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Dettaglio seduta n.112 del 03/12/91 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente" comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Sono in congedo i Consiglieri Bergoglio, Gallarini, Maccari, Montabone.


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione del filosofo e matematico Ludovico Geymonat


PRESIDENTE

Come convenuto nella Conferenza dei Capigruppo ricordiamo la scomparsa di una figura di altissimo rilievo umano e sociale.
Il Consiglio regionale del Piemonte vuole oggi rendere omaggio ad uno dei massimi filosofi italiani, Ludovico Geymonat, spentosi venerdì 29 novembre all'età di 83 anni.
Geymonat, nato a Torino nel 1908, filosofo e matematico, intellettuale antifascista e partigiano, non fu solo uno studioso, ma partecip attivamente all'attività politica, assumendo anche responsabilità amministrative dopo la Liberazione: fu infatti Assessore al Comune di Torino dal 1946 a1 1949. Ma il suo nome è legato alla sua vasta produzione filosofica, di cui ricordiamo soprattutto "La storia del pensiero filosofico e scientifico", opera monumentale in nove volumi, pubblicata da Garzanti negli anni 1970-72.
Nell'introduzione a quell'opera, Geymonat scriveva: "Vi è una diffusa tendenza a relegare la filosofia entro i problemi dell'anima, lasciando alla scienza la responsabilità di far progredire la nostra conoscenza del mondo, quasi che i due compiti siano separabili l'uno dall'altro.
Noi siamo fermamente convinti che questo modo di procedere sia in aperto contrasto con lo sviluppo più significativo dei pensiero antico e moderno, e stia proprio alla radice della grave crisi, da tutti denunciata nella cultura moderna tanto in quella cosiddetta umanistica quanto in quella spedite scientifico, che spesso si trova ad adoperare i risultati delle scienze, senza, sapere e senza chiedersi da quali travagli culturali stano nati.
La frattura tra le due culture si esprime fra l'altro nel metodo invalso da tempo di dedicare trattazioni distinte alla storia della filosofia e a quella delle singole scienze, con il risultato di non riuscire a porre in luce la globalità degli sforzi compiuti dall'umanità per ampliare e consolidare il dominio della ragione. La lotta aperta contro questa tendenza è uno dei primi, indispensabili passi per il superamento di tale crisi e costituisce l'impegno fondamentale di quest'opera".
Il nome di Geymonat viene infatti associato a quella rivoluzione, come l'ha chiamata Gianni Vattimo, che nella cultura accademica italiana rappresentò l'istituzione della cattedra universitaria di Filosofia della scienza, di cui egli fu il primo titolare, a Milano, dal 1956 al 1979. Egli propose non solo che la prospettiva filosofica prestasse maggiore attenzione alle scienze, ma anche che essa prendesse in qualche modo a modello il metodo scientifico per costruire le proprie tesi. La scienza cioè, carne modello di atteggiamento critico, che rimette in discussione ciò che è ereditato dalla tradizione.
Sarebbe lungo enumerare tutte le iniziative che direttamente o indirettamente uscirono dalla mente di Geymonat al fine di promuovere quegli studi a cui egli dedicava tutto se stesso. .
Vogliamo ricordare solo alcuni titoli delle sue opere più importanti: "Studio per un nuovo raziona-lismo", "Le origini della metodologia moderna", "Il pensiero scientifico", "Galileo Galilei", "Le ragioni della scienza".
Se oggi la filosofia italiana della scienza non solo è attenta al concreto lavoro scientifico, ma mette in valore la storia della scienza stessa, lo si deve in misura rilevante a lui.
Come ha ricordato Norberto Bobbio egli fu un uomo dalle idee forti e ferme; sicuro di sé, aveva costruito la propria vita, il proprio pensiero con tenacia, senza mai arrestarsi, accogliendo nuovi orientamenti nel suo sistema sempre aperto. Per queste ragioni, per il suo pensiero antidogmatico, affascinato da Galileo, che si può comprendere come il padre della epistemiologia italiana è ricordato come l'intransigente militante marxista.
Né egli assunse, via via, atteggiamenti anomali rispetto alla disciplina che caratterizzava la militanza comunista. Com'è stato osservato, egli contestò da sinistra lo stalinismo e si oppose alle teorie gramsciane, vedendole come espressione dialettica dell'idealismo crociano in cui Gramsci si era formato.
Al momento dello strappo fra Unione sovietica e Cina, ebbe una posizione filo-maoista; uscito dal Partito comunista, si avvicinò a Democrazia proletaria, vedendola come l'unica alternativa seria al sistema.
Infine, aderì al Movimento di Rifondazione comunista.
Non spetta a noi, ovviamente, dare giudizi sulle sue scelte politiche ma gli va riconosciuta una libertà di giudizio indiscussa, anche nelle scelte che apparentemente potevano sembrare più contrastanti rispetto alla posizione del filosofo che introdusse in Italia il neopositivismo.
Se si vuole esprimere una sintesi tra ricerca scientifica ed impegno civile, si deve riandare a quello che ha scritto il suo più illustre allievo, Giulio Giorello, vedendo in Geymonat un filosofo ed un ribelle che seppe mantenere un'assoluta coerenza pur tra scelte che possono suscitare dibattito.
Mi piace chiudere questo intervento ricordando che nel 1968 Ludovico Geymonat consigliava ai suoi giovani allievi di contestare, ma aggiungeva anche che era necessario assumersi la responsabilità di una contestazione creativa.
Per queste ragioni, pensando al filosofo e allo studioso, e anche al cittadino torinese, credo che il Consiglio possa fare un minuto di raccoglimento.



(I Consiglieri in piedi osservano un minuto di silenzio)


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Comunicazioni del Presidente della Giunta regionale relative alla sentenza del Consiglio di Stato sulla sospensiva dei lavori dell'impianto Re-Sol dell'ACNA di Cengio; dibattito sui problemi ACNA e Valle Bormida: stato della situazione, comportamenti del Governo, impegni della Regione Piemonte. Ordini dei giorno in merito


PRESIDENTE

In meritò ai punti 1) e 2) dell'o.d.g., è stata presentata una serie di documenti che enuncerò dopo le comunicazioni della Giunta regionale.
La parola al Presidente della Giunta regionale, Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Svolgerò soltanto una parte delle comunicazioni della Giunta, parte che chiederò sia integrata dal collega Garino.
Personalmente, mi riferirò alle recenti vicende vissute di persona e alle impressioni svalutazioni tratte sull'argomento. Ritengo utile che l'Assessore Garino completi le mie comunicazioni ad inizio di dibattito, in modo da consentire al Consiglio la piena conoscenza delle valutazioni conseguenti all'atteggiamento della Giunta.
Ho preso la parola anche perché la mia breve comunicazione fatta al termine del Consiglio precedente non è stata completamente valutata.
Inoltre, alcuni giorni trascorsi ci hanno consentito di raccogliere altri elementi ed ulteriori valutazioni anche circa l'interpretazione dei fatti che si sono svolti.
Inutile ripercorrere la lunga storia. Dopo il 7 maggio, quando il Consiglio prese la posizione netta di non procedere ad esprimersi in ordine al piano di bonifica della Valle Bormida ed a chiedere una sospensiva fino a quando non fosse risolto il problema dell'insediamento del Re-Sol, ci siamo attivati per avere uri incontro con il Governo. Ricordiamo a tutti che dopo alcuni mesi si è potuto svolgere l'incontro con il sottosegretario Del Mese; che aveva assicurato una presa di posizione del Governo entro pochi giorni. La posizione non è emersa: come sapete benissimo, anche all'interno del Governo ci sono valutazioni differenziate della situazione che non sfuggono ad alcuno.
Da parte mia ho ripetutamente richiesto agli onorevoli Cristofori e Del Mese di avere degli incontri con il Governo; ancor prima della sentenza del Consiglio di Stato, ho anche inviato all'on. Del Mese un telegramma con il quale chiedevo all'ACNA, come società proprietaria, una sospensione dei lavori in attesa della sentenza. Dopo tutta questa serie di fatti siamo arrivati alla sentenza del 19 novembre, fatto che giudico estremamente rilevante, che ha segnato una svolta importante nei rapporti con il Governo, con l'ACNA e con la stessa Regione Liguria: in pratica, ha rimesso sul tappeto l'intera vicenda.
Tale sentenza, nella quale abbiamo tutti sperato, è il frutto - voglio ribadirlo - di un'azione coerente, portata avanti sul piano politico di sostegno ai nostri avvocati, e dagli stessi fatta procedere con puntualità.
Azione coerente che si è dimostrata assai valida anche sul piano della collaborazione: dal dott. Sanfelici, ecologista convinto, dal dott. Ferrari molto attento agli aspetti giuridici complessivi e dal prof. Giannini grande giurista che ha arricchito anche sotto il profilo del prestigio la nostra équipe.
Ricordo che il giorno prima della sentenza, si tenne a Roma una riunione dei nostri tre avvocati per concordare la linea processuale; linea risultata vincente, anche se su un piano meramente tecnico-procedurale come deve avvenire nel contesto del Consiglio di Stato.
A quanto sappiamo, questa sentenza sostanzialmente si basa sul principio - portato avanti dalla Regione Piemonte - che il Re-Sol è un impianto di grande rilievo, a nostro avviso non di mera attività industriale, ma di eliminazione di rifiuti e quindi necessitante di una pratica di inizio lavori approfondita, con una procedura di V.I.A che non è avvenuta, e per la quale non si può certamente intendere esaustiva la documentazione presentata dal Ministero dell'ambiente dopo la prima sentenza di sospensiva del TAR ligure.
Questo è stato il terreno della discussione, ed è su tale terreno che si è arrivati alla sospensiva della concessione del febbraio scorso data dalla Regione Liguria.
Devo dire con molta chiarezza, per non essere frainteso, che si tratta di un grande successo, di una battaglia vinta, anche se non in via definitiva né sul piano giudiziario né su quello politico, sul quale dir successivamente.
Rimangono infatti, e può darsi che proseguano nei prossimi giorni tentativi di "by-passare" questo provvedimento con iniziative che possono essere di doppio genere: l'una di richiesta immediata di discussione nel merito al TAR-Liguria alla quale dobbiamo prepararci, l'altra di richiesta di adeguamento alla sentenza, vale a dire: "L'azienda ritiene che non occorra il V.I.A, ma poiché il Consiglio di Stato esprime perplessità occorre presentare rapidamente una valutazione di impatto ambientale, dare una seconda concessione e rimettere in moto quel discorso che ci mette a rincorrere costantemente la questione e soprattutto ad avviare quella ripresa dei lavori che oggi sono fermi". Questo l'abbiamo potuto appurare anche tramite i nostri avvocati dopo una denuncia di non immediato arresto dei lavori medesimi.
Ho quindi voluto fare questo accenno perché è bene sapere che la situazione ha degli spazi di non definitività anche sul terreno giuridico.
Anche l'incontro con il Governo, a pochi giorni dalla sentenza, si pu annoverare come una conseguenza di questa posizione e del successo che abbiamo ottenuto e che dobbiamo considerare estremamente importante.
L'incontro con il Governo, sollecitato anche al Presidente del Consiglio attraverso il canale della Presidenza 'della Repubblica, oltre che da altri solleciti di vario genere, si è concretizzato martedì scorso.
Nell'incontro sono emerse le posizioni di sempre. Da un lato, la tendenza del Ministro dell'ambiente a sostenere che la compatibilità sia raggiungibile attraverso questo impianto: dall'altra; la posizione del Ministro dell'industria e del Sottosegretario Del Mese i qual sostengono ci sia una posizione del Parlamento che deve essere onorata e che prevede l'edificazione del Re-Sol fuori dalla Valle Bormida ed ultima, la posizione dell'Azienda, che è decisamente pesante.
L'Azienda non l'ha detto esplicitamente, ma da quanto si è inteso sostiene che il Re-Sol debba essere fatto subito: se non siamo in grado di farlo subito la conseguenza sarà e deve essere quella della chiusura dell'attività dell'ACNA. La posizione dell'Azienda ha quindi un significato (passatemi il termine) ricattatorio: pone cioè pesantemente sul tappeto una questione occupazionale ed una economica, chiamando la collaborazione ed il sostegno del Governo, al quale la Società appartiene, e delle Organizzazioni Sindacali.
L'Azienda sostiene di avere avviato commesse per 280 miliardi e di averne spesi 129: per quanto riguarda le opere di risanamento dello stabilimento sostiene che questo sia possibile con il circolo chiuso dell'acqua e con tutte le conseguenze relative; sostiene che l'impianto di incenerimento non sia dannoso e che queste risorse siano state spese.
Ovviamente abbiamo eccepito chiedendo che venga applicata la risoluzione parlamentare, che il Re-Sol cioè non si faccia in Valle Bormida. Abbiamo valutato ed evidenziato che il problema della chiusura è posto dall'Azienda in questa fase come via di uscita, negando che si possa fare l'impianto fuori dalla Valle Bormida. Voglio ricordare inoltre che sono stati sentiti i Comuni (ed erano parecchi) fuori dalla Valle Bormida e con quattro di essi c'è stata una generale e sostanziale convergenza.
Ho detto al ministro Ruffolo - presente anche l'Assessore Garino - a Palazzo Chigi, che la Liguria si era impegnata a trovare una soluzione sul proprio territorio - cosa che non si è verificata - ed ho ricordato (cosa che mi pare importante e che non è stata contestata, anche se non abbiamo elementi precisi) che a noi constava fossero stati dati gli ordini di acquisto prima della stessa disponibilità della concessione. Su questo tema non c'è stata una smentita da parte dell'Azienda; l'Azienda ha detto che ci sono condizioni di mercato, si danno anche precedentemente degli ordini che poi devono essere confermati ed ha avanzato delle scuse dicendo che ci sono ragioni di mercato, si bloccano i prezzi facendo gli ordini, che l'Azienda stessa era in una fase di aspettativa e quindi ha assunto questa posizione.
Di fronte a queste posizioni articolate è stato inoltre ricordato che nella sostanza, l'interpretazione del documento Parlamentare ha un significato di lodo, cioè il Piemonte può subire l'edificazione dell'ACNA anche il mantenimento dell'ACNA in vita ma non subire il Re-Sol nel versante piemontese: doveva essere fatto dall'altra parte.
Al momento, anche nella fase contingente. è una fase positiva perch sostiene che il Re-Sol debba essere fatto, come diceva la risoluzione parlamentare, fuori dalla Valle Bormida, bifronte a questa articolata posizione, il Sottosegretario alla Presidenza, Cristofori, che presiedeva la riunione ed ha dato atto della presenza di una lettera del Ministro Goria che puntualizzava l'opportunità di non realizzare l'impianto in Valle Bormida per ragioni di tutela del patrimonio agricolo, oltre che di quello ambientale, ha evidenziato che i sindacati nazionali, liguri ed anche piemontesi si erano attivati fortemente a sostegno della compatibilità e mantenimento dell'impianto dell'ACNA e del Re-Sol in Cengio.
Abbiamo quindi una forte pressione delle Organizzazioni Sindacali, da un lato, e, dall'altro, dell'Azienda che gioca con i Sindacati stessi attraverso la minaccia di un provvedimento radicale.
Questa è la difficoltà della situazione da valutare, di fronte alla quale il Sottosegretario alla Presidenza ha chiesto un rinvio di dieci giorni per poi assumere una posizione del Governo.
E' quindi un problema complesso ed indico tre linee di comportamento che ritengo essenziali: dobbiamo agire sul terreno giuridico con grande attenzione e poiché su questo versante abbiamo segnato un successo, lo dobbiamo seguire per evitare la possibilità di vanificare la sentenza.
Come secondo aspetto, dobbiamo muoverci sul terreno politico nei confronti del Governo, delle forze politiche e dei parlamentari piemontesi in modo che ci sia la posizione coerente per quanto attiene la riedificazione del Re-Sol - se necessario - a livello del versante ligure versante che non viene accettato dalla Liguria. L'Azienda 'stessa sostiene non si possa fare il Re-Sol fuori dallo stabilimento di Cengio, con una dichiarazione che pero contraddice quanto era stato detto in precedenza quando era stato accettato il concetto della risoluzione parlamentare.
La terza linea è quella di muoverci a livello di contatti (che abbiamo già intrapreso) con la Liguria e con le forze sociali, per verificare la possibilità di vincere una resistenza che ha tutte le motivazioni possibili, ma che può essere vinta, se questa è la decisione dell'azienda soltanto con interventi sostitutivi di grande importanza e peso.
Aggiungo un'ultima considerazione prima di chiedere al Presidente che consenta al collega Garino di integrare la mia relazione ed è quella che riguarda il quadro attuale. Noi abbiamo vinto una battaglia importante e per certi versi insperata. Ricordo cosa si diceva qualche settimana fa in questo Consiglio, ma io non avevo mai disperato e debbo dire che continuer a non disperare facendo la battaglia anche sul terreno giuridico con molto impegno. Sento venire avanti proposte, io penso in buona fede, che tendono a dire che dobbiamo cogliere questa occasione per riproporre la revoca della delibera della Giunta o comunque prendere una posizione che porti ad una definitiva bocciatura del piano di risanamento della Valle Bormida. A mio avviso sarebbe un errore sia sotto il profilo giuridico che sotto quello politico, evi dico per quali ragioni io penso questo. Prima di tutto perché la questione della non approvazione da parte del Consiglio e della Regione Piemonte oramai è un dato assodato che è emerso con chiarezza durante tutto il confronto che è avvenuto nelle sedi di governo e anche nelle sedi giudiziarie. In secondo luogo perché modificare una posizione che noi abbiamo assunto e che giudizialmente è apparsa chiara, dopo aver ottenuto una sentenza favorevole è un chiaro indebolimento della nostra posizione, non è un rafforzamento, significa andare a ricercare alibi che non ci servono perché abbiamo avuto un successo senza questi. I nostri stessi uffici non ci consigliano questa strada, ma c'è una questione politica ancora più grave e complessa. C'è il rischio che di fronte alla possibile non edificazione dell'impianto Re-Sol ci sia il tentativo di dire che se si deve andare alla chiusura, il piano non ha più senso e quindi ci laviamo le mani del risanamento. Noi non possiamo concorrere a dare alibi che ci sia un ritiro dal risanamento qualunque sia il contenuto del piano sul quale andremo poi a discutere. Questo sarebbe solo dare un alibi alla tendenza di dire "il Re-Sol non si fa, si chiude l'ACNA e tenetevi i lagoni". Questo non lo possiamo accettare perché sarebbe una situazione davvero disastrosa, sarebbe come darci la zappa sui piedi alla vigilia di una fase molto delicata. Invito alla riflessione perché queste proposte sicuramente fatte con tutta buona fede, dobbiamo considerarle come non accettabili, non utili, negative per la battaglia che stiamo portando avanti.
Mi auguro che dal dibattito che conseguirà, emerga una valutazione unitaria del Consiglio che è molto importante perché siamo in una fase delicata e c'è l'esigenza chela posizione del Piemonte sia lineare, chiara puntuale e soprattutto unanimemente condivisa.



PRESIDENTE

Ringrazio il Presidente della Giunta per la relazione così ampia e realistica.
Come già preannunciato interviene ora, a completamento delle comunicazioni dell'esecutivo, l'Assessore Garino.



GARINO Marcello, Assessore regionale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la relazione che svolger prende in considerazione due importanti aspetti: la questione Re-Sol: la necessità di un piano di risanamento strettamente collegato alla situazione di degrado socioeconomico ambientale, con particolare riferimento allo stato di qualità delle acque superficiali.
La recente sentenza del Consiglio di Stato sull'Impianto Re-Sol non è che l'ultimo atto di un'azione che parte da lontano. Il problema relativo al progetto dell'impianto Re-Sol venne trattato formalmente per la prima volta in seno al Gruppo permanente tecnico-scientifico presso la sede del Ministero dell'ambiente in data 28/7/1989. In quella sede si era deciso di costituire un gruppo ad hoc all'interno del Comitato tecnico-scientifico al fine di esaminare il progetto dell'impianto Re-Sol predisposto dalla società ACNA e già esaminato dalla Commissione Tecnica Amministrativa della Regione Liguria per le finalità di cui al DPR n. 203/1988 per il controllo delle emissioni in atmosfera.
In quella sede Il rappresentante della Regione Piemonte insistette sull'interpretazione che doveva essere data sulle procedure autorizzative da porre in essere per l'eventuale autorizzazione alla costruzione dell'inceneritore Re-Sol.
Già in seno al Comitato dell'1/12/1988, il rappresentante della Regione Piemonte aveva sostenuto come il problema dell'inceneritore Re-Sol rappresentasse un argomento di estrema delicatezza ed Importanza, perch è riportato nei verbali redatti dal Ministero dell'Ambiente - è fra quelli che hanno contribuito alla mancata firma, da parte della Regione Piemonte dell'accordo del 16/9/1988 (Protocollo d'intesa tra Organizzazioni Sindacali, ACNA, Ministero e Regioni).
In data 1/12/1988 la Regione Piemonte aveva formulato tra l'altro le seguenti richieste: 1) se esistono soluzioni alternative all'incenerimento, anche alla luce di valutazioni economiche e finanziarie, come di smaltimento tecnologicamente consolidate: 2) se il sito prescelto fosse quello ottimale, alla luce di quali valutazioni d'impatto ambientale! La tesi, da sempre sostenuta dagli uffici dell'Assessorato e quindi dalla Regione Piemonte, è che il progetto dell'impianto Re-Sol rientri nella fattispecie dell'art. 8 del DPCM 27/12/88 n. 377, che definisce l'impianto chimico integrato e, in quanto tale, soggetto alla procedura autorizzativa che prevede che il proponente rivolga una domanda di pronuncia sulla compatibilità ambientale secondo l'art. 6 della legge n.
349/ 1986.
Tutto ciò sembrava allora una presa di posizione strumentale: oggi forse, è l'unica motivazione che ha convinto il Consiglio di Stato con la sentenza del 19/11 u.s. a sospendere i lavori.
E necessario tuttavia insistere, e da questa direzione non ci si è mai discostati, sulle altre motivazioni che inducono la nostra Regione a respingere la localizzazione dell'inceneritore Re-Sol in Valle Bormida.
Alle ragioni di natura tecnica ed amministrativa, vi sono poi quelle ragioni storiche, sodali e in un certo senso di "giustizia a posteriori" che hanno indotto a maggioranza il Parlamento italiano a votare la risoluzione del 30/1/1990 che impegna il Governo a non consentire la realizzazione dell'impianto Re-Sol in ACNA o in Valle Bormida. Il concetto è molto bene espresso nella pubblicazione n. 57 dell'Ires sull'inqui namento e marginalità: "Scenario della Valle Bormida piemontese". Il problema di risanare l'ambiente non è purtroppo di natura "prevalentemente progettuale" "La popolazione locale, provata da una quasi secolare storia di delusioni, ha maturato una profonda diffidenza nei confronti dei soggetti tanto privati che pubblici, dell'eventuale piano di risanamento, per cui si può ragionevolmente ritenere che la percezione di un'immagine ambientale positiva - presupposto indispensabile per il recupero delle posizioni perse e delle occasioni non colte dall'economia locale - possa maturare fino a diventare fattore di nuovo slancio creativo, solo partendo dalla cessazione dell'attività inquinante. Un piano di risanamento dell'attività in corso elaborato da soggetti i quali si trovano ad operare nelle anzidette condizioni di sfiducia 'storica' (sfiducia che coinvolge anche le pubbliche istituzioni), con una proposta oltretutto oggettivamente 'difficile', non consentirebbe invece di sedare una situazione di conflittualità che, dato il suo protrarsi, costituisce ormai, di per sé, un potente fattore di degrado socio-economico". Questo è quanto contenuto nella relazione dell'Ires.
In piena sintonia con quanto testè riferito, un anno fa (19 dicembre 1990) appena appresa la notizia dell'avvenuta autorizzazione alla costruzione dell'impianto Re-Sol, il Consiglio regionale con voto unanime dei 41 Consiglieri presenti approvò, tra l'altro, l'ordine del giorno n. 82 proposto dalla Giunta con il quale il Consiglio regionale: chiedeva al Parlamento di ribadire la posizione già assunta e al Governo nazionale di farsi garante del rispetto della risoluzione parlamentare ribadiva la propria volontà al dialogo con la Regione Liguria per giungere a decisioni che fossero nell'interesse delle popolazioni.
Quel documento venne definito da un Consigliere dell'opposizione "il più alto momento politico di questa Regione". Da questo documento la Giunta regionale non si è mai discostata.
Nel seguito questa Giunta ha operato su due linee: una di natura tecnico-giuridica con ricorso avverso la deliberazione della Giunta ligure che autorizza la localizzazione dell'impianto Re-Sol in ACNA a Cengio dapprima di fronte al TAR ligure e poi di fronte al Consiglio di Stato, e l'altra di natura politica giungendo agli incontri del 30 luglio presso il Ministero delle Partecipazioni Statali con il Sottosegretario Del Mese e a Montecitorio con il Vicepresidente on. Adolfo Sarti.
Questi incontri furono ulteriormente verticizzati giungendo in data 26 novembre u.s. all'incontro con i Ministri dell'Industria, Bodrato dell'Ambiente, Ruffolo, i Sottosegretari Bastianini e Paganelli, il Presidente dell'Enichem, Porta, il Sottosegretario alle PP.SS., Del Mese presso la Presidènza del Consiglio dei Ministri con il Sottosegretario on.
Cristofori.
Di questi incontri ha puntualmente riferito il Presidente Brizio.
La conclusione non può che essere, ancora una volta, la necessità elementare di vedere soddisfatta l'esigenza di risanare l'ambiente: per giungere a questo obiettivo da sempre si sono contrapposte e si contrappongono tuttora due strade: se attraverso la cessazione dell'attività inquinante (che dovrebbe passare anche attraverso la non realizzazione dell'impianto Re-Sol), oppure mediante l'adozione di misure che rendano compatibile il proseguimento dell'attività produttiva contenendo l'inquinamento entro soglie accettabili.
Per questa seconda strada si è da sempre schierato il Ministro Ruffolo convinto che compito di un Ministro dell'Ambiente non sia quello di chiudere sic et simpliciter le aziende, ma obbligarle a rendere compatibile la loro produzione, che è ricorso a tutti i mezzi disponibili per recuperare la possibile compatibilità ambientale dello stabilimento ACNA: con ordinanza del 6 luglio 1989, in base ai poteri conferitigli dalla legge istitutiva del Ministero dell'Ambiente e dall'art. 8 della legge 3 marzo 1987, n. 59, ha sospeso fattività produttiva nello stabilimento ACNA per il tempo massimo consentito di sei mesi ha promosso e coordinato l'accordo del 13/9/1988 nel quale sono definiti in modo dettagliato gli interventi per il risanamento dell'ACNA ha promosso e coordinato atti di impegno aggiuntivi della società ACNA; il principale dei quali è quello del 31/1/1990, con il quale è stato individuato un piano di interventi per oltre 239 miliardi finalizzati al risanamento ambientale degli impianti, comprendenti, fra l'altro il potenziamento del ciclo di depurazione delle acque, i cui risultati positivi sono stati registrati anche dal nostro sistema di monitoraggio continuo delle acque del fiume Bormida il sistema di contenimento e raccolta del percolato; - il monitoraggio del contenuto delle acque reflue in uscita dai reparti la metanizzazione della Centrale Termoelettrica e l'abbattimento delle emissioni dagli impianti di produzione la modifica dei processi produttivi perla riduzione dei rifiuti la dismissione di 4 cicli produttivi altamente inquinanti quattronitro - dicloroanilina pentacloro - nitro - benzolo naftoli (circa 10 diversi prodotti) para - cloro - anilina cloridrato l'avviamento dello studio mirato all'azzeramento dei prelievi di acqua dal fiume Bormida con il riutilizzo totale delle acque in ciclo.
La prima strada invece è percorribile su altre basi Innanzitutto una valutazione economico-aziendale che spetta all'ACNA e quindi all'Enichem ed in ultima analisi al Ministero delle Partecipazioni Statali, il quale ha per ben due volte ribadito, attraverso il Sottosegretario Del Mese, la propria volontà di attenersi scrupolosamente alla risoluzione parlamentare che individua la collocazione del Re-Sol fuori dalla Valle Bormida posizione che, almeno fino ad ora, non ha avuto concreti riscontri operativi; in secondo luogo al Governo, nella sua collegialità, sulla base di valutazioni politiche di più ampio respiro.
Di qui la reiterata richiesta del Consiglio e della Giunta che questi soggetti si esprimano con chiarezza e determinazione, tenendo nel dovuto conto le istanze piemontesi di cui questo consesso si è sempre fatto interprete.
Fin qui l'azione della Regione per quanto attiene alla parte che essa poteva e può svolgere a tutela della popolazione e del territorio piemontese, non già con interventi propri e direttamente decisivi, quanto piuttosto attraverso sollecitazioni, assunzione di proposte, richieste al Governo nazionale, al Parlamento, alla Regione Liguria che hanno in vario modo competenze sullo stabilimento e sul sito ACNA, insistente, sarà bene non dimenticarlo, in territorio ligure.
Ma c'è un altro aspetto altrettanto importante nel quale la Regione per compiti di istituto e per precise disposizioni legislative, è tenuta ad attivarsi in prima persona.
Il piano di disinquinamento e bonifica.
La legge 8/7/1976 n. 349 all'art. 7 recita testualmente: "Il Piano predisposto d'intesa con le Regioni interessate dal Ministro dell'Ambiente è approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su deliberazione, del Consiglio dei Ministri".
In data 27 novembre, a seguito dell'istanza delle Regioni Piemonte e Liguria del giugno 1987, la Valle Bormida fu dichiarata, con deliberazione del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell'Ambiente, "area ad elevato rischio di crisi ambientale".
E' da notare che la legge 305/89 prevede la predisposizione "di un piano teso ad individuare in via prioritaria le misure urgenti atte a rimuovere le situazioni di rischio e per il ripristino ambientale" e deve prevedere misure dirette: a ridurre o eliminare i fenomeni di disequilibrio ambientale e di inquinamento alla vigilanza dei tipi e modi di produzione ,e sull'utilizzazione dei dispositivi di eliminazione o riduzione dell'inquinamento a garantire la vigilanza e il controllo sullo stato dell'ambiente e sull'attuazione degli interventi. Come appare chiaro dal testo legislativo le misure atte a svolgere un ruolo trainante nell'approntare piani per lo sviluppo socio-economico di un'area a rischio non vengono espressamente citate quali prioritarie, anche se non vi sono escluse.
Il 12/2/1988 il Ministero dell'Ambiente; la Regione Piemonte e la Regione Liguria firmano il protocollo d'intesa secondo il quale il piano di disinquinamento ambientale avrà ad oggetto, non solo quanto prescritto dagli articoli dianzi citati, ma significativamente e cito "raccolta dei dati e definizione delle dinamiche prevedibili di sviluppo del territorio per quanto concerne i principali fattori socio-economici".
Il .4/4/1989 la Giunta regionale, a maggior garanzia della tutela delle esigenze piemontesi, affida l'incarico di collaborazione alla Finpiemonte per la revisione del Piano di Risanamento della Valle Bormida e la "Proposta di nuova delibera del Consiglio dei Ministri per la predisposizione del Piano di Risanamento". Per questo incarico la Finpiemonte si avvarrà poi della collaborazione di un gruppo di lavoro coordinato da Finpiemonte stessa e composto da Università e Politecnico di Torino, IRES, Hydrodata e Foster Wheeler. Importante la presenza dell'IRES in quanto lo stesso istituto di ricerche, economiche e sociali del Piemonte era stato incaricato in data 3 luglio 1988 di integrare il programma di attività con la predisposizione di un quadro socio-economico di riferimento per progetto di sviluppo della Valle Bormida.
Il gruppo di lavoro coordinato dalla Finpiemonte redige le proposte alternative piemontesi che vengono fatte pervenire al Ministero il quale nel giugno 1990 trasmette la stesura finale del Piano per il Disinquinamento e la Bonifica della Valle Bormida.
L'attuale Assessore all'ambiente, ricevuto il Piano, lo sottopone al vaglio dello stesso gruppo di lavoro in allora costituito (e ripeto Finpiemonte, Università, Politecnico, IRES, Hydrodata e Foster Wheeler), il quale rileva tra l'altro: che è stato recepito il concetto di dinamicità del piano inteso come strumento flessibile nel tempo e delle scelte tecniche di intervento ché viene dato il giusto rilievo all'insieme degli , studi e delle ricerche da effettuarsi preliminarmente alle esecuzioni di programmi e di opere che viene accettato il principio che la realizzazione delle opere deve essere affidata alle due Regioni interessate, alla cui valutazione è lasciata anche la definizione delle procedure e degli strumenti attuativi il costo delle opere viene posto, come da noi richiesto, a carico dello Stato è stata integralmente recepita la richiesta di creare dei fondi generici per i piani e gli interventi a favore dello sviluppo socio economico e conclude: "Si può quindi sostenere che è sostanzialmente verificata l'accettazione delle principali osservazioni della Regione Piemonte". Non solo ma si raccomandava "di tenere presente il rischio che comporterebbe l'avvio di una nuova procedura di confronto analoga a quella già sperimentata; forse è meglio concentrare l'attenzione sul passaggio alla fase operativa di realizzazione del Piano stesso, esprimendo apertamente che l'accettazione del Piano da parte della Regione Piemonte implica la, volontà di attuare tutte le linee programmatiche espresse nei precedenti contributi tecnici" Fin qui il documento del gruppo di esperti che la Giunta regionale fece proprio aggiungendo che, cito ancora, "gli interventi previsti dovranno concretarsi secondo scelte prioritarie individuate in interventi di riqualificazione territoriale ed infrastrutturale, capaci di promuovere l'insediamento di nuove attività produttive e sostenere e consolidare il tessuto economico esistente".
Il fatto poi che lo stesso piano, su un totale previsto di 1241 miliardi ne preveda ben 426,15 per interventi per lo sviluppo socio economico, sta a dimostrare che lo stesso non è puramente e semplicemente un piano di risanamento e bonifica, ma si configura quale strumento per iniziative di sviluppo economico della valle.
Ove si aggiunga che il piano stesso assegna espressamente alla Regione gli interventi, e la nostra Regione può avvalersi dei piani comprensoriali in allora approvati e dei piani di sviluppo delle Comunità montane interessate in un'utile collaborazione con gli enti locali della zona, si ha la netta percezione di un quadro di riferimento, al massimo da coordinarsi, cui attenersi secondo documenti approfonditi e sufficientemente puntuali, senza voler predisporre altri costosi documenti programmatori, che finanzierebbero più gli architetti estensori che non gli interventi di cui la popolazione e il territorio hanno bisogno.
Ma non basta ancora. Lo studio dell'IRES, "Inquinamento e marginalità: scenario socio-economico della Vai Bormida piemontese", che v'è da rammaricarsi sia poco conosciuto, non solo ha predisposto elementi conoscitivi certi, ma ha già offerto elementi di valutazione assai importanti, riflessioni approfondite che si sono poste in allora, (1988) come importante supporto conoscitivo.
Un'attenta lettura, accompagnata da assenza di preconcetti, offre la possibilità certa di evitare fondamentalismi ed integralismi deleteri ed una conoscenza che non solo è basata sui dati disponibili ricavati da ISTAT, Camere di commercio. Istituti pubblici, ma anche e soprattutto da testimoni privilegiati quali i sindaci delle zone opportunamente chiamati ad esprimersi e a collaborare.
Lo studio assume un'ampia articolazione di indagine anche sotto il profilo settoriale (i vari comparti produttivi, la demografia, l'ambiente l'organizzazione territoriale).
Credo importante qui richiamare alcune considerazioni di sintesi tratte direttamente dallo studio dell'IRES, considerazioni che aiutano a meglio comprendere la realtà e i fenomeni verificatisi in Valle Bormida.
Si è partiti dall'assunto che nell'area sussista una situazione di diffuso disagio socio-economico dovuto all'azione di due fattori: l'inquinamento causato dall'attività dell'ACNA e l'isolamento geografico.
L'assunzione di questa duplice ipotesi interpretativa ha permesso di precisare meglio l'ambito territoriale entro cui operare le analisi portando all'esclusione di quelle aree del bacino nelle quali si pu ritenere con buona sicurezza che tali cause non sussistano, o comunque non siano contemporaneamente presenti.
Si è riflettuto sul fatto che l'impatto determinato dalle condizioni del fiume, oltre a quello dell'isolamento, può manifestare i suoi effetti lungo tutto il tratto vallivo, poiché la valle pur aprendosi progressivamente, presenta sempre condizioni orografiche che non facilitano le comunicazioni con gli altri sistemi territoriali ed ha, nell'asta fluviale, il suo asse di riferimento obbligato e di convergenza nell'organizzazione del territorio.
Tale centralità del fiume viene a cessare con l'uscita del corso d'acqua nella pianura aperta, dove la sua posizione appare più marginale ed il suo ruolo economico, del tutto marginale, soprattutto nel caso specifico che è quello della pianura alessandrina - che non presenta neppure problemi di isolamento rispetto ai grandi assi di comunicazione, risente piuttosto della situazione di ristagno economico dell'area alessandrina nel suo complesso.
Per tale ragione, l'area di studio è stata chiusa a valle di Cassine una zona dichiarata ristretta, la stessa sempre assunta quale zona primaria di attenzione da parte della Regione Piemonte. Un'altra zona, denominata allargata, è composta da comuni interessati alla fascia ristretta ma non direttamente toccati dai problemi ambientali del fiume.
Orbene, nel trentennio 1951-1981 il calo di popolazione della fascia allargata è superiore a quello della fascia ristretta, essendo pari al 47,4 con il 33,4% della fascia ristretta, esclusa Acqui Tenne. I Comuni che risentono di una maggiore flessione demografica sono Ponzone. Pareto e Roccaveranó che si caratterizzano per una situazione di maggiore isolamento.
Ciò porterebbe a concludere che il calo della popolazione sia stato influenzato soprattutto da fattori strutturali e meno da emergenze locali.
Ciò in effetti trova conferma dalle analisi svolte in territori posti al di fuori della Valle Bormida non colpiti da inquinamento, ma penalizzati da condizioni naturali e strutturali tipiche delle aree marginali: in questi territori il calo demografico ha avuto dimensioni più ampie che nell'area ristretta della Valle Bormida.
E veniamo all'agricoltura.
L'agricoltura, settore tradizionale che ha caratterizzato l'economia locale fino all'inizio dei grandi processi di industrializzazione che sono maturati a partine dagli anni '50, era un'agricoltura a prevalente carattere di sussistenza, che operava in condizioni naturali difficili su una maglia poderale troppo ristretta.
La popolazione era indubbiamente in eccesso rispetto alle risorse esistenti, perciò i processi di deruralizzazione, entro certi limiti, hanno risposto ad esigenze obiettive di riequilibrio. Date queste condizioni strutturali e dovendo l'agricoltura produrre oggi per il mercato, le difficoltà di tenuta dell'agricoltura locale sono aumentate, come del resto è avvenuto in tutte le zone svantaggiate. Ma è indubbio che l'impedimento a realizzare le indispensabili forme di produzioni tipiche è rappresentato dall'inquinamento del Bormida, che ha dissestato il quadro produttivo tradizionale, portando all'eliminazione dell'orticoltura, alla forte riduzione della base foraggera di fondo valle e alla dequalificazione della viticoltura.
Bisogna aggiungere che in forte misura ha agito anche l'immagine negativa dell'area, associato al fenomeno dell'inquinamento. L'inquinamento ha perciò inferto un duro colpo, in certi casi decisivo, ad un'agricoltura peraltro già in grave difficoltà per motivi naturali.
Il danno più rilevante che il settore primario ha subito è sicuramente individuabile nell'impossibilità di prelevare dal fiume acqua per usi irrigui. E la considerazione che la superficie potenzialmente irrigabile in quest'area sia di entità assai modesta, non riduce affatto la dimensione del problema, ma lo aggrava ulteriormente. In un'area, infatti com'è certamente la Val Bormida cuneese, in cui l'agricoltura è caratterizzata da una spiccata marginalità economica, la possibilità per l'agricoltore di irrigare qualche piccolo appezzamento di terreno rappresenta una variabile di notevole importanza che può avere un peso determinante nel processo di formazione del reddito.
Attraverso il risanamento, inteso anche come recupero dell'immagine positiva dell'ambiente, si potranno risalire alcune posizioni, ma lo svantaggio dell'agricoltura locale non potrà essere pienamente colmato perché essa è inserita in un mercato sempre più dinamico, altamente concorrenziale e internazionalizzato.
In ogni caso, la capacità dell'agricoltura di incidere positivamente sull'economia locale è limitata sia perché sono strutturalmente limitate le potenzialità di un'agricoltura operante in zona svantaggiata e sia perch le capacità di attivare occupazione diretta di indotto da parte del settore agricolo sono per lo più modeste.
Anche la Valle Bormida ha visto un certo sviluppo industriale, oltre ai tradizionali insediamenti nel tratto ligure a cui sono tuttora fortemente interessati i Comuni piemontesi di confine. Tale apparato ha conosciuto particolare sviluppo nell'acquese, a Cortemilia e nel medio corso della Valle, fra detto centro ed Acqui Terme.
Nel periodo più recente, tale apparato appare In declino con una dinamica peraltro alquanto varia da una sub-area all'altra. E in calo accentuato nell'acquese, dove già a partire dagli anni '70 si manifesta un processo che non è solo di ristrutturazione, ma di vera deindustrializzazione e diminuisce anche nel tratto astigiano della Valle dove il tessuto produttivo è rappresentato soprattutto da piccolissime aziende.
Si espande invece a Cortemilia, che fruisce degli effetti di induzione dell'area albese. Peraltro, se si considerano anche i comparti non manifatturieri localmente rappresentati soprattutto dall'edilizia, il quadro diventa meno pessimistico. Inoltre, si manifesta una sostanziale tenuta del settore dell'impresa minore, quella con meno di nove addetti. In realtà anche in questo caso non è possibile generalizzare, perché se è vero che l'edilizia, e più in generale, il sistema minore hanno mostrato una buona vitalità un po' ovunque, è altrettanto vero che gli effetti di attenuazione dei processi di crisi o di ristrutturazione dell'apparato manifatturiero non sono stati ovunque parimenti adeguati.
Nella sub-area di Acqui Terme e in quella di Gubbio i posti di lavoro nell'industria sono diminuiti di più della popolazione e i problemi occupazionali sono oggi acuti particolarmente nell'area di Acqui Terme dove mancano più di duemila posti di lavoro. Un altro aspetto evidenziato nel corso delle analisi sull'apparato industriale riguarda il fatto che esso, a partire da alcune manifestazioni che riguardano soprattutto la piccola impresa e il settore edilizio, è costituito da unità produttive che hanno il loro centro direzionale fuori della Valle Bormida o comunque sono il risultato di effetti di induzione suscitati fuori dell'area in esame: è il caso di Cortemilia ed, in misura assai più ridotta, anche di Saliceto.
Questo è un elemento che pare utile sottolineare perché indica che prevalentemente i processi decisionali inerenti le attività produttive della Valle avvengono al di fuori di essa. Ciò acquista un preciso significato in riferimento ai problemi di isolamento, che costituiscono un ricorrente assillo per questi territori. Immaginare quindi linee di sviluppo dell'industria locale significa chiedersi in primo luogo se potrà continuare, da parte degli stessi o di altri imprenditori l'attenzione verso quest'area, oppure se le difficoltà di accesso attuali diverranno nell'economia generale di impresa talmente pesanti da scoraggiare possibili scelte future di espansione o di nuove iniziative orientate verso queste zone.
Riassumendo, l'inaccessibilità dell'area viene individuata da più parti come il principale ostacolo, rispetto a qualsiasi ipotesi di rivitalizzazione e di ulteriore sviluppo di qualsiasi attività anche industriale-manifatturiero, pur considerando le potenzialità che oggi manifesta il polo di Cortemilia.
Per quanto riguarda il turismo è facile notare una situazione dualistica, che vede da un lato Acqua Terme con la sua consolidata tradizione termale, e dall'altro il resto della vallata, caratterizzato in questo campo più da aspirazioni e aspettative che da effettive e consistenti iniziative in atto.
L'altra faccia del turismo è data dalle possibilità di valorizzare le notevoli bellezze paesistiche della Valle, che peraltro non ha consistenti tradizioni turistiche con l'eccezione della Valle Erro, che però fa parte della fascia allargata in una posizione per di più molto decentrata rispetto all'area-problema della Valle Bormida.
Qui la dotazione di posti letto in alberghi e pensioni è assai scarsa e i più consistenti soggiorni di non residenti per motivi di vacanza sono attualmente quelli legati all'uso di residenze secondarie.
Il potenziamento del turismo in tutta la valle è fortemente legato al recupero di una buona immagine ambientale. Ciò vale anche per le prospettive di rilancio di Acqua Terme. Soddisfatta questa esigenza pregiudiziale, il turismo che potrà eventualmente svilupparsi avrà carattere estensivo, non di massa, basato sulla valorizzazione dell'ambiente, incentivato da iniziative per l'uso del tempo di vacanze in attività di tipo ecologico e da un miglioramento dell'accessibilità del territorio.
Le amministrazioni locali, nei documenti elaborati in ordine al risanamento ed al rilancio economico della Valle, subito dopo l'esigenza che venga posto fine al gravissimo inquinamento di origine industriale sottolineano la necessità di rompere l'isolamento del territorio e di migliorare la rete delle comunicazioni interne.
In effetti i problemi della Valle sono per questi aspetti assai critici e rischiano, se non risolti, di aggravarne ulteriormente le già precarie condizioni economiche come del resto è stato sottolineato. I problemi riguardano le comunicazioni con la Liguria e l'Albese ed un più agevole inserimento negli assi autostradali della Padania, ma anche la viabilità all'interno del territorio presenta numerose lacune, che accentuano l'isolamento di alcune parti di esso e impediscono un maggior grado di connessione fra i centri.
Il quadro delle condizioni ambientali di quest'area appare ovviamente caratterizzato dal perdurante inquinamento che ha origine a Cengio.
Sulla base delle osservazioni fatte in precedenza, si possono delineare sommariamente gli effetti economici di tale inquinamento, individuando nell'agricoltura e nel turismo i due settori maggiormente colpiti.
In particolare, mentre per il turismo si può parlare soprattutto di potenzialità frustrate, per l'agri-coltura si deve invece denunciare un danno in alcuni casi determinante ed irreversibile, sul tessuto produttivo in atto, che ha reso marginali aree che, almeno in parte, avrebbero probabilmente avuto un destino diverso. A questi danni si possono aggiungere gli effetti dell'inquinamento sulle risorse idropotabili, che causano disagi alle popolazioni ed obbligano le Amministrazioni locali a rifornirsi presso fonti più lontane con considerevoli aggravi di costi.
Circa i disagi per le popolazioni, va ancora aggiunto il diffuso timore per possibili collegamenti fra inquinamento e insorgenza di forme tumorali timore che però non ha trovato riscontro nell'analisi epidemiologica eseguita.
I risultati dell'indagine IRES pongono in evidenza un'elevata incidenza di situazioni di "emarginazione socio-demografica" rappresentate da quei Comuni in cui sono particolarmente elevati gli indici di senilizzazione della popolazione e bassi gli indici di natalità. Un altro aspetto pu essere rappresentato dal benessere economico: il reddito medio degli abitanti è inferiore a quello relativo alla tre province del Piemonte meridionale, a sua volta inferiore alla media regionale.
Lo studio ha consentito di individuare tre fattori (il livello di urbanizzazione, lo stato di emarginazione e la ricchezza economica) come dimensioni fondamentali che consentono di raggruppare 159 Comuni oggetto di studio in gruppi con caratteristiche e condizioni di vita significativamente differenti.
Oltre la metà degli abitanti della Valle Bormida (40.766 persone nel 1981, 39.441 nel 1987) risulta così risiedere in 25 Comuni che presentano un valore di emarginazione superiore alla media. Un'ulteriore considerazione, sempre legata ai 13 Comuni che risultano maggiormente penalizzati nelle condizioni di vita, può essere fatta constatando come queste zone si collochino - nella quasi totalità - nell'area allargata.
Nell'accezione di qualità della vita utilizzata dall'IRES, risultano così maggiormente penalizzati quei Comuni che sono anche meno direttamente interessati dagli aspetti ambientali legati allo stato delle acque del fiume Bormida.
Delle due ipotesi di lavoro assunte all'inizio dello studio dell'IRES quella che spiega il disagio socioeconomico del territorio attraverso ragioni di isolamento, che avrebbero gradualmente portato ad una situazione di emarginazione socioeconomica, appare come la più forte.
L'inquinamento ha avuto peraltro una parte importante nell'accentuare tali processi, ma soprattutto laddove si presentavano le carenze strutturali di partenza più adatte a propiziarli. Dove invece si sono manifestate virtualità positive di sviluppo, il tessuto socioeconomico almeno fino ad ora, ha retto, sia pure in condizioni di crescente conflittualità con una condizione ambientale sempre meno accettata per i suoi costi umani.
L'elemento di maggior spicco messo in evidenza dalle indagini consiste nella dipendenza del territorio dall'esterno e, in particolare, nel suo essere quasi sempre elemento periferico di qualche altro distretto produttivo. Perciò il problema dell'isolamento, connaturato alla morfologia stessa del territorio, acquista un rilievo del tutto particolare e si rileva determinante per il futuro dell'area.
Il carattere di "area periferica." certamente non fa della Val Bormida un caso unico. Ne fa invece un caso esemplare, perché riflette una situazione geografica, morfologica e socioeconomica riscontrabile non solo nelle valli vicine del Piemonte, ma in un contesto che si ripete lungo tutta la dorsale appenninica.
Dall'esame degli indicatori considerati emerge un'immagine piuttosto preoccupante delle condizioni ambientali della Valle Bormida, peraltro diffuse anche in molte altre zone del Piemonte. In particolare l'inquinamento delle acque superficiali e il dissesto idrogeologico appaiono come i problemi di maggiori dimensioni. Contribuisce ad evidenziare la drammaticità di questi aspetti il fatto che siano quelli maggiormente studiati, almeno in tempi recenti, e che di conseguenza esistano al loro riguardo informazioni relativamente maggiori o relativamente più attendibili rispetto ad altri fenomeni.
In definitiva i problemi ambientali della Valle Bormida appaiono gravi.
Peraltro va sottolineato che essi non sono unicamente legati agli inquinamenti di origine industriale, la cui eliminazione, o comunque marcata riduzione, si presenta come condizione strettamente necessaria anche se forse non sufficiente, per il raggiungimento di condizioni ambientali accettabili.
Una volta definita la soglia di "normalità" e la distanza che oggi separa da essa, devono essere previsti investimenti che consentano di raggiungere obiettivi prefissati in tempi prefissati e dunque è necessario disporre di un efficace sistema di misurazione.
In caso contrario le spese nel piano di bonifica rischierebbero di apparire più come una compensazione per un danno subito, che come un investimento volto a superare una certa situazione critica e ad evitare danni ulteriori.
Tutte le analisi e le ricerche effettuate, ivi compreso lo studio IRES e quello Ansaldo Aquater, hanno sempre dimostrato che il degrado ambientale della zona interessata riguarda in primo luogo, anche se non soltanto l'inquinamento delle acque superficiale. Dì qui fazione della Regione diretta ad un sistematico controllo della qualità delle acque, sia attraverso fazione di monitoraggio programmata per l'intera Regione, sia attraverso la campagna di controllo sull'area a rischio con i funzionanti impianti sul Bormida di Millesimo, sia con quelli che attiveremo entro breve sul Bormida di Spigno e Bormida unito. Già ora siamo in grado di conoscere lo stato delle acque e non è certo inutile fornire qui i dati essenziali relativi ai sub-bacini territoriali per la pianificazione e gestione delle risorse idriche 7 e 8, vale a dire quelli relativi al Tanaro Belbo e Scrivia-Bormida, in altri termini, area definita a rischio e zone immediatamente adiacenti, insieme con un raffronto che ci dice a chiare lettere quanto vi sia ancora da agire per ottenere acque di buona qualità e soprattutto che, ahimè, il problema non riguarda solo il Bormida.
Lo studio è stato effettuato sulla base di dati omogenei raccolti, per il Bormida, nel corso della campagna di monitoraggio dell'area a rischio condotta nell'anno 1990 e, per i restanti corsi d'acqua, nell'ambito del terzo censimento dei corpi idrici piemontesi eseguito sempre nel 1990.
Ulteriori elaborazioni specifiche sono state eseguite sui dati più recenti derivanti dalle campagne di monitoraggio Valle Bormida e censimento corpi idrici attualmente in corso.
Lo studio è a carattere sistematico su tutti i punti di campionamento presi in esame situati nella zona. In questi punti è stato valutato, in modo sperimentale, un indice di qualità dell'acqua sulla base dei parametri chimico-fisici.
La diffusione dell'inquinamento nei corpi idrici della Valle Bormida Bormida di Millesimo, Bormida di Spigno e Bormida unito, è costante e continua, provo-cata, nel tratto di Millesimo, soprattutto dalla presenza di microinquinanti tipici degli affluenti dell'ACNA, sul tratto di Spigno da altre attività industriali presenti anch'esse in territorio ligure. Sul tratto Bormida unito, alla presenza seppure debole, ma ancora a tratti ben avvertibile dei microinquinanti tipici dell'ACNA, si sommano gli inquinamenti associati alla presenza di centri abitativi, attività lavorative industriali e agricole.
Ma si constata un gravissimo stato di compromissione della risorsa idrica anche sul torrente, Belbo, a partire dal Comune di S. Stefano Belbo dove microinquinanti a parte, si raggiungono in certi periodi dell'anno livelli di inquinamento anche superiori al Bormida.
Grave e molto grave è, a tratti, il livello di compromissione del Tanaro, soprattutto nei pressi del Comune di Alba e nel tratto finale da Masio fino alla confluenza in Po. Decisamente migliore è la situazione di altri corpi idrici dell'Alessandrino, quali il torrente Orba, con acque di buona qualità nell'intero tratto, mentre si osserva un peggioramento dello stato di inquinamento dello Scrivia passando da monte a valle.
Sui dati relativi ad alcuni particolari punti di campionamento sono poi state effettuate ulteriori elaborazioni a confronto prendendo in considerazione anche i più recenti referti delle indagini in corso. I punti presi in esame, situati sul Bormida unito, Tanaro, Belbo, Orba e Scrivia oltre ad essere i più rappresentativi per un'analisi dell'inquinamento della zona, consentono anche di associare al dato di qualità i valori di portata, permettendo così di stimare anche i valori dei carichi inquinanti che quotidianamente transitano per quelle sezioni.
Vengono anche riportati i dati misurati nell'ambiente-pilota di Gabutti, dove è più diretta l'influenza dell'ACNA. Per l'anno 1990 1 dati di portata sono stati calcolati mediante estrapolazione matematica e si prestano quindi a sole stime di confronto, mentre sono meno attendibili in valore assoluto: per il 1991 le misure di portata sorto state realmente effettuate in periodi coincidenti o almeno prossimi a quelli dei campionamenti qualitativi.
I parametri chimici presi in esame come valori medi sono quelli che meglio si prestano ad essere utilizzati come indicatori generali di inquinamento, mentre non vengono presi in considerazione altre sostanze tossiche, specifiche di inquinamenti puntuali provocati da situazioni locali, ad eccezione dei microinquinanti ACNA.
L'analisi dei dati consente di evidenziare come, sovente, i valori massimi di concentrazione sono rilevati sul Belbo a Castelnuovo confrontabili con quelli del Bormida di Millesimo a Gabutti; ad esempio a Castelnuovo si ha conducibilità 1020 mmS/ 1, ammoniaca 1.9 mg/1, cloruri 124 mg/1, mentre a Gabutti si trova rispettivamente 1039 mmS/1 (quindi superiore), 1,45mg/1 e 66,5mg/1 (che significa ancora una volta che è minore). Valori elevati sono comunque riscontrati sul Tanaro ad Alba e ad Alessandria con ordini di grandezza paragonabili a quelli del Bormida sempre ad Alessandria.
L'esame dei valori di carica inquinante, ottenuti moltiplicando i dati di concentrazione per quelli di portata, portano però a far considerare che, se da un lato la presenza di grandi volumi d'acqua consente una notevole diluizione delle concentrazioni di inquinanti, d'altra parte risultano notevolmente elevati, chili e tonnellate al giorno, i quantitativi di sostanze indesiderate trasportate dal corpo idrico. Per i solfati, ad esempio, se si constata una concentrazione molto elevata a Gabutti, causata dallo scarico ACNA (402,6 mg/1 contro 157,9 mg/1 riscontrati sul Tanaro a Montecastello). In termini di carico si pu valutare un transito medio di 174 tonnellate al giorno a Gabutti, a fronte di 605 tonnellate/giorno a Montecastello.
Il primato negativo dei carichi inquinanti spetta al Tanaro per la quasi totalità dei parametri. Una verifica della situazione sopra descritta è stata fatta utilizzando dati relativi ad una campagna di monitoraggio e censimento svoltasi nel periodo tra la fine di marzo e la prima metà di maggio di quest'anno.
Viene confermata la situazione verificatasi l'anno precedente, con il primato negativo per le concentrazioni di inquinanti da attribuirsi in assoluto a Gabutti sul Bormida di Millesimo, mentre peri carichi inquinanti permangono molto più elevati i valori relativi al Tanaro, sempre a Montecastello.
Non credo inutile ricordare che, a fronte di una simile situazione, la Giunta regionale con la firma dell'intesa con il Ministero Ambiente per il Piano Triennale aveva richiesto ed ottenuto specifici finanziamenti per l'area in questione, concretando in tal modo una politica che privilegiava gli interventi nei due bacini.
L'intesa è ora attuabile, i finanziamenti sono stati concessi ed i lavori possono immediatamente partire. Si tratta di cospicui investimenti per la depurazione e più precisamente: TABELLA Cons. Valle Orba (Predona) 5.000 milioni Cons. Monastero B.da/Bubbio 5.000 Saliceto, Camerana, Monesiglio, Gottasecca, Prunetto 5.000 Cons, costituendo Cortemilia 2.500 Cons. Valle Scrivia 7.000 Comunità Montana Alta Val Tanaro 5.000 Valle Belbo 5.000 Langa Albese 6.500 Asti 5.000 e per la parte acquedottistica Acqui Terme 3.650 Alessandria3.650 Il tutto rappresenta il 63% degli investimenti effettuati nella Regione Piemonte con il provvedimento citato.
Nel Bormida compaiono sempre sostanze inquinanti in qualità apprezzabili: ad esempio su 13 prelievi eseguiti a Gabutti nel corso del 1991 in condizioni ordinarie del fiume (periodi né di piena né di magra) il valore medio di microinquinanti totali è superiore a 6,5 microgrammi/litro e ad 1 chilo al giorno di sostanze transitate nel fiume.
Questa situazione, pur rappresentando un notevolissimo miglioramento rispetto a quello pregresso di alcuni anni fa, costituisce pur sempre una fonte di preoccupazione per quanto riguarda l'uso delle acque del Bormida a scopo irriguo. Essa rende, inoltre, peculiare la situazione del Bormida rispetto a quella di altri corsi d'acqua quali ad esempio il Belbo o certi tratti del Tanaro che, sotto l'aspetto dell'inquinamento di origine urbana ed agricola presentano situazioni peggiori che non il Bormida di Millesimo.
Si sottolinea poi, anche in base ad una lettera che alcuni di voi hanno ricevuto in questi giorni, come non sia assolutamente corretto confrontare tali valori con i limiti della Legge Merli che riguarda solo gli scarichi e non i corsi d'acqua naturali; la legge che definisce i valori dei parametri di un fiume per sottoporre l'acqua a trattamento di potabilizzazione (DPR 516/82) prescrive, ad esempio, per la conducibilità, parametro indicativo del "tenore salino", un valore guida di 1000 mS/cm mentre a Gabutti la settimana dal 25 al 30 novembre si è spesso raggiunto il valore di 1250 e ancora domenica 1 dicembre si sono registrati valori superiori a 1200 mmS/cm.
Si sottolinea come questa situazione verrebbe completamente risolta se venisse accettata la proposta di invio a mare dei reflui dell'ACNA, come formulata dalla Regione Piemonte nella revisione del Piano di Risanamento della Valle Bormida. Altro esempio riguarda i solfati che,su 9 prelievi hanno fatto registrare mediamente 185 milligrammi/ litro e più di 33 tonnellate al giorno di carico. Quando, per cause diverse, è stata effettuata la chiusura dello scarico ACNA, (21.02, 25.03 e 21.08) la stazione fluviale "Gabutti" sul fiume Bormida di Millesimo ha sempre fatto registrare bruschi abbattimenti dei parametri inquinanti misurati automaticamente in continuo (diminuzioni del 50-60% di conducibilità e Carbonio Organico Totale) mettendo In evidenza il reale contributo apportato dallo scarico ACNA alle condizioni del fiume.
Si sottolinea infine come nel corso dell'anno si siano più volte constatate fuoriuscite di liquami provenienti, in più punti, dal muro dello stabilimento ACNA ed evidenziate in modo scientifico dal fatto che a volte si riscontrano valori di sostanze inquinanti superiori al Pian Rocchetta che è immediatamente a valle dello scarico; di tale situazione è stato più volte informato il Ministero dell'Ambiente (ancora in data 11 settembre 1991) sollecitando informazioni e interventi urgenti sulle barriere di contenimento e controlli da effettuare.
Non appare peraltro corretto, sempre in relazione ad una lettera giunta in questi giorni, rappresentare il miglioramento della situazione del Bormida di Millesimo in termini percentuali, tenuto conto che le caratteristiche ambientali vengono influenzate non solo dal valore della concentrazione, ma soprattutto dalle proprietà tossicologiche delle singole sostanze.
Allo stato attuale, si hanno indicazioni favorevoli anche sotto questo aspetto, ma esiste tuttora una situazione di provata alterazione ambientale, come dimostrano le indagini di rilevamento della popolazione ittica del fiume (marzo e luglio 1991). Da questa indagine si evidenzia una situazione non del tutto favorevole per la vita acquatica, infatti nel tratto di Bormida di Millesimo, tra Pian Rocchetta e Cortemilia si sono riscontrati quasi unicamente esemplari di cavedani, specie particolarmente resistente a forme di inquinamento.
Da ultimo l'operato di questa Giunta regionale. Allorché l'attuale Giunta regionale fu proposta al Consiglio regionale nella sua composizione le forze politiche che dichiararono di sostenerne l'operato presentarono un programma che testualmente recitava: "La Regione deve impegnarsi efficacemente per la parte di propria competenza, nel monitoraggio e nei programmi di risanamento per l'individuazione ed il recupero delle aree degradate, nella convinzione che l'esperienza del recente passato e la nuova sensibilità ecologica indicano un diverso criterio di compatibilità dello sviluppo economico con la tutela ambientale".
Per quanto riguarda la vicenda ACNA-Valle Bormida, mentre da un lato la Regione è coinvolta in un difficile rapporto con il Governo sui temi del risanamento della Valle e sulla ricerca di eventuali compatibilità dell'elaborazione di quella azienda chimica ligure, dall'altro lato dovrà farsi garante che siano eseguiti rigorosamente tutti i controlli necessari a verificare che gli adempimenti imposti all'Azienda siano rispettati.
Ebbene, la Giunta può oggi ribadire con ferma convinzione di avere ottemperato agli obblighi che si era liberamente assunta, in ciò affiancata e coadiuvata dalle forze politiche di maggioranza e anche da altri Gruppi consiliari.
Signori Consiglieri, io ho l'orgoglio di ribadire che questa è la Giunta che ha finalmente attivato il controllo, che prima non esisteva dell'acqua del Bormida, delle falde e dell'atmosfera che ha instaurato un regime di totale trasparenza dei dati, notizie e relazioni di cui era in possesso; - che in luogo degli 8 miliardi previsti dalla legge del piano triennale quale quota spettante all'area a rischio Bormida ha proposto ed ottenuto d'intesa con il Ministero dell'Ambiente di destinare oltre 20 miliardi ad opere di risanamento dell'area nonché ad interventi anche in campo socio-economico che è riuscita a far sì che funzionari delle UU.SS.SS.LL. piemontesi così come richiesto dalle popolazioni avessero anche accesso agli scarsi controlli liguri che ha denunciato con vigore l'inerzia della Regione Liguria e che ha contestato con determinatezza la scelta ligure di sostanziale avallo ministeriale della collocazione del Re-Sol a Cengio che ha provveduto ad esperire ogni forma di azione ivi compresa quella legale per contrastare la decisione di localizzazione del Re-Sol a Cengio e in Valle Bormida che ha deciso di proseguire tale azione ricorrendo al Consiglio di Stato ottenendo un primo sia pur parziale riconoscimento positivo che pur riconoscendo la necessità di interventi straordinari nell'area a rischio Bormida, anche con il piano di risanamento coordinati ed attuati dalla Regione stessa e dagli Enti locali interessati, ha deciso di soprassedere in sintonia con l'intero Consiglio alla sua approvazione per cercare di rendere più forte la posizione anti Re-Sol a Cengio che ha cercato in ogni modo forti momenti di unità, ancora oggi espressi dal Presidente, consapevole che la difficile battaglia richiedeva il massimo di convergenza possibile che ha sempre dato fedele attuazione ai deliberati del Consiglio regionale e molto spesso ne ha anticipato le proposte e gli orientamenti.
Questa è la Giunta che è fermamente intenzio-nata a proseguire la sua decisa azione a difesa dei legittimi interessi della popolazione piemontese e non solo di essa, pur conscia dei limiti giurisdizionali oggettivi e della limitatezza dei propri compiti istituzionali, ma altrettanto ferma nelle proprie convinzioni che vogliamo sperare possano far superare interessi precostituiti che hanno finora impedito una soluzione equa del problema della Valle Bormida.
Desidero ringraziare i Gruppi consiliari di maggioranza e non, che hanno partecipato fino ad ora a definire linee di intervento ed azioni positive e che hanno permesso un comportamento lineare e coerente. Se alle promesse di decisioni rapide il Governo farà seguire atti concreti, entro breve avremo risposte a quesiti assillanti che da mesi poniamo e pongono con noi le popolazioni. In questi giorni, dopo la sentenza del Consiglio di Stato che ci è stata favorevole abbiamo nuovamente udito uno stormire di velato ricatto occupazionale: è bene si sappia fin da ora che la Giunta regionale piemontese respinge tale metodo.
Credo che questa stessa relazione che ho voluto oggi rassegnare al Consiglio si collochi nel quadro di serietà di argomentazioni e di studi rifuggendo da posizioni preconcette, non nascondendo limiti e parziali successi, convinto come sono che a muovere la nostra azione politica ed amministrativa debbano essere la realtà non immaginata, lo stato di fatto che ci ha indotto e ci induce a ritenere di aver agito per la tutela degli interessi legittimi delle nostre popolazioni.
Ciò che chiediamo è: che il Governo tenga conto di questa realtà che il Parlamento dia seguito all'impegno assunto di discutere la proposta di legge di iniziativa regionale che siano poste le basi anche finanziarie per la bonifica e il risanamento della valle, contemporaneamente ad interventi per lo sviluppo socioeconomico della zona.



PRESIDENTE

Le comunicazioni della Giunta sono così esaurite. In merito sono stati presentati alla Presidenza i seguenti documenti: ordine del giorno n. 290 e le mozioni n. 297 e n. 298 del Gruppo PDS ordine del giorno n. 299 del Consigliere Chiezzi ordine del giorno n. 300 e n. 301 dei Consiglieri Majorino e Zacchera ordine del giorno n. 302 dei Consiglieri Segre, Staglianò e Miglio.
Se adottiamo il criterio degli interventi che illustrano i documenti presentati e che si rifanno alle comunicazioni della Giunta, abbiamo una serie di interventi programmati a seconda dell'ordine cronologico di presentazione; prego pertanto i Consiglieri che non hanno ancora presentato documenti di iscriversi al dibattito.
La parola al Consigliere Monticelli per l'illustrazione.



MONTICELLI Antonio

Signor Presidente e colleghi, prima di illustrare i tre documenti e preannunciando che sul merito delle comunicazioni svolte dalla Giunta interverranno altri colleghi del mio Gruppo, farò alcune brevi osservazioni di carattere generale.
La prima osservazione di carattere generale che mi permetto di fare è la seguente: noi oggi non avremmo dovuto svolgere i lavori del Consiglio in questa sede, ma avremmo dovuto tenere una seduta straordinaria del Consiglio regionale del Piemonte in un Comune della Valle Bormida. Questa non era soltanto una richiesta avanzata in modo plebiscitario - se si pu usare questo termine - dai Comuni, da organizzazioni ed associazioni rappresentative della Valle Bormida, ma era anche stata in un primo momento una richiesta avanzata da Consiglieri che rappresentavano la maggioranza di questo Consiglio. Oltre ai Gruppi di Rifondazione Comunista e di Democrazia Proletaria che insieme a noi avevano chiesto formalmente la convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dello Statuto, c'erano state richieste analoghe di altri Gruppi (i Gruppi Verdi). In particolare è da sottolineare la richiesta del Gruppo della Democrazia Cristiana, Gruppo di maggioranza relativa in questo Consiglio. Su quella base i Capigruppo e la Presidenza del Consiglio avevano già deciso di svolgere il Consiglio in Valle Bormida: successivamente quel Consiglio fu rinviato, ma con l'impegno a mantenere comunque la decisione di svolgerlo in Val Bormida. Alla fine però la maggioranza ha cambiato opinione, in particolare la Democrazia Cristiana: credo che la DC abbia il dovere dispiegare perché ha cambiato opinione, non tanto a noi, ma ai cittadini e alle Amministrazioni comunali della Valle Bormida.
Questa osservazione non l'ho fatta per puro spirito di rivalsa o ripicca: l'ho fatta per illustrare una tesi - che voglio qui presentare che riguarda l'atteggiamento della Giunta, e della maggioranza che la sostiene, sulla questione della Valle Bormida in questa particolare fase della vicenda. Abbiamo sentito dal Presidente Brizio e dall'Assessore Garino interventi molto circostanziati e dettagliati e - in particolare quello dell'Assessore - se mi è consentito quasi didascalici nell'illustrare alcuni termini della questione. Noi però sentiamo nelle parole e negli atteggiamenti della Giunta, anche per come sono stati espressi, in particolare dal Presidente Brizio, un elemento che ci preoccupa molto.
Abbiamo l'impressione che la Giunta regionale e la maggioranza che la sostiene abbiano avuto quasi paura del risultato positivo ottenuto con la sentenza del Consiglio di Stato. Questa sensazione si ricava dagli atteggiamenti e in parte anche dalle stesse parole che il Presidente Brizio ha espresso oggi.
Presidente Brizio, c'era bisogno che lo dicesse l'ACNA che l'eventuale non costruzione del Re-Sol pone problemi al futuro dello stabilimento? C'era bisogno di sottolineare, come lei ha fatto, che quella frase è stata detta dall'ACNA? Non era forse un'affermazione forte che doveva fare lei come Presidente della Giunta regionale? Non ci avete detto per mesi che la questione Re-Sol era strategica per porre il problema della sopravvivenza dell'ACNA? Quando noi abbiamo sostenuto che non bastava porre il problema del Re Sol, ma bisognava porre apertamente il problema della chiusura e della riconversione dell'ACNA, per mesi voi ci avete detto che ponendo la questione del Re-Sol si poneva in realtà la questione del futuro dell'ACNA.
E perché adesso avete paura di fare questa affermazione in aula e soprattutto in sede di confronto col Governo e con la Regione Liguria com'è successo nei giorni scorsi? Il vostro ci sembra un atteggiamento incomprensibile.
Cosa vi aspettate di ottenere da questo fantomatico impegno del Governo di esprimersi chiaramente sul futuro dell'ACNA? Credo che qui si possa misurare fino infondo un atteggiamento di ambiguità, di debolezza, arrivo a dire di copertura politica che settori fondamentali della maggioranza hanno avuto negli ultimi mesi sulla vicenda ACNA.
Cosa potrà mai dire il Governo sul Re-Sol, visto che c'è ancora in pendenza un procedimento di fronte al TAR? Quali ipotesi avete mai potuto verificare di un atteggiamento deciso del Governo per porre apertamente il problema della chiusura e della riconversione dell'ACNA? Da quanto si è saputo e da quanto voi stessi avete detto, tutto si pu pensare e tutto si può intravedere fuorché una parola chiara e definitiva del Governo sulla vicenda ACNA (e se mai ci sarà qualche parola chiara sarà non positiva per il Piemonte).
E allora, perché questa preoccupazione? Perché questa paura? Perché il diniego all'ipotesi, alla promessa, alla decisione presa, di tenere il Consiglio in Valle Bormida, che era una forma forte di intervento della Regione Piemonte in un momento che si annuncia come decisivo per tutta la storia ACNA? Perché l'atteggiamento tenuto questa mattina dal Presidente Brizio di basso profilo e sotto tono rispetto a quello che intende fare e dire la Giunta nei prossimi giorni? Questo, colleghi, quanto sentivo il dovere di dire. C'è un'incertezza di comportamento, un'ambiguità permanente, che hanno un'origine precisa nota: la divisione da anni all'interno della Giunta e della maggioranza sul problema ACNA, a cui credo si mescoli qualche meschino calcolo elettorale su come superare il difficile periodo che ci separa dalle elezioni e su come arrivarci, indenni, da parte di un certo partito in particolare (per essere chiari la DC).
Una certa chiarezza sarebbe dovuta, in primo luogo, colleghi della DC perché in quelle valli quasi tutti i Sindaci sono espressi da liste democristiane.
L'altro giorno ad Alba c'è stata una grande, imponente, bella manifestazione, guidata in buona parte da esponenti del vostro partito.
Volete avere un po' di coerenza o pensate sempre di poter giocare e fare (come si diceva una volta) governo e opposizione nello stesso tempo?



(Interruzioni dai banchi DC)



MONTICELLI Antonio

Certo; come dicevamo noi; la nostra però era un'ambizione mai realizzatasi.
Detto questo, vorrei arrivare al merito delle proposte che avanziamo al Consiglio con i tre documenti. Si tratta di proposte che abbiamo cercato di impostare il più possibile all'insegna della chiarezza e della concretezza ed insisto sul termine "concretezza".
Credo ormai finito il tempo degli ordini del giorno di auspicio; siamo ormai al dunque anche su quanto compete alla Regione Piemonte, e non più soltanto per quanto compete ad altre autorità, in particolare al Governo.
Per questi motivi abbiamo presentato i nostri documenti, che illustrer secondo un ordine logico e non per data di presentazione.
La mozione, in sostanza, ha questo contenuto: impegnare la Giunta a revocare in via definitiva e formale la proposta di deliberazione di parere positivo sul piano di risanamento della Valle Bormida approntato dal Ministro Ruffolo che la Giunta stessa aveva presentato al Consiglio mesi fa. In secondo luogo, la mozione impegna la Giunta a richiedere al Governo una ristesura del piano di risanamento impostata su due punti fermi: la non costruzione, invia definitiva, dell'impianto Re-Sol e la chiusura dello stabilimento ACNA di Cengio. In terzo luogo, chiediamo che la Giunta si impegni a sollecitare il Governo ad accelerare e a concludere rapidamente l'iter che consenta di attuare gli interventi di disinquinamento e bonifica previsti da varie leggi di settore, in particolare dal piano triennale per l'ambiente.
La seconda mozione presentata riguarda specificatamente l'impegno assunto da tempo dalla Regione Piemonte volto a realizzare un piano di sviluppo per la Valle Bormida; esiste già uno studio preliminare largamente citato dall'Assessore Garino nella sua comunicazione, steso dall'IRES tempo fa. Con la mozione chiediamo che la Giunta incarichi formalmente l'IRES della stesura definitiva del Piano di sviluppo per la Valle Bormida a tempi brevi impegnando contemporaneamente la Giunta a verificare ogni possibilità di sviluppo industriale esistente in Valle Bormida sul lato piemontese intese come attività sostitutive rispetto alla chiusura dell'ACNA di Cengio, ma che possono attivarsi anche nel lato ligure, in rapporto con la Regione Liguria soprattutto.
Il terzo documento è un ordine del giorno molto semplice, che impegna la Giunta a realizzare il completamento del sistema di monitoraggio, in parte già esistente, per coprire tutte le derivazioni della Valle Bormida e in particolare quelle che possono essere coinvolte dall'inquinamento provocato dall'ACNA di Cengio.
Mi permetto - e ho chiuso - di commentare un fatto riportato con grande chiarezza, del quale, peraltro, eravamo già a conoscenza perché alcuni mesi fa l'Assessore ne aveva informato il Consiglio. Come affermato dallo stesso Assessore Garino è dimostrato in modo inequivocabile che a tutt'oggi l'ACNA è un elemento certo di inquinamento forte delle acque della Valle Bormida tutte le volte che per qualche ragione l'ACNA ha interrotto la propria attività, si è verificato immediatamente un miglioramento dello stato delle acque passando, se ho capito bene, da livelli di inquinamento oltre le soglie previste - quelle vere - a livelli sopportabili.
E' dimostrato inoltre che l'ACNA a tutt'oggi produce effetti di inquinamento tali per cui se ne può affermare con certezza il non risanamento. Non sono quindi reali i dati forniti dal Ministro Ruffolo e dall'Unione Industriale del Piemonte (nelle ripetute lettere, da tutti ricevute in questi giorni, erano contenute affermazioni alquanto risibili) tanto meno sono reali i dati forniti dai proprietari nell'incontro svoltosi a Roma nei giorni scorsi.
L'ACNA è, ancora oggi, fonte di inquinamento oltre le soglie compatibili: l'ACNA è, ancora oggi,' un'industria incompatibile dal punto di vista ambientale. Questo dovrebbe portare, Assessore Garino, ad una conclusione elementare. Lei,' come Assessore all'ambiente del Piemonte, non può più non dire "l'ACNA deve essere chiusa", se vuole essere coerente con le parole qui espresse e con i dati che i suoi uffici hanno raccolto e che lei ha citato in quest'aula.



FOCO ANDREA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Colleghe e colleghi, nel mio intervento non posso prescindere da un fatto: stiamo discutendo dei problemi di una popolazione che da cent'anni vive in un crescente inquinamento. Sembra un'affermazione ovvia ma, nello spirito in cui la faccio, non lo è. Partendo da questo presupposto, la seconda considerazione che voglio fare - e che spero riesca a caratterizzare il mio intervento - è che di fronte a questa situazione (stiamo discutendo e parlando dei problemi che una popolazione soffre da cent'anni) gli interessi di parte politica, di bottega, anche della mia devono venire dopo gli interessi della valle.
Questo significa che l'intervento che intendo svolgere e l'impegno del movimento di Rifondazione Comunista devono avere queste due coordinate come grandi riferimenti. Non intendo parlare per accaparrare voti, consensi o altro del genere, mi interessa unicamente parlare per cercare di dare un contributo a questo gigantesco problema emblematico del generale problema della compatibilità tra sviluppo e ambiente, tra occupazione e cittadini problema non risolto e di difficile risoluzione, che sta sul tavolo di lavoro di tutte le forze politiche.
In questa ottica, una prima considerazione che svolgo è che bisogna dare atto del fatto che in questi anni qualcosa è cambiato in Valle Bormida e qualcosa è cambiato negli atteggiamenti e nelle posizioni delle varie forze politiche su questo problema.
Non è da molto tempo che mi occupo della Val Bormida, ma devo verificare che da 3-4 anni a questa parte, sotto la spinta autonoma e organizzata delle popolazioni e anche grazie ad un confronto, a volte aspro ma qualche volta fecondo tra le forze politiche, si è giunti ad una situazione nella quale un primo risultato positivo - che a mio parere rende più forti le popolazioni della Val Bormida - è stato raggiunto. Su iniziativa della Regione Piemonte si è ottenuta una sentenza del Consiglio di Stato che non risolve il problema, questo va detto a tutti, per rappresenta senz'altro una prima vittoria delle popolazioni ed un elemento che consente alla popolazione di essere più forte.
In questa lunga vicenda le posizioni politiche sono cambiate: non ho visto posizioni immutabili. E' cambiata, ad esempio, la posizione della Democrazia Cristiana, questo non bisogna nasconderlo, che ha assunto delle posizioni differenti nel tempo fino ad arrivare, nelle ultime discussioni ad appoggiare in modo crescente un'ipotesi di sostegno degli interessi della popolazione della Val Bormida.
Questa posizione coincide cm la posizione che ha Rifondazione Comunista? No! Ma questo non vuol dire non apprezzarla, come non vuol dire acconsentire con essa. Nel dibattito tra noi occorre tenere conto delle cose che si vedono e accadono, anche se non sono esattamente quelle che riteniamo più giuste.
Ad esempio, non si è fatto il Consiglio in valle. Molto male, dico per la mia parte politica; evidentemente, in quest'aula, la maggioranza non dava al Consiglio in valle lo stesso valore che vi assegnava la mia parte politica, cioè di piena adesione istituzionale alle richieste della popolazione attraverso una concreta, eccezionale e straordinaria presenza in valle. In questo modo si sarebbe potuto dimostrare l'adesione del Consiglio ad una delle parti in causa, e cioè agli interessi della Val Bormida e della sua popolazione prima che agli interessi dell'ACNA e del profitto.
E una differente valutazione di cui ci rammarichiamo e della quale prendiamo atto; la Democrazia Cristiana e le forze presenti in Consiglio pagheranno l'eventuale prezzo politico della posizione assunta contraria al Consiglio regionale in valle.
Quindi nel procedere del nostro dibattito, per dare delle risposte alla gente della Val Bormida, più che rinfacciarci i nostri percorsi politici e la oscillazione di questi percorsi, ritengo sia utile vedere cosa si propone ora. Al di là della storia di ciascuno di noi, giusta o sbagliata e al di là dei giudizi negativi che riconfermo sulle tiepidezze e di compromessi un po' pasticciati che hanno visto quest'aula impegnarsi su ordini del giorno anche ambigui che, insieme al collega Maggiorotti, non ho votato. L'ordine del giorno n. 171, che aveva sbloccato una situazione di tensione in aula, ad esempio, non è stato votato dal sottoscritto e dal Consigliere Maggiorotti, perché ambiguo. Ma non è di questo che si tratta il problema è cosa fare domani.
Nell'ordine del giorno volutamente breve, perché sono stanco anch'io di sprecare parole su questo problema, ho cercato di individuare due cose da fare. La prima è continuare ad insistere perché il Parlamento approvi la proposta di legge regionale; la seconda è che ci sia contestualità tra il provvedimento di chiusura dell'ACNA e la salvaguardia dell'occupazione.
Questo, per me comunista, è un tema da affrontare di petto. Non posso tralasciare alcuno dei due aspetti del problema: chiusura dell'ACNA e salvaguardia dell'occupazione.
Nel caso ACNA mi schiero apertamente per la cessazione di attività produttive che mi risulta abbiano anche poco fiato avanti a sé. Grandi industrie di coloranti stanno per essere messe in cantiere ad Hong Kong.
Gli Stati Uniti ed il Canada stanno attivando in questo settore nuove tecnologie che potrebbero mettere l'ACNA fuori dal mercato. Quindi mi schiero apertamente, anche per motivi produttivi, per la chiusura di questo stabilimento, ma con altrettanta forza pongo il problema dell'occupazione.
Il tentativo da fare è quello di evitare una spaccatura tra i cittadini che vivono nella Valle Bormida ed i cittadini che lavorane all'ACNA di Cengio.
E' una frattura che divide due parti che subiscono in modo diverso una stortura, del nostro sistema di sviluppo e produttivo. Gli un sono infatti costretti, in nome del profitto e delle sviluppo, a subire gli inquinamenti e gli altri, ove abbandonati al sistema, diverrebbero disoccupai o - peggio per vivere dovrebbero continuare ad inquinare. Questo è un problema non solo dell'ACNA, ma è un gigantesco problema del futuro e chiedo che si affronti in modo contestuale perché sarebbe appena doveroso, in nome di uno sviluppo economico compatibile con l'ambiente, che i lavoratori dell'ACNA e la gente della Valle Bormida conducessero una battaglia comune. Invece, cos non è; c'è una divisione ed una spaccatura netta che mi ha portato tante volte a pensare come s parlerebbe in quest'aula se fossimo Consiglieri regionali della Regione Liguria, o a come parlerebbero i Consiglieri regionali liguri se facessero parte del Consiglio regionale del Piemonte.
Cosa succederebbe delle nostre persone delle nostre idee, ove questo fosse possibile? Chiedo quindici si sforzi di trattare questi due problemi con la medesima attenzione e forza. L'ACNA va chiusa per i motivi ripetuti mille volte, ma i lavoratori non devono essere lasciati senza alternative attualmente o lavorano inquinando o sono disoccupati. Il secondo punto è quello di aderire a quanto hanno cercato di fare i Sindaci, anche loro privi di potere, ma pieni di volontà politica e di quella autorità politica che le istituzioni ancora hanno, tanto più quanto aderiscono ai bisogni della gente. I Sindaci della Valle Bormida hanno aderito ai problemi della loro popolazione. Hanno proposto la costituzione di un nuovo strumento: il Comitato di crisi.
Chiedo che il Consiglio regionale, che ritengo su questa vicenda debba procedere insieme alle altre istituzioni, aderisca a questo Comitato di crisi. Aderiamo, mandiamo dei rappresentanti. Non so quanto durerà questo Comitato di crisi, forse non saremo nemmeno tutti d'accordo su cosa fare ma ritengo che per spingere in avanti situazione sia utile - pure con le differenze identità alle quali ritengo nessuno di noi debba rinunciare, io come comunista non vi rinuncio nell'interesse della Valle Bormida, attivare e rafforzare il Comitato di crisi con la nostra presenza.
Si tratta poi, chiusa l'ACNA, di affrontare problema di cosa fare della Valle Bormida e dell'ACNA stessa. Questo è l'altro grande tema che ho inserito nell'ordine del giorno. Senza il Re-Sol chiusa l'ACNA rimane il problema di bonificare sito dell'ACNA, fare un piano di sviluppo ambientale della Valle Bormida e finanziarlo, perché anca i Piani cartacei fatti di grandi promesse, ma di pochi soldi, sono Piani che non stanno in piedi.
Questa è una novità che dobbiamo richiedere con forza. Non dobbiamo accontentarci di predisporre gli studi; bisogna anche stanziare i soldi per realizzare le opere previste.
Chiedo scusa se sono andato un po' oltre tempo concesso. Queste sono le questioni concrete proposte nel mio ordine del giorno.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

Comunico che è pervenuto un ordine di giorno a firma dei Consiglieri Picchioni, Rossa Goglio e Marchini, che verrà illustrato nel corso della discussione.
Ha ora la parola il Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, visto il punto in cui siamo dopo le innumerevoli discussioni fatte sull'ACNA e sul Re-Sol, ritengo non vadano spese molte parole; siamo infatti ormai al giro di boa dovuto sia alla sospensione con nota ordinanza del Consiglio di Stato della costruzione del Re-Sol sia all'evento a contenuto politi del 26 novembre (forse il termine "evento" è persino esagerato, sarebbe meglio "incontro") che ci è sta illustrato dal Presidente Brizio.
Apro una brevissima parentesi; il Presidente Brizio, nella sua comunicazione, ha accennato con giusta enfasi al fatto che la vittoria conseguita nell'ultima spiaggia, in quella che era e temo continuerà a rimanere la sede giudiziale, sia stata merito dei difensori della Regione e della linea che la Giunta regionale aveva loro conferito mandato di sostenere.
Mi sia quindi consentito dire, senza con questo pretendere medaglie o riconoscimenti, che l'essere arrivati al risultato finale della sospensiva è stata, sia pure in seconda istanza, la conseguenza di un'operazione "viribus unitis"compiuta da me e dal Consigliere Zacchera attraverso una prima doglianza al TAR ligure seguita, a distanza d; alcune settimane dalla doglianza-ricorso della Regione Piemonte. Quando la introducemmo, la Giunta regionale svolgeva ancora il ruolo di Fabio Massimo, il temporeggiatore. Faccio queste considerazioni perché è stato "viribus unitis" che ho ottenuto questo risultato.
Chiusa questa parentesi e riferendomi all'evento più propriamente politico, cioè all'incontro con i vertici del Governo del 26 novembre scorso, nel corsa del quale c'è statala promessa di assumere, entro dieci giorni, decisioni a contenuto politico da parte del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio (promessa sul cui mantenimento, quale che possa essere il contenuto e la visione finale, sono molto scettico visto che i tempi continuano ad essere all'insegna dello slittamento: il Governo già a fine luglio ed entro tempi brevissimi avrebbe dovuto provvedere ad un pronunciamento politico ed ora ci viene detto che avverrà dopodomani) si sarebbe dovuto puntare maggiormente su una pesante e pressante richiesta della Regione Piemonte di chiusura dell'ACNA piuttosto che portare avanti il discorso Re-Sol.
Effettivamente, attraverso il gioco delle competenze, il Governo, la Presidenza del Consiglio dei Ministri o lo stesso Parlamento non hanno competenza per impedire alla Regione Liguria di emanare provvedimenti autorizzativi del Re-Sol, mentre è sicura, in una visione globale, seria e reale del problema "competenza dei Governo" una chiusura interlocutoria dell'ACNA al fine di arrivare poi ad una discussione e - auspichiamo noi alla formazione di una maggioranza in Parlamento, attraverso un provvedimento di legge, che chiuda definitivamente l'ACNA.
Fin dal primo ordine del giorno votato in aula sulla questione ACNA, il Gruppo del MSI-DN si è collocato sulla necessità (eravamo nel 1986) di un'opera di disinquinamento e di area a rischio ambientale verso la richiesta, poi ottenuta, della dichiarazione della Valle Bormida. Abbiamo formulato un ragionamento di sintesi: fra l'esigenza della necessità dei posti di lavoro e l'esigenza della salute delle popolazioni, la seconda deve necessariamente prevalere. Questo è il ragionamento di sintesi svolto da tutte forze politiche che siedono a Palazzo Lascaris e che si sono dichiarate per la chiusura dell'ACNA e per il "no" secco al Re-Sol.
Vengo alla brevissima illustrazione degli ordini del giorno. Con un primo ordine del giorno si richiede un pronunciamento secco, duro e preciso nell'imminenza della decisione governativa; vogliamo cioè ribadire ancora una volta, attraverso una sintesi di tutti i precedenti ordini del giorno che il Consiglio regionale del Piemonte intende far rispettare la mozione parlamentare dei 30 gennaio 1990 e soprattutto che si proceda ad un sollecito esame del disegno di legge di nostra proposizione per la chiusura dell'ACNA. Al punto in cui siamo, nell'imminenza di una decisione a livello governativo, altro non possiamo fare se non affermare con una certa forza e se mi si consente, con una certa violenza, questa posizione.
C'è poi un secondo ordine del giorno sul quale io ed il collega Zacchera siamo molto convinti. In primo luogo, si chiede la revoca della delibera di Giunta dell'ottobre 1990 con la quale si manifestò assenso al piano di risanamento: l'ordine del giorno risale al 18 luglio 1991, non è quindi "dell'ultimo momento", semmai ha preceduto la presa di posizione effettuata questa mattina.
Siamo convinti della necessità di questa revoca formale, che non è solo un formalismo: mi si è infatti obiettato che, in definitiva, il Consiglio regionale con il pronunciamento del 7 maggio 1991 ha deciso di sospendere l'esame della proposta di Giunta circa il piano di risanamento e che quindi è formalismo chiederne la revoca. Personalmente penso che, intanto; ci sia una differenza di sostanza e che sia necessario revocare una delibera che manifestava assenso al Piano e questo innanzitutto per una ragione di fondo. E' vero che l'allegato che l'Assessore Garino questa mattina con uno sforzo di sintesi ha illustrato era un documento molto complesso, ma il Piano di risana-mento - così come venne formulato dal Ministro Ruffolo, e questa è la ragione di fondo del nostro documento - presupponeva l'ACNA aperta e il Re Sol in funzione. Motivo che di per sé dovrebbe suggerire alla Giunta di aderire al nostro ordine del giorno di revoca del parere favorevole al Piano, che peraltro continuerebbe, sia pure nei "desiderata" del Ministro dell'ambiente, a rimanere in piedi.
E' necessario revocarlo non solo per il presupposto "ACNA aperta e Re Sol in funzione", ma anche perché ingenera fatalmente confusione nei riguardi di quella che auspichiamo sarà la decisione dei prossimi giorni (confusione già ingenerata allorquando il Ministero dell'ambiente, di fronte al TAR ligure e tramite l'Avvocatura dello Stato, ha avuto buon gioco nel sostenere le ragioni della fondatezza della delibera della Giunta ligure che autorizzava il Re-Sol). La Giunta regionale del Piemonte (non il Consiglio che ne ha sospeso l'esame) ha approvato il Piano del Ministro dell'ambiente: se il Piano presuppone "ACNA aperta e Re-Sol in funzione" che cosa volete lamentare ora, e perché impugnare la delibera della Giunta ligure? Né è fondata (ho ascoltato con molta attenzione la comunicazione del Presidente Brizio) l'argomentazione, che ritengo presumibilmente condivisa anche dall'Assessore, secondo la quale sarebbe un errore, sul piano politico prima di tutto e sul piano giuridico istituzionale poi, revocare sia pure allo stato degli atti la delibera, poiché se si arrivasse alla chiusura dell'ACNA o quanto meno ad impedire definitivamente con la sentenza definitiva del TAR ligure il Re-Sol, il Ministro dell'ambiente Ruffolo, potrebbe obiettare: "Avete ottenuto risultati sui quali avete insistito nonostante le mie opinioni corposamente contrarie; adesso "arrangiatevi"; il piano di risanamento non si fa più".
Questa preoccupazione, espressa dal Presidente Brizio, è priva di fondamento poiché - come ha ricordato a tutti noi l'Assessore Garino - la Valle Bormida è stata dichiarata a suo tempo area ad elevato rischio ambientale: il piano di risanamento, lo voglia o meno il Ministro Ruffolo dovrà necessariamente essere steso. Questo ragionamento, che presupporrebbe una specie di volontà ricattatoria, (che non dubitiamo potrebbe anche esserci), è inconcepibile proprio perla dichiarazione di carattere nazionale non contestabile, di vecchia data. "di Valle Bormida a elevato rischio ambientale": non si può non provvedere al Piano di risanamento.
Ecco perché riteniamo di insistere e di caldeggiare per i motivi che ho esposto, la necessità della revoca della deliberazione, al fine di evitare l'equivoco secondo il quale il governo regionale, dopo aver approvato il Piano, pretenderebbe di impedire la costruzione del Re-Sol.
Sulla scorta di queste considerazioni confidia-mo che i nostri ordini del giorno possano essere accolti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segre.



SEGRE Anna

Come premessa al mio intervento di illustrazione dell'ordine del giorno, e in generale su quanto è stato detto finora questa mattina, vorrei avanzare due considerazioni. Al contrario di quanto la Conferenza dei Capigruppo di ieri aveva previsto la popolazione della Valle Bormida non è qui, oggi, o perlomeno è presente una rappresentanza certo qualificata di tutti i cittadini che si stanno muovendo ormai da tanti anni in Valle Bormida sulla questione dell'ACNA, ma non c'è la partecipazione di altre occasioni, e che ieri abbiamo preso in considerazione. Perché non è presente? Basta scambiare poche parole per capirne I motivi. Primo. La popolazione si aspettava da tempo il Consiglio che vari Gruppi, tra i quali il nostro, avevano sollecitato di convocare in Valle Bormida perché denso dei molti significati che qui non sto a richiamare: quella della popolazione è quindi una protesta silenziosa verso questo nostro atteggiamento. Inoltre, credo che la popolazione non sia presente per lo stesso motivo che ci ha indotti a scrivere, all'Inizio del nostro ordine del giorno, ispirato dal volume di ordini del giorno votati dal 1986 in poi ieri nella Conferenza dei Capigruppo fornitoci: che molto è stato detto e non esiste più alcuna motivazione plausibile per non passare dalle parole ai fatti.
E' ben vero che la Regione Piemonte non è stata ferma in questi anni: tutt'altro, basta sfogliare tutti gli ordini del giorno e gli atti del Consiglio regionale per verificare come la Regione Piemonte si sia mossa e come le posizioni politiche (non voglio sindacarne i motivi) siano cambiate notevolmente. La posizione politica della Democrazia Cristiana è completamente diversa da quella di qualche anno fa: ci fa piacere sia venuta sulle nostre posizioni.
Voglio fare un intervento breve: di parole ne sono state fatte fin troppe. I Verdi sono una delle forze politiche che contano meno in questo Consiglio regionale ed anche a livello nazionale in quanto non hanno alcuna forza di governo reale. Quanto ci proponiamo, intervenendo ad ogni livello istituzionale; è di saper governare i problemi: l'obiettivo individuato già molti anni fa è la chiusura dello stabilimento ACNA e noi ci siamo mossi in ogni situazione, sia a livello nazionale sia a livello regionale. Siamo una delle poche forze politiche coerente, a livello regionale, sia in Liguria sia in Piemonte: questo va detto! Prima di arrivare all'ordine del giorno estremamente semplice che abbiamo presentato, vorrei dire qualche considerazione sulla relazione dettagliata e puntuale dell'Assessore Garino, su cui concordo solo in parte, anche se so che gran parte della documentazione su cui si è basato è il volume dell'IRES, a disposizione di tutti e che tutti abbiamo in qualche modo letto e studiato. Probabilmente non è questa la sede per confrontarmi con l'Assessore Garino sui vari punti: voglio solo puntualizzare che questo dell'IRES, che sotto molti punti di vista è 'un buon sintetico lavoro sulla Valle Bormida, è ormai datato. Io ho avuto occasione di verificarlo con lavori successivi: mi sono resa conto che la situazione in Valle Bormida è molto mutata e che i dati riportati in questo volumetto dell'IRES andrebbero riverificati: si tratta in gran parte di dati superati, non tanto perché risalenti al 1988 (abbiamo ora dati del 1991), quanto per diversi tipi d'interpretazione.
E' vero, per esempio, che l'edilizia è un settore attualmente trainante per la Valle Bormida: bisogna però vedere quale edilizia, dove, fatta da chi. E' un'edilizia, per la maggior parte, ad uso di parecchie famiglie svizzere le quali scelgono la Valle Bormida per spostarsi dalla città alla campagna. Gli svizzeri scelgono l'Italia, ma anziché recarsi in Toscana dove questo cambio di residenza città-campagna costa molto di più, vanno in Valle Bormida: è un fenomeno abbastanza complesso, documentato e che andrebbe studiato.
Lo stesso di casi per l'industria. L'industria in Valle Bormida non è come la rappresenta l'IRES: dietro le molte etichette di industrie in Valle Bormida non c'è niente se non industrie che risiedono altrove senza alcuna intenzione di localizzarsi veramente in Valle se non allorquando partisse il famoso Piano di risanamento, al fine di ottenere dei finanziamenti.
Arrivo al nostro ordine del giorno. Ci sembra che la Regione Piemonte possa ancora muoversi o comunque sostenere due direzioni. Ovviamente quella principale, l'atto legislativo più importante della Regione sul finire dell'altra legislatura, è sostenere la legge regionale che reca le norme perla chiusura dell'ACNA Per renderlo possibile bisogna mobilitare più di quanto non si sia fatto finora i parlamentari piemontesi di tutti i partiti affinché si facciano carico che questa legge venga discussa al più presto e, in ogni caso, entro la fine della legislatura. Se la legislatura finisse anticipatamente, come i giornali In questi giorni fanno prevedere la cosa sarebbe assai grave: bisognerebbe ripartire dall'inizio.
Altra questione evidenziata nell'ordine del giorno, di cui per ora non si è parlato e della quale devono porsi carico i parlamentari piemontesi in quanto non è compito nostro, è di discutere di valle Bormida e quindi dei relativi provvedimenti in sede di legge finanziaria: per il 1991 erano previste somme cospicue perle aree ad alto rischio ambientale, del tutto scomparse nella legge finanziaria attuale.
Inoltre, così come altri colleghi, credo anch'io occorra dare un'altra testimonianza, non solo di principio, ma reale. Abbiamo saputo che in questi giorni si è costituito un Comitato di crisi dei Sindaci della Valle Bormida, dell'Alta Langa e dell'Albese; ritengo che, in una forma da concordare, magari con una sua delegazione, sia giusto che anche il Consiglio regionale vi partecipi.
E' necessario stringere i tempi il più possibile: la Regione Piemonte è arrivata fino a un certo punto: adesso bisogna assolutamente proseguire per raggiungere l'obiettivo che è stato prima dei Verdi e poi condiviso da molte altre forze politiche: la chiusura dell'ACNA e la non messa in funzione del Re-Sol.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zanoletti per l'illustrazione del documento della maggioranza.



ZANOLETTI Tomaso

A differenza del collega Monticelli, desidero ringraziare il Presidente della Giunta Brizio, per quanto ci ha detto e soprattutto per come in questi mesi e in queste settimane si sta battendo contro l'ACNA e Il Re Sol, interpretando su questo difficile, complesso problema la volontà del Consiglio regionale del Piemonte, il quale si è schierato, secondo la volontà dei cittadini della Valle Bormida e dell'Albese e secondo gli interessi della nostra Regione, in modo chiaro, senza incertezze, senza debolezze e tanto meno senza coperture politiche agli avversari.
Come democratico cristiano respingo dunque con sdegno le insinuazioni del collega Monticelli e non capisco con quale sofisma egli abbia potuto proferirle, tanto più che, come lui stesso cita, la stragrande maggioranza dei Sindaci della Valle Bormida e dei Sindaci dell'Albese, precedenti e attuali, sono democristiani. Personalmente voglio rivendicare a questi ex colleghi e agli attuali Sindaci dell'Albese di aver portato, schierandosi nella battaglia a favore della Valle Bormida, tutto il peso non solo del loro numero, ma della loro autorevolezza e del valore delle istituzioni che rappresentano.
Che fare? Questa è la domanda che dobbiamo porci con molta semplicità.
Che fare adesso, in questa situazione, dopo il provvedimento del Consiglio di Stato, dopo la riunione avvenuta a livello ministeriale, dopo il dato politico più recente di grande rilievo, cioè le deliberazioni di più di cento Consigli comunali e dopo la manifestazione avvenuta ad Alba domenica scorsa.
Credo che le indicazioni del Presidente Brizio siano estremamente valide: occorre continuare la lotta sotto l'aspetto legale e giuridico pensando ché abbiamo comunque nel nostro arco delle frecce da giocare perché, vivaddio, il nostro Stato è ancora uno Stato di diritto e ci sono ancora vari gradi della Magistratura cui poter adire.
Sotto l'aspetto politico, sottolineo - come già altri Gruppi l'importanza che il Consiglio regionale del Piemonte convochi qui tutti i parlamentari e i Ministri piemontesi che sono 4 (noi ne stiamo citando sovente solo 2 e a ragione) ma i Ministri piemontesi sono 4, e che lo faccia al più presto, nei prossimi 10 giorni, per chiedere da loro un impegno preciso e veloce a sostegno della nostra battaglia.
C'è poi un terzo livello su cui agire che sta diventando il più difficile e dunque il più importante. Forse nel passato abbiamo sottovalutato questo terzo aspetto.
Mi spiego. L'ACNA e la Valle Bormida sono diventate caso nazionale: questo per un verso è stato estremamente positivo, perché l'attenzione di tanti Gruppi, di tanti ambienti e di tante forze politiche, anche se con percorsi diversi, ci ha dato, forza e credo ce ne dia ancora. Per altro verso è un aspetto negativo; l'ACNA e la Valle Bormida per il Governo, per gli industriali, per i sindacati a livello nazionale saranno un punto di riferimento, un punto di attenzione e dunque costituiranno un precedente.
Gli ultimi documenti della Federazione Associati Industriali del Piemonte testimoniano in modo evidente grosse resistenze, proprio perché la strada che si intraprende su questo caso - ripeto - sarà poi di riferimento per altri settori. Dobbiamo portare il nostro confronto e le nostre richieste a livello dei Sindacale, e far capire loro che se una cosa è sbagliata in un caso lo sarà anche in altri 10, 30, 50 casi. Va iniziato quindi un discorso di chiusura di tutte quelle aziende che inquinano e sono pericolose per la salute e l'ambiente.
Dobbiamo inoltre confrontarci con la Regione Liguria, sfruttando gli elementi di perplessità che finalmente cominciano a serpeggiarvi all'interno, per trovare subito una soluzione imprenditoriale alternativa all'ACNA.
Non dobbiamo illuderci che la Regione Liguria, che ha dimostrato di saper combattere - l'ho già detto una volta - con estrema efficacia per la sua causa, anche se sbagliata, e le Organizzazioni sindacali a livello nazionale, accettino, così semplicemente, la chiusura dello stabilimento.
L'unica strada per arrivare a ciò è un'immediata soluzione alternativa imprenditoriale e dunque occupazionale. Credo sia questo il punto su cui dobbiamo accentrare la nostra attenzione e i nostri sforzi.
I Gruppi di maggioranza hanno presentato un ordine del giorno che riassume in modo preciso e non equivocabile i punti essenziali della nostra posizione e della nostra lotta: volontà e disponibilità a cercare con le Organizzazioni sindacali e la Regione Liguria la collocazione in Valle Bormida di insediamenti produttivi alternativi all'ACNA; convocazione a1 più presto di una riunione di tutti i parlamentari e Ministri piemontesi per concordare ogni iniziativa volta a raggiungere i nostri obiettivi.
Inoltre viene assunto l'impegno di chiedere alla Presidenza della Camera dei Deputati di discutere tempestivamente la proposta di legge di iniziativa regionale, chiedendo al Governo nazionale di onorare l'impegno di definire la propria posizione sulla sorte dell'ACNA e la collocazione del Re-Sol entro i tempi annunciati, secondo le indicazioni del Parlamento e le richieste della nostra Regione.
Credo che su questa posizione non ci possano essere dubbi; questo, più che il discorso sul futuro e su quello che potranno essere le linee del piano di risanamento e di intervento, deve essere il nostro compito e il nostro problema. Facciamo con forza ancora quest'ultimo sforzo, facciamolo in fretta e in modo unitario! Tutti i Gruppi hanno seguito percorsi tortuosi per raggiungere questa posizione del Consiglio e della Regione Piemonte: siamo però finiti tutti su alcuni punti chiari. Abbarbichiamoci a questi, lasciamo perdere sfumature e differenze non essenziali; su questi punti chiari; che sono il rispetto della volontà della nostra gente e la difesa dei nostri interessi attestiamoci per questa nostra ultima battaglia.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Goglio; ne ha facoltà.



GOGLIO Giuseppe

Presidente e colleghi, due fatti nuovi rendono il problema dell'ACNA più grave di quanto non lo fosse già nei mesi scorsi.
Il primo è la sentenza del Consiglio di Stato che, ribadendo le decisioni del TAR. intima - come aveva correttamente chiesto il nostro Consiglio - di sospendere la costruzione dell'impianto Re-Sol, ossia di quell'inceneritore che, all'interno dell'azienda Enichem, potrebbe prima o poi assumere funzioni diverse da quelle progettate.
Il secondo fatto nuovo è che entro la prima decade di dicembre, la Presidenza del Consiglio deciderà definitivamente se la fabbrica di Cengio dovrà o meno continuare le sue attività.
In apparenza l'azienda è con le spalle al muro, ma non è così, perch l'interruzione dei lavori del Re-Sol, che dovrebbe essere automatica se le sentenze e la giustizia contano qualcosa, viene usata come arma di ricatto.
L'ACNA ha fatto sapere che se il Re-Sol non verrà costruito chiuderà lo stabilimento, licenziando le maestranze.
Tutto ciò, in definitiva, dovrebbe essere accolto favorevolmente da chi come noi, socialdemocratici, da tempo sostiene che la presenza dell'ACNA in attività pregiudica qualsiasi ipotesi di risanamento reale nella Valle Bormida.
In sede politica la Presidenza del Consiglio non potrà sottovalutare l'aut-aut dell'Enichem, tanto più che, schierate con l'azienda, vi sono le componenti sindacali, decise a sostenere l'occupazione in zona, e la Regione Liguria, che ha favorito con i propri atti ufficiali l'insediamento dell'inceneritore.
Cosa può e deve ribadire il Consiglio regionale del Piemonte? L'orientamento dei socialdemocratici è noto e chiaro: l'ACNA va chiusa l'azienda deve cessare le sue produzioni; soltanto con la chiusura dei cancelli dell'azienda sarà possibile realizzare il risanamento della Valle Bormida.
Noi non abbiamo dubbi né 1 abbiamo avuti in ' passato; ci stupisce che il Segretario nazionale del nostro partito, il sen. Cariglia, abbia dovuto ribadire con una lettera la posizione del Partito socialdemocratico spiegando ai Sindaci della Valle Bormida cose note a tutti, ma non a questi amministratori, i quali lo avevano sollecitato per conoscere gli orientamenti del nostro Partito. Eppure, dai banchi di questo Consiglio tutti hanno potuto ascoltare le prese di posizione, prima dell'Assessore Andrea Mignone, poi dei colleghi socialdemocratici che l'hanno seguito, cui vanno aggiunte le ripetute dichiarazioni del Presidente della Commissione ambiente, sen. Pagani, e di tanti altri.
La coerenza del nostro Partito è indubitabile; ci siamo persino opposti ad operazioni avallate dalla maggioranza, e i fatti ci hanno dato ragione.
Non abbiamo voluto aderire alla proposta di tenere un Consiglio aperto in Valle Bormida, perché certi interventi avevano ed hanno un sapore demagogico che a noi non piace. Ci sfamo opposti minacciando una spaccatura, sostenendo che le sole sedi in cui questi problemi vanno trattati sono la Magistratura amministrativa, la Presidenza del Consiglio (che si è impegnata ad affrontare la questione dopo quasi un anno di silenzio) e l'aula del Consiglio regionale.
Ribadiamo per l'ennesima volta che il Partito socialdemocratico è per la chiusura dell'azienda di Cengio; lo chiediamo dopo ragionevoli riflessioni, nella consapevolezza che l'essere pro o contro l'ACNA non paga in termini di consenso. Non si tratta di fare bella o brutta figura davanti alle popolazioni della Valle Bormida o innanzi al pubblico che ci ascolta né di accaparrarsi, con una decisione piuttosto che un'altra, la benevolenza e, diciamolo pure, il consenso di qualcuno o la riprovazione di altri la chiusura dell'ACNA non rappresenta né la vittoria né la sconfitta di alcuno: su questo problema tutti siamo perdenti.
Sono perdenti quelle forze politiche sindacali e locali che per anni pur sapendo, hanno taciuto, condiviso e spesso monetizzato la salute difendendo un'occupazione da sempre minacciata, chiedendo la continuazione di un'attività che inquinava chi stava dentro la fabbrica e chi viveva fuori. Non possono cantare alcuna vittoria quanti hanno scoperto l'ACNA ieri e ne hanno fatto oggi una bandiera di comodo.
Da decenni è nota la relazione tra l'insorgenza di gravi malattie e i prodotti impiegati dall'azienda: da decenni si sa che i rifiuti sono sotterrati nei terreni circostanti la fabbrica con tecniche piuttosto rozze e senza alcuna precauzione: stupisce, di fronte a queste considerazioni constatare che vi sia ancora qualcuno che esprime perplessità su una vicenda che non dovrebbe ammettere tentennamenti.
Con la salute non si scherza, soprattutto quando è In gioco l'incolumità di intere popolazioni di una valle già fortemente compromessa dalle lavorazioni e dagli abusi commessi dall'ACNA. Stupisce anche constatare che colleghi molto sensibili alle problematiche ecologiche ed ambientali, pur consapevoli del nesso che intercorre tra inquinamento della Valle Bormida e ACNA, propongono soluzioni di attesa o di compromesso.
La chiusura dell'ACNA non rappresenta una vittoria per alcuno.
Convergere su questa soluzione costituisce un collettivo atto riparatorio: semmai, dovremmo rammaricarci tutti insieme per il ritardo con cui si è giunti a discutere del problema. Resta consolidato un unico elemento positivo: la volontà comune di avviare la bonifica del territorio che l'ACNA ha compromesso.
Per quanto ci riguarda, nessuna bonifica è possibile se questa non coincide con la cessazione dell'attività della fabbrica di Cengio. La collocazione del Re-Sol è un elemento importante ma non l'unico: spostando altrove l'insediamento dell'inceneritore, i problemi restano comunque.
Hanno quindi fatto bene, nell'incontro avuto con la Presidenza del Consiglio, i rappresentanti della nostra Regione ad insistere sulla necessità di una riconversione delle attività in Valle Bormida per evitare licenziamenti o cali occupazionali.
L'unica strada da percorrere è quella che ci trova uniti e disponibili a controbattere il ricatto ventilato. Di fronte a situazioni tanto deteriorate, alle rabbie contrapposte di cittadini che da un lato chiedono il recupero dell'ambiente e la fine di una storia che ha scarsi aspetti positivi e dall'altro temono la disoccupazione, non è lecito per alcuno porre l'alternativa "o così o tutti a casa".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fiumara.



FIUMARA Francesco

Il Gruppo socialista condivide la relazione del Presidente Brizio e dell'Assessore Garino.
E' inutile negare che sul problema ACNA siamo partiti con posizioni divergenti. Il primo ordine del giorno relativo all'ACNA risale al 1986 eppure, lavorando con impegno e rinunciando ognuno a qualcosa di peculiare siamo riusciti ad ottenere buoni risultati.
Votando l'ordine del giorno n.171 del maggio di quest'anno con 53 voti favorevoli e solo 2 astenuti, il Consiglio regionale ha dimostrato di voler marciare unito. Era proprio vero il detto "Uniti si vince"! A questo nostro ordine del giorno sono seguiti importanti momenti di partecipazione. E come interpretare diversamente l'incontro del 30 luglio 1991 con il Sottosegretario Del Mese e con il Vicepresidente on. Adolfo Sarti? A quegli incontri erano presenti, oltre ai rappresentanti del Consiglio regionale, gli amministratori, i Sindaci e i Comitati della Valle Bormida.
Non mi risulta che In quella sede o in altre occasioni ci siano state divergenze tra rappresentanti dei partiti politici, né di maggioranza né di minoranza. La coerenza della Giunta e del Consiglio regionale ha portato a due grossi risultati. Primo, all'incontro con i Ministri Bodrato e Ruffolo il Presidente dell'Enichem, Porta, i sottosegretari Cristori, Del Mese Bastianini e Paganelli; secondo, e molto più importante, alla decisione del Consiglio di Stato di sospendere l'autorizzazione della costruzione del Re Sol a Cengio.
Di fronte a questi ottimi risultati, ci sembra pernicioso e nocivo rompere questa unità di intenti. Ho l'impressione che le forze politiche si stiano avvitando su loro stesse. Francamente non capisco certi ordini del giorno e non capisco in particolare il punto b) dell'ordine del giorno del collega Chiezzi; quando chiede l'approvazione di un Piano di risanamento della Valle Bormida.
Il Partito socialista rimane legato alla propria linea e non vuole discostarsene; mantiene tutti gli impegni assunti in Consiglio e con la gente della Valle Bormida. Il PSI non è interessato alla gara tra chi "la dice più grossa" né a ricercare primogeniture, non è intenzionato a inseguire alcuno; non vuole fare alcuna fuga in avanti, non vuole introdurre elementi di grave confusione In una situazione già di per s confusa e complessa, né intende forzare le cose in prossimità delle elezioni politiche. Il PSI continuerà a battersi perché le risoluzioni del Consiglio regionale vengano rispettate fino in fondo.
Restiamo quindi vincolati all'ordine del giorno del 7 maggio 1991, nel quale è scritto che il Consiglio regionale non approverà il Piano di bonifica finché non sarà definita la sorte dell'ACNA e la localizzazione dell'impianto Re-Sol, ed alla richiesta affinché il Parlamento affronti con urgenza la proposta di legge della Regione Piemonte con la quale si chiede la chiusura dell'ACNA.
Che fare, collega Zanoletti? Secondo noi bisogna richiedere al Governo e lo richiediamo con l'ordine del giorno della maggioranza - di onorare l'impegno assunto di definire la propria posizione sulla sorte dell'ACNA e sulla collocazione dell'impianto Re-Sol entro tempi brevissimi. Solo così facendo, difendendo quanto abbiamo tutti approvato, siamo certi di fare gli interessi del Piemonte e della Valle Bormida.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Signor Presidente e colleghi, è certamente utile ed incoraggiante prendere atto che, sia pure su un elemento secondario della causa pendente presso il TAR della Liguria, a livello di Consiglio di Stato ci è stata data ragione su quello che era dovuto rispetto alla procedura, ovvero sulla sospensione della costruzione del Re-Sol fino a che non sia accertata la sua legittimità.
Tuttavia, anche se da qualche parte emergono elementi più decorosi di interpretazione del diritto, potrà sfuggire al dibattito, ma certamente non deve sfuggire all'attenzione della Giunta, un concetto molto più tribale del diritto che continua ad essere portato avanti dall'ACNA e dai suoi amici nazionali e regionali. Il collega Zanoletti ha accennato che è di questi giorni una nuova lettera dell'Unione Industriale Regionale pervenuta solo ad alcuni Consiglieri (credo a quelli della Commissione ambiente), nella quale l'Unione Industriale non si perita di segnalare che ormai "è tutto a pasto"; riportando un'illuminante frase e citazione del Ministero dell'ambiente, secondo la quale la costruzione del Re-Sol non comporterebbe la nascita di elementi aggiuntivi di inquinamento e depauperamento dell'ambiente.
Cosa vuol dire aggiuntivi? Che non ne comporti di aggiuntivi è tutto da verificare, almeno in senso quantitativo h sparpaglia su tutto il territorio: un inceneritore moltiplica per "enne alla poten-za" il raggio di azione dell'inquinamento.
Resta il fatto che ormai abbiamo in campo inopinatamente anche l'Unione Industriale del Piemonte; inopinatamente perché l'ACNA, in quanto azienda dell'Enichem, del settore pubblico, aderisce all'ASAP e non all'Unione Industriale. Si tratta quindi di una gratuita iniziativa di concussione di comportamenti messa in piedi dell'Unione Industriale.
Chiedo quindi - e prego anche lei, signor Presidente di domandarlo all'Unione Industriale del Piemonte se è sicura di rappresentare tutti gli industriali del Piemonte ad essa aderenti, compresa la Ferrero, i Marchesi di Barolo, la Cinzano: tutti quei soggetti dai quali non è mai trapelata un'intenzione del genere.
Sono sicuro che un'intenzione del genere non sia propria degli industriali che ho appena citato: verifichiamo quindi la questione, anche per richiamare alle proprie responsabilità - per la rappresentatività che ha - l'Unione Industriale del Piemonte che scrive lettere finalizzate alla concussione dei comportamenti, cercando di introdurre, attraverso l'immissione di dati non verificati (non più attendibili di quelli che avevamo già), una regola di comportamento a favore dell'ACNA.
Parallelamente ad un primo elemento parziale e limitato di conquista sul piano giuridico, abbiamo, man mano che il problema si avvicina alla sua verifica finale, gravissimi elementi in controtendenza.
Appare sempre più chiaro (e le popolazioni della valle Bormida lo avranno già capito) che alla base della dichiarazione della Valle Bormida come zona ad alto rischio ambientale non c'era alcuna volontà di eliminarne gli elementi di inquinamento, ma quella di farvi affluire disponibilità finanziarie rilevanti da far gestire proprio all'ACNA per la costruzione del Re-Sol e per i lavori all'interno del suo sito: questa è la verità e questa rimane l'intenzione.
Intenzione dura da smuovere, al di là dell'agitazione tardiva e comunque non adeguata e insufficiente di alcuni Ministri, contraddetti da coloro che sono contrari, il denaro doveva finire direttamente all'ACNA in larga misura e alle consociate per gestire i piani di disinquinamento secondo la più moderna ed iniqua operazione, dell'eco-business "inquinare disinquinare - re-gestire - far funzionare il giro del denaro".
Ha ragione il Presidente Brizio a dire che si seguirà il terreno giuridico: siamo però in presenza del TAR della Liguria rispetto al quale data la prima sentenza emessa, bisognerà vigilare ancora affinché rispetti per lo meno l'ordine di iscrizione delle cause, e non inventi un'urgenza per la quale possa ricompetere con il Consiglio di Stato, con una nuova decisione in contraddittorio che autorizzi definitivamente la prosecuzione del lavoro.
Il terreno politico continua invece ad essere sotto parecchi aspetti poco chiaro. Presidente, avrei gradito (e credo anche il collega Zanoletti presente con me: unici due Consiglieri della Regione) che alla manifestazione senza precedenti di domenica ad Alba - 10 15 mila persone fosse stata presente, insieme alla Provincia, anche la Regione. L'invito o il non invito non conta. Non credo si tratti di ricevere un biglietto nel quale si dica: "Venga per cortesia, seguirà un rinfresco". Si è trattato di un'iniziativa per la quale la sensibilità si sarebbe dovuta esprimere automaticamente.
Ritengo il comportamento della Regione assai reticente; reticenza che emerge ancor più leggendo l'ordine del giorno a firma di 4 dei 5 Partiti della maggioranza: la parola "chiusura" non è nemmeno indicata. C'è scritto "si decida", si metta il Re-Sol da un'altra parte, si potrebbe anche capire implicitamente che l'ACNA possa continuare la sua attività poiché il Re-Sol va localizzato da un'altra parte.



(Voci in aula)



RIBA Lido

Lo capisco. Zanoletti, ma siccome non è scritto che bisogna chiudere l'ACNA definitivamente, e siccome almeno a questo punto dovrebbe figurare una voce non equivocabile, chiedo che l'ordine del giorno venga modificato.
Non ho alcuna difficoltà a raccogliere l'invito del collega Zanoletti all'azione unitaria. Da parte nostra non c'è mai stata alcuna sottrazione ma non c'è stato nemmeno un risultato all'altezza delle attese.



(Voci in aula)



RIBA Lido

L'ho letta, dice: ". le indicazioni dei Parlamento e le richieste della Regione Piemonte". Colgo l'occasione per affermare che deve essere il Parlamento a ricorrere al TAR del Lazio (tra l'altro stiamo raccogliendo le firme su questa impostazione) contro il Governo per il suo comportamento difforme dalle regole stabilite dal Parlamento stesso.
E' un'azione che si può avviare immediatamente. Ho sentito gli amici della Valle Bormida che hanno detto - forse scherzando, ma c'è comunque della sostanza - che non sono venuti in tanti ad assistere alla seduta di oggi perché comunque non ricavano grandi risultati dall'atteggiamento della Regione; alcuni sono venuti per controllare quanto viene detto e riportare fedelmente.



(Voci dall'aula)



RIBA Lido

Credo che abbiano tutto il diritto di controllare; se non hanno nemmeno il diritto di controllare le posizioni e i comportamenti, cos'hanno il diritto di fare? Hanno il diritto di origliare? Io chiedo di essere controllato dai cittadini per il mio comportamento al collega che ogni tanto cita i classici, ricordo che anche la moglie di Cesare doveva rendere pubblico conto delle sue virtù! Consentitemi. Presidenti del Consiglio e della Giunta, non è chiarezza questa: nel momento in cui il PDS raccoglieva le firme per la convocazione di un Consiglio regionale aperto in Valle Bormida la DC ha preceduto (sia pure sul filo dell'ultimo minuto) la presentazione di tale richiesta per presentarne una propria. Tale iniziativa, però, è stata vanificata perch non si è trovata la sala giusta: l'accordo all'interno della maggioranza si è ricomposto ancora una volta con la rinuncia a svolgere questo momento di solidarietà e confronto con la Valle Bormida.



(Intervento del Consigliere Rossa)



RIBA Lido

Stai attento, collega Rossa, perché si potrebbe mettere sotto giudizio il tuo comportamento, e sarebbe particolarmente eloquente. Voglio ricordare al Consiglio che laddove c'è volontà politica (ed è questo che manca Presidente Brizio), come in Lombardia, relativamente al Seveso e all'Olona nell'ambito del piano di disinquinamento, si è pervenuti alla chiusura del polo chimico e al relativo trasferimento. Questo è quanto occorre fare: non ci sono altre soluzioni.
Per quanto riguarda l'irrigazione, ricordata dall'Assessore Garino, è certo che si possono trovare nuovi sistemi, ma è altrettanto certo che si sta combattendo una grande battaglia per un'agricoltura di qualità. Si dice infatti che la sola speranza per l'agricoltura piemontese sarà la qualità: non mi pare vada nella direzione di un'agricoltura di qualità irrigare con quel petrolio annacquato che è l'acqua della Valle Bormida.
Un ultimo elemento positivo viene dalla grande mobilitazione del territorio albese. Dico soprattutto a , te, collega Zanoletti, poiché sei attento ed impegnato in questa battaglia - non è polemica, è una considerazione - che sarebbe stato comunque sbagliato il non insorgere di una mobilitazione a sostegno del rischio di inquinamento e quindi depauperamento di tutte le caratteristiche qualitative della produzione delle Langhe. Qualora fosse andato avanti il principio di non creare allarme, utilizzabile speculativamente sui rischi che corrono i vini di qualità e tutte le produzioni (compresa la frutta) insediate nell'albese sarebbe stato un grosso limite.
Comuni dell'albese, del territorio delle Langhe e dei Roeri ed anche diparte al di fuori da questi territori sono scesi in piazza e hanno avviato gli atti giuridici di attestazione della loro grande mobilitazione.
Adesso il tempo stringe: la questione è tutta politica, completamente politica; le determinazioni devono essere assunte in fretta, non sarebbe sufficiente - non credo sia questa l'intenzione - un'operazione di sospensione elettorale. Nel dibattito qualcuno ha anche detto che si è ottenuta la sospensione da parte del Consiglio di Stato: no, stiamo attenti, questi sono atti giuridici che devono marciare autonomamente: ci mancherebbe che fossero oggetto di pressione, avremmo sempre da soccombere nei confronti dei poteri dell'ACNA e del settore industriale che la sostiene! C'è stato questo pronunciamento giuridico, ma continua a vigere un concetto del diritto molto più tribale, quello del più forte, del più prepotente. Traiamone le conseguenze: non si è voluto ritirare a suo tempo la deliberazione di approvazione del Piano di risanamento così com'era; il Presidente ha portato - non per la prima volta - le sue motivazioni che già il collega Monticelli ha ritenuto non sostenibili- non ci torno sopra. A questo punto è tutto a carico della Giunta l'ottenimento del rispetto dell'ordine del giorno del Parlamento, del rispetto dei diritti dei cittadini e della conclusione politica della discussione che ci sarà prossimamente a livello di Consiglio dei Ministri. Il comportamento della Giunta regionale e della maggioranza genera nella popolazione della Valle Bormida e nei territori della Provincia di Cuneo, di Asti e di Alessandria un clima di incomprensione e di incertezza e rimuove il sospetto che la Regione Piemonte (il suo esecutivo, la sua maggioranza) riesca sì a contemperare con ordini del giorno unitari della maggioranza gli atti finali delle discussioni, ma non abbia composto al suo interno il conflitto che vede ancora fortemente divisi tra gli elementi della maggioranza coloro effettivamente e sinceramente per la chiusura dell'ACNA e i contrari che non possono che mantenere un atteggiamento che si potrebbe definire "soft" sottomesso, ma che puntano ugualmente al risultato di lasciare l'ACNA in un attività secondo le primordiali intenzioni della dichiarazione di zona ad alto rischio ambientale del Ministro Ruffolo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente e colleghi, quanto ha detto poc'anzi il Consigliere Riba a proposito di alcune considerazioni scambiate con abitanti e Sindaci della Valle Bormida in relazione alla scarsa presenza e all'inutilità del dibattito, mi trova abbastanza d'accordo. Mi chiedo anch'io quale utilità abbia questo dibattito, pochi giorni prima del termine fissato dal Governo per una sua risposta. O diamo tutti per scontato - e non lo escludo - che il Governo non darà alcuna risposta per cui è irrilevante il termine fissato, oppure, se il Governo ha un minimo di credibilità, essendosi riservato dieci giorni per dare una risposta, forse era bene svolgere il dibattito l'undicesimo giorno e non il nono. Però, così è; il PRI riconferma la sua immutata posizione né per l'una né per l'altra delle soluzioni, affidandosi a pronunciamenti superiori. Un riferimento fermo è al pronunciamento del Parlamento: e quindi, in coerenza con il pronunciamento del Parlamento, no alla chiusura pregiudiziale dell'ACNA che molte, troppe volte tutti invocano; no all'insediamento del Re-Sol nella Valle Bormida.
L'Assessore Garino ha spiegato le ragioni non soltanto tecniche, ma anche di ordine morale, che occorre giustamente sostenere a favore di queste popolazioni che per cento anni sono state trascurate dalle istituzioni.
Infine, Piano di risanamento della valle. Riteniamo che debba essere modificato e rettificato, nel dibattito che dovremo fare in Consiglio regionale, tenendo presente che deve essere finalizzato alla riqualificazione della Valle Bormida incidendo quindi principalmente là dove sono le origini, le cause dell'inquinamento: non dev'essere una sventagliata di miliardi per fare contenti i cittadini non soltanto della Valle Bormida, ma di un'area ben più vasta.
Queste sono le posizioni che avevamo e che continuiamo a mantenere.
C'è una novità positiva: il pronunciamento del Consiglio di Stato, che ha posto fine alla latitanza oggettiva del Governo. Si tratta di un'azienda delle Partecipazioni Statali e noi avevamo detto a suo tempo che era molto curioso, se i lavori andavano avanti, che un'azienda delle Partecipazioni Statali disattendesse un pronunciamento del Parlamento. Non mi pare comunque giusto enfatizzare più di tanto questa vittoria, che pur c'è con la sentenza del Consiglio di Stato, che dice ".., considerato il danno che può derivare ad entrambe le parti in causa, in relazione all'iter procedimentale seguito, accoglie il su indicato appello .., sospende il provvedimento impugnato".



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

L'appello è della Regione Piemonte.



FERRARA Franco

Certo, lo sanno tutti che è un appello della Regione Piemonte, e aggiungo che bisognerebbe dare qualche merito al Consigliere Majorino.
Resta comunque il fatto che si tratta di un successo non decisivo: la conclusione di questa vicenda è ancora tutta da giocare.
Vorrei soffermarmi su alcune piccole cose, che alla fine però non sono poi così piccole, del dibattito che si è svolto in quest'aula oggi Il Presidente ha svolto un intervento che il Consigliere Monticelli ha definito sotto tono; lo credo che l'attività della Regione Piemonte sia sempre stata sotto tono.



RIVALTA Luigi

Oh, bravo!



FERRARA Franco

Devo dire però che è sempre stata sotto tono e in contrasto con quanto voi sollecitavate, collega Rivalta.



RIVALTA Luigi

Mi fa piacere che comunque constati che l'attività della Regione sia stata sotto tono.



FERRARA Franco

Io dico che è sempre stata sotto tono nella passata legislatura, perch anziché andarsi a confrontare col Governo...



RIVALTA Luigi

...Spero che tu non tolga questa frase dal verbale!



FERRARA Franco

No, non la toglierò. Ripeto che è sempre stata sotto tono perch anziché confrontarsi, come recentemente ha fatto, con il Governo per difendere gli interessi della Regione Piemonte, ha sempre preferito disertare e defilarsi, cosa ben più facile, rinunciando ad un serio e franco confronto con le istituzioni, Governo e Regione Liguria.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

A quale periodo fa riferimento?



FERRARA Franco

Alla passata legislatura. Do invece atto al Presidente Brizio che in seguito si è cominciato a confrontarsi con le istituzioni e che questo confronto ha dato qualche risultato - anche dei successi - e, comunque, ha consentito di affrontare il problema in modo ragionevole. Un Consigliere che certamente voterà l'ordine del giorno della maggioranza mi diceva che a suo avviso è perfettamente inutile cercare di ragionare, in quanto ormai "si va così".
Personalmente, cerco sempre di sforzarmi a ragionare, così come mi sembra dovrebbe essere per tutti quanti, su queste vicende.
L'intervento del Presidente Brizio - ripreso da altri colleghi - mi è sembrato un po' manicheo. In pratica, si denuncia il ricatto dei rappresentanti dell'ACNA, che dicono "se non s'impianta, il Re-Sol chiudiamo l'ACNA". Ma mi pare questa una delle cose che sosteniamo tutti il fatto che l'ACNA lo ribadisca è nel naturale corso delle cose e, tra l'altro, è uno degli obiettivi dichiarato da tutti: bisogna cercare di impedire la costruzione del Re-Sol in modo da chiudere l'ACNA.
Non vedo, quindi, un particolare ricatto, ma una logica conseguenza: sappiamo tutti benissimo qual è la situazione che abbiamo di fronte.
Personalmente, ho apprezzato molto la relazione dell'Assessore Garino ampia e preoccupante, dalla quale si rileva che quella dell'ACNA è una situazione grossa e clamorosa, ma anche che il Bormida è meno inquinato per certi versi, di altri corsi d'acqua. Questo è grave e farei molta attenzione a fare dichiarazioni quali quelle del Consigliere Zanoletti: "Chiudiamo le fabbriche che non vanno bene". Ho paura, amico Zanoletti visto che i fiumi indicati dall'Assessore Garino scorrono tutti nel cuneese o intorno ad Alba, che potrebbero crearsi situazioni difficili.
L'Assessore Garino ha ricordato gli impegni della Giunta; ha letto il programma, il famoso "libro giallo" di cui abbiamo tanto parlato e spesso disatteso. "Tale programma contiene l'impegno della Regione Piemonte affinché sia ricercata - in riferimento al problema-ACNA - la compatibilità delle lavorazioni di quell'azienda. Si tratta quindi di uno sforzo di ricerca di compatibilità che non comporta una chiusura a priori, ma un controllo serio. Si diceva, infatti: ".., tutti i controlli necessari a verificare che gli adempimenti imposti all'azienda siano rispettati". Non so se tutti questi controlli siano stati fatti; so che il Ministro Ruffolo ha fatto determinate affermazioni e ha detto che si è avviato, e quasi portato a termine, un processo di rinnovamento e risanamento dell'azienda.
Abbiamo letto oggi il telegramma della Federpiemonte in cui ci vengono elencate tutte le cose fatte; a mio avviso, la Regione Piemonte dovrebbe verificare se sia vero o no. Se quanto scritto non corrisponde al vero lasciando da parte la Federpiemonte che non ha molta importanza istituzionale - bisognerebbe quanto meno chiedere al Ministro di dimettersi. Non è ammissibile che il Ministro dichiari che si è avviato il risanamento e che l'ACNA non inquina più e che noi si dica che non è vero.
Se non è vero - ed io non ho difficoltà a ritenere che non sia vero dobbiamo considerare le conclusioni e le conseguenze di questo nostro atteggiamento.
Un ultimo problema, che credo debba essere affrontato, è quello dei rapporti all'interno di questo Consiglio regionale. E' inammissibile che a Torino si dicano delle cose e in Valle Bormida se ne dicano altre; è inammissibile che in presenza di un uditorio si facciano delle considerazioni e quando si stendono i programmi se ne facciano altre. E' una slealtà nei confronti della maggioranza e delle popolazioni della Valle Bormida: bisogna dire sempre le stesse cose ed In modo chiaro.
Ho capito solo ora, dallo scambio di battute fra il Consigliere Riba e qualche rappresentante della DC, che il critico ordine del giorno della maggioranza, che noi non abbiamo firmato, è perla chiusura dell'ACNA. Il fatto non mi crea problemi, significa che si vuole chiudere lo stabilimento; mi chiedo solo come questo sia coerente con la relazione dell'Assessore Garino, con l'intervento del Consigliere Fiumara, con le considerazioni che si sono sempre fatte.
Mi pare ci sia ancora una grossa componente di ambiguità: questo è il motivo per cui non voterò fondine del giorno, che contiene richieste che approvo e apprezzo, ma che mi pare sia ancora colmo di una certa ambiguità che dovrebbe essere risolta. Così come dovrebbe essere risolta l'ambiguità denunciata la scorsa settimana dal Consigliere Marchini. Non possiamo dire "chiudiamo l'ACNA e facciamone un'altra che assorba i 700 dipendenti più i 700 lavoratori dell'indotto": dicendo questo, dobbiamo essere coscienti di prendere in giro questi lavoratori: le fabbriche non nascono e non crescono "così". Dobbiamo sapere che la scelta è importante e grave, non per niente ci sono resistenze forti: scelta che si può anche assumere, in quanto credo che il valore della salute sia comunque prioritario rispetto a quello dell'occupazione. Non possiamo però nasconderci dietro un dito e dire "vogliamo che contestualmente si giunga alla chiusura di una fabbrica e alla riapertura di un'altra": non sarà possibile. In un momento di crisi occupazionale così straordinario come quello che abbiamo di fronte sostenere che si impianterà una fabbrica che riassorbirà i circa 1000 dipendenti che direttamente o indirettamente sono occupati in Valle Bormida mi pare sia prendere in giro il prossimo.
La posizione del Partito repubblicano su questa vicenda e su tutte le altre che saranno e verranno - e magari ne avremo qualcuna a brevissima distanza - è che non è possibile dire cose diverse a seconda delle occasioni e che non bisogna prendere in giro il prossimo. Per questo motivo ci asterremo, e non abbiamo votato l'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bresso.



BRESSO Mercedes

Grazie, signor Presidente. Credo che l'intervento del collega Ferrara sia stato chiarificatore rispetto al confuso dibattito e alle confuse posizioni portate avanti dalla maggioranza.
Non sono d'accordo con il Consigliere Ferrara sul merito delle sue posizioni, ma concordo totalmente sul fatto che le posizioni espresse dalla Giunta - su quelle del Presidente Brizio, purtroppo per mio ritardo ho avuto solo un resoconto, ma ho sentito personalmente quelle dell'Assessore Garino, oltre ad aver scorso il testo scritto che ci è stato consegnato sono sotto tono e profondamente ambigue. Il dibattito di oggi è sotto tono l'avrebbe dovuto svolgersi in Val Bormida per avere significato) ed ambiguo perché persistono nella maggioranza posizioni profondamente diverse.
Leggendo gli ordini del giorno presentati dalla maggioranza trovo dichiarazioni che non corrispondono a quanto viene successivamente esposto.
Ho qui un ordine del giorno a firma dei Consiglieri Picchioni Cavallera, Porcellana, Zanoletti, etc, che "impegna la Giunta, regionale a intraprendere ogni iniziativa di vigilanza e sollecitazione affinché si possa definitivamente accertare la reale portata delle modifiche apportate al progetto dell'inceneritore Re-Sol e si tenga conto del reale contesto nel quale questo impianto andrebbe ad inserirsi". Non mi sembra una dizione chiara! Si dovrebbe dire "...viene impegnata ad accertare ogni, per capire effettivamente se il Re-Sol è stato cambiato in meglio e quindi, se del caso, lo si tiene lì".



(Interruzione del Consigliere Zanoletti)



BRESSO Mercedes

L'ordine del giorno termina così, non posso leggere altro se non l'elenco delle firme che segue: l'impegno è questo. L'importante è quanto viene scritto come impegno alla Giunta: quello che conta è il deliberato dell'ordine del giorno! L'altro ordine del giorno è un po' la stessa cosa: si chiede che si sospendano i nostri lavori fino a che il Governo non si pronunci. Sarebbe opportuno, però, che il Consiglio si pronunciasse anticipatamente in modo che il Governo abbia elementi di pronuncia. L'Assessore Garino ci ha letto un'ampia sintesi - per quanto ridotta rispetto al documento di un anno e mezzo fa predisposto dall'IRES, al quale avevate chiesto di presentare uno studio, mentre per parte nostra avremmo voluto che fosse anche documento di piano - di un documento che ha pregi e difetti, ma che non rappresenta il piano di sviluppo richiesto decine di volte in questa sede, come centinaia di volte è stato richiesto dalla Val Bormida.
Nella relazione, molto ampia e volutamente sotto tono, vi sono dichiarazioni che richiariscono in maniera precisa la posizione reale quanto meno dell'Assessore Garino, e se l'Assessore Garino parla a nome della Giunta, anche della Giunta, e se la Giunta parla a nome della maggioranza, anche della maggioranza.
Ad esempio, a proposito del piano di risanamento - sul quale come Gruppo presentiamo un ordine del giorno, che nelle intenzioni avrebbe voluto essere una deliberazione, ma che così non è stato per sgradevoli vicende nei nostri confronti dovute forse a qualche nostra responsabilità ma certo a più gravi responsabilità della maggioranza - il fatto che lo stesso, su un totale previsto di 1241 miliardi ne preveda ben 426 per interventi e per lo sviluppo socio-economico, sta a dimostrare che esso non è puramente e semplicemente un Piano di risanamento, ma si configura quale strumento per iniziative di sviluppo economico della valle.
Qual è il significato di questa cosa? Si tratta di una conferma, una volta di più, che l'Assessore Garino ritiene, come la Giunta aveva deliberato, che il Piano di risanamento e della Val Bormida, come approvato dal Governo, dalla Regione Liguria e dalla Giunta regionale del Piemonte non dal Consiglio regionale - è per lui il documento in vigore, quello a cui continua a fare riferimento, che prima o poi, magari dopo le elezioni per non creare troppi problemi alla DC e a se stesso, verrà approvato dalla Regione Piemonte. Infatti, egli sostiene che non è necessario predisporre un Piano di sviluppo socio-economico in quanto contenuto in questo stesso documento, che prevede 26,15 miliardi per interventi socio-economici.
O nessuno ha più il coraggio delle proprie opinioni o qualcuno deve dirci cosa sta succedendo. In effetti, qualcosa ci viene detto, ma in modo assai ingarbugliato. Spero che con le elezioni anticipate questa.tortura finisca e si possa finalmente fare quello che si è sempre voluto, cioè approvare questa deliberazione e firmare questo Piano. Questa è la realtà al di là delle parole.
Altra questione. Noi, anziché stilare un documento, nel modo solito per cui si chiede al Governo di fare qualcosa, abbiamo chiesto anche alla Regione Piemonte di fare qualcosa: è responsabilità che ci assumiamo visto che siamo stati noi a chiedere prioritariamente. Insieme ad altri Gruppi che questo Consiglio regionale non fosse tenuto qui ma in Valle Bormida.
Riteniamo ci siano cose che la Regione Piemonte può attuare. In particolare riteniamo che occorra ritornare sulla questione del Piano di risanamento, che la Valle Bormida richiede: bisogna riuscire ad ottenerne la profonda modifica, avvalendosi e puntando fermamente i piedi sul fatto che per altri Piani di risanamento si prevedono delle delocalizzazioni.
Ad esempio, il Piano che riguarda il Lambro-Olona-Seveso ha caratteristiche simili al nostro caso, altri, come quello dell'area a rischio di Napoli riguardano problemi dell'area urbana, ma anche in quei casi si prevedono delle delocalizzazioni, malgrado vi siano in corso forti polemiche. Nel Lambro-Olona-Seveso si prevede la delocalizzazione di un polo petrolchimico che, dal punto di vista dell'accumulo di inquinamento e del potenziale di inquinamento, è meno pericoloso di quanto lo sia l'accumulo e il potenziale di inquinamento passato, attuale e futuro dell'ACNA: tale delocalizzazione è prevista attraverso un Piano di risanamento che, tra le altre cose, prevede un progetto per la delocalizzazione e l'eventuale rilocalizzazione dell'impianto. Tutto ciò è in corso: personalmente faccio parte di un Comitato scientifico che lavora alla rilocalizzazione del polo petrolchimico di Rho.
La situazione è, vi assicuro, molto meno grave sul piano ambientale di quella della Valle Bormida, ma la Regione Lombardia ha ottenuto la delocalizzazione.
Quello che chiediamo è che non permanga una situazione ambigua. Il Governo crede - tant'è vero che continua a renderlo noto -, che la Regione sia favorevole al Piano di risanamento perché la maggioranza lo ha approvato. In effetti, la Giunta l'aveva sostenuto anche in sede giudiziale: il Governo continua a sostenere che la Regione Piemonte è d'accordo, o comunque ritiene si tratti solo di temporeggiare fino ad elezioni avvenute.
E del tutto evidente che se continuiamo a comportarci cosi l'alternativa unica è di dire sì al Piano (e naturalmente si al Re-Sol) oppure no, senza avere null'altro. Con questo tipo di atteggiamenti non si vince niente: il Re-Sol alla fine resterà in Valle Bormida, essendo per ora temporaneamente sospeso.
I nostri due ordini del giorno chiedono che si revochi formalmente la proposta di deliberazione, in modo che sia chiaro che sul Piano c'è un parere negativo, che si dia parere negativo al Piano stesso, che si esiga dal Governo la proposta di una nuova stesura del Piano in cui sia stabilito, in particolare (così come stabilito in altri Piani del tutto analoghi) che lo stabilimento ACNA venga delocalizzato ed eventualmente rilocalizzato. Naturalmente, non vogliamo "regalarlo" a qualcun altro: chiediamo che lo stabilimento sia rifatto integralmente, senza il problema dell'accumulo passato e in una localizzazione diversa, in cui non ci siano problemi di inquinamento; è probabilmente possibile, con nuovi processi produttivi, che le stesse produzioni possano essere ottenute in modo diverso.
Se poi lo stabilimento può essere considerato compatibile in un'altra area venga rilocalizzato da un'altra parte, oppure, se í proprietari ritengono di non avere interesse a rilocalizzarlo venga chiuso definitivamente; in ogni caso, il Piano di risanamento deve essere da noi richiesto in maniera puntuale, specificando questo aspetto.
Questo, secondo me, è quanto siamo benissimo in grado di fare, e abbiamo il dovere di procedere in questo senso se riteniamo che il Piano di risanamento così proposto non sia adeguato. Naturalmente, c'è un'altra serie di questioni di cui deve essere richiesto il miglioramento: sappiamo tutti, d'altronde la stessa Giunta lo aveva rilevato nella sua deliberazione, che il Piano di risanamento, così com'è, ha anche molti aspetti da migliorare.
Il pilastro della nuova proposta deve essere questa questione: è chiaro che, conseguentemente alla delocalizzazione dell'ACNA ed eventualmente alla sua rilocalizzazione sulla base di un diverso accordo che Governo e ACNA possono assumere, deve essere affrontata la questione del Re-Sol: ovviamente, se l'ACNA se ne va, non può più stare lì.
Questa procedura sarebbe del tutto ragionevole e renderebbe chiara la posizione della Regione Piemonte, ma proprio perché farebbe chiarezza, non è accettabile: in realtà, la posizione che la Giunta vuole assumere è esattamente opposta. Bisogna, allora, una volta per tutte, dire effettivamente cosa si pensa.
Proponiamo altre due questioni. La prima: il Piano di risanamento prevedeva tutta una serie di interventi di disinquinamento - che non erano affatto straordinari, ma ordinari-riguardanti il complesso del sistema della Valle, chiediamo che quelle attività, previste nel piano triennale e in vari altri stanziamenti del Ministero dell'ambiente, vadano comunque avanti, essendo normali attività di risanamento indipendenti dalla questione ACNA, e quindi che gli stanziamenti non vengano bloccati da un finto Piano di risanamento, che non risana proprio nulla.
L'altra questione, a nostro avviso molto rilevante, è quella tratteggiata nei suoi aspetti tecnici, ma non affrontata nei suoi aspetti polititi, del Piano di sviluppo. Ricordo che nel documento programmatico della Giunta era detto che fra i contenuti del Piano generale di sviluppo della Regione si sarebbe trattata anche la questione della valle Bormida.
Non abbiamo notizie del Piano di sviluppo e non sappiamo quando arriverà di solito, arriva verso il terzo anno di legislatura e viene approvato verso il quarto. Noi chiediamo che, a partire dal documento IRES, da aggiornare e ridiscutere in aula, in Commissione e in maniera puntuale e specifica, si dia incarico all'IRES stesso e ad altri soggetti che congiuntamente possiamo determinare, di predisporre, a stralcio rispetto al Piano di sviluppo della Regione Piemonte, il Piano di sviluppo socio economico della Valle Bormida: non uno studio, ma un Piano.
Quando abbiamo concordato l'incarico all'IRES, avevamo l'obiettivo di utilizzare lo studio svolto, e non di farne un bel volume da mettere in biblioteca, in modo che tutti, anche nella Valle Bormida, avessero il documento. L'obiettivo era quello di usarlo: utilizziamolo: diamo formalmente questo incarico, come prevede la deliberazione.
L'Assessore poi, nel mare di cose che ci ha riferito, ci ha aggiornati sui dati del monitoraggio relativo non solo ai fiumi della Valle Bormida ma a quelli dell'intera area. L'Assessore ci ha presentato la questione facendoci notare che, fatta la maxi eccezione dei microinquinanti speciali del Bormida, gli altri fiumi dell'area sono altrettanto inquinati e, più o meno, si trovano nella stessa situazione.
Ho ricevuto - ma penso l'abbiate ricevuta anche voi, essendo è indirizzata un po' a tutti - una ricca documentazione inviataci dai pescatori delle province di Asti e di Alessandria (peraltro ampiamente pubblicizzata sulla stampa), dalla quale risulta che la situazione è ugualmente grave per tutti i fiumi. Siamo di fronte a situazioni gravissime con epidemie che distruggono la fauna ittica del Tanaro, del Bormida dell'Orba, dello Scrivia, dello Stura, dell'Erro, del Gorzente, del Borbera, cioè di tutto quel complesso di fiumi considerati paradiso dei pescatori, i quali oggi non riescono a pescare proprio nulla. Sono in atto gravissime situazioni degenerative epidemiologiche, addirittura con ulcerazioni che mettono a nudo la viva carne sui fianchi dei pesci e infiammazioni di tutti i generi.
Sono dunque contenta di sapere che il Bormida è in buona compagnia; ma visto il tipo di compagnia, mi sembra lampante la necessità del Piano di risana-mento e di un'urgente iniziativa sull'adozione di un risanamento serio che comprenda la bonifica dell'aspetto abnorme per il Bormida, ma anche il risanamento di tutti i fiumi dell'area.
Non possiamo continuare ad aspettare. Aspettare cosa? Che i due soggetti- Governo e Regione Liguria - a favore dell'attuale Plano di risanamento, autonomamente decidano di cambiare e di aderire alle nostre posizioni? Noi dobbiamo; come minimo, assumere una chiara e ferma posizione per tentare di innescare un'inversione di tendenza nei due soggetti coinvolti.
Sarebbe di grande rilevanza se, parallelamente alla pausa di riflessione del Governo riflettessimo anche noi e prendessimo ogni tanto, magari per sbaglio, decisioni in maniera specifica su questa problematica.
Credo quindi che questa discussione non sia affatto inutile: lo sarà solo se lo vorremo; purtroppo, mi pare che l'obiettivo della maggioranza sia proprio questo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, colleghi, non mi sembra affatto che l'obiettivo della maggioranza sia quello di rendere inutile questa discussione. E' un'interpretazione data tanto per aggiungere qualcosa, ma è arbitraria personale e non aggiunge niente al dibattito, collega Bresso: non è così.
Il dibattito è estremamente positivo, invece.



(Commenti della Consigliera Bresso)



ROSSA Angelo

Vedi. Bresso, dovresti avere una visione un po' più ottimista: ho l'impressione che tu abbia una visione troppo pessimista, ma se al pessimismo dell'intelligenza, aggiungi quello della volontà, rischi di vedere sempre tutto nero.



PRESIDENTE

La Presidenza sottolinea questa bellissima espressione.



ROSSA Angelo

A mio parere, quello di oggi è stato un dibattito tutt'altro che sotto tono. Stiamo attenti a non scambia-re la serenità del dibattito con il sotto tono.
C'è stata l'introduzione del Presidente Brizio, che ha posto capisaldi ben precisi, e l'ampia relazione dell'Assessore Garino che ha offerto un quadro davvero completo di tutto l'itinerario apertosi da quando si parla dell'ACNA e di quanto è sotto gli occhi di tutti.
Anch'io, come altri colleghi, mi aspettavo una presenza molto più numerosa dei cittadini della Valle Bormida.



RIVALTA Luigi

Se vuoi ti spiego io il motivo.



(Commenti in aula)



ROSSA Angelo

No, non ero preoccupato: ognuno qui esprime delle valutazioni in rapporto a situazioni che vanno evolvendosi ora per ora, giorno per giorno: quindi, non avevo alcuna preoccupazione.
Poiché su questo tema c'era stato un grosso movimento (ne hanno parlato tutti i Consigli comunali della Valle Bormida: domani ci sarà un Consiglio provinciale ad hoc ad Alessandria, ne ha discusso il Consiglio comunale di Alessandria), un qualche cosa di nuovo che non c'è mai stato fino ad ora (manifestazioni e una serie di iniziative che sono andate crescendo), mi aspettavo, come altri hanno sottolineato, una presenza maggiore.
Probabilmente davamo, un'interpretazione in parte non compiuta della situazione che si è andata evolvendo nel giro di 15-20 giorni; ciò mi porta a dire che una presenza solo rappresentativa della popolazione della Valle Bormida, al termine di un grande movimento, significa che siamo di fronte a grossi accadimenti di cui si aspetta la conclusione.
Questa può essere un'interpretazione sbagliata; ciascuno può dare l'interpretazione che vuole, io do la mia: siamo di fronte ad un'attesa. La "linea gotica." è stata superata; forse non c'è più bisogno della massiccia presenza della gente per far andare avanti questo discorso, il quadro politico, infatti, è cambiato. La decisione del Consiglio di Stato è stata di accogliere il ricorso: è un fatto per il quale abbiamo espresso soddisfazione, ma anche rammarico perché il problema è stato risolto seppur temporaneamente, dalla Magistratura piuttosto che dalla politica. Ma c'è anche stato l'incontro, da noi sempre sollecitato, al più alto livello possibile: era presente un rappresentante del Consiglio dei Ministri c'erano i dirigenti dell'Enichem e vari rappresentanti (nonché una lettera del Ministro Goria): un quadro politico che a mio avviso non può che portare a conclusioni ben precise.
Questa è la mia attuale valutazione; mi auguro che si sia sempre coerenti. Condivido quanto diceva il collega Ferrara rispetto al non fare discorsi diversi a seconda dell'occasione. Un tale atteggiamento non è nelle mie abitudini: con coerenza, i discorsi che faccio qui in Consiglio sono gli stessi che faccio all'esterno, a meno che non si verifichino situazioni nuove.
Concordo con il Consigliere Fiumara che, richiamando l'impegno assunto dal Consiglio regionale, ha rilevato come questo abbia fatto registrare buoni risultati. Successo che anch'io mi auguro, sulla base delle indicazioni del Presidente prima e dall'Assessore poi: indicazioni per realizza-re questo successo sul terreno giuridico e su quello politico.
Credo sia venuto il momento di assumere questa iniziativa, con la convinta persuasione della necessità di un rapporto con la Regione Liguria, per affrontare la situazione di continuo inquinamento. Inquinamento rispetto al quale avevo l'impressione che le cose potessero andare diversamente; mi dispiace che un grande Paese come il nostro, all'avanguardia dal punto di vista tecnologico, non sia in grado di disporre di strumenti per contenere e impedire l'inquinamento. Al contrario, come abbiamo sentito, i fiumi fanno ancora registrare valori d'inquinamento molto elevati: a questo punto non c'è che una alternativa: chiudere le aziende che non si possono tenere sotto controllo.
Non ci sono alternative: mi considero tra coloro che, prima di compiere passi decisivi ci "pensano su" dieci volte; sono convinto che occorra trovare un anello di congiunzione tra ambiente e sviluppo. Non solo non possiamo tornare indietro, anche se lo volessimo, ma abbiamo il dovere di andare avanti per noi e per coloro che possono trarre da questa avanzata qualche giovamento.
Sembra, e lo dico amaramente, che non ci siano alternative dall'incontro al massimo livello politico, di Governo nazionale, si è preso atto che la situazione non ha sbocchi.
Questo è il clima. Non ditemi che la gente della Valle Bormida, che lotta ormai da cent'anni, è stanca di venire a Torino a manifestare le proprie istanze: la gente della Valle Bormida ha inteso, prima di noi, che sta accadendo qualcosa. Ora, sta alle forze politiche e al Governo dare conseguenze alle decisioni prese; credo che i dieci giorni fissati dal Governo per una propria decisione porteranno ad una risoluzione.
Sia che la azienda venga chiusa e non produca più sia che venga convertita e trasformata, la situazione dovrà essere valutata dal punto di vista tecnico: ciò che conta, verificato che non è stato possibile mantenere la situazione sotto controllo nonostante 1 129 miliardi spesi sui 180 stanziati, è che - ne prendo atto con amarezza - non c'è alternativa che chiudere l'azienda.
Parliamoci chiaro: il 30 gennaio dell'anno scorso è stata una furberia l'approvazione dell'impianto del Re-Sol fuori della Valle Bormida, un capolavoro di ambiguità. Non era possibile pensare di fare una cosa diversa, a distanza di 30/40 km. A questo punto, al di là del basto e dell'asino bisogna battere dov'è possibile farlo nel modo giusto: se non ci sono alternative alla chiusura dell'ACNA si vada in quella direzione.
Non vale, collega Ferrara, sostenere che bisogna chiedere le dimissioni del Ministro Ruffolo. Ritengo che il Ministro Ruffolo abbia fatto la propria parte fino in fondo, dopodiché il Governo, il Presidente del Consiglio...



MARCHINI Sergio

...Ricorda al Consiglio le cose dette dal Ministro!



ROSSA Angelo

Non ho bisogno di ricordarle! Quando è stato il momento, il Ministro Ruffolo è stato colui che più di altri ha assunto un impegno in questa direzione!



PRESIDENTE

Per una volta non manteniamo la tradizione per cui durante gli interventi del Consigliere Rossa scoppiano disordini!.



ROSSA Angelo

Consigliere Riba, permettimi di non essere d'accordo quando dici che l'area della Valle Bormida è stata dichiarata ad alto rischio in vista del grande business della successiva gestione della situazione. Non raccontiamoci cose incredibili! Diciamo chiaramente che nel protocollo d'intesa vi era l'individuazione di Comitati di coordinamento cui partecipavano la Regione, le Province, i Comuni: forze vive e reali.
Non diciamo cose così, tanto per dire "com'è brutta l'ACNA che, come l'orco rosso, sarebbe stata pronta a gestire qualunque cosa!" Non è così.
L'area è stata dichiarata ad alto rischio opportunamente; è ad alto rischio da cent'anni; il punto sul quale verte la discussione è se si pu disinquinare con l'ACNA in attività oppure disinquinare con l'ACNA ferma.
Abbiamo verificato che, nonostante i possibili interventi, non si pu contenere l'inquinamento: quindi, si chiude l'ACNA. Non sarà certo la chiusura dell'ACNA a mandare in rovina questo Paese, a salvarne o a comprometterne il debito pubblico: e un Paese che può sopportare queste cose; lo dico in aula, ma anche al Ministro Ruffolo.
Resta poi il discorso del risanamento, della bonifica, del disinquinamento. Sono d'accordo con le proposte fatte affinché si arrivi da una parte, a tirare le conclusioni necessarie e, dall'altra, ad avviare il disinquinamento, ma questo non è ancora sufficiente ad avviare il rilancio della Valle Bormida. Se dobbiamo togliere qualcosa ed aggiungere qualcos'altro al Piano che il Ministro Ruffolo e il Governo italiano hanno presentato; facciamolo pure. Però facciamo proposte politiche e non scandalizziamoci se immaginiamo una valle pulita con dei campi da golf, o siamo un Paese che sta entrando in una nuova epoca di carattere culturale e sociale oppure siamo tra coloro che, da una parte, vorrebbero salvaguardare l'ambiente nel migliore dei modi e, dall'altra, non sono in grado di farlo nel modo dovuto.
Occorre ragionare su queste considerazioni. Non è più un problema di carattere politico, di corto respiro partitico ed elettorale; è una visione di ampio respiro che ci consente di inserire territori piemontesi in un discorso di carattere ambientale. Non ha respiro il giochetto: "Mi sposto da questa, parte perché così sono amico loro".
La gente ha la libertà e la capacità di scegliere nel modo che ritiene più opportuno, come è accaduto in questi ultimi tempi a Brescia, dove sono state compiute liberamente delle scelte delle quali prendiamo atto.
E' questa la valutazione di noi socialisti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Chiedo scusa al Consigliere Rossa perché mi sono lasciato andare ad un'espressione di intemperanza, diretta invece a lei, Presidente.
Mi disturba molto una prassi che oltre a vedere presenti in aula dei controllori - termine che non mi piace, al massimo ci sono degli ascoltatori - vede anche dei censori. NU riferisco cioè a quell'attività svolta in Consiglio, che inserisce dei filtri tra noi ed i rappresentanti della stampa.
In aula non debbono esserci soggetti che interpretano quanto dice il sottoscritto: non mi sembra quindi corretto che i rappresentanti dell'Ufficio stampa del Consiglio regionale predispongano e distribuiscano documenti a qualcuno e non a tutti.
Chiedo che su questo il Consiglio si pronunci prima della fine della seduta, perché un comunicato stampava sottoscritto da tutti coloro che sono iter- venuti. Addirittura, a mio avviso, non si dovrebbe fare alcun comunicato stampa: i colleghi giornalisti che vogliono seguire i nostri dibattiti vengano pure, ma se non vengono non scrivano niente. Noi non svolgiamo un servizio per la stampa.
I signori giornalisti se vogliono guadagnarsi la "micca" come facciamo noi, vengano, ma se non vogliono venire, non scrivano.
Il servizio che noi offriamo loro è stato pensato in termini intelligenti, ma è diventato un canale censorio: esiste sicuramente una strettoia nel rapporto mio con la pubblica opinione, attraverso i giornali.



PRESIDENTE

I documenti vengono messi nelle caselle di tutti Consiglieri prima di essere consegnati.



MARCHINI Sergio

Ognuno è libero di avere le proprie opinioni; io però ho il diritto di chiedere che nel confronti della pubblica opinione non ci siano filtri. E' un mio diritto e nessuno mi può condizionare: nessun Ufficio di Presidenza è nessuna Conferenza dei Capigruppo può adottare un sistema per cui tra me e la pubblica opinione ci siano dei filtri. E' un diritto inalienabile che nessuna maggioranza può mettere in discussione. Quando si parla di democrazia si intende questo.
Vengo ora al mio intervento. Mi spiace molto che non si riesca a perseguire l'obiettivo cui ci ha richiamato il collega Zanoletti, il quale con molta saggezza ha fatto sì che sulla sua posizione pervenissero colleghi (compreso il sottoscritto) su posizioni molto distanti. Egli sosteneva che bisogna dare forza all'istituzione Regione in questa vicenda sapendo tutti che della posizione marginale del collega Marchini o Rossa ai Ministri Ruffolo o Bodrato o al Presidente non importa niente. A loro interessa sapere se la posizione assunta dal Consiglio regionale del Piemonte è largamente condivisa o è solo espressione di piccoli Gruppi.
Le differenze esistenti tra di noi non interessano alcuno, se non gli elettori. Allora, quando i Gruppi di opposizione cercano di esasperare elementi marginali di certi nostri documenti, lo fanno per ragioni meramente elettorali; questo è scandaloso considerando gli enormi sforzi per pervenire a documenti unitari che tendano ad un solo obiettivo: non a chiudere l'ACNA, ma a difendere le nostre popolazioni.
Questo è il vero obiettivo, che condivido e che è stato richiamato dal collega Garino; le popolazioni dovrebbero saperlo, ma ho l'impressione che non l'abbiano ancora capito.
Poiché vivo in un piccolo paese di provincia passo molto tempo davanti alla televisione e ho constatato che nessuno degli amici della Valle Bormida, commentando la sospensiva del TAR durante un servizio di RAI 3, ha richiamato il fatto che il ricorso è stato presentato dalla Regione Piemonte.
Sarà bene, signor Presidente della Giunta, far sapere loro che la Regione Piemonte ha fatto un ricorso (o meglio un'opposizione) in casa d'altri - perché l'ACNA è in casa d'altri - su un provvedimento rispetto al quale, per esempio, poteva pronunciarsi per carenza di legittimazione il



CHIEZZI Giuseppe

... Di comunista qui ci sono solo io!



MARCHINI Sergio

E no, collega, tu sei un delegato, forse dopo le prossime elezioni mi correggerò, ma per adesso continuo a pensare non ai controllori controllati, ma ai rappresentanti e ai rappresentati...
Il PDS ha convinto quasi tutti che l'ACNA, come unità produttiva, non ha più mercato, che non produce più niente, e che quanto produce non lo compra più nessuno. Inoltre ci ha anche spiegato che runico, avvenire dell'ACNA è diventare la capofila di un pool per lo smaltimento di rifiuti industriali: questo è quanto ho capito. Se è vero che l'ACNA non ha futuro perché i suoi prodotti non hanno mercato, ne sono fuori, è evidente che non si creeranno unità produttive per rilocalizzarle in altro posto. Non si possono sempre mettere insieme botti e mogli sperando che le une siano piene e le altre ubriache! L'unico bene che possiamo difendere e costruire è la credibilità delle istituzioni. Le popolazioni locali erano contro, sostanzialmente, dei soggetti forti: la Liguria che è una Regione solidale; i sistemi di pressione dei lavoratori che non sono secondari; infine lo Stato che dal momento che ha fatto spendere 140 miliardi, avrà qualche difficoltà a dire che li ha buttati dalla finestra, perché a questo punto qualche dimissione ci sarebbe, nel senso che se qualcuno ha indotto l'ACNA, privata o pubblica, a spendere 140 miliardi qualche responsabilità l'ha assunta e se il disegno non lo si configura in questo modo, così come è andato a casa il privato nella Montedison così se ne andrà a casa anche qualcun altro.
Bisogna inoltre riconoscere che la Magistratura, alla fine, non lavora a nostro favore: non si pronuncerà mai a favore o contro l'ACNA, ma semplicemente si pronuncerà sulla correttezza della procedura seguita dalla Regione Liguria. Di fronte quindi ad una situazione di grandissima difficoltà, mi sembra che l'esigenza che dobbiamo realizzare e l'unico bene che possiamo offrire a queste popolazioni è il nostro sostegno solidale.
Tale sostegno, se anche comporta, come si è detto e secondo me è un complimento e non una critica, di,affrontare questa questione in toni morbidi e un po' sommessi e di evitare smagliature per cercare di pervenire a una soluzione unitaria, è l'unico obiettivo politico che giustifichi lo spazio che togliamo al nostri lavori e il tempo che chiediamo ai nostri amici della Valle Bormida.
Mi auguro che prima della conclusione finale il collega Zanoletti possa vedere realizzato il suo auspicio: che sul documento che la Regione Piemonte andrà a votare ci sia l'adesione la più larga possibile, anche se difficilmente potremo avere quella del collega repubblicano che ha tenuto su questo una posizione coerente e rispetto alla quale ha pagato, perché la politica è questo: si prendono posizioni e si paga. Gli amici repubblicani hanno perso voti in una certa area in conseguenza di una posizione, ma gli altri, quelli che hanno ritenuto a grandi linee di collocarsi contro l'ACNA e contro il Re-Sol, a favore delle popolazioni, non possono qui adesso ragionare sul sesso degli angeli o sullo spessore dei capelli, devono far sapere al Governo che su questa posizione della chiusura dell'ACNA e della non realizzazione del Re-Sol, a prescindere dalle motivazioni, dai ragionamenti, dal pregresso e dalle coerenze, c'è la grandissima parte del Consiglio regionale senza divisioni politiche.
Questo è l'obiettivo che noi dobbiamo portare a casa attraverso questo ordine del giorno, non le nostre differenze, ma le nostre solidarietà.



PRESIDENTE

Scusi se prima l'ho interrotta, ma ho acqui-sito elementi di informazione dall'Ufficio stampa e credo di dover rendere partecipe il Consiglio.
Non c'è stata alcuna attivazione da parte della Presidenza rispetto al rapporto con i mezzi d'informazione né è stato emesso da parte dei nostri uffici alcun comunicato stampa che riguardi i Consiglieri. Da parte di alcuni giornalisti, peraltro presenti in aula (nel caso specifico giornalisti della RAI), è stata avanzata la richiesta di disporre delle dichiarazioni dei Consiglieri. I nostri funzionari hanno semplicemente comunicato questo; daremo disposizioni all'Ufficio stampa affinché in futuro non si facciano neanche portavoci di richieste di giornalisti pur presenti in aula. I giornalisti chiedano direttamente ai Consiglieri.



MARCHINI Sergio

Sappiamo queste cose, non siamo nati ieri. Altrimenti i Consigli devono tenersi in modo tale che i comunicati giornalistici siano pronti prima delle 14,30 perché viceversa i servizi non vanno sul telegiornale.



PRESIDENTE

Questa è una questione da venire: ho voluto informare l'aula che non c'è stata alcuna attivazione o, peggio ancora, censura da parte dell'Ufficio stampa o di questa Presidenza, ma sono state richieste dirette di alcuni giornalisti della RAI a Capigruppo che, anziché andare nell'emiciclo, hanno pregato alcuni componenti l'Ufficio stampa di fare da tramite. Tutto qui.
La prossima volta i nostri uffici non saranno così gentili e i giornalisti si rivolgeranno direttamente ai vari Consiglieri, in modo da evitare interpretazioni spiacevoli.
Ha la parola il Consigliere Marino.



MARINO Massimo

Non considero inutile la discussione di oggi perché, anche se permangono differenze di fondo sull'importanza da dare in generale alle questioni ambientali e alla particolare gravità delle questioni ambientali in Valle Bormida, ritengo che questo Consiglio regionale, nelle sue diverse componenti, oggi stia svolgendo tutto quello che è possibile svolgere tenendo presente delle esistenti differenti culture e delle differenti posizioni politiche di fondo.
Non ignoro, e non posso trascurare, l'intervento del Capogruppo del PSI, Rossa, che ha espresso posizioni diverse rispetto a quelle espresse fino all'ultima seduta; siccome nessuno ha piacere a perdere le battaglie politiche per poter essere in grado di accusare qualcuno di avergliele fatte perdere, ritengo positive e nuove alcune opinioni e posizioni oggi espresse.
Mi auguro che la convinzione e la veemenza con cui queste posizioni sono state espresse in questa sede vengano riprese dalle stesse persone in tutte le sedi in cui esprimere queste opinioni conta.
Una delle questioni di fondo del pluriennale dibattito sull'ACNA è che ormai non si tratta più - lo dico in termini non polemici - del gioco delle tre carte, poiché le carte sono diventate molte senza alcuna possibilità da parte del Consiglio regionale di incidervi. Quanto replicava il Consigliere Zanoletti, è vero: la maggior parte, o una parte consistente dei Sindaci della Valle Bormida, è democristiana. Vorrei sviluppare questo discorso fino in fondo: oggi, per risolvere in un modo o nell'altro questa pluriennale questione, esiste prima di tutto un problema di coerenza all'interno delle forze politiche: questo è il problema attuale. Nessuno è sciocco: sappiamo tutti che fra 90 giorni circa è possibile ci siano le elezioni politiche: di conseguenza, assume enorme peso la coerenza delle singole forze politiche nell'esprimere proprie opinioni nei prossimi 90 giorni.
Condivido le valutazioni prudenti fatte, per esempio, in alcune dichiarazioni, anche da parte dei membri dell'Associazione Valle Bormida sull'esito della sentenza del Consiglio di Stato. E' bene essere prudenti perché il Consiglio di Stato ha preso atto della posizione di forza assunta sul piano legale dalla Regione Piemonte.
L'Assessore Garino ricorderà quando alcuni mesi fa se ne parlò in quest'aula; io (ma anche altri, credo) dissi che in quel momento, sul piano giuridico-legale, forse il punto, la chiave di volta era quello di mettere in dubbio la procedura con cui la Regione Liguria, da una parte, ma soprattutto l'ACNA, dall'altra, stavano procedendo nel porre tutti davanti al fatto compiuto: la costruzione dell'impianto di incenerimento.
La battaglia, condotta correttamente dalla Regione Piemonte sul piano giuridico. è stata vinta. Personalmente - ma credo sia l'interpretazione di tutti - penso che il Consiglio di Stato si sia unicamente pronunciato sul modo in cui la Regione Liguria da una parte, e l'ACNA dall'altra, hanno permesso di fatto l'avvio della costruzione dell'impianto, non corretto e tranquillo: è meglio fermarlo perché ne potrebbero derivare conseguenze spiacevoli per gli uni o per gli altri, o per entrambi.
Questo ha detto il Consiglio di Stato, nulla di più. E alcune osservazioni fatte in quest'aula (ma anche fuori) dal Consigliere Marchini sono a mio avviso corrette: quel passo ha permesso a tutti di prendere tempo e di valutare in sede politica quali sono le cose da fare.
L'Assessore Garino ha fatto un intervento estremamente interessante e approfondito. Fra le altre, un'annotazione non irrilevante, cioè che quando l'ACNA per un qualche motivo ferma i propri scarichi, crolla la concentrazione di inquinanti, in particolare alcuni tipi di microinquinanti, nel Bormida; abbiamo visto i grafici e non è una cosa da poco.
Vorrei far notare che ciò è esattamente il contrario di quanto ha detto e che molti di noi hanno sentito - il Ministro Ruffolo. E' stata giusta l'interpretazione e l'aggettivo usato dal Consigliere Marchini: il Ministro Ruffolo era visibilmente "incazzato" perché questi dati contraddicono almeno in parte, quanto egli sostiene. L'ACNA nella sua normale produzione a prescindere da quello che riguarda il fondo dell'ACNA, oggi provoca comunque un livello di inquinamento del Bormida sul quale l'attenzione va posta.
A questo proposito vorrei accennare a un'altra questione non emersa con chiarezza, relativamente al Piano di risanamento.
Credo che il Piano di risanamento, così com'è, non si possa votare, e che sia giusto che questo Consiglio non lo voti, non solo perché non chiarisce il destino dell'ACNA, ma perché non apporta un altro problema di fondo. Se si volesse approfondire la questione, sarebbe evidente l'incoerenza di comportamenti della Giunta, ecc., ma il problema importante non è accentuare gli elementi di differenziazione, anche se a tutti sarebbe richiesta una coerenza certa. Il problema di fondo è che un Piano di risanamento, per chi seriamente volesse parlarne, è diverso a seconda se si prevede una continuità della produzione dell'ACNA oppure no: sono due cose diverse.
Che poi qualcuno dica, come i Verdi, e non solo, dicono da tempo, che con l'ACNA in funzione un risanamento della Valle Bormida è molto improbabile; questo è altro discorso. Anche sul piano tecnico dell'utilizzo delle risorse, è evidente che su un Piano di disinquinamento, di risanamento e di rinascita della Valle, diversamente orientato a seconda che l'ACNA continui o meno le produzioni attuali, la posizione espressa che molti di noi hanno dignità e coerenza fino in fondo.
Poiché ritengo che la Valle Bormida debba essere risanata, mi chiedo, e chiedo all'Assessore Garino che forse è più informato di noi, se ci sarà qualche azienda interessata ad investire in Valle Bormida nell'attuale situazione; credo che - per i motivi più diversi, alcuni anche di comodo-lo sarebbe maggiormente in una situazione con l'ACNA inattiva.
Non sarebbe irrilevante verificare, ad esempio, se all'interno delle leggi allegate alla Finanziaria esiste o no un capitolo di spesa che faccia riferimento ad un Piano di rinascita della Valle Bormida. A me risulta non ci sia, o meglio, che per il 1992 non ci sia.
Mi risulta anche, ma non voglio divagare più di tanto in cose laterali che negli ultimi mesi ci sia stato interessamento al sito dell'ACNA da parte dell'Agip, che come molti dei presenti ricorderanno, abbiamo ultimamente avuto come interlocutore rispetto ad un possibile inceneritore di rifiuti industriali che l'Agip proponeva nella zona di Chivasso. Anche questo problema, come quello dell'ACNA è, se non sbaglio, arrivato nelle mani di Ruffolo, ma si è fermato in qualche cassetto o sopra qualche tavolo di discussione.
Credo sia corretto il modo in cui il problema del Piano di risanamento è stato inserito nell'ordine del giorno presentato dal collega Chiezzi dove si dice che "la Regione Piemonte chiede un Piano di risanamento".
Personalmente sono d'accordo a ribadire che la Regione Piemonte è favorevole ad un nuovo piano di risanamento e a richiedere che si stanzino risorse da parte del Governo per risanare la Valle Bormida, nel momento in cui si risolve la questione della chiusura dell'ACNA.
Finisco, perché è inutile ripetere cose e questioni in più occasioni dette, ritornando alla questione della coerenza. La collega Segre faceva una considerazione per nulla da sottovalutare. I Verdi sono stati l'unica forza politica che in questi anni ha avuto coerenza di comportamenti nel tempo e nello spazio, in Piemonte e in Liguria. E vi garantisco che non è facile sostenere in Liguria posizioni sostenute in Piemonte; non è facile oggi, tanto meno era facile qualche anno fa, quando le posizioni erano molto diverse da quelle attuali.
Questa coerenza va portata fino infondo, ed è questo, a mio parere quello che, prima di tutto, le popolazioni della Valle Bormida dovranno valutare nei prossimi 90 giorni. Lo dico senza polemica, lo dico a tutti.
In quella zona esistono Sindaci democristiani e di altri partiti, ma prevalentemente democristiani; esiste un Consiglio regionale, una maggioranza di Gruppi consiliari con posizioni politiche che ritengo comunque utili per questa battaglia.
Esiste però un problema di coerenza e di intervento nelle sedi in cui questa battaglia e queste posizioni vanno prese. Mi risulta che il Presidente del Consiglio dei Ministri, oltre a rivestire tale carica, sia comunque un membro della Democrazia Cristiana, così come il Ministro Ruffolo è un membro del Partito Socialista.
Voglio ricordare lo stato di fatto molto particolare: dati i tempi di questa battaglia (a meno che le cose che diceva Rossa siano vere, e cioè che entro pochi giorni la situazione si sbloccherà, cosa su cui ho qualche perplessità pur augurandomi che questa volta abbia pienamente ragione Rossa), se entro pochi giorni questa situazione non si sbloccherà, nei prossimi 90 giorni ci sarà ampia libertà di opinioni, di prese di posizione, senza dover pagare nessun assegno ... Tutti quanti, nei prossimi 90 giorni, avranno grande libertà di espressione, soprattutto nelle sedi che non contano sulla questione dell'ACNA.
Chiedo, poiché sono abituato a valutare sempre i lati positivi di tutto quello che le persone, le forze politiche e i Gruppi esprimono, che la coerenza sia una delle questioni principali sulla quale far leva. Chiedo cioè coerenza alle forze politiche che in questo Consiglio regionale, come nelle realtà locali, hanno espresso posizioni, utili a questa battaglia.
Chiedo che queste posizioni vengano portate in tutte le sedi nazionali in cui la coerenza conta e che prima di arrivare alle prossime elezioni politiche...



(Commenti in aula)



MARINO Massimo

... Il Presidente della Repubblica non si sa più di che partito sia...



PICCHIONI Rolando

...E' trasversale.



MARINO Massimo

E' trasversale; peraltro, a seconda di che cosa esternerà o internerà nelle prossime settimane, si capirà se le elezioni avverranno tra 90 o 180 giorni, cosa non irrilevante rispetto a questa questione.
Chiedo però - ed è su questo, a mio parere, che le popolazioni locali dovrebbero poi valutare la situazione - che entro il termine di questi 90 giorni, da qui alle elezioni, le forze politiche che sono al Governo di questo Paese (e che quindi hanno la possibilità di fare qualcosa) si pronuncino. Altrimenti al di là della buona volontà, di cui do atto (sarebbe ingiusto non farlo), si prenderebbero seppur involontariamente in giro, ancora una volta, le popolazioni della Valle Bormida. Ci troveremmo infatti, un giorno dopo le elezioni, ad avere magari degli interlocutori diversi; probabilmente sia il Ministro dell'Ambiente sia il Presidente del Consiglio non saranno più gli stessi: quindi di quanto detto in questi 90 giorni non se ne riparlerà il novantunesimo.
Chiedo dunque a tutti di essere coerenti rispetto alle posizioni che bene o male, hanno preso in questo Consiglio regionale.



FOCO ANDREA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Anch'io sono stato fra coloro che hanno tirato un sospiro di sollievo quando, circa 15 giorni fa, siamo venuti a conoscenza della sentenza del Consiglio di Stato. Sentenza accolta con soddisfazione, e in questo senso devo dare atto alla Regione di avere intrapreso l'iniziativa. Sotto questo profilo, quando dico "Regione" mi riferisco alla Giunta ma anche al collega Majorino, che per primo ha proposto l'iniziativa in quanto Consigliere regionale. Iniziativa importante, che ha indotto e fatto vincere all'interno della maggioranza forti resistenze a presentarsi al Tribunale Amministrativo. Voglio subito dire che questa stessa iniziativa e stata assunta dai Comuni della Valle Bormida. Ho sentito il Consigliere Marchini accusare i Comuni di non aver riconosciuto alla Regione la paternità dell'iniziativa. I Comuni hanno assunto iniziative anche per se stessi, e noi dovremmo riconoscere loro il merito di essere stati soggetti attivi anche in questa direzione. La sentenza del Consiglio di Stato come si suol dire, in genere in dialetto, ha dato un po' di fiato ad una situazione che ormai si stava avviando verso soluzione, ben oltre il sotto tono cui si richiamava il Consigliere Ferrara - personalmente oserei dire nel silenzio della Giunta - dell'ultimazione a tempi brevi dell'impianto Re-Sol. Tant'è che in Valle Bormida si sosteneva che avrebbe potuto entrare in funzione nei primi mesi del '91. L'unica possibilità in gioco era che venisse messo in funzione dopo le elezioni politiche.
Eravamo quindi in una situazione che volgeva a conclusione; con il Re Sol ultimato e presente in Valle Bormida.
In questa situazione continuavamo e continuiamo a discutere se l'ACNA inquina o non inquina: forse meno di prima, ma che l'ACNA inquini non è indicato solo da una serie di misurazioni effettuate, ma anche in certi periodi, dall'odore dovuto all'evaporazio-ne degli acidi versati nell'acqua del Bormida: dopo le piogge, nelle ore notturne, etc.
La valutazione delle misurazioni va commisurata a questo atteggiamento ancora presente nell'ACNA. Sono stato a Cortemilia nella prima parte del mese di novembre e ho constatato, con altri, che questi fenomeni sussistono tuttora. Questi fatti mettono in discussione il modo con cui viene attuata la programmazione dei prelievi, che consente allo stabilimento di operare come ha sempre fatto in questi casi, con una contro programmazione della politica di immissione nel fiume dei propri scarichi.
E noi ci chiediamo se l'ACNA inquina o no! Inoltre c'è una questione ancora aperta, che va sottolineata: la questione della diossina, venuta fuori un paio di anni fa sulla base di prime analisi, non è mai stata chiusa. Non c'è stato un giudizio convincente, anzi mi si dice - e ne chiedo conferma all'Assessore, se ne è a conoscenza, e in quest'ultimo caso perché non ce ne ha parlato - che l'Istituto superiore della Sanità ha steso una relazione, presentata come "caso ACNA" negli Stati uniti in un'Università del North Carolina, proprio sulla questione della diossina.
Sarebbe interessante sapere se la relazione è in grado di tranquillizzarci sotto questo profilo, oppure no.
Noi continuiamo a discutere se l'ACNA inquina o non inquina in una situazione di questo genere. Consentitemi di intervenire cercando di riportarci a fatti politici, non per questione elettorale, ma di dibattito politico: a livello governativo la DC, nonostante due Ministri piemontesi che si dice siano molto impegnati, non è in grado di assumere una propria posizione e continua a rimanere su un piano di reticenza nel prendere una decisione politica (perché di decisione politica si tratta). Assumo con tutta la mia buona fede l'impegno dei due Ministri democristiani; impegno sicuramente imbrigliato dal Partito socialista che con il Ministro Ruffolo ha spinto fino a ieri - oggi glielo impedisce la sentenza del Consiglio di Stato-la realizzazione deI Re-Sol con giustificazioni infantili, ripetute nella riunione dell'altra settimana cui ha partecipato il Presidente: Brizio: il Ministro non è tornato in Parlamento perché non è stato chiamato! Nello stesso tempo ha disatteso l'impegno assegnatogli dal Parlamento stesso e ha lasciato procedere l'impianto Re-Sol.
Possiamo dire di essere a valle della situazione che ho descritto Governo in cui prevale la posizione del Ministro Ruffolo di mandare avanti la realizzazione dell'impianto deI Re-Sol e di mantenere l'ACNA in Valle Bormida - soltanto perché è intervenuta una sentenza del Consiglio di Stato. Ma questo non ci tranquillizza perché la questione ritornerà in Tribunale e nessuno di noi - forze politiche e ancor meno le popolazioni della Valle Bormida - può starsene tranquillamente in attesa di una sentenza di Tribunale.
La Valle Bormida già nel passato è stata oggetto di sentenze di Tribunale: sentenze che hanno, tutte, calpestato i diritti degli abitanti.
La popolazione ha degli esempi, nel passato, che di certo non la può far essere ottimista.
Il tempo che abbiamo davanti potrebbe essere molto breve, se fosse vero che il Governo entro i dieci giorni che si è dato assumerà una decisione.
Ma questo poco tempo non lo possiamo utilizzare per alimentare il chiacchiericcio - parola divenuta ricorrente nella vita politica italiana che coinvolge tutte le strutture e le massime autorità dello Stato: ormai si usa questo termine per definire i comportamenti- che inonda e affoga le istituzioni e il sistema dei partiti: i vostri, il mio e gli altri. Siamo alle soglie del 30% di persone che non vanno a votare perché rifiutano il sistema dei partiti. Forse hanno anche ragioni specifiche nei confronti di ogni partito, ma c'è un dato di fondo per cui rifiutano il sistema dei partiti: il fatto che portano avanti un dialogo ed un confronto che è un chiacchiericcio che non prende mai posizioni nette chiare. Brescia insegna qualcosa in merito.
Adesso è arrivato il Consigliere Vaglio, ma questa mattina la Lega Nord non era presente al dibattito. Non è un augurio che faccio al collega (forse lui lo ritiene tale poiché è un avversario politico), male le cose vanno avanti in questo modo la Lega non avrà bisogno di partecipare ai dibattiti in Consiglio per farsi la campagna elettorale. I voti li riceverà io stesso, andando in Valle Bormida e mantenendo un rapporto diretto con le popolazioni.
C'è una questione politica di fondo che va al di là dei singoli soggetti politici presenti al dibattito e che richiede davvero a ciascuno di noi un atto di responsabilità. Attraverso la questione dell'ACNA e della Valle Bormida si chiarisce il modo di esistere della funzione politica dei partiti nel nostro Paese. Tali questioni vanno messe in evidenza, non credo di esagerare sotto questo profilo e - ripeto - Brescia insegna qualcosa a tutti.
Mi pare che i dieci giorni di tempo presi dal Governo scadano domani o dopodomani.
Ci interessa che il Governo decida, oppure in attesa della decisione del Governo c'è la speranza che la questione si trascini dopo le elezioni? Gli abitanti della Valle Bormida non sono poi così ingenui: potranno avere il pessimismo dell'intelligenza - come diceva ironizzando inopportunamente verso la collega Bresso il Consigliere Rossa - ma il pessimismo deriva da una storia pesante che grava su di loro. Sanno benissimo che se il Governo non decide è per gabbare tutti noi - loro per primi - e per andare a dopo le elezioni. Non si tratterà solo di rimandare l'apertura del Re-Sol a dopo le elezioni, ma di far sì che il Re-Sol vada avanti, affinché i 129 miliardi spesi non siano buttati al vento e si dia conclusione all'operazione. Tutto sarà quindi, affinché l'ACNA resti in Valle Bormida.
A noi interessa, se siamo sinceri e abbiamo coscienza di cosa diciamo e delle battaglie che conduciamo da tempo, che il Governo decida, che non vada oltre le elezioni. Dobbiamo allora fare qualcosa in questo senso; ma la sola decisione non ci basta, ci interessa come viene presa.
Questa assemblea deve fare di tutto affinché il Governo decida sulla base della volontà del Consiglio, proprio in riferimento ai suoi titoli.
Questo può essere fatto attraverso azioni politiche più significative che in passato e, naturalmente, corrette. Quindi, azioni all'interno di questo quadro istituzionale di rapporti, ma più significative che in passato.
Abbiamo quindi accolto positivamente l'ipotesi di convocare il Consiglio regionale a Cortemilia e siamo stupefatti che ci si sia rimangiati questa decisione. Oggi bisognava essere a Cortemilia, non per campagna elettorale - ve lo dice chi prende 10 voti in Valle Bormida - ma perché c'è un Comitato che sta combattendo e sarebbe giusto che il Consiglio regionale fosse al suo fianco.
A Cortemilia ci sarebbe stata molta gente a sentirci, gente che non è venuta qui forse perché molto delusa, oltre ad essere impegnata nella battaglia nei propri Comuni.
C'è quindi l'esigenza di non continuare discussioni inconcludenti.
Mesi fa, inoltre, avevo chiesto al Presidente Brizio di andare in Valle Bormida e non ho avuto notizia che vi sia mai andato.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Sono andato sabato scorso.



RIVALTA Luigi

Ci è andato sabato, ma sarei stato più contento se ci fossimo andati come istituzione, come fatto eccezionale, il secondo nella storia della Regione dopo quello della Val Vigezzo: il problema della Valle Bormida ha questa singolarità. Dobbiamo poi prendere posizioni con atti amministrativi e questo sarebbe facile se non ci fossero divisioni. Il Piano di risanamento che rimane nel cassetto della Giunta, dopo l'approvazione della Giunta stessa. è un elemento che esprime le difficoltà esistenti all'interno della maggioranza nei confronti del problema dell'ACNA. Tale Piano non è mai venuto in Consiglio: pur di non farlo bocciare, è stato ritirato e rimane da mesi in un cassetto, approvato dalla Giunta senza espressione del Consiglio regionale. La settimana scorsa abbiamo provocato la Giunta dicendo che avremmo presentato delle deliberazioni; in realtà le deliberazioni le deve fare la Giunta e abbiamo chiesto che la Giunta arrivasse in Consiglio con proprie deliberazioni, non con ordini del giorno. Ordini del giorno ne abbiamo fatti tanti ed ambigui e in nessuno è mai stato scritto che l'ACNA debba essere chiusa.
Si è fatto riferimento alla legge presentata: un giro di parole ambiguità su ambiguità. Per questo motivo abbiamo presentato la richiesta in forma di mozione, che la Giunta ritiri la propria deliberazione e assuma una posizione di chiarezza. Sarebbe stato meglio se avesse portato in aula quella deliberazione, oggi, e l'avessimo respinta. Questo è un fatto grave che aggiunge ambiguità ad ambiguità.
Abbiamo anche chiesto che la Giunta porti avanti il Piano di risanamento. Nella relazione dell'Assessore Garino leggo che in data 3 luglio 1988 si è chiesto all'IRES di fare un quadro socioeconomico della valle. Sono passati più di tre anni e non c'è ancora un Piano di sviluppo.
Non bisogna aspettare il Piano di sviluppo regionale: un atto singolare storico ed attuale avrebbe dovuto richiedere alla Regione di muoversi per fare un Piano in cui si potessero individuare alcune prospettive a partire dall'ACNA chiusa e quindi senza Re-Sol. Questo non è stato fatto: abbiamo quindi presentato un ordine del giorno per richiedere alla Giunta regionale di dare incarico all'IRES di aggiornare gli studi e trasformarli in Piano di sviluppo regionale.
A noi spetta anche dire cosa può avvenire In termini alternativi, senza essere succubi della condizione del permanere dell'inquinamento dove questo già esiste; questa e la politica ambientale che sta andando avanti in Italia: il permanere delle condizioni di degrado dove già ci sono. Sotto questo profilo sarebbe stato necessario, almeno nel predisporre il Piano di sviluppo, che la Giunta si muovesse a contatto coni Comuni e gli abitanti della valle. Il Piano di sviluppo non è stato fatto e qualcuno già chiede quanto denaro abbia a disposizione il Governo per il risanamento. Se ho visto bene, la Legge finanziarla destina 100 miliardi ad una dozzina di aree tipo quella della Valle Bormida. La Regione non può aspettare che si muova il Governo: deve fare le sue proposte.
Altra questione è quella del monitoraggio; noi richiediamo con forza e che venga attuato di continuo sugli scarichi ACNA. All'ACNA, infatti, non viene sollecitamente attuato; anche questa è questione che mette in dubbio la probabilità delle misure da attuarsi. Il problema centrale è di rapporti democratici: un'intera Valle da decenni chiede che cessi l'inquina-mento e che l'ACNA se ne vada, ma noi continuiamo a non accogliere questa sollecitazione. Ci si chiede casa valga la democrazia nel nostro Paese. Non mi sento di essere partecipe ad una decisione, discussione ed approvazione di ordine del giorno che disconosca il diritto di un'intera Valle di decidere sul proprio destino, tipo e qualità di sviluppo.
Questa impossibilità mi porta a considerare che la nostra democrazia già debole per tante ragioni, lo è ancor più per l'incapacità di accogliere le istanze di un'intera popolazione e delle sue strutture, delle sue istituzioni formali, politiche e religiose.
C'è in gioco quindi, un problema di democrazia che va preso in seria considerazione.
Al Governo è in atto uno scontro aperto tra parte della Democrazia Cristiana ed il Partito socialista; riconosco alla DC di essere partecipe ed attiva, nel senso richiesto dal Consiglio regionale. Ma cosa aspettiamo? Questi Partiti hanno due filiere al loro fianco; il Partito socialista nel caso specifico - quella filiera dell'Ansaldo e della Gepi, la Democrazia Cristiana, altre. Se aspettiamo che questi scontri tra partiti e filiere si decidano a Roma - chissà quando - probabilmente sconfiggeranno ancora una volta la volontà delle popolazioni. Occorre allora che DC e PSI abbandonino questo schema di filiere e rapporti per la gestione dei problemi della nostra Regione e che si pronuncino chiaramente. Senza un pronunciamento chiaro l'unità sollecitata in questa sede perché più forte nella richiesta, personalmente non mi sento di riconoscerla come elemento di forza.
Se le posizioni che emergeranno in quest'aula non saranno chiare sotto questo profilo, ammesso fin d'ora che rinuncerò alla proposta di unità di posizioni. Io sono per la chiarezza! L'ambiguità di cui ha parlato il collega Ferrara, e perfino il collega Rossa, non può più essere il modo d'essere di questo Consiglio regionale a pochi giorni dalla decisione del Governo.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

Signor Presidente, raccolgo anch'io l'osservazione del Consigliere Marino: quello di oggi non è stato certamente un dibattito inutile, anche se la sensazione è che non sappiamo gestire una vittoria, che, seppur temporanea, ha comunque segnato un punto attivo in questa lunga e defatigante battaglia.
Noi abbiamo espresso più volte- per riprendere le osservazioni di Monticelli - la nostra posizione sull'opportunità di convocare o meno l'odierno Consi-glio in Valle Bormida. Detta una cosa due o tre volte, non credo si debba ripetere; le verità non devono mutare a seconda dell'audience; sono state dette, li rimangono, nella loro incontrovertibile realtà e nella commisurazione dei giudizi dati agli avvenimenti. Noi non crediamo che In questo momento per ragioni di opportunità e non per ragioni elettoralistiche si debba andare a fare un pellegrinaggio nella Valle Bormida, cercando di apportare alle poche certezze moltissimi dubbi cercando di forzare un percorso processuale che - come ha già detto una volta Marchini nella conferenza dei Capigruppo - deve essere assolutamente attento e decantato da ogni emotività possibile. Dobbiamo invece ritrovare in noi stessi quella linearità di comportamenti che purtroppo ci vede soccombenti rispetto ad altre realtà politico-istituzionali Nel momento in cui noi ci rallegriamo con una certa invidia della linearità e della compattezza della Regione Liguria, ancora una volta portiamo qui dentro tutti i distinguo del passato quasi a vedere tra di noi le stigmate positive o negative con cui abbiamo contrassegnato la nostra azione politica.
Credo che la Regione debba assolutamente recuperare una compattezza istituzionale, se vuole essere un soggetto istituzionale forte in questo momento nei confronti dello Stato, nei confronti delle forze sociali, nei confronti dell'industria e delle aziende. Tutto il resto, la compattezza della maggioranza, la didascalia del Presidente Brizio, la paura di cantare vittoria, la mancanza dì chiarezze, i calcoli elettoralistici sono sofismi di bassa lega che in questo momento non c'entrano. Dobbiamo prendere atto invece di quanto c'è attualmente e di quanto dobbiamo fare se vogliamo arrivare a quei risultati che un momento fa il collega Rivalta, di cui ho apprezzato molto l'intervento, ha indicato.
Devo prendere atto che il Consigliere Chiezzi ha detto questa mattina che qualcosa è cambiato, che c'è stata una prima vittoria, che ci sono state valutazioni diverse sulla sede dalla quale gestire questa vittoria o meno, questi risultati; c'è stato un processo storico diverso rispetto a quanto è successo nel passato. Noi prendiamo atto che c'è stata anche da parte di Rifondazione comunista la disponibilità di vedere le cose come sono e non come l'apparenza e l'opportunità politica vorrebbe che fossero.
Quanto fatto dal Consigliere Majorino e da altre forze della minoranza quali i Verdi, nel gestire questo momento importante della nostra presenza politica istituzionale nella Valle Bormida, credo sia stato il metodo e l'approccio migliore: ora dobbiamo gestirlo con la massima chiarezza e con la massima linearità possibile.
Bene, il Presidente Brizio ha indicato tre vie, che peraltro in una conferenza dei Capigruppo hanno sollevato un certo umorismo da parte del PDS: dicemmo che ormai i tavoli negoziali non potevano essere solamente quelli bilaterali Regione-Governo, ma che dovevano essere esperite altre vie con la Regione Liguria e con le forze sodali. Credo che l'intervento chiarificatore del Ministro del Lavoro, Marini, possa essere interessante per sapere come, quando e in che modo le forze sindacali si vogliono porre il problema, non solamente di mantenimento del posto di lavoro bensì quello delle compatibilità via via ricordate in maniera molto eloquente.
Siccome il nostro Paese è manovrato da tanti fatti specifici e significativi, vorrei ricordare che problemi enormi come Gioia Tauro Brindisi, Ferrandina, Bagnoli, sono stati risolti riconvertendo le maestranze: mi chiedo come mai i problemi di 600/700 persone non hanno potuto essere affrontati con la stessa speditezza e capacità "terapeutica".
Forse la passionalità del sud vale più della ritrosia piemontese certamente alcuni fatti sono punti di riferimento del nostro comportamento politico è della nostra capacità di interloquire (non solamente in maniera puramente o specificatamente platonica) con il Governo.
I colleghi Rivalta e Marino hanno posto il grosso problema della coerenza politica; io sono d'accordo con quanto ha detto Riba: non vorrei ci fosse anche qui un ecobusiness. Non vorrei- senza buttare il sasso in piccionaia - si fosse instaurato un processo di scambio (mi scusino l'Assessore e gli amici socialisti) fra 12300 miliardi per la marmitta catalitica alla FIAT e le dichiarazioni ripetute a getto continuo, della Federazione e dell'Unione Industriale del Piemonte. Non so con quale voce certo sono un soggetto sociale anche loro - ma sono mai state interpellate? Hanno voluto mai un tavolo di trattative con noi? I comunicati inseriti con germinazione spontanea forse da qualche cavolaia più o meno interessata pongono delle perplessità.
Ritornando al fatto politico, non vorrei che il Ministro Ruffolo assumesse la posizione del Ministro Bodrato; dovrei allora sollecitare il Ministro Bodrato ad assumere la posizione del Ministro Ruffolo se c'è questo scambio di parti: chi vuole intendere intenda. Per coerenza politica parlo della DC, ed è il punto nodale del nostro documento presentato da Zanoletti - nel confronto con i parlamentari e con il Governo dovrebbero emergere a tutto azimut posizioni che contraddistinguono i singoli rappresentanti del Governo. Ha ragione il Consigliere Goglio quando parla della posizione di Pagani nella Commissione Senato Ambiente: il PSDI, per caro Goglio, non ha voluto che andassimo in Valle Bormida: per cui non puoi rimproverare i Sindaci della Valle Bormida che non conoscono la posizione del PSDI. Bisogna essere coerenti su questo.
Noi abbiamo complessivamente sorretto il gioco della maggioranza per le tante ragioni che abbiamo espresso: non abbiamo però avuto alcuna remora ad andare sabato a spiegare a cento e più persone (amministratori di ogni parte e di tendenza) la posizione della Democrazia Cristiana. Abbiamo confermato la, nostra disponibilità ad altri incontri in valle con amministratori, Gruppi, cittadini, nel caso in cui le diverse forme di protesta o di proposta del Consiglio regionale non avessero luogo. Si dovrebbero trovare soluzioni alternative alle forme rituali normali della nostra convocazione e della nostra presenza politica.
Ritorniamo alla coerenza politica. Oggi non ci sono problemi elettorali nell'ambito dei quali risolvere le problematiche; oggi c'è un problema sociale, storico, inveterato- com'è stato detto - e io vi credo fortissimamente. Il Gruppo della DC, dal 2 ottobre 1990 ad oggi, è stato esemplarmente lineare sulla questione; e se non lo facessero il Capogruppo e i Consiglieri democristiani, sarebbero tutti i nostri rappresentanti della zona a sollecitare una presenza non più rituale né formale, ma consustanziata dalle vicissitudini di quella gente. Sabato per la prima volta sono stato a Cortemilia: ho l'intervento di quella signora e degli altri.
Ebbene, amici, dobbiamo assumere delle posizioni; le nostre le abbiamo riassunte nel nostro ordine del giorno: vogliamo che tutti i parlamentari piemontesi e le autorità di Governo si facciano carico di una coscienza collettiva che non può essere gestita individualmente da chicchessia, da questo o quell'istituto, ma con la stessa compattezza e coralità con cui la Regione Liguria ha gestito, sia pure con posizione diversa, la situazione di Cengio.
Qualcuno ha detto che ci siamo rifiutati di approvare il Piano di bonifica. Ma il Piano di bonifica è stato approvato dalla Giunta, non dal Consiglio; ed anche se fosse stato approvato dal Consiglio, l'azienda avrebbe fatto il suo cammino imperterrita, incurante delle nostre posizioni politiche, tant'è vero che il Presidente Brizio stamane ha ricordato che tutti gli acquisti dell'ACNA per l'inceneritore sono stati fatti esclusivamente per ragioni di mercato, per accaparrarsi le materie, ecc.
in funzione di una probabile lievitazione dei prezzi Pensate al riguardo nei nostri confronti se avessimo mai approvato, in questo caso, rifiutato il Piano di bonifica.
Come ricordato dal Consigliere Marino ed altri, il problema dell'ACNA (la sua esistenza e la sua chiusura) non è una variabile indipendente sul Piano di bonifica; per cui occorre chiarezza.
Farò una considerazione assai lapalissiana: non ci possono essere n ulteriori indulgenze né ulteriori moratorie, bisogna sapere cosa fare e se questo Piano di bonifica può avere valenza rispetto alla sussistenza o meno dell'ACNA.
Ho apprezzato molto quanto detto dai Consiglieri Rossa e Marchini.
Tuttavia, ritornando a quanto lamentato dal collega Marchini sulla nostra non approvazione del Piano di risanamento il 7 maggio, chiarisco che il nostro atteggiamento voleva anche essere un mezzo di condizionamento e pressione rispetto all'autorità centrale - malgrado poi quanto detto dal Ministro Ruffolo.
Dobbiamo trovare nelle nostre proposizioni gli anticorpi necessari per poter sviluppare una minima azione positiva nei confronti di un'autorità troppe volte insensibile, sorda.
Credo che dal Consiglio e dagli ordini del giorno (che speriamo non rimangano chiacchiericci inutili) possa emergere almeno da parte della maggioranza, una posizione che, malgrado non sia mai stata reticente, sulla base di quanto ha detto l'Assessore Garino (che abbiamo appresto moltissimo) non ammetta alcuna ambiguità e che richiami ad una responsabilità precisa e istituzionale la nostra autorità di Governo.
Signor Presidente, lei ha un mandato di ordine politico, ma anche morale; il mandato morale della gente di questo nostro sud del Piemonte mandato morale da esplicitare In tutti i sensi con forza e passione democratica nei confronti dei Ministri e dei nostri parlamentari. Non si tratta di una percentuale elettorale da vincere o perdere: è di una questione che deve essere finalmente finita.
E' per questo che noi, come Gruppo della DC, ma credo con il concerto generale - ritorno a quanto detto prima: non è stata inutile, Consigliere Bresso, questa nostra cosa, né sotto tono - la investiamo di questo "supplemento d'anima".
Non possiamo rimanere insensibili e trattare questi fatti con la stessa routine burocratica con cui tante volte trattiamo fatti di ordinaria amministrazione.
Questo è fatto di straordinaria, assolutamente straordinaria amministrazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Il nostro sarà un intervento brevissimo per ribadire le posizioni della Lega Nord in merito a questa vicenda.
Non possiamo che esprimere soddisfazione percome sta andando avanti il discorso sull'ACNA: ci è tuttavia spiaciuto non aver potuto svolgere questo Consiglio in Valle Bormida e dobbiamo esprimere alcune perplessità su certe posizioni politiche di alcuni Gruppi.
Si va verso l'ennesima unanimità a favore della chiusura dell'ACNA: non vorremmo però che questa unanimità nascondesse delle manovre preelettorali.
C'è un precedente (di circa due anni fa) molto chiaro: l'approvazione, a suo tempo, del progetto di legge di chiusura dell'ACNA, avvenuta proprio in periodo preelettorale. Guarda caso: ci avviciniamo di nuovo ad un periodo preelettorale e c'è di nuovo unanimità.
Non dimentichiamo che quando c'erano i pullman carichi di rappresentanti della Valle Bormida, cioè proprio nel momento in cui avremmo dovuto essere uniti e compatti nella richiesta di chiusura totale dell'ACNA, la maggioranza si stava quasi spaccando proprio su quell'ordine del giorno di richiesta di chiusura.
Occorre battere il ferro finché è caldo. Chi è stato sempre in prima linea nella battaglia per la chiusura dell'ACNA deve (come dobbiamo tutti) cercare di ottenere il massimo per raggiungere l'obiettivo entro le prossime elezioni politiche. Non abbiamo presentato ordini del giorno perché li riteniamo, visto il bel volumetto di ordini del giorno approvati sulla questione ACNA, abbastanza inutili; ci lascia perplessi il vedere aumentare questo volume di ordini del giorno, per la maggior parte disattesi (questa è poi la realtà), a dimostrazione della difficoltà che ha la Regione Piemonte, che ha questa Giunta di avere credibilità e forza politica nei confronti del Governo centrale. Voteremo a favore degli ordini del giorno che prevedono la chiusura definitiva dell'ACNA, astenendoci sugli altri.



PRESIDENTE

Il dibattito di carattere generale è concluso.
L'Assessore Garino intendeva fare alcune precisazioni; ha facoltà di parola.



GARINO Marcello, Assessore regionale

Cercherà di essere breve, ma desidero fare alcune precisazioni in merito ad alcune affermazioni emerse nel corso del dibattito.
Da parte del collega Riba se ho capito bene, si è velata l'ipotesi che la dichiarazione di area ad elevato rischio sia stata in qualche modo voluta da forze imprenditoriali o magari dalla stessa ACNA Non escludo che questo possa essere avvenuto, non faccio parte di alcuna forza imprenditoriale e non conosco l'ACNA; so però che la dichiarazione fu chiesta da questo consiglio regionale con l'ordine del giorno n. 180 del 30 ottobre 1986 ed ancora, successivamente, con l'ordine del giorno n. 395 del 26 novembre 1987.
Fu quindi questo Consiglio regionale, all'unanimità in allora, a rilevare la necessità assoluta che l'area fosse dichiarata a rischio.
Da alcune parti si è detto che l'intervento del Presidente della Giunta regionale sia stato sotto tono. Credo che ognuno di noi possa usare la chiave di violino o la chiave di basso per scrivere musica, ma conosco splendida musica in entrambe le chiavi e non vedo perché il tono possa essere additato come uno dei parametri sui quali basare la giustezza degli interventi.
Il problema è la sostanza: voglio anche ribadire che in tutta la vicenda, da quando ho avuto modo di occuparmene, c'è stata assoluta collegialità. Gli interventi del Presidente, anche quello di sfamane insieme al mio; sono sempre stati concordati; c'è stata collegialità della Giunta, ma soprattutto, come il Consiglio sa bene, c'è stato un rapporto molto stretto fra la Presidenza e l'Assessorato competente.
La collega Bresso sostiene (o forse l'ha detto qualcun altro) di aver intravisto nella mia relazione, didattica e didascalica, un qualcosa di particolare. Alla collega Bresso dico che uno dei problemi che mi sono posto prima di accingermi a stendere la relazione è stato quello, citato anche dal Consigliere Marchini, della troppa disinformazione (come spesso accade di leggere e di sentire) su un argomento così importante e delicato.
Ho posto tale domanda prima a "me stesso (con la relazione volevo poi porla ad altri) per vedere se era possibile, attraverso un piccolissimo excursus storico, dare qualche dato e qualche cifra su cui riflettere in modo molto serio, senza badare se queste cifre potessero andare a favore dell'una o dell'altra tesi o delle varie posizioni emerse.
A questo proposito il collega Marchini ha detto qualcosa di Importante.
Senza voler svilire il dibattito, voglio raccontare un aneddoto che gira dalle mie parti. Un contadino si reca da un avvocato per un parere legale su una pratica. L'avvocato comincia a leggerla di corsa e dice: "Beh, qui siamo a cavallo", "qui invece per te va male". "qui siamo a cavallo", "qui per te va male", e così via, finché il contadino ribatte: "Come mai quando va bene siamo sempre in due a cavallo e quando va male va sempre male solo per me?".
In questa situazione è accaduta la stessa cosa. Allorché il TAR della Regione Liguria non ci dette ragione, cominciarono le accuse: "La. Giunta non ha fatto abbastanza, la Giunta non è stata brava: nel momento in cui il Consiglio di Stato dà ragione ad un ricorso della Giunta regionale sentiamo dire: "Abbiamo vinto, abbiamo fatto tutto noi". Sarà bene dare a Cesare quello che è di Cesare: il ricorso è stato fatto dalla Giunta regionale e come mi sono sforzato di far capire nella mia relazione, è stato vinto sulla base delle argomentazioni che i tecnici dell'Assessorato ambiente prima ancora che io arrivassi hanno sempre sostenuto, e che l'Assessorato ambiente, la Presidenza e la Giunta intera hanno continuato a sostenere.
W altro problema che mi ero posto (per capire di più e per cercare di far capire meglio, ma forse non sono stato in grado di esprimermi compiutamente) era verificare se il degrado della Valle Bormida fosse dovuto unicamente alla situazione ambientale oppure ci fossero anche altre ragioni. Sulla base delle mie conoscenze, vi erano almeno due tipi di degrado: un degrado ambientale - certo - ma anche un degrado dovuto all'isolamento.
Dico questo perché vivo in una zona che queste cose le ha sperimentate dove vi sono valli anche più degradate della Valle Bormida pur senza neanche una goccia di inquinamento. E ho scoperto che lo studio dell'IRES che analizzava in modo molto più serio e approfondito di quanto io avessi potuto immaginare o intuire, giungeva alle stesse conclusioni. Era importante quindi che si sapesse che, quand'anche per la valle fosse sparito il degrado dovuto alla parte ambientale, questo non avrebbe significato la soluzione definitiva dei problemi, perché quella valle, come molte altre del Piemonte, ha un degrado dovuto anche alla sua marginalità all'isolamento, confermato e comprovato dallo studio dell'IRES.
Sono d'accordo con la Consigliera Segre: essendo del 1988, questo studio può avere ovviamente qualche dato non attuale. Proprio dalla constatazione delle due ragioni fondamentali che hanno portato al degrado della valle, nasce l'esigenza che un Piano di risanamento e di bonifica non riguardi soltanto la parte ambientale, ma incida direttamente sulle strutture socio-economiche, al fine di dare risposte efficaci ed efficienti parallele a quelle di risanamento e bonifica.
Per questi motivi, nel piano di bonifica non ancora approvato e sul quale ritornerò in Consiglio, ho sostenuto l'importanza di prevedere una quota per incentivare lo sviluppo socio-economico; esigenza constatata e che nessuno credo possa negare.
In merito ai Piani. Come ho già detto, il Piano di risanamento e di bonifica è per me qualcosa di più: è un Piano che rappresenta la volontà della Regione Piemonte. Mi auguro che i Consiglieri abbiano tempo per leggere le due pagine che ho scritto sull'iter del Piano: per ammissione non mia ma della Finpiemonte, dell'Università di Torino, del Politecnico di Torino, della Foster Wheeler, di Hydrodata e dell'IRES, esso risponde a ci che la Regione Piemonte aveva richiesto con proprie soluzioni alternative.
Non si può dire che il secondo Piano sia calato dall'alto: per buona parte ha recepito ciò che questa Regione aveva chiesto, dando l'incarico agli istituti prima citati.
Rimane aperto il problema dell'eventuale Piano di sviluppo. Mi chiedo però - ed auspico una pausa di riflessione da parte di tutti - se sia opportuno passare direttamente ad un nuovo strumento (il Piano di sviluppo per la Valle Bormida) o se non sia meglio raccordare ciò che questa Regione ha già approvato, cioè il Piano comprensoriale di tutta la zona in allora approvato e i Piani delle Comunità montane, anch'essi approvati da questa Regione.
Fare un altro piano? Certo, tutto è possibile, purché si sappia che le cose essenziali questa Regione le ha chieste nel passato e in buona parte le ha già ottenute.
Ritirare o revocare la deliberazione. Faccio riferimento ad un ordine del giorno a suo tempo votato dal Consiglio - anche dall'opposizione - il quale sosteneva di "non approvare il Piano di bonifica e disinquinamento della Valle Bormida fino a che non si sarà definita la sorte dell'ACNA e la localizzazione dell'impianto Re-Sol".
Siamo (speriamo) a pochi giorni da questa decisione: dovremmo inficiare tutta la questione e ritornare su una decisione assunta quasi all'unanimità dal Consiglio regionale, maggioranza e opposizione? Io non lo credo.
Un'altra delle richieste che mi viene formulata è relativa al motivo dell'ampio studio sull'inquinamento delle acque superficiali. L'ho fatto perché lo stesso studio dell'IRES dimostra che il degrado economico e lo stesso sviluppo della Valle Bormida è molto interrelato con le zone adiacenti. E allora, oltreché studiare le acque superficiali della zona interessata, dell'area rischio sic et simpliciter, sarà utile vedere anche le altre.
MI si dice: "Ma adesso, dobbiamo aspettare che avvenga qualcosa?" Noi No, perché la Giunta non ha aspettato: ho fornito i dati sugli interventi in allora previsti e per i quali oggi sono a disposizione i relativi fondi.
Le opere possono cominciare domani mattina, perché i fondi sono stati assegnati dal Ministero dell'ambiente.
Forse sarebbe più facile nascondere le parti non belle di questa Regione Piemonte; sarebbe stato più facile per me fare del trionfalismo e dire quanto ci, hanno detto gli svizzeri. Infatti, all'interno della Commissione italo-svizzera è stato evidenziato, dati alla mano, che la Svizzera depura 1'85% delle acque che vanno nel Lago Maggiore, il Piemonte si avvicina di molto a quella percentuale.
mentre la Lombardia è rimasta al 21 %. Questi sono i fiori all'occhiello! Sarebbe stato forse più opportuno dire che la Corte dei Conti (organo istituzionale non di parte) ha dichiarato la Regione Piemonte al primo posto in campo ambientale in Italia.
Abbiamo preferito invece dire anche le cose che in quelle zone non vanno, dove in passato si è intervenuti molto poco e dove invece occorre intervenire. Credo sia una questione di onestà.
Vengo all'intervento del collega Marino. Marino ha perfettamente ragione: la sentenza del Consiglio di Stato, che tutti consideriamo un primo passo importante, è certamente stata assunta in quanto la procedura (forse considerata illegittima per le ragioni che dicevamo) non garantisce la sicurezza (mi pare che questo sia anche quanto ha detto Ferrara).
Che cosa potrà accadere nel futuro, nel caso che il TAR ci dia ragione? Il futuro è facile immaginarlo, sulla base delle leggi dello Stato: l'ACNA può presentare un nuovo progetto Re-Sol, questa volta sottoposto a procedura VIA, e con qualche garanzia in più. La garanzia in più starà nel fatto che gli Enti locali faranno parte del tavolo di concertazione per lo studio VIA della Regione; ci sarà una Commissione VIA nazionale, non informalmente sentita dal Ministro per avere un proprio e personale parere da poi esibire come è stato fatto, ma una vera e propria pronuncia di compatibilità ambientale.
Anche se non sono del tutto certo di quello che adesso dirò, credo che la Regione Piemonte potrà intervenire come soggetto avente interesse occorrerà valutare attentamente la nuova legge sulla trasparenza, la legge 241.
Il Consigliere Rivalta affronta il problema della diossina: confesso che non avevo mai sentito parlare di questo problema prima. Ho assunto qualche informazione dai funzionari qui presenti e mi si dice che un certo professor Di Domenico, ricercatore dell'Istituto Superiore di Sanità, a titolo personale, ha presentato un metodo di ricerca della diossina chiedendo 600 milioni di finanziamento per la ricerca stessa. Non mi risulta e non risulta ai funzionari che nulla di tutto questo sia mai stato né finanziato né giunto all'Assessorato.
Francamente mi sconvolge il fatto che si chieda alla Giunta regionale di realizzare un completo e adeguato impianto sulle Bormide e in particolare sulla Bormida di Millesimo, a valle dello stabilimento ACNA; di utilizzare gli impianti già installati per compiere controlli con frequenze elevate e non conosciute, onde evitare che possano essere effettuati scarichi che sfuggano ai rilevamenti; di controllare praticamente in continuo lo scarico dello stabilimento ACNA e garantire che alla determinazione dell'operazione di rilevamento e di analisi possano concorre i Sindaci dei Comuni della valle.
Probabilmente non si è molto bene informati, perché la Regione Piemonte aveva predisposto un progetto complessivo di monitoraggio della Valle Bormida che richiedeva la mobilitazione di circa 18,5 miliardi per la completa attuazione nell'arco di tre anni.
In occasione del "Programma annuale 1988 degli interventi urgenti per la salvaguardia ambientale", è stato presentato un progetto per la realizzazione di un primo lotto esecutivo funzionale da compiersi nell'arco di 12 mesi e che ha ottenuto copertura finanziaria per 2,350 milioni.
Il progetto di primo lotto è stato realizzato previa approvazione del Ministero dell'Ambiente con decreto 26/10/1989; esso prevede il coinvolgimento di numerosi soggetti operativi (Regione Piemonte Assessorato ambiente, Università di Torino. Dipartimento di chimica analitica. Dipartimento di biologia animale. Laboratorio di spectrometria di massa e Laboratorio spectroscopia, il Politecnico di Torino, il CNR di Torino, l'Hydrodata, l'IPLA, il CSI Piemonte, i Laboratori di Sanità Pubblica di Alessandria, Asti, Cuneo).
Il progetto, come ho detto, prevede il coinvolgimento di numerosi soggetti operativi e la sua attuazione è articolata in due specifici momenti: l'attività in ambiente-pilota e l'attività per campagne sistematiche. Perché si sappia, l'ambiente pilota così definito è l'intero territorio dell'ambiente pilota, l'idrologia, la stazione fluviale in località Gabutti che misura in continuo la portata fluviale, prelievo in continuo di acque fluviali, la stazione freatimetrica in località Gabutti le stazioni fluviali e freatimetriche in località Traversa Mulino, stazioni su sorgenti in località Paciacchi e Brovida, stazioni meteoclimatiche in località Bergalli.
Alcuni parametri chimico-fìsici vengono misurati in continuo e i loro valori sono registrati su supporto magnetico e confrontati con valori limite, al superamento dei quali si attiva, su allarme, un campionatore automatico che consente di prelevare aliquote d'acqua nell'arco di 48 ore da sottoporre ad ulteriori accertamenti analitici presso l'Università, di Torino. In mancanza di allarmi automatici e quindi in mancanza di inquinamento, il campionatore viene attivato manualmente a cadenza mensile e in occasione di segnalazioni da parte degli abitanti della valle.
Le campagne sistematiche invece coprono 22 siti dislocati nell'intero territorio della parte piemontese dell'area-rischio Valle Bormida e sui campioni prelevati ogni due mesi in campagne sistematiche come su quelli derivanti dall'ambiente-pilota vengono determinati i parametri previsti dalle leggi vigenti. Sono inoltre ricercati tutti quei parametri specifici che caratterizzano i reflui dell'ACNA, genericamente definiti microinquinanti, parte dei quali specificati in elenchi concordati fra ACNA, Sindacati e Ministero ambiente.
Inoltre, a scadenza semestrale, vengono effettuate determinazioni biologiche mediante lo studio di varie componenti della fauna acquatica, e l'insieme delle determinazioni analitiche viene effettuato a cura dei laboratori di Sanità pubblica, delle UU.SS.SS.LL. e dell'Università di Torino. Dipartimento di Chimica analitica e Biologia animale.
Ma c'è di più: oltre alle iniziative sopra illustrate, pur esulando dai propri compiti istituzionali; la Regione Piemonte mediante il Laboratorio di sanità pubblica di Cuneo partecipa al controllo dello scarico ACNA.
Infatti, in una riunione tecnica da noi richiesta, tenutasi a Roma in data 11/1/91 è stato concordato con l'Istituto superiore di sanità, Regione Liguria e Regione Piemonte, di installare un campionatore automatico allo scarico dello stabilimento al cui controllo partecipano congiuntamente i Laboratori di Savona e di Cuneo. E ci sarà un secondo lotto funzionale simile a questo, per quanto riguarda il Bormida di Spigno e il Bormida unito.
Ultima annotazione. Concordo con il Consigliere Picchioni: oltre alle iniziative portate avanti in tutti questi mesi credo sia assai utile un tavolo negoziale con le organizzazioni sindacali e con il Governo, e in questo senso dovremmo assicurare tutta la nostra disponibilità. Credo anche, però, che non ci si possa fare troppe illusioni. Le parole dei Consiglieri Marchini e Ferrara, laddove ci richiamano alla realtà, devono essere tenute ben presenti; certo, non devono impedirci di agire, ma è utile che si sappia che sarà una strada né facile né agibile da percorrere.
Non credo di avere altro da aggiungere: mi riconosco nel documento presentato dai Capigruppo della maggioranza.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Presidente della Giunta regionale

Ritengo utile aggiungere alcune considerazioni alla replica dell'Assessore Garino. Naturalmente ognuno ha il proprio stile, il suo proprio modo di comportarsi; personalmente, non amo andare sopra le righe e non amo fare del trionfalismo: linea di comportamento che può anche essere apparsa sotto tono, ma nella quale, invece, c'è tutta la determinazione e la volontà di cui sono capace.
Ho trovato strani alcuni richiami, peraltro contraddittori: da un lato qualcuno ha detto che il mio è stato un intervento sotto tono, dall'altro il Consigliere Majorino ritiene che ho enfatizzato troppo il successo della sentenza. Mettiamoci d'accordo; ribadisco che in quanto ho detto c'è tutta la mia anima - e con questo voglio rassicurare il collega Picchioni; tutta non solo un supplemento, la stessa che metto In ogni atto dell'Amministrazione; anima che non è mai burocratica ma profondamente sentita.
Potrò anche sbagliare, ci mancherebbe, ma vivo quest'esperienza con grande impegno e determinazione: in pratica, ce la sto mettendo tutta.
Non ho ritenuto opportuno "cantar vittoria" e fare del trionfalismo per senso realistico, per essere attenti a quanto è avvenuto.
A questo proposito, consentitemi di dire - purtroppo non vedo il Consigliere Rivalta - che mi pare eccessivo l'aver minimizzato l'apporto della Giunta a questa sentenza. Vediamo le cose con realismo: se abbiamo presentato ricorso qualche giorno dopo quello del Consigliere Majorino è stato perché avevamo pendente il ricorso precedente dell'89, fatto non ininfluente. Infatti, abbiamo dovuto stabilire se mantenere in vita quello dell'89 o se fosse necessario presentarne un altro: successivamente, i nostri avvocati, in perfetto tempo utile, hanno ritenuto di mantener valida la situazione precostituita e di portare avanti l'altra.
Certamente, ci ha fatto molto piacere il conforto dei Comuni, che pur non potendosi costituire come parte civile hanno dato il loro assenso di sostegno: ma la causa l'ha vintala Regione Piemonte, l'appello accolto è stato quello della Regione Piemonte, rappresentata da me come Presidente della Giunta regionale. Questo è il dato effettivo sul quale dobbiamo riflettere e del quale dobbiamo prendere atto per verità oggettiva e per la Storia.
Detto questo, non ho enfatizzato il successo ottenuto perché i problemi rimangono aperti sia sul piano giuridico sia sul piano politico. Stamattina ho evidenziato due vie di possibile contestazione di questa sentenza; oggi ne emerge una terza, un'eventuale istanza di revoca.
E' allo studio la via di by-passare la nostra sentenza; dobbiamo essere molto attenti e valutare la complessità del momento, certamente difficile che dobbiamo vivere con la determinazione ad ottenere un risultato positivo.
Già durante la causa - come ha citato il Consigliere Picchioni - in Commissione e in questa sede si diffidava del possibile successo in via giudiziaria. Quando abbiamo avviato la trattativa in Commissione si è diffidato anche di possibili alternative, ritenute inesistenti. Oggi sentiamo dire che il ricercare alternative occupazionali è stata da noi considerata alcuni mesi fa l'unica via percorribile. Bisogna essere corretti e lineari; ci si invita alla coerenza, ma dobbiamo essere tutti coerenti.
Noi riteniamo di aver scelto una via coerente, e la porteremo avanti con la massima determinazione e il massimo impegno.
La riunione a livello ministeriale è stata aspra e molto dura in certi passaggi; in quella sede credo di aver espresso tutta la durezza della nostra posizione: me ne è stato dato atto da tutti i presenti e anche da coloro che avevano posizioni differenziate. Questa stessa durezza sarà portata avanti nelle altre sedi: altra cosa è cogliere le difficoltà esistenti e averle ben presenti. Da un lato abbiamo di fronte la pressione imprenditoriale, che appare in tutta evidenza anche oggi; dall'altro una pressione sindacale forte, in un momento in cui il Governo sta trattando il costo del lavoro ed i problemi occupazionali sono pesanti, non intravedere queste difficoltà significherebbe non coglierne completamente la valenza.
Andremo avanti sulla strada intrapresa con la massima determinazione ai tre livelli che ho indicato; attendiamo dal documento che il Consiglio approverà supporto e sostegno.
Ritengo che la riapertura del problema del piano della Valle Bormida sia un errore sotto il profilo politico e giudiziario, che nulla aggiunga alla nostra posizione e che semmai la possa indebolire. Pur con l'avvenuta sentenza non dobbiamo cambiare il quadro della nostra posizione giuridica né dobbiamo dare alibi a chi ritiene di dovere, sull'onda della minaccia occupazionale, giocare la carta di un altro ricatto, quello di non intervenire correttamente sull'inquinamento e sul Piano di risanamento.
Piano che, seppure da modificare in vista dei risultati definitivi, è largamente corrispondente alle nostre indicazioni. La questione del risanamento dello stabilimento deve essere il più possibile aperta: non pu essere condizionata all'impianto del Re-Sol a Cengio e alla vita dell'azienda.
Se prendiamo strade d'uscita portiamo acqua ai nostri avversari Lo dico in piena convinzione così cune ho fatto all'inizio del dibattito nell'intervento di apertura.
Non aggiungo altro. Attendo dal Consiglio che si voti il documento e come Giunta, saremo certamente fedeli alle indicazioni consiliari. Lo siamo sempre stati, abbiamo sempre portato avanti le linee concertate in maggioranza, ma quando il Consiglio nella sua sovranità ha indicato le proprie linee, ne abbiamo sempre tenuto doverosamente conto e abbiamo cercato di dare ad esse un'interpretazione forte e determinata. Voglio assicurare che questa linea di forza, di determinazione ed impegno ci sarà tenendo conto che operiamo in una situazione di difficoltà perch l'impianto non è In Piemonte, ma in Liguria; stiamo conducendo una battaglia difficile (l'ha evidenziato bene il collega Marchini) in quanto dobbiamo assumere decisioni fuori dal nostro territorio e dalla nostra diretta competenza. Cionondimeno lavoreremo.
Ci rendiamo conto che questi sono giorni molto difficili e ci rendiamo conto della responsabilità della Giurata e mie personale come Presidente della Giunta.
Farò di tutto per ottenere risultati positivi nell'interesse del Piemonte e con la consapevolezza che è una battaglia che il Piemonte deve vincere perché giusta e nell'interesse della popolazione.



PRESIDENTE

Sono stati presentati i documenti che ho già richiamato in premessa che dovranno essere posti in votazione; è stato pure presentato l'ordine del giorno n. 303 a firma dei Consiglieri Picchioni, Rossa, Goglio e Marchini.
Nel dibattito che ho seguito con grande attenzione mi pare siano già state chiarite le posizioni di ognuno; eventuali spazi per dichiarazione di voto dovrebbero essere ridotti al minimo. Con questo non voglio dire che non ci debbano essere dichiarazioni di voto, ma che le argomentazioni sono già state amplissimamente portate e discusse.
Proporrei cinque minuti di sospensione per i necessari raccordi fra le varie posizioni. Informo ancora il Consiglio che domani ci sarà la seduta del Consiglio regionale sull'ordinaria amministrazione e sulla normativa inerente i parchi. La I Commissione è convocata alle ore 9,15 per esprimere il parere finanziario sul disegno di legge "Istituzione del parco dello Baragge" già prenotato nell'ordine del giorno del Consiglio di domani. E' un adempimento che deve essere fatto e chiedo ai membri della 1 Commissione di essere puntuali.
La seduta è sospesa.



(La seduta sospesa alle ore 16,10 riprende alle ore 16,50)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Siamo in fase di esame dei documenti. In questo momento alla Presidenza risultano mantenuti seguenti documenti: 1) ordine del giorno n. 290 dei Consiglieri Coppo, Dameri e altri 2) mozione n. 297 presentata dai Consiglieri Coppo, Dameri ed altri 3) mozione n. 298 presentata dai Consiglieri Coppo, Dameri ed altri 4) ordine del giorno n. 304, che mi è stato consegnato in questo momento, firmato dai Gruppi DC, Verdi, PSI, Rifondazione, PLI, PSDI, Gruppo Misto Verdi e Antiproibizionista.
Do lettura di quest'ultimo documento: "Il Consiglio regionale del Piemonte udite le relazioni del Presidente della Giunta e dell'Assessore all'ambiente a seguito dell'approfondito dibattito consiliare preso atto che l'iniziativa della Regione Piemonte ha avuto un primo parziale successo con la decisione del Consiglio di Stato di sospendere l'autorizzazione alla costruzione del Re-Sol a Cengio ed ha finalmente indotto il Governo a convocare la riunione collegiale reiteratamente richiesta chiede alla Presidenza della Camera dei Deputati e alla Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari di dar seguito un mediato all'impegno assunto di discutere la proposta di legge d'iniziativa regionale che detta 'Norme per la chiusura dell'ACNA di Cengio, per la bonifica e la rinascita della Val Bormida e per lo sviluppo dei livelli occupazionali ambientalmente compatibili ', e di farsi garante del rispetto della risoluzione parlamentare del 30/1/90 ribadisce con fermezza le ragioni che impongono la non collocazione del Re-Sol a Cengio o in Valle Bormida chiede al Governo Nazionale di onorare l'impegno assunto di definire la propria posizione sulla sorte dell'ACNA e sulla collocazione dell'impianto Recupero Solfiati entro i tempi annunciati e secondo le indicazioni del Parlamento e le richieste della Regione Piemonte; dichiara la propria: volontà e disponibilità a cercare con le Organizzazioni Sindacali e con la Regione Liguria la collocazione a Cengio e in Valle Bormida di insediamenti produttivi alternativi all'ACNA ribadisce al Governo e al Parlamento l'inderogabile necessità che vengano poste le basi finanziarie per la bonifica e il risanamento della Valle, contemporaneamente ad interventi per lo sviluppo della zona e a garanzia dell'occupazione in Valle Bormida e nel più ampio Comprensorio interessato dà mandato al Presidente di convocare subito una riunione da tenere entro il 19/12/1991 con tutti i Parlamentari e Ministri piemontesi per verificare con loro e con la Giunta regionale ogni iniziativa volta a raggiungere gli obiettivi sopra indicati; dà mandato al Presidente del Consiglio di avviare le più opportune forme collaborative con il Comitato di crisi formato dai Sindaci della Valle Bormida, Alta Larga, e Albese".
A seguito della presentazione di questo documento vengono ritirati i seguenti ordini del giorno: n. 299, n. 303, n. 302.
Passiamo pertanto alle dichiarazioni di voto.
La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Come i colleghi avranno avuto modo di notare ascoltando il Presidente che ha letto le firme di sottoscrizione dell'ultimo ordine del giorno presentato, il nostro Gruppo non l'ha sottoscritto (testo che pure è stato sottoscritto, oltre che da quattro Gruppi di maggioranza - il collega Ferrara non lo ha firmato - .anche da alcuni Gruppi di opposizione): Devo pertanto motivare la non adesione da parte nostra al tentativo, che pure in altre epoche noi stessi abbiamo esperito, di addivenire ad una posizione unitaria del Consiglio. Vorrei motivare questo atteggiamento a partire da un giudizio di estrema sintesi, mi scuso quindi se si ridurrà a una battuta, sull'intervento conclusivo del Presidente Brizio. Il Presidente Brizio ha svolto questo intervento con un tono di voce più alto, ma con un tono politico ancora più basso, se possibile, di quello usato nell'intervento di apertura.
In sostanza, qual è il punto? Il punto è che noi dobbiamo escludere dalle nostre teste, cari colleghi, che la situazione dopo la sentenza del Consiglio di Stato sia più facile di quanto fosse prima. Mi pare che questo punto non sia stato chiarito a sufficienza in questo Consiglio: altro che trionfalismo! Siamo ad una stretta e vi arriviamo in una situazione di difficoltà per la nostra battaglia, ammesso che la nostra sia una battaglia davvero comune e per lo stesso obiettivo.
Proprio per questa ragione, come abbiamo già avuto modo di dire in altre occasioni, perché non è la prima volta che il nostro Gruppo si dissocia da ordini del giorno unitari pacifici e tranquillizzanti sul problema della Valle Bormida, occorre utilizzare al massimo le armi della chiarezza, dell'incisività e ricercare fino in fondo una dote fondamentale per un'istituzione credibilità.
Non ritrovo questi elementi negli interventi, complessivamente, della maggioranza e nel testo che è sottoposto al voto con le firme di tanta parte del Consiglio. Un solo esempio, colleghi: noi avevamo lamentato nel dibattito, con alcuni interventi, che mancava in tutto il testo presentato la parola "chiusura dell'ACNA ". Era un'osservazione se volete banale, per in quasi due pagine non c'erano queste parole magiche: "Il Piemonte vuole la chiusura dell'ACNA", non c'era scritto! Come si è risolto il problema in questo sforzo unitario? Si è risolto ricordando nel testo che la proposta di legge al Parlamento nazionale, che la nostra Regione votò un poco più di un anno fa, è intitolata "Norme per la chiusura dell'ACNA". Questo testo chiede la chiusura dell'ACNA, citando e sviluppando in questo senso una frase già contenuta; sollecitiamo dunque l'approvazione da parte del Parlamento della legge di proposta regionale "Norme per la chiusura dell'ACNA".
Questo mi sembra un modo un po' troppo semplice di salvarsi la coscienza. Colleghi, siamo franchi e onesti, fra due mesi il Parlamento della Repubblica sarà in grado di votare alcunché?Quali probabilità ci sono anche con la riunione coi parlamentari e coi Ministri piemontesi, che questa nostra legge possa passare al vaglio del Parlamento? Abbiamo il coraggio della verità, o vogliamo semplicemente salvarci la coscienza e raccogliere qualche voto in Valle Bormida? Non ritroviamo ragioni elementari di chiarezza e credibilità; non troviamo le tre questioni che avevamo posto con molta concretezza e semplicità, proprio in ragione della chiarezza: chiedere esplicitamente con parole nette, come volontà politica, la chiusura dell'ACNA; revocare conseguentemente la deliberazione di parere positivo sul piano di risanamento, in quanto quel piano è stato impostato prevedendo il mantenimento dell'ACNA e la collocazione del Re-Sol a Cengio: assumere fino in fondo, come Regione, i propri impegni, i nostri impegni: il Piano di sviluppo della Valle Bormida e il completamento del sistema di monitoraggio.
Queste ci sembrano cose chiare, concrete, nette. Invece, si è voluto cercare un esercizio di mediazione che in questo momento non ci sembra assolutamente utile.
Per queste ragioni voteremo contro il documento; ovviamente voteremo per i nostri e per l'ordine del giorno che il MSI ha mantenuto, il quale ha contenuto analogo a uno dei nostri documenti, cioè la richiesta di revoca della deliberazione di parere sul Piano di risanamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Come ha notato il collega: Monticelli, non ho firmato l'ordine del giorno. Mi è sembrato di capitare in un posto dove si è svolta un'altra riunione; ho ascoltato la relazione dell'Assessore, del Presidente, ho ascoltato gli interventi dei vari partiti che hanno sottoscritto questo ordine del giorno, ho ascoltato l'intervento dei Consiglieri Marchini e Chiezzi: mi è parso di capire che dicessero cose diverse.
Gli elementi di ambiguità, che in qualche misura già emergevano nell'ordine del giorno presentato dagli altri quattro partiti della maggioranza, sono fortemente accentuati.
La mia opinione è che la forza sta non nella confusione, ma nella chiarezza: la forza sta non nel mettere tante firme sotto un documento, ma nel mettere una firma sotto un documento nel quale si crede e del quale tutti danno la stessa interpretazione. Non credo sia una prova di forza il mandare un documento del quale ciascun sottoscrittore dà una lettura diversa, e non per piccole sfumature, ma profondamente diversa.
Signor Presidente, prendo atto di, questa confusione e dichiaro che il voto del Gruppo repubblicano sarà di astensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il Gruppo liberale darà un voto favorevole e convinto a questo documento, ritenendolo una dimostrazione di forte impegno e solidarietà con il bene più prezioso che abbiamo da amministrare: il destino della gente della Valle Bormida.
Mi rammarico che non si sia potuti pervenire a un risultato unitario che avrebbe consentito, forse per la prima volta in questa tornata di Consiglio regionale, al Presidente del Consiglio di svolgere un ruolo diverso da quello dello speaker, che qualcuno vuole fargli svolgere.
Ricordo, per tranquillità del Presidente, che quando abbiamo adottato l'attuale Regolamento, l'allora Presidente specificò che non bisognava interpretare il ruolo del Presidente del Consiglio come quello di uno speaker, ma di qualcuno che In particolari occasioni si deve far carico di interpretare le ragioni per cui si perviene a talune decisioni. Al nostro Gruppo sarebbe piaciuto che in questa circostanza ci fosse stato un voto unanime, sia pure sofferto, e non unitario nel senso recondito del termine delle diversità che comunque ci portano a una decisione comune, avrebbe dovuto farsi interprete il Presidente del Consiglio e farne elemento di lettura e rafforzamento del documento.
Registriamo con dispiacere che così non è, non tanto per la questione sulla quale ragioniamo, quanto - ognuno è naturalmente libero di assumere gli atteggiamenti che crede, ma deve anche essere disponibile a sentirsi i giudizi che maturano di conseguenza - per i comportamenti non coerenti di alcuni Gruppi; si tratta di comportamenti strumentali, perché finalizzati a fare notizia rispetto a elementi marginali di questo processo: alcuni pezzi della cultura industriale che si vogliono interpretare in modo autentico per mantenere sostanzialmente l'elemento polemico di cui la leadership è il PDS.
Queste cose forse ci aiutano a capire qual è il senso dello Stato e delle istituzioni: qualche volta bisogna mettere da parte anche dei legittimi e sostanziati elementi di non consenso, se si ritiene che tale consenso, in una qualche misura anche condizionato, produce un beneficio.
Quando, come in ispecie, non si dà il proprio contributo al risultato dell'istituzione e si privilegia il proprio utile particolare, si fa sicuramente un discorso politico di totale e assoluta correttezza.
Tuttavia, cari amici, il problema che abbiamo di fronte non è un problema politico, ma istituzionale: dobbiamo riuscire a far svolgere un ruolo alla Regione Piemonte, che qui ruolo non ha.
Sulla vicenda Bormida, la Regione Piemonte non ha alcun ruolo istituzionale: lo dobbiamo costruire.
Nella vicenda dell'ACNA di Cengio, sita nella Regione Liguria, è evidente che dobbiamo costruire non un ruolo politico per definire da che parte stiamo, ma dobbiamo far stare la Regione al tavolo dei, potenti.
Dovevamo fare tutto lo sforzo possibile - per parte loro 1 liberali l'hanno fatto, anche in modo sofferto - per consentire all'istituzione di svolgere un ruolo istituzionale in una sede dove forse questo ruolo non gli compete.
E' evidente che un documento che non ha la totalità dei consensi del Consiglio regionale riduce di molto non la valenza politica, che a mio modo di vedere è poca, di questo documento, ma riduce di molto il ruolo istituzionale della Regione. In questo senso giudico in modo molto pesante ovviamente in termini negativi - il comportamento dei Gruppi che su un documento che doveva far crescere il ruolo istituzionale della Regione non hanno colto l'esigenza di non far prevalere gli elementi di distinguo politico. I distinguo politico si fanno quando si è affermato il ruolo: noi dobbiamo ancora dimostrare un nostro ruolo, ruolo che avremmo conquistato anzi che avremmo difeso - con la massima solidarietà.
Questi distinguo in tempi elettorali che cosa produrranno? Produrranno l'esplosione all'esterno delle differenze qui registrate; avremmo fatto sicuramente un discorso corretto e decoroso dal punto di vista politico ma, a mio modo di vedere, controproducente e addirittura sabotatore nei confronti dell'istituzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



(Interruzioni dai banchi del PDS)



(Interruzione del Consigliere Rivalta)



PRESIDENTE

Consigliere Rivalta, se si vuole dissociare, prenda la parola e rispetti la Presidenza, cosa che da tutto il giorno non sta facendo.
La parola al Consigliere Staglianò.
STAGLIANO' Signora Presidente, queste battute dimostrano come la questione continui a restare molto seria. Penso che sia richiesto a ciascuno di noi per la responsabilità che reciprocamente rivestiamo in quest'aula, di fare fino in fondo il proprio dovere e quindi ritengo che quanto espresso dal Capogruppo del PDS debba essere valutato con estrema serenità.
Al riguardo, voglio far rilevare che i Consiglieri Ferrara e Monticelli, intervenendo in sequenza, hanno detto cose totalmente opposte.
Qui si tratta di intendersi, di capire se ha ragione uno o l'altro, oppure se ne hanno un pezzetto ciascuno o nessuno dei due, in relazione alla lettura di un documento che qui è stato presentato, non alle posizioni in generale.



(Interruzioni dai banchi del PDS)



PRESIDENTE

Pregherei i Consiglieri del PDS di lasciar parlare gli altri Consiglieri.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Non ho capito perché siete così nervosi! Apprezzo gli argomenti portati, registro però qualche contraddizione, e non mi pare fuori luogo evidenziarla in questa sede. Poiché viene data una certa lettura del documento firmato da un'amplissima parte del Consiglio, mi permetto di fare alcune osservazioni.
A proposito della chiusura dell'ACNA, che è stato il punto centrale dell'argomentare di Monticelli, non riesco davvero a capire come si faccia a svilire, così come il collega ha fatto, il richiamo in termini testuali della più alta espressione di volontà che un'assemblea come il Piemonte pu esprimere sull'argomento, che è la legge che abbiamo voluto, che tu stesso hai votato con noi, ecc., ecc., e che è il massimo della espressione politica di volontà che qui possiamo manifestare. Non penso che si possa svilire il riferimento alla chiusura dell'ACNA; questa soluzione è importante ed assume particolare spessore se diventa un paragrafo senza virgolette; non vale nulla o quasi se riprende le virgolette di un titolo della nostra legge.



DAMERI Silvana

Ma sai quante leggi sono state approvate...



PRESIDENTE

...Consigliere Dameri, siamo in dichiarazione di voto.



(Vive proteste dai banchi del PDS)



STAGLIANO' Gregorio Igor

Mi pare però che anche gli ordini del giorno, purtroppo, non vengano ascoltati granché.



PRESIDENTE

Consiglieri, siamo di fronte ad un ordine del giorno sul quale ognuno fa le sue dichiarazioni. Consigliere Staglianò, continui e i Consiglieri del PDS lascino continuare questo dibattito.
Pregherei il Consigliere Rivalta di volersi accomodare e di essere un po' più tranquillo; anche rispetto al Presidente.



RIVALTA Luigi

Anche lei, Presidente...



PRESIDENTE

...Io non sto dicendo nulla, sono quasi stata strappata via da questa sedia. Prego, Consigliere Staglianò, continui.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signora Presidente, a me pare che quello su cui non ci si riesce ad intendere, anche in queste polemiche, è sul ruolo politico che questa assemblea può avere nella situazione attuale.
A giudizio dei Verdi, questo ruolo oggi non può che ribadire una volontà a nostro avviso chiarissima, nel momento in cui abbiamo approvato una legge che dice "chiudiamo i ACNA e avviamo un processo di riconversione occupazionale alternativa": è così o no, Ferrara? Ho ragione?



FERRARA Franco

Chiarissimo.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Perfetto, a me basta l'attestato del Consigliere Ferrara che con grandissima coerenza, sul finire della legislatura, ha addirittura "rotto" il suo Gruppo - se mi permette questa espressione - per difendere con linearità una propria posizione, coerente e via discorrendo. Noi, come Consiglio regionale, non possiamo che ribadire questa volontà.
Voglio anche aggiungere, signora Presidente, che ci stiamo accapigliando sul fatto se una frase deve essere messa fra virgolette o meno. A noi pare inequivoco il riferimento alla chiusura dell'ACNA la verità è che o la Regione Piemonte e tutte le forze politiche che ne fanno parte sono in grado di mettere in campo iniziative nei confronti delle organizzazioni sindacali, delle organizzazioni industriali e nei confronti dei nostri parlamentari affinché le nostre valutazioni abbiano un qualche peso, oppure domani la notizia di questo nostro dibattito sarà per certi versi anche testimonianza di crisi della politica.
Io non posso, nei pochissimi secondi che mi rimangono, argomentare questo passaggio, ma basta vedere il disinteresse con cui una parte di noi vive questo dibattito per capire come potrà essere vissuta all'esterno questa discussione. La notizia di domani sarà la presa di posizione di Federpiemonte che "trucca le carte" (è stato detto stamane, a proposito di risanamenti possibili o non possibili). Noi dovremmo riuscire, con equilibrio, ad intraprendere quelle iniziative che consentano di spostare i rapporti di forza; è drammatico che le Organizzazioni sindacali dei lavoratori di Cengio, prime vittime dell'inquinamento, continuino a difendere la fabbrica, minacciando serie iniziative.
Tutte le forze politiche in questa Assemblea - nessuna esclusa - che hanno a cuore i problemi della valle dovrebbero assumere iniziative nei confronti dei lavoratori e delle Organizzazioni sindacali, per consolidare un'omogeneità: tentare un avvio di sviluppo diverso per quelle popolazioni e per quelle valli. Questo è il senso della nostra firma: cercare di consolidare una unità politica, la più ampia possibile, affinché i nostri obiettivi possano essere perseguiti.
Presidente, con tutte le interruzioni avvenute non so quanto sia riuscito a capire dei nostri argomenti. Siccome è nostro dovere pronunciarci su tutti i documenti a nostre mani, a proposito dei documenti del PDS e del MSI, riguardo cioè il Piano di risanamento, abbiamo ribadito tante volte che siamo contrari: il Piano ha il presupposto di mantenere l'ACNA aperta e la costruzione del Re-Sol.
Voteremo a favore dei documenti, ma vogliamo anche aggiungere con convinzione che non ci paiono pertinenti alla discussione svolta. In questo senso, non neghiamo la preoccupazione di un voto differenziato, e quindi il possibile rischio di bocciatura dei documenti presentati, cosa che potrebbe avere effetti negativi per l'immagine trasmessa del dibattito e delle nostre volontà.
Voteremo gli ordini del giorno mantenuti, ma ci riserveremo di assumere nostre iniziative nel prossimi giorni riguardo il Piano di risanamento della Valle Bormida; laddove riusciremo a calendarizzare questo argomento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Intervengo per dichiarazione di voto sull'ordine del giorno n. 300, da noi presentato. Più che illustrarlo nei termini lo leggo con qualche brevissima chiosa: "Considerato che nel corso della riunione tenutasi a Roma il 26 novembre 1991, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ha dato formale assicurazione che entro dieci giorni" - mi si consenta un moto di riso perché non verrà rispettato - "Il Governo avrebbe assunto determinazioni in ordine al futuro dell'ACNA, con particolare riguardo al Re-Sol; ritenuta la necessità" - ecco la parte di rilievo del documento "di ribadire ancora una volta, ed in vista delle sovra preannunciate determinazioni governative, il fermo atteggiamento della Regione Piemonte sulle questioni ACNA e Re-Sol; impegna la Giunta a immediatamente farsi portavoce" - è un ordine del giorno anche operativo - presso il Presidente dei Consiglio dei Ministri, ed i Presidenti di Camera e Senato di quanto segue: a) che il Consiglio regionale del Piemonte intende venga rispettata la mozione parlamentare del 30 gennaio 1990 che impegnava il Governo a non consentire la realizzazione dell'impianto Re-Sol in Valle Bormida;" - e se questo messaggio forte viene accolto nei dieci giorni di cui abbiamo detto cade l'intera impalcatura dell'ACNA perché è stato detto in più di un'occasione, e può essere considerato un fatto pacifico, che se non viene costruito ed installato il Re-Sol, l'ACNA si deve chiudere - "b) che il Consiglio regionale dei Piemonte richiede che venga esaminata ed approvata al più presto (e prima della fine della X legislatura) la propria proposta di legge 27 marzo 1990 recante: Norme per la chiusura dell'ACNA, la bonifica e la rinascita della Valle Bormida".
Nessun progetto di legge proposto al Parlamen-to è mai stato approvato però va considerata questa parte del messaggio come documento propositivo sul quale insistiamo. Se avessimo scritto: "Si chiede al Governo.., nelle future determinazioni che dovrebbero verificarsi fra pochi giorni:., la chiusura dell'ACNA". Quindi, la chiusura con un provvedimento governativo avrebbe raggiunto lo stesso risultato del chiedere l'approvazione del nostro disegno di legge. Su questo pensiamo di avere ragione.
"c) che si proseguirà, comunque, in tutte le iniziative intraprese anche sul piano giudiziale." Voglio sperare che la maggioranza voti anche questo documento, perch tre punti sono compresi anche nel più ampio documento della maggioranza che contiene, su suggerimento del collega Chiezzi, proposizioni forti relative ai lavoratori ed al reimpiego e conversione.
Per quanto riguarda il secondo documento, ricordo che la nostra proposta di revoca della deliberazione della Giunta del 18 ottobre 1990 che aveva manifestato parere favorevole, risale al 18 luglio. Ciò premesso, le ragioni della revoca sono due. La prima è che il Piano di risanamento sul quale la Giunta ha espresso parere favorevole (e il documento politicamente esiste ancora, anche se il Consiglio ha deciso di sospenderne l'esame) è un dato di fatto incontestabile, Presidente Brizio, che presupponeva l'ACNA aperta ed il Re-Sol in fruizione. Occorre quindi revocarlo; avevamo già scritto fin dal 18 luglio che quello della revoca è un atto dovuto. Né vale a questo proposito l'obiezione del Presidente Brizio nel corso della sua comunicazione; allorquando ha detto che in definitiva, se viene revocato c'è poi il pericolo che il Ministro Ruffolo, qualora si ottenga la chiusura dell'ACNA e la non installazione del Re-Sol, dica che, ottenuto quello che volevamo, dobbiamo fare il Piano. Questo non potrà essere detto n responsabilmente né irresponsabilmente perché la Valle Bormida è stata dichiarata zona ad elevato rischio ambientale: il Piano di risanamento è comunque un atto dovuto. Se la Giunta lo revoca compie quindi cosa utile e necessaria.
Infine, sull'ordine del giorno della maggioranza chiederemo la votazione per parti separate; non voteremo cioè il primo punto perch enfatizza il ruolo della Regione Piemonte in quanto tale, in quanto Giunta.
Infatti, al di là delle parole usate, si è ottenuta una vittoria di Pirro non certo determinante, ma che allo stato degli atti ha avuto un suo peso nella sospensiva. In quel punto si enfatizza solo il ruolo della Regione e non degli altri due soggetti che hanno collaborato. "viribus unitis", ad ottenere questo risultato.
Siamo così umili, e forse il mio collega Zacchera mi muoverà un rimprovero, da non pretendere che si scriva che la sospensiva è merito del Gruppo MSI-DN, che per primo ha presentato il ricorso della Comunità Montana Valle Langa. Sarebbe bastato far emergere il risultato soddisfacente della sospensiva anche se, purtroppo, è una vittoria di Pirro. La sospensiva dice infatti: "sospendiamo per i danni che potrebbero arrivare ad entrambi e per errori procedurali". A mio avviso il messaggio del TAR ligure è correggere gli errori procedurali (e consentire nostro malgrado la prosecuzione della realizzazione del Re-Sol).
Come Gruppo voteremo il documento per parti separate; su questo punto diremo un deciso "no" perché si enfatizza e si gioca il ruolo della famosa mosca cocchiera che disse "Arammo" mentre si è arato in tre.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie Presidente, colleghi e colleghe. All'inizio del mio intervento avevo precisato di tenere un comportamento in aula avendo un unico riferimento: il fatto che stiamo decidendo sulla popolazione della Valle Bormida, inquinata da cent'anni. Avevo detto che mi sarei sforzato in ogni modo dimettere in primo piano gli interessi della valle e dopo ogni presupposto interesse di bottega, anche della mia.
Con ciò, non sarei in ogni caso disponibile a votare ordini del giorno improntati ad ambiguità. E quanto, insieme al collega Maggiorotti, non feci il 7 maggio di quest'anno, quando non fui destinatario di un grande applauso visto che non votai un ordine del giorno di ambiguità e genericità assoluta ed in contraddizione - nelle parti non ambigue - con alcune dichiarazioni svolte da membri di maggioranza.
Il 7 maggio; in quest'aula, la DC non era così esplicita ed unitaria sul tema della chiusura dell'ACNA, e soprattutto il PSI, sempre il 7 maggio, sosteneva buoni ragioni per tenere aperta l'ACNA. In presenza di tali dichiarazioni e di un ordine del giorno che si limitava a citare la legge. Insieme al collega Maggiorotti non ho votato il documento, che ritenevo il classico ordine del giorno unanimistico-acqua fresca.
Quello di oggi - collega Calligaro, se l'ha letto - non è un ordine del giorno ambiguo. Politicamente, devo prendere atto di un'altra questione, se voglio far politica: in questi mesi la DC si è schierata in modo sempre più aperto e netto per la chiusura dell'ACNA e il PSI ha oggi dichiarato - e non mi interessano i motivi: calcoli elettorali, e così via - che, stante i fatti, l'ACNA va chiusa In presenza di una maggioranza che si è esplicitata in questo modo, se si propone un ordine del gioRNo in cui,chiaramente e senza ambiguità, non solo si fa riferimento alla legge di chiusura dell'ACNA, ma si cerca di collocare a Cengio in Val Bormida insediamenti produttivi alternativi aLl'ACNA, voto favorevolmente l'ordine del giorno perché dice parole precise in direzione della chiusura dell'ACNA, e lo voto nell'interesse della popolazione. E, se volete, lo voto anche per coerenza per come mi sono comportato contro l'unanimismo fittizio e pasticcione che tante volte abbiamo praticato e che io non ho intenzione di praticare n ora né in futuro.
Inoltre, l'ordine del giorno presenta altri elementi positivi; mette sullo stesso piano la chiusura dell'ACNA e la tutela dell'occupazione oltre ad altri fatti importanti: l'adesione al Comitato di crisi dei Sindaci della Valle Bormida, e al tentativo di riunire i parlamentari piemontesi affinché si attivino. Vi pare ambiguo? A me non pare assolutamente. La battaglia di distinzione dalla maggioranza io l'ho fatta e continuerò a farla; votando questo ordine del giorno non dò carta bianca non ho fiducia che quanto scritto verrà tradotto in pratica o che tutti siano in buona fede! Ma non posso far politica facendo il processo alle intenzioni; devo far politica basandomi sui fatti: questo ordine del giorno è chiaro ed esplicito: poi si vedrà, se del caso ci divideremo. Chi non farà capo agli impegni assunti ne pagherà le conseguenze politiche, ma non posso trincerarmi dietro ad assurdi giudizi di ambiguità di un ordine del giorno che ambiguo non è.
Ed è talmente poco ambiguo che, coerentemente, il collega Ferrara non lo vota.
Per la Valle Bormida e per coloro che vogliono chiudere l'ACNA sarebbe stata un gran cosa se il Consiglio regionale all'unanimità meno uno, meno chi coerentemente continua a dire che è bene che l'ACNA rimanga in funzione, avesse votato l'ordine del giorno isolando chi non concorda con la chiusura dell'ACNA. Forse la Val Bormida avrebbe guadagnato qualcosa.
Il mio voto è favorevole all'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Signor Presidente, il nostro Gruppo esprime la soddisfazione per le convergenze registrate su questo documento, che raccoglie firme di Gruppi di maggioranza e di opposizione.
Non vi erano dubbi, quando ci si è riuniti, che alcuni documenti potessero essere fusi tra loro: alcuni testi sono oggettivamente convergenti. E' stata sufficiente qualche operazione di incastro e di collazione per avere un documento unico; che raccoglie tutta la ricchezza del dibattito svoltosi in aula.
Dal punto di vista personale ritengo incomprensibile la mancata adesione del PDS ad un documento di questo genere e l'arroccamento su posizioni che non riesco, francamente, a capire. Condivido anch'io quanto detto in precedenza: mai come in questo documento il Consiglio regionale è stato chiaro nell'indicare tutta una serie di cose. Questo consiglio regionale, per la verità, si era già espresso chiaramente quando, nella scorsa legislatura, aveva proposto al Parlamento nazionale un provvedimento di legge per la chiusura dell'ACNA, non semplicisticamente ma con la contemporanea elaborazione di provvedimenti a favore delle maestranze dello stabilimento e per il contestuale sviluppo socio-economico di tutta la Valle Bormida, da cento anni danneggiata dalle lavorazioni dell'azienda.
Penso che una battaglia come questa abbia soprattutto bisogno di unità di intenti: In valle abbiamo registrato, nell'incontro di sabato ma anche in tutte quelle occasioni che ci vedono presenti in quei luoghi, grande unità di intenti all'interno dei Consigli comunali e tra i Sindaci di qualunque colorazione politica, a qualunque partito appartengano, e così via.
Ritengo opportuni ulteriori sforzi da parte di tutti per riportare anche In quest'aula la convergenza totale sull'impostazione che comunemente ci siamo dati.
Nel momento in cui come Consiglio approviamo l'operato della Giunta regionale, del Presidente della Giunta, e specificatamente dell'Assessore non facciamo nient'altro che dare atto alla Giunta regionale di aver portato avanti i deliberati unitari e largamente unanimi di questo Consiglio in direzione del Governo e della battaglia giudiziaria per ottenere la sospensione della costruzione dell'impianto Re-Sol impegnandosi ed affidandosi a principi del Foro nella battaglia per il definitivo annullamento della concessione.
Sappiamo anche noi, collega Majorino, che la sospensione ottenuta pu essere la vittoria di Pirro, però noi sappiamo che anche sotto questo profilo siamo impegnati per far sì che pure essendo noi collocati nella Regione Piemonte, quindi avendo delle difficoltà tutto sommato dal punto di vista istituzionale per opporsi a provvedimenti di una Regione a noi limitrofa, nonostante questo abbiamo già raggiunto dei risultati e siamo convinti che si potranno raggiungere risultati positivi in via definitiva.
Ritengo che in questa fase si debba fare di tutto, da parte di tutte le parti politiche del Consiglio, per sostenere l'operato della Giunta regionale, del Presidente in particolare, nel confronti del Governo a cui ritengo quotidianamente venga fatto presente che ogni giorno decorre uno di quei fatidici 10 giorni che il Sottosegretario Cristofori ha indicato come scadenza per avere una risposta definitiva da parte del Governo. Noi non ci sfamo atteggiati in questi giorni e in quest'aula con spirito trionfalistico: per la stragrande maggioranza dei Consiglieri del nostro Gruppo la battaglia per la chiusura dell'ACNA è necessaria per cercare di risolvere definitivamente le questioni dell'inquinamento della Valle Bormida, e per poter avviare un'ipotesi di risanamento che elimini la causa principale dell'inquinamento della valle stessa. E' per questa ragione che abbiamo tenuto l'atteggiamento che abbiamo tenuto sul piano di risanamento e di bonifica, tant'è che non è sfuggito a nessuno, neanche al dottor Clini, che il Gruppo della DC, e per esso Il suo Capogruppo, era nettamente contrario al piano che veniva proposto dal Governo alla Regione Piemonte.
Cosa dobbiamo fare? Dobbiamo forse riaprire un caso Clini? E' noto a tutti che il Consiglio regionale del Piemonte non ha approvato il piano di risanamento e quindi non arrampichiamoci sugli specchi, andiamo soprattutto alla ricerca di quelle convergenze che possono aiutare la Giunta regionale in un momento difficile perché siamo finalmente al termine del tunnel vediamo in qualche modo vi è la possibilità di uscire da una situazione difficile, per cui non è il caso di scannarci in questo momento quando invece è opportuno e necessario - come si dice nell'ordine del giorno essere ancora più vicini alla gente e alle istituzioni della Valle Bormida che ritengono - e fanno bene - di organizzarsi in un comitato per poter far sentire meglio la loro voce.
Si tratta quindi di un'adesione convinta che noi diamo a questo documento. Documento che lascia a ciascuna forza politica che lo vota la propria iniziativa, ma che comunque registra un momento di - unità, un passaggio a mio avviso favorevole per la Valle Bormida.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Non si è affrontato nel corso di questo dibattito il nodo centrale della questione, vale a dire l'obiettivo di prevenzione primaria che occorre perseguire: eliminare la causa d'insozzamento di aria, acqua, suolo e alimenti, cioè l'ACNA.
il rinvio ad una proposta di legge mai discussa in commissione parlamentare, non a caso, mi sembra debole. Si è parlato di prevenzione secondaria con l'intervento specifico dell'attività di monitoraggio e degli studi osservazionali epidemiologici: Gli uni dovrebbero consentire di intervenire in situazioni di emergenza e per conoscere l'andamento di un evento continuo; gli altri di associare gli eventi con ipotesi causali anche al fine di intervenire su queste. Degli scopi propri dei primi interventi non si è parlato, non rimane, forse, che la denuncia alla Magistratura - non vedo cos'altro - posto che l'ACNA è fuori giurisdizione per ogni altro tipo di intervento amministrativo.
Quanto agli studi epidemiologici questi restano nel cassetto; mi è infatti noto che le risultanze di un'indagine epidemiologica sull'eccesso di mortalità in Valle Bormida commissionata dal ministero della Sanità ad un gruppo di lavoro coordinato dal prof.
Terracini, direttore di Epidemiologia dei tumori dell'Università di Torino, sono note ai Ministero, ma non a noi. Al prof. Terracini è stato vietato formalmente di renderle note nel corso di un convegno internazionale. Da segnalare che copia della relazione è stata inviata nel novembre del 1990 all'Assessore Maccari e da questi non è mai stata divulgata. E uno strano modo di intendere la collegialità di Giunta.
Voglio ribadire il fatto che la situazione cui si è giunti ora non è conseguenza degli interventi di un "principe del Foro", ma della lotta unitaria di cento anni della gente della Valle Bormida.
Mi asterrò sugli ordini del giorno presentati per sfiducia rispetto all'utilità e cogenza di tale tipo di documenti.



PORCELLANA FRANCESCO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente e colleghi, riprendo un'affermazione che ha fatto stamane il collega Fiumara quando ha detto che siamo partiti da posizioni diverse. Tuttavia al termine di questo dibattito mi fa piacere dire che stiamo arrivando a posizioni largamente unitarie. Per queste posizioni alle quali abbiamo dato come Gruppo socialista la nostra convinta adesione desideriamo esprimere la soddisfazione per il grosso risultato, privo di quell'ambiguità che da qualche parte si è voluto evidenziare. La posizione espressa dal collega Ferrara che riconferma le sue posizioni con le quali abbiamo anche avuto momenti di temporanea convergenza, è la conferma della chiarezza raggiunta. Si tratta di uno dei documenti più chiari e precisi scritti in proposito, uno dei documenti più chiari e precisi al quale noi il Gruppo socialista ed io personalmente, diamo la nostra piena adesione.Proprio perché proveniamo da un processo che come ha ricordato Fiumara stamane, ci vedeva partire da posizioni diverse. Diamo questa convinta adesione alla luce anche di un quadro politico che è andato evolvendosi: negli ultimi 20/25 giorni - non voglio riprendere quanto detto stamane - c'è stato qualcosa di nuovo che non doveva assolutamente sfuggire all'attenzione di questa assemblea. Non è sfuggita e a me fa piacere che si vada a questo risultato, ma se esprimo soddisfazione da una parte dall'altra nutro profondo rammarico. Mi rivolgo agli amici, ai compagni, ai colleghi del PDS: nel momento in cui arriviamo ad un risultato davvero significativo, mi dispiace registrare la loro posizione di dissenso che mi auguro, prima di passare al voto, cari amici e compagni, possiate rivedere.
Mi dispiace profondamente questo vostro isolamento.



MARENGO Luciano

A noi no!



ROSSA Angelo

A voi no, per carità ognuno si prende le proprie responsabilità collega Marengo. A me dispiace come socialista, dispiace al PSI che...



RIBA Lido

...Resteremo isolati a difendere la chiusura dell'ACNA!



ROSSA Angelo

Questa è una posizione, cari amici e cari compagni, profondamente sbagliata, che si pone come crinale tra il riformismo che cerchiamo di portare avanti con grande difficoltà e le vostre posizioni, dalla parte della confusione, dell'incertezza, dalla parte di chi non riesce a cogliere gli aspetti politici positivi dell'importante risultato cui stiamo arrivando. Non siamo di fronte a un fatto episodico. Per carità, sui fatti episodici ci siamo trovati spesso divisi, noi e voi; si tratta comunque di fatti limitati: questo è un grosso fatto politico. C'è ancorala possibilità di cogliere quegli aspetti positivi, che non significano certo un capovolgimento di posizioni, ma un rapporto che deve vederci impegnati, da una parte, nello sviluppo economico-industriale e, dall'altra, nella salvaguardia dell'ambiente. Mi pare che il documento che andiamo a votare risponda a ciò.
Faccio quindi eco, collega Chiezzi, a quello che hai detto e che in fondo fa onore a tutti Siamo venuti da posizioni distanti, ma su alcuni nodi e impegni fondamentali, con piacere ci siamo ritrovati.
Penso che la maggioranza, la quale si esprime al di là delle definizioni di formula, abbia il dovere di tenere conto di questo grosso risultato. Mi auguro si possa registrare anche la vostra disponibilità cari compagni del PDS; sarebbe un grosso aiuto alla Regione per portare avanti una battaglia che, pur inserendosi in buona, prospettiva, ha ancora bisogno di fare passi avanti saldi e certi.



PRESIDENTE

Non essendovi altri iscritti a parlare per dichiarazione di voto passiamo alle votazioni degli ordini del giorno.
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 290, presentato dai Consiglieri Coppo, Dameri, Foco, Riba, Bresso, Monticelli e Rivalta, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale dei Piemonte, considerata l'esigenza di procedere ad una compiuta, sistematica, e sicura azione di controllo degli scarichi nei fiume Bormida, onde eliminare ogni dubbio sui risultati dei controlli e dare certezza di informazione alla Comunità valliva: impegna la Giunta regionale a realizzare un completo e adeguato impianto di monitoraggio sulle Bormide e, in particolare, sulla Bormida di Millesimo, a valle dello stabilimento ACNA; - a utilizzare, fin da subito, gli impianti già installati, per compiere controlli con frequenze elevate e non conosciute onde evitare che possano essere effettuati scarichi che sfuggano ai rilevamenti a controllare praticamente in continuo lo scarico allo stabilimento ACNA a garantire che alla determinazione delle operazioni di rilevamento e di analisi possono concorrere i Sindaci atei Comuni della Valle." Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 19 voti favorevoli, 25 contrari e 2 astensioni.
Pongo in votazione la mozione n. 297, presentata dai Consiglieri Coppo Dameri, Foco, Riba, Bresso, Monticelli e Rivalta, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte ricordata che il Consiglio regionale aveva nella scorsa legislatura approvato un o.d.g. che chiedeva alla Giunta di predisporre uno stralcio al Piano regionale ali Sviluppo per avviare il rilancio economico e sociale niella. Valle Bormida: considerato che la Giunta regionale ha incaricato l'IRES di redigere uno stralcio che è stato da tempo ultimato; ma che non e mai stato oggetto di esame da parte del Consiglio considerato altresì come sia urgente addivenire ad iniziative concrete per il rilancio della Valle Bormida, anche nella prospettiva di rendere possibile la chiusura dell'ACNA senza creare tensioni occupazionali ed economiche, nell'intera area impegna la Giunta ad incaricare l'IRES e gli Atenei piemontesi con particolare riferimento al Gruppo di ricerca ed elaborazione interdisciplinare che lavora per un Progetto di eco sviluppo in Valle Bormida del compito di aggiornare gli studi fin qui intrapresi e di formulare un progetto di Piano per lo sviluppo economico e sociale della Valle Bormida, tenendo conto delle osservazioni che saranno fornite dal Consiglio regionale a seguito dell'esame degli studi già effettuati e delle consultazioni che su di essi si terranno con le istituzioni e le forze sociali della Valle Bormida a fissare a tre mesi dalla trasmissione all'IRES delle suddette osservazioni, la consegna alla Regione dell'elaborazione oggetto del presente incarico a realizzare subito le possibilità di sviluppo industriale dell'alta Valle in modo da produrre attività sostitutive e alternative all'ACNA.
A tal fine ne dà mandato alla Giunta di intraprendere ogni utile iniziativa verso l'ENI, le Partecipazioni Statali, gli operatori privati le loro organizzazioni, le Amministrazioni Statali per raggiungere intese e accordi di programma e concordare un programma di interventi".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La mozione è respinta con 19 voti favorevoli, 25 contrari e 2 astensioni.
Pongo il votazione la mozione n. 298, presentata dai Consiglieri Coppo Dameri, Foco, Riba, Bresso, Monticelli e Rivalta, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte ricordato che il proprio o.d.g.
del 16 aprite 1991 - ritenuto assolutamente insufficiente il Piano per il disinquinamento e la boma della Valle Bormida, poiché non prevede la chiusura dell'ACNA né sancisce l'incompatibilità e la inaccettabilità della localizzazione dell'impianto Re-Sol in Valle Bormida. - dava mandato alta Giunta regionale di: operare affinché si addivenga ad una sua riscrittura che preveda sia la chiusura dell'ACNA sia il rifiuto del Re-Sol in Valle Bormida constatato che, a seguito di quella propria presa di posizione, non si è proceduto, in nessun modo, ad una riscrittura del Pianto e il Governo nazionale opera come se esso avesse concluso positivamente il proprio iter procedurale considerata assolutamente indifferibile la decisione per il disinquinamento e la boma della Valle Bormida, capace di chiudere una vicenda ormai secolare e di assicurare alla. Valle Bormida una seria bonifica ambientale e lo sviluppo di nuove attività, compatibili con l'ambiente richiama il Governo nazionale a produrre quelle modifiche del Piano che corrispondono alle richieste delle istituzionali Comunali, Provinciali e locali della Regione, alle attese delle popolazioni della Valle e della comunità piemontese e a rispettare gli indirizzi espressi dal Parlamento attraverso le sue risoluzioni ricorda, inoltre, come nel Piano dell'area dichiarata a rischio del Lambro-Olona-Seveso sia stata compresa la rilocalizzazione e la chiusura del polo petrolchimico di Rho-Pero per consentire di procedere alle operazioni di bonifica integrale.
sottolinea quindi che la chiusura dell'ACNA rientra appieno nelle iniziative ritenute possibili per le aree a rischio ribadisce che la chiusura dell'ACNA è necessaria e indispensabile per poter dar luogo alla bonifica dell'area dello stabilimento e per creare le condizioni necessarie a procedere al disinquinamento dell'intera Valle impegna la Giunta 1) a revocare formalmente la propria proposta di delibera, di parere positivo al Piano per il disinquina.mento e la bonifica della Valle Bormida, così come proposto dal Governo, poiché non prevede la chiusura dell'ACNA né recepisce le decisioni del Parlamento di localizzare l'impianto Re-Sol fuori della Valle Bormida 2) a chiedere al Governo di proporne una nuova stesura nella quale siano introdotti come punti basilari e prioritari a) la chiusura dello stabilimento ACNA di Cengio b) il diniego alla localizzazione dell'impianto Re-Sol in Valle Bormida c) il blocco di ogni procedura e attività intrapresa per la realizzazione dell'impianto Re-Sol nell'area dello stabilimento ACNA 3) a chiedere al Governo di accelerare e concludere rapidamente l'iter di approvazione e di attivazione degli interventi di disinquinamento e di bonifica, previsti da leggi di settore e dal Piano triennale dei Ministero dell'Ambiente." Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La mozione è respinta con 19 voti favorevoli, 25 contrari e 2 astensioni.
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 300, a firma dei Consiglieri Majorino e Zacchera, il cui testo è stato letto dal Consigliere Majorino.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 20 voti favorevoli, 23 contrari e 2 astensioni.
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 301, presentato dai Consiglieri Majorino e Zacchera, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte ricordato che con deliberazione 15/10/90 la Giunta regionale aveva proposto al Consiglio di esprimere parere favorevole alla stesura del Piano per il disinquinamento e la bonifica della Valle Bormida che era stato predisposta dal Ministro per l'Ambiente; considerato che con l'ordine del giorno 7/5/91 il Consiglio regionale aveva deciso a larga maggioranza di sospendere l'esame del Piano predetto sino a quando non fossero state definite le questioni della chiusura dell'ACNA e della non installazione del Re-Sol in Valle Bormida ritenuto che - per le motivazioni tutte enunciate nella proposta di ordine del giorno 18/7/91 n.230-si rende necessaria la revoca della sovra menzionata delibera, di Giunta 15/10/90, apparendo evidente la contraddizione fra l'atteggiamento della Regione Piemonte di ferma opposizione (sia sul piano politico e sia sul piano giudiziale) all'installazione del Re-Sol - e la sopravvivenza (contenuta nella menzionata delibera di Giunta) di un parere favorevole al Piano in questione, il quale presuppone e da per scontati il Re-Sol in funzione e l'ACNA aperta; richiamata la predetta proposta di ordine del giorno n. 230 che si allega al presente ordine del giorno - per farne parte integrante impegna la Giunta a immediatamente revocare la propria delibera 15/10/90 con la quale manifestò parere favorevole al Plano di risanamento e bonifica, della Valle Bormida formulato dal Ministro dell'Ambiente on.
Ruffolo." Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 21 voti favorevoli, 25 contrari e 1 astensione.
Passiamo all'ordine del giorno n. 304, presentato dai Consiglieri Picchioni, Segre, Rossa, Chiezzi, Macchini, Goglio, Marino e Cucco, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte udite le relazioni del Presidente della Giunta e dell'Assessore all'ambiente a seguito dell'approfondito dibattito consiliare preso atto che l'iniziativa della Regione Piemonte ha avuto un primo parziale successo con la decisione del Consiglio di Stato di sospendere l'autorizzazione alla costruzione del Re-Sol a Cengio ed ha finalmente indotto il Governo a convocare la riunione collegiale reiteratamente richiesta chiede alla Presidenza della Camera dei Deputati, e alla Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari di dar seguito immediato all'impegno assunto di discutere la proposta di legge di iniziativa regionale che detta: 'norme per la chiusura dell'ACNA di Cengio, per la bonifica e a rinascita della Val Bormida e per lo sviluppo dei livelli occupazionali ambientalmente compatibili', e di farsi garante del rispetto della risoluzione parlamentare del 30/1/190 ribadisce con fermezza le ragioni che impongono la non collocazione deI Re-Sol a Cengio o in Valle Bormida chiede al Governo Nazionale di onorare l'impegno assunto di definire la propria posizione sulla sorte dell'ACNA e sulla collocazione dell'impianto Recupero-Solfati entro i tempi annunciati e secondo le indicazioni del Parlamento e le richieste della Regione Piemonte dichiara la propria volontà e disponibilità a cercare con le OO.SS. e con la Regione Liguria la collocazione a Cengio e in Valle Bormida di insediamenti produttivi alternativi all'ACNA ribadisce al Governo e al Parlamento l'inderogabile necessità che vengano poste le basi, finanziarie per la bonifica ed il risanamento della Valle, contemporanea mente ad interventi per lo sviluppo socio-economico della zona e a garanzia dell'occupazione in valle Bormida e nel più ampio Comprensorio interessato dà mandato al Presidente di convocare subito una riunione da tenere entro il 19 dicembre con tutti i Parlamentari e Ministri piemontesi per verificare con loro e con la Giunta regionale ogni iniziativa volta a raggiungere gli obiettivi sopra indicati dà mandato al Presidente del Consiglio di avviare le più opportune forme collaborative con il comitato di crisi formato dai Sindaci della Valle Bormida, Alta Langa e Albese." Su richiesta dei Consiglieri del MSI-DN, viene votato per parti separate.
Pongo in votazione la prima parte (i primi tre capoversi).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La prima parte del documento è accolta con 32 voti favorevoli, 14 contrari e 1 astensione.
Pongo in votazione la seconda parte del documento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 31 voti favorevoli, 12 contrari e 4 astensioni.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17,50)



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