Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.124 del 28/01/92 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 878 del Consigliere Chiezzi inerente l'utilizzo del Centro di Calcolo della Regione Piemonte nel campo della produzione militare


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g. "Interrogazioni e interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 878 presentata dal Consigliere Chiezzi.
La parola al Presidente della Giunta Brizio.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale L'interpellanza del Consigliere Chiezzi - concernente le presunte attività del CSI Piemonte nel settore della produzione militare - propone un duplice ordine di problemi.
In primo luogo, quello relativo al supposto impegno di risorse regionali in ordine a tale attività. Inoltre, viene sollevato il problema della compatibilità o meno di tali, presunti, impegni rispetto alle finalità istituzionali del Consorzio.
La questione di merito - quest'ultima - è stata prospettata al CSI Piemonte, che ha precisato di non avere mai lavorato, né con l'Aeritalia né con l'Alenia (società che è succeduta alla prima) - soggetti che hanno rapporti con il CSI Piemonte e che operano anche nel settore della produzione bellica - per "progetti classificati", e cioè, d'interesse militare.
Attualmente. Il CSI opera in sede Alenia con riferimento a due commesse: un sistema esperto di supporto alla scelta degli utensili per fresatura. Si tratta di un programma che, sulla base di informazioni sul pezzo meccanico da produrre, guida alla scelta dell'utensile più adatto alla lavorazione un sistema esperto per l'analisi di difetti di saldatura. Si tratta di un programma che elabora rade di pezzi meccanici saldati ed aiuta a riconoscere le caratteristiche delle immagini corrispondenti a difetti.
Per quanto concerne, invece, il riferimento all'eventuale utilizzo improprio di risorse, si precisa che le commesse di tipo privato in cui il C.S.I. Piemonte s'impegna, comportano forniture di servizi a totale carico dei soggetti committenti.
A tale ultimo riguardo, è anche opportuno sottolineare come gli Enti consorziati, ed in particolare la Regione, abbiamo in più occasioni richiamato l'esigenza che il C.S.I. Piemonte operi nel mercato, alla stregua delle leggi che ne disciplinano il funzionamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Colleghi e colleghe, sono molto insoddisfatto della risposta data dal Presidente della Giunta sull'interpellanza. Si sa che parlare di cose militari e di armamenti non piace a nessuno, però mi sarei atteso una risposta più puntuale.
L'interpellanza l'ho scritta sulla base di un articolo comparso sul quotidiano "La Repubblica" il 20 novembre 1991. In questo articolo, frutto di una lettera di un nostro collega, Giuseppe Reburbo già Consigliere regionale, si dicono cose molto precise; innanzitutto che c'è stato un accordo tra il Centro di Calcolo della Regime Piemonte e l'Aeritalia nel 1986.
Il Presidente Brizio nega questo fatto, dice: "Non è vero, il CSI non ha mai intrattenuto rapporti con l'Aeritalia". Mi stupisco di questa affermazione; perché contrasta con quanto scritto in questo articolo. Non so quale delle due fonti sia attendibile.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Si tratta di due lavori che sta facendo per l'Alenia.
CHIEZZI Allora la sua prima affermazione: "Il CSI nega di avere avuto rapporti con l'Aeritalia e l'Alenia" deve essere corretta.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Io ho detto: "Nega di avere operato per progetti classificati di interesse militare".
Questo è un altro elemento sul quale si stendono dei veli pietosi perché sappiamo che occorre stare molto attenti all'utilizzazione di tecnologie che, vendute come supporto e sviluppo per attività civili vengono viceversa utilizzate, senza denunciarle, a fini militari. Non si possono non sapere queste cose, anzi - Presidente Brizio - su questo tema il Consiglio Regionale aveva impegnato la Giunta affinché si svolgesse un'indagine nella nostra regione sulla produzione di armamenti che sappiamo a volte nascondersi dietro l'industria civile.
La denuncia fatta dal Consigliere Reburdo è molto chiara: afferma che il Centro di calcolo della Regione Piemonte ha attivato con l'Aeritalia un accordo in base al quale si è sviluppato un sistema di intelligenza artificiale a sostegno della produzione dell'azienda che, a Torino, produce in larghissima parte solo per il settore militare. Fresature, saldature; si può fresare qualsiasi cosa: un tubo per l'acqua o, come l'Iraq ci insegna si possono fresare tubi per cannoni. Questa intelligenza messa a disposizione del CSI per un'azienda che lavora, mi pare, per il settore militare andrebbe meglio verificato. Non si possono fare semplicemente affermazioni che si nascondono dietro l'ufficialità di documenti, perché i documenti ufficiali negano sempre che un'attività sia finalizzata agli armamenti; alla guerra, aria distruzione. Chi do al Presidente Brizio un ulteriore accertamento meno burocratico e più teso a ricercare la verità su questi rapporti e sull'utilizzo del Centro di calcolo della Regione Piemonte, in modo da dissipare i dubbi che rimangono circa il contributo che la Regione, attraverso il Centro di calcolo, può dare alla produzione militare. Aldilà di giudizi morali, c'è un pronunciamento preciso del Consiglio Regionale su questo tema. Per questo motivo attendo una nuova risposta da parte del Presidente e rinnovo la mia completa insoddisfazione alle poche e poco chiare cose dette dal Presidente Brizio.


Argomento: Questioni internazionali

Interpellanza n. 774 del Consigliere Cucco inerente i rapporti esistenti fra la Regione Piemonte e il regime comunista della Cina


PRESIDENTE

In merito all'interpellanza n. 774 del Consigliere Cucco, ha la parola il Presidente Brizio.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale In merito all'interpellanza di cui trattasi, vorrei anzitutto precisare, in via generale, che i rapporti fra la Regione Piemonte e la Provincia dello Sichuan datano, seppure informalmente da molto prima del 1990, anno della firma del patto di gemellaggio. In effetti, i primi contatti con l'Ambasciata Cinese a proposito di un atto di gemellaggio sono riconducibili al 1984. Gli avvenimenti di piazza Tien An Men hanno ritardato di un anno la firma dell'accordo, già predisposto e Pronto alla stipula, in considerazione per l'appunto della tragicità di quanto avvenuto nel giugno del 1989.
Successivamente, con l'assenso esplicito del nostro Ministero degli Affari Esteri e sulla falsariga di un "modus operandi" certamente non estemporaneo e comunque generalizzato in sede comunitaria, è stato avviato a formalizzazione (febbraio 1990) il patto e da esso sono derivati accordi particolari, oggi in via di attuazione.
Fatta questa premessa, rispondo ai quesiti specifici dell'interpellante.
A seguito dell'accordo di gemellaggio i rapporti con la Provincia Cinese dello Sichuan hanno finora comportato: un viaggio della delegazione cinese in Italia (ottobre 1990) ed un viaggio di una delegazione piemontese in Cina (maggio 1991). Quest'ultima delegazione, guidata dall'Assessore Nerviani, era composta da un funzionario della Presidenza della Giunta regionale e da altri otto componenti (in rappresentanza del CESMEO; del San Paolo Formazione, di aziende private e dell'Associazione medici per lo sviluppo).
E in calendario per il corrente mese di ottobre la visita nell'Ossola ed a Massa Carrara di una delegazione di esperti dell'industria marmifera cinese: la visita è organizzata, su indicazione della Regione dall'ASSOCAVE di Domodossola.
Nel corso della missione a Cheng Du della nostra delegazione nel maggio scorso è stato firmato un protocollo d'accordo in cui sono previsti: 1. la presenza in Italia per uno stage formativo di otto mesi, da condursi a spese della Regione presso Texilia a Biella, di tre studenti/tecnici tessili della Provincia di Sichuan 2. lo scambio di delegazioni tecniche per l'esame di progetti di collaborazione economica (joint ventures) 3. il finanziamento di corsi di lingua cinese presso il CESMEO e di lingua italiana presso l'Università di Cheng Du 4. la mostra a Torino sulle tradizioni storiche, costumi, ricami e fossili di Zigong.
L'accordo è stato ratificato con DGR 7/7576 del 15 luglio 1991. Il primo impegno dell'accordo su esposto è in via di perfezionamento: è quasi certo che lo stage per, i tecnici avrà inizio nel prossimo novembre. Il secondo punto si sta evolvendo pare abbastanza proficuamente con iniziative dirette degli imprenditori interessati: vi sono concrete prospettive di collaborazione economica nel settore elettronico della radio e della TV.
Si stanno perfezionando i programmi per quanto attiene ai punti 3) e 4) dell'accordo. Quanto alle altre indicazioni emergenti dall'interpellanza vorrei esprimere al Consigliere Cucco l'avviso della Giunta regionale nel senso che non si ritiene opportuna e soprattutto non sembra potersi considerare come decisiva una presa di posizione della Regione qual è quella da lui ipotizzata. Di fatto il canale dei rapporti diretti con livelli inferiori della gerarchia ufficiale dello Stato si è sempre dimostrato utile a far progredire idee ed interessi anche in situazioni per molti aspetti preclusive ad, apertura all'esterno. Da ultimo, pur confermando che la Regione mai si è schierata. - né lo fa la Giunta attuale dalla parte di chi usa la forza per imporre un'ideologia, tuttavia riteniamo che non sia quella dell'isolamento la via per condurre la Cina al mutamento del sistema ed al rispetto dei fondamentali diritti civili esigenza - questa espressa anche dal Presidente del Consiglio Andreotti in occasione del suo recente viaggio in quel Paese, ed anche proprio in questi giorni in occasione degli incontri romani che stanno avvenendo.



PRESIDENTE

Grazie, Presidente Brizio, per il suo intervento.
La parola al Consigliere Cucco.



PRESIDENTE

CUCCO



PRESIDENTE

Grazie Presidente per la risposta ad un'interpellanza, peraltro presentata il 16 settembre. So che è in attesa da un po' di tempo.



PRESIDENTE

BRIZIO, Presidente della Giunta regionale



PRESIDENTE

Difatti era pronta prima di novembre.



PRESIDENTE

CUCCO



PRESIDENTE

Dare le date ha molto senso, anche per collocare bene le vicende.
Innanzitutto chiariamo subito un possibile equivoco. Io sono un interventista, e ritengo che il dovere di coloro che sono autenticamente democratici sia quello di intervenire nelle situazioni dove la democrazia è calpestata, non quello di astenersi o di fare affari. Questo significa che noi siamo a favore dei rapporti economici con la Cina, ma che i rapporti economici devono essere dipendenti, devono seguire alcune regole che abbiamo verificato - nel corso di questi anni hanno sempre funzionato nel caso di altre vicende analoghe. Tanto per fare un esempio: se qualcosa e cambiato a livello della difesa dei diritti umani dei dissidenti in Unione Sovietica, non è certo dovuto agli accordi economici che i Paesi europei e il Nord America hanno instaurato con quei Paesi li in quel periodo, ma è sicuramente dovuto alla politica degli Stati Uniti di difesa, di garanzia dei diritti delle persone in quel Paese proprio nel periodo di gelo dei rapporti con gli Stati Uniti.
Ora, è possibile che il Piemonte, che rispetto alla Cina è veramente una pulce, riesca in qualche modo a condizionare quello che sta accadendo in Cina? Io non so se sia possibile: certo non è consentibile il fatto che il Piemonte si chiami fuori da questa vicenda soltanto perché noi non avremmo-uso il condizionale - voce in capitolo. Non credo che questo sia vero. Credo che il Piemonte possa avere voce in capitolo e a diversi livelli, non soltanto a livello istituzionale e formale della protesta e della discussione diretta con i cinesi che vengono in Piemonte o con i cinesi con i quali parliamo in Cina delle questioni cinesi, cioè delle questioni di democrazia in Cina, ma anche a livello indiretto.
Il programma di attività da lei citato prevede alcune cose che sono proprio uno slalom fra le diverse possibilità che il popolo cinese, gli studenti cinesi avevano di venire in contatto con i piemontesi nelle Università, sentire quanto in Italia si dice sul loro Paese. A noi, per esempio, stupisce il fatto che si organizzino dei corsi per tecnici facendo arrivare dei tecnici cinesi e non si crei, per esempio, una rete di relazioni anche culturali per favorire gli interscambi fra studenti fra i due Paesi: forse, in questo modo, aprendo questo canale, anche in Cina a diversi livelli possono arrivare dei messaggi diversi dai soliti messaggi economici.
Quello che stupisce. Presidente. è la freddezza burocratica con la quale queste materie sono trattate. Sono veramente colpito dal freddo che in genere accompagna queste situazioni. Sembra addirittura che in Cina la gente non muoia veramente.
Lei, Presidente, sa meglio di me che gran parte dell'economia cinese in questo momento si regge proprio su quei campi di concentramento, che loro chiamano campi di lavoro e campi di rieducazione, che contengono tutti i dissidenti politici oggi in Cina. Questa è una notizia non di fonte sospetta, non di fonte radicale, ma diffusa in uno studio che fu pubblicato dal quotidiano "L'Avvenire" - che non è l'organo del Partito radicale - un anno fa, che stimava le entrate da questa fonte di lavoro fra i 100 e i 150 miliardi di dollari nelle casse della Cina - ripeto - per lavoro che deriva dallo sfruttamento dei detenuti politici nei campi di concentramento cinese.
Giustamente il Consigliere della Lega Nord mi ricordava il Tibet Del Tibet nessuno parla. Sono trent'anni che hanno completamente massacrato un Paese, con un'importazione forata di cinesi nel Tibet che addirittura ha trasformato la comunità tibetana in minoranza nel suo stesso Paese; sono sette milioni i cinesi che oggi abitano in Tibet, portati dalla Cina a forza In quel Paese, proprio per garantirsi la maggioranza etnica in quel Paese stesso, evi sono un milione e duecentomila tibetani morti, ammazzati dal regime, senza contare che una stima di Amnesty International e delle Organizzazioni ambientaliste internazionali dava il 95% degli edifici religiosi e artistici in Tibet completamente distrutti dall'esercito cinese. Di queste cose non c'è assolutamente traccia, ma non dal punto di vista emotivo, dal punto di vista delle conseguenze politiche delle relazioni con certi Paesi.
Ecco perché; Presidente, lo continuo a dire che non possiamo fare finta che le cose non accadano! Anche a livello piemontese! Fare la politica dello struzzo, glielo garantisco, non ci porta niente, neanche in termini economici. Qui, ovviamente arriva la questione. La Cina è il mercato più interessante oggi al mondo, lo sanno tutti Anche perché, dopo anni di regime comunista che ha distrutto completamente ogni tipo di relazione democratica o relazione civile in quel Paese, è un Paese pronto ad immolarsi a qualsiasi tipo di intervento economico che arrivi dall'estero.
Proprio perché esiste questa situazione, proprie perché la Cina ha bisogno-non è che democraticamente si è aperta all'Occidente, la Cina ha bisogno dell'Occidente dal punto di vista politico, economico e sodale dobbiamo agire per quel poco che possiamo agire: con le nostre possibilità che sono poche, anche solo di prese di posizione, anche solo di dichiarazioni pubbliche. Noi dobbiamo agire in questa direzione per fare in moda che qualche cosa cambi anche in quel Paese.
Allora, le annuncio, Presidente, che per evitare che poi magari quello che sta succedendo in Cina capiti anche con Cuba - perché poi vale sempre un po' la regola che i comunismi cattivi sono sempre quelli che perdono mentre sui comunismi che vincono o i regimi comunisti che sono in vita non si dice mai niente - e per cercare di fare un po' marcia indietro c di correggere un po' il tiro - diciamo così - dei nostri interventi anche nei confronti della Cina e degli altri Paesi, io predisporrò una mozione che non è pregiudizialmente contraria al rapporti, ma vuole che questi rapporti seguano delle regole precise, una mozione che vincoli in qualche modo le nostre azioni nei confronti di questi Paesi.


Argomento:

Risposta scritta a interrogazioni


PRESIDENTE

L'Assessore Bergoglio darà risposta scritta alle interrogazioni presentate dalla Consigliera Gissara i 609 inerente la chiusura della Comunità alloggio gestita dall'USSL n. 40 di Ivrea e n. 855 inerente chiusura della Comunità pronta accoglienza per minori ex IPI di via Galimberti - Alessandria, in quanto la Consigliera Gissara non è presente.
Così pure viene data risposta scritta all'interrogazione n. 677 dei Consiglieri Dameri, Foco, Bortolin, Calligaro, inerente la chiusura Comunità pronta accoglienza per minori ex IPI di via Galimberti Alessandria e all'interrogazione n. 838 di Consiglieri Foco e Bortolin inerente alla chiusura della Comunità pronta accoglienza per minori e IPI di via Galimberti - Alessandria


Argomento: Spettacoli: teatro, musica, cinema, danza

Interrogazione n. 853 del Consigliere Cucco inerente il finanziamento al Cabaret Voltaire


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n. 853 alla quale risponde l'Assessore.



PRESIDENTE

FULCHERI, Assessore regionale



PRESIDENTE

Questa mia risposta era già stata trasmessa in data 12 dicembre per la discussione.
Il progetto "Utopia Americana", articolata rassegna di manifestazioni e spettacoli teatrali, musicali e cinematografici, corredata da tutta una serie di interventi storico-critici, conferenze, seminari e workshops tenuti da studiosi, critici e artisti, ha preso avvio dallo stimolo e dall'opportunità offerta dall'apertura (che ormai è già stata fatta) della grande mostra "Arte Americana 1930-1970" organizzata dalla Società Lingotto S.p.A.
I responsabili dell'iniziativa, illustrando, nel scorsa estate in anteprima, il programma espositivo alla Regione, alla Provincia e al Comune di Torino avevano avanzato la proposta agli enti locali di dare vita ad alcuni "eventi culturali" che, partendo dai terni dalle problematiche trattate nel campo delle arti visive sviluppassero ulteriormente il discorso sulla culto americana di quello stesso periodo, offrendo al visitatori, soprattutto non torinesi, delle opportunità culturali tali da costituire un ulteriore e stimolante richiamo e da giustificare una loro permanenza nel capoluogo piemontese e non limitata alla sola veloce visita alla mostra.
L'occasione è sembrata indubitabilmente interessante, in quanto offriva l'opportunità di costruire un più complessivo e approfondito discorso su quelle vicende artistiche che hanno segnato l'evolversi della cultura americana (ma con rilevanti riflessi anche su quella europea), esplorando In altri settori gli articolati percorsi e gli esiti della creatività e le sue interconnessioni con le problematiche civili e sociali.
La Provincia e il Comune di Torino, pur dichiarandosi estremamente interessate alla proposta, non hanno potuto dare operativamente corso alle iniziali adesioni per motivi legati ai rispettivi problemi di bilancio.
Per la predisposizione del programma di iniziative, l'Assessorato ha chiamato a collaborare i massimi specialisti e le strutture più accreditate, non solo a livello regionale, nel settore del teatro, della musica e della cinematografia, in ragione della professionalità con cui da anni hanno sviluppato le proprie attività.
Con il loro determinante apporto e con la specifica competenza di ciascuna struttura (Museo del Cinema, Cabaret Voltaire, Frizitaliana), il progetto è venuto ad assumere una propria autonoma, precisa fisionomia ed una consistenza tale di contenuti e di programmi da farlo divenire una proposta culturale di livello e di novità certamente non meno rilevanti di quelli offerti dall'evento espositivo che aveva costituito il suo stimolo iniziale.
Nella deliberazione della Giunta regionale n. 157/9311 del 30.9.91, con la quale è stata approvata la realizzazione dell'"Utopia Americana", non è stato descritto analiticamente il programma delle iniziative, ma sono state solo illustrate le linee generali lungo le quali questo si sarebbe sviluppato, in quanto, a quel momento, non era ancora stato definito con precisione il disegno complessivo degli interventi teatrali, musicali e cinematografici, non essendo ancora tutte verificate, da un lato, le adesioni degli artisti, dall'altro, l'adesione dei gruppi e delle strutture chiamate ad operare e, dall'altro ancora, le adesioni all'interno delle Amministrazioni regionali degli Assessorati che avevano espresso un interesse per l'iniziativa.
Questo comportava, al mese di settembre, una ancora provvisoria indefinitezza sia del budget a disposizione che, conseguentemente, del piano di spesa complessiva.
Il programma è oggi del tutto definito ed è a disposizione di chi intenda prenderne visione. Altrettanto definito è l'impegno di spesa complessiva a carico delta Regione, pari a L. 400 milioni ripartito fra l'Assessorato alla Cultura, l'Assessorato al Turismo e la Presidenza della Giunta.
Con la già citata deliberazione della Giunta regionale n. 157/9311 del 30.9.91, si è ritenuto opportuno procedere all'assegnazione di un finanziamento a sostegno della sezione teatrale, in quanto questa, più urgentemente che non quella musicale o cinematografica, necessitava l'avvio di operazioni quali il contatto diretto e la discussione dei programmi con le compagnie statunitensi e, conseguentemente, la stipulazione di contratti con l'immediato esborso di anticipi.
Peraltro, non appena con la variazione di bilancio si sono resi disponibili ulteriori fondi sui capitoli di competenza, si è provveduto a deliberare l'assegnazione a titolo di acconto di fondi di pari importo a favore sia della sezione cinematografica che di quella musicale.
Per quanto concerne infine la richiesta di una mia valutazione su questo tipo di finanziamenti, come implicitamente si evince da quanto fino ad ora illustrato, essa è ovviamente positiva: le strutture sopra richiamate, il Museo del Cinema di Torino, il Cabaret Voltaire e la Frizitaliana, fruiscono di contributi regionali per lo svolgimento della loro attività ordinaria, che da anni qualifica peraltro la vita culturale di Torino e della Regione, ma in questo caso esse sono state chiamate ad organizzare uno specifico progetto, su precisa istanza della Regione.
L'intervento contributivo regionale non è quindi da intendersi come un indiretto, ulteriore sostegno alle suddette strutture, bensì come un mirato, parziale sostegno alle spese che le stesse sono chiamate a sostenere per la realizzazione del progetto "Utopia Americana".
Devo ancora aggiungere che c'è stata l'inaugurazione di "Utopia Americana", per la parte teatrale, al Teatro Regio il 24 gennaio scorso e basta leggere le favorevoli critiche apparse successivamente sul giornali.
PRESIDENTE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



PRESIDENTE

CUCCO



PRESIDENTE

La ringrazio, Presidente, e grazie all'Assessore per la risposta.
Incomincio proprio dall'ultima parte della sua risposta: c'è stata l'inaugurazione che ha ricevuto critiche favorevoli da parte dei giornali inaugurazione delle attività teatrali con Allen Ginsberg e Philipe Glass.
Proprio qualche giorno prima di questa iniziativa, è apparsa su un quotidiano, mi sembra su "La Stampa", una pubblicità che dava conto della presenza di Ginsberg in Italia e delle tappe del suo viaggio, perché non è venuto solo a Torino a fare una conferenza, ma gira in tutta Italia.
In questa pubblicità, la parola "Regione Piemonte" non è mai apparsa non c'era scritto che i finanziamenti riguardanti la parte piemontese sono arrivati dalla Regione Piemonte.
Ho telefonato agli uffici del Lingotto per sapere se avevano un programma di tutte le manifestazioni che si svolgono a Torino in merito all'evento culturale della mostra sull'arte americana e mi hanno risposto che loro non si occupano di queste cose, che non hanno alcun rapporto con le iniziative prodotte dalla Regione Piemonte, che non hanno alcun programma e che non intendono comunicare programmi che conoscono solo tramite i giornali. Ho telefonato alla vetrina delle attività culturali di Torino che ha sede in piazza San Carlo, per chiedere il programma delle iniziative teatrali, musicali e tutto quanto era stato previsto nelle deliberazioni e per conoscere il programma delle manifestazioni in corso mi hanno risposto che, fino al giorno precedente il concerto di Philipe Glass, con la presenza di Ginsberg, non esisteva alcun programma: l'Assessorato alla cultura di Torino non aveva alcun depliant da distribuire e non c'era alcun materiale a disposizione dei cittadini.
Questa è la capacità di informazione su quello che accade a Torino.
Vado diretto al secondo punto, così non ci sono finte eleganze. Lei signor Assessore, ha detto che i tre, enti ed internazionale per la loro qualificata presenza ed i loro programmi. Questo è sicuramente vero per il Museo del Cinema, mentre, per l'Associazione che si occupa di musica, non lo posso dire perché non mi occupo di musica in quel settore. Mi dicono pero che sono state fatte case sicuramente interessanti. Nego nel modo più assoluto che "Cabaret Volaire" possa ancora considerarsi un ente che dal punto di vista delle scelte culturali dà lustro a questa città ed a questa Regione. L'avanguardia teatrale di cui "Cabaret Voltaire" è stato espressione in Italia è vecchia di almeno trent'anni, Assessore, e questo lo dovrebbero sapere tutti coloro che di teatro si occupano, tant'è vero che in Italia porteranno delle espressioni teatrali americane di ciò che era avanguardia trent'anni fa.
Mi consenta, Assessore, invitare il "Living Theater" per le performance che tutti conosciamo da anni, o Allen Ginsberg (per quanto sia stato uno degli autori da me più letti quando avevo 20 anni), non è poi un grosso colpo di avanguardia teatrale, non è una grossa qualificazione culturale della città in un programma del genere.
Ritorno ad un argomento che ho sostenuto più volte in sede di Commissione e in aula, discutendo di programmi ed iniziative culturali dell'Assessorato. L'Assessorato e la Giunta devono assumersi la responsabilità di fare una valutazione sulla qualità degli interventi fatti e non operare soltanto con il criterio della gettoniera, dell'emissore di buoni del tesoro che pagano agenzie teatrali legate esplicitamente ad una corrente ideologica o addirittura a qualche Partito della sinistra italiana, perché così è stato in questi anni in Piemonte.
Lo ripeto, prendo il toro per le coma. Abbiate il coraggio di far valutare, da chi si intende di teatro, la qualità di questi intervenni perché non è in questo modo che si qualifica l'intervento regionale in Piemonte, tant'è vero che Città di Torino e Provincia di Torino non ci sono state e ci siamo accollati 400 milioni di spesa, di cui 220 per la pubblicizzazione di questa iniziativa; 220 milioni sono stati spesi dal Presidente della Giunta Brizio per degli spot pubblicitari a tappeto nelle televisioni private e per degli annunci sui giornali provenzali al fine di informare i cittadini di questa iniziativa. Non ho ancora visto il programma delle cose che verranno fatte, ma spero di vederlo prossimamente.
L'ultimo accenno è sulla formalità delle decisioni prese dall'Assessorato. La prima deliberazione è passata senza il programma preciso delle iniziative, ma poiché i primi 50 milioni servivano, si pu dare atto dell'urgenza della stessa. Personalmente continuo a sostenere che "Cabaret Voltaire" non ha nessuna qualificazione per "beccarsi" tutti questi soldi anche perché, fra l'altro. Assessore, è bene che lei sappia di certi meccanismi e di giochet-ti che qualche volta accadono.
Ginsberg viaggia in tutta Italia; immagino che l'organizzazione che lo fa girare in tutta Italia abbia fatto richieste di contributi a vari enti.
Vorrei capire e sapere se nei bilanci di previsione presentata a questi enti è sempre riportata la spesa del viaggio di Ginsberg dagli Stati Uniti in Italia, perché in questo modo si continua ad avere soldi per la stessa persona che viene fatta viaggiare magari in macchina o in treno e fa un solo viaggio aereo.
Questo non è il conto della spesa, Assessore, questi sono i meccanismi attraverso i quali passano i finanziamenti a enti culturali che di cultura non ne farro. Il fatto che la Regione Piemonte non sia apparsa nella pubblicità che dava il giro di Ginsberg in Italia può anche essere interpretato in questo modo, perché così non si sa che la Regione Piemonte ha pagato con 400 milioni queste iniziative.
Per quanto riguarda la correttezza formale, la prima deliberazione non conteneva il programma e questo passi. Con la seconda deliberazione si autorizzava una spesa, ma nemmeno quella conteneva il programma delle iniziative.
Mi consenta, Assessore, questa cosa si impara nell'abc dell'amministrazione. Se si autorizza un programma di interventi, occorre spiegarne le caratteristiche di attuazione. Infatti nella deliberazione del Presidente della Giunta Brizio, che autorizza la spesa di 220 milioni per la pubblicizzazione, c'è la pianificazione degli interventi con l'elenco dei giornali e delle testate televisive sui quali appaiono questi spot.
Così non è perle deliberazioni di finanziamento agli enti che si prendono questi soldi, e nella deliberazione non appare il programma.
Un'ultima cosa su "Cabaret Voltaire." Ho presentato questa interrogazione per spingere lei Assessore, a fare delle valutazioni culturali su questi interventi. Fra l'altro, è a conoscenza. Assessore, che "Cabaret Voltaire" è l'unica compagnia privata torine-se che continua ad avere aumentato il contributo dal Ministero? Come faccia non si sa e nessuno l'ha mai saputo, anche perché negli ultimi anni credo non sia riuscito a fare un programma concreto di iniziative. Nel 1991 "Cabaret Voltaire" non ha prodotto nulla che sia andato in pubblico, ha fatto delle coproduzioni con il Teatro Settimo; struttura di ben altra rilevanza culturale, ma "Cabaret Voltaire", in quanto tale, non ha prodotto nulla.
Non so se lei, Assessore, sia al corrente della polemica a seguito della vicenda sui finanziamenti degli spettacoli da parte del Ministero alle compagnie italiane. Nel 1991 c'è stata una polemica molto interessante e divertente fra le compagnie teatrali torinesi, determinata dal fatto che "Cabaret Voltaire", nella scheda di riepilogo delle proprie attività, ha indicato al Ministero come teatri gestiti dallo stesso addirittura il Teatro Juvarra (notoriamente gestito dal Gran Serraglio) e il Teatro Nuovo.
Ho la fotocopia della scheda inviata al Ministero.
A ciò sono seguite delle proteste. Il Gran Serraglio si è addirittura dimesso dalla sezione culturale della Lega delle cooperative per protestare contro questo gesto, perché dichiarare di gestire un teatro significa ricevere contributi in più dallo Stato. Cabaret Voltarie si è ingarbugliato in una risposta pazzesca. Le farò avere la documentazione in cui sostiene essersi trattato di un errore di un funzionario che ha aggiunto per caso i due teatri. Nella scheda ministeriale, però, questi due teatri risultano segnati, e i criteri che il Ministero adotta per assegnare i contributi dello Stato sono anche quelli della valutazione del numero di teatri gestiti. Quindi "Cabaret Voltaire", unica compagnia privata in Piemonte, si è "beccato" ranno scorso e pure quest'anno un aumento del contributo da parte dello Stato.
Assessore, questo non è un discorso rivolto contro di lei. In sede privata e in sede pubblica ho dichiarato la mia stima e la mia valutazione positiva nei suoi confronti, non solo come persona ma anche come Assessore.
Lei ha operato molto bene in questo periodo e ha fatto scelte in parte coraggiose in alcuni settori. E' in ragione di questo che là esorto a fare quello che, secondo me, un Assessore deve fare, valutare criticamente gli interventi che si operano in questa città e nella Regione, perché è veramente una vergogna continuare a finanziare carrozzoni di questo tipo che sono inutili dal punto di vista culturale.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento: Uso delle acque (regimazione, usi plurimi)

Interrogazione n. 627 dei Consiglieri Miglio, Segre e Staglianò inerente lo stato ambientale del Torrente Diveria e Fiume Toce; interpellanza n. 635 dei Consiglieri Buzio e Bosio inerente all'inquinamento del Torrente Diveria


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 627 e all'interpellanza n. 635, relative alla situazione ambientale del Torrente Diverta.
Risponde ad entrambe l'Assessore Garino.
GARINO, Assessore regionale Non appena avuta notizia della situazione venutasi a determinare sul torrente Diveria a seguito dei lavori di manutenzione e bonifica iniziati il 25/6/1991 in territorio elvetico dalla Società Energie Electrique du Simplon (EES) nel bacino della centrale idroelettrica di Zuspeg, la Regione, con lettera del 27/6/ 1991, si rivolgeva al Presidente della delegazione italiana alla Commissione Internazionale per la protezione delle acque italo-svizzere, Prefetto E. Panetta, chiedendo immediate iniziative per la sospensione di ogni attività di svuotamento del fondo del suddetto bacino. Sottolineava inoltre che analoghe operazioni in territorio italiano venivano sempre preannunciate, cosa che non era per nulla avvenuta in questo caso; si riservava infine di agire per ottenere il risarcimento degli eventuali danni subiti.
In data 1/7/1991, il Prefetto Panetta trasmette-va alla Regione copia dell'autorizzazione rilasciata dal Servizio Cantonale di Protezione dell'Ambiente del Vallese alla EES, per l'esecuzione dei lavori di spurgo dei bacini di sua proprietà siti nella parte elvetica del bacino del Diveria. Evidenziava inoltre che nell'autorizzazione stessa, la EES veniva indicata quale Ente a cui eventuali danneggiati dall'operazione di spurgo avrebbero potuto avanzare richieste di, risarcimento.
Iniziative per verificare lo stato di qualità del torrente Diveria sono state immediatamente assunte dalla USSL competente durante il verificarsi dei fenomeni di inquinamento da limo, con prelievi lungo l'asta del Diveria nei giorni 27 e 28 giugno. I referti delle analisi di qualità delle acque effettuate dal LSP di Novara sono stati trasmessi in data 5 luglio alla Regione e alle altre Autorità interessate.
Da questi referti risulta che l'inquinamento del torrente è dovuto esclusivamente ai solidi sedimentabili (limo), mentre gli altri indicatori chimici si mantengono nella norma.
In una riunione tenutasi presso l'Assessorato all'Ambiente della Regione tra funzionari di questo Assessorato, dell'Assessorato regionale alla Pesca e l'Assessore alla Pesca della Provincia di Novara, si è concordato che le valutazioni sui danni all'ittio fauna e alle peculiari caratteristiche ambientali del torrente, il quale ospita popolazioni endemiche di Trota marmorata (caratteristiche ed esclusive di questo tipo di ambiente, e perciò esso stesso oggetto di programmi di protezione e tutela già attivati dalla Provincia di Novara), siano immediatamente affidate dalla Provincia di Novara stessa ad un esperto di sua fiducia nella persona del Dott. Vaini, dell'Università di Milano.
In tale incontro si è altresì definito che la Provincia di Novara sempre d'intesa con la Regione, provveda ad informare la EES che intende rivalersi su di essa per i danni accertati in seguito alle indagini svolte dal proprio perito, e provveda ad attivare i Ministeri competenti per i rapporti con Il Governo Svizzero, perché vengano fatti rispettare gli accordi di collaborazione e di reciproca informa-zione, per quanto attiene la protezione delle acque comuni e dell'ambiente in generale.
Mi impegno a tenere informati i Consiglieri interroganti sui risultati della valutazione dei danni all'ittiofauna e all'ecosistema del corpo idrico, che appaiono rilevanti ma non irreversibili, e sui rapporti con la Società Energie Electrique du Simplon e con i Governi Federale e Cantonale svizzeri per tramite dei Ministeri competenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.
MIGLIO Ho sentito solo in parte la relazione dell'Assessore, perché ero nel corridoio a parlare della questione della caccia, e sostanzialmente la risposta mi soddisfa. La nostra maggiore preoccupazione era quella di far sì che l'Assessorato si attivasse da subito per chiedere il risarcimento dei danni nei confronti della Confederazione Elvetica, predisponendo le strategie necessarie per verificare i danni reali nel torrente rispetto alla fauna ittica e per identificare una procedura di definizione di un progetto di intervento.
Mi pare che nella sostanza entrambe le cose siano state attuate, o comunque si siano gettati i presupposti per cogliere i due obiettivi fondamen-tali; la richiesta che posso fare, e che mi pare fosse già prevista nella risposta, è quella di chiudere quanto prima questa vicenda comunicandoci il risultato ottenuto In termini di risarcimento. Ci piacerebbe anche entrare eventualmente in possesso del progetto di intervento complessivo che verrà messo a punto per ripristinare la condizione originaria dell'equilibrio dell'alveo fluviale.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Interrogazioni richiamate in aula dal Gruppo MSI-DN, ai sensi dell'art. 89 comma 9 del Regolamento interno (rinvio)


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g. rinviamo la discussione per l'assenza dei rappresentanti del Gruppo.
Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale



PRESIDENTE

In merito al punto 4) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Interrogazioni richiamate in aula dal Gruppo MSI-DN, ai sensi dell'art. 89 comma 9 del Regolamento interno (rinvio)

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Buzio, Dardanello, Leo, Sartoris e Zacchera.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, i processi verbali delle adunanze consiliari dell'11-18-25 giugno 1991 s'intendono approvati.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Esame documenti sul ruolo del Consiglio regionale (mozioni nn. 200, n. 223 ordini del giorno nn. 264, 268) - rinvio


PRESIDENTE

Il punto 6) all'o.d.g. è rinviato perché necessita di maggiori approfondimenti.


Argomento: Attivita" delegate alle USSL (vigilanza, formazione)

Esame progetto di legge n. 205: "Norme relative al trasferimento delle funzioni socio-assistenziali già esercitate dalle Province" (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 205, di cui al punto 7) all'o.d.g.
La parola al relatore; Consigliere Peano.
PEANO, relatore Presidente, c'è la stessa difficoltà della settimana scorsa: a questo riguardo sta arrivando una circolare del Ministero.



PRESIDENTE

Quindi soprassediamo ancora.
BERGOGLIO, Assessore all'assistenza Chiedo di fare una breve seduta di Commissione prima del Consiglio di oggi pomeriggio per chiarire alcuni punti: se riusciremo a definire la questione, potremo affrontare l'argomento nel pomeriggio.



PRESIDENTE

Per la verità, già l'altra volta l'Assessore Bergoglio mi aveva preannunciato che c'era ancora qualche questione di ordine tecnico da definire.
Mi sembra che la Commissione e anche il Consiglio concordino, quindi rinviamo la discussione.


Argomento: Università - Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Esame progetto di legge n. 59: "Diritto allo studio universitario" (rinvio)


PRESIDENTE

L'esame del progetto di legge n. 59, di cui al punto 8) all'o.d.g. è rinviato a questo pomeriggio perché manca il relatore, Consigliere Leo.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 253: "Criteri per l'autorizzazione alle Associazioni e Federazioni di donatori volontari di sangue alla sostituzione e gestione di unità di raccolta"


PRESIDENTE

Esaminiamo la deliberazione n. 253, di cui al punto 9) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Maccari MACCARI, Assessore regionale La deliberazione è una delle equazioni della legge nazionale n. 107. E' una deliberazione tecnica di impostazione per l'autorizzazione alle Associazioni e detta le norme di identificazione dell'unità di raccolta, dà degli standards sui locali, determina le caratteristiche che deve avere il Direttore, come deve essere il personale e come deve avvenire la raccolta: infine illustra la procedura per il rilascio dell'autorizzazione.
Non è dunque una deliberazione di impostazione politica.



PRESIDENTE

Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel processo verbale della adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 32 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Esame progetto di legge n. 214: "Disciplina del rapporto di lavoro a tempo parziale"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame del progetto di legge n. 214, di cui al punto 11) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Zanoletti, che ha facoltà di intervenire.
ZANOLETTI, relatore Do per letta la relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri, così recita: "Illustre Presidente, signori Consiglieri, l'istituto del rapporto di lavoro a tempo parziale era stato introdotto a favore del personale regionale fin dall'accordo nazionale recepito con la legge regionale 16 agosto 1984, n. 40. L'attuazione di tale istituto era peraltro subordinata all'emanazione di un'apposita disciplina statale che regolamentasse gli aspetti previdenziali ed assistenziali del rapporto.
Con la legge 29 dicembre 1988 n. , 554 (legge finanziaria 1989), nello stabilire il trattamento di quie-scenza e di previdenza per il personale a part-time, venne prevista l'emanazione, mediante apposito decreto, di norme volte a disciplinare con carattere di generalità l'istituto in questione. A DPCM 17 marzo 1989 n. 117, emanato previa consultazione delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative sul piano nazionale ha così dettato le norme regolamentari sulla disciplina del rapporto di lavoro a part-time, che per alcuni aspetti si discostano da quanto previsto nella legge regionale n. 40/1984.
Il disegno di legge n. 214 intende recepire la nuova disciplina introducendo nell'ordinamento regionale la normativa, statale dettata, ai sensi dell'art. 7 della legge n. 554/1988, per le ammini-strazioni ed enti pubblici istituzionale territoriali. In proposito va segnalato come la normativa proposta presenti, a differenza di quella pregressa caratteristiche di maggiore flessibilità nella possibilità di utilizzo dell'istituto del part-time, volta ad andare incontro, da un lato, alle legittime necessità dei dipendenti interessati, dall'altro, alle necessità organizzative derivanti all'Amministrazione dall'attuazione di questo tipo di rapporto.
Sostanzialmente il disegno di legge proposto dalla Giunta, dopo aver affermato la possibilità di costituire rapporti di impiego a tempo parziale (art. 1), prevede all'art. 21a quantità massima di unità di personale da destinare al tempo parziale, fissando-la nel 2096 della dotazione organica per ciascuna qualifica e stabilendo, nel contempo, che annualmente venga determinato il numero dei posti utilizzabili, fermo restando il principio che, nell'ambito della dotazione organica di qualifica, ad ogni posto a tempo pieno devono corrispondere due unità a tempo parziale.
L'art. 3 stabilisce le qualifiche funzionali per le quali può essere costituito il rapporto a part-time, vale a dire dalla III all'VIII comprese, prevedendo che tale rapporto non possa essere costituito (così come previsto anche dal citato DPCM n. 117/1989) per i posti di responsabile di struttura, di custode e di funzionari ispettivi.
Gli articoli 4, 5 e 6 disciplinano il trattamento giuridico ed economico del personale a part-time, facendo riferimento, anche in questo caso, a quanto stabilito con carattere di generalità dalla normativa statale.
Il disegno di legge si conclude, disciplinando all'art. 7 le procedure per la trasformazione del rapporto di impiego da tempo pieno a tempo parziale e viceversa, stabilendone i tempi e le modalità, nonché indicando le priorità che dovranno essere seguite nell'esame delle domande. La trasformazione del rapporto non potrà comunque avvenire, se non siano trascorsi almeno tre anni dall'assunzione a part-time ovvero, salvo eccezionali motivate esigenze, dalla precedente trasformazione, ed avrà decorrenza dal 1° gennaio dell'anno successivo a quello di presentazione della domanda.
L'art 8, infine, detta norme transitorie volte a consentire, in sede di prima applicazione della legge, che la trasformazione del rapporto decorra anziché dal 1° gennaio 1993, dal 1° luglio 1992, offrendo in tal modo la possibilità di una sollecita attuazione della normativa, proposta.
La. I Commissione consiliare ha preso in esame il provvedimento di cui si tratta e lo ha approvato a maggioranza; apportando al testo presentato dalla Giunta modificazioni formali, volte ad adeguarlo alle disposizioni ministeriali in materia di formulazione tecnica degni atti legislativi.
Per quanto sopra esposto, se ne raccomanda l'approvazione anche da parte di questo Consiglio".



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 35 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
La parola al Consigliere Chiezzi perla dichiarazione di voto inerente l'art. 2.
CHIEZZI Esprimo qualche perplessità sulla possibilità che si consenta che il 20% della dotazione organica del personale a tempo pieno possa essere sostituita con personale a tempo parziale. Non mi sono chiari i riflessi sui carichi di lavoro dei dipendenti regionali che un provvedimento di questo genere comporta. Se il 20% della dotazione organica passa a lavoro a tempo parziale, quindi a lavoro sino al 30% delle ore consentite, perch l'articolo successivo fissa al 50% la riduzione, incrementabile in negativo o in positivo di un altro 20%? Mi sembra che occorrerebbe qualche ragionamento sui carichi di lavoro del personale regionale che oggi è tutto a tempo pieno. Se il 20% può passare a tempo parziale, qualcosa succederà certamente. Per questo motivo ho voluto fare questa breve dichiarazione di perplessità sull'insieme della legge per la quale avrei ritenuto opportuno un'illustrazione adeguata in Consiglio perché noci mi sembra una legge da poco. Mi asterrò quindi alla votazione inerente all'art. 2: mi riservo di fare altre dichiarazioni sui prossimi articoli.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bergoglio.
BERGOGLIO, Assessore regionale Non vorrei esordire dicendo che mi sbaglio, perché non sarebbe diplomatico, ma faccio rilevare al collega Chiezzi che questa ulteriore riduzione, se leggo bene, è per eccezionali e motivate esigenze.
Non è una cosa considerata abituale o normale: è uno straordinario avvenimento.
Quindi, sotto questo profilo, non ci sono problemi. Non si tratta di una situazione generalizzata ed è possibile, a domanda dell'interessato attuare questa eventuale ulteriore agevolazione. E' qualcosa di previsto per esigenze straordinarie e motivate, e questo naturalmente dovrà poi essere regolamentato per verificare quali possano essere le eventuali straordinarie esigenze. Questo è lo spirito della norma.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI L'Assessore risponda, per favore, sulla riduzione del 50%, che è per tutti.



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, lei ha fatto la sua domanda e l'Assessore ha risposto. Lei può non essere d'accordo o soddisfatto: ma la risposta è quella.
CHIEZZI L'Assessore non ha risposto al quesito fondamentale. Nel momento in cui il 20% del personale regionale può lavorare a metà tempo, i carichi di lavoro perla rimanente parte del personale regionale come saranno presi in considerazione? Ci sarà un aumento del carico di lavoro, ci saranno degli squilibri nello svolgimento delle mansioni da parte dei rimanenti dipendenti.
Questo fatto è stato preso in considerazione? Quale valutazione date al fatto che, con una legge, permettiamo al 20% del personale di lavorare metà ore? Ci saranno dei carichi di lavoro aggiuntivi per gli altri o no? Se è no, bisogna che questa legge sia diversamente illustrata. Sono previste correzioni dell'organico? Altrimenti come si può fare una legge con la quale si consente al 20% del personale in servizio di lavorare a metà tempo? Ci saranno servizi non erogati o erogati peggio? Mi sembra una legge importante, sulla quale svolgere qualche considerazione anche al fine della sua gestione. Invece, non si dice nulla e si approvano articoli importantissimi che cambiano il quadro di lavoro dei dipendenti della Regione, senza dire una parola e senza rispondere come sinora ha fatto l'Assessore.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bergoglio.
BERGOGLIO, Assessore regionale Avevo risposto sul punto che poteva sollevare perplessità, in quanto non era quantificato, cioè l'ulteriore riduzione in casi eccezionali e straordinari.
Per quanto riguarda il problema nuovamente sollevato, invito il collega Chiezzi a leggere l'articolo, il quale dice chiaramente che nel calcolo si considerano due unità a tempo parziale come equivalenti ad una unità a tempo pieno: quindi, è scritto chiaramente nella legge. Il problema sollevato al riguardo non sussiste minimamente.
E previsto che, per ogni posto a tempo pieno, corrispondano due posti a tempo parziale: c'è scritto nella legge, Consigliere Chiezzi. Lei mi rimprovera una distrazione che non ho avuto. Su ogni posto a tempo pieno si devono mettere due persone a tempo parziale: è chiarissimo. Il secondo comma dell'art. 2 infatti recita: "Ogni anno la Giunta regionale stabilisce, con propria deliberazione previa contrattazione decentrata con le Organizzazioni sindacali aziendali, il numero dei posti in organico utilizzabili per rapporti di impiego parziali, le relative figure professionali nell'ambito della percentuale massima di cui al comma 1, ed i settori in cui insistono tali posti; ad ogni posto a tempo pieno corrispondono due unità a tempo parziale".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zanoletti.



PRESIDENTE

ZANOLETTI



PRESIDENTE

Poiché per ben tre volte il Consigliere Chiezzi ha rilevato come non sia stata illustrata la legge e come non si sia svolto un dibattito preventivo, volevo ricordare sia a lui che agli altri Consiglieri che in sede di Commissione, su questo provvedimento, è stato fatto un dibattito assolutamente non troncato da nulla. Alle domande che i Consiglieri hanno posto, ai dubbi e alle richieste di chiarimenti i funzionari regionali hanno risposto.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 35 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 35 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 35 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 35 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri L'art. 5 è approvato. .
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 35 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 35 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 35 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 35 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominate dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 35 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri La legge è approvata.



PRESIDENTE

Esame progetto di legge n. 215: "Correzione di errori materiali della legge regionale 12 aprile 1990, n. 36"



PRESIDENTE

Passiamo al punto 12) all'o.d.g.: "Esame progetto di legge n. 215".
La parola al relatore Consigliere Zanoletti.
ZANOLETTI, relatore Illustre Presidente, Signori Consiglieri in data 21 mazzo 1990 il Consiglio regionale ha approvato la legge n.
36 di recepimento dell'accordo relativo al contratto nazionale di lavoro del personale regionale per il triennio 1988-1990.
In sede di applicazione della legge anzidetta si sono riscontrati alcuni errori materiali nel testo sottoposto all'approvazione del Consiglio e successivamente promulgato.
Anche al fine di evitare possibili dubbi sul tenore letterale delle norme contrattuali, si rende pertanto necessario precedere alla formale correzione degli errori riscontrati, andando a sostituire con espressioni corrette quelle che risultano errate, in relazione al contenuto dell'accordo nazionale 1988-1990.
Il disegno di legge n. 215 si prefigge tale scopo, precisando al contempo che nullo deve ritenersi qualsiasi effetto eventualmente determinatosi in conseguenza degli errori materiali individuati ed ora in via di correzione.
Errori e correzioni sono i seguenti: al comma 1 dell'art. 6 l'espressione "progetti e/o altre iniziative" deve essere sostituita dall'espressione "progetti e altre iniziative" al comma 5 dell'art. 6 l'espressione "ove fossero apportate" deve essere sostituita, dall'espressione "ove non fossero apportate" alla lettera a) del comma 1 dell'ari. 25 l'espressione "periodo precedente" deve essere sostituita dall'espressione "periodo eccedente" al comma 1 dell'art. 35 l'espressione "ciascuna qualifica professionale" deve essere sostituita dall'espressione "ciascuna qualifica funzionale" al comma 5 dell'art. 35 l'espressione "di cui all'art. 43, commi 2, 3 e 4 nonché" deve essere sostituita dall'espressione "di cui all'art. 43 comma 2 nonché": - nell'allegata tabella 1 la figura professionale di "Addetto ai servizi tecnici con compiti di conduzione di autoveicoli qualifica 4" è soppressa e sostituita dalla figura professionale di "Conduttore di macchine operatrici complesse - qualifica 5".
La I Commissione consiliare ha preso in esame il provvedimento, di cui si tratta, e lo ha approvato a maggioranza, apportando al testo presentato dalla Giunta modificazioni formali, volte ad adeguarlo alle disposizioni ministeriali in materia di formulazione tecnica degli atti legislativi.
Per quanto sopra esposto se ne raccomanda l'approvazione anche da parte dei questa assemblea.



PRESIDENTE

Prima di procedere alla votazione, ricordo al Consiglio che la volta scorsa abbiamo avviato una serie di iniziative per cercare di lavorare un po' più serenamente nell'aula; alcune cose andavano già subito bene, altre richiedevano qualche aggiustamento. Per esempio, ho sentito una serie di Consiglieri che facevano delle osservazioni sulla questione delle telefonate, il cui annuncio veniva messo nella cassetta. Quindi, qualche Consigliere poteva anche ricevere la comunicazione qualche attimo in ritardo, non uscendo dall'aula.
Come vedete, alle mie spalle è stata messa una cassettiera, per cui appena arriva la telefonata l'usciere mette la comunicazione al proprio posto e, quindi, in tempo reale, i Consiglieri possono vedere se sono chiamati al telefono. Adesso si vede poco, perché è rudimentale, ma la prossima volta metteremo una cassettiera appesa al muro come quella delle cartoline, per cui la vedrete immediatamente.
Ritorniamo al progetto di legge in esame, che è stato licenziato dalla Commissione con l'astensione di Rifondazione Comunista.
Non essendovi altri interventi di carattere generale, passiamo all'esame del relativo articolato: ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 39 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 39 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 39 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 39 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 39 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 39 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 39 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri La legge è approvata.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazione della Giunta regionale su problemi occupazionali urgenti e risposta ad interrogazioni e interpellanze inerenti al problema


PRESIDENTE

Esaminiamo ora il punto 5) all'o.d.g.: "Comunicazione della Giunta regionale su problemi occupazionali urgenti".
Con questa comunicazione l'Assessore Cerchio risponde anche alle seguenti interrogazioni: - n. 817 dei Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti inerenti ai licenziamenti alla ditta Magliola n. 822 dei Consiglieri Rivalta, Grosso, Bresso e Marengo inerente l'Amiantifera di Balangero: n. 837 del Consigliere Chiezzi inerente l'Amiantifera di Balangero n. 902 del Consigliere Zacchera inerente l'attività della ditta F.N.
n. 916 dei Consiglieri Marengo e Calligaro inerente la situazione del Gruppo Pirelli n. 918 dei Consiglieri Marengo e Calligaro inerente la manifestazione dei lavoratori Olivetti n. 926 del Consigliere Tapparo inerente la situazione occupazionale alla FIAT n. 927 del Consigliere Tapparo inerente la situazione alla Olivetti.
La parola all'Assessore Cerchio.
CERCHIO, Assessore regionale Signor Presidente, colleghi Consiglieri, abituato come sono a pochi preavvisi al mio ruolo di Assessore al lavoro (ho avuto avviso solo venerdì di predisporre una comunicazione), svolgo questa comunicazione, seppure terminata graficamente stamane di scrivere. La svolgo soprattutto rispondendo ad una serie di interrogazioni qui citate e ad altre senza specifico riferimento, ma richiamando alcuni momenti che le interrogazioni hanno indicato.
La congiuntura del mercato del lavoro conferma una tendenza preoccupante al peggioramento complessivo del quadro, come emerge dall'ultima analisi congiunturale dell'Osservatorio sul mercato del lavoro della Regione Piemonte, presentata a fine 1991. Infatti, sul versante del sistema delle imprese e della domanda continua la crescita del ricorso alla cassa integrazione, che appare ancora particolarmente consistente per l'ordinaria (+ 143% nel semestre aprile-settembre 1991 rispetto allo stesso semestre 1990).
Tuttavia il rapporto tra ordinaria e straordinaria appare meno sbilanciato rispetto ai mesi passati ed anche la CIGS cresce in modo notevole (+ 15% in Piemonte, + 40% in provincia di Torino).
Questo "coinvolgimento" rappresenta una conferma all'ipotesi che la crescita dell'ordinaria era ed è ancora gonfiata per ragioni di opportunità "tecnica" in connessione con la prima applicazione della Legge 223 e che in realtà, essa denuncia una crisi strutturale delle imprese. Pertanto essa confluirà prima o poi nella straordinaria come in parte si sta già verificando.
Il numero degli occupati in Regione, nel mese di luglio 1991 rispetto a luglio 1990, rimane sostanzialmente stazionario, anche se l'articolazione per settori di attività fa emergere realtà differenziate: sia l'indu-stria manifatturiera (- 10.000 unità, -1,7%) sia il terziario (- 24.000 unità 2,5%) perdono occupati.
In questa fase riesce a svolgere un ruolo di ammortizzatore anticiclico l'industria edile (+33.000 unità in un anno).
Certo è che gli altri "tradizionali" ammortizzatori non hanno funzionato altrettanto: il terziario nel complesso, che negli anni '80 aveva sostenuto il mercato, bilanciando la forte riduzione occupazionale dell'industria e la pubblica amministrazione in particolare, è interessato da forti riduzioni di personale.
Anche gli avviamenti al lavoro, registrati dal Collocamento, mostrano una brutta caduta (-4,4%, registrati a settembre 1991 in particolare in provincia di Torino del 18,9% e nella circoscrizione di Torino città di ben il 38,8%).
Questa situazione non può non ripercuotersi negativamente sull'offerta di lavoro. Infatti, anche se il numero complessivo delle persone in cerca di occupazione è rimasto sostanzialmente invariato, ne è cambiata la composizione: al suo interno sono più numerosi i disoccupati veri e propri coloro cioè che hanno perso un lavoro.
Dobbiamo attenderci 'tuttavia una crescita dell'offerta di lavoro e soprattutto una crescita delle aree croniche dell'offerta, della disoccupazione di lungo periodo.
In Piemonte lo stock di offerta è più alto rispetto al centro-nord e alla Lombardia, anche perché la fase positiva per l'occupazione, che ha interessato gli ultimi anni '80, non è stata sufficiente a recuperare la disoccupazione che si era venuta cumulando negli anni precedenti.
Sappiamo che questa persistenza non è solo riscontrabile nella quantità dello stock parzialmente ridotto nelle fasi di crescita economica, ma anche soprattutto nell'articolazione qualitativa dell'offerta, per cui la lunga o lunghissima durata della disoccupazione riguarda soltanto alcune aree di offerenti.
La situazione attuale è tale da farci attendere, purtroppo l'ampliamento di queste aree, in specie di manodopera adulta con bassi livelli di scolarità e di qualificazione, can difficoltà di mobilità territoriale; queste aree andranno ad aggiungersi a quelle giovanili che verranno "parcheggiate" sino a quando le imprese non ritorneranno ad assumere.
Tuttavia, se possiamo attenderci un certo riassorbimento di disoccupazione giovanile in relazione ad una auspicabile, anche se non sappiamo quanto vicina, ripresa economica, non altrettanto possiamo aspettarci spontaneamente soprattutto nei confronti delle fasce adulte e dequalificate.
Inoltre, una certa pressione sull'offerta del lavoro deriva dal flusso immigratorio che, come sappiamo, da qualche anno coinvolge manodopera extracomunitaria.
La "concorrenza" degli extracomunitari sembra attualmente piuttosto limitata da un punto di vista quantitativo (i lavoratori di origine extracomunitaria rappresentano il 3% degli iscritti disponibili al collocamento); tuttavia ci si deve attendere una maggiore pressione del flusso Immigratorio sull'offerta di lavoro non solo dai Paesi del sud, ma anche dall'est, dall'interno della Comunità Europea e dal nostro Mezzogiorno, a ragione non solo della crescente disparità di reddito e di capacità produttiva, ma anche dei sempre più ridotti margini finanziari per manovra di carattere assistenziale.
Un altro elemento che tenderà a favorire i flussi immigratori è rappresentato dalle previsioni demografiche secondo le quali, sulla base delle tendenze attuali, avremo nei prossimi anni una riduzione della consistenza delle classi giovanili. In definitiva, siamo in presenza di una tendenza di crisi del sistema delle imprese e di riduzione dell'occupazione che avrà ripercussioni sull'offerta, nel senso che alzerà le barriere all'ingresso per i giovani (in particolare per l'occupazione garantita) e la ristrutturazione delle imprese farà affluire nell'offerta nuovi disoccupati adulti e dequalificati. Fin qui l'analisi da me presentata a fine anno.
Mi sia consentito dire, soprattutto come Assessore che un anno e mezzo fa aveva annunciato alcuni possibili rischi e percorsi difficili e in salita, che non è affatto motivo di compiacimento constatare che oggi fonti autorevoli confermano preoccupazione ed allarmi che, come Regione, come Assessorato, avevamo già manifestato e che un anno e mezzo fa qualcuno definendoci degli allarmisti, ci criticava. Non era allarmismo, ma realismo per creare condizioni di attenzione e di predisposizione nei limiti delle nostre titolarità e capacità con alcuni strumenti che potevamo mettere in pista (e che avevamo già messo in pista) e che non possiamo non accelerare soprattutto in questa fase di inizio 1992.
Avremmo preferito essere smentiti, ma purtroppo, dalla Confindustria alle Organizzazioni Sindacali, tutti convengono sul fatto che questo tipo di crisi colpisce soprattutto il nord, particolarmente il Piemonte e la Lombardia.
Che le eccedenze per il 1992 siano 38.000 pari al 7% dei lavoratori oggi attivi o qualcosa di meno, come affermano gli industriali, non muta la sostanza del problema di cui la nostra Regione è parte determinante. Il sistema produttivo continua a perdere colpi Lo rileva con nitidezza l'indagine congiunturale di parte industriale, che vede schierata la maggioranza degli imprenditori del nostro sistema produttivo su indicatori tendenziali negativi.
Il 27,8% degli imprenditori avanza previsioni negative circa la propria produzione (contro il 19,1% che vede sue positive prospettive di sviluppo).
Circa gli ordinativi i pessimisti crescono ulteriormente al 30,2 mentre il futuro occupazionale si prospetta davvero nero: solo il 7,9 delle imprese prevede qualche, anche se marginale, incremento di manodopera.
Il dato riguardante le previsioni di utilizzo della CIG in Piemonte almeno per parte industriale, non è disomogeneo: ben il 24,3% delle imprese (che è una quota altissima) prevede di farvi ricorso.
L'API, dal canto suo, oltre a confermare andamenti assai negativi anche sul campione delle proprie aziende, aggiunge un allarmante ulteriore dato: si stanno creando oggi le prospettive perché fra non più di 6-7 mesi si formi un accumulo di lavoratori in mobilità esterna, senza alcuna possibilità di ricollocazione, di preoccupante entità valutabile certamente oltre le 10.000 unità lavorative.
Circa questo fenomeno, l'API, insieme alle associazioni artigiane, è proprio il migliore osservatorio rivolto all'universo delle piccole e medie aziende che finora, anche grazie all'economia sommersa, è stato l'elemento di tenuta del sistema economico e produttivo, ma che oggi, sotto la spinta della crisi e la pressione dei grandi gruppi, abbandonato a se stesso rischia di cedere di schianto.
In effetti, le piccole e medie imprese sono oggi obbligate a reggere regole concorrenziali dure, spietate che richiederebbero investimenti e rinnovamenti tecnologici adeguati e continui.
E' proprio su questo tema che, esaminando i risultati della Legge nazionale n. 46 sull'innovazione, un giornale serio come il "Sole 24 ore" può parlare di "innovazione negata" per la piccola impresa. L'uso distorto della legge è stato rilevato anche dalla CEE, che sottolinea l'inutilità del fondo per l'innovazione nella realtà attuale.
Anche in Piemonte i grandi gruppi pubblici e privati hanno fruito del 60% dei fondi, accedendovi attraverso imprese che, pur controllate dalle holding, presentavano idonei requisiti formali grazie ad incroci azionari e alle frammentazioni societarie.
Noi siamo favorevoli a che il Fondo ovviamente rimanga e venga rimpinguato, ma è necessaria una riforma che escluda da questi benefici le imprese pubbliche già altrimenti finanziate per analoghi fini e li limiti per i grandi gruppi industriali, valutando la loro reale necessità, al di là delle plurime immagini societarie con cui si presentano.
Questo è il contesto generale in cui si collocano le situazioni industriali critiche del Piemonte; il tempo di una comunicazione mi consente ovviamente di accennare soltanto a quelle più significative.
Circa l'Auto, non si può non partire da un dato centrale: la flessione delle vendite Italia da parte della FIAT dal 52,88% al 46,77'% nel corso del '91. La tenuta del gruppo in Europa è buona e colloca la nostra produzione appena dietro la Volkswagen, anche se il calo nazionale la fa scendere comunque dell'1,4%. Questo può essere un segno ammonitore, mentre cresce al 3° posto la quota delle auto giapponesi che superano in un sol balzo la General Motors e la Peugeot - Citroen. Non dubitiamo del fatto che la FIAT sia assai attiva sotto ogni profilo per superare questa situazione ne fanno testo: le operazioni di collaborazione internazionale, che da anni si sviluppano a largo raggio e che anche recentemente ha registrato il patto FIAT/Alcatel, gruppo con 18 poli produttivi, 16.000 dipendenti, 2. 500 miliardi di fatturato. Accordo che ha permesso, attraverso lo scambio Telettra-CEAC, di rendere entrambi i gruppi più forti nei rispettivi comparti verso la concorrenza giapponese. Operazione che si aggiunge a quella già nota verso l'Est per raggiungere sostanzialmente il controllo dei centri di produzione russi e polacchi.
Il rinnovamento della gamma che dovrebbe essere ulteriormente accelerato e sul quale il gruppo di Corso Marconi punta molto.
La ristrutturazione produttiva che avviene su più piani; la ridistribuzione delle produzioni tra i centri di produzione (operazioni in cui entra Melfi), la ristrutturazione interna ai singoli stabilimenti con urgente investimento.
La ristrutturazione di tutta la filiera produttiva, compresi i vari anelli più o mero periferici della componentistica.
Ovviamente l'auspicio e che questo impegno della FIAT porti ad un rilancio produttivo e di quote di mercato che permetta l'investimento al Sud e la ripresa della nostra Regione, ma il realismo ci costringe ad essere ancora preoccupati per i ragionamenti più volte svolti; anche in questo Consiglio, sugli effetti del cosiddetto accordo sull'auto gialla sugli equilibri di mercato, effetti che sembrano rendere ambizioso, forse troppo ambizioso, l'obiettivo confermato ancora recentemente dalla FIAT di rendere compatibile lo sviluppo al Sud ed il mantenimento di adeguate presenze produttive ed occupazionali al Nord.
Si fanno invece più fondate in molti ambienti, non solo sindacali, le preoccupazioni (anche in mancanza di una ripresa economica generale) relativamente al consolidamento delle eccedenze in FIAT, mentre forti rimangono i punti di sofferenza nel complesso universo della componentistica.
Ricordiamo in proposito la nuova ricorrente ristrutturazione della SKF che mette nuovamente in discussione 450 posti di lavoro di cui 260 a Villar Perosa. E' pur vero che 134 miliardi di investimenti che verranno effettuati in questo stabilimento sembrano indicare una volontà di continuità produttiva, ma il dimezzamento occupazionale rappresenta una perdita traumatica per le vallate pinerolesi che già hanno subito un forte processo di deindustrializzazione, perdita che non è attenuata sotto il profilo dello sviluppo dell'individuazione di gradualità e dagli ammortizzatori sociali: Ammortizzatori sociali che non hanno finora trovato efficace applicazione alla Weber di Asti, ove non sono stati concessi i prepensionamenti necessari, almeno sotto il profilo sociale, per far quadrare le cifre del pur ridotto (e tecnologicamente meno qualificato) investimento sostitutivo.
Fondate preoccupazioni riguardano anche il gruppo IAO Automotive di Rigamonti (ex 11T) per quanto attiene la WayAssauto che, pur inseguendo il pareggio di bilancio, mantiene alcune diseconomie interne dovute a ragioni strutturali; ma analoghe preoccupazioni si hanno soprattutto per quanto riguarda l'Altissimo di Moncalieri.
L'impegno del Gruppo a garantire la continuità dello stabilimento è già un fatto acquisito importante, garantito dagli investimenti e dalla parziale ricostruzione della parte dello stabilimento bruciato 3 anni fa.
La ristrutturazione comporta comunque l'eccedenza di circa 200 lavoratori e ha dato vita ad un'aspra vertenza tuttora in corso.
D'altra parte, l'Altissimo è la punta dell'iceberg della crisi della componentistica che, sommandosi alla crisi della meccanica e più in generale della produzione, ha investito tutta l'area industriale di Torino Sud. La Regione sta operando insieme alle Amministrazioni locali, oltre che sulle singole situazioni di crisi, nella difficile ricerca di strategie in grado di incidere sullo sviluppo dell'intera area.
Discorso analogo si sta sviluppando nella zona Ovest dell'Area metropolitana torinese, che è caratterizzata da due presenze produttive forti: auto e componentistica (comprese Bertone e Pininfarina) e meccanica strumentale. In entrambe le aree si sono evidenziate crisi gravi, che rivelano una particolare accentuazione nel settore dei beni strumentali.
Oltre al crollo della Pons e Cantamessa che si è già compiuto, abbiamo oggi la situazione che la Regione sta attentamente seguendo della Pavesi chiaramente di tipo fallimentare, mentre anche i "grandi" di questo comparto segnano il passo (COMAU - FATA - RAMBAUDI).
Sappiamo che i trends negativi dei vari comparti dei beni strumentali sono omogenei e forti; ciò vuoi dire che si sono fermati gli investimenti nel manifatturiero. Questa realtà smentisce quindi con i fatti coloro che pronosticano, o forse auspicano e sognano una ripresa a breve termine.
Certamente però la crisi di più scottante attualità è quella relativa alla Olivetti, non solo perché mette in discussione oltre 1200 posti di lavoro in Piemonte, circa i quali speriamo che le trattative in corso individuino forme di, mobilità reali o perlomeno efficaci interventi di attenuazione delle conseguenze sociali, ma anche perché potrebbe porre problemi relativi alla stessa continuità produttiva nel Canavese.
Ricordiamo tutti, infatti, le sortite estive dell'Ingegnere circa le convenienze del "dove produrre" pochi mesi prima che egli stesso prendesse in mano. In un periodo di grande tempesta nel mare dell'informatica, il timone della barca. Nell'incontro avuto in Regione con il Dott. Arona responsabile delle relazioni sindacali ed esterne, e con i suoi collaboratori è stato infatti posto molto l'accento sulla competitività dei sistemi.
In quell'occasione l'Olivetti ha ribadito la sua scelta di rimanere fortemente radicata nel nostro paese come produttore indipendente e che il piano aziendale 1992 proprio per questo selezionava produzioni ed attivava sinergie atte allo sviluppo ed al recupero di spazi di mercato nei segmenti a tecnologia più avanzata.
La scelta di indipendenza che il piano rappresenta significherà comunque per il Gruppo di Ivrea imboccare la strada delle alleanze, ma non quella della vendita. Scelta coraggiosa, se si pensa alle numerose fusioni e vendite avvenute nel settore ed ai pessimi andamenti realizzati anche dai grandi Gruppi. L'IBM, ad esempio, ha diminuito il fatturato del 18%.
La scelta di resistere dell'Olivetti, però, deve significare, secondo la Direzione, sì investimenti in ricerca e sviluppo (ben 500 miliardi nel '91 e proseguiranno nel '92), ma anche eliminare tutte le diseconomie e ricompattare tutte le strutture per difendere il cash-slow del gruppo presupposto indispensabile per continuare a produrre e rinnovare la produzione con ritmo anche superiore al '91 in cui si è rinnovato oltre il 40% del prodotto.
Il piano quindi prevede: un'azione su tutti i fattori utili ad abbassare urgentemente il punto di break-even aziendale una strategia di razionalizzazione della rete e di rilancio commerciale un miglioramento e una semplificazione dell'interfacciamento con il cliente, superando la struttura divisionale che opportunamente l'Olivetti si era data nella fase della grande espansione il miglioramento dell'organicità dei rapporti con la componentistica di base soprattutto nelle fasi di concezione e progettazione.
Ovviamente, con questi filoni Olivetti intende far fronte ad una situazione delicata che la vede svantaggiata nei confronti degli altri produttori euro-pei che fruiscono di un'ingente domanda proveniente delle Pubbliche Amministrazioni dei loro Paesi (es. BULL 1000 miliardi di franchi). L'Olivetti sottolinea come sarebbe, con i suoi sistemi "Units" perfettamente attrezzata per rispondere a questa domanda.
In ogni caso, sul piano della dislocazione produttiva ed occupazionale le conseguenze delle linee di piano al Nord erano le seguenti: chiusura dello stabilimento di Crema che, con 690 dipendenti, produce macchine da scrivere chiusura dello stabilimento Tekecomp di Cavaglià (VC) con 200 dipendenti e Microfusione Fip di Ciriè con 40 dipendenti razionalizzazione delle strutture gestionali ad Ivrea con l'eliminazione di 700 unità razionalizzazione della rete commerciale con la perdita di 250 unità.
Al Sud, invece, il principale intervento consisterebbe nell'accentramento produttivo sullo stabilimento di Marcianise e la creazione a Pozzuoli di un polo tecnologico che però assorbirebbe un numero di lavoratori nettamente inferiori e soprattutto non coincidente con quelli attualmente impiegati.
La Regione, appena ottenute le informazioni necessarie e ancor prima che la trattativa si spostasse, tramite incontri bilaterali, in sede governativa, ha preso l'iniziativa di incontrare le altre Regioni interessate (Lombardia, Campania, Toscana) per concordare alcune posizioni comuni: 1, richiesta al Governo perché solleciti alla Comunità misure straordinarie a livello europeo per fronteggiare le conseguenze sociali della crisi, così come era stato fatto a suo tempo per la crisi siderurgica 2, una politica di settore orientata a sostenere il software di base: 3, sollecitazione al Governo perché vengano studiate per il Canavese il Cremasco e l'area Flegrea misure che da un lato agiscono come stimoli all'imprenditoria e dall'altro forniscono strumenti idonei a temperare gli effetti della crisi. Ciò anche in considerazione dei limiti del Regolamento CEE 2052 4, richiesta al Governo per un esame congiunto non solo dei problemi Olivetti, ma di tutta la situazione del comparto informatico che comprende altri stabilimenti di hardware anch'essi in crisi (es. BULL di Caluso), una miriade di software house che risentono della congiuntura negativa; ciò sia al fine di individuare iniziative di politica di settore sia per approfondire. In termini di efficacia e di fattibilità, concrete ipotesi di coordinamento e orientamento della commessa pubblica.
Le Regioni hanno inoltre richiesto al Governo l'instaurarsi di un costante rapporto informativo e consultativo circa l'andamento delle trattative, sia per verificarne subito eventuali ricadute sociali sul territorio (essendo noi il terminale poi di decisioni che certamente a Roma possono essere prese sull'aspetto anche degli ammortizzatori), sia perch eventuali istituti a gestione regionale, soprattutto riguardanti la mobilità verso il settore pubblico e privato, vergano immediatamente esaminate nella loro applicabilità e si evitino così gli inconvenienti che hanno caratterizzato i precedenti accordi Olivetti ed IVECO.
Oggi quindi le Regioni si attendono un positivo riscontro alle sollecitazioni inviate. L'estrema attenzione che la Giunta pone all'Olivetti è certamente motivata dall'importanza che il Gruppo ha in sé e dal peso dei tagli annunciati (che sembra in avvio di trattativa attenuarsi leggermente), ma anche, come già detto in altre occasioni, dal fatto che gli stabilimenti piemontesi della Olivetti si collocano in una zona come quella del Canavese che vede sovrapporsi, con effetti disastrosi, più crisi settoriali (oltre a quella dell'informatica, quella dell'auto e della componentistica sia per l'auto che per il veicolo industriale). La perdita complessiva di posti di lavoro nel Canavese negli ultimi 3 anni dovuta ad aziende in crisi ha certamente sfiorato le 5.000 unità, solo in piccola parte compensate da nuove iniziative imprenditoriali. Altro settore critico è quello del pneumatico caratterizzato dalla presenza dei Gruppi Michelin e Pirelli.
In seguito al fallimento dell'operazione Continental, che ha avuto forti e negativi riflessi sia sul piano produttivo che finanziario (340 miliardi di passivo), e al riconoscimento del solo 50% dei prepensionamenti richiesti, la Pirelli ha annunciato alle Organizzazioni Sindacali le linee generali della nuova strategia orientata alla cessione delle aziende dei prodotti diversificati (stimando benefici per circa 1000 miliardi), la riorganizzazione del settore pneumatico e la dismissione dei prodotti meno spedalizzati.
Per queste ragioni è stata convocata in data odierna una riunione presso il Ministero del Lavoro e prevediamo un incontro, già annunciato con le Organizzazioni sindacali nella prima decade di febbraio.
Le aziende del gruppo Pirelli occupano complessivamente sul territorio piemontese circa 4.100 addetti. Sulla base delle indicazioni forniteci dalle Organizzazioni Sindacali del settore chimico, risulta che la scelta della cessione del settore "prodotti diversificati", che nelle diverse aziende del gruppo occupa a livello mondiale circa 13.000 addetti di cui 4.300 in Italia, interessa tre aziende ubicate sul nostro territorio, e precisamente la Superga, la Pirelli Sistema Antivibranti e la AMSEA.
Dei 450 prepensionamenti ottenuti dalla Pirelli (l'esigenza dell'azienda era di circa 900), soltanto 32 sono stati utilizzati presso lo stabilimento di Settimo Vittone.
Da queste prime indicazioni; che approfondiremo nel previsto incontro con le Organizzazioni Sindacali anche alla luce di quanto emergerà dall'incontro odierno presso il Ministero del Lavoro, risulta che, se non nell'immediato, nel prossimo futuro ci troveremo di fronte a gravi problemi occupazionali che interesseranno sia le aziende invia di cessione con particolare preoccupazione, se le intenzioni dell'azienda, per la loro integrazione nella nuova realtà saranno concretizzate, sia le, aziende che continueranno a far capo alla Pirelli, con particolare riferimento a quelle del settore pneumatico che in Piemonte sono concentrate, a Settimo Torinese, dove gli esuberi strutturali non hanno trovato la prevista soluzione dei prepensionamenti.
Il riconoscimento del beneficio dei prepensionamenti è elemento di particolare importanza - approfitto dell'occasione per allargare il discorso ad alcune considerazioni, in particolare sulle piccole aziende soprattutto nella soluzione di molte crisi industriali, come ad esempio nel caso della Borma di Acqui, di cui ho già riferito in Consiglio regionale dove l'azienda ha stimato che più di 40 lavoratori potrebbero essere interessati da questo provvedimento o il caso della Aviv di Asti, oggetto di interrogazione, dove circa 70 lavoratori ne hanno i requisiti o ancora il caso della Philips di Alpignano.
L'elenco potrebbe continuare ancora a lungo, ma vogliamo richiamare l'attenzione sulla grave discriminante che esiste nell'utilizzo di questo strumento di legge. L'esigenza dei prepensionamenti taglia trasversalmente tutti i settori produttivi, ma, indipendentemente dal settore di appartenenza, le piccole e le medie aziende sono sostanzialmente escluse da questo provvedimento. In questo senso, voglio ricordare che spesso 10 prepensionamenti In una piccola o media azienda sono elemento fondamentale per una soluzione non traumatica della crisi aziendale.
Una disamina, ancorché non completa delle situazioni difficili, non pu non toccare il caso emblematico dell'Amiantifera di Balangero, per quanto si riferisce sia alla situazione occupazionale che a quella sanitaria ed ambientale per uscire dall'amianto. Su questo versante la legge, approvata definitivamente il 22 gennaio dalla X Commissione del Senato - parlo quindi di cose che si legano tutte alla quotidianità di questi giorni - non è in grado di dire quali siano i sicuri sostituti dell'amianto.
Vicende lunghe e defatiganti hanno visto questa Regione e questo Assessorato battersi perché i lavoratori del settore non diventassero le uniche e vere vittime. I lavoratori, costituitisi recentemente in cooperativa, possono ora - recita la legge in argomento - divenire attori per la bonifica ed il ripristino ambientale. Essi Inoltre, con il coinvolgimento degli Enti locali e la collaborazione della Regione cercheranno soluzioni idonee a promuovere l'utilizzo del territorio al fine di preservare la zona e conservare alla stessa un adeguato numero di posti di lavori.
Devo inoltre dire che il riconoscimento - e questa è un'altra delle battaglie che abbiamo sostenuto insieme alle Organizzazioni Sindacali - del moltiplicatore dell'1,5 per ogni settimana di lavoro prestata in miniera a Balangero, dovrebbe consentire alla maggioranza dei 140-150 lavoratori quindi per una novantina di persone, di usufruire del prepensionamento anche per coloro che non abbiamo ancora compiuto 152 anni di età.
Occorre ora attuare gli adempimenti della legge appena approvata (22 gennaio), ed in questo senso già la prossima settimana questo Assessorato ha convocato le parti in causa per cogliere i contributi interpretativi ed esecutivi della legge. Non posso certo parlare di tutte le varie situazioni occupazionali e territoriali, che sono a decine abbondanti. Cito quella difficile ed allucinante, per i lavoratori (donne) della Wamar, e per la quale ancora nei prossimi giorni tenteremo l'ennesima verifica con l'INPS per consentire un'ulteriore azione per provocare una nuova (speriamo) decisione del CIDI favorevole ai lavoratori. Inoltre altre aziende, con la mediazione della Regione, hanno, pur in mezzo ad una stagione di forti difficoltà e debolezze congiunturali e strutturali, dato segnali di un possibile recupero. La Magliola di Santhià, oggetto anch'essa di un'interrogazione, ritirando i licenziamenti e richiedendo la CIG straordinaria, vede oggi in corso i rinnovi dei contratti con le FF.SS.
con fondata aspettativa di nuove commesse che consentano l'attività lavorativa per il 1992 e il 1993, anche se non è escluso del tutto un moderato ricorso alla CIGS.
Questi ed altri non sono certo segnali in controtendenza, pur positivi che abbiamo colto fino in fondo anche con una defaticante azione quotidiana della Regione, ma sono la ricerca di soluzioni di piccoli o grandi problemi aziendali all'interno di alcune nicchie. Ben altro, come indicato, è il quadro dei settori che hanno, negli anni, fatto forte il sistema Piemonte dall'auto all'informatica, dal tessile al chimico, oggi fortemente in difficoltà.
Senza addentrarmi analiticamente, vorrei inserire in questa breve analisi dei principali settori produttivi anche la lettura di un fenomeno che merita attenzione.
Normalmente l'analisi della crisi piemontese riteneva più fragili ed esposte alla crisi aziende con tecnologie mature e prodotti a basso valore aggiunto e più tutelate realtà che, con tecnologie più sofisticate e prodotti a maggior valore aggiunto e ad alta tecnologia intrinseca, meglio reggevano la concorrenza delle economie povere, dei paesi orientali o del terzo mondo.
Siamo convinti che questo ragionamento, almeno nelle linee generali continui ad essere vero, ma stiamo purtroppo notando, proprio in questi giorni, come la crisi miri a toccare aziende d'avanguardia quali: Pavesi DEA, Ginatta, per certi versi il Comau Rambaudi, alcuni comparti della FATA., ecc.
Riteniamo che questo sia un brutto segnale d'allarme che evidenzia come non siamo solo di fronte al rallentamento (il PIL. non cresce), ma di fronte forse ad una crisi che presenta elementi strutturali tali da toccare il centro, la parte "aulica" del motore della nostra economia.
Proprio per queste ragioni, la Regione Piemonte ritiene che non si possa più affrontare la crisi solo usando al meglio gli strumenti di cui dispone (spesso anche perché se li è dati con coraggio); occorre andare al di là, studiando ad esempio in modo appropriato la dislocazione di poli tecnologici, tenendo presente che le zone di crisi più dura sono quelle montane, dal Pinerolese alle Valli di Lanzo, senza dimenticare la Valsusa che da tempo subisce un profondo processo di deindustrializzazione. Massimo è quindi, al di là di un'attenta gestione, soprattutto nell'applicazione del Regolamento comunitario n. 2052, di cui abbiamo discusso intensamente in questi giorni in Commissione per recuperare interventi di finanziamento strutturale nelle aree a declino industriale, lo sforzo che la Regione dedica all'innovazione tecnologica sia a livello puramente normativo sia a livello di suscitare nuove iniziative (ad esempio Parchi tecnologici, la cui presentazione è avvenuta giovedì scorso ed è stata un'occasione non indifferente per rilanciare anche questi momenti di attenzione).
Parallelamente al versante degli interventi in materia produttiva, si sviluppano quelli riguardanti la gestione del mercato del lavoro.
In una situazione di crisi come quella appena descritta, si è inserita la legge n. 223/91. Abbiamo già avuto modo di rilevare, non soltanto noi ma anche le parti sociali, che questa legge è arrivata in buona sostanza con alcuni anni di ritardo; pervicacemente sollecitata e richiesta dalle Organizzazioni Sindacali e nata in una stagione di "vacche grasse", si ha una ricaduta negativa in una stagione - consentitemi la battuta - di "vacche magre".
Infatti ben diverso poteva essere l'impatto a fronte di un mercato in espansione rispetto alla situazione attuale, in cui la legge diventa obiettivamente un ulteriore elemento di crisi dell'occupazione: non a caso da più parti si levano richieste per una quantomeno diversa articolazione della tempistica della legge stessa. Ieri le Organizzazioni Sindacali Nazionali hanno proposto, al di là di una zona "Cesarini" e quindi di una chiusura della legislatura ornai imminente, un'ipotesi organica di modifica di questa legge appena approvata perle cose già dette e sulle quali concordo.
Ciò nonostante è comunque necessario, indipendentemente da questo versante, che la Regione Piemonte si attrezzi per fornirsi degli strumenti normativi che possono contribuire ad ammortizzare - al di là delle nostre scarse capacità In tema di politica attiva del lavoro e delle nulle capacità in tema di politiche industriali - la crisi occupazionale che si presenta, e in tal senso stiamo già operando per riadeguare il quadro di riferimento legislativo regionale..
Entro la fine di febbraio, l'Assessorato e la Giunta regionale proporranno gli adeguamenti normativi che dovranno tenere conto del mutato quadro di riferimento, sapendo fin da ora che sarà comunque necessario un sensibile sforzo finanziario per risposte concrete.
Gli obiettivi da perseguire vanno nella direzione di una ridefinizione dell'attenzione nel confronti delle fasce più deboli del mercato del lavoro, fasce più deboli, rispetto alle quali, in tempi non sospetti, già negli ultimi semestri o anni avevamo preso in considerazione e previsto un momento di grande debolezza congiunturale e strutturale; su questo piano avevamo attivato la legge n. 53/89 "Fondo occupazione" che dovrà essere rifinanziata, essendo scaduta alla fine dell'anno 1991, adeguandola alla legge n. 223 cui ho fatto riferimento.
Un secondo aspetto è legato alla necessità di non disperdere le professionalità che gli esuberi renderanno disponibili sul mercato del lavoro. Si tratterà pertanto di operare in direzione del lavoro autonomo incentivando soprattutto le capacità d'impresa di cui sono portatori i lavoratori che potranno essere coinvolti in processi di crisi. Un terzo ed ultimo aspetto è legato all'utilizzo dei lavoratori in CIGS in opere e servizi di pubblica utilità, adattando la normativa regionale a quanto previsto dalla legge n. 223/91.
Infine, si tratta di valutare come raccordare la nuova situazione determinata dalla legge n. 223/91 con uno strumento che in questi anni ha dato una resa e una ricaduta non indifferente, la legge n. 44/88 sulla Cooperazione, senza stravolgere una legge che indubbiamente ha fino ad oggi prodotto egregiamente dei risultati.
La Regione quindi sta agendo con i pochi poteri di cui dispone, ma non creandosi come alibi il fatto di non averne o di averne pochi per non inventare provocatoriamente tutti gli sforzi possibili: sta agendo con la massima attenzione all'adeguamento degli strumenti per l'ottimizzazione dei risultati.
Siamo coscienti di due necessità: ampliare i poteri e coordinare gli sforzi. Nel primo senso anche, ma non solo, non mi faccio nessuna illusione. L'iniziativa referendaria approvata nella passata seduta del Consiglio regionale, ed a tutti ben nota; è una delle strade verso le quali vogliamo indirizzare il nostro sforzo, così come l'interpellare i parlamentari che, nei prossimi mesi, magari dopo il 5 aprile, saranno al Parlamento. Alcuni di questi, magari, saranno anche Consiglieri regionali e si ricorderanno di avere fatto questa esperienza.
Non è pensabile di attuare la legge n. 223 tanto citata senza nemmeno fare un riferimento alla Regione, così come non è facile parlare di attenzione a questi problemi senza creare determinate condizioni.
La seconda azione è quella di coordinare gli sforzi e in questa direzione potrebbe invece essere utile - una nuova struttura, alla cui predisposizione stiamo lavorando in questi giorni, sulla base di un confronto articolato fra le parti sociali, Organizzazioni Sindacali imprenditori, soggetti vari attori del mondo produttivo.
Alcuni mesi fa era stata avanzata la proposta di costituire una sorta di Consiglio regionale per l'econo-mia ed il lavoro, cioè un tavolo di confronto, di cogestione delle scelte non solo sul versante occupazionale che interessa al collega Rossa e a tutti i Consiglieri regionali, ma anche sul versante dell'economia e dell'energia. Questa sorta di riferimento regionale, senza sostituirsi a nessuno dei soggetti indicati e senza sostituirsi a nessuno dei poteri degli organi regionali, crea la possibilità di raccordarsi con essi, mobilitando le capacità di analisi e di proposta degli operatori economici e sociali della Regione nella direzione di una nuova progettualità, sostenuta e coordinata dalla Regione di cui il Piemonte ha più che mai bisogno in un momento di così grave difficoltà.
Vi è poi un altro aspetto che, volutamente e per indicazione del Presidente, ho tralasciato, ma è implicito nelle cose che ho detto. Ho cercato di attirare, in particolare, l'attenzione sulle grandi situazioni di crisi aziendale, sui grandi pacchetti di quei settori che hanno fatto forte il sistema Piemonte e il sistema Italia. Per effetto della globalizzazione e della internazionalizzazione dei mercati, oggi questi sistemi vivono momenti di drammaticità, e non è una specificità solo piemontese.
Vi è poi un altro problema, legato agli investimenti e alle strutture ai problemi di sviluppo che una struttura come questa, indicata del Consiglio regionale dell'economia e del lavoro, potrebbe mettere in pista allargando orizzontalmente anche altre responsabilità di deleghe, che sul piano di una situazione di emergenza, non possono non vedere la coesione collegiale della Giunta per dare una risposta strutturale a questi aspetti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marengo.
MARENGO Signor Presidente, colleghi, in questa sede, nel discutere i problemi del lavoro e dell'occupazione dei quali ha parlato soprattutto l'Assessore Cerchio nella sua comunicazione, credo sia importante partire da una discussione sulle caratteristiche della crisi industriale che stiamo attraversando. Solo a partire da un approfondimento su questa questione è possibile - poiché lo ritengo necessario - che la Regione svolga il ruolo che le compete.
Siamo di fronte ad una crisi industriale molto diversa da quella degli anni '80, all'inizio degli anni '80 il sistema produttivo italiano subiva nei confronti dei concorrenti europei ed internazionali, un problema di scarsa quantità di volumi produttivi, dovuti a scarse innovazioni tecnologiche nel processo di lavoro. Su questi elementi, nel corso degli anni '80, è intervenuto l'apparato produttivo ed industriale italiano rispetto all'innovazione tecnologica sul processo di lavoro.
Oggi, invece, la caratteristica principale della crisi industriale è soprattutto di difficoltà competitive del mercato globale nei confronti dei produttori europei e mondiali, americani e giapponesi in modo particolare rispetto a problemi di qualità e di costi dei prodotti. Si tratta di questioni tra loro inscindibili e sbaglieremmo se, nell'analisi le scindessimo. Da questi elementi emerge la debolezza strutturale del sistema produttivo, ma insieme a questo anche la debolezza del sistema Paese, in un quadro peraltro di ulteriore gravità. Infatti, il forte divario tra la parte ammodernata, sostanzialmente l'apparato industriale, ed il resto del Paese, la Pubblica Amministrazione e i servizi in modo particolare, getta elementi di ulteriore gravità sulla situazione.
Questo divario è la causa principale dell'inflazione, che ha conseguenze pesanti sui costi industriali e quindi sui processi di deindustrializzazione reale.
Sulla questione dei processi di deindustrializzazione, che sono la spia della crisi di carattere strutturale e non solo di elementi di congiuntura fiacca, un'analisi viene ormai fatta da tutte le parti. Uno dei più autorevoli assertori di questo tipo di analisi ultimamente è stato Romano Prodi, che sicuramente non può essere considerato ne come incompetente dato il ruolo e le responsabilità svolte nel nostro Paese, né tanto meno di parte, riferito alla nostra parte. Questi processi di deindustrializzazione sono assunti da tutti. Vengono indicati circa 200 mila posti di lavoro nell'industria italiana proprio per effetto di questi processi di deindustrializzazione.
C'è quindi un primo problema generale, che è il punto fondamentale di riorganizzazione del sistema industriale e del sistema Paese.
D vero dilemma che credo dobbiamo porci e che la Regione deve porsi mi stupisco che questo non fosse presente nella relazione dell'Assessore Cerchio è se il mondo imprenditoriale italiano e piemontese insieme con i lavoratori, a partire da valori che siano condivisi comunemente, saranno in grado di fare una riorganizzazione qualitativamente diversa da quella degli anni '80. Credo che l'Oliveto sia emblematica da questo punto di vista e anche la struttura del capitalismo italiano. Struttura che per una parte è fatta di partecipazioni statali, quindi pubblica, e per l'altra parte di grandi famiglie.
Non c'è una vera struttura capitalistica come negli altri Paesi del mondo a partire dal Giappone. Credo che la questione non sia indifferente rispetto alle sorti e al processi di deindustrializzazione e credo che questa questione rispetto alla domanda, al dilemma che ponevo prima, abbia un suo grande peso e un suo valore. Ha un suo valore, perché abbiamo bisogno di una fase di riorganizzazione industriale, che si modifichino radicalmente le tecniche di produzione, cioè che il superamento dell'organizzazione del lavoro tayloristica diventi un fatto reale, perch questa è la grande scommessa oggi nel confronto tra sistemi e tra sistemi e Paesi nel mondo.
E' evidente che una fase di riorganizzazione di questo tipo che abbisogna di risorse, ma soprattutto abbisogna di una politica economica che ridefinisca un modello di sviluppo.
Questa mattina anche la Corte dei Conti ha detto che la politica economica è assolutamente inutile. Non può non destare preoccupazione il fatto che in una situazione di questo tipo ci sia una politica economica che non solo non è all'altezza, ma è addirittura giudicata inutile da un organismo come la Corte dei Conti.
E' necessario che ci siano dei forti indirizzi programmatici, che ci sia una politica industriale vera. Si parla molto di politica dei redditi in questo Paese, poi in realtà l'unica politica dei redditi che si fa ancora con l'ultimo accordo fatto tra Governo e Organizzazioni Sindacali e imprenditori, è la compressione dei salari; è il contenimento dei salari.
Come se questo fosse la causa principale dei problemi, che pure ci sono, di quantità e del costo del lavoro! Credo invece che una politica dei redditi debba significare quale sviluppo e rispetto a quale sviluppo quale distribuzione della ricchezza aggiuntiva si fa in questo Paese: questa è una reale politica dei redditi adeguata ad una modifica radicale, a un'impostazione radicalmente diversa di politica economica.
Così come abbiamo bisogno di una politica industriale che superi il modo vecchio con il quale non si è fatta la politica industriale, ma si sono dati unicamente degli incentivi alle imprese (e la si è chiamata politica industriale!). Credo che ci sia bisogno, peraltro, di riclassificare questi incentivi in questa situazione e per le caratteristiche che ha questa crisi. L'Italia è un Paese che ha un'incentivazione circa doppia del resto dei Paesi della Comunità Europea ma i due terzi degli incentivi che vengono dati all'Industria vengono dati sul costo del lavoro attraverso cassa integrazione, attraverso incentivi di fiscalizzazione degli oneri sodali, attraverso contratti di formazione lavoro. Questi sono criteri inadeguati rispetto alla situazione che abbiamo.
Il problema è la qualità: la qualità di sistema, la qualità di prodotti, quindi semmai una politica industriale che voglia rispondere a queste questioni deve investire ingenti risorse nella ricerca, facilitare il credito, investire sulla scuola e sulla formazione.
Non vedo l'Assessore, tra l'altro è anche un po' singolare che si debba discutere su una comunicazione fatta dall'Assessore e poi l'Assessore non c'è. Alla televisione hanno chiamato anche alcuni Consiglieri per dare delle risposte a interviste televisive, ma siamo qui a discutere. Credo che sia scorretto questo modo di discutere in questo Consiglio.
Dicevo: criteri assolutamente inadeguati. In una situazione come quella torinese, uno dei problemi maggiori che abbiamo è che il 40% dei giovani che accedono alla scuola media superiore abbandona la scuola dopo il secondo anno. Ma come si fa a non capire che, se vogliamo davvero competere in termini qualitativi a livello di sistema Paese, la prima ricchezza che ha un Paese è la capacità professionale, la qualificazione dei suoi operai dei suoi tecnici e dei suoi impiegati? Questa è una delle risorse primarie è la ricchezza primaria che deve avere un Paese, se vuole spendersi davvero nella competitività nei termini in cui dicevo prima.
Rispetto a queste questioni, la Regione che cosa fa? Credo sia assolutamente insufficiente fare l'elenco, come qui è stato fatto, delle situazioni di crisi, delle aziende in crisi, e della quantità di cassa integrazione esistente all'interno delle diverse aziende.
Apprezzo l'impegno di carattere sindacale dell'Assessore regionale al lavoro, ma non credo che questo sia sufficiente, soprattutto non è questo che la situazione richiede ad una Giunta regionale come quella piemontese.
Abbiamo bisogno di sentire, di discutere, di riproporre interventi di indirizzo politico, economico, sodale e anche di carattere culturale per affrontare questa recessione rispetto alle sue caratteristiche. Si parla, a proposito e a sproposito, del modello giapponese, dell'esempio giapponese.
Credo che la forza principale del modello giapponese rispetto ad altri sistemi in questa situazione sia la sua forza nei confronti dell'organizzazione fordista della fabbrica e della società con tutte le implicazio-ni che ha quel modello diverso, profondamente diverso da un'organizzazione fordista.
Rispetto a questa situazione, credo che si debba discutere qui nel Consiglio regionale al più presto, credo nel giro di due, tre settimane del piano di sviluppo che la Giunta ha mandato ai ' Consiglieri e alle forze politiche ormai da due, tre mesi or sono. Spero che il piano di sviluppo che si discuterà in questo Consiglio sia adeguato a questa fase della situazione.
L'Assessore Cerchio diceva che già diciotto mesi fa aveva asserito che c'erano problemi di carattere non solo congiunturale nella crisi e quindi aveva evidenziato avvisaglie che poi sarebbero avvenute. Sì, ma diciotto mesi fa, settimana più, settimana meno, qui si è insediata la Giunta regionale di pentapartito con un programma che era di tutto ottimismo rispetto alla situazione produttiva e alla situazione economica e sociale piemontese, noi, invece, nei nostri interventi, il nostro Gruppo, ma anche altri, già evidenziavamo come le prime avvisaglie di difficoltà alla FIAT di difficoltà nelle grandi imprese non potessero far splendere così ottimisticamente la situazione.
Abbiamo bisogno di discutere un piano di sviluppo, un programma assolutamente diverso dalle prime linee che ci sono state indicate, perch la situazione è profondamente diversa. Credo soprattutto che per affrontare questioni relative ad un piano di sviluppo nella nostra Regione si debbano fare, da parte dell'Amministrazione, da parte delle Commissioni consiliari dei confronti con le grandi imprese a partire dalla FIAT, a partire dalla Olivetti.
La FIAT deve uscire dal buco: nel contratto di programma che la FIAT farà con il Governo, il Governo deve chiedere quali politiche industriali ha la FIAT. I segnali che vengono sono fortemente preoccupanti; parlo di segnali perché poi in realtà anche la FIAT, ancora quattro o cinque mesi fa, interpellata dalla III Commissione, ha lanciato segnali di ottimismo. I segnali che arrivano vanno però in direzione completamente diversa, e non solo perché l'azienda perde sul piano nazionale quote forti di mercato, ma per i segnali di spostamento di produzione.E' ormai data per certa la chiusura dell'Alfa di Arese e lo spostamento di produzioni a partire dalla 155 a Mirafiori, quindi tutta la gamma medio alta dovrebbe essere spostata a Mirafiori. Ma questo ha un peso sulla Landa di Chivasso, sicuramente rispetto alle prospettive dello stabilimento. A Mirafiori ci sarà un ridimensionamento, nel senso che si farà solo più la produzione della gamma medio alta. Quali politiche industriali concrete per il nord la FIAT intende sviluppare? Ritengo che uno Stato che dà giustamente gli incentivi che ha dato alla FIAT per lo spostamento di stabilimenti, a partire da quello di Melfì debba chiedere conto alla FIAT, la FIAT è tenuta a dare conto delle scelte di politica industriale che intende fare nel Paese, anche perché la fabbrica Integrata che si sta costruendo a Melfi avrà un peso sull'indotto.
Cosa vuol dire questo? Cosa vuol dire, rispetto ai processi di deindustrializzazione nella regione? Una Regione, un'Amministrazione regionale, cosa fa, se non conosce le strategie delle imprese e se non si impegna per il rilancio di uno sviluppo che peraltro non può prescindere dal cosa produrre in questa situazione? Non c'è solo il problema di come produrre, ma anche di cosa produrre in una situazione che ha i segnali che dicevo prima. Anche questa è una grande differenza rispetto agli anni '80.
Durante il Consiglio della settimana scorsa, abbiamo approvato i referendum per l'abolizione di quattro Ministeri nazionali; credo che d'azione istituzionale che un Consiglio regionale fa, non sia scindibile dalla concreta azione politica di governo regionale.
Quali risorse si mobiliteranno, anche con le indicazioni programmatiche, attraverso il piano di sviluppo? Ritengo vada fissata oggi la discussione che si farà in questo Consiglio, al massimo nel giro di due o tre settimane. In una situazione straordinaria come questa, c'è un problema di adeguamen-to degli ammortizzatori sociali; su questo punto già l'Assessore Cerchio faceva alcuni riferimenti e io voglio riprenderlo.
La legge 223 è assolutamente inadeguata e, se applicata così come è stata decisa, rischia di provocare ulteriori guasti nel nostro tessuto sociale. Nella nostra regione, così come in altre regioni, c'è il problema di modificare alcuni punti fondamentali, a partire da quello delle maggiori garanzie perla disoccupazione speciale, la cassa integrazione alle imprese con meno di 16 dipendenti, le liste di mobilità per ridurle, perch sappiamo chele liste di mobilità con i criteri della legge 223 non vogliono dire altro che anticamera del licenziamento e non mobilità da posto a posto, così come credo vadano coordinati e razionalizzati gli strumenti di governo ed intervento della Regione nel mercato del lavoro.
Non credo sia pensabile, in una situazione come questa, governare con strumenti che vanno ciascuno per conto proprio, dai CILO all'Osservatorio Regionale del Mercato del Lavoro, all'Agenzia Regionale per l'Impiego.
Credo inoltre necessario un intervento per cambiare il sistema di formazione professionale, proprio a fronte dei dati di descolarizzazione della provincia di Torino e di tutta la regione.
Un Consiglio regionale e una Giunta regionale come quelli del Piemonte non possono non porsi il problema di riabituarsi a ragionare per il futuro.
Per farlo, per ridare senso al ragionamento per il futuro occorre davvero e non è retorico dirlo, ridare peso e recupero di soggettività politica al mondo del lavoro, ai lavoratori e all'impresa.
Ritengo che le istituzioni debbano operare concretamente perché questo recupero di peso e di soggettività politica entri a pieno titolo nelle istituzioni, anche durante una campagna elettorale che - dalle premesse mi pare di tutto parli, meno che di questi problemi vitali e fondamentali per il Paese.



PRESIDENTE

Ha ora la parola il Consigliere Tapparo.
TAPPARO Presidente e colleghi, da circa un anno e mezzo ci sono segnali fortissimi di un processo di trasformazione dell'apparato industriale italiano, in particolare che tocca l'apparato piemontese, che sono inconfondibili. Un anno e mezzo fa si tendeva ancora a mettere fortemente e profondamente la sordina a questi tipi di processi.
Le leggi prodotte in quest'ultimo anno e mezzo sono inadeguate ad affrontare questa nuova situazione. La legge sulla modifica della cassa integrazione dell'estate scorsa è una legge che si dice, quasi a giustificazione, costruita in periodo di vacche grasse che non serve in periodo di vacche magre. Un legislatore dovrebbe avere una visione temporale ben più ampia di quella di un ciclo economico per rendere una legge valida; quindi mi pare veramente preoccupante questo tipo di logica in cui da tre, quattro mesi c'è una legge operante ed è sostanzialmente già inutilizzabile perché, altrimenti, significherebbe creare grosse masse di disoccupazione.
Altro elemento saliente che emerge è che anche gli strumenti di politica industriale sono spuntati, perché la Comunità Economica Europea avanzando nel processo di integrazione economica, ha tolto anche quegli interventi pesanti che nel decennio passato potevano trovare ancora forme d'intervento. Anche l'uso della domanda pubblica, che all'Olivetti pare elemento fondamentale, impatterà certamente con le normative comunitarie sul rispetto della concorrenza e del libero mercato.
Anche sui grandi appalti, quelli di grande dimensione, il nostro sistema dovrà sempre più aprirsi all'Europa, quindi pure questi tipi di attività ridurranno la loro funzione di volano di ripresa dell'attività economica. Ecco la bontà della provocazione, fatta anche in questo Consiglio; di togliere dalla dimensione nazionale la leva di politica industriale, perché è ormai spuntata rispetto ai vincoli e agli accordi comunitari che questo Paese ha sottoscritto. A parte alcune considerazioni ed indirizzi generali, il resto è una politica più interstiziale, a base regionale o interregionale che può trovare una sua applicazione.
Vorrei, per non restare in una dimensione troppo alta, considerando che i processi di trasformazione sono profondi e probabilmente coinvolgeranno tutto questo decennio, che il terziario della nostra regione non assorbisse più, come negli anni '80, le eccedenze di manodopera dal settore industriale (e l'Assessore nella sua relazione dava a meno del 2% circa la tendenza dell'occupazione in quel settore).
Il fatto che una politica industriale, se mai c'è un elemento, abbia prodotto Melfi o forse la ricerca nel Mezzogiorno: che l'Olivetti disarticolata nel suo hardware, dovrà sperare che nel Canavese sorgano poli di ricerca, ci dà l'impressione che questo tipo di intervento sia penalizzato, per la normativa e per gli orientamenti comunitari per il Nord. Anche questa è un'altra occasione difficile.
Quando entrerà in funzione lo stabilimento di Melfi, con una caduta strutturale definitiva della domanda FIAT nel mercato interno, certamente le ripercussioni sulla FIAT e sull'indotto saranno forti. Ormai è inutile nascondere che la FIAT cercherà di fare degli accordi: se la FIAT apre un rapporto di collaborazione con qualche azienda ed ha una caduta tendenziale della possibilità di vendita sul mercato italiano, certamente non potrà dopo le elezioni politiche, non esprimere delle eccedenze che saranno gestite sotto la forma camuffata della mobilità, o altre forme, ma saranno comunque eccedenze che andranno sul groppone del momento pubblico.
E inutile nascondersi dietro un dito: è solo questione di mesi.
L'accordo con qualche altro gruppo, se è un accordo serio, prevederà, a fronte di una caduta strutturale della domanda FIAT, un'espressione ufficiale di eccedenze nella FIAT stessa. Non dico questo per fare una provocazione, ma per essere realista e invitare a comportamenti adeguati.
Cosa possiamo fare nella dimensione regionale? Intanto, non dobbiamo operare a pioggia per quanto riguarda gli interventi di politica del lavoro, di politica industriale, di uso della domanda pub-blica, di politica territoriale, ma dovremo concentrare i nostri interventi individuando aree ed elementi di settori produttivi che tocchino le aree, i distretti economici particolari. Su questi dovremo fare degli interventi pesanti sul versante dell'innovazione tecnologica e sul versante del creare condizioni ambientali ed economiche esterne di sistema, tali da favorire la competitività delle aziende che restano ed incentivare la propensione di qualcuno ad attivare nuove imprenditorialità.
Torno a dire che la nuova tranche del regolamento comunitario 2052 questa volta deve individuare 4 o 5 aree industriali primarie e su queste concentrare gli interventi, in modo tale che le aziende sentano e percepiscano in modo immediato i vantaggi di una localizzazione o rilocalizzazione.
Il sistema di formazione professionale in questa emergenza dovrà essere visto come "sostegno di economia esterna al sistema". Dovrà essere rivista la spesa regionale nel settore dell'ambiente; i macroimpianti non aiutano l'apparato industriale piemontese, sono ormai presi dalle regole comunitarie del rispetto del libero mercato.
Se vogliamo una ricaduta sul nostro apparato industriale occorre prospettare tecnologie più morbide, impianti più piccoli, capaci di rapportarsi con il sistema dell'impiantistica della piccola-media impresa e con il sistema della progettazione minore del quaternario presente al nostro interno.
Dobbiamo quindi riconvertire la spesa; a parità di risorse a disposizione, potremo o meno avere degli effetti positivi sull'artigianato e la picco- la industria. Questo vale anche nei settori dei trasporti dell'informatica, sanitario (in cui vi è una forte domanda), delle apparecchiature biomediche, dell'impiantistica sanitaria e così via (principalmente nel settore dell'ambiente).
La disoccupazione, il pre-pensionamento, la messa in mobilità questa volta toccano settori altamente qualificati delle imprese; quadri impiegati, tecnici, operai specializzati vengono pre-pensionati a 50 anni o messi in mobilità. Si tratta di una risorsa del Piemonte che è pazzesco congelare attraverso un sistema che sostanzialmente li emargina o li porta solo al selvaggio lavoro nero, dando un'ulteriore picconata agli equilibri della piccola industria e dell'artigianato.
Dovremo in qualche modo creare delle forme di stimolo alle vocazioni imprenditoriali che, in piccola o larga misura, possono essere presenti in queste decine e decine di migliaia di quadri, impiegati, tecnici, operai specializzati che verranno a trovarsi ancora con capacità ed energie da spendere sulla nostra regione, ma che se non trovano un contesto, un ambiente e degli stimoli particolari non si muoveranno.
Oggi - questo appariva anche nella relazione dell'Assessore - le aziende "forzano" sulla cassa inte-grazione ordinaria inattesa di capire bene come si può usare la mobilità, che potrebbe diventare un meccanismo infernale. Mettere oggi in mobilità alcune decine di migliaia di lavoratori in Piemonte vuol dire scaricare sulla comunità e sugli Enti pubblici una tragedia superiore a quella vissuta in passato.
Voglio risottolineare quindi l'utilità di una politica industriale e di una politica del lavoro correlate tra di loro a dimensione regionale, che abbiano collocazione all'interno di una progettualità. Ecco il primato dell'innovazione tecnologica, creare in Torino un forte polo di stimolo e di sviluppo della tecnologia che abbia ricaduta sulla piccola industria e sull'artigianato e non sia solo un elemento poco importante, come temo sia successo con alcuni interventi che abbiamo fatto. Ad esempio, il supercalcolatore è una bella medaglietta all'occhiello, ma non è decisiva rispetto alle esigenze del nostro apparato minore; serve probabilmente alla grande azienda che comunque avrebbe utilizzato o attivato un certo tipo di struttura di questo genere.
La Regione Piemonte ha l'opportunità non tanto di essere un semplice ammortizzatore sodale dinanzi a questa situazione, ma di intervenire correttamente per creare economie esterne di sistema, per individua-re i poli su cui concentrare le proprie risorse, per trasformare la logica della spesa, per investire di più in formazione professionale in modo diverso rispetto a quello passato, rivedendo alcune regole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara:



PRESIDENTE

FERRARA



PRESIDENTE

Ho ascoltato con molta attenzione la relazione dell'Assessore Cerchio avendo la stessa per alcuni versi una novità fortemente positiva.
Infatti, prima delle ferie, avevo letto alcune interviste rilasciate dal Presidente della Giunta ai giornali. Egli affermava che la situazione andava bene, che c'era sì una crisi congiunturale, ma meno importante e meno grave di quelle già vissute in precedenza, che non si aspettava un autunno difficile; ancora recentemente, l'abbiamo visto confermare queste posizione in un dibattito che c'è stato sulla stampa, peraltro non isolatamente ma anche con altri esponenti del suo partito.
La relazione dell'Assessore Cerchio ha dato a vedere, abbastanza chiaramente, come la situazione non sia così ciclica di una congiuntura non particolarmente favorevole, ma sia qualcosa di più profondo, di profondamente strutturale, che va a incidere, a mio giudizio in modo profondo, non sull'oggi ma sul futuro della nostra regione.
L'auto, ci ha detto Cerchio, ha i problemi che ha; lo stesso discorso vale per l'informatica, le macchine utensili e il tessile. In sostanza siamo in presenza di una crisi industriale che diventa per il Piemonte crisi di una regione, proprio perché la regione Piemonte è cresciuta su un sistema industriale, su settori industriali oramai maturi rispetto a questa grave crisi che va a colpirli.
Il Gruppo repubblicano alcuni mesi fa presentò un ordine del giorno in cui poneva esattamente questi problemi ed evidenziava una questione Piemonte, convinto che fossimo in presenza di una situazione veramente nuova per la nostra regione.
Malgrado le cose che ci dicono, la mia opinione è che gli investimenti della FIAT al sud o al di fuori dei confini siano investimenti non aggiuntivi rispetto alla produzione delle macchine ma in qualche misura in prospettiva sostitutivi. Esiste un problema di tutto l'indotto dell'auto che pure segue la stessa strada, con meno garanzie proprio per le diverse dimensioni. Il sistema dell'indotto auto va ad attraversare qualcosa di ancora più grave rispetto al sistema della grande impresa, che pur qualche ammortizzatore, qualche elemento, qualche risorsa ha per affrontare i problemi.
Dell'elettronica hanno parlato alcuni altri colleghi, mentre mi pare non sia emersa in modo particolarmente evidente la crisi del tessile. Le previsioni fatte dalla più grossa industria tessile del Piemonte (e forse non solo del Piemonte) presentano una prospettiva di non crescita nella nostra regione, anzi di una riduzione forte, fortissima (qualcuno dice totale) del sistema produttivo di questa azienda in Piemonte e in Italia; è cosa dei prossimi anni, ma rispetto a tutto questo credo occorra porsi in un'ottica diversa.
Prendiamo atto con soddisfazione del fatto che, malgrado il Presidente della Giunta non avesse questa visione così pessimistica (lui dice) - io dico realistica - della realtà, l'Assessore Cerchio oggi confermi una situazione di grave crisi non di periodo, non congiunturale, ma a livello più profondo.
Bisogna allora cercare di fare qualcosa per risolvere questi problemi occorre fare delle politiche da una parte a livello nazionale e dall'altra che investano direttamente noi.
A me fa un pochino sorridere quella vecchia polemica se il Piemonte dovesse chiedere assistenza o meno, se dovesse fare da solo senza chiedere a nessuno;, mi pare quanto meno curiosa.
Io credo che il Piemonte non debba chiedere assistenza a nessuno, ma debba porre al Governo nazionale il problema della sua regione, della Regione Piemonte, la quale oggettivamente ha delle difficoltà di grande prospettiva che devono essere affrontate. C'è un problema nazionale che deve essere affrontato e, se deve essere affrontato in termini concreti bisogna farlo con grandi risorse e disponibilità.
Per quanto riguarda il sistema dei trasporti, si parla molto dell'alta velocità. A mio giudizio, non è ancora sufficiente; noi dobbiamo creare attorno al sistema dei trasporti un sistema-Paese o, se volete, un sistema Regioni capace di portare i viaggiatori su questi trasporti veloci cercando di trovare una condizione ambientale capace di dare nuove spinte e nuove iniziative.
Non possiamo dimenticare che la Regione Piemonte, che una volta si chiamava area forte dell'Europa, oggi è area debole per quello che le sta intorno. E' la Regione più penalizzata; fuori dalle frontiere ha un paese come la Francia, che fa una concorrenza ineccepibile, ma certamente straordinaria, offrendo servizi; finanziamenti, formazione che noi non ci sogniamo neppure; ma anche all'interno del nostro paese ha situazioni meno vantaggiose.
Non parliamo della Valle d'Aosta, che ha risorse incredibili, ingiuste (su queste forse bisognerebbe porre un problema serio), ma prendiamo ad esempio altre Regioni. La stessa Lombardia, pur attraversando anch'essa un momento di crisi forte del suo sistema industriale, ha una diversificazione economica che le consente di affrontare con minor drammaticità questo problema.
Bene, allora bisogna fare qualche cosa. Quando sento dire dalla Regione Piemonte "Facciamo dei parchi tecnologici", sono per un verso molto d'accordo. Credo che la ricerca, l'innovazione, la ricerca scientifica possano essere non una torre d'avorio dove si fanno delle cose, dove si fanno delle ricerche inutili, ma un momento trainante rispetto ad una vocazione naturale del Piemonte, che è la vocazione innovativa e di tecnologia avanzata. Mi chiedo però se tutte le scelte della Regione Piemonte siano fatte in coerenza con questo; mi chiedo veramente se la grande risorsa Politecnico, che la città di Torino e il Piemonte hanno venga in prospettiva usata, prevista, dimensionata in modo tale da creare quella capacità di traino del sistema dell'innovazione.
Io non so se veramente la Regione Piemonte fa queste cose, se veramente va ad essere interlocutore autorevole con il Governo nazionale perch questo possa realizzarsi.
Ci sono, da una parte, dei problemi di ordine nazionale che devono essere trattati autorevolmente dalla Regione Piemonte; dall'altra però ci sono delle scelte che devono essere locali, regionali. A questo proposito sono d'accordo con quanto detto dai Consiglieri che mi hanno preceduto mentre sono in po' in difficoltà nel concordare con le prospettive che ci hanno dato la Giunta e l'Assessore Cerchio.
Le ragioni di debolezza della nostra Regione sono anche dovute al fatto che non si è mai creata una condizione, nella nostra regione, tale da rendere l'ambiente appetibile; non si è mai agito complessivamente sul sistema Piemonte e tutte le politiche - che una volta si chiamano del lavoro, una volta industriale o delle politiche attive, ecc. - troppo frequentemente si sono trasformate in politiche assistenziali o clientelari.
Non riesco ad individuare cose diverse rispetto ad alcune scelte che l'Assessore Cerchio ci ha indicato come strategiche. Il Fondo straordinario sull'occupazione è una scelta sbagliata, che non serve a nulla e non dà un supporto al sistema industriale.
Sul CILO, lo stesso Consigliere Marengo ha ripetuto alcune cose che io avevo detto al momento dell'approvazione della legge. C'è il CILO, c'è l'Agenzia per l'occupazione, c'è l'Osservatorio del lavoro, c'è di tutto, e il tutto serve a poco. Certamente la cosa più inutile è fare o finanziare iniziative che sono doppioni, peraltro mal riusciti, di cose che a livello nazionale già non riescono.
L'Agenzia per l'occupazione è un qualcosa che non si sa bene quale funzione abbia a livello nazionale; il CILO è la copia a livello regionale che disperdendo...



PRESIDENTE

CALLIGARO



PRESIDENTE

...Serve a dare 120 milioni all'anno al direttore.



PRESIDENTE

FERRARA



PRESIDENTE

Un'autorevole voce mi dice che l'Agenzia per l'occupazione ha l'unica funzione di dare 120 milioni al direttore. Peraltro, è vero: questo direttore non sa cosa fare; ma non c'è solo questo: se conosco bene la questione, mi pare che dia anche 60 milioni a 30 consulenti. Il CILO pero non fa nulla, e quindi mi pare inutile creare un doppione di una cosa che già livello nazionale non serve a niente.
Occorre una seria politica mirata della Regione Piemonte.
Di questo abbiamo già avuto modo di parlarne e dovremo ancora affrontare l'argomento fra qualche mese (c'è una scadenza) per esaminare un progetto complessivo.
Noi crediamo che la Regione Piemonte, la Giunta debba essere in grado di dare una prospettiva finalmente non più a pioggia, non più assistenziale, non più clientelare, ma cercare, con un grosso salto di qualità e sia pure con le scarse risorse a disposizione, di dare un quadro complessivo di supporto al sistema produttivo della nostra Regione, sia sul piano del sistema produttivo diretto sia su quello della formazione anch'essa bisognosa di un grosso salto di qualità.
Se queste cose non si faranno, credo che quel declino che qualcuno andava prevedendo per questa Regione (non certamente per responsabilità regionali) sarà certamente aiutato da una politica miope, anche della Regione Piemonte.



FOCO ANDREA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI La ringrazio, Presidente. Colleghe e colleghi, di fronte a questa crisi economica ed ai gravi riflessi occupazionali, penso che in questa sede la domanda principale da porre sia questa: la Regione sta facendo tutto quello che può per contrastare questa profonda crisi, la più profonda, alcuni dicono, del dopoguerra ad oggi? Non serve nascondere la crisi, e non serve neppure, come ha fatto oggi l'Assessore Cerchio, correre agitati dietro gli effetti di questa crisi.
Non serve nasconderla come ha fatto Brizio sino a poco tempo fa, dando buffetti e pacche tranquillizzanti sulle spalle attraverso interviste e articoli sui giornali, e non basta più neppure, Assessore Cerchio, la buona volontà di cui lei dà prova. Non serve in altre parole una Giunta scollata al proprio interno, con due facce, una tranquillizzante che tende a proporre discorsi più che generali generici, e l'altra, affannosa attivistica, che cerca di correre dietro agli effetti della crisi.
La crisi bisogna analizzarla ed affrontarla. La Regione non sta facendo le cose per la quale è nata e che sarebbero utili per attenuare gli effetti immediati della crisi, e per dame uno sbocco positivo. La crisi è grave perché è generale, investe tutti i settori economi-ci sia in Italia che in Piemonte. E' in crisi il tessile, l'auto, l'informatica, la calzatura l'edilizia al sud. è tutto un sistema economico, l'intera produzione della ricchezza, che è entrato in crisi. E crisi in tutte le aree d'Italia.
In Piemonte è crisi in diverse aree e settori produttivi. A questo si accompagna la crisi del lavoro: è crisi a due facce, entrambe preoccupanti.
E' crisi per chi ha lavoro e ne viene espulso. Viene espulsa la forza lavoro più debole nei confronti dell'apparato produttivo, quella meno qualificata, è la crisi dei lavoratori di mezza età. E crisi anche per chi è qualificato ed è giovane, che non trova posto di lavoro. I due fattori allontanamento di chi lavora e domanda di lavoro insoddisfatta, si sommano negativamente all'interno di un quadro economico preoccupante.
Questa crisi non è solo del Piemonte, o d'Italia. Va fatta una riflessione sulla crisi dell'occidente industriale, che sta crescendo non solo in Italia, ma in parti forti dell'occidente come gli Stati Uniti d'America ed altre parti dell'Europa. E una crisi che probabilmente pu essere drammatizzata da quel grande rivolgimento che è avvenuto in quella parte del continente di cui l'Europa fa parte e che giunge fino al Pacifico dove la grande organizzazione dell'Unione Sovietica ha cambiato natura politica e soprattutto economica, passando da un'economia totalmente pianificata a un altro tipo di economia che penso che non si possa ancora chiamare di mercato, così come lo intendiamo nell'occidente. E' crollata e si è dissolta una grande economia pianificata i cui contraccolpi giungono anche all'occidente industriale.
In questa situazione penso che i grandi interrogativi che la sinistra aveva posto siano tutti attuali. Cosa produrre, come creare la ricchezza con quali prodotti, con quali beni, per chi produrre, come produrre, quanto produrre sono temi forse più attuali di un tempo. Sono tutti temi di fronte alle forze politiche come pure i valori che devono presiedere all'attività di produzione.
Non credo, a questo proposito, che il problema sia quello di ricercare tra lavoratori e imprenditori dei valori comuni attorno ai quali legare chissà cosa e uscire dalla crisi. Gli imprenditori, se sono tali, devono produrre profitto e pensare a produrlo. Propongo invece, come Rifondazione Comunista, che i lavoratori individuino valori capaci di unirli in una battaglia unificante che riesca a conseguirne alcuni.
Ripropongo dal punto di vista dei lavoratori dipendenti - gli imprenditori facciano il loro mestiere se ne sono capaci - il valore della piena occupazione. Nella crisi dell'occidente industrializzato l'obiettivo della piena occupazione può unificare le forze del lavoro. Porre questo obiettivo significa toccare un tasto decisivo, quello del ruolo dello Stato di cui le Regioni fanno parte.
Penso che il ruolo dello Stato debba svilupparsi attraverso un'azione di programmazione che via via in Italia si è sempre attenuata e imbastardita. In Italia lo Stato è intervenuto nel settore dell'economia.
Pensiamo ai trasferimenti di risorse pubbliche che sono state destinate all'apparato produttivo. C'è una letteratura su questo ed è impressionante il volume delle risorse che lo Stato ha destinato al sostegno dell'attività produttiva: sono migliaia di miliardi.
Il modo in cui ha agito va criticato. I trasferimenti alle imprese sono avvenuti in base ad una sorta di "piè di lista" a discrezione delle imprese. Come produrre, quanto produrre, cosa produrre non sono state domande alle quali lo Stato abbia richiesto risposte in termini cogenti finalizzando le risorse da trasferire.
La FIAT ha ingoiato migliaia di miliardi; ciò non di meno oggi sul mercato la FIAT è affannata, anche perché i prodotti della FIAT sono in difficoltà sul mercato. E se ci stanno ancora per la quota attuale è in virtù di una sorta di protezionismo e di abitudini, che ben vengano, ma non è certo perché la FIAT abbia oggi dei prodotti di piena competitività.
Il rapporto Stato-programmazione e lo stesso rapporto pubblico-privato fanno parte di un tema che deve essere affrontato anche da questa Regione che, viceversa, non sta facendo tutto quello che deve. Le inadempienze vanno denunciate con altrettanta forza rispetto a quella usata per evidenziare la crisi. La Regione ha programmato in questi anni? No, non lo ha fatto. Il Piano regionale di sviluppo è debole e vecchio documento ancora da aggiornare. La Regione sul tenia dell'innovazione non si è impegnata e non ha assunto le responsabilità che doveva.
Ad esempio, l'Agenzia per l'innovazione, dove la Regione Piemonte ha impiegato tre miliardi del proprio bilancio, che fine ha fatto? Avevo criticato esplicitamente l'istituzione di una agenzia costruita con una legge di assoluta genericità in cui pareva che l'obiettivo da raggiungere fosse quello di creare qualche poltrona per qualcuno. Era un'agenzia senza occhi né orecchie, ben lontana dal fare quel che giustamente il Consigliere Tapparo richiamava prima: scegliere le aree e dove investire, scegliere due, tre, quattro settori in cui investire, in modo da dare un contributo specifico da parte della Regione Piemonte per affrontare la crisi.
Questo non è stato fatto. Oggi l'Assessore Cerchio ha richiamato il tema dell'informatica e della crisi dell'Olivetti. E' una crisi di settore che si inserisce in una crisi mondiale. E' una crisi di natura diversa da quella dell'auto che investe la FIAT. Ciò nonostante è una crisi di fronte alla quale affermo che la Regione Piemonte non ha fatto quanto in proprio potere non dico per risolverla, ma per contribuire a renderla meno drammatica. La Regione Piemonte continua a non istituire la Banca Dati sugli appalti che costituirebbe un intervento rilevante di investimenti nel settore dell'informatica sia a livello di hardware che a livello software.
Costituirebbe un intervento preciso di sostegno della formazione professionale.
E' una legge disattesa dal 1984; in quest'aula più volte è stata richiesta la predisposizione della Banca Dati e non è stato fatto. La Regione non è assolta di fronte alle responsabilità di questa crisi. I comportamenti della Giunta regionale sono tali per cui la crisi si aggrava.
Senza contare che la Banca Dati sugli appalti avrebbe un effetto benefico quello di controllare quanto avviene in un settore delicato della società un settore in cui gli appalti avvengono con l'erogazione di denaro pubblico, un settore in cui il buon controllo dell'esito degli appalti significa anche costi minori per la spesa pubblica e liberazione di risorse per altri settori.
Di fronte a tutto questo non si può tacere l'insufficienza da parte della Giunta. Ed ancora bisogna lavorare meglio, con ogni strumento possibile per la correzione della legge 223, ma bisogna anche non ripetere quello che è stato fatto fino a pochi giorni fa, utilizzando così malamente i fondi per lo sviluppo dell'occupazione della Comunità Europea. Questa è una responsabilità precisa della Giunta e dell'Assessore, che dimostrano in questo modo scarsa capacità di governare una crisi così difficile.
Anche sul tema dell'ambiente, che potrebbe essere uno degli elementi innovativi di un'economia piemontese, vediamo che i programmi giacciono nei cassetti. Gli strumenti capaci di avviare una grande iniziativa ambientale in Piemonte, come i piani territoriali con valenza paesistica, continuano a non essere approvati dalla Regione Piemonte. Il Piemonte resta quindi una Regione nella quale da parte della Giunta regionale o si nascondono i problemi, oppure li si rincorrono.
Ci vuole una vera svolta che la Giunta regionale penso non abbia in animo e non sia in possibilità di fare. Chiedo, quindi, su questi temi e queste proposte concrete, un pronunciamento del Consiglio regionale, sia sull'agenzia dell'innovazione, sia sulla Banca Dati degli appalti.
Quest'ultima, sia per ragioni inerenti alla crisi economica sia per ragioni di trasparenza di questo settore delicato, non può più attendere. Grazie.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.30)



< torna indietro