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Dettaglio seduta n.120 del 21/01/92 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali - Enti strumentali

Interpellanza n 822 dei Consiglieri Majorino e Zacchera inerente l'allestimento di "Idea Sposa 92" da parte della Promark e interrogazione n. 831 dei Consiglieri Majorino e Zacchera su Promark in liquidazione


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In ordine al punto 2) all'o.d.g. "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo congiuntamente l'interpellanza n. 822 e l'interrogazione n. 831.
La parola al Consigliere Zacchera per l'illustrazione.
ZACCHERA Si tratta di un'interpellanza di una certa importanza. Al di là del discorso di "Idea Sposa" è una richiesta di informazione sull'andamento della liquidazione della Promark La Promark, ad onta del processo di liquidazione cui da quest'aula è stata invitata nel mese di luglio dell'anno scorso, prosegue e porta avanti alcune iniziative come quella in esame. Soprattutto quello che ci preoccupa - anche perché consideriamo necessario che Promark vada ad una liquidazione morbida - è sapere se è vero che nel frattempo sono state assunte altre persone, come consulenti esterni, per seguire delle iniziative consimili. Nel qual caso, perché non utilizzare i dipendenti già in carica alla Promark (sui quali apriremo in altra occasione un lungo intervento)? Anch'io in III Commissione, mercoledì scorso, ho ascoltato le dichiarazioni abbastanza gravi ed importanti relative a dei soldi, addirittura della CEE, destinati a Promark, il che ci ha lasciati abbastanza esterrefatti. Per tornare all'interrogazione, si chiede come mai Promark, ad onta della liquidazione, continui ad operare cosa ne sia dei dipendenti e cosa abbia fatto il liquidatore per minimizzare i costi burocratici e di conduzione. Soprattutto si chiede se siano stati stipulati dei contratti esterni di consulenza e pubbliche relazioni, con chi e per quali importi; se risulta - e questa è la parte fondamentale - che il liquidatore abbia espresso il proprio diniego a cedere i marchi fieristici di Promark all'Agenzia Milano di Cuneo, la quale si sarebbe anche offerta di rilevare una parte di dipendenti esuberante dalla Promark in liquidazione; per quale motivo sia stato fatto questo e se era arrivata - ormai sono passati sei mesi dalla sua nomina - una prima relazione da parte del liquidatore sull'operazione di liquidazione della Promark.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vetrino.
VETRINO, Assessore regionale Rispondo all'interpellanza n. 822 ed anche all'interrogazione n. 831 e poi vedremo come qualifica-re questa mia risposta. Dico questo immediatamente per evitare prese di posizione da parte del Consiglio, che sarebbero ancora una volta corrette, e cioè non ritengo assolutamente esaustiva questa risposta della più ampia problematica della Promark in generale e della sua liquidazione. In questo senso c'è un accordo tra l'Assessorato, la Giunta e le Commissioni consiliari competenti a riferire nelle Commissioni quando ci saranno le condizioni di riferimento ufficiale rispetto alla questione. Di conseguenza la mia risposta all'interpellanza ed interrogazione dei Consiglieri Zacchera e Majorino sarà sicuramente dignitosa, nel senso che i Consiglieri presentano all'attenzione della Giunta dei problemi seri che meritano considerazione, attenzione e risposta da parte della Giunta, ma ripeto, per rispetto del Consiglio, di tutti i Consiglieri e delle Commissioni, la risposta definitiva verrà data al momento opportuno. Tuttavia ci sono delle risposte puntuali che si possono dare rispetto a momenti molto precisi di interpellanza ed interrogazione che i due Consiglieri hanno fatto. Intanto voglio dire che esiste una relazione del liquidatore alla data del 31/10/91; quella relazione è a disposizione dei Consiglieri regionali, che possono prenderne visione in qualunque momento. Non è una relazione molto lunga; se ne possono fare anche delle fotocopie su interesse dei Consiglieri regionali. Questo è un primo elemento di risposta che viene dato, tenendo conto che a fine anno ci sarà una relazione, che credo il liquidatore abbia in preparazione, e che evidentemente sarà a disposizione dei Consiglieri regionali. In particolare, per quanto concerne i quesiti posti nelle interpellanze vorrei precisare quanto segue.
Qui si è detto, ed il Consigliere Zacchera nella sua introduzione ha valuto segnatamente puntare l'attenzione del suo Gruppo rispetto a questo problema, se sia conciliabile con la liquidazione dell'ente l'inizio di manifestazioni quali quella di "Idea Sposa '92" e altre che si sono verificate nell'autunno del 1991 e che si verificheranno ancora in questo anno 1992. Intanto voglio dire che non si tratta di nuove manifestazioni e la prosecuzione di iniziative commercialmente valide è compatibile con la messa in liquidazione. Il Consigliere Zacchera conosce molto bene quali sono 1 limiti di attività di un'azienda in fase di liquidazione, quindi noi stiamo parlando di prosecuzione di iniziative commercialmente valide. La relativa valutazione compete al liquidatore, in base alle indicazioni di massima fornite allo stesso dalla deliberazione assembleare di nomina. E' anche interesse della Regione che queste iniziative, che avevano una loro sostanza, una loro validità ed un loro interesse per la comunità regionale (ed anche talune di esse per la comunità nazionale) vengano proseguite e in attesa di definire quale sarà il prossimo gestore di queste iniziative deve continuare ad esserlo la Promark per mano del suo liquidatore.
L'interpellante chiede inoltre: "Se è a conoscenza della Giunta e del liquidatore che la Promark con lettere ad apparente firma del Direttore Piero Ocleppo si esprime pubblicamente in questi termini Nel frattempo pu esserLe giunta notizia che la Promark ha avviato un procedimento di liquidazione volontaria principalmente a seguito di un mutato orientamento da parte di enti partecipanti circa le attività della società".
La procedura è attualmente in corso ed è affidata al Prof. Doti. Mario Boidi, il quale ha tra l'altro il mandato di cedere a terzi il comparto fieristico, ecc.
Si è acquisita la lettera a firma del Direttore della Promark Direttore Piero Ocleppo, che risulta conforme al testo riportato nell'interpellanza n. 822. Al riguardo lo stesso Direttore ha sottolineato come risponda a correttezza non sottacere agli espositori lo stato di liquidazione in corso. In termini sostanzialmente coerenti risulta la valutazione in merito del liquidatore Prof. Mario Boidi, che giustamente sottolinea l'esigenza di realizzare le iniziative economicamente vantaggiose per la Società, per salvaguardarne anche il valore patrimoniale.
Terzo quesito: "quali siano allora le linee di liquidazione avviate dall'ente ed in ogni caso se siano state date al liquidatore indicazioni chiare di comportamento e se dallo stesso siano giunte relazioni precise sulla situazione della Società".
Ho già detto della relazione che è a disposizione. Queste linee perseguite nell'attività di liquidazione sono chiarite dalla relazione già citata del liquidatore che, come risulta dalla relazione stessa, ha anche acquisito la certificazione di bilancio al 31/12/1990 della Price Water House.
Al liquidatore sono state riferite non soltanto le linee guida - che sono quelle che compaiono nella deliberazione di liquidazione che comprende anche i criteri su cui avviare la liquidazione - ma, in un lungo colloquio avuto con il Presidente della Giunta e l'Assessore responsabile, sono state anche riferite le indicazioni del Consiglio; non dimentichiamo infatti che a monte della messa in liquidazione della società c'e un dibattito consiliare dal quale è scaturita una serie di prese di posizione, alcune delle quali perfettamente condivise dalla Giunta.
Il quarto punto chiede: "quali risultano i termini della liquidazione ed a quanto ammonti la presunta liquidazione dei compensi al liquidatore" i termini della liquidazione - non sto qui ad elencarli - sono precisati nella deliberazione dell'assemblea straordinaria più volte richiamata; per quanto riguarda il compenso, lo stesso provvedimento assembleare lo fisserà con il guardo alle tariffe professionali vigenti (ultimo capoverso della deliberazione).
Il quinto chiede "se sussistano atti dai quali traspaiono interventi volti a minimizzare i costi burocratici d'amministrazione e conduzione della Promark, che altrimenti anche in liquidazione continuerebbe ad operare di fatto come precedentemente accumulando debiti su debiti". Anche i provvedimenti di riorganizzazione dell'attività e di licenziamento dei dipendenti rivolti a ridurre i costi aziendali della Promark risultano nella predetta relazione del liquidatore.
In particolare, su "Idea Sposa." comunico che questa manifestazione come le altre, è stata autorizzata dalla Giunta regionale il 22/07/1991; in effetti esiste un tempo in anticipo rispetto all'effettuazione delle manifestazioni, cioè ci sono dei tempi, previsti dalla nostra legge sulla promozione fieristica, che individuano momenti autorizzativi, di ordine generale o di ordine particolare, rispetto al tipo di manifestazione (locale, regionale o nazionale).
Per quanto concerne iniziative concorrenti, ripeto, c'è questa nota della Promark che è a disposizione dei Consiglieri. Inoltre è pervenuta dall'Assessorato al commercio della Città di Torino richiesta di documentazione in ordine alla sussistenza di analoga manifestazione, con riferimento alla richiesta di autorizzazione locale "Viva gli Sposi" presentata dalla Società Promo '90 s.r.l.; a tale richiesta si è già fornita risposta con altra nota, che verrà allegata alla documentazione che verrà trasmessa ai Consiglieri interessati ad averla.
Per quanto riguarda l'interpellanza n. 831, anche su questa abbiamo acquisito elementi dalla Promark e queste sono le risposte che posso fornire: Promark non ha stipulato alcun contratto di consulenza di pubbliche relazioni; l'affermazione che la società abbia alle proprie dipendenze un funzionario e due addetti alle pubbliche relazioni non risponde al vero; la vendita degli spazi di "Idea Sposa" è stata affidata ad un venditore esterno contro corresponsione di commissione a buon fine e senza alcun altro onere o rimborso; l'incarico conferito è in linea con la politica commerciale abitualmente perseguita dalla società in passato; la società citata non ha presentato alcuna lettera di offerta, e mi riferisco alla Milano S.F.E. s.r.l.
Sul problema della messa in liquidazione e conseguentemente della vendita dei marchi, alla data dell'interrogazione è in corso una trattativa della quale non conosco i termini precisi e quindi non sono in condizione di dare chiarimenti. Il liquidatore, al momento opportuno, quando avrà proceduto alla vendita, informerà la Regione; l'unica cosa che posso dire è che la Regione ha dato al liquidatore l'indicazione di normale e buona amministrazione, cioè quella di vendere al migliore offerente e alle migliori condizioni.
Nel caso specifico, le migliori condizioni sono anche quelle che chi compera i marchi preveda anche l'assunzione di tutto o di parte del personale della Promark. In questo senso credo che il termine "svendere" sia stato usato nell'interrogazione in modo inopportuno. In questa interrogazione si parla anche di "cordate" più o meno legate a passati amministratori della Promark; la società, da noi interpellata, ha dichiarato che non ha conoscenza ufficiale di queste intenzioni. Devo per dire che il mandato conferito al liquidatore non gli preclude in fondo un'eventualità di questo genere. Questo attiene al buon senso, al rigore e alla trasparenza con cui si portano avanti gli incarichi avuti dalla Regione Piemonte; nel caso specifico, ripeto, le condizioni indicate al liquidatore sono quelle di vendere al more offerente e alle migliori condizioni.
Come ho già brevemente accennato, risponderò alle interrogazioni del PDS a tempo opportuno e con la necessaria documentazione. Per la verità, si è fatta un po' di confusione; d'altra parte la materia regionale è complessa e la deliberazione sul regolamento comunitario 2052 era molto lunga e pesante. Si parla di cifre che sfiorano i due miliardi e che sfortunatamente non abbiamo da dare alla Promark.
Il progetto della Promark si riferiva ad un'ini-ziativa già svolta quindi si tratta praticamente di un rimborso, del pagamento di un debito contratto nei confronti della Promark dell'ordine - adesso non ricordo bene di 260 o 280, al massimo 300 milioni. Ma, ripeto, su questi aspetti mi soffermerò in particolare nella risposta al PDS.
Per quanto riguarda il problema del personale - che mi sembra stia molto a cuore a tutti ma in particolare, come è stato rilevato qui e anche nella competente Commissione consiliare, al Consigliere Majorino - ci sono alcuni provvedimenti in corso. C'è la possibilità che la società che acquista i marchi possa rilevare anche una parte del personale. Inoltre è stato presentato dalla Giunta un disegno di legge per il trasferimento di questo personale dalla Promark agli organici della Regione Piemonte. Il provvedimento è al momento oggetto di dibattito delle forze politiche; la Giunta si è riservata di apportarvi alcune correzioni e di riportare il disegno di legge al dibattito delle forze politiche.
Terzo aspetto. Come i Consiglieri sanno, c'è una deliberazione in corso, che peraltro ha già avuto anche l'approvazione del Commissario di Governo, che prevede una convenzione tra la Promark e la Regione Piemonte per il trasferimento di 5 persone, due di VI e tre di IV livello nell'ambito della Regione, in particolare nel settore dell'energia, dove si ravvedono in questo momento delle forti esigenze per il proseguimento delle attività che competono alle Regioni per adeguare i nostri provvedimenti alle nuove leggi 9 e 10. Quindi quello del personale è un panorama complesso che stiamo peraltro seguendo con molta attenzione e con molta tempestività: ci auguriamo che questa, che era una delle preoccupazioni sostanziali del Consiglio unita a quella della valorizzazione e della non svendita del patrimonio della Promark, sia uno degli oggetti di maggior attenzione da parte nostra.
La stiamo seguendo, ripeto, con il dovuto senso di responsabilità speriamo di poter portare avanti questi provvedimenti affinché questo atterraggio morbido della società avvenga nella salvaguardia del valore patrimoniale della società e anche per riportare a casa - e parlo da azionista di maggioranza di questa società - alcuni dei molti esborsi che nei diversi anni dell'attività Promark la Regione è stata costretta, con i vari aumenti di capitale, a dover sopportare.
Ci auguriamo che questo avvenga soprattutto per tutelare il diritto al lavoro di questi dipendenti che, seppure inseriti in una struttura di tipo privatistico, in una società per azioni, tuttavia, per il lavoro che hanno svolto, a mio avviso, possono configurarsi come dei dipendenti regionali tout court. Quindi l'ambizione della Giunta, ma credo anche quella del Consiglio, è quella di tenere in particolare conto questo diritto al lavoro e vedremo nei prossimi giorni, attraverso questi tre provvedimenti, come salvaguardare questi aspetti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.
ZACCHERA Signor Presidente, colleghi Consiglieri, innanzitutto dobbiamo sottolineare con soddisfazione l'ampiezza della risposta dell'Assessore che dimostra come questo Assessorato stia molto attento alle vicende Promark e ci auguriamo che questo continui anche in futuro perché riteniamo che su questo argomento avremo ancora modo di parlare. Prendiamo atto di alcune cose che l'Asses-sore ha detto e ci riserviamo di leggere con estrema attenzione la relazione del liquidatore che non sapevamo fosse stata nel frattempo depositata, anche perché ovviamente non potevamo saperlo.
Ci sono stati però un paio di inciampi nella relazione dell'Assessore.
Per esempio, davanti a nostre sensazioni secondo cui pare si vogliano favorire delle cordate che facevano riferimento a precedenti amministratori, il dire che non esistono "conoscenze ufficiali" della presenza di queste cordate, scusate, ma pretendete che i vertici Promark dicano che "ufficialmente" dei precedenti amministratori stiano facendo delle cordate per acquisire Promark? Questo mi sembrerebbe un insulto all'intelligenza! Per cui penso che molto difficilmente arriveranno queste conoscenze "ufficiali". Attenzione, però: un punto è rimasto in sospeso Assessore, e su questa partita secondo me si giocherà una discussione importante. Non si cede Promark senza i dipendenti. Il diritto al lavoro lo hanno anche migliaia di persone in Piemonte che non hanno lavoro, non soltanto i dipendenti Promark. Allora è essenziale che, cedendo i marchi Promark, si cedano anche i dipendenti. Perché è troppo bello e troppo comodo cedere i marchi, che poi dopo possono anche essere sviliti di valore, e non cedere i dipendenti (che poi mamma Regione prima o porsi recupera).
Fra l'altro sottolineo che questa mattina sul mio tavolo c'era una stranezza che ho notato. Se lei vede i biglietti "Idea Sposa 1992" vi è sparito il marchio Promark, se lei invece vede "Idea Sposa 1991"c'era il marchio Promark. Allora se si vuole difendere l'immagine della Promark, se si vuole valorizzarne il marchio, perché è sparito il marchio Promark da "Idea Sposa 1992"? Prendo atto invece che la risposta è estremamente precisa - noi avevamo delle informazioni diverse - che non sia stata assunta alcuna altra persona a Promark con contratti interni o con contratti esterni. Faccio presente che a quel punto gli spazi di "Idea Sposa" erano praticamente venduti tutti, quindi non si capiva perché ci fosse bisogno di un agente esterno si poteva benissimo continuare a vendere gli spazi all'interno di Promark.
Comunque se mi si dice che non è stato assunto nessuno ne devo prendere atto.
Per concludere direi che bisogna tenere aperti gli occhi sulla situazione Promark, andare avanti, ci riserviamo di riprendere la parola dopo avere letto la relazione del liquidatore che speriamo dia concreta mente risposta a quella nostra richiesta di che cosa sta facendo per minimizzare i costi burocratici di ammini-strazione e conduzione della stessa Promark Quindi, una parziale soddisfazione alle risposte con riserva di ulteriori approfondimenti


Argomento: Commercio

Interrogazione n. 888 del Consigliere Sartoris inerente la realizzazione di un centro commerciale a Santhià


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n. 888. Risponde l'Assessore Vetrino.
VETRINO, Assessore regionale Signor Presidente, colleghi Consiglieri, agli uffici dell'Assessorato al commercio è pervenuta per conoscenza, in data 30/10/1991, la domanda della Società Commerciale Lombarda GROS S.p.A, per attivazione di un centro commerciale al dettaglio da ubicarsi in Santhià nell'area sita in corso Beato Ignazio-Zona Acquedotto/Piagera - per una superficie complessiva di vendita pari a mq. 3200 di vendita così ripartiti: mq.1500 in un unico esercizio in tab. VIII; mq. 1700 per negozi al dettaglio tradizionale specializzato, attività artigianali e paracommerciali senza specificazione delle tabelle merceologiche.
Gli uffici dell'Assessorato, secondo la procedura, hanno inviato al Comune, in data 15/11/1991, propria nota di riscontro richiedendo l'inoltro dei documenti necessari all'avvio istruttorio, specificando tra l'altro che, in base all'art. 34 del D.M. 375/88 secondo comma, dovranno essere adeguatamente specificate le superfici di vendita, infatti non sono da computarsi tra le stesse quelle relative a magazzini, depositi, servizi accessori, attività paracommerciali e artigianali.
Si ricorda che ai sensi dell'art. 2T della Legge 426/71, nonch dell'art. 48 del D.M. 375/88 "Regolamento di esecuzione della Legge 426/71 sul Commercio", le istanze di nullaosta devono essere trasmesse dal Comune alla Giunta regionale corredate dagli atti necessari e dal parere della locale Commissione Commercio, entro tre mesi dal ricevimento della stessa da parte del Sindaco.
Nella fase istruttoria, alla quale non si è ancora dato avvio poich non sono ancora stati trasmessi gli atti necessari dal Comune, viene acquisito, tra l'altro, il parere dell'Assessorato all'urbanistica della Regione, che si esprime sulla conformità dell'intervento proposto alla normativa urbanistico-edilizia vigente nel Comune, nonché dei Comuni limitrofi e gravitanti, ovvero di un membro della Commissione regionale Commercio, che raccoglie elementi di conoscenza per esprimere proprie valutazioni in merito all'intervento proposto.
Espletato l'iter istruttorio, l'istanza completa in ogni sua parte è sottoposta al parere consultivo, obbligatorio ma non vincolante, della Commissione regionale Commercio, istituita ai sensi dell'art. 17 della Legge 426/71.
Si ricorda che tutte le istanze di nullaosta, vengono valutate sulla base dei criteri per il rilascio dei nullaosta approvati dal Consiglio regionale e contenuti sia nella D.C.R. n. 581-2519 del 27/3/1990 sia nella D.C.R. n. 1293-4556 del 21/3/90 recanti "Indicazioni programmatiche e di urbanistica commerciale per la redazione dei piani comunali e criteri per il rilascio dei nullaosta", delle norme e prescrizioni della L. 426/71 e del D.M. 375/88.
Gli elementi di cui la Giunta regionale tiene conto per il rilascio o il diniego di nullaosta in sintesi sono i seguenti: ruolo assegnato al Comune dalle Indicazioni programmatiche (D.C.R. n.
581-2519) DEL 27/3/80 analisi dell'ubicazione proposta per l'intervento rispetto agli addensamenti commerciali preesistenti (D.C.R. n. 581-2519 del 27/3/80) analisi della tipologia dell'intervento (D.C.R. n. 1293-4556 del 21/3/90) valutazione della dimensione dell'intervento proposto (D.C.R. n. 581 2519) valutazione dell'iniziativa rispetto alla rete commerciale preesistente, andando a misurare la compatibilità dell'insediamento proposto sia nel Comune ove insiste la richiesta di nullaosta sia In quelli su di esso gravitanti (D.C.R. n. 581-2519 del 27/3/80).
Formano inoltre la valutazione finale della Giunta regionale per il diniego o il rilascio dei nullaosta anche gli aspetti di conformità urbanistica rispetto alle destinazioni d'uso previste negli strumenti urbanistici vigenti nel Comune e il rispetto dei parametri edilizi degli standards.
Questo aspetto della conformità urbanistica diventerà anche più importante nell'esame delle nuove domande rispetto alle nuove norme che abbiamo introdotte qualche mese fa quando abbiamo rivisto anche l'articolo della legge urbanistica che si riferiva in particolare agli insediamenti commerciali.
Considerato che allo stato degli atti si è a conoscenza solo della volontà della società nominata nella presente, di realizzare un centro commerciale, e non si è in possesso di nessun ulteriore elemento utile, è difficile poter esprimere un giudizio sul progetto di intervento proposto.
Ulteriori elementi di approfondimento potranno essere forniti quando si sarà in fase di avanzata istruttoria. Per il momento alla Regione, oltre alla domanda, non è pervenuto altro, perché come ho detto è il Comune che ci deve dare, attraverso la sua valutazione, la possibilità di istruire la pratica e di esprimere il parere.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GROSSO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sartoris.
SARTORIS Abbiamo presentato l'interrogazione perché l'area del basso Vercellese che sarà poi il futuro Vercellese con l'istituzione della nuova provincia si sta infarcendo in modo esagerato di mega centri commerciali.
Teniamo presente che Santhià dista una ventina di chilometri da Vercelli e alla periferia di Vercelli c'è già una grossa area commerciale che sta massacrando l'attività dei piccoli commercianti che, non solo fino a poco tempo fa, ma ancora adesso, rappresentano lo scheletro che tiene viva la città.
Questi centri commerciali vengono costruiti nelle parti periferiche della città, "desertificando" il centro storico. Quindi, occorre tenere presenti i rischi che si presenteranno in futuro se spariranno i negozietti, e la gente per i propri acquisti sarà attratta in un'unica zona periferica.
Quando si è parlato della modifica alla legge n. 56 ci siamo astenuti perché volevamo vedere con chiarezza quelli che potevano essere gli effetti della specifica organizzazione commerciale.
Ho sollevato questo problema perché nel Vercellese, nella zona vicina a Milano, ci sono diverse compagnie, Spa o Srl che organizzano il proprio commercio. Questo ci preoccupa molto perché supermercati ce ne sono a sufficienza e in abbondanza.
La nostra interrogazione era solo per porre all'attenzione della Regione e dell'Assessore il fatto che quando si dà il nulla-osta o l'autorizzazione, si deve tenere presente tutta la zona.
Percorrere 20 o 25 chilometri per andare a fare acquisti è una cosa che una famiglia normale fa regolarmente. Non si deve quindi incidere solo sullo specifico Comune, ma su un'area più vasta, tenendo presente che l'area commerciale del Continente di Vercelli è a neanche 20 chilometri di distanza e include, come zona commerciale, il Biellese che è a 40 chilometri di distanza.
Teniamo quindi presente questa situazione. Mi auguro che l'Assessore sia attenta a tali questioni dell'area del Vercellese. Non vorremmo che quando questi problemi disaggregati si aggregheranno, ci accorgessimo di avere un'area commer-ciale ogni 10 chilometri.


Argomento: Istruzione e Formazione Professionale: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 787 del Consigliere Sartoris inerente l'uso della lingua piemontese nelle scuole


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 787. La parola all'Assessore Fulcheri.
FULCHERI, Assessore regionale In relazione all'interrogazione in oggetto, presentata dalla collega Sartoris, si riferisce quanto segue: In primo luogo va precisata e riaffermata la completa estraneità degli organi regionali nella conduzione didattica di qualunque tipo di insegnamento in quando di competenza esclusiva del Ministero della Pubblica Istruzione.
Quanto alla garanzia per gli allievi frequentanti le scuole del Piemonte, affinché possano, all'interna del sistema scolastico, trovare modo di arricchimento del loro bagaglio culturale anche con la conoscenza dell'originale patrimonio linguistico piemontese, la Regione, con atti concreti come la Legge 26/90, ha provveduto a fornire strumenti operativi affinché tale risorsa venga attivata e valorizzata secondo il dettato dello Statuto regionale.
Tutte le scuole della regione, dall'elementare alle scuole superiori sono state interessate a partecipare ad un concorso indetto dalla Giunta con deliberazione del 15.04.91 proprio al fine di favorire la conoscenza della storia del Piemonte e valorizzarne l'originale patrimonio linguistico.
Venendo al caso concreto riportato nell'interrogazione; avendo assunte le opportune informazioni, mi è stato comunicato che: "Quello che l'insegnante ha rimproverato all'allievo non è stato l'uso del dialetto, ma il suo comportamento". E' compito precipuo della scuola non solo quello di istruire, ma anche quello di educare; l'alunno era già stato richiamato altre volte e l'insegnante ha redarguito il ragazzo non già perché nel pronunciare la frase non ha fatto uso dell'italiano, ma unicamente perch l'indisciplina, in qualsiasi modo venga espressa, necessita di venire corretta.
La riprova che l'originale patrimonio etnico, storico e linguistico trova, proprio nella scuola di Sordevolo, particolare considerazione è dimostrato dal fatto che fin dall'inizio delle lezioni è stata inclusa nei programmi la storia del territorio di Sordevolo come presupposto per la conoscenza delle tradizioni locali e l'uso del dialetto, anche a scuola, è molto diffuso tra gli allievi e non ha mai dato luogo a reprimende o ad emarginazioni.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Sartoris.
SARTORIS Su questo problema annoso, che a me sta molto a cuore, ci sono sempre controversie molto pronunciate. E genitore del ragazzo in questione (noi in realtà non avevamo detto chi si fosse lamentato, ma è stato subito bersagliato il padre del ragazzo che non si era affatto lamentato) aveva fatte presenti alcune cose; che non sono state smentite. Per esempio parlando con il Preside abbiamo saputo che si trattava di un professore: inseguito, invece, si è parlato di una professoressa, quindi non abbiamo prove scritte, ma sicuramente qualcosa è successo.
Do atto all'Assessore del fatto che non sia competenza regionale la formazione dei programmi didattici, ma la mia sollecitazione era per chiedere che cosa fosse successo. Credo che l'Assessore non potesse fare di più. Mi sarei fermata qui, ma proprio questa mattina è successo che aduna mia richiesta presentata con tutti i crismi (cioè richiesta il giorno prima, presentazione del testo scritto) per una cosa che ritenevo non turbasse minimamente, cioè l'uso del piemontese in quest'aula (competenza nostra, non dello Stato, del Ministero o di qualcun altro), mi è stato detto che non si può fare. Nelle due o tre occasioni in cui ho presentato il testo scritto con traduzioni in piemontese, mi è stato detto che non è una cosa possibile; sono quelle occasioni ufficiali in cui non si può.
Combinazione, però solo in questa Regione non si può.
Quando abbiamo deciso e fatto - come Regione - la legge 26 a tutela del piemontese, quando abbiamo concesso ai Consiglieri regionali (ci eravamo riuniti per questo) di esprimersi in lingua piemontese, non dialetto Assessore, continuo a chiamarla lingua piemontese -, ci siamo presi in giro.
Infatti, se rispettando le regole e le norme, non ci è permesso neanche di fare un saluto in piemontese, allora lo faremo per iscritto. Io e il neo Consigliere "barba Toni", Antonio Bodrero, ci conosciamo da un po' di tempo e sappiamo benissimo che non abbiamo bisogno di metterlo per iscritto il piemontese, perché ci crediamo.
Credevo fosse utile. Intelligente e doveroso esprimermi in piemontese questa mattina; l'ho fatto con tutti i crismi e tutte le regole, ma mi si dice che non si può. In questa Regione non si può parlare in piemontese.
Sarebbe forse stato meglio se, invece di far finta e dire che si può ma non si deve, che si può ma non è il caso, che si può ma non è l'occasione all'inizio ci aveste detto che si deve parlare in italiano perché siamo tutti italiani e dobbiamo esprimerci in vemacolo toscano.
Spesso la Giunta, nei confronti della lingua piemontese, è prevenuta e vuole ridurre il parlato piemontese a un qualcosa da minorati, da minoranze, da usare solo in certe occasioni, nel chiuso delle famiglie.
Noi, invece, la pensiamo diversamente, perché sappiamo che qualcosa sta cambiando. Per esempio, domenica la stampa diceva che si fa musica in piemontese, non folkloristica, ma quella che i ragazzi ascoltano tutti i giorni. Questo è un ritorno a quanto si diceva prima, e io non credo di essere andata così tanto fuori tema.
Dico semplicemente: teniamo presente che le leggi si fanno, ma anche che si devono rispettare In caso contrario, voi, in questo modo, state prendendo in giro i Consiglieri.



PRESIDENTE

Grazie Consigliere Sartoris; l'interrogazione è così discussa.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interpellanza n. 621 dei Consiglieri Bortolin e Squillario inerente la richiesta della ditta Gescoter per la localizzazione di un impianto di eliminazione rifiuti speciali e tossici nel Comune di Castelletto Cervo


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interpellanza n. 621, cui risponde l'Assessore Garino.
GARINO, Assessore regionale A proposito della richiesta avanzata dalla ditta Gescoter S.r.l. di localizzare nel Comune di Castelletto Cervo un impianto di eliminazione di rifiuti speciali e tossico-nocivi mediante stoccaggio a terra, devo comunicare che la ditta Gescoter, il mattino stesso (12 settembre) in cui era stata convocata la Conferenza istruttoria ai sensi dell'art. 3 bis della legge 441/1987, ha provveduto a ritirare il proprio progetto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bortolin.
BORTOLIN Nel momento in cui abbiamo presentato l'interpellanza, come l'Assessore sa, la popolazione e gli amministratori della zona erano mobilitati per impedire la realizzazione di questa discarica. Pensiamo che l'abbiano fatto a ragion veduta, quindi è con soddisfazione che abbiamo preso atto, insieme a quegli amministratori e a quella popolazione, della rinuncia da parte della ditta ad andare avanti nella realizzazione della discarica di rifiuti tossico-nocivi.
Anche se in parte è superfluo, vogliamo sottolineare la necessità di porre estrema attenzione affinché quella zona, dove già sono presenti discariche per rifiuti non speciali ma urbani, non sia in futuro nuovamente soggetta ad eventuale interesse da parte di altre ditte per la realizzazione di discariche. E' una raccomandazione che rivolgo all'Assessore, a me stessa e a tutti i Consiglieri affinché il territorio sia tutelato e siano anche rispettati i siti che la Regione ha individuato per realizzare tali discariche.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

A questo punto chiuderei la parte relativa alle interrogazioni ed interpellanze.
In merito all'intervento svolto poc'anzi dal Consigliere Sartoris desidero chiarire che il Consigliere Sartoris, con tutti i crismi certamente previsti dalle disposizioni che ci siamo date, mi aveva chiesto di poter intervenire all'atto della deliberazione di surroga del Consigliere della Lega Nord. A questo io ho risposto semplicemente che le disposizioni non prevedono possibilità di interventi in lingua piemontese in occasione della discussione di atti statutari, e questo è un atto statutario; inoltre, in occasione delle surroghe dei Consiglieri, non sono previsti interventi di saluto. Le motivazioni sono di questa natura altrimenti il Consigliere Sartoris avrebbe ragione.


Argomento:

Interpellanza n. 621 dei Consiglieri Bortolin e Squillario inerente la richiesta della ditta Gescoter per la localizzazione di un impianto di eliminazione rifiuti speciali e tossici nel Comune di Castelletto Cervo

Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 4) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Beltrami, Brizio, Cerchio, Cucco Maccari, Peano e Porcellana.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge.


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

d) Approvazione leggi per decorrenza dei termini


PRESIDENTE

L'elenco delle leggi approvate per decorrenza dei termini sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

e) Mancata apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge non vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

f) Nomina del Segretario Questore


PRESIDENTE

Ricordo al Consiglio che è stato designato quale Segretario Questore il Consigliere Francesco Porcellana, che viene a sostituire le funzioni svolte dal Consigliere Staglianò.


Argomento:

g) Sentenza della Corte Costituzionale n. 489 del 18/12/1991.


PRESIDENTE

Comunico che la Cancelleria della Corte Costituzionale, in data 27/12 1991, ha trasmesso la sentenza n. 489 del 18/12/1991 della Corte medesima che ha dichiarato l'illegittimità costituzionale degli artt. 20, ottavo comma, e21, dodicesimo comma, della LR 10/12/1984, n. 64 (Disciplina delle assegnazioni degli alloggi di edilizia residenziale pubblica, ai sensi dell'art. 2, comma secondo, legge 457/78, in attuazione della deliberazione CIPE pubblicata su G.U, n. 348 del 19/12/1981).
La Corte ha rilevato che le norme contenute nei suddetti articoli modificano la normativa in una materia - quale quella dell'ordinamento giurisdizionale della regolamentazione processuale dei giudizi dinanzi all'autorità giudiziaria ordinaria o amministrativa - che non solo esula dalle competenze costituzionalmente attribuite alle Regioni, ma è anche oggetto di espressa riserva di legge statale.
Tale sentenza è stata pubblicata sul Bollettino Ufficiale n. 3 del 15/2/1992.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Informo il Consiglio che per poter consegnare i referendum domani mattina abbiamo convenuto, anche col Presidente della Giunta, che nonostante la sua assenza ma con il suo assenso, potremmo questa mattina procedere soltanto alla votazione delle deliberazioni, rinviando a domani tutta la discussione in proposito. Anticiperei l'approvazione di queste quattro deliberazioni verso la fine del mattino.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Esame proposta di deliberazione n. 360: "Dimissioni del signor Gregorio Igor Staglianò dalla carica di Consigliere regionale e relativa surrogazione (ai sensi dell'art. 16 della L. 17 febbraio 1968, n. 108)"


PRESIDENTE

Il punto 5) all'o.d.g. reca: "Dimissioni del Signor Gregorio Igor Staglianò dalla carica di Consigliere regionale e relativa surrogazione".
Il Consigliere Gregorio Igor Staglianò, eletto nella Lista Verde Arcobaleno nella Circoscrizione di Torino, con lettera datata 31 dicembre 1991, ha comunicato che si dimette dalla carica di Consigliere regionale.
La lettera è allegata alla documentazione odierna. Pongo pertanto in votazione la presa d'atto delle dimissioni del Consigliere Gregorio Igor Staglianò. Chi è favorevole è pregato di alzare la mano. Il Consiglio regionale approva con 37 voti favorevoli.
Occorre pertanto procedere, ai sensi dell'art. 16 della legge 17/2/1968, n. 108, alla surrogazione del Consigliere stesso.
Ai sensi del citato articolo, il seggio che rimanga vacante per qualsiasi causa, anche se sopravvenuta, è attribuito al candidato che nella stessa lista e circoscrizione segue immediatamente l'ultimo eletto. La stessa nonna si osserva anche nel caso di sostituzione del Consigliere proclamato a seguito dell'attribu-zione fatta dagli Uffici Centrali Regionali.
Dal verbale dell'Ufficio Centrale Circoscrizionale presso il Tribunale di Torino risulta che all'ultimo eletto nella lista Verde Arcobaleno segue immediatamente il signor Valter Giuliano, al quale deve essere pertanto attribuito il seggio resosi vacante.
La Giunta delle Elezioni, riunitasi questa mattina,ha redatto un verbale in proposito, allegato alla documentazione odierna.
Pongo quindi in votazione, la proposta che al Consigliere Gregorio Igor Staglianò subentri nella Circoscrizione di Torino, ai sensi dell'art. 16 della citata legge n. 108, il signor Giuliano Valter.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con 37 voti favorevoli. Propongo che la predetta deliberazione relativa alla surrogazione del Consigliere Gregorio Igor Staglianò con il signor Valter Giuliano sia dichiarata immediatamente eseguibile, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62 e faccio presente che la predetta proposta deve essere approvata a maggioranza assoluta dai componenti del Consiglio regionale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.
Dichiaro pertanto la predetta deliberazione immediatamente eseguibile ed invito il signor Valter Giuliano, il quale con dichiarazione in data odierna ha accettato la nomina a Consigliere, a prendere posto in aula qualora si trovi nelle vicinanze.



(Il neo Consigliere Valter Giuliano prende posto in aula)



PRESIDENTE

Auguro al neo Consigliere Giuliano un buon lavoro.
Per quanto attiene alla convalida, l'art. 17 della legge n. 108/1968 prevede che "al Consiglio regionale è riservata la convalida dell'elezione dei propri componenti, secondo le norme del suo Regolamento interno". A tal fine l'art. 16 del Regolamento stabilisce che l'esame delle condizioni di ciascuno dei Consiglieri eletti sia effettuato dalla Giunta delle Elezioni la quale proporrà successivamente al Consiglio regionale l'adozione dei provvedimenti conseguenti


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Esame proposta di deliberazione n. 361: "Dimissioni del signor Giuseppe Farassino dalla carica di Consigliere Regionale e relativa surrogazione (ai sensi dell'art. 16 della L. 17 febbraio 1968, n. 108)"


PRESIDENTE

Il punto 6) all'o.d.g. reca: "Dimissioni del signor Giuseppe Farassino dalla carica di Consigliere regionale e relativa surrogazione".
Il Consigliere Giuseppe Farassino, eletto nella Lista Lega Nord nella Circoscrizione di Cuneo, con lettera datata 30 dicembre 1991, ha comunicato che si dimette dalla carica di Consigliere regionale. La lettera è allegata alla documentazione odierna.
Pongo pertanto in votazione la presa d'atto delle dimissioni del Consigliere Giuseppe Farassino.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio regionale approva con 38 voti favorevoli.
Occorre pertanto procedere, ai sensi dell'art. 16 della legge 17/2/1968, n. 108, alla surrogazione del Consigliere dimissionario.
Ai sensi del citato articolo, il seggio che rimanga vacante per qualsiasi causa, anche se sopravvenuta, è attribuito al candidato che nella stessa lista e circoscrizione segue immediatamente l'ultimo eletto. La stessa norma si osserva anche nel caso di sostituzione del Consigliere proclamato a seguito dell'attribuzione fatta dagli Uffici Centrali Regionali.
Dal verbale dell'Ufficio Centrale Circoscrizionale presso il Tribunale di Cuneo risulta che all'ultimo eletto nella Lista Lega Nord segue immediatamente il signor Antonio Bodrero, al quale deve essere pertanto attribuito il seggio resosi vacante. La Giunta delle Elezioni, riunitasi questa mattina, ha redatto un verbale in proposito, allegato alla documentazione odierna.
Pongo quindi in votazione la proposta che al Consigliere Giuseppe Farassino subentri nella Circoscrizione di Cuneo, ai sensi dell'ari. 16 della citata legge n. 108, il signor Antonio Bodrero.
La parola alla Consigliera Sartoris per dichiarazione di voto.
SARTORIS Posso anche parlare in italiano. Il dialetto toscano lo conosco benissimo e mi esprimo abbastanza bene. Volevo semplicemente fare dichiarazione di voto dicendo che siamo contenti che in quest'aula ci sia un autonomista piemontese di vecchia data come il Prof. Antonio Bodrero Barba Toni Bodrero. Volevo soltanto dire questo, anche se credo che se lo avessi detto in piemontese non sarebbe cambiato nulla. Era semplicemente il principio: non bisogna parlare piemontese. Grazie Presidente.



PRESIDENTE

Ognuno resta, delle proprie opinioni e rispettiamo quanto questa Assemblea ha deliberato. Procediamo quindi alla votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con 38 voti favorevoli.
Propongo che la predetta deliberazione relativa alla surrogazione del Consigliere Giuseppe Farassino con il signor Antonio Bodrero sia dichiarata immediatamente eseguibile, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n.
62 e faccio presente che la predetta proposta deve essere approvata a maggioranza assoluta dai componenti del Consiglio regionale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
Dichiaro pertanto la predetta deliberazione immediatamente eseguibile ed invito il signor Antonio Bodrero, il quale con dichiarazione in data odierna ha accettato la nomina a Consigliere, a prendere posto in aula qualora si trovi nelle vicinanze.



(Il neo Consigliere Antonio Bodrero prende posto in aula)



PRESIDENTE

Auguro al neo Consigliere Bodrero un buon lavoro e colgo anche l'occasione per salutare e ringraziare perla sua presenza l'ex Consigliere Farassino.
Per quanto attiene alla convalida, l'art. 17 della legge n. 108/ 1968 prevede che "al Consiglio regionale è riservata la convalida dell'elezione dei propri componenti, secondo le norme del suo Regolamento interno". A tal fine l'art. 16 del Regolamento stabilisce che l'esame delle condizioni di ciascuno dei Consiglieri eletti sia effettuato dalla Giunta delle Elezioni la quale proporrà successivamente al Consiglio regionale l'adozione dei provvedimenti conseguenti.
Il Consigliere Giuliano ha chiesto la parola; ne ha facoltà.
GIULIANO Signor Presidente, signori Consiglieri, nel momento in cui entro ufficialmente in carica nelle mie funzioni di Consigliere regionale, eletto peraltro nella Lista Verde Arcobaleno, desidero subito annunciare pubblicamente la mia adesione al Gruppo regionale dei Verdi. Questo a significare la continuità politica nei confronti di chi mi ha preceduto e in sintonia con le decisioni assunte collettivamente dai Verdi Arcobaleno nel giugno 1990 quando, con la costituzione del Gruppo regionale dei Verdi segnarono il superamento delle diversità presenti all'interno del mondo ambientalista ed anticiparono il processo di unificazione dei verdi, poi concretizzatosi a livello nazionale con l'assemblea del dicembre dello stesso anno a Castrocaro.
A distanza di poco più di un anno dalla creazione di un unico soggetto Verde non esiste, a mio giudizio, alcuna motivazione politica per mettere in discussione quella decisione, ed è dunque del tutto naturale la conseguenza che mi fa compiere oggi il gesto politico di aderire al Gruppo regionale dei Verdi. D'altro canto, il Piemonte ha bisogno di un movimento ambientalista forte, unito, autorevole non solo nella sua realtà di base e di militanza come già accade, ma anche nelle sue rappresentanze istituzionali.
Personalmente ho sempre interpretato il ruolo dei Verdi come soggetto politico che porta all'interno delle istituzioni le aspirazioni di coloro che in associazioni, in comitati, in gruppi spontanei locali si battono sul territorio del Piemonte per un corretto rapporto tra l'uomo e le sue attività economiche e produttive e l'ambiente naturale con le sue risorse troppo spesso considerate senza limite. La nostra Regione ha altresì bisogno che i Verdi si impegnino non solo sulle tematiche a loro più congeniali, ma anche sulle grandi vertenze che si annunciano pesanti in questi anni di fine millennio. Quello dei Verdi è un progetto politico globale che li impegna anche dai banchi dell'opposizione, come in questo caso, a dare un contributo al governo della crisi ambientale, ma anche della crisi economica e dei conflitti sociali.
Siamo impegnati a livello nazionale e anche internazionale, e lo siamo anche in Piemonte, a dare risposte alla crisi occupazionale, così come siamo impegnati nel contribuire alla costruzione di una società multietnica e multirazziale, consapevoli in ciò dell'origine in gran parte anche ambientale dell'ondata migratoria che, nei prossimi anni, assalirà l'Europa dei ricchi, cui il nostro Paese appartiene; siamo impegnati non già a chiudere le porte e le frontiere in faccia a chi chiede una mano al nord del mondo, bensì ad aprire un confronto politico generale nel rapporto nord sud del pianeta. Un rapporto che sappiamo ineguale che ha finora visto in atto solo politiche di sfruttamento e di rapina. Un rapporto ineguale che non può più durare a lungo e che tutti insieme dobbiamo contribuire a cambiare. Non tralasceremo neppure il tema della pace, seriamente preoccupati che la più grande industria di questo Paese sia anche al primo posto nell'esportazione di materiale bellico. Una notizia che non può non preoccuparci, perché ricade in una logica di morte in cui da tempo l'industria europea e, in particolare, quella siderurgica si muove e che ha come immediata conseguenza, nella previsione degli esperti, il proliferare di quei conflitti locali, portatori di morte e di sconvolgimenti anche profondi tra i popoli, di cui abbiamo già avuto le prime avvisaglie.
Nell'epoca del tramonto delle ideologie non vorremmo che a tramontare fossero anche gli ideali. Noi non rinunceremo facilmente al nostro, cioè quello di lavorare per una società in cui ci sia pace tra gli uomini e pace tra l'uomo e la natura. Francamente non ci sembra sia questo un obiettivo impossibile e sappiamo di non essere soli.



PRESIDENTE

Grazie Consigliere Giuliano.
Non so se il Consigliere Bodrero abbia sentito gli auguri da parte mia e del Consiglio regionale per la sua elezione. Vorrei semplicemente rinnovarglieli.
La parola al Consigliere Bodrero.
BODRERO Grazie, restituisco e saluto tutti. Chiedo scusa se sono seduto, ma sono invalido di guerra. Purtroppo la colpa non è mia. Sono fiero di far parte della Lega Nord, perché è la forza maggiore che combatte il nefasto centralismo, l danni del centralismo sono talmente lunghi da elencare che non si finirebbe più.
Parlerò in italiano, perché purtroppo l'ufficialità è quella, però non dimentichiamo mai che il Consiglio d'Europa ha riconosciuto il piemontese come lingua. Io ho fatto degli studi specifici sull'argomento e posso anche dirvi che la lingua piemontese e quindi i suoi dialetti, compresi quelli della montagna che qualcuno erroneamente vorrebbe considerare a parte, ma non lo sono affatto, è stata riconosciuta dal Consiglio d'Europa da esperti linguisti e questo dovrebbe bastare. L'errore che c'è in una certa legge regionale è dove si parla di patrimonio linguistico e non di lingua riconosciuta. Penso che qui moltissima gente conosca il francese e vorrei farvi un esempio. In francese è scritto "fait lait, pois, aut, saut", il francese antico, ci sono dei dizionari, scriveva "eve": Quindi il piemontese è minoritario, perché è più vicino al francese antico che a quello moderno della Valle d'Aosta ed ai suoi dialetti che, proprio perch influenzati dalla lingua ufficiale francese, sono molto più vicini al francese moderno. Dopo il sudtirolese; sul piano linguistico, la massima minoranza linguistica, purtroppo abbandonata dai suoi , linguisti e dal suoi politici, è quella piemontese.


Argomento: Referendum abrogativo e consultivo

Esame proposte di deliberazione relative alle richieste di indizione di referendum abrogativi ai sensi dell'art. 75 della Costituzione, per l'abrogazione dei Ministeri Turismo e Spettacolo, Sanità, Agricoltura e Foreste ed Industria e Commercio


PRESIDENTE

Passiamo ora ad esaminare il punto 8) all'o.d.g. Riepilogo le questioni. Alcune Regioni hanno già preso l'appuntamento per consegnare domani mattina queste deliberazioni; ne ho parlato anche con il Presidente della Giunta e, pure in sua assenza, abbiamo convenuto di proporre al Consiglio di anticipare esclusivamente la votazione di queste deliberazioni, in modo che domani mattina il Piemonte possa con le altre Regioni presentare queste deliberazioni di richiesta di referendum per l'abrogazione di una serie di Ministeri. Ciò avverrà senza discussione rinviando il dibattito a domani mattina. E' stata intrapresa questa iniziativa da parte di altri Consigli e pertanto, se vogliamo essere presenti, dobbiamo farlo adesso: non ci sono alternative.
La parola al Consigliere Rabellino.
RABELLINO Sui referendum chiediamo la discussione prima della votazione; se vogliamo farlo domani, possiamo tranquillamente passare al dibattito sul ruolo del Consiglio, però noi chiediamo di non procedere alla votazione senza discussione.



PRESIDENTE

Interrompo la seduta per una breve Conferenza dei Capigruppo.
I Capigruppo sono convocati nella sala A).
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 11,30, riprende alle ore 11,45)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Esaminiamo la proposta di deliberazione n. 356: "Richiesta di indizione di referendum ai sensi dell'art. 75 della. Costituzione per l'abrogazione della, legge 31 luglio 1959, n. 617 - Istituzione dei Ministero del Turismo e dello Spettacolo" Comunico che qualora questo provvedimento venisse adottato (e l'approvazione deve avvenire con 31 voti), dobbiamo anche designare un Consigliere di maggioranza e 'uno di minoranza (uno effettivo e l'altro supplente) che vadano a presentare domani a Roma i suddetti provvedimenti.
Prego quindi di voler segnalare la disponibilità in tal senso alla Presidenza a fine discussione.
Chi intende intervenire ne ha facoltà; come convenuto, ogni singolo intervento avrà anche valore di dichiarazione di voto.
La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Il Gruppo liberale è in forte imbarazzo, perché avverte l'esigenza di porre le questioni del rapporto Stato-Regioni, ma non è convinto che l'utilizzo dello strumento demolitore possa avviare razionali linee di costruzione di un moderno Stato fondato sul riconoscimento di poteri diversi alle autonomie (dove hanno una logica storica, funzionale ed economico-sociale come ha il nostro Paese).
Non si ha, a mio modo di vedere, la lucidità di comprendere che l'intera classe politica regionale deve porre la questione della modifica della Costituzione. Questo è il dato vero nel nostro Paese: si deve modificare la Costituzione. Sbagliano coloro che ritengono che questo debba venire solo dallo Stato centrale, impropriamente detto struttura regionale quello delle autonomie; impropriamente perché così non è, perché la Costituzione prevede che nella culla possa rimanere un neonato vivo ma non vitale, cioè le Regioni.
E' necessario quindi affrontare la questione e rivendicare un tavolo costituente con lo Stato, con rappresentanti delle Regioni e rappresentanti del Parlamento che avviino la riforma costituzionale: questo è il dato di fondo. Bisogna chiedersi come si debba articolare, in una moderna società proiettata in Europa, il rapporto Stato-Regioni, ma sul piano della proposta e non sul piano della rivendicazione, che non sono cose eguali.
Rivendicare maggiori poteri attraverso la negazione di poteri altrui che poi non si traducono in un sistema coordinato di norme e di rapporti significa, a mio modo di vedere, non migliorare la situazione delle Regioni, ma peggiorarla. Questo metodo della classe politica - e su questo sicuramente il mio partito non si distingue da altri - che anziché essere punta avanzata della società civile (che fa proposte, individua e anticipa la società), segue la società civile e le fa concorrenza, mi sembra veramente la rinuncia al ruolo della politica.
La politica non è quella delle risposte; la risposta In politica è sempre inadeguata, perché arriva quando, essendosi formulata la proposta il problema si è già aperto, e i problemi politici non si risolvono nel presente o nel passato, ma si risolvono nel futuro. La classe politica non deve neanche formalmente utilizzare gli strumenti della società civile, che sono una cosa diversa.
Nella specie poi, mi sembra assolutamente non condivisibile sul piano razionale e, se mi consentite - e mi rivolgo soprattutto ai partiti della sinistra - sul piano della solidarietà, che è uno degli elementi che cementano uno Stato, immaginare che si possa pensare ad una moderna politica industriale senza un Ministero dell'Industria, e quindi frantumare la politica industriale come sede in cui si raccordano e si portano ad equilibrio i diversi elementi che determinano le condizioni di una politica industriale, senza immaginare che il costo del lavoro, il costo del denaro il costo dell'energia, il costo dei servizi sono la politica industriale.
La politica industriale non significa fare le trattative sui licenziamenti.
Quindi, la politica industriale non può non avere presente il Governo con un proprio responsabile; quindi non è pensabile la mancanza di un Ministero per la politica industriale in questo Paese, sia pure con poteri diversi ridotti, ripensati, ma ripensati in un quadro di modifica costituzionale.
Questo vale per il Ministero dell'Industria.
Mi spiace che non ci sia il collega Peano e neanche il mio vicino di banco, perché vorrei chiedere a loro, ai cavalieri della solidarietà, come si può immaginare di congelare nelle differenze i nostri concittadini. Non avere un Ministero della Sanità significa riconoscere le differenze che esistono in questo Paese. In questo Paese io lavoro per migliorare il mio Piemonte e un pezzo di Paese che globalmente deve crescere.
Esistono delle questioni che non possono riportarsi, sia in termini razionali; ma che in termini di solidarietà, al livello regionale.
Mi chiedo come possano le Regioni affrontare un problema epidemico. Si decide di bloccare l'importazione del bovino; si decide di bloccarla in Liguria, si decide di non bloccarla in Lombardia? Chi lo decide? Questo sul piano della razionalità.
Ma poi sul piano della solidarietà, amici, è drammatico quello che ci proponete. Bastano due esempi. Sullo spot sull'AIDS; che vediamo sulla televisione, formulato dal Ministero della Sanità, si può discutere: pu essere il migliore o può essere il peggiore. E' probabilmente quello che viene considerato il più accettato e accettabile dalla grande maggioranza dei cittadini italiani; quindi, probabilmente scandalizza molto alcuni nostri concittadini e viene considerato insufficiente da altri concittadini. Lo Stato ha considerato che questo messaggio sull'uso dei profilattici, e comunque dell'igiene sessuale dei rapporti intercoppiali sia il messaggio che può essere recepito e accettato senza scandalo, ma anche senza sufficienza dalla generalità dei nostri cittadini.
Immaginate, cari amici, il giorno che la battaglia contro l'AIDS dovesse essere gestita dalle metropoli come Torino e Milano che condizionano le loro regioni o nelle realtà del Gennargentu. C'è da immaginare che gli spot sarebbero sicuramente diversi. E' chiaro che la differenza di spot comporta un maggior rischio della popolazione di essere coinvolta in questo dramma.
Ma non finisce qui la politica della solidarietà. In un cartello televisivo di alcune sere fa emergeva chiaramente che, in ordine ai ritardi che abbiamo rispetto allo scandalo che è avvenuto su quella clinica (non ricordo più se belga o francese) di un luminare che fa 2400 interventi all'anno e fa pagare ai nostri concittadini la prenotazione; la ragione di questo deriva semplicemente dal fatto che in Italia non ci sono le donazioni. E le donazioni non ci sono per problemi di natura culturale magari anche morale. Ma che, guarda caso, anche qui ricopiano e riconoscono quel tipo di ritardo e di differenza fra le nostre Regioni che abbiamo individuato prima. Quindi, lo specchietto riassumeva: (non ricordo più se fegato o rene) donazioni nell'ultimo anno in Lombardia: 68; Calabria: 1 Sicilia: 0. Allora, possiamo immaginare noi di fare una politica sui trapianti, che è la nuova frontiera della medicina avanzata sulle grandi emergenze sanitarie, tipo l'AIDS, scomponendo il nostro Paese e congelandolo nelle sue arretratezze o quanto meno nelle sue differenze? Mi sembra questo - consentitemi - lavorare contro la solidarietà nazionale contro lo Stato nazionale, senza avere il coraggio di porre la questione della riformulazione del disegno costituzionale che immagina il rapporto dello Stato con le autonomie locali identificate, per semplicità chiamiamole così, regionali. Ho l'impressione che le scorciatoie lasciatelo dire a uno che fa montagna, non portano mai lontano, perché ci danno l'impressione di farci camminare più in fretta, ma non fanno altro che tagliarci le gambe e farci venire il fiatone.



PRESIDENTE

Informo il Consiglio che una serie di Gruppi non interverranno in quanto hanno deciso autonomamente di rinviare le loro valutazioni nel merito al dibattito che comunque si farà domani.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Squillario. Ne ha facoltà.
SQUILLARIO Devo anzitutto precisare che non intervengo a nome del Gruppo DC, ma per dichiarazione personale in quanto la DC esprimerà voto favorevole mentre io esprimo voto di astensione.
Francamente credo che il nostro dibattito debba spaziare più in alto e valga la pena di sfruttare questa occasione per nobilitare anche il ruolo della Regione.
Sul piano pratico, alcune cose le ha già dette il Consigliere Marchini.
Ma io ritengo che, pur dando atto della intenzione più che lodevole di difesa dell'autonomia regionale e dello spirito riformatore che c'è sotto queste richieste di referendum, mi pare abbastanza superficiale il metodo scelto e sia quanto meno dubbia la sua efficacia. E' vero; le Regioni sono state scritte nella nostra Costituzione proprio perché dovevano essere la leva della riforma dello Stato. Quando nel 1970 furono istituite, gli studiosi elencarono compiutamente i compiti dei Ministeri che dovevano essere delegati alle Regioni e anche una serie di soppressioni di essi che per la verità, sono anche diversi e più numerosi di quelli di cui stiamo parlando. Detto questo, una prima osservazione da parte di un organo politico debba essere se la scelta del metodo referendario sia valida. A me pare che il referendum effettivamente sia uno strumento eccezionale, non uno strumento normale; ed invece ci troveremo nel prossimo anno di fronte a nove referendum.
Il referendum è poi anzitutto uno strumento della società civile, è uno strumento che si applica quando vi è un radicale disaccordo tra il sentire popolare e la propria rappresentanza parlamentare, rimanendo pero il Parlamento sempre Il centro della rappresentanza in democrazia. E soprattutto mi pare che dovrebbe vertere su temi di particolare delicatezza e importanza. Usarlo in questo modo rischia di essere una ordinaria routine a cui poi nessuno più crede. E un modo di legiferare o meglio di non legiferare perché elimina una legge, senza proporre nulla. Quello che per ritengo assolutamente inaccettabile è che possa essere utilizzato da alcune istituzioni contro altre istituzioni. Da parte delle Regioni è anche un sintomo di presunzione che potrebbe anche costarci caro, perché non vorrei che qualcuno dei Ministri che noi vogliamo abolire si prendesse lo sfizio ammesso che sia possibile, di proporre un referendum sull'abolizio-ne delle Regioni. Nel clima che si è creato Potremmo anche essere mandati a casa nel giro di poco tempo. Le mancate riforme di cui parliamo sono frutto si della cattiva volontà delle forze politiche e del nostro Parlamento, ma anche di difficoltà oggettive di cui non possiamo non tener conto. Sono frutto della frammentazione del nostro sistema politico, che presenta una varietà di soluzioni da parte di ogni forza politica che poi non riesce a condensarsi in una sintesi di una maggioranza.
Grandi riformatori, in questo momento, non ne vedo; vedo troppa gente impegnata quasi a rifarsi una verginità nel "picconare" lo Stato e la Costituzione. Questo avviene in alto e in basso. Da parte delle forze politiche e dei Gruppi presenti nelle istituzioni, la via per risolvere il problema delle riforme dell'autonomia degli Enti locali e delle Regioni non è quella dei referendum abrogativi, perché non portano assolutamente a nulla.
E' un modo di porre il problema della riforma dello Stato nel modo più qualunquista, deleterio e senza scopo; varrebbe la pena riflettere su questo aspetto.
A dicembre vi è stata la conferenza fra Stato e Regioni; non è stata idilliaca, da quanto ho letto, ma mi pare che alcune indicazioni siano venute.
Credo che mettere istituzioni contro istituzioni in questo momento voglia dire semplicemente aumentare la confusione nei cittadini; al di 1a degli enormi problemi pratici cui non voglio più riferirmi; vi ha già accennato il collega Marchini Il centralismo è un male non solo a livello parlamentare e nazionale; facciamo un esame di coscienza, se vogliamo essere onesti possiamo parlare di centralismo anche nella Regione Piemonte.
Credo che il problema sia molto più vasto e profondo evada affrontato con uno sforzo generale. Le riforme costituzionali, vanno fatte secondo una visione generale e con raccordo delle grandi forze politiche. Oggi purtroppo, esse sono in crisi, ma chi vorrebbe sostituirlo non abbia l'ampiezza di respiro che la riforma generale dello Stato necessita.
Credo allora che i Gruppi consiliari e i Partiti che li esprimono farebbero bene anzitutto a riformare in senso autonomista e regionalista le proprie strutture, perché è difficile ipotizzare una riforma degli Enti locali senza una vera riforma dei Partiti, delle forze politiche. Questo problema va affrontato con molta più umiltà e razionalità; riferendoci ai grandi ideali che debbono ispirare la riforma dello Stato, nonostante tutte le difficoltà nonostante l'egoismo, il separatismo, la voglia di distruggere senza dare indicazioni concrete di riforma.
Per questo, pur rispettando la buona fede di questa proposta, come esponente politico di uno di quei Partiti che nel bene e nel male (io dico più nel bene che nel male) ha rappresentato 50 anni di storia delle nostre istituzioni, ritengo di non poter dare la mia adesione: quindi mi astengo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Grazie Presidente, colleghe e colleghi, il Consiglio regionale è invitato a votare una deliberazione nella quale con 4 righe si propone di eliminare, con 4 referendum, 4 Ministeri.
E questo il modo di riformare lo Stato? A me non pare. Questa proposta che proviene anche da altre Regioni, mi pare che sia più influenzata da esigenze pre-elettorali che altro. Ci troviamo di fronte a una sorta di ammucchiata pre-elettorale che mi pare corra dietro al malumori della gente, senza però offrire delle proposte serie di riforma regionalista dello Stato. E una proposta demagogica, quasi unanimistica e per di più sorretta da forze politiche che in tutti questi anni sono cresciute all'ombra del centralismo e del mal governo. Penso sia una proposta che non produrrà niente, che siano referendum fasulli nel merito.
Mi sembra tanto una forma di protesta, da parte di forze politiche un po' allo sbando, simile alle proteste che si possono sentire nei bar, dopo aver bevuto qualche bicchiere. Ho ascoltato con attenzione gli interventi dei due colleghi Marchini e Squillano e mi chiedo (come ci si chiede quando forze politiche di ispirazione diversa esprimono posizioni in sintonia) quale sintonia mi leghi a due colleghi con i quali probabilmente, se ci fosse da discutere di decentraliz-zazione dello Stato, ci si potrebbe dividere sulle proposte concrete. Forse la sintonia (non so se interpreto giustamente) è sul fatto che non accettiamo una pratica demagogica, è sul fatto che pensiamo che la demagogia sia nemica del popolo e non, come afferma, amica del popolo.
Questo è lo spirito col quale voglio esprimere le mie perplessità sui referendum. La lotta contro il centralismo non penso sia possibile eseguirla in questo modo così rozzo. Penso che le istituzioni di questo abuso di referendum ne possano anche morire. Sono referendum inutili ed impraticabili, questo lo dice anche chi li propone. Sono referendum finti perché sappiamo benissimo che non è possibile praticare questo tipo di riforma dello Stato.
"E' abolito il Ministero dell'Industria": queste sono sciocchezze se proposte in sede istituzionale. Queste possono essere proposte che emergono sotto forma di pura protesta. Tutti sappiamo benissimo che non è possibile riformare lo Stato in questo modo.
Ho l'impressione che questi referendum rientrino nel gran numero di picconate che in questo periodo vengono date a destra e a manca: in particolare mi sembra che queste siano picconate date a vuoto, che rischiano di far cadere a terra chi impugna il piccone. Picconare va benissimo, ma è dando una picconata al Ministero che si lotta contro il centralismo? Il centralismo è colpa dei Ministeri? Io penso che si debbano picconare i Ministri, non i Ministeri, e che si debba picconare il Presidente del Consiglio. In che senso picconare? Cambiare i Ministri cambiare la direzione politica di questo Paese, perché è nella direzione politica che stanno imati e non nei Ministeri, che vengono gestiti secondo una direzione politica.
Lotta contro il centralismo. Sono d'accordo a lottare contro il centralismo, ma non sono d'accordo a omettere le colpe centralistiche delle Regioni, della Regione Piemonte. Abbiamo tutte le carte in regola per protestare solo contro Roma? Non dobbiamo, nel momento in cui giustamente rivendichiamo la regionalizzazione di uno Stato, mettere in luce che quanto poteva essere fatto in senso autonomistico non è stato fatto? Che molte cose sarebbero potute cambiare se sin dal 1970 le Regioni autonomamente avessero compiuto tutto quanto potevano? Colleghi, mi pare che questa proposta non sia altro che una rincorsa al peggio, sotto forma persino di caricatura: una rincorsa a comportamenti contestativi di tipo globale che nella società ci sono, ma che penso non possano essere seguiti In questo modo. Mi piacerebbe tanto che su questa vicenda potesse scrivere di nuovo qualcosa Tomasi Di Lampedusa, perché mi sembra che siamo proprio nella situazione in cui, di fronte a un vero malumore e a esigenze di profondo rinnovamento, si cavalcano proposte che lasceranno tutto com'è. Credo che i cittadini abbiano bisogno di proposte politiche, non di rumore di piccone. I rumori di piccone si facciano da altre parti.
Per questi motivi, perché ritengo che occorra una seria politica che porti a uno Stato delle Regioni, sottolineo la povertà politica di questa proposta, la povertà di questa ammucchiata quasi unanimistica, alla quale non partecipo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino per dichiarazione di voto.
MARINO La mia è una dichiarazione di voto brevissima, perché rispetto l'intenzione e la volontà di rimandare a domani un dibattito importante.
Non posso però non sottolineare l'anomalia e la delicatezza di una situazione nella quale, in quest'aula, oggi (e magari sugli organi di informazione domani), sentiremmo soltanto delle ragioni contrarie a questa iniziativa, ragioni che abbiamo già sentito e di cui personalmente non condivido assolutamente nulla. Evidenzio quindi al Presidente del Consiglio, all'ufficio stampa e ai giornalisti il fatto che oggi ci sia un dibattito anomalo e dimezzato.
Detto questo, nell'annunciare il mio voto favorevole, sottolineo il fatto che ritengo questa iniziativa la più importante in materia referendaria fra quelle in corso. Se il Piemonte la attuerà, annovererà il (forse 12) Regioni, alla giornata di oggi, favorevoli a un'iniziativa di questo genere, la quale supera due limiti gravi che fino a oggi hanno reso difficile una maturazione degli eventi sulla questione della riforma dello Stato.
Un'iniziativa come questa supera l'immobili-smo, perché tutti sanno che il dibattito ampio e lungo avvenuto all'interno della cosiddetta Commissione Labriola non ha portato o comunque non porterà, alla fine della legislatura, ad alcun risultato. Questa iniziativa, dunque, pone le premesse per superare un immobilismo all'interno del Parlamento sulle questioni della riforma federalista, autonomista, regionalista dello Stato sulla quale fino a oggi nulla procedeva. Inoltre, questa iniziativa supera la logica delle picconate, la logica del ribellismo anticentralista e antistatalista che non è in grado di promuovere un'iniziativa che, con gradualità ma anche con decisione, superi la logica dello Stato centrale e centralista.
In breve, credo che un'iniziativa come questa sia positiva perch supera, da una parte, l'immobilismo e, dall'altra, la logica del ribellismo e delle picconate. Mi riservo comunque domani di andare più a fondo della discussione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.
RABELLINO Queste dichiarazioni di voto anticipano il dibattito di domani che sarà sicuramente interessante. Annuncio che la Lega Nord voterà a favore di questi referendum, anche se le riserve sono molte. A noi sembrano dei referendum preelettorali; ormai la campagna elettorale è partita; per cui alcune forze politiche, quelle più responsabili dello sfascio del sistema vogliono "rifarsi la faccia" e presentarsi davanti agli elettori in un modo diverso. Ecco allora che propongono questi referendum che difficilmente andranno in porto, anzi tutte le forze politiche sono concordi nel dire che non si andrà mai a votare per referendum simili.
Dagli interventi che mi hanno preceduto si capisce che questi referendum, sono un esempio dello sfascio del sistema, perché solo un sistema allo sfascio può arrivare a proporre cose simili. A questo punto non si tratta di mettere in discussione dei Ministeri, si tratta di mettere in discussione lo Stato italiano.
L'intervento del Consigliere Marchini è stato chiarissimo: praticamente non fa altro che proporre quello che la Lega Nord sta proponendo ormai da diversi mesi; cioè la necessità della creazione di alcune forme intermedie.
Si dice che lo Stato italiano non è tutto uguale, che ci sono delle differenze. Il Consigliere Marchini ha citato alcuni esempi: in campo sanitario c'è un'Italia di serie A e una di serie B, ci sono differenziazioni tra nord e sud, ecc. Tutto questo è vero, e allora ecco che manca in questo Stato un livello intermedio, quello che noi definiamo la Repubblica deI Nord o le Tre Repubbliche; questa è la logica conclusione se si vuole arrivare a una vera e concreta riforma dello Stato.
La Lega Nord, a differenza del Partito liberale, lavora per questo Piemonte non in questa Italia, ma in questa Europa; il che è leggermente diverso. Oggi l'essere ancorati all'idea dello Stato italiano, cioè dell'entità Italia in quanto tale, mi pare superato dalla storia e dal tempo. Forse fare questi discorsi, cioè pensare che lo Stato italiano non debba più esistere in quanto entità, oggi è un po' prematuro. Resta comunque un fatto: la storia va in quella direzione.
Ci riserviamo domani di affrontare il dibattito, ma non sul ruolo del Consiglio, perché ritengo che un dibattito del genere sia completamente sbagliato. Qui non si tratta di verificare il ruolo del Consiglio, ma il ruolo della Regione Piemonte che non esiste, che ormai non c'è più. Occorre vedere questo ruolo all'interno di una riforma più globale dello Stato. E questo il discorso da fare, perché possiamo anche perdere alcune ore a discutere sull'"aria fritta", ma chiaramente non si conclude nulla.
Non vorrei che questo fosse un tentativo, in precampagna elettorale; di rifarsi la faccia da parte di alcune forze politiche, che improvvisamente sono diventate tutte regionaliste quando le stesse, fino ad alcuni anni fa consideravano "pazze" - scusate il termine, ma su alcuni organi d'informazione era addirittura apparsa questa definizione - quelle persone che avevano fatto del regionalismo la propria battaglia politica. Guarda caso, a distanza di 5 anni, perché parliamo dell'87 non di 20 anni fa, le stesse forze che definivano "pazzi" i regionalisti di allora, oggi sono i principali fautori del regionalismo, della maggiore autonomia alle Regioni e agli enti locali.
Credo che se il dibattito politico, nei prossimi anni e nei prossimi mesi, andrà verso la necessità di riformare lo Stato, inevitabilmente molte forze politiche ripresenteranno la stessa proposta che oggi la Lega porta avanti, che è quella delle tre repubbliche.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.
MAGGIOROTTI La mia è una breve dichiarazione di non partecipazione al voto. Non aggiungerò altro, voglio solo sottolineare il fatto che questi referendum decisi da non si sa chi, non sono certo la strada metodologicamente più corretta per arrivare ad una vera riforma di questo Stato. La strada dovrebbe e deve essere quella di consentire la più ampia partecipazione alla defini-zione dei modi di essere delle diverse realtà che compongono lo Stato, la popolazione dell'Italia e la popolazione delle nostre Regioni.
In realtà questi sono referendum di gruppi di potere, che non sembrano fortemente interessati a ricostruire la consapevolezza della gente che il potere deve essere proprio e riconosciuto alle diverse realtà di cui la popolazione della Regione è costituita.
Non partecipo per questo motivo: non perché non riconosca l'esigenza di affrontare questa questione, ma per non dare il mio avallo ad un metodo che ritengo profondamente scorretto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.
MAJORINO Presidente, colleghi Consiglieri, innanzitutto a nome del Gruppo devo fare mie le diffuse e serie argomentazioni svolte nell'ordine dai colleghi Marchini, Squillario e Chiezzi. Mi meraviglia che la conclusione che essi hanno tratto non sia un secco "no" alla deliberazione che propone il referendum.
Alle considerazioni che essi hanno svolto, e che non intendo ripetere devo aggiungere che l'unica povera e scarsa motivazione; che appare nella proposta di deliberazione e che è evidentemente quella che appare nelle proposte di deliberazione già votate da altre Regioni, è quella di evitare la conflittualità di , competenze fra Stato e Regioni ed evitare che lo Stato legiferi appropriandosi di competenze regionali.
Come è già stato osservato non è evidentemente attraverso, l'abolizione di 4 Ministeri che si può raggiungere siffatto risultato. La ragione di fondo e più politica del nostro dissenso a questi referendum poggia sulla considerazione che qualora paradossalmente potessero essere sottoposti al voto popolare, e il voto popolare dovesse esprimersi per l'abolizione, si sarebbe in quei momento costruito, anzi posto, il primo colpo di piccone contro lo Stato unitario e si sarebbe posto, nel contempo, il primo pilastro per lo Stato federale.
Qualora questo evento, politicamente impossibile, si dovesse realizzare, la conseguenza sarebbe che il Parlamento dovrebbe, in coerenza con una siffatta volontà popolare manifestatasi in questo senso, trasferire "de plano" alle Regioni le competenze del Ministero della Sanità, del Ministero del Turismo e degli altri Ministeri che si intendono abolire.
Quindi, le Regioni a questo punto più che avere un Assessore competente in queste materie dovrebbero istituire, così come avviene per gli Stati federali, un Ministro apposito.
Accanto a questa considerazione ce n'è un'altra ed è quella che ci porrà su una posizione di dissenso. Noi fummo, nel momento in cui venne varata la legge attuativa delle Regioni, degli estremi oppositori immediatamente dopo ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo ritenuto - e lo abbiamo ritenuto in particolare negli anni e nei decenni successivi che la Regione, ormai entrata a far parte del tessuto istituzionale dovesse poter essere nella sua strutturazione una emanazione dello Stato unitario. Quindi, ci siamo sforzati, anche nelle nostre innumerevoli prese di posizione sia a livello nazionale sia in quest'aula - ricordo il dibattito istituzionale del 1988 - di agire in modo propositivo affinché le Regioni, sempre quale emanazione e proiezione dello Stato unitario, operino tenendo presenti le realtà locali e nell'interesse dei piemontesi.
Queste sommarie considerazioni, che domani avremo modo di esporre e motivare nel quadro del dibattito, sono quelle che ci suggeriscono, come già annunciato, il voto negativo, ma il motivo principale del nostro dissenso è la posa della prima pietra di uno Stato federale, e questo non ci vede consenzienti.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Sartoris.
SARTORIS Il mio voto è favorevole, ma era semplicemente per focalizzare due problemi successi in aula in questo momento. Il primo riguarda il fatto che, se si vuole, le eccezioni si possono fare, come quella che stiamo facendo adesso, cioè votare prima e fare la discussione dopo: quindi, le eccezioni si possono fare come si potevano fare precedentemente. E' un'intesa politica: per la lingua piemontese sicuramente l'intesa politica non c'era.
Il Consigliere Chiezzi sbaglia nel non aver capito che non è tanto il fatto del referendum. Finalmente le Regioni hanno capito che cominciano ad appropriarsi di quelle poche possibilità che avevano di farsi valere.
Pensate se le cinque Regioni dell'arco alpino avessero la possibilità di proporre i loro referendum. Si continua a parlare di Stato e di centralità ma in realtà siamo in uno Stato in cui uno degli ultimi atti assunti è stato quello di rifinanziare ventiquattro mila miliardi per il Sud. Volevo ricordare questo soprattutto al Consigliere Marchini, anche perché possiamo subire tutto, ma ricordiamoci delle schede a colori e dei ventiquattro mila miliardi al Sud. Teniamo quindi presente in che mani siamo finiti.



PRESIDENTE

Abbiamo concluso le dichiarazioni di voto.
La parola al Consigliere Fiumara per una richiesta.
FIUMARA A nome dei colleghi Picchioni e Rossa, chiedo al Presidente di voler far svolgere la votazione per appello nominale.



PRESIDENTE

Grazie Consigliere.
Si proceda alla votazione per appello nominale della deliberazione n.
356, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 50 votanti 48 hanno risposto SI 45 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri (Chiezzi e Maggiorotti) il Consiglio approva.
Pongo in votazione per l'immediata esecutività, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'immediata esecutività è approvata con 45 voti favorevoli, 2 voti contrari e 1 astenuto (n. 2 Consiglieri non partecipano alla votazione).


Argomento: Referendum abrogativo e consultivo

Esame proposta di deliberazione n. 355: "Richiesta di indizione di referendum, ai sensi dell'art. 75 della Costituzione, per l'abrogazione della legge 13 marzo 1958, n. 296 - Costituzione del Ministero della Sanità"


PRESIDENTE

Passiamo alla proposta di deliberazione n. 355, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 50 votanti 48 hanno risposto SI 42 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri (Chiezzi, Maggiorotti) La deliberazione è approvata.
Pongo in votazione l'immediata esecutività, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62.
E' approvata con 42 voti favorevoli, 2 voti contrari e 4 astenuti (2 Consiglieri non partecipano alla votazione).


Argomento: Referendum abrogativo e consultivo

Esame proposta di deliberazione n. 358: "Richiesta, di indizione di referendum, ai sensi dell'art. 75 della Costituzione, per l'abrogazione dell'art. 1 dei R.D. 12 settembre 1929, n. 1661 - Trasformazione del Ministero dell'Economia Nazionale in Ministero dell'Agricoltura e delle Foreste"


PRESIDENTE

Pongo in votazione per appello nominale la deliberazione n. 358, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 50 votanti 48 hanno risposto SI 45 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri (Chiezzi, Maggiorotti).
Il Consiglio approva.
Pongo inoltre in votazione l'immediata esecutività.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L' immediata esecutività è approvata con 45 voti favorevoli, 2 voti contrari e 1 astenuto (2 Consiglieri non partecipano alla votazione).


Argomento: Referendum abrogativo e consultivo

Esame proposta di deliberazione n. 357: "Richiesta di indizione di referendum, ai sensi dell'art. 75 della Costituzione, per l'abrogazione del R.D. 9 agosto 1943, n 718, del Decreto Luogotenenziale n. 223, della Legge n. 792"


PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola, si proceda alla votazione per appello nominale della deliberazione n. 357, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 50 votanti 48 hanno risposto SI 42 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri (Chiezzi, Maggiorotti).
Il Consiglio approva.
Pongo in votazione l'immediata esecutività.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'immediata esecutività è approvata con 42 voti favorevoli, 2 contrari e 4 astenuti (2 Consiglieri non partecipano alla votazione).
Comunico che le suddette deliberazioni verranno consegnate domani mattina dai Consiglieri delegati, il Vicepresidente Montabone ed il Consigliere Foco, uno effettivo e l'altro supplente.
I Sindaci che sono qui per l'incontro su Borgoratto sono convocati in Sala Viglione. Rinvio argomenti prossima seduta



PRESIDENTE

Vengono rinviati alla prossima seduta i seguenti argomenti: Progetto di legge n. 205 "Norme relative al trasferimento delle funzioni socio-assistenziali già esercitate dalle Province": Progetto di legge n.59 "Diritto allo studio universitario" La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12,45)



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