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Dettaglio seduta n.111 del 26/11/91 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento: Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Esame proposte di deliberazione nn. 185 e 208: "Approvazione del Piano di bonifica di aree contaminate redatto secondo le direttive dei D.M. 16/5/1989" e ordine del giorno n. 293 dei Consiglieri Marino, Segre Cavallera, Fiumara, Rivalta, Chiezzi, Miglio e Garino


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 7) all'o.d.g.: "Esame proposte di deliberazione nn.
185 e 208", ha chiesto la parola il Consigliere Miglio. Ne ha facoltà.
MIGLIO Svolgerò brevemente alcune considerazioni di ordine generale.
La premessa all'introduzione del Piano di bonifica delle aree contaminate redatto dalla Snam-Progetti, inizia con una comparazione fra piani di bonifica e piani paesistici.
Personalmente, ritengo che la situazione sia ben diversa perché la natura dei piani così com'è stata strutturata e pensata dalle leggi nazionali, si propone di ottenere obiettivi non comparabili. Con un piano paesistico si programmano le trasformazioni che avvengono sul territorio considerando i valori e le risorse presenti; con quello che dovrebbe essere il piano di bonifica delle aree contaminate si agisce invece a posteriori a danno avvenuto o, comunque, in situazione di rischio, e si tenta di dare risposte sostanzialmente "salvando il salvabile" o ripristinando condizioni di particolare degrado.
Inoltre, occorre da un lato riflettere sulle cause che hanno originato questo tipo di problema e sul fatto che sia mancata da parte dell'amministrazione la predisposizione di dispositivi legislativi e normativi efficaci per impedire che si verificassero situazioni di questo tipo, e dall'altro sul fatto che non si sia riusciti a garantire attraverso dei controlli un presidio costante a livello territoriale che impedisse il libero agire da parte di soggetti privati, attualmente non più perseguibili. I contenuti del piano, sicuramente complesso, mi portano a fare questo tipo di valutazione.
Valutiamo positivamente la metodologia adottata per la stesura di questo documento sia per impostazione, sia per la successione con cui si sono sviluppate le varie fasi. Il passaggio dalla raccolta dei primi dati alla successiva analisi sul posto e alla formazione di matrici mediante le quali con punteggi differenziatisi è riusciti a definire una priorità di interventi e il successivo inserimento dei vari siti in classi diverse rispetto al tempi di intervento e alla tipologia degli interventi stessi costituiscono a nostro avviso un risultato positivo che permette una valutazione complessiva sullo stato di fatto esistente in Piemonte.
Il risultato è stato di suddividere i 311 siti iniziali in due grosse fasce, una da inserire come gruppo di siti di primo intervento e l'altra come seconda fase, per interventi a medio termine. L'individuazione tramite schedatura dei siti di primo intervento ha permesso di comprendere meglio le caratteristiche generali dal punto di vista territoriale e ambientale dei siti interessati, la tipologia dei rifiuti stoccati in quei luoghi, il livello ed il tipo di inquinamento e di possibili effetti che lo stesso potrebbe determinare - o che ha già determinato - in quelle zone e ha permesso al contempo di stimare i costi riferiti alle ipotesi di intervento da attuare per la bonifica dei siti.
Non ci convince, invece, In primo luogo il fatto che si tratti unicamente di ipotesi; i riferimenti agli interventi sono ridotti a poche righe, solo in alcuni casi vi è qualche richiamo ad altri elaborati. Ci si ferma ad un primo momento, alla fotografia di uno stato di fatto situazione che occorre superare per arrivare ad indicare più precisamente progetti non solo di massima ma esecutivi, strettamente legati alla disponibilità delle risorse, e quegli interventi che la Regione si propone di attuare seppure in fasi diverse per bonificare l'insieme di questi siti.
Per quanto ci riguarda non consideriamo il documento come un vero piano, ma una traccia con indicazioni generali su ipotesi di intervento che devono essere ulteriormente sviluppate, anche per la necessaria integrazione fra progetti di massima e recupero delle risorse economiche necessarie, per potervi dare seria e completa attuazione. Sappiamo però che le risorse attualmente disponibili ci permettono di bonificare una parte irrisoria dei siti individuati; mi pare siano 4, sul 14 del primo momento rispetto ai 300 complessivi.
Vi è quindi una valutazione sostanzialmente positiva sull'impostazione data sul piano medotologico e sulla capacità della Regione di rendere comprensibile lo stato di fatto, raccogliendo documentazione sia dal punto di vista della realtà geografica-ambientale dei siti interessati sia rispetto al tipo di problema che ci si trova di fronte; vi è però una valutazione negativa relativa al fatto che quanto posto all'osservazione di quest'aula non è un piano, ma un insieme di tracce per poter in futuro decidere gli orientamenti che la Regione dovrà assumere concretamente per rispondere a questo tipo di problema.
La mancanza di indicazioni precise dal punto di, vista progettuale e la mancanza di risorse economiche ci pare costituiscano il maggiore ostacolo da superare da parte della Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.
MARINO Ritengo positivo e interessante che sia a disposizione dei Consiglieri regionali, della popolazione e degli organi di informazione, un documento come questo, perché, seppure forse in modo non completo, ci rende coscienti di una situazione di degrado e di distruzione del territorio che nel corso di anni, forse di decenni, si è sviluppata e, almeno in teoria, ci dà anche un'idea del grado di pericolosità e quindi dell'urgenza degli interventi che rispetto a questa situazione dovrebbero essere attuati.
Al di là di questo, non mi sono chiari gli effetti che, a breve e medio termine, scaturiranno da questo documento e dall'approvazione della deliberazione relativa, per quanto riguarda la soluzione dei casi più gravi.
Questo documento, in pratica, ci propone nei fatti l'assoluzione dei responsabili dei processi di distruzione e di inquinamento del territorio descritti nel documento stesso. Il dato che scaturisce, se non esplicitamente e direttamente da un documento di questo genere, è che avvieremo - o dovremmo avviare - un progetto di disinquinamento del territorio, non irrilevante sul piano economico, rispetto al quale da una parte non è chiaro chi saranno i soggetti che sosterranno i costi necessari all'avvio del progetto di recupero del territorio sottinteso dal piano e soprattutto, quale tipo di nuova iniziativa potrà avviarsi rispetto ai responsabili della situazione che si è venuta a creare.
Questo non è un piano che sottende un investimento al riguardo di calamità naturali; è un piano che indica i nomi, le sigle e le località nelle quali si è compiuto nel 99% dei casi un delitto contro l'ambiente quindi contro le popolazioni che lo abitano. Delitto di inquinamento, di distrazione con tutte le eventuali conseguenze anche sulla salute umana rispetto al quale nessuno paga e nessuno pagherà. Questo è quanto mi rende più perplesso. In molti - o parecchi - casi i responsabili di questi interventi di distruzione del territorio sono noti, ma ho l'impressione che non pagheranno nulla non solo in termini di eventuali sanzioni di ordine penale, personale, e così via, ma neppure in termini economici. Il modo in cui questa problematica viene affrontata da un ente come la Regione mi lascia molto perplesso.
Altra questione non irrilevante in questa fase di transizione - che in molti casi sarà infinita - di interventi di ripristino, almeno in parte, di una situazione ambientale è data dal costo che, complessivamente, in parte la protezione civile, in parte la Regione, in parte lo Stato in altre forme, dovranno pagare per tenere sotto controllo alcuni di questi siti inquinati.
Uno dei casi del quale in più occasioni abbiamo parlato, quasi casualmente, riguardava i fusti tossici della zona di Rivalta Scrivia.
Quest'ultimo è un problema di cui in quest'aula credo abbiamo già discusso soprattutto in riferimento al fatto che tenere sotto controllo 40.000 fusti senza intervenire o per lo meno senza interventi di risoluzione alla questione costava comunque 750 milioni all'anno, e credo che questo sia il quinto anno in cui la Protezione Civile si accolli un costo del genere.
Già in Commissione mi domandavo e chiedevo all'Assessore se avesse un'idea anche sommaria di quanto oggi costi complessivamente tenere sotto controllo (per modo di dire, perché alcune situazioni - il caso di Rivalta Scrivia era stato uno di quelli di cui più si è parlato - non sono facili da tenere sotto controllo) decine di siti che sono in una situazione di progressivo degrado del territorio, invasi da scorie, rifiuti tossici bidoni e da tutto quanto la devastazione avvenuta in questi anni ha comportato.
Non ho chiare le conseguenze immediate della votazione che faremo oggi Ho sentito dall'Assessore e letto sui giornali che si reperiscono risorse per intervenire almeno in alcuni di questi posti; uno di quelli che mi ha colpito di più è Fraschei: mi pare 3,5 miliardi per intervenire sui rifiuti tossico-nocivi presenti nella zona di Beinasco-Orbassano, dove c'è stato non so quanto sia andato avanti- un interesse della Servizi Industriali, la quale si è offerta di fare dei carotaggi per verificare la composizione delle scorie e dei rifiuti tossico-nocivi presenti nella discarica abusiva se così vogliamo chiamarla, di Fraschei. Spero, comunque, che il disinquinamento non si traduca in alcuni casi in un ulteriore "business" oltre a quello che deriva dal fatto di smaltire, in forme illegali, rifiuti tossico-nocivi.
Non so se l'Assessore abbia intenzione di intervenire e in qualche modo anche di replicare ad alcune delle osservazioni fatte così frettolosamente io non posso che concludere con un'ulteriore osservazione. Credo non si possa dare per scontato che esista di fatto una impunità totale di ordine personale e di ordine economico per chi distrugge l'ambiente e il territorio, incidendo conseguentemente sulla salute della popolazione ma anche del resto degli esseri viventi presenti in questo pianeta, o per lo meno nel nostro territorio regionale che è quello su cui più concretamente possiamo agire.
Credo debbano essere chiari e pubblici i criteri coni quali si stabiliscono le priorità e sarebbe utile che noi, o comunque ingenerale la popolazione, i mezzi di informazione, la stampa, sapessimo che oggi, oltre a una impunità per le persone che hanno provocato questi disastri, esiste anche un permanente costo per la collettività non per risolvere questo problema, ma per tenere sotto controllo i disastri fatti.
Rispetto al modo di votare su questa questione, mi riservo di sentire prima le osservazioni dell'Assessore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera.
CAVALLERA In Commissione abbiamo discusso approfonditamente di questa deliberazione, mi riferisco anche agli interventi dei colleghi della mia parte politica, e abbiamo dato atto all'Assessore dello sforzo per compendiare in un unico documento tutte le proposte relative ai siti inquinati nella nostra Regione.
Con questa deliberazione, con questo lavoro si è colmata una lacuna del passato; ci troviamo quindi di fronte a un inizio razionale per tentare di dare una risposta a problemi che hanno trovato in quest'aula puntuale riscontro nelle interrogazioni e negli interventi di molti colleghi Consiglieri. Si tratta un po' della summa degli inquinamenti che nel corso dei decenni si sono stratificati sul nostro territorio, qualcuno più pericoloso, qualcuno meno pericoloso nell'immediato per la salute delle persone e per l'ambiente, ma comunque tutte situazioni per le quali bisognerà intervenire in un arco di tempo da definire.
Il giudizio è positivo per quanto riguarda il lavoro, anche se - ahimè dobbiamo constatare che la dinamica della finanza pubblica e i tempi di erogazione dei fondi che vengono stanziati nelle varie leggi finanziarie a livello nazionale non consentono interventi tempestivi; si pensi che qui agiamo a fronte di un decreto ministeriale del 1989, per cui non per colpa della Regione approviamo il provvedimento a fine 1991, ma perché è stato impiegato parecchio tempo solo per dare l'assegnazione dei fondi occorrenti per fare lo studio.
C'è forse poco da sperare sulla tempestività della messa a disposizione dei fondi non dico complessivamente necessari per completare le opere di bonifica, ma comunque sufficienti per iniziare interventi di questo genere.
Comunque. In questa sede, a noi oggi tocca di approvare il piano e quindi dare un giudizio sull'opera svolta nel suo complesso e sui criteri seguiti per individuare le priorità sulle quali, in linea di massima, non abbiamo nulla da sollevare se non qualche perplessità ad esempio in ordine ai giudizi di pericolosità o di messa in sicurezza dei siti.
Ciascuno di noi nel dare questi giudizi tiene conto delle sue conoscenze dirette, per cui è ovvio che nel caso particolare guarderò con maggiore attenzione la situazione della Provincia di Alessandria, presente in questo elenco di interventi prioritari per circa il 50%. Ad esempio, per l'intervento che viene classificato come "caso Baratta" (ex stabilimento Baratta) si dice, almeno da parte dell'estensore che non è l'Assessorato ma la Società incaricata, che lo stabilimento Baratta è messo in sicurezza avevamo già avuto modo, non solo da parte nostra ma anche da parte di altri Consiglieri, di mettere in risalto la pericolosità di quella situazione così come di tutte le altre nelle quali, non trovandoci di fronte a contenimenti impermeabili vi sono pericoli per le falde acquifere da cui sì approvvigionano gli acquedotti.
Quest'ultimo è un problema noto all'Assessore Garino, perché ne avevamo parlato in un'interrogazione che aveva messo in risalto ai colleghi affinché vi prestassero la massima attenzione, questo 10% dei 300 casi che vengono individuati come prioritari, e che veramente lo sono.
Se nell'arco di un certo periodo di tempo 150. 100 o anche più miliardi necessari non vengono reperiti, possiamo andare incontro a conseguenze che neanche adesso riusciamo ad immaginare.
Quindi, sta bene l'impostazione del lavoro, anche se vi sono preoccupazioni per il reperimento delle risorse che probabilmente dipendono solo in parte da noi; al massimo si può ipotizzare, come Regione, di aggiungere, integrare nel limite delle nostre magre possibilità i fondi messi a disposizione dallo Stato.
E qui mi richiamo alla recente deliberazione che stanzia mezzo miliardo da parte della Giunta regionale, la quale saggiamente ha messo questi fondi a disposizione della Provincia per interventi di emergenza al fine di evitare pericoli alla popolazione.
In un'occasione come questa dobbiamo soprattutto riflettere sulla metodologia che individuiamo per attuare gli interventi. Bisogna evitare in casi come questi, il balletto delle responsabilità o il concorso di troppi soggetti. Discutiamo il piano con chi vogliamo - e abbiamo fatto bene a consultare le Province e tutti i soggetti interessati - però bisogna essere chiari nell'individuare le responsabilità e i soggetti attuatori.
Diversamente, da una parte interviene la Protezione Civile, dall'altra viene dato incarico ad un determinato ente, in un altro caso ancora si interviene in maniera differente e non siamo più in grado di fare un controllo puntuale e preciso con un unico responsabile degli interventi di bonifica.
Se la deliberazione della Giunta regionale che ha trasferito alla Provincia di Alessandria la disponibilità per interventi di emergenza è un'indicazione della volontà futura di concentrare nelle Province grosse responsabilità d'intervento sono d'accordo. Mi sembra una scelta saggia perché in fin dei conti la Provincia è l'ente intermedio maggiormente a contatto con le realtà locali, la cui azione quindi prescinde dagli interessi municipalistici che a volte possono essere riscontrati In un soggetto attuatore come il Comune.
Sotto questo profilo dò la mia adesione, se in questo senso si pu prefigurare anche la modalità d'intervento. Diversamente si potrebbero prefigurare metodologie d'intervento di tipo diverso, ad opera di società a partecipazione statale che vanno per la maggiore, oppure di altre società da costituire a prevalente capitale pubblico. A tale proposito chiederei un chiarimento all'Assessore Garino.
E' un consenso che diamo alla deliberazione, ben consci dei limiti e delle possibilità effettive d'intervento nel suo complesso di fronte a questo grave problema. Se è vero che il primo passo è quello che conta abbiamo fatto un primo passo nella direzione giusta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fiumara.
FIUMARA Una breve dichiarazione di voto del Gruppo socialista, favorevole a questa iniziativa. Il Gruppo socialista plaude all'iniziativa della Giunta e dell'Assessore Garino di presentare al Consiglio regionale un piano organico su questo delicatissimo versante. E' un primo tentativo, speriamo che possa essere ulteriormente integrato da questo primo piano di soluzione del problema, redatto dalla SNAM Progetti.
Penso che non sia solamente un fenomeno della Regione Piemonte: è un fenomeno italiano. Il problema dei siti inquinati è diffuso su larga scala.
Da questo primo studio sono emersi ben 311 siti inquinati e non è poca cosa, anche se l'intervento in termine di numero è limitato; è un primo avvio che tende a risolvere un gravissimo problema.
Per quanto ci riguarda chiediamo all'Assessore di continuare su questa strada, perché conviviamo ormai da anni con queste zone e questi prodotti altamente inquinanti e pericolosi per l'acqua, il suolo e l'aria in generale. Invitiamo l'Assessore a proseguire su questa strada seriamente perché risolvere tale problema è un'opera meritoria.
Si è parlato anche di responsabilità; credo che prima o poi anche questo nodo vada affrontato e risolto. E' giusto che chi inquina paghi.
Siamo in grado di risalire ad eventuali responsabilità, quindi è bene che anche su questo si faccia una seria riflessione e si vada ad individuare le responsabilità precise di questo grave danno all'uomo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Questa deliberazione approva il cosiddetto piano di bonifica delle aree contaminate. In realtà con la denominazione di piano si dovrebbe intendere un elaborato ben diverso da quello proposto. Mi pare un po' enfatico chiamare piano un documento elaborato con ricchezza di mezzi, ma che mi sembra sia qualificabile più come un catalogo delle situazioni oggetto di pericolo ambientale e da considerare siti inquinati da bonificare. Accanto a questo, troviamo un catalogo delle ipotesi, che potrebbero essere prese in considerazione per attuare la stessa bonifica.
Siamo di fronte a due elenchi che bisogna sicuramente fare e che son necessari per poter agire, ma che non costituiscono un vero e proprio piano di bonifica. Ritengo che un piano di bonifica debba comprendere, oltre all'elenco dei siti inquinati, ai contenuti e alle caratteristiche dei prodotti inquinanti, anche i mezzi a disposizione dell'Amministrazione per realizzare tale piano, individuando soprattutto i tempi entro i quali si intende agire con i mezzi reperiti.
Viceversa, tempi e mezzi non esistono e anche per quanto riguarda il catalogo dei siti inquinati, uno degli elementi di gravissima preoccupazione che emerge dalla lettura di questo documento è che di moltissimi di questi siti non sappiamo nulla, questo è uno degli allarmi che bisogna gettare, non solo sul fatto che questo documento va ancora arricchito e che non è assolutamente concluso, ma anche sul fatto che questa situazione è stata determinata per aver consentito uno sviluppo economico del Paese senza alcun vincolo per quanto riguarda il rispetto delle risorse naturali e dell'ambiente in generale.
Dobbiamo riflettere su questo, perché ci troviamo di fronte ad un disastro enorme per la quantità di siti da bonificare, e di alcuni di questi siti nessuno sa nulla.
Una società da noi incaricata, dopo aver svolto un lavoro approfondito è costretta, per centinaia e centinaia di siti, a barrare con crocette i siti con carenza di informazioni, siti classificati con la lettera h), tra i quali quelli classificati con la lettera h-8) sono centinaia: manca ogni informazione.
Allora, se non vogliamo fare semplicemente della propaganda e spuntare un titolo sui giornali in cui si dica "La Regione ha approvato il piano di bonifica, siamo tutti a posto" occorre svolgere un'analisi critica di questo documento, anche da parte della stessa maggioranza, e proporlo non come il piano salvifico di una situazione da correggere, ma come la prova che di fronte ai problemi dell'ambiente stiamo quasi partendo da zero, come la prova che lo sviluppo economico dovrebbe, d'ora in poi, essere soggetto ad indirizzi diversi da quelli del passato. La Regione Piemonte dovrebbe quindi affrontare i temi dell'ambiente e dello sviluppo economico in modo diverso dal passato, richiedendo anche agli investitori un'attenzione maggiore all'ambiente e chiedendo dei vincoli precisi prima di attivare nuove produzioni o prima di continuare le vecchie produzioni inquinanti.
Da questo punto di vista la deliberazione non conforta. Di fronte a questo occorre da un lato ridurre il giudizio da dare su questa deliberazione se si è d'accordo, a un giudizio prettamente tecnico (è stato fatto un primo passo conoscitivo e la situazione che ne emerge è gravissima): dall'altro è necessario individuare, come Consiglio regionale, alcune linee di comportamento per il futuro per l'attività da parte della Giunta regionale.
Una delle questioni sulla quale penso ci si potrebbe pronunciare e che potrebbe avere un grande effetto, un grande impatto sulla realtà economica e produttiva del Piemonte è quella relativa alle responsabilità che richiamava prima il collega Marino. Tutto questo e successo perché degli irresponsabili hanno agito a fini di puro profitto, ma diciamo anche che hanno agito con la connivenza e l'acquiescenza di tutte le Amministrazioni pubbliche.
Lanciare un segnale di tipo nuovo In questo settore è importante: affermare che la Regione Piemonte d'ora innanzi si impegna in modo prioritario a ricercare e a colpire le responsabilità del passato impedendo che analoghi comportamenti possano verificarsi nel futuro, a mio avviso, ha una grande importanza. Sarebbe una di quelle espressioni di volontà politica che dà il segno di un ruolo regionale, dà il segno agli operatori economici che sono finiti i tempi dei guadagni facili a danno dell'uomo e dell'ambiente e che iniziano i tempi dei guadagni che devono mettere nel loro conto Il rispetto dell'ambiente con tutti i costi che questo comporta.
Quindi solleciterei il collega Marino e altri colleghi a vedere se si riesce, tutti insieme, a fare una proposta di questo genere che, se approvata, potrebbe consentire di mettere questa deliberazione, sia pure con le differenze di toni che possiamo usare, nell'ambito della predisposizione di strumenti tecnici per la formazione di un vero piano di bonifica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.
ROSSA Signor Presidente, desidero prendere la parola per ringraziare il collega Assessore Garino per l'attenzione che presta sul versante del disinquinamento e della bonifica di una situazione ambientale che non poco ci ha preoccupati. E lo vorrei fare sia per l'impegno che si sta sviluppando attraverso la proposta che egli presenta oggi, sia per l'attenzione che egli ha prestato in una serie di punti critici che riguardano una parte importante del nostro Piemonte e che purtroppo ci toccano direttamente da vicino.
E un problema che ha destato e desta viva preoccupazione in tutti i punti critici del Piemonte, ma in modo particolare nell'Alessandrino, dove la situazione si è in questi anni venuta ad aggravare sempre di più.
L'avvio, in collaborazione con gli Enti locali, di un impegno che possa dare il segno di un cambiamento di questa situazione (anche se probabilmente occorrerà del tempo) è un segnale che ritengo doveroso mettere in evidenza positivamente.
E' un segnale che, naturalmente, oggi dà una risposta ad uno stato di emergenza, ad uno stato di necessità: nello stesso tempo, però, questo deve essere anche l'inizio dell'avvio di una politica ambientale programmata capace di prevenire conseguenze come quelle registrate e subite negli ultimi anni nella nostra Regione. Tale segnale deve anche essere l'avvio di una politica capace di dare risposte adeguate al nuovo livello di coscienze e di cultura che si è andato determinando in questo stato di crisi dal quale abbiamo assunto la consapevolezza - e credo debba essere acquisita da tutti - che non si può impunemente continuare a lavorare senza preoccuparsi delle conseguenze che si possono determinare nei confronti dell'ambiente.
E' necessario attuare - come d'altro canto hanno messo in evidenza gli amici, i colleghi della Renania Palatinato che abbiamo ospitato qui la settimana scorsa - una politica di prevenzione ambientale che, in collaborazione con le aziende, le forze sindacali e sociali, gli Enti locali, sia in grado di voltare pagina in una situazione che finora è stata sottovalutata, - inconsapevolmente qualche volta, consapevolmente in altre per sfuggire a quei costi che invece debbono assolutamente essere messi nel conto.
Tali costi sono immediati, ma in prospettiva possono anche essere delle economie, perché, alla fine, non tener conto dei costi di un intervento diretto ad impedire l'inquinamento significa scaricare sulla collettività significa scaricare su tutti dei costi molto alti che poi rientrano: quelli che non abbiamo voluto fare uscire dalla porta, rientrano dalla finestra.
Dal momento che stiamo avviando una politica di risanamento, un tentativo di intervenire, credo si debba mettere nel conto questo avvio, in una prospettiva diretta a realizzare un cambiamento anche nei rapporti tra Regione e società. Regione e apparato produttivo.
Se questo saremo in grado di fare, come mi auguro, Assessore, credo che avremo dato una risposta positiva non solo per manifestare la buona volontà della Regione attraverso l'impegno più generale che sta portando avanti, ma anche per raggiungere quegli obiettivi di risanamento che oggi si impongono.
A conclusione di questo intervento ringrazio ancora l'Assessore ed esprimo, i sentimenti della gente alessandrina alla quale possiamo finalmente dire che si sta modificando una situazione, cosa che da molto tempo la gente attendeva e che finora per un verso o per l'altro e stata rinviata. E' un sentimento di apprezzamento che io sentivo la necessità di esprimerle e mi auguro che si continui in questa direzione affinché il Piemonte possa anche da questo punto di vista adeguarsi alle nuove necessità di garantire da un lato il recupero dell'ambiente e dall'altro lo sviluppo della produzione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Garino per la replica.
GARINO, Assessore all'ambiente Ringrazio i colleghi intervenuti per aver voluto approfondire un argomento, secondo me, di essenziale importanza. Il Piano - verrò poi anche alla questione nominalistica che i Consiglieri Chiezzi e Marino hanno posto dice semplicemente, con molta crudezza, che la nostra Regione, così come il nostro Paese e purtroppo il mondo, comincia a fare i conti con 40 anni di inerzie e di ritardi. Io mi ritrovo perfettamente nelle parole che il Consigliere Chiezzi ha prima pronunciato. Quarant'anni di ritardi quarant'anni di chiusura totale, di cecità a volte, che ci hanno portati ad una situazione che è grave per la nostra Regione, grave per il Paese e grave, purtroppo anche per loro, per altri Paesi.
Già in passato avevo avuto modo di far notare come negli Stati Uniti dove è stato istituito un fondo specifico per risanare le aree contaminate sono stati individuati ben 25.000 siti. In Europa - e l'Europa è partita prima dell'Italia - i dati noti che abbiamo sono quelli di Francia Germania, Gran Bretagna, Olanda e Danimarca, dove sono stati censiti globalmente 8.900 siti. Se poi ci si addentra più specificatamente nei costi delle singole bonifiche o comunque del totale delle stesse emergono costi spaventosi.
Una stima dei costi a carico del settore pubblico e privato farebbe ammontare la spesa globale intorno ai 430 miliardi di dollari, di cui 130 miliardi solo per l'Europa. Vorrei che si riflettesse sul fatto che negli Stati Uniti d'America, allorché si cominciò a prevedere, dopo aver fotografato la situazione, gli interventi pubblici compresi fra 13 e 16.000 miliardi di dollari, si parlò di un periodo di 50 anni entro i quali portare a termine la bonifica. Quindi gli Stati Uniti si stanno dando 50 anni di tempo per giungere ad una bonifica totale.
Per l'Europa si ipotizzano 2,3 miliardi di dollari l'anno, equivalenti allo 0,1% soltanto del prodotto interno lordo, per un tempo più limitato corrispondente a 13 anni, che nelle condizioni attuali del bilancio nazionale italiano probabilmente possono essere anche soltanto una chimera.
Quando si dice che non è un piano, io concordo; colleghi Chiezzi e Marino. L'unico problema è che la parola piano-bonifica ci deriva dal decreto ministeriale che così recitava; sono d'accordo però che la parola piano ingenera naturalmente l'attenzione del cittadino che pensa ad una fotografia della situazione, a delle priorità, a degli interventi certi anche con risorse finanziarie, quindi ad un vero e proprio cronoprogramma: così purtroppo non è. Sotto questo aspetto questo non è un piano, è così chiamato perché così recita il decreto ministeriale, ma sono d'accordo con Chiezzi quando dice che non può essere - non so chi l'abbia fatto, certo non io - considerato un piano salvifico, perché questo non è: è semplicemente un primo importante passo che questa Regione fa nel fotografare la situazione che abbiamo sotto gli occhi. Finalmente l'abbiamo fotografata, speriamo tutta; dico speriamo perché qualcosa di nascosto potrebbe ancora esserci, e sulla base di questa fotografia, che abbiamo credo attentamente fatto, cominciamo a ragionare su come risolvere il problema. Quindi niente piano salvifico, molto semplicemente una fotografia abbastanza ben fatta, anche se - devo dire - non può essere totalmente esaustiva, perché gli interventi di cui alla lettera h-8) sono semplicemente interventi nei quali la società non ha riscontrato quella gravità eccezionale che potesse farli inserire nei piani a breve termine e quindi non ha approfondito gli studi.
D'altra parte se così avessimo dovuto fare avremmo speso altri miliardi soprattutto in carta, senza avere ancora quello che tutti vorremmo fosse uri piano.
Credo quindi di poter dire con i Consiglieri Chiezzi e Marino che si tratta-ripeto - di una fotografia, la più avanzata possibile in questo momento, di una situazione tragica che ci deriva da anni di ritardi, una fotografia che ci permette pero finalmente di vedere quali soluzioni pu contribuire a dare la Regione.
Gli effetti del piano.
Perora, l'effetto primo è che si stabiliscono delle priorità sulla base di dati scientifici e non sulla base di pressioni localistiche. Sappiamo quindi laddove intervenire prioritariamente per il disinquinamento del nostro territorio, sapendo che abbiamo di fronte due problemi. Il primo è quello delle risorse.
A questo proposito devo dire che, al di là degli interventi della Protezione Civile, fino ad ora il Ministero specifico dell'Ambiente è intervenuto soltanto per uno di questi siti da bonificare, mentre la Regione Piemonte, il Consiglio regionale, ha stanziato nella finanziaria che accompagna il bilancio 1991 ben 8 miliardi; primo ed unico intervento di questa Regione nel campo delle bonifiche. Finora quindi possiamo dire che la Regione ha fatto di più di quanto dovesse fare il Ministero.
Secondo problema è quello dell'impunità finora osservata dai responsabili e di che cosa debba fare la Regione.
Dalle mie conoscenze ho potuto comprendere che per una parte questi siti da bonificare sono il risultato dell'incoscienza di ignoti e sui quali quindi non è possibile alcuna rivalsa proprio perché ignoti sono; per un'altra parte questi sono il risultato di società che sono regolarmente fallite e verso le quali quindi, purtroppo per noi, sarà impossibile la rivalsa. In altri casi invece, laddove si verifichi che un responsabile ci sia e sia in attività o comunque sia individuabile, lo ritengo che debba valere la regola, da altri enunciata, che chi ha inquinato paghi e sotto questo aspetto la Regione, allorché interverrà, dovrà essere inflessibile sapendo però che la maggior parte dei casi rientra nelle due casistiche precedentemente enunciate.
Per quanto riguarda la domanda specifica del collega Marino "quanto costa?", domanda che era già stata posta in Commissione, devo dire che ho avviato un'indagine; i dati non mi sono ancora giunti perché aspetto la risposta dell'Amministrazione provinciale (parlo della messa in sicurezza ovviamente). Appena questi dati mi perverranno sarà mia cura farli avere al Consigliere Marino e alla Commissione specifica.
Un altro dei problemi è stato sollevato molto correttamente dal Consigliere Cavallera. Al di là della comune preoccupazione, sua e del Consigliere Rossa, sulla Provincia di Alessandria che, è vero. è una delle più toccate da questo fenomeno, esiste il problema di quali possono essere i soggetti attuatori delle future bonifiche che noi andremo ad effettuare.
Il collega Cavallera ricordava che nel momento in cui abbiamo dovuto scegliere la strada per gli interventi in messa di sicurezza o di rinfustamento dei fusti nella Provincia di Alessandria, abbiamo scelto il contributo della Provincia di Alessandria o comunque l'intervento diretto ma tramite la Provincia di Alessandria. Io ritengo che la Regione Piemonte non debba gestire una partita di questo genere, soprattutto allorché si tratta di contributi regionali che non possono essere di grande entità. Io ritengo di dovermi avvalere delle Amministrazioni provinciali, dei Consorzi laddove essi funzionino o dei Comuni laddove essi abbiano una struttura tecnica. Non mi azzarderei adire dei piccoli Comuni perché spesso non hanno una struttura tecnica adeguata e quindi in questo caso forse è meglio rivolgersi alla Provincia, ma certo è che per quanto mi riguarda non sono convinto che la gestione da parte della Regione debba essere fatta direttamente, credo molto più nella delega o nell'intervento diretto della Regione però tramite la Provincia, come In questo caso.
Diverso è il discorso che riguarda eventuali future assegnazioni di fondi da parte del Ministero dell'Ambiente perché in questo caso siamo legati alla normativa stessa con la - quale il Ministero dell'Ambiente trasferisce i fondi alle Regioni. Su questo dovremmo discutere. Per quanto riguarda però gli interventi regionali credo che dovrebbe valere la regola che il Consigliere Cavallera apprezzava come una buona regola.
Questo è in sintesi ciò che posso dire, quindi sono perfettamente d'accordo con i Consiglieri che sono intervenuti. Non deve essere un piano che dà troppe illusioni, non ne può dare, è uno sforzo importante, un primo passo che la Regione fa per far conoscere anche al Ministero le proprie necessità, affinché il Piemonte non sia più dimenticato come in passato invece è avvenuto nella distribuzione di fondi proprio per le aree contaminate. L'avere oggi dimostrato che 311 sono i siti da bonificare in Piemonte dovrà pur significare qualcosa per il Ministero dell'Ambiente, che dovrà in futuro, speriamo, elargire dei contributi alle Regioni. Dobbiamo quindi far pesare le nostre necessità.
Ultimo problema: cosa fare per evitare - lo diceva giustamente il collega Chiezzi - che questo in futuro accada. Una cosa già l'abbiamo fatta: allorché abbiamo predisposto le iniziative del piano d'emergenza per i rifiuti tossico-nocivi abbiamo previsto che almeno gli stoccaggi, uno per Provincia, devono essere fatti da società in cui il pubblico ha la maggioranza, e questo per evitare che accada che si reperiscano dei fondi proprio per lo stoccaggio che si è fatto, poi si fallisca e si sparisca dalla circolazione lasciando alle future generazioni i disastri che qui abbiamo fotografato. Questo è stato fatto. Occorrerà certo un'attenta analisi da parte di tutte le amministrazioni pubbliche, anche perché non vorremmo che le società private, come spesso è accaduto nel passato, e non tanto quindi soltanto gli stoccatori, abbiano poi a depositare sul loro terreno dei rifiuti tossico-nocivi, che ci ritroviamo nel momento In cui avviene una rilocalizzazione: fatto più volte ripetuto negli esempi citati nel piano.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta per dichiarazione di voto.
RIVALTA Qualche volta in quest'aula ho la sensazione di essere in una chiesa con la Giunta sull'altare, perché c'è un susseguirsi di convenevoli e ringraziamenti tra Consiglieri e Assessori per cui si ha la sensazione di essere di fronte a dei santi a cui si chiede una grazia e si ringrazia.
L'avete sentito anche voi questo intervento, era tutto un ringraziamento.
Io non ringrazio nessuno, non perché non voglia riconoscere il lavoro che viene svolto dagli Assessori, ma mi sembra che quando si riducono i confronti in Consiglio regionale a un prevalere di convenevoli, credo che si cominci davvero a consolidare e a stimolare quell'atteggiamento di critica che dall'esterno ci viene e che anche le ultime elezioni hanno sottolineato.
Detto questo voglio anch'io affermare che la nostra è una posizione di riconoscimento del significato del censimento che è stato fatto. Riteniamo che il conoscere sia una base essenziale per svolgere una qualsiasi attività, in particolare quella amministrativa di intervento da parte di un Consiglio regionale, però mi soccorre richiamare quello che ho sentito dire anche da altri colleghi e che peraltro avevamo già detto in Commissione: non siamo in presenza di un piano, bensì di un censimento di situazioni inquinate che richiedono una bonifica. C'è la delineazione di alcune operatività che possono conseguire al censimento nel momento In cui si mettono in atto gli interventi, ma un piano è ben altra cosa. Un piano fissa degli obiettivi, individua dei tempi e un finanziamento, sotto questo profilo quindi, al di là del carattere di censimento, questo documento non risponde assolutamente alle indicazioni del piano. Da questo punto di vista non accetto quindi come una semplice constatazione di fatto che questo documento si chiami piano, perché c'è un decreto ministeriale che ha chiesto alla Regione i piani. Se i piani vanno fatti, devono essere rispettati i crismi che essi hanno nella concezione culturale tecnica del nostro Paese, e non solo del, nostro.
Siamo in balia di un'informazione faziosa che riporta solo alcune opinioni e non altre e che in questi ultimi tempi si è messa ad esaltare l'operatività della Giunta, evidentemente con un indirizzo politico che viene dall'alto, lo spero che la stampa abbia sentito e che raccolga quello che è emerso oggi, che è stato detto da alcuni Consiglieri ed è stato ammesso dall'Assessore: questo non è un piano, è un censimento ed è ben lontano dal diventare uno strumento operativo perché manca una serie di elementi. Domani io spero che i giornali - credo lo auspichi anche l'Assessore Garino, dalle cose che ha detto, cioè che "non si devono creare illusioni" - dicano in realtà di che cosa si tratta. C'è un merito di lavoro nel censimento che va riconosciuto, ma questa questione non pu essere contrabbandata come un piano e spero davvero che la stampa lo riporti.
Detto questo, voglio ancora accennare al fatto che questo modo di procedere per cui si dà continuamente l'illusione che i problemi siano affrontati, che i problemi siano in via di soluzione, è davvero sbagliato.
Qui abbiamo fatto giustizia, credo un po' tutti, di questo atteggiamento ma ciò indica che noi stiamo procedendo, qui come in sede nazionale o nelle Province e nei Comuni, nei confronti della politica ambientale con un atteggiamento che è determinato da carenze di strumenti, con un atteggiamento che è assolutamente inadeguato ad affrontare i problemi.
Questo ce lo dobbiamo direi E' assolutamente inadeguato ad affrontare i problemi. Sono dell'ordine delle migliaia di miliardi gli interventi che sarebbero necessari per realizzare le operazioni di bonifica, forse non su tutti i 311 siti, ma su quelle decine dei più urgenti. Facciamo troppo poco rispetto a quello che ereditiamo dal passato: non sono computate qui alcune operazioni di bonifica che riguardano, per esempio, le aree abbandonate dalle industrie, che son tutte da bonificare, perché le industrie sono cresciute in questo secolo creando sui loro siti le proprie discariche quindi c'è una quantità enorme di cose che non vengono neppure prese ancora in considerazione, ma facciamo anche troppo poco per il futuro.
Ho appreso dall'Assessore Garino con piacere il fatto che le società saranno miste con prevalenza di capitale pubblico per dare garanzia alla qualità dell'intervento che si farà. Nella passata legislatura, con una mozione del 1986, e successivamente con una delibera abbiamo ribadito questo criterio con una proposta di legge che giace in II Commissione. Mi fa quindi piacere che venga affermato il principio dell'esigenza che l'ente pubblico si metta in condizione di controllare quello che avviene, perché è troppo facile e conveniente sfuggire ai controlli e se i controlli non si esercitano in maniera opportuna troppi sfuggono a una corretta politica di smaltimento dei rifiuti. Mi fa piacere, ma è solo un primo elemento: siamo ancora molto lontani, qui e in sede nazionale, nelle varie sedi operative pubbliche, dal mettere in piedi un cammino di intervento nel campo dell'ecologia che ci consenta di dire che stiamo risalendo la china. Con il nostro operare siamo al di sotto di una soglia che ci permetta di mantenere la situazione nelle condizioni attuali che quindi, in qualche misura continuano a peggiorare.
Pur riconoscendo il significato e il valore della conoscenza, ancora non compiuta perché ci sono dei vuoti e c'è l'esigenza di approfondimenti per tutte le altre ragioni voteremo contro questo piano che piano, tra l'altro, non è.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti per dichiarazione di voto.
MAGGIOROTTI Desidero sottolineare come anche negli interventi che sono stati fatti si sia parlato molto poco di prevenzione primaria e dell'esigenza di sviluppare i servizi di igiene pubblica destinati a controllare un corretto rispetto delle norme esistenti in tema di smaltimento di rifiuti. Fintanto che non si interverrà su questo versante, fintanto che non si investiranno le necessarie risorse (risorse che devono essere attivate all'interno dei servizi sanitari), io credo che ci troveremo continuamente di fronte a situazioni di emergenza, rispetto alle quali non potremo far altro che destinare le già scarse risorse ad attività di disinquinamento prevalentemente affidate a strutture private per quanto con presenza pubblica.
Per questo motivo condivido l'opinione di chi afferma che non è un piano quello che è stato predisposto, proprio perché non individua la necessità di investire molto nella prevenzione.
Si tratta di un intervento di tipo interassessorile, è chiaro quindi che di inquinamento dell'acqua, del suolo e dell'aria non si può non parlare insieme a chi si occupa di questi aspetti che sono anche di competenza dell'Assessorato alla sanità. Dispiace che si faccia sempre un discorso di tipo monotematico. In questo senso dichiaro il mio voto sfavorevole.



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione la deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 18 voti favorevoli, 8 voti contrari e 3 astensioni.
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 293 collegato, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte visto il 'Piano di boma delle aree contaminate ', presentato dall'Assessore all'ambiente, preoccupato dal quadro di situazioni di inquinamento ambientale che emerge dallo studio allegato dei costi necessari per mantenere in sicurezza alcune, almeno, delle situazioni più gravi e di quelli rilevanti per eventuali interventi di bonifica complessiva invita la Giunta regionale ad impegno preminente affinché si reperiscano le risorse necessarie, si mantengano criteri obiettivi di priorità e non si rinunci a perseguire in tutti i modi possibili i responsabili di tali interventi di gravissimo danno ambientale, devastanti per il territorio e pericolosi per la salute dei cittadini".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 29 voti favorevoli.


Argomento: Rapporti delle Regioni con l'ordinamento comunitario

Esame progetto di legge n. 54: "Istituzione dello sportello di informazione democratica per l'Europa" (rinvio in Commissione)


PRESIDENTE

Passiamo ora al progetto di legge n. 54 di cui al punto 8) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Monticelli.
MONTICELLI Mi limiterò ad una breve illustrazione, più che della proposta di legge, del senso politico che la stessa ha voluto avere.
Una prima annotazione è d'obbligo; questa proposta di legge è stata presentata in data lontana (il 26 novembre dello scorso anno), quindi è una delle più "antiche" in corso d'esame da parte del Consiglio. Il richiamo in aula è stato fatto da me, a nome del mio Gruppo, di fronte al fatto che la questione era stata sollevata ripetutamente in Commissione senza mai arrivare ad una risoluzione del problema.
Il problema è quello di attrezzare al meglio possibile la Regione ad affrontare le prossime scadenze dell'unificazione europea. Con questa proposta di legge ci siamo mossi su un punto che riteniamo particolarmente significativo, ma siamo i primi a riconoscere che non è esaustivo del problema più generale.
Abbiamo cercato di affrontare un punto specifico, quello degli strumenti che possono garantire al meglio l'informazione e quindi la partecipazione della comunità piemontese, delle sue organizzazioni economiche e di categoria culturali e sociali alla costruzione dell'unificazione europea da un punto di vista pratico ed operativo. Come mettere cioè la comunità piemontese in grado di conoscere in tempo reale tutte le direttive emanate dalla comunità, i diritti ed i doveri che conseguono da queste direttive, tenuto conto del fatto che sempre di più quanto si decide a Bruxelles, nei palazzi della Comunità Europea, in particolare della Commissione esecutiva, ma anche in Parlamento, viene a incidere direttamente sulla vita dei cittadini.
Ci sono atti della Comunità Europea che hanno immediata applicazione (i regolamenti) ed altri che hanno un'applicazione meno diretta, ma ormai sempre più celere (le direttive). Viviamo ormai in un contesto europeo in cui direttamente, non soltanto la vita delle aziende e dei soggetti organizzati, ma la stessa vita dei cittadini è condizionata da quanto si decide a livello europeo.
Sappiamo tutti che oggi la questione dell'infor-mazione su questi temi non è pienamente risolta. Esistono strutture, ci sono i cosiddetti sportelli europei attivati da alcune organizzazioni (nella Regione Piemonte esiste una struttura di questo tipo organizzata dall'Unione Industriale anche la Camera di commercio ha attivato uno sportello e mi risulta che le Associazioni Artigiane si siano mosse su questo piano), ci sono Associazioni di categoria più robuste e consolidate che hanno loro mezzi d'informazione su questi temi, ma il cittadino qualunque, oppure le organizzazioni sociali che hanno meno forza dal punto di vista economico meno tradizioni organizzative alle spalle, rischiano di trovarsi in difficoltà.
La nostra proposta di "sportello democratico" per l'Europa risponde a queste esigenze, ipotizzando una struttura appoggiata sul Consiglio regionale e collegata in modo organico, da un lato, con l'Istituto universitario di Studi Europei, per avere una base valida di indirizzo scientifico, di esperienza - visto il lavoro che già da anni conduce l'Istituto Universitario di Studi Europei - e, dall'altro, all'esperienza positiva compiuta in questi anni dalla consulta regionale per l'unificazione europea. Abbiamo sollevato un problema - Presidente, mi appello a lei perché a sua volta, in qualche modo, si appelli a quanta parte della Giunta è presente sul posto - che tocca la Giunta, tanto è vero che in Commissione il Presidente Brizio in due occasioni, quando venne posto all'o.d.g. questa proposta di legge, disse che la Giunta si riservava un po' di tempo (in un primo tempo disse due settimana, poi il tempo si allungò, ci furono le ferie) per vedere se preparare una propria proposta.
In cosa dovrebbe consistere la proposta della Giunta? Mi permetto di suggerirla, visto che la Giunta non l'ha ancora suggerita a noi. Dovrebbe consistere nella proposta di una struttura organica di coordinamento di tutto quanto attiene l'intervento e la presenza della Regione Piemonte sui temi europei. Oggi, questa struttura non esiste. Ogni Assessorato, per la parte di sua competenza, fa più o meno quanto consentono le sue strutture ma agisce in modo disarticolato poiché non esiste una struttura di coordinamento.
A nostro giudizio, una struttura di coordinamento di questo tipo dovrebbe far capo alla Presidenza della Giunta e non ad un singolo Assessore. Questo è, a mio giudizio, il modo corretto di affrontare la questione e non inventandosi una nuova delega, un nuovo Assessore, ma esaltando le funzioni di coordinamento della Presidenza della Giunta. Non avremmo nulla in contrario se una proposta organica di questo tipo, che preveda un coordinamento generale di tutte le attività della Regione Piemonte che hanno a che far con l'Europa, assorbisse la nostra proposta.
Noi ci siamo proposti di "aprire la pista", di sollecitare un discorso: ci siamo limitati ad un tema specifico ed abbiamo ipotizzato una struttura appoggiata al Consiglio regionale. Ma se la Giunta avanzasse una proposta organica così come altre Regioni hanno impostato - e qualcuna, come il Friuli, ha anche approvato una legge organica di questo tipo - non avremmo nulla in contrario a appoggiare attività di informazione interne a questa struttura. Successivamente, in modo più globale si valuterà il ruolo del Consiglio e della Giunta.
Sollecito quindi non certo l'approvazione ma il riesame in Commissione di questa proposta: riesame che mi auguro avvenga alla luce di una proposta nel frattempo predisposta dalla Giunta che consenta un esame complessivo della materia.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani.
NERVIANI, Assessore ai beni culturali Anche a nome della Giunta sono sinceramente grato al collega Monticelli per l'intervento sviluppato, partendo dalla condizione di richiamo in aula di questa proposta di legge.
Ritengo che sia stata acutamente individuata la sede presso la quale la struttura prevista dovrebbe costituirsi e svolgere la sua attività.
Da parte della Giunta vi è la richiesta di rinvio in Commissione della proposta di legge e, al tempo stesso, l'impegno in un periodo assolutamente breve di presentazione della invocata proposta organica per la creazione di uno sportello del tipo di quello segnalato nella proposta di legge dei colleghi del PDS.
Il mio intervento vuole essere semplicemente una conferma di volontà e se mi è consentito, in maniera insolita, un ringraziamento per là proposta che viene avanzata.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la proposta di rinvio in Commissione del progetto di legge.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La proposta è accolta con 33 voti favorevoli. Il progetto di legge ritorna in Commissione, con gli emendamenti apportati dal Consigliere Marchini.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati - Partecipazioni azionarie regionali

Proseguimento esame progetto di legge n. 100: "Interventi regionali in ambito attività COTRAO" (rinvio)


PRESIDENTE

In merito al punto 9) all'o.d.g.: "Proseguimento esame progetto di legge n. 100", la documentazione richiesta è stata fornita a tutti i Consiglieri in data 19/11/1991.
La parola al Consigliere Cucco.
CUCCO Mi era sembrato di capire che i documenti dovessero anche essere illustrati dal Presidente della Giunta o dall'Assessore.
ROSSA Chiedo di rinviare la discussione.



PRESIDENTE

Il punto 9) all'o.d.g. è rinviato.



PORCELLANA FRANCESCO


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Esame progetto di legge n. 179: "Modifica degli artt. 4 e 5 della L.R. 25/8/1987, n. 41 - Interventi nei confronti di associazioni ed enti, a struttura associativa, finalizzati al sostegno delle attività svolte a favore dei cittadini disabili"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 13) all'o.d.g.: "Esame progetto di legge n. 179"; la parola al relatore Montabone.
MONTABONE, relatore Com'è noto, con la legge n. 41/1987 la Regione Piemonte ha riconosciuto la funzione sociale e le attività istituzionali di enti ed associazioni che hanno finalità di integrazione sociale e promozione dei diritti dei cittadini disabili per una o diverse specifiche menomazioni fisiche psichiche o sensoriali o gravi malattie croniche invalidanti.
L'intervento della Regione si attiva mediante l'erogazione di contributi ad enti ed associazioni iscritti nell'apposito albo.
Attualmente i contributi vengono assegnati sulla base dei seguenti criteri: una quota del 20% in misura uguale per tutti gli enti ed associazioni iscritti una quota del 20% in proporzione al numero degli associati residenti in Piemonte una quota del 60% sulla base dei programmi presentati dalle singole associazioni.
Gli enti interessati, nel merito dell'applicazione della legge di cui si tratta, hanno fatto rilevare difficoltà nell'attivazione dei programmi rispetto agli scopi e alle finalità prospettate nelle istanze di concessione del contributo.
Occorre creare condizioni di maggiore certezza sul piano delle risorse economiche delle associazioni iscritte all'albo, e al tempo stesso rendere più agile la gestione della legge medesima, evitando il contenzioso che si potrebbe determinare nel caso di recupero del contributo già erogato per effetto della mancata realizzazione del programma.
Con l'occasione, la proposta di modifica dell'art. 5 della L.R. n.
41/87 chiarisce chela quota di contributo regionale agli associati deve tener conto unicamente di quelli in stato di disabilità e ciò al fine di mirare meglio l'attività di sostegno alle funzioni sociali e istituzionali degli enti che hanno finalità di integrazione sociale e di promozione dei diritti dei cittadini disabili.



PRESIDENTE

E' aperta la discussione.
La parola al Consigliere Maggiorotti.
MAGGIOROTTI Intervengo con alcune considerazioni di tipo generale.
L'Assessore Bergoglio ha presentato una proposta connotata dal più spudorato assistenzialismo clientelare. In buona sostanza si vogliono dare più quattrini, a fondo perduto, ad associazioni che asseriscono di occuparsi di persone disabili. Ciò si ottiene aumentando la quota percentuale rispetto a quella attuale, attribuita in quantità eguale a tutte le associazioni e la quota assegnata in proporzione al numero degli iscritti disabili.
Diminuisce proporzionalmente, dal 60 al 30%, la quota destinata a finanziare i programmi previsionali di attività. Quindi, le associazioni risultano disincentivate al promuovere iniziative innovative e a realizzare interventi di servizio a favore dei disabili.
E' facile osservare che di questa modifica si avvarranno con entusiasmo le associazioni autodefinentesi "di/o per disabili" che potrebbero sorgere anche dal nulla o allo scopo di succhiare da questa fonte, che appare inesauribile.
Sono sufficientemente addentro al mondo dell'associazionismo per conoscere quali perversi meccanismi potranno innescarsi a seguito di questa modifica di legge. Non sono il solo a prevedere che sorgeranno dal nulla nuove fantomatiche associazioni che troveranno automaticamente il necessario foraggiamento e che questo verrà restituito con il consueto appoggio elettorale.
Si scatenerà la caccia al disabile da iscrivere all'associazione e magari gli stessi disabili aderiranno a più associazioni, probabilmente della stessa area politica.
D'altra parte, quale può essere la definizione di disabile? Ci si riferisce alla presenza di menomazioni fisiche, psichiche o sensoriali che sfociano in disabilità, vale a dire in limitazioni funzionali più o meno gravi? Quali criteri di gravità possono definire una persona disabile? E' possibile farlo in maniera indipendente dall'esistenza di una situazione di handicap, che è svantaggio sociale per definizione? E verranno egualmente finanziate associazioni ricche che possono accedere anche al foraggiamento privato - mi viene In mente, a questo proposito, l'associazione "Amici degli handicappati" presieduta da Marella Agnelli - e moltiplicare così ulteriormente possibilità di arricchimento? Il disegno di legge prevede che venga dimezzata la quota riferita all'attuazione di progetti e dello stesso programma previsionale di attività. Si dice che in questo modo si evita Ii contenzioso con le associazioni per la mancata realizzazione dei programmi e che la restante parte, il 30°/6, verrebbe attribuita solamente a seguito della produzione di atti attestanti la realizzazione degli stessi programmi. Si dà così un forte stimolo al sorgere ed al consolidarsi di associazioni parassitarie che programmeranno - costa poco esprimere un progetto sulla carta senza poi farne nulla - e quindi non realizzeranno nulla. Intanto, resta inalterata la possibilità di intascare la quota del 35%. Tale quota diventa variabile solo marginalmente; resta certa, si riproduce nel tempo ed è sostanzialmente incontrollabile, specie nella parte che concerne il numero degli iscritti disabili. Un modo per non investire in progettualità ed In controlli puntuali, per non opporsi al fiorire del parassitismo.
Con questo disegno di legge si è voluto dare ascolto a quanti addebitavano ad una supposta carenza di quattrini l'impossibilità ad attuare programmi. Nulla invece garantisce che con questa legge si stimolerà la capacità progettuale e il realizzare interventi da parte delle associazioni. Anzi, sono convinto che avverrà l'esatto contrario.
Aggiungo che programmare e realizzare sono caratteristiche di associazioni che realmente intendono fare cultura e organizzare le forze sociali al fine di favorire il superamento dei fattori di emarginazione.
Non a caso, chi lo fa con serietà, sovente si ritrova in forte contrapposizione con chi detiene il potere; contrapposizione che è tanto più forte se ci sì pone anche obiettivi di più generale cambiamento sociale.
Queste associazioni che svolgono attività promozionale risulteranno quindi penalizzate, e non a caso. Comunque, per le associazioni che si dimostrassero incapaci di realizzare i programmi per cui hanno chiesto il finanziamento, è prevista una "uscita, di sicurezza": possono variare il programma nel corso dell'anno anche in modo consistente; si prevede addirittura la possibilità di autorizzare il non raggiungimento delle finalità indicate nell'istanza per la concessione dei contributi. Lo scopo è quello di garantire "comunque"l'erogazione del contributo, ovverosia un ulteriore premio agli incapaci parassiti; è come se, da parte della Regione, si acquistassero delle mele, ma poi alla fine ci si accontentasse di farsi fornire dei fichi secchi.
Quanto al fatto che in tal maniera si eviterebbe il contenzioso determinato dalla necessità di recuperare i contributi già erogati, sarebbe ovvio domandarsi quali siano le quote finora non recuperate; quali siano i finanziamenti erogati a pioggia nel passato e con quali criteri si siano esaminate le iniziative finanziate nel passato, con quale efficacia ed efficienza si siano registrati gli interventi.
Sembra forse questa l'unica modifica opportuna; tuttavia, il disegno così com'è non prevede serie modalità di controllo sulle dichiarazioni, ma consente addirittura di variare in itinere - come ho già detto - scopi finalità e procedure dei programmi. Si tratta di un bruttissimo disegno di legge (sul quale tra l'altro non sono state attivate le previste consultazioni) da modificare profondamente nella sua filosofia ispiratrice meglio sarebbe se venisse rinviato in Commissione. In subordine, comunque presenterò gli opportuni emendamenti per tentare di migliorarne, per quanto possibile, gli aspetti più deteriori.



PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Calligaro; ne ha facoltà.
CALLIGARO Anch'io non trovo per nulla convincente la proposta di modifica presentata dalla Giunta secondo la quale si intende portare il finanziamento a una quota del 35% in misura uguale per tutti gli Enti ed associazioni esistenti, a una quota del 35% in proporzione al numero dei soci disabili residenti in Piemonte e a una quota del 30% (dal 60 originario) il programma previsionale di attività.
La legge regionale n. 41 recita: "Interventi finalizzati al sostegno delle attività svolte a favore dei cittadini disabili"; mi pare che la proposta di modifica della Giunta vada contro lo spirito e 'la lettera di questa legge.
Si è detto che in sede di applicazione della legge si sono verificati degli inconvenienti e che la mancata realizzazione di programmi ha determinato un contenzioso nel recupero del contributo erogato. Inoltre, si dice che in sede di applicazione della legge è emersa l'esigenza di creare condizioni di certezza economica e di avere certezza nelle spese fisse.
Ma il rischio è maggiore dell'esigenza che si è determinata: il rischio è che si favorisca l'inerzia, se non il parassitismo, che si favoriscano attività meramente interne, a circolo chiuso. Per noi devono contare i programmi di attività pubblica non interna, di iniziative effettive proiettate all'esterno in modo tale da promuovere i diritti dei cittadini disabili, naturalmente in raccordo con i vari soggetti pubblici.
Siamo quindi dell'idea di non modificare le quote di finanziamento, di restare fedeli allo spirito e alla lettera della legge.
Poi, evidentemente, esisterà anche il problema di elevare il finanziamento, ma per noi bisogna comunque collegarlo prevalentemente ai programmi delle varie associazioni.



PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.
CHIEZZI Ho ascoltato con attenzione gli interventi dei colleghi Maggiorotti e Calligaro e hanno destato in me una grave preoccupazione circa queste modifi-che. Sentir dire che, in conseguenza di questa modifica della legge saranno privilegiate delle associazioni non in base a seri programmi di attività e di sviluppo, ma semplicemente in base a fatti di natura burocratico-amministrativa, suscita in me una grave preoccupazione.
Sappiamo tutti come sia semplice costruire sulla carta una forza numerica organizzata, raccogliere e stampare le tessere; se noi modifichiamo la legge premiando non la qualità, e quindi non i programmi di attività, ma semplicemente i dati numerici che dovrebbero rappresentare la forza di queste associazioni, penso che facciamo una cosa mal fatta.
I Consiglieri Maggiorotti e Calligaro l'hanno detto con chiarezza e con forza In un'aula, tanto per cambiare, semivuota e distratta; ci nonostante, l'allarme che hanno lanciato mi ha colpito.
Io non seguo disciplinarmente questi argomenti, però di fronte a questo allarme, a questa denuncia mi sento di dover esprimere una gravissima preoccu-pazione. Rivolgerei dunque un invito alla maggioranza e alle forze politiche presenti in questo Consiglio. Chiedo se non sia il caso di sospendere l'esame di questa legge e di rispondere - magari in Commissione in modo più adeguato al punto di vista denunciato dai colleghi Calligaro e Maggiorotti - nel merito dei guasti che una modifica di questo genere provocherebbe. A meno che la maggioranza e chi ne fa parte non ritengano di trarre benefici di vario tipo, proprio quei benefici negativi sottolineati prima dai Consiglieri Maggiorotti e Calligaro che deriverebbero da una modifica legislativa di questa legge.
Una legge che non può, a mio avviso, passare in un'aula semideserta con una maggioranza che non garantisce i numeri; a occhio, in questo momento in aula non esiste il numero legale, di cui si potrebbe sempre chiedere la verifica, e senz'altro la chiederei perché continuare a parlare in un'aula semideserta mi sembra non dignitoso per nessuno.
Presidente, vorrei che lei verificasse il numero legale di quest'aula.



PRESIDENTE

L'intervento del Consigliere Chiezzi è terminato? CHIEZZI E' terminato con la richiesta di verifica del numero legale in aula.



PRESIDENTE

Non siamo in fase di, voto. Condivido ovviamente quanto dice il collega Chiezzi; ci sono, infatti, parecchi Consiglieri presenti, ma probabilmente impegnati in diverse "confessioni" alle nostre spalle.
Inviterei i Consiglieri a rientrare in aula e a seguire questo importante dibattito, iniziato dal collega Maggiorotti e continuato dal Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Presidente, solo per concludere. A parte la verifica del numero legale sono intervenuto per richiedere di votare per non procedere ulteriormente nell'esame di una legge mortificata in tale modo.
Chiedo quindi un concreto voto diretto a sospendere l'esame della legge, rimandarla in Commissione e, in quella sede, esaminare le critiche gravissime portate con questo nuovo testo di legge che favorisce i meno capaci e i meno meritevoli nel fare le cose e i più meritevoli nel raccattare delle tessere.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bergoglio.
BERGOGLIO, Assessore all'assistenza Credo sia doveroso da parte della Giunta rispondere: se il Consiglio vorrà, potrà fare delle valutazioni diverse.
Alla richiesta di rinvio in Commissione del Consigliere Chiezzi per sviscerare le osservazioni fatte in aula da alcuni Consiglieri rispondo che questo esame, questa verifica e queste osservazioni sono già state svolte in Commissione e la Giunta ha risposto puntualmente, osservazione per osservazione.
Comprendo che il Consigliere Chiezzi, che non fa parte della Commissione, non abbia potuto avere in quella sede i chiarimenti o le precisazioni che chiede in sede consiliare, comunque sono pronta a fornirgli tutte le risposte che i suoi quesiti hanno sollecitato.
Chiedo, ad ogni modo, che il Consiglio proceda nella votazione di questa legge, anche perché alcune delle osservazioni fatte in Commissione e riproposte in quest'aula e che hanno sollevato le preoccupazioni del collega Chiezzi sono facilmente confutabili e a mio avviso non del tutto fondate.
Non sono fondate, perché la preoccupazione di dire che si tratta di una elargizione ad associazioni già ricche non ha ragione di esistere, in quanto si tratta di associazioni riconosciute a livello nazionale rappresentanti di categorie consolidate di mutilati e invalidi civili, del lavoro e di guerra, alle quali chiediamo, per contro, di avere una consolidata struttura a livello regionale con sedi in ogni Provincia provviste di recapiti telefonici ed altre attrezzature, in modo che sia dimostra-ta e dimostrabile resistenza dell'associazione.
Si tratta di persone che appartengono a categorie riconosciute: invalidi del lavoro, ciechi civili e militari, invalidi per cause belliche.
Quindi, gente che ha tanto di riconoscimento e di tesserino per l'invalidità e per la pensione e per quanto altro di provvidenza a livello nazionale è stato a loro assegnato. La moltiplicazione delle tessere di cui il Consigliere Chiezzi aveva preoccupazione è, quindi del tutto impossibile, perché, o hanno la qualifica d'invalido grande, medio con una serie di classificazioni ben precise, oppure non fanno parte di queste associazioni.
Abbiamo richiesto in questa fase una correzione al precedente sistema secondo il quale nel calcolo del numero degli aderenti si accettavano anche i familiari; per esempio, in caso di decesso dell'invalido poteva essere considerato socio un suo familiare, ora invece abbiamo richiesto che siano accettati come soci soltanto quelli che appartengono effettivamente alla categoria.
Questo provvedimento va dunque proprio nella direzione opposta a quella prospettata dal collega Chiezzi. Abbiamo chiesto esplicitamente chiarezza e trasparenza nella gestione del tesseramento di queste associazioni, le quali non possono certamente moltiplicare gli invalidi: chi purtroppo è invalido, per cause di lavoro, per cause civili o per cause di guerra, lo è in base ad un ben triste titolo e quindi non si può tesserare la stessa persona per più categorie, come si fa nelle associazioni sportive dove un atleta può essere tesserato tre volte a seconda della sede in cui svolge la propria attività.
La preoccupazione di rigonfiamento delle tesse-re è quindi del tutto infondata e pretestuosa, persino irriguardosa nei confronti delle persone che pagano sulla loro pelle gravi infortuni sul lavoro.
CHIEZZI Si tratta di raccolta di tessere, a questo punto.
BERGOGLIO, Assessore all'assistenza Non si tratta di raccolta di tessere.
CHIEZZI Si inducono le associazioni a raccogliere le tessere.
BERGOGLIO, Assessore all'assistenza Se hanno un numero di iscritti o di simpatizzanti che decidono di prendere la tessera e che fanno parte delle categorie per le quali l'associazione è costituita, non si possono prendere...
CHIEZZI Ma si innesca una competizione sul numero di tessere invece che sulla qualità degli interventi.
BERGOGLIO, Assessore all'assistenza Questo , se ci doveva essere, c'era già prima: non cambia. Non si pu prendere la tessera per più associazioni; ci si può tesserare unicamente ad una associazione, in quanto ogni associazione rappresenta una specifica categoria d'invalidi.
Non si tratta di quelle da noi riconosciute, perché non è sufficiente identificarsi come associazione degli invalidi civili per essere ammessi al contributo. C'è un Albo regionale al quale devono fare domanda e dove vengono iscritte soltanto quelle con le caratteristiche previste. Se risultassero delle mistificazioni da parte di alcune associazioni, potrete fare le opportune denunce, ma la teoria del sospetto - teoria secondo la quale tutto quello che si fa e viziato da chissà quale marchingegno - è inaccettabile. Chiedo al Consiglio e ai Consiglieri rispetto nei confronti di queste persone.
L'altra osservazione posta riguarda i contributi dati; la quota generale viene data nella misura fissa del 35%, perché a tutte le associazioni, indipendentemente dal numero degli iscritti (1, 10 o 1000) chiediamo una serie di strutture di base che sono comunque costose. Quindi il contributo per il funzionamento viene dato in misura analoga.
La seconda quota viene ripartita in relazione al numero degli iscritti tenendo quindi conto della funzionalità e della consistenza dell'associazione. Questo perché abbiamo ritenuto che alcune di queste associazioni non potessero svolgere particolari progetti di tipo educativo stante la composizione e il tipo di soggetti ai quali si rivolgevano, per cui sarebbero risultate penalizzate rispetto ad altre che sul piano formativo e culturale possono svolgere più iniziative. Abbiamo quindi spostato queste altre iniziative su leggi di contributo che finanziano iniziative di promozione e d'indirizzo, iniziative che l Assessorato gestisce su questo fronte proprio per evitare confusione tra due normative diverse.
La terza osservazione riguardava i progetti da attivare. Questi, prima di poter avere il contributo, devono essere precisati ed è necessaria la presentazione dei documenti attestanti la realizzazione effettiva del programma. Sull'ipotesi di programma diamo quindi solo un acconto, mentre la corresponsione complessiva del contributo è data a consuntivo sulla base del programma effettivamente realizzato. Infatti, nella relazione si precisa "che si potrebbero eventualmente determinare" e non che "si sia determinato".
Qualora si sia dato un anticipo per un programma non più realizzato, si deve dimostrare la realizzazione di un progetto sostitutivo equivalente e quindi è possibile spostare la destinazione del contributo assegnato ad un certo programma su un altro equivalente. Questa è la dicitura della legge e questo è il suo sviluppo: tutto il resto rischia di essere un sospetto infondato.
Credo che gli uffici che hanno finora gestito questa legge e le associazioni che ne hanno usufruito abbiano tenuto un comportamento improntato alla massima linearità.
L'associazione citata dal collega Maggiorotti, presieduta dalla signora Marella Agnelli, non ha alcun titolo e alcuna motivazione per far parte di questo albo, perché le caratteristiche che richiediamo a queste associazioni sono totalmente diverse, quindi non c'è nessuna preoccupazione al riguardo. Spero di aver risposto ai quesiti posti dai Consiglieri.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

Possiamo cominciare ad affrontare l'articolato. Sull'art. 1 vi è un emendamento presentato dal Consigliere Maggiorotti.
La parola al Consigliere per l'illustrazione.
MAGGIOROTTI Se consente, li illustro tutti, ma poi vorrei capire qual è l'atteggiamento della Giunta rispetto alle modifiche.
Gli emendamenti sono quattro.
Il primo è all'art. 1 del disegno di legge e prevede che il punto c) venga così modificato: "Dichiarazione a firma dei Presidente dell'ente o associazione attestante il numero e l'ubicazione delle sedi associative presenti e attive sul territorio regionale alla data della presentazione della dichiarazione, il numero dei soci disabili, asseverati, con la citazione degli estremi dell'atto di riconoscimento di invalidità espressi dalle competenti Commissioni che hanno provveduto al pagamento della quota associativa per l'anno antecedente a quello della presentazione della richiesta di contributo".
Questo emendamento vuole introdurre la responsabilità del Presidente dell'ente che qui non è precisata e vuole introdurre la questione che le sedi regionali siano realmente presenti e attive; inoltre introduce la necessità di un controllo al fine di verificare che i soci iscritti a queste associazioni siano effettivamente disabili.
A me non risulta che l'Assessorato chieda questa asseverazione; è una responsabilità non so di chi: sarebbe opportuno che questo venisse appunto asseverato con dei documenti.
BERGOGLIO, Assessore all'assistenza Scusi, collega Maggiorotti, ovviamente questa è una legge che modifica una legge già esistente, quindi si introducono soltanto delle modifiche, ma l'impalcatura della legge rimane.
Una serie di documenti dimostrativi dell'esistenza delle sedi dell'esistenza della autonomia funzionale - tanto per intenderci, che la sede non sia l'abitazione del Presidente del momento o che non sia una sede surrettizia o non destinata a questa attività - è già oggetto di valutazione per l'iscrizione all'Albo regionale. Ciò ovviamente è contenuto nella legge e non è riportato in questo punto perché non si modifica tutta la legge ma solo alcuni punti.
Quindi tutta una serie di garanzie che lei introduce con questi emendamenti è già prevista per l'iscrizione all'Albo regionale di queste associazioni, per cui introdurlo ulteriormente è un inutile appesantimento.
Per quanto riguarda invece la dichiarazione asseverata, ritengo che il rapporto tra Ente pubblico e associazioni debba essere di fiducia. Non posso pensa- re che il Presidente di una associazione di mutilati e invalidi civili o di guerra mi scriva un falso nel momento in cui mi presenta una richiesta di contributo.
E' chiaro che quando assegniamo i contributi, i nostri uffici verificano le dichiarazioni fatte e, se necessario, richiedono la presentazione di ulteriori documenti qualora ci siano difficoltà di interpretazione in quanto dichiarato; scrivere nella legge che non ci fidiamo di una dichiarazione del Presidente e vogliamo una dichiarazione asseverata con tanto di documentazione dell'invalidità, con l'elenco, ecc.
mi sembra un rapporto di sospetto che come amministratore non intendo porre in essere.
So che lo spirito degli emendamenti presentati dal collega Maggiorotti è quello di far sì che non si verifichino degli abusi, e in questo senso lo comprendo; tuttavia, scritto così come è scritto, introdotto così come è introdotto, mi pare possa fare insorgere un sospetto di non fiducia nei confronti di chi ci fa questa dichiarazione.
Poiché, ripeto, l'attività di queste associazioni è rivolta a persone con gravi difficoltà, non mi sento di chiedere un adempimento di questo tipo. Assicuro però il collega Maggiorotti che l'ufficio, nello svolgimento di questa attività, in un contatto diretto con le associazioni interessate è molto attento ad evitare sviste o errori nell'applicazione. Quindi non accetto questo emendamento per le motivazioni che ho precisato, non per spirito polemico, ma perché ritengo che sia, in qualche modo, già presente nelle modalità di gestione della legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.
MAGGIOROTTI Continuo ad illustrare gli emendamenti, perché non avevo concluso.
All'art. 2, propongo di aggiungere la seguente frase: "La quota di cui alla lettera c) è erogata in un'unica soluzione previa produzione degli atti attestanti l'effettiva realizzazione del programma, a dimostrazione delle spese effettivamente sostenute".
Con questo introdurrei il criterio per cui il finanziamento è legato non alle spese preventivate ma a quelle realmente sostenute.
Vado avanti: sempre all'art. 2, "Criteri di ripartizione", a mio parere si pone il problema più rilevante, che potrebbe determinare, come abbiamo detto nell'introduzione alla discussione, forme di parassitismo senza che nulla possa modificare la condizione ed operatività delle associazioni di disabili. Con questo emendamento riporterei al 25% rispettivamente le quote previste al punto a) e al punto b) e al 50% quelle previste al punto c) per l'attuazione di programmi, tenendo conto del fatto che c'è stato un aumento dei costi nella gestione delle attività.
Infine, sempre all'art. 2, prevederei l'abrogazione del punto 3) ritenendo non effettivamente controllabile la reale impossibilità da parte delle associazioni di realizzare il programma preventivo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bergoglio.
BERGOGLIO, Assessore all'assistenza Poiché il Consigliere Maggiorotti ha illustrato in un unico blocco gli emendamenti, rispondo congiuntamente agli ultimi tre emendamenti presentati. Devo precisare, come ho già fatto in Commissione e lo ripeto anche per i Consiglieri dell'aula, che la legge che abbiamo predisposto è una modifica ad una legge precedente ed ha tenuto conto di alcune difficoltà operative di gestione della legge stessa. Ha voluto mantenere invariata l'impalcatura della legge proprio perché alcuni degli aspetti contenuti sono positivi ed ha voluto eliminare degli inconvenienti che si erano verificati in sede di gestione.
Ridurre totalmente a zero il contributo sulle iniziative mi sembra vanifichi quello sforzo di formazione ed informazione anche all'esterno dell'associazione, cui prima il collega Maggiorotti ha fatto riferimento.
Se ho capito bene il senso dell'emendamento, togliendo il riferimento ad un programma o ad un progetto (operando comunque una riduzione ad una certa flessibilità nella realizzazione del programma e del progetto) consentiamo che l'Associazione rivolga solo all'interno la propria attività. Se invece diciamo chela quota viene erogata sulla base della produzione degli atti attestanti l'effettiva realizzazione del programma, è chiaro che parliamo di tutte le pezze giustificative; qualsiasi impegno o erogazione di spesa cioè, deve avere una dimostrazione. Non possiamo erogare dei finanziamenti se non c'è la documentazione della spesa sostenuta. E una regola dell'Amministrazione; se non c'è una fattura o un documento analogo o una pezza giustificativa della spesa non diamo contributi perché i nostri uffici non possono dare soldi sulla base della semplice dichiarazione di aver sostenuto una spesa non documentata. Non c'è bisogno di un'ulteriore aggiunta perché tale argomento è già compreso nella sostanza dell'articolo.
La dimostrazione delle spese, collega Maggiorotti, è prevista con questa dicitura. Posso garantire che nessuna spesa viene rimborsata se non è documentata, perché la ragioneria non pagherebbe. Anzi, siamo estremamente rigorosi perché molto spesso queste associazioni svolgono la loro attività in modo volontaristico e non sempre le attività sono documentate; quando non sono documentate non vengono rimborsate, anche se sono state svolte.
Per quanto riguarda il terzo punto, è stato introdotto, proprio su richiesta delle Associazioni, perché possono verificarsi, nei programmi che un'Associazione ipotizza all'inizio dell'anno, delle esigenze di cambiamento anche in base ad eventi straordinari non preventivabili al momento della programmazione dell'attività dell'Associazione stessa. Pu accadere che ad esempio intervenga una nuova legge o fatti particolari che esigono che si faccia una manifestazione, un convegno o un corso di formazione su una nuova normativa che al momento della programmazione dell'attività non era preventivabile. Essere così rigidi nel non permettere che nel corso dell'anno si possano apportare dei correttivi, finisce per vanificare proprio quello sforzo di promozione ed informazione che la legge ha tra i suoi scopi.
Questi sono i motivi per cui la Giunta non accoglie gli emendamenti.
Le percentuali sono quelle introdotte per consentire la funzionalità delle Associazioni; diversamente verrebbe vanificato proprio lo spirito della modifica. L'abbiamo ragionato con le Associazioni, in uno spirito di collaborazione, e il collega Maggiorotti, se vuole l'elenco delle Associazioni, si renderà conto che si tratta di tutte le Associazioni riconosciute a livello nazionale, rappresentative delle categorie (l'Ente Nazionale Sordomuti, l'Unione Italiana Ciechi, l'Associazione Nazionale Invalidi e Mutilati del Lavoro, l'Associazione Invalidi di Guerra). Le sigle beneficiarle di questo provvedimento sono queste.
Anche noi stiamo molto attenti perché non vogliamo la dispersione delle Associazioni, non vogliamo, cioè, che chiunque faccia una propria Associazione.
Per questo motivo richiediamo un minimo di rappresentatività dell'Associazione, proprio perché non diventi un contributo a pioggia. E' risaputo che quando ci sono litigi od opinioni diverse, si tende a fare un'Associazione parallela ed in questo modo cessa lo scopo che le Associazioni diventino momento di aggregazione e formazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bortolin per dichiarazione di voto.
BORTOLIN Per dichiarazione di voto, ma anche per sottolineare che l'Assessore forse nella foga della polemica cui è stata sollecitata, non ha risposto alle osservazioni che abbiamo fatto. Non abbiamo sollevato problemi che riguardino sospetti di comportamenti non corretti, ma una questione discussa a lungo in Commissione: quella della non condivisione dello spirito della modifica oggi proposta. E' questo il punto e per questa ragione abbiamo proposto una modifica alternativa.
Come già fatto In Commissione, vogliamo riprendere le motivazioni. La prima osservazione, ancor prima di entrare nel merito, è che discutiamo della suddivisione dei fondi che finanziano la legge. Fondi che sono insufficienti, come sempre lo sono i fondi che abbiamo a disposizione per le attività che riguardano l'assistenza.
Non ricordo - credo di averlo già chiesto e forse l'Assessore mi ha già risposto - quant'è il finanziamento annuale di questa legge.
BERGOGLIO, Assessore all'assistenza Sono trecento milioni.
BORTOLIN Trecento milioni è una somma non indifferente, ma non sicuramente importante o in grado di affrontare seriamente i problemi dei disabili anche per quanto riguarda il funzionamento delle Associazioni e l'informazione nei confronti dei cittadini.
La prima annotazione è quindi che per il bilancio 1992 dovremmo, oltre a modificare la legge (e noi chiediamo modifiche sostanziali), sostenere la necessità di un adeguamento del finanziamento, anche in relazione alla riduzione del valore dei soldi che eroghiamo.
La questione che abbiamo posto, e che voglio sinteticamente riprendere è che lo spirito della legge è finalizzato al sostegno delle attività l'abbiamo ribadito a lungo in Commissione ed è stato ripreso anche dal collega Calligaro - non quindi alla mera attività dell'associazionismo in quanto ente in rapporto con i propri iscritti, ma alle attività che le Associazioni vogliono e devono svolgere a favore dei cittadini disabili iscritti e non iscritti.
Abbiamo interesse a che questi cittadini insieme lavorino, operino discutano ed affrontino i propri problemi. Partendo da questa considerazione, non è dunque una legge a favore dell'associazionismo, ma a favore e sostegno delle attività che le Associazioni devono svolgere per i cittadini disabili.
La proposta di modifica che viene sollecitata oggi in Consiglio è di segno opposto perché sostiene l'attività dell'associazione in quanto tale e riduce il contributo dato alle associazioni, in misura dei programmi e dei progetti che presentano e realizzano. Viene a ridursi la parte progettuale necessaria e indispensabile: l'obiettivo principale che la legge si propone.
A mio giudizio, viene meno anche lo stimolo ad organizzare iniziative all'esterno delle associazioni sia a - favore di questi cittadini sia per la sensibilizzazione della popolazione.
Da questo punto di vista riteniamo davvero improponibili le modifiche percentuali proposte. Ribadiamo - e anticipo il voto favorevole all'emendamento (che riprende quanto da noi sostenuto in Commissione) presentato dal Consigliere Maggiorotti e che accoglie la necessità di un ritocco delle percentuali, a patto che si privilegi nell'erogazione di contributi la parte progettuale di attività vera e propria e non unicamente fattività dell'associazione di per se stessa.
Questa è la proposta avanzata in Commis-sione, a cui per la verità è stata data risposta negativa, che però abbiamo voluto riproporre In aula all'attenzione dei Consiglieri.
Ci preme che la legge non venga svuotata nel principio fondamentale che le è proprio.
Se vogliamo cambiare e sostenere maggiormente le associazioni rispetto ai progetti e alle attività modifichiamo la legge, lavoriamo per predisporre ed approvare una legge diversa.
Per quanto riguardai il voto: sulla proposta di modifica il nostro voto è negativo: sui primi due emendamenti ci asterremo, sul terzo voteremo a favore, sul quarto esprimeremo voto di astensione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bergoglio.
BERGOGLIO, Assessore all'assistenza Chiedo scusa di non aver risposto precedentemente: mi sembrava che dall'insieme di quanto esposto si potesse .desumere la risposta, ma non voglio certo sottrarrai a questa richiesta di ulteriore chiarimento.
L'attività di informazione rivolta all'esterno da parte di queste associazioni, è spesso attuata a mezzo stampa e rivolta agli iscritti ed agli associati, ma anche ai cittadini in genere. Attività di routine di questo genere, che rientrano nelle normali spese di funzionamento, in realtà hanno al loro interno una certa finalità di tipo promozionale. Se finanziassimo soltanto programmi specifici, e varianti di volta in volta, e non consolidati, rischieremmo di ridurre questo tipo di attività, esse stesse di formazione e di informazione, vitali per le associazioni, che non sono rivolte soltanto agli iscritti ma, per quanto riescano, all'opinione pubblica.
Se mi si consente di rubare ancora un attimo di attenzione vi elenco le dieci associazioni ammesse al contributo: l'Associazione nazionale privi della vista, l'Unione italiana lotta alla distrofia muscolare, l'Unione nazionale mutilati per servizio, l'Associazione nazionale famiglie e fanciulli subnormali, l'Associazione nazionale mutilati e Invalidi del lavoro, l'Ente nazionale sordomuti, l'Associazione nazionale mutilati ed invalidi civili, l'Associazione nazionale vittime civili della guerra l'Associazione nazionale mutilati e invalidi di guerra, l'Unione italiana ciechi.
Non si tratta di associazioni sorte come funghi ad hoc, ma di associazioni che potremmo definire storiche e consolidate nel campo delle attività a sostegno dell'invalidità e della disabilità.
L'iniziativa regionale e la modifica della stessa vogliono essere - e voglio sottolinearlo - un aiuto ed un riconoscimento alle attività che queste associazioni svolgono nei confronti dei loro iscritti, dell'esterno e dell'opinione pubblica. Richiediamo loro una serie di garanzie quali la sede autonoma - segno di funzionalità dell'associazione che a questo punto se vi è una sede, un punto di ritrovo è un minimo di funzionalità non pu essere fasulla, non può far finta di esistere - e sedi in tutte le province a garanzia del fatto di essere realmente associazioni di tipo regionale.
Abbiamo richiesto una serie di garanzie proprio perché non si vuole far maturare o sviluppare come funghi un associazionismo fasullo; forse, una delle ragioni per cui questa legge sta funzionando è proprio perché riesce a stimolare l'attività di associazioni che hanno un reale collegamento con le categorie che rappresentano.
Mi premeva fare questa dichiarazione, visto che non avevo illustrato la legge, per togliere ai colleghi che non hanno potuto seguire il dibattito in Commissione i sospetti di chissà quali iniziative di tipo trasversale: si tratta di modifiche concordate e valutate per far funzionare meglio la legge.



PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'articolato.
ART. 1 Emendamento presentato dal Consigliere Maggiorotti: L'articolo 1 del disegno di legge 179 è modificato come segue: "art. 4, punto c) c) dichiarazione a firma del Presidente dell'Ente o Associazione attestante: il numero e l'ubicazione delle sedi associative presenti e attive sul territorio regionale, alla data della presentazione della dichiarazione il numero dei soci disabili, asseverati con la citazione degli estremi dell'atto di riconoscimento di invalidità espressi dalle competenti Commissioni, che hanno provveduto al pagamento della quota associativa per l'anno antecedente a quello della presentazione della richiesta di contributo".
Pongo in votazione l'emendamento, non accolto dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 23 voti favorevoli, 24 voti contrari e 5 astensioni.
Pongo in votazione per appello nominale l'art. 1.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 10 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
ART. - 2 Il Consigliere Maggiorotti presenta i seguenti emendamenti: 1) L'art. 2 - Criteri di ripartizione dei contributi, viene così modificato: "art. 5 (.) 1. I contributi vengono assegnati annualmente dalla Giunta regionale agli Enti o Associazioni iscritte all'Albo di cui all'art. 3, sulla base dei seguenti criteri a, una quota del 2596 in misura uguale per tutti gli Enti o Associazioni iscritti b, una quota del 2596 proporzionale al numero dei soci disabili residenti in Piemonte c, una quota del 50% sulla base del programma previsionale di attività previsto all'art. 4".
Pongo in votazione l'emendamento, respinto dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 7 voti favorevoli. 24 contrari e 5 astensioni.
2) L'art 2 - Criteri di ripartizione dei contributi, viene così modificato: "art. 5 ( ..) comma 2.
La quota di cui alla lettera c) è erogata in unica soluzione previa produzione degli atti attestanti l'effettiva realizzazione dei programma, a dimostrazione delle spese effettivamente sostenute".
Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 8 voti favorevoli; 20 contrari 3 astensioni.
3) "Il punto 3 deLl'art. 5 è abrogato".
Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 4 voti favorevoli, 21 contrarie 6 astensioni.
Pongo ora in votazione l'art. 2. Si proceda all'appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 11 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 2 è approvato.
Prima di passare alla votazione dell'intero testo della legge, chiede la parola il Consigliere Calligaro; ne ha facoltà.
CALLIGARO A questo punto bisognerebbe cambiare il titolo della legge; un titolo potrebbe essere questo: "Sostegno alle associazioni, in proporzione al numero dei soci e alle loro attività".
Sono snaturati spirito e lettera della legge, ovvero "interventi finalizzati a sostegno delle attività svolte a favore dei cittadini disabili".
Tra l'altro, l'Assessore Bergoglio ha ricordato che c'è l'accorgimento dell'acconto sulle spese riguardanti i programmi; l'acconto consente di verificare se i programmi sono andati avanti e qualora ciò non fosse avvenuto è evidente che il saldo non avrà luogo. Questo, se non annulla riduce enormemente il contenzioso.
C'è poi quella nonna giusta che prevede una certa flessibilità. Un programma può essere definito e deve essere possibile modificarlo l'importante è che si prevedano altre attività. Prevedendo modifiche ai programmi (si può dire che un programma non è decollato), si consente questa è una giusta flessibilità - di integrarlo, di rivederlo, di perfezionarlo, di modificarlo e questo stimola le attività pubbliche delle associazioni.
Con questi due accorgimenti, direi che gli inconvenienti riscontrati vengono del tutto superati, ma la modifica delle quote di finanziamento per coerenza, dovrebbe indurre tutti noi a cambiare titolo alla legge.
In questo modo si privilegiano associazioni che hanno la certezza di finanziamento al 70%, ciò vale a dire che dei 300 milioni 210 vanno in misura uguale per tutte le Associazioni e in proporzione al numero dei soci disabili; solo il 30% (90 milioni) vanno a sostegno delle attività delle associazioni. Per questo insisto: bisognerebbe cambiare titolo alla legge.
Le spese fisse elevate. Sono certamente un problema. Si tratta di affrontarlo in termini di elevamento del finanziamento, sempre collegandolo prevalentemente ai programmi. Il problema di fondo è avere una maggiore quantità di risorse e una migliore qualità della spesa: non si può essere soddisfatti perché si riesce a mantenere inalterato il finanziamento quando questo è esiguo.
Tra l'altro, nel caso del socio-assistenziale in generale, il finanziamento è equivalente al costo di costruzione di 2-2, 5-3 chilometri di autostrada in un anno per tutto il Piemonte: meno dello 0,7% del totale della spesa sanitaria. Tale è dunque l'entità che destiniamo a fasce di povertà: agli anziani, al disagio dell'infanzia, della gioventù all'handicap, ai disabili e alle categorie più a rischio, ai cittadini più deboli e meno protetti.
In definitiva, per la legge: "Interventi finalizzati a sostegno delle attività svolte a favore dei cittadini disabili", il titolo che suggerisco è: "Sostegno alle associazioni in proporzione al numero dei soci e alle loro attività".
In questo modo non si fa informazione né promozione dei diritti dei cittadini disabili..



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.
MAGGIOROTTI Intervengo brevemente per segnalare il mio stupore in relazione all'elenco delle associazioni finanziabili presentato dell'Assessore.
I criteri seguiti non faranno altro che favorire le associazioni che già hanno la possibilità di percepire, in quanto associazioni che svolgono prevalentemente attività di patronato (salvo la UILDM), oltre alla quota associativa (che, comunque, fanno sempre pagare tutte le volte ci si presenta ad esse per avere risposte in termini di consulenza su questioni legate all'invalidità civile o altro), anche i finanziamenti regionali.
Invece, le associazioni di persone disabili, soprattutto di persone disabili che hanno negli organi direttivi persone disabili, non sono state citate e la cosa mi stupisce.
Sono molte di più le associazioni di disabili nella nostra Regione cito per esempio l'AISM (associazione sclerosi multipla), l'AIAS (associazione italiana assistenza spastici), il Coordinamento paratetraplegici, l'Associazione per la lotta all'epilessia, la Lega al diritto al lavoro agli handicappati, e altre che non cito, le quali forse non hanno sedi in tutte le Province, ma sicuramente hanno soci in tutte le Province.
Si tratta in questo caso di modificare la legge, perché mi pare chiaro che i soliti fortunati continueranno a ricevere sempre più quattrini.
In questo senso dò un voto complessivamente sfavorevole a questo disegno di legge.



PRESIDENTE

Pongo ora in votazione l'intero testo di legge.
Si proceda all'appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 11 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere La legge è approvata.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Progetto di legge n. 207: "Norma finanziaria relativa atta sottoscrizione di azioni della Società di gestione dei servizi di navigazione sui Laghi Maggiore, di Corno e di Garda, di cui atta L.R. 28/12/89, n. 80"


PRESIDENTE

Sul progetto di legge n. 207 è relatore il Consigliere Rossa, che ha pertanto la parola.
ROSSA, relatore Illustre Presidente, Signori Consiglieri, con la L.R. n. 80/89 è stata autorizzata la partecipazione della Regione alla Società interregionale che deve gestire, in termini unitari, le attività relative ai servizi pubblici di navigazione sul laghi Maggiore, di Como e di Garda.
In relazione ai tempi di compimento del complesso insieme di procedure previste per il perfezionamento delle intese interregionali connesse a tale gestione, alla nonna finanziaria, di cui alla legge regionale suddetta che prevedeva il finanziamento della partecipazione azionaria in argomento mediante l'istituzione di apposito capitolo di spesa - non è stato dato seguito con il necessario impegno di spesa. Ciò ha determinato il conseguente azzeramento della dotazione del previsto capitolo n. 2381.
Con la norma, che, la Giunta propone al Consiglio, la dotazione viene assicurata sull'esercizio in corso.
Il disegno è proposto con la clausola dell'urgenza, in quanto la gestione delle competenze in materia inizierà nel gennaio 1992.
La I Commissione consiliare ha preso in esame il disegno di legge presentato dalla Giunta e lo ha approvato, apportando al testo alcune marginali modificazioni formali.
Se ne raccomanda l'approvazione anche da parte di questa Assemblea.



PRESIDENTE

Non essendovi interventi, passiamo all'esame dell'articolo unico.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 29 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'articolo unico è approvato.


Argomento: Rapporti delle Regioni con l'ordinamento internazionale extra-comunitario - Partecipazioni azionarie regionali

Esame progetto di legge n. 209: "Contributo straordinario della Regione Piemonte al Centro Internazionale di Formazione dell'Organizzazione Internazionale dei Lavoro"


PRESIDENTE

Passiamo ora ad esaminare il disegno di legge n. 209.
Relatore è il Consigliere Zanoletti, che ha pertanto la parola.
ZANOLETTI, relatore Do per letta la relazione, il cui testo recita: "Illustre Presidente, Signori Consiglieri, da molti anni il Centro Internazionale di Formazione dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro sviluppa, come è noto, una rilevante attività di formazione specializzata e di produzione di materiale didattico ed informativo.
In particolare, nel corso di quest'anno il ricco programma di lavoro del Centro si è sviluppato attraverso: un programma "management" per l'URSS: un programma "rappresentanti residenti" per le Nazioni Unite un programma "promozioni" a favore dell'Europa orientale.
Tale insieme di iniziative ha comportato oneri superiori alle disponibilità fornite al Centro dal competente Ministero per gli Affari Esteri.
Conseguentemente, anche su suggerimento in tal senso dello stesso Ministero, il Centro ha richiesto l'intervento finanziario degli Enti locali torinesi e piemontesi, certamente interessati al permanere delle rilevanti iniziative su indicate all'interno della Regione è della Città di Torino.
Un primo intervento dell'Amministrazione comunale di Torino ha messo a disposizione del Centro un contributo di 250 milioni; con il disegno di legge di cui si tratta, la Giunta propone, a sua volta, che anche la Regione eroghi al Centro un contributo di pari importo.
Si tratta, naturalmente, di un contributo 'una tantum'. Nei futuri esercizi, ove ciò appaia opportuno, eventuali interventi regionali potranno infatti essere considerati all'interno delle iniziative previste dalla legislazione regionale (ad esempio: Progetto Ouverture).
La I Commissione consiliare, dopo l'audizione dei rappresentanti del Centro che hanno illustrato direttamente l'organizzazione della, struttura l'attività prodotta e i nuovi programmi riferiti, in particolare alla nuova realtà dell'Est europeo, ha approvato il disegno di legge all'uopo presentato dalla Giunta con la clausola dell'urgenza, alfine di rispettare gli stretti tempi di impegno della spesa.
Per i motivi sopra esposti, se ne raccomanda l'approvazione anche da parte di questa Assemblea".



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Monticelli; ne ha facoltà.
MONTICELLI Con questo intervento, svolgo già la dichiarazione di voto.
Il nostro Gruppo in Commissione non ha votato questo disegno di legge e in pochissime parole voglio esplicitarne la motivazione.
Giudichiamo la presenza e l'attività del BIT a Torino un fatto straordinariamente importante per la nostra città e per la Regione. E' un'attività che qualifica, credo si possa dire, la nostra città non soltanto a livello europeo, ma anche a livello mondiale, per le presenze di studenti che provengono da diversi Paesi europei e non, anzi in maggioranza da Paesi extraeuropei.
Quindi siamo in linea di principio assolutamente favorevoli a qualsiasi forma di sostegno anche da parte della Regione e degli altri Enti locali alle attività che conduce il BIT. Ci siamo però trovati di fronte ad un disegno di legge del tutto anomalo, se mi è consentito, perché è stato chiesto un sostegno agli Enti locali, in particolare alla Regione, per contribuire al finanziamento di attività che discendono da impegni, anche finanziari, assunti dal Governo nazionale, che avrebbero dovuto essere coperti dal Governo nazionale.
Invece, è stato dato il via ad un progetto di attività e; a un certo punto, il Governo ha detto "i soldi non ci sono più, non sono sufficienti e quindi cercate di trovare i soldi a livello locale".
Questo è un sistema che non funziona; è, da parte del Governo, una responsabilità seria. Pur condividendo il fatto che la Giunta si sia posta il problema anche in termini positivi, forse sarebbe, stata opportuna una voce che in Consiglio dicesse "così non si fa, non si deve fare".
Noi interveniamo del tutto al di fuori delle nostre competenze; non faccio un discorso di soldi, faccio proprio un discorso di principio sui ruoli che deve avere la Regione rispetto al ruolo che deve avere il Governo.
Per questo, a malincuore, il nostro voto sarà di astensione.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 25 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 25 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 25 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Si proceda infine alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 25 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri La legge è approvata.


Argomento: Associazioni intercomunali - Attivita" delegate alle USSL (vigilanza, formazione)

Esame progetto di legge n. 210: "Modifica dell'art. 2 della legge regionale 3 settembre 1991, n. 44 - Norme transitorie in materia socio-assistenziale"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 210. Relatore è il Consigliere Peano, che ha facoltà di intervenire.
PEANO, relatore Il quarto comma dell'art. 2 della L.R. 44/91 prevede che laddove all'interno di una USSL sia presente per intero una Comunità montana ed altri Comuni non facenti parte della Comunità montana, l'Assemblea dell'Associazione dei Comuni sia costituita dall'Assemblea della Comunità montana, integrata dai rappresentanti degli altri Comuni, secondo quanto previsto al primo comma di detto articolo; considerato che i rappresentanti di ciascuno dei Comuni all'interno dell'Assemblea della Comunità montana sono in n. 3 anche per i Comuni inferiori a 5000 abitanti, il meccanismo previsto dal citato quarto comma finisce con l'assegnare un peso maggiore ai Comuni facenti parte della Comunità montana, rispetto agli altri Comuni dell'USSL. con popolazione inferiore a 5000 abitanti, penalizzando questi ultimi.
Si propone pertanto, con questo disegno di legge, di abrogare il quarto comma di detto articolo.



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola, passiamo all'esame dell'articolo unico.
Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri L'articolo unico è approvato.


Argomento: Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 174: "Istituzione della Riserva Naturale dei Sacro Monte Calvario di Domodossola"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame del progetto di legge n. 174 di cui al punto 15) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Penasso che ha pertanto la parola.
PENASSO, relatore Il Plano regionale delle aree protette vigente ha individuato, tra le aree da istituire a parco o riserva naturale entro il 1991, anche quella del Sacro Monte Calvario di Domodossola.
In ottemperanza a tale previsione, con il presente disegno di legge si propone l'istituzione della Riserva naturale speciale del Sacro Monte Calvario di Domodossola, area che si colloca all'interno del progetto di salvaguardia dei Sacri Monti piemontesi oggi già in gran parte attuato con l'istituzione delle aree protette di Crea, Orta, Varallo, Ghiffa e Belmonte.
Le caratteristiche storiche, artistiche, ambientali della zona sono ben descritte nella relazione della Giunta regionale che accompagnava il disegno di legge.
Il disegno di legge si pone in linea con gli analoghi provvedimenti di tutela già vigenti per altri Sacri Monti riconoscendo peraltro un ruolo importante ai soggetti che si sono attivati nel tempo per la conservazione dei luoghi: infatti, all'interno del Consiglio Direttivo dell'Ente di gestione sono rappresentati sia i Padri Rosminiani, sia il Consiglio volontario per il restauro delle Cappelle. Per quanto concerne organizzazione e procedure per il conseguimento delle finalità di legge si rimanda alle norme generali contenute nella legge regionale 22 marzo 1990 n. 12, che costituisce il punto di riferimento per la politica delle aree protette.
Gli strumenti di pianificazione che dovranno orientare le scelte gestionali sono individuati dal presente disegno di legge nel Piano di intervento e nel Piano naturalistico, strumenti all'interno dei quali attraverso una puntuale lettura del territorio, saranno individuate le forme più opportune di gestione dei beni culturali e dell'ambiente naturale del Sacro Monte.
La Commissione ha esaminato a fondo il testo, sottoponendolo ad ampia consultazione e raccogliendo le proposte di modifica avanzate in quella sede e ha redatto, d'intesa con la Giunta, l'articolato oggi sottoposto all'Aula, ritenendolo degno di approvazione da parte dell'unanimità dei Consiglieri regionali.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rivalta: ne ha facoltà.
RIVALTA Intervengo a sostegno di questo parco che viene ad allargare, se non ancora a completare, l'impegno che la Regione Piemonte ha profuso in questi anni in direzione di tali unità ambientalistiche monumentali religiose (i Sacri Monti). Sotto questo profilo la nostra posizione è positiva: tra l'altro lo era già stato nel passato per il loro inserimento nel piano dei parchi.
Abbiamo presentato un unico emendamento che propone una maggiore rappresentanza degli Enti locali in una misura che non è quella che richiedevano gli Enti locali stessi, ma che in qualche modo potrebbe dare il segnale che la Regione accoglie una loro sollecitazione.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, passiamo all'esame dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
ART. 4. Emendamento presentato dai Consiglieri Buzio, Bresso e Rivalta: All'articolo 4 modificare il capoverso 3 nel modo seguente: "Il Consiglio Direttivo dell'Ente di Gestione della Riserva Naturale Speciale del Sacro Monte Calvario di Domodossola è così composto.
a) 2 rappresentanti del Comune di Domodossola di cui uno espressione della minoranza b) 1 rappresentante designato dalla Comunità Mon-tana Valle Ossola c) 2 rappresentanti dell'Istituto della Carità dei Padri Rosminiani: d) un rappresentante designato dal Consorzio volontario per il restauro delle cappelle del Sacro Monte Calvario e) due membri nominati dal Consiglio Regionale con esperienza in materia storico-artistica e architettonica" La parola al Consigliere Rivalta.
RIVALTA Nell'illustrazione dell'emendamento non ho detto che auspico che la Giunta lo accolga.
NERVIANI, Assessore ai parchi E' un piccolo parco che non ha bisogno di essere allargato. Si tratta di un fazzoletto di terra e non capisco cosa centri un rappresentante della . Comunità montana in questa situazione. Il resto è stato calcolato in modo che sia rappresentativo di tutti, tenendo conto, come faremo per l'Ordine Mauriziano, di una presenza molto forte della proprietà che è per il 90 dei Rosminiani.
Il Comune è presente così come il Consorzio che ha lavorato fino ad ora ed i due membri nominati dal Consiglio regionale. Quindi la parte pubblica è maggioritaria, diversamente da quello che accade e che dovrà accadere per quanto attiene altri parchi importanti che stiamo varando.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento, non accolto dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 5 voti favorevoli, 22 voti contrari e 2 astensioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 4.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 6 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
presenti e votanti 33 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 6 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 6 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 6 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 6 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 6 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 6 Consiglieri L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 6 Consiglieri L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 6 Consiglieri L'art. 12 è approvato.
Si proceda quindi alla votazione per appello nominale dell'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri L'intero testo di legge è approvato.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame ordini del giorno sulle questioni dell'ACNA e del Bormida presentati dal Consiglieri Monticelli, Dameri, Bresso, Coppo, Poco, Riba e Rivalta e dai Consiglieri Chiezzi, Staglianò e Miglio.


PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale Brizio.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Cercherò sinteticamente di dare comunicazione di quanto è avvenuto negli incontri di questa mattina, su cui vi è già un comunicato dell'ANSA che probabilmente avrete letto, ed un altro che ho fatto come Presidenza della Giunta per puntualizzare ancor meglio la situazione.
La riunione di stamani si è svolta puntualmente; prima ci sono stati alcuni incontri: i rappresentanti sindacali hanno incontrato l'on.
Cristofori, mentre alcuni Sindaci di Comuni della Valle Bormida si sono incontrati con l'on. Del Mese del Ministero delle partecipazioni statali.
La riunione è stata alquanto animata; sostanzialmente, le posizioni sono quelle note: l'azienda, presente con il dott. Porta dell'Enichem - il dott. Cagliari dell'ENI era assente - ha sostenuto di aver migliorato radicalmente la situazione - e che ciò risulterebbe anche dai dati rilevati dalle UU.SS.SS.LL. - e ha fatto intendere che allo stato attuale delle cose non realizzare il Re-Sol significa non mettere l'azienda in condizioni di procedere. Oggi stesso i responsabili dell'azienda, considerato lo stato attuale della situazione, avrebbero già preso una decisione di radicale intervento: essi ritengono, infatti, che la sentenza del Consiglio di Stato avvii una pratica troppo lunga sotto il profilo giudiziario (rinvio al TAR.
nel merito) e questo fatto comporterebbe per loro decisioni drastiche.
Tali "drastiche" decisioni, che non sono state espresse, mi pare siano evidenti, anche se la parola "chiusura" non è stata pronunciata.
Personalmente, sarò felpato come felpati - non so quale sia il termine più appropriato: reticenti, morbidi, cauti, soffici... - sono stati i rappresentanti dell'azienda: a buon intenditor poche parole. Naturalmente c'è pressione da parte dei Sindacati nazionali; l'azienda sostiene di aver fatto ordinazioni per 282 miliardi e di aver sostenuto spese reali per 129: tutto questo a sostegno della tesi che la situazione sta migliorando e che bisogna trovare il modo di andare avanti.
Radicalmente opposta è stata la posizione sostenuta personalmente: l'impianto Re-Sol deve essere fatto al di fuori della Valle Bormida secondo la mozione parlamentare.
Il Ministro Ruffolo sostiene di aver fatto tutto quanto di sua competenza: il Ministro Bodrato ha sostenuto di aver votato la mozione parlamentare per il Re-Sol al di fuori della Valle Bormida e di essere coerente con questo atteggiamento; fon. Del Mese ha descritto il quadro della situazione, fon. Cristofori, come rappresentante diretto del Presidente del Consiglio, si è riservato di decidere entro dieci giorni: come ha sostenuto nel comunicato la sua non è una decisione a cuor leggero visto che comporta Provvedimenti pesanti, di chiusura aziendale.
Ho fatto presente che noi abbiamo sempre sostenuto di cercare investimenti sostitutivi, che non intendiamo penalizzare l'occupazione, ma che il Piemonte non può accettare il Re-Sol in Valle Bormida in una situazione come quella nella quale ci troviamo, sia sotto il profilo ambientale sia sotto il profilo sociale.
La discussione è stata variegata da qualche battuta e da qualche aspetto polemico, ma la sostanza è questa. Il Governo ha verificato le varie posizioni. La nostra è stata espressa nettamente; la Liguria ha fatto rilevare che non si è trovata alcuna soluzione alternativa per il Re-Sol al di fuori della Valle Bormida. La Liguria, naturalmente difende i posti di lavoro, ma di fronte ad un progetto alternativo, immediato e contestuale credo che anche la Liguria potrebbe accettare un provvedimento drastico.
Tale contestualità pare non esserci e di qui la molta cautela da parte dei rappresentanti del Governo.
La riunione si è conclusa con l'impegno da parte del Governo di prendere una chiara posizione entro dieci giorni.
Non intendo più esprimermi circa il mio ottimismo o pessimismo per non provocare nuovamente commenti come quelli della volta precedente.
Indubbiamente la sentenza è stata un elemento che oggettivamente ha giocato pesantemente sull'intera vicenda, com'è facile arguire.
Nella realizzazione dell'impianto l'azienda è andata molto avanti; su questo punto lo scontro con il dott. Porta è stato alquanto animato: i rappresentanti dell'azienda sostengono di essere degli imprenditori, di aver fatto degli investimenti, da parte mia ho fatto presente che questi sono stati fatti prima di avere la concessione. Su questo non hanno eccepito molto, hanno solo ribadito di essere degli imprenditori e che gli investimenti occorre farli al momento giusto, per chiare questioni di costo.
La questione ha una caratterizzazione netta: da una parte l'azienda approfitta della situazione per dire che "senza Re-Sol l'ACNA chiude" dall'al-tra le preoccupazioni sostanziali dei sindacati e della Regione Liguria - e di tutti noi - per i conseguenti problemi occupazionali.
Erano presenti anche i sottosegretari Bastianini e Paganelli: il Governo, presente con tre Ministri, due sottosegretari e l'on. Cristofori ha preso piena coscienza della situazione, e la posizione del Piemonte è emersa con estrema chiarezza.
MAJORINO E la posizione del Ministro Ruffolo? BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Il Ministro ha sostenuto di aver fatto quanto di sua competenza: ha comunicato al Parlamento che la mozione poteva essere superata dal nuovo impianto, il Parlamento non lo ha mai convocato in seduta piena, ma soltanto in sede di Commissione Ambiente: "Ho fatto tutto quello che ritenevo possibile, la soluzione proposta è una soluzione valida: non ho altro da aggiungere". Posizione molto chiara dal punto di vista tecnico quella tradizionale, da lui sempre sostenuta.
Secondo il Ministro la situazione sta migliorando e una mancata realizzazione dell'impianto Re-Sol al momento attuale non si giustifica.
La Regione Piemonte ha sostenuto energicamente che il Re-Sol non deve essere installato in Valle Bormida, e che se ciò comporta la chiusura dell'ACNA - in ordine alla quale c'è addirittura un nostro disegno di legge, e l'ho ricordato - si assumano rapide e contestuali decisioni sotto il profilo occupazionale per risolvere il problema. Questa è la nostra posizione, chiaramente ribadita: il Governo si è riservato di decidere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.
RIVALTA Intervengo per richiedere un chiarimento in riferimento alla nota dell'Ansa, nella cui parte finale si riportano le dichiarazioni del Presidente Brizio. La nota dice: "Il Presidente Brizio ha osservato che vuole una collaborazione con la Liguria per trovare una soluzione ai problema ACNA" e "due sono le strade percorribili: o si trova, la nuova localizzazione per il Re-Sol, o si cerca una soluzione sostitutiva dell'ACNA".
Da come è detto qui - può essere riportato male dall'Ansa - deduco che il Presidente ha in sostanza accettato l'ACNA in Valle Bormida, purché non ci sia il Re-Sol. Così come si legge letteralmente, io credo si debba interpretare che se il Re-Sol non viene fatto in Valle Bormida, il Piemonte accetta la presenza dell'ACNA in Valle Bormida; chiedo una spiegazione al Presidente.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Il comunicato Ansa non l'ho fatto io. Io ho detto che la primaria strada percorribile è la collocazione del Re-Sol fuori dalla Valle Bormida.
Ho ribadito che, per quello che riguarda l'ACNA, c'è un ordine del giorno approvato dall'intero Consiglio regionale e c'è una proposta di legge, la quale deve essere approvata dal Parlamento o comunque discussa perch permane la linea del Piemonte. Non possiamo, però, facendo a monte il discorso dell'ACNA, non affrontare a valle il discorso del Re-Sol, che è immediato.
Questa è l'interpretazione autentica, molto precisa di quello che ho detto.
RIVALTA Mi conforta il chiarimento. La sua posizione è quindi stata no al Re Sol, ma no anche all'ACNA. Non voglio suggerire nulla, ma forse varrebbe la pena di fare una smentita al comunicato Ansa.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Ha già fatto una comunicazione, ma farò un'ulteriore precisazione anche se mi pare ci sia già nel mio testo.
Taluno interpreta - è emerso nella discussione di oggi - che la mozione del Parlamento del 30 gennaio sia stata intesa da parte dei parlamentari che l'hanno votata (ma bisognerebbe sentirli tutti) quasi come un lodo, nel senso di dire: "Lasciamo l'AMA in vita, risanata in Piemonte e facciamo il Re-Sol altrove". Questa è l'interpretazione di qualcuno, ma bisognerebbe chiedere al Piemonte l'interpretazione autentica; interpretazione autentica che al momento non è stata data poiché il Parlamento non si è più pronunciato non essendo successivamente stato investito in aula del problema, o non avendo ritenuto di esserlo.
Questa semmai è l'interpretazione che è potuta emergere nella discussione, e comunque è un'interpretazione che, in ogni caso, per quel che riguarda il Re-Sol, prima tappa che non esclude l'altra, va comunque nel senso che il Re-Sol non si deve fare in Valle Bormida.



PRESIDENTE

Date queste Informazioni da parte del Presidente Brizio, cominciamo con i commenti e le illustrazioni all'ordine del giorno. Prego, Consigliere Monticelli.
MONTICELLI La mia illustrazione dell'ordine del giorno si intreccerà con una brevissima considerazione su quanto ci è stato testè riferito dal Presidente Brizio.
Il nostro ordine del giorno è molto semplice; consiste, in sostanza nella richiesta, prevista da un articolo del nostro Regolamento, che il Consiglio decida di tenere il prossimo Consiglio regionale, che peraltro era già stato in linea di massima convocato, con carattere straordinario nel senso di tenere la seduta in uno dei Comuni della Valle Bormida con un unico argomento all'ordine del giorno: la questione ACNA.
Tengo a sottolineare due punti: uno è già contenuto nella motivazione dell'ordine del giorno, e l'altro ha a che fare con quanto ci ha detto adesso il Presidente Brizio.
Nella motivazione si ricordano fatti che è bene ricordare tutti. Il 16 ottobre, molti Gruppi consiliari hanno presentato richieste perché si tenesse una seduta straordinaria del Consiglio regionale in un Comune della Valle Bormida. Da parte del Gruppo della DC fu consegnata una richiesta, la prima ad essere consegnata in ordine di tempo (come prima firma quella del Capogruppo Picchioni), per una seduta straordinaria del Consiglio regionale in Valle Bormida sulla questione ACNA, quella richiesta fu siglata anche dal Consigliere Marchini, Capogruppo del PLI.
Fu consegnata una richiesta, ai sensi dell'art. 26 dello Statuto, da parte del nostro Gruppo e dei colleghi Chiezzi (di Rifondazione) e Maggiorotti (di Democrazia Proletaria), in cui 15 Consiglieri facevano scattare il meccanismo di convocazione straordinaria, chiedendo che la seduta si tenesse in Valle Bormida. Sempre nello stesso senso, fu consegnata una richiesta da parte dei colleghi del Gruppo Verde.
Quando, il mercoledì successivo, ci fu la prima riunione dei Capigruppo, si constatò che la maggioranza dei Consiglieri del nostro Consiglio aveva, attraverso vari documenti, chiesto la stessa cosa: un Consiglio regionale straordinario sulla questione dell'ACNA, da tenersi in Valle Bormida.
Si convenne addirittura una data, il 14 novembre, e fu dato mandato all'Ufficio di Presidenza di verificare il posto e le questioni di ordine logistico conseguenti a tutto questo.
Poi si arrivò alla vigilia della pronuncia del Consiglio di Stato sempre in sede di Conferenza dei Capigruppo, si convenne che era opportuno per evitare di tenere questo Consiglio con carattere straordinario nell'immediata vigilia della pronuncia del Consiglio di Stato, rinviarlo a dopo quella pronuncia. Si convenne anche, e lo si dichiarò pubblicamente in un comunicato della Presidenza del Consiglio; che comunque quella seduta sarebbe stata tenuta entro il 30 novembre. Questi sono gli antefatti.
Ci fu la pronuncia del Consiglio di Stato, e all'improvviso si scoprì che il Gruppo della DC aveva fatto una provocazione (testuali parole che ha usato il Capogruppo Picchioni alla Conferenza dei Capigruppo) perch occorreva introdurre un elemento di "spettacolarizzazione" sulla questione dell'ACNA. L'elemento di spettacolarizzazione era la promessa di andare a fare il Consiglio regionale in Valle Bormida. Ma, una volta ottenuta la sentenza del Consiglio di Stato, non c'era più ragione di andare avanti su quella richiesta, e altri gruppi, che pure si erano mossi in quella direzione, in qualche modo dissero: "Anche noi volevamo solo provocare".
Volevo fare presente ai colleghi che l'idea di fare il Consiglio straordinario in Valle Bormida non è piovuta dal cielo nelle nostre teste è una cosa lungamente richiesta dai Sindaci dei Comuni della Valle Bormida e quei Sindaci; quelle Amministrazioni comunali e quelle popolazioni non chiedevano una provocazione, ma un atto formale, ufficiale e solenne del Consiglio regionale che, riunendosi in Valle Bormida, sancisse la totale solidarietà, piena e fattiva, della massima istituzione regionale con la battaglia di quelle popolazioni.
Credo che non si possa facilmente fare marcia indietro dicendo: "Avevamo voluto creare un fatto di politica-spettacolo", ne va della nostra dignità nei rapporti con quelle Amministrazioni e popolazioni.
Quanto ci ha detto il Presidente Brizio conferma l'esigenza di un atto solenne del Consiglio regionale di piena solidarietà con la battaglia delle Amministrazioni comunali e delle popolazioni della Valle Bormida, affinch si ponga la parola fine a questa questione nell'unico modo che sappiamo davvero risolutivo, cioè la chiusura e la riconversione dello stabilimento ACNA di Cengio. C'è bisogno di questo atto.
Siamo ormai ad una stretta sulla vicenda ACNA. In qualche modo, se il Governo manterrà l'impegno dal punto di vista dei tempi, fra 10 giorni si chiuderà o meno la questione. Sembra di capire che non ci sono più altri margini: se esiste una possibilità di arrivare a stringere la cosa, di arrivare a porre in modo radicale la questione della chiusura e della riconversione dell'ACNA, è questa. La sentenza del Consiglio di Stato ha avuto questo valore che diventa grande.
Ce le giochiamo adesso, fino in fondo, le nostre carte? Andiamo in Valle Bormida con il Consiglio regionale a realizzare un pronunciamento con questa forza, con questa chiarezza e solennità, oppure continuiamo a dare messaggi un po' ambigui? Io ho colto con piacere la precisazione che il Presidente Brizio ha fatto dopo la giusta richiesta di chiarimento avanzata dal collega Rivalta però sappiamo tutti che c'è un punto di ambiguità sulla questione dell'ACNA.
Quando noi diciamo: "Siamo tutti contrari al Re-Sol in Valle Bormida" è bene, ma il punto di ambiguità si è verificato perché questo Consiglio non ha mai dato un voto negativo, ad esempio, sul piano di risanamento della Valle Bormida, ma l'ha solo sospeso, ibernato in qualche modo. E questa ambiguità si è espressa recentemente nel fatto che quando si è arrivati al dunque, sulla questione della chiusura o meno, anzich esprimere una posizione per la chiusura dell'ACNA, per la riconversione dell'ACNA, a quel punto la maggioranza ha detto: "Mah, su questo punto calma".
Questa ambiguità c'è, colleghi, e rischia di pesare entro i prossimi 10 giorni. C'è bisogno di un pronunciamento chiaro e definitivo sul piano di risanamento della Valle Bormida per dare e formalizzare un parere negativo su quel piano, e c'è bisogno di un pronunciamento chiaro del Consiglio regionale sulla questione della chiusura dell'ACNA affinché la Giunta lo assuma nei rapporti nazionali e nei rapporti con la Liguria.
Di questo c'è bisogno, e questi pronunciamenti avrebbero tanto maggior valore se assunti in un Consiglio che si tiene in Valle Bormida. Queste sono le ragioni di questa richiesta, una richiesta che punta alla chiarezza e punta anche a mantenere una parola già data alle Amministrazioni e alle popolazioni della Valle Bormida.
Abbiamo già detto che andavamo a tenere il Consiglio regionale lì l'abbiamo detto due volte, una prima volta fissando già la data e una seconda volta fissando comunque un termine entro il quale il Consiglio regionale si sarebbe tenuto. 'Credo sarebbe cosa estremamente grave se la maggioranza di questo Consiglio dovesse negare la parola già data pubblicamente a quelle popolazioni.



PRESIDENTE

Propongo di mantenere l'ordine di presentazione dei documenti.
Mi è stato inoltre presentato, in questo momento, al posto dell'ordine del giorno così come era stato presentato dal Gruppo Democristiano l'ordine del giorno a firma dei Consiglieri Rossa, Picchioni, Marchini e Gallarini.
La parola al Consigliere Picchioni per l'illustrazione.
PICCHIONI Il nostro ordine del giorno ripete, nel primo capoverso: delle considerazioni già note,ma le ribadiamo in questa sede perché crediamo che il momento politico sia opportuno e lo ribadiremo anche nelle altre sedi che l'occasione politica ci offrirà.
Ribadiamo che la realizzazione del Re-Sol non può e non deve avvenire in Valle Bormida, in quanto la sua costruzione rappresenterebbe un ulteriore aggravamento della situazione antecedente nella Valle e una pericolosa estensione dello stesso aggravamento ad ulteriori zone del Piemonte.
Il secondo punto ribadisce la inequivocabile volontà di contrastare il Re-Sol sia sul piano giurisdizionale che su quello politico: in questo senso dobbiamo dare atto alla Giunta di aver conseguito dei risultati estremamente positivi e di avere coltivato questa nostra azione nei termini più propri e anche più efficaci dal punto di vista politico e giuridico, e pertanto la ringraziamo.
Inoltre, il terzo punto reputa la decisione del Consiglio di Stato, che sospende i lavori del Re-Sol, nonché la riunione di Roma in data odierna entrambi positivi risultati perseguiti dalla Giunta.
Le perplessità, le preoccupazioni sull'inceneritore esistente anche tra le popolazioni liguri, consigliano di aprire un pronto e senato confronto con la Regione Liguria per giungere ad un insediamento alternativo dell'ACNA. Questo è un punto di novità, perché noi abbiamo sempre detto e sostenuto, nelle sedi opportune come nelle sedi dei Capigruppo consiliari che il confronto doveva seguire la via giuridica, la via politica, il tavolo di trattativa con la Regione Liguria ed anche con l'ACNA "Giudica possibile ed opportuno sospendere per il momento la, riunione straordinaria del Consiglio in Valle Bormida". Vedi, Monticelli, ognuno ha l'approccio che vuole dei problemi: noi non vogliamo dare un senso così ridicolizzante come tu hai dato alla nostra affermazione della spettacolarizzazione di una presenza politica.
Voi, d'altra parte, come altre forze politiche, siete stati maestri in tutte le occasioni, in tutte le sedi parlamentari o meno, nella spettacolarizzazione dell'azione politica, a seconda delle diverse convenienze ed occasioni.
Noi crediamo invece che contro un trend di inerzia, che potrebbe essere ancora presente nelle autorità di Governo - mi pare però che la relazione di Brizio e le comunicazioni Ansa ci rassicurino sui tempi estremamente solleciti - sarebbe opportuno prendere una posizione al di fuori dalla norma, al di fuori dei binari classici in cui sono tenute le nostre riunioni consiliari. D'altra parte, il Consigliere Zanoletti ed altri Consiglieri erano stati promotori di iniziative ancora più prorompenti ancora più clamorose e stupefacenti.
Noi abbiamo lasciato ai nostri Consiglieri, specialmente quelli che vivono il problema in prima linea.
tutta la possibilità di esternare il proprio disappunto, la propria inquietudine e la propria impazienza. Non andavamo in Valle Bormida per fare il corteo dei Re Magi e per portare i doni di Roma; andavamo li per provocare Roma, attraverso l'assemblea straordinaria, per richiamare l'autorità politica romana e statale rispetto ad un problema che non aveva avuto, fino ad ora, orecchie sufficientemente attente.
Sappiamo tutti come dal Presidente all'Asses-sore, ai vari Gruppi politici, per via istituzionale e non istituzionale: si sia sollecitato il Governo in maniera continuativa e perentoria, affinché si arrivasse finalmente ad una prima verifica delle posizioni fra tutte le autorità governative, le aziende e le Regioni interessate.
La nostra motivazione non ha dunque niente di scandaloso. L'obiettivo era solamente quello di arrivare nelle forme più appropriate, quelle che ci erano consentite al momento, quelle che ci consente il nostro status di Consiglieri: volevamo dire in Valle Bormida una parola di chiara protesta nei confronti delle istituzioni romane, per quel tanto o quel poco di sensibilità o di insensibilità che fino allora ci avevano dimostrato. Tutto li.
Oggi che la situazione diventa diversa non vogliamo istituire il precedente di un carro di Tespi, che domani dovrebbe andare con il baraccone dei Consiglieri; ecc., ecc, nelle varie zone del Piemonte a fare il suo siparietto e ad aprire lo spettacolo, non lo vogliamo fare. Vogliamo invece, proprio per il rispetto che abbiamo nei confronti del Consiglio regionale, utilizzare questo precedente nel momento in cui la drammaticità della situazione ce lo impone.
Ciò non significa che revochiamo una nostra decisione, significa solamente che la aggiorniamo (e lo diciamo nell'ultimo punto dell'ordine del giorno), la aggiorniamo qualora l'ipotesi di soluzione alternativa all'ACNA non si dimostri concreta e attuabile. Personalmente caratterialmente sono incline a posizioni del genere, per cui non mi fa assolutamente specie, però diciamo anche chiaramente che ognuno di noi pu benissimo organizzare le proprie riunioni, la propria disponibilità ad incontrare i rappresentanti delle comunità quando vuole. Per esempio, la Democrazia Cristiana ha organizzato un incontro per sabato prossimo, per cui non c'è nessuna fuga rispetto alle popolazioni. Noi invece vogliamo essere proprio li, presenti con le popolazioni, per dire non tanto quello che vogliamo - non vogliamo fare delle marce trionfalistiche perché non è assolutamente il caso, sappiamo benissimo che una sentenza del Consiglio di Stato in questo campo non significa poi domani una soluzione analoga nel merito del problema - ma perché vogliamo arrivare ad una decantazione serena dei problemi, proprio perché riteniamo che oggi come oggi sul tavolo di una decisione positiva o negativa che si possa prevedere tutto debba essere coltivato e corroborato per il miglior risultato possibile.
Ecco perché la nostra posizione, oggi è di attesa, per questo con altri Gruppi della maggioranza con cui ci sentiamo profondamente e solidalmente d'accordo in questa situazione, vogliamo esperire tutte le vie possibili della trattativa istituzionale, senza arrembaggio da parte di nessuno senza che il fatto che oggi si riesca ad intravedere qualche risultato possa far dispetto a qualcun altro e si giochi sul metodo e sul sistema piuttosto che sul risultato e sul merito del problema stesso.
Con questo presentiamo il nostro ordine del giorno e non possiamo certamente avallare l'ordine del giorno del PDS.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò per l'illustrazione del terzo documento. Poi si apre il dibattito.
STAGLIANO' Signora Presidente, faccio precedere l'illustrazione di questo documento, presentato insieme al collega Chiezzi di Rifondazione Comunista e al collega Miglio, da qualche breve considerazione. Innanzi tutto, a nome del Gruppo dei Verdi, prendo atto con soddisfazione delle dichiarazioni rese dal Presidente Brizio circa l'incontro che oggi si è svolto, in particolare per quanto riguarda la posizione assunta dalla Regione Piemonte, comprendendo in questo la precisazione che opportunamente è stata richiesta.
Ho letto anche il flash dell'Ansa che, a mio avviso, non trasmette un messaggio troppo ottimistico per noi, perché bisogna guardare la realtà per quella che è, non per i nostri desideri.
Le notizie giornalistiche vanno lette per il messaggio che trasmettono non per le parole che compongono la frase. E quel messaggio mi pare molto chiaro nel momento in cui si enfatizzano i dati cosiddetti positivi circa l'intervento di risanamento nella Valle, gli investimenti effettuati, ecc.
C'è una precostituzione, in qualche misura, di giudizio favorevole al mantenimento dell'ACNA che non ci può minimamente tranquillizzare. Quindi è importantissimo che la Regione Piemonte abbia ribadito e ribadisca la posizione che ci ha sin qui visti attestati con un amplissimo consenso e cioè la difesa intransigente (anzi è più intransigente proprio se è intelligente) della legge regionale di chiusura dell'ACNA e di riconversione, di avvio di attività sostitutive a quelle dell'ACNA, ribadendo naturalmente la contrarietà al Re-Sol.
Oltre al flash dell'Ansa, ho letto anche il comunicato della Presidenza della Giunta regionale. Non c'è nessun rapporto particolare, era sul tavolo di Angelo Rossa e ho chiesto di leggerlo. Il comunicato è leggermente più chiaro di quello dell'Ansa, però non capisco perché non si possa dire in maniera chiara e netta, come qui il Presidente ha fatto, che noi difendiamo la linea che abbiamo scelto a larghissima maggioranza, cioè la chiusura dello stabilimento e l'avvio di attività economiche sostitutive a quelle attualmente li collocate. Questo per eliminare ogni possibile equivoco.
Perché mi soffermo su questo punto. Presidente e colleghi? Perché a giudizio dei Verdi occorre sviluppare il massimo di iniziativa in questi giorni, un'iniziativa che sia per l'appunto intelligente per portare ad una posizione di non ritorno un Governo che, sulla base di quanto oggi è avvenuto, si sta lasciando tutte le porte aperte: ogni soluzione è possibile.
Sarebbe molto importante che questa assemblea, mi rivolgo in particolare a lei signora Presidente, assumesse l'iniziativa di rivolgere un appello a tutti i 56 parlamentari piemontesi (32 deputati e 24 senatori) perché essi si confrontino con noi su quel nostro disegno di legge che giace nei cassetti di Montecitorio, perché quel disegno di legge sia non soltanto dei 60 Consiglieri regionali, ma anche dei 56 parlamentari piemontesi eletti nel 1987.
Mi permetto di formulare questa proposta, signor Presidente, perché è importante che i rappresentanti della nostra comunità, a tutti i livelli si sentano impegnati La nostra Regione esprime tra l'altro due Ministri che hanno voce in capitolo nella materia: il Ministro all'Industria, che è direttamente interessato al futuro dell'ACNA e quindi dovrà pronunciarsi, e il Ministro all'Agricoltura che non può non essere sensibile alle ragioni che sono state portate dagli agricoltori, dai viticoltori e via dicendo.
Rinnovo questa proposta perché l'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale assuma una iniziativa nei confronti di tutti i parlamentari per pervenire al più presto ad un incontro in ordine alla gestione in Parlamento di quella nostra proposta che è dell'intera comunità piemontese almeno nelle intenzioni qui più volte ribadite.
Voglio concludere sottolineando l'incoerenza con le premesse che mi sono sforzato di esprimere, e cioè che non c'è da stare allegri stante il messaggio che domani apparirà sui giornali circa la riunione svoltasi a Roma. Penso che in questi giorni dovremo intensificare la mobilitazione e allora il Presidente del Consiglio ricorderà che nell'ultima riunione dei Capigruppo in cui si discusse di questo argomento noi ci pronunciammo sul fatto che bisognava evitare i pellegrinaggi privati di questo o quel Gruppo; di questo o quell'altro Assessore e così via, e che sarebbe stato più significativo, pur sapendo che e non è questo l'elemento risolutivo tutti quanti ce ne rendiamo conto, nessuno è nato ieri né si vuole far finta di credere in cose in cui non crediamo - presentare alla nostra gente di Val Bormida la posizione del Consiglio regionale così come è stata messa a fuoco in questi mesi e così come è stata portata anche oggi dal Presidente Brizio al confronto con il Governo. Francamente non riesco a capire perché questo elemento, che può aiutare a ricostruire un rapporto di maggior fiducia tra la comunità locale e la nostra istituzione, non si possa realizzare. Capisco le preoccupazioni che il Capogruppo della DC onorevole Picchioni, poc'anzi esprimeva (il baraccone che va in giro, la paura di costituire un precedente), ma qui ci siamo detti più volte che questa non è una questione come tutte le altre. Noi sappiamo che spostare la seduta del Consiglio richiede non soltanto eventi, ma condizioni politiche straordinarie, cioè un'amplissima maggioranza di consensi l'unanimità dell'Ufficio di Presidenza e così via. Il rischio di mettersi in viaggio forse svilendo la funzione di questa assemblea è remoto sotto questo profilo.
Il nostro ordine del giorno darebbe mandato, secondo questi ragionamenti, all'Ufficio di Presidenza perché si organizzi una riflessione del Consiglio in un luogo vicino alla comunità che ci sforziamo di rappresentare, ritengo con ampia sintonia, in quest'aula; in tal senso intendo dare un segnale, collega Picchioni, a chi deve decidere da qui a dieci giorni, che noi siamo fermi, fermissimi. Una decisione negativa assunta da qui a dieci giorni dal Governo ci vedrebbe in una posizione di frontale contrasto con gli organi di Governo; io penso non soltanto qualche Gruppo, ma gran parte, se non auspicabilmente l'intero Consiglio.
Questo è quanto, colleghi, e mi auguro che questi argomenti passano essere apprezzati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.
ROSSA Signor Presidente e colleghi, colgo l'occasione per esprimere la soddisfazione del Gruppo socialista per due fatti molto importanti. Il primo riguarda la decisione del Consiglio di Stato; il secondo la riunione di oggi.
Rispetto alla decisione del Consiglio di Stato esprimo soddisfazione per raccoglimento del ricorso presentato dalla Regione Piemonte, relativo alla richiesta di sospensione della costruzione: era una risposta che doveva essere data agli amici della Liguria che, nonostante le proposte di iniziativa, d'incontro e dialogo non ne hanno mai voluto tenere conto ed hanno pensato che si potesse procedere per la loro strada.
E' quindi una risposta che era auspicabile venisse fatta in questi termini e per la quale desidero esprimere la soddisfazione del Gruppo socialista. Devo dire però che si è dovuto ricorrere (e questo è l'aspetto del rammarico) alla Magistratura per far affermare un diritto che la politica avrebbe dovuto far capire. Il problema della gente che lotta nella Valle Bormida non è il problema di qualcuno che ha lo sfizio di far qualcosa di diverso dalle cose che avrebbe fatto in passato.
Tuttavia, la Liguria non ha mai tenuto conto di queste cose e sono contento che sia intervenuta questa sentenza. Speriamo vi sia la possibilità di vedere cosa ci sarà dietro l'angolo, dopo la sentenza.
L'altro fatto che considero molto importante è la realizzazione di quell'incontro che noi socialisti abbiamo sempre chiesto. Abbiamo chiesto insieme alle varie questioni già sottolineate, che ci fosse un incontro alla presenza dei responsabili dei vari dicasteri per sapere cosa si pensa dell'ACNA.
La politica è l'espressione del divenire in rapporto alle varie realtà.
Se si ritiene che alla luce delle valutazioni, analisi ed indagini, ci siano altre alternative, a noi va benissimo; nessuno ha mai dichiarato che l'ACNA sia la linea del Piave, oppure che ci si debba sacrificare sulle trincee dell'ACNA. Anche noi socialisti non abbiamo mai pensato di immolarci sulle trincee dell'ACNA, benché un ragionamento ci porti a dire che, da quando l'area della Valle Bormida è stata dichiarata ad alto rischio, cosa che ha costretto ad una serie di interventi di ammodernamento, qualcosa sia stato fatto.
Non penso che siano stati buttati via 150 miliardi solo per far vedere che si fa qualcosa; e poi invece non fare niente. Sarebbe stata una truffa da denunciare non solo politicamente, ma anche alla Magistratura.
Non credo che le cose siano andate così. Abbiamo avuto modo di vedere che il Parlamento si è occupato della questione del Re-Sol; abbiamo anche scoperto che il Re-Sol o si fa li oppure - pur essendo una condizione essenziale - non si fa da nessun'altra parte.
Il Parlamento ha interferito in una situazione in cui non doveva interferire, perché non è il Parlamento che deve stabilire dove fare il Re Sol. Forse non c'è stata chiarezza, c'è stato quel tanto di ambiguità che ha fatto sì che si prendessero strade dichiarate dai tecnici "impercorribili". Il Re-Sol è li e ci sta: se da un'altra parte non ci pu stare è perché i percorsi sono impossibili da realizzarsi e, nello stesso tempo, se non ci sta perché non è in grado di starci, significa che ci siamo raccontati delle storie sulle innovazioni, sulle tecnologie, ecc.
Faccio queste considerazioni per dire che se siamo vicini a scadenze politiche importanti, per cui è necessario dare delle risposte: va bene, si diano.
Se il nostro paese ha un apparato economico in grado di risolvere il problema, nessuno più di noi auspica che esso sia risolto, che la gente trovi lavoro in un altro modo, che l'ACNA venga convertita in un'altra attività, che si dica che non siamo stati capaci di risolvere questo problema e si diano le garanzie per chi andrà a fare le bonifiche necessarie.
Prendo atto con soddisfazione che le cose vanno in questa direzione che si chiuderà l'azienda e la si sostituirà con un'altra azienda. Dico anche che dobbiamo avere una politica che non sia solo la politica di chi è riuscito a piantare la bandiera della vittoria sull'azienda che finalmente ha chiuso i battenti, ma una politica che indichi una strategia di sviluppo e recupero, di risanamento, di bonifica della valle, con precisi attori e responsabili. Vorrei che la Regione Piemonte avesse una strategia a lunga distanza, quella cioè di avviare quel risanamento che da cento anni inquina e pesa sulla Valle Bormida.
Questa è la linea che il Gruppo socialista ha sempre tenuto e non è mai stata una linea pregiudiziale. Mi fa piacere che il Ministro Ruffolo abbia detto che i socialisti hanno espresso le loro opinioni e adesso spetta al Governo prendere le decisioni. Se ritiene che ci siano spazi per chiudere l'azienda e farne un'altra (mentre da una parte privatizziamo, dall'altra nazionalizziamo) spetta al Governo farlo, spetta ai responsabili. Da parte nostra non pensiamo di immolarci sulle trincee dell'ACNA e per questo non abbiamo chiesto di autosospenderci, ma abbiamo ritenuto fosse una cosa stupefacente (e mi fa piacere che il collega Picchioni abbiamo usato il termine che ho usato io).
Non l'abbiamo fatta noi questa proposta, non abbiamo chiesto noi di fare il Consiglio nella Valle Bormida e ritengo questa, anche se ne capisco le ragioni, una forzatura.
Sono quindi d'accordo con l'ordine del giorno che conclude dicendo che non è andando in Valle Bormida che la Regione acquisterà qualche particolare indulgenza, visto che si è parlato di cose che si muovono, di processioni, ecc.
Credo che Il Consiglio sui problemi dell'ACNA e della Valle Bormida possa essere fatto qui I dieci giorni che ci separano dalla decisione del Governo non sono certo quelli che faranno cambiare o crollare il mondo dovremo cercare di utilizzarli nel migliore dei modi. Vogliamo aprire un dialogo con la gente? La gente pensa di avere di fronte un Moloc inespugnabile: dobbiamo riaprire e mantenere il dialogo. So che come socialisti siamo visti come coloro che stentano a farsi capire; ma d'altro canto sono tempi difficili ed è difficile andare a dire agli elettori "non votate Lega." (non parlo degli elettori di Torino...) d'altronde, poi, la Lega la votano... Così come è difficile andare a dire alla gente della Valle Bormida: "Guardate che.., il problema in fondo..." E' difficile, ma noi non perderemo la pazienza, non rinunceremo a stabilire un rapporto, un dialogo che ciascuna forza politica terrà come vorrà.
La Regione ha il compito di svolgere le sue funzioni in questa sede lanceremo alla gente della Valle Bormida un nostro messaggio a livello nazionale che sarà tanto più, autorevole quanto più partirà dalla sede deputata a questo dibattito, che ci vede arrivare, seppure con grande difficoltà, a posizioni da valutarsi positivamente per gli obiettivi che stiamo raggiungendo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI In quest'aula, sul problema dell'ACNA, la dialettica fra le forze politiche e tra maggioranza e opposizione si è svolta a volte tra ipotesi molto distanti fra loro, e con grandi scambi di energie polemiche; a volte è avvenuta tra ipotesi in parte sfuggenti al confronto. La stessa dialettica è avvenuta tra la gente della Valle e le istituzioni.
Al termine di un lungo confronto dialettico un'unità di azione da parte delle forze politiche ha prodotto azioni positive e positive convergenze unitarie. A valle di questi risultati positivi svoltisi attraverso un serio confronto, si è giunti ad un primo elemento positivo, caratterizzato dalla sospensione della realizzazione del Re-Sol.
MARCHINI Sono i giudici che l'hanno pensata così.
CHIEZZI I giudici l'avranno anche pensata così, ma la Regione Piemonte ha chiesto la sospensione; se non l'avesse chiesta, non ci sarebbe stata la sentenza. La richiesta della Regione Piemonte, a mio avviso ha richiesto la sospensione, perché si è sviluppata una dialettica che ha dato, una volta tanto, dei frutti positivi, portando l'intera Regione a rappresentare l'esigenza della sospensione della realizzazione del Re-Sol.
Oggi, ci ritroviamo en aula ad avere posizioni non esattamente coincidenti su un punto: come continuare la nostra battaglia? Di ciò non faccio alcuno scandalo, è naturale che non si coincida perfettamente sul come proseguire. Una forza che abbia già deciso in favore non solo della sospensione del Re-Sol, ma della chiusura dell'ACNA attraverso l'approvazione della legge, in questo momento è portatrice di ipotesi di lavoro concreta, che spingerebbe il Consiglio regionale ad andare tra la propria gente, non per discutere in astratto il da farsi, ma come scelta coerente sulla decisione: la Valle Bormida deve vedere l'ACNA chiusa, la zona bonificata ed attività produttive alternative.
Mi rendo conto che su queste ipotesi ci possono essere valutazioni diverse, come quelle espresse dal collega Pecchioni; di queste diverse posizioni ognuno si assumerà le proprie responsabilità - come diceva il compianto Presidente Veglione - e ne pagherà i prezzi politici.
Vi è nuovamente una divisione sul modo di procedere; ritengo che a questo punto, nel quale chiarezza di conclusione non c'è, sarebbe estremamente utile che il Consiglio regionale andasse in Valle Bormida.
Dico questo non per fare il giochetto del tipo "andiamo là, poi si vedrà cosa succede". Noi si va in Valle Bormida chiedendo sin d'ora che il Consiglio regionale si schieri dalla parte degli abitanti.
Con un Ministro dell'ambiente - non un Ministro dell'industria - che continua a dire che l'ACNA è risanabile non sono sicuro che la questione si risolverà nel senso che il Re-Sol non si farà, l'ACNA verrà bonificata, e posti di lavoro si troveranno nell'opera di bonifica dell'ACNA e su altre attività alternative. In realtà sono molto preoccupato. Dal punto di vista politico proporrei che il Gruppo di Rifondazione comunista al Parlamento su questa questione chieda le dimissioni del Ministro. La posizione politica del Ministro richiederebbe di rimuovere dal Governo una persona che su questa questione continua a dire che la Valle Bormida può sopportare le produzioni che svolgono all'interno dell'ACNA, sia pure con il rispetto di tutti gli inquinamenti tollerati dalla leggi vigenti.
Ho voluto chiarire la posizione del movimento di Rifondazione comunista in ordine alla prosecuzione dei nostri lavori senza drammatizzare più di tanto la nuova divisione tra le forze politiche su percorsi diversi. Direte di no al Consiglio in Valle Bormida: ne pagherete i prezzi politici.
Continuiamo questa battaglia che, per quanto mi riguarda spero e penso possa concludersi in un sol modo, con l'approvazione della legge per la chiusura dell'ACNA della Regione Piemonte al Parlamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.
MAJORINO Innanzitutto mi sento anch'io in dovere di esprimere apprezzamento per il fermo atteggiamento tenuto nella riunione - definita interlocutoria con il Governo da parte del Presidente Brizio. Per quanto riguarda l'ordine del giorno della maggioranza, a mio avviso nel preambolo manca una secca dichiarazione diretta a riaffermare la volontà, peraltro unanime, del Consiglio in ordine alla chiusura dell'ACNA. E perciò, il mio atteggiamento, nei confronti di questo ordine del giorno, non può che essere negativo, perché mi pare che una siffatta affermazione doveva essere a chiare note contenuta come prima motivazione del preambolo.
Nella riunione dei Capigruppo di pochi giorni fa avevo espresso le mie molte perplessità in ordine all'eventualità della riunione del Consiglio regionale in Valle Bormida; da un canto avrei voluto tenere fede all'impegno, che, anche se non formalizzato nel documento, era in sostanza anche mio, di tenere il Consiglio regionale in Valle Bormida.
Questo prima della nota ordinanza sospensiva del Consiglio di Stato nello stesso tempo pensavo, forse un po' suggestionato dalle argomentazioni del collega Marchini, che non fosse il caso, una volta che ci si trovava in una posizione - seppure provvisoria - favorevole in seguito all'ordinanza del Consiglio di Stato, di andare a esprimere un certo qual trionfalismo in Valle Bormida, anche perché questo - sempre secondo quanto captato dal ragionamento di Marchini - avrebbe potuto influire sulla futura decisione defini-tiva del Tribunale ligure.
Fermo restando l'apprezzamento per l'atteggiamento del Presidente Brizio, quanto avvenuto oggi nella riunione interlocutoria e quanto risulta dalla comunicazione del Presidente e dalle stesse informative dell'Ansa, mi ha fatto però, per così dire, convertire all'opinione che questo Consiglio sulla vicenda ACNA, deciso per martedì prossimo, abbia da farsi anziché in questa sede nella Valle Bormida.
Questo perché? Innanzitutto perché ci siamo trovati di fronte al comportamento temporeggiatore del Governo, che tramite il suo Segretario Cristofori chiede solo l'ennesimo rinvio (altri 10 giorni) per decidere non si sa, al punto in cui siamo, in seguito alla concatenazione degli eventi che si sono succeduti in questi ultimi 3 anni, ultimo dei quali la sospensiva, che cosa ci sia ancora da riflettere in soli 10 giorni. E' la solita politica del rinvio che mi lascia molto perplesso.
C'è un'altra considerazione:l'atteggiamento della Regione Liguria, che rimane arroccata sul suo sì alla Valle Bormida. Questo non è detto a chiare note, pregiudicando una possibilità di incontro serio e di trattativa seria, perché nel comunicato stampa dell'Ansa si ribadisce che il Presidente della Regione Piemonte ha osservato che vuole una collaborazione con la Liguria al fine di trovare una soluzione al problema ACNA, ma non si dice assolutamente che una simile collaborazione o anche solo una mera presa di contatto per sedersi a un tavolo di trattativa vi sia anche da parte della Regione Liguria. La Regione Liguria, attraverso le note e le espressioni del comunicato Ansa, dà a divellere di voler rimanere arroccata sulla propria posizione del sì alla costruzione del famigerato inceneritore in quel di Cengio.
Ci troviamo dunque di fronte ad una situazione che non traspare a chiarissime note, ma è presupposta nelle comunicazioni fatte dal Presidente Brizio e nelle comunicazioni Ansa, cioè a dire che il Ministro Ruffolo malgrado Zanoletti ed io abbiamo sollecitato una sua risposta rimane a sua volta arroccato, continuando a spalleggiare il piano di risanamento peraltro qui contestato sotto vari profili (ma non è questo il momento di parlarne), sulle posizioni della Regione Liguria.
Questi fatti nuovi comportano, a mio sommesso avviso, delle perplessità che derivano dall'ordinanza di sospensiva del Consiglio di Stato; è vero che nella sostanza è stata ed è tuttora un fatto positivo, però, leggendo attentamente con la lente d'ingrandimento la motivazione, non mi sento molto tranquillo sul messaggio lanciato dal TAR ligure in ordine alla decisione definitiva che presumibilmente, sotto il profilo temporale, sarà molto vicina, avendo in questo momento i difensori dell'ACNA sicuramente sollecitato pesantemente una decisione, ed è formalmente nel loro diritto.
Questa ordinanza - per completare il ragionamento - mi lascia piuttosto perplesso, così come il messaggio che ha voluto lanciare il Consiglio di Stato, laddove dice: "Sospendiamo perché i danni sono da entrambe le parti e perché ci sono stati dei comportamenti procedimentali non ortodossi".
Di fronte a questi fatti nuovi e a queste valutazioni nuove rispetto al momento in cui manifestai perplessità a un Consiglio regionale in Valle Bormida, ritengo necessario un messaggio forte, non fosse altro che per riaffermane la volontà (che fu se non unanime sicuramente della stragrande maggioranza) di vedere chiusa con legge dello Stato la Valle Bormida.
Ritengo che la sede più opportuna, ma soprattutto più naturale per fare il punto della situazione sulla volontà politica di questo Consiglio rispetto alla faccenda ACNA, sia quella della Valle Bormida.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.
FERRARA Credo anch'io di dover ringraziare ed esprimere apprezzamento al Presidente della Giunta per questo viaggio a Roma; un viaggio richiesto da molto tempo, che si è rivelato chiarificatore di molte cose.
E' una delle cose che noi abbiamo sempre sostenuto: la Regione deve interloquire col Governo e non fuggire, deve andare nelle sedi istituzionali e non nei cortei come ha fatto per molto tempo, per troppo tempo; andando nelle sedi istituzionali e confrontandosi col Governo si hanno delle risposte credibili, anche se non possiamo non rilevare come qualche volta le posizioni assunte dalla Giunta riflettano più espressioni ed esigenze di qualche partito che non della maggioranza.
Il Gruppo repubblicano non è mai stato molto convinto della convocazione del Consiglio regionale in Valle Bormida, lo ha sempre detto e ha sempre ritenuto che la cosa fosse assolutamente inopportuna. Non è clamoroso né autorevole un Consiglio vagante; è autorevole quando è nella sua sede propria e quando in modo serio, ragionato, riflette sugli argomenti.
Avevamo quindi molte perplessità, anche se non ci saremmo opposti avevamo detto che saremmo andati in Valle Bormida a discutere e a dibattere, sapendo che noi non avremmo fatto un comizio, ma denunciando coloro i quali avrebbero fatto soltanto dei comizi.
Poi è venuto fuori qualcosa di nuovo. La cosa nuova è la sentenza del Consiglio di Stato, che è un fatto importante. Il Consiglio di Stato ha sospeso la costruzione del Re-Sol, si è sostituito ancora una volta a una Magistratura, si è sostituito ad una inefficienza, ad una mancanza dell'autorità governativa, perché il Governo doveva intervenire essendo l'ACNA azienda delle Partecipazioni Statali ed essendoci un voto del Parlamento che la impegnava in altro modo.
Quindi il Governo ha mancato in tutto questo, e mi ha fatto sorridere l'apprendere dal Presidente Brizio che il Governo si è preso qualche giorno per decidere. Il Governo è da un anno che dorme su questa vicenda: avrebbe dovuto dire qualche cosa.
L'ha detta il Consiglio di Stato: la costruzione del Re-Sol deve essere sospesa. Il Consiglio di Stato ha detto anche qualcosa di più: non ho la sentenza, ma da quello che ho letto sui giornali pare che il Consiglio di Stato abbia rilevato che il Governo non ha valutato attentamente le conseguenze di un eventuale avvio dell'inceneritore Re-Sol.
Se questo è vero, un elemento forte che manca in tutti gli ordini del giorno è la richiesta di dimissioni ai Ministri responsabili di tutto ciò.
Se un'autorità ci dice di sospendere un qualche cosa perché il Ministro o i Ministri non hanno valutato con la dovuta serietà le conseguenze delle loro scelte; peraltro in contrasto col Parlamento, credo che - ha ragione il Consigliere Chiezzi - questi Ministri, non uno solo, ma i Ministri compreso il responsabile delle Partecipazioni Statali, che è il diretto responsabile rispetto a un'azienda delle Partecipazioni Statali, dovrebbero trarre delle logiche conclusioni.
Visto che tutto questo non si farà, il Gruppo repubblicano non parteciperà alla votazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Il nostro Gruppo è stato tra quelli che avevano ritenuto opportuna e necessaria una seduta del nostro Consiglio regionale nella Valle Bormida.
Si trattava di stanare un personaggio, il Ministro Ruffolo - mi pare che il termine stanare ci stia anche bene, perché Ruffolo ha questi occhi da animale notturno e anche questo fisico e questo viso da rapace alla Walt Disney - in modo che venisse adire in sede propria quello che dice così piacevolmente alla televisione. Questo era l'obiettivo che ci ponevamo.
Nella misura in cui, rispetto a questo processo, le domande da parte di qualcuno sono venute, e cioè dalla Magistratura, non ci sembra sia il caso di recarci là perché è evidente che là ci si aspetta non la ripetizione, ma la dichiarazione di elementi di novità. Ho l'impressione che, così come la Magistratura si prende una pausa di riflessione - ha detto bene Rossa una piccola riflessione dovremmo farla anche noi in casa nostra. Il Gruppo Liberale, che ha sempre ritenuto che la maggioranza avesse scritto bene nel documento programmatico che cosa ci ponevamo come obiettivo, non essendo riuscito (non certo solo il Gruppo Liberale, ma neppure la maggioranza e neppure la Giunta) ad attivare un percorso che garantisse, alla luce del sole, la compatibilità dell'iniziativa con la salute ambientale, ha ritenuto in termini meramente politici di prendere posizione per l'interesse che sembrava più a rischio, cioè la salute della gente. Questo non significa che noi siamo convinti che il percorso sia quello giusto; è un percorso obbligato, ma diciamo anche che è un percorso sbagliato, perch un Paese civile, che manda macchine da fantascienza nel Golfo, deve essere in grado di rispondere a questi semplicissimi quesiti che uno studente del terzo anno di chimica è sicuramente in grado di sviluppare: la compatibilità di un'attività lavorativa di questo tipo con le falde che ci possono essere, con l'acqua, con l'ambiente. Non è un problema di fantascienza.
Bene, tutto questo non è avvenuto. A me sembra che sarebbe tutto molto semplice; si tratterebbe soltanto di capire se Ruffolo parla come scrive o scrive come parla. Se chiedessimo a Ruffolo di fare un'intervista alla televisione, ma scritta e non parlata, e cioè gli dicessimo: "Ti facciamo venire alla televisione, fai bella figura perché sei fotogenico, ma invece di parlare scrivi", e se Ruffolo avesse messo per iscritto le cose che gli ho sentito dire, a quel punto qualche problema come Regione dovremmo porcelo il ministro Ruffolo ha detto che è tutto a posto, che l'ACNA non inquina più, che il piano di riconversione strutturale, non produttiva comporta che l'ACNA non prenderà più acqua dal Bormida (ha detto testualmente questo alla televisione) e che il VIA ha stabilito la compatibilità del Re-Sol.
Di fronte a una situazione del genere, caro Assessore competente e caro Presidente, mi chiedo se non sia velleitario, scomposto il nostro non essere d'accordo. Lo metta per iscritto, poi ci 'ragioniamo sopra.
Ritengo che siamo ad un passaggio molto delicato, anche perché ci nascondiamo dietro ad un dito, Presidente. Se fosse possibile, come si dice, riconvertire l'ACNA, avrebbero realizzato un'entità produttiva per assorbire della disoccupazione che sicuramente in Liguria c'è, che sicuramente in Piemonte c'è. Non esiste la possibilità di fare delle fabbriche per fare lavorare della gente, perché lo spazio produttivo, a livello europeo, è congelato; non si può dire: "Adesso facciamo una fabbrica...", perché se fosse così semplice, risolveremmo i nostri problemi e non avremmo un milione e 800 mila disoccupati. Non è così. Fare una fabbrica non sarà semplice, quindi le resistenze su questo percorso saranno, a mio modo di vedere, molto approfondite.
Mi compiaccio che sostanzialmente, come in un percorso che non ci piace, per adesso resti tutelato il bene sul quale noi ci siamo allineati quello della salute e della sicurezza delle gente. Devo però dire che questo è nato - e lo dico alla maggioranza di cui faccio parte - a seguito di una serie di atti estemporanei nati in Consiglio, rispetto ai quali non c'è una regia, Presidente, e non c'è una decisione univoca: è per quello che in molte occasioni ci troviamo a tenere dei comportamenti apparentemente scomposti.
Ho l'impressione che in questa vicenda si sia in presenza di una situazione molto simile a quella di una nave. Non vorrei, Presidente, che si confondesse un buon pilota, che è uno che sa tenere la nave dritta, con un buon ufficiale di rotta, che sa dove vuole portare la nave.
In troppe cose, questa, maggioranza, cominciando dal sottoscritto, è molto brava a far stare la nave dritta, a non farla andare sugli scogli, ma non ha ben chiaro dove vuole andare. E dagli interventi che ho sentito oggi ho anche l'impressione che freudianamente certi lapsus che poi vediamo nei comunicati stiano a indicare che questa maggioranza sapeva dove voleva andare e l'ha scritto nel documento, ma poi si è persa per strada, sulle correnti che ha incontrato. La barca, per carità, è dritta e quindi si vota a larghissima maggioranza; però adesso il porto, a Dio piacendo, non è più a disposizione nostra, perché un giorno o l'altro si accenderà il faro e quando succederà. Presidente, non ci saranno più le maggioranze oceaniche.
Bisognerà ricostituire una maggioranza precisa su questa, convinta, perch quando si accenderà il faro sul piatto della bilancia si metterà la questione occupazionale in modo ancora più brutale di quanto lei non abbia dovuto subire, oppure il TAR della Liguria dichiarerà che l'autorizzazione rilasciata dalla Regione ligure è legittima.
Questi sono i fari che si accenderanno. E quando si accende il faro non basta più sapere come pilotare, bisogna capire da,che parte si vuole andare rispetto al faro; non sarà più possibile, a quel punto, arrivare in Consiglio con documenti della Giunta disattesi dalla maggioranza.
Lo dico perché ho l'impressione, Presidente, che su questa vicenda rispetto al futuro di alcune forze politiche, sicuramente della mia bisogna che si sappia che questa non è solo una condizione consiliare ma è prima una condizione di governo e conseguentemente una condizione consiliare.



PRESIDENTE

Credo che, a questo punto, i pronunciamenti politici siano stati fatti ne prendiamo atto e in questo modo concludiamo la seduta.



(Il Consigliere Rivalta chiede la parola)



PRESIDENTE

Volevo soltanto dire che il prossimo Consiglio si terrà martedì sulle questioni che abbiamo qui discusso .E' convocato alle ore 10 del mattino e si andrà avanti su questo tema fino alla conclusione dei lavori.
Propongo una riunione dei Capigruppo lunedì prossimo, anche per decidere come affrontare la discussione di martedì ed una eventuale convocazione del Consiglio per mercoledì mattina per i parchi e i provvedimenti che sono rimasti.
Ha chiesto la parola il Consigliere Rivalta; ne ha facoltà.
RIVALTA Molto brevemente per dire che queste discussioni sono sempre, in qualche misura, deformate dalle impressioni che ciascuno di noi porta anche il Consigliere Marchini, adesso, nel suo ultimo intervento, ragionava come se davvero la parte finale del comunicato dell'Ansa fosse veritiera.
Non c'è certezza della situazione ambientale della Valle Bormida; il modo con cui vengono programmati i prelievi consente e continua a consentire all'ACNA di scaricare quando i prelievi non si fanno o quando piove.
Noi siamo stati in Valle Bormida due settimane fa e la Bormida puzzava perché nella notte era piovuto e l'ACNA aveva scaricato. Quindi, anche su queste questioni bisognerebbe stare attenti a non fare oscillare il problema sempre sulla base di impressioni.
la questione chimica non è così semplice come l'ha fatta Marchini; il prof Ostacoli che se ne occupava, un giorno ad un convegno, ci ha detto che li c'è tutta la chimica, che i microinquinanti sono nell'ordine delle centinaia (350-400) e non si può certo dire che si rispettano i parametri contenuti nella legge Merli, poiché la legge Merli non prescrive nessuna norma per la gran parte di questi microinquinanti.
Detto .questo, oltre a rammaricarmi del fatto che questa maggioranza rifiuti di andare in Valle Bormida - questa seconda uscita del Consiglio regionale sarebbe stata su un problema storico, la prima volta è stata in Val Vigezzo in occasione della grave alluvione del 1978 - ritengo che sarebbe stato oltremodo significativo andarci tre giorni prima della scadenza dei 10 giorni che il Governo ci ha dato.
Non sono affatto ottimista su questa scadenza, perché le questioni in ballo sono davvero molto contraddittorie. Sarebbe stato giusto, ragionevole e serio; tre giorni prima, andare a fare il Consiglio regionale nella Valle Bormida; voi lo rifiutate e certo vi assumete una responsabilità grave.
Tale questione secolare è paragonabile al dramma della Val Vigezzo e avrebbe richiesto un segno distintivo dai comportamenti normali del Consiglio regionale.
Finisco chiedendo a questa maggioranza di garantire che le deliberazioni da noi presentate in merito alle decisioni da prendere sull'ACNA e che sono state assegnate alla seconda Commissione (non era una passeggiata, chiedevamo un Consiglio in Valle Bormida per prendere decisioni) vengano assunte.
Si prendano pure le decisioni che si ritiene opportuno assumere chiediamo però che vengano assunte dalla Commissione giovedì pomeriggio affinché martedì, alla discussione sull'ACNA, davvero non si facciano solo delle parole, ma si discuta su degli atti deliberativi. Se la Giunta vuole presentare altre deliberazioni, noi siamo perché passino rapidamente in Commissione e vengano anch'esse presentate martedì; sarebbe grave se, oltre a non andare in Valle Bormida, qui facessimo soltanto delle parole, come questa sera hanno fatto alcuni Consiglieri esprimendo delle impressioni su delle questioni su cui non c'è un fondamento oggettivo di valutazione.
Vi chiediamo quindi di esaminare le nostre deliberazioni; di licenziarle positivamente o negativamente giovedì in seconda Commissione e se la Giunta ne vuole presentare delle sue, lo faccia: siamo ancora in tempo, le possiamo valutare giovedì o qualsiasi altro momento prima di martedì. Però martedì ci siano dei pronunciamenti su degli atti amministrativi.
Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno



PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20.30)



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