Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.116 del 17/12/91 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE


Argomento: Lavoro - Movimenti migratori: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 377 del Consigliere Tapparo interpellanza n. 639 dei Consiglieri Monticelli Dameri e Calligaro e interrogazione n. 842 dei Consiglieri Segre, Leo, Miglio e Staglianò inerenti l'attuazione della LR n. 31/90 "Interventi regionali per la cooperazione, la pace e lo sviluppo"


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Iniziamo con il punto 2) all'o.d.g., che reca "Interrogazioni ed interpellanze". Esaminiamo congiuntamente le interrogazioni n. 337 e n. 842 e l'interpellanza n. 639.
La parola all'Assessore Cerchio.
CERCHIO, Assessore alla cooperazione In riferimento alle interrogazioni di cui all'oggetto, devo rilevare che è certamente vero che i tempi di attuazione della LR n. 31/90 in tema di cooperazione internazionale sono obiettivamente slittati rispetto alle previsioni di legge, ma è altrettanto certo che se i documenti di programmazione appaiono fondamentali per l'attuazione della legge occorre osservare che perla loro elaborazione è necessario avviare iniziative volte a raccogliere elementi utili per sottoporre all'esame del Consiglio regionale proposte che siano coerenti con le concrete aspettative della comunità regionale e coordinate con le politiche delle conferenze interregionali.
Devo anche dire che da alcuni mesi il Presidente della Giunta regionale ha affidato al sottoscritto, in quanto Assessore anche alla emigrazione ed immigrazione ed Assessore alla cooperazione, il compito di seguire questo argomento. Quindi in questi mesi ho attivato una serie di percorsi di attenzione su questo argomento che si riferisce, come ho detto, alla cooperazione internazionale; l'argomento assume certamente un significato particolare in questa stagione di grandi problematiche, estese pressoché in tutte le latitudini del mondo, che si stanno evidenziando con conseguenti problemi di ordine sociale, di identità e di nuovi processi di immigrazioni bibliche. In concreto la Giunta regionale si è mossa in questi mesi in tre direzioni: la individuazione della struttura regionale di cui all'art. 8 della legge e la attribuzione delle subdeleghe agli Assessori interessati alla materia: la seconda strada su cui la Giunta si è indirizzata è l'avvio delle procedure per la nomina della Commissione tecnica di cui all'art. 7 della citata LR n. 31/90: la terza strada è la partecipazione ai costituendi organi interregionali competenti in materia di cooperazione internazionale.
Dal punto di vista operativo la situazione appare, soprattutto in queste ultime settimane, in rapida evoluzione. L'ufficio competente è stato individuato nell'ambito del Servizio attività di gestione operativa della Segreteria della Giunta regionale. Al fine di garantire una maggiore operatività in una materia "nuova" nella struttura degli uffici regionali le incombenze di pertinenza dell'esecutivo regionale sono state, come dicevo prima, assegnate all'Assessore che parla.
Per dotare l'ufficio competente di personale necessario alla gestione delle attività previste dalla citata legge si è avviata all'interno dell'amministrazione una ricerca che ha portato nelle scorse settimane ad individuare ed a trasferire un funzionario alla struttura che si è costituita con specifica esperienza in materia.
La nomina della Commissione di cui all'art. 7 della legge non è stata ancora deliberata in quanto alcuni enti ed alcune associazioni, ancorch sollecitate ripetutamente, non hanno provveduto a designare i rappresentanti rispettivi. A seguito della attività peraltro svolta dal gruppo di lavoro interregionale, che nei mesi scorsi ha iniziato una certa attività coordinata fra le varie regioni in tema di politica di cooperazione internazionale nei confronti dei paesi invia di sviluppo gruppo al quale hanno partecipato anche alcuni funzionari della Regione Piemonte - la conferenza dei Presidenti delle regioni ha approvato lo Statuto dell'Osservatorio interregionale sulla cooperazione allo sviluppo nella seduta del 18 aprile '91.
Si ricorda che con deliberazione n.137-4714 del 26 marzo '91, il Consiglio regionale affrontò per la prima volta questo problema come conseguenza della legge appena approvata al termine della passata legislatura, appunto la citata LR n. 31/90, e aveva approvato l'adesione della Regione Piemonte all'Osservatorio interregionale. Successivamente la Giunta regionale ha designato un funzionario regionale, così come è stato fatto da altre 12 regioni - mancano ancora le designazioni di alcune regioni - quale rappresentante dell'ente regione in seno all'assemblea che dovrà procedere alla elezione dei propri organi. Nei prossimi mesi fattività che l'esecutivo regionale intende svolgere seguirà questi percorsi: sollecitare ulteriormente gli enti e le associazioni ritardatarie a designare i rispettivi rappresentanti: nominare quindi la Commissione tecnica di cui all'art. 7 della legge, ma è un sollecito che facciamo essendo competenza non più dell'esecutivo; avviare consultazioni con i rappresentanti nominati nella Commissione al fine di un loro attivo coinvolgimento nella elaborazione della proposta di direttive di carattere generale; sottoporre la proposta al Consiglio regionale, così come chiede la legge; definire le compe-tenze degli Assessori coinvolti al fine di favorire un reale coordinamento delle politiche regionali in materia di cooperazione internazionale, essendo una materia che in termini orizzontali tocca evidentemente qualche competenza non specifica dell'Assessore che parla (che peraltro parla per delega del Presidente della Giunta regionale); elaborare ed approvare quindi il programma annuale di iniziative previste per l'attuazione della legge; partecipare alle attività di avvio dell'Osservatorio interregionale; erogare gli impegni di spesa assunti con le deliberazioni della Giunta regionale dello scorso anno approvati dal Consiglio regionale.
Si sono definiti in questi giorni, anche alla luce di una informale riunione - che in attesa che la Commissione sia completa abbiamo illustrato nelle scorse settimane - ma necessaria per non perdere le opportunità ed il coinvolgimento dei soggetti, gli impegni finanziari per dar corso, secondo quanto la legge regionale richiede, alla istituzione dell'archivio regionale di documentazione previsto dall'art. 9 della LR n. 31/90. Proprio in attesa che la Commissione prevista dalla legge sia formalmente costituita, la Giunta regionale in data 20 novembre '91 - come qualche collega sa, il Consigliere Segre è membro di questa Commissione ha convocato i componenti già designati per un esame delle linee generali di intervento con particolare riferimento alle necessità di costituire appunto quell'archivio regionale sulla cooperazione e l'educazione allo sviluppo.
L'archivio sarà attivato con il censimento delle organizzazioni pubbliche e private che operano nel settore. Contestualmente si avvieranno le procedure necessarie per rendere disponibili gli enti strumentali della Regione Piemonte a collaborare con gli operatori pubblici e privati che attuano progetti nei Paesi in via di sviluppo.
Posso quindi prevedere che nelle prime settimane del 1992 sia completata la designazione dell'organismo che comunque in termini informali si è già riunito proprio per non attendere la lentezza e in un certo qual senso la non eccessiva tempestiva responsabilità di alcune associazioni che in questo caso, non nominando i propri rappresentanti, rendono di fatto non completo l'organismo e quindi con impossibilità ad operare. Proprio in questo senso lo scorso novembre abbiamo ritenuto di riunire chi era già stato nominato per trarre le prime valutazioni e confrontare le determinazioni conseguenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.
MONTICELLI E' evidente che non si può che esprimere una profonda insoddisfazione per il contenuto della risposta dell'Assessore Cerchio.
Fra l'altro, c'è un problema che vorrei porre e che non tocca la Giunta ma l'organizzazione dei lavori del Consiglio. Questa nostra interpellanza è datata 2 luglio 1991: siamo ormai a fine anno e risulta dai documenti che la Giunta si è dichiarata disposta a rispondere già da parecchi mesi. Mi chiedo se non occorra fare una verifica su come funziona il meccanismo delle risposte alle interpellanze e interrogazioni in Consiglio.
Per questo chiederei l'attenzione del Presidente pro tempore della seduta, Montabone. La questione che pongo è la seguente. Mi rendo conto che per gli uffici e anche per gli Assessori è molto più comodo raggruppare le interrogazioni e le interpellanze a seconda degli Assessorati, cioè di quale è l'Assessore che risponde, perché così ci sono presentate normalmente le interrogazioni e le interpellanze. Però qui c'è un problema di un minimo di procedura e di formalità. Se c'è un certo elenco di risposte a un certo momento, in un certo ordine, di cui alcune si fanno e altre no, si gradirebbe che l'elenco successivo riportasse in cima quelle avanzate e non che fosse fatto continuamente un rimescolamento delle interpellanze raggruppate per Assessorato in modo tale che questa interpellanza, che da mesi è presente come disponibilità di risposta, da mesi non viene trattata in aula. Può sembrare una piccola cosa, ma credo che occorra un certo sforzo da parte di tutti per tenere conto anche delle precedenze, dei tempi che corrispondono poi anche a precedenze e urgenze di risposte.
Detto questo, vorrei dire che quanto ci ha detto l'Assessore Cerchio non tranquillizza molto sullo stato dell'arte per quello che riguarda l'impegno della Giunta regionale e la strumentazione della Giunta regionale nell'applicazione di questa legge.
E' vero, nelle procedure di nomina della Commissione tecnica si è toccato un punto di difficoltà non legato a lentezze, ritardi, omissione di intervento da parte della Giunta regionale, ma a una scarsa sensibilità di enti e organizzazioni che dovevano indicare i propri designati e che non l'hanno ancora fatto.
Pongo però un problema, Assessore: invece di procedere in questo modo informale, non sarebbe opportuno, anche in carenza di alcune designazioni insediare formalmente la Commissione tecnica nella composizione attualmente possibile? Credo che la maggioranza dei membri oggi sia stata nominata, sommando quelli nominati dal Consiglio ad alcune designazioni fatte da alcune organizzazioni. A questo punto, credo sia opportuno, giusto e corretto incominciare a nominare questa Commissione tecnica al punto in cui è: poi quando gli altri designeranno, si aggiungeranno, verranno aggiunti, la Commissione sarà integrata: ma incominciamo intanto ad avere un organo formalmente costituito. Questo, mi sembra opportuno da tutti i punti di vista, proprio per garantire la piena regolarità e la piena trasparenza nel funzionamento di questi meccanismi.
Seconda questione. L'Assessore ha accennato al fatto che la Giunta nelle settimane scorse, sentendo informalmente già i nominati nella Commissione tecnica, ha provveduto a impegnare i fondi stanziati in bilancio per quest'anno.
Anche qui pongo un problema formale, ma non solo formale. L'anno scorso la Giunta regionale, opportunamente, in carenza dei meccanismi previsti dalla legge, cioè la Commissione tecnica, il programma annuale di interventi ecc., aveva portato in Consiglio le delibere relative all'impegno di spesa previsto dalla legge per lo scorso anno, dicendo: "non essendoci ancora il programma approvato dal Consiglio, portiamo in Consiglio le delibere e le consideriamo nella loro globalità come programma annuale di attuazione". Mi sembrava formalmente un atteggiamento corretto.
Quest'anno la Giunta ha provveduto con una deliberazione di Giunta, in Consiglio non è venuto niente. Quindi, sono state assunte delle delibere ma sarebbe forse stato opportuno, anche quest'anno; seguire la procedura utilizzata lo scorso anno per un criterio di trasparenza, perché altrimenti la Giunta sente informalmente una Commissione tecnica non ancora istituita non porta in Consiglio alcunché, il ruolo del Consiglio previsto dalla legge (e che dovrebbe essere stato attivato già da alcuni mesi) non è mai esistito. Non siamo mai riusciti in Consiglio regionale a discutere sugli indirizzi e sul programmi che la Giunta dovrebbe adottare nell'applicare questa legge. Questa è una grave carenza nell'applicazione di questa legge.
Si potrebbero dire tantissime cose su questo argomento che riguardano anche l'impegno nazionale, i fondi a disposizione su base di stanziamenti nazionali: è una vicenda che è stata discussa anche nell'ambito della discussione sulla legge finanziaria dello Stato. Credo, però, che occorra da parte della Giunta regionale un qualcosa in più,una marcia in più - semi è consentito questo termine - sul piano politico per vedere cosa è possibile fare senza tanti soldi, anzi: senza soldi, diciamocelo francamente: Perché i fondi nazionali sono pochissimi, i fondi regionali su questa legge erano già pochi negli anni scorsi e non credo saranno tanti peri prossimi bilanci regionali. Però alcune cose sono fattibili.
L'Assessore ci ha detto che si pensa di attivare il Centro di documentazione e l'archivio previsto dalla legge: questo è un fatto positivo. MI sembra fondamentale avviare immediatamente fattività di censimento delle organizzazioni esistenti - anche questo è stato in qualche modo accennato dall'Assessore - e attivare immediatamente il censimento delle risorse regionali disponibili per partecipare ai progetti legati a questa attività. Dobbiamo, cioè, far svolgere alla Regione un ruolo politico di coordinamento, di sede di incontro e autocoordinamento tra le varie organizzazioni ed i vari enti che operano già In questo campo (pensiamo in particolare alle ONG, ma anche ad altri centri) e quindi dare una possibilità di intervento anche in carenza di fondi e - se mi è consentito - di quei programmi che ancora per un po' di tempo non avremo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Segre. Ne ha facoltà.
SEGRE Ringrazio l'Assessore per la risposta che ci aveva già fatto pervenire in forma scritta: effettivamente in questi ultimi due mesi c'è stata un'accelerazione dei lavori su questo argomento.
Il problema della cooperazione internazionale è senz'altro enorme anche per quanto riguarda il ruolo delle Regioni, peraltro ridimensionato dalle disponibilità finanziarie delle Regioni stesse. Infatti, come è nel caso del Piemonte, con uno stanziamento di 100 milioni per finanziare annualmente, almeno per i primi due anni di esistenza di questa legge, le attività sulla cooperazione internazionale, si riesce a fare abbastanza poco.
Ritengo sia stato comunque opportuno che l'Assessore abbia cominciato a convocare la Commissione Tecnica così com'era formata alla data del 20 novembre, quando sono stati convocati i rappresentanti del Consiglio regionale ed i rappresentanti delle organizzazioni che già avevano provveduto a fare le loro nomine. Credo che quello che ha sollecitato e solleciterà ancora a completare la Commissione sarà estremamente importante, soprattutto se metterà in chiaro che la Commissione non può, ai sensi della legge, partire senza aver completato tutte le nomine.
Diversamente, la solleciterei anch'io a vedere se ci sono i mezzi affinch la Commissione Tecnica parta ufficialmente anche senza qualche nomina.
Mi chiedo, senza aprire alcuna polemica perché manchino alcune nomine se è solo questione di dimenticanza, di ritardo o se ci sono difficoltà per qualche ente a partecipare alla Commissione Tecnica, così come è stata concepita. Ritengo anch'io che il tema della cooperazione internazionale e soprattutto della partecipazione delle Regioni debba essere, in futuro oggetto di dibattito consiliare e mi sembra sia previsto dalla legge regionale che la Giunta entro il mese di febbraio debba presentare il programma di spesa e di intervento per fanno successivo.
Mi sembra comunque che, data la poca disponibilità di spesa prevista per quest'anno, le cose fatte siano inevitabilmente le uniche che potevano essere fatte. Mi sembra allora che l'istituzione dell'archivio regionale non possa che essere una buona soluzione ed il fatto che un funzionario sia stato predisposto a tale attività fa ben sperare, anche se la Commissione Tecnica non è ancora completa e quindi non possono arrivare tutti quei suggerimenti che sarebbero necessari; ci sarà bisogno di una verifica tra qualche mese se tutto questo sarà partito e incomincerà a funzionare.
Per quanto riguarda poi la partecipazione al Centro Interregionale sulla Cooperazione, se non sbaglio la Regione Piemonte è stata definita la coordinatrice di questo progetto che ha sede presso la Regione Lazio.
Bisognerebbe dunque prendere spinta da questo fatto perché il Centro Interregionale diventi effettivamente qualcosa di operativo anche regionalmente, cioè anche presso la nostra regione, e non sia una cosa accentrata della quale (avendo sede nella regione Lazio) le regioni più decentrate non possano usufruire.
Per concludere, quello che richiedo è che dall'anno prossimo si possa calendarizzare una discussione in Consiglio, in occasione della presentazione del programma di finanziamento e di attività della Commissione Tecnica e della legge 31 /90, affinché si possa fare un dibattito sulla cooperazione internazionale e sulla funzione delle Regioni in questo ambito.



PRESIDENTE

Resta inteso che al Consigliere Tapparo, assente questa mattina, verrà mandata la risposta scritta. Ritengo che il Consigliere Monticelli abbia comunque ragione rispetto all'appunto che ha fatto e mi farò carico di rivolgere al Presidente la questione e magari riprendere la discussione nella riunione dei Capigruppo.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza n. 416 del Consigliere Maggiorotti e interrogazione n. 629 del Consigliere Porcellana, inerenti la situazione occupazionale alla WEBER di Asti


PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza del Consigliere Maggiorotti e all'interrogazione del Consigliere Porcellana entrambe inerenti la WEBER di Asti.
La parola all'Assessore Cerchio.
CERCHIO, Assessore ai lavoro Anche in questo caso rispondo a due interrogazioni dei colleghi che vedono la Giunta disponibile già da alcune settimane; i turni ed il salto fatto in alcune sedute del Consiglio regionale relativamente alle interrogazioni pongono però una risposta che era già pronta a fine ottobre.
A volte le risposte, almeno sul versante occupazionale, possono essere occasione, non di miglioramenti, ma di aggravamenti. In alcuni casi per possono diventare momenti parzialmente positivi; così com'è parzialmente positiva la situazione della WEBER di Asti.
Sappiamo che la crisi dell'azienda, stabilimento del gruppo Marelli, è stata in questi lunghi mesi ripetutamente affrontata, sia in sede governativa sia regionale, al fine di ricercare una soluzione positiva solo in parte raggiunta.
Le ragioni della crisi che ha reso drammatica, nella primavera scorsa la tensione sociale conseguente ad una situazione produttiva ed occupazionale precedentemente già pesante, risiedeva essenzialmente nella opzione della WEBER di dismettere la produzione di carburatori nello stabilimento astigiano in quanto è In corso di espansione l'adozione dell'alimentazione elettronica dei motori.
Constatata la irreversibilità di tale scelta la Regione Piemonte insieme alle forze sociali, politiche e sindacali nonché alle amministrazioni provinciali e comunali di Asti si è battuta per ottenere un investimento alternativo.
L'obiettivo è stato raggiunto e nel mese di ottobre sono decollate produzioni inerenti alla fanaleria che rientrano nelle committenze per la Fiat. Purtroppo, come dicevo, se questo è in parte una possibilità di continuità produttiva e di parziale soluzione, non risolve completamente il problema occupazionale dei lavoratori della WEBER insistenti sullo stabilimento e questa attività sostitutiva ha quindi due limiti di un certo rilievo: 1)non riguarda la totalità dei lavoratori; una ragionevole ipotesi pu far ritenere attendibile un riassorbimento a regime di circa 200 lavoratori 2) le lavorazioni introdotte che si sono avviate di fatto nel mese di ottobre, in quanto si era protratta nel tempo la produzione, di carburatori, sono tecnologicamente più povere ed utilizzano solo parzialmente la professionalità dei lavoratori.
Purtroppo questa caratteristica di "lavorazione povera" è molto diffusa nella componentistica astigiana, che risulta più fragile ed esposta a rilocalizzarsi fuori della nostra Regione, in altre zone di insediamento.
Cenni di difficoltà infatti continuano a manifestarsi in diverse aziende e la Regione Piemonte segue con estrema attenzione l'evolversi della situazione, sapendo che non esiste una soluzione alternativa facile e che alla Regione non competono grandi compiti e titolarità in tema di politiche industriali.
Ciò non deve però costituire alibi per non intervenire, tanto che ci che è stato finora raggiunto nella fattispecie della situazione della WEBER di Asti con un parziale investimento alternativo è la conseguenza di un congiunto sforzo che Regione, parti sociali, sindacali, istituzioni locali hanno realizzato in questi intensi mesi con il decollo di produzioni di fanaleria che rientrano nella committenza Fiat.
La WEBER e tutta l'area astigiana è continuamente seguita da questo Assessorato e mi permetterò anche di dare ai colleghi interroganti, al collega Porcellana presente e al collega Maggiorotti che non è presente, al quale lascerò copia scritta della risposta, ulteriori eventuali aggiornamenti che dopo questo primo mese e mezzo di avvio potranno realizzarsi attraverso un confronto che l'Assessorato verificherà sia per il consolidamento almeno di questo obiettivo di riassorbimento dei 200 lavoratori, sia per il maturane di eventuali ulteriori elementi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Porcellana.



PRESIDENTE

PORCELLANA



PRESIDENTE

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ringrazio l'Assessore Cerchio per la risposta data sull'interrogazione presentata nei mesi scorsi su l'argomento triste e difficile della WEBER; triste difficile perché va a seguito dei fatti altrettanto tris della Riccadonna, dell'Avir, della Way Assauto della Morando. Avevamo un'azienda che lavorava molto e bene che era la WEBER; nel giro di poche ore da 750 dipendenti la Fiat Magneti Marelli decide di chiudere o di ridimensionare l'azienda ceduta poi alla Carello e oggi lavorano alla WEBE soltanto 120/122 persone, gli altri sono in attesa di una soluzione.
Riconosco che l'Assessore Cerchio ha fatto grandi cose, una miriade di incontri In terra astigiana e presso il suo Assessorato con le Organizzazioni Sindacali, con l'amministrazione comunale provinciale di Asti. Siamo in presenza di una situazione drammatica perché mentre si chiude Asti, si va a potenziare, raddoppiandone la produzione, lo stabilimento di Bari e si va a realizzare u nuovo stabilimento a Berlino con 2200 dipender dove si produrranno carburatori e si decide i chiudere le aziende o di ridimensionarle all'ennesima potenza, al minimo possibile perché possano continuare a lavorare.
Cosa deve fare questa gente che prima "mamma Fiat" ha portato a Torino e nel circondario di Piemonte, nelle nostre piccole realtà? Sono venute persone dalla lontana Sicilia, dalla Puglia e dal Calabria, adesso questa gente è alla ricerca un'occupazione con mutui da pagare e famiglie a sostenere, pertanto vivono in situazioni drammatiche sia loro che Moro figli.
Ringrazio per l'attenzione e per le promesse che l'Assessore Cerchio ha voluto indicare non solo al collega Maggiorotti e a me, ma anche a tutto il Consiglio perché la sua attenzione, sua sensibilità per il domani è grande come stata per il passato. Una cosa è certa: oggi lavorano 120/122 persone a fronte delle 750 buste paga di qualche mese fa.
Concludo dicendo che questa attenzione posta per il domani e mi auguro che il Presidente Brizio e l'Assessore Cerchio capiscano che A: città e la sua periferia sono Fiat-dipendenti per lavoro dell'indotto Fiat e quindi la Fiat non può pretendere di spostare gli stabilimenti, che ieri l costruito In Piemonte, a Brno in Cecoslovacchia, Berlino, a Bari o a Melfi dimenticando che questa gente dal sud è venuta al nord per cercare un posto dignitoso di lavoro e nulla più.
E' un appello accorato che fa il Consigliere Porcellana, sicuramente come avrebbe fatto anche il collega Maggiorotti, all'Assessore Cerchio cl ringrazio ancora per la risposta data.



PRESIDENTE

Al Consigliere Maggiorotti verrà data risposta scritta.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione n. 646 presentata dal Consigliere Chiezzi inerente i licenziamenti alla Soc. Raina di Rivoli


PRESIDENTE

L'Assessore Cerchio risponde ancora all'interrogazione n. 646 del Consigliere Chiezzi.
CERCHIO, Assessore al lavoro Mentre do risposta al collega Chiezzi, ne approfitto per informare il collega Porcellana che in ordine alla richiamata vicenda Avir, abbiamo ottenuto nei giorni scorsi rincontro presso il Ministero; l'incontro si realizzerà giovedì a Roma e riguarderà l'Avir e le altre aziende insistenti sull'Astigiano. So che vi è anche un'interrogazione successiva del Consigliere Porcellana sempre su questo argomento, alla quale risponderò in seguito all'incontro di giovedì a Roma.
La Raina di Rivoli è, come sapete, un'azienda operante nel settore della telefonia, la cui produzione consiste in strisce per permutatori di centrali telefoniche in varie forme (che non sto a specificare). Il principale committente è (o lo era) la SIP per oltre il 90% o delle commesse ottenute dalla Raina.
Negli ultimi anni la SIP ha ridotto, per la verità in maniera drastica e drammatica, le commesse affidate alla Raina per ragioni dettate da innovazioni introdotte nelle dotazioni e strumentazioni telefoniche che hanno comportato una riduzione del volume delle commesse esterne e per la scelta di indirizzare alcune lavorazioni ad altre aziende.
L'azienda quindi, nel 1989, a causa della contrazione degli ordini della riduzione dei margini di redditività, della maggiore incidenza dei costi fissi rispetto a quelli della concorrenza e della stessa esigenza di riconvertire alcune lavorazioni sulle nuove tecnologie richieste dalla SIP aveva dovuto predisporre un piano di ristrutturazione che aveva evidenziato una consistente eccedenza occupazionale.
Nel mese di aprile 1989, l'azienda aveva avviato la procedura per il licenziamento collettivo di 30 dipendenti su un organico di 98. In quell'occasione l'Assessorato regionale al lavoro, su richiesta delle organizzazioni Sindacali, fu investito e coinvolto della questione.
L'intervento regionale consegui un accordo fra le parti, siglato presso la Regione il 15 maggio 1989, in base al quale l'azienda Raina si impegnava a ritirare i licenziamenti e ad inoltrare al competente ministero del Lavoro la richiesta di applicazione dell'art. 1 della legge 863, concernente i contratti di solidarietà per l'utilizzo di 40 lavoratori a tempo parziale calcolato in 17,5 ore medie settimanali. L'accordo, della durata di un anno, prevedeva verifiche periodiche, di norma trimestrali, per esaminare l'evoluzione della situazione aziendale.
Alla scadenza dei dodici mesi previsti dall'accordo, l'azienda evidenziava uri ulteriore riduzione delle commesse SIP in conseguenza dell'abbandono di vecchi dispositivi e l'imminente entrata in produzione di più moderni dispositivi di cui la Raina stava ottenendo l'omologazione dei processi produttivi da parte della SIP stessa, ma non ancora omologati.
In data 14 maggio 1990, presso la Regione veniva siglato un secondo accordo per l'applicazione di contratti di solidarietà per ulteriori dodici mesi che comportavano l'utilizzo di 50 dipendenti a tempo parziale calcolato in 10 ore medie settimanali.
Nel maggio 1991 (alcuni mesi fa), alla scadenza dei contratti di solidarietà, la Raina evidenziava ancora una situazione di difficoltà produttiva - chiedo scusa delle reiterate indicazioni, ma questo è il percorso difficile che abbiamo realizzato - e di conseguenza indicava nuove eccedenze occupazionali, peraltro ridottesi nel numero per una ventina di uscite verificatesi nel corso dell'applicazione degli accordi di cui in precedenza.
L'azienda dava quindi avvio alla procedura per la riduzione di personale, con decorrenza 1 luglio 1991, che conseguì momenti di alta tensione sindacale. Il 27 luglio l'azienda revocò i licenziamenti e chiuse la lavorazione per il naturale periodo di ferie estive. Alla ripresa autunnale, la situazione produttiva non manifestava apprezzabili miglioramenti né favorevoli prospettive e le parti sociali concordavano la messa in mobilità di 27 lavoratori, per la maggior parte donne, ai sensi della recente legge 223. L'istituto della mobilità, come si sa, comporta l'immissione in liste di mobilità e i lavoratori interessati percepiscono un'indennità di mobilità dell'entità pari all'erogazione della CIG per una durata di 12 mesi; la durata viene prolungata a 24 mesi se il lavoratore ha superato certi limiti di età (24 mesi se ha superato 140 anni, 36 mesi se ha superato 150 anni; in questi ultimi due casi l'indennità è ridotta all'80%).
La situazione produttiva in questo momento rimane quindi ancora molto critica, tanto che l'azienda ha fatto ricorso alla cassa integrazione ordinaria per le prime due settimane di ottobre e prevede di farvi ricorso nuovamente in questi ultimi giorni dell'anno.
Devo rilevare che la situazione rimarrà critica anche per il 1992 se non vi sarà un incremento significativo di commesse della SIP, che è di stragrande maggioranza (inizialmente al 90%) l'unica, vera, reale, grossa committenza della Raina. Ad oggi, l'occupazione totale dell'azienda assomma a 47 unità, di cui 2 dirigenti. 16 impiegati e 29 operai.
Sulla vicenda Raina, come ho detto seppur in schematico richiamo temporale, in questi due anni abbiamo realizzato un paio di accordi e alcune occasioni di ritiro di licenziamenti in una situazione drammatica che è quella indicata e che continuiamo a seguire ancora in questi giorni per le note vicende legate alla situazione rivolese.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi, ne ha facoltà.
CHIEZZI Dalla relazione svolta dall'Assessore si può dedurre come i problemi che nascono all'interno di questa azienda forse dipendono in modo inaccettabile da una carenza di direzione dell'azienda stessa e dai rapporti con l'attività della SIP in ordine alle sub-forniture.
Mi sembra che ci troviamo di fronte a una situazione, che procede attraverso successivi provvedimenti a sostegno dei posti di lavoro o comunque delle garanzie di reddito, ma che peggiora continuamente dal punto di vista delle reali prospettive di ripresa dell'attività produttiva dell'azienda.
Com'è possibile, Assessore, che l'azienda si trovasse in difficoltà perché produttrice - se ho capito bene- di prodotti dal punto di vista tecnologico obsoleti e non più utilizzabili dalla SIP già nel 1989? Dalla relazione dell'Assessore si viene a sapere che in quella data erano in corso delle procedure tecnologiche e un rinnovamento dei prodotti per renderli attuali sul mercato, di cui si attendeva una omologazione da parte della SIP. Da questo punto di vista, l'Assessore non ha prodotto alcun aggiornamento, perché concludendo il suo intervento non ha ripreso l'argomento.
Come mai si continua a essere in queste difficoltà? L'omologazione la SIP l'ha data? Intende darla? Non l'ha data perché ci sono delle carenze tecnologiche produttive? Penso sia questo il settore sul quale avere un'iniziativa maggiore innanzitutto di conoscenza, perché un'azienda che viene a trovarsi in un ritardo tecnologico e per la quale vengono intraprese misure di sostegno e di difesa dell'occupazione, penso abbia tutte le possibilità e il dovere di rimettersi sul mercato. Non c'è una carenza di direzione da questo punto di vista? L'Assessore ha contattato direttamente l'azienda? Ha sentito le organizzazioni sindacali, che hanno attuato una rivendicazione specifica in questo senso? Siamo in una situazione di cattiva gestione in cui alla fine a pagare saranno i lavoratori e gli operai, che mi sembra piano piano vengano licenziati.
Assessore, prenda di petto questa questione, verifichi cosa c'è dietro perché se ci sono delle insufficienze della SIP, la Regione Piemonte nel confronti di questo ente può avere voce in capitolo. La SIP non può pensare di manovrare le proprie commesse tra un sub-fornitore ed un altro, senza tenere conto dell'impatto sociale che questo comporta. Si chiedano alla SIP notizie precise sullo stato di avanzamento dei prodotti da parte della Raina e, se ci sono delle difficoltà, si inviti la dirigenza della Raina a porre rimedio in fretta. Ritengo che nel nostro sistema purtroppo si continua a verificare che gli ultimi che contano sono i lavoratori, quelli che si mandano a casa.
Questo fatto non è accettabile per il Gruppo di Rifondazione Comunista per il quale il problema dell'occupazione rimane uno degli obiettivi fondamentali che la società deve raggiungere. Il diritto al lavoro va garantito per tutti e va garantito per i lavoratori della Raina. Una maggiore attenzione ed una presa di posizione sulla capacità di dirigere questa azienda e sui rapporti tra la società Raina e la Sip devono essere la materia sulla quale intervenire con maggior forza di quanto non hanno fatto finora l'Assessore e la Giunta regionale.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazioni n. 901 dei Consideri Monticelli, Bortolin, Bresso, Coppo Dameri, Foco, Riba, Rivalta e n. 906 dei Consiglieri Segre, Staglian Miglio, Marino. Interpellanza n. 909 dei Consiglieri Cavallera, Zanoletti e Porcellana, interrogazione n. 912 del Consigliere Chiezzi inerenti la presenza di diossina nei pressi dell'ACNA di Cengio


PRESIDENTE

Passiamo all'esame delle interrogazioni n. 901, n. 906, n. 912, e dell'interpellanza n. 909. La parola all'Assessore Garino.
GARINO, Assessore all'ambiente Quali primi elementi di risposta alle interrogazioni relative a studi su presenza di diossine presso l'ACNA di Cengio, debbo dire che l'eventuale presenza di diossine, come di altre sostanze tossiche, nel sottosuolo dello stabilimento ACNA, è argomento già da tempo oggetto di attenzione da parte di questo Assessorato. Infatti, fin dai primi mesi del 1989 il prof.
Giorgio Ostacoli del Dipartimento di Chimica Analitica dell'Università di Torino, Coordinatore Scientifico del monitoraggio ambientale della Valle Bormida condotto dalla Regione Piemonte, faceva rilevare in una lettera del 7/2/89 come nei percolati provenienti dal sottosuolo dell'ACNA erano identificabili sostanze, che possono essere considerate precursori delle diossine.
Da allora, esclusala presenza di diossine nelle acque del Bormida, si è sempre controllata la presenza dei microinquinanti sui precursori con tecniche di estrazione paragonabili a quelle dell'Istituto Superiore di Sanità. I controlli di natura sistematica, che vengono di norma effettuati sulle acque del Bormida e dello scarico ACNA, sono di tre tipi: 1) dall'inizio di quest'anno, previo accordo con l'Istituto Superiore di Sanità, è stato posizionato allo scarico ACNA un campionatore automatico di proprietà del Laboratorio Chimico di Savona. A frequenza media di quattro volte al mese, in date e ore casuali e con tecniche abitualmente adottate per il controllo fiscale degli scarichi, vengono prelevati campioni che sono poi analizzati alternativamente dai laboratori di Cuneo e Savona 2) campagne sistematiche vengono effettuate lungo il fiume e alla stazione di monitoraggio di Gabutti, dove si alternano a cadenza almeno mensile i tre Laboratori di Sanità Pubblica di Alessandria. Asti e Cuneo, a cui si aggiungono i prelievi eseguiti a seguito di segnalazioni di situazioni particolari di inquinamento 3) sono state in più occasioni eseguite, ed altre seguiranno, campagne di controllo da noi sollecitate, finalizzate al rilevamento degli effetti delle fuoriuscite di percolati lungo l'alveo del Bormida costeggiante il sito ACNA.
Finora, tenuto conto che i precursori di diossine sono raggruppabili in tre classi di ordine decrescente di probabilità di formare diossine, non è mai stata riscontrata la presenza di precursori di prima classe, mentre sono state rilevate concentrazioni esigue e decrescenti, negli ultimi tre anni, dei precursori di seconda e terza classe.
La caratterizzazione del suolo e del sottosuolo del sito ACNA e delle zone circostanti è stato un argomento ampiamente discusso, soprattutto nell'ambito del Gruppo Tecnico Scientifico Permanente del Comitato di Coordinamento fra Stato e Regione Liguria e Piemonte per la predisposizione del Piano di risanamento della Valle Bormida, a cui la Regione Piemonte partecipava con ampia delegazione di funzionari ed esperti.
Su iniziativa del Gruppo Tecnico Scientifico, alla fine del 1989, venne dato incarico all'Istituto Superiore di Sanità di predisporre un programma di monitoraggio ambientale, articolato nelle componenti acqua, aria e suolo. La componente suolo di tale programma comprendeva due momenti: uno relativo allo studio del sito ACNA e l'altro all'ambiente esterno immediatamente circostante e prevedeva la caratterizzazione del suolo e del sottosuolo mediante la ricerca di diverse sostanze chimiche tra cui policloro - dibenzodiossine e policloro - dibenzoforani da attuarsi in collaborazione con i laboratori pubblici piemontesi e liguri e con un notevole impegno finanziario.
Nel mese di giugno 1990 il Gruppo veniva sciolto senza che si avessero notizie relative al finanziamento dell'iniziativa. Debbo dire a questo proposito che è assai opportuno che la Regione Piemonte invece chieda al Ministero della Sanità e dell'Ambiente la ricostituzione di questo Gruppo che ci permetterebbe di avere notizie certe e dirette attraverso nostri rappresentanti.
Nel frattempo, il Ministro dell'Ambiente, nella sua relazione sul risanamento dell'ACNA di Cengio tenuta il 29 gennaio 1990 (giorno prima della risoluzione parlamentare a cui più volte ci siamo richiamati), ai punti 1-2 della relazione, dove venivano illustrati gli esiti di alcune ricerche di diossine su matrici fluide e solide così concludeva: "Nei complesso, quindi, la valutazione degli esperti è tranquillizzante anche per i campioni nei quali tracce sono state riscontrate, anche se è quanto mai opportuna la continuazione delle indagini".
Fin qui la situazione.
Evidentemente il rapporto in questione dell'Istituto Superiore di Sanità contiene i primi elementi di valutazione relativi al proseguimento dei rilievi, così come erano stati voluti dal Ministero dell'Ambiente.
Nulla però sulle modalità esecutive e sugli esiti di tali studi era finora trapelato e nulla è mai stato comunicato alla Regione Piemonte.
Dal canto nostro, non appena saputo dell'esistenza di un rapporto preliminare relativo alla determinazione di diossine nel sito ACNA, ci siamo subito attivati per chiedere, con fax spediti il giorno 5/12, ai Ministri dell'Ambiente e della Sanità, nonché all'Istituto Superiore di Sanità, tutti i dati e le valutazioni disponibili sull'argomento. Mentre a tutt'oggi gli Enti interpellati, i Ministeri, non hanno fatto pervenire ufficialmente alla Regione le lord considerazioni, abbiamo potuto invece disporre dello studio del dott. Di Domenico dell'Istituto Superiore di Sanità, messoci a disposizione dal Presidente del Consiglio dopo il suo incontro con il Comitato di crisi della Valle Bormida del 9/12/1991.
Su questo documento ci ha fornito una prima valutazione il prof.
Giorgio Ostacoli del Dipartimento di Chimica analitica dell'Università di Torino, di cui darei lettura.
Dice il prof. Ostacoli: "Commento al rapporto intermedio sulle indagini relative all'inquinamento dei suolo presso l'ACNA di Cengio.
La relazione riguarda i risultati ottenuti su circa il 40% dei campioni previsti a completamento dell'indagine preliminare affidata all'Istituto Superiore di Sanità da parte dei Ministero per l'Ambiente.
I campioni sono suddivisi tra: priorità 01- prelevati all'esterno dello stabilimento ai di fuori del muro di contenimento idraulico priorità 02-03 - prelevati all'interno del territorio delimitato dai muro di contenimento.
I risultati sono espressi in ngTE/Kg considerando come riferimento (Valore 1) la 2, 3, 7, 8 Tetraclorodiossina ritenuto il congenere più tossico ed applicando la Tabella E.P.A, per i fattori di valutazione tossicologica degli altri congeneri. Si può osservare che la 2, 3, 7, 8 Tetraclorodiossina è risultata praticamente assente in tutte le analisi.
Come limiti di soglia si è fatto riferimento, a scopo descrittivo, ai limiti proposti per.
terreno coltivabile 10 ngTE/Kg terreno non coltivabile 50 ngTE/Kg terreno per uso industriale 250 ngTE/Kg.
Tali limiti si riferiscono ad uno strato superficiale del suolo per una profondità di 7 cm - limite per la definizione di rifiuto "tossico e nocivo" 1000 ngTE/Kg.
I risultati, seppure non ancora completi e soggetti alle limitazioni descritte dettagliatamente nel rapporto, forniscono tuttavia alcune interessanti informazioni: pur basandosi su risultati ottenuti da campioni prelevati a profondità maggiori di 7 cm., è stato possibile accertare che il grado di contaminazione dei terreno al di fuori del muro di contenimento risulta mediamente inferiore a quello considerato come limite di soglia per terreno coltivabile.
Ne risulta che può essere considerata improbabile una contaminazione significativa delle acque del fiume per trascinamento o tracimazione.
Questo risul-tato conferma i rilevamenti fatti nei corso delle campagne di analisi sulle acque del fiume.
I risultati delle analisi eseguite su campioni prelevati all'interno dei muro di contenimento hanno messo in evidenza che i valori più elevati di TE/Kg sono stati osservati nella zona dei lagoni di contenimento dei reflui. Tuttavia, nella relazione è messo bene in evidenza che questi risultati si riferiscono a campioni puntiformi e che essi non possono essere ragionevolmente estrapolati alla situazione esistente all'interno e nemmeno ad altre parti della stessa carota di terreno. Si può ancora osservare che il valore di 1700 ngTE/Kg (campione 12A) corrisponde ad uno strato compreso tra 0, 2 e 2,50 m, di profondità ed il valore di 2400 ngTE/Kg corrisponde ad uno strato tra 5,2 e 8,2 m, di profondità La, definizione delle effettive condizioni di inquinamento del sito ACNA all'interno del muro di contenimento e dei conseguenti programmi di risanamento richiede una ulteriore estensione delle indagine di tipo analitico.
Pare opportuno osservare che nell'indagine di priorità 01 (terreno esterno al muro di contenimento) le analisi sono state effettuate su tutti i campioni prelevati nella zona più prossima ai lagoni, oltre ad un campione prelevato nella zona nota come Basso Piave e corrispondente alla porzione di terreno sottoposto in passato a sequestro giudiziario. I risultati possono quindi essere interpretati come sostanzialmente confortanti per quanto riguarda la propagazione di inquinamento specifico verso l'esterno.
Si deve tuttavia tenere presente che proprio nella zona antistante i lagoni (campione 14A, 94 ngTE/kg) è stato rilevato l'unico valore significativo, sia pure su di un campione corrispondente ad uno strato di suolo di 70 cm, di profondità.
Nella relazione si mette bene in evidenza che l'indagine si riferisce a campioni prelevati nel periodo 1988-1989.
Si pone perciò con una certa evidenza la necessità di verificare in funzione del tempo l'assenza di trasporto di inquinante verso il fiume con un opportuno programma di indagini, il cui scopo consisterebbe anche nel verificare la tenuta del muro di contenimento rispetto ai vari tipi di inquinanti possibili".
Fin qui la lettera il commento del prof. Giorgio Ostacoli allo studio relativo.
Inoltre, su nostra esplicita richiesta, il giorno 13/12 ci veniva fornito via fax il testo di un comunicato-stampa emesso dallo stesso Istituto Superiore di Sanità il giorno 5/12 (che peraltro avevamo visto come corrispondenza ANSA) a seguito della divulgazione del proprio documento, di cui do lettura.
Dice l'Istituto Superiore di Sanità: "Con riferimento alle notizie apparse sulla, stampa relative alla presenza di diossina nel terreno dello stabilimento ACNA di Cengio, l'Istituto Superiore di Sanità precisa quanto segue.
IL 27 dicembre il Ministro dell'Ambiente ha affidato all'Istituto Superiore di Sanità l'incarico di effettuare accertamenti analitici per il rilevamento di diossine e furani in campioni ambientali prelevati presso l ACNA e nell'ambiente circostante. L'indagine è articolata in due fasi: la prima, dedicata prevalentemente all'acquisizione delle sostanze di riferimento e del materiale necessario all'espletamento delle analisi: la seconda, dedicata alle analisi ed all'elaborazione dei dati.
Nel luglio 1990, l'Istituto Superiore di Sanità ha trasmesso al Ministero dell'Ambiente un primo rapporto intermedio, corrispondente alla prima fase dell'indagine. Il rapporto sviluppa la descrizione dei metodi di campionamento e rilevazione e presenta primi risultati, che 'devono essere considerati comunque provvisori e puramente indicativi ' e 'rinvia al completamento delle indagini la valutazione approfondita dei dati dopo l'integrazione con quelli che verranno acquisiti '.
In ogni caso, per l'ambiente del fiume Bormida, il rapporto sostiene che il livello di tossicità equivalente medio di diossina e furani sia ben al di sotto del limite massimo tollerabile per terreno non coltivabile l'analisi dei dati dimostra inoltre che tale valore medio è anche inferiore ai ben più severo limite massimo tollerabile per il terreno agricolo .Sulla base delle indicazioni preliminari ottenute, il Ministero dell'Ambiente ha concordato con l'Istituto Superiore di Sanità di proseguire gli accertamenti previsti dalla seconda fase di indagine e di rinviare alla conclusione dei programma di accertamenti le valutazioni sui livelli di contaminazione e sui conseguenti scenari di boma.
A tal fine il 27 settembre 1991, su richiesta dell'Istituto Superiore di Sanità, il Ministero dell'ambiente ha concesso una proroga dei termini della convenzione per consentire il completamento del programma, di accertamenti.
Va infine sottolineato che i dati fino ad oggi rilevati dall'Istituto Superiore di Sanità non contrastano con la linea seguita dal Ministero dell'Ambiente circa il risanamento dell'ACNA.
Roma, 5 dicembre 1991".
Fin qui il comunicato emesso dall'Istituto Superiore di Sanità. Da queste prime valutazioni, se confermate, parrebbe assicurata la mancanza di pericoli per l'ambiente esterno allo stabilimento, soprattutto laddove le opere di contenimento dei percolati previste siano in grado di soddisfare pienamente al loro scopo. A questo proposito occorre ricordare come recentemente in data 11 settembre '91 l'Assessorato abbia sollecitato al Ministro dell'Ambiente notizie certe sul completamento delle opere di contenimento e del loro collaudo. Rimane ancora incerta la situazione igienico-sanitaria all'interno dell'industria chimica, soprattutto se risponde al vero l'informazione di continue opere di movimentazione e scavo.
Ci impegniamo a sollecitare urgentemente al Ministero della Sanità anche in qualità di ente da cui dipende l'Istituto Superiore di Sanità ogni iniziativa utile alla determinazione del reale grado di tossicità delle sostanze presenti nel sottosuolo ACNA. Inoltre, tenuto conto che lo studio finora attuato non consente ancora di effettuare valutazioni circa l'esatta distribuzione delle sostanze tossiche all'interno dell'industria né su quale sia la profondità a cui siano rilevabili; con possibilità o meno di essere soggette ad azione di dilavamento, si ritiene indispensabile portare a conclusione gli accertamenti programmati per poter valutare l'esatta natura e quantità e distribuzione nel sottosuolo dei tossici presenti e proporre quindi gli interventi più opportuni.
Tale conclusione trova concordi l'Istituto Superiore di Sanità, che ha chiesto la proroga di effettuazio-ne di ulteriori studi come da programma: il Ministero dell'Ambiente, che tale studio in due fasi aveva voluto e che pertanto ha concesso la proroga richiesta e di conseguenza dovrà procedere al reperimento delle necessarie risorse; il prof. Ostacoli del Dipartimento di chimica analitica dell'Università di Torino, consulente regionale, il quale ritiene necessario tale programma di indagine e il prof. Viburno che così conclude il suo rapporto preliminare commissionato dalle amministrazioni locali della Valle Bormida piemontese e cito testualmente: "Pur accettando in prima approssimazione l'incertezza collegata ad un'indagine non estesa all'intera profondità di strato e all'intera area oggetto di deposito di lavorazioni, i valori puntuali di alcune rilevazioni sono tali da consigliare perlomeno L'esecuzione di nuovi campionamenti di suolo e di successive analisi di controllo". Inoltre, così come evidenziano le conclusioni dello stesso prof. Viburno, pare doveroso per ragioni di prudenza e di rispetto in primis della salute dei lavoratori, sospendere immediatamente almeno tutte le operazioni di movimento terra non realizzate con le cautele del caso, le quali potrebbero portare in superficie strati profondi potenzialmente pericolosi. La Giunta regionale, ora che ha acquisito elementi valutativi, si farà cura di far conoscere tali posizioni con urgenza ai Ministeri della Sanità ed Ambiente nonché alla regione Liguria, affinché ognuno per le proprie competenze si attivi, al fine di pervenire quanto prima possibile, pur in rapporto alla complessità del problema, ad una compiuta analisi e ad un rapporto definitivo e nel contempo non tralascino alcuna azione di prevenzione atta a tutelare la salute dei lavoratori della fabbrica, garantendo altresì che l'inquinamento di qualsiasi tipo del sottosuolo ACNA non possa estendersi all'ambiente circostante.
Sarà nostra cura sollecitare al Ministero dell'Ambiente un'informazione puntuale e tempestiva sul proseguimento delle indagini coinvolgendo anche per quel che tecnicamente è possibile, laboratori ed esperti piemontesi, e ripeto, magari all'interno del ricostituito comitato tecnico scientifico così come era già stato previsto nel programma predisposto in seno al gruppo tecnico scientifico del Comitato Stato-Regioni. Tali indagini sul suolo andranno opportunamente estese all'esterno del sito ACNA, come già proposto dall'Assessorato regionale all'Ambiente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.
RIBA Grazie Presidente. Mi pare che, anche alla luce degli accertamenti non confortanti della riunione che si è avuta ieri con i rappresentanti del Governo, siamo di fronte alla constatazione di ulteriori elementi del tutto preoccupanti. Ieri il Presidente Brizio diceva che la questione si pone sotto il profilo giuridico e sotto il profilo politico. Sotto il profilo giuridico mi sa che non stiamo collezionando alcun successo, sotto quello politico stiamo segnando il passo. Per quanto riguarda il profilo tecnico che è stato riattivato proprio dall'avvenuto accertamento della presenza delle diossine - che è stata peraltro occultata al grosso dell'opinione pubblica per almeno due mesi, essendo tale e forse di più il termine da cui decorre la conoscenza da parte del Ministro Ruffolo della relazione Di Domenico - mi pare di poter constatare amaramente che siamo di fronte ad una circonvenzione consenziente di regione ed altri organi responsabili perché esserci fidati di questi elementi rassicuranti ha rappresentato senz'altro una pericolosa deroga alla nostra responsabilità in ordine alle conoscenze da acquisire. Che cosa ne emerge in sostanza? Che la presenza della diossina nel sito ACNA, di cui si era parlato sino a due anni fa (poi la questione era, stata sospesa in relazione alle rassicuranti dichiarazioni dell'Istituto Superiore della Sanità) viene adesso accertata questo lo conferma anche la relazione dell'Assessore Garino - in questi termini: su 44 prelievi effettuati e siti sondati, in 22 è stata accertata la presenza di diossina e in 4 è stata accertata la presenza di diossina in quantità molte volte superiore a quella riscontrata nella situazione di Seveso e comunque molto superiore a quel famoso limite di 1000 nanogrammi per ogni situazione. Questa situazione, a quanto ha appena detto l'Assessore, non viene affatto smentita dal prof. Ostacoli che invece la conferma: conferma l'esistenza delle diossine parlando di una situazione puntiforme. Ma cosa vuol dire puntiforme in termini tecnici e in termini grammaticali? Vuol dire che qua e là c'è presenza di diossina, ma dato che le perforazioni sono anch'esse puntiformi, perché non si è portato via tutto il terreno, ciò significa che non si tratta di nient'altro che dell'accertamento della presenza di diossina e in concentrazioni superiori a quelle di rischio. Ciò che allarma, e credo che debba essere categoricamente respinto per dovuta rappresentanza della serietà con la quale ci si deve rivolgere al nostro Istituto da parte dell'ente regione, è il comunicato dell'Istituto Superiore del Ministero della Sanità.
Che cosa dice questo comunicato? Il prof. Garino l'ha letto: senza commento, ma credo non senza un particolare disappunto che si sarà tenuto per lui, come fa in genere quando si tratta di comunicare ineffabilmente dei dati assolutamente strabilianti rispetto alla situazione dell'ACNA.
La situazione è questa: l'Istituto Superiore di Sanità dice che fuori dall'ACNA non esiste una concentrazione accertata di diossina in termini tali da rendere particolarmente pericolose le coltivazioni agricole o comunque l'ambiente che non è sottoposto a coltivazione.
Ricordate quella famosa espressione in cui qualcuno dice: "dove andate?", e qualcun altro risponde: "ah, porto pesci". Qui si chiede di rispondere in merito alla accertata presenza di diossina all'interno dello stabilimento ACNA e questi rispondono che fuori dello stabilimento hanno accertato che non ci sono delle concentrazioni.
Quello che voglio chiedere è: la Giunta come intende rispondere a una provocazione di questa grandezza, di questa natura? Anche perché le responsabilità cominciano ad accumularsi.
Noi anticipiamo che nella stessa seduta di oggi proporremo, perla discussione nella prossima seduta, un accertamento da parte del Consiglio e chiederemo un impegno alla Giunta in ordine ai comportamenti del settore sanitario, impegnando anche il competente Assessore alla sanità della Regione Piemonte, perché ci sembra sia oggettivamente richiesta la sua partecipazione in quanto della partita della sanità se ne discute in termini di responsabilità sostanziale per proseguire la discussione.
Quindi, accertamento di indici di pericolosità di diossina notevole nel terreno.
Emergono altre due questioni che sono state denunciate di recente dal WWF e noi le condividiamo profondamente.
Nella zona dell'ACNA, fuori dai muri di contenimento, ci sono presenze di percolato che credo non siano sfuggite all'Assessore Garino né a quanti altri colleghi abbiano voluto recarsi in quella zona: basta alzare alcune pietre ed emerge il percolato, indiscutibilmente tale anche alla vista profanai Questo liquido non è mai stato analizzato in quanto tale e l'esistenza di quel percolato che si immette nel fiume costituisce e testimonia due questioni.
La prima questione è che esiste una situazione di inquinamento ai sensi della Legge Merli, perché qualunque discarica come è quella di percolato che esce da sotto le pietre dall'interno dello stabilimento costituisce alta violazione della Legge Merli; il che comporta la responsabilità dei Sindaci di Cengio che si sono succeduti nella tolleranza di questa situazione. E non vorrei che tale incuria, tale manifesta negligenza essendone noi a conoscenza nel denunciare queste situazioni, finisse per coinvolgere anche noi, dato che la situazione ci è stata ripetutamente sottoposta e siamo in condizione di accertarne l'esistenza ed anche la pericolosità.
La seconda questione è che la esistenza di questi 100 mila metri cubi di terreno tossico-nocivo (definito tale negli esiti delle relazioni a cui ha fatto riferimento l'Assessore adesso) costituiscono essi stessi elemento di gravissima pericolosità. Voi sapete che l'ACNA è esattamente costruita nell'ansa di un fiume deviato che, in condizione di piena o del verificarsi di fenomeni naturali, comporterebbe automaticamente una nuova deviazione del fiume che trascinerebbe via tutto quel sito e anche queste sono relazioni e ipotesi attendibili confortate dalle valutazioni di tecnici geologi che hanno particolarmente studiato questa situazione. Per cui il problema della fuoriuscita di questo cumulo di diossine è veramente il rischio in agguato per tutta la Valle Bormida. Ma la presenza di diossina non è che la si sia accertata solo adesso, adesso si è avuta una riprova a smentita di quanti affermavano il contrario o la non pericolosità: la presenza di tumori alla vescica in tutto il sito della Valle dell'ACNA e nel territorio adiacente allo stabilimento è stata ripetutamente accertata e denunciata.
Ieri mi è parso di cogliere nell'espressione del Presidente Brizio e della Presidente Spagnuolo un senso di disperazione per la mancanza ormai di risorse da mettersi in campo da parte della Regione; intendendosi naturalmente la medesima a proseguire sotto questo basso profilo di iniziative giuridiche e di proteste politiche.
Vorrei fare presente che se vogliamo utilizzare gli argomenti che, da oggi, da ieri, da quando il Consiglio ne ha preso atto, ci forniscono nuovi elementi per richiedere immediatamente degli atti, prima di tutto c'è la chiusura immediata di ogni attività nel sito ACNA sia per quanto riguarda la movimentazione del terreno, sia per quanto riguarda il coinvolgimento del terreno in qualsiasi attività di manomissione, perché la diossina sta a sette centimetri, a trenta centimetri, a un metro, sta in tutto il sito e non si può lavorare in queste condizioni su questo cumulo di scorie nelle quali ci sono diossina e furani e anche, soprattutto, quelle materie prime dalle quali si formano le diossine che l'Assessore Garino ha appena citato.
La domanda che rivolgo è precisa: sulla base dell'esistenza certa di questo elemento, intende la Regione richiedere un provvedimento di urgenza per la sospensione di ogni attività e di ogni movimento sul suolo del sito ACNA o intende anch'essa eludere la possibilità che gli è offerta oggi senza nessuna possibilità di smentita dalle relazioni tecniche per alzare un nuovo gradino, per percorrere un nuovo gradino della propria lotta per la bonifica della Valle Bormida? Seconda questione. I passaggi d'acqua non si sono eliminati con le barriere. Intende la Regione denunciare questo fatto? Intende la Regione denunciare che all'interno del fiume ci sono versamenti di percolato inequivocabilmente provenienti dall'interno dello stabilimento che superano le barriere protettive, ciò essendo accertato e in ogni caso constatabile de visu da parte di chi vuole recarsi fino al sito? Terza questione. Avevamo richiesto molte volte che la Regione fornisse all'Associazione della Valle Bormida e ai Sindaci della valle Bormida una assistenza tecnica pagando un perito per i rilevamenti. Questo non è mai stato fatto e quanto ciò sia stato pregiudiziale ai fini degli interessi collettivi della Valle Bormida e della Regione è accertato dalla inattendibilità delle relazioni e delle notizie comunicate. Non delle relazioni, perché Di Domenico la verità la dice. Sono il Ministro Ruffolo e l'Istituto Superiore della Sanità che la occultano. Ed ecco allora che avevamo ragione quando avevamo chiesto che la Regione pagasse un tecnico di parte a disposizione dell'Associazione dei Sindaci e dell'Associazione Rinascita della Valle Bormida.
Se lo sono dovuti pagare da soli! Vuole la Regione assicurare questo genere di tutela o vuole invece diventare essa stessa parte della responsabilità che si stanno assumendo sotto il profilo tecnico i Ministeri competenti dell'Ambiente e adesso anche della Sanità? Noi chiediamo espressamente che la Regione oggi decida, proponga la Giunta, di assistere le associazioni della Valle Bormida e dell'Albese, le Associazioni dei produttori e le Associazioni dei Sindaci con un tecnico come avevamo già richiesto molto tempo fa. Quando abbiamo chiesto che le associazioni della Valle Bormida e la rappresentanza degli interessi lesi fosse ammessa a concorrere alle operazioni di prelevamento e svolgimento delle analisi e delle indagini, vedevamo giusto. Ciò è naturale; in qualsiasi conflitto di interessi si creano le pari condizioni per entrambi i contendenti. L'ACNA le ha naturalmente e non sto a dire quanti sono scesi in campo al suo fianco, compreso il Ministro Ruffolo.
L'Associazione non le ha? L'Associazione, Presidente Brizio, conta su questa Regione.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Spero abbiano visto cosa fa questa Regione.
RIBA Ho detto che ieri abbiamo constatato tutti amaramente lo stato delle cose; la possibilità che l'esperienza e la sperimentazione della via giuridica si concluda in un modo non positivo entro breve termine ci preoccupa, per questo chiediamo atti concreti, cioè l'immediata sospensione di ogni attività lavorativa nel sito ACNA e movimentazione del terreno perché da un centimetro di profondità sino ad u n metro c'è diossina che può essere messa in movimento e diventare un prodotto mortale sul modello Seveso.
Chiediamo quindi di assistere i rappresentanti della Valle Bormida con un tecnico pagato dalla Regione - in fondo con il Prof. Viburno l'hanno fatto anche da soli (ma in che condizioni) - e chiediamo che si vada ad accertare immediatamente l'esistenza dei percolati che si immettono nel fiume nonostante i muri di contenimento, per concorrere a denunciare i Sindaci di Cengio, come ha fatto il WWF, l'attuale ed i tre precedenti.
Riguardo i nuovi prelievi in tutto il sito, non ripeto quanto è già stato detto e su cui peraltro concordo; il piano di evacuazione previsto dalle leggi di pubblica sicurezza deve essere adottato a Cengio ed in tutti i circostanti Comuni della Valle Bormida. Vogliamo trovarci con 100 mila metri cubi di terreno tossico-nocivo che si può mettere in movimento, senza sapere se esistono i piani di evacuazione? Questo è un elemento della cui esistenza la Regione deve accertarsi subito e farsene particolarmente carico.
Mi pare che lo stesso senatore Bastianini sia stato del tutto esplicito dicendo di aver trovato un accordo: la Liguria, che vuole l'ACNA, avrà l'ACNA e al Piemonte, come elemento di sensibilità alle proprie richieste è stato promesso, che il Re-Sol non sarà costruito in Piemonte. Quindi la prima conclusione è: ACNA sì, ACNA aperta, Re-Sol non in Piemonte e siccome il Re-Sol non si costruisce in Piemonte, il resto è una questione ancora aperta. Ho capito che si intende mantenere l'ACNA aperta, che si intende consentire la costruzione del Re-Sol, perché altrimenti la sola manutenzione costerebbe 15 miliardi all'anno, e ho capito che siamo di fronte all'intenzione di costituire il fatto compiuto.
Presidente Brizio, non intendo incolpare la Regione di collusione con questa volontà, perché non sarebbe giusto, perché molti atti dimostrano un'intenzione diversa e, anche accogliendo l'invito all'unità dello sforzo che bisogna compiere, affermo che tutte le tendenze logiche delle traiettorie in cui siamo immessi, sotto il profilo giuridico e politico, ci portano al rischio molto alto - in termini percentuali - che l'ACNA rimanga aperta e il Re-Sol si costruisca e nemmeno l'accertamento dell'esistenza dei 100 mila metri cubi di terreno tossico nocivo smuove la situazione.
Chiedo allora sia la Regione ad agire: le quattro iniziative che ho proposto (se necessario le riepilogo in un apposito ordine del giorno che potrebbe essere votato da tutto il Consiglio) siano fatte proprie dalla Regione e in capo a qualche ora avremo gli elementi tecnici inconfutabili e forti per portare avanti la nostra iniziativa.
Ripeto, occorre chiedere l'incriminazione di quanti tutelano e concorrano a mantenere le condizioni affinché l'inquinamento non venga fatto cessare e il fatto diossina non deve vederci in alcun modo corrivi.
Ieri è stato detto da uno dei rappresentanti del Governo di stare attenti a non divulgare troppo la notizia della diossina, perché potrebbe creare un allarme ulteriore e questo fa il paio con il fatto di non diffondere notizie per non creare allarme rispetto alle produzioni dell'albese: Fortunatamente, invece, l'allarme è stato immediatamente percepito e 15 mila persone chiedono una risposta: fortunatamente questo fatto è venuto alla luce perché stavamo procedendo, non con dei fucili scarichi, ma con dei fucili che ci aveva scaricato il Ministero della Sanità e dell'Ambiente per rendere impotente ogni nostra iniziativa.
Il punto è questo; se da parte della Giunta ci sarà una risposta positiva ne prenderemo atto come di una volontà di proseguire concretamente la lotta.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segre.
SEGRE Riguardo questo problema non dobbiamo affrontare solo la risposta che ha dato l'Assessore Garino, ma dobbiamo anche farci carico di quanto abbiamo appreso dalla riunione svolta ieri in questo palazzo.
Credo che il problema della diossina sia il problema centrale e anch'io sono sempre più perplessa quando parliamo di ACNA, perché mi sembra che la situazione si aggravi sempre più. Siamo di fronte ad uno stabilimento che la Regione Piemonte vorrebbe fosse chiuso e che invece funziona; siamo di fronte alla costruzione di un altro impianto produttivo, il Re-Sol, che la Regione Piemonte non vuole ed invece è a due/terzi della costruzione e cosa gravissima, siamo di nuovo - e sottolineo di nuovo - di fronte al problema della diossina.
Davanti a questo problema, le posizioni da assumere e soprattutto le cose concrete da fare devono essere importanti e significative, perché non è un problema che ci può trovare discordi ed imbarazzati; è un problema che mette a rischio la vita, non solo dell'ambiente che abbiamo sempre difeso e sostenuto in questi anni, ma delle popolazioni della Valle Bormida.
Mi chiedo - ed è una domanda retorica - perché pertanto tempo di nuovo si sia taciuto sulla diossina. Ricordo che le prime notizie sull'accertamento della presenza di diossina in ACNA furono date proprio da membri del Gruppo Parlamentare Verde durante la seduta alla Camera del 2/11 1989, quindi più di due anni fa. In quella occasione si portarono a conoscenza i dati risultanti dalla analisi effettuata dalla USSL di Acqui dati che riguardavano la presenza di diossina soltanto nelle acque di scarico dell'ACNA perché a quei tempi l'ACNA non aveva permesso alla USSL di effettuare i carotaggi nel terreno sottostante gli stabilimenti. Furono anche resi noti gli esami del laboratorio che il Ministero non era riuscito ad effettuare, nemmeno a commissionare, in Italia; furono infatti effettuati da un'Università del Missouri. Già allora i dati erano estremamente preoccupanti, tanto che, ad esempio, una fabbrica del tutto simile all'ACNA, la Boering di Amburgo, ditta analoga all'ACNA che aveva le stesse lavorazioni; era stata chiusa loculando nel cemento lo stabilimento intero; però in quel caso la diossina non era stata trovata nelle acque di scarico bensì nei solidi e negli impianti.
Non sono una tecnica, ma da quanto ho potuto documentarmi, la cosiddetta diossina Seveso, cioè quella che ha procurato il disastro di Seveso, che viene usata come indicatore della presenza dei vari tipi di diossina e di furani, si rinviene molto più frequentemente nel terreno che nelle acque. D'altronde già allora la stessa ACNA aveva denunciato come presente tra i rifiuti i triclorofenoli e i triclorobenzeni che sono noti precursori di diossine e di furani.
Dal 1989 al 1991 il Ministero dell'Ambiente, tramite il Ministro Ruffolo, ha messo tutto a tacere perché già allora nel caso della discussione in Parlamento delle numerose interrogazioni provenienti da diversi Gruppi parlamentari, il Ministro Ruffolo aveva dato ampie assicurazioni, come d'altronde continua a fare, che la situazione era sotto controllo e che non era il caso di preoccuparsi. Questo due anni fa! Nel 1991 ci giunge - per strade traverse e non certo per quelle diritte che avrebbero dovuto prendere - la relazione del Ministero della Sanità peraltro subito smentita in qualche modo dal famoso comunicato dell'Istituto Superiore della Sanità che l'Assessore Garino ha letto e che avevamo già avuto modo di analizzare. Cosa ci possa stare sotto tutto questo è abbastanza chiaro, cioè che qualche cosa è stata tenuta nascosta dal Ministro Ruffolo da luglio fino a novembre di quest'anno, perché il rapporto Di Domenico di cui si parla è stato consegnato al Ministero dell'Ambiente nei primi giorni di luglio di quest'anno e tutto questo è stato tenuto nascosto proprio nel momento in cui - e qui c'è un riferimento all'attività della Regione Piemonte, ma non voglio dire che la Regione Piemonte non ha fatto "tutto il possibile per", non voglio arrivare oggi a dire questo - noi prendevamo la decisione di rivolgerci direttamente al Governo, di chiedere quindi degli incontri diretti con i Ministri interessati, cosa che abbiamo ottenuto parzialmente il giorno che siamo stati ricevuti al Ministero delle Partecipazioni Statali dal Sottosegretario Del Mese. Questo incontro è avvenuto non ricordo se il 29 o 30 luglio, mentre il rapporto dell'Istituto Superiore di Sanità già dai primi di luglio era stato consegnato al Ministero dell'Ambiente, quindi questi dati erano noti! Ci troviamo di fronte ad un caso davvero deprimente di occultamento di dati. Ripeto che non sono una tecnica, ho comunque letto le relazioni che in questi giorni circolano e ritengo si tratti di dati estremamente chiari e significativi. Voglio sottolineare, come ha già fatto qualcuno prima di me, il coinvolgimento di chi è direttamente interessato, ma interessato a cosa? Interessato a non morire di cancro in Valle Bormida, di questo si tratta! Ebbene, gli interessati hanno dovuto fare analizzare il documento da un tecnico incaricato dal Sindaco del Comune di Bistagno. In questa relazione si legge che in più punti del territorio è stato superato il valore limite di nanogrammi per tossico equivalenti; la cartografia allegata fa capire bene come la situazione sia estremamente grave all'interno del recinto dello stabilimento ACNA.
Noi abbiamo sempre sospettato, in qualche caso anche verificato, che i muri di contenimento non contengono per intero tutto il percolato che esce dagli stabilimenti e dalle lavorazioni dell'ACNA, pertanto se degli elementi di diossina o di precursori della diossina sono stati trovati all'interno dello stabilimento vogliamo forse credere che niente esista all'esterno, come se esistesse una barriera invalicabile tra (ACNA e il territorio circostante, una barriera invalicabile tra la Liguria e il Piemonte? Questo non è credibile) E d'altronde anche ieri è stato ricordato come già dei campioni di diossina siano stati trovati anche nel terreno al di fuori dello stabilimento dell'ACNA. Basta fare Infatti un semplice ragionamento: la Valle Bormida non è un deserto, una zona di aridità permanente, ma è sottoposta alle piogge e a tutte le manifestazioni climatiche tipiche della nostra regione, per cui il trasporto di diossina è avvenuto anche a seguito del dilavamento del terreno e non solo delle lavorazioni che comunque continuano a essere fatte, le quali comportano una continua rimozione del terreno e determinano un affioramento in superficie di ciò che prima stava ad un certo livello di profondità, come d'altronde dimostra lo studio dell'Istituto Superiore della Sanità.
Che cosa dobbiamo fare? A me sembra che occorra assumere nuovamente delle iniziative importanti da parte della Regione Piemonte.
Principalmente, come è stato richiesto ieri ad un certo livello e che io richiederei ad un altro livello istituzionale, bisognerebbe sentire, per quanto riguarda questo rapporto dell'Istituto Superiore di Sanità, anche il Ministro della Sanità De Lorenzo, e mi sembra una cosa da fare immediatamente.
Allo stesso modo, richiedo che il problema della presenza di diossina nell'area di Cengio venga affrontato contemporaneamente, anche a livello regionale, dall'Assessorato all'ambiente e dall'Assessorato alla sanità; mi sembra doveroso e prudente che, quando si trattano problemi che sono a cavallo tra l'ambiente e la salute, anche l'Assessorato alla sanità se ne occupi.
Un'altra considerazione, e poi concludo; d'altronde il Consigliere che mi ha preceduto ha parlato per 20 minuti...



PRESIDENTE

Questo non vuol dire nulla, è errore di chi non l'ha interrotto dopo i 10 minuti. La prego, quindi, di avviarsi alla conclusione.
SEGRE Di solito non evado mai i miei minuti, ma si tratta di un problema gravissimo che merita; come ha detto il Presidente che presiedeva fino a 5 minuti fa, un'attenzione particolare..



PRESIDENTE

Consigliere Segre, la prego di rispettare i tempi, perché altrimenti ognuno fa le proprie valutazioni in maniera assolutamente autonoma. Questa mattina abbiamo uno spettacolo di assoluta assenza, mentre il problema è così importante che forse richiederebbe qualche Consigliere in più in aula.
Ma - ahimè - questa è una battaglia da riprendere con decisione all'inizio del prossimo anno; proceda.
SEGRE Penso che di fronte alle considerazioni che ho cercato di svolgere e di fronte al fatto che del nuovo rapporto dell'Istituto Superiore di Sanità almeno così come ci ha riferito l'Assessore Garino - ne sia venuta a conoscenza in Regione Piemonte tramite l'Associazione Rinascita della Valle Bormida, perché è stata questa a consegnare al Presidente del Consiglio il volume con gli atti, bisogna riprendere delle iniziative fortemente e subito. Non si tratta di prendere delle decisioni che in qualche modo possono essere rimandabili, si tratta di un problema grave che in Italia è stato affrontato una volta sola, all'epoca della vicenda Seveso.
Dato che già ieri il Presidente Brizio ha detto che siamo su una china un po' perdente sia dal punto di vista delle iniziative che della Magistratura, penso che - e ci possiamo mettere d'accordo oggi, come già qualcuno ha preventivato - occorra fare urgentemente un ordine del giorno in cui siano elencate tutte le iniziative che la Regione Piemonte deve prendere da subito: tra queste; in particolare, la tutela ambientale e sanitaria del luogo, la predisposizione del piano di evacuazione e l'eventuale ricorso alla CEE. In riferimento a quest'ultimo punto, ricordo che quando una Regione non riesce a far fronte ai suoi pericoli ambientali può ricorrere alla CEE.
Mi sembra che tutti questi motivi debbano preludere a una nuova iniziativa forte della Regione Piemonte.



PRESIDENTE

Vi pregherei di rispettare i tempi regolamentari, poiché non è la lunghezza degli interventi a rendere la nostra azione più efficace e rapida.
Ha la parola il Consigliere Cavallera.
CAVALLERA Intendendo il richiamo del Presidente come rivolto alla suocera perch senta la nuora, senz'altro mi attengo a quanto chiesto dal Presidente.
Dobbiamo constatare per l'ennesima volta che il rapporto tra la Regione e il Ministero dell'Ambiente mostra qualche crepa, cioè ci sono delle incomprensioni e non c'è tempestività di informazione. Probabilmente bisogna rimeditare l'operato del Comitato Stato-Regione: prima si parlava di un'articolazione tecnico-scientifica che nel tempo è venuta meno e che occorre ripristinare.
Dal punto di vista politico dobbiamo sottolineare che non vi è un rapporto continuo per cui ciò di cui è a conoscenza il Ministero dell'Ambiente immediatamente viene messo a disposizione delle Regioni.
Diventa difficile adesso, dopo le esperienze dei nanocurie e del famoso inquinamento di Chernobyl causato dalla nube tossica radioattiva, andare a capire o distinguere tra i nanogrammi, i microgrammi, i sottomultipli dell'unità di misura; sta di fatto che, a mio avviso, si tenta in qualche modo di giocare un po' sui limiti ammessi.
Si dice: "Se consideriamo il terreno agricolo è una cosa, se consideriamo il sito industriale è un'altra, se consideriamo l'acqua di fogna o la discarica probabilmente è un'altra cosa ancora".
Quindi, quando si sentono indicare sostanze altamente tossiche e si sente anche dire che tutto va bene se i muri di contenimento tengono oppure che è altamente improbabile una contaminazione esterna al sito dell'ACNA tutto sommato la preoccupazione, anche nostra, aumenta.
Ecco allora gli interrogativi, in qualche modo citati nella risposta dell'Assessore, per cui noi non diamo un giudizio negativo di questa risposta, anzi nei limiti delle nostre richieste ci riteniamo soddisfatti anche se abbiamo delle rivendicazioni e delle richieste da fare.
Il primo interrogativo è: cosa succede effettivamente ali ACNA? Il Re Sol è sospeso o va avanti, visto che ogni giorno leggiamo sui giornali delle notizie contrastanti? I movimenti di terra a cui si faceva riferimento prima a cosa sono finalizzati? Lo stabilimento ACNA di Cengio è un impianto a rischio? Vi è un protocollo d'intesa fra Stato e Regione? E la Regione Piemonte deve avere un ruolo? Ebbene, qualunque cosa si faccia in quello stabilimento al di là della normale produzione deve essere discussa preventivamente, si deve sapere, si deve conoscere, deve essere sotto controllo. Quindi non si può che essere d'accordo su quanto richiesto dagli esperti: occorre una seconda fase d'indagine per conoscere i livelli di contaminazione, le quantità delle sostanze e l'eventuale bonifica da avviane immediatamente. Perché non giudicare, con una serie di critiche, anche il comunicato dell'Istituto Superiore di Sanità, non tanto per i riferimenti scientifici in esso contenuti che non sono da noi contestati fino a prova contraria, ma quasi soprattutto per la conclusione politica, che è: "Sia ben chiaro che la linea di condotta del Ministro Ruffolo è da noi approvata". Chi glielo aveva chiesto? Dobbiamo presumere che un Ministro operi in contrasto alle esigenze di tutela sanitaria della popolazione? Nessuno l'aveva mai minimamente pensato, però da comunicati di questo genere dobbiamo trarre un'indicazione e anche fare un richiamo se ci è consentito. Penso sia doveroso da parte nostra richiedere il massimo d'imparzialità da parte degli organi dello Stato.
Abbiamo in atto situazioni di tutt'altro genere in altre parti del nostro Paese, dove si deve tutelare l'ordine pubblico e ci sono delle osservazioni che mettono in risalto il fatto che esistono cittadini di serie B. Gli abitanti della Valle Bormida sono cittadini di serie B? Non hanno diritto anche loro di tutte le massime tutele da parte degli organi dello Stato, non hanno diritto anche loro per lo meno di conoscere esattamente la verità di come stanno le cose? Se la matematica non è un'opinione, se le tabelle non sono opinabili, se bisogna discutere come interpretare i dati è arrivato il momento di fare la massima chiarezza.
Per certi versi non sono tanto d'accordo con il collega Riba quando diceva che bisogna che la Regione metta un esperto a disposizione dei sindaci della Valle Bormida. Sì, aiutiamo i sindaci che sappiamo impegnati in prima linea; ma la Giunta regionale si impegni come ha fatto e continui in questa direzione proprio per cercare di arrivare al massimo della chiarezza nell'in-terpretazione di questi dati.
Sentiamo dire che ci troviamo di fronte a campionamenti fatti nel 1988/89; ovviamente quello che penso si debba auspicare in una situazione in continua evoluzione, come quella dell'ACNA è la costruzione di una rete di monitoraggio, che inglobi quello che è già stato fatto nella località Gabutti, ma ciò è solamente qualcosa finalizzato al controllo dell'inquinamento del corpo idrico. Si parlava prima di estendere il monitoraggio e le ricerche all'acqua, al suolo e anche all'aria: sembra quasi che si parli dell'Araba Fenice quando si richiede la costruzione e la messa in servizio continuo di una rete di monitoraggio, che consenta a tutti la conoscenza di come effettivamente stanno le cose.
Non possiamo non mettere in risalto; anche se ha un'attinenza indiretta con l'interrogazione, che secondo noi l'operato della Giunta, per quanto riguarda la vicenda giudiziaria e quindi il ricorso ulteriore al Consiglio di Stato, non può che essere condiviso. I dati che emergono da questa situazione sono sempre più preoccupanti, per cui penso che non avremo mai fatto abbastanza.
Ci attendiamo non solo che si vada a soluzioni come la denuncia del Sindaco di Cengio che può anche essere fatta, ma anche che la Regione Piemonte scenda in campo con ulteriore determinazione per sapere effettivamente quali sostanze vi sono nel terreno circostante lo stabilimento e quali pericoli vi possono essere per le popolazioni piemontesi che abitano nella Valle Bormida.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI In valle Bormida e nell'ACNA la diossina c'è. Quanta ce ne sia e dove sia dislocata non si sa ancora con precisione, pero dal 1989 si sa che c'è.
Un'altra cosa che si sa, anche se è ancora tenuta in parte nascosta, è che in Valle Bormida si muore di più che altrove di varie malattie.
Di questi due dati, cioè presenza di diossina e stato di salute dei cittadini anomalo rispetto al resto del Paese, discutiamo solo ora, e ritengo per responsabilità oggi individuabili. Si tratta di responsabilità politiche che fanno parte di un nodo politico che deve essere sciolto, se vogliamo che la vicenda dell'ACNA di Cengio abbia la risoluzione che il Consiglio regionale richiede: no al Re Sol, no alle lavorazioni inquinanti dell'ACNA, chiusura dell'ACNA, bonifica del sito e Piano di sviluppo della Valle Bormida.
Il nodo politico che dobbiamo sciogliere è quello che in questa vicenda, dall'occultamento dei dati della diossina al non far emergere i dati sulla salute in Valle Bormida, emerge sempre più con chiarezza che la responsabilità politica e il nodo politico che questa Regione deve sciogliere è relativo alla conduzione del Ministero dell'Ambiente.
Ritengo che, in,, questo momento, la Regione Piemonte debba affermare in modo esplicito che sulla questione salute e diossina in Valle Bormida non ha più come referente il Ministero dell'Ambiente. Un Ministero che si è permesso di proporre, se non imporre, all'Istituto Superiore di Sanità frasi da velina ministeriale, nelle quali è scritto che i dati trovati non contrastano con la linea del Ministero dell'Ambiente, frase assolutamente di stampo "velinaro", d'indebita ingerenza politica da parte di un Ministero nell'attività di un istituto scientifico.
Chiedo che la Regione Piemonte dichiari pubblicamente che sulla questione salute-diossina non considera come referente il Ministro Ruffolo e il Ministero dell'Ambiente, e chieda al Ministero della Sanità, al Ministro De Lorenzo e all'Assessore alla sanità della Regione Piemonte di prendere in mano la questione, predisponendo, se necessario, tutti gli atti per fare luce sui responsabili di questa omissione e su eventuali responsabilità penali di queste stesse omissioni. Con la salute non si scherza.
Questo è il primo nodo da sciogliere, perché non possiamo più, se la soluzione del problema ACNA è quella che riteniamo, far finta di niente far finta di non vedere che il Ministero dell'Ambiente continua a seguire una linea che vuole tenere aperta l'ACNA di Cengio.
Dato che la Regione Piemonte non ha questa linea politica, denunci chiaramente la posizione del Ministero dell'Ambiente dal punto di vista politico e apra una vertenza, attraverso il Ministero della Sanità, per impedirgli di continuare a comportarsi come ha fatto sinora, occultando i dati, imponendo all'Istituto superiore di sanità pareri di carattere politico.
Se rimuoviamo questo nodo, avremo fatto un altro passo in direzione di quella chiarezza politica che, sia pure faticosamente, in questa Regione abbiamo raggiunto.
A dire il vero, strada ce n'è ancora da fare, perché la riunione con i parlamentari non ha dato un esito positivo, dal mio punto di vista.
Permangono ambiguità e incertezze, e tutto quello che è univocamente emerso dall'incontro con i parlamentari è la loro convinzione che non debba essere fatto il Re-Sol. Questo è ancora poco rispetto a cosa chiede la popolazione della Val Bormida e a cosa chiedono i Consiglieri regionali.
Esiste un altro elemento che propongo alla nostra riflessione e alla nostra iniziativa. E necessario sciogliere il nodo politico che ha visto separati in due campi avversi i temi dell'ambiente e dell'occupazione e che ha visto polarizzare l'attenzione su questi due nodi un po' a senso unico nella Regione Piemonte e nella Regione Liguria. L'una, la nostra trascinata a porre la questione ambientale; l'altra, la Regione Liguria trascinata a porre la questione dell'occupazione.
Penso che anche su questo la Regione Piemonte debba fare dei passi in avanti ed appropriarsi e difendere non soltanto i problemi posti dall'inquina-mento ambientale che esigono la chiusura dell'ACNA La nostra Regione deve anche porre, contestualmente e con maggior forza di quanto non abbia fatto fino adesso, il problema di portare nel campo della difesa ambientale i lavoratori e le lavoratrici dall'ACNA di Cengio, oggi abbandonati all'interno dall'azienda e difesi da una sola Regione.
Dobbiamo spendere più parole anche per questi lavoratori, dicendo loro che la Regione Piemonte non li vuole mettere su una strada, ma vuole tutelare la loro salute, come la salute degli abitanti della Val Bormida che la Regione Piemonte vuole garantire il reddito e l'occupazione a questi lavoratori con egual forza così come intende sostenere la necessità di chiudere l'ACNA e di non costruire il Re-Sol.
Ritengo che se riusciamo a sciogliere questo nodo politico diversamente da come è accaduto adesso, possiamo arrivare a conseguire i risultati che tutti vogliamo.
Queste sono le cose che volevo dire, precisando ancora che non è escluso il pericolo di una colossale presa in giro di tutti, compreso il Consiglio regionale del Piemonte.
Nel mese di maggio avevo dichiarato nel mio intervento che temevo si stesse procedendo lungo una strada durante la quale gli atti concreti venivano predisposti e in particolare il Re-Sol pian piano veniva costruito, sino al punto in cui si sarebbe detto che "arrivati a questo punto di investimenti, le cose devono essere finite" (questo dovrebbe risultare a verbale nel mio intervento).
Devo purtroppo verificare che queste voci cominciano a circolare e che la politica dei fatti compiuti, di cui il Ministero dell'Ambiente è il responsabile politico, sta andando avanti, mettendo in gravissima difficoltà la posizione finalmente presa dalla Regione Piemonte all'unanimità, di lavorare e lottare per la chiusura dell'ACNA.
Sono favorevole a predisporre un ordine del giorno che contenga anche i suggerimenti che ho proposto; ritengo che i tempi siano molto stretti, che occorra, già di oggi, giungere ad una nuova posizione della Regione Piemonte alla luce dei fatti sanitari gravissimi a proposito dei quali dobbiamo intervenire immediatamente. Anche alla luce delle poche, e non tutte univoche e chiare, cose che abbiamo sentito ieri nell'incontro con i parlamentari, è evidente la necessità di sollecitare il pronunciamento del Governo.



PRESIDENTE

Grazie Consigliere. Coree abbiamo convenuto, può intervenire l'Assessore Garino.
GARINO, Assessore all'ambiente Sarò brevissimo per dire ciò che mi risulta dalle relazioni tecniche che mi sono state fornite. Differenza tra ACNA e Seveso. Per intanto, la più tossica delle diossine, e ce ne sono ben 220, era presente a Seveso non è presente in ACNA.
Secondo problema. La diossina a Seveso era ovunque nell'area delimitata, in ACNA vi sono due questioni puntiformi, che poi spiegherò; mi spiace che non ci sia il collega Riba che chiedeva delucidazioni a questo proposito.
Terza differenza. A Seveso la diossina era in superficie, per quanto riguarda l'ACNA, i due punti di diossina sono in sottosuolo e a profondità non puntualmente specificata.
Il problema puntiforme, come il prof.Ostacoli ha dichiarato, è molto semplice. All'interno di carote, che possono essere di 30 cm, o forse anche di un metro, sono stati trovati 1700 ng, ma a 10 cm, di distanza solo 20ng allo stato attuale, quindi, credo che nessuno sia autorizzato a parlare di 100.000 metri cubi di rifiuti con diossina all'interno dell'ACNA Seguendo la logica, la Giunta, dopo aver visto che sono della stessa opinione il Ministero dell'Ambiente, il prof. Viburno, il prof. Ostacoli e l'Istituto Superiore di Sanità, propone, a questo punto, di andare a vedere, con azioni programmate a maglie e griglie molto più ristrette, cosa effettivamente esiste sull'intero territorio.
CHIEZZI Quei nanogrammi in più non li togli con una pinzetta.
GARINO, Assessore all'ambiente Certo, ma non si può parlare, come ho sentito fare in aula, di 100.000 metri cubi di terra che contiene diossina, perché, per ora, tutte le analisi, compresa quella del prof. Di Domenico, dichiarano che ci sono tracce di diossina solo in due punti.
Aggiungo che i carotaggi sono stati effettuati nelle zone dei lagoons considerati quelli con maggiori possibilità di inquinamento e che queste zone sono state in allora particolarmente segnalate dall'Assessorato regionale all'ambiente del Piemonte.
Per quanto riguarda la profondità nel terreno delle diossine, devo ripetere quanto scritto nel rapporto Di Domenico, dal prof. Ostacoli, dal prof. Viburno, e cioè che nei due punti considerati, la puntiforme presenza di diossina va dai 20 cm, ai 2,50 m, in un punto e nell'altro da 5,2 a 8,2.
Credo logica voglia che abbia ragione il prof. Viburno, e ho tentato di spiegare al Consiglio la necessità che siano evitati sommovimenti di terra in quanto potrebbero portare questa sostanza inquinante in superficie, con conseguente danno alla salute dei lavoratori.
Ho già spiegato a cosa è stata dovuta la mancata segnalazione alla Regione Piemonte. Il comitato scientifico di cui noi facevamo parte fu soppresso nel giugno 1990, non vorrei sbagliare data, ed è anche per questo che non siamo più stati informati. Propongo e ho proposto che questo comitato scientifico sia riattivato con la presenza di esperti dell'Associazione Rinascita o comunque, meglio ancora, dell'Associazione dei sindaci che istituzionalmente rappresentano tutta la valle. Quanto alle accuse di occultamento dello studio credo che i fatti parlino chiaro: il Ministro Ruffolo ne parlò il 29 gennaio 1990 alla camera, in occasione del primo studio che c'era stato, e rispose ai tecnici con la frase che ora qui ho letto che si trattava di una situazione tranquillizzante per il momento anche se occorreva andare avanti per vedere quanto di più ci fosse.
Credo di poter dire che se l'Istituto Superiore di Sanità ha valutato oggi, con questo comunicato stampa, la sua posizione sul rapporto Di Domenico, la stessa cosa avrà fatto con Ruffolo in quel momento aggiungendo semplicemente che occorrono studi superiori. Per quanto riguarda le proposte, ferme restando quelle che già ho fatto, sono assolutamente convinto che occorra coinvolgere il Ministero della Sanità mi pare già di averlo detto - così come l'Assessorato alla Sanità della Regione Piemonte, perché non bisogna dimenticare che quel terreno è in regione Liguria.
Esiste però anche una possibilità che il collega Maccari mi ha pregato di comunicare al Consiglio, che è quella di chiedere al Ministero della Sanità, di divulgare l'indagine epidemiologica che il Ministero fece sulla Valle Bormida in modo tale che tutto venga conosciuto. Su questo la Giunta si muoverà, ripeto, anche sulla base di una concomitanza di giudizi di tutti I tecnici di parte, istituzionali e ministeriali, proprio per necessità di quell'azione forte che il Consigliere Chiezzi prima reclamava.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.
MONTICELLI Presidente, mi pare chiaro, dall'andamento della discussione, che occorra un supplemento di lavoro del Consiglio sull'argomento, che sarebbe opportuno addirittura si svolgesse nel pomeriggio.
Il mio Gruppo, il collega Chiezzi ed altri colleghi hanno preannunciato delle richieste che potrebbero essere contenute in un ordine del giorno del Consiglio per definire meglio su quali linee la Giunta, la Regione si devono muovere su questo punto specifico fin dalle prossime ore, fin dai prossimi giorni.
Chiederei di avere presente questa esigenza e nel pomeriggio dedicare una parte della discussione a questo punto.



PRESIDENTE

Mi è pervenuto un solo ordine del giorno, presentato dai Consiglieri Majorino e Zacchera, che dovrà poi essere iscritto.
MONTICELLI Il collega Riba aveva preannunciato nel corso del suo intervento che avremmo presentato un ordine del giorno. Potremmo stabilire un testo che esprima una volontà del Consiglio e un indirizzo perla Giunta.



PRESIDENTE

Potrebbe essere utile fare un'ulteriore riflessione in sede di Capigruppo e riprendere eventualmente l'argomento nella seduta di venerdì.
Diamoci un attimo di tempo per riflettere ed eventualmente interpellare il Ministero della Sanità e l'Assessore competente regionale. Oggi potremmo iscrivere all'o.d.g. gli eventuali ordini del giorno e discuterne venerdì compatibilmente con il fatto che la normativa finanziaria ha la priorità.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12.45)



< torna indietro