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Dettaglio seduta n.114 del 10/12/91 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GROSSO


Argomento: Istruzione e Formazione Professionale: argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 779 dei Consiglieri Maggiorotti, Chiezzi e Rivalta inerente il trasferimento della "Scuola Media Statale annessa all'Istituto d'Arte Passoni" in via Gioberti, 5


PRESIDENTE

La seduta è aperta. In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 779.
La parola al Consigliere Maggiorotti per l'illustrazione.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

L'interpellanza, datata alla fine di settembre del 1991, si riferiva ad un trasferimento della scuola media annessa all'Istituto statale d'Arte Passoni di Torino. Questo istituto è l'unica realtà scolastica di questo tipo della nostra Regione: la scuola media annessa è una realtà scolastica propedeutica alle iniziative proprie all'Istituto statale d'Arte.
Questa scuola media, negli ultimi 6 anni, è stata trasferita di sede Svolte e ultimamente in una sede, quella di via Gioberti 5, assolutamente inadeguata dal punto di vista didattico, della sicurezza e dell'igiene.
Pertanto con l'interpellanza si chiedevano chiarimenti alla Giunta regionale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Fulcheri.



FULCHERI Giuseppe, Assessore all'istruzione

In relazione a quanto evidenziato nell'interpellanza dei Consiglieri Maggiorotti, Chiezzi e Rivalta, assunte le opportune informazioni presso il Comune di Torino ed il Provveditorato agli Studi si riferisce quanto segue: la Scuola Media annessa all'Istituto Passoni dovrebbe svolgere una funzione propedeutica alla successiva frequenza presso l'Istituto stesso. Di fatto questa caratteristica peculiare della scuola è sempre stata ignorata e la medesima viene scelta dall'utenza in alternativa ad una scuola "di zona".
Nell'anno 1989/90 la scuola in questione è stata trasferita dalla sede di via Giolitti 42 nei locali di c.so Matteotti 6 bis (presso Scuola Elementare Carducci) per venire incontro alle esigenze dell'Istituto Professionale per l'Arte Bianca in corso di espansione. Occorre precisare che l'anno precedente (1988/89) era stato assegnato al Passoni un edificio di notevoli dimensioni - via Scotellaro 15 - dove, oltre alla costituenda sezione di "Restauro della Carta e del Tessuto", sarebbe stato agevole inserire anche la scuola media.
L'istituto fece grosse resistenze e quindi si misero a disposizione i locali di c.so Matteotti 6 bis per il progressivo esaurimento della media infatti il testo della scheda numero 12 del Decreto del Provveditore agli Studi del 30/6/1989 prot. 737 recita "le preiscrizioni alla prima, classe della scuola media annessa all'Istituto d'Arte Passoni per l'anno scolastico 1990/91, saranno indirizzate in una delle sedi dell'Istituto d'Arte, la collocazione delle classi della scuola media annessa all'Istituto d'Arte presso il plesso Carducci e la scuola media statale Mameli è da intendersi ad esaurimento". (Si precisa che la scuola media Mameli non fu utilizzata).
Lo spirito di questa scelta aveva la prerogativa divenire incontro alle famiglie che già avevano iscritto i propri figli in zona centro: ci consentiva di terminare gli studi senza subire un brusco cambio di zona.
L'Istituto che prende direttamente le iscrizioni della scuola media è venuto meno a tale impegno ed anche per l'anno 1990/91 (e 1991/92) ha nuovamente formato le classi in zona centrale, venendo quindi a costituire nelle famiglie la legittima aspettativa di poter qui proseguire gli studi.
I locali di c.so Matteotti 6 bis erano però destinati quale succursale della scuola media Lorenzo il Magnifico di c.so Matteotti 9 che da tempo attendeva di poterli occupare.
Il Decreto Provveditoriale dell'anno 1990/91 riassegna in via temporanea gli spazi presso la Carducci in attesa che per fanno scolastico 1991/92 si pervenga ad un'intesa sulla definitiva sistemazione dell'Istituto e relativa scuola media, non risulta però possibile perché: a) l'espansione della sezione di "Restauro" - via Scotellaro 15 - è al di sotto delle aspettative dell'Istituto e quindi non si giustifica un edificio di così grandi dimensioni per sole 12/13 classi a regime b) l'Istituto Aldo Moro (di competenza della Provincia) deve essere sistemato in modo adeguato per tutto il tempo (qualche anno) che occorrerà alla ricostruzione della propria sede di c.so Giulio Cesare c) l'Istituto Passoni chiede, in sostituzione di via Scotellaro; una sede più vicina a via della Rocca e quindi più centrale con la sistemazione in zona desiderata di: 6 classi della scuola media 13 classi della sezione di Restauro 9 classi della sezione "Moda e costume" - provenienti dalla soppressa succursale di c.so Bolzano 14 ed ora ospitate presso la media Lagrange.
Non è certo un intervento facile sul territorio; che comporterà ulteriori trasferimenti di più Istituzioni scolastiche.
Alla luce di queste considerazioni per il 1991/92 il Provveditorato ha voluto sistemare in modo definitivo quanto meno la media Lorenzo il Magnifico attuando lo scambio d'uso fra c.so Matteotti 6 bis e via Gioberti 5, già succursale della Lorenzo il Magnifico. Venendo a quest'ultima sede l'Amministrazione comunale ha in locazione tale struttura dal 1956; è utilizzata in parte per scuola ed in parte per l'Ufficio di Collocamento ovviamente con locali distinti ed autonomi.
La scuola media annessa ha a disposizione il primo e secondo piano per un totale di 9 spazi didattici, 1 salone per proiezioni ed 1 salone per attività di movimento (si tenga conto che in c.so Matteotti 6 bis disponeva di 6 aule a fronte delle 6 classi) quindi una sistemazione più agevole.
Il terzo piano è utilizzato dal Liceo Classico D'Azeglio.
Per quanto concerne l'aspetto della sicurezza, più volte richiamato dalla scuola, quale motivo di scontento, si precisa che: agli effetti del NOP (Nulla Osta Provvisorio) non è necessaria la scala di sicurezza esterna la scala interna è sufficientemente ampia per accogliere un numero di utenti ben superiore a quelli occupanti i tre piani l'ascensore (unico possibile collegamento fra l'Ufficio di Collocamento e la scuola) è stato disattivato. Ciò non comporta problemi perché entrambe le scuole non hanno utenti portatori di handicap l'ingegnere incaricato dal Comune di Torino per la certificazione attinente al NOP (Nulla Osta Provvisorio) ha emesso in data 19.9.91, dopo i ripetuti interventi dei genitori sulla questione sicurezza, una nota in cui riconferma la rispondenza dell'edificio alla normativa prevista dalla legge 818/84 essendo già stati eseguiti tutti i lavori prescritti.
Per quanto riguarda invece l'agibilità in linea igienico-sanitaria, la medesima è stata concessa in data 21 maggio 1984 per tutti e tre i piani adibiti a scuola e per un'utenza complessiva di 350 unità. Nel più recente sopralluogo del 18 settembre 1991, richiesto dai genitori, il servizio di igiene pubblica non ha avuto modo di riscontrare "significative irregolarità". In conclusione, si deve registrare una grave carenza di informazione da parte del capo istituto nei confronti dei genitori che sono stati messi al corrente del trasloco un paio di giorni prima dell'inizio dell'anno scolastico, mentre la trasmissione del decreto del Provveditore è avvenuta in data 26 luglio 1991.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti per la replica.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

La vicenda è forse più complessa di quanto è stato riferito. E' vero che la scuola annessa all'Istituto Statale d'Arte ha una funzione propedeutica, come è stato segnalato nella risposta dell'Assessore, ma non è vero che questa funzione sia stata nel tempo trascurata ed ignorata.
Infatti, come risulta al sottoscritto, ci sono studenti che vengono anche da fuori Torino, per la specificità di questa scuola che ha funzione propedeutica e svolge attività che in altre scuole medie non sono attuate soprattutto sul versante della preparazione artistica.
Il fatto che questa scuola sia stata sottovalutata nella sua rilevanza è particolarmente grave. E' grave che sia stata trasferita in tutti questi anni da una sede all'altra, che dalla sede di Corso Matteotti si sia passati a quella di Via Gioberti.
Questo, a differenza di quanto è stato detto dall'Assessore, è un peggioramento qualitativo, tra l'altro non motivato. La scuola "Lorenzo il Magnifico" poteva comunque continuare a restare dov'era, posto che in realtà nella sede di Corso Matteotti non sono state trasferite a tutt'oggi delle classi, ma altre sono state accorpate nella sede centrale di Corso Matteotti n. 9. Quindi quella sede serve per attività di tipo laboratoristico, e comunque in quella sede la scuola media annessa poteva disporre di una mensa e di una palestra, cosa di cui con è possibile disporre nella sede di Via Gioberti n. 5; infatti la palestra utilizzata è quella di una vicina scuola elementare (la "Rignon") mentre della mensa non si può più far uso. Gli orari sono quindi stati accorpati e, in alcuni casi, gli allievi escono da scuola alle 13.30 con grave disagio per le famiglie.
Quanto al trasferimento definitivo, bisogna tener conto che comunque il Comune sarà obbligato a trasferire nuovamente gli allievi da Via Gioberti perché questi locali sono stati affittati sino alla fine del 1992. Scade quindi, con la chiusura dell'anno scolastico, la disponibilità di tali locali e ci sarà un nuovo trasloco in una sede che risulta essere quella dell'ex scuola media "Rosselli", in zona Vanchiglia. E quindi previsto un ulteriore trasferimento, forse di tutta la struttura, ivi compresa la sede di Via della Rocca.
E' vero, come è stato detto nella relazione, che i genitori sono stati avvisati solo due giorni prima del trasferimento, che gli allievi si sono presentati senza sapere - in alcuni casi - di doversi trasferire nella stessa mattinata del primo giorno di scuola in Via Gioberti; tutto è avvenuto con grave disagio e con la presenza della forza pubblica, perch giustamente alcuni genitori avevano grosse perplessità rispetto a questo atto.
E' vero, poi, che l'ascensore non funziona, ma in realtà funziona se si chiede la chiave. Tuttavia non è corretta ed è superficiale la risposta data dagli uffici del Comune sul fatto che non ci siano alunni disabili probabilmente ci sono dei genitori disabili che vorrebbero andare ad incontrare gli insegnanti al secondo piano di quella scuola.
Questo dimostra una sottovalutazione grave, da parte del Comune, di quello che significa riattivare e ripotenziare un'iniziativa didattica che a me sembra fondamentale.



FULCHERI Giuseppe, Assessore all'istruzione

Ho preso nota di questo e continuerò gli accertamenti.


Argomento: Patrimonio culturale regionale (linguistico, etnologico, folcloristico, storia locale)

Interpellanza n. 808 presentata dai Consiglieri Farassino, Rabellino e Vaglio inerente la DGR 133 del 15.7.91 "Contributo ai sensi artt. 3 e 10 della LR 26/90 a Enti pubblici e Associazioni"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interpellanza n. 808 dei Consiglieri Farassino Rabellino e Vaglio.
La parola all'Assessore Fulcheri.



FULCHERI Giuseppe, Assessore all'istruzione

La decisione della Giunta regionale, con deliberazione n. 133-7682 del 15 luglio, di erogare un contributo al Comune di Torre Pellice di L.
1.500.000 per l'effettuazione di corsi di lingua francese per insegnanti ed adulti, per un ciclo di film e spettacoli teatrali in francese e per il convegno internazionale di studi sulle radici culturali e linguistiche, è stata assunta sulla base dei criteri approvati dalla IV Commissione Consiliare in data 22 maggio 1991, sentito il parere della Commissione Consultiva prevista dall'art. 5 della Legge Regionale n. 26.
Tale decisione era pienamente coerente con lo spirito e la lettera della legge la cui relazione afferma che il Piemonte è una regione il cui profilo linguistico è sicuramente del tutto particolare nel panorama nazionale. Fanno parte del suo patrimonio linguistico originale il piemontese, l'occitano o provenzale, il franco-provenzale e l'alemannico il ligure e il lombardo, l'emiliano, il francese e il sinto-piemontese.
Frutto di un lungo processo storico questo plurilinguismo costituisce una ricchezza culturale e lo stimolo primo a pensare al proprio patrimonio linguistico con un'ottica pluralistica e con attenzione particolare al suoi aspetti evolutivi. Di qui la nozione di originale patrimonio linguistico regionale, non generica, ma capace di comprendere il complesso delle lingue che ne fanno parte insieme alle loro molteplici varietà locali, che è stata adottata nel testo della legge. La legge e la sua relazione furono oggetto di consultazioni e di un ampio dibattito; ricordo anche che la legge venne in seguito approvata all'unanimità dal Consiglio regionale senza che, anche in tale sede, emergessero osservazioni o rilievi sulla definizione di originale patrimonio linguistico, di cui fu anche apprezzata la capacità di dar conto dell'accentuato plurilinguismo della nostra regione.
Su tali basi, la richiesta presentata dal Comune di Torre Pellice richiesta presentata annualmente e regolarmente finanziata già ai sensi della Legge Regionale n. 30 del 1979, a partire dal 1980, è stata dunque esaminata ed accolta dalla Commissione Consultiva e ne è stato in seguito disposto Il finanziamento di L. 1.500.000 da parte della Giunta regionale.
Si ritiene inoltre opportuno ricordare che la lingua francese effettivamente introdotta, come ricordano i Consiglieri interpellanti nelle valli valdesi nella prima metà del secolo XVII come lingua di culto in sostituzione dell'italiano, è entrata successivamente nell'uso tanto da essere comunemente parlata da tutta la popolazione, accanto all'occitano nelle più svariate occasioni fino a costituire parte integrante del patrimonio linguistico locale. Attestazioni in tal senso sono numerose e documentate dagli studiosi senza che sia necessario richiamarle in questa sede.
Una regressione dell'uso si ebbe quando, acquisita nel 1848 la libertà di culto, prese avvio l'opera missionaria della Chiesa Valdese nel resto della nazione e l'italiano venne pertanto affiancato al francese negli usi di culto. Ma fu solo con il divieto del regime fascista a utilizzare il francese nelle occasioni di culto e nella stampa e soprattutto a insegnarlo nelle scuole che si passò da una situazione di bilinguismo a una situazione che i linguisti definiscono di diglossia, e cioè di disparità dell'uso e del dominio dei registri linguistici noti. Tuttavia ancor oggi, a distanza di quasi mezzo secolo dalle imposizioni del fascismo, il francese è usato dai valligiani valdesi come lingua familiare accanto e insieme all'occitano, e pare dunque lodevole l'iniziativa del Comune di Torre Pellice di sostenere questo aspetto della tradizione culturale e linguistica locale.
Al di là di queste considerazioni, ci pare comunque sufficiente il riferimento alla relazione introduttiva della legge regionale 26/90, che costituisce il primo strumento per un'interpretazione della volontà del legislatore per dare fondamento alla decisione della Giunta regionale nel rispetto dello spirito e della lettera della legge stessa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

La risposta dell'Assessore ci lascia ancora delle perplessità ribadiamo che il francese non ci risulta sia una lingua in crisi e soprattutto una lingua originaria piemontese, per cui riteniamo non opportuno finanziare tale iniziativa, che potrebbero essere sì finanziata ma non in base alla legge regionale 26/90.
Secondo noi dovrebbero essere valutati alcuni aspetti, in quanto sono moltissime le richieste di finanziamento perla tutela non solo del piemontese, ma anche dell'occitano e del franco-provenzale, per cui dirottare fondi previsti per queste iniziative alla tutela di corsi di lingua francese mi pare non molto logico e, comunque, una forzatura.
Pertanto invitiamo l'Assessore a fare una riflessione per il prossimo anno, visto che questo contributo viene erogato annualmente e cogliamo l'occasione, dato che la Giunta si sta apprestando a varare il bilancio per il prossimo anno, per chiedere di potenziare i fondi per la cultura, anche perché ci risulta che moltissime siano le domande in arrivo sulla tutela della lingua piemontese e delle altre lingue minoritarie. E possibile potenziare questi fondi distogliendoli da altri capitoli che forse di culturale non hanno molto, ma sono esclusivamente strumenti di lottizzazione o comunque di clientelismo da parte delle varie forze politiche.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici - Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione n. 463 dei Consiglieri Miglio, Segre e Staglianò, inerente lo stato ambientale nei Comuni di Cerano e Trecate


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interrogazione n. 463 alla quale risponde l'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

A proposito dell'interrogazione dei Consiglieri Miglio, Segre e Staglianò, debbo dire che è finalmente disponibile (da tre mesi, da quando cioè ero pronto a rispondere alla interrogazione) il dossier tecnico relativo allo stato dell'ambiente nei Comuni di Cerano e Trecate predisposto dal gruppo di lavoro istituito in data 30/10/90 dal Ministero dell'Ambiente. Una copia integrale di tutta la documentazione acquisita nel dossier è già stata inviata alla segreteria della II Commissione ed è a disposizione di tutti i Consiglieri interessati ad esaminarla.
E' altresì disponibile una relazione di sintesi che ho già consegnato ai Consiglieri che l'avevano richiesta. Provvederò a farne avere copia anche a ciascuno dei Consiglieri interroganti.
Tale documento sarà oggetto di un incontro con gli amministratori che si svolgerà nel Comune di Cerano. V incontro, già fissato per il 30/10/91 è stato rinviato a data ancora da definirsi a causa di improvvisi concomitanti impegni dell'Amministrazione comunale. Sarò grato ai Consiglieri che vorranno essere presenti in tale occasione, in quanto si tratterà di un importante momento per la definizione, delle linee di intervento regionali.
Ringrazio anticipatamente peri suggerimenti che mi verranno avanzati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

Eravamo già al corrente di quanto detto dall'Assessore anche perch l'interrogazione, risalendo a marzo, è stata superata di fatto dagli eventi successivi. Abbiamo anche noi copia del materiale, attendiamo di trovare la sede ideale per poter valutare complessivamente i risultati dell'analisi fatta in merito allo stato dell'inquinamento atmosferico nella zona di Cerano. Noi proponiamo - è da verificare la disponibilità dell'Assessore di portarla in II Commissione dove si era accennato all'ipotesi di sviluppare il discorso allorquando fosse pervenuta la delibera relativa alla soglia massima ammissibile delle sostanze inquinanti in atmosfera viceversa potrebbe essere un materiale produttivo per quanto riguarda l'altra Commissione istituita ad hoc per la riconversione delle industrie produttive. Potrebbero essere due momenti attraverso i quali poter avviare più complessivamente e seriamente questo tipo di analisi, fermo restando l'invito di andare comunque sul posto. Sappiamo che la riunione programmata a Cerano è saltata per ragioni indipendenti dalla nostra volontà, perché si teneva Consiglio comunale a Cerano; ciò non toglie che la necessità di andare a interloquire direttamente con gli amministratori locali e confrontarsi con la popolazione rimanga una decisione valida e da perseguire.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione n. 614 dei Consiglieri Segre e Miglio; interpellanza n. 622 del Consigliere Marino; interrogazione n. 628 dei Consigliere Tapparo inerenti l'impianto di trattamento rifiuti speciali tossici in località Mezzano nel Comune di Chivasso


PRESIDENTE

L'Assessore Garino risponde contestualmente alle interrogazioni nn. 614 e 628 e all'interpellanza n. 622.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Le presenti interrogazioni sono principalmente riferite all'iter di approvazione del progetto ed autorizzazione all'esercizio dell'impianto di trattamento rifiuti industriali proposto dall'Agip Petroli S.p.A, in Comune di Chivasso.
Al proposito bisogna ricordare che le procedure previste per la compatibilità ambientale dei progetti di smaltimento definitivo di prodotti tossico-nocivi sono normate dà quanto disposto dal D.P.C.M. 377/88 ed art.
8 della legge 475/88. Quest'ultimo articolo prevede nello specifico che il Ministero valuti la compatibilità ambientale dei progetti nei tempi e nei modi previsti dell'art. 3 bis della Legge 441/87.
La Regione esprime pertanto il proprio parere sulla compatibilità del progetto ai sensi dell'art. 6 della legge 349/86 richiamata dal D.P.C.M.
377.
In questo contesto normativo di valutazione di compatibilità ambientale, la partecipazione del pubblico, e quindi a maggior ragione anche degli Enti, pubblici, viene garantita dalle procedure stesse. Il progetto, depositato all'ufficio regionale di deposito progetti (istituito con DGR del 20/6/1989). è stato a disposizione del pubblico per la consultazione per il periodo di 30 giorni fissati dal D.P.C.M. 377/88.
Il parere di compatibilità ambientale formulato dal Ministro dell'Ambiente, di concerto con il Ministro dei Beni Culturali Ambientali sentita la Regione interessata, tiene conto anche delle osservazioni pervenute a seguito del deposito del progetto.
Nel presente progetto, trattandosi di distruzione di rifiuti, si attuano le procedure previste dalla conferenza ex art. 3 bis della legge 441/87.
La Regione Piemonte, con propria legge (9/88), ha nominato la conferenza istruttoria alla quale partecipano i Sindaci dei Comuni sedi degli impianti, i Comuni contermini, le UU.SS.SS.LL. interessate, le Province interessate, i rappresentanti del Corpo Forestale dello Stato, i rappresentanti degli Uffici delle Opere Pubbliche, i responsabili dei settori regionali dei parchi, smaltimento rifiuti, uso delle acque, tutela ambientale, gli esperti del Comitato Tecnico Regionale designati dal Consiglio regionale.
Tale conferenza, nelle procedure di VIA, sostituisce il tavolo di concertazione; per il presente progetto la conferenza istruttoria si è tenuta il giorno 4/7/1991, garantendo al massimo il confronto tecnico con le comunità locali e gli enti interessati.
Sulla base di un attento esame di quanto emerso in tale conferenza la Giunta regionale, con deliberazione del 22/7/1991, ha espresso il proprio parere ex art. 6 L.349/86. Tale parere, opportunamente trasmesso al Ministero dell'Ambiente, è negativo, per una serie di motivazioni che, per brevità, sono ora costretto a riassumere.
Innanzitutto tale progetto risulta incoerente con le scelte programmatiche della Regione. Il progetto Agip infatti non tiene conto degli ultimi sviluppi della programmazione regionale (vedi "Iniziative assunte e proposte di intervento in attuazione del programma di emergenza per lo smaltimento dei rifiuti"). Ancorché la normativa in vigore nulla disponga in ordine ad un impedimento a valutare le domande prodotte ex art.
3 bis della L. 441, non v'è dubbio che il programma elaborato dalla Regione per il programma di emergenza, con l'introduzione strategica del sistema integrato, la diffusione di bandi per le gare esplorative, impone per la salvaguardia del programma e della regolarità delle gare di attenersi in toto al quadro di riferimento. Per tale motivo si ritiene del tutto incoerente con il quadro programmatico oggi esistente la richiesta avanzata dall'Agip.
Inoltre nel corso dell'istruttoria, oltre ad evidenziarsi una ferma opposizione da parte di tutti gli Enti locali interessate (il Comune di Chivasso, quelli contermini, la Provincia di Torino, l'USSL competente) sono emerse numerose carenze di tipo progettuale. La documentazione presentata dall'AGIP Petroli è risultata in generale inadeguata dal punto di vista progettuale e superficiale per quanto riguarda lo studio di VIA.
Per di più il sito prescelto è apparso inidoneo a causa della situazione climatica poco favorevole, della presenza di numerosi insediamenti e infrastrutture a rischio, per la permeabilità e vulnerabilità dei suoli, vicinanza delle abitazioni, insufficienza dell'attuale viabilità d'accesso.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

Rispetto all'interrogazione precedente i tempi di risposta si sono ridotti, quest'ultima risale al mese, di luglio.
Accogliamo positivamente il lavoro svolto dall'Assessorato e dalla Giunta, che ha espresso parere negativo in merito al previsto insediamento dell'Agip Petroli nella zona del Comune di Chivasso, ed era quanto noi richiedevamo prima con l'interrogazione. Voglio ricordare anche una mozione, firmata da me e dai colleghi Tapparo e Pecchioni, in cui chiedevamo alla Giunta di esprimere parere negativo in merito alla valutazione che la Regione è tenuta a dare al Ministero dell'Ambiente affinché lo stesso assuma, in via definitiva, il proprio parere.
Nella sostanza, siamo consenzienti e d'accordo col lavoro svolto dall'Assessorato; peraltro, abbiamo avuto già occasione di verificare più puntualmente il documento inviato al Ministero, e altrettanto abbiamo fatto come Verdi in sede parlamentare, presentando anche noi un'interrogazione attraverso il deputato Ronchi, della quale, se l'Assessore è interessato possiamo darne copia.
C'è una convergenza sostanziale rispetto alla linea da noi tenuta fin dall'inizio e quanto poi fatto dall'esecutivo della Regione. Riteniamo en parte credo che anche il collega Tapparo sia consenziente - superata la mozione perché di fatto accolta, pur non essendo stata mai discussa In aula. Riteniamo che comunque la questione non debba decadere: l'attenzione nostra deve rimanere per vigilare affinché anche il Ministero esprima un parere negativo in merito a questo progettato insediamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Ringrazio l'Assessore per la risposta all'interrogazione e in particolare perché ha voluto anche approfondire il rapporto tra le scelte programmatiche della Regione e le iniziative che si stanno sviluppando. La risposta dell'Assessore Garino mi sembra importante perché ha voluto andare al di là delle ragioni contingenti per motivare la posizione negativa della Regione.
A me pare che se non superiamo il meccanismo procedurale che offre per i rifiuti industriali la possibilità casuale e occasionale a coloro che ritengono di avere individuato dei siti di poter presentare le loro domande, entreremo sempre di più in collisione rispetto al sistema integrato che la Regione e l'Assesso-rato stanno sviluppando. Sistema integrato per il trattamento dei rifiuti che mi sembra un primo passo per un impianto completo di programmazione di questa materia, che è un passaggio necessario Il caso Agip è emblematico: si tratta di un'azienda che si è trovata un'opportunità e, al di fuori di qualsiasi logica di programmazione presenta una domanda (questo suo atto è legittimo), mettendo in movimento una procedura complessa che coinvolge il livello nazionale, quello locale e la conferenza. Alla fine, dopo un iter faticoso in cui si perde tempo e che vede le comunità allarmate, c'è questo giudizio negativo: certamente non serve questo a far crescere quella cultura, quella coscienza delle comunità nel rapportarsi con il problema dello smaltimento dei rifiuti.
Il suggerimento che mi permetto di dare all'Assessorato e all'Assessore è quello di pensare in prospettiva a fare un passo in avanti in queste scelte di programmazione e in questo sistema integrato, per fissare sempre più limitazioni alla possibilità frantumata, polverizzata, data a soggetti vari, di potersi presentare al cospetto dell'Assessorato. Lei sa Assessore, che molto spesso società di capitali di comodo, col minimo di capitale richiesto dalla legge, a volte presiedute da soggetti non rilevanti (per non usare il termine teste di legno), si impossessano di cave dismesse, di vecchie fornaci, ecc, e poi si presentano all'Assessorato con la loro domanda. Noi dovremmo cercare di minimizzare questo meccanismo e dare alla Regione quello spazio ampio che le compete in questa materia.
Si tratta di una materia certamente impopolare, ma è una materia per la quale, se la Regione si mostra capace di offrire elementi generali di soluzione, probabilmente può trovare maggiore disponibilità da parte delle comunità e dell'Amministrazione locale rispetto a questo "viaggiare" in ordine sparso come oggi si è manifestato.
Anch'io ritengo che la mozione da me firmata, insieme al Consigliere Miglio e al collega Capogruppo della Democrazia Cristiana Picchioni, possa essere superata da questa risposta.
Spero che la vicenda AGIP di Chivasso possa essere un ulteriore elemento di aiuto per la Giunta e per l'Assessore affinché assumano delle politiche coraggiose che già in parte sono sviluppate in questa materia.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interpellanza n. 601 dei Consiglieri Bresso, Rivalta, Coppo, Marengo


TAPPARO Giancarlo

interrogazione n. 603 dei Consiglieri Cucco, Segre, Rabellino, Marino e Porcellana; interrogazioni n. 719 e n. 805 del Consigliere Porcellana



TAPPARO Giancarlo

Interrogazione n. 797 dei Consiglieri Marengo e Bresso tutte inerenti la discarica rifiuti di Riva di Chieri



PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare le interrogazioni e interpellanze inerenti la discarica di Riva di Chieri, cui risponde l'Assessore Garino. Sarà mia cura provvedere a consegnare il testo scritto della risposta al Consigliere Porcellana, oggi in congedo.
Prego, Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Se il collega Miglio consente, ne approfitterei per dire che è vero che si risponde con molto ritardo alle interrogazioni, però il Consigliere Miglio converrà con me, e mi darà atto, che da mesi l'Assessore è disposto a rispondere alle interrogazioni e lo ha regolarmente comunicato al Consiglio.



MIGLIO Mario

E' colpa dell'urbanistica.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Non so se sia colpa dell'urbanistica, probabilmente non è colpa di nessuno, semplicemente il Consiglio ha avuto altri lavori, ma per quanto mi riguarda da tempo ho dato la mia disponibilità.
Per quanto attiene alle interrogazioni n. 601, 603, 719, 797 ed 805 riferisco quanto segue: la sospensione, da parte dell'Amministrazione provinciale di Torino dell'autorizzazione al conferimento dei rifiuti nella discarica per rifiuti solidi urbani sita nel comune di Riva di Chieri, si è basata unicamente sulla lettura di piezometri, ma non è suffragata da una completa indagine idrogeologica della zona per stabilire se le acque misurate siano da attribuirsi ad acque di percolazione, ad acque di falda freatica oppure a fenomeni riconducibili ad acque confinate o caratterizzate da forme di artesianismo.
E' stato riferito all'Assessorato che nello stesso periodo si sono verificati nell'area di discarica atti vandalici che hanno comportato anche la manomissione dei piezometri stessi.
Due recenti indagini idrogeologiche predisposte dal Consorzio "Chierese" sull'area in questione, datate 3/9/91 e 12/9/91, confermano di fatto le previsioni progettuali, mentre la Provincia, l'USSL e gli oppositori alla discarica consortile non hanno prodotto studi idrogeologici, ma semplici misurazioni.
La relazione della controparte (intitolata "Analisi critica alla documentazione tecnica relativa al progetto di allestimento della discarica per R.S.U, da ubicarsi in regione Basse") reca la firma dell'ing. Mario Bianco. Tale relazione non è certo paragonabile ad uno studio idrogeologico dell'area, al momento eseguito solo da esperti individuati dal Consorzio ma da nessuno degli Enti quali Provincia, USSL. Comune di Riva di Chieri o di Villanova d'Asti.
La presenza delle acque di percolazione è comunque controllabile con adeguata trincea, che da quanto e stato riferito dal Presidente del Consorzio sarà adeguatamente approfondita oltre la quota indicata dalla stessa Provincia di Torino in sede di Conferenza, e pertanto in grado di limitare la profondità delle acque di percolazione a livelli compatibili con il fondo della discarica. L'approfondimento della trincea che, come già prescritto in sede di Conferenza, è tutta esterna all'area, di discarica non compromette la possibilità di proseguire fattività di smaltimento.
Nel confermare quindi che l'impianto rispetta comunque i livelli stabiliti dall'autorizzazione per le acque di falda, e vista l'impossibilità di provvedere allo smaltimento dei rifiuti raccolti dal Consorzio "Chierese" presso altri impianti regionali, si è ritenuto che l'unica strada percorribile per scongiurare i rischi igienico-sanitari e ambientali derivanti dal mancato smaltimento dei rifiuti urbani fosse l'emissione di una ordinanza regionale.
La presenza di allagamenti nell'area della discarica a seguito delle recenti piogge dimostra l'impermeabilità del suolo e quindi la conseguente tutela della falda sottostante, come peraltro già rilevato dall'esperto regionale prof. Verga in sede di Conferenza, e la salvaguardia dell'ambiente circostante, fatta salva naturalmente una corretta regimazione delle acque superficiali



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Chiedo all'Assessore di avere copia scritta della sua relazione perché, trattandosi di questioni tecniche, è abbastanza difficile, nel rumore di fondo di questa assemblea, riuscire ad avere ben chiari i termini della risposta.
Se ho capito bene, in sostanza, l'Assessore dice che, al momento, le uniche verifiche della situazione collegata al problema dell'acqua ritrovata nella discarica sono quelle effettuate dagli esperti del Consorzio e che non esistono invece, a tuttora, delle verifiche di questo tipo effettuate dalla USSL e dalla Provincia. E' così, ho capito bene? Al momento esistono solo le perizie di parte?



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

L'unico studio idrogeologico è stato fatto dal Consorzio, le altre affermazioni non si basano su studi di carattere idrogeologico.



BRESSO Mercedes

Quindi ho capito bene: l'unico studio è stato fatto dal Consorzio, e cioè è uno studio di parte. Per carità, di una parte che ha tutto il dovere di farlo, non sto sostenendo che non si debbano fare gli studi idrogeologici quando si fanno le discariche, ma poiché questa questione è da parecchio tempo fortemente contesa e contestata, sarebbe stato forse più opportuno che la verifica della correttezza dello studio fosse stata effettuata anche dalla Provincia e non solo dal Consorzio.
Mi chiedo su quale base la Provincia possa fare dei controlli, se non effettua delle verifiche, che sarebbero necessarie soprattutto nella situazione attuale, dove pare esistano delle disparità di vedute fra la Provincia, la Regione e il Consorzio. Ricordo infatti che la: questione è ancora in discussione, perché la Regione vuole tenere aperta la discarica mentre la Provincia chiede che non venga autorizzata finché non si chiariscono alcune questioni, in particolare questa.
Ora è ben vero che è possibile che l'attuale riempimento di acqua a seguito delle piogge dimostri che la discarica è a tenuta; questa però è solo un'ipotesi. Il fatto di dire "questo dimostra che la discarica è a tenuta"non so se possa rappresentare una particolare garanzia per le popolazioni. Mi sembra, anche se mi riservo di vedere il testo della risposta, che non siano emersi - e per questo non siamo soddisfatti - altri elementi, e che un'affermazione da parte della Giunta di fiducia nello studio effettuato dal Consorzio, e quindi di convinzione che l'autorizzazione concessa, sia stata corretta. Mentre la richiesta avanzata da più parti che veniva da molte parti e dalle popolazioni - trattandosi di una situazione di contestazione - era quella di effettuare altre verifiche in particolare dalla Regione, dalle dichiarazioni che, come è noto normalmente al momento delle autorizzazioni non vengono verificate.
Magari gli studi vengono fatti benissimo quando vengono autorizzate delle discariche o degli impianti, però non esiste nel nostro ordinamento alcuna normativa relativa al monitoraggio e al controllo della veridicità di ciò che viene affermato. La sola verifica di ciò che viene affermato allo stato attuale, avviene sulla carta. I tecnici della Regione fanno delle verifiche della serietà e della competenza di ciò che i proponenti affermano, ma non esiste a posteriori una verifica fatta dalla Regione.
Se fosse così vorrei sapere quali sarebbero i risultati non dello studio fatto a priori dal proponente, ma delle verifiche fatte fare dalla Regione o dalla Provincia specificatamente sul sito. Altrimenti siamo nella situazione in cui, magari correttamente, vengono fatte delle affermazioni ma non c'è mai il momento preciso a posteriori in cui la veridicità delle affermazioni è controllata, e quindi si ha un'eventuale retroazione sulla correttezza o scorrettezza di ciò che era stato affermato.
In questo senso se ciò è avvenuto non risulta dalla risposta che l'Assessore ha fornito alle numerose interrogazioni ed interpellanze, e quindi siamo al punto di partenza: ci dobbiamo fidare non della parola dell'Assessore, ma della parola del Consorzio, cioè sempre della parola del realizzatore dell'opera; perché non sappiamo mai chi, come e quando controlla questi impianti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

Il caso di questa discarica è interessante, viene da lontano e pone i problemi che non riguardano solo la questione specifica. Sulla questione delle discariche specifica avrei un'osservazione da avanzare ed è quella del discutibile gioco di competenze mai chiarite e, a seconda delle situazioni, costantemente rimpallate fra la Provincia e la Regione. Non è il primo caso in cui ciò avviene ed è la dimostrazione di come le questioni inerenti i rifiuti e le discariche siano questioni tutt'oggi aperte. Prima o poi questo Consiglio dovrebbe discu-tere se esista o meno un piano regionale per lo smaltimento dei rifiuti in Piemonte.
Casi in cui la Regione interviene un po' ai margini di quello che è accettabile, ve ne sono altri, cito quello che, secondo me, è il più grave di tutti; cioè la discarica di Gaffodi Oteria in Provincia di Cuneo: vi è un'ordinanza del Presidente della Giunta regionale su indicazione dell'Assessore, che smentisce il giorno dopo una decisione del TAR. ma è altro argomento e non mi dilungo.
Su questo caso specifico, la posizione che ha espresso la Provincia è estremamente chiara: decide la sospensione dell'autorizzazione, e dice: "tenuto conto che in base ai rilievi effettuati dal personale dei servizio tecnico dell'Assessorato ecologia e ambiente della Provincia è emerso che la discarica di cui trattasi non rispetta quanto disposto dal punto della deliberazione del Comitato Interministeriale 27.7.84, in quanto il fondo della medesima, alla data dei 31 luglio, non si trovava posizionato al di sopra del livello di massima escursione della falda idrica con un franco di almeno 50 cm".
Queste sono le motivazioni della Provincia: si sarà sbagliata, avrà inventato dei dati, non lo so, ma le motivazioni sono queste e sono abbastanza chiare e semplici.
Faccio però un passo indietro: sulla discarica di Riva di Chieri abbiamo già avuto un dibattito, con qualche punta un po' accesa anche in aula, che riguarda le procedure iniziali con le quali in Conferenza si è affrontata la questione di Riva di Chieri Non voglio riaprire quella polemica, ma voglio porre una questione: l'Assessore Garino, in risposta anche a quel tipo di polemica, scrisse una lettera al Presidente del Consiglio regionale, con la quale, poiché alcuni Consiglieri ponevano dei problemi rispetto al modo in cui si svolgevano le riunioni delle Conferenze, chiedeva di fornire gli stenografi per le riunioni di Conferenza.
In altre parole chiedeva - e io lo richiedo ora - che le Conferenze che decidono le questioni che riguardano discariche, abbiano dei verbali e vengano registrate nella forma in cui si registra il dibattito in quest'aula, attraverso la letterale stesura delle dichiarazioni dei singoli partecipanti.
Non conosco la risposta ufficiale alla richiesta dell'Assessore, ma ho sentito che il Presidente del Consiglio ha detto che non aveva gli stenografi e che dava l'indirizzo all'Assessore delle agenzie in cui avrebbe potuto trovarli.
Pertanto chiedo, se è possibile, all'Assessore che le riunioni delle Conferenze sui rifiuti - non quelle che riguardano solo Riva di Chieri anche se in questo caso la cosa è stata particolarmente pesante - vengano svolte in una forma tale che, a posteriori, sia possibile avere tutti gli elementi di ciò che è avvenuto al loro interno: dal numero dei partecipanti, alle posizioni espresse dai singoli, che non è una questione per nulla secondaria.



STAGLIANO' GREGORIO



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore all'ambiente

Sono a conoscenza che il Regolamento proibisce all'Assessore di reintervenire, ma rispondo alla cortese richiesta dei colleghi.
In realtà non è che si prenda per buono ciò che il Consorzio ha detto.
Spesso accade che - laddove necessario, oltre alla verifica del progetto sulla base della documentazione esistente nei vari servizi dell'Assessorato e non, partecipanti alla Conferenza - avvengano anche in loco specifici sopralluoghi.
In questo momento non saprei dire cosa avvenne quando la discarica fu approvata. Sono a conoscenza pero che quasi sempre i servizi "opere pubbliche", ex geni civili, allorché forniscono il parere in Conferenza è perché hanno fatto un sopralluogo. In altri casi mi è successo di chiedere io stesso un ulteriore sopralluogo per verificare problemi che nascono soltanto in Conferenza.
Per quanto riguarda il problema della stenotipia, il Consigliere Marino ha ragione, avevo richiesto alla Presidenza del Consiglio la possibilità di utilizzare gli stenotipisti e le macchine, ma ciò non è stato possibile non certo per cattiva volontà della Presidenza del Consiglio, ma perché le macchine di qui non possono andarsene, anche tecnicamente, in quanto occorrerebbe un particolare impianto in Assessorato di cui non disponiamo senza contare il problema del personale. Le Conferenze comunque assicurano un'ampia pubblicizzazione in quanto, parlando dei progetti per i rifiuti tossico-nocivi, si ha riferimento a tutti i servizi regionali che partecipano alla Conferenza. Lo stesso discorso vale perle discariche quindi la presenza del Comune, dei Comuni contermini, della Provincia dell'USSL. di sei o sette servizi regionali garantiscono una pubblicizzazione.
Ho chiesto a tutti i partecipanti, affinché il verbale sia il più fedele possibile, di produrre delle memorie scritte con le quali avremo la possibilità di verificare in qualsiasi momento ciò che l'Ente (Comune Provincia, USSL o servizio regionale, che peraltro lo fa in modo integrato) fornirà come documentazione.
Esiste comunque un verbale qualora nascesse un problema nuovo, che offre la possibilità di ricavare tutti i pareri dati. Accade spesso che i Comuni, in particolare quelli piccoli, dotati di poche strutture tecniche non rispondano in modo adeguato all'invito di produrre, ancora prima dello svolgimento della Commissione, i pareri scritti. Alcune Amministrazioni provinciali, comunque, forniscono il loro parere scritto ancora prima della Conferenza, oltre alla discussione che faranno. Quindi la pubblicizzazione è assicurata dal fatto che esiste una pluralità di soggetti interessati e i documenti, laddove sono pregnanti, restano indubbiamente a verbale.



(Intervento del Consigliere Segre fuori microfono)



PRESIDENTE

Mi pare di capire che siano rimaste aperte delle questioni tra Consiglieri e Assessore. Ritengo che si potrà ricorrere ad ulteriori interrogazioni o ad altre iniziative consiliari che si ritengono opportune laddove l'Assessore non abbia soddisfatto gli interroganti.


Argomento:

Interpellanza n. 601 dei Consiglieri Bresso, Rivalta, Coppo, Marengo

Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 4) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente" comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Sono in congedo i Consiglieri Cantore, Cavallera, Cucco, Dameri Fiumara, Foco, Montabone, Penasso, Porcellana. Rossa, Vetrino.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Comunico che l'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori: inversione dei punti all'o.d.g.


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Faccio notare che, poiché in aula sono presenti solo due Assessori l'o.d.g. non può essere esaurito, in quanto quasi tutti gli oggetti in discussione passano attraverso argomenti di cui devono essere relatori gli Assessori.
Non è possibile andare avanti così; chiedo formalmente la verifica del numero legale. Questo è il seguito della settimana scorsa, in cui siamo andati avanti per tutta la mattinata alla stessa maniera, dopo aver iniziato il Consiglio alle 10.45.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

Passiamo pertanto all'esame del progetto di legge n. 195 di cui al punto 7) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Majorino; ne ha facoltà.



MAJORINO Gaetano

Intervengo sull'ordine dei lavori. Non è stato né proposto al Consiglio né il Consiglio ha deciso se si deve invertire l'ordine dei lavori. Il Presidente aveva introdotto un certo argomento per il quale non c'erano n l'Assessore né il relatore. Ribadisco la richiesta di verifica del numero legale prima di accingerci all'esame del provvedimento nel suo ordine naturale di cui all'o.d.g.



PRESIDENTE

Consigliere Majorino, le chiedo scusa, riepilogo la situazione perch mi ero assentata in quanto invitata a presentare un disegno di legge.
Il punto relativo alle interrogazioni ed interpellanze è esaurito. Le interrogazioni richiamate in aula dal Gruppo MSI-DN verranno esaminate, col vostro consenso, la prossima settimana.
Per quanto attiene alle comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale devo integrare quanto detto dal Consigliere Staglianò che mi ha sostituito alla Presidenza.
Comunico al Consiglio, mi rivolgo in particolare ai Capigruppo oltre che alla Giunta, che sulla base del mandato che ho ricevuto dal Consiglio attraverso l'ordine del giorno approvato la scorsa settimana sulle questioni ACNA - Valle Bormida, ho incontrato ieri il Comitato di crisi.
Riferirò domani in sede di riunione dei Capigruppo sui contenuti di questo incontro. La Conferenza dei Capigruppo è convocata alle ore 11 per una questione inerente le nomine relative alla Commissione Fari Opportunità (la legge prevede che ci sia una consultazione con le Organizzazioni Sindacali da parte dei Capigruppo); successivamente verrà definito l'ordine dei lavori del Consiglio fino alla fine dell'anno ed infine riferir sull'incontro svoltosi ieri a Cortemilia. Questo a completamento Consigliere Majorino, delle comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale che ovviamente il Consigliere Staglianò non poteva dare.
Per quanto riguarda il punto 5) all'o.d.g. devo dire che non sono presenti in aula né il Consigliere Penasso, che è in congedo, n l'Assessore Nerviani che arriverà fra poco, possiamo quindi rinviare l'esame di tale progetto di legge in attesa dell'Assessore.
Per quanto riguarda il punto 6) all'o.d.g. Il relatore, Consigliere Rossa, è assente, ma v'è da dire che la relazione era già stata svolta.



MAJORINO Gaetano

Vorrei parlare ancora.



PRESIDENTE

Consigliere Majorino, di solito è di buon umore, oggi lo vedo un po' teso. Sorrida e poi parli quanto vuole.



MAJORINO Gaetano

No, sono di ottimo umore, Presidente, la ringrazio. Mi suggerisce il collega Zacchera che forse la mia preoccupazione e tensione è per lo stato di salute della Giunta verso la quale io sono sempre attento e sensibile.
Non è per formalismo, però l'inversione di punti all'o.d.g. può essere proposta dal Presidente e il Consiglio può tacitamente accettare, a meno che il Consiglio o un Consigliere non sia d'accordo per cui interviene un oratore a favore e uno contro, dopodiché si prosegue.
Per quanto riguarda il punto 5) il Presidente ha detto che non ci sono né il relatore né l'Assessore, che ha detto verrà dopo. No: verrà dopo se il Consiglio acconsente, noi per esempio chiediamo che si segua rigorosamente l'o.d.g. Se c'è una proposta d'inversione il Consiglio si deve pronunciare.
Lo stesso discorso vale per il punto 6): si dice che il collega Rossa non c'è, lei suggerisce di farlo in seguito, però occorre l'assenso del Consiglio. Si tratta di un formalismo, che è comunque di sostanza, previsto dal regolamento.
Mi consenta ancora, Presidente, di dire che in relazione al punto 5) non sono presenti né l'Assessore Nerviani né il relatore - per quanto ci riguarda non siamo d'accordo che si sposti al pomeriggio o in altro momento. Sono intervenuto come oratore contro l'inversione dei lavori; se c'è qualche oratore a favore parli, dopodiché il Consiglio deciderà per alzata di mano, sempre che ci sia il numero legale.



PRESIDENTE

Al di là dell'impostazione data dal Consigliere Majorino, devo dire che la relazione al progetto di legge n. 190 di cui al punto 5) all'o.d.g. è allegata al testo della legge per cui è a conoscenza del Consiglio fin dalla scorsa seduta, tant'è che doveva essere esaminato in quella data.
Inoltre, alla Presidenza risulta che non sono stati presentati emendamenti.
Pertanto, se il Presidente della Giunta è disponibile, si può esaminare questo provvedimento.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Lo sono disponibile a discutere questo progetto di legge come il successivo. Colgo l'occasione per dire che c'è una prassi costante per la quale il cambiamento dell'o.d.g. quando manca un Assessore o un relatore e sempre avvenuto senza usare la procedura regolamentare ma di comune accordo. Non c'è il comune accordo, ne prendo atto, quindi considero questo aspetto un elemento non di cattiva salute della Giunta, ma di nervosismo da parte di qualche Consigliere. Siccome la Giunta è in salute, intende discutere anche questo progetto di legge.


Argomento: Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 190: "Modificazioni alla L.R. 22 marzo 1990, n. 12, in materia di aree protette: Parco naturale della Valle del Ticino Parco naturale dei Lagoni di Mercurago e Riserva naturale speciale dei Fondo Toce"


PRESIDENTE

Procediamo all'esame del progetto di legge n. 190 di cui al punto 5) all'o.d.g.
Viene data per letta la seguente relazione del Consigliere Penasso: "Con la legge regionale 22 marzo 1990, n.12, in materia di aree protette, si è proceduto, tra l'altro, ad una operazione di riordino degli enti digestione che ha comportato l'accorpamento di alcuni enti aventi competenza su parchi e riserve naturali differenti In questo quadro complessivo si colloca il caso del Parco naturale della Valle del Ticino che la legge regionale 12/ 90 prevedeva: di accorpare nella gestione ai Parco naturale dei Lagoni di Mercurago: entrambe queste aree erano gestite da Consorzi tra Comuni interessati, e Provincia, di Novara. Successivamente alla previsione della legge regionale 12/ 90 è stata istituita anche la Riserva naturale speciale del Fondo Toce (LR 24 aprile 1990, n. 51) la cui gestione è stata affidata all'ente che già gestiva il Parco naturale dei Lagoni di Mercurago.
Questa situazione vede pertanto tre aree affidate alla gestione di un unico Ente.
Si sottolineava peraltro la particolarità del parco naturale della Valle del Ticino che, pur essendo un parco regionale, si trova a confinare per tutta la sua estensione da nord a sud con il Parco omonimo della Regione Lombardia. Questa situazione territoriale, assieme alla complessità dei problemi gestionali e della composizione del Consiglio Direttivo dell'Ente di gestione (fatto questo che ha reso complicata la definizione delle nomine dei Consiglieri), suggerisce la ripartizione dei compiti gestionali su due Enti distinti, tenendo anche conto dell'opportunità di costituire e consolidare nel tempo forme di gestione comuni con il Parco lombardo, forme che consentano una vera e propria gestione interregionale al di là di quanto giuridicamente sarà possibile costituire anche alla luce delle disposizioni in materia della legge-quadro nazionale recentemente approvata. Proprio per le considerazioni di cui sopra, con il presente disegno di legge, la cui formulazione è essenzialmente di carattere tecnico, si propone una modificazione che porti alla distinzione di due enti di gestione: l'uno, denominato "Ente di gestione del Parco naturale della Valle Ticino", a cui viene affidato il compito di amministrare il Parco del Ticino piemontese e l'altro, denominato "Ente di gestione dei Parchi e delle riserve naturali del Lago Maggiore", a cui sono affidati in gestione il Parco naturale dei Lagoni di Mercurago e la Riserva naturale speciale del Fondo Toce.
La II Commissione ha sottoposto a consultazione il testo, che ha ricevuto il consenso degli Enti Parco interessati, e lo ha approvato a larga maggioranza nella seduta del 21/11/91; ne auspica ora una unanime approvazione in aula".
E' aperta la discussione Ha chiesto la parola il Consigliere Zacchera; ne ha facoltà.



ZACCHERA Marco

Per quanto riguarda il progetto di legge n. 190 vorrei fare alcune sottolineature di carattere pratico.
Ritengo opportuno, essendo tre le zone da coordinare, cioè il Parco naturale della Valle del Ticino, il Parco naturale dei Lagoni di Mercurago e la Riserva naturale speciale del Fondo Toce, accorpare dal punto di vista organizzativo i Lagoni di Mercurago con la Riserva naturale del Fondo Toce.
Ritengo sia una cosa positiva e in questo senso ci sarà il nostro voto favorevole. A questo punto però mi chiedo, nell'ottica di razionalizzare Il lavoro e di risparmiare dei soldi, se non converrebbe tener conto anche del fatto che nelle immediate vicinanze c'è la Riserva del Santuario della Trinità di Ghiffa. Pur nell'ottica dei Sacri Monti, che senso ha tenere Ghiffa a se stante e non inglobarla con Fondo Toce che dista 5-6 chilometri da Ghiffa e 40 chilometri da Mercurago? Non capisco che logica ci sia tenere insieme Fondo Toce con Mercurago e Ghiffa per conto suo. Se sivuole istituire, come è indicato nella relazione, un ente di gestione del parchi e delle riserve naturali del Lago Maggiore, mi sembrerebbe logico mettere insieme Ghiffa, Fondo Toce e Mercurago, che pur avendo caratteristiche diverse (Fondo Toce e Mercurago sono zone umide, mentre il santuario della Trinità di Ghiffa comprende edifici di carattere storico e artistico) potrebbero essere gestite uniformemente perché se ci sono delle differenziazioni necessarie ed ovvie nella gestione di zone umide rispetto a quella di un santuario. E' altrettanto vero che determinati organismi di direzione e amministrazione possono essere uniti pervenendo ad una riduzione delle sedi e delle strutture anche tecnico-amministrative decentrate che sono necessarie per il funzionamento.
La proposta che intendevo fare all'Assessore, se fosse stato presente era- lo ribadisco - l'accorpamento di Ghiffa all'intero di questa situazione. Debbo dire, siccome sono in buoni rapporti con tutti ed anche con l'Assessore Nerviani, che questa proposta verbalmente gliel'avevo già fatta la settimana scorsa e l'osservazione dell'Assessore era che in prospettiva di una ipotetica Provincia di Verbania ci sarebbe stato uno smembramento ulteriore dell'Ente di gestione Parchi e Riserve naturali del Lago Maggiore, dividendo quelle che restavano nella Provincia di Novara e quelle che sarebbero state inserite nella Provincia del Verbano Cusio Ossola. Fu poi sospeso quello scambio di vedute, ma questo non fa che rafforzare la mia ipotesi: mettere insieme subito la gestione del santuario della Trinità di Ghiffa con il Parco del Fondo Toce, che in questo momento è lasciato senza un referente immediato (perché i Lagoni di Mercurago sono molto lontani dal punto di vista geografico rispetto al Fondo Toce), mi sembra un'ipotesi concreta che la Giunta dovrebbe prendere in considerazione dal punto di vista pratico dell'attuazione di questa normativa. .
Peraltro, l'ipotesi di dividere dalla Valle del Ticino il parco dei Lagoni di Mercurano è già esistente: nulla di nuovo, quindi; semplicemente una nuova formulazione di qualcosa che c'era già. Il Fondo Toce attualmente è con i Lagoni di Mercurago, quindi mi pare che la deliberazione non vada a cambiare nulla di particolare; la novità sarebbe stata accorpare anche Ghiffa, altrimenti andiamo a dare un altro nome a una situazione e a una struttura già esistenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

E uno strano dibattito questo in assenza dell'Assessore, comunque il Presidente gli potrà riferire. Si tratta di una tipica questione che ha carattere non generale, ma molto amministrativo. Quindi, la discussione che avviene oggi in questa sede avrebbe un senso maggiore con la presenza dell'Assessore.
Su questa vicenda delle ormai continue separazioni di enti parco che erano stati accorpati a partire da enti di gestione separati o gestioni separate, affidate a Comuni, a Consorzi o ad Enti, si sta verificando quello che allora, in sede di discussione della legge di riforma sui parchi, avevamo detto, e cioè che gli accorpamenti, pur giustificati da ragioni di apparente efficienza, avrebbero prodotto molti problemi. Infatti li stanno producendo; alla fin fine non è chiaro che cosa, in termini di efficienza e di risparmio anche economico, si produca con questi Enti grandi.
Il risultato è che l'Ente di gestione è più numeroso perché deve avere dei rappresentanti di tutti gli Enti locali delle diverse aree accorpate.
Anche il costo delle riunioni, quindi, aumenta perché i Consiglieri provengono da zone più lontane. La gestione delle aree va comunque fatta quindi i risparmi sono molto modesti; si potrebbe eventualmente pensare ad una riduzione del per-sonale, ma ciò significherebbe semplicemente impiegare meno personale nel parchi. C'è qualche modesto risparmio in termini di gestione, e di amministrazione che si sarebbe potuto risolvere in altro modo, come noi abbiamo sempre detto. Una gestione unica del personale da parte della Regione sarebbe stata la soluzione migliore.
In questo caso specifico è evidente che, per aree come i Lagoni di Mercurago e la Riserva di Fondo Toce, l'accorpamento con il Parco del Ticino presenta dei problemi; problemi già esistenti quando; da parte della Giunta, si è deciso di accorpare.
I problemi sono soprattutto determinati dal fatto che vi è un grande parco con molti Comuni rappresentati rispetto a due piccole aree che hanno al loro interno questioni specifiche.
Non siamo contrari all'attuale separazione e accorpamento di queste due aree in sé: vogliamo però evidenziare la questione del continuo fare e disfare che costa in termini sia economici che di efficienza degli enti molto più di quanto non costasse mantenerli così com'erano, magari trasformandoli in enti con entità distinte.
Nel caso specifico ci pare non molto sensato realizzare oggi l'accorpamento fra Fondo Toce e Mercurago perché, come tutti sappiamo, di recente è stata approvata la legge nazionale sui parchi (dopo decenni di attesa), la quale prevede che proprio in quell'area ci sia il Parco Nazionale della Val Grande.
Il Parco Nazionale della Val Grande sarà, in linea d'aria, a poche centinaia di metri dalla Riserva di Fondo Toce, la quale, insieme al Lago di Mergozzo e al Montorfano che dovevano in origine rappresentare realmente il parco, potrebbe essere molto opportunamente l'avanparco del parco nazionale. Non ha senso avere una piccola riserva regionale davanti a un parco nazionale che avrà grande importanza, molte risorse e costituirà il momento trainante della tutela dell'ambiente in quell'area. Sarebbe forse stato opportuno soprassedere a questa separazione, che comunque significa ricostruire un nuovo ente, e valutare l'oppor-tunità di considerare l'area di Fondo Toce, da allargarsi eventualmente anche al Lago di Mergozzo, come la parte a lago del parco della Val Grande, che ne farebbe la porta d'accesso e che, anche rispetto alle rilevanti attività turistiche ricreative, scientifiche, ecc, connesse a un parco nazionale, potrebbe rappresentare un eccellente punto di partenza.
Noi non siamo contrari, sappiamo benissimo che il problema dell'accorpamento col Parco del Ticino esiste da tempo e che va risolto: ci pare, tuttavia, che questa sia una soluzione burocratica, molto poco interessante per l'area, che non produrrà nulla di valido. Simettono insieme due piccole aree; certamente è gestita bene quella dei Lagoni di Mercurago, la quale più opportunamente potrebbe stare per conto proprio.
L'ipotesi che faceva il collega Zacchera di accorpare l'Ente di Ghiffa è un'altra delle possibilità; ricordo che anche quello di Ghiffa è stato già separato dal grande ente di gestione del Parco del Ticino. Continuiamo a dare delle soluzioni un po' casuali, le prime che vengono in mente, invece di affrontare la questione con ampia prospettiva, come sarebbe quella di tenere conto di ciò che sta cambiando profondamente la struttura delle aree protette in quella zona.
Per questa ragione ci asterremo su questo provvedimento. Ci pare un provvedimento che una volta di più sta in quella linea di riflessione sbagliata da quando si è deciso di fare gli accorpamenti e che, a poco a poco, senza una modifica di linea che dica "Abbiamo sbagliato, rimettiamo in sesto il sistema degli enti di gestione dei parchi", va avanti sulle spinte locali. Infatti, quando in un parco gli enti non si trovano bene, li si separa, avviene cioè una specie di divorzio consensuale che poco per volta viene concesso sempre di più: è ovvio che, poiché tutti quelli che lo chiedono (c'è sempre qualcuno che se ne fa promotore) di fatto lo ottengono, a poco a poco, tutti chiederanno di separarsi e di mantenere la gestione del proprio parco.
Riflettiamo: se non ha funzionato modifichiamo l'insieme degli enti di gestione, ma non andiamo avanti caso per caso.
Per questa ragione - ripeto - ci asterremo.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GROSSO



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Miglio; ne ha facoltà.



MIGLIO Mario

Ringrazio il Presidente della Giunta per la sua disponibilità, anche se avremmo avuto piacere di avere direttamente di fronte l'Assessore per avviare questo discorso.
Mi pare che si riproponga un problema che dovrebbe essere affrontato più seriamente, il quale deriva da scelte fatte con la riformulazione della legge-quadro sulle aree protette nel 1990 (legge 12), laddove si era intervenuti anche in merito alla ridefinizione degli enti di gestione dei parchi e delle riserve stesse.
La scelta era appunto quella di accorpare queste tre diverse aree protette (Ticino, Lagoni di Mercurago e Fondo Toce) e di costituire un ente unico; oggi, a distanza di neanche due anni, si sceglie una strada diversa ripristinando la situazione esistente in precedenza.
La riflessione che intendo fare stamani (anche se mi è obiettivamente difficile poterla perseguire) è incentrata sulle diverse scelte che si fanno oggi. Probabilmente in origine ci si proponeva un obiettivo in termini economici o in termini di miglior gestione oppure di programmazione più coordinata fra le varie realtà; tutto questo non è successo, sarebbe stato meglio riuscire ad estrapolare in qualche modo i pregi e i difetti di questa scelta per poter meglio regolare la nostra politica futura.
Questo non è possibile, dunque bisogna trovare un momento all'interno del quale sviluppare questa riflessione per poter decidere, anche nel momento in cui si vanno ad istituire altre riserve, quale strada intendiamo perseguire.
Detto questo, volevo riprendere le riflessioni fatte precedentemente dal collega Zacchera e in parte dal Consigliere Bresso. Mi pareva interessante l'ipotesi di introdurre un altro livello di riflessione in merito alla logica da seguire per l'accorpamento.
Il Consigliere Zacchera proponeva di riconsiderare l'ipotesi di includere il Sacro Monte di Ghiffa nel nuovo ente che si va a costituire.
Il punto di vista è quello della vicinanza territoriale; secondo me, ne esiste anche un altro, che è quello della omogeneità delle caratteristiche dell'area protetta. Da questo punto di vista potrebbe esserci un'altra ipotesi, ugualmente valida, che è quella di costituire un Ente di raccordo fra i tre Sacri Monti dell'Alto Novarese, quello di Orta, quello di Domodossola recentemente istituito e quello di Ghiffa.
Sono spunti che però varrebbe la pena riprendere all'interno di un discorso complessivo, e che non si dovrebbero lasciare cadere o riprendere solo quando, di volta in volta, emergono situazioni alle quali si dà una risposta ma in termini troppo occasionali.
Rispetto alla questione del rapporto fra il Fondo Toce e l'istituzione del Parco Nazionale del Monte Motta e della Val Grande, è sicuramente interessante la proposta della collega Bresso di dare un maggior rilievo alla zona umida di Fondo Toce. Peraltro noi riteniano negativa la decisione di stralciare la zona del Montorfano e la zona del Lago di Mergozzo trattandosi di due punti essenziali che davano un maggior significato alla riserva nel momento in cui è stata istituita.
A mio avviso bisognerebbe ipotizzare l'allargamento dell'attuale riserva di Fondo Toce e verificare la possibilità o meno di inserire questa area nella zona individuata per l'istituzione del Parco Nazionale del Monte Motta e della Val Grande. Mi limito ad accennare questi brevi spunti per poter avviare un discorso più complessivo. Bisognerà trovare i tempi e i modi per farlo, perché non è possibile rimandare nel tempo una scelta complessiva di là da venire; bisogna trovare un colloquio più serio con l'Assessore e affrontare complessivamente questa tematica dell'accorpamento o meno degli Enti.
Per quanto riguarda la votazione sulla deliberazione, la nostra posizione è consenziente rispetto alla volontà di ricostituire una situazione che, come giustamente faceva notare anche il Direttore del parco dei Lagoni di Mercurago, nel merito risponde ad una serie di necessità.
Visto che manca la volontà di affrontare complessivamente questo discorso ci asterremo, come segnale per avviare una politica che sia più omogenea che abbia un senso maggiore perché letta nella sua complessità.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

La presenza dell'Assessore durante la discussione gli avrebbe certamente consentito di dare alcune risposte alle questioni aperte dai colleghi che mi hanno preceduto.
Si tratta di questioni di un certo rilievo, perché le considerazioni critiche sulla mancanza di coordinamento e di programmi comuni all'interno della gestione di parti differenti dei parchi e delle riserve naturali avrebbero dovuto sostenere un'ipotesi di questo genere.
Per queste ragioni e anche per questa moltiplicazione degli Enti di gestione, particolarmente pletorici e di difficile e onerosa gestione ritengo che questo provvedimento sia, dal mio punto di vista, da non accogliere.
Colleghi, se andate a vedere la composizione dei Consigli d'amministrazione dei parchi e delle riserve naturali, potrete rilevare come, con legge, si siano istituiti organismi elefantiaci. Per questo perché si duplicano organismi di così grande composizione numerica, di difficile gestione e onerosità, e in assenza delle considerazioni critiche sollecitate anche dai colleghi, anch'io su questo disegno di legge mi asterrò.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

La collega Bresso ha riproposto una questione sulla quale ho prestato particolare attenzione, questione che è stata richiamata anche dal collega Chiezzi. Sono convinto che il problema che stiamo oggi affrontando ovviamente ci attestiamo sulla soluzione proposta perché ci sembra ragionevole e realistica - sia sostanzialmente conseguenza del fatto che nella passata legislatura non siamo andati a fondo del problema. Ritengo che questa legislatura, con più tranquillità, attraverso dei momenti di confronto, probabilmente non legislativo ma magari con un convegno, ci debba far fare il punto sulla politica dei parchi.
Ho l'impressione che la Regione Piemonte, all'avanguardia in Italia sulla questione, non stia maturando una "fase 2", che sostanzialmente è " realizzati i parchi, bisogna costruire la cultura, dei parco".
La cultura del parco, per sua natura, non può essere legata al localismo; questo in termini di qualità del parco, ma anche in termini di bene regionale. Il parco deve essere un elemento di un sistema, non pu essere concepito a sé stante. Nessuno si sognerebbe di prenotare in un'agenzia di viaggi la visita ad "un" castello della Loira: si vanno a vedere "i" castelli della Loira; i parchi americani sono "i" parchi americani. Questo cosa vuol dire? Vuol dire che c'è stata la capacità di ricondurre le specificità, le originalità, le caratteristiche dei singoli pezzi ad un progetto complessivo. Ci auguriamo che anche i parchi possano diventare un elemento di qualità della vita, non soltanto di tutela del paesaggio, ma di qualità della vita sia dei residenti, primi destinatari di tale politica, sia dei fruitori turistici.
Perché ci sia questo salto qualitativo forte in ordine alla cultura dell'approccio al parco, bisogna trovare gli strumenti per ricondurre queste specificità, queste caratteristiche, queste originalità ad un disegno compiutamente regionale.
La fruizione di un parco comporta evidentemente una prenotazione culturale a monte in termini non banali, come sta avvenendo attualmente.
Non si visita un parco in frotte cammellate di alcune centinaia di persone tutte vestite uguali, con il bavaglino e il berretto in testa; questa non è la cultura del parco, è la cultura del merendino. La cultura del parco è fatta per nuclei familiari, per coppiette anche attente alla natura nel senso più ampio e non solo a quello evangelico, e quindi il parco diventa un modo d'essere del nostro mondo.
Ho l'impressione che non riusciamo a fare questo sforzo non perché la cultura regionale, sia a livello di cultura acquisita dall'istituzione che a livello di responsabilità dei politici, non avverta questa necessità, ma perché non abbiamo la capacità - e questo è grave - di vincere le resistenze periferiche localistiche. Non so fino a che punto questa mia preoccupazione sia fondata, so però che è fondata al 100% nei confronti delle APT.
Noi non riusciremo sicuramente a ricondurre le APT a dimensione razionale. La politica sui parchi deve essere evolutiva, sempre attenta agli elementi cultura-li di gusto e di intelligenza che il fruitore o comunque l'interessato a questi problemi ha. Non intendo suggerire all'Assessore - non ho questa presunzione - se si debba perseguire un'unicità della struttura gestionale o un'unicità del personale, per esempio delle strutture scientifiche, non lo so. L'esperienza della passata legislatura è stata certamente fallimentare.
Una preoccupazione mia (che mi pare fosse anche quella della collega Bresso) è che quando, per esempio, si è deciso di investire molto sulle intelligenze e sulle professionalità tecniche, abbiamo risolto i problemi in modo, come al solito, abbastanza equivoco per non dire ipocrita, dicendo che avremmo dovuto nominare nei parchi degli esperti; poi abbiamo scoperto che, per essere un esperto turistico, basta essere stato Consigliere della Pro Loco. Ciò significa che non si riusciranno mai ad ottenere le professionalità attraverso momenti elettivi, ma attraverso elementi funzionali del parco, pertanto, a mio modo di vedere, istituzionalmente il parco va ripensato. Questo non significa una riduzione del ruolo delle rappresentative locali dei Comuni, non significa un ruolo del governo dell'azienda, cioè del complesso dei servizi e delle strutture destinate alla politica del parco nel suo globale.
Ho la convinzione che la politica dei parchi finirà per essere il sentiero non solo della tutela ambientale, ma anche del recupero della qualità della vita soprattutto del cittadino, cioè colui che abita nella grande città. Il cittadino deve trovare nel territorio da visitare un territorio raffinato.
La parcellizzazione del parco porta alla sua banalità e alla sua fruizione qualche volta smodata, occorre avere una capacità di governo del sistema dei parchi, per poter indirizzare la fruizione su parchi diversi di quelli dell'Orsiera-Rocciavrè. Questo significa investire risorse compensative per i maggiori costi che il trasferimento su un altro parco può comportare.
Già nella passata legislatura avevamo avvertito l'esigenza che qualcosa non aveva prodotto un risultato soddisfacente. Quello che oggi stiamo constatando è una prima prova di ciò; le preoccupazioni della collega Bresso e del collega Chiezzi sicuramente mi trovano d'accordo non nelle enunciazioni e nelle conclusioni, ma su quanto di positivo c'è all'interno cioè la volontà di far sì che la nostra Regione, che si è caratterizzata per questa intuizione, per la sua realizzazione diffusa sul territorio sappia fare del suo patrimonio dei parchi, quindi del suo "parco di parchi", un qualcosa di originale e di fortemente avanzato sul piano della tutela, della fruizione del territorio, ma soprattutto della qualità della vita sul territorio svincolato da troppi elementi di banalità che caratterizzano la fruizione di massa sul territorio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

Nell'ascoltare le osservazioni sulla situazione generale dei parchi in Piemonte, nessuno di noi può dimenticare lo stato particolarmente avanzato dell'esperienza piemontese nel contesto nazionale. Quindi, devo riconoscere a chi in passato ha iniziato questa politica, e a chi oggi in qualche modo cerca di perseguirla, che si tratta di una valutazione positiva.
All'interno di questa valutazione generale ritengo positiva anche la scelta che la Regione ha fatto riguardo agli accorpamenti.
Credo che attualmente il Piemonte abbia 45 parchi e 23/24 enti; la ritengo complessivamente una scelta razionale, che valuto positivamente perché semplifica e riduce quella parte di costi che comunque la gestione degli enti comporta.
In realtà - discorso.un po' diversamente da quello che diceva il Consigliere Zacchera - promuove un'iniziativa che va in senso contrario cioè verso la separazione del Ticino da Mercurago.
Ho sentito varie ragioni che, in qualche modo, tenderebbero a giustificarla, le ho lette nella relazione che accompagna la proposta di legge e le ho anche risentite in aula.
Credo sia corretta la valutazione che elementi utili per decidere gli accorpamenti siano la posizione sul territorio delle diverse aree è l'omogeneità, come ha suggerito il collega Miglio, del tipo di parchi, di aree protette che possono essere accorpate. Forse l'Assessore non c'era, ma il collega Miglio suggeriva la possibilità d'integrare insieme i tre Sacri Monti.
Ho l'impressione però che non tutte le motivazioni che stanno alla base della separazione del Ticino e Mercurago siano emerse così chiaramente in questa breve discussione. E evidente che qui ci sono anche degli elementi non dico di conflittualità, ma di difficoltà di rapporto all'interno del Consorzio tra i Comuni e tra le rappresentanze interne all'ente.
L'accorpamento di più aree protette crea inevitabilmente una situazione che va affrontata: gli organismi diventano sempre più grandi di numero, e quindi la tentazione di semplificare la rappresentanza all'interno degli enti ha talvolta una sua giustificazione.
Credo comunque che due cose non si debbano fare: la prima eliminare la rappresentanza delle realtà locali, quindi dei Comuni; la seconda - come è emerso anche nei recenti dibattiti - contenere o eliminare la rappresentanza delle espressioni ambientaliste all'interno degli enti che governano i parchi.
Riguardo al caso specifico accenno solo una questione, che secondo me è forse determinante nel scegliere di separare il Ticino dal Mercurago, e cioè la particolare situazione in cui si trova e si troverà nei prossimi anni il parco del Ticino. Non vado molto a fondo della questione, perch credo che fra non molto tempo avremo la possibilità di affrontarla ampiamente nella discussione sulla modifica della legge istitutiva del parco del Ticino. La questione che qui si presenta è quella della presenza e dell'estensione pesante dell'AGIP all'interno del parco del Ticino.
E' una questione che, a mio parere, l'Assessore dovrebbe affrontare in una forma un po' diversa da quella tradizionale, nel senso che il parco del Ticino vedrà nei prossimi anni un'espansione dell'intervento dell'AGIP che se non affrontata con molta decisione e con una qualche forma di autorità decisa, potrebbe portare al sostanziale disfacimento del parco del Ticino.
Discuteremo credo entro breve tempo della modifica della legge istitutiva del parco e la problematica della convenzione da stendere con l'AGIP. Sicuramente la separazione dei parchi della zona Mercurago col Ticino semplifica alcune questioni anche se restano rilevanti e non possono essere affrontate, a mio parere, come questioni di ordinaria Amministrazione.
La convenzione stesa in Lombardia tra AGIP e Ticino ha prodotto una grande mole di documenti, di discussioni e di elaborazioni che vanno tenute presenti e riproposte come metodo anche per la situazione piemontese.
Personalmente, sono sempre stato favorevole all'autonomia di chi gestisce aree protette. Questa è invece una situazione particolare nella quale ritengo che la Regione debba svolgere un ruolo in prima persona: non è pensabile, la delega a nessuno, non è pensabile che questa discussione resti all'interno degli uffici di un Assessorato perché il modo in cui si affronta tale questione determina il futuro del Parco della Valle del Ticino.
Si parla di 24 nuove perforazioni all'interno del Parco e ci sono delle aree del Parco per le quali la Regione dovrebbe avere il coraggio di dire che non si fa alcuna perforazione. Dovrebbe esserci un rapporto (che fino ad oggi non c'è stato) di ascolto con alcune realtà locali alcuni Comuni che si lamentano pesantemente del modo di procedere dell'AGIP. E' una situazione sulla quale non mi dilungo perché ne riparleremo presto, ma inviterei l'Assessore, nel momento in cui la situazione si è semplificata, separando il Ticino e il Mercurago, ad affrontarla adeguatamente.
Un ulteriore inciso: quando si stilano dei Piani regionali sulle questioni dei bilanci energetici regionali (e anche di questo ne discuteremo in Commissione) non si può dimenticare - cosa che invece è avvenuta nella presentazione della recente proposta di Piano regionale energetico - quello che già oggi viene estratto nell'area del Ticino e soprattutto quello che nel giro di pochissimi anni si estrarrà. Infatti, fa parte del bilancio energetico della Regione Piemonte, visto che è passata la logica, mai condivisa dame e da altri colleghi, di fare i bilanci energetici in termini strettamente regionali.
Concludo quindi dicendo che mi asterrò, in particolare rispetto questa deliberazione, in quanto ritengo non siano state chiarite e non siano sufficientemente chiare le ragioni di fondo per cui si vanno a separare le gestioni del Ticino e del Mercurago.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani per la replica.



NERVIANI Enrico, Assessore ai parchi

Chiedo scusa per essere arrivato in ritardo e aver perso gli interventi dal vivo di alcuni colleghi. Sono parzialmente giustificato da una situazione di traffico intenso per una protesta in atto, ma ho raccolto dal funzionario che ha seguito il dibattito e dalla cortesia del Presidente gli elementi essenziali che lo hanno caratterizzato nella prima parte.
Ritengo quindi di poter intervenire a ragion veduta riferendomi a tutti gli interventi che ci sono stati.
in sorprende che una modifica di organizzazione e una riduzione degli accorpamenti fatti con l'applicazione della Legge n. 12 abbia sollecitato il dibattito su tematiche molto più ampie di quella specifica che emerge dal disegno di legge. Anche se la cosa mi sorprende, la ritengo del tutto comprensibile in quanto è naturale che quando un problema viene lasciato "dormire" le attenzioni si riducano, anche da parte degli obiettori quando invece si affronta, come abbiamo tutti insieme cercato di fare in questi ultimi tempi, si evidenziano inevitabilmente le luci e le ombre, le iniziative positive e le carenze esistenti.
Non posso lasciare questo dibattito senza riconsiderare le osservazioni del collega Marchini che da molti anni ripropone un'organizzazione un po' centralizzata di un sistema organico, che assumerebbe anche una dignità di organizzazione del territorio e delle sue peculiarità ambientali e naturalistiche, più puntuale e più capace di una proposta all'intera Regione e anche, per la valenza che ha la nostra esperienza, al nostro Paese.
Non ritengo l'obiezione irrilevante, al contrario mi pare occorra fare un confronto molto approfondito, anche se debbo dire che già fin d'ora esiste una centralizzazione di alcuni momenti organizzativi e si intende mantenerla malgrado le tentazioni provincializzanti che sul territorio, e inconseguenza di una parziale interpretazione della Legge 142, esistono e ci sollecitano.
Credo peraltro che una traduzione integrale del pensiero, che attualmente il collega Marchini manifesta, abbia risvolti di complessità difficoltà e incom-prensione generale a livello locale che non so se siano del tutto positivi e se possano essere facilmente accoglibili. Si tratterebbe di ridurre la presenza delle realtà locali e questo mi farebbe molta poca paura ma si tratterebbe anche di correre il rischio di rinunciare ad alcune attività In loco che sono In questo momento molto utili ai parchi e all'esperienza complessiva che stiamo sviluppando e vivendo in questo settore.
Credo ci sia una grossa opportunità di tornare sugli argomenti che il Consigliere Marchini ha proposto questa mattina e che implicitamente ha fatto anche (non ho sentito purtroppo il suo intervento) la stessa collega Bresso. Dico che c'è un'opportunità di affrontare questi argomenti con la modifica della legge n. 12 che diventa obbligatoria in conseguenza della approvazione della legge nazionale quadro sui parchi. Dovremo inevitabilmente adeguare la nostra legislazione a quella nazionale; in quella sede una riflessione mi sembra che vada fatta in profondità e certamente, se ne avrò l'opportunità, a questa non mi sottrarrò.
Devo ancora dare delle risposte al Consigliere Marino il cui intervento ho sentito per ultimo; debbo dire che ho preso decisamente a cuore le problematiche che ha sollevato, anche in relazione al rapporti che dovremo avere con Agip; può immaginare quali siano i problemi connessi a questo aspetto particolare della presenza di Agip sul Parco del Ticino. Intendo tuttavia affrontare la problematica complessiva grosso modo come Marino stesso ha suggerito: non intendo mantenere chiuso il tutto in Assessorato.
In proposito devo dire - è alla luce del sole che abbiamo affidato un primo studio di piano territoriale per l'area dell'ovest Ticino che è fortemente caratterizzata non soltanto da questo intervento, ma anche ad esempio dalla realizzazione in atto di Malpensa e da una serie di altri interventi sostanzialmente stravolgenti le caratteristiche peculiari di quest'area che se pur vanno corrette, non devono a mio avviso essere gravemente stravolte come potrebbe capitare di fronte ad una nostra disattenzione.
Per quanto attiene alle preoccupazioni di Miglio, mi sento di dire che la tesi dell'accorpamento della nostra gestione dei Sacri Monti a livello provinciale è una tesi del tutto rispettabile che mi pare valga la spesa di verificare. Anche l'idea che Fondo Toce diventi in sostanza una porta di ingresso al parco della Val Grande è cosa di estrema sensatezza. Al riguardo, colgo l'occasione per ricordare che nella legge nazionale quadro sui parchi siamo riusciti a fare inserire il parco nazionale della Val Grande, il che non mi pare sia cosa di poco conto. E' dato ufficiale da pochi giorni (in Consiglio regionale lo comunico ora), dobbiamo quindi come Regione sfruttare questo riconoscimento del Parlamento nel migliore dei modi. Una delle vie potrebbe essere quella suggerita da Miglio: tuttavia Fondo Toce, Lagoni di Mercurago e Canneti di Dormelletio, che avranno il nostro interesse fra breve, potranno costituire, con peculiarità molto simili, un'unica area per un intervento comune ed è questa la ragione per cui ci sentiamo tranquilli nel momento in cui dividiamo le gestioni di realtà molto diverse fra di loro: l'una rappresentata dai Lagoni, da Fondo Toce e dai Canneti di Dormelletto; l'altra rappresentata dal Parco del Ticino. La richiesta di separare le due gestioni è fondata sulla realtà locale e sulla complessità dei problemi del Parco del Ticino che richiedono un'attenzione specifica, un Consiglio d'amministrazione che operi con molto rigore nella prospettiva di quello che finalmente la legge quadro consente cioè un parco interregionale in cui le politiche di Intervento, soprattutto sul fiume, siano organicamente costruite. Quindi a coloro che si preoccupano dell'aumento dei costi di gestione possa dire che è un aumento assolutamente irrilevante ed è assai ben bilanciato dall'efficacia che la nostra iniziativa dovrebbe avere in direzio-ne di un'attenzione più positiva al territorio e alla specifica realtà dei parchi.
Questo dico particolarmente al collega Chiezzi, mentre - e concludo al Consigliere Zacchera ricordo che il tema del collegamento del Sacro Monte di Ghiffa con Fondo Toce, anche se rappresenta una piccola forzatura è un tema che dovrà essere affrontato successivamente, nel momento in cui si definiranno i confini della nuova Provincia del Verbano-Cusio-Ossola.
Quindi, assicurando l'impegno ad una revisione complessiva della problematica aperta questa mattina, sottolineando il modesto carico finanziario che comporta questo provvedimento, dicendo che è visto con l'intendimento di rendere più efficace la gestione, sono a chiedere con assoluta tranquillità il voto favorevole su questo progetto di legge.



PRESIDENTE

Non essendoci altri interventi passiamo all'esame dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 21 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 16 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 21 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 16 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 21 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 16 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Si proceda ora all'appello nominale per la votazione dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 21 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 16 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura

Incontro con le Organizzazioni degli agricoltori


PRESIDENTE

Informo il Consiglio che nella Sala Viglione si svolgerà l'incontro preannunciato con le Organizzazioni degli agricoltori; invito i Capigruppo che lo desiderano a parteciparvi, insieme al Presidente della Giunta e all'Assessore Lombardi.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12.30)



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