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Dettaglio seduta n.126 del 04/02/92 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE


Argomento: Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli

Interrogazione n. 839 dei Consiglieri Segre, Staglianò e Miglio inerente la mancata corresponsione rimborso spese carburante da parte della Regione al Corpo Forestale dello Stato


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o, d.g. "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interrogazione n. 839, cui risponde l'Assessore Gallarini.
GALLARINI, Assessore regionale La risposta è molto semplice perché l'approvvigionamento del carburante per il Corpo Forestale dello Stato, così come per tutti i Servizi regionali, avviene mediante fornitura di buoni benzina spendibili presso i distributori statali. I buoni vengono consegnati agli incaricati della gestione dei parchi automezzi a livello provinciale, normalmente con un anticipo sull'utilizzo di trenta-quaranta giorni.
Alla fine dello scorso mese di ottobre, causa i tempi lunghi di realizzazione della gara a licitazione privata per l'approvvigionamento annuale, si è verificata una momentanea carenza di buoni, che ha Interessato tutti i servizi regionali ed il Corpo Forestale. La deliberazione n. 8 -10576 del 25/11/1991, con la quale è stata giudicata la fornitura annuale immediatamente esecutiva, ha consentito la normale ripresa della fornitura e distribuzione.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Segre.



PRESIDENTE

SEGRE



PRESIDENTE

Ciò che volevo segnalare è resistenza di brevi periodi, come l'Assessore Gallarini ha confermato, In cui per mancanza del carburante al Corpo Forestale dello Stato, non possono essere svolte le normali mansioni.
Quindi, alla fine di questa interrogazione che ha avuto una sua risposta dato che il Corpo Forestale dello Stato svolge mansioni importantissime per la tutela del territorio, è necessario fare in modo che non ci siano interruzioni dovute ai motivi sopraddetti.


Argomento: Viabilità

Interpellanza n. 600 dei Consiglieri Buzio e Bosio inerente l'autostrada Voltri-Sempione tratto Arona-Gravellona


PRESIDENTE

In merito all'interpellanza n. 600 risponde l'Assessore Panella.
PANELLA, Assessore regionale L'autostrada è terminata fra Gattico e Ghevi ed è In fase di avanzata costruzione In tutti i rimanenti lotti fino a Gravellona Toce. Resta il problema della ripresa dei lavori a Someraro che, per la verità, sono iniziati recentemente.
Il Consiglio d'amministrazione dell'ANAS ha espresso parere favorevole alla relativa perizia di variante in data 20 giugno 1991.
I tempi di lavorazione della galleria sono previsti in circa tre anni dall'inizio dei lavori e quindi dovrebbero essere terminati alla fine del 1994.
La Giunta regionale ha più volte sollecitato il Ministro dei lavori pubblici ad accelerare l'iter istruttorio, e possiamo quindi comunicare che i tempi previsti, se non accadono incidenti peraltro sempre prevedibili possono essere rispettati. Colgo l'occasione per comunicare che vi è la previsione dell'apertura del casello fino a Provello Carbugnino entro la fine di quest'anno e vi è inoltre la previsione del completamento fino a Baveno, quindi il collegamento. Domodossola-Bavero, entro il 1992. Quindi la situazione che si verrebbe a creare alla fine di quest'anno è l'uscita a Brovello-Garbugnino, discesa su Stresa risalita a Baveno.
Ciò consentirebbe di ridurre i disagi attuali. Il tutto dovrebbe essere completato entro il 1994.
Questa è la garanzia che ci ha dato la società Autostrade dietro pressante richiesta della Regione, per ridurre i disagi che il completamento sta provocando.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Buzio.
BUZIO La risposta arriva molto in ritardo rispetto all'Interpellanza. Chiedo all'Assessore, oltre al testo della risposta molto succinto, se è possibile avere un aggiornamento della situazione dei lavori in generale; Infatti oltre al problema di Someraro c'era la questione della circonvallazione.
Quindi, sarebbe bene avere una nota relativa alla situazione generale dell'autostrada, perché ci sono altre richieste da parte di altri Comuni.Gradirei avere il quadro allo stato attuale della situazione dell'autostrada e della circonvallazione.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza n. 698 dei Consiglieri Riba e Marengo inerente i licenziamenti alla FIRAD di Bagnolo


PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza n. 698 dei Consiglieri Riba e Marengo.
La parola all'Assessore Cerchio.



PRESIDENTE

CERCHIO, Assessore regionale



PRESIDENTE

Devo dire che la FIRAD di Bagnolo Piemonte è un'azienda produttrice di polverizzatori per motori diesel destinati ai mercati dell'auto, degli autocarri e dei pescherecci.
La produzione è rivolta soprattutto al mercato estero (solo il 10 circa è destinato al mercato nazionale).
L'azienda ha avviato nel mese di luglio '91 la procedura di licenziamento per 21 dipendenti, facendo risalire la necessità di questa decisione al calo delle commesse derivanti dalla generale flessione dei mercati.
Nei mesi precedenti l'azienda aveva già fatto fronte alle difficoltà del mercato con il ricorso alla Cassa Integrazione ordinaria poi considerando come strutturali le eccedenze, ha avviato le procedure per la riduzione del personale. L'Assessorato al lavoro della Regione, informato della difficoltà della situazione aziendale e dei provvedimenti relativi alla riduzione del personale, nonché delle proposte avanzate dalle OO.SS.
tese a scongiurare i licenziamenti, facendo ricorso ai contratti di solidarietà ed alla Cassa Integrazione Straordinaria, aveva reso disponibile il tavolo regionale per favorire il raggiungimento di un accordo tra le parti.
L'incontro in sede regionale non fu possibile per la sostanziale indisponibilità da parte dell'azienda, per cui la procedura per i licenziamenti collettivi si concluse con l'uscita di 13 operai, per i quali è stato richiesto l'intervento dell'istituto della Disoccupazione Speciale e la contestuale non conferma di 3 contratti di formazione lavoro in scadenza.
Le parti hanno virtualmente concluso un accordo per la corresponsione di una buona uscita ai lavoratori licenziati e, nel caso l'azienda riaprisse le assunzioni, al vincolo di riassumere dei lavoratori usciti.
L'azienda oggi occupa 55 dipendenti, di cui una dozzina sono impiegati la Regione segue attentamente l'andamento della situazione aziendale insieme ad una pluralità di altre situazioni; infatti, le difficoltà dei mercati fanno ritenere possibile il saltuario ricorso alla CIG ordinaria.
Devo peraltro dire che, a fronte della sollecitazione ritirata e ripetuta da parte dell'Amministrazione regionale, questa azienda ha pervicacemente non aderito alla presenza al tavolo regionale, cosa non certamente piacevole in termini di registrazione della non disponibilità ad un tavolo di confronto, al quale peraltro anche le organizzazioni sindacali avevano giustamente acceduto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.
RIBA A fronte della disponibilità della Regione e dell'Assessore Cerchio ci troviamo di fronte ad un padrone arrogante, che deve anche rispondere di tutte le manovre intervenute nelle ragioni sociali e nei trasferimenti di amministrazione e di proprietà di questa azienda.
Credo che l'Assessore Cerchio abbia potuto accertare che l'azienda è entrata nell'ambito e nel vortice di elementi di manovra che - per dargli dignità - si possono chiamare ristrutturazione proprietaria, ma in realtà sono delle cose molto più indegne, attuate sulla pelle dei lavoratori e dell'economia del territorio di Barge e Bagnolo. E su questa operazione nessuno ha visto chiaro.
Il rifiuto pervicace di aderire alla proposta del tavolo regionale di trattativa o d'incontro è un elemento estremamente grave. Non credo che di fronte ad una situazione del genere la Regione possa semplicemente prenderne atto.
In questo senso rivolgo una richiesta alla Giunta e all'Assessore: si può semplicemente prendere atto della situazione, quando esisterebbero delle soluzioni, e quando l'esito è un depauperamento occupazionale e produttivo di un territorio? Tanto più che l'azienda non è affatto risanata, ma persegue altri scopi.
Si tratta di un'azienda che lavora nel settore avanzato - dicono loro! della ricerca di componentistica per auto e nel settore degli iniettori e che ha più volte sollevato il problema di non essere assistita adeguatamente dall'intervento promozionale della ricerca pubblica.
Per questo motivo si trova a non avere (non elementi di competitività in quanto l'azienda afferma di essere competitiva) i sostegni alla promozione della contrattualistica sul mercato. Da questo punto di vista c'è una grossa contraddizione.
Siccome queste sono interpellanze che si presentano per sollevare un problema nella sua cruda immediatezza, rispondere dopo sette-otto mesi è sicuramente interessante, ma voglio richiamare la fine che fanno le interpellanze e le interrogazioni ancorché siano collegate ad un problema urgente che interessa quantità di cittadini.
Lo so che l'incontro è stato promosso, ma io e il collega Marengo firmatari dell'interpellanza, apprendiamo ufficialmente dopo mesi dell'infelice esito della nostra iniziativa.
Voglio ancora aggiungere che, da parte delle maestranze e da parte sindacale, si proponeva il contratto di solidarietà, si proponeva la riduzione proporzionale del lavoro, si proponeva un'operazione che andava a risolvere tutto il problema proposto dall'azienda.
Quello che si è voluto colpire è stato un livello di organizzazione della funzione della maestranza, ancorché questa fosse finalizzata a garantire la salvaguardia di una situazione che vede famiglie in gravi difficoltà, perché si tratta di un settore piccolo e di un'azienda che concentra molti occupati di tipo familiare, cioè marito e moglie, padri e figli.
Prendiamo atto dell'informazione della quale chiedo il testo scritto per poterla divulgare, aggiungendo il grave atteggiamento del padronato e il fatto che, nonostante tutta la buona volontà, la Regione non è stata in condizione e non ha avuto l'autorità politica per imporre un minimo di atteggiamento responsabile e rispettoso del sindacato del lavoro e delle istituzioni al rozzo padronato della Firad.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione n. 676 dei Consiglieri Foco, Rossa, Cavallera inerente l'impedimento a Mons. Charrier, da parte della direzione Michelin di spinetta Marengo, a partecipare all'assemblea dei lavoratori


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n. 676, alla quale risponde l'Assessore Cerchio.
CERCHIO, Assessore regionale Prima di rispondere alla interrogazione n. 676 desidero fare una precisazione sull'ultima interrogazione discussa. Se sono responsabile dei ritardi di questo Assessorato, non sono però responsabile del calendario dei lavori. Devo dire al collega Riba che tale interrogazione è da alcuni mesi all'o.d.g. del Consiglio, tant'è che la mia risposta è datata 31 ottobre 1991. Tre mesi fa la risposta era già in calendario, ma evidentemente una serie di circostanze non hanno permesso la risposta.
Così come sono pronto da almeno quattro mesi a rispondere all'interrogazione n. 676. Il problema è tuttora vivo e ha evidenziato in termini anche eclatanti il diniego sostanziale del Vescovo di Alessandria di partecipare ad una assemblea coni lavoratori della Michelin di Spinetta Marengo.
Negli incontri svoltisi nei mesi scorsi da parte della Regione con i rappresentanti dell'azienda in merito a quanto in oggetto, è risultato un sostanziale intersecarsi dell'iniziativa del sindacato con quella intrapresa dalla direzione dello stabilimento.
Tale situazione esposta dall'azienda è così riassumibile.
Sin dal mese di aprile la direzione dello stabilimento e la Curia, in persona del segretario del Vescovo, ebbero contatti circa la eventualità di una visita allo stabilimento da parte di Monsignor Charrier, avendo dalla azienda disponibilità di massima.
Il 13 giugno 1991, in occasione della conferenza "Chiesa e impresa alla luce della Centesimus Annus" presso l'Unione Industriale di Alessandria, il direttore dello stabilimento formalmente invitò per una visita dello stabilimento Monsignor Vescovo, convenendo con questi di definire le concrete modalità della visita con la segreteria della Curia.
Parallelamente ed autonomamente rispetto alla riferita raggiunta intesa di massima fra direzione e Curia consta credo ve ne sia stata una di natura sindacale, di cui l'esecutivo del Consiglio di fabbrica disse alla direzione nel senso di avere invitato Monsignor Vescovo, avendone la disponibilità, per la partecipazione ad un'assemblea.
Nel prendere atto di quanto comunicato dall'organo sindacale, l'azienda rilevava come fosse incorso con la segreteria della Curia la definizione del calendario e del programma di una visita di Monsignor Vescovo all'interno dello stabilimento, nell'ambito della quale bene si sarebbero potute individuare modalità e occasioni di incontro tra Monsignor Vescovo e i dipendenti.
Durante la prima settimana del mese di luglio la direzione aveva avuto indicazione dalla segreteria della Curia secondo cui Monsignor Vescovo, in aderenza ad un parallelo invito sindacale, aveva intenzione di limitare la visita alla partecipazione ad un'apposita e prossima assemblea. In tale circostanza l'azienda osservava come l'ampio programma per il quale erano in corso intese con la Curia non si riferisse con esclusività ad aspetti assembleari, e confermava la disponibilità aziendale a ricevere una completa ed articolata visita di Monsignor Vescovo.
Vi renderete conto che questo percorso, un po' macchinoso, secondo le indicazioni dell'azienda lascia molto dubitare sulla reale volontà di permettere a Monsignor Vescovo una presenza all'interno dell'azienda.
Nel prendere atto di quanto l'azienda osservava, la segreteria della Curia proponeva un successivo, ancora atteso e sollecitato, contatto.
Ho voluto leggere questa nota, che tutto sommato, è di origine aziendale per rilevare un momento di grande imbarazzo soprattutto registrato nella realtà alessandrina perché questo è quanto si è potuto accertare attraverso t canali disponibili.
Non si può non rilevare, come sarebbe auspicabile, una maggiore disponibilità verso chi autorevolmente svolge un alta missione pastorale al servizio dell'uomo e della società, nella fattispecie Monsignor Vescovo Charrier, che oltre ad essere vescovo di diocesi è il responsabile della pastorale del lavoro a livello nazionale per la Curia.
E' del tutto naturale che un Vescovo dia priorità al rapporto con 1 lavoratori, che va convertito anche - e perché no? - all'interno dell'azienda.
L'auspicio è che in tale complesso produttivo abbiano a prevalere le ragioni dell'incontro con l'impegno di tutte le parti in causa e non le ragioni di un formale scontro o non possibilità di confronto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera.



PRESIDENTE

CAVALLERA



PRESIDENTE

Ringrazio l'Assessore per l'ampia e articolata risposta. Sono passati alcuni mesi da quando i fatti si sono svolti, quindi adesso l'impressione negativa di allora, si è sopita con il trascorrere del tempo.
I fatti però sono chiari: abbiamo una direzione aziendale che si attiene in modo troppo scrupoloso a quelli che sono i dettati contrattuali che consentono l'accesso alle assemblee sindacali solamente ai rappresentanti delle organizzazioni confederali e a nessun altro estraneo.
Di fronte a coloro che nella società ricoprono incarichi importanti e ruoli significativi, è auspicabile vi sia quella duttilità e quella disponibilità che gli eventi richiedono.
La stagione che stiamo vivendo vede le fabbriche colpite dalla cassa integrazione, da processi di ristrutturazione, da difficoltà e quindi da momenti di acuta tensione. Penso proprio che coloro che, nella società sono incaricati di un'alta missione debbano favorire il dialogo e l'incontro e che quindi debbano essere sempre i benvenuti all'interno delle varie unità produttive.
Ritengo anche che la questione sia stata risolta successivamente dai chiarimenti intervenuti; però la sostanza del problema denunciato da questa interrogazione resta: speriamo che in futuro non si debba più ritornare sull'argomento in questa sede.



PRESIDENTE

Verranno fornite le risposte scritte agli altri interroganti Consiglieri Foco e Rossa.


Argomento:

Interrogazione n. 676 dei Consiglieri Foco, Rossa, Cavallera inerente l'impedimento a Mons. Charrier, da parte della direzione Michelin di spinetta Marengo, a partecipare all'assemblea dei lavoratori

Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto l) all'o.d.g. : "Approvazione verbali precedenti sedute" comunico che sono stati distribuiti ai Consiglieri, prima dell'inizio della seduta, i processi verbali delle adunanze consiliari del 2 luglio 1991 e verranno posti in votazione nella prossima adunanza consiliare.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Interrogazioni richiamate in aula dai Gruppo MSI-DN ai sensi dell'art. 89 comma 9, del Regolamento interno (rinvio)


PRESIDENTE

Superiamo il punto 3) all'o.d.g.: "Interrogazioni richiamate in aula dal Gruppo MSI-DN ai sensi dell'art. 89, comma nono, del Regolamento interno", in quanto è in congedo il Consigliere Zacchera ed è assente il Consigliere Majorino.


Argomento: Province

Iscrizione all'o.d.g. proposte di deliberazione n. 369 e n. 370


PRESIDENTE

Procediamo all'iscrizione all'o.d.g. di due proposte di deliberazione: n. 369: "Secondo parere della Regione Piemonte in ordine alla istituzione della nuova provincia di Biella. Approvazione della proposta della Giunta regionale" n.370 "Secondo parere della Regione Piemonte in ordine alla istituzione della nuova provincia del Verbano-Cusio-Ossola: Approvazione della proposta della Giunta regionale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.


Argomento:

Iscrizione all'o.d.g. proposte di deliberazione n. 369 e n. 370

Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 4) all'o.d.g.: "Comunicazioni dei Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bresso, Cucco, Grosso, Rossa e Zacchera.


Argomento:

b) Approvazione legge per decorrenza dei termini


PRESIDENTE

Comunico che è stata approvata, per decorrenza dei termini, la legge regionale del 20/ 12/1991: "Nuova determinazione della misura dell'addizionale all'imposta di trascrizione e all'imposta di consumo sul gas metano".


Argomento: Province

Esame proposta di deliberazione n. 369: "Secondo parere della Regione Piemonte in ordine all'istituzione della nuova Provincia di Biella. Approvazione della proposta della Giunta regionale"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della deliberazione n. 369.
La parola all'Assessore Nerviani.



PRESIDENTE

NERVIANI, Assessore regionale



PRESIDENTE

Siamo tenuti ad esprimere parere sugli scherni di decreto del Governo istitutivi delle Province di Biella e di Verbania. I due provvedimenti sono distinti, pertanto distintamente vengono presentati.
Il Governo ha inviato schemi di decreto che differiscono in maniera marginale rispetto ai precedenti; in particolare, quello relativo all'istituzione della Provincia di Biella tiene conto della segnalazione a suo tempo fatta dal Consiglio regionale e assegna il Comune di Villa del Bosco all'istituenda nuova Provincia di Biella.
Altre novità rispetto allo schema precedente non ne esistono; la Regione prende atto di questa accettazione di segnalazione da parte del Governo e riconferma il parere positivo sulla materia. Specificamente la Giunta propone che venga dato parere favorevole al secondo schema del Governo per l'istituzione della nuova Provincia di Biella.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la proposta di deliberazione n.369, il cui testo a mani dei Consiglieri verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 33 voti favorevoli. (1 Consigliere non ha partecipato alla votazione).



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento: Province

Esame proposta di deliberazione n. 370: "Secondo parere della Regione Piemonte in ordine all'istituzione della nuova Provincia dei Verbano-Cusio Ossola. Approvazione della proposta della Giunta regionale"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 370, inerente l'istituenda Provincia del Verbano-Cusio-Ossola.
La parola all'Assessore Nerviani.
NERVIANI, Assessore regionale E' nominata nell'ultimo schema istitutivo del Governo la Provincia del Verbano-Cusio-Ossola; questa nuova Provincia nasce dall'istanza di maggiore autonomia amministrativa espressa in modo pressoché unanime dalla gente del Verbano, del Cusio e dell'Ossola attraverso la voce dei Consigli comunali.
Essa è stata raccolta ed amplificata da ripetute iniziative regionali e parlamentari, nonché dal consenso costante e, sostanzialmente generalizzato delle forze politiche.
La nuova legge sulle autonomie ha fatto propria autorevolmente, con specifica menzione, la domanda di Comuni, amministratori e legislatori regionali e nazionali, prevedendo per la nuova Provincia di Verbania una procedura istitutiva privilegiata, così come doveva esservi per altre cinque nuove Province. La stessa legge 142/90 ha definito percorsi finali e tempi per la formale istituzione delle nuove Province.
Ai disposti legislativi la Regione Piemonte si è puntualmente attenuta e siamo ora all'atto conclusivo, per quanto di competenza, che si concretizza con un parere favorevole sull'ultimo schema di decreto istitutivo.
Ma mentre ci si accinge ad esprimere il parere richiesto in termini favorevoli, non sarebbe né giusto né corretto tacere l'esistenza, a fronte del corale, ripetuto, formale consenso, dichiarato peraltro non più di 15 giorni fa anche dalle Commissioni competenti del Senato e della Camera dei Deputati, di voci di dissenso provenienti dalla società civile che entrando nel merito dell'opportunità dell'istituzione della nuova Provincia e di una nuova Provincia; hanno tentato di segnare negativamente, con azioni di contrasto o di frenata, il parere previsto per legge da parte di Regioni e Parlamento.
A tali voci tuttavia ha fatto seguito, da parte degli altri soggetti interessati, o la reazione confermante le scelte fatte o il silenzio comunque indicativo, della tacita accettazione delle decisioni assunte per l'istitu-zione della nuova Provincia. E sarebbe ugualmente incompleta la relazione della Giunta se non si menzionassero contrasti anche vivaci derivanti da valutazioni diverse sulle decisioni relative alla definizione dei confini, nonché sull'opportunità e sul metodo di indizione di referendum, tutti peraltro non già intesi a verificare il consenso o il dissenso della gente sull'istituzione della nuova Provincia, quanto sulla decisione di appartenervi.
Specificamente a Omegna, Belgirate, Brovello Carpugnino, la richiesta di verificare attraverso referendum la volontà della gente di vedere il proprio Comune assegnato alla nuova Provincia pare ancora consistente. Alla stessa, tuttavia, anche perché sembra contestata la validità formale dell'adesione alle iniziative pro-referendum, le amministrazioni locali hanno risposto negativamente.
La Regione ne ha preso atto, e ciò al di là della valutazione politica che ciascuno può dare delle decisioni assunte dai Consigli comunali.
Personalmente, se mi è consentito, non avrei avuto dubbi sulla necessità di sentire la gente, in presenza di un manifesto, anche se non formale desiderio di verifica delle volontà per avere sicuro e diffuso conforto su scelte di rilevanza storica per la propria comunità.
Peraltro, come già ricordato, centrali per ogni valutazione e decisione nel merito delle questioni che si sono aperte nella vicenda dell'istituzione della nuova provincia, sono sempre state le formali decisioni dei Consigli comunali; le stesse che hanno determinato, in tempi indiscutibilmente anticipati e tali da consentire ogni obiezione, la modifica prima delle aree programma previste dalla legge regionale n. 16/89 (esplicitamente collegate per il Verbano Cusio Ossola e per Biella alle future nuove province) e poi in applicazione della legge n. 142/90 la definizione più aggiornata di confini delle zone del Cusio e del Vergante.
Anche su questa nuova definizione non sono mancate voci di contrasto ma è già stata ribadita la convinzione da parte della Giunta regionale circa la compatibilità delle scelte fatte con la logica dell'omogeneità storica, culturale ed economica che deve avere l'istituenda provincia. N in ogni caso pare accettabile l'idea di fare violenza su Comuni di confine che, secondo quanti obiettano sulla validità dei confini tracciati dovrebbero essere assegnati alla nuova provincia, tenendo anche conto del fatto che tutti insieme non raggiungono che poche migliaia di abitanti.
Nella fase conclusiva delle espressioni di parere si è infine posto il problema della denominazione della nuova provincia, sollevato con forza soprattutto dai Comuni dell'Ossola e più specificamente dal Comune di Domodossola. La soluzione che ha portato a quella originaria di Verbano Cusio Ossola è già stata votata dal Consiglio. La stessa viene confermata ma vi è altresì l'istanza dei Comuni dell'Ossola intesa ad ottenere la doppia indicazione di capoluogo in Verbania Domodossola. La questione appare, ma così non è poiché gli stessi richiedenti sostengono di poter far discendere dalla doppia indicazione del capoluogo la garanzia del mantenimento o dell'aumento dei servizi decentrati Proprio per, queste ragioni si è ritenuta indispensabile l'acquisizione del consenso formale prevalente e diffuso degli altri Comuni sulla proposta avanzata, richiedendo al Governo, in presenza di tale consenso; di dare risposta positiva all'istanza. A questo punto l'iter sembra completato. La Regione si accinge a dare parere favorevole allo schema di decreto, i prossimi giorni dovrebbero cancellare anche le ultime riserve, almeno questo è l'augurio che dobbiamo reciprocamente farci. E' necessario che le tensioni si ricompongano e che le tre aree del Verbano, del Cusio e dell'Ossola trovino fra di loro una forte solidarietà e la necessaria capacità di Governo.
La Giunta regionale crede di avere svolto correttamente il suo lavoro tenendo conto della storia degli ultimi 12 anni, delle decisioni dei Comuni, dei disposti legislativi, delle volontà quasi unanimi nel merito essenziale delle realtà sociali e politiche. Non è stato semplice. Ora la parola definitiva tocca al Governo, al quale si affida il nostro parere favorevole ed il quadro preciso entro il quale la Regione ha operato e tratto le sue determinazioni finali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Buzio.
BUZIO Faccio innanzitutto un intervento di metodo. Ho sentito la relazione dell'Assessore Nerviani e vorrei capire, prima di tutto, se c'è una modifica al testo elaborato dalla Giunta e se, alla conclusione del ragionamento fatto, sono stati apportati degli emenda-menti dalla Giunta.
Dopodiché vorrei fare altri due tipi di intervento: uno di carattere generale ed uno successivo sugli emendamenti. Vorrei però avere il testo definitivo per una valutazione complessiva.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani.
NERVIANI, Assessore regionale E' intenzione della Giunta presentare il testo così come è stato distribuito. Dal dibattito potrebbe uscire la stessa proposta di emendamento della Giunta. Ci sono ipotesi di modesti emendamenti; posso anche anticiparle, per facilitare il dibattito. Si è raggiunta da parte di alcuni Comuni un'intesa su un documento, peraltro non chiarissimo - lo devo dire con molta franchezza - che richiama l'opportunità di decisioni che devono essere assunte dai Consigli comunali. Un accenno a questo, in termini positivi, l'avrei fatto con un emendamento. Volevo sentire tuttavia, il dibattito.
Un altro punto fa riferimento alle obiezioni delle amministrazioni comunali nel respingere le richieste di referendum. Per verità storica vorrei aggiungere, come mi sembra sia stato richiesto ieri in Commissione che c'è questa obiezione formale delle amministrazioni comunali.
Ed infine, c'è un modestissimo emendamento relativamente alla presa di posizione del Comune di Domodossola, il cambiamento del verbo "pone" con "ha posto" ed un inciso "con delibera di Consiglio comunale". Queste sono le intenzioni di emendamento che avrei formalizzato non appena terminato il dibattito. La sostanza della deliberazione è tutta mantenuta fatti salvi questi elementi che sono stati ritenuti utili e degni di esame dopo il dibattito avvenuto ieri in Commissione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Buzio.
BUZIO Vorrei fare una prima riflessione (sia pure veloce perché sappiamo dei tempi molto brevi a disposizione dell'Assessore), su una vicenda che dovrebbe essere arrivata alla conclusione in questo Consiglio regionale: come sapete tutto iniziò da un voto dell'assemblea nel Comprensorio del Verbano-Cusio-Ossola nel lontano '81 cui seguì l'iniziativa formale, ex art. 133 della Costituzione, da parte dei Comuni del Verbano-Cusio-Ossola.
Ci furono proposte di legge, a partire dalla proposta Motetto dell'83 a quelle successive dell'87 di altri parlamentari, fino a quella dell'88 che è quella che ci interessa perché solo la Regione Piemonte fece al Parlamento nazionale proprie proposte di legge per istituire le province di Biella e del Verbano Cusio Ossola. Fin qui, tutto era pacifico.
Nell'89 le province (che originariamente erano sette, a cui se n'è aggiunta un'ottava) cominciavano a prendere corpo; a livello parlamentare la volontà di istituirle prendeva consistenza e addirittura già nei lavori preparatori della legge n.142 veniva evidenziata la possibilità che il Governo varasse queste province. Vi era la possibilità che attraverso un emendamento fossero definite in aula.
Voi sapete che la legge 142 delegò il Governo a istituire queste nuove Province nell'arco di due anni. Alcuni Comuni revocarono le deliberazioni di adesione prima della data del 31/12/89: nel 1990 il Consiglio regionale modificò l'area programma anche sulla base della volontà di questi Comuni dopodiché la legge 142 entrò in vigore e soprattutto l'art. 16 dettava le linee indicative e orientative per quanto riguarda la costruzione della Provincia.
Noi abbiamo giudicato negativamente le precedenti decisioni della Giunta (non sto qui a ripetere le argomentazioni di allora). La Giunta regionale ha optato per un criterio, quello dell'autodeterminazione dei Comuni, privilegiandolo rispetto al criterio della contemperazione dell'autodeterminazione e ai criteri della programmazione e, secondo noi della razionalità e dell'efficienza.
Sta di fatto che rispetto all'iniziativa formale dei Comuni, che prevedeva un territorio mai contestato di 90 Comuni, in seguito allo stralcio di 12 Comuni proposto dalla Regione, il numero è sceso a 78 accogliendo una segnalazione della Regione per quanto riguarda il Comune di Armeno, con il decreto definitivo del Governo i Comuni sono diventati 77.
Noi abbiamo criticato questa impostazione, ritenendola lesiva dello spirito della lettera dell'art. 16 della legge 142, il quale non parla di unanimità di tutti i Comuni. L'art. 16 prevede che ci sia la maggioranza dei Comuni e della popolazione interessata favorevole, quindi ammette che ci possa essere un dissenso all'interno della volontà generale dei Comuni.
Non c'è nessuna legge che parla di uno ius particolare, di una specie di ius optandi da parte dei Comuni di fascia o di confine rispetto all'ipotesi di aderire o meno alla Provincia.
Il territorio non è mai stato contestato prima del 31/12/1989, termine che doveva essere perentorio, e quindi abbiamo ritenuto molto negativa questa riduzione rispetto all'ipotesi ottimale, anche se per certi versi poteva essere accettabile; perché le popolazioni si erano espresse.
E' vero (come diceva l'Assessore Nerviani) che la popolazione non è molto significativa; da 190.000 abitanti previsti nell'ipotesi originaria si scende a 170.000 o poco più, perché alla fine, calcolando una media di 1.000 abitanti per ciascun Comune (e qualcuno 2.000) si può ritenere che complessivamente 113 Comuni abbiano una popolazione che si aggira intorno ai 20.000 abitanti. Pur essendo al disotto di quanto prevede la norma (in linea di massima 200.000 abitanti per una Provincia), rimane tuttavia un certo assetto territoriale omogeneo.
Questa soglia aveva già subito un abbassamento, infatti, la popolazione del Verbano-Cusio-Ossola una volta sfiorava i 200.000 abitanti, ma come voi sapete negli ultimi 15 anni in quell'area si è verificato un grosso calo occupazionale di circa 20.000 addetti. Ciò ha addirittura determinato l'individuazione di questa zona, insieme alla Provincia di Torino, tra le zone a maggior tasso di deindustrializzazione, tanto da essere riconosciuta a livello di Comunità Europea come degna di intervento, di cui al Regolamento 2052/88.
Quindi la popolazione c'era; nel contesto della Provincia di Novara (che ha 500.000 abitanti), la popolazione di quest'area era originariamente di due quinti; adesso, in base al decreto del Governo, si configura come un terzo rispetto ai due terzi della Provincia originaria.
La zona ha ancora un certo assetto soddisfacente, anche se per la verità l'esclusione di Armeno ha posto grossi problemi. Questa scelta è stata da noi contestata e a questo proposito abbiamo anche prodotto una memoria.
Armeno è nella Comunità montana Cusio-Mottarone e, come voi sapete, le Comunità montane non possono essere interprovinciali. Questo Comune sarebbe quindi escluso da una Comunità montana importante, una delle dieci del Verbano-Cusio-Ossola, seconda solo alla Comunità montana dell'Ossola.
Armeno è all'interno della Comunità montana Cusio-Mottarone e la sua presenza nella nuova Provincia aveva quindi una sua logica; si tratta di un territorio molto vasto che interessa la Vetta del Mottarone e che fuori da questa Comunità certamente produce uno scompenso.
Pur tenendo conto della dimensione non ottimale, tuttavia è una realtà che conserva le sue peculiarità molto nette. Si può parlare di una Provincia montana, fatta di 10 Comunità montane, che rispetto alle 45 dell'intero Piemonte sono una parte consisten-te; ripeto, è una Provincia quasi esclusivamente montana, se si eccettua Verbania e altri due Comuni.
Quindi, credo che sia per la collocazione geografica sia per la realtà socio-economica questa zona ha certamente tutte le ragioni per avere una propria collocazione, un proprio significato, una propria pregnanza; ci sono quindi tutte le ragioni perché possa essere sostenuta, anche in aderenza alle volontà delle popolazioni di autonomia e di autogoverno.
Questa premessa recupera anche un nostro dissenso sul merito della questione; cioè su come è stata costruita questa Provincia; dissenso che permane. Noi riteniamo che in prospettiva questi Comuni si possano recuperare, perché al loro interno ci sono maggioranze e minoranze addirittura sappiamo di alcuni Comuni del Vergante che in un primo tempo avevano optato per Novara e che adesso hanno un ripensamento, come il Comune di Lesa.
Sappiamo che in alcuni Comuni del Cusio la volontà di aderire o meno è sul filo del 50%, e quindi noi lavoriamo per un recupero di queste adesioni al nuovo territorio. Spero che il concetto dell'autodeter-minazione assunto dalla Regione Piemonte in questa sede, valga anche per il futuro perché le modifiche delle circoscrizioni non sono poi questioni così fuori dalla realtà, e quindi spero che in prospettiva si possa recuperare anche una dimensione del territorio. Tale dimensione si richiama a quell'individuazione di area ottimale definita a suo tempo dall'IRES che nei suoi studi sulle aree ecologiche del Piemonte, aveva fatto individuare il Verbano-Cusio-Ossola, così com'era nella proposta dei Comuni relativa al Comprensorio, come l'area ottimale da un punto di vista ecologico c socio economico.
Nello specifico della deliberazione della Giunta regionale, il Governo dopo aver consultatole Commissioni parlamentari, intende acquisire quest'ultimo parere. L'Assessore non riteneva che questo fosse solo un parere di conformità al proprio decreto: non sto qui a disquisire su questo fatto, mi pare però che il Governo, in questa sede, dovrebbe semplicemente verificare la conformità. A suffragio di questo, infatti, la Giunta regionale (sollecitata) ha già spedito al Ministro Scotti questo parere anche perché il Governo ha urgenza di emanare questi decreti.
Il parere di oggi è stato modificato rispetto a quello precedente; a mio avviso, dovrebbe essere ulteriormente modificato per nuovi fatti intervenuti, che qui però non vedo. In questo parere; posso condividere i commi 1 e 2, a parte alcune annotazioni che ho fatto avere all'Assessore Nerviani, al quale ho fatto conoscere la volontà di inoltrare alcuni emendamenti in senso collaborativo, perché gli emendamenti non necessariamente devono essere momenti di opposizione.
Prima ancora di formalizzarli, ieri ho fatto una proposta preliminare facendo presente all'Assessore in Commissione alcuni possibili emendamenti.
Questo come forma di contributo, di partecipazione e anche come lavoro preparatorio comune su questa vicenda così difficile, complessa e che sotto certi punti di vista, necessita di un lavoro unitario: proprio in ossequio ad alcuni presupposti che l'Assessore citava.
C'è una volontà politica comune, anche se sussiste ancora qualche dissenso isolato, ma sostanzialmente c'è la volontà dei grossi partiti senza volere diminuire, i partiti minori, ma almeno nella nostra realtà sono le forze più significative a fare questa proposta - a che la Provincia debba essere fatta. A mio parere il terzo e quarto comma dovrebbero essere ritirati, per certi versi, anche se capisco che l'Assessore non possa farlo e non abbia intenzione di farlo, comunque quanto meno riveduti e corretti.
Sul fatto che è intervenuto un accordo che l'Assessore per la verità ha sollecitato - perché non c'è dubbio che nell'ultima fase, vuoi per motivi generali, perché in queste fasi si innescano questioni localisti-che, forse perché il localismo in questo momento è un elemento di sfondo negativo che non favorisce la solidarietà che c'è sempre stata in queste zone, vuoi per il fatto che siamo in presenza di un momento elettorale molto vicino credo, tutto sommato, che rispetto a questioni che hanno diviso, non dico sul piano sostanziale, perché c'è sempre stata la volontà dei Comuni di arrivare a questo traguardo finale, ci siano stati dei distinguo su alcune cose, questioni di servizio, ecc.. Bisogna fare in modo che questo accordo pur sollecitato, trovi in questa delibera di Consiglio una corposa presenza.
Innanzitutto, vorrei sottolineare alcuni elementi positivi, elementi che aggregano rispetto a quelli che dividono e la soddisfazione per i notevoli passi avanti nell'iter istitutivo. Le commissioni parlamentari hanno dato parere favorevole, hanno sottolineato soprattutto questo fatto evidenziando gli errori compiuti in Commissione, rispetto ad alcune valutazioni geografiche; ad esempio, la questione della Valle dell'Ossola e quindi una cognizione poco pertinente della situazione geografica, forse a causa di una certa superficialità nell'approccio.
Ribadisco l'indispensabilità della nascita della nuova provincia Cusio Ossola e credo che questo fatto non debba essere equivocato. E' necessario assumere gli orientamenti già in precedenza convenuti in un Comitato sottolineare l'importanza della tripolarità dell'asse Omegna-Gravellona, e affermare che, per quanto riguarda il nome della Provincia, ritengo che debba essere "Verbano-Cusio-Ossola"; dopodiché se qualcuno ha la volontà di interpretare le cose in altro modo, non c'è dubbio che i Comuni esprimono la volontà che la Provincia assuma questa denominazione.
Il Governo deve quindi individuare, attraverso provvedimenti amministrativi che possono evidentemente essere valutati in quella sede che i servizi dello Stato, che tra l'altro non avvengono adesso, ma verranno in un momento successivo, vengano decentrati a Verbania e a Domodossola. Questo perché l'Ossola ha già dei servizi decentrati dello Stata e quindi questo rappresenta un elemento rafforzativo e peculiare: la Dogana, la Guardia di Finanza, la Guardia Forestale, servizi tipici di una zona montana di frontiera. Sarà il Decreto del Governo ad individuare le forme di questo decentramento.
Non so se in Italia esista un decreto governativo che contenga la possibilità di far capire sostanzialmente che, oltre al capoluogo, è necessaria una città con particolari requisiti affinché tali servizi possano essere decentrati. Penso che il Governo abbia queste possibilità. A livello regionale ci sono già dei precedenti, per cui gli uffici non sono in un unico capoluogo, ma si trovano anche in altre realtà: basti pensare al Friuli Venezia Giulia, dove la Regione ha alcuni uffici a Trieste e altri a Udine.
Ripeto quindi che in realtà il Governo ha la possibilità di decentrare i servizi sul territorio così come ha già fatto in territori in cui è presente la maggioranza della popolazione: un'area significativa è quella dell'Ossola che ha 70 mila abitanti su 170 mila, perché i restanti 100 mila sono distribuiti nel Verbano-Cusio rispettivamente in 65 mila e 35 mila (area che ha per dimensioni 12/3 di questo territorio, che vede le valli a raggiera gravitare su Domodossola ed ha anche suoi connotati precisi perlomeno per ciò che sappiamo tutti e che non sto a ripetere). Credo che questo sia lo spirito con cui si dovrà chiamare la nuova Provincia, perch penso che rafforzi il concetto che i servizi vengano decentrati a Verbania e a Domodossola, ma non esclusivamente i servizi perché il discorso della tripolarità prevede servizi sia a livello baricentrico sia decentrato sulle tre zone.
A me pare che questo sia lo spirito con cui si è redatto questo verbale. In ogni caso, in modo prioritario viene sottolineata l'esigenza che questo decreto venga emanato rapidamente al di là di ogni problematica esistente e quindi che ci sia questo obiettivo primario, così come è stato formulato dal Governo che ha accettato ciò che ha detto la Regione Piemonte, perché sei dodici Comuni sono rimasti fuori è stato per una precisa decisione, ancorché contestabile o meno, della Regione Piemonte.
Per il tredicesimo, la Regione non ha forzato più di tanto, nel senso che ha segnalato che un Comune fuori tempo massimo sulla base di una consultazione discutibile ha deliberato la revoca dell'adesione. Il Governo autonomamente ha stralciato anche questo Comune, la Regione non ha fatto particolari pressioni nel senso di dire "Stralciate il Comune di Armeno".
Quindi, la Regione Piemonte, al di là di quello che possono dire i parlamentari, ha avuto un significato preponderante nell'emanazione di questo decreto. E addirittura cambiato il nane: da Provincia di Verbania è diventata Provincia del Verbano-Cusio-Ossola, e in tutte le proposte di legge o era Verbania o Verbano-Cusio-Ossola. Anzi è stata recuperata una dizione propria della Regione Piemonte nelle proposte di legge al Parlamento nazionale; dizione fatta proprio ai Comuni che negli atti deliberativi, dall'81 in avanti, hanno sempre parlato di Verbano-Cusio Ossola, chiedendo che quella fosse la denominazione della Provincia.
Abbiamo presentato tre emendamenti (personalmente ne avevo presentati di più) ai quali faccio ora una premessa complessiva. Ho fatto una nota alla Giunta, che faro avere a verbale, avente per oggetto il secondo parere in ordine alla costituzione della Provincia del Verbano-Cusio-Ossola proposta di deliberazione al Consiglio regionale.
Il parere, a suo tempo già deliberato, comporta-va richieste e segnalazioni al Governo, quello che avevamo fatto il 19/11/91. Si era richiesta una nuova denominazione, il Consiglio regionale aveva già chiesto al Governo che la Provincia si chiamasse Verbano-Cusio-Ossola. Tale richiesta è stata positivamente recepita nella bozza di decreto legge; la Regione non può che esprimere soddisfazione al riguardo.
Vi erano poi delle segnalazioni, le quali avrebbero dovuto essere opportunamente valutate e risolte dal Governo. La Regione pertanto si è spogliata della facoltà di esprimere un parere, rimettendosi al giudizio discrezionale del Governo. Una delle segnalazioni riguardava l'articolata organizzazione dei servizi tra i tre poli dell'istituenda Provincia. E una richiesta che troverà concreta attuazione nel futuro, ma che comunque trova già un presupposto nell'accoglimento da parte del Governo con la modifica della denominazione, che esprime la tripolarità tra Provincia di Verbania com'era prima e Provincia del Verbano-Cusio-Ossola.
Vi sono poi delle segnalazioni in ordine al Comune di Armeno; è stato segnalato che Il Comune di Armeno aveva deliberato la revoca dell'adesione ancorché fuori tempo massimo e su consultazione che avevamo detto. Tale segnalazione ha indotto il Governo a modificare l'originaria consistenza territoriale, stralciando da quella precedentemente prevista il Comune di Armeno che resta aggregato alla Provincia di Novara.
Questa decisione la contesto; non sono d'accordo, perché ha provocato scontento, In particolare nel Comune di Omegna, ma tali considerazioni sono al momento attuale utronee alla richiesta di parere e di conformità, in quanto il Governo si è avvalso della facoltà discrezionale conferitagli dalla Regione.
Veniva segnalato al Governo che la città di Omegna intendeva attivare la consultazione popolare e che la Regione si riservava di integrare in proposito il proprio parere, sulla scorta del risultato dell'annunciato referendum. Lo stesso dicasi per i Comuni di Germagno, Loreglia, Massiola Quarna Sopra, Quarna Sotto e Valstrona.
Si precisa, inoltre, che gli atti deliberativi erano all'esame del Co.Re.Co. e bisogna precisare questo: il Co.Re.Co. non ha approvato alcuno degli atti deliberativi, quindi tali atti sono decaduti: Omegna non ha attivato alcuna consultazione popolare, né intende attivarla e proprio su questo tema è cambiata l'Ammini-strazione, perché la precedente Amministrazione poneva come conditio sine qua non il fatto che la Provincia fosse comprensiva di tutto il barino del Cusio.
Anche se non siamo d'accordo che siano stati stralciati alcuni Comuni non riteniamo che questo dovesse essere posto come conditio sine qua non, e questo risulta dal documento programmatico dell'Amministrazione comunale e da un ordine del giorno specifico fatto avere alla Regione sulla questione della nuova Provincia del Verbano-Cusio-Ossola, approvato in una seduta del 15 gennaio e dalle due delibere di Giunta del 27/1 e del 3/2 che hanno recepito il documento del comitato.
Conseguentemente la segnalazione di cui al punto 4 viene a cadere, In quanto il presupposto di fatto non sussiste più. Queste segnalazioni le abbiamo già fatte e il Governo non ne ha tenuto conto e non si riesce a capire per quale motivo. E' vero che, per uno scrupolo di presentazione, a Omegna è in corso una raccolta di firme, ma è evidente che tra raccolta di firme e consultazione popolare, a norma di legge, esiste una differenza notevole sul piano giuridico. Tant'è vero che la Regione Piemonte fece due distinte segnalazioni al Governo: Omegna, Valstrona e Quarna In ordine alle iniziative referendarie vere e proprie e Belgirate e Brovello in ordine alle raccolte di firme.
Il Governo comunque, nella sua discrezionalità, ha ritenuto irrilevante tale fatto e ha nuovamente ricompreso i Comuni di Belgirate, Brovello e Omegna. Segnalare nuovamente tali iniziative è in contrasto con il precedente parere, in cui si ci rimetteva alla discrezionalità del Governo e anche un po' irriguardoso nei confronti dello stesso.
Concludendo, a mio parere si possono condividere i commi 1 e 2. Per quanto riguarda il comma 4 deve essere totalmente eliminato, perché già segnalato e valutato negativamente dal Governo. Il comma 3 deve essere riscritto completamente, perché deve tenere conto del parere delle Amministrazioni locali, che hanno trovato un accordo e questo è il fatto più importante. C'è stata un'assemblea alla quale hanno partecipato 67 sindaci, I quali hanno dato Il parere favorevole a un documento, delegando il comitato a limarlo e a correggere alcuni punti eventualmente dubbi, ma è stato espresso un parere chiaro in un'assemblea certo non formale.
L'assemblea dei sindaci non esiste sul piano formale, nel senso che non esprime atti deliberativi come un Consiglio comunale, ma è un fatto estremamente significativo ed importante di cui non si può non prendere atto in tutta la sua valenza politica. Quindi, il comitato non ha fatto altro che estendere in modo compiuto ed articolato, tenendo conto che il comitato è espressione dei Comuni con popolazione sopra i 5 mila abitanti e di tutte le categorie economiche sodali, quindi le forze imprenditoriali, i sindacati, gli industriali, gli artigiani e i comitati a sostegno e a difesa della nuova Provincia.
Ritengo che questa deliberazione debba essere fatta propria dal Consiglio regionale come espressione della volontà secondo l'interpretazione. Quindi, la Regione non può fare altro che rallegrarsi di questo intervenuto accordo, anche se non siglato dai Consigli comunali, in quanto non hanno avuto il tempo perché l'accordo si è concretizzato sabato l' febbraio e oggi siamo al 4 febbraio. Quindi, abbiamo detto con deliberazione di Giunta ai Comuni che facciano presente la loro volontà di aderire anche formalmente, perché certamente l'assemblea e il comitato di per sé non hanno valenza giuridica tale, anche se politicamente molto rilevante e superiore alla raccolta di firme, da essere tenuta in considerazione.
Spendo anche una considerazione sul documento votato dal Consiglio Provinciale, respinto in toto dalla assemblea. La Provincia d'origine, che ha espresso parere favorevole, ha indicato tutta una serie di cose a mio parere non pertinenti, che non competono nemmeno alla Provincia. La volontà dell'assemblea dei sindaci di respingere è relativa soprattutto ad alcune considerazioni e sottolineature che non competono alla Provincia, la quale non ha titolo per intervenire in questa vicenda.
Tale esigenza d'immediata istituzione trova puntuale riscontro nell'ultimo comma della delibera del comitato promotore, la quale afferma carne prioritaria - ovviamente rispetto ad ogni altra problematica, ivi compresa quella del capoluogo - l'immediata esecuzione della Provincia del Verbano-Cusio-Ossola.
Gli emendamenti sono stati prodotti: vorrei citare il più importante quello che sopprime l'art. 3 e lo sostituisce in questo modo: "di richiedere al Governo che, in armonia alle richieste delle Amministrazioni comunali interessate recepite nel documento del comitato promotore della nuova Provincia del Verbano-Cusio-Ossola, questa venga istituita con doppio capo- luogo, con invito al Governo a porre in essere gli opportuni provvedimenti giuridico-amministrativi all'uopo necessari ferma l'esigenza di procedere imme-diatamente all'istituzione del Verbano-Cusio-Ossola esigenza che è stata ritenuta prioritaria rispetto ad ogni altra problematica dall'assemblea, dei sindaci formalizzata nel documento del comitato promotore e confermata da atti deliberativi dell'Amministrazione comunale".
L'altro emendamento riguarda la soppressione del quarto comma, mentre l'ultimo chiede di sopprimere le ultime righe del quarto comma, nel caso in cui non venisse soppresso l'intero quarto comma.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.
BODRERO Signor Presidente, colleghi Consiglieri; sarò brevissimo. Voglio solo spiegare il motivo per cui mi astengo, normalmente, quando si tratta di istituzione di nuove Province. Sono d'accordo con i miei amici della Lega Nord sulla necessità del decentramento, che è in pieno carattere con il nostro federalismo e autonomismo, però non credo che i partiti italiani siano veramente in grado di decentrare e quindi di fare delle Province che intanto si impegnino a non essere super burocratiche (la questione del personale); in Val Maira c'era questo proverbio, che dico in italiano quando c'erano molte donne in casa (le figlie): "una fa, due stentano, tre ci vuole la serventa". Scusate questa forma piemontesizzante.
La burocrazia quando è troppo numerosa diventa meno funzionale. Per cui date le premesse (centralismo quarantennale, pensiamo ai partiti che avevano come programma iniziale il federalismo, pensiamo al repubblicanesimo di Cattaneo, al federalismo di Don Sturzo, pensiamo core sono stati ignominiosamente traditi questi ideali) penso che i partiti italiani siano incapaci di creare decentramenti funzionali. E solo per questo che voto astenuto, e anche per rispetto verso i miei colleghi della Lega Nord i quali essendo più giovani hanno più fiducia nell'avvenire, ed è anche giusto che sia così.



PORCELLANA FRANCESCO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Beltrami.
BELTRAMI Signor Presidente, non intendo arrivare a una contrattazione con la Presidenza per i tempi. Avevo anche una fascia di emendamenti, ma siccome alla fine, mi sento maledettamente uomo di governo, anche se sono fuori dalla stanza dei bottoni, mi torna difficile tentare di contrappormi o tentare, come sarebbe stato forse anche giusto, di migliorare una deliberazione. Per cui, non presento alcun emendamento e quindi non contratto per i tempi di una eventuale illustrazione delle volontà. Se fosse possibile, magari in coda a questo intervento, farei addirittura la dichiarazione di voto, per evitare di sottrarre altro tempo ai colleghi.
Noi oggi siamo chiamati a votare una deliberazione che reca come titolo: "Secondo parere". Vorrei dire che di fatto, pur forse cronologicamente essendo questo il secondo parere, noi siamo alla quinta manifestazione delle intenzioni della Regione Piemonte attorno alla istituzione di questa Provincia e dell'altra che è testè passata.
Ci sono due proposte di legge al Parlamento, una del 1983, l'altra del 1988. Ci siamo pronunciati il 6/11/1990, il 19/11/1991 e oggi.
Sono chiamato a ridire oggi le stesse cose che ho già avuto occasione di dire l'anno scorso e l'anno prima ancora; non mi sento assolutamente stanco o assuefatto di riproporre stati d'animo o prese di posizione perché al di là di quello che può essere stato detto (o venir detto) in quest'aula, direi che sono cresciuti elementi ripetitivi attraverso un'interconnessione con riflessioni fatte con la popolazione. Né mi sento troppo solo, perché fuori da quest'aula ho l'impressione che talune delle argomentazioni mie siano condivise da altri. Certo ci si potrebbe anche chiedere: "Chi te lo fa fare di voler assumere questo atteggiamento quando i furbi tacciono, ovvero prendono le scorciatoie, e forse magari chi parla avrebbe l'interesse, perché è del luogo, di non scuotere l'albero delle simpatie?".
Ma si vive una sola volta e uno sente di dovere dire quello che pensa.
Resta però sempre In me l'angoscia, che è vero scrupolo, di non cedere alla tentazione di sentirmi troppo vincolato alla terra d'origine, anche se ne vivo personalmente angosce, ansie e attese, per guardare a più complessivi scenari legati ad un mandato, quello parlamentare regionale, che investe l'intera comunità piemontese.
A dare voce però al superamento di queste titubanze sono intervenute di recente almeno un paio di sollecitazioni.
Una prima politica di una certa significazione, per me uomo che ha milizia di partito, è l'ordine del giorno approvato dalla DC provinciale il 18 gennaio 1992 dove, recuperando talune considerazioni attorno al doppio capoluogo, attorno alle istanze referendarie, alla fine ci sollecita, nelle sedi nelle quali ci troviamo a vivere una presenza politica, di dare forza a queste manifestazioni, di risottolinearle e, come da qualche parte è stato sottolineato, di richiamare il fatto che l'omogeneità di un territorio, nella fattispecie l'area Cusiana, è prevalente rispetto a un suo diverso assetto strutturale e amministrativo, quindi alla stessa istituzione del nuovo ente.
Poi interviene l'ordine del giorno approvato dal Consiglio provinciale in data 20/1/1992, avverso al quale si dice che il Consiglio provinciale opera a livello di interesse corporativo di sopravvivenza.
Ma io devo dire che come sono stato rispettoso per un ordine del giorno, approvato dal Consiglio provinciale qualche tempo prima, che manifestava tendenza o messa assieme di forze diverse da quelle che hanno poi dato vita a questo ordine del giorno, così pure ritengo che si debba essere rispettosi anche di quest'altro.
Il Consiglio provinciale ripropone i temi della doppia denominazione del doppio capoluogo ecc. Non intervengo su questo argomento. Manifesto per quanto vale, tutti gli stati di solidarietà che sono dovuti. Vorrei dire - lo dico e poi, come si dice, non lo nego certamente - che chi è chiamato, qui oppure a livello centrale, a dovere stabilire delle determinazioni su questo argomento veda di approfondire meglio che cosa voglia significare la tripla denominazione Verbano-Cusio-Ossola, il doppio capoluogo Domodossola-Verbania ed ancora l'unica sede istituzionale, e come queste tre realtà abbiano la possibilità di concretamente riscoprire posizioni di certezza di operatività, visto che questo appartiene, secondo me, a quei misteri che, ad esempio, se posti su un piano religioso, quello della Santissima Trinità, non hanno avuto in duemila annidi storia una risposta da parte della Chiesa cattolica.
Ho sentito anche altre considerazioni attorno alle risorse finanziarie sempre in questo ordine del giorno del Consiglio provinciale.
Sarei tanto lieto che da parte del collega Gallarini - che talvolta scherzosamente, definiamo Quintino Sella, ma al di là dell'aspetto affettuoso c'è sostanzialmente un riferimento alla sua serietà per la compostezza e la serietà con la quale tenta di ridare ordine alle finanze regionali - venisse fatta qualche altra considerazione sugli aspetti finanziari che lo ho ascoltato una sera ad una televisione locale, fatta in termini veramente egregi.
Cerco di galoppare e di richiamare poche cose. Il parere del 6/11/1990 il primo parere di questa nuova serie, non viene richiesto, così come accade per l'anno successivo e per quello odierno, su bozze di decreto del Governo, bensì su richiesta telegrafica al Presidente del Consiglio regionale, perché il Consiglio regionale si pronunci e il Presidente del Consiglio, con estrema saggezza, ha trasmesso, quale parere, la proposta di legge del Piemonte al Parlamento, dopodiché interviene il noto pronunciamento dell'aula.
Nella proposta di legge al Parlamento, tutti i Comuni (90), tranne due sono i medesimi della formale iniziativa del 1981, portata avanti dai Comuni associati. Nella seduta del Consiglio regionale del 6/11/1990 interviene un ordine del giorno poi trasformato in deliberazione, nella quale si definiscono i Comuni che devono stare dentro e fuori dalla nuova Provincia.
Il parere del 19/11/1991, richiamato poco fa dal collega Buzio, ha registrato e ha sottoposto al Governo talune considerazioni di fatti, di eventi, di animazioni e di esigenze locali e ha fatto una forte sottolineatura sul passare dalla denominazione di Provincia di Verbania a Provincia di Verbano-Cusio-Ossola. Il parere odierno continua approfondendo la registrazione dei fatti territoriali; conviene sul doppio capoluogo richiama un pronunciamento recente del Consiglio provinciale di Novara e investe le istanze referendarie.
A mio avviso, la legge 142 contiene qualche elemento di conflittualità non tanto perché prevede due percorsi praticabili per dare vita a uno stesso risultato (una nuova Provincia), quanto per la non facile raccordabilità - l'ho detto anche nel passato - degli elementi essenziali degli arti. 16 e 63.
Una lettura semplice farebbe pensare ad un momento di straordinarietà mi riferisco alle 8 Province richiamate dall'art. 63 sub 2, la cui inizia tiva formale doveva essere avviata entro il 31/12/ 1989, anche se poi è stato dimostrato nella pratica che tale termine non doveva ritenersi perentorio - e ad un momento di ordinarietà per altre istituzioni, da ricondurre ai principi e ai criteri direttivi dall'art. 16. Gli stessi principi e criteri, seppur "stiracchiati" nei fatti, sono richiamati anche per il momento di straordinarietà, quasi a mo' di fisarmonica, per cui alla fine non si sa più che cosa significhi veramente "formale iniziativa", e la data del 31/12/ 1989 viene di fatto ugualmente superata.
Leggendo le bozze del decreto, quelle sulle quali ci siamo pronunciati il 19 novembre 1991 e sulle quali siamo chiamati a pronunciarci oggi, mi sono chiesto perché nella bozza di decreto discussa in allora il Governo citasse solo l'art. 63, mentre in quello odierno si richiama anche l'art.
16. E' forse un recupero?A mio avviso, però, lo è semplicemente formale a parole, ma non nella sostanza.
Nella relazione su - quest'ultimo decreto si dice: "L'iniziativa di cui all'art.133 della Costituzione ha conseguito l'adesione della maggioranza dei Comuni dell'area interessata, così come previsto dall'art. 16, comma secondo, lett. d), della legge 142/90". Non è la stessa cosa contenuta nell'ari. 16 richiamato dal decreto governativo, il quale dice letteralmente: "L'iniziativa dei Comuni di cui all'art. 133 della Costituzione deve conseguire l'adesione della maggioranza dei Comuni dell'area interessata, che rappresentino comunque la maggioranza della popolazione complessiva dell'area stessa, con la deliberazione assunta a maggioranza nelle sedute dei Consigli assegnati".
Questo fa presumere la presenza di aree discordanti, dissenzienti, che però non ha potuto esserci perché aprendo le porte a un principio giusto che io rispetto e che per certi aspetti condivido, quello dell'autodeterminazione, ha voluto che si allontanassero. Di conseguenza la cosiddetta maggioranza non esiste, perché esiste la totalità dei rimasti, i quali scendono dai 90 Comuni iniziali ai 78 dell'anno scorso, ai 77 attuali (il 30% della Provincia madre).
Rileggendo la relazione al decreto, ho rilevato che costituiscono il 33,52% della popolazione, quindi 170.000 contro i 507.000 originali; se poi dovessimo tentare di sommare, non tanto in chiave di dubbio o di incertezza, ma considerando la fascia dei Comuni entro i quali c'è un'animazione rivolta talvolta al dissenso, talvolta ad accertare se conviene stare dall'una o dall'altra parte, potremmo notare che altri 20.000 cittadini sono posti nella condizione di dover e poter essere interrogati sul loro futuro.
Allora, se vale il principio dell'autodeterminazione, sostengo che questo debba valere ogni volta e per tutte le popolazioni chiamate in così impegnativa progettazione.
E' inesatto dire che non esistono istanze referendarie; è esatto invece dire che situazioni contingenti, di relativa difficoltà e di interventi a livello di pronunciamento del Co.Re.Co., hanno impedito queste manifestazioni.
Nel Comune in cui vivo, 3.350 persone hanno sottoscritto di volere essere interpellate sul loro futuro. Si dice che qualcuno può aver firmato due o tre volte; si tratta tuttavia di un migliaio di persone eccedenti il numero minimo richiesto da uno Statuto, che purtroppo non è ancora approvato. Quindi, se ci fosse anche un doppione - io non lo so -, direi che la cosa non è rilevante.
Devo inoltre aggiungere che il Co.Re.Co. non ha bocciato tutte le deliberazioni- quindi devo correggere anche il collega intervenuto prima ne ha bocciate talune e sospese altre. E anche stato sottolineato che la motivazione della non approvazione era dovuta al riferimento agli Statuti non ancora approvati, i quali avrebbero previsto norme regolamentari, che dovevano ancora essere votate una seconda volta; in sostanza; l'assenza di queste norme e del Regolamento, che di fatto erano riferiti a Statuti non vigenti, avrebbe impedito la consultazione.
Per non scendere nel ridicolo, che non onora certamente il pronunciamento di quel Co.Re.Co., auspico che presto il Consiglio regionale abbia a ridare tranquillità ed equilibrio anche a questo tipo di presenza.
I Comuni erano anche preoccupati per le spese, ecc, e quindi hanno optato per operare a livello di volontariato; laddove c'era questo volontariato attivo era però impensabile per il Co.Re.Co. che non ci fosse il costo degli elementi utili per il pronunciamento, quindi di carta e matite. In nome di carta e matite si impedisce a 20.000 persone di pronunciarsi, senza poi contare affermazioni quali quella del Sindaco di Belgirate che addirittura dice all'incirca questo: "No, noi siamo stati eletti dalla gente e quindi ne interpretiamo la volontà. Abbiamo sempre detto di no ai referendum e continuiamo su questa strada". Quindi, in un paese in cui si fanno referendum sulle spazzature, sugli elettrodotti, ecc., deve essere impedito alla gente di dire: "Aderisco pienamente, oppure ho riserve oppure non aderisco all'istituzione di questa nuova Provincia".
Avviandomi alla conclusione, mi colloco su una disamina che non investe più la Giunta regionale, ma spazialmente va a toccare i livelli dei superiori pronunciamenti. Io ho cercato di seguire e di approfondire, per quanto mi è stato possibile, con serietà, pur con limitati elementi di struttura intellettuale; alcuni commenti o pareri pro veritate espressi da autorevoli cattedratici che hanno acceso dubbi sulla legittimità costituzionale della delega stabilita dall'art. 63, più volte citato. Vivo appena la percezione intuitiva dei problemi, per cui mi trovo in difficoltà nel tentare di penetrarli, anche se mi sono accostato con forte interesse laddove si parla di procedura aggravata tendente a tutelare interessi che non possono trovare una sede di maturazione diversa da quella parlamentare.
In effetti con questa operazione si stabilisce il divenire delle popolazioni e l'assetto dei loro territori. I contrasti di interessi, le complessità dei problemi e delle implicazioni connesse all'istituzione di una nuova provincia, implicano in altri termini la necessità di una piena ed ampia partecipazione. Quindi è stato sollevato il dubbio sulla possibilità del Governo di continuare nell'assumere questo provvedimento dal momento che il Governo ha stabilito una deviazione rispetto al dettato della legge n. 142 circa il percorso della delega.
Ma tutto questo semmai appartiene non all'odierno pronunciamento, ma a riflessioni e riferimenti a giudizi più alti che potrebbero o non potrebbero intervenire per il futuro. Diamo invece per scontato che l'art: 63 rispetti pienamente l'iter aggravato previsto dall'art. 133 della Carta costituzionale, perché la delega è effettuata per l'istituzione di province per le quali possa ritenersi che sia già stata percorsa la procedura prevista dalla norma costituzionale, quella che viene chiamata la "formale iniziativa dei Comuni" e "il parere favorevole delle Regioni". Daremmo quasi per scontato che nel delegare il Governo ad emanare il decreto legislativo, Al Parlamento concluda l'iter dell'art. 133 della Costituzione.
A mio avviso non è così, infatti successivamente, l'ha detto anche il collega Buzio, all'entrata in vigore della legge n. 142, la Regione ha formulato un parere favorevole individuando delle aree di contenimento della nuova provincia, di guisa che questa nuova provincia, per la quale il Governo viene a richiederci il parere sul decreto, non rappresenta quello che ha avuto vita sul piano della promozione nel 1981 da parte dei Comuni che avevano sottoscritto "l'iniziativa formale" investente l'area del vecchio comprensorio o circondario del Verbano Cusio Ossola. Per semplice memoria gioverà ricordare come la Regione Piemonte abbia trascurato di essersi già espressa sull'istituzione delle nuove province attraverso le due proposte di legge rivolte al Parlamento.
Dal momento che né la Costituzione, né la legge n.142 attribuiscono alla Regione il potere di delimitare autonomamente i confini delle nuove province - e il Governo ne ha recepito gli orientamenti - ritengo che il procedimento possa avere un vizio di partenza. O il Governo si accinge a promuovere l'emanazione del decreto dell'istituzione della nuova provincia di Verbania, o meglio del Verbano Cusio Ossola sulla base della determinazione dell'ambito territoriale stabilito nelle più recenti delibere ed allora il procedimento è viziato perché viola il principio giuridico che riserva esclusivamente ai Comuni proponenti il potere di operare non tanto la determinazione quanto la proposta istitutiva di una nuova provincia, oppure si considerano le ultime delibere della Regione, al di là della formulazione letterale, come una revoca implicita dei pareri favorevoli precedentemente formulati (le due leggi rivolte al Parlamento) e pertanto il Governo non può emanare legittimamente il decreto dell'istituzione della nuova provincia con la delimitazione territoriale originariamente proposta al Comuni, proprio perché non risulterebbe acquisito il prescritto parere favorevole, con ulteriori conseguenze che il procedimento dovrebbe eventualmente ripartire da zero.
In effetti, il parere della Regione Piemonte, difforme dalla proposta iniziale dell'81, esclude a mio avviso l'applicabilità dell'art. 63, comma secondo, ma questo - ripeto - è un discorso rivolto al Governo piuttosto che alla Regione. La norma infatti si riferisce esclusivamente ad iniziative dirette all'istituzione di nuove province. E' evidente che la modifica dell'iniziativa conseguente alla rinuncia di una parte dei Comuni promotori implica la necessità di seguire un nuovo iter senza poter dare applicazione alla normativa transitoria. L'ipotesi fuoriesce dall'oggetto della delega ed è quanto ho sostenuto qui almeno due anni fa, in tutto tempo utile per poter tentare di ripercorrere nuovamente la strada.
Supero altre considerazioni su questo argomento, pensando alla fine che per esempio l'area nella quale io vivo, l'area del Cusio, esce, al di là delle affermazioni che sono più volte ripercorse qui dentro, in termini di difficoltà. Si vengono ad ipotizzare le istituzioni di nuovi servizi in quest'area e questa soluzione di fatto ci farà togliere dei servizi dei quali noi già fruiamo. La stessa Comunità montana, l'ha ricordato il collega Buzio, esce notevolmente impoverita, rattristata da questa operazione; sul discorso della riforma sanitaria, poiché per altri aspetti si dà atto, nel progetto di riforma, che sono conservabili quelle UU.SS.SS.LL. Il cui territorio corrisponde a quello della Comunità montana noi ci troveremo a perdere anche questo tipo di presenza, mentre l'APT del Cusio di fatto viene ad essere distrutta per la parte nord che resta all'interno della nuova provincia del Verbano Cusio Ossola.
Tuttavia dico che l'autodeterminazione è una cosa seria e che non è possibile stabilire con violenza la presenza di Comuni all'interno di una nuova provincia. Semmai se questo concetto è valido devono essere create le, condizioni, e la Regione per quanto possibile deve tentare di dare vita a momenti di stimolazione, di sollecitazione, di suggerimento, perché tutte le aree coinvolte nel più ampio discorso abbiano la possibilità di pronunciarsi.
La provincia che nasce da questo progetto, da un'infelice successione di eventi, è una non provincia. Dò per letta (semmai la rassegno alla segreteria) tutta una fascia di altre osservazioni che potevano essere legate a caratteristiche peculiari e condizioni dell'ari. 16 della legge n.142, sotto la lettera a) e sotto la lettera b), per le quali si doveva poter dare vita a questo tipo di istituzione. Direi che per certi aspetti queste sono osservazioni che tendono ad andare un po' più lontano da quelle rivolte alla Giunta a suo tempo. Ho assunto con me stesso e con il Gruppo l'impegno di non presentare assolutamente emendamenti, cosicché in un modo o nell'altro resto schierato nell'ambito e nella sfera governativa: vorrei solo chiedere alla Giunta di riflettere sull'aspetto di sentire la popolazione e di non imbavagliarla.
Certo è un momento difficile per l'attuazione dei referendum o consultazioni popolari: si stanno vivendo i primi passi delle esperienze statutarie. Non tutti gli Statuti sono stati approvati o pubblicati sul Bollettino Ufficiale e ad essi dovranno far seguito ancora i regolamenti E poi entriamo in periodo elettorale; sarà difficile far coincidere una consultazione referendaria con una chiamata alle urne. Bisognerà per consentire alle popolazioni di esprimersi, aiutandole, con la più giusta garanzia di obiettività, a superare qualche difficoltà burocratica procedurale.
Di fatto nell'area cusiana sono quattro i Comuni che si sono pronunciati totalmente favorevoli alla Provincia: quattro su venti.
Infatti, sei Comuni si sono allontanati prima, seguiti da Armeno (e siamo a sette); altri sei Comuni (le due Quarne e i Comuni della Valle Strona) hanno tentato di adire la strada del referendum e si sono pronunciati comunque per l'omogeneità territoriale come elemento prevalente rispetto all'istituzione del nuovo Ente; un altro comune. Cesara, aveva a suo tempo detto che non riteneva necessaria l'istituzione della nuova Provincia.
Questi motivi di doglianza, che tento di offrire in qualche modo alla loro considerazione, non appartengono a fatti sui quali convenienza umana e politica mi avrebbero magari suggerito di tacere. Le battaglie, signor Presidente, si possono vincere o perdere, l'essenziale è affrontarle con serenità e lealtà, credendo nella posizione assunta.
Sono disponibile - lo dichiaro a tutte lettere - a ricredermi e a fare ammenda qualora la nostra piccola storia e i fatti dimostrassero che si era nell'errore. Sono pero turbato - e lo lascio come ricordo finale di questo intervento - dal bavaglio posto alla gente, anche sotto forma di speciosi riferimenti o richiami alla legalità e pronunciamenti dei Consigli comunali.
La gente, quella più semplice, quella che ha voglia, desiderio ed esigenza di potersi pronunciare deve essere posta nella condizione di poterlo fare. Sono turbato e ho paura per una felpata riedizione della violenza politica alle cui radici, non esistendo giustificazioni neppure speciose, si allinea la vocazione totalitaria e non umana di mettere il bavaglio al dissenso, impedire le libere scelte, impedire i pronunciamenti della popolazione.
E' giusto che la Regione - lo risottolineo - diventi portatrice di queste angosce, dell'aspirazione della gente comune, rassegnandole al Governo della Repubblica. Quella che nasce - l'ho detto poco fa - è una non Provincia, e lo ripeto perché ne sono convinto. E comunque contro la formale iniziativa dei Comuni che l'han promossa nell'81 , e addirittura contro lo spirito della legge 142, e alla fine renderà, chi resta e chi si allontana dall'antico territorio di Novara, estremamente più povero, privo o sminuito nella forza contrattuale con la società politica. Questa nuova istituzione contraddice tra l'altro venti anni di pianificazione della Regione Piemonte, è conveniente per pochi (non dico neppure per pochi politici come è stato scritto e detto autorevolmente), non conviene di certo alla gente nella quale è forte la domanda di maggiori servizi servizi a torto e ingiustamente negati nel passato.
Senza essere provocatorio - perché alla fine soffro dicendo queste cose perché so che possono dar fastidio o tornare sgradite a qualcuno - torno a dire qui quello che ho detto concludendo l'intervento del dicembre dell'anno scorso: sono tuttora fermo ad un sì a quella Provincia coralmente proposta nell'81, mentre mi differenzio ed esprimerò voto contrarlo a questa soluzione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

Avevo iscritto a parlare il Consigliere Miglio, ma mi fa cenno che consente la parola al Consigliere Fiumara; prego.



PRESIDENTE

FIUMARA



PRESIDENTE

A nome del Gruppo socialista, chiedo una sospensione per pochi minuti del Consiglio regionale per favorire un'ulteriore consultazione del mio Gruppo.



PRESIDENTE

Credo che a questa richiesta non si possa che aderire. Sospendiamo la seduta.



(La seduta, sospesa alle ore 12,05 riprende alle ore 13,20)


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Comunicazione dell'Assessore Garino sull'inquinamento atmosferico a Torino e Comuni limitrofi


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Signori Consiglieri, sospendiamo temporaneamente l'esame della deliberazione sul Verbano Cusio Ossola poiché è stata richiesta da parte dei Consiglieri Marino è Giuliano un'informativa su elementi di carattere ambientale.
L'Assessore Garino oggi pomeriggio sarà assente per ragioni indilazionabili, quindi gli darei la parola chiedendo in aula la presenza dei Consiglieri Marino e Giuliano, in modo da poter definire questo punto.
L'Assessore Garino ha facoltà di intervenire.
GARINO, Assessore regionale Ho accettato ben volentieri di dare risposta alla cortese richiesta dei colleghi Marino e Giuliano in merito al problema dell'inquinamento atmosferico sull'Area Metropolitana torinese: mi scuso però con entrambi se non ho potuto preparare una relazione scritta, proprio per assoluta mancanza di tempo, perché ho tenuto la riunione ieri.
Per inquadrare il problema, richiamo l'ultimo decreto del Presidente della Repubblica, datato 10 gennaio e se non vado errato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale lo stesso giorno. Leggo testualmente: "Le Regioni possono individuare zone a rischio nel territorio regionale comprendente i Comuni destinatari delle ordinanze citate in premessa".
Per quel che ci riguarda, significa che avevamo la possibilità di individuare una zona a rischio con Torino e non con altri centri. E nel caso, naturalmente, che si fosse delimitata una zona a rischio, il decreto stabilisce che "per queste zone le Regioni provvedano alla definizione delle autorità competenti alla gestione della, situazione di allerta". Per intenderci, l'unica Regione ad averlo fatto è la Regione Lombardia che aveva già delimitato un'area a rischio e successivamente aveva indicato come autorità competenti la stessa Regine per assumere i provvedimenti.
Sulla base di questo, ma anche per avere un quadro generale della situazione, mi sono permesso di convocare una riunione presso l'Assessorato regionale alla quale avevo invitato il Comune di Torino, l'USSL di Torino l'Amministrazione provinciale di Torino e tutti i Comuni, non soltanto quelli contermini ma anche quelli interessati dalla direttrice programmatica di disinquinamento atmosferico per i progetti che erano stati presentati dalla Provincia di Torino. Erano presenti, alla riunione convocata ieri mattina, Amministratori di Torino, Collegno, Settimo.
Rivoli, San Mauro, Pino Torinese, Chieri, Moncalieri, Nichelino; Vinovo e Venarla, l'Assessore provinciale all'ambiente Corrado Scapino, e l'USSL n.
1 di Torino insieme a tecnici di alcuni di questi comuni e particolarmente dell'USSL è della Provincia di Torino. In pratica si sono ottenuti dei risultati, alcune decisioni sono state assunte.
I Consiglieri ricorderanno che il 16 febbraio 1991 il Ministro Ruffolo firmò con me il Piano triennale per la direttrice programmatica DISIA (disinquinamento atmosferico). Con qualche previdenza da parte della Giunta avevamo fatto propri, come Regione; tre progetti che chiedevamo al Ministero di considerare prioritari. Il primo, quello della Provincia di Torino, riferito al sistema di rilevamento della qualità dell'aria, area metropolitana torinese, riguarda un finanziamento ottenuto di L.
4.861.769.000 ai quali si aggiungono L. 600.000.000 di mezzi propri dell'Amministrazione provinciale per un totale di L. 5.461.000.000. Con questo finanziamento l'Amministrazione provinciale di Torino attiverà una parte consistente del sistema regionale della qualità dell'aria. In altre parole, si tratta della costituzione di nuove centraline, ma soprattutto il potenziamento delle attuali, se non sbaglio, 24 centratine già esistenti per avere una rilevazione su apparecchi inquinanti.
Il secondo progetto che si era considerato prioritario era quello presentato dal Comune di Torino e si intitolava "Ambiente e traffico a Torino, sistemi di osservazione e controllo dell'inquinamento da traffico per un totale di L. 3.674.691.000". Anche qui, oltre alle 3 centraline, il Comune di Torino avrebbe dovuto mettere e dovrà mettere in funzione altri rilevamenti, insieme al Consorzio trasporti torinesi, la FIAT l'Italtelesis, Solari Udine, Gruppo Fornara Mizar; Olivetti Informations Services, per un costo totale di 7 miliardi, perché il 45% di questi fondi sono a carico del Comune e delle aziende stesse.
Il terzo intervento, in allora deciso, parlo del 16 febbraio 199 l, era il finanziamento di L. 901.540.000.000 all'AMIAT, per la trasformazione a trazione elettrica di cento mezzi leggeri adibiti al servizio di nettezza urbana nel centro storico, attualmente a trazione termica e, quindi, fonte di inquinamento atmosferico ed acustico. Su questo primo problema il Ministero aveva chiesto alla Regione se intendeva ricevere essa stessa i fondi come normalmente accade, o se avrebbe accettato che il Ministero decidesse direttamente l'erogazione dei fondi alla Provincia, al Comune e all'AMIAT. La posizione della Giunta fu quella di direi immediatamente che venissero trasferiti direttamente ai soggetti proponenti in modo tale da risparmiare un mese di tempo. Questo ha fatto si che i fondi fossero già erogati: quindi, i fondi sono a disposizione delle tre Amministrazioni, con un decreto già approvato. Si tratta ora di vedere a che punto è giunta l'attuazione di questi lavori anche perché mi e giunta notizia che alcuni problemi molto piccoli di tipo burocratico impedivano che questi progetti marciassero in fretta. Cito per esempio le concessioni edilizie che alcuni Comuni non avevano ancora rilasciato per l'installazione di queste centraline. La prima cosa che quindi e stata decisa unanimamente è che occorre sollecitare al massimo, da parte dei traenti, l'attuazione di queste opere, visto che i finanziamenti ci sono, quindi una attivazione anche da parte di quei Comuni che sono interessati a far sa chele pratiche burocratiche vengano sveltite al massimo.
E stato poi affrontato un secondo problema: si è dato incarico all'Amministrazione provinciale di Torino, la quale ha accettato di farlo di avere una fotografia della situazione attuale, (e questa è conosciuta: tre centraline a Torino più le altre dell'Amministrazione provinciale, più quelle che verranno ad essere istituite con una localizzazione diversa anche delle centraline in punti che vengono ritenuti più strategici) e soprattutto però, alla fine di questa analisi, la verifica da parte della Provincia per sapere se occorrono ancora dei finan-ziamenti per l'acquisto per esempio, di centraline mobili, le quali potrebbero sopperire alle necessità dell'inquinamento da traffico. Questo quindi verrà fatto, e al più presto l'Amministrazione provinciale di Torino comunicherà questi dati alla Regione Piemonte, da una parte, e a un Comitato di coordinamento di cui parlerò più avanti.
Un terzo problema certamente non immediato; ma questa è stata una discussione molto interessante, è che gli stessi Sindaci hanno ritenuto assolutamente importante che, sia il Comune di Torino sia la Regione, ma anche i Comuni della cintura, comincino a ragionare in termini di decongestionamento del polo torinese perché tutto il resto potrà essere dei pannicelli caldi, ma solo un vero e proprio programma di decongestionamento potrà portare duraturi benefici alla città di Torino e nell'area metropolitana.
Un quarto problema che si è affrontato è stato quello del Piano di risanamento della qualità dell'aria e questo è un compito regionale. Su questo argomento occorre prima una fotografia della situazione, e poi un Piano di risanamento che vada ad incidere direttamente sull'intero territorio regionale: l'Assessore regionale ha assunto l'impegno e già nella riunione di ieri della Giunta ha proposto una iniziativa per questo piano di risanamento che dovrà riguardare l'intera Regione Piemonte ovviamente, ma al momento individuando i due punti nodali sui quali intervenire subito. Uno è quello dell'area metropolitana torinese: il secondo invece è quello di Cerano-Trecate per quanto riguarda le immissioni nell'atmosfera da impianti, industriali, e non da inquinamento acustico.
Come pervenire ad uno studio di questo genere visto che il servizio, come purtroppo è risaputo, è composto da una sola persona, da un ingegnere? La proposta che ho formulato alla Giunta ieri, e che è stata in parte discussa e che sarà discussa ancora la prossima settimana, consiste nella formazione di un progetto e di avvalerci soprattutto della collaborazione dell'ENEA, perché ci sono ragioni che militano a favore di una scelta di questo genere: primo perché la materia è complessa, abbiamo carenza di personale in organico, (abbiamo previsto uno speciale concorso per laureati in ingegneria chimica, che però deve ancora svolgersi): d'altra parte abbiamo la possibilità di valutare ciò che l'ENEA ha già fatto per questa Regione.
l'ENEA, in virtù di una convenzione stipulata, ha supportato la Regione per gli adempimenti del DPR n. 203 relativamente alle domande degli impianti esistenti. Lo stesso ente è stato recentemente convenzionato per realizzare l'intercalibrazione delle reti di rilevamento della qualità dell'aria nell'ambito del progetto in corso di finanziamento da parte del Ministero dell'Ambiente sul programma triennale, polo regionale del sistema informa-tivo nazionale ambientale.
L'ENEA ha collaborato con la Regione per la realizzazione del Bilancio Energetico Regionale e collabora attualmente, ex lege n. 10 del 91, per la realizzazione del piano regionale per le fonti rinnovabili, e sta fornendo alla Regione l'aggiornamento del sistema informatico per la parte concernente la metodologia per il calcolo delle emissioni In atmosfera derivanti dal combustibili.
L'ENEA poi, in convenzione con il Ministero dell'Ambiente, ha collaborato per la messa a punto dei criteri per il censimento delle emissioni degli inquinanti atmosferici di cui al D.M. del 20/5/91 citato.
E, infine, sulla base della recente legge n. 282 del 25/8/91, l'ENEA svolge funzione di supporto delle Regioni in tema d'ambiente e di energia.
Questo per quanto riguarda il futuro piano di risanamento della Regione che indubbiamente dovremmo mettere in cantiere.
Si trattava, infine, di conoscere l'avviso anche degli amministratori dei Comuni interessati presenti e della stessa Amministrazione Provinciale riguardo all'istituzione in Piemonte di un'area a rischio e, di conseguenza, di un autorità competente ad assumere le decisioni del caso, o se lasciare le cose come stavano, o trovare una soluzione intermedia comunque soddisfacente.
Tutti i presenti si sono trovati d'accordo nel non chiedere, in questo momento, alla Regione di creare una zona a rischio. D'altra parte, anche dal punto di vista tecnico-scientifico, questo sarebbe stato abbastanza difficile se non impossibile, in quanto in alcuni Comuni non si hanno rilevazioni specifiche e puntuali, per cui dichiarare "a rischio" una zona non puntualmente monitorata, avrebbe creato dei seri problemi. Si è preferita, invece, unanimemente (sindaci, Provincia e USSL), una soluzione di questo genere: l'Amministrazione Provinciale di Torino, proprio e in quanto essa possiede la maggioranza dei dati delle centraline esistenti e di quelle previste, che verranno messe in opera entro breve tempo, fungerà da coordinatrice degli amministratori della città di Torino e delle città contermini, almeno per quanto riguarda quelle che erano presenti.
Allorché scatti non soltanto l'allerta, ma il vero e proprio allarme l'Amministrazione Provinciale di Torino convocherà i sindaci interessati e comincerà con loro: un ragionamento sulla base di dati tecnico-scientifici di rilevamento. Tutto questo fermo restando che, per legge, la decisione sulle targhe alterne e sul blocco totale del traffico o altro resta alle singole amministrazioni, e quindi ai singoli sindaci, anche della cintura nonostante ciò è importante incominciare a fare un ragionamento complessivo.
Questo fino a quando i provvedimenti di cui ho parlato in premessa non saranno operanti. Nel momento in cui tutti i provvedimenti, soprattutto i due progetti del Comune e della Provincia, saranno operativi, ci si riunirà ancora per vedere se in quel momento, avendo una maglia più stretta di rilevazioni, sarà possibile, anche sull'esperienza che nel frattempo si sarà fatta, assumere decisioni definitive circa un'eventuale zona a rischio ed un eventuale ente competente a cui assegnare le decisioni.
Queste, in buona sostanza, le decisioni assunte ieri con il consenso unanime dell'Amministrazione Provinciale, dell'USSL e di tutti i sindaci presenti.
Spero di non aver dimenticato cose importanti: nel caso l'avessi fatto sono a disposizione dei Consiglieri interroganti.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.
MARINO Ringrazio l'Assessore e il Presidente del Consiglio che, in via straordinaria, ha permesso una comunicazione che permette ai Consiglieri regionali di non venire a conoscenza dei fatti leggendo i giornali.
Per rispetto dei lavori della assemblea non voglio innescare un dibattito oggi, anche se osservazioni da fare ce ne sarebbero parecchie.
Riproporremo, con le iniziative previste dal Regolamento, un dibattito in tempi brevi su queste questioni, che ritengo rilevanti e gravi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Grazie Presidente, aggiungerei solo una richiesta a quelle formulate dal collega Marino: poter disporre del testo della comunicazione resa dall'Assessore e di poter, nella prossima seduta del Consiglio regionale discutere di questo.
Mi riservo in seduta di Capigruppo di fare la specifica richiesta, di mettere all'o.d.g. della prossima seduta la discussione sulla comunicazione dell'Assessore.



PRESIDENTE

Credo che alla prima parte della richiesta si possa certamente addivenire, facendo pervenire ai richiedenti il testo della comunicazione dell'Assessore. Siccome si sa che l'Assessore non sarà presente martedì prossimo, vedremo nella prima seduta utile di verificare.
La parola al Presidente della Giunta Brizio.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Questo argomento lo discuteremo nella Conferenza dei Capigruppo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.
RIVALTA Visto che non è stata accolta la proposta che i colleghi hanno fatto di discutere in uria prossima seduta, mi permetto d'intervenire sulla comunicazione per sollevare, pur succintamente - riservandomi, quando ci sarà una discussione; di Intervenire più a lungo - alcune osservazioni.
Mi lascia molto perplesso il tono molto burocratico della comunicazione dell'Assessore Garino, quasi un calendario degli appuntamenti e degli incontri e non una comunicazione che entri nel merito della questione.
E' abitudine dell'Assessore Garino rispondere in questo modo, eludendo 1 problemi di merito. Quello che interessa ad un Consiglio regionale ed ai cittadini è sapere come stanno le cose dal punto di vista del merito, dei contenuti. Qui non si può giustificare l'assenza della conoscenza per il fatto che non si hanno ancora monitoraggi. I monitoraggi - non è responsabile l'Assessore Garino in questo caso - andavano costruiti per tempo.
Occorre ricordare che, nella passata legislatura, il nostro Gruppo presentò -, credo siano almeno tre anni - la richiesta di impiantare un sistema di monitoraggio per conoscere la situazione dell'aria nell'Area Metropolitana, poiché già allora questa questione non aveva ancora avuto almeno sul piano degli interventi, delle manifestazioni così palesi. Era comunque una situazione seria e grave. Chiedemmo persino che questo sistema di monitoraggio avesse dei tabelloni di comunicazione in tempi reali nei momenti di punta nelle varie zone della città e dell'Area Metropolitana.
Quindi, questo atteggiamento burocratico, che sembra rimandare al corso delle cose la realizzazione di un sistema di conoscenza che da tempo è richiesto, mi preoccupa moltissimo. Sarebbe bene che su queste cose si cogliessero situazioni di ricorrente emergenza per predisporre, in tempi i più rapidi possibili, il recupero dei ritardi del passato - qui non si parla mai di ritardi accumulati - che non lascino incrementare in futuro un sistema di lettura della situazione.
Ma già dalle cose che si conoscono e dagli stessi interventi che si sono dovuti introdurre da parte delle Amministrazioni, a me pare che dire che non esistono le ragioni per individuare una zona a rischio sia uno sfuggire alla questione.
Una zona a rischio la si decide quando ci sono sintomi seri, come ci sono stati in questo periodo, di difficoltà e di emergenza. Una zona a rischio non la si deve individuare solo quando il rischio si è realizzato e compiuto, ma quando c'è possibilità di intervenire e di prevenire. Per cui anche sotto questo profilo, la scelta, per opportunità in questo momento di non individuare alcuna zona a rischio mi sembra u atteggiamento elusivo poco responsabile da parte delle Amministrazioni che lo hanno deciso, in particolare della Regione che ha una sua funzione di indirizzo e di coordinamento in questa materia.
L'Assessore Garino - vado per punti, riservandomi di intervenire Sulla questione nella futura discussione che spero avvenga fra non molto tempo ha poi sostenuto che il punto nodale di questa politica è il decongestionamento.
Pongo una semplice domanda: cosa fa questa Giunta regionale, nelle politiche che sono di sua responsabilità, per promuovere il decongestionamento? Vi sono stati tentativi nel passato. E' un problema difficile, ma vi sono stati dei tentativi, poi completamente abbandonati. Voglio richiamare che quando si è discusso attorno alla variante della legge urbanistica il problema del decongestionamento è emerso con evidenza. Le condizioni di permissività operativa che queste varianti alla legge urbanistica concedono al Comune di Torino, che è orientato con il suo piano regolatore che è adesso fermo alla delibera programmatica (delibera programmatica che peraltro non si è voluta neanche conoscere qui in Regione, non se ne è neanche voluto prendere conoscenza), vanno in direzione esattamente opposta a quella che l'Assessore Garino ha posto come questione centrale: il decongestionamento. Le normative che abbiamo introdotto e le politiche impostate a livello di Comune di Torino, attraverso la delibera programmatica, vanno esattamente in direzione opposta alla politica di decongestionamento.
Allora anche qui mi rioccorre di mettere in evidenza queste contraddizioni palesi: c'è già tanta confusione in questa nostra società le persone, persino gli addetti ai lavori hanno difficoltà a capire quali sono i punti reali di riferimento di una politica e quali sono i punti fermi delle dichiarazioni dei politici dell'Amministrazione. Continuando di questo passo, la confusione crescerà ancora e temo davvero - temo perch sono legato alla struttura dei partiti - che le Leghe abbiano grande successo anche per queste ragioni. Qui si dice una cosa e se ne fa un'altra, e lo si dice su questioni che hanno carattere di emergenza.
L'ultimo punto (che non tocco), è quello delle strutture operative della Regione. La Regione si affida all'ENEA, struttura nazionale che essendo a disposizione della Regione, va' utilizzata. Dico solo che la Regione non può, per problemi come questi, affidarsi soltanto ad un istituto nazionale: collaborare sì, ma è necessario chela Regione abbia una propria autonoma struttura, senza la quale anche gli apporti di altri istituti sono per loro natura insufficienti. Positivi, ma, per loro natura insufficienti.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

Per quanto mi era stato riferito, vi era l'intesa che l'Assessore Garino facesse una comunicazione (cui non sarebbe seguito dibattito), su richiesta improvvisa che è venuta, seppure giustificatissima, dopo la riunione dei Capigruppo. Mi sembra che il Presidente della Giun-ta, in un momento di mia assenza abbia detto che si rinviava ad un dibattito. Per cui la pregherei, Consigliere Rivalta, di volere accedere a questo tipo di richiesta. La ringrazio molto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Rivalta. Ne ha facoltà.
RIVALTA Chiedo di poter intervenire quasi per questione personale, a questo punto.



PRESIDENTE

Perché questione personale? RIVALTA Perché io ripetutamente sento stigmatizzare i Consiglieri che intervengono nei dibattiti.
Io sono intervenuto su una comunicazione di un'Assessore...



PRESIDENTE

...Consigliere Rivalta, non mi riferivo a lei.
RIVALTA Credo di avere pieno diritto di intervenire, anzi è mia responsabilità di Consigliere e la ribadisca.



PRESIDENTE

Ribadisco che non mi riferivo a lei.
RIVALTA Quello che vale per me vale anche per Chiezzi.



PRESIDENTE

Se lei lo rappresenta...
RIVALTA ...No. Ma ha diritto di parlare anche Chiezzi.



PRESIDENTE

Non vi è dubbio.
A questo punto la seduta è sospesa.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,50)



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