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Dettaglio seduta n.121 del 21/01/92 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 4) all'o.d.g. "Comunicazioni del Presidente del Consiglio", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Beltrami, Brizio, Dameri, Maccari Penasso e Porcellana.


Argomento:

Nomine


PRESIDENTE

Passiamo al punto 10) all'o.d.g. che reca: "Nomine".
Si distribuiscano le schede per la seguente nomina:


Argomento: Nomine

- Ratifica (ai sensi dell'art. 40 dello statuto) DGR n. 43-12023 del 31/12/91 "Associazione Teatro Stabile di Torino - Ente Morale. Nomina dei rappresentanti regionali assunta con i poteri del Consiglio regionale ai sensi dell'art. 40 dello Statuto".


PRESIDENTE

E' stato svoltolo scrutinio delle schede, dichiaro ratificata la deliberazione G.R. n. 43 con cui vengono nominati i signori Marchiaro Maria Laura e Streri Nello nel Consiglio di Amministrazione ed i signori Nardullo Carmine (membro effettivo) e Rosso Piero (membro supplente), nel Collegio dei Revisori dei Conti dell'Associazione Teatro Stabile.


Argomento: Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 191: "Modificazione alla LR. 21-8-1978, n. 53 Istituzione del Parco naturale della Valle del Ticino". Ordine del giorno n. 318


PRESIDENTE

Passiamo al punto 12) all'o.d.g.: "Esame progetto di legge n 191".
La parola al relatore, Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo, relatore

"Signor Presidente, in data 9/10/1991 la Giunta regionale presentava questo disegno di legge, assegnato alla II Commissione il 24 ottobre, per modificare l'art: 12 della LR 21/8/1978 n 53, al fine di aggiornare le norme vincolistiche alla luce dell'attività di ricerca e di estrazione degli idrocarburi, che interessa una parte del Parco naturale del Ticino.
Questo parco, che dopo quello del Po è l'area fluviale tutelata più estesa, del Piemonte, è collocato in posizione di cerniera tra il Piemonte e la Lombardia, estendendosi da nord a sud lungo il confine di regione. Per la sua conformazione territoriale e per le sue caratteristiche, il parco è sottoposto ad una fruizione molto diffusa ed inoltre è interessato da reti infrastrutturali e di comunicazione che riguardano le relazioni lungo l'asse Torino-Milano, unitamente ad altri elementi di interesse economico e di rilevanza, territoriale.
Nella parte lombarda del parco, ad esempio, si registra la presenza dell'aeroporto intercontinentale della Malpensa, con tutti i problemi territoriali che ne conseguono.
A questi elementi, che comportano uno stretto coordinamento normativo e gestionale tra le due sponde, piemontese e lombarda, allo scopo di difendere l'unità ambientale e paesistica della valle del Ticino, ne vanno aggiunti altri riguardanti in particolare le reti infrastrutturali aventi rilevante impatto ambientale, come quelle di trasporto degli idrocarburi che attraversano il parco.
Il ritrovamento di petrolio nell'area del parco, a.seguito delle ricerche condotte dalle società petrolifere, pone nuovi problemi al Piemonte ed alla Lombardia, poiché la rilevanza economica nazionale detta scoperta richiede di conciliare lo sfruttamen-to dei giacimenti petroliferi con un ambiente naturale, quale è quello della valle dei Ticino, senza pregiudicare il raggiungimento delle finalità previste dalla legge istitutiva del parco. Il dibattito ampio ed approfondito, che si è svolto in II Commissione sull'articolo unico del presente disegno di legge, ha messo in risalto da un lato la comune sensibilità verso la tutela delle aree naturali di maggior pregio e rilevanza e dall'altro una diversità di opinioni conseguenti a diverse valutazioni economiche ed alla proposizione di modelli di sviluppo alternativi. E' prevalsa la volontà di regolare i rapporti tra la Regione ed i soggetti interessati agli interventi collegati all'estrazione ed al trasporto degli idrocarburi, alfine di conciliare le varie esigenze nel più rigoroso rispetto delle caratteristiche naturali ed ambientali del parco. Di conseguenza viene condì viso lo strumento della convenzione tra aziende petrolifere, enti energetici e la Regione Piemonte, prevedendo di regolare i rapporti su base progettuale delle opere per garantire il minore impatto ambientale possibile e l'esecuzione di opere di miglioramento ambientale estese al territorio del parco. La normativa, che si propone, ad integrazione dell'art. 12 della legge regionale n. 53/ 78, prevede quindi la possibilità, di autorizzare la, costruzione di tali strutture ed impianti tecnologici per gli idrocarburi subordinatamente alla stipula della suddetta convenzione, previa, verifica ambientale ed autorizzazione ai sensi della Legge 8/8/85 n. 431. La II Commissione ha riformulato l'articolo unico del disegno di legge per una migliore chiarezza procedurale dell'iter autorizzativo prevedendo altresì la preventiva informazione della competente Commissione consiliare regionale data l'eccezionalità della situazione che è alla base della presente modifica alla legge istitutiva del parco della valle del Ticino. Si ritiene infine utile segnalare al Consiglio regionale il precedente costituito dalla modifica alla legge regionale n. 52/ 79, istitutiva del parco naturale delle Capanne di Marcarolo, approvata con legge regionale n. 25/85 allo scopo di consentire, in un territorio cerniera tra Piemonte e Liguria l'autorizzazione all'esecuzione di opere di interesse pubblico quali condotte per gas e liquidi, in pendenza dell'approvazione del piano dell'area a cui la legge demandava l'individuazione di tale possibilità. Si propone quindi al Consiglio regionale l'approvazione del presente disegno di legge nel testo licenziato, a maggioranza, dalla II Commissione nella seduta del 19 dicembre 91".



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GROSSO



PRESIDENTE

Si apre il dibattito.
La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Signor Presidente, il relatore Cavallera ha segnalato che il presente disegno di legge è stato oggetto di una discussione molto approfondita in Commissione. Ha omesso però di segnalare che oltre che approfondita è stata anche molto accesa ed accalorata. Pur potendo apparire, aduna lettura rapida, questo articolo unico di modifica della legge istitutiva del parco del Ticino, una norma tesa a ' garantire le cose di cui ci ha parlato il Consigliere Cavallera, cioè tesa a garantire la salvaguardia di un ambiente fluviale unico (ricordo che il Ticino è unanimemente considerato uno dei fiumi più belli d'Italia, forse il più bello d'Italia) ricordo che il Ticino è stato il primo tra i fiumi italiani ad essere oggetto di tutela anche per queste ragioni. Certamente la valle del Ticino ha caratteristiche uniche nel nostro paese per la sua straordinaria bellezza e lo stato di conservazione, pur con le compromissioni ricordate, che però riguardano l'area più larga della valle del Ticino. E' una delle poche zone dove esistono boschi ripariali di ampia estensione.
IL Consigliere Cavallera ha anche dimenticato di rilevare come esista una grande differenza fra il parco lombardo ed il parco piemontese del Ticino, pur nel coordinamento. Il parco lombardo è un parco molto esteso: teniamo conto che il solo parco lombardo del Ticino ha un'estensione pari alla meta formale delle aree protette piemontesi, come estensione in termini di ettari. Siamo non lontani dalla totalità delle aree protette piemontesi, che, se non ricordo male, sono oggi intorno ai 120.000 ettari.
Quindi, è una questione diversa, perché è un parco che contiene al proprio interno non solo la tragica questione dell'aeroporto di Malpensa, che deve anche essere esteso in maniera molto consistente nei prossimi anni, ma intere città. Contiene la città di Pavia, di Gallarate, di Busto Arsizio di Castellanza e di Legnano, quindi è evidente che è un parco che ha alcune aree soggette a tutela naturalistica e altre aree sulle quali si esercita un puro controllo urbanistico. Con questo intende garantire che l'espansione molto rapida e assolutamente disordinata avvenuta in passato in quelle aree, venga controllata, per evitare che debordino totalmente sulla valle del Ticino.
E evidente che siamo di fronte ad una tutela differenziata: ricordo però che, anche nel parco lombardo del Ticino, la tutela della valle vera e propria, quindi della parte naturalisticamente più significativa, è sottoposta a condizioni diverse di regolamentazione rispetto all'area più vasta, pur inserita nel parco.
Il nostro parco invece ha scelto una filosofia diversa, che sta dentro alla filosofia seguita dal Piemonte: quella di tutelare le aree di rilevanza naturalistica. L'unica eccezione, ma molto più limitata, è proprio quella relativa al sistema delle aree protette del Po, in cui la tutela è articolata, ma in cui comunque si è scelto in ogni caso di escludere i Comuni. Potevamo includere Torino, Chivasso, Casale, Trino tutti i Comuni rivieraschi del Po. Invece li abbiamo esclusi prediligendo il principio di tutelare le aree che hanno rilevanza naturalistica.
Allora non possiamo fare l'esempio portato nella relazione, quasi a giustificazione di questa norma, dicendo che è un parco che racchiude molte attività, perché queste sono le aree che abbiamo giudicato meritevoli di una tutela particolare, di forte rilevanza, per cui si prevede un parco recintato, quanto meno palinato, come è il caso dei nostri parchi. Questa è la prima questione.
La seconda questione che va assolutamente sollevata è che non è vero è stato corretto nella relazione, ma è stato affermato in modo diverso dalla maggioranza in sede di discussione della Commissione - che l'impatto ambientale delle infrastrutture sotterranee è cancellato nel momento in cui l'inserimento paesaggistico è fatto correttamente, ed una volta ricoperte viene ripristinata una situazione visiva corretta. Infatti soprattutto le infrastrutture che trasportano idrocarburi sono soggette a fenomeni che si conoscono tecnicamente come "microspill". Si tratta di fenomeni di microincidenti, di microperdite che possono inquinare anche gravemente il terreno, oltre a presentare fenomeni, già rilevati in loco, di modifica delle falde e quindi anche della copertura del terreno soprastante con fenomeno di prati completamente inariditi, erba che viene definitivamente bruciata, inaridita, ecc. Quindi, non si può considerare solo l'impatto visivo, ma occorre considerare l'impatto complessivo di queste infrastrutture.
Terza considerazione. Anche all'interno del pur ridotto parco piemontese, che era stato oggetto di critiche per questa sua dimensione ridotta, esistono aree di particolare valore classificate come aree di riserva naturale o di riserva naturale integrale; almeno queste, proprio per il concetto di integrale, devono essere o modificate come classificazione oppure tutelate nel loro aspetto di integralità.
Quando si dice "riserva naturale integrale" si intende nessun intervento da parte dell'uomo; quando si dice "riserva naturale non integrale" si intende il minimo possibile di intervento da parte dell'uomo.
Se ciò e assolutamente impossibile, cosa difficile perché di solito un'infrastruttura sotterranea può modificare il proprio percorso se necessario, quindi parlo solo di casi in cui fosse assolutamente impossibile preservare queste aree, almeno per queste zone andrebbe modificata la dizione.
Può sembrare una cosa poco rilevante: una volta fatto il danno ambientale, perché cambiare la dizione? Eh no! Il rispetto delle leggi (e delle norme e dei regolamenti) è importante anche da parte di chi le leggi le fa, non solo da parte degli altri cittadini. Se noi pretendiamo dagli altri soggetti istituzionali e dai cittadini il rispetto delle leggi quando diciamo "riserva naturale" o "riserva naturale integrale", cioè quando segnaliamo una volontà di tutela forte, dobbiamo dire che non siamo più in grado di assicurarla, e che quindi vi rinunciamo.
Non possiamo dire che la stiamo assicurando quando non lo facciamo.
Questo è molto grave e fa parte di un mascheramento della realtà dei fatti attraverso le parole, cosa grave proprio sul piano etico. Dobbiamo dire che cosa vogliamo; non si può governare dicendo continuamente di fare il contrario di ciò che si fa, cosa frequentissima nella prassi politica italiana.
Esistono esperienze di oleodotti inglesi dei quali sono stati modificati interi percorsi per non disturbare una colonia di uccelli marini. In Inghilterra, anzi, in Scozia, perché è nel nord dell'Inghilterra che si estrae il petrolio, hanno modificato il percorso degli oleodotti e cambiato la baia in cui arrivavano, perché cerano o delle colonie di uccelli marini che sarebbero stati disturbati oppure delle emergenze naturalistiche diverse.
Non si può quindi sostenere che va bene tutto e che si può fare qualunque cosa. Bisogna dire che non siamo più in grado di assicurare la tutela e, se siamo in grado, assicurarla. Non si può fare finta di farlo come spesso facciamo. Questo vale per molti parchi, perché ci sono segnali continui di questa tendenza ad affermare una cosa e a lasciare, in sostanza, che ne venga fatta un'altra.
L'ultima considerazione è quella che queste valutazioni non possono essere fatte caso per caso, perché si tratta di una rete, e le previsioni di intervento non sono una o due; si tratta di decine di pozzi con la corrispondente estesissima rete di oleodotti che probabilmente, alla fin fine, interes-serà tutto il parco.
Occorre quindi che ogni valutazione puntuale di impatto venga integrata da una presentazione della previsione complessiva di intervento (che esiste già), e che questa vada in Commissione; inoltre, a nostro avviso, in presenza di una richiesta rilevante, l'esame spetta al Consiglio, in modo da avere il massimo di garanzia democratica su una questione che non è piccola, perché grande è il valore naturalistico dell'area, e quindi grande deve essere l'impegno della Regione, la quale, apparentemente, è del tutto disinteressata alla questione tutela.
Avremmo preferito una formulazione che già da subito escludesse in maniera chiara, con una cartografia, le aree da considerare non toccabili.
Abbiamo sottoscritto alcune proposte avanzate in Commissione dal Consigliere Marino sulle quali siamo totalmente d'accordo; abbiamo per chiesto che l'ispezione avvenisse a cura della Commissione per avere la possibilità di prendere visione fisicamente della rete di infrastruttura proposta, e che fosse fatta prima dell'approvazione di questa legge, in modo da poterla formulare sulla base di una migliore conoscenza dei fatti.
E' vero che le leggi devono essere di carattere generale, ma qui siamo di fronte ad una legge esplicitamente fatta per consentire determinate cose, sia pure con qualche cautela. Ritenevamo valesse la pena capire esattamente che cosa ci veniva chiesto di autorizzare, e comprendere il significato vero di questa norma. Purtroppo la proposta è stata rifiutata a nostro avviso con un atto grave da parte del Presidente della Commissione e della maggioranza della Commissione.
Abbiamo quindi presentato un emendamento, anzi due; di fatto è uno che per ragioni tecniche, viene diviso perché si tratta di due frasi da collocare in due punti diversi dell'articolo unico.
Tali emendamenti ribadiscono le questioni prima elencate, e cioè: che sono autorizzabili queste infrastrutture solo a seguito di uno studio di impatto ambientale degli impianti e delle infrastrutture che consideri tutti gli impatti visibili e non visibili (aereo-sotterranei); che i progetti delle strutture e degli impianti siano accompagnati da programmi previsionali dei loro possibili sviluppi; sottoposti anch'essi a valutazione di impatto ambientale, che in ogni caso non possano essere autorizzati nelle aree classificate a riserva naturale; che l'autorizzazione sia subordinata naturalmente alla stipulazione di convenzioni (questo è previsto dal testo della legge, sentita la competente Commissione consiliare e l'Ente Parco), ma anche che, quando le strutture e gli impianti abbiano un'incidenza non marginale, l'autorizzazione debba essere deliberata dal Consiglio regionale e non possa essere data dalla Giunta sulla base del puro "sentire la Commissione consiliare".
Chiedo a tutti i Consiglieri di riflettere molto seriamente su questa questione perché, a parole, la difesa dell'ambiente interessa sempre tutti di fatti concreti che la testimonino però finora cene sono stati pochi. E non vale dire che abbiamo approvato in questo primo scorcio di legislatura parecchi parchi, perché segnalo che abbiamo solo completato con vistose riduzioni il piano dei parchi lasciato in eredità nel 1985.
Praticamente nulla - se non briciole - è stato aggiunto; parecchio è stato tolto. In termini di ettari complessivi, gli ettari tutelati oggi sono inferiori a quelli tutelati nel 1985. Non stiamo affatto avanzando a grandi passi verso la tutela del 10% del territorio regionale; stiamo avanzando a passi da gambero, ne facciamo due avanti e tre indietro. Questi sono passi indietro, anche se formalmente non sottraggono ettari al parco.
Da questo punto di vista sarebbe meglio chiarire le cose e piuttosto sottrarre qualche ettaro, ma avere ben chiaro che quelli che sono tutelati sono effettivamente tutelati perché i segnali che vengono su tutti i parchi sono di aggressione continua al parco. I parchi stanno diventando luoghi dove le amministrazioni tendono a progettare di fare tutto ciò che dà loro fastidio, che non produce rendita, e che quindi è meglio localizzare in aree che essendo già tutelate valgono meno. E' un rischio molto grave.
Queste sono aree che valgono molto, ma, per una ragione o per l'altra, la dequalificazione effettiva delle aree formalmente ancora tutelate mi pare che avanzi. Questo peraltro è uno dei casi più gravi che ci siamo trovati a discutere.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marino. Ne ha facoltà.



MARINO Massimo

La discussione sul problema delle modifiche alla legge istitutiva del parco del Ticino ci presenta una contraddizione non semplice da affrontare.
Da una parte siamo in presenza di un'area protetta, fra le più rilevanti non solo del Piemonte, che già oggi ha dovuto vedere al proprio interno e nelle zone limitrofe una serie di interventi, in special modo alcuni Insediamenti produttivi particolarmente pesanti sul piano degli effetti sull'ambiente: la presenza di cave, la presenza degli insediamenti Agip che non da oggi esistono e si stanno sviluppando nella zona, ma che già da qualche anno sono stati insediati nella zona di cui stiamo parlando.
Dall'altra parte, negli ultimissimi anni l'Agip ha verificato attraverso una progressiva analisi del sottosuolo, che la presenza di idrocarburi nella zona non era, una presenza, come inizialmente sembrava, a macchia di leopardo, ma che alla profondità di circa 6000 metri una vasta zona di alcune decine di chilometri quadrati, in parte all'interno e in parte all'esterno del parco del Ticino, sembrava essere l'unica presenza di idrocarburi. Presenza sulla quale ad oggi non è chiaro a nessuno - a me sembra neanche all'Agip - come sia possibile valutare il ricavo in termini di materie energetiche che, nel prossimi anni e nei prossimi decenni, potrà dare. Si fanno delle stime - devo dire che ne ho sentite molto diverse che dicono che nel giro di pochissimi anni da quella zona si estrarrà dal 3 al 5% dei consumi energetici totali del nostro Paese.
Quindi, è una questione da una parte interessante e dall'altra contraddittoria. Si presenta un problema: da una parte salvaguardare un'area protetta e dall'altra' dire sì, dire no, o comunque precisare in quale forma si va ad estrarre una parte significativa di risorse energetiche del Paese.
Rispetto a questa contraddizione pesante, voglio dire alcune cose per quello che oggi è possibile alla luce di ciò che è avvenuto negli ultimi anni, e alla luce del dibattito che nell'ultima fase si è un po' scaldato in Commissione, soprattutto alla luce del fatto che la modifica della legge istitutiva apre la strada a questo progetto, ma così com'è non definisce e non garantisce a nessuno (né a questo Consiglio, né, a mio parere, alla stessa Giunta e all'Assessore) la possibilità di controllare con precisione in che modo gli eventuali interventi vengano fatti.
Segnalo, prima di entrare nel merito della legge, una cosa apparentemente collaterale: quando negli ultimi mesi abbiamo dibattuto delle questioni energetiche e, in particolare, delle leggi 9 e 10 riguardanti il piano di intervento per fuso razionale e il risparmio energetico nella nostra regione, non è stata presa in considerazione dall'Assessore Vetrino, o comunque da coloro che hanno steso il piano, la presenza di idrocarburi, che già oggi vengono estratti e che, nel giro di tempo breve, verranno estratti in quell'area e che modificano fra l'altro anche le ipotesi o i bilanci energetici di tipo regionale che l'Assessore ci ha presentato.
Come sapete io e anche altri in quest'aula non condividiamo la logica dei bilanci energetici di tipo regionale, ma nel momento in cui questo viene fatto, ritengo che si dovrebbe tenere conto di una risorsa che c'è, e comunque ci sarà in tempi brevi, che modifica drasticamente un bilancio di quel genere.
Detto questo, concordo in buona parte con l'intervento della collega Bresso, in particolare su un nodo: o la Regione e l'Assessore si attrezzano per definire un percorso preciso attraverso il quale si costruisce una convenzione, e attraverso il quale si stabiliscono gli strumenti che, fase per fase, permettono un controllo della Regione su quello che l'Agip fa oppure c'è il rischio di cadere in una convenzione, in una ipotesi, in un grosso documento di decine e centinaia di pagine. Io sono in possesso di quello steso dal Parco del Ticino Lombardo già dal 1989, e devo dire che si tratta di un lavoro molto interessante. Il problema è di capire se la Regione si attrezza per controllare momento per momento quello che l'Agip intende fare, perché ritengo che oggi né noi, né l'Assessore, né l'Agip stesso è in grado di definire con precisione qual sia il numero, la quantità, la qualità degli interventi che intende fare rispetto alla costruzione di nuovi pozzi di estrazione e di tutte le infrastrutture collaterali. Questa è la situazione.
Ritengo positivo che dopo il dibattito in Commissione siano cambiate alcune parole: per esempio, che ci sia la parola "convenzioni" invece di "convenzione", nel senso che se da una parte è necessario definire una specie di procedura quadro nel rapporto fra la Regione e l'Agip, dall'altra va definita con precisione una modalità di controllo della Regione che deve svolgersi intervento per intervento, rispetto alle zone del parco in cui l'intervento viene o verrà fatto fra un anno, fra due o fra cinque anni.
Condivido sia le osservazioni fatte dalla collega Bresso sia lo spirito del primo e del secondo emendamento, cioè che la Regione deve, prima di tutto definire se ci sono delle zone del parco (per esempio quelle a riserva naturale) sulle quali comunque è precluso, per quello che è competenza della Regione, l'intervento dell'Agip.
Questa è la prima questione. Occorre, quindi, definire prima di tutto che ci sono zone del parco sulle quali il rapporto costi ambientali benefici energetici deve far prevalere in ogni caso la logica della difesa ambientale. Occorre inoltre prevedere con precisione - anche alla luce dell'esperienza fatta sino ad oggi - fase per fase, intervento per intervento, quali sono le modalità ed i tempi del ripristino ambientale.
Sulla base dell'esperienza fatta fino ad oggi - mi riferisco in particolare a fatti che l'Assessore conosce molto meglio di me, situazioni di rapporti difficili fra l'Agip e alcuni Comuni, in particolare quello di Romentino - l'Agip deve garantire che ogni intervento abbia un percorso chiaro e preciso, al termine del quale ci sia un'azione precisa di ripristino ambientale che non può essere rimandato ad un futuro imprecisato.
Detto questo, e verificato che il dibattito in Commissione nella fase finale è stato lungo, ma soprattutto un po' acceso, ripropongo alcune questioni che di per sé non modificano la struttura della legge, ma lasciano aperto un percorso di informazione, attenzione e controllo anche della Commissione competente. Sono questioni che lanciano un messaggio all'Agip in base al fatto che la situazione è per lo meno di carattere regionale, rispetto alla quale la Regione e il Consiglio regionale nel suo insieme lasciano delle porte aperte per andare a verificare la reale dimensione degli interventi.
Conosco bene i limiti dell'ordine del giorno che abbiamo presentato, ma mi preoccupa il fatto che si parli oggi della questione dell'Agip e poi magari, non se ne parli più per due anni.
La richiesta dell'ordine del giorno, oltre a cose che ho già detto ripropone quanto in Commissione è stato proposto e, seppure con qualche fraintendimento, rifiutato. E' stato stabilito, da una parte, che la Commissione in tempi brevi - do per scontato che l'Assessore conosca e abbia visto con i propri occhi cosa sono le trivellazioni dell'Agip e le infrastrutture collegate, dentro e fuori al parco; vada a vedere qual è l'impatto ambientale reale, non solo e non tanto dei pozzi, ma soprattutto dell'insieme delle infrastrutture collegate all'estrazione. Dall'altra, che la Commissione (a me sembra l'organismo più idoneo), in tempi brevi, visto che prima di votare questa legge non è stato possibile farlo, incontri l'Agip e abbia dalla stessa una valutazione un po' più precisa di quella che ho io (ma credo anche l'insieme di questo Consiglio) su quali siano i progetti reali dell'Agip e le tappe attraverso le quali si vuole sviluppare il progetto di estrazione e quali gli impegni concreti, pubblici che essa prende rispetto alle iniziative di ripristino.
Ritengo questa questione limitata, ma importante, perché sappiamo che per la Regione: un intervento dell'Agip come questo ha qualche ritorno.
L'Agip sicuramente è disponibile a favorire gli interventi che intende fare nella zona del parco. Non faccio una dichiarazione di voto, perché ritengo si debba verificare la risposta dell'Assessore ai due emendamenti presentati dai colleghi Bresso, Rivalta ed altri, che condivido forse più nello spirito con cui sono presentati che nella proposta precisa a cui portano.
Mi riservo quindi di esprimere un voto a seconda dell'accettazione delle richieste fatte attraverso l'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Zacchera. Ne ha facoltà.



ZACCHERA Marco

La questione può essere affrontata schematicamente in alcuni punti e per non tediare il Consiglio posso anche sintetizzarli. Il primo è un discorso di importanza e rilevanza del problema della convenzione, e ritengo positivo che sia tornato l'Assessore all'ambiente perché su questa partita si giocano cose di una certa importanza. Il discorso introduttivo è quindi il problema della convenzione, soprattutto nei rapporti tra l'Agip o altre società che potrebbero in futuro intervenire dal punto di vista dell'estrazione mineraria, ed il pubblico.
Quando si parla di ricerca di petrolio si mette in campo un'enorme quantità di soldi e i soldi hanno sempre un'estrema importanza e rilevanza.
Il rischio che temo è che, davanti ad un'ingente massa di quattrini mossa dall'operazione di rischio, cioè dalla ricerca del giacimento in questo caso trovato nel suo sfruttamento, la controparte pubblica diventi debole o, magari nelle sue parti peggiori, "sensibile" (e nella parola sensibile tutti ci mettono il significato che vogliono) alle obiettive necessità delle compagnie petrolifere.
Quindi il discorso da tenere ben chiaro è sin dove deve arrivare il pubblico e dove invece il privato, evitare quindi spostamenti di campo che potrebbero essere negativi.
Ciò premesso, bisogna affrontare a fondo questa partita, poich trattiamo uno dei parchi più importanti della nostra regione, con il pubblico in una posizione di forza; non serve a nulla se, nei confronti dell'Agip (che è un colosso, economico-organizzativo-politico), il pubblico in generale e specificatamente in questo caso la Regione si porti in una posizione di debolezza.
Secondo me urla posizione di forza la si acquista solo mollando piano le proprie carte in mano e quindi, in sede di convenzione, esaminando molto lentamente le necessità che l'Agip ha ed avrà per poter utilizzare il giacimento.
Tutte le cose che cediamo in prima battuta saranno sempre più difficili da recuperare in un secondo tempo. Tutte le questioni che facciamo adesso ci permetteranno di avere in futuro maggiore forza. Di qui l'invito alla Regione a tenere fermo armassimo Il proprio punto di vista nei confronti della controparte e giocare bene la carta della convenzione. Mi sembra condivisibile il disegno di legge n. 191 in discussione, ma è il contenuto della convenzione l'importanza e il nocciolo del problema. Se all'interno della convenzione diamo all'Agip strumenti eccessivi, andiamo a limitare l'importanza del parco e soprattutto andiamo, in futuro, a compromettercelo.
Per non ripetere cose dette da altri colleghi, sottolineo al Consiglio due altri aspetti molto importanti per quanto riguarda l'inquinamento e più in generale, i rischi e pericoli che nessuno vuole e sui quali nessuno neanche l'Agip, tenta di abusare, ma che in prospettiva, volente o nolente l'Agip, si possono verificare.
Primo aspetto: il ritorno sul territorio. Se nei confronti dell'Agip la Regione è debole o potenzialmente debole, debolissimi sono i Comuni del parco, i quali sono più sensibili a questi investimenti perché spesso non hanno o non sempre possono avere una "mentalità ecologica", ma soprattutto perché sono molto più sensibili al discorso "contratti con l'Agip".
Personalmente, parlando anche con imprenditori di quella zona, ho avuto modo di vedere come l'Agip sia già partita con la stagione dei contratti dicendo (scusate i termini, ma questa è la realtà): "Non rompetemi le scatole. Do l'appalto dalla bulloneria alla stesura dei tubi, alla sistemazione del terreno che ho dissestato, all'acquisizione dei metri quadri necessari per fare non solo i pozzi, ma anche tutte le strutture che ci sono intorno..." Se si procede in ordine sparso sul territorio, cioè se i singoli Comuni, la Provincia di Novara e l'Ente Parco (in questo caso) vanno divisi al confronto con l'Agip, si è o si rischia di essere perdenti. Per evitare questo la Regione deve tenere in mano le proprie carte e giocare tutto nel discorso della convenzione; ciò tenendo presente un altro grave pericolo ovvero che l'inquinamento non si vede.
Un pozzo che brucia lo si vede, lo si sente, lo si conosce, va in televisione; una perforazione mal riuscita (è già accaduto) non si vede.
L'atrazina che ritroviamo a 40 metri di profondità, perché tramite le risaie va nella falda profonda, non si vede ma c'è. I buchi fatti a centinaia dall'Agip - sembra, io non lo so ed è una domanda che pongo - per trovare prima il giacimento e poi il suo confine hanno perforato i terreni impermeabili delle risaie in profondità, mettendo in collegamento la falda superficiale con quella profonda: di conseguenza, tramite quei fori, i veleni che girano per le risaie, a cominciare dall'atrazina, sono penetrati in profondità e li ritroviamo poi a decine di chilometri di distanza, a valle.
Penso che queste cose siano vere: d'altronde, leggendo le notizie stampa, non è necessario essere un tecnico in materia per capire che ci rappresenta un pericolo strisciante, un rischio a cui tutti siamo andati incontro e a cui potremo ancora di più andare incontro in futuro senza che la cosa faccia notizia, senza che venga visibilmente all'attenzione del pubblico.
Questo è un rischio; come affrontiamo allora il discorso della convenzione? Io ho letto i due emendamenti presentati dai colleghi del PDS sul secondo direi che non è il caso di passare, per ogni autorizzazione attraverso il Consiglio regionale, altrimenti rischiamo di svilire il Consiglio regionale in situazioni o in cose tecniche di cui non siamo competenti.
Ritengo invece che il primo emendamento, di maggiore cautela nell'approvazione generale della legge, nel senso di introdurre ulteriori barriere alla stesura della convenzione o per lo meno un ispessimento della stessa, sia in buona parte condivisibile da tutti.
A proposito di convenzioni (magari all'interno di una convenzione generale), ritengo pienamente condivisibile il contenuto dell'ordine del giorno a firma dei Consiglieri Marino ed altri. E' importante cominciare a mettere delle paline di confine all'Agip: se non poniamo delle limitazioni terno che nel giro di un decennio il Parco del Ticino rischi pian piano di sparire. Nell'ottica del progresso in senso deteriore, cioè della necessità disperata del nostro Paese di avere fonti energetiche proprie, non dipendenti dall'estero, terno ché di fatto saremo portati a concedere sempre di più.
Quindi è importante cominciare a stabilire fin da ora dei punti fermi: in alcune zone, volenti o nolenti, non si entra. In caso contrario, fra qualche tempo il Parco del Ticino diventerà tutta una tubazione; questo è un rischio che nessuno vuole correre e rispetto al quale oggi occorre mettere, appunto, delle paline di confine.
Chiedo all'Assessore se, all'interno di una gene-rica approvazione al disegno di legge regionale, non sia possibile recuperare alcune parti dell'emendamento più lungo, il n. 1: secondo me queste hanno una loro validità e possono ricompattare il fronte pubblico nei confronti di una controparte privata estremamente potente e che dispone di fondi finanziari quasi illimitati, ai quali poi si può essere più o meno sensibili.
Con questo; mi sembra di aver portato un certo contributo al dibattito.
Queste cose, se non altro come novarese, andavano dette.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

La proposta di modifica alla legge che istituisce il Parco del Ticino deriva da un fatto molto semplice: lungo il Ticino c'è il petrolio. Lungo il Ticino c'è anche un parco. Il parco sta sopra il petrolio: il problema è tutto qui.
Di fronte a questo problema si potevano prendere due strade; la strada scelta dalla Giunta regionale crea in me qualche perplessità perché mi sembra che presupponga la possibilità di tenere insieme le due cose, di non compiere alcuna rinuncia, di "salvare capra e cavoli", di tenere insieme tutto, diavolo e acqua santa.
Su quale sia, tra il petrolio e il parco, il diavolo o l'acqua santa si può ancora discutere. Io penso che per taluni il diavolo sia il petrolio e l'acqua santa sia il parco. C'è però una parte della società che ragiona diversamente, per la quale il diavolo è il parco e l'acqua santa è il petrolio. Quest'ultima parte della società, quella che tra i due elementi considera prevalente quello ad alto contenuto economico, il petrolio, nella storia del mondo, tante volte è stata la parte sociale che ha prevalso e determinato la soluzione del conflitto, stabilendo chi fosse il diavolo, o comunque l'elemento da rimuovere, e l'acqua santa, l'elemento da valorizzare. In poche parole, vincere contro il petrolio è difficile, non mi dilungo su questo.
Di fronte a questo problema, la strada scelta dalla Giunta è quella di non prenderlo di petto: c'è un parco, ma sotto c'è il petrolio. Sarebbe stato opportuno seguire una linea con la quale pretendere e ottenere innanzitutto da chi il petrolio lo deve cercare, stimare ed eventualmente estrarre - chiarezza di programmi e di informazione, e sin tanto che questa chiarezza non fosse stata fatta, mantenere la legge del parco a tutela degli ambienti esistenti. La questione è che c'è una ricchezza costituita dal petrolio nel sottosuolo. Occorre verificare costi, benefici e sistemi di valore. Questa fonte energetica è di rilevanza tale da mettere in discussione in parte il precedente programma che tutelava le sponde del Ticino con un grande parco? Sarebbe una strada con il pregio di porre il problema in modo chiaro, semplice e responsabile.
La strada che avete scelto mi sembra invece che eluda questo problema.
Con questa modificazione l'Agip non si trova di fronte una Regione forte perché deve ancora decidere il da farsi all'interno del parco. Purtroppo l'Agip si troverà di fronte una Regione che ha disposto in una legge la possibilità di lavorare all'interno del parco per la ricerca petrolifera con una dizione di legge che lascia aperta anche la prassi pericolosa del caso per caso.
Nella legge si dice che si faranno delle convenzioni. Certo, ma le convenzioni possono nascere per interventi minuti che si susseguono nel tempo. Con questa legge si darà modo all'Agip di arrivare di volta Involta con piccole proposte di interventi infrastrutturali per la ricerca e di doverli autorizzare. Questo è l'elemento di maggiore preoccupazione: la Regione sarà più disarmata nei confronti dell'Agip.
Penso, invece, che il nostro compito dovrebbe essere quello di dire chiaramente, anche con le leggi, all'Agip che essa deve rendere conto alla comunità regionale dei suoi programmi. Sappiamo quanto sia difficile per la Regione trattare con questi grandi enti pubblici, abbiamo visto con l'Enel come vanno le cose. L'Agip e un'altra di queste grandi industrie pubbliche che non devono poter agire sul territorio a loro piacimento, solo perch pubbliche. Ci sono degli interessi delle comunità locali che devono essere garantiti. La Regione, condivido quanto diceva il collega Zacchera, è l'unica istituzione che può fare questo, perché i Comuni presi uno per uno sono indeboliti di fronte a questo gigante che gestisce risorse enormi capaci di spazzare via qualsiasi tipo di opposizione.
Quindi, ritengo che sia gli emendamenti presentati dai colleghi, sia l'ordine del giorno del Consigliere Marino rappresentano delle modifiche che cercano di limitare i danni, e permettono un'iniziativa che doveva assumere il Consiglio regionale prima di modificare questa legge e che purtroppo avverrà dopo aver approvato una legge che la inficerà in parte.
Per questo motivo attendo - come altri colleghi - le risposte dell'Assessore, ma esprimo sin d'ora delle fortissime perplessità sulla filosofia con cui la Giunta regionale ha affrontato un problema che sappiamo bene, quando si è posto nel mondo di solito è stato risolto in un modo solo: ha vinto il petrolio.
Pensavo che la Regione Piemonte potesse in questa occasione porre la questione in termini più netti e permanere in una situazione di forza che inducesse all'Agip a rendere conto di tutto quello che sa e che vuole fare prima di toccare in alcun modo il parco.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

Inizio il mio intervento con una battuta: qualche anno fa, quando stavo facendo le analisi sull'attività pianificatoria soprattutto dei parchi, ero stato a fare un lavoro di studio su Portofino. Il Presidente del parco mi ha detto: "Siete strani voi piemontesi, perché avete un parco all'interno del quale esistono dei pozzi petroliferi". Ho trovato difficile riuscire a motivare le ragioni di quella scelta e giustificare questa strana situazione.
Oggi si ripresenta, in modo diverso, questo problema all'interno del Consiglio regionale, e tuttora ritengo difficile trovare una risposta chiara che ci liberi da ogni dubbio su infrastrutture di questo tipo e sul mantenimento di un'area protetta. I dubbi che già il Consigliere Chiezzi avanzava, e che anche noi abbiamo riportato in Commissione riguardano se abbia senso accettare, seppur non venga fatto direttamente con questa modifica, il presupposto che all'interno di questa area protetta del Parco Naturale della Valle del Ticino si possano realizzare altri impianti di estrazione del petrolio, e che questo non diventi un presupposto diseducativo, per un certo versante, e per un altro non diventi uno stimolo affinché altri enti, che hanno una rilevanza analoga sul piano nazionale e che si propongono rispetto ad un bene collettivo superiore, possano avanzare analoghe richieste in altri luoghi, cioè in altre aree protette.
Questo grosso dubbio permane, e i ragionamenti fatti non sono riusciti a farcelo superare, tanto più che anche le soluzioni positive proposte con gli emendamenti presentati dal PCI-PDS ripropongono un discorso per noi comunque limitato, che è quello dello studio dell'impatto ambientale.
Riteniamo che il fulcro dovrebbe essere quello della pianificazione, cioè la capacità di prevedere fin da subito i limiti di trasformabilità attraverso l'analisi puntuale dei valori e dei limiti di sopportazione dell'ecosistema, anche secondo la logica dello sfruttamento limitato delle risorse esistenti e dell'incidenza che questo sfruttamento ha con il proseguire di determinate attività.
Ricadere nella soluzione di richiamare la valutazione d'impatto ambientale talvolta può voler dire trovare lo strumento che legittima scelte già di fatto assunte.
Queste sono le grosse perplessità, ricordando anche quello che è emerso in questi primi momenti d'ingresso dell'Agip Petrolio all'interno dell'area parco, come ad esempio la sollevazione degli agricoltori, i quali facevano presente la possibile incidenza sulle falde acquifere, da una parte perla modifica delle relazioni tra la falda superficiale e quella profonda e con la probabile impossibilità di recuperare le acque necessarie per continuare le attività agricole principalmente quelle delle marcite e quelle della monocultura del riso, e dall'altra parte - altro grosso problema che è proprio di tutta quella zona - per l'inquinamento elevato già esistente nelle acque potabili che comportano soluzioni complicate a cui si aggiunge anche il degrado dell'assetto vegetativo dovuto alle piogge acide.
Tutto questo ci porterebbe a fare un ragionamento più complesso su una scelta di fondo, che non è tanto quella di chiedersi quali siano le strade migliori per avere tutti gli elementi, e valutare di volta in volta un progetto complessivo che l'Agip potrebbe e dovrebbe consegnare per poter capire realmente il numero dei pozzi, la loro collocazione, l'incidenza di queste infrastrutture, che dovrebbero essere realizzate per rendere accessibili i luoghi. Al di là di questo, il nodo fondamentale, è se sia accettabile o meno, su un piano culturale e sul piano generale, che all'interno di un parco esistano infrastrutture di questo tipo, e fino a che punto le stesse siano in contraddizione con una politica che porta a difendere e a valorizzare alcuni luoghi, concretizzandola attraverso l'istituzione di aree protette. Per noi questo problema, che riteniamo essenziale, permane; ciò non toglie gli emendamenti proposti dal Gruppo PDS migliorativi rispetto alla proposta fatta dall'Assessorato. A seguito del confronto che ci sarà, esprimeremo la nostra posizione definitiva sull'articolo.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Ritengo che le questioni essenziali siano state già affrontate negli interventi di chi mi ha preceduto. Vorrei comunque sottolineare un aspetto che assume, per il suo peso e la sua dimensione nei confronti e in contrasto con i problemi della tutela ambientale, un significato forse nodale nella politica dei parchi che la Regione, ormai da quindici anni sta conducendo. Nel corso di questi quindici anni la linea costante, se non forse assoluta, ma certo caratterizzante la posizione della Regione, è stata quella di cercare di tenere dentro le aree parco delle situazioni non propriamente compatibili con la tutela, ma che per il loro impatto con le aree tutelate potevano, tutto sommato all'interno di un'azione di governo essere controllate e, in qualche misura, essere sopportate dall'area tutelata. Oggi ci troviamo di fronte ad un possibile impatto. Dico possibile perché non lo conosciamo né dal punto di vista qualitativo né dal punto di vista quantitativo. Abbiamo chiesto in Commissione di essere informati al riguardo di ciò che può succedere in caso di estrazione di petrolio nelle aree in cui questa attività si svolge sul suolo, nell'aria ma anche nel sottosuolo. Siamo appena a valle di una prima fase di ricerca e non conosciamo le potenzialità del deposito petrolifero nella valle del Ticino. Ormai si sono avviate le prime perforazioni, sono stati impiantati i primi posti di estrazione, ma l'operazione non è affatto conclusa. Ci possiamo trovare di fronte ad una situazione della quale non conosciamo neppure la dimensione. Quindi, ci troviamo di fronte all'avvio di un processo di grandi dimensioni e di grande incidenza sull'ambiente con capacità di un suo forte degrado sotto il profilo dell'inquinamento chimico, dell'inquinamento da gas e dell'inquinamento paesistico e ambientale.
Mi sembra che sia la prima volta, nel corso della nostra esperienza che emerge il problema dirompente dei limiti entro i quali un'azione di tutela ambientale e naturalistica può sopportare, può rendere compatibile a questa finalità la presenza di attività antropiche, economiche e produttive in particolare. E' un problema che la Regione Piemonte dovrebbe affrontare senza reticenze e senza infingimenti. Credo che ci siano situazioni in cui o si svolge un'azione di tutela ambientale-naturalistica propria di un parco, oppure, di fronte ad incompatibilità palesi, bisogna porsi il problema della scelta: l'azione di tutela è un'azione che può conservare il Parco, al contrario, questo deve essere lasciato abbandonato in alternativa di una ragione di carattere economico-produttivo. Ciò non significa che nessuna attenzione territoriale può essere posta; al contrario va posta come per qualsiasi attività che si svolge sul territorio.
D'altra parte, la politica-urbanistica in questo senso ha proprio una sua ragione di essere e di continuare ad esistere. Infatti, l'attività economica e produttiva può porsi - e questo mi sembra uno dei casi- come alternativa vincente rispetto ad un'azione di tutela che abbia le caratteristiche proprie dell'istituzione di un parco e della sua gestione.
Dico questo perché mi sembra che nella proposta di legge della Giunta regionale ci sia un presupposto di base che è il convincimento che pu essere reso compatibile all'attività di estrazione con la presenza di un parco. Molti degli interventi, che pur condivido, danno per scontato che questo sia raggiungibile attraverso un atteggiamento ammini-strativo della Giunta regionale, da parte dell'Assessore competente, del Direttore del settore, o attraverso un atteggiamento del Consiglio regionale.
Ritengo invece che dovremmo incominciare a ragionare sulla natura di quello che sta succedendo al parco del Ticino, dove il problema non è la presenza dell'attraversamento di un oleodotto o di un metanodotto già costruiti in questi ultimi decenni, l'oleodotto è una struttura energetica che attraversa, passa. Qui siamo, invece, in presenza dell'avvio di un'attività che, nella misura in cui la consideriamo di fatto compatibile perché la vediamo oggi come un'iniziativa limitata, si espanderà in un modo tale che non saremo più in grado di fermare.
Credo quindi che dobbiamo porci, fin da oggi, il problema culturale e anche di onestà verso l'istituzione che rappresentiamo, verso chi crede alla politica di tutela dei cittadini stessi, come fatto che possa non essere troppo contraddittorio con il significato delle parole. Se su quell'area l'Agip, a partire dalle prime convenzioni che potranno essere stipulate dalla Regione Piemonte, incomincerà a costruire pozzi di petrolio, e ci troveremo di fronte a una potenzialità di sfruttamento, come quella che richiamava il Consigliere Marino, probabilmente saremo sottoposti ad un'operazione che snaturerà completamente il carattere di parco di questa valle. Faremo un'operazione mistificatrice, facendo credere che possano convivere un parco di pozzi petroliferi con un parco naturalistico: non sarà vero.
Se il parco di estrazione si estenderà nella valle del Ticino non sarà possibile rendere compatibile l'esistenza dei due parchi. Faremo quindi una cattiva operazione culturale oltreché politico-istituzionale; invece di fare, attraverso la politica dei parchi, un'operazione culturale di attenzione alla natura, faremo l'operazione contraria: un'operazione che avrà come caratteristica quella di aver messo paline di indicazione di parco naturale ad un'area che non lo sarà più e che avrà caratteristiche di parco petrolifero.
Alla questione dobbiamo pensare fin d'ora, mettendo in evidenza il possibile contrasto tra la difesa ambientale e naturalistica e l'estrazione del petrolio. Se contrasto c'è, è bene che venga fuori, che lo si rilevi e lo si prenda in considerazione immediatamente.
Naturalmente non ho in tasca la soluzione di questa contraddizione: chiedo però che nei rapporti con l'Agip la si faccia emergere fin d'ora.
L'Agip ci deve informare sui suoi programmi futuri e non solo su quelli immediati; ci deve dire quali sono i programmi certi e quali quelli possibili: sicuramente è già a conoscenza delle potenzialità di giacimento petrolifero, sotto le valli del Ticino e avrà già messo In campo possibili programmi di sfruttamento a lungo periodo possibili con l'espansione del numero dei pozzi petroliferi e la loro dislocazione lungo la valle.
Ritengo si sarebbe dovuta far emergere la questione prima di darsi uno strumento per gestire i rapporti con l'Agip. A mio parere la soluzione di un possibile contrasto tra tutela ambientale e sfruttamento del petrolio è assai difficile; personalmente sono propenso a privilegiare sempre e comunque l'ambiente come linea di principio, ma so benissimo che in un Paese come il nostro, di fronte ad un giacimento di petrolio, si perforerebbe persino piazza San Pietro! Non faro del moralismo o della critica su posizioni di costume e di cultura; quello della coesistenza di petrolio e parco del Ticino è un problema reale, da affrontare immediatamente: sarebbe bene che non ce lo nascondessimo.
Se il contrasto fosse troppo forte dovremmo scegliere - ecco un momento di decisione reale - tra una linea d'azione per tutelare l'ambiente naturale, mettendo o cercando di mettere da parte l'ipotesi dell'estrazione del petrolio - ipotesi a mio avviso senza grande possibilità di successo e l'estrazione stessa. In quest'ultima ipotesi dovremo dire che quello del Ticino è un parco che ha svolto una sua funzione nel corso di 14/ 15 anni ma che il suo futuro è un'altra questione.
La ricerca di una chiarezza di questo genere mi pare importante; senza chiarezza fra ambiente e produzione, rischiamo di non trovare soluzioni linee di possibile compatibilità, atteggiamenti che leghino i due problemi salvando entrambe le questioni. Rischiamo invece di introdurre una linea mistificante, che pensa di salvare e tutelare l'ambiente con un'etichetta di "parco naturale", creando in realtà una cosa ben diversa, ovvero un parco di natura petrolifera in un parco naturalistico.
Sollecito l'Assessore Nerviani, sempre molto efficiente - sicuramente un pregio - a non correre troppo in fretta. In questo caso, infatti correndo troppo in fretta, senza aver ben approfondito i problemi, si rischia di incamminarsi su una strada senza ritorno, che ci ricadrà addosso.
Se fosse possibile - lo accenno verbalmente poiché non ho presentato alcun ordine del giorno In questo senso, dato che non credo che le mie parole siano andate al di là delle mie orecchie in una qualche azione di convinzione di altri Consiglieri - aspetterei prima di approvare questa legge, in modo da ricevere dall'Agip ogni informazione necessaria per un'esplorazione completa del problema.
Se la legge verrà votata stasera, sosterrò gli emendamenti che abbiamo presentato non solo perché vanno nella direzione di accentuare il tentativo di tutela ambientale, ma anche perché una Giunta regionale ed un Assessore che devono rapportarsi ad un ente come l'Agip su uri problema di interesse non particolare, del singolo imprenditore, ma di interesse generale come quello dell'estrazione di una materia prima, saranno più forti e più controllati nella loro azione se, a partire da questa legge, le convenzioni con l'Agip non procederanno caso per caso e sporadicamente ma G una visione generale di quanto verrà fatto nei prossimi anni, e se le valutazioni d'impatto ambientale e i termini della convenzione non saranno decisi soltanto dalla Giunta, ma verranno in Consiglio regionale. In tal caso ritengo che la contrattazione sarà più forte.
Se questi emendamenti non saranno accettati, se la Giunta e l'Assessore non assumeranno la posizione del Consiglio regionale come una propria posi zione di forza nei rapporti con l'Agip per assumerne altre, su piani burocratici di puro convenzionamento il rapporto tra Agip e Regione sarà più debole e la difficoltà di chiarire il problema tra petrolio e ambiente natura e la possibilità, nel caso in cui ci siano condizioni di compatibilità, di imporre e di far assumere le linee di compatibilità più opportune sarà assai difficile, forse senza successo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, mi pare che debba essere tenuta In forte considerazione dall'Assessore la raccomandazione fatta dal collega Rivalta in ordine all'esigenza di non assumere solo una decisione ma di avviare un processo di verifica puntuale - direi quotidiana - su questa vicenda con il nostro interlocutore; ovvero l'Agip.
Solo con questo tipo di approccio la decisione che prendiamo non sarà un azzardo, ma l'avvio di un approfondimento che ci può portare, a mio modo di vedere, non ad una scelta tra una soluzione o l'altra, ma ad una soluzione intermedia che potrebbe essere la più stimolante.
In sostanza è una scommessa, quella di dimostrare che anche nelle realtà più sofisticate è possibile conciliare la presenza dell'uomo nella sua modernità e nelle sue esigenze con la tutela del quadro ambientale. Se riflettiamo, questa scommessa è in fondo la filosofia di tutta la politica dei parchi regionali, che non sono nati come strumenti di tutela e di conservazione; la tutela di conservazione per i beni assoluti attiene strettamente alla politica dei parchi nazionali.
Quella che abbiamo avviato con le nostre leggi è una tutela - e qualche volta più che una tutela solo un ripristino e un investimento per la costruzione o la ricostruzione di condizioni ambientali significative all'interno della quale la presenza dell'uomo è riconosciuta come elemento portante, e non come elemento estraneo e distorcente. Paradossalmente potremmo immaginare che la scommessa delle nostre leggi sia proprio quella di dimostrare che la presenza dell'uomo è un elemento costruttivo dell'ambiente naturale al quale siamo abituati in Piemonte, in cui l'antropizzazione è elemento qualificante e significativo.
Immaginiamo il nostro Piemonte improvvisamente mutilato di Exilles, che è pure un fatto straordinario, lacerante rispetto alla mentalità e alla cultura degli uomini del tempo; immaginiamolo amputato di Rivoli. Il Borgo di Rivoli alcuni secoli fa probabilmente ha visto questa costruzione come una provocazione e una rottura del proprio habitat: adesso ne diventa uno degli elementi significativi.
Il Castello di Grinzane, in mezzo alle vigne, è una bellissima costruzione che è diventata un fatto che sta all'interno dei contorni e della nostra vita.
Quindi, sono d'accordo nell'immaginare, collega Rivalta, che l'Assessore al quale va l'apprezzamento di tutto il Consiglio soprattutto per le sue capacità, al di là di quello che scriviamo ed emendiamo - colga questa scommessa. La scommessa è quella di sapere e di poter verificare fino in fondo che l'intervento abbia un minimo di motivazione economica, e quando questa ci sia, in rapporto alla motivazione - non il prezzo da pagare, perché non ritengo che sia questo il problema-fare in modo che gli interventi da praticare sul territorio si concilino con la natura.
Non è un problema di rinunciare o di prezzi da pagare, ma di iniziative da attivare. La politica del parco non è una politica di tutela, ma è una politica attiva di intervento.
Quindi il Gruppo liberale, su questo, soprattutto in relazione alla stima che ha per l'Assessore, è abbastanza sereno nell'esprimere il proprio giudizio. Ma paradossalmente, se anche dovessimo immaginare che, rispetto a questo quadro ambientale sicuramente così significativo, dovessero realizzarsi delle novità di qualche rilievo, ho l'impressione che dovremmo avere anche la capacità di misurarci con questo, come hanno fatto altri.
Da Cape Canaveral è partito l'uomo per andare sulla luna; intorno a Cape Canaveral c'è uno dei più bei parchi marini del mondo. Cape Canaveral è un parco marino tra i più belli del mondo.
Se voi andate in Camargue, curiosamente siete attratti da alcuni luoghi comuni; per esempio; la Camargue potrebbe essere bella perché ci sono i fenicotteri rosa.
E nessuno vi parla magari delle risaie di Aigues-Mortes, che sono il fascino di questi posti. Aigues-Mortes impressiona perché è una città fortificata del 1000, da cui si ricava un'impressione di angoscia, di immaginare come le crociate partissero, di fronte all'infinito, senza riferimento alcuno.
La città è rimasta questa, però il turista va a cercare i fenicotteri rosa, e non li trova; gira per chilometri e chilometri all'interno della Camargue e, se ben guidato, ne vede qualcuno.
Poi, alla periferia della Camargue, c'è una città costruita coerentemente con la cultura dei francesi, che non sono per le mezze misure (dove si tutela si tutela, dove si costruisce si costruisce). Finita la Camargue, tutelata come un presepio, vi è La Grande Motte, che è un centro balneare d'avanguardia, in cui ci sono i grattacieli e le piramidi di cristallo. La cosa curiosa è che all'ingresso dei condomini de La Grande Motte ci sono frotte di fenicotteri rosa; i fenicotteri rosa non sono in Camargue, sono a La Grande Motte, sotto gli svincoli dell'autostrada.
Questo per dire che non ci devono essere limiti alla nostra fiducia e alla speranza; la capacità della natura di adattarsi e dell'uomo di essere padrone del proprio destino ci possono consentire di governare anche questa vicenda con serenità e fiducia.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

Sono grato al collega Cavallera perla relazione alla legge e ai colleghi intervenuti per il rilevante contributo che hanno dato al lavoro di cui sono caricato e di cui sarò caricato con molte responsabilità dopo l'approvazione (se ci sarà) di questo provvedimento di legge.
Voglio osservare preliminarmente che l'estra-zione di petrolio nell'area e nel parco dell'ovest Ticino è iniziata anni fa; quindi non ci troviamo di fronte ad un problema nuovo, ma di fronte ad un problema aperto, sul tappeto già da qualche tempo e al quale ora abbiamo ritenuto tutti insieme, di dare una risposta più completa e ponderata. Se avessimo voluto eludere ancora per qualche tempo l'aula, avremmo potuto procedere ai limiti della norma, attraverso la prassi delle autorizzazioni giustamente, a mio avviso, concesse nel passato.
Esse sarebbero diventate, tuttavia, sempre più insostenibili per la loro singolarità e per il numero che avrebbero nel tempo assunto, visti i programmi di sviluppo, di ricerca e di estrazione petrolifera dell'Agip nella zona ovest Ticino.
Voglio ancora aggiungere che, non meritevole ma non distratto di fronte ai problemi ambientali, la zona si trova a davvero pochi chilometri non già dal Verbanese - Zacchera ma dal Novarese - sottoscritto Nerviani, e quindi che l'incidenza del problema è sentita non soltanto in termini astratti, di principio, operativi, ma anche addirittura in termini esistenziali da chi a questa zona è assolutamente prossimo.
Ho ritenuto di affrontare il problema per le corna perché la sua dimensione non ammetteva più discorsi parziali. Ho anche ritenuto che la questione energetica fosse da tutti largamente intuita e che alla stessa parzialmente si volesse, là dove è possibile farlo, dare una risposta in positivo. Fino ad ora la valutazione generale è di possibilità di compatibilità fra ricerca ed estrazione ed ambiente e territorio.
Mi sembra che le incertezze mie siano le incertezze di gran parte del Consiglio e che la volontà di attenta considerazione dei problemi di tutti i colleghi che sono intervenuti possa trovare riscontro anche nei colleghi relatori di maggioranza e specificamente per la responsabilità che ha il sottoscritto.
Voglio ancora notare che la questione con Agip non è stata affrontata da me teneramente, ma al contrario è stata affrontata con durezza soprattutto quando è parso a me che AGIP proponesse non tanto merito, ma atteggiamento di indispensabilità degli interventi e di conseguenza accenni di prepotenza nel confronti della realtà regionale e della sua rappresentanza, cioè del Consiglio regionale.
Questo contenzioso, finalizzato non già allo scontro per lo scontro intendo mantenere per avere la forza politica che deriva anche dalla preoccupazione di Chiezzi e perché si possa insieme - qui ci vogliono davvero tanti occhi - ottenere il massimo risultato con il minimo danno.
Personalmente non consentirei nulla; sono costretto a non impedire perle necessità che sono state anche richiamate per altri versi dal collega Marino e perle potenzialità che ci sono: le dichiarazioni Agip parlano di una potenzialità di prodotto petrolifero pari al del 3,7% del fabbisogno totale, valore di eccezionale rilevanza del quale, a mio avviso, non si pu facilmente fare a meno.
Credo che se ci si atteggia positivamente sull'opportunità, di avere questa risorsa, allora si debbono creare i presupposti legislativi e normativi che permettano in tempi giusti l'estrazione e lo sfruttamento.
Per questo dico al collega Chiezzi che oggi si presenta la legge sapendo che ci si indebolisce un poco nella trattativa con un Ente di Stato, ma sapendo anche che tutto il Consiglio, attraverso la Commissione avrà modo di controllare le convenzioni che verranno sottoscritte.
Non c'è assolutamente nulla da nascondere nella nostra azione, c'e soltanto da dare alla stessa molta forza. E la forza viene prima di tutto dall'avoca-zione della questione alla Regione. Per questo, non senza qualche contrasto, ho chiesto che la questione della convenzione non interessasse il parco, ma interessasse direttamente la Giunta regionale e il Consiglio regionale per quanto è coinvolto.
Questo è un po' lo spirito che mi anima nel proporre Il disegno di legge e lo spirito che mi induce anche ad accogliere nella sostanza, credo che così sia, l'emendamento principale che viene proposto e che raccomanda un preliminare studio di impatto ambientale da presentare e la sua verifica.
Questo è lo spirito che mi induce a proporre alla Giunta di accettare l'ordine del giorno Marino, salvo che per il terzo comma che è già di fatto assorbito nella accettazione che le riserve naturali definite dal Piano d'area siano escluse dall'iniziativa di ricerca e dall'iniziativa di sfruttamento del petrolio.
Questo è anche lo spirito, recuperando l'osservazione di Rivalta e di Miglio, che mi ha indotto e che mi induce a continuare per la definizione fin da ora di un piano territoriale operativo e in futuro di un piano d'area per l'area del Ticino che non interessi soltanto il parco del Ticino, ma interessi i territori dei Comuni che sono coinvolti dalla iniziativa della ricerca e della estrazione di petrolio di Agip.
Credo che la raccomandazione di Rivalta e di Marino, di analizzare con molta intransigenza, passo per passo, la compatibilità fra territorio ambiente e sfruttamento, debba essere accolta e proporrò alla Giunta quanto prima la costituzione di una Commissione tecnica di funzionari specificamente preposta alla, verifica delle iniziative di Agip: funzionari dell'Ambiente, funzionari dell'Agri-coltura, funzionari dell'Energia funzionari della Pianificazione territoriale e funzionari del Settore dei Beni ambientali perché i passaggi siano possibili, se decidiamo che debbano essere percorsi, ma al tempo stesso siano controllati non perché i danni non ci siano - perché forse è inimmaginabile pensarlo - ma siano quelli più contenuti e al massimo sostenibili.
Con queste dichiarazioni, che mi auguro, in qualche misura, rispondano alle richieste e alle preoccupazioni del Consiglio, propongo all'approvazione il disegno di legge che la Giunta ha presentato.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi; passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 1) Emendamento presentato dall'Assessore Nerviani: "I. All'articolo 12, comma l, lettera h), della, legge regionale 21 agosto 1978, n. 53, dopo le parole 'caratteristiche storico-ambientali dei luoghi sono aggiunte le parole: 'la costruzione di strutture ed impianti tecnologici quali oleodotti, metanodotti, strutture per la ricerca petrolifera, ivi comprese le relative infrastrutture necessarie all'utilizzo degli impianti, è autorizzabile, con esclusione delle aree classificate come Riserva naturale nel Piano d'area del Parco subordinatamente alta stipulazione di apposite convenzioni con la Regione sentito l'Ente di gestione del Parco, previa informazione alla competente Commissione del Consiglio regionale e previa presentazione di adeguati studi di impatto ambientale che debbono essere accompagnati da programmi previsionali dei possibili sviluppi degli interventi: ogni opera è comunque sottoposta all'autorizzazione di cui alla legge 8 agosto 1985, n. 431'".
2) Emendamento presentato dai Consiglieri Bresso, Buzio e Rivalta: alla sesta riga dopo le parole "degli impianti", inserire: "è autorizzabile solo a seguito di uno studio di impatto ambientale degli impianti e delle infrastrutture che consideri tutti gli impatti, visibili e non visibili, che possono essere prodotti dalle strutture ed impianti tecnologici, aerei o sotterranei. I progetti delle strutture e degli impianti devono essere accompagnati da programmi previsionali dei Loro possibili sviluppi che devono anch'essi essere sottoposti a valutazione di impatto ambientale. In ogni caso non potranno essere autorizzati all'interno delle aree classificate come riserva naturale. L'autorizzazione è inoltre subordinata alla ...." prosegue dalla parola "stipulazione" il testo attuale.
3) Emendamento presentato dai Consiglieri Bresso, Buzio e Rivalta: inserire un ultimo comma: "quando le strutture egli impianti non hanno una incidenza non marginale l'autorizzazione deve essere deliberata dal Consiglio regionale".
La parola al Consigliere Bresso per l'illustrazione.



BRESSO Mercedes

Intervengo per dichiarazione di voto, perché gli emendamenti li abbiamo già illustrati negli interventi, quindi non li reillustrerei, ma siccome quello dell'Assessore Nerviani accoglie delle parti consistenti, volevo pronunciarmi.
Apprezziamo lo sforzo che certamente migliora o, quanto meno, rende meno peggio il provvedimento; riteniamo tuttavia di mantenere in particolare l'ultimo emendamento, perché tendeva a portare direttamente in Consiglio la discussione, quando le richieste di autorizzazione abbiano un'incidenza non marginale.
Questo è sostanzialmente l'emendamento non accolto. Se i colleghi sono d'accordo, il primo emendamento potrebbe essere ritirato, perché mi pare sia stato accolto dalla Giunta: è stato formulato diversamente, ma mi pare accolga quanto da noi esposto. Quindi, ritiriamo il primo emendamento che sia pure con formulazione diversa, è stato accolto e manteniamo l'ultimo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

Non accettiamo l'emendamento perché le autorizzazioni sono di competenza della Giunta e perché la definizione di non marginalità potrebbe creare dei contenziosi infiniti dai quali con difficoltà usciremmo o non saremmo neanche in grado di uscire.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 1.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 22 voti favorevoli e 12 astenuti.
L'emendamento n. 2 è ritirato.
Pongo quindi in votazione l'emendamento n. 3 non accolto dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 14 voti favorevoli, 23 voti contrari e 5 astenuti.
La parola al Consigliere Rivalta per dichiarazione di voto.



RIVALTA Luigi

Come si è già espressa la collega Bresso, sottolineiamo l'attenzione dell'Assessore Nerviani riguardo il primo emendamento che abbiamo presentato, sulla base del quale sono state inserite, nel documento che sta diventando legge, due questioni che ci paiono rilevanti: quella di conoscere i programmi e quella di, una valutazione d'impatto ambientale.
Ciò nonostante, voteremo contro questa legge perché continuiamo a considerare, quello del petrolio, un fatto eccezionale che non può essere incluso nella serie dei problemi che possono emergere attorno alla gestione dei parchi. E un fatto di dimensioni e qualità negative rispetto all'azione di tutela cosi rilevante, per cui riteniamo che le decisioni in merito dovrebbero essere assunte dal Consiglio regionale.
Se si vuole formalmente mantenere il momento della firma dell'autorizzazione alla Giunta - che nessuno può togliere - si potrebbe dare sbocco alla discussione in Consiglio regionale in una forma che pu anche non essere una deliberazione, ma un ordine del giorno. Questo non è stato accolto, quindi per una Regione che ha istituito il parco del Ticino sull'intera asta del fiume (non credo ci sia altro esempio in Italia, non esiste un'altra intera asta del fiume tutelata a parco) e ha deciso la tutela sull'intera asta, credo che anche un'operazione contraria, come quella di aprire e dar corso allo sfruttamento petrolifero della valle motivi una presa di posizione del Consiglio regionale preventiva formalmente l'Assessore Nerviani ha ragione - all'autorizzazione della Giunta regionale.
Votiamo no, sottolineando quella che noi pensavamo fosse una responsabilità del Consiglio regionale.Il nostro voto contrario è per sottolineare l'esigenza cime l'Assessore Nerviani (non so gli Assessori che lo seguiranno, spero che le sue buone intenzioni e la sua durezza possano esercitarsi sull'avvio della questione, non sempre però tutti gli Assessori hanno la durezza necessaria per confrontarsi con questioni di questo genere) deve farsi carico di una fermezza e capacità di analisi e di decisione, certo in una situazione difficile, che potrebbe essere collettivamente esercitata come fase preventiva all'autorizzazione del Consiglio regionale. Diciamo no, perché l'Assessore Nerviani abbia a mente che tutto il lavoro collettivo cime poteva essere svolto, l'apporto critico di sostegno o meno, comunque importante per la presa di una decisione, lo dovrà formulare insieme ai suoi funzionari.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

Le perplessità che avevo esposto precedentemente erano su un piano superiore rispetto alla riflessione sulla compatibilità o meno di realizzazione di questo tipo all'interno dell'area parco, in rapporto all'incidenza reale sui beni esistenti e sulla possibilità di mantenere in vita e dare ancora assenso agli obiettivi che ci avevano portato all'istituzione del parco.
Queste riflessioni sono rimaste, ovvero quelle perle quali è difficile riuscire a comprendere qual sia il punto oltre il quale non ha più senso definire parco un'area in cui si vanno a realizzare infrastrutture ed attività di questo tipo.
L'emendamento sostitutivo proposto dall'Assessore ha leggermente migliorato, accogliendo la propositività del PDS con altri emendamenti, il discorso complessivo, introducendo la filosofia che, comunque, le zone di riserva speciale, quelle più delicate dal punto di vista ecosistemico e con maggior pregio dal punto di vista naturalistico, sono escluse da possibili trasformazioni in tal senso.
Allo stesso modo, è positivo il richiamo allo studio dell'impatto ambientale come strumento attraverso il quale poter assumere scelte responsabili, valutando appieno l'incidenza immediata sul patrimonio e l'incidenza in termini di usufruibilità del parco. Sull'emendamento, come voto conclusivo per l'approvazione dell'articolo, manteniamo la posizione espressa precedentemente, cioè l'astensione. Si tratta di un'astensione che ha un valore di non totale condivisione della posizione assunta dall'Assessorato. Riteniamo che non potrebbe essere diversamente trattandosi sostanzialmente della votazione formale di uno stesso testo sul quale ci siamo, già espressi prima, e sembrerebbe strano passare da un'astensione a un voto negativo nella frazione di pochi secondi sugli stessi contenuti materialmente espressi in forma scritta in questo caso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

L'emendamento sostitutivo introduce tre cose nuove: l'inserimento dell'esclusione delle aree classificate come riserva naturale, la presentazione di adeguati studi di impatto ambientale e la necessità di avere dei programmi previsionali sui possibili sviluppi degli interventi.
Di fatto, abbiamo già votato la legge, perché l'emendamento interessava l'intera legge e quindi questa votazione, di ordine più formale, è la ripetizione della votazione precedente. L'accoglimento di tali questioni insieme all'accoglimento dell'ordine del giorno, mi fa ritenere di riconfermare un voto di astensione sulla votazione formale della legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Mi sono astenuto sull'emendamento presentato dall'Assessore in quanto nonostante l'Assessore abbia limitato i danni procurati da questa legge nella stessa è contenuto un limite principale, quello di indebolire il ruolo della Regione nei confronti dell'Agip; questo è stato correttamente ammesso anche dall'Assessore.
Per questo motivo, per questo limite che rimane voterò contro la proposta di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodrero.



BODRERO Antonio

Il Gruppo della Lega Nord voterà a favore perché purtroppo non ci sono posizioni intermedie possibili. Per noi la soluzione ottimale sarebbe stata un'altra.
Questo discorso valeva già in passato, parlo addirittura di quando è stata fatta la legge. Ricordo - ero già autonomista allora - il gravissimo danno causato dall'Enel, danno del centralismo che si riflette anche in queste cose.
Sarebbe preferibile che il petrolio del Ticino fosse della Regione, non tanto, come qualcuno ha detto questa mattina, della Regione che a sua volta può diventare centralista, ma come diretta interessata. In tal modo gli ecologisti che controllano il rispetto del Parco del Ticino non sarebbero in antagonismo con un'eventuale Agip. Questa sigla al tempo del fascismo significava "assistenza generosa infortunati politici", e quando qualcuno combinava qualcosa lo si metteva lì. Quindi, non ci deve essere questa antitesi. Pensate all'invaso di Stroppo e al danno causato alle valli; la gente si è opposta dicendo: "Noi abbiamo solo i danni, l'energia elettrica e l'acqua vanno agli altri". Se ci fosse questa proprietà comune sia del petrolio (ricchezza naturale del luogo e non di Roma per quanto mi risulta) sia del parco (altra grandissima ricchezza), la conciliazione sarebbe quasi (dico quasi perché gli umani hanno sempre qualche difetto) perfetta.
Invece sono proprio le mille società che noi sogniamo di privatizzare a rappresentare la palla al piede, la morte dell'economia italiana, e quindi anche della politica italiana.
Purtroppo dobbiamo votare sì, perché abbiamo un'economia che sta affogando: speriamo che questo petrolio centralista, statale serva a qualcosa, anche se per noi non è certamente l'optimum.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, passiamo alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 10 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Informo il Consiglio che è stato presentato un ordine del giorno collegato alla legge sul Ticino dai Consiglieri Marino, Segre, Miglio Giuliano, Bresso, Rivalta e Chiezzi.



NERVIANI Enrico, Assessore regionale

Propongo la cancellazione del terzo comma.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte preso atto che L'AGIP ha da tempo accertato la presenza di un importante giacimento petrolifero parte consistente del quale interessa il Parco Naturale della Valle del Ticino.
Considerato che gli impianti di estrazione e le infrastrutture collaterali (presenti e future) possono comportare un preoccupante impatto ambientale sull'intera area protetta compresa nel Parco e sul territorio limitrofo (Comuni di Galliate e Romentino). Invita il Presidente della Commissione competente a) a promuovere un sopralluogo della Commissione agli Impianti già esistenti onde valutare l'impatto ambientale conseguente agli interventi b) ad organizzare un incontro con l'AGIP s.p.a, in tempi brevi al fine di conoscere con sufficiente precisione i progetti di sviluppo dell'attività estrattiva dell'Ente petrolifero (tipo, quantità, durata ripristino ambientale) tutto ciò al fine di avere elementi sufficienti a riguardo della futura Convenzione fra Regione Piemonte e AGIP s.p.a affinché risulti strumento utile a salvaguardare l'integrità del territorio del Parco e delle zone limitrofe".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 31 voti favorevoli.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazione della Giunta regionale sul documento unitario relativo alla questione Informatica e sulla ristrutturazione Olivetti elaborato dalle Regioni Campania, Lombardia, Piemonte e Toscana


PRESIDENTE

Desidero informare l'assemblea che è stato concordato un documento unitario sulla questione informatica e sulla ristrutturazione della Olivetti nelle Regioni Campania, Lombardia, Piemonte e Toscana. In merito a ciò, oggi si è tenuto un incontro a livello nazionale cui ha partecipato l'Assessore Cerchio. Mi sembra una questione importante, quindi, è bene consegnare copia di questo documento ai Capigruppo.
L'Assessore Cerchio, col consenso dell'aula, può intervenire brevemente, eventualmente, come si era convenuto alla Conferenza dei Capigruppo, in sede di III Commissione, tali questioni potranno essere ulteriormente sviluppate.
La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore regionale

All'incontro erano presenti i Presidenti delle 4 Regioni citate più il sottoscritto. I Presidenti delle 4 Regioni hanno accolto l'invito della Regione Piemonte a questa riunione congiunta affinché si possa creare un coordinamento nazionale sulla vicenda Olivetti e sulla vicenda più generale della situazione dell'informatica all'interno della nostra realtà nazionale.
Al termine dell'incontro abbiamo sintetizzato i ragionamenti che ricomprendono le problematiche del Piemonte, della Lombardia e della Campania. Sulla vicenda di massa non ci sono, nel programma di ristrutturazione dell'Olivetti, interventi negativi, ancorché tutto è lasciato sempre alla discussione.
Sono ovviamente a disposizione nella forma della Commissione; in settimana ci sarà una discussione su questo problema nazionale, ma purtroppo per motivi istituzionali sarò a Verbania. Sono però a disposizione in un'altra Commissione, in Consiglio o quando lo si ritenga opportuno.
Abbiamo chiesto al Governo di espletare ogni possibilità di alleggerimento degli effetti occupazionali e abbiamo anche ribadito che si rende necessario che l'Italia, similmente a quanto compiuto da altri Paesi all'interno della CEE" ponga attenzione all'informatica, in quanto si tratta di un settore strategico che ha bisogno di particolare attenzione programmatica.
E' anche chiaro - e lo abbiamo indicato nel documento che in giornata odierna è stato inviato al Presidente del Consiglio dei Ministri Andreotti e ai Ministri del Lavoro e della Industria. Marini e Bodrato - che ogni eventuale ipotesi di mobilità dei lavoratori della Olivetti verso enti pubblici dovrà riguardare personale utile a questo fine, adeguando anche le normative che regolano le pubbliche assunzioni e il collocamento.
Infine, alla luce di queste cose, abbiamo richiesto un incontro preliminare Governo-Regioni Abbiamo chiesto di partecipare ad eventuali sessioni di trattative che si svolgono in sede governativa o, quanto meno di essere informati sul loro sviluppo, e che qualunque proposta relativa ad accordi che comportino interventi e ruoli attivi venga esaminata preventivamente con le Regioni, che sono i terminali che dovranno gestire queste cose sia sul piano politico-amministrativo sia sul piano della attuabilità. I terminali di queste operazioni sono le realtà regionali.
L'ho detto in estrema sintesi, ma sono disponibile nella forma che riterrete, o della Commissione o della comunicazione in Consiglio, a realizzare un momento di maggiore approfondimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Siccome l'Assessore ha appena detto che non può essere presente, forse la soluzione più praticabile è quella che nel Consiglio della prossima settimana si faccia una comunicazione della Giunta sull'argomento.



PRESIDENTE

L'Assessore Cerchio parlerà con la Commissione e ne riparleremo nella Conferenza dei Capigruppo e domani faremo il punto della situazione. Si era convenuto il passaggio in III Commissione. Se mancasse questo momento di presenza dell'Assessore Cerchio, bisognerà trovare la strada migliore per affrontare questi argomenti.


Argomento: Artigianato

Esame progetto di legge n. 178: "Sostituzione dell'art. 2, terzo comma L.R. 12/3/1990, n. 9 di modifica alla L.R. 6/7/1987, n. 38 - Norme per la tutela degli Albi provinciali delle imprese artigiane e disciplina degli organi di rappresentanza e di tutela dell'artigianato"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 13) all'o.d.g. che riguarda: "Esame progetto di legge n. 178".
La parola al relatore, Consigliere Dardanello.



DARDANELLO Ferruccio, relatore

"Illustre Presidente, egregi Consiglieri la legge regionale 6/7/87, n. 38; prevede che i titolari di imprese artigiane chiamati a far delle Commissioni Provinciali per l'artigianato venissero eletti, in base alle disposizioni dei titolo della, legge stessa.
Difficoltà oggettive, parte delle quali tuttora persistenti, hanno successivamente determinato necessità di modificare, a questo proposito, la LR 38, in fase di prima applicazione, con la legge regionale 12/3/90, n. 9.
In quest'ultima legge si indicava, nel 30 giugno 1991, la data entro la quale procedere alla elezione diretta degli imprenditori artigiani nelle Commissioni Provinciali per l'artigianato, e nel contempo si stabiliva che in fase straordinaria ed urgente, per la prima applicazione della LR.38/87 gli imprenditori artigiani nelle Commissioni Provinciali venissero nominati con D.P.G.R., su designazione delle organizzazioni della, categoria più rappresentative a livello regionale.
Al momento attuale le Commissioni Provinciali sono state riconosciute secondo la procedura straordinaria, ed hanno provveduto alla elezione dei rispettivi Presidenti (art. 8, L.R. 38/87), mentre è in fase di ricostituzione la Commissione Regionale per l'artigianato, insediata la quale si dovrebbe procedere allo svolgimento delle elezioni, secondo le procedure ordinarie individuate dalla legge 38.
Quanto fin qui illustrato fa emergere con chiarezza come, oltre a venire meno i tempi tecnici per procedere alle elezioni dirette entro la data fissata con la L.R. 9/90 (30 giugno 1991), le Commissioni appena nominate esaurirebbero immediatamente la propria operatività con la sola eventuale fissazione delle nuove elezioni.
Si aggiungano inoltre alcune considerazioni sulle condizioni organizzative e sugli strumenti che condizionano l'espletamento degli adempimenti previsti per le elezioni dirette, quale la necessaria revisione degli Albi provinciali delle imprese artigiane, per una verifica di attendibilità degli stessi la messa a punto di una procedura meccanizzata per i numerosi adempimenti necessari allo svolgimento delle eiezioni, come la ripartizione del territorio in sezioni elettorali, la definizione delle relative liste degli elettori, la predisposizione dei certificati e delle schede elettorali ecc.
la risoluzione del problema delle convenzioni fra la Regione e le Camere di commercio, per la gestione degli Albi artigiani, senza le quali non è neppure proponibile l'aggiornamento degli Albi stessi il reperimento di adeguate risorse, all'interno del bilancio regionale, per far fronte agli oneri connessi al perseguimento degli obiettivi indicati.
La situazione, di fatto, fin qui illustrata, rende pertanto necessario proporre oggi un nuovo disegno di legge, che prevede il rinvio delle eiezioni dirette degli imprenditori artigiani nelle Commissioni Provinciali dell'artigianato. La terza Commissione ha quindi approvato, a maggioranza un disegno di legge che fissa al 31/12/94 la prima data utile per il rinnovo degli Albi provinciali nelle imprese artigiane.
Si tratta di una data, fissata dalla proposta iniziale della Giunta ai '96, che concede un tempo adeguato per dare attuazione alle azioni precedente-mente prospettate, anche con il concorso diretto delle categorie attraverso la partecipazione dei loro organi di tutela alla definizione di concrete modalità operative".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Nel 1985, dopo 10 anni, fu approvata la legge quadro per l'artigianato.
Finora non è mai stata finanziata, quindi è largamente inapplicata. Alle lentezze nazionali, che hanno dell'incredibile, si sommano anche le lentezze della Regione Piemonte.
La legge regionale n. 38 dell'87 prevedeva l'elezione diretta della Commissione Provinciale per l'artigianato per ogni Provincia, rimasta lettera morta. Anzi la legge è stata modificata successivamente con una nuova legge, la L.R. n. 9 del 1990, la quale, a sua volta, indicava la data entro la quale procedere - all'elezione diretta delle Commissioni Provinciali per l'artigianato. La data era il 30 giugno 1991; nel frattempo sono stati designati dalle associazioni i membri delle Commissioni Provinciali per l'artigianato.
Alcuni mesi fa è stato presentato in Commissione il DDL n. 178 che continuava nella logica del rinvio ad oltranza; la data contenuta nel DDL infatti era il 30, giugno 1996, quindi dopo le elezioni del 1995. Un lascito curioso al futuro Consiglio regionale. Questa data ha suscitato l'indignazione di tutti í Commissari della III Commissione e il DDL è stato modificato, ma senza convinzione. Le modifiche che riguardano il termine temporale portano la data nuova al 31/12/94.
Signora Presidente, dopo 21 anni, rinnoveremo democraticamente le Commissioni Provinciali per l'artigianato. E non è detto, perché pu esserci sempre un ulteriore rinvio.
La legge quadro non è stata finanziata, non è stata applicata, perché i Governi che si sono succeduti hanno trovato la possibilità di trasferire alle grandi imprese decine e decine di migliaia di miliardi di lire ogni anno, ma non hanno trovato alcune centinaia di miliardi di lire per finanziare l'artigianato.
Gli Albi attuali sono inaffidabili, non sono aggiornati. E nata una controversia tra la Regione Piemonte e la Camera di Commercio, la quale pretende per la tenuta degli Albi circa 2 miliardi di lire all'anno; ma pretende anche un pregresso che, se non sbaglio, è superiore a 10 miliardi di lire. Siamo di fronte ad un interminabile gioco al rinvio, anzi assistiamo ad un vero e proprio gioco tra le parti, le associazioni e la Regione. Le associazioni godono di una sorta di rendita di posizione molto comoda e, quindi, preferiscono non mettersi in discussione.
Da 19 anni circa non si eleggono democraticamente i rappresentanti, le associazioni calpestano così i più elementari principi di democrazia e suscitano una seria riserva sulla loro effettiva rappresentatività.
Ristretti gruppi corporativi godono di una certa rendita di associazione o di consociazione, di rappresentatività di tutti gli artigiani senza la prova decisiva che è quella delle elezioni democratiche. La Regione, per parte sua, solleva problemi tecnici, tutti confutati molto efficacemente dal Consigliere Squillario in Commissione: preferisce non "spendere".
L'atteggiamento della Regione è la dichiarazione completa di fallimento in materia di politiche per l'artigianato. E' essenziale che gli organi di tutela siano democraticamente eletti, siano effettivamente rappresentativi e che si attuino politiche efficaci dotate delle risorse necessarie.
Il regolamento 2052 interessa marginalmente l'artigianato solo per le aree e per il credito. Tra l'altro, ho la netta impressione che confonda i posti letto alberghieri con i posti di lavoro, i posti a sedere in sale per conferenze, in sale per congressi, in strutture destinate a manifestazioni in strutture cosiddette polifunzionali, in strutture dopolavoristiche tutte abbondantemente finanziate - con i posti di lavoro. Questa confusione evidentemente non giova. Cosi la legge per la piccola e media industria dotata di scarse risorse sfiora solo i progetti innovativi dell'artigianato, gli altri progetti non sono finanziati.
Eppure, signor Presidente, l'industria Italiana perde competitività clamorosamente. Siamo in piena,recessione industriale e la grande novità è che ad essere investiti dalla recessione sono anche le piccole e medie aziende. Questa è una novità, perché in passato le crisi creavano difficoltà a tutte le imprese, ma le piccole imprese e l'artigianato riuscivano a galleggiare, a cavarsela. Ora non più. Alla vigilia del '93 la tanto esaltata vitalità del piccolo imprenditore artigiano, a causa degli sconvolgimenti economici-produttivi in atto, non regge più. Esige, in tempi drammaticamente stretti, il passaggio dall'impresa marginale residuale, come è sempre stato fatto dai Governi che si sono succeduti all'impresa di pari dignità e di pari diritti con i soggetti economici maggiori.
Questa è la trasformazione che deve essere urgentemente realizzata se vogliamo mantenere vitale il tessuto delle aziende artigiane. In quest'opera decisiva e vitale per l'autonomia e per l'autonoma crescita dell'impresa artigiana, che rappresenta la crescita dell'occupazione, lo dice la storia economica del nostro Paese, in una fase di crollo dei livelli occupazionali nelle grandi imprese, la Regione è completamente assente. Ciò dovrebbe suscitare, signor Presidente, l'indignazione di tutti noi: così purtroppo non è.
Mi permetta allora di esprimere, anche a nome del Gruppo, la nostra l'indignazione con la non partecipazione al voto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Squillario.



SQUILLARIO Luigi

Questa legge è certamente necessaria: le difficoltà riguardano non solo il Piemonte, ma tutte le Regioni d'Italia, tanto da far pensare all'opportunità di revisione della legge nazionale per quanto riguarda il sistema di votazione. Dobbiamo pero sfruttare questo tempo per risolvere quantomeno il problema della conoscenza della situazione in Piemonte delle aziende artigiane. Come è noto, gli Albi, per i commercianti e per gli artigiani, sono stati impiantati lodevolmente dalle Camere di Commercio.
Per il settore del commercio si continua, per quanto riguarda invece il settore artigianale, essendo passata la competenza alla Regione, si è ritenuto che anche gli Albi dovessero essere tenuti dalla stessa. Questo non è avvenuto probabilmente per ragioni pratiche e attualmente gli Albi sono sempre gestiti dalle Camere di Commercio, le quali percepiscono un tot per questo servizio direttamente da chi fa la domanda: la restante parte dovrebbe essere invece integrata dalla Regione. A quanto risulta invece, vi è un contenzioso con le Camere di Commercio.. Secondariamente, ribadisco che non ci sono grandi difficoltà per cestinare l'Albo regionale con i dati dei Cervel delle Camere di Commercio.
La Commissione provinciale si riunisce ogni quindici o venti giorni e l'Albo viene aggiornato.
Si è detto che esiste dell'abusivismo, del lavoro nero. Questo non rileva perché, ai fini della legge della tutela, ne ha diritto chi è in regola. Si è detto che vi sono aziende che cessano fattività senza cancellarsi: mi pare che questo fenomeno sia molto limitato perché l'essere iscritto comporta oneri di carattere finanziario e di carattere contributivo difficilmente sostenibili da aziende cessate.
Per quanto riguarda, invece, il sistema elettorale, ritengo abbia ragione l'Assessore nel ritenere che il lavoro organizzativo sarà immane con un costo non sempre sostenibile perché nessuna Regione è riuscita finora a far svolgere le elezioni. Allora se vi è una impossibilità oggettiva, quanto meno credo che la Regione dovrebbe segnalare tale impossibilità, ed eventualmente rimuoverla.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, non facendo parte della III Commissione non ho potuto e non ho avuto modo di approfondire le problematiche relative a questo disegno di legge. In ogni caso, una rapida lettura del testo, alla luce anche di quanto detto dal collega Calligaro e confermato dal collega Consigliere Squillario, rende evidente che si tratta di un ennesimo rinvio unito ad altri, fino al 1994, per oltre vent'anni, quindi, non si è proceduto ad un atto dovuto in base alla legislazione vigente.



VETRINO Bianca, Assessore regionale

La legge di cui parliamo è dell'87...



MAJORINO Gaetano

...Ho forse commesso un errore di dettaglio parlando di vent'anni di non rinnovo degli organismi visto che ci si sta ancorando alla legge del 1987, ma in , sostanza mi pare che si applichi una politica di rinvio che personalmente ritengo scandalosa. Come diceva il Consigliere Squillano, i casi sono due: o ci si trova di fronte ad un complesso legislativo non gestibile, e allora lo si modifica in maniera incisiva per pervenire al rinnovo di questi organismi: se lo si ritiene gestibile, la politica di rinvio, proposta addirittura per il 1996, non è certamente condivisibile.
Penso che l'unico aggettivo per definire un tal tipo di politica sia "scandaloso", aggettivo valido anche per un rinvio al 1994, nell'attesa magari di eventi che consentano ulteriori slittamenti.
In tale situazione, pur avendo appreso il contenuto del disegno di legge solo attraverso l'esposizione degli interventi dei colleghi, non mi sento di partecipare al voto.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore regionale

Credo che il provvedimento di legge, molto breve ed apparentemente sottotono come potrebbe risultare dai tre scarni e tecnici articoli, faccia il punto su di una situazione relativamente drammatica, pur senza i toni avanzati dal Consigliere Calligaro soprattutto quando egli parla delle associazioni di categoria, che sicuramente hanno molti difetti, ma che per quanto riguarda il Piemonte hanno avuto la capacità di collegarsi in un coordinamento interregionale che, quanto meno, dal lato dei rapporti con gli enti istituzionali, rappresentano un punto ed una certezza di riferimento.
A questo riguardo, quindi, mi permetto di dire al Consigliere Calligaro che, se la realtà torinese e piemontese fosse meglio conosciuta, i giudizi non sarebbero così crudi.
La situazione per la verità è grave; si tratta di un provvedimento che rinvia il suo termine al 31/12/94 anche se la Giunta aveva presentato un provvedimento che rinviava alla fine dell'anno 1995 (o 1996, non ricordo).
Obiettivamente, penso di poter dire, anche in questa fase, che il Consiglio, la Giunta e la comunità degli artigiani nel suo complesso non saranno in grado di rispettare la scadenza del 31/12/94. Nel 1990 si è già compiuto l'errore di indicare la data del 30/6/91 poiché anche a quell'epoca sarebbe stato possibile intravederne le difficoltà: oggi ci daremo da fare affinché il termine del 1994 possa essere rispettato.
L'organizzazione della consultazione è fatto complesso: occorre indire per la categoria degli artigiani - una consultazione elettorale come fosse una consultazione politica o amministrativa: si tratta di allestire dei seggi elettorali nei 1209 Comuni del Piemonte, non è cosa facile e soprattutto, estremamente costosa.
Di fronte ad uno strumento di partecipazione come questo il problema maggiore non è investire del denaro. Il problema è essenzialmente organizzativo, in quanto, in questo momento, non abbiamo accesso agli albi degli artigiani: si rischia, quindi, di indire una consultazione senza un'esatta conoscenza del panorama statistico delle aziende artigiane e di invitare, per esempio, o degli artigiani deceduti a altri che hanno cessato la loro attività, visto anche il grande ricambio del settore, dove la percentuale delle aziende che nascono, crescono e muoiono nello stesso anno è altissima.
La questione della Camera di Commercio si è parzialmente risolta: infatti, si è quanto meno, avviato un accordo permettere a regime la situazione. Alla fine dell'anno la Giunta regionale ha potuto redigere una deliberazione con la quale ha annullato la precedente convenzione con la Camera di Commercio, e ne ha attuata una nuova, che verrà firmata nei prossimi giorni in virtù della quale si mette a regime la situazione.
Il pregresso viene rinviato ad un accordo successivo, sentendo anche quello che è l'umore a livello nazionale: le difficoltà di rapporto con le Camere di Commercio riguardano tutte le Regioni. Esiste addirittura un coordinamento interregionale che sta studiando il problema con l'Unioncamere, per definire un atteggiamento comune a tutte le Regioni.
La Regione Piemonte, per il 1990 è a regime: abbiamo praticamente sanato il contenzioso con la Camera di Commercio. In una lettera datata 30/12 il Presidente della Camera di Commercio, sig. Salza, ci dice che il Consiglio riunito ha accettato la proposta della Giunta e condiviso la deliberazione.
Basta, quindi, conta "storia del contenzioso con la Camera di Commercio"; la situazione non è definitiva, visto il pregresso di 10 miliardi come sosteneva il Consigliere Calligaro, pregresso al quale penseranno gli organi preposti. Tra l'altro, la Camera di Commercio ci ha anche citati in giudizio, per cui esiste al riguardo un giudizio in corso rispetto a questa cosa. La questione è quindi complessa e molto disorganizzata, però il problema del rapporto con la Camera di commercio è superato.
Se questo è stato superato, io credo che probabilmente quelle operazioni di accelerazione che sono state individuate dalla Commissione potranno avere effettivamente corso e quindi arriveremo a definire le procedure, a stabilire quelle che sono le norme per questa consultazione, a fare il Regolamento e, nel tempo che sarà possibile, ad individuare la data più opportuna che, secondo la legge (come è stata corretta), deve avvenire entro il 31/12/1994.
Questa materia, che ha sollevato in quest'aula e nella Commissione consiliare competente un grande interesse da parte delle forze politiche ha anche stimolato la Giunta a presentare una relazione sui problemi più in generale dell'artigianato in Piemonte, che tra l'altro oggi si arricchiscono, da un lato, di problemi per la gestione della 317 e dall'altro di qualche speranza, di qualche opportunità in più per questo settore. Forse il Consigliere Calligaro non ha molta fiducia neppure in questa legge, tuttavia ritengo che si possa individuare qualche spazio in più, una maggiore attenzione da parte del Governo rispetto a questo settore.
In questo senso rinnovo l'impegno assunto nella Commissione consiliare competente: quando questa legge diventerà operativa, stabiliremo, con la Conferenza dei Capigruppo, i tempi e i modi di questo dibattito, che sarà preceduto da una relazione su tutti gli aspetti di questo settore, dagli aspetti procedurali agli aspetti di contenuto, e quindi sull'attività e l'iniziativa politica rispetto all'intero settore dell'artigianato.



PRESIDENTE

La discussione di carattere generale è conclusa. Passiamo quindi all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 34 votanti 23 hanno risposto SI 23 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 11 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 34 votanti 23 hanno risposto SI 23 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 11 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Si proceda infine alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 34 votanti 23 hanno risposto SI 23 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 11 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.
Ricordo che è convocata una seduta per domani Al mattino verrà posta in discussione la deliberazione inerente Mappano e ci sarà il dibattito previsto di carattere istituzionale sul nuovo regionalismo e il Consiglio regionale; nel pomeriggio, affronteremo l'esame del progetto di legge presentato dall'Assessore Carletto. Si è convenuto di spostare tale discussione a domani, in quanto l'Assessore Carletto ha presentato una serie di emendamenti e pertanto abbiamo dato tempo ai Consiglieri di prenderne conoscenza.


Argomento:

Esame progetto di legge n. 178: "Sostituzione dell'art. 2, terzo comma L.R. 12/3/1990, n. 9 di modifica alla L.R. 6/7/1987, n. 38 - Norme per la tutela degli Albi provinciali delle imprese artigiane e disciplina degli organi di rappresentanza e di tutela dell'artigianato"

Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,20)



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