mi è parso che il mio emendamento fosse superfluo, in quanto già contenuto nell'articolo stesso della nostra legge: al terzo comma si dice implicitamente quanto intendevo io. Per questo motivo ho ritirato l'emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie. Non mi pare sia così, ma contento te, contenti tutti.
Voglio fare due osservazioni su questo articolo. La prima è sul primo comma: suggerirei all'Assessore di valutare se non sia meglio, descrivendo le caratteristiche dell'ente, rifarsi alla dizione della legge nazionale dove all'ari. 25 è scritto che l'ente è dotato di autonomia amministrativa e gestionale. Non capisco perché si voglia diversamente definire l'Ente come dotato di autonomia funzionale e organizzativa. Penso che nelle leggi meno parole nuove si usano, e più facili diventano tutte le interpretazioni: oltretutto mi sembrano riduttive e meno chiare quelle inserite nella legge regionale rispetto a quelle della legge dello Stato: l'ente deve avere autonomia amministrativa e gestionale, conserviamola anche nella dizione della legge regionale! La seconda osservazione riprende le osservazioni che aveva fatto il collega Ferrara a questo proposito. La legge nazionale dice che "la legislazione regionale può prevedere e disciplinare l'aggregazione volontaria delle Università". Questo è il compito che lo Stato assegna alle Regioni, che con proprie leggi prevedono e disciplinano l'aggregazione con leggi. La nostra legge prevede, ma non disciplina l'aggregazione. La disciplina dell'aggregazione deve avvenire con legge, così dice la legge dello Stato. La nostra legge non lo fa. Occorrerà quindi un'altra legge? Senz'altro. La legge da questo punto di vista mi pare incompleta perché non ottempera a quanto previsto dall'articolo 25 della legge statale, nel senso che non disciplina l'aggregazione, rimanda implicitamente ad una nuova legge sul diritto allo studio la disciplina dell'aggregazione volontaria non attua completamente la legge dello Stato. Questa è una osservazione che volevo fare perché mi sembra che sia da evitare la necessità di fare un'altra legge regionale nel momento in cui si aggregheranno in un unico ente, su base volontaria, gli enti di gestione.
Queste sono le due osservazioni di carattere generale. Chiedo alla Giunta se non sia opportuno correggere la prima osservazione con un emendamen-to che riprenda il testo della legge nazionale per non creare confusioni: nel secondo caso di prevedere in questo articolo un comma, che ottemperi a quanto previsto dalla legge dello Stato. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Foco.



FOCO Andrea

Intendo motivare il nostro voto di astensione sull'articolo 4, uno degli articoli più dibattuti in sede di Commissione. Mi pare sia giusto e corretto dire, anche nei confronti del Consiglio, che non esistono dubbi e perplessità sul tipo di posizione che noi avevamo non solo sostenuto in sede di Commissione, ma che avevamo anche articolato nella nostra proposta di legge.
Astensione e non voto contrario perché riteniamo corretto adeguarci a quella che è la Legge Quadro nazionale per non dovere poi successivamente modificare la legge regionale. Però ritengo che debbano essere ribaditi alcuni nostri concetti che prevedevano l'azienda speciale per il diritto allo studio universitario, che non deve confondersi con la gestione attuale (quella avvenuta in questi anni) del diritto allo studio universitario attraverso i Comuni e quindi con quel meccanismo di spezzettamento delle competenze che ha reso difficile la possibilità, da parte degli Enti locali, di esercitare il, diritto allo studio.
Aggiungerei, anche se in questo giudizio si coinvolge chi ha governato prima e chi dopo al Comune di Torino, che con ogni probabilità non esisteva una precisa idea o volontà politica di unificare, cioè di considerare la possibilità, già all'interno dell'Ente locale (avendone la volontà politica), di poter ugualmente operare unificando quelle competenze divise in 7-8 Assessorati.
L'azienda speciale aveva invece, a nostro parere, lo scopo di uno strumento molto flessibile, agile, in grado di rispondere immediatamente alle esigenze del mondo universitario inteso nel suo insieme, di poter dare quindi risposte immediate, coinvolgendo - perché no? - risorse in sede locale su questo preciso problema: trattandosi di azienda speciale, quindi legata all'Ente locale come sempre avviene, l'Ente locale avrebbe devoluto risorse in questa direzione. Non solo, ma l'azienda speciale poteva diventare un interlocutore.
Solo per ricordare la storia di questa legge, nella proposta di legge della Giunta; siamo partiti con un Consiglio di amministrazione che prevedeva, se non ricordo male, ben 23 componenti; nella nostra proposta con l'azienda speciale, per permettere un giusto equilibrio di presenza prevedevamo 13 componenti, che poi è la risultante che ritroviamo nel momento in cui passa l'ipotesi dell'Ente. Noi, come si suol dire, ci adeguiamo. Siamo però riusciti a far passare l'ipotesi di un Consiglio di amministrazione snello, in grado di poter rispondere con più immediatezza e non con la logica del baraccone.
Erano queste le osservazioni, seppur succinte e brevi, che ritenevo opportuno fare: siamo ancora convinti della validità della nostra proposta.
Non votiamo contro perché non vogliamo che la legge regionale sia contro la legge-quadro nazionale; ci asteniamo, e abbiamo ritenuto opportuno motivare questa nostra astensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Per quanto possibile, pongo una mia valutazione in ordine alla questione posta dal collega Chiezzi. Mi pare che la soluzione che abbiamo sul terreno sia la più corretta, anche se non è quella risolutoria dei problemi. E' evidente che si tratta di una prenotazione di tipo politico per il futuro, lasciando, a una legge che dovremo fare, la normazione specifica di come dovranno essere avviati questi tipi di rapporti.
Mi pare però importante che, introducendo questo comma, si sia registrato un elemento politico significativo, che forse non è stato colto da tutti. L'orientamento che esprimiamo votando questo articolo, non noi liberali ma noi Consiglio, è che c'è in sostanza una prenotazione per il tentativo di andare sempre a una soluzione unitaria ed organica di questi fenomeni.
Questo è il senso politico di questo comma, che quindi noi condividiamo: il senso dell'organicità del sistema di gestione del diritto allo studio, non della sua frantumazione sul territorio.
Come parte politica più orientata in questo senso, saremmo stati maggiormente interessati ad una definizione più puntuale che ci garantisse di più per il futuro - sicuramente sarebbe stato meglio - ma oggi ci basta come indicazione di volontà politica; come tale però intendiamo sottolinearla, anche - senza polemizzare - per non enfatizzare il discorso che abbiamo ascoltato in quest'aula che tende sostanzialmente a considerare la legge odierna una legge provvisoria.
No. Noi potremo avere più Università, ma l'orientamento è quello del sistema organico del servizio di assistenza allo studio; su questo mi pare che Il messaggio debba essere molto chiaro e univoco, anche per evitare che l'Ente parta demotivato. Se l'Ente parte sapendo che comunque sarà il punto di riferimento della gestione del servizio allo studio per tutta la Regione, a prescindere dell'evoluzione degli Atenei, evidentemente parte e lavora con un tipo di motivazione e di convenzione diversa da quella di considerarsi invece un Ente provvisorio che tenderà ad essere smembrato qualora si verifichino le ipotesi rispetto alle quali vi sono favorevoli e contrari.
Quindi, il senso è quello del governo organico e unitario, per quanto possibile, di questa materia: quando verranno istituiti gli altri Atenei, è evidente che nella legge che faremo, che in definitiva è la legge attuativa di questo comma, definiremo al meglio considerando, come dice la legge nazionale, la specificità delle problematiche di carattere locale.



PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Maggiorotti; ne ha facoltà.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Non ho capito. E' pur vero che il terzo comma è stato copiato dalla legge dello Stato, ma non si poteva esprimere meglio il concetto per cui sono gli Enti che si aggregano, e non le università? Prevedere di "disciplinare l'aggregazione volontaria delle Università" non mi pare esprima il concetto di aggregazione tra Enti (e non tra Università).



FERRARA Franco

Ma è la legge nazionale a dirlo.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Sì, infatti anche la legge nazionale a mio parere è scritta un po'...così.



PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Ferrara per dichiarazione di voto: ne ha facoltà.



FERRARA Franco

L'interpretazione che il Consigliere Marchini ha dato di questo articolo è la stessa interpretazione che danno i repubblicani. Volevo che fosse chiaro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini per dichiarazione di voto.



MARCHINI Sergio

Se mi si consente, al collega che ha posto la questione dico che non si può normare alcunché, perché la legge nazionale non prevede si possa superare l'autonomia universitaria. Quindi l'aggregazione delle Università sarà comunque e sempre volontaria: se ci sarà la volontà delle Università di convenzionarsi, la legge regionale deve prevedere le condizioni della convenzione. Fin quando non ci sono i soggetti portatori dell'autonomia universitaria, cioè la pluralità delle Università, non si può registrare alcuna volontà; quindi, si farà una legge-quadro di riferimento in relazione a come si gestirà questo servizio, qualora le Università, nella loro autonomia, riterranno di doversi consorziare.



PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Chiezzi per dichiarazione di voto: ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Ringrazio l'Assessore per non aver risposto a quanto ho sottolineato.
Ritengo preferibile mantenere le terminologie usate nella legge nazionale ma evidentemente la sicurezza che così non sia bene è assoluta.
Sul secondo punto ho ascoltato le osservazioni dei colleghi. Se così è penso sia superfluo scriverlo; mi si dirà "repetita juvant". La legge nazionale prevede la disciplina dell'aggregazione su base volontaria dell'università e l'unificazione degli Enti al diritto allo studio; questa legge si limita a ribadire la facoltà, prevista dalla legge nazionale di poterlo fare.
Più sostanziale il primo comma, con il quale introduciamo termini nuovi per esprimere medesimi concetti. Il concetto di autonomia fissato dalla legge nazionale era riferito all'ambito amministrativo-gestionale, dovendo noi rimanere all'interno della legge dello Stato, non capisco perch l'autonomia dell'ente da "amministrativo-gestionale", passa a una modifica di cui non capisco la natura, ma l'Assessore, purtroppo, "funzionale amministrativa" non intende spiegarne i motivi.



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 4.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 19 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri L'art. 4 è approvato.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,35)



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