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Dettaglio seduta n.117 del 17/12/91 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Nomine - Proclamazione degli eletti


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Proclamo i candidati eletti nella seduta del 10/12/91.
Consorzio IACP - Consiglio di Amministrazione. Nomina di 1 rappresentante designato dagli assegnatari degli alloggi economici e popolari scelti in una terna proposta dalle Organizzazioni maggiormente rappresentative. Proclamo eletto il sig. Galleano Matteo.
Consorzio IACP - Consiglio di Amministrazione. Nomina di 3 rappresentanti dei lavoratori dipendenti designati dalle OO.SS maggiormente rappresentative. Proclamo eletti i signori Zorzi Ferruccio Vidimari Francesco, Femia Vincenzo.
Consorzio IACP - Consiglio di Amministrazione. Nomina di 1 rappresentante OO.SS, dei lavoratori autonomi scelti in una terna proposta dalle Organizzazioni maggiormente rappresentative. Proclamo eletto il signor Vinardi Giovanni.
Consorzio IACP - Consiglio di Amministrazione. Sostituzione del sig.
Drusi Ezio. Proclamo eletto il signor Liguori Domenico.
Consiglio Nazionale per l'Ambiente (legge n. 349/ 86). Nomina di 1 rappresentante regionale. Proclamo eletto il signor Garino Marcello.
C.E.R. Comitato per l'Edilizia Residenziale. Nomina di 1 rappresentante regionale. Proclamo eletto il signor Carletto Mario.
Ratifica DGR del 12/11/91 Promark -Nomina in via d'urgenza del Collegio Sindacale, e ratifica DGR n. 20-11531 del 9/12/91 - Promark Integrazione in via d'urgenza del Collegio Sindacale. Proclamo eletti i signori Zaccaria Armando, Cordaro Giancarlo, Orlandella Rocco (membri effettivi) ed i signori Frapolli Paolo. Mosele Sandro (membri supplenti).


Argomento: Professioni e imprese turistiche (agenzie, guide turistiche alpine speleologiche, accompagnatori, maestri di sci, ecc.

Esame deliberazione n. 300: "L.R. n. 15/1988 - Criteri e direttive alle Province per la determinazione del piano quadriennale di sviluppo ed adeguamento delle agenzie di viaggio e turismo"


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 5) all'o.d.g.: Esame deliberazione n. 300.
La parola all'Assessore Cantore.



CANTORE Daniele, Assessore al turismo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la deliberazione riguarda i criteri e le direttive da inviare alle Province per la determinazione del Piano quadriennale di sviluppo ed adeguamento delle agenzie di viaggio e turismo. Per correttezza di rapporto nei confronti delle Province, devo dire che la deliberazione arriva in ritardo: prevista nel 1988, l'abbiamo recuperata l'anno scorso e quest'anno la presentiamo all'attenzione del Consiglio.
E' una deliberazione molto importante, che normerà non solo lo sviluppo delle agenzie di viaggio sul territorio piemontese, ma anche la loro organizzazione.
A questo proposito vorrei ricordare che il Piemonte detiene il primato del numero di agenzie di viaggio: mentre in tutte le altre Regioni italiane esiste un'agenzia di viaggio ogni 17.000 abitanti, in Piemonte ne esiste una ogni 11.000 abitanti. La presenza è notevole, a dimostrazione che i piemontesi in questi anni hanno avuto possibilità di viaggiare in altre parti d'Italia e soprattutto all'estero; tale dato va ad onore dei piemontesi e dei loro interessi culturali, sociali ed economici nei confronti degli altri Paesi del mondo.
La deliberazione, passata in Commissione, è stata predisposta per dare alle Province la possibilità di organizzare le agenzie sul territorio e offrire loro la capacità di essere accoglienti nei confronti dei cittadini e soprattutto di fornire servizi seri. Abbiamo consultato anche le OO.SS.
del settore: la tendenza prevalente era di non permettere - in questo quadriennio - l'apertura di alcuna agenzia di viaggio. Tendenza che noi abbiamo respinto perché riteniamo vada contro ogni logica di libero mercato e di libera concorrenza, e che possa determinare uno spirito di corporazione inaccettabile.
Il Piano quadriennale fornisce elementi importanti, affinché le Province possano normare l'attività delle agenzie di viaggio; in Commissione abbiamo rilevato la necessità che le Province si adoperino per promuovere nuove aperture e la costituzione di Consorzi tra le agenzie per incrementare e favorire il flusso turistico verso il Piemonte.
In questi anni, le agenzie di viaggio si sono occupate soltanto di portare i piemontesi in altre parti d'Italia e in altri Paesi del mondo sia le agenzie sia la FIAVET, la loro associazione, hanno compreso che è importante promuovere anche il cosiddetto "incoming" e abbiamo già ottenuto un concreto risultato con la costituzione di un Consorzio, "Promalpi", che si occuperà di portare i turisti nella nostra Regione.
Il Piano prevede nel quadriennio uno sviluppo di agenzie pari all'8 limite contenuto in uno degli emendamenti - vale a dire una possibilità percentuale annua del 2% per ogni Provincia di apertura di nuove agenzie di viaggio.
Riteniamo infatti che sia opportuno da una parte controllare la crescita di queste agenzie - in numero superiore al resto d'Italia - e d'altre parte non bloccare l'iniziativa privata e la possibilità della libera concorrenza.
Il piano è vincolante perle Province; abbiamo presentato anche un emendamento affinché le Province lo adottino nel minor tempo possibile poiché si tratta di un settore che deve essere regolamentato con estrema urgenza.
Gli emendamenti che propongo, sentito anche il Gruppo del PDS, in particolare il Consigliere Riba e l'Associazione Fiavet per le agenzie di viaggio, consistono nell'aggiunta al capitolo - se così lo possiamo chiamare - "Linee programmatiche della Regione" di un settimo punto, che recita: "Favorire lo sviluppo di iniziative agrituristiche". Si demanda cioè alle Province il compito di favorire anche le iniziative agrituristiche in relazione anche alla recente L.R. n. 50, che quest'anno abbiamo finanziato con 1 miliardo e 250 milioni e che è finalizzata all'incentivazione dell'agriturismo.
Al capitolo "Criteri e modalità di predisposizione dei Piani provinciali", avevamo in un primo tempo proposto che l'incremento del numero delle agenzie di viaggio fosse del 10% - pari al 2,5% annuo abbiamo invece ridotto questa percentuale all'8% - pari al 2% annuo.
Nell'ultimo capoverso abbiamo fissato il limite, per le Amministrazioni provinciali, per l'adozione di questo Piano quadriennale. Pertanto. "Le Amministrazioni provinciali sulla base delle indicazioni fornite dal presente documento e dal disposto della L.R. 30 marzo 1988, n. 15 predisporranno - e qui inizia l'emendamento - entro sei mesi dall'approvazione del Piano da parte del Consiglio regionale ciascuna il proprio Piano di sviluppo e l'adeguamento delle agenzie di viaggio...".
Questi mi pare siano emendamenti migliorativi del testo e possano dare anche alle Province la possibilità di intervenire in questo importante settore; danno anche la possibilità all'Amministrazione regionale di controllare che effettivamente le province svolgano fino in fondo questo potere delegato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Presidente, è stata una delibera attentamente discussa nel corso del lavoro in III Commissione. Prendo atto che le proposte del Gruppo PDS in relazione alla correzione del testo originale (chiedevamo di contenere lo sviluppo delle agenzie e di qualificarne l'indirizzo verso la promozione di attività di ingresso turistico in Piemonte e di favorire la promozione del pacchetto agrituristico piemontese) sono state accolte nei termini da noi proposti, quindi ritengo di esprimere voto favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dardanello.



DARDANELLO Ferruccio

Anche noi, Presidente, apprezziamo il nuovo testo di legge che va a qualificare al meglio il discorso del turismo, che vedrà nel prossimo quadriennio la promozione dell'incoming, per cercare di portare non tanto i piemontesi in giro per il mondo, ma di veicolare flussi di turismo verso questo grande patrimonio che è il Piemonte turistico. Flussi che certamente andranno a rinfoltire questo nostro tipo di economia. Apprezziamo anche molto il fatto che si sia considerata l'espansione di questa categoria che già aveva, in relazione ai parametri italiani, dei parametri già molto ampi. Credo che la professionalità che ulteriormente acquisiranno questi imprenditori non potrà che al meglio qualificare lo sforzo che la Regione Piemonte vorrà fare per migliorare in termini assoluti il prodotto Piemonte, con degli operatori che sappiano gestire al meglio questa immagine vincente e che possano portare quindi di ritorno migliaia di nuovi potenziali turisti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Avevamo già visto in Commissione questa deliberazione. Ci trova favorevoli. Riteniamo che sia una cosa positiva e pensiamo che siano stati posti gli opportuni steccati onde evitare che ci sia un proliferare indiscriminato nel numero di agenzie di viaggi e turismo. Non mi illudo che questo possa risolvere i problemi turistici della Regione, però ritengo che sia un passo positivo ed importante. Di qui il nostro voto favorevole perché riteniamo che sia un provvedimento degno della nostra approvazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghe e colleghi, una voce di opposizione su questa delibera, che pare accolga il parere favorevole di tutti, è la mia di Rifondazione comunista.
I dati illustrati generano perplessità. Assessore e colleghi che aderite a questa proposta.
Si parte dalla osservazione che il Piemonte ha il più alto numero di agenzie riferite agli abitanti: ha una agenzia ogni 11.400 abitanti contro una ogni 17.000. La cosa lascia già qualche elemento di stupore e di cautela, perché di certo la Regione Piemonte non si giustifica per flusso turistico come una delle Regioni ai primi posti in Italia. La Tosca-na, il Lazio, il Veneto, l'Umbria sono Regioni che dal punto di vista turistico inteso come flusso turistico nelle Regioni, sono di gran lunga più sviluppate. L'Assessore dice: "Sì, ma i piemontesi viaggiano". Vuol dire che abbiamo superato l'etichetta del "bugia nen". I piemontesi viaggiano molto, in modo 'superiore alla media perché hanno alti redditi, produzione consumi e propensione alla vacanza.
Pare che siamo una Regione senza problemi perché di tutte le Regioni italiane essa è tra quelle che spende di più per viaggiare e - come ha precisato l'Assessore - anche per viaggiare all'estero.
Rimane il fatto che - se ben ricordate - in occasione della Guerra del Golfo, in Italia, ma soprattutto in Piemonte, era nato un allarme, per quanto riguardava le situazioni economiche delle agenzie che di fronte a una crisi relativamente breve, erano già corse davanti allo Stato per chiedere aiuto per una situazione economica difficile.
Mi ero stupito allora per la rapidità con la quale questi soggetti economici erano entrati in crisi. Sembrava che, con una mezza stagione riferita solo a un arco del territorio turistico mondiale, nel giro di poche settimane numerosissime aziende venissero a trovarsi in crisi.
Sentendo le parole dell'Assessore mi è sembrato lecito fare un collegamento fra questi due aspetti e derivare dall'esagerato numero di agenzie presenti in Piemonte uno degli elementi da superare.
L'Assessore viceversa vuole aumentare ulteriormente il numero delle agenzie con un incremento dell'8% in quattro anni: vuole ulteriormente peggiorare il rapporto tra numero di agenzie e popolazione.
Ho provato a fare due moltiplicazioni e qualche divisione. Oggi ci sono 380 aziende, l'8% sono 30 aziende in più, andiamo a 410 aziende, una azienda ogni 10.628 abitanti, invece che a una ogni 11.400 (e già eravamo i primi). Teniamo presente che a fronte delle 380 aziende esistenti oggi e delle 410 che voi proponete possano insediarsi sul nostro territorio, il Piemonte dovrebbe averne 256 se rispettasse la media nazionale. Teniamo conto che ci sono Regioni che dal punto di vista dell'attività turistica sono ben più forti della nostra, ed hanno 256 aziende. Il Piemonte ne ha 380 ed alla prima crisi in un settore geografico sono andate in crisi nel giro di pochissime settimane: con questa delibera se ne propongono 410. Mi oppongo, dico che la situazione avrebbe dovuto richiedere una inversione di tendenza o almeno un blocco della situazione. Viceversa avrei visto le attività anche obbligatorie o incentivate di consorziamento di queste imprese come il modo di ristrutturare il settore. Ma quanto durerà questa situazione di eccedenza di consumo in questo settore turistico rivolto soprattutto all'estero? Siamo di fronte a una crisi economica le cui avvisaglie sono pesantissime! In questa situazione di crisi una delibera che parte da un livello di consumi, forse morto per sempre e non proponibile nei prossimi anni, di spese voluttuarie per viaggi all'estero parte da una situazione esagerata che non sembra poter durare a lungo.
Mi stupisco che nessun altro collega abbia sollevato questa questione e che tutti si siano accodati a un incremento delle agenzie turistiche nella Regione, dove tale presenza è già più grande della media in Italia, in un periodo di crisi che fa pensare al decisore pubblico che grossi incrementi non dovrebbero essercene. Può darsi che le mie considerazioni, fatte sulla base delle cose che ho udito, abbiano un certo senso ed esprimano una preoccupazione reale. Per questo motivo elevo questa voce di opposizione a nome di Rifondazione comunista che voterà contro questa delibera.



PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti emendamenti: 1) dalla Giunta regionale: al capitolo "Linee programmatiche della Regione", pag. 10 dell'allegato viene aggiunto un punto 7) che recita: "7) favorire lo sviluppo di iniziative agrituristiche".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 27 voti favorevoli e 1 astensione.
2) Al capitolo: "Criteri e modalità di predisposizione dei piani provinciali", pag. 11 dell'allegato, la cifra "1096" è sostituita da "896".
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 27 voti favorevoli, 1 contrario e 1 astensione.
3) Al capitolo "Criteri e modalità di predisposizione dei piani provinciali", pag. 11 dell'allegato, all'ultimo comma, dopo la parola "predisporranno", vengono aggiunte le parole ", entro sei mesi dall'approvazione del piano da parte dei Consiglio regionale".
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 27 voti favorevoli e 2 astensioni.
Pongo ora in votazione la deliberazione così modificata, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 27 voti favorevoli: 1 contrario e 1 astensione.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame deliberazione n. 325: "Adempimenti legge 37/90 - anno 1991 Ampliamento pianta organica dell'Ospedale Valdese di Torino e delle UU.SS.SS.LL n. TO I, TO II, TO III, TO IV, TO V, TO VI, TO VII, TO VIII, TO IX, 25, 27, 30, 32, 33, 34, 40, 44, 45, 47, 49, 51, 52, 54, 56, 58, 63, 66 68, 70, 72, 73, 75, 76"


PRESIDENTE

Esaminiamo la proposta di deliberazione n. 325.
La parola al Consigliere Peano.



PEANO Piergiorgio

Su tale deliberazione c'è già stata approvazione a maggioranza, con una astensione, quindi credo non sia il caso di illustrarla.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Enzo

Intervengo per motivare l'astensione dal voto, non tanto in Commissione, quanto in aula, semplicemente per sottolineare che provvedimenti di questo tipo, che aumentano la spesa sanitaria dell'ordine di alcune decine di miliardi, passano all'esame della Commissione senza la possibilità di fare una effettiva valutazione specifica, nel concreto; di ognuno dei provvedimenti proposti, piè la Commissione si trova impossibilitata materialmente a verificare le proposte che l'Assessorato ha predisposto.
Questa non è una dichiarazione di sfiducia nei confronti dell'Assessorato o dello staff che ha predisposto il lavoro e nemmeno una dichiarazione di contrarietà al contenuto specifico del provvedimento perché sono sicuro che tutte le proposte sono fondate e occorre realizzarle. Si prevede infatti la copertura di alcuni posti in organico per l'avviamento di alcuni servizi.
Come è stato rilevato anche in Commissione, però, i dubbi non mancano e ne voglio sollevare uno per tutti: l'istituzione del servizio di neuropsichiatria infantile in ospedale nella città di Torino collide in modo esplicito e palese con il servizio di neuropsichiatria infantile esistente sul territorio. L'Assessore non è riuscito a spiegare in Commissione il motivo di questo raddoppio ed in quale modo si intendono integrare i servizi, tranne che dichiarare in Commissione che i servizi dovranno essere integrati.
Non si procede all'istituzione della copertura di alcuni posti in organico, quindi all'avviamento di attività che comportano spese ripetute a carico dell'USSL per i prossimi anni, senza avere un programma di integrazione o di soppressione di servizi che non funzionano più.
Quindi la nostra è un'astensione sull'impossibilità concreta e materiale da parte della Commissione di verificare la consistenza e la giustezza delle scelte approvate. Voglio sottolineare che la struttura assessorile, i funzionari presenti In Commissione e lo stesso Assessore, si sono richiamati più volte al fatto di avere operato sempre in stretta connessione con l'USSL. dicendo che queste scelte sono già state operate all'interno dei PAS, senza però entrare nello specifico, senza avviare la verifica concreta delle cose che sono state fatte. In questo modo io non ritengo che le Commissioni possano lavorare e nemmeno il Consiglio. E' una questione di carattere generale, perché mi rendo conto che le competenze sono state stabilite, ma se esiste la competenza del controllo e della verifica sulle piante organiche delle UU.SS.SS.LL., come esiste, a carico del Consiglio, il Consiglio stesso e le Commissioni devono essere messe in grado di operare effettivamente.
Mi asterrò nella votazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Si tratta di una deliberazione molto importante e proprio per la sua importanza avrebbe richiesto seri approfondimenti da parte della Commissione, che invece non è riuscita a svolgerli: 30 UU.SS.SS.LL.
interessate ad un ampliamento di pianta organica richiedono una mole di lavoro rilevantissima.
Ovviamente bisognava procedere in questa direzione perché il piano socio-sanitario regionale entra nell'anno di scadenza (1992) e gli ampliamenti dovevano essere assai consistenti, Invece siamo al primo ampliamento che riguarda quasi 500 posti. Voglio ricordare però che nei loro piani di attività e spesa (i cosiddetti PAS) le UU.SS.SS.LL. avevano chiesto aumenti per ben 6.500 unità: siamo ad un primissimo parziale provvedimento, che scatta nell'ultimo anno di validità del piano. Con il 1992 il piano scade e non so quando riusciremo a soddisfare le richieste di oltre 6.000 unità avanzate dalle varie UU.SS.SS.LL. del Piemonte.
Ci asteniamo su questo provvedimento perché da una parte ci conforta il fatto che i piani di attività e spesa abbiano rivendicato questi posti. Non ci sono dubbi però che nelle scelte la discrezionalità dell'Assessorato è stata molto ampia, cioè cose urgenti che non sono state soddisfatte e cose meno urgenti che invece sono state soddisfatte. Ciò nonostante noi abbiamo sollecitato l'approvazione dell'ampliamento della pianta organica, pur sapendo che vi sono delle incongruenze al suo interno.
C'è poi una critica politica da rivolgere alla deliberazione: prevalentemente, se non nella totalità dei casi, si tratta di ampliamenti che riguardano gli ospedali. Prevale ancora una linea che vede al centro di tutto l'ospedale, non i servizi territoriali, quelli di prevenzione e di riabilitazione, non i servizi di assistenza sanitaria a domicilio. Tutti sappiamo che le risorse non sono illimitate, se si utilizzano per gli ospedali mancheranno poi per il territorio, per il domicilio; non c'è un giusto equilibrio nell'ampliamento delle piante organiche. Così, lo ha detto il Consigliere Cucco nel suo intervento, l'ampliamento che riguarda le neuropsichiatrie, anzi il rafforzamento delle neuropsichiatrie infantili ospedaliere. Ve ne sono anche a livello territoriale.
Se i servizi si integrassero andrebbe tutto bene: qui si ha l'impressione che siano un doppione, che questi servizi non comunichino tra di loro e quindi anziché potenziarli e qualificarli si creano doppioni che magari operano In contrasto tra di loro. Questa è una delle cause principali della spesa sanitaria che subisce delle vere e proprie impennate di anno in anno con una scarsissima resa dal punto di vista della produttività sociale.
Considerato comunque che si tratta di decine di miliardi di lire e della copertura di centinaia di posti in organico; noi abbiamo sollecitato l'approvazione di questa deliberazione anche se il nostro voto, per il motivo che ho detto, sarà di astensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Leo.



LEO Giampiero

Desidero far rilevare, come Presidente della Commissione che ha esaminato questa importantissima deliberazione, che effettivamente i rilievi fatti con grande puntualità, precisione e dettaglio, dai Consiglieri Cucco e Calligaro sono assolutamente giustificati: una deliberazione così importante avrebbe richiesto tempi e possibilità di approfondimento diversi perché altrimenti non si capisce quale sia il ruolo della Commissione. Devo altresì dire che anche i Gruppi non facenti parte della maggioranza hanno, con grandissimo senso di responsabilità e di preoccupazione per la struttura sanitaria, sollecitato l'approvazione urgente, quindi direi che bisogna ringraziare questi Consiglieri due volte: una per aver sollecitato l'approvazione per non lasciare un vuoto, l'altra per aver accettato che si discutesse con tempi brevi per entrare nel merito di una questione così importante. Tanto dovevo dire per correttezza verso questi colleghi e ci tenevo a significarlo.
Il nostro voto è ovviamente favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, anch'io desidero esprimere la soddisfazione del Gruppo socialista e personale e naturalmente Il ringraziamento all'Assessore Maccari che puntualmente ci propone una importantissima deliberazione che ritengo faccia fare un salto di qualità a tutta la sanità piemontese. Piena adesione e pieno sostegno quindi a questo notevole e significativo passo in avanti verso la razionalizzazione e quindi un più alto livello di assistenza ospedaliera. Questo vale per i grandi ospedali come per gli ospedali minori, vale per tutte le strutture ospédaliere.
Si tratterà di vedere, rispetto al costo che queste scelte comporteranno, quali sono i tempi di realizzazione e la messa in funzione di questi reparti di specializzazione; è chiaro che, dopo la delibera occorre valutare concretamente i tempi che ritengo dovranno essere misurati rispetto alla situazione ospedaliera che avevamo e rispetto alle cose nuove che vogliamo realizzare per evitare che si esprimano, attraverso queste delibere, proposte che richiedono comunque e sempre dei tempi che possono essere più lunghi del previsto. I tempi devono essere possibilmente brevi per evitare la forbice tra le cose esistenti e quelle che ci si propone di fare.
Rilevo questo aspetto, perché nella Provincia di Alessandria In qualche misura siamo stati coinvolti e interessati a un dibattito che ha visto posizioni diversificate anche tra le forze politiche, le strutture ospedaliere" gli stessi colleghi del Consiglio regionale, intorno alla chiusura di un reparto di medicina che determinò una forte preoccupazione tra gli operatori della sanità; forte preoccupazione condivisa da altri colleghi e da me perché sono del parere che prima di abbandonare le strutture passate sia sempre bene sapere quali saranno quelle che le sostituiranno.
Sono lieto che questa deliberazione sia stata presentata; penso che si possa ascrivere alla proposta presentata dall'Assessore Maccari anche l'attenzione che egli ha manifestato intorno a questo dibattito. Sono stati toccati diversi punti della sanità piemontese in ordine ad alcune questioni che sono aperte e per le quali occorrerà verificare concretamente se alcuni abbandoni corrispondono alla necessità di realizzare un'economia e una razionalità nel sistema ospedaliero o se invece rispondono di più ad una logica di tipo pianificatorio, che stabilisce standards netti, al di sotto dei quali, anche se esistono tutte le componenti che suggerirebbero di compiere la necessaria riflessione perla difesa di alcuni reparti, non si può andare.
Mi riferisco, per esempio, al Reparto di Ginecologia dell'Ospedale di Valenza, del quale si prevede la chiusura poiché è al di sotto di una trentina di unità rispetto agli standard stabiliti dal decreto ministeriale. In una città che è molto importante, che rappresenta un unicum, è chiaro che anche la ginecologia deve essere vista come un momento di quell'unicum; invece, per degli standard che si stabiliscono il minimo di 300 persone, per 30 bambini che non nascono la città viene ad essere privata di un reparto molto importante.
E' necessario essere concreti, bisogna cioè essere in grado di programmare non soltanto avendo presente degli standard, dei numeri freddi ma di trasformare questi numeri nelle realtà nelle quali finora queste attività ospedaliere hanno operato. In caso contrario, rischiamo di essere dei pianificatori alla "Gosplan", che al termine dei piani quinquennali o depennali scoprono che questi non hanno risposto alle domande né alle previsioni; da ciò dovremmo trarre qualche insegnamento.
Credo che questa discussione non sia estranea dall'accelerazione che la deliberazione ha ricevuto; mi fa piacere che sia intervenuta questa deliberazione e vorrei conoscere i tempi di realizzazione per evitare che si verifichino delle tendenze centrifughe.
Il compito di chi ha delle responsabilità politiche, come quelle che abbiamo noi, è anche quello di verificare gli standard ministeriali alla luce delle realtà vive di una regione e di un'attività, in questo caso ospedaliera, la quale vuole fare bene il proprio lavoro ed il proprio dovere, e lo vuole fare come ha sempre fatto: andando verso il nuovo, ma senza aprire quelle contraddizioni e quei contrasti che finiscono per creare dissapori e insoddisfazioni, quando in fondo, siccome la volontà di tutti è quella di tendere al meglio, c'è un impegno da parte di tutti operatori della sanità e operatori delle istituzioni e forze politiche sociali e sindacali.
Quindi, piena adesione e sostegno, ma anche suggerimento a far sì che le cose previste possano camminare di pari passo senza traumi, determinando l'evoluzione dalle strutture che hanno risposto pienamente a tante esigenze alle nuove strutture cui vogliamo tendere, le quali dovranno rispondere alle nuove e tante esigenze per cui si sentono tutti, in primo luogo gli operatori della sanità, impegnati in prima persona.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Volevo, per dichiarazione di voto, far presente che aderisco alla proposta della Giunta regionale esaminata in commissione nei termini qui illustrate già da molti colleghi, soprattutto perché si dà corso a nuove specializzazioni molto attese nei vari nosocomi del Piemonte. Rimane tutta una serie di perplessità circa la disponibilità effettiva delle risorse complessive necessarie per dare luogo a queste ristrutturazioni, ma avremo modo di parlarne nell'attuazione di questa iniziativa.
Volevo solamente richiamare, anche se è assente l'Assessore: la presentazione di una mozione con alcun altri colleghi, riguardante il problema dell'ospedale di Alessandria, che è questione collegata a questa deliberazione.
Qui approviamo il provvedimento nel suo insieme condividendone pienamente le finalità: resta però da esaminare tutta una serie di questioni, già ampiamente sollevate dal collega Rossa, che ci riserviamo di approfondire specificatamente quando la Presidenza e la Conferenza dei Capigruppo riterranno dimettere in discussione la mozione che riguarda appunto l'area medica di quell'ospedale.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione la deliberazione testè discussa, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 23 voti favorevoli e 13 astensioni.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali

Esame proposta di deliberazione n. 250: "Istituzione della Consulta regionale dei giovani"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della proposta di deliberazione n. 250 di cui al punto 6) all'o.d.g.
La parola al relatore, Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato, relatore

"Signor Presidente, signori Consiglieri, il tema della condizione giovanile assunse un'urgenza particolare e attirò l'attenzione dei pubblici poteri nella fase calda della contestazione giovanile del 1968. Da allora si è avvertita l'esigenza di una risposta istituzionale che non ha ancora trovato, a livello nazionale, attuazione.
Nel 1985, anno internazionale della gioventù, sono state presentate due proposte di legge, una dall'On. Lusetti e l'altra dall'On. Folena, non prese in esame in attesa dei completamento del mandato della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla condizione giovanile, che ha concluso i suoi lavori con una proposta di legge nazionale presentata il 14 marzo di quest'anno, attualmente in discussione in Parlamento.
Il problema reale, che si pone a livello conoscitivo come a livello operativo, è quello dei coordinamento e delta concertazione fra i vari soggetti della Pubblica Amministrazione, che hanno competenza ed agiscono a tutela degli interessi del mondo giovanile sia a livello centrale, sia a livello regionale e periferico.
Va considerato inoltre che, nella Conferenza permanente dei Presidenti delle Regioni, U problema è stato varie volte affrontato. In merito ad esso sono state avanzate varie ipotesi per definire nelle Regioni figure specifiche, incaricate dei rapporti e dei coordinamento fra quei settori che hanno rilevanti competenze in materia giovanile, fino ad indicare la possibilità di ricorrere alla figura di un Assessorato per la gioventù.
Un'ipotesi delle forme e delle procedure istituzionali attraverso le quali giungere alla realizzazione di tale coordinamento concertazione deve necessariamente costituire uno dei nostri compiti.
Altro problema prioritario, emerso già all'epoca del Comitato Moro, è quello della determinazione della rappresentanza giovanile. Tale tema è da anni oggetto di attenzione e sperimentazione in diversi Paesi europei; è interessante osservare; per restare al tema delle rappresentanze giovanili che la Spagna ha istituito per legge un Consiglio della gioventù e che in Olanda, a fare da contrappeso al governo per denunciare limiti, carenze e sovrapposizioni e per fare proposte, c'è un organismo costituzionale composto da membri indipendenti; che nei Regno Unito il rapporto Thompson sui giovani, commissionato dai Ministero dell'Istruzione e delle Scienze e presentato al Parlamento, propone un Consiglio nazionale di consulenza proprio per rappresentare direttamente con il governo gli interessi giovanili e le domande dei variegato mondo di associazioni, enti, sindacati e categorie economiche che si occupano di giovani. Soluzioni diverse, ma comune è l'intenzione dei governi di dotarsi di strumenti di contrappeso e di consulenza.
Non vanno altresì dimenticati il Ministero per gli Affari Culturali olandese e l'esperienza comunitaria dei Forum, organizzazione che raccoglie tutti i comitati nazionali giovanili dei Paesi membri della CEE, più 25 organizzazioni giovanili non governative.
Per quanto riguarda i livelli regionali e locali è accertato che tutte le assemblee elettive a tutti i livelli possono in virtù della loro potestà di autoregolamentazione dar vita ad articolazioni specifiche per le politiche giovanili e destinare anche, come indicato da una proposta dell'Anci, una percentuale fissa dei bilanci comunali, provinciali e regionali alle spese per i giovani. Sotto il profilo delle attività amministrative e esecutive, l'orientamento prevalente è quello di suggerire la formazione, specie nei Comuni e nelle Province, degli Assessorati con competenze specifiche per, le questioni giovanili. Un orientamento dei medesimo tipo, come si è già accennato, emerge per quanto riguardale Regioni nelle quali si dovrebbe dare luogo ed istituire quei Forum o consulte dei giovani previste dall'Anci in un disegno di legge nazionale.
Ove si procedesse organicamente e diffusamente in queste direzioni verrebbe a configurarsi un fitto reticolo di organismi istituzionali capaci di coprire tutto il territorio nazionale ed in grado di offrire concreti spunti di riferimento per il soddisfacimento delle molteplici e compiesse esigenze del mondo giovanile, dall'assistenza alla formazione, dalla creazione, ove possibile, di livelli occupazionali alla scelta scolastica agli scambi. Si potrebbero in tal modo estendere ed omologare quelle attività che già in alcune realtà regionali (Veneto e Campania) e locali (vedi Torino) sono state avviate: progettazioni pilota di forme istituzionali di coordinamento delle politiche giovanili in ordine di assistenza e di orientamento, ma anche di prevenzione delle situazioni criminogene e devianti.
Giunti a questo punto della dissertazione, entrerei nel merito della proposta di deliberazione che oggi viene sottoposta all'esame dei Consiglio regionale. Innanzitutto desidererei evidenziare che questo provvedimento tiene conto, nella, sua stesura, degli elementi innovativi già contenuti nella bozza di legge nazionale, che prevede la costituzione di un Consiglio Nazionale della gioventù con designazione di rappresentanti regionali. E' necessario che anche la nostra Regione predisponga un organismo che sia in grado non solo di esprimere una rappresentanza giovanile, ma che ci consenta, come previsto nelle finalità dell'art. 2, d'interloquire con una larga fascia di cittadini utenti, che aiutino l'Amministrazione a programmare e coordinare gli interventi non già assistenzialistici, ma di indirizzo rispondenti alle reali necessità dell'eterogeneo mondo giovanile.
Per questo, come si evince dall'art. 3, è Lasciato ampio spazio alle rappresentanze dei mondo dell'associazionismo, dei movimenti giovanili, dei Partiti, dei sindacati, delle varie organizzazioni regionali di categoria e del mondo della scuola.
L'istituzione dell'albo regionale, previsto dall'art. 4, determina per l'Amministrazione la garanzia di dialogare con associazioni che realmente rappresentino un soggetto culturale valido con il quale intrattenere rapporti di interscambio al fine di predisporre progettualità di consenso e di servizio rispondenti alle reali necessità.
Gli altri articoli, dal 5 all'11, determinano l'insediamento e la durata in carica della consulta, il suo funzionamento, che si esplica attraverso l'Ufficio di Presidenza, che ha un mandato di soli due anni alfine di promuovere la partecipazione di più soggetti.
Si determinano successivamente da parte dell'Amministrazione pochi ed essenziali dettati di attinenza, ai quali viene lasciato spazio di regolamentazione che la consulta stessa si dovrà dare al fine di una propria organizzazione e funzionamento interno.
Come già più volte rilevato dai commissari presenti ai lavori della N Commissione; si auspica che giunga il personale professionalmente qualificato che la Presidenza del Consiglio dovrà mettere a disposizione insieme ad idonei locali, per il coordinamento dei lavori della consulta anche in considerazione dell'intenzione, più volte emersa nella Commissione, di dotarsi al più presto di una proposta di legge sulle tematiche giovanili.
In conclusione, desidero ringraziare i Consiglieri che sono stati particolarmente attivi nella elaborazione della deliberazione, la Consigliera. Bortolin, i Consiglieri Cucco, Foco, Tapparo e Peano, e dulcis in fundo il Presidente Leo, che con la sua comprovata esperienza nel settore giovanile è stato un buon punto di riferimento".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Sono spiacente di dover dare un dispiacere a qualche collega che crede molto in queste cose, in particolare al collega Montabone, che ha fatto un buon lavoro in Commissione. Io non parteciperò a questo voto, perch ritengo che sia necessario di tanto in tanto passare qualche minuto a riflettere sulle esperienze fatte, a giudicare il percorso della storia della nostra istituzione e a chiedersi se queste iniziative, oggettivamente condivisibili: ma dinamicamente pensate, siano produttive o mero. Io ritengo di no.
Il limite della nostra istituzione e della politica del nostro Paese è che non esiste più la politica. La politica che cos'è? La capacità dei partiti, se vogliono mantenere la legittimazione, è di saper essere i protagonisti delle istituzioni, e quindi i rappresentanti e i portatori delle istanze della società. Se in luogo dell'assemblea regionale e in luogo dei partiti si costituiscono delle sedi improprie, succedanee, che sono queste Consulte, e la società (attenzione, non direttamente, ma la società da noi precostituita, preorganizzata, prefigurata, preordinata) si autoconsulta e si autopropone, possibilmente in termini unitari, che è il massimo obiettivo che tutti ci poniamo e rispetto al quale plaudiamo, ho l'impressione che attraverso meccanismi di questa natura, che sono la caricatura della democrazia e del sistema rappresentativo, si vada ad uno svuotamento del dibattito politico, senza affrontare le questioni in termini politici, cioè di analisi e di sintesi di scelta, ma sostanzialmente tendendo alla soluzione consociativa, alla raccolta del consenso e della mediazione ai più bassi livelli possibili.
Mi rendo conto che questo discorso non interessa molto, perché i dibattiti sulle istituzioni si devono fare su un ordine del giorno del PDS e non quando costruiamo il nostro sistema. Ma se la democrazia dei partiti è in crisi, non è perché i partiti siano più omero onesti, più o meno corretti, più o meno presenti nelle aule, ma è perché i partiti sono sempre meno capaci di rappresentare nelle istituzioni le aspettative, le problematiche della società, di confrontarsi l'un l'altro rispetto a queste questioni e con l'autorevolezza che compete alle istituzioni dare loro soluzione.
Le Consulte non servono a dare proposte ai partiti, ma servono a dare soluzioni unitarie alle istituzioni. Quindi sono un arretramento rispetto al problema parlamentaristico.
A me sembrerebbe - e quindi non parteciperò alla votazione perché non è un giudizio negativo sulla questione in sé, ma sul percorso che stiamo prefigurando - che, prima di fare una Consulta nuova, dovremmo riflettere sul prodotto delle altre Consulte.
A mio parere le Consulte di per sé indicano una ghettizzazione e una riduzione del ruolo dei soggetti che si organizzano in Consulte, compresa quella femminile Se fossi una donna, mi offenderei del fatto che c'è una Consulta femminile, perché verrei considerato un qualcosa di diverso. Si, è bello ritrovarsi; per carità, si mettono anche delle belle velettes, ci si saluta, si ricordano cose fatte insieme, ma la politica non è questo.
La politica non è riconoscere la propria differenza, è muoversi per superare le differenze! E allora, una sede che tende a registrare e a congelare le differenze non è sicuramente una sede che fa andare avanti quel soggetto, ma lo fa, in una qualche misura, compiacersi del suo essere diverso.
Che si faccia una Consulta dei problemi giovanili, immaginando che esista un problema giovanile, non ha senso, perché non esiste un problema giovanile, esiste un problema della società. Vorrei sapere, in questo nostro tempo, quando si finisce e quando si incomincia ad essere giovani.
Sono certo che i colleghi che hanno ascoltato hanno colto il senso della mia diffidenza rispetto a questi strumenti, non perché oggettivamente non siano condivisibili, ma perché non mi sembrano finalizzati alla soluzione del problema che abbiamo di fronte, come partiti, come Gruppi consiliari, di essere capaci di interpretare la società.
Rispetto all'interpretazione della società, che per sua natura è in contrasto conflittuale, in dialettica, e che ha al suo interno delle realtà i cui processi dovremmo portare in queste sedi e, con l'autorevolezza della politica, portare a sintesi e a governo, noi creiamo queste sedi che ripeto, sono a mio modo di vedere una caricatura.
Ricordo che la Democrazia Cristiana, con Fanfani, aveva chiuso il livello giovanile del suo partito; e aveva fatto una cosa saggia.
Altrimenti nei partiti in tono minore, nei micro-partiti, nelle caricature dei partiti, non si imparano le idee, si imparano le tattiche, si impara l'uso delle tessere, l'uso delle mozioni, l'uso degli ordini del giorno, si impara la cultura della sedia.
Bene ha fatto la Democrazia Cristiana a cancellarli; i liberali purtroppo non ci sono riusciti, per cui ci ritroviamo una serie di personaggi (segretari, vicesegretari, assistente a segretario, assistente sottosegretario, assistente al presidente, copresidente, co vicepresidente), fino all'età di 28 anni: a 28 anni, schifati da questa esperienza, escono dalla politica e bene o male non ci danno più fastidio.
Questa è la verità, a mio modo di vedere. Non esiste un problema giovanile estraniato dal resto: ci vuole una capacità dei partiti di leggere i problemi considerandoli nella loro oggettività. E' evidente che poi, quando si vuole dare corpo a queste cose, si scrivono delle vere "perle": "Negli ultimi anni, una particolare rilevanza al problema giovanile ...".
I giovani sono stati i protagonisti della vita da sempre, in particolare quando la vita media non era come adesso di 70 anni, ma di 40.
Io mi chiedo se Mozart, visto che celebriamo il suo bicentenario, sarebbe stato collocato nella Consulta giovanile quando pubblicava le sue prime opere.
E' chiaro che dai testi, tipo quello prima citato, derivino poi determinate conseguenze. Per esempio si dice che questa Consulta avrà un rappresentante per ciascuna Consulta giovanile comunale. E poiché questa Regione ha all'incirca 1300 Comuni, teoricamente dovremmo immaginare un'assemblea di 1300 persone. Evidentemente, le Associazioni giovanili che per loro natura dovrebbero essere l'espressione della voglia dei giovani di costruire ed inventare, devono essere ricondotte all'istituto del timbro con cui si autorizza, si riconosce, si convalida. Quindi la capacità di costruzione e di innovazione giovanile ci va bene, l'importante è che rientri nelle caratteristiche, peraltro molto liberali, che ci siamo dati all'art. 4.
Non vado oltre, anche se avrei altri argomenti da svolgere, ma sono di questo tipo. Io non parteciperò alla votazione per segnare un piccolo passaggio nella storia di questa nostra istituzione, affinché sulle molte cose che con molta buona volontà abbiamo messo in piedi si faccia, un giorno o l'altro, una forte riflessione per capire se l'istituto della partecipazione; Presidente, non vada rivisto nella sua completezza.
Quando noi assistiamo alle consultazioni e ci rendiamo conto che è diventato un rito, vuol dire che quei soggetti che abbiamo immaginato di organizzare in funzione di un lavoro con noi (15 anni fa, quando queste cose sono state pensate), evidentemente o non hanno colto la nostra proposta o la nostra proposta era inadeguata. Sicuramente nessuno di noi trova nel momento delle consultazioni la società civile; trova dei burocrati abbastanza poco appassionati, quando non poco preparati, che ripropongono, molte volte con la carta carbone, questioni già sentite o comunque che si possono rileggere andando ad un'altra consultazione.
Ho l'impressione che le istituzioni debbano recuperare questa loro capacità di rappresentare i contrasti e non di rappresentare le solidarietà; questi strumenti tendono a rappresentare solidarietà.
Le solidarietà sono delle rinunce, sono l'appiattimento su posizioni intermedie: l'appiattimento delle posizioni intermedie è tipico della politica e della sintesi dei compromesso, non è tipico della società civile. Se quindi abituiamo i nostri giovani a pensare ai loro problemi non in termini di pronunciamento e di contestazione, ma in termini di mediazione politica, facciamo loro, consentitemi, un grosso servizio: li facciamo invecchiare prima del tempo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cucco.



CUCCO Enzo

Ho ascoltato con molta attenzione l'intervento del Consigliere Marchini e devo dire che ha toccato alcune cose di tipo culturale, oltre che politico, che mi sono molte vicine.
L'esperienza del mio partito, il Partito Radicale, è priva di sezioni o di movimenti giovanili o cose di questo genere, cosi come è priva di sezioni o movimenti femminili. La concezione che noi abbiamo della politica e del rapporto con le istituzioni è quella di uno stato liberale all'interno del quale i partiti sono la voce, non delle Associazioni, ma di quello che accade nel Paese; le Associazioni sono un altro discorso.
Sono convinto che questo sistema, così come è modellato, sia in crisi.
La mia posizione, peraltro, è conflittuale su questa materia ma in Commissione ho operato nei limiti delle mie possibilità perché si arrivasse alla costituzione di questa Consulta, nella quale credo, anche se nel mio intervento ne evidenzierò i limiti.
Quello che è in crisi, nel nostro Paese, non è l'istituto della partecipazione, che è sviluppatissimo, rigoglioso e ridondante, ma quello della sovranità popolare: la gente, oggi, non è più in grado di controllare i propri eletti, e gli stessi non conoscono più il significato di quel concetto di sovranità popolare che la Costituzione prescrive. Non è in crisi la possibilità dei giovani, degli anziani e delle donne di costituirsi in associazioni ed avere sedi nelle quali esprimersi; molto più profondamente in crisi sono le basi dell'intero sistema.
Da questo punto di vista, l'unica possibilità effettiva di cambiare il sistema e arrivare ad una soluzione è un qualcosa che costringa i partiti a prendere in considerazione realisticamente che il principio della sovranità popolare è, gravemente leso: i partiti non rappresentano più la volontà popolare.
In questo senso, scegliere una Consulta dei giovani così come è stata scelta dalla Commissione - certamente a seguito anche di compromessi comunque costruttivi - che sia effettivamente rappresentativa delle associazioni, è una mediazione che ci consente di conoscere la condizione dei giovani nel nostro Paese e - appunto - di raggiungere in modo diretto e non mediato la realtà. Contatti di questo genere i partiti non li hanno più, Consigliere Marchini, e forse non li hanno mai avuti, ma il problema non si risolve non costituendo la Consulta. Quest'ultima, che deve essere luogo di confronto e non di solidarismo, rappresenta la sede nella quale tale confronto può avvenire.
Nel caso fossi compreso fra i sette Consiglieri che ne faranno parte la mia attività all'interno della Consulta non sarà rivolta a cercare solidarietà o mediazioni sulle varie questioni che si solleveranno, ma sarà volta ad evidenziare le differenze e le diversità.
Infatti - consentitemi un'ultima considerazione - sono convinto, come il Consigliere Marchini, che il compito di coloro che fanno politica sia cercare di far sì che le diversità non si traducano in distanza fra le persone. Ma le differenze esistono e devono poter essere rappresentate: la Consulta dei giovani può essere uno strumento per conoscere, e non per dare un'occasione in più di partecipazione - ce n'è anche troppa - e per arrivare ad un'iniziativa di tipo legislativo che consenta all'attività della Regione nel suo complesso un'attenzione diversa nei confronti delle problematiche che hanno a che fare con il mondo giovanile, tentando di non costringere la realtà effettiva in categorie che non ci appartengono e fittiziamente costruite.
Naturalmente voterò a favore, anche se ho lavorato, insieme ad altri affinché questa Consulta vada nella direzione che ho indicato: nessun solidarismo, di cui nessuno ha bisogno, ma terreno di confronto e, se del caso, anche di scontro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Signor Presidente, il mio Gruppo, in Commissione, ha dato voto positivo su questa proposta di deliberazione: confermo questo voto in aula.
Detto questo, vorrei soffermarmi su questioni, se così posso definirle di "metodo", che stanno a monte della proposta di deliberazione e che ritengo possano avere qualche valore sia nel caso specifico sia in ordine a questioni più generali. L'intervento più di merito verrà svolto successivamente dalla collega Bortolin.
questioni di metodo. Credo ci sia, fra le tante cose che non ho condiviso dell'intervento del collega Marchini, una questione che merita una certa attenzione. Si tratta di una questione di ordine generale, sul ruolo svolto dalle Consulte create via via negli anni all'interno nella macchina istituzionale allargata; al di là della Giunta e del Consiglio degli organi statutari della Regione.
A parecchi anni dalla nascita della Regione e dall'avvio di alcune di queste esperienze - il Comitato per l'affermazione dei valori della Resistenza, la Consulta femminile, il Comitato per l'Europa penso valga la pena fare il punto della situazione e ragionare sul ruolo di questi organismi.
In particolare, che problemi si pongono quando istituiamo una Consulta di questo tipo? La Regione, rivolgendosi con alcune attività legislative di intervento diretto, di erogazione di servizi, su una parte consistente della popolazione (o comunque regolando l'attività di altri enti locali Comuni e Province, che allo stesso modo intervengono su una parte consistente della popolazione) inevitabilmente è un ente che tocca questioni che hanno a che fare con la condizione dei giovani. La Regione si occupa di formazione professionale, di politiche per il lavoro, di organizzazione della cultura, di sport e di tutta una serie di attività svolgendo un ruolo fondamentale per quel che riguarda la sanità e la prevenzione delle tossicodipendenze.
La Regione si occupa già di questioni giovanili, è un dato di fatto: ma come? Personalmente ritengo che si ponga un problema: è giusto, è necessario evidenziare all'interno dei filoni della formazione professionale; del lavoro, della cultura, del tempo libero specificità giovanili, bisogni giovanili, differenze di condizione giovanile? Credo di sì. Allo stesso modo, però, credo che la questione sia ad un grado di maturazione sufficiente affinché questa evidenziazione di specificità giovanili nei vari campi in cui interviene l'attività di una Regione come la nostra, possa essere un'evidenziazione forte, concreta ed operativa.
Oggi ci troviamo di fronte ad una proposta di istituzione di una Consulta.
Dico con grande franchezza, colleghi, che noi avremmo preferito trovarci oggi di fronte alla discussione di una legge sui giovani, una legge che regolasse l'intervento della Regione Piemonte su questi temi, avendo occhio alla specificità della condizione giovanile. Purtroppo, noi oggi ci troviamo di fronte ad una proposta che non esito a definire parziale. Nella Commissione si è discusso a lungo su questo punto, anche perché oltre alla proposta di istituzione della Consulta dei giovani, è stata presentata successivamente - non esito a dire anche su sollecitazione della proposta per la Consulta - una proposta di legge da parte del nostro Gruppo. Abbiamo voluto in questo modo segnalare la maturazione del problema, anche perch altre regioni si sono già mosse. Abbiamo presentato una proposta di legge sui giovani, che tiene conto di esperienze di altre regioni; in particolare tiene conto della legislazione che già da qualche tempo è in vigore nella Regione Veneto, legislazione che ci è sembrata interessante, abbastanza definita e matura. E' prevalsa l'opinione di anticipare la Consulta giovanile rispetto alla legge, con una motivazione che ha anche un fondamento, perché l'anticipo della Consulta giovanile può consentire l'attivazione a tempi brevi di una sede di confronto che permetta di arrivare alla stesura e alla definizione di una legge. Questo può essere un fatto positivo però è indubbio, colleghi, che se noi pensiamo alla Consulta giovanile come fatto a sé, e non come prima tappa di un processo che a nostro giudizio sarebbe maturo già oggi, e quindi potrebbe essere concretizzato a tempi molto brevi con l'approvazione di una legge rischiamo di avere un organismo un po' strano, che non si capisce bene dove vada a parare ed a che cosa serva. Altra cosa è una Consulta giovanile all'interno di un sistema di elaborazione e programmazione e attivazione di politiche per i giovani, dove un momento fondamentale è quello di consentire agli organi della Regione, alla Giunta ed al Consiglio, di avere una sede di verifica, di confronto e di partecipazione del mondo giovanile.
Tale questione risulta - da come è ipotizzata la composizione della Consulta - un po' problematica. Io, ad esempio, avrei preferito che i Consiglieri regionali fossero tutti invitati alle riunioni della Consulta senza che ce ne fosse una delegazione presente a titolo ufficiale, perch credo che tutti i Consiglieri regionali siano interessati a sentire, ma siano scarsamente abilitati a votare su questioni relative alla Consulta giovanile nel caso si dovesse votare. Devono essere i giovani che votano che si esprimono. I Consiglieri regionali possono partecipare al confronto sentire, ma non entrare in questioni di questa natura; diversamente si presenterebbe il rischio che paventava Marchini di una composizione un po' pletorica della Consulta. Questi punti un po' critici non mi spaventano se noi la concepiamo come una fase di passaggio, come una prima tappa a cui seguirà immediatamente una tappa successiva. Mi scuso del tempo e finisco molto rapidamente su un ultimo punto di metodo. La proposta di Consulta è nata e si è sviluppata con due passaggi che hanno rappresentato delle anticipazioni, delle accelerazioni del discorso che forse era opportuno fare in modo diverso. Il primo passaggio sono state alcune dichiarazioni che il collega Leo ha fatto all'indomani delle elezioni regionali, quindi già un po' di tempo fa, in sedi di partito, o comunque in iniziative pienamente legittime a cui il Consigliere Leo partecipava, incominciò ad anticipare che bisognava fare la Consulta giovanile. La proposta era pienamente legittima, il Consigliere Leo la fece e tale proposizione trov rilievo anche sulla stampa; però fu un'anticipazione strana, perché il fatto che il Presidente della IV Commissione facesse questa anticipazione prima che se ne fosse mai parlato in sedi istituzionali o in sedi di confronto di Gruppi consiliari e di Consiglio, rappresentò una cosa a mio giudizio un po' strana. Comunque fu un'anticipazione, ed io dico anche uno stimolo, e non ho nessuna difficoltà ad ammettere anche la parte positiva del discorso.
Un discorso analogo sento il dovere di farlo per il ruolo che ha avuto l'Ufficio di Presidenza in questa proposta. A un certo punto la proposta è stata fatta propria dall'Ufficio di Presidenza e presentata dall'Ufficio di Presidenza al Consiglio perché la proposta originaria di delibera discende dall'Ufficio di Presidenza.
Devo dire, colleghi, che ho qualche perplessità su un ruolo dell'Ufficio di Presidenza di questo tipo. Credo che l'Ufficio di Presidenza abbia un ruolo fondamentale nel governo delle attività collegate al funzionamento del Consiglio e possa avere anche un ruolo fondamentale di proposta su questioni di questo tipo, di deliberazioni, di leggi sottoposte all'esame del Consiglio quando (in questo secondo caso) questo discende da un mandato che il Consiglio affida all'Ufficio di Presidenza. In sostanza considero che l'Ufficio di Presidenza, propriamente, sia un soggetto di proposta legislativa o deliberativa solo quando ciò avviene su mandato del Consiglio. Non ritengo, non riterrei proprio un ruolo propositivo dell'Ufficio di Presidenza di questo tipo se questo non fosse susseguente a un mandato del Consiglio. Altrimenti, introduciamo nel nostro ordinamento un soggetto di proposta, di iniziativa che non è previsto dal nostro Statuto attuale e che non vedrei proprio. Quindi, in questo caso, c'è stata una questione di metodo che a un certo punto è intercorsa nell'iter di questo provvedimento che ha creato qualche perplessità e qualche dubbio che io ho voluto con grande franchezza esternare ai colleghi del Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghe e colleghi, esiste un problema giovanile o no? Il collega Marchini dice di no e per quel motivo non parteciperà alla votazione di questa Consulta. Il mio parere è che un problema giovanile legato a questo primo periodo temporale dell'esistenza, esista e semmai che si giunga a fornire strumenti adeguati per esprimere, anche in forma istituzionalizzata con la Consulta, problemi e proposte di risoluzione legati al mondo giovanile si sia atteso troppo. La critica che posso svolgere non è quella di costituire una Consulta legata a un problema che non esiste, ma semmai di dire che potevamo farla prima perché il problema giovanile, a mio avviso, esiste, è di grande rilievo e trova anche notevoli difficoltà a esprimersi in modo tale da incidere sulle politiche delle istituzioni. Questa Consulta dovrebbe quindi corrispondere a un bisogno reale. Per questo ritengo che sia utile costituirla. Così come è stato utile costituire consulte su altri problemi, ad esempio sui problemi delle donne o sul problema dell'Europa. Quello che occorre evitare, e su questo qualche riflessione critica dobbiamo farla, è che si concepiscano queste Consulte come soluzioni unanimistiche e consociative che eludano i problemi. Questo è un pericolo che in effetti esiste e va contrastato sia nelle consulte già esistenti che in questa Consulta giovanile. Se diventano i luoghi in cui il problema giovanile viene risolto all'unanimità forse diventano luoghi dove non si risolve un bel niente, ma si ottengono risultati di piccolo cabotaggio. Dato che questo non è scritto nello Statuto, ma semmai dipende dalla qualità della gestione che sarà indotta da chi vi partecipa, mi sembra non si debba fare un processo alle intenzioni.
Però il problema lo voglio sollevare. La Consulta per esprimere le finalità sue proprie dovrà discutere apertamente i problemi, entrare nel merito e votare a maggioranza. Non obbligatoriamente, ma mettere in conto un confronto vero e non fasullo, non legato a brutte copie di altri rapporti istituzionali. Da questo punto di vista, leggendo la composizione della Consulta qualche preoccupazione l'ho avuta. Nelle lettere da a) a g), una sola esprimerà sicuramente il corpo vivo delle attività associate giovanili, il punto d) dove si dice che ci sarà un rappresentante per ciascuna associazione giovanile. Gli altri punti sono molto istituzionalizzati, emanazione dei Partiti oggi esistenti e neppure di tutti i Partiti, ma più dei Partiti di maggioranza che altro. Questa eccessiva istituzionalizzazione è un elemento che può creare qualche preoccupazione.
La proposta che faceva prima il collega Monticelli, di eliminare dalla Consulta la presenza un po' soffocante delle maggioranze e minoranze dei Consiglieri regionali, è una ipotesi che si potrebbe prendere in considerazione. Ma non solo in questa Consulta: in tutte le consulte.
Un altro elemento di sottolineatura che avrei preferito è quello riguardo alla rappresentanza femminile. Il problema della rappresentanza femminile è un tema che esige una attenzione ancora maggiore rispetto al problema dei giovani. Il problema dei giovani può essere soggetto a difficili catalogazioni: chi è giovane e chi non lo è? Meno difficile è invece il problema che riguarda uno dei due modi di essere della natura umana femminile, un modo d'essere che all'interno della società è spesso gravemente discriminato sia nei confronti del potere reale di gestire la società sia nei confronti dell'espressione di valori propri specifici del mondo femminile come valori di tutta la società. Per cui se si trovasse una formulazione che enuclea in modo ancora più chiaro la rappresentanza femminile la preferirei.
Un'altra osservazione è la seguente. Sono previsti anche i rappresentanti delle confederazioni sindacali regionali e delle confederazioni di categoria. Tra le organizzazioni regionali di categoria si nominano i vari settori: agricoltura, artigianato, commercio, industria un lungo elenco che potrebbe o comparire o non comparire. Ho presentato un emendamento per inserire in questo elenco, forse pletorico (ma a questo punto perché non aggiungere anche questo settore?) il settore della cooperazione perché è un settore a pieno titolo inserito nelle categorie produttive della nostra società e, come tale, esprime delle associazioni regionali.
Per altro verso, ho scritto l'emendamento perché il settore della cooperazione è uno dei settori che, nel campo del disagio giovanile, è particolarmente presente e ritengo debba essere nominato all'interno di questa Consulta. E' un settore economico autonomo, con regole non speculative, che ha attirato molti giovani che hanno individuato nelle forme associative della cooperazione uno dei modi di intraprenderle attività economiche.
Per questi motivi ho presentato un emendamento che ha una forma molto scarna e che potrebbe anche essere migliorato. Chiedo l'inserimento di questa specifica parola - la cooperazione all'interno della Consulta giovanile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Peano.



PEANO Piergiorgio

E' interessante il dibattito di oggi; ho ascoltato con molta attenzione il collega Marchini e le sue perplessità, così come il Consigliere Cucco quando poneva in evidenza che non è in crisi l'istituto della partecipazione bensì il concetto della sovranità popolare.
Ha ragione il collega Cucco: questa forma di partecipazione è in crisi e deve trovare formule nuove e diverse. Da parte mia desidero esprimere un grande apprezzamento per questa proposta e ringraziare la Commissione per il lavoro svolto. Un grande apprezzamento va anche alla Regione che con la Consulta intende dar voce ai giovani, alle loro esigenze, alla loro voglia di partecipare. Dovremmo metterci in un'ottica particolare che esca fuori dalle usuali abitudini del mondo politico e cercare di capire che la Consulta dovrà coagulare tutte le proposte possibili e diventare una forza corale e uno dei momenti vitali della nostra Regione. Occorre dar forza ai giovani affinché siano partecipativi. Se vogliamo cioè far crescere la cultura politica e avvicinarla ai giovani, avvicinare cioè i giovani alle istituzioni, dobbiamo operare con l'accortezza di lasciarci guidare un po' da loro; noi guidarli con il giusto equilibrio, ma lasciarci anche guidare da loro.
In Commissione la preoccupazione emergente era quella di un'assemblea che potrà essere molto grande, e come avvicinarsi alle centinaia di persone che vi parteciperanno (tutti i Gruppi, cioè, che attualmente sono operanti nella nostra Regione, le Consulte, ecc.). Ero presente in aula quando è stata convocata l'assemblea dei maestri: di sci (oltre 300) ed è stata una bella esperienza; si istituiva il Consiglio regionale dei maestri di sci e vedere partecipare queste 300 persone, trovarli tutti attivi, presenti in aula a dire la loro opinione, a portare le loro idee, è stata per me un'esperienza bellissima. Credo quindi che non si debba aver paura delle grandi assemblee; nella Regione veneto, ad esempio - e la collega Bortolin ne parlerà -, una proposta di legge ha ridimensionato il problema della Consulta con un Consiglio di pochi. Questo però dovremo farlo successivamente. In questa fase iniziale, che durerà un anno o forse due sarà opportuno consentire a tutti coloro che avranno la possibilità di partecipare all'assemblea, di dare le proprie indicazioni, dire cosa sentono, farli avvicinare alla Regione che a volte è tanto lontana.
Non so se anche voi abbiate questa nuova sensazione, ma a me pare ci si stia avvicinando ad un nuovo tipo di democrazia che non è più una democrazia di governati, ma di partecipazione, chiamata democrazia partecipativa. Ritengo si debbano trovare le regole per questa nuova forma di partecipazione e la Consulta giovanile potrebbe essere un aiuto per tutti noi, per capire lo slancio che viene dai giovani.
Questa mattina è stato molto bello vedere quei 4000 infermieri protestare davanti al palazzo regionale e poi, alcuni di loro, salire a portare la propria voce, a dire cosa sentono, le difficoltà che hanno nei rapporti con la politica che a volte per loro è tanto lontana. L'assemblea potrà essere questa sede, questo Consiglio giovanile stupendo che potrà darci le necessarie indicazioni.
Ero a Palermo alcuni anni fa, quando è nata un'esperienza molto bella: il CO.CI.PA. (Consiglio Cittadino Parallelo) formato dai giovani, circa 300, un rappresentante per ogni gruppo giovanile della città che porta la propria esperienza, che lavora e crede nel valore della propria città.
Penso quindi che l'assemblea sia un momento vitale ed importante.
Dopo questa prima fase dovremo passare alla seconda, quella di dividere l'assemblea in gruppi di interessi diversi, per arrivare ad una proposta che crei una Consulta più snella, più facile da poter condurre e veda tutti i gruppi di interesse all'interno del gruppo più ristretto. Sarà comunque un lavoro successivo, ma sicuramente interessante.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Credo, e mi rivolgo alla Presidente della nostra assemblea, che in Commissione sia stata discussa questa proposta di deliberazione certamente con un interesse ed una tensione ben maggiore di quella che oggi esprime il Consiglio regionale, che è davvero demoralizzante. Non c'è stato finora un argomento che abbia interessato complessivamente l'assemblea. Lavoriamo per set-tori specifici oltre i quali non riusciamo ad andare.
Riteniamo dunque che a questo fine sia necessario definire una legge organica che consenta di affrontare, con risorse e strumenti adeguati, le problematiche giovanili.
Per questo motivo riteniamo l'approvazione di questa deliberazione solo un momento parziale, oltre al quale vogliamo andare rapidamente dotando la nostra Regione di una legge che ci consenta di non essere il fanalino di coda nel nostro Paese nei confronti delle problematiche giovanili, ma che anzi partendo da una realtà anche avanzata, da una presenza di giovani organizzati e desiderosi di partecipare attivamente alla vita politica e democratica della nostra Regione, possa diventare esempio per altre realtà.
Noi abbiamo lavorato in Commissione con questo spirito, consapevoli anche della volontà e dell'urgenza con la quale i giovani si sono espressi in sede di consultazione, affinché noi consentissimo loro di dotarsi di uno strumento che a livello regionale favorisse il confronto fra di loro, il rapporto tra esperienze territoriali diverse, ma comunque molto positive che ha dato la possibilità in Comuni importanti, ma anche in Comuni medio piccoli, di sperimentare iniziative, attività a favore dei giovani. Essi ci hanno chiesto di avere un momento a livello regionale perché queste esperienze potessero essere confrontate. Si può andare oltre: questa è stata la volontà che io ho colto, espressa dai giovani e non mediata dalle forze politiche. Molte volte noi interveniamo, diciamo delle cose senza avere il conforto, il supporto dei soggetti interessati. Questa è stata la richiesta alla quale noi abbiamo voluto corrispondere e dico noi come Gruppo, come forza politica, consentendo, alla fine di questo anno di lavoro del Consiglio regionale, di arrivare con un punto positivo In più: l'approvazione di questa deliberazione.
Siamo consapevoli che :non sarà risolutiva, che anzi aumenterà le richieste da parte dei giovani, consentirà di alimentare anche il momento contrattuale nei confronti degli Enti locali, delle istituzioni. Io sono convinta che il confronto che avverrà nell'ambito della Consulta consentirà di affinare anche le rivendicazioni, le richieste nei confronti delle forze politiche e delle istituzioni e quindi di rapportare la specificità e le problematiche giovanili con maggiore grinta nelle rivendicazioni con le quali dovremo fare i conti.
Non crediamo che la Consulta debba servire - per questo abbiamo anche lavorato in Commissione - solo ad affrontare, approfondire e conoscere il disagio dei giovani. Riteniamo che si debba anche qui segnare un punto In avanti della discussione del rapporto con le forze giovanili. I problemi dei giovani sono quelli del diritto allo studio, del diritto alla fruizione di una cultura e di tutti i mezzi e le possibilità che noi possiamo fornire nell'ambito della Regione per aumentare il livello culturale dei giovani di una formazione professionale e di uno sbocco lavorativo adeguati, ma anche di una corretta fruizione del tempo libero. Quindi giovani senza problematiche di emarginazione odi disagio, ma giovani che vogliono vivere in questa società e pienamente contribuire a farla avanzare.
In presenza di questa domanda di partecipazione effettiva, anche guardando alle esperienze positive che sono state portate avanti nei vari Comuni della nostra Regione, dobbiamo esaminare la proposta di deliberazione consapevoli di tutti i limiti esistenti e il collega Monticelli ne ha elencati parecchi. Non li voglio riprendere. In questo caso si voglio riferirmi alle esperienze a livello europeo perché anche a quel livello noi dobbiamo portare i giovani che faranno parte della Consulta affinché si confrontino e portino nella nostra Regione idee ed esperienze diverse per realizzarle.
Noi abbiamo avuto un esempio stamani, lo citava il collega Peano, che credo valga la pena di riportare in quest'aula: siamo rimasti colpiti dalla presenza di questi 4000 giovani, belli perché hanno chiesto a noi di soddisfare una domanda di formazione professionale più qualificata, se cosi si può dire, e una domanda di lavoro, giovani che vogliono essere istruiti opportunamente per poter lavorare bene nei nostri servizi pubblici e credo che anche in modo colorito, folcloristico, hanno dimostrato di essere quella parte attiva della società che con le istituzioni vuole confrontarsi. E' una realtà che vuole pesare, che vuole condizionare. Credo che questo sia un aspetto positivo delle nuove generazioni che vengono avanti e che ci fanno anche superare il pessimismo che molte volte In noi che facciamo attività politica o che gestiamo la cosa pubblica è prevalso rispetto alla positività di una presenza che davvero deve rappresentare pienamente il futuro della nostra società.
Noi abbiamo detto che questa delibera è un momento iniziale. La consideriamo una fase di sperimentazione, un momento di partenza e non di arrivo, lo voglio ribadire, con l'impegno di avviare a gennaio in Commissione l'esame delle proposte di legge che già sono state presentate all'attenzione del Consiglio regionale e di altre che potranno aggiungersi e con il contributo dei giovani - speriamo che la Consulta possa funzionare definire una legge organica.
Con questo impegno, e mi permetto di dire anche con questo accordo come forza politica, come Partito democratico della sinistra, abbiamo lavorato attorno alla proposta di deliberazione dell'Ufficio di Presidenza e abbiamo espresso un voto favorevole. Altrettanto noi faremo in sede di Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ritengo l'approvazione di questa deliberazione un atto molto importante del Consiglio regionale. Non so quanto si rifletterà all'esterno: probabilmente all'esterno si riflettono cose che interessano al sistema che ha più possibilità di orientare l'informazione, io mi auguro che ci sia un adeguato riflesso.
Ritengo che questo tema sia rilevante perché è chiaro che il mondo giovanile è l'elemento strategico di un Paese che si deve misurare in una situazione di forte dinamicità del confronto inter-nazionale, non solo in termini economici, ma anche in termini sociali, culturali, di civiltà.
Quindi le prospettive dei giovani, la riduzione della devianza giovanile la crescita delle condizioni affinché i giovani possano studiare e così via, rappresentano un elemento importante nell'interesse generale del sistema; non è un fatto settoriale. Il rischio è che questo sia un tema per specialisti, settoriale; si tratta invece di un tema globale che in qualche modo tocca anche il sistema degli interessi economici, perché più una generazione di giovani è preparata e vive in condizioni adeguate dove minimizzata la condizione di devianza giovanile, più le leve che si affacciano al sistema economico saranno adeguate alle esigenze di quest'ultimo; non è però solo verso questo tema che dobbiamo prestare attenzione.
L'altro aspetto riguarda l'ultima parte - mi scuso se per ragioni di lavoro sono arrivato in aula in ritardo e quindi non ho potuto ascoltare la prima parte - dell'intervento del Consigliere Peano, il quale ha partecipato attivamente ai lavori della Commissione. Vorrei garbatamente fare alcune considerazioni non per polemica, ma per un diverso approccio al tema della partecipazione e del dare voce alle realtà della società.
Sono convinto che questo sia un aspetto importante e decisivo, ma sono altrettanto convinto che vada difesa la possibilità di considerare questa assemblea come la sede in cui Interagiscono le varie articolazioni.della società nelle loro espressioni di partecipazione e di voce. Non credo sia giusto coinvolgere nella crisi generale della rappresentanza dei partiti politici anche l'assemblea elettiva, anzi l'assemblea elettiva va rivalorizzata.
E' anche per questo che nel dibattito abbiamo voluto evitare che la Consulta esprimesse pareri sui comportamenti dell'assemblea legislativa abbiamo invece ritenuto necessario che, in qualche misura, concorresse alla formazione del processo legislativo dando idee, sollecitando, arricchendo quest'aula di apporti. E' un passaggio molto importante, perché la crisi del sistema dei partiti è generalizzata.
Sono stato due giorni in Spagna per ragioni di lavoro. Sui giornali italiani ho letto che la Spagna ci sta superando. In Spagna, invece, c'è la crisi dei partiti, la corruzione, ecc.: praticamente le stesse cose che diciamo qui; quindi i fenomeni che cavalcano la protesta, e così via. Tutto il mondo è paese,' quindi dobbiamo in qualche modo sostenere il sistema democratico che ci siamo dati e che si è configurato con un ruolo forte delle assemblee elettive e del Parlamento, il quale non toglie nulla al ruolo che devono avere i governi; ruolo che deve essere adeguato, efficace capace di portare a termine dei processi complessi.
Noi rischiamo di settorializzare i problemi: oggi parlano gli specialisti dei giovani, domani gli specialisti dell'urbanistica, poi quelli dell'ambiente. Il problema dei giovani, invece, è concatenato a tutti i comportamenti: alla politica sportiva, del turismo, alla configurazione delle città, al rapporto col territorio, al problema della formazione, alla cultura, al rapporto e alle modalità del rapporto con l'ambiente.
Il problema dei giovani è un problema trasversale, fattoriale. Se noi lo incapsuliamo settorialmente corriamo dei rischi. Alla Consulta abbiamo anche cambiato nome, proprio perché non fosse il ghetto dei giovani, dove in un rituale davamo loro uno spazio per dire qualcosa e poi tutto si esauriva li.
La consulta dovrebbe essere qualcosa che è per i giovani e che quindi deve in qualche modo ricadere in tutte le articolazioni settoriali in cui si organizza, perché abbiamo deciso di organizzare in questo modo il funzionamento della Regione. Dovrebbe quindi essere una cosa non di specialisti, non un'area di riservato dominio mia, di Leo, di Peano o di un altro.
Forse è giusto che la proposta l'abbia fatta l'Ufficio di Presidenza dandole così uno spettro ampio e facendole assumere un carattere generale se l'avessi firmata io. Leo o un altro, c'era il rischio che fosse un po' targata. E' chiaro che ci sono alcuni che hanno più vocazione e propensione a questi problemi rispetto ad altri, ma questo tipo di presentazione mi sembra positivo.
Devo anche dire che ho colto appieno il valore della proposta di strutturare, attraverso un meccanismo legislativo, venuta dai compagni del PDS. Ritengo che questa proposta non debba cristallizzarsi rapidamente, ma debba essere un processo da sviluppare e portare avanti; la politica giovanile deve essere un processo e non un'occasione di rappresentanza più o meno efficace. Per questo molte delle proposte dei compagni del PDS mi sembrano interessanti.
Ritengo che questo lavoro sia importante se lo viviamo come un qualcosa che nel corso del suo sviluppo avrà bisogno di arricchimenti, magari di adeguamenti, e non per il semplice fatto che oggi abbiamo approvato questa deliberazione e quindi vogliamo difenderla perché ne siamo i proponenti e coloro che l'hanno creata: se avremo questo spirito e questa capacità di rapportarci con altri, che hanno fatto un altro tipo di proposta, avremo fatto davvero un lavoro importante.
E' chiaro che corriamo un rischio, perché poi potrà sorgere il bisogno di una Consulta per gli anziani, per gli handicappati, ecc., cioè rischiamo di creare della settorializzazione anche nell'importante meccanismo della rappresentanza delle Consulte.
Spero che questa rincorsa non ci sia, perché avrebbe il significato di non cogliere lo spirito col quale abbiamo lavorato per questo tipo di Consulta.
Concludo dicendo al Presidente che, poiché la proposta è dell'Ufficio di Presidenza, non si corre il rischio che sia targata da me o da altri: non vorremmo però correre il rischio di essere solo in tre o quattro ad avere amore per questa iniziativa, e ci auguriamo che la sensibilità delle politiche che si sviluppano nelle diverse Commissioni, le politiche assessorili, le politiche di produzione legislativa, tenga conto di questa presenza.
Puntare sui giovani oggi è un investimento strategico per il Piemonte non solo in quanto condizione sociale e culturale specifica, ma anche sotto l'aspetto economico. Ritengo che il tipo di lavoro che pensiamo di apportare con l'approvazione di questa deliberazione vada in direzione di questo capitale. Non facciamo però diventare questa Consulta la vacca sacra: vediamola nel suo funzionamento e cerchiamo di capire, in corso d'opera, come si può ulteriormente arricchire questo importante strumento.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Tapparo, anche per il riferimento che ha fatto all'Ufficio di Presidenza.
La parola al Consigliere Fiumara.



FIUMARA Francesco

Ho ascoltato con molto interesse gli interventi di tutti i colleghi, ma devo confessare che sono stato conquistato dall'intervento del collega Marchini. E' stato un intervento molto interessante, perché penso che, pur essendo tutti d'accordo sulla necessità di costituire questo tipo di Consulte, bisogna guardarle sotto molti punti di vista.
Quindi, a scanso di equivoci, annuncio Il mio voto favorevole all'istituzione della Consulta giovanile, ma vorrei fare alcune considerazioni sotto un'altra ottica.
Il collega Tapparo ricordava il ruolo debole e in fase di grave crisi dei sistemi assembleari. A stento riescono ad andare avanti i sistemi assembleari dei Comuni, delle Province e delle Regioni, noi stessi siamo testimoni di questa grave crisi che investe il sistema assembleare. Noi invece, lo riproponiamo per una consulta nella quale, stando a quanto è scritto, dovrebbero essere presenti i rappresentanti di tutti i Comuni del Piemonte.
Credo che di questa consulta dovrebbero far parte i rappresentanti degli industriali e dell'Università, non quelli che ne facciano richiesta ma dovremmo avere l'assenso preventivo. La presenza di queste rappresentanze dovrebbe figurare già nel testo della deliberazione che andiamo ad approvare, perché una consulta di soli giovani, senza questi interlocutori, diventerebbe un'esercitazione tra di loro. Sarebbe opportuno che la presenza dei rappresentanti di queste associazioni e dell'Università ci sia già nel testo e non se ne fanno richiesta.
Tra queste rappresentanze manca quella del mondo dello sport; penso che un rappresentante del mondo dello sport possa ben figurare in questa consulta. Sappiamo l'importanza dello sport, sappiamo quanti giovani lo praticano, quindi credo che la presenza di un rappresentante potrebbe essere opportuna.
Non dobbiamo abituare i giovani alla cultura politica, in quanto questo appartiene al passato, quando volevamo appiccicare l'ideologia a tutti.
Dobbiamo educare i giovani più ad una cultura sociale, non politica e non ideologica. Penso che facendo molte consulte (la consulta antifascista, la consulta delle donne, ecc, ecc.) finiamo per creare delle strutture di burocrati e diamo risposte vecchie a problemi nuovi.
Pasolini nel 1968 esortava i giovani ad occupare i Partiti; non l'hanno fatto ed è stato molto grave. Sappiamo cos'è il disagio giovanile, sappiamo quali siano le cause, non dobbiamo irreggimentare i giovani con delle leggi, ma dobbiamo fornire loro occasioni di lavoro, dobbiamo offrire una scuola seria e offrire spazi di divertimento liberi ed adeguati ai tempi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Leo.



LEO Giampiero

Il dibattito è quasi diventato, e della qual cosa mi compiaccio, un dibattito sul mondo giovanile. Non riprenderò un tema a così ampio respiro anche semi piacerebbe moltissimo, ma devo dire che in Commissione i colleghi Bortolin, Cucco, Tapparo, Peano ed altri hanno lavorato intensamente e anche il Consigliere Foco, tra l'altro uno dei proponenti, e il relatore Consigliere Montabone.
Una prima segnalazione positiva che vorrei fare a quest'aula, è che la Commissione ha lavorato con impegno; ha ragione la Consigliera Bortolin quando dice che la Commissione si è impegnata seriamente su questa cosa.
Quindi, una prima segnalazione, che magari il clima di quest'aula talvolta non consente di cogliere, è che la Commissione ha molto lavorato.
Abbiamo trovato la soluzione a tutto? Sicuramente no, ci sono tantissimi interrogativi, ma non pensiate che coloro che vi hanno lavorato e le stesse associazioni giovanili consultate, non se li siano posti. Molte delle considerazioni fatte sono state prese a tesoro dalla Commissione per determinare degli impegni.
Giustamente la Consigliera Bortolin ha parlato di accordo serio, che dovrà determinarsi. Voglio dire in positivo che cosa significa, e voglio dirlo con grande convinzione: questa approvazione della Consulta giovanile significa aprire un capitolo di attenzione nella Regione Piemonte. Non dimentichiamolo; ricordo, quando presentammo il programma dei vari Partiti e della Giunta, che l'allora capolista dell'allora PCI, la Consigliera Mercedes Bresso, mi disse che aveva constatato tra le novità positive anche questa proposta.
Il dibattito probabilmente risente anche del fatto legittimo e comprensibile che molti colleghi non abbiano potuto vivere esperienze che informano su questo. La Presidente del Consiglio, Carla Spagnuolo, la cui attenzione a questo dibattito non è casuale ed è estremamente meritoria, ha vissuto con me l'esperienza di una Consulta efficace, quella del Comune di Torino, che in corso d'opera ha dimostrato di sapere affrontare e di non vivere tutte queste problematiche e questi limiti.
Nel contempo a volte ci si domanda se le istituzioni sappiano anticipare, sappiano posticipare e sappiano cogliere le istanze della cosiddetta società civile. Non sono certo uno che vede una società civile utopica e perfetta fuori ed una società politica retriva e conservatrice dentro, anzi credo che difficoltà e problemi ci siano dovunque e che insieme bisogna collaborare. Ma questo è già stato detto in altri interventi, non posso non rilevarlo; con ciò dò anche una risposta alla garbatissima e pertinente osservazione del Capogruppo del PDS, Consigliere Monticelli.
Vorrei ricordare che il giorno dopo delle elezioni i Consiglieri ricevettero da tutti i gruppi una sollecitazione forte, di tutte le associazioni, non di quelle dei Partiti, ma di quelle giovanili, perch questo passo fosse fatto. Questo lo dico non per convincere qualcuno perché non per questo alcuni colleghi devono essere convinti; ho ascoltato il Consigliere Marchini, il quale è un Consigliere che viene poco da esperienze interne di Partito e molto da esperienze di movimento, quindi non credo di avere delle remore verso certe osservazioni. Qualcosa per vorrà significare, non si può dire che non si vuole partecipare, dialogare interloquire e, quando vengono chiesti dei segnali, dare una risposta negativa. Certo questa risposta è parziale, ne siamo assolutamente consapevoli. Abbiamo stabilito in Commissione - e i Consiglieri Bortolin e Cucco possono esserne testimoni - che non fra 30 anni, ma a gennaio inizieremo l'esame dei disegni di legge sulle politiche giovanili.
Mi permetto di dire che questa Commissione finora gli impegni li ha mantenuti; avevamo preso l'impegno di concludere il diritto allo studio entro l'anno e la Commissione lo ha concluso; avevamo preso l'impegno di approvare la Consulta entro l'anno e lo stiamo facendo. Mi pare che siano elementi di serietà che lascio alla Presidenza del Consiglio, che bene ha fatto - ha ragione Tapparo - a lanciare con questa attenzione la proposta.
Sono molto grato per l'attenzione e per il fatto che da lì sia partita entro gennaio faremo questo lavoro.
Vorrei inoltre far rilevare che nelle prese di posizione ufficiali della Commissione; anche nella lettera che come Presidente ho scritto su invito dei Consiglieri, è stata evidenziata la necessità che questa Consulta venga dotata di personale adeguato, che sia operativa, che si vada ad un Dipartimento e che la legge venga approvata.
Una risposta, anche in senso di rispetto, la devo al Consigliere Monticelli; ha ragione nel dire che forse sono stato un po' imprudente nell'esprimermi, ma ciò derivava solo dall'entusiasmo per il fatto che tutte le realtà giovanili chiedessero questo. Anche se il giornale ha tradotto in "sarà fatta" lamia dichiarazione di "dovremmo fare, credo sarebbe giusto fare", credo che questa aspirazione "progressista" e partecipativa di stimolo a lavorare in questa direzione non debba dispiacere a forze di sinistra.
Un'ultima considerazione. Esiste questa necessità e in questo senso si sta lavorando a livello nazionale. Vorrei far rilevare che alcune considerazioni non nascono nel vuoto, ma nascono da una riflessione che ha visto la Città di Torino e varie realtà della Regione Piemonte in diverse stagioni politiche avere per prime e con grande passione degli approcci a questi problemi. La nostra Regione non è stata un fanalino di coda e non vogliamo che lo sia, ha ragione il Consigliere Bortolin quando dice che possiamo essere una guida in Italia e crediamo che ci siano le condizioni anche del mondo giovanile per realizzare questo.
Certo, i rischi vi sono sempre e dovunque. Voglio citare una fisse che non è mia: "Il meglio è nemico del bene". Se uno pensasse a tutte le controindicazioni che ci sono nel fare una certa cosa, probabilmente non so quale dei 60 Consiglieri sarebbe qui a fare il Consigliere regionale perché, ripeto, problemi ce ne sono sempre e dovunque.
Frenare, aver timore, aver le preoccupazioni è giusto e saggio lasciarsi da queste condizionare porta alla vera conservazione e all'immobilismo.
Concludo dichiarando il voto favorevole a questa deliberazione; mi riconosco completamente nella relazione estremamente positiva ed esplicativa del Consigliere Montabone, così come mi riconosco in molti altri interventi. Dipenderà anche dalla serietà e dall'attenzione dei colleghi Assessori a lasciarsi interloquire da questa forma, che non vuole essere né pletorica né vacua.
Mi auguro che l'impegno di questo Consiglio e della Consulta sia pari all'impegno di serietà e di attenzione assunto dalla Commissione, nelle sue varie componenti - e bene ha fatto l'Ufficio di Presidenza a prevedere momenti di colloquio e di dialogo - in maniera non pregiudiziale e non ideologica, entrando nel merito. E questo è un buon auspicio.



PRESIDENTE

Il dibattito è concluso.
Passiamo pertanto all'esame al dispositivo della deliberazione al quale sono stati presentati i seguenti emendamenti: 1) dai Consiglieri Bortolin, Monticelli e Bosio: all'art. 3, lett, a) dopo le parole "Consiglio regionale", sostituire le parole "o suo delegato che la presiede" con le parole "che la presiede o un Vicepresidente delegato".
La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Si ritiene di accettarlo, perché era già nello spirito dell'Ufficio di Presidenza e della Commissione indicare quale Presidente della Consulta giovanile un Vicepresidente. E' solo stato chiarito meglio.



PRESIDENTE

Se non vi sono altri interventi, pongo in votazione tale emendamento accolto dalla Commissione e dal relatore.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 30 voti favorevoli e 1 astensione (1 Consigliere non partecipa alla votazione).
2) presentato dal Consigliere Chiezzi: al punto f) dopo le parole "dell'industria" aggiunge-re le parole "della cooperazione".
La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Si ritiene di non accettare questo emendamento, perché la cooperazione se ha i requisiti specifici di cooperazione giovanile, chiaramente indicata negli statuti stessi, può rientrare nell'art. 4 e quindi nell'Albo delle Associazioni con indirizzo giovanile. Questa fattispecie è dunque contemplata automaticamente, senza necessità di specificarlo nell'art. 3.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento, non accolto per le ragioni illustrate, che peraltro mi sembrava fossero già a conoscenza del Consigliere presentatore.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E respinto con 3 voti favorevoli, 16 contrari e 9 astensioni.
3) presentato dai Consiglieri Montabone, Tapparo e Bortolin: aggiungere al punto a) dell'art. 4 "o in territorio esterno purch composta, da giovani di origine piemontese".
La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

E una proposta di emendamento che viene all'ultimo momento anche in relazione alle esperienze dame fatte nei giorni scorsi, in particolare in Argentina, dove la cultura, la tradizione e la realtà piemontese si stanno estinguendo. Proprio per evitare che ciò accada, alcune Associazioni piemontesi stanno creando dei movimenti giovanili per far sì che queste esperienze vengano trasmesse nel tempo.
Con questa aggiunta al punto a) dell'art. 4 non si esclude la possibilità, per le eventuali Associazioni di origini piemontesi esterne alla Regione, di poter partecipare alla Consulta con una rappresentanza.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 23 voti favorevoli e 5 astensioni (1 Consigliere non partecipa alla votazione).
Ha chiesto la parola per dichiarazione di voto il Consigliere Chiezzi.
Ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghe e colleghi Consiglieri, accolgo con soddisfazione la nascita della Consulta giovanile, ma il voto che esprimo sulla delibera - penso anche a nome del collega Maggiorotti - è di astensione. Astensione dovuta a perplessità espresse in molti interventi di altri colleghi, che si sono conclusi però con un voto favorevole. Le perplessità sono state molte, al punto che avrei ipotizzato, per alcuni colleghi, un voto negativo; il voto è stato positivo: cose che succedono.
Le perplessità rimangono, ad esempio, sulla eccessiva istituzionalizzazione, sul fatto che si introduce all'interno della Consulta la presenza di Consiglieri di maggioranza e minoranza: tutti elementi negativi, oltre all'incredibile emarginazione del settore della cooperazione.
Se c'è un settore nel quale la presenza giovanile è altissima è proprio quello della cooperazione. I giovani sono presenti in altissimo numero sia che essi si interessino di problemi tipicamente giovanili, del disagio o della cultura, sia che essi si occupino di problemi che g giovani affrontano come approccio alla vita produttiva.
Il rappresentare in modo specifico un settore che all'interno delle regole economiche, si pone in modo diverso dalle società per azioni, lo ritengo un errore. Il mondo della cooperazione è un mondo a forte presenza giovanile. A mio parere è meglio prevedere una rappresentanza nella Consulta E' un mondo che comprende molti giovani che si affacciano al lavoro, che vedono nello strumento della cooperativa la possibilità di poter esprimere le proprie capacità, in modo diverso rispetto ad altri tipi di società. Lo strumento della cooperazione è utilizzato spesso nelle attività legate ai problemi del disagio giovanile o delle attività culturali.
Mi pare un'incredibile omissione: per questi motivi ritengo coerente esprimere voto un voto di astensione.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola per dichiarazione di voto pongo in votazione la deliberazione n. 250, il cui testo modificato verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 28 voti favorevoli e 2 astensioni.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17,30)



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