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Dettaglio seduta n.118 del 20/12/91 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente" comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Sono in congedo i Consiglieri Bergoglio, Croso e Gissara.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Comunico che l'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Comunico che l'elenco delle leggi vistate dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Ristrutturazione industriale

Esame proposta di deliberazione n. 326: "L.R, n. 9/80 - Interventi per il riequilibrio regionale dei sistema industriale. Aggiornamento annuale del programma pluriennale ed approvazione dei relativo programma di attuazione"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 4) all'o.d.g.: "Esame proposta di deliberazione n.
326".
La deliberazione è stata presentata dall'Assessore Cerchio.
Consideriamo svolta l'illustrazione.
La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Si tratta di una delibera che riguarda il piano annuale ed il programma pluriennale di riequilibrio industriale delle aree piemontesi alla quale daremo voto favorevole, trattandosi di mandare avanti un programma che è già stato prestabilito.
Richiamiamo l'attenzione dell'Assessore sullo strumento. E' uno strumento di legge che ha ben dodici anni: è il caso di riconsiderarlo.
In questi mesi si abbatte sull'economia piemontese un vero e proprio terremoto: si tratta allora di studiare misure di riequilibrio industriale che siano all'altezza con i processi reali in corso. Non ci si pu continuamente avvalere di uno strumento che ha ben dodici anni di operatività, ma occorre adeguarlo ai nuovi processi economici in corso e soprattutto valutare attentamente l'uso che si può fare del Regolamento 2052 della CEE, che probabilmente oggi come oggi è lo strumento più efficace di cui dispone la Regione Piemonte.
A questo proposito (l'abbiamo detto in Commissione e lo ripetiamo in aula) chiediamo che si faccia un primo bilancio, almeno della prima tranche del Regolamento 2052 della CEE, non solo in Commissione, ma anche in aula.
Si tratta del più potente strumento di reindustrializzazione di cui possiamo disporre in questi anni (e di cui potremo disporre anche negli anni prossimi, per la verità) e vogliamo che il Consiglio ne parli. A noi è parso che sia stato gestito in un modo eccessivamente discrezionale, per dir poco. Se sto poi alla propaganda che si fa e che leggo su tutti i giornali - "500 miliardi di investimenti in Piemonte", "26.000 posti di lavoro" -, signor Presidente, prendiamola più bassa! Lo strumento è eccellente se utilizzato bene, altrimenti è un'occasione persa per la reindustrializzazione del Piemonte: comunque non si tratta di una pioggia di miliardi, si tratta di quattro soldi che intervengono, per fortuna, in una realtà economica che è clamorosamente in via di sconquasso purtroppo.
Vorremmo che la Giunta facesse meno propaganda: è vero che siamo in prossimità della campagna elettorale e probabilmente l'Assessore sarà uno dei candidati (quindi finisce su tutti i giornali con questa pioggia di miliardi sull'industria e sull'apparato produttivo piemontese), per vorremmo che si facesse meno propaganda e si discutesse in quest'aula su come utilizzare al meglio lo strumento Regolamento CEE 2052, che è davvero l'unica leva di reindustrializzazione, se usata opportunamente. In caso contrario può essere una grande occasione persa, ed è questo il nostro timore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi, giorno per giorno, lentamente, si affacciano per il Piemonte prospettive occupazionali sempre più tragiche. I maligni dicono che le elezioni si faranno anticipatamente perché subito dopo arriverà una pioggia di licenziamenti che non si possono fare prima della campagna elettorale; dobbiamo prestare attenzione a queste voci di corridoio, perché hanno sempre un minimo di fondamento, anche le più marginali. Le discussioni per addetti ai lavori si fanno sempre frettolosamente: un gruppo di amici si dedica ai problemi dell'occupazione vengono lasciati discutere tranquillamente e poi si passa alle cose più concrete.
Credo che siamo dinnanzi ad un passaggio probabilmente più tragico di quello della ristrutturazione per l'adeguamento tecnologico dell'apparato industriale piemontese dei primi anni '80, perché abbiamo esaurito i due spazi che negli anni '80 abbiamo potuto utilizzare: il primo, l'aggancio ad un forte ciclo internazionale di crescita, che oggi non c'è ed è inutile evocare che quando il Presidente della Fiat parla della "ripresina" primaverile si tratta di un pannicello caldo rispetto ai problemi che ci sono; in secondo luogo abbiamo dato fondo a tutto quello che era possibile utilizzare nel terziario per quanto riguarda una compensazione dei livelli occupazionali. Quindi stiamo raschiando in fondo al barile e questi strumenti di intervento possono costituire elementi importanti.
Però mi permetto di evidenziare. Assessore, che gli interventi sulle aree industriali attrezzate scaturiscono da una visione datata degli interventi industriali di riordino dello sviluppo. Oggi non siamo più in quella fase. Oggi abbiamo bisogno, sostanzialmente per le imprese; di offrire un sistema di servizi reali di ambiente, di economie esterne, di cui ovviamente anche l'area attrezzata è una componente, ma una componente che pesa sempre di meno per gli effetti di trascinamento sulla ripresa economica o sull'apparato industriale piemontese.
E' per questo che dovremo pensare a qualcosa che riadegui la logica delle aree industriali attrezzate, qualcosa che sia un mix in cui si intrecciano vari strumenti di intervento. Il collega Calligaro accennava alle potenzialità che il Regolamento 2052 della CEE offre a due aree importanti del Piemonte, ma penso che si debba reinventare qualcosa. Forse questo non basta perché la frana occupazionale, che è prossima, non potrà essere affrontata da interventi di questo tipo. Dobbiamo evitare che ci siano poi i cortei di migliaia di disoccupati o di cassaintegrati. E faccio notare ai colleghi che la cassa integrazione non sta più nei termini tradizionali, ma è un meccanismo perverso che alimenta una lista di mobilità senza alcuna speranza. Occorre dire al Governo centrale e al Parlamento che senza una politica industriale, una politica di intervento generale d'emergenza, che affronti quello che sta per arrivare, rischiamo di essere il "punching-ball" della situazione. Perciò mentre parliamo di questo, che può essere un aspetto marginale e incidentale, cerchiamo di immedesimarci su un fatto che ci sta per venire addosso.
Potremmo leggere qualche pagina magistrale di Garcia Marquez, quando ha scritto "Cronaca di una morte annunciata". Credo che basti leggere alcune righe di quello che avviene, decodificando alcuni messaggi dei giornali per poter individuare la cronaca di una morte annunciata dei livelli occupazionali del Piemonte. Questo non lo possiamo vivere dopo le elezioni facendoci vedere stupiti. Incominciamo a viverlo oggi, anche su questi interventi, dando un segno di questo nuovo allarme che coinvolgerà pesantemente il Piemonte e che sta già coinvolgendo il Canavese, la prima cintura di Torino e alcune altre aree. Diamo quindi il segnale che questo governo e questa assemblea colgono questa linea di tendenza e, anche in questi aspetti, sanno collocarsi in modo dignitoso e alto sui problemi che ci stanno di fronte.
Il mio Gruppo approva la proposta, però con questa raccomandazione: cerchiamo di non andare avanti a piccoli moduli, ma dando anche il senso che stiamo per entrare in una fase in cui i nostri interventi sono minimali, quindi occorre un serio, preciso, determinato, alto intervento del Governo centrale su una politica industriale capace di affrontare questo tipo di emergenza che potrà essere drammatica per la nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Non penso che ci si debba preoccupare, collega Tapparo. Non più tardi di ieri TG 1 con sorrisi a 32 denti ci ha detto che la crisi è superata che è già stato toccato il fondo e che stiamo risalendo. Lo stesso Ministro Carli, che di solito annuncia disgrazie, ci ha detto che il problema è stato superato, che siamo proiettati nell'Europa, che la ripresa sarà forse nella tarda primavera del 1992. Noi stiamo scherzando, ma se aveste sentito il telegiornale di ieri sapreste che presumibilmente alla fine del primo trimestre dell'anno venturo cominceremo a vedere in senso positivo l'andamento della congiuntura economica! quindi, se lo dice Mamma Rai dobbiamo stare tranquilli e sono assurde le nostre cattive interpretazioni sullo stato di fatto e di crisi non solo dell'industria, ma più in generale del sistema Italia. Poi, incidentalmente, ieri anche in politica estera la Germania ha risposto che sulla Jugoslavia fa quello che vuole e, tanto per cominciare, con il marco pure fa quello che vuole e gli altri componenti dello SME si adegueranno. Secondo me sono tutti segnali per farci capire che, al di là della facciata, la realtà è molto peggiore di quello che invece sovente ci viene detto.
Allora, veniamo al punto in discussione oggi per dire che anche noi siamo d'accordo su questi interventi di riequilibrio regionale, ma con una sottolineatura che riteniamo sia abbastanza importante. E' importante sapere quanto siano gli impegni di spesa, quanto siano gli investimenti che vengono lanciati e quanto sia poi in definitiva il ritorno concreto effettivo, pratico in termini di occupazione e in termini di utilizzazione per la gente. Noi come Consiglieri del Movimento Sociale italiano vogliamo sottolineare che molto spesso, su queste aree industriali, davanti a investimenti per miliardi buona parte di questi investimenti si perde per strada nel senso che poi per la realizzazione concreta di queste infrastrutture, attraverso il meccanismo degli appalti, attraverso il meccanismo dei subappalti, attraverso del meccanismo di non fare bene le cose, le aziende che arrivano sul posto devono rifare metà dei servizi perché sovente non sono fatti a regola d'arte.
Ebbene, tutte queste cose ci devono imporre, nell'approvare questa deliberazione, che è sicuramente positiva e valida, molta attenzione per pretendere efficienza dal sistema regionale ed efficienza dal sistema dei consorzi e dei Comuni o delle Comunità montane che gestirono questi consorzi: altrimenti, alla fine avremo investito tanto in termini di soldi ma avremo realizzato molto poco e sicuramente molto meno di questo.
Un altro motivo di sottolineatura, di cui parleremo all'inizio dell'anno prossimo, è anche il vedere più chiaro nel movimento dei fondi destinati dalla CEE per queste cose. Ho l'impressione che proprio nei rapporti con la Comunità Europea l'Italia tenda, non solo e non soprattutto in Piemonte ma anche in Piemonte, a giocare da furbi, perché io continuo a vedere dei grossi investimenti anticipati in parte dalla CEE che non vengono realizzati, e giustamente poi i nostri partners europei cominciano o continuano a guardarci con sempre maggiore sospetto come i furbacchioni che cercano più o meno di portare a casa finanziamenti, ma poi di non raggiungere quegli obiettivi per cui i finanziamenti sono dati. Ci auguriamo che non sia il caso della deliberazione di oggi a cui diamo voto favorevole.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

Intanto devo ringraziare i Gruppi di maggioranza e di opposizione che alla unanimità hanno espresso voto favorevole a questa delibera.
Delibera che, come è stato indicato, prevede interventi per il riequilibrio regionale del sistema industriale, aggiornando il piano di programmazione triennale e indicando il piano di attuazione annuale.
L'approvazione di questa delibera prevede per il piano annuale il decollo di finanziamenti per le aree industriali attrezzate della Provincia di Torino e dell'Alto Novarese: aree che insistono sul Comune di Ornavasso sulla Comunità montana Valle Ossola, San Maurizio d'Opaglio nel Novarese e una lunga sequenza di interventi sul Torinese, dal Comune di Bollengo all'attuazione del Consorzio degli insediamenti produttivi di Ivrea, al Comune di Rivalta, alla realizzazione del PIP di Rivarolo, alla Comunità montana Bassa Valle di Susa relativamente a Sant'Antonino di Susa (ricordiamo la vicenda Elcit), all'area attrezzata di Susa, al Comune di Rivoli e al Comune di Villastellone.
L'approvazione di questa delibera è stata quindi un'occasione per i colleghi Consiglieri di realizzare alcune valutazioni in ordine all'applicazione di uno strumento: l'unico che in qualche modo permette, in una sintonia di contributi e di interventi; della Comunità Europea, del Governo e della Regione oltreché dei privati, di realizzare sinergie per rispondere in un momento di difficoltà congiunturale e strutturale ad una situazione di difficoltà che si determina soprattutto nella realtà regionale piemontese.
Approfitto dell'occasione per dire che con una deliberazione del 2/8/1991 (meno di 4 mesi fa) la Giunta regionale, sulla base del programma operativo peraltro approvato dal Consiglio regionale, deliberava le, linee indicative: in data 29 novembre, a meno di 4 mesi, la Giunta regionale assumeva gli atti deliberativi di esecutività di queste infrastrutture previste dal Regolamento CEE n. 2052.
Mi pare che pur con un'accelerazione non indifferente di fronte ad investimenti che avranno la loro ricaduta sul territorio in un momento di grande difficoltà per la situazione nazionale e in particolare piemontese questa sia innanzitutto una risposta di celerità e non di burocrazia al futuribile. Tenuto conto che la deliberazione di indicazione era stata assunta il 2/8/91 e il 29 novembre, sollecitando Comuni, privati, Consorzi di Comuni, abbiamo fatto sì che tutti questi soggetti potessero presentare entro la fine di novembre gli atti formali, giacché questa era la condizione per poter ottenere questa sinergia di interventi strutturali e contributivi per far decollare le opere.
Tra l'altro è là prima esperienza avvenuta nel centro-nord Italia di applicazione nei confronti di aree a declino industriale. Per la prima volta nel centro-nord Italia 13 aree a cosiddetto declino industriale, due delle quali in Regione Piemonte, fanno questa esperienza.
Pur in prima applicazione, abbiamo ritenuto, facendo approvare il programma operativo dal Consiglio regionale, di indicare 5 filoni che potevano rilanciare aspetti produttivi della realtà regionale. Sono i filoni dell'innovazione tecnologica, dell'attività turistica e del finanziamento di, alcuni centri di formazione professionale. Io e il collega Gallarini ieri abbiamo annunciato l'inizio dei lavori dei Centri di formazione professionale regionale alberghieri di Ceres e di Ciriè tra qualche mese, appaltati il 22/ 11 /91 e accompagnati da delibera il 29 novembre, i lavori inizieranno dopo 8 anni di attesa, proprio per effetto di uno sforzo comune che questa lenta burocrazia, ma anche la fantasia pervicace della Regione Piemonte, ha fatto in una trattativa con la Comunità Europea, con il Governo (il Ministero dell'Industria nello specifico) e con i privati.
Approfitto quindi con piacere dell'illustrazione e dell'approvazione di questa deliberazione che insiste sul filone delle aree industriali attrezza te, per cogliere favorevolmente alcuni suggerimenti avanzati dai colleghi.
Proprio in questi mesi abbiamo realizzato, dopo aver rilanciato la politica delle aree industriali, che negli anni scorsi avevano avuto un momento di stasi, soprattutto la necessità di adeguare lo strumento di legge storicamente in questi 10/ 12 anni sono cambiate alcune cose così come la collega Vetrino ha illustrato. Di qui k volontà di andare alla modifica della legge relativa alle aree attrezzate artigianali al fine di adeguarla alla nuova esigenza della comunità.
Infine, su questo piano, do una notizia noi di ieri, ma di queste ore: l'applicazione del Regola mento CEE n. 2052 avrà una proroga per gli anni 1992 e 1993, così come era stato annunciato nelle scorse settimane. E' di ieri la positiva notizia che k Commissione europea ha deciso per il 1992 e i 1993 la ripartizione dei finanziamenti di prosecuzione degli interventi con ricaduta sul due territori che riguardano globalmente 60 Regioni a declino industriale in Europa; di queste 60 Regioni 9 sono in territorio italiano. Tra queste 9 Regioni in territorio italiano sono state riconfermate l'area della Provincia di Torino e dell'Alto Novarese che beneficeranno quindi in prosecuzione dei fondi strutturali europei anche negli anni 1992 e 1993.
Lo dico anche al colleghi di Giunta chi insieme al sottoscritto il 29 novembre hanno assunto le delibere relative ai centri di formazioni professionale, alle aree industriali attrezzate, al l'attività turistica all'ambiente e all'artigianato e comunico che questi ulteriori interventi di prosecuzione dell'utilizzo dei fondi strutturali regionali vedono assegnati all'Italia, dalla Commissioni europea di ieri, 270 milioni di ECU così ripartiti: 6 milioni di ECU al Piemonte, 4 alla Valle d'Aosta, 3; alla Liguria, 6 alla Lombardia, 8 al Veneto, 33 alla Toscana. 14 all'Umbria, 8 alle Marche e 9 al Lazio.
Proprio per la situazione di grande difficoltà chi oggi vive una Regione a forte vocazione industriale e industrializzata come la nostra secondo questa indicazione e questa applicazione il Piemonte rappresenta ben un terzo dei finanziamenti dati all'Italia e quindi alle Regioni del centro-nord.
I nuovi quadri comunitari ci vedranno ne prossimi mesi indicare il programma di ricaduta così come abbiamo fatto con la delibera del 29/ 11 91 per il triennio passato; i nuovi quadri comuni tari di sostegno mirano in sostanza a sviluppare le attività produttive, a crearne delle nuove anche con il supporto della ricerca di attività produttive e diversificare il tessuto industriale, laddove prevalgono settori in declino industriale.
Mi è parso giusto dare questa notizia, che è di queste ore, perch questi investimenti, che non vengono resi noti per far pubblicità all'Assessore che è Assessore alle tante emergenze, rappresentano un atto che nel giro di 4 mesi si è realizzato con ricadute concrete. Alcuni lavori sono già appaltati e stanno per iniziare.
Cito un caso emblematico: tutti sappiamo che cos'è l'ex-lanificio Bona di Carignano, da 15 anni ricettacolo di drogati e di barboni nel centro storico di quel Comune. Quando fra un anno andremo a Carignano e vedremo che questa città è rinata anche in termini produttivi (in questi anni era morta proprio per mancanza di insediamenti produttivi), forse riusciremo anche a capire come con tanta pervicacia, con tanta fantasia, con tanto coraggio abbiamo saputo cogliere, nonostante le difficoltà di una stagione difficile, uria opportunità; l'abbiamo colta con celerità sapendo che tutti questi lavori sono in fase di appalto, ma devono essere realizzati entro il 1992. Non si tratta quindi di 500 miliardi raccolti o annunciati per un'opera futuribile, ma dal 29/11/91 sono partite concretamente le opere e le realizzazioni.
Nella fattispecie le aree industriali attrezzate presentate nel piano annuale sono squisitamente quelle che insistono sulle aree della Provincia di Torino e dell'Alto Novarese e che sono state individuate all'interno della applicazione di quel citato Regolamento comunitario n. 2052. Tale Regolamento ci ha permesso di fare la nostra parte, sta permettendo al Governo di fare la sua con grande cautela, con il finanziamento relativo alla legge delle piccole e medie e imprese dei, non tanti, ma comunque 1500 miliardi nel triennio; si tratta del primo intervento dopo molti anni di politica instabile del Governo e noi, da parte nostra; come Regione dobbiamo .fare tutti gli sforzi necessari a questo fine. E' necessario uno sforzo anche nella tempistica per mettere in pista una ricaduta di queste opportunità sul territorio.
La notizia finale di questa continuità - confermata ieri dalla Commissione europea - è che un terzo di questi finanziamenti, che va sul territorio della Regione Piemonte, non può che essere utilizzata opportunamente. La Commissione nell'ultima riunione ha formalmente richiesto all'Assessore che nel mese di gennaio vengano illustrate nei dettagli le ricadute e il percorso realizzato; sarà quella anche un'occasione per indicare il percorso di prosecuzione del biennio 1992/93.
Il sistema Piemonte vive oggi una situazione di difficoltà; ormai da settimane è qui presente una delegazione di lavoratori che si trovano in grande difficoltà e che testimoniano evidentemente la problematica di questa nostra realtà regionale piemontese, la quale ha una specificità. E' come voi sapete, la specificità di una Regione fortemente industriale e industrializzata che oggi vede contestualmente, per effetto di quel richiamato senso della globalizzazione dei mercati, della internazionalizzazione dei mercati, in difficoltà settori che storicamente e strutturalmente sono stati trainanti per il processo e la crescita del Piemonte e del motore Piemonte all'interno della nazione (il settore dell'auto, della chimica, del tessile, dell'informatica).
E' chiaro che la ricaduta di una tale situazione è più negativa in una regione fortemente industrializzata come la nostra, dove ad esempio il settore metalmeccanico, dell'auto, dell'indotto (primo e secondo) rappresentano ben il 42% dell'occupazione piemontese e oltre il 54% del fatturato, in una regione che non ha un terziario così forte come ha avuto e certamente ha la Lombardia. La regione Lombardia non ha avuto grandi aziende come le nostre; in effetti, la stragrande maggioranza delle grandi aziende industriali italiane è localizzata in Piemonte: è chiaro che In un momento di difficoltà, vi è una ricaduta maggiore per questa regione.
Lo strumento dell'applicazione del Regolamento comunitario 2052 e il rilancio di alcune politiche di investimento devono essere utilizzati fino in fondo da parte della Regione, auspicando che anche gli altri livelli facciano la loro parte in una operazione di vera sinergia e di rilancio della realtà produttiva e occupazionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro per dichiarazione di voto.



CALLIGARO Germano

A proposito della deliberazione, confermo il nostro voto favorevole nel senso che anche noi vogliamo l'aggiornamento del programma pluriennale degli interventi e la definizione puntuale del programma annuale di attuazione.
Fa piacere che l'Assessore risponda positivamente alla nostra richiesta di revisione dello strumento. A 12 anni tutti gli strumenti invecchiano; in particolare è invecchiato questo, soprattutto alla luce di avvenimenti sconvolgenti come quelli relativi a questi ultimi mesi.
Mi pare opportuno analizzare, prendere seriamente in considerazione la situazione economico-produttiva anche per definire gli indirizzi degli interventi per il riequilibrio del sistema industriale. Poi bisognerà in qualche modo collegare questo strumento al Regolamento 2052. In parte lo è già: comprendiamo che i finanziamenti della Regione vanno a sostegno delle aree individuate dal Regolamento 2052 della Comunità Europea per la reindustrializzazione; su questo siamo d'accordo.
Mi permetto di insistere sul secondo punto. Il Consiglio parlò del Regolamento 2052 nel lontano 1989; ne parlò ancora in seguito per stabilire i filoni. Ma i filoni sono: innovazione tecnologica, ambiente; turismo; il problema è vedere se i progetti affini a questi filoni hanno in sé una carica capace di reindustrializzare o se diventano, per la loro incongruità o astrattezza, un'occasione persa, bisogna vedere in concreto se reindustrializzano o meno. Non basta quindi dire: "Investiamo nei settori dell'innovazione, dell'ambiente, del turismo, ecc.".
Noi nutriamo seri dubbi sull'efficacia degli strumenti progettuali perché abbiamo un precedente: il famoso Regolamento comunitario per le aree di elevata crisi tessile.
Abbiamo già usato un Regolamento della Comunità Europea, sarebbe utile fare un bilancio per sapere quanti posti di lavoro effettivo, aggiuntivo siamo riusciti a realizzare; secondo me pochissimi. E' questo il problema.
Non ci sono dubbi, i soldi si distribuiscono, certamente non una pioggia di miliardi come dicono i giornali, anzi il mio timore è che vi sia una pioggia di licenziamenti; i miliardi, per tanti che possono essere sono sempre pochi rispetto ad una situazione che conosce sconvolgimenti economico-produttivi come nessun'altra regione italiana oggi.
Il problema non è suscitare false attese, è essere molto concreti; il problema è capire, per esempio, che può piovere qualche miliardo nel Canavese, ma che con la crisi dell'Oliveto, della Bull, dello stampaggio a caldo (Alto Canavese) non si risollevano le prospettive di un'area colpita da una radicale deindustrializzazione.
Lo strumento reindustrializzazione può essere efficace se assegna al Canavese, all'Eporediese 8-10 miliardi di lire? Ma cerchiamo di tenere i piedi per terra e di capire che, ben vengano questi soldi, ma si tratta di interventi del tutto marginali rispetto alle reali esigenze; esigenze che cresceranno perché si sta aggravando la crisi che colpisce le grandi imprese della zona.
Vogliamo che di questo se ne parli in Commissione ma anche in Consiglio, perché - ripeto - abbiamo netta l'impressione che la prima tranche del Regolamento 2052 sia stata gestita dall'Assessore con eccessiva discrezionalità, fino al punto che si arriva a fare vera e propria propaganda.
Il Piemonte ha bisogno di tante cose concrete, fuorché di propaganda.
Ne indico una ad esempio: se si vuole usare bene lo strumento per la reindustrializzazione (il Regolamento 2052 della CEE) e se si vuole adeguare opportunamente la legge che riguarda gli interventi per il riequilibrio regionale del sistema industriale piemontese, bisogna inevitabilmente, signor Presidente della Giunta, rivedere il piano socio economico regionale, che non ha nulla a che fare con l'attuale situazione economico-produttiva della regione; malgrado risalga a pochi anni fa è clamorosamente spiazzato, poiché si basava sulle più rosee previsioni. E chi se la sente ancora oggi di fare rosee previsioni, considerata la situazione economico-produttiva del Piemonte? Noi chiediamo un dibattito in aula sul Regolamento 2052 sull'adeguamento degli interventi per il riequilibrio regionale del sistema industriale e, naturalmente, attendiamo che la Giunta ci dica come vuol rivedere le linee del piano socio-economico regionale.
Il piano socio-economico regionale, così com'è, può essere buttato nella carta straccia, non serve assolutamente a nulla!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Il Gruppo socialista riconferma il voto favorevole alla proposta di deliberazione.
A proposito della notizia che l'Assessore ha dato circa il proseguimento sino alla fine del 1993 degli interventi dei fondi strutturali comunitari per le due aree di crisi del Piemonte; l'Alto Novarese e la Provincia di Torino, volevo fare alcune sottolineature.
La prima fase dell'intervento del Regolamento 2052 ha dimostrato che con interventi troppo spezzettati, troppo frantumati, il poter affrontare una situazione di grosso peso dei processi di disoccupazione che si stanno per determinare sarà poco efficace. Dovremo ridiscutere queste modalità; ho l'impressione che occorra scegliere quattro o cinque punti d'attacco emblematici e forti su cui concentrare i nuovi finanziamenti comunitari, e mi pare siano 60 miliardi di lire previsti, con l'effetto moltiplicativo che sappiamo che si può determinare. Sono 60 milioni di ECU che diventano 90 miliardi di lire.
Occorre praticare, perla seconda tranche del finanziamento 2052, il criterio di una frantumazione sul turismo, il recupero dei vecchi stabilimenti industriali dismessi, perché è vero che lo stabilimento Bona di Carignano è un'iniziativa positiva, ma all'interno l'aspetto di trascinamento sull'occupazione è minimale rispetto ad alcuni aspetti di crescita importanti della qualità della vita della comunità con il recupero di questa area.
Oggi siamo in emergenza, quindi è necessario che anche nel campo del turismo si facciano grossi e pesanti interventi, che accrescano ad esempio l'importazione di turisti, perché se si tratta solo di un movimento del turismo all'interno del Piemonte, la bilancia interna, il prodotto interno lordo, non si muove.
Dobbiamo fare qualcosa che crei le condizioni per la vecchia imprenditorialità di trovare degli elementi positivi di economie esterne e anche per sollecitare nuova imprenditorialità. Questa opportunità è minimale rispetto ai problemi che ha di fronte il Piemonte, perché senza un intervento pesante di politica industriale non ce la faremo ad affrontare l'Olivetti, la Fiat, il G.F.T., la Pirelli e altre aziende. Si butteranno sul nostro mercato per scegliere alcuni nodi, come la Valle di Susa o il Basso Pinerolese, alcuni snodi della cintura di Torino, alcuni aspetti particolari del Canavese, alcuni problemi della Valle Ossola e della zona di Omegna fortemente compromessa dal processo di deindustrializzazione oltre che Verbania. Sono sei o sette interventi emblematici e forti che questo Consiglio regionale e questo governo deve creare ed inventare dimostrando alla comunità piemontese di saper farsi motore di un processo di ripresa e non semplicemente diffusore a pioggia di finanziamenti; c'è questo grosso rischio.
Scusate se il mio intervento è ozioso, ma comunque ribadisco che senza alcuni grossi progetti emblematici e trascinatori rischiamo di disperdere una grande occasione e quando avremo migliaia e migliaia di disoccupati nella prima cintura di Torino, dove il regolamento comunitario interviene non saremo in grado di modificare di una virgola il dramma della condizione dei cittadini, che potranno essere disoccupati o andare in lista di mobilità, che con l'aria che tira è solo un anticipo della disoccupazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Signor Presidente, ovviamente votiamo a favore di questa deliberazione e quando diciamo che siamo favorevoli intendiamo dire che la approviamo completamente, così come approviamo l'operato della Giunta in questo settore. Non possiamo non cogliere l'occasione per sottolineare come, a fronte di problematiche nuove, metodi nuovi di rapportarsi con le istituzioni comunitarie e quindi alla necessità di dover impostare ex novo tutto un modo di operare della Regione e inventare con fantasia strumenti operativi, abbiamo raggiunto risultati altamente positivi, che vanno comparati con quelli ottenuti dalle altre Regioni come noi colpite da fenomeni di deindustrializzazione.
Abbiamo appreso adesso le decisioni della CEE che riservano circa un terzo degli interventi per le aree di crisi al nostro Piemonte. Molte volte si sono fatte delle polemiche indirizzate verso la Giunta, che veniva accusata di non essere idonea ambasciatrice del Piemonte nelle sedi nazionali.
Mi sembra che negli ultimi tempi si sia acquisito un ruolo diverso nei confronti del Governo e adesso addirittura nei confronti delle istituzioni comunitarie. Con questo non vogliamo dire che tutto va bene o fare del trionfalismo, ma mi sembra giusto riconoscere i risultati positivi ed incoraggiare coloro che hanno contribuito a raggiungerli. Solo questo intendevamo dire per completare quanto avevamo già avuto occasione di sostenere nella Commissione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la proposta di deliberazione n. 326, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 33 voti favorevoli e 6 astensioni.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Esame progetto di legge n. 217: "Nuova determinazione della misura dell'addizionale all'imposta di trascrizione, all'imposta di consumo sul gas metano"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 217, di cui al punto 5) all'o.d.g.
La parola al relatore, Consigliere Ferraris.



FERRARIS Paolo, relatore

Illustre Presidente, Signori Consiglieri, la legge 14 giugno 1990 n.
158 ha dettato le norme di delega in materia di autonomia impositiva delle Regioni.
L'articolo 6, in particolare, ha previsto l'istituzione di una addizionale all'imposta erariale di trascrizione, di cui alla legge 23 dicembre 1977 n. 952: l'istituzione di una addizionale all'imposta di consumo sul gas metano usato come combustibile per impieghi diversi da quelli delle imprese industriali: la facoltà per le Regioni di istituire un'imposta regionale sulla benzina per autotrazione.
L'articolo 6 citato rinviava ad uno o più decreti, aventi valore di legge ordinaria, la pratica attuazione della nuova autonomia impositiva.
Il decreto legislativo 21 dicembre 1990 n. 398 ha istituito e disciplinato l'addizionale regionale all'imposta erariale di trascrizione e all'imposta di consumo sul gas metano ed ha previsto la facoltà per le Regioni a statuto ordinario di istituire un'imposta regionale sulla benzina per autotrazione.
Il decreto legislativo citato ha così fissato la misura delle aliquote: addizionale regionale all'imposta erariale di trascrizione: dal 20% all'80% dell'ammontare dell'imposta erariale: addizionale regionale all'imposta di consumo sul gas metano: da lire 10 a lire 50 al metro cubo di gas erogato: imposta regionale sulla benzina per autotrazione: da lire 0 a lire 30 al litro.
In mancanza di una legge regionale che disponga diversamente le aliquote vengono applicate nella misura minima.
Il decreto legislativo n. 398 è entrato in vigore il 1 gennaio 1991.
Poiché la Regione non ha fissato aliquote diverse nel corrente anno, le addizionali sono state applicate nella misura minima con un getto previsto di lire 7 miliardi e 13 miliardi, rispettivamente per l'addizionale regionale sull'imposta erariale di trascrizione e per quella all'imposta di consumo sul gas metano.
Il presente disegno di legge fissa, per il prossimo anno, l'addizionale dell'imposta di trascrizione nella misura dell'80% ed estende all'uso industriale quella sull'imposta di consumo del gas metano. Il maggior gettito previsto è stimabile in lire 21 miliardi per l'imposta di trascrizione ed in lire 26 miliardi per il gas metano.
Il disegno di legge, di cui si tratta, è stato presentato alla Giunta regionale in data 11/12/91 in sostituzione del disegno di legge n. 172 ritirato.
La I Commissione lo ha esaminato nella seduta dal 12 dicembre approvandolo a maggioranza.
In considerazione della sua importanza, al fine di consentire alla Regione di acquisire preziose ed indispensabili, ancorché limitate risorse finanziarie, se ne raccomanda l'approvazione da parte di, questa assemblea.
La dichiarazione di urgenza è stata posta, come appare evidente, onde permettere l'applicazione delle addizionali subito all'inizio dell'anno 1992.



PRESIDENTE

La parola al relatore di minoranza, Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco, relatore

Di minoranza Signor Presidente e colleghi Consiglieri, da molti mesi aspettavamo una discussione su questo argomento, poiché da molti mesi incombeva la prospettiva dell'entrata in vigore di normative concernenti le nuove addizionali all'imposta erariale di trascrizione, all'imposta di consumo sul gas metano, oltreché l'aumento della benzina per autotrazione.
Non è necessario sottolineare che la partita sulla legge del bilancio 1992 in pratica si giocava - se è concesso il termine - su questi capitoli.
In questi mesi abbiamo assistito a strani ondeggiamenti e ad una multiformità di posizioni: dall'applicazione delle possibilità massime di nuove imposizioni fiscali - in questo senso c'era anche la proposta n. 172 poi ritirata - a posizioni minimali.
Contestualmente vi era una progressiva presa di coscienza da parte della Giunta di una cosa fondamentale: forse, una volta tanto, i cittadini piemontesi non avrebbero più accettato supinamente l'ennesimo rincaro d'imposizione fiscale regionale, senza che la Regione indicasse chiaramente quali iniziative sarebbero state intraprese e finanziate con questi nuovi importi portati nelle casse della Regione. Forse, da questo punto di vista è stato un tassello importante anche il nostro libro sugli sprechi della Regione; forse ha fatto meditare qualcuno soprattutto sulla necessità di presentarsi con una patina di presentabilità davanti alla documentazione di migliaia di casi di spreco che avrebbero potuto permettere alla Regione un recupero sul fronte della spesa e portare ad un ritorno nelle casse regionali senza dover aumentare le imposizioni fiscali.
Su queste possibilità si è poi innestato il gioco politico, dimostrando una volta di più quanto il settore finanziario ed economico sia assoggettato alle regole del gioco politico. Ecco quindi le speculazioni di carattere politico e pre-elettorale, ecco allora gli "avanti, marche" del PRI, seguiti dai "dietrofront": le crisi politiche, le partecipazioni o no oltre alle lotte al coltello per le spartizioni di posti, nonché, come i ciclisti nel primo giro su pista, giocare a non essere i primi a partire e rimanere fermi sulla bicicletta, perché, in vista delle prossime elezioni la colpa dei rincari ricada su altri: Da una parte, la Giunta decide di rinviare l'approvazione del bilancio, dando spazio all'esercizio provvisorio e, dall'altra, di presentare il disegno di legge n. 217, che limita notevolmente - e meno male! - il ricorso a nuove imposizioni. Ma si tratta di un breve "rinvio"; colleghi, in quanto è già dato per scontato che una volta passato il voto di primavera si potrà dar mano, celermente ad un notevole rincaro e probabilmente, attuando la legge dello Stato all'applicazione del massimo rincaro possibile sia della benzina sia del gas metano. Per ora si preferisce una posizione attendista, per non scontentare l'elettorato.
Sotto il profilo dei contrasti la Giunta presenta un disegno di legge molto diverso dall'imposizione di aumenti Indicati in un primo tempo un mese fa, quando sembrava intenzionata a muoversi anche sulle addizionali dei carburanti.
Il nostro Gruppo consiliare, se da una parte evidenzia con soddisfazione che l'aperta denuncia sugli sprechi regionali ha immediatamente portato la Giunta su posizioni più caute, dall'altra non pu che sottolineare come, nel momento in cui si chiedono nuovi sacrifici, tipo l'applicazione massima dell'imposta erariale di trascrizione, nulla assolutamente nulla viene indicato dalla Giunta circa le linee di utilizzo dei nuovi fondi così introitati.
Non me ne voglia il collega relatore di maggioranza, ma non è possibile presentare una relazione dedicando soltanto tre righe alla presentazione della legge - visto che la prima facciata è semplicemente una ripetizione del testo della legge statale relativo alla possibilità di applicazione dell'imposizione da parte della Regione - e dire soltanto "..., in considerazione della sua importanza, al fine di consentire alla Regione di acquisire preziose e indispensabili, ancorché limitate risorse, se ne raccomanda l'approvazione". Ecco il nocciolo che noi non possiamo accettare: non è possibile richiedere nuove tassazioni se non viene indicato chi, come, quando, per quanto tempo e - soprattutto - per quali motivi vengono introitati questi nuovi fondi.
E' un lungo discorso che finché sarò presente in questo Consiglio non smetterò di continuare a ribattere; non si deve passare ad una politica che prima prevede l'introito e poi la spesa: in primo luogo occorre risparmiare, successivamente occorre specificare come si vuole spendere.
Possiamo anche essere tutti d'accordo sul fatto che, se si vuole qualificare un determinato tipo di spesa o finanziare una o più leggi siano necessarie nuove imposizioni fiscali; non si può introitare genericamente denaro dei cittadini senza dire come verrà speso. In questo senso, la relazione di maggioranza non dice assolutamente nulla, ed lo denuncio tale situazione.
All'obiezione che questo è un disegno di legge di entrata, è doveroso replicare che in sede di presentazione sia del decreto di legge sia della relazione di maggioranza, andava prospettata una precisa indicazione circa i criteri di spesa senza i quali - ancora una volta - si va ad aggiungere acqua ad un pozzo senza fondo.
Molto più opportuno sarebbe stato il mantenere le sole imposizioni dell'anno precedente e presentare In aula una serie di tagli alla spesa suddivise tra le spese di funzionamento dell'amministrazione regionale e tagli al singoli Assessorati, onde giungere allo stesso risultato di bilancio, qualificando e razionalizzando la spesa complessiva.
Nulla di ciò è stato fatto, e se si può cogliere una flebile indicazione in questo senso, ad essa non viene dato alcun spessore n quantificazione precisa.
Di qui la necessità di respingere - nell'interesse della comunità piemontese - il progetto di legge di rincaro dell'imposta erariale di trascrizione, mentre diverso poteva essere l'atteggiamento di fronte all'allargamento della base contributiva dell'imposta di consumo sul gas metano che, perlomeno, viene prevista in misura minima.
Ci si augura che la Giunta - e riprenderemo il discorso successivamente in sede di discussione della proposta d'esercizio provvisorio - vorrà adeguatamente precisare quali siano i campi d'investimento strategico che s'intendono attivare con 147 miliardi raccolti in più dalle tasche dei cittadini piemontesi - che verranno recuperati in caso di approvazione del presente disegno di legge. Preghiamo la Giunta di ritirare, di meditare meglio ed eventualmente di riproporre il disegno di legge nel momento in cui verrà posto in votazione il bilancio 1992, con una sfida: diteci che vi impegnate, per tutto il 1992, a non applicare altri aumenti. Sappiamo invece tutti, nel gioco delle parti, che fra tre mesi, "passate le elezioni, gabbato lo santo", arriveranno nuovi notevoli aumenti della tassa sul gas metano e il predicato aumento sul prezzo della benzina.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Goglio.



GOGLIO Giuseppe

Presidente, colleghi, sono anni che le Regioni reclamano, alle volte con più vigore, altre volte con voce decisa ma un po' sommessa, una corretta e piena applicazione dell'art. 119 della Costituzione e di conseguenza la realizzazione di quella autonomia finanziaria che dovrebbe consentire alle regioni di elevarsi al rango che gli compete nell'organigramma istituzionale. In questo quadro l'autonomia impositiva è stata considerata dalle regioni funzionale alla realizzazione dell'autonomia finanziaria. Le regioni hanno formulato delle proposte, si sono dimostrate disponibili per trovare soluzioni che fossero compatibili con il sistema fiscale esistente, anche al fine di non creare eccessiva confusione nel contribuente ed evitare duplicazioni quanto meno inique.
Allo stato dell'arte l'unico risultato conseguito è rappresentato dalla legge n. 158/ 90, non gradita dalle regioni quanto meno perché considerata solo un palliativo rispetto al minimo richiesto. L'emanazione della legge n. 158/90 ha così consentito al governo di ridurre i trasferimenti correnti, perché compensati dal maggior gettito tributario, o di ipotizzare di trasferire sul gettito delle addizionali la copertura del disavanzo della spesa sanitaria per il 1990. A tutti è noto quanto è avvenuto sul fronte del disavanzo della spesa sanitaria, come sono noti gli ulteriori tagli diretti o indiretti operati dalla manovra finanziaria per il '92 sulle già scarse risorse trasferite alle regioni. Non bisogna d'altronde dimenticare che le regioni hanno sempre strettamente collegato l'autonomia impositiva e la responsabilità sul lato della spesa. Ciò non esclude le critiche alla legge n. 158/90 in quanto legge che non risponde alle aspettative minime. La Regione Piemonte, come le altre regioni, non pu disconoscere gli obblighi e gli impegni che derivano dall'applicazione dei provvedimenti di trasferimento di funzioni. Ritiene pertanto prioritario assolvere i suoi compiti anche se questo vuol dire esporsi alla impopolarità che può derivare dall'applicazione dei tributi. Il disegno di legge in discussione autorizza l'applicazione minima possibile al fine di fronteggiare la situazione contingente riservandosi quindi di introdurre modificazioni, se necessario, in base all'evolversi della situazione economica complessiva. Viene quindi confermata l'ipotesi della formazione della manovra di bilancio per il 1992 in due fasi, in stretto raccordo con il quadro economico generale. Rifiuto concettuale, quindi, del sistema previsto dalla legge n. 158/90, ma ricorso ad essa nei limiti minimi necessari per porre la Regione in mora rispetto a compiti a lei trasferiti dalla legge e per i quali la collettività piemontese aspetta una risposta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Grazie Presidente. La Giunta regionale avrebbe avuto due vie di comportamento di fronte al problema dell'applicazione della legge n.
158/90, la cosiddetta legge per l'autonomia impositiva delle regioni. Noi riteniamo che la strada maestra da seguire sarebbe stata quella di un rifiuto netto della Regione Piemonte, e io dico di tutte le regioni italiane, a qualsiasi forma di applicazione della legge n. 158/90. Il perché di questa nostra posizione, che peraltro non è nuova, l'avevamo già esplicitato lo scorso anno quando si era discusso per la prima volta sull'applicazione della legge n. 158/90.
E' molto semplice. La legge n. 158/90 è una falsa legge per l'autonomia impositiva. Non ha nulla a che fare con un vero processo di aumento del ruolo, delle funzioni e dell'autonomia finanziaria delle regioni nel nostro paese. E' una legge che scarica sulle regioni, che sono in condizioni dì difficoltà economiche, perché si riduce il trasferimento di risorse dallo Stato alle regioni, il compito di aggiungere (il termine proprio, infatti.
è quello di "addizionali") imposta ad imposta, balzello a balzello. Siamo di fronte ad una doppia iniquità: un'iniquità dal punto di vista del ruolo delle regioni e di un sistema serio davvero costituzionale - il collega Goglio richiamava prima giustamente l'art. 119 della Costituzione - di riparto delle funzioni impositive fra il livello centrale e i livelli locali, in particolare quello regionale; la seconda iniquità sta nel rapporto con i cittadini contribuenti, che oltre a pagare l'ILOR ed il resto devono pagare addizionali varie nazionali ed a questo punto anche regionali, sempre sugli stessi consumi, sempre sulle stesse questioni. Su questo vorrei una risposta chiara della Giunta. Credo che sarebbe stato un atto particolarmente responsabile e particolarmente forte politicamente a livello nazionale se - lo dico tutte le regioni - almeno una regione avesse avuto il coraggio di dire "Noi ci rifiutiamo di applicare la 158 e pretendiamo dallo Stato una impostazione radicalmente nuova, dei problema dell'imposizione regionale"; questo sarebbe stato un atteggiamento serio responsabile Istituzionalmente, responsabile nei confronti dei cittadini contribuenti ed avrebbe avuto un effetto grande per riaprire il discorso del regionalismo nel nostro paese. Si è preferito seguire un'altra strada ma su questo poi dirò. C'era una seconda via, oltre questa che noi riteniamo la via maestra: una via che noi non avremmo in alcun modo condiviso, anzi avevamo presentato nei giorni scorsi un nostro documento sulle questioni di impostazione delle addizionali del bilancio, che chiariva esplicitamente la nostra posizione a riguardo. C'era comunque una seconda via, che sarebbe stata perlomeno una via di serietà e di responsabilità; applicare le addizionali in rapporto ad un progetto di bilancio che affrontasse seriamente, anche eventualmente cadenzando i tempi per poter fare delle cose reali, il problema dei risparmi ed il problema degli impieghi delle risorse regionali. Ripeto, sarebbe stata una via che noi avremmo assolutamente combattuto, proprio perché riteniamo la legge n.
158 un provvedimento iniquo e sostanzialmente incostituzionale. Ma sarebbe stata, perlomeno, una via di serietà.
Al collega Ferrara chiedo: perché i repubblicani che avevano a un certo punto proposto questa via (ripeto: da noi non condivisa, ma certamente qualificabile come una via seria), perché i colleghi repubblicani che hanno posto questa questione l'hanno poi fatta sparire? La Giunta ha scelto una terza via che io non riesco a qualificare colleghi. E' una via che non è né carne né pesce. E' una via che non risolve in alcun modo i problemi del bilancio regionale, perché incrementa di pochissimo le risorse, con un punto interrogativo molto serio fra l'altro. E' una via che non affronta in alcun modo il problema della congruenza della 158, nel senso che se ne prende un pezzettino della 158 sulla benzina si dice: "è meglio non farne niente, perché gli automobilisti sono già disturbati dalle targhe alterne e da tante altre cose, lasciamo perdere"; sul metano si aggiunge qualcosina perché si estende all'uso industriale e si aumenta al massimo consentito il PRA.
Pochi miliardi, una manciata di miliardi. Una manciata di miliardi in dubbio, perché non è certo che sia legittima l'estensione delle 10 lire del metano all'uso industriale. Non è certo, quindi si corre il rischio colleghi, che su questa linea vi ritroviate anche senza i miliardi che pensate di avere. Ed è, fra l'altro, un atteggiamento che denuncia un'incertezza, una divisione, ed anche un calcolo elettorale.
vero, è stato detto anche in sedi ufficiali e mi auguro, per chiarezza; che lo si dica di qui a un po' nella replica della Giunta, che la Giunta si riserva di riesaminare il problema delle addizionali in sede di assestamento di bilancio. Come periodo si è parlato di giugno. Per questo, colleghi, dovete avere il coraggio di dirlo e che lo sentano i cittadini. Non giochiamo) Siccome ci sono le elezioni è meglio non aumentare le tasse adesso.
Noi abbiamo presentato un ordine del giorno su cui chiederemo il voto contestualmente all'esame di questa legge per dire il nostro punto di vista, per impegnare cioè la Giunta a non aumentare più le addizionali in tutto il corso del 1992. Se voi avete il coraggio di dire fin da adesso che le aumenterete, vi dovete opporre in modo motivato ed eventualmente presentare un vostro ordine del giorno in cui dite: "E' vero, noi adesso aumentiamo di quasi niente le tasse, ma ci impegniamo ad aumentarle dopo le elezioni". Dovete avere il coraggio di dire questo oggi in Consiglio! Oltre a questo ordine del giorno, noi abbiamo presentato due emendamenti coerenti con questa impostazione, che saranno illustrati dal collega Buzio, che hanno il senso reale di abolire la legge.
perché il combinato disposto di questi due emendamenti produrrebbe l'effetto di non introdurre quell'addizionale che voi invece volete introdurre.
Ma la questione può essere vista come una questione marginale. Questa è una piccolissima cosa in termini di carico fiscale, quella che si approverebbe oggi. Potrebbe diventare una cosa ben più seria intermini di carico fiscale se, come voi avete lasciato intendere, rivedrete le tasse dopo le elezioni. Ma è - ripeto ed insisto- una questione di principio.
Vogliamo affrontare in modo forte il problema del ruolo delle Regioni? Vogliamo affrontare in modo forte il problema dell'autonomia impositiva?Allora non è questa la strada. C'era una opportunità e il Piemonte, insieme purtroppo alle altre Regioni italiane, se la è fatta sfuggire. Ma anche una sola Regione che assumesse questo atteggiamento potrebbe avere un grande effetto, un grande rilievo a livello nazionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie Presidente, colleghe e colleghi, saranno anche poche queste tasse a carico della società civile e dei cittadini, ma senz'altro sono delle nuove tasse che vengono ad aggiungersi ad altre già abbondantemente pagate, soprattutto dai lavoratori dipendenti, e che consentono a un Governo nazionale di continuare a considerare la finanza pubblica come manovrabile essenzialmente dal centro, scaricando sulle Regioni la possibilità di imporre nuove tasse, ma all'interno di un sistema di gestione economico e finanziario fallimentare.
Mi sembra che non sia assolutamente fuori luogo riprendere in questa sede i problemi posti dalla finanziaria che è in discussione al Governo e al Parlamento. E' una finanziaria che, guarda caso, pretende, con ragionamenti puramente di carattere monetario e di meccanica riduzione dei deficit pubblici, di far tornare i conti di questo Stato così mal governato spremendo, tanto per cambiare, i più deboli, come i pensionati attraverso l'aumento dei ticket. Ora che le Regioni non si siano poste il problema di uscire da questa trappola della imposizione fiscale regionale, una vera trappola perché non risolve i problemi delle Regioni in assenza di una riforma complessiva della finanza locale, dà da pensare non solo su questa Regione Piemonte, ma su tutte le Regioni e sul loro ruolo.
Quello che dà da pensare, colleghi, è un problema politico di fondo che in quest'aula viene eluso: le Regioni non sono, dal punto di vista politico, avulse dal sistema politico nazionale. Nelle Regioni operano i Partiti, con i rappresentanti eletti dai cittadini, e immaginare che sia possibile oggi una battaglia autonoma delle Regioni in quanto tali contro provvedimenti dello Stato appare impraticabile. Appare impraticabile perch ci sono dei vincoli di solidarietà politica inespressi in queste sedi che però conducono le Regioni in quanto tali, in quanto istituzione ad avere comportamenti di collusione pratica con una prassi di Governo centralistica. Non si spiega altrimenti il rifiuto delle Regioni di prendere atto e di contrastare con forza, la legge 158, le ipotesi di risanamento dello Stato attraverso la perpetuazione di una finanza centralistica, lo scaricare sulle Regioni gli oneri di spesa senza cambiare la natura e la qualità del governo, per far fronte a problemi di bilancio.
Questo problema politico, a mio avviso, va portato in primo piano.
Questo problema mi porta a considerazioni sempre più convinte a favore di una netta distinzione in quest'aula tra le posizioni delle varie forze politiche, a rinunciare a unanimismi di facciata molto comodi, soprattutto per chi governa. Unanimismi di facciata, lamentazioni collettive poco produttive di provvedimenti concreti.
E' per questa ragione che le considerazioni fatte prima dal collega Monticelli colpivano nel segno, nel senso che di fronte a un provvédimento come questo tutte le critiche che possono emergere in quest'aula da parte di forze di maggioranza devono essere considerate strumentali e tese semplicemente a evitare la tensione di uno scontro politico basato su differenze di impostazioni nella politica economica.
Aggiungo un altro dubbio a quelli espressi precedentemente su questo disegno di legge. A parte la legittimità dell'incremento del gas metano per quanto riguarda le industrie, sollevo la questione della misura quantitativa di questo gettito. Dalla legge e dalla relazione non si capisce assolutamente nulla. E' una legge che aumenta le tasse, motivata in modo così povero che andrebbe respinta anche solo per questa ragione. Ho dei dubbi che il gettito previsto di 26 miliardi sia poi effettivamente percepibile.
Leggendo la documentazione, che in varie forme arriva sui tavoli dei Consiglieri regionali, rilevo che la produzione industriale è in grave decrescita da tutti i punti di vista. Chiedo se nella previsione di questo gettito si sia tenuto conto del trend negativo della produzione industriale, del quale dovrebbe risentire il consumo di energia. In particolare del gas metano.
In base a quali previsioni avete calcolato questo introito? Dubito che questo sia un introito serio; mi sembra una cifra buttata li che; al di là dei problemi di legittimità, non sarà poi introitata. Rimane il fatto che almeno per chiarezza tra noi, sarebbe assolutamente necessario far chiarezza sul programma della Giunta regionale per il 1992, per dar modo ai cittadini e agli organi di informazione di capire cosa sta succedendo qua dentro.
Nelle settimane scorse abbiamo assistito, e molti con apprensione all'annunciata ritirata del PRI dalla maggioranza proprio per questi motivi. Il PRI chiedeva una presunta serietà di comportamento da parte della maggioranza alla quale appartiene e, leggendo i giornali (perché in quest'aula non si viene mai a sapere nulla), emergeva la richiesta da parte del PRI di utilizzare tutte le possibilità di tassazione autonoma della Regione Piemonte per far fronte a determinati impegni, tra cui il superamento della crisi industriale.
Mi sembra che il PRI avesse già preordinato la finalizzazione di questi introiti a favore del sistema produttivo delle medio-piccole aziende. Era una richiesta chiara ed esplicita. Dopodiché la maggioranza ha fatto una riunione nella quale non si è capito bene che fine abbia fatto la richiesta del PRI.
Chiedo che la maggioranza - per riuscire a far politica e ad esprimere differenti posizioni in merito alle quali i cittadini alle elezioni decideranno - esprima con chiarezza quale intendimento e quale accordo abbia raggiunto in ordine alle questioni poste nella prima fase dal PRI in termini espliciti. Chiedo ovviamente anche al PRI di chiarire quali siano i termini dell'accordo in modo da poter successivamente intervenire.
Come Rifondazione Comunista siamo contrari a questi sistemi che danno per scontato il fatto che i governi continueranno a comportarsi in questo modo a tempo indeterminato, che nulla li può toccare, né la crisi economica né là volontà dell'elettorato. L'elettorato invece sta già dardo segni di scontento e penso che, in una situazione, di spreco anche di carattere regionale, l'idea di iniziare adesso a sfogliare il carciofo delle supertasse in questo modo sia da rifiutare.
Attendo altre considerazioni, anche da parte della maggioranza, ma il giudizio su questa legge è molto negativo e il provvedimento, a mio parere andrebbe ritirato.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il collega Capogruppo Rossa svolgerà un intervento più compiuto ed articolato, mentre io mi limiterò a fare emergere alcuni aspetti significativi della proposta; il Gruppo socialista darà comunque voto favorevole al progetto di legge in discussione.
Tra le varie cose che intendo sottolineare; desidero segnalare l'opportunità di evitare, così come abbiamo fatto un'ora fa discutendo di un elemento apparentemente marginale della politica economica della Regione, di trattare un aspetto particolare come quello che ora trattiamo in maniera riduttiva e limitata; dobbiamo invece collocarlo in quello che è il carattere della politica globale della Regione.
Sostanzialmente credo che si debba dare atto della prudenza espressa dal governo regionale nella politica di imposizione aggiuntiva. Si tratta di una politica prudenziale che non credo abbia contenuti elettoralistici ma ha contenuti di perplessità e di prudenza naturali in una situazione complessa come quella che vive la nostra Regione.
Spero, Presidente Brizio - mi pare ci siano state molte dichiarazioni In questo senso - che da parte della Regione Piemonte ci sia la non volontà di abboccare ad un certo tipo di politica che esalta il regionalismo verbalmente, ma che poi in pratica lo affossa, cosa che si traduce nella logica delle addizionali.
Credo che seguire questa strada senza saper dare al Governo nazionale un segnale preciso da parte nostra sfa dannoso per quel processo lento ancora contraddittorio e forse con scarse convinzioni in atto in molti settori a livellò nazionale finalizzato a saldare il discorso della revisione del processo di imposizione regionale con quello della struttura della autonomia regionale.
Se nell'azione che conduciamo riusciremo a dimostrare a livello nazionale che non imbocchiamo questa strada, che probabilmente nella mente di qualche governante nazionale è già vista come un percorso inevitabile dimostreremo di essere responsabili, di lavorare correttamente per dare contenuto alle nostre affermazioni di principio su un nuovo spazio per l'autonomia regionale.
C'è un elemento che vorrei evidenziare e che mi ha stupito. Il collega Ferrara, dandone anticipazione agli organi di stampa e anche in rapporti più informali, ha voluto così vestire la sua proposta: ha detto che sbagliavamo nel tenere bassi o nel non praticare gli spazi di autonomia impositiva (autonomia solo apparente perché si tratta semplicemente di un'addizionale) che la legge nazionale ci metteva a disposizione.
Se noi vogliamo finalizzare da subito - e mi riferisco alle 10 lire che vanno all'industria - delle risorse volte ad iniziative più o meno benemerite, in un passaggio delicato per i problemi della competitività del nostro apparato, dobbiamo da questa imposizione raccogliere una quantità di risorse tale da far lievitare l'economicità di sistema, a beneficio di quei settori che politicamente si vogliono privilegiare. Sappiamo però che anche se questa politica fosse attuata nel modo migliore e più rapido avrebbe per le necessità del nostro apparato industriale, degli effetti "a babbo morto".
Si tratta di un classico elemento di economia esterna. Sul piano energetico si lamenta che il Piemonte ha costi energetici più alti rispetto al Rhone-Alpes; noi abbiamo, però, un'altra opportunità. Il governo regionale non ha voluto perseguire la strada dell'aumento del metano in modo marcato, ma è stato costretto, forse un po' "obtorto collo"; a questo provvedimento. Io ritengo però che questo tipo di aumento si poteva evitare: sarebbe stato il segnale di un'economia generale di sistema immediata, certamente grezza, certamente non di alta politica, ma nell'immediato avrebbe dato una piccola possibilità al bilanci aziendali.
Il collega Calligaro accennava alle difficoltà degli stampatori del Canavese: molti di loro hanno riconvertito gli apparati per riscaldamento la cui energia utilizzata rappresenta il 30-40% dell'intero costo di gestione. La riconversione da gasolio (tradizionalmente utilizzato da queste industrie) a metano è avvenuta negli anni scorsi anche con l'assunzione di oneri di investimento; noi oggi regaliamo a quell'area in crisi un incremento secco nel bilancio di fine anno dei 30-40% dei costi.
Abbiamo dovuto contenerci al minimo possibile, ma voglio solo fare (esempio di come sarebbe stata imprudente la politica indicata dai colleghi repubblicani, che per una parte dell'apparato industriale del Piemonte in crisi avrebbe sostanzialmente comportato, per il tipo di tecnologia, un costo aggiuntivo non marginale del 30%.
Io sarei stato ancora più prudente, ma non si è potuto fare a meno di applicare queste 10 lire. Lo dico anche per il futuro: attenzione, perch noi rapidamente possiamo fare economia di sistema con la politica fiscale.
Se non stiamo attenti, pur dicendo che è possibile recuperarla, questo pu avvenire solo molto lentamente e in ritardo.
Volevo quindi evidenziare due passaggi. Il primo: mi sorprende la proposta dei repubblicani. Posso immaginare l'uso che ne faranno, ma quei grandi fondi servivano a creare pezzi di politica industriale che avrebbero poi dato dei benefici. Mi viene in mento la storiella di quell'asino, a cui si diceva di aspettare che l'erba crescesse e poi è morto; noi ci troviamo ad un passaggio dove pezzi di apparato industriale rischiano di degradare e di morire.
Il secondo richiamo è - e lo dico in particolare al Presidente Brizio di non imboccare la strada delle addizionali. Questo è un segnale in quella direzione e dobbiamo dire forte e chiaro al Governo centrale e al Parlamento che se non c'è una revisione generale del sistema fiscale noi non siamo d'accordo a percorrere la strada delle addizionali, non intendiamo praticare ulteriormente un percorso degradante e politicamente ridicolo per l'istituzione regionale. Se vogliamo fare un autogoal facciamolo, però voglio che Farassino si metta le scarpe bullonate e giochi, non che stia in panchina e prenda i goal "gratis".
Ritengo che sostanzialmente ci sia la possibilità di giocare la partita a tutto campo; vediamo quindi sul piano concreto, dalla parte fiscale, i processi di autonomia regionale, senza accettare le chiacchiere a livello parlamentare e governativo, facendo in modo che questi diano segnali precisi al di là di ulteriori addizionali.
In questo senso, colleghi, volevo dare il mio apporto; credo che il Gruppo socialista, nella dialettica e nel dibattito sviluppatosi attorno a questa vicenda nei mesi scorsi, abbiadato un suo contributo, modestamente caratterizzato da alcuni miei passaggi. Il collega Rossa farà poi un intervento globale e generale per indicare la strategia che la maggioranza con l'apporto del Gruppo socialista, ha voluto dare a questo passaggio fiscale, che penso oggi sia praticabile e agibile pur con molti limiti, che in parte ho voluto sottolineare, sul problema dell'addizionale estesa di 10 lire all'apparato industriale piemontese.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rabellino; ne ha facoltà.



RABELLINO Renzo

Questo provvedimento è l'ennesima controprova di una classe politica locale debole.
Si è detto che la legge 158 è inaccettabile; effettivamente risponde a dei principi di autonomia impositiva che non sono principi di autonomia, ma che rappresentano un principio generale, che tutti stiamo vivendo in questi anni di sfascio delle istituzioni.
La necessità di reperire dei fondi a qualsiasi livello è ormai spasmodica; questa ne è l'ennesima dimostrazione. Ci spiace essere arrivati di nuovo a un provvedimento del genere perché, viste le difficoltà che questa maggioranza ha non soltanto a livello istituzionale, ma proprio come immagine elettorale, pensavamo che, con un po' di buon senso, non si sarebbe arrivati ad individuare ulteriori spazi per un'ulteriore imposizione fiscale. Sarebbe stato certamente preferibile andare a verificare nel proprio bilancio quegli sprechi che ormai, addirittura dai banchi della maggioranza, vengono denun-ciati; sprechi della Regione Piemonte da eliminare.
Noi diciamo che questi fondi si potevano tranquillamente reperire risparmiando sulle voci di spreco ed evitando un'ulteriore tassazione.
Per la Lega Nord la visione dell'autonomia impositiva è un qualcosa di completamente diverso. Noi diciamo sì all'autonomia impositiva, però non aggiuntiva, come da un paio di anni a questa parte, grazie anche alla legge 158, ci viene proposta da questo Stato.
indubbio che siamo contrarissimi a questo provvedimento in toto, non soltanto riducendo la misura, per esempio, del provvedimento sul PRA. Noi diciamo no, non possiamo accettare questo principio per cui abbiamo predisposto degli emendamenti che peraltro presenteremo a tempo dovuto però veramente credo che il discorso debba essere più generale.
Tapparo dice che la Lega, cioè Farassino, deve attivarsi. La Lega si attiva, più che nelle istituzioni, verso l'esterno per far capire alla gente cosa sta succedendo nelle istituzioni stesse. Questo comportamento scellerato, sotto certi aspetti, di coloro che ci governano, a tutti i livelli purtroppo, non viene sufficientemente apprezzato dalla gente! Abbiamo assistito in questi ultimi giorni alle grossissime difficoltà riscontrate da parte della piccola imprenditoria verso gli anticipi dell'Iva, dell'Irpef, dell'Invim .per le società. Credo che la società civile abbia ormai raggiunto un livello di intollerabilità non più superabile. Mi pare che andare ancora ad individuare, anche se sono piccole cose, ulteriori spazi di tassazione a livello regionale sia veramente un atto inconsulto da parte di questa maggioranza.
Un ultimo appunto credo debba essere fatto sulla manovra finanziaria di bilancio della Giunta. Abbiamo assistito alla farsa della maggioranza che ci dice che iniziamo ad applicare queste addizionali, poi vedremo dopo le elezioni di applicarne ulteriori. Questo non è accettabile e ci pare poco serio fare una politica pre-elettorale; siamo costantemente in una situazione pre-elettorale per cui ogni manovra, anche a livello di bilancio, viene finalizzata al momento pre-elettorale nel quale ci troviamo, e ciò mi pare scorretto. La Giunta e le forze di maggioranza devono impegnarsi a non applicare ulteriori addizionali durante il 1992.
Questo mi pare un primo gesto di serietà di cui credo la cittadinanza senta la necessità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, colleghi credo di dover fare un intervento complessivo rispetto a questo progetto di legge e a quanto dovremo deliberare successivamente in ordine all'autorizzazione all'esercizio provvisorio, perché mi paiono due argomenti collegati. E' la manovra complessiva che deve essere oggetto del nostro dibattito oggi. In questo senso farò la proposta, partendo dal bilancio di previsione per il 1992 che la Giunta ha approvato e presenterà in Consiglio, che a nostro giudizio deve considerarsi un bilancio tecnico. Si tratta, infatti, di un documento che formalmente illustra una previsione per l'anno 1992, ma che sostanzialmente riporta dati che scientemente non corrispondono ad una previsione sia delle entrate, sia delle spese per lo stesso anno.
E' un artificio contabile dettato da due elementi. Il primo elemento è la non possibilità o capacità ad oggi, da parte della Giunta, di dare attuazione alle riduzioni delle spese individuando i singoli capitoli di spesa, così come richiesto dal PRI in sede di dibattito in quest'aula sull'assestamento 1991, e come in quella stessa sede la Giunta si era impegnata a fare.
Il secondo elemento è la non disponibilità o reticenza da parte della Giunta ad avviare fin da ora, con tutte le conseguenze che ciò comporta, un programma significativo di supporto all'economia regionale centrato su pochi progetti di rilievo. Mi pare che il dibattito sulla precedente deliberazione dell'Assessore Cerchio abbia messo in evidenza la gravità del sistema dell'impresa della nostra Regione.
Per questi elementi Il PRI aveva posto un serio problema alla Giunta e agli altri Partiti della maggioranza sia sull'uno che sull'altro argomento.
Abbiamo preso atto di questa indisponibilità da parte della Giunta e degli altri Partiti della maggioranza ad avviare questi due processi prima delle elezioni; ma abbiamo pure preso atto dell'impegno della Giunta a presentare entro il mese di marzo - e speriamo che già oggi ci sia in quest'aula una conferma di questo impegno - un dettagliato piano di riduzione delle spese, che individui i capitoli di spesa che non verranno più finanziati per raggiungere quei 10 e 20 forfettizzati e mi auguro che questo possa essere fatto senza la consulenza demagogica, dispendiosa e magari clientelare di nessuna società esterna, che certamente non potrà dare un contributo su una scelta squisitamente politica.
Per altro verso la Giunta si è impegnata a presentare una proposta mirata per il rilancio della Regione nell'arco di questa legislatura, con un investimento aggiuntivo dell'ordine di 1000 miliardi, da gestirsi completamente al di fuori degli ordinari canali di bilancio.
Per queste ragioni, a questo bilancio tecnico, il PRI darà, quando verrà proposto in quest'aula, il proprio voto tecnico in attesa di valutare entro marzo le proposte presentate.
Per queste ragioni il PRI darà il proprio voto all'esercizio provvisorio che la Giunta richiede; per queste ragioni il PRI darà il proprio voto a questa legge, pur esprimendo alcune riserve rispetto ad un aumento fiscale proposto dalla Giunta, esclusivamente finalizzato a coprire inefficienze regionali e non a promuovere nuovi progetti per il rilancio del Piemonte.
Ho ascoltato con molta attenzione il dibattito e le osservazioni del collega Tapparo che non credo di condividere fino in fondo; a me pare che rispetto alla capacità impositiva si potrà essere o meno d'accordo, ma esiste una legge nazionale e all'interno di quella ci si muove e si opera.
Mi chiedo se l'esempio che ha portato il collega Tapparo, rispetto al fatto che per l'asino aspettiamo che l'erba cresca e così l'asino muore non sia esattamente il discorso che si fa, forse da qualche altra parte quando si aspetta e si promette grande impegno e rigore nel prelievo tributario, quando ci sarà un sistema di riforma complessiva nel sistema tributario, cosa che non è prevista e prevedibile in un giorno, in una settimana, in un mese e io credo neppure in un anno e neppure in due anni.
Mi pare che in queste considerazioni si concretizzi e si sintetizzi la posizione del PRI sull'intera e complessa manovra finanziaria che la Giunta proporrà a questo Consiglio.



STAGLIANO' GREGORIO IGOR



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Signor Presidente, in quale logica si inserisce la legge nazionale n.
158 e la conseguente manovra sbagliata, subalterna, propagandistica che la Giunta presenta oggi in Consiglio? Manovra che rappresenta la classica foglia di fico di chi si illude, senza riuscirvi, di nascondere, in questo caso particolare, la vergogna di un coacervo di rendite e di parassitismi che, fermamente, non si intende eliminare. Si inserisce in una manovra governativa ormai classica: nelle leggi di bilancio e nella legge finanziaria, che faticosamente si tenta di varare entro la fine dell'anno si inserisce una manovra inutile e inefficace perché elude i gravi problemi del risanamento e dello sviluppo, del rigore e della giustizia; una manovra dannosa; quindi, un'occasione persa; una manovra iniqua socialmente perch accentuerà le diseguaglianze tra i cittadini e tra gli strati sociali; una manovra odiosa umanamente perché colpisce di cittadini più deboli, più bisognosi, meno protetti. Una simile manovra cosa può fare? Aumentare e introdurre nuovi tributi, nuovi contributi, nuovi ticket, tagliare e ridurre i servizi essenziali, fare avanzare una linea di controriforma e naturalmente, condonare gli evasori"fiscali.
Lo Stato, invece di essere forte ed autorevole, fa il prepotente solo con i deboli, si accanisce sempre contro i lavoratori dipendenti, i pensionati, i ceti produttivi, i contribuenti onesti, gli enti locali, il sistema autonomistico, le Regioni, il Mezzogiorno.
Certo, lo ha già detto il Consigliere Monticelli, bisogna aumentare le entrate: ciascun cittadino deve pagare in rapporto alle sue effettive capacità produttive. Ma il nostro è il Paese dell'evasione fiscale dell'erosione,, con mille artifici, della base imponibile; questo è il Paese persino dell'elusione fiscale: vi sono centinaia di migliaia di cittadini italiani ignoti al fisco, che quindi eludono il fisco e le leggi fiscali.
La nostra spesa, poi, è contraddistinta da sprechi, da spese socialmente inutili ma clientelari, chiaramente elettorali. A proposito della spesa bisogna rigorosamente vagliarne l'opportunità, l'efficacia, la qualità.
Personalmente so che per una parte di coloro che siedono in questo Consiglio il grande imputato è la spesa sanitaria; ma davvero credete che l'Italia spende troppo perla sanità, per la tutela della salute, per la cura delle malattie? Rispetto al prodotto interno lordo spende meno di altri Paesi. Certo, la spesa sanitaria negli ultimi anni ha subito vere e proprie impennate che tendono a portarla fuori controllo. Ma il vero problema è che l'Italia spende male, con scarsa efficienza media dell'organizzazione sanitaria e con scarsa efficacia media delle prestazioni sanitarie. Di chi è la colpa, se non delle mancate riforme dei responsabili del Governo, che non solo non attuano le riforme, ma mandano avanti vere e proprie politiche di controriforma? In una stima della spesa sanitaria il disavanzo 1991 stimato per la nostra Regione è di 675 miliardi, quello effettivo probabilmente sarà attorno ai 500 miliardi: 440 saranno coperti dallo Stato, resterà un disavanzo effettivo di un centinaio di miliardi. Continuiamo ad avere un Governo centrale che attua una linea di condotta schizofrenica: prima minaccia di scaricare brutalmente la differenza tra spesa sottostimata e quella effettiva sulle Regioni, poi copre parzialmente, e a nuove proteste delle Regioni si accolla, in, definitiva, l'intera differenza. Così la spesa per beni e servizi pareva che non potesse aumentare oltre l'l1 rispetto a quella registrata nell'89; all'improvviso il Governo ha deciso che può aumentare del 22%: avranno protestato I fornitori di beni e servizi alla sanità? Direi di sì: è stata una protesta efficace. Ma questo modo di fare schizofrenico da parte dello Stato determina una situazione di permanente incertezza: destabilizza i servizi, soprattutto quello delicatissimo della sanità nazionale.
Anche per il 1992, naturalmente, il Governo sotto stima la spesa sanitaria: è facilmente stimabile in oltre 90 mila miliardi, ma ne ha stanziati 80 mila e 800 milioni: riprenderà il balletto di tutte le altre volte.
Scaricare sulle Regioni, imporre alle Regioni l'attuazione della legge nazionale sulla cosiddetta capacità impositiva, sia pure parziale, per delle briciole, non è accettabile in via di principio, perché si tratta di un'addizionale: si aggiunge alle tasse che i cittadini pagano, mentre coloro che evadono, eludono il fisco, erodono la base imponibile avranno il condono.
Abbiamo a più riprese cercato di indicare com'è possibile risanare la spesa pubblica e tagliare gli sprechi, colpire la spesa inutile e parassitaria; ma l'intenzione delle forze di Governo è abituare il cittadino a pagare in modo crescente, a scaricare sugli enti locali, sul sistema autonomistico, sui cittadini i problemi dello Stato centrale.
L'idea, nel campo della sanità, è molto chiara; basterebbe dirlo, tra l'altro. Basterebbe che la maggioranza ci dicesse che vuole due servizi sanitari nazionali: i resti del servizio sanitario nazionale per i cittadini poveri, e un sistema privato di servizi sanitari per coloro che potranno pagarselo. Basta dire le cose! Ma è evidente che diventerebbe impopolare per la maggioranza: si procede, quindi, con incredibili sotterfugi, con le tasse sulla malattie, sulle sventure umane.
Abbiamo più volte detto che rigore vorrebbe che si introducesse la contabilità per centri di costo, che si introducessero criteri di efficienza dei servizi e di efficacia delle prestazioni; abbiamo più volte detto che bisogna incentivare ,e valorizzare T impegno e la professionalità degli operatori; che bisogna avere i dipendenti a contratto di lavoro di diritto privato; che deve essere netta l'incompatibilità tra pubblico e privato; che va rivisto il prontuario per i farmaci, che vanno ridotti quelli prescrivibili (ve ne sono di inutili e perfino dannosi!); che l'efficienza degli ospedali si misura in termini di degenza media (i posti letto inutilizzati vanno eliminati); che non possono essere fatti dopo 7/8 10 anni gli investimenti per le attrezzature, per (edilizia ospedaliera.
Per le residenze sanitarie assistenziali attenderemo Il finanziario del 1988 per circa 8/ 10 anni.
Siamo contrari all'aumento dei tickets, siamo contrari - a questa sorta di tassa sulle sventure umane, si fiscalizzino gli oneri sanitari! La sanità costa? Bene, fiscalizziamola. Ha senso, nel 1991, che le imprese siano costrette a pagare oneri impropri per i loro dipendenti, come sono quelli della sanità? E' evidente che non c'è paragone in Europa, che solo noi continuiamo in questo modo. E così per i privati, bisogna che abbiano i requisiti e che siano controllati. E' il caso di chiedersi quante volte paghiamo per il servizio sanitario: dalla busta paga, poi il datore di lavoro che versa per il dipendente una quota, poi i tickets, i tickets aumentati e poi il ricorso disperato al privato, all'ultimo momento, sempre a pagamento. Paghiamo troppe volte il servizio sanitario nazionale.
Proviamo a pagarlo decorosamente una volta sola, a farlo funzionare, ad introdurre elementi di efficacia delle prestazioni e di efficienza dei vari servizi che lo compongono. Abbiamo più volte detto che è possibile risparmiare almeno 100/150 miliardi sulla spesa farmaceutica, ma vedo che l'Assessore in questa direzione non si muove, le UU.SS.SS.LL., sono restie: so che alle spalle di tutto questo c'è un meccanismo perverso, se spendi poco non sei premiato, l'anno successivo avrai meno risorse. Ma allora bisogna modificare questo meccanismo che dipende dal Governo centrale. E perché il Governo centrale non affronta questa questione? Non sarà mica un caso! Ha capito che chi spende di più è premiato, avrà più risorse, ma lo Stato centrale si guarda bene dall'introdurre questi elementi, sì di rigore e di efficienza, nel senso che se elimino questo meccanismo posso premiare chi spende meno, aumentando a questi la spesa per investimenti, per esempio. La strada del rigore, dell'equità, risana ed introduce criteri di efficienza e di efficacia nei servizi pubblici e nella pubblica amministrazione, ma voi della maggioranza state percorrendo esattamente la strada opposta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Squillario.



SQUILLARIO Luigi

Signor Presidente, cari colleghi, in materia di finanza pubblica quando si tratta di trovare le risorse si parte sempre dai, grandi concetti di riforma fiscale, di imposizione diretta rispetto all'indiretta, di lotta all'evasione. Quando però si è stretti dalla necessità contingente di finanziare i programmi, si scende dalle nuvole e si prende atto della realtà, finendo per rifarsi alla finanza indiretta e colpendo i larghi consumi e la generalità dei cittadini, anche se in questo può esserci un'ingiustizia per alcune categorie, quelle più deboli.
Oggi poi è di moda, anche da parte delle Regioni, richiedere una vera imposizione autonoma. Non facciamone un mito. Credo che fra coloro che qui siedono, alcuni siano stati Consiglieri comunali prima del 1973 e cioè quando vigeva il sistema di autonomia fiscale con l'imposta di famiglia veramente possiamo dire che il sistema dell'imposizione autonoma sul reddito era usato dagli amministratori in modo efficace? Francamente no: l'imposta di famiglia era spesso addirittura inferiore alla ricchezza mobile ed i comuni usavano molto di più l'imposta di consumo, imposta indiretta. Il che vuol dire che se puntiamo solo ed esclusivamente su un'autonomia impositiva di carattere personale ci troveremo in gravissime difficoltà.
Per questo mi pare che lo sforzo della Giunta con questo provvedimento vada assecondato, forse più per gli impegni precisi di carattere politico che per la manovra in sé, che è limitata, ma non direi che sia un "escamotage".
Ritengo che sia accettabile l'impostazione che è stata data, anche perché non è la via più facile. Credo che la Giunta si sia resa conto di questo. La via scelta è difficile, perché sembra spostare nel tempo la risoluzione dei problemi, ma in realtà in questi mesi dovrà dare segni concreti e risultati nel campo del risparmio delle risorse, dell'efficienza e dell'eliminazione degli sprechi.
Questo dovrà fare l'esecutivo nei confronti del Consiglio regionale perché due saranno le conclusioni: o realmente avremo fatto dei risparmi e quindi non sarà necessario deliberare ulteriori tasse, oppure dovremo prendere atto della necessità di applicare la 158. La quale - e su questo sono d'accordo con Ferrara - è una legge dello Stato, fatta dal Parlamento che ritengo doveroso applicare secondo le necessità.
A giugno, se sarà necessario applicare sovraimposte, esamineremo come finalizzare gli investimenti. Il sostegno all'industria andrà fatto, ma vi sono tanti altri campi da prendere in considerazione nell'attività della Regione. In particolare sottolineo l'appoggio agli enti locali, alle comunità montane, perché i soldi dati in quella direzione si tramutano abbastanza velocemente in lavoro e opere.
Questo mi pare l'iter che è stato indicato dalla Giunta e che lo condivido. Ma per fare tutto questo dobbiamo riacquistare una nuova dimensione della Regione, per chiedere nuove funzioni, compresa la facoltà impositiva autonoma. Le Regioni devono fare anzitutto uno sforzo interno per dimostrare che usano le risorse per dare servizi e per fare investimenti, che effettivamente non sprecano le risorse di cui sono depositarie e che, in collaborazione con lo Stato, sono in grado di essere il tramite, il soggetto politico autonomo che lega lo Stato alle Comunità locali.
Se noi non riusciremo a riacquistare questo prestigio, che all'alba delle Regioni c'era, ben difficilmente otterremo quanto è stato chiesto a Venezia con un programma che è un'indicazione per il futuro. Ma questo dobbiamo meritarcelo con grande serietà.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Zacchera; ne ha facoltà.



ZACCHERA Marco

Chiedo di intervenire sull'ordine dei lavori. Forse i colleghi non sanno che mentre noi stiamo discutendo di queste cose, al primo piano è incorso la festa dell'Ufficio di Presidenza con la Stampa, i funzionari, i salatini...



PRESIDENTE

La prego, Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

E' una questione di presentazione e di decenza. Si sospenda il Consiglio regionale, si abbia forse anche la buona creanza di invitare i Capigruppo, altrimenti non è possibile procedere in questa maniera. Non mi sembra corretto, ma soprattutto non mi sembra che si possa continuare da una parte a fare queste discussioni con tutto l'Ufficio di Presidenza assente perché è in corso la festicciola al primo piano.
Questo è nel concreto delle cose.
Chiedo la sospensione del Consiglio regionale e che almeno i Capigruppo siano invitati a partecipare.



PRESIDENTE

Consigliere Zacchera, non è in corso appiano di sopra nessuna festicciola. E programmato da tempo, e purtroppo si sovrappone alla seduta odierna che non era prevista inizialmente, l'incontro annuale con la Stampa per...



(Interruzione del Consigliere Zacchera)



PRESIDENTE

Consigliere Zacchera, la prego, ha già esposto il suo punto di vista.
Sto informando il Consiglio che è in corso al piano di sopra un incontro con la stampa per il rendiconto annuale dell'attività che viene svolta dall'Ufficio di Presidenza. Purtroppo si sovrappongono i tempi, non è gradevole, ma ribadisco che non è in corso nessuna festicciola a cui invitare chicchessia.
Procediamo con gli interventi programmati.



ZACCHERA Marco

Andiamo a controllare quanti giornalisti ci sono e quanti non giornalisti sono presenti.



PRESIDENTE

Consigliere Zacchera, i giornalisti che sono al piano di sopra sono stati già qui e torneranno anche qui e saranno adeguatamente informati dal Servizio Stampa del Consiglio su tutti gli interventi che si svolgono in loro assenza.



ZACCHERA Marco

Qualche decina di non giornalisti.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Marchini; ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, in primo luogo la ringrazio di avere ritenuto di non interrompere i lavori perché i lavori sono anche la costruzione di tensioni, di questioni che vanno vissute, consumate e portate a compimento.
Devo però dire che le considerazioni che ha fatto il collega Zacchera stanno all'interno di una battaglia solitaria che io sto facendo in questo Consiglio che tende a riportare la centralità della funzione legislativa rispetto a tutte le altre cose. Devo dire che su questa questione sono assolutamente isolato.
Presidente Staglianò, la prego di ritirare quanto lei ha detto che il Servizio Stampa informerà i giornalisti su quanto è avvenuto. Io rifiuto ritengo scandaloso che i funzionari regionali siano gli interpreti dei Consiglieri regionali. Loro hanno il diritto di fare il loro lavoro che non è la interpretazione e il trasferimento ad altri di quello che io dico, che non va filtrato, non va censurato, non va prescelto: quello che io dico va ascoltato dall'opinione pubblica attraverso i giornalisti. Se non vogliono venirci ad ascoltare non me ne frega niente, ma rifiuto questo filtro e prendo atto che l'ultimo articolo di "Repubblica" è ancora stato la conseguenza del trasferimento del materiale informativo degli Uffici Stampa della Regione. Se qualche giornale non ritiene le nostre sedi meritevoli di attenzione, benissimo: ne prendiamo atto e non compaiano le notizie della Regione su "Repubblica".



PRESIDENTE

Consigliere Marchini...



MARCHINI Sergio

Presidente Staglianò, qui è in gioco la dignità dei Consiglieri i quali hanno tra loro e l'opinione pubblica il sistema dei funzionari come filtro.
Questa questione è stata chiarita in quest'aula, ci sono stati degli impegni, e questi impegni non sono ancora stati compiutamente attuati. E quanto sta avvenendo oggi è un episodio, ma io ieri ho dovuto abbandonare un'aula di lavoro per lasciare spazio a un convegno, molto interessante, di gente che, per esempio, presentava un manifesto in cui non Si rispettavano neanche le doppie.
Allora, Presidente, quello che qui avviene, viene ascoltato dai giornalisti, non viene loro riferito. Non siamo più nelle Repubbliche del Ministero della Cultura Popolare. Siamo in una Repubblica democratica questa è una sede aperta, qui c'è il confronto tra di noi e tra noi e la società civile, senza nessun elemento di interposizione.
Veniamo alle questioni del dibattito.
Sono state poste molte questioni, alle quali i liberali non si sottrarranno. Con l'approvazione del Progetto preliminare al piano regolatore di Torino , si è chiusa sicuramente una fase della vita politica di questa legislatura.. E' la fase con cui i liberali hanno prestato i loro uomini migliori a un progetto di modernizzazione della città e con la chiusura del Piano regolatore un pacchetto di cose si è compiuto. Questo pacchetto di cose, a dirla con il Capogruppo Garesio, significa che questa Giunta ha fatto di più delle Giunte degli ultimi vent'anni messi insieme.
Detto da Garesio, che è il leader di un Partito che sta in tutte le Giunte quindi anche in quelle di sinistra, deve essere credibile.
Questo cosa vuol dire, cari amici? Io non so cosa farà Valerio Zanone. Non so se Zanone, in spirito di servizio, sceglierà di rimanere a servire la sua città o se invece riterrà di andare a Roma a servire il suo Paese. Non è l'ambizione che muove Valerio Zanone: Valerlo Zanone ha cenato con Kissinger e con Gorbaciov: non si aspetta di fare più, ma di fare meglio. La sua scelta sarà volta verso dove, in spirito di servizio, potrà servire meglio gli ideali e i valori che vive e coltiva.
A prescindere da questo, è certo che, con la chiusura di questo pacchetto - vorrei che questo fosse memorizzato da alcuni colleghi di maggioranza -, si esce dallo stato di arresti domiciliari in cui siamo stati per un anno e mezzo, perché avendo come liberali la massima responsabilità torinese abbiamo dovuto mettere la sordina a molte cose che pensavamo di dover dire ed abbiamo dovuto accettare molte cose che non abbiamo condiviso: in primo luogo il comportamento dei repubblicani in quest'ultimo frangente e le loro dichiarazioni in quest'aula.
A proposito della questione della capacità autonoma contributiva delle Regioni dobbiamo sapere tutti che questo Paese deve sottrarre al sistema dei consumi privati grandi quantità di risorse per abbattere il debito pubblico, che poi queste risorse si sottraggano al sistema privato con l'aumento dell'imposizione o con la riduzione del trasferimento sul sistema privato questi sono problemi di tecnica finanziaria, non sono il problema finanziario. Quindi dobbiamo aspettarci tutti che o toglieremo risorse rispetto a certi versanti oppure l'imposizione fiscale in questo Paese in un modo o nell'altro aumenterà.
Certamente non possiamo che condividere quanto è stato scritto su La Stampa, che il Paese, in apparenza il più disastrato d'Europa, sia il più alto consumatore di whisky, di champagne, di caviale e di tartufi del mondo: probabilmente ha un meccanismo fiscale sbagliato, ingiusto, quindi questo è il versante su cui bisogna lavorare. Dire però che non dobbiamo utilizzare la capacità contributiva mi sembra un errore e una fuga dalle responsabilità.
Riteniamo di grandissima importanza la manovra complessiva, non solo di ordine finanziario, sottopostaci dalla Giunta, perché si tratta di una proposta complessivamente intesa che non è neanche un'operazione politica, è qualcosa di più: è un'operazione istituzionale. L'appuntamento che ci siamo dati a fine marzo o aprile (ho qualche difficoltà a ricordare) non sarà un problema di selezione di priorità, ma di avvio di un'operazione con cui, a fronte di utilizzazioni di nuove risorse, si rivendicano nuove funzioni.
L'operazione è ingegneristicamente di grandissima complessità. A questo proposito emergono due scuole e io, da tollerante, dà uomo che non ha la certezza del repubblicani ma il dubbio dei liberali, laici veri, dico che tra l'immaginare che sia possibile; come si era letto sui giornali, mettere in pista 1000 miliardi all'anno per la piccola industria, oppure - come dice Tapparo - investire sul sistema, bisognerà fare una forte riflessione perché quello che si persegue nella moderna economia e soprattutto in un moderno sistema produttivo è la qualità totale.
La qualità totale non è una specificità del prodotto o del meccanismo produttivo, è una qualità del sistema all'interno del quale si collocano il soggetto produttivo, il metodo produttivo e Il prodotto finale. Un sistema arretrato anche in termini culturali di qualità della vita, e se vogliamo anche del sociale, non produce un sistema industriale capace di competere sul piano della qualità totale.
Sarei quindi anch'io portato ad immaginare che i protagonisti della nostra società, cioè il mondo produttivo al quale i liberali sono culturalmente molto vicini, debbano essere l'oggetto della nostra attenzione; si tratta di capire se i destinatari di questa attenzione debbano essere destinatari diretti o in una qualche misura di secondo passaggio dell'attenzione che deve avere la Regione. Quindi le nuove risorse devono essere utilizzate per nuovi compiti, non per progetti; per idee strane; non si tratta di tirare fuori qualcosa e privilegiare; si tratta di innovare profondamente.
Sostanzialmente con la messa in mora di questa legislatura ci siamo avviati alla fase costituente di questo Paese, e se il Parlamento avvierà il proprio processo costituente le Regioni dovranno avviare il loro. Poich non possiamo fare una legislatura costituente delle Regioni, dobbiamo assumere degli atti di governo che siano di rottura rispetto al sistema all'interno del quale siamo, atti di rottura e di superamento per la preparazione di un modo d'essere delle Regioni diverso rispetto a quello attuale.
Il nostro modo di essere costituente è quello di utilizzare le risorse con la contestuale invenzio-ne di ruoli: questo è il modo di cambiare la Regione, quindi di fare - se mi consentite - un'operazione di natura 'istituzionale, oserei dire quasi costituzionale e non soltanto politica e di bilancio.
Se questo è lo scenario nel quale ci collochiamo, dobbiamo dire che ci disturba molto che in questa sede siano stati ancora utilizzati degli aggettivi pesanti, da "ballatoio", da parte del rappresentante repubblicano; utilizzare termini come "assistenziale e clientelare" nei confronti di un'ipotesi sulla quale la Giunta sta lavorando, mi sembra un linguaggio troppo colorito, che non è consentito a un rappresentante della maggioranza.
Io non sarei entrato in polemica se i repubblicani si fossero astenuti da comportamenti e atteggiamenti petulanti, perché dopo la riunione di maggioranza c'è stata una chiusura tra valorosi: reciprocamente si sono riconosciute la fondatezza e la disponibilità alla trattativa. Non capisco perché si siano volute fare delle conferenze stampa per sostenere che qualcuno aveva avuto ragione.
Non è così, Ferrara! Lo spirito dell'accordo di maggioranza c'è in un documento che tu non hai firmato, dove c'è scritto che le risorse aggiuntive saranno finalizzate a progetti di grande interesse e fuori dall'ordinaria amministrazione! Tu quel documento non l'hai firmato e poi hai dettole stesse cose alla riunione rivendicandole come tue! Dobbiamo - mi rivolgo più alla maggioranza che al Consiglio nella sua interezza - essere all'altezza della situazione per aiutare la nostra Regione e il nostro Paese a modernizzarsi, sostenendo la Giunta in quest'opera. Chiediamo alla Giunta un impegno a presentare entro la primavera non un progetto di politica fiscale e neanche di politica, ma di rivoluzione regionale con degli obiettivi a fronte dei quali magari dovremo presentare delle leggi che forse Il Commissario di Governo potrà dichiarare incostituzionali perché al di fuori dei poteri delle Regioni.
Noi sosterremo presso la Corte Costituzionale che le Regioni, così come sono, non' hanno più ragione d'essere e che quindi devono avere nuovi spazi: è necessario aprire la questione costituzionale nei confronti dello Stato, e lo dobbiamo fare con atti di governo, con l'uso delle risorse e con aree di prospezione! E' incredibile che mentre la società civile ci chiede di essere attenti al quotidiano, i parlamentari nazionali mettano in discussione l'onere diritto della Regione di interferire; intervenire e farsi carico per una certa parte della progettazione del TGV che passa sul territorio regionale.
Questa viene considerata una questione nella quale la Regione non deve mettere lingua; però spetta poi alla Regione confrontarsi con i Comuni e con le collettività locali. Ma ci viene contestato questo ruolo! La Giunta regionale deve fare queste cose e qualora una nostra legge dovesse essere imputata di illegittimità costituzionale andremo davanti alla Corte Costituzionale: questa è la fase della storia e della politica che abbiamo davanti! Allora, collega Ferrara, in questa situazione non è consentito a nessuno di scegliere un proprio ruolo nelle Giunte e nelle maggioranze.
Menenio Agrippa ci aveva spiegato più o meno com'è fatta una società.
Cari repubblicani: avete scelto di essere la coscienza, ma voi non siete la coscienza di nessuno; ognuno ha la coscienza nel proprio intimo: quella dei laici è della responsabilità, quella dei credenti è dell'aspettativa di un futuro diverso.
Voi non siete i Sindaci né il Collegio Sindacale della Giunta, mentre tu, Ferrara, hai chiuso il tuo discorso dicendo: "valuteremo". Nori siete il Collegio dei Revisori dei conti, non siete il Collegio dei Sindaci siete membro responsabile del Consiglio d'amministrazione della Regione! Avete la seconda carica, la Vicepresidenza della Giunta regionale, avete pari se non maggiori responsabilità delle altre forze politiche, quindi questi atteggiamenti di supponenza, di superbia intellettuale, non sono consentiti! E i liberali, usciti dalla fase di arresti domiciliari, non intendono consentirli per rispetto in primo luogo verso se stessi e poi rispetto alla realtà che rappresentano. Quindi bisognerebbe affrontare le questioni con più tolleranza reciproca, nella consapevolezza delle cose che si hanno di fronte; soprattutto, caro Ferrara, quando abbiamo portato a casa tre quattro colonne consecutive, cerchiamo di ritirarci come Achille sotto la tenda, contenti della battaglia vinta.
Invece no, dopo aver vinto la grande battaglia si vuole vincere anche la scaramuccia! No, per piacere, non ritengo che questo sia il clima giusto nel quale poter perseguire gli obiettivi che ci poniamo.
Non siamo in una fase di ordinaria amministrazione, siamo in un momento di trasformazione totale del nostro sistema in prospettiva europea, che vede dal punto di vista economico l'esigenza di questa società di essere matura, con meno sprechi e più responsabilità. Si chiede quindi all'istituzione di essere funzionale a questo nuovo modello.
Le Regioni dovranno entrare nel circuito in cui si rimette in discussione lo Stato nella sua interezza; ciò è possibile, cari amici, se lo si fa con solidarietà di maggioranza, con capacità e tempi di dialogo adeguati, con le opposizioni, che sono parte organica di questo Consiglio e non parte estranea, e soprattutto cercando di recuperare con l'opinione pubblica un rapporto non subalterno, ma protagonista. Perché quando qui si continuano a fare comunicati in cui si vellicano alcune categorie sociali facendo credere loro che con alcuni interventi risolveremo i loro problemi vellicandole, si fa anche un atto di disonestà politica e culturale nei confronti della società civile.
Abbiamo davanti a noi tre anni. La Regione Piemonte è una regione per molti versi unica ed ha nella sua storia, nel suo patrimonio, quindi nei geni delle persone che la abitano e di quelli che qui hanno saputo acquisire un proprio modo d'essere la capacità di diventare la prima, vera Regione in Italia.
Adesso la nostra non è una Regione, è quello che si sono inventati nella Costituzione, è quello che all'inizio degli anni '70, negli anni del centro-sinistra, si è affrettatamente fatto partire; non è ancora una Regione. Noi qui abbiamo - ripeto - la storia, la tradizione, la volontà le risorse, la struttura economica e culturale che ci consentono di immaginare e sperare di diventare un modello di consociazione che sia d'esempio per il resto del nostro Paese.
Per fare questo la maggioranza deve recuperare la sua assoluta solidarietà. La solidarietà non è soltanto nei voti, la solidarietà è nei comportamenti e nella divisione delle responsabilità anche quando non sono graditissime, perché stare nella maggioranza non vuol dire essere d'accordo, vuol dire semplicemente non lucrare sul fatto di non essere d'accordo.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Vorrei, com'è già stato anticipato, annunciare o ribadire l'approvazione del Gruppo socialista e la sua adesione al disegno di legge 217. Si tratta di un disegno di legge per il quale il Gruppo socialista ha lavorato e al quale crede di aver apportato, anche negli incontri avvenuti a livello di maggioranza e a livello delle varie forze politiche che compongono la coalizione, un contributo positivo. Il Gruppo socialista è quindi lieto della conclusione cui si è giunti approvando un documento politico che è la base fondamentale dell'intesa raggiunta e il cui primo atto è espresso proprio da questo disegno di legge.
In quest'aula sono state dette molte cose da parte di alcuni colleghi: classe debole, gente che non piace (non ho capito bene se abbiamo fatto poco o se dovevamo fare di più), comportamenti scellerati, dannosi e odiosi, ecc.
Sono stati sprecati degli aggettivi al di fuori delle considerazioni di ordine politico. Queste cose non stanno nel dibattito politico, io la penso così; poi ciascuno è libero di dirle.
Noi, al contrario, siamo contenti che le cose siano andate in questa direzione, perché c'è una serie di aspetti che dovranno essere valutati nel loro insieme.
Il collega Monticelli dice che sarebbe stato meglio rifiutare l'applicazione della legge 158: io penso che in via teorica potrebbe avere anche qualche ragione per dire che non è questo il discorso che noi come Regione abbiamo sempre inteso, però poi bisogna essere politicamente realisti e capire che c'è una serie di tasti sui quali operare.
Credo che tutte le Regioni, anche quelle a guida del PDS realisticamente abbiano detto: "C'è questa legge, cerchiamo di applicarla in terreni tali che non contraddica e non comprometta".



MONTICELLI Antonio

Hanno sbagliato.



ROSSA Angelo

Lo so, hanno sbagliato, pero è così.
Esiste anche una valutazione politica realistica, l'importante è che non si contraddica e non si comprometta il discorso complessivo, generale che è quello diretto a far sì che si chiuda con l'applicazione di imposte addizionali e si arrivi veramente ad una riforma che, nel prevedere la manovra impositiva riconosciuta alle Regioni e agli Enti locali, definisca bene i compiti che resteranno allo Stato (quindi, in fondo, cambiando l'art. 119 della Costituzione).
In questo senso il Gruppo socialista sta preparando una proposta di legge che quanto prima verrà presentata in Consiglio e, mi auguro, poi portata in Parlamento per arrivare ad una soluzione chiara, perché in questo momento la situazione è abbastanza intorpidita.
Questa è una delle ragioni, insieme ad altre di carattere sociale, che ha portato il Gruppo socialista adire: "Usiamo tutta la prudenza necessaria che occorre usare in questo momento".
Caro Calligaro, le elezioni comporteranno un imprevedibile movimento tale da far ritrovare, all'indomani delle elezioni stesse, questa società completamente diversa dà quella che noi in questo momento cerchiamo di sforzarci di immaginare e non riusciamo. E' già diversa, e potrebbe essere profondamente diversa ponendoci dei problemi di immediata risposta ad una riforma che salvaguardi la democrazia, la rafforzi e la realizzi in modo diverso.
Quando il collega Ferrara tra le righe stamattina, e qualcun altro in qualche riunione di Pentapartito dice che si vuole rinviare il tutto al dopo, altri l'hanno considerata una manovra di carattere elettoralistico: si rinvia al dopo perché tanto dopo le elezioni sono già fatte, ma non è così. E' ben poca cosa. Il dopo vuol dire che non avremo più molto tempo ma non noi come Regione Piemonte: non avrà più tempo il Paese, il sistema democratico non avrà più molto tempo per andare rapidamente alle riforme.
Certo il Presidente della Repubblica avrà detto anche alcune cose di troppo in qualche momento, ma badate che sono segnali vivi e forti.
Occorre affrontare la situazione e se ciò avverrà - come credo, se ne avremo la capacità - sarà un modo per arrivare a quelle riforme che diano sviluppo e respiro. E se le cose non saranno così, spero che ci si prepari comunque al cambiamento; vuol dire che si adotterà anche la manovra politica, fiscale e finanziaria, ma non mi spavento, io sono tra coloro che la rivendicano. Il Gruppo socialista è tra coloro che rivendicano il diritto, a tutto campo, di poter realizzare la manovra fiscale (imposizione: andando a vedere come evitare che ci siano le aree e le sacche di evasione.
Credo che si pongano questi problemi alle Regioni e dovremo sollevare la questione di concorrere con gli enti locali e con il Ministero per far sì che s'intervenga nelle aree, nelle sacche di' evasione fiscale, e nello stesso tempo avere la capacità impositiva per poter risolvere dei problemi e per poter dire alla gente che se si aumenta un genere lo si fa per realizzare degli obiettivi ben precisi. Di qui una maggiore certezza ed un bilancio più chiaro.
Nel frattempo l'intesa raggiunta, che a me sembra molto buona. è diretta a individuare 5 o 6 programmi; non è una scelta a mezza strada dominata dall'incertezza, ma è una scelta molto chiara: individuare alcuni programmi ed aggiornare il piano di sviluppo.
Collega Ferrara, non avevo bisogno che arrivassero i repubblicani a lanciare una fiondata contro la vetrina di Natale per far sapere che la Regione ha bisogno di queste cose. Non ne avevo bisogno. I socialisti non ne avevano bisogno. Non so se questa fiondata l'avete lanciata con l'intenzione di mandare in crisi la Giunta, oppure per movimentare l'ambiente: non mi pongo nemmeno il problema di conoscere le ragioni. Le cose sono così, mi fa piacere che abbiamo risolto positivamente il problema e che si sia evitata la rottura che sembrava nell'aria nei primi giorni.
Oggi mi pare che all'interno della norma non ci sia bisogno di fare la corsa a chi lancia la palla da tennis più lontano, perché altrimenti si rischia di lanciarla fuori dal rettangolo di gioco, e quindi c'è bisogno di andare a definire una politica capace di far uscire le Regioni e la Regione Piemonte dalle "secche".
Siamo d'accordo quando si propongono 5 o 6 programmi, li discuteremo li metteremo a fuoco e vedo positivamente la proposta in quanto; nell'arco dei tre anni e mezzo, che ci stanno di fronte, la Regione potrebbe disporre di circa 1000 miliardi per finanziare queste cose, affinché il Piemonte cambi connotazione e si adegui alle nuove esigenze di carattere europeo.
Sono altresì d'accordo che nel momento in cui siamo di fronte a questi problemi ci dobbiamo prendere la responsabilità della parte che le Regioni debbono svolgere.
In questo quadro mi pare di poter dire che c'è bisogno di qualche grossa riforma, che non è soltanto una questione di carattere fiscale o finanziario, ma è anche una questione di comportamenti, il FIO si è detto.
Aggiungerei anche la Cassa Depositi e Prestiti, perché ad un certo momento bisogna arrivare alla chiarezza, aprire un confronto con il Governo, sapere chi gestisce il FIO, sapere se il FIO sta nella programmazione o se sta fuori, sapere se la Cassa Depositi e Prestiti tratta direttamente, per cui un cittadino autorevole di Torino parte e va a Roma e risolve i problemi che la Regione Piemonte con i suoi 60 autorevoli Consiglieri non è capace di risolvere.
Queste sono le cose che dobbiamo affrontare in un dibattito, che mi auguro possa aprirsi dopo le festività natalizie. Quindi, insieme si veda tutto lo spettro degli interventi da realizzare per finanziare la soluzione di questi progetti, che stanno a cuore a tutti quanti noi. Sta a cuore che il Piemonte riprenda a decollare, sta a cuore che si operi con giustizia secondo l'effettiva capacità contributiva della gente, ci sta a cuore il pensionato, il lavoratore e il disoccupato e la piccola e media industria che ha bisogno di poter lavorare per sviluppare l'economia. Ci sta a cuore tutto il quadro dell'apparato industriale.
Queste sono le cose che stanno al di là del concetto di classe andato in crisi, stanno al di là della visione del mondo come si è configurata in questi anni. Il processo di sconvolgimento in atto a livello mondiale cambia anche queste categorie, queste connotazioni e ci porta a dire che le maggioranze e le opposizioni si dividono su una proposta politica, ma all'interno, del sistema che deve vedere un certo modo di fare la politica fiscale rispetto ad un altro.
A noi socialisti, fedeli all'impegno che abbiamo sempre portato avanti pare di dover continuare a lavorare in questa direzione per una politica fiscale giusta, equa e ragionata, che non va fatta per raccogliere soldi da buttare nelle voragini, ma va fatta con quella oculatezza necessaria che consenta alla Regione di raccogliere introiti destinandoli nelle giuste direzioni.
Queste sono le ragioni per le quali diamo il nostro appoggio al progetto di legge, diamo il nostro sostegno all'esercizio provvisorio, al massimo fino al mese di aprile, Assessore, perché entro questa data siano individuate le spese da sostenere. Il PSI, come ha sempre fatto, intende continuare ad assumersi le proprie responsabilità, perché ritiene che la propria direzione di marcia debba essere lavorare per la crescita e lo sviluppo della comunità piemontese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferraris.



FERRARIS Paolo

Il disegno di legge n. 217 ed il successivo, n. 221, che esaminiamo nella seduta odierna potrebbero sembrare, ad osservatori superficiali provvedimenti di scarso contenuto in quanto l'uno, l'esercizio provvisorio è necessario per affrontare l'inizio dell'anno finanziario 1992, l'altro la nuova determinazione della misura dell'addizionale all'imposta di trascrizione e alle imposte di consumo sul gas metano è di modesto risultato quantitativo rispetto le potenzialità di pressione fiscale che la Legge n. 158 riserva alle Regioni. E di scarso contenuto sarebbero se non fossero inseriti in un ben più vasto progetto amministrativo e di governo del Piemonte. Rispetto a questo progetto, sono quindi solo un primo tassello, e ad essi, esclusione fatta forse per l'esercizio provvisorio anche se legato ad un progetto di bilancio già presentato e che scelte ne compie, non si può attribuire un giudizio di strumenti tecnici. Così sarebbe stato solo se non fosse chiara la direzione che la Regione intende intraprendere.
Con questi disegni di legge matura ulteriormente la scelta compiuta, ed in sede di assestamento al bilancio 1991 già dibattuta, condivisa ed avviata, di procedere al costante e graduale risanamento delle finanze regionali senza perdere le reali possibilità di intervento e di sostegno allo sviluppo regionale, e di percorrere questa strada con una svolta politica significativa per il nostro Paese con passo rigoroso e severo.
Il primo tempo di questa nuova politica è quindi il contenimento della spesa tradizionale, quella che per inerzia burocratica, per abitudini consolidate si trascina e diventa inefficace, perché non più mirata frantumata com'è in mille rivoli, perché quantitativamente insufficiente e perché corre spesso il rischio di corrispondere ad esigenze che sono mutate e di non coglierne altre che invece si vanno affermando.
Il taglio del 10% delle spese obbligatorie e del 20 % di quelle discrezionali costituisce una misura, preventiva e cautelativa: un segnale forte e deciso per incoraggiare finalmente una revisione radicale della spesa, per cancellarne gli sprechi quando esistono, per conservarne ciò che è necessario, per dare un nuovo ordine di priorità a ciò che è discrezionale.
E' evidente che tale prima fase non può esaurirsi nel taglio indicato che potrà anche, a politiche di intervento avviate, essere modificato nella quantità e nella qualità. Sono indispensabili altri provvedimenti: innanzitutto l'affidamento a società di revisione e di certificazione del bilancio dell'incarico di analizzare a fondo la formazione di tutta la spesa regionale ed il livello di efficienza dell'organizzazione. Che sia uno strumento utile lo dimostrano i risultati ottenuti dal Ministero della sanità, con un'analoga iniziativa.
In secondo luogo l'avvio di politiche di controllo della gestione; che anche questa sia un'esigenza utile lo dimostra l'esperienza della Lombardia, che ha portato, ad esempio, la cancellazione di ben 23 leggi ritenute inefficaci in seguito ad avviate politiche di controllo.
Non si può immaginare che in pochi mesi si abbiano risultati definitivi, ma si potranno sicuramente riconoscere le tendenze e le strutture maggiori e si potranno individuare ed avviare provvedimenti necessari a rimediare, a far cambiare mentalità ed attitudini, a sfoltire la foresta legislativa contraddittoria e frenante.
Da questa prima fase si attendono risultati Importanti, capaci di incidere sui difetti della pubblica amministrazione; ed è un dovere verso i cittadini, che hanno il diritto di sapere che non ci sono sprechi ed inefficienze e che si recuperano tutte le risorse disponibili per finalizzarle ad obiettivi generali di sviluppo.
A me pare che con questa scelta il Piemonte si attesti con maturità e responsabilità al massimo del livello civile oggi possibile rispetto ai temi del debito pubblico che stanno gravemente condizionando il nostro Paese.
Completa questa prima fase un'imposizione modestissima delle addizionali nulla per la benzina, il metano al minimo anche se esteso all'industria, solo l'addizionale all'imposta erariale di trascrizione è determinata al massimo livello, quanto basta a non soffocare il funzionamento della Regione, in attesa di rivederne tutto il meccanismo e a non bloccare il Piano di risanamento avviato. Ma non una lira in più perché il segnale sia chiaro e forte: è inutile predicare che occorre risparmiare se poi ci sono risorse disponibili che negano quanto appena affermato.
In tutto ciò con c'è la tentazione elettoralistica che ravviso nelle lamentazioni delle opposizioni, ma, finalmente, il concretizzarsi di una rigorosa gestione.
Se elettoralismo ci fosse stato, si sarebbe speso, come in passato almeno ancora per qualche mese, fino ad esaurimento dei fondi.
Questa novità viene quindi innanzitutto per rispetto del denaro pubblico e poi per poter disporre della massima quantità di risorse per sostenere il futuro del Piemonte.
Non potremo contare (il Parlamento non pare più in grado di legiferare in merito) su nuove ed attese disponibilità: le compartecipazioni, ad esempio, su Irpef e IVA, che dovrebbero superare le addizionali previste dalla Legge n. 158. Dovremo, per ora, far fuoco con la, legna di cui disponiamo.
E qui si apre la seconda fase; sarà caratterizzata da un grande impegno di investimenti in infrastrutture e in servizi, secondo le competenze della Regione, e di sostegno all'ammodernamento dell'economia. Ma non potrà essere una spesa alla rinfusa; prima di avviarla dovrà essere approvato il Piano di sviluppo, articolato in pochi, scelti e consistenti progetti, e le idee che sono chiare dovranno tradursi in notevole operatività.
A questo punto, dopo aver riportato il rigore, si potrà valutare l'entità del sacrificio: le addizionali si potranno estendere anche al massimo, ma con una finalizzazione efficiente. Approvazione del piano quindi come massima scelta politica ed approvazione dell'assestamento del bilancio '92 come primo atto operativo conseguente. Il voto della DC ai due provvedimenti sarà quindi positivo e convinto, perché contribuisce ad avviare una politica coraggiosa: prima la spesa efficiente ed il taglio degli sprechi e poi gli investimenti per tenere in corsa il Piemonte verso il traguardo della piena e proficua Integrazione nell'Europa. E' un metodo che consente ai piemontesi di controllare il lavoro della Regione e di ricreare fiducia nelle istituzioni. Di questi tempi non è poco, anzi è il necessario. Che lo faccia la Regione va ad onore della Giunta e del Consiglio regionale. Che il '92 veda quindi il consolidarsi irreversibile di questa svolta e che il Piemonte sappia cogliere l'occasione che si presenta. E' una speranza, ma anche l'augurio 'a tutto il Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

In questa sede di replica devo rilevare che le motivazioni che avevamo posto nella relazione di minoranza, a base del nostro dissenso alle addizionali di cui al progetto di legge n. 217, sono state ampiamente arricchite da considerazioni sul punto fatte sia dal Consigliere Tapparo e sia dal Consigliere Ferrara. Infatti il Consigliere Tapparo ha espresso il concetto che il disegno di legge è finalizzato a coprire inefficienze ed il concetto è stato poi condiviso dal collega Ferrara. Si è detto, in particolare da parte del collega Ferrara, che nel disegno di legge mancano le finalizzazioni. Questo era anche un argomento del nostro dissenso. E' stato poi aggiunto che il bilancio presentato, quello che viene preceduto dall'esercizio provvisorio, è un bilancio contabile artificioso che poggia su dati non veritieri e quindi sembra di ricordare la finanziaria nazionale che poggia sui dati non veritieri di Cirino Pomicino. Poi si è aggiunto che ci sarà la necessità, in sede di discussione del bilancio, di arrivare alla riduzione di sprechi, che indubbiamente ci sono, e di evitare che si sperperi danaro attraverso società di controllo. Questo mi pare di avere capito e penso di essere stato un fedele interprete. A questo punto non è dato di comprendere come i due esponenti, repubblicano e socialista, dopo queste oggettive considerazioni, molto chiare, dichiarino ciononostante di esprimere voto favorevole al bilancio. Il collega Ferrara ha detto che in definitiva essendo state date dalla Giunta spiegazioni n ordine al fatto che quanto prima, entro il 31 marzo, verrà redatto un documento indicativo della finalizzazione del prossimo bilancio e, soprattutto, che verranno predisposti cinque o sei progetti di grosso rilievo, questo lo ha soddisfatto nel senso che, nonostante il mantenimento delle censure che adesso ho sintetizzato e riferito, il voto sarà favorevole e rimarrà conseguentemente nella maggioranza. Se poi consideriamo ancora che nei giorni scorsi da parte del collega Ferrara, ma sicuramente del Gruppo repubblicano nel suo insieme, era stato esposto, non in quest'aula, ma in altra sede pur sempre politica, il fondato timore o per meglio dire la previsione ragionevole che dopo le elezioni le addizionali sarebbero state riattivate e segnatamente quella dell'aumento della benzina, non si pu comprendere come un uomo politico navigato come il collega Ferrara si possa accontentare di queste generiche promesse Ti saranno progetti finalizzati di grosso respiro" e solenni dichiarazioni che si provvederà in sede di bilancio consuntivo a fare le cose in maniera seria, senza essere indotto ad un'altra valutazione. Erano considerazioni che necessariamente dovevamo fare in quanto sono le novità emerse da questo dibattito. Le altri voci quelle dei colleghi della DC, del relatore e del collega Squillario sono state a sostegno della bontà politica del disegno di legge n. 217.
Soprattutto non si è compreso come, nonostante le richieste nostre e non solo nostre, ma partite da tutti gli altri banchi di opposizione, non si sia detto, sia pure sommariamente, quale è la finalizzazione di questi nuovi introiti. Finalizzazione che peraltro l'anno scorso in occasione dell'addizionale sulle tasse di circolazione spinte o sponte (più spinte che sponte) venne concretata in un ordine del giorno votato anche dalla maggioranza, la quale fu costretta in seguito alle argomentazioni politiche pesanti dell'opposizione a votare, non nell'interno della legge, ma con un ordine del giorno a latere, la finalizzazione di quei circa 50 miliardi che si sarebbero introitati (presumibilmente si sono introitati) In seguito all'addizionale delle tasse di circolazione. Quindi per tutte queste considerazioni noi ci sentiamo rafforzati nella scelta fatta e nelle motivazioni addotte nella relazione di minoranza, perché le motivazioni sono state arricchite da voci dell'opposizione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Gallarini.



GALLARINI Pierluigi, Assessore al bilancio

Cercherò in modo molto sintetico di riassumere qualche considerazione in funzione di quanto abbiamo ascoltato circa questo disegno di legge.
Andrò magari in modo disorganico, ma per punti in base al Consiglieri che sostanzialmente hanno svolto delle considerazioni.
Monticelli. Rifiuto della legge n. 158. Ci sembra, come Giunta, che rifiutare, la legge n. 158 sarebbe dare forza ad un ritorno centralista perché la 158 non ci piace e l'abbiamo detto in più occasioni; le addizionali rappresentano una tassazione aggiuntiva e non sostitutiva e questo lo abbiamo pure ribadito, ma se le regioni vogliono avere ancora un briciolo di autorevolezza al tavolo delle trattative Stato-regioni per riconquistare o conquistare un'autonomia vera, penso proprio che l'atteggiamento non debba assolutamente passare attraverso il rifiutare quel poco di autonomia che, pure distorta; rappresenta un primo germe attorno a cui costruire una capacità impositiva autonoma. Quindi ci sembrerebbe un atteggiamento politico fortemente controproducente. Per quanto riguarda le affermazioni di Chiezzi, relativamente all'attendibilità delle previsioni in entrata - ovviamente ho avuto il conforto anche dei funzionari, non tanto stamattina a livello di sussurro, ma nel corso di tutta la stesura del bilancio preventivo - posso qui affermare che quelle ipotesi sono estremamente cautelative, quindi assolutamente non esiste il rischio che siano surdimensionate: sono esposte con estrema cautela per quanto riguarda gli introiti. Nel momento in cui le abbiamo fatte prevedevano i 12 dodicesimi, cioè sostanzialmente prevedevano che il tutto entrasse in vigore con i1 primo gennaio 1992; ciò ora non è più possibile: nella migliore delle ipotesi saremo a 10,5 dodicesimi, partendo dal presupposto che queste aliquote possano entrare in vigore a metà febbraio.
Questo è vero, ma pur con questo appesantimento di natura pratica, quelle ipotesi si dovrebbero concretizzare.
Nei giorni scorsi su "Il Sole 24 ore" è apparso un articolo relativamente alla Regione Piemonte contenente dichiarazioni dell'Italgas secondo cui quanto la Regione Piemonte dovrebbe introitare è superiore a quanto abbiamo inserito in bilancio: quindi non è fatta con leggerezza quell'affermazione in bilancio.
Il Consigliere Tapparo ha fatto osservare come l'aumento di 10 lire sul metano industriale rappresenti il 30-40%. Non è assolutamente così: se rapportiamo le 10 lire al complesso della tassazione siamo ad un'incidenza che va dall'1 all'1,5%. Queste precisazioni quanto meno come ordine di grandezza andavano fatte.
Per quanto riguarda poi alcuni discorsi, che non sto a riprendere adesso, in funzione del regionalismo, personalmente condivido il 95% di quanto ha detto il collega Tapparo: con lui, dunque, sono d'accordo su questi concetti di fondo, ma credo valga la pena di trovare un'occasione per dibattere in Consiglio.
Per quanto concerne la relazione di minoranza dei Consiglieri Zacchera e Majorino a proposito della finalizzazione, devo dire loro che non occorre spremersi molto per individuare le finalizzazioni. Noi introitiamo 46-47 miliardi: 18 vanno a coprire una parte del disavanzo, visto che gli altri 17 ci siamo impegnati di inserirli in assestamento per rispettare il piano di rientrò dai 35 miliardi che è previsto per il 1992. Dei 47 miliardi, 17 vanno in quella direzione e 14 sono inseriti in bilancio per l'ammortamento del mutuo relativo alla parte che ci viene caricata sul disavanzo della sanità 1990; penso che vadano in quella direzione: non esistono e non sarebbero esistite altre possibilità.
Per quanto riguarda poi la questione ripresa anche dal Consigliere Rabellino relativamente al fatto che avremmo potuto recuperare le stesse risorse attraverso una ricerca degli sprechi o il recepimento di alcune voci di spreco indicate dal libro bianco di Zacchera e Majorino, penso che anche questa sia un'affermazione priva di attendibilità.
Certo, responsabilmente la Giunta deve cogliere gli stimoli, da qualunque direzione provengano, e deve impegnarsi, come riteniamo stia facendo, seriamente per andare a comprimere un qualche rivolo di dispersione che pure esiste: siamo impegnati in questa direzione. Anche per quanto riguarda la razionalizzazione degli uffici, prossimamente verremo a portare delle proposte complessive che sicuramente consentiranno all'amministrazione regionale di risparmiare quattrini. Il dire però che avremmo potuto recuperare qualcosa come alcune decine di miliardi andando a incidere sul contributo A o il contributo B (molte volte di qualche milione), penso proprio non sia attendibile né recepibile.
Per quanto riguarda l'intervento del Consigliere Ferrara, più che un problema di Giunta, direi che si tratta di un problema di forze politiche.
A nome dell'intera Giunta dichiaro che rigettiamo nella forma più categorica insinuazioni o mezze affermazioni circa la incapacità e la indisponibilità. Questo mi sembra doveroso e ritengo che lo si possa dire a nome dell'intera Giunta, ivi compresa la Vicepresidente Vetrino (che non so se si senta più repubblicana o membro di esecutivo); in ogni caso, queste sono questioni di carattere politico e quindi di forze politiche, per cui non penso sia compito dell'esecutivo entrare nel merito di quelle affermazioni anche pesanti che noi, per quanto ci riguarda, rigettiamo nella loro sostanza.
Ribadiamo l'impegno della Giunta relativamente alla predisposizione di alcuni progetti forti che la stessa porterà entro il 31 marzo 1992; ci sentiamo impegnati collegialmente a sviscerare, all'interno del piano di sviluppo, alcune linee di fondo che probabilmente saranno le 5 o 6 di cui parlava il Consigliere Rossa, anche, se potranno essere ritengo in modo più incisivo addirittura solo una, due o tre, ma che vanno nella direzione giusta. Questo impegno appunto lo ribadiamo, e come Giunta riteniamo di essere stati credibili in questo anno e mezzo sugli impegni presi.
Certo, gli, impegni presi vanno sì mantenuti, ma sarebbe irrealistico non tenere conto della realtà così come si presenta. Penso che essere realistici e percorrere quelle strade che rappresentano il massimo della percorribilità sia un segno di impegno e di credibilità finalizzato alla realizzazione dei provvedimenti che si auspicano secondo le direzioni di marcia che si invocano.
Per quanto riguarda le altre questioni sollevate, penso che successivamente, in occasione della discussione sulla richiesta di autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio fino al 30 aprile 1992, avremo l'opportunità di svolgere altre considerazioni di sintesi inerenti più propriamente quel provvedimento. Ci siamo impegnati a mantenere le discussioni separate e penso che le considerazioni che ho fin qui svolto relativamente al disegno di legge che stiamo per votare possano essere sufficienti.



PRESIDENTE

Prima di sciogliere la seduta, ricordo ai Consiglieri che i lavori della sessione pomeridiana riprenderanno con l'esame dell'ordine del giorno di richiesta di non passaggio al voto presentato dai Consiglieri Majorino e Zacchera, con tutti gli incombenti conseguenti.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,40)



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