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Dettaglio seduta n.109 del 19/11/91 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento: Province

Esame proposta di deliberazione n. 276: "Parere della Regione Piemonte in ordine alla istituzione della nuova Provincia di Biella. Approvazione della proposta della Giunta regionale"


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 276 di cui al punto 16) all'o.d.g.
L'Assessore Nerviani presenta il seguente emendamento: il settimo capoverso della premessa è così modificato: "RITENUTO opportuno rilevare che esiste però una circostanza nuova ed una delibera modificativa di precedenti scelte fatte da un Comune dopo la legge n 142 del 1990 che come richiesto dalla I Commissione della Camera dei Deputati nella seduta dei 10/10/91 e successivamente dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato in data 29/10/91, nelle quali sono stati approvati, con alcune osservazioni e riserve; gli schemi dei decreti presentata dal Governo, dovrà essere valutata, e risolta dal Governo nell'ambito della delega secondo criteri di razionalità ed efficienza che senza far venir meno i presupposti di legge contemperano l'autodeterminazio ne locale ed, al parere delle Province interessate e della Regione, vale adire la richiesta del Comune di Villa del Bosco di essere incluso nella nuova Provincia di Biella (richiesta effettuata con deliberazione dei Consiglio Comunale n 17 del 17/9/91)" il secondo capoverso del deliberato è così modificato: "di segnalare al Governo, ai, fini della sua opportuna valutazione e risoluzione, la richiesta del Comune di Villa del Bosco di far parte della istituenda Provincia di Biella, richiesta effettuata con deliberazione del Consiglio Comunale del 17/9/91".
La parola all'Assessore Nerviani.
NERVIANI, Assessore agli enti locali L'emendamento alla deliberazione consiste nell'aggiunta di una "segnalazione di circostanza nuova e di deliberazione modificativa di precedenti scelte fatte dal Comune di Villa dei Bosco", che ha manifestato e confermato orientamenti precedentemente e recentemente assunti In data 17/9/1991, che richiedevano di veder assegnato il Comune stesso alla istituenda Provincia di Biella e, quindi, il trasferimento da quella di Vercelli a quella di Biella.
Si tratta di una segnalazione al Governo. Il corpo della deliberazione principale rimane Immutato; all'espressione favorevole allo schema di decreto predisposto dal Governo per l'istituzione della nuova Provincia è soltanto aggiunta - come emendamento - questa segnalazione.
L'emendamento segue il primo comma della deliberazione e costituisce altresì l'ultimo comma della relazione introduttiva alla vera e propria parte deliberativa.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato all'unanimità dei 27 Consiglieri presenti.
Pongo in votazione la deliberazione il cui testo, così modificato, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 28 Consiglieri presenti.
La provincia di Biella, per quello che attiene il Consiglio regionale è istituita.


Argomento: Province

Esame proposta di deliberazione n. 323: "Parere della Regione Piemonte in ordine alta istituzione della nuova provincia del Verbano Cusio Orsola". Votazione ordine del giorno n. 288


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della proposta di deliberazione n. 323 di cui al punto 17) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Nerviani.
NERVIANI, Assessore agli enti locali Signor Presidente, mi riservo, se me lo consentirà, di intervenire ancora a conclusione del dibattito che seguirà la mia breve relazione sulla discussione generale e sugli emendamenti.
Mi consenta, tuttavia, di dire preliminarmente che stiamo andando ad esprimere parere sullo schema di decreto del Governo istitutivo della nuova provincia ad oggi chiamata "Provincia di Verbania." dall'art. 63 della Legge n. 142, dalla nostra deliberazione del 6/11/1990 e, infine, dallo stesso schema al quale ho fatto inizialmente riferimento.
L'atto che stiamo compiendo e dovuto per legge e per gli impegni politici che ci siamo finora assunti. Credo non sia possibile differire ulteriormente l'adempimento di questo obbligo e dovere, se non a rischio di vedere colpevolmente compromessa la nostra possibilità di espressione sullo schema che ci è stato inviato.
Non nascondo le controversie e le problematiche che si sono aperte, se mi si consente, le sofferenze di alcuni Consiglieri che hanno avuto modo di essere oggetto di contestazione anche aspra o, comunque, di non piacevoli espressioni di cittadini e associazioni non consenzienti alle linee da loro enunciate, anche in coerenza con scelte già consolidate in Consiglio regionale.
Ritengo tuttavia che la Giunta regionale, proponendo questo parere abbia tenuto conto di tutte le situazioni che si sono manifestate nella provincia di Novara, e che hanno avuto forti riflessi nella nostra Regione.
Si tratta di una deliberazione necessariamente di sintesi, e a mio parere opportunamente equilibrata, che tiene conto dell'iniziativa formale assunta dai Comuni da tempo a favore dell'istituzione della provincia del nord dell'attuale territorio della provincia di Novara; delle modifiche intervenute per volontà consiliare, sentiti i Comuni interessati, con la modifica delle aree-programma; della deliberazione di parere sulle iniziativa formale dei Comuni, assunta il 6/11/91, già ricordata; e infine degli orientamenti del Governo che si manifestano con lo schema di decreto sul quale dobbiamo manifestare il nostro parere.
Penso sia tempo di uscire dalle incertezze e dalle tensioni; penso che si debba tenere conto del fatto ché nessuna voce contraria si è manifestata formalmente da parte delle forze politiche sia nel lontano sia nel recente passato; che occorra tener conto di questa volontà anche se vi sono parziali resistenze e insoddisfazioni, per rispondere ad attese e ad aspettative, mai rifiutate, da parte delle forze politiche e della gente che noi rappresentiamo.
Ritengo che oggi si stia compiendo da parte nostra un atto doveroso dunque. Vi sono ancora alcune incertezze, io ripeto, in particolare derivanti da uno dei tre poli costituenti la provincia di Verbania. Ma io voglio augurarmi che nei prossimi giorni anche queste incertezze possano essere coraggiosamente, generosamente e responsabilmente superate.
La provincia di Verbania - così come è chiamata dallo schema di decreto ha bisogno di una volontà forte ed omogenea, del minor numero di contrasti possibile e di una classe politica che sappia trovare le mediazioni necessarie.
Nella parte deliberativa vera e propria della deliberazione, prima delle segnalazioni contenute nella stessa, vi è la richiesta al Governo di denominare la provincia non già "Provincia di Verbania", ma "Provincia del Verbano Cusio Ossola" così come da molti Consiglieri era stato richiesto ma così come anche era nelle intenzioni originarie dei Comuni promotori dell'iniziativa per l'istituzione della nuova provincia nell'attuale territorio della provincia di Novara.
Questo è quanto intendevo dire in introduzione, sapendo che altri colleghi integreranno abbondantemente quanto da me affermato. Mi riservo di intervenire successivamente per esprimermi sulle obiezioni che potranno essere sollevate e sulle posizioni che sono state assunte nel tempo e che costituiscono la base della nostra decisione finale.
A dopo quindi la conclusione delle mie considerazioni, nel momento in cui interverrò alla fine del dibattito sul testo della deliberazione e sugli emendamenti che i Consiglieri e la stessa Giunta vorranno proporre.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GROSSO



PRESIDENTE

E' aperto il dibattito.
Ha chiesto la parola il Consigliere Zacchera; ne ha facoltà.
ZACCHERA Non nascondo una certa emozione e trepidazione nel prendere la parola oggi su questo argomento, perché da noi di Verbania questo tema è profondamente sentito.
Si conclude oggi - io mi auguro in termini positivi - un lungo iter procedurale durato dieci anni circa e forse riusciremo a dare una definizione finale e fondamentale, per quanto è nelle nostre possibilità.
Nell'invitare il Consiglio a comprendere questo stato d'animo e a valutare positivamente la deliberazione in discussione, ritengo opportuno fare alcune precisazioni, puntualizzazioni e sottolineature.
La prima - ho già avuto modo di farla in sede di Commissione - è un ringraziamento all'Assessore Nerviani che non è dovuto a piaggeria (non avrebbe senso), ma ad una serena presa di responsabilità assunta nelle scorse settimane in merito all'iter istituzionale della costituzione della nuova Provincia; occasione in cui ha avuto il coraggio di decidere verificata la situazione, di portare finalmente in aula, ed era tempo questa deliberazione. Questa nota di merito va fatta perché non posso dimenticare che l'Assessore Nerviani è di Novara e il discorso in questa città, della divisione in due dell'attuale Provincia di Novara non è certo visto con lo stesso favore - ed è ovvio - con cui è visto nell'alto novarese. Quindi l'aver avuto il coraggio di decidere è una sottolineatura doverosa nei confronti dell'Assessore.
La costituzione della nuova Provincia del Verbano Cusio Ossola ha due chiavi di lettura. La prima è quella politica, asettica e al di fuori della mischia, del legislatore che a questo punto - al di sopra delle parti potrebbe, forse dovrebbe, in parte cambiare la deliberazione che oggi è in votazione. Ritengo infatti che la Provincia del Verbano Cusio Ossola aveva maggiore fisionomia, spessore e maggiori possibilità, nonché realtà storica, con quei Comuni della fascia sud, sostanzialmente il confine tra l'attuale Provincia di Novara e la futura Provincia dell'alto novarese, che hanno deciso o sono stati comunque inseriti con la parte inferiore della Provincia. Io ritengo che un legislatore attento, soprattutto nella zona del Cusio, anche passando al di sopra, e me ne assumo la responsabilità, di determinate prese di posizione assunte da alcuni Comuni, avrebbe dovuto comunque "portare" i Comuni che risultavano dalla prima proposta di legge del 1981 della istituenda Provincia. Noi possiamo leggere la scelta di Nerviani come una scelta mediata tra diverse e obiettive situazioni che esistono. Ecco perché dicevo che abbiamo due modi di leggere questa decisione: uno è stare al di fuori della mischia e allora secondo me era quella la scelta da premiare; l'altro, di entrare nella mischia e quindi considerare le difficoltà che obiettivamente ci sono.
Al colleghi che non sono delle mie parti queste cose interesseranno poco. Effettivamente c'è nell'area di confine tra le due istituende Province una zona in cui le pressioni, le posizioni, le legittime aspirazioni di comunità si intersecano ed è difficile scindere e decidere per il meglio. Sono state però scritte - questo è un dato positivo della delibera - alcune cose fondamentali ed utili.
La prima: la Regione riappropriandosi di una terminologia che era in corso all'inizio del decennio chiama la Provincia Verbano Cusio Ossola e non più Verbania. Come cittadino di Verbania dico, con senso di responsabilità, che questa è una scelta giusta. Personalmente l'ho sempre sostenuta perché non abbiamo il diritto né la possibilità di dimenticare che la Provincia dell'alto novarese, a differenza della Provincia di Biella che è stata approvata pochi minuti fa, non è un'area omogenea. Si tratta di tre aree complementari (l'Ossola è la più rilevante dal punto di vista territoriale) e congiunte che dovranno essere fuse insieme proprio dalla nuova Provincia. Ecco allora che chiamare la Provincia Verbano Cusio Ossola vuole essere un modo serio di intendere nel termine più ampio, doveroso e giusto, la tripolarità esistente e che la Provincia potrà man mano fondere nel decenni a venire. Ma, secondo me, deve tenere conto di questa realtà per superare un altro problema che legittimamente è sentito nell'Ossola cioè quello del doppio capoluogo. Io non sono d'accordo con la proposta del doppio capoluogo, ma non già per una questione di carattere campanilistico quanto perché alla fine la città di Omegna ed il Cusio intero sarebbe mortificato da questa scelta perché pur essendo il Cusio, anche se in parte, diminuito nella sua entità territoriale appartenente alla nuova Provincia, il citare comunque soltanto due dei tre centri che tradizionalmente fanno parte della nuova realtà territoriale, cioè dimenticare Omegna, è un'ingiustizia nei confronti di questa città.
Tagliar; come si suol dire, la testa al toro e chiamare la Provincia formalmente Verbano Cusio Ossola secondo me è la soluzione ottimale e sono contento che la Regione l'abbia presa.
La delibera regionale è comunque divisibile in due parti: la prima è la deliberazione vera e propria in cui si esprime parere favorevole all'ipotesi del Governo con l'inserimento del doppio capoluogo; la seconda parte è un elenco di quattro segnalazioni che vengono fatte al Governo. Su questi quattro punti che vengono un passo dopo quella che è la formale accettazione, il dettato governativo e l'indicazione del nuovo nome della Provincia, lo ho personalmente alcune riserve. Secondo me vengono inserite con pari dignità direi, alcune segnalazioni che non sono di pari dignità nel senso che alcune sono più importanti di altre. Per esempio l'indicazione del doppio capoluogo è una richiesta da parte di un notevole gruppo di Comuni che "vale" di più (non voglio con ciò offendere le comunità di Belgirate e Brovello Carpugnino) dove un referendum, neanche riconosciuto dalle amministrazioni locali, segnala l'intenzione di restare con Novara anziché con la costituenda Provincia del VCO.
Secondo me alcuni aspetti di questi quattro punti potrebbero essere limati o perlomeno integrati.
Per quanto riguarda il Comune di Armeno, io ritengo sia giusto segnalarlo, va però anche ribadito che la legge stabiliva un termine per esprimere l'appartenenza omero ad una Provincia e questo termine era stato superato da una consultazione popolare.
Il secondo aspetto riguarda il discorso del doppio capoluogo che ho già fatto, ma qui sì che faccio una segnalazione forte all'Assessore, al di là delle conclusioni cui fra pochi istanti arriverò: mettere al punto 2) dopo aver citato il problema del doppio capoluogo con "richiesta ricorrente altresì un'articolata organizzazione dei servizi tra i poli dell'istituenda nuova. Provincia", e no, signori! Secondo me la dignità di questa frase è ben oltre questo inciso nel secondo punto. La nuova Provincia o è tripolare o non è! E' necessario garantire a tutti i Comuni dell'alto novarese un'adeguata organizzazione dei servizi sul territorio e mi rivolgo in questo caso soprattutto a Domodossola e ad Omegna, una garanzia che dovrebbe essere portata dalla Regione in termini più netti e quindi inserendo questo inciso direttamente nel dispositivo. Dove si richiede il doppio capoluogo io chiederei che li fosse inserita la frase "è altresì richiesta un'articolata organizzazione dei servizi, ecc.". Secondo me questa sarebbe una sottolineatura doverosa nei riguardi degli altri centri e non solo di Verbania che proprio in un'ottica di chiarezza, obiettività ed onestà dovrebbe essere posta.
C'è poi il terzo punto, il più delicato, ma secondo me anche il più tranquillo visto da questa parte, cioè il discorso della città di Omegna.
Personalmente ritengo che ad Omegna sia stata fatta una grossa confusione e compiuto l'errore di vedere i problemi nell'entità attuale, piccola forse di questi mesi, cioè per dirla breve le piccole o grandi beghe che ci sono in qualsivoglia amministrazione comunale con quello che è in prospettiva il futuro di una nuova Provincia. Io penso che Omegna debba essere parte fondamentale della nuova Provincia ed è per questo che io ritenevo che altri Comuni del Cusio dovevano essere aggregati alla Provincia del Verbano Cusio Ossola.
Pongo ora una questione all'Assessore: da notizie recentissime, non più tardi di 24 ore fa e quindi dopo che lo stesso testo era stato licenziato dalla I Commissione giovedì scorso. è possibile ritenere che il referendum forse non si terrà più perché la maggioranza del Consiglio comunale sembra orientata a non richiederlo. Ritengo quindi che forse dovrebbe essere lessicalmente modificato il testo, perché obiettivamente sono cambiate le situazioni. Ad Omegna, però, indipendentemente dai desiderata della Giunta o della maggioranza o delle maggioranze in Consiglio comunale, si sono creati in queste settimane dei movimenti forti in favore della appartenenza del Cusio e di Omegna nella nuova Provincia e cito per tutti il Comitato per l'appartenenza del Cusio e di Omegna alla nuova Provincia con la partecipazione di tutte le categorie produttive, di tutti i sindacati dei lavoratori e così via. E' un invito, bisognava quindi dare una traccia.
Posso comprendere i problemi di Belgirate e di Brovello Carpugnino, ma se è vero che le rispettive amministrazioni probabilmente hanno fatto "violenza" su Comitati di cittadini, è altrettanto vero che si tratta di due situazioni meno importanti, meno territorialmente significative della Provincia.
Su questo articolato dobbiamo fare una scelta e ripartire dall'inizio abbiamo la possibilità di fermarci a discutere e magari trovare un disaccordo oppure possiamo arrivare alla conclusione di accettare così com'è questo deliberato, purché celermente prosegua l'iter della nuova Provincia e celermente venga trasmesso il parere favorevole della Regione Piemonte al Governo.
Non esprimo per ora un'opinione per il semplice fatto che ho visto che altri colleghi hanno presentato degli emendamenti sui quali sono anch'io favorevole e quindi mi riservo di esprimermi al termine del dibattito. Se troviamo il modo di fermare il discorso, preferisco accettare a scatola chiusa, come ho fatto in Commissione, questo testo.
Se è possibile, nella stessa seduta odierna, potremmo apportare piccoli cambiamenti lessicali o aggiornare le situazioni ai fatti che sono avvenuti in queste settimane; ciò sarebbe necessario per esprimere più compiutamente al Governo gli obiettivi (sarà poi il Governo e non la Regione ad approvarli) esistenti.
Mi riservo, durante la dichiarazione di voto (dando per scontato il nostro voto favorevole), di fare alcune sottolineature di carattere politico. Oggi, perle nostre zone, il Consiglio regionale è chiamato a dare una visuale storica e positiva perché si conclude favorevolmente - almeno lo spero - un processo che va avanti da 10 anni a livello di Consiglio regionale, ma che da decine di anni interessa i Comuni dell'alto novarese.
Per un desiderio obiettivo di autonomia, ritengo che la data di oggi abbia un difetto importante, quello di essere molto sentito (e forse anche oggetto di polemiche) a livello di classe politica, ma non più abbastanza sentito a livello di popolazione, come lo era qualche anno fa.
Il primo impegno che dovrà assumere la nuova Provincia, quindi, è di recuperare nei confronti dei cittadini la consapevolezza e "l'orgoglio" di appartenere ad una realtà territoriale turistico-lacuale alpina che pu inserirsi nell'Europa in termini propositivi nuovi e - se vogliamo - con prospettive estremamente interessanti.
E un segnale che facciamo alla classe politica (condivido quindi quanto diceva l'Assessore) dell'alto novarese, la classe imprenditoriale, la classe sindacale che non sempre, in questi anni, è stata all'altezza del compito cui era chiamata. La Regione dimostra oggi di essere un passo avanti rispetto alle diatribe che ci sono state nei mesi scorsi ed indica chiaramente una strada da appoggiare e realizzare nella pratica, nei fatti.
Con le dichiarazioni di voto farò poi altre sottolineature.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Buzio. Ne ha facoltà.
BUZIO Articolerò questo intervento, signori Consiglieri, in due fasi. Una prima parte la dedicherò alle questioni di carattere generale, mentre un secondo intervento - che anticipo - riguarderà alcuni emendamenti che ho presentato, insieme ad altri colleghi, circa le segnalazioni al Governo da parte della Giunta regionale.
Ritengo importante, sia pure in sede di dibattito generale preliminare ripercorrere la storia recente del dibattito sulle Province, in particolare sulla Provincia di Verbania, riprendendo lo schema di relazione o la relazione stessa che abbiamo allegato ad una proposta di deliberazione poi ritirata, che è stata una sollecitazione nei confronti del Consiglio regionale affinché si addivenisse nel più breve tempo possibile ad esprimere il parere richiesto dalla legge 142.
Nella relazione preliminare alla proposta di deliberazione abbiamo espresso le nostre considerazioni generali sullo schema di decreto governativo ed abbiamo preferito inserirle nella premessa, quindi come relazione preliminare perché volevamo essere coerenti all'atteggiamento tenuto il 6 novembre scorso, dove criticavamo la Giunta regionale circa il parere fornito.
Tali considerazioni generali le abbiamo inserite nella premessa perch riteniamo che l'esigenza maggiore delle comunità locali sia quella di accelerare l'iter legislativo e far si che alla Commissione parlamentare affari costituzionali ed al Governo in ultima istanza venga consegnato questo schema di decreto per l'emanazione al decreto definitivo. Nella relazione siamo partiti dalla considerazione del parere della Commissione permanente affari costituzionali - riunita il 10 ottobre 1991 - che si è espressa favorevolmente, ai sensi dell'art. 143, quarto comma del regolamento, sugli schemi dei decreti legislativi recanti l'istituzione della Provincia di Biella, Crotone, Lodi, Prato. Rimini,Verbania e Vibo Valentia. In particolare ci interessavano le osservazioni e le riserve di cui ai nn. 2 e 4 del suddetto parere. Il n. 2, che tutti abbiamo sottolineato più volte, relativo al parere favorevole espresso dalla I Commissione affari costituzionali, recita: "Circostanze nuove e delibere modificative di precedenti scelte fatte dai Comuni dopo la legge 142 dei 1990. In ordine all'appartenenza provinciale o alle stesse denominazioni della Provincia, dovranno essere valutate e risolte dal Governo nell'ambito della delega secondo criteri di razionalità ed efficienza che, senza far venir meno i presupposti di legge, contemperino l'autodeterminazione locale e il parere delle Province interessate e della Regione". Per quanto riguarda l'appartenenza provinciale, si fa presente che in linea teorica le deliberazioni dei Comuni, dopo il 31/12/1989, ai sensi dell'art. 63 secondo comma, dovrebbero essere valutate negativamente. Si tratta di deliberazioni assunte fuori termine, formulate sulla base di consultazioni popolari prive delle garanzie giuridiche fondamentali tipiche delle consultazioni elettorali, svolte quindi senza aver approvato né lo Statuto né il regolamento per lo svolgimento del referendum o consultazione popolare, al fine di disciplinare la corretta formulazione del quesito sottoposto a consultazione e l'organizzazione dei seggi. L'osservazione che mi premeva sollevare non era tanto relativa a quanto succederà dopo la legge n. 142, ma al fatto che anche il parere della Commissione affari costituzionali ci dava ragione per l'impostazione data in sede di primo dibattito, quando abbiamo ritenuto che il principio dell'autodeterminazione non fosse l'unico principio secondo cui formulare il parere. La Regione Piemonte per più di un ventennio ha articolato le proprie proposte relative al Verbano Cusio Ossola sulla base di un'area individuata dall'IRES, in base ai propri studi sul territorio piemontese, definendola area ecologica, quindi di programmazione socioeconomica con un suo strato scientifico; la Regione ha quindi legiferato e programmato sempre su questa base scientifica, dalla sua costituzione, quindi dal 1970, in avanti. Basta pensare alla legge sui circondari, alla legge sui comprensori, a tutti i Piani di sviluppo regionale che facevano riferimento a quel territorio. Nella deliberazione del 7 novembre scorso c'è stato un mutamento di indirizzo, la Regione riferendosi ad una deliberazione del Consiglio regionale del 20 marzo 1990 in cui veniva modificata l'area di programma (anche questo tra l'altro fuori tempo massimo; cioè dopo il 31/12/1989) riteneva che quello fosse l'ambito territoriale da prendere in considerazione, ambito territoriale diverso da quello sul quale si era avviata la formale iniziativa dei Comuni, ai sensi dell'art. 133 della Costituzione, che attribuisce ai Comuni il potere di avviare le iniziative per la costituzione di nuove Province.
Il dibattito che allora si fece in questo Consiglio vide da parte nostra un'opposizione a questa concezione, volta a considerare l'autodeterminazione come elemento determinante; ciò perché, con questa impostazione; la Regione non assolve a un ruolo di governo nel territorio ma finisce per registrare meramente i pareri, le deliberazioni dei singoli Comuni, senza svolgere un ruolo di considerazione più generale, che secondo lo stesso parere della Commissione parlamentare contempera l'autodeterminazione coi criteri di razionalità ed efficienza e quindi di programmazione del territorio.
Non si deve fare solo riferimento all'autodeterminazione, che è pure importante, ma bisogna anche tenere presente l'assetto più generale del territorio per vedere se queste cose possono conciliarsi.
La legge 142, all'art. 16, non dice che quando su un dato territorio si avvia una costituzione formale deve esserci l'unanimità di tutti Comuni, ma che deve essere favorevole la stragrande maggioranza dei Comuni e delle popolazioni interessate. Perché si dice questo? Perché, definito un territorio non contestato da nessuno nella provincia di origine, ecc., ci deve essere un momento certo, al termine del quale si possono raccogliere le deliberazioni e verificare questa maggioranza; se non fosse così, se non ci fosse un momento di ritorno. è chiaro che si finirebbe per accreditare al Comuni di confine una specie di jus optandi, di diritto privilegiato per poter scegliere un territorio piuttosto che un altro, cosa non prevista da nessuna legge, da nessuna normativa, a nessun livello. E verrebbe meno anche il principio generale per cui la Regione deve esprimere un parere su una considerazione di carattere generale che riguarda l'intero Piemonte, e quindi il territorio, sulla base di considerazioni di tipo socio-economico.
Questo è il ragionamento che noi abbiamo seguito. Di quel parere abbiamo dato delle valutazioni negative perché secondo noi, anche se eliminava una parte per alcuni minima ma per altri importante del territorio, erano 12 i Comuni del Cusio e del Vergante che venivano esclusi per una realtà come quella del Verbano Cusio Ossola, dal carattere tripolare, con sub-aree ben definite. Ciò per alcuni rischiava di snaturare per certi versi, ma anche di inficiare, un assetto territoriale equilibrato, così come si era delineato in altre zonizzazioni, quali quelle delle UU.SS.SS.LL., delle Comunità montane, dei distretti scolastici, ecc che si erano calati sul territorio sempre su questa dimensione tripolare, a livello di sub-aree.
Il dibattito di allora verteva appunto su questo, e noi non facemmo certamente mistero di questo nostro parere, tant'è vero che come Gruppo consiliare demmo voto favorevole al parere sulla Provincia, mentre sul dimensionamento territoriale esprimemmo un voto contrario.
Tuttavia il tempo trascorre, su questa vicenda ci sono stati molti dibattiti, è stato crescente a vista d'occhio l'interesse sia dei Comuni della nostra zona (Verbano Cusio Ossola) che l'interesse della Provincia d'origine, e quindi anche la tensione che si è creata su questo tema è cresciuta.
Noi riteniamo che forse, a questo punto, andrebbe fatta una valutazione di carattere più generale, che tenga conto anche di queste diverse considerazioni. Ciò senza prevedere uno scontro continuo, che poi sarebbe perdente perché se presentassimo un emendamento modificando l'assetto territoriale faremmo una battaglia contro i mulini a vento (credo che la maggioranza sarebbe solidale con la Giunta in questo senso); sarebbe comunque un fatto clamoroso se noi facessimo un emendamento che modificasse il parere formulato il 6 novembre.
A parte la maggioranza, non ho sentito altre voci - tranne una dissenziente, espressa la volta scorsa - che su questo tema abbiano detto qualcosa di nuovo, qualcosa in più; per la verità, c'è un documento dei Verdi particolarmente interessante, che mi pare recuperi questo discorso in modo convincente, ma saranno loro a illustrarlo perché non voglio parlare per conto d'altri.
Non credo, però, che in questa fase, dato l'inte-resse delle popolazioni a far sì, che questa vicenda si concluda rapidamente, si possa fare una ripetizione della battaglia avvenuta la volta scorsa in questo Consiglio regionale; non avrebbe senso fare un replay del confronto dialettico serio che c'è stato, ma che comunque ha prodotto l'espressione della maggioranza a favore di una certa tesi contro un'altra.
Nonostante su questa definizione territoriale non fossimo d'accordo lo ribadiamo - né lo siamo tuttora, riteniamo però importante non porci più in termini contraddittori in questo senso; la nostra posizione sarà di espressione favorevole su questo schema di decreto, e in futuro lavoreremo a livello di Enti locali, per un recupero ragionato delle popolazioni sia del Cusio che del Vergante affinché vengano recuperate al Verbano Cusio Ossola.
Se il principio dell'autodeterminazione è valso prima, speriamo che varrà anche in futuro nel momento in cui queste comunità decideranno di aderire alla nuova Provincia. Potranno così verificare in questa nuova occasione di autonomia, di autogoverno, di programmazione, una possibilità di migliore adesione alle loro esigenze, alle loro istanze, alle loro richieste, tanto più se si tiene presente che la legge n. 142 affida alle Province nuovi importantissimi compiti soprattutto su terreni che interessano moltissimo gli Enti locali, quali l'ambiente e l'urbanistica.
Questi due terreni sono già di per sé elementi di innovazione grandissima per quanto riguarda la cornetta organizzazione e gestione del territorio sono elementi tali per cui credo sia possibile nel tempo una revisione anche da parte dei Comuni che erano nel Comprensorio, dove si era avviata la formale iniziativa.
Andando oltre dico che per noi la prospettiva dovrebbe essere quella del recupero del territorio della Provincia dei due laghi, che dovrebbe essere la soluzione ottimale da ogni punto di vista.
Credo che quando la legge n. 142 sarà maturata, dovrà essere elaborata anche dagli Enti locali, soprattutto pensando al fatto che questa Provincia sarà alpina, montana e si inserirà in un arco alpino che certamente avrà anche dal punto di vista della valutazione generale, molta attenzione. Non mi riferisco tanto all'attenzione da parte del Governo nazionale o delle Regioni, perché è minimo per quanto riguarda i territori montani, ma a quello della Comunità Economica Europea che guarda con occhio più interessato le problematiche dell'arco alpino. Recentissima è infatti la convenzione fra Stati europei che ritiene l'arco alpino una zona strategica estremamente importante, da valutare, e da sottolineare, la quale prevede contributi notevoli sia sul piano economico che sociale con possibili ampliamenti di risorse da destinare a questi territori Credo che anche questo sia un elemento da sottolineare.
Chiedo che questa nostra relazione sia messa agli atti per intero insieme alle integrazioni fatte in questo intervento, perché riteniamo che sia, in ogni sua parte, meritevole di considerazione da parte del Governo centrale ancorché non sia una segnalazione formulata, così com'è stata formulata dall'Assessore Nerviani a nome della Giunta, che ha voluto sottolineare l'articolazione della deliberazione.
Sottolineo che il dibattito consiliare è stato positivo da un lato, ma dall'altro mi ha deluso, perché è stato troppo "giocato" a livello dei Consiglieri e degli Assessori della Provincia di Novara. A mio parere questo tema avrebbe meritato, in quanto la costituzione di nuove province in una Regione è un fenomeno che avviene ogni 40-50 anni l'ultima Provincia istituita mi sembra sia stata Vercelli nell'epoca fascista) un'attenzione maggiore da parte di tutto il Consiglio regionale. Se ci fosse stata un'attenzione più generale, che non si limitasse semplicemente ai Consiglieri di quell'area, si sarebbe probabilmente ottenuto qualche risultato più convincente e soddisfacente per tutti.
Questo non lo dico come critica; probabilmente è quasi fatale che su certi temi ogni Consigliere e ogni Assessore venga settorialmente coinvolto, e quindi c'è anche la difficoltà obiettiva ad esaminare queste problematiche in termini più generali. Tuttavia, credo che il livello del dibattito e le possibilità migliorative dello schema di decreto avrebbero potuto essere superiori, se ci fosse stato un atteggiamento di confronto maggiore. Certe posizioni inoltre avrebbero potuto consen-tire un testo migliorativo, meno discosto dalla proposta di legge regionale presentata non più tardi di due anni e mezzo fa, cioè nel 1988, dal Consiglio regionale. Nella proposta di legge regionale al Parlamento nazionale ricordo che nell'area comprensoriale mancavano solo due Comuni a differenza dei 12 attuali; erano San Maurizio d'Opagio e Coazze, che non avevano mai deliberato in tutta la loro storia.
Quindi, con maggiore attenzione, possibilità e volontà di confronto si potevano recuperare, anche nella relazione, almeno due Comuni del Vergante cioè Massino Visconti e Nebbiuno, attualmente facenti parte della Comunità Montana Cusio-Montarone. Non dimentichiamo che per una Provincia montana fare parte di una Comunità Montana è estremamente importante, e quindi lasciare questi due Comuni, che fanno parte del territorio del Montarone nella Comunità Montana aveva una certa rilevanza.
Per quanto riguarda il Cusio certamente non sfugge, a chi ha redatto lo schema di decreto, che Pettenasco e Miasino, nella deliberazione di revoca all'adesione, si espressero diversamente da altri Comuni che revocarono l'adesione "sic et impliciter", in modo netto, mentre altri revocarono l'adesione in quanto non tutti i Comuni facevano parte della subarea, e quindi era una valutazione diversa.
Credo che quindi ci fosse la possibilità di migliorare il testo verificate anche le attese - e questo è l'elemento determinante - di una popolazione articolata sul territorio in modo originale, con questa tripolarità, che non, ha un centro importante come Biella da essere considerato runico riferimento della Provincia. E una situazione articolata con delle sub-aree, che hanno una storia e delle peculiarità importanti tutte da sottolineare e da valutare.
Quest'area ha in questo momento, ma anche in futuro, difficoltà di programmare un territorio vasto con proprie ragioni di essere e bisogni di servizi; proprio i territori montani hanno esigenze maggiori di servizi decentrati sul territorio.
ma anche una profonda esigenza di autogoverno e di autonomia. Per tutte queste considerazioni di carattere generale, il nostro parere non può che essere favorevole, ancorché ci rimane l'amarezza che il territorio non sia stato a misura di programmazione, e secondo la logica che, secondo noi doveva presiedere all'individuazione di un territorio. Tuttavia, questa è la considerazione più generale delle ansie e delle aspettative che hanno le popolazioni, le categorie economiche sociali.
Allegherò un documento in cui tutte le categorie (Unione Industriale artigiani, commercianti e sindacati) e i Comuni di questa realtà hanno espresso la volontà di arrivare in porto. Proprio per questi motivi, e concludo questa prima parte dell'intervento riservandomi di illustrare gli emendamenti, credo che questa Provincia debba essere varata definitivamente a livello di parere del Consiglio regionale, perché vada alla Commissione affari costituzionali del Parlamento e venga rapidamente emanato il decreto definitivo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.
GALLARINI Ringrazio il Consigliere Goglio per avermi concesso di intervenire a nome del Gruppo. Al di là del formalismo mi sembra doveroso e congruo per il fatto che si sta parlando della realtà novarese, e ciascuno di noi è espresso da un certo collegio territoriale, prima ancora che elettorale.
Il PSDI è qui per ribadire il proprio sì alla proposta di deliberazione, in quanto è coerente con gli impegni assunti come forza politica in ogni occasione, dalla Commissione Affari Costituzionali della Camera (dove abbiamo l'Or. Nicolazzi impegnato), alla Regione (per quanto riguarda le espressioni di parere), all'Amministrazione Provinciale di Novara negli anni scorsi.
Abbiamo sempre sostanzialmente espresso parere favorevole alla nuova Provincia.
Ci associamo alle considerazioni del Consigliere Zacchera relativamente all'impegno dell'Assessore Nerviani, impegno senz'altro improbo.
Effettivamente noi che abbiamo vissuto, la particolare realtà del nord deI Novarese, in questi ultimi mesi siamo stati testimoni di una crescente esasperazione della tensione: la linea di confine veniva spostata a volte più a nord e a volte più a sud, senza trovare collocazioni di equilibrio serenità e condivisione non solo da parte delle popolazioni locali, ma prima ancora da parte di chi le rappresenta, ovvero dalle stesse amministrazioni.
La vicenda è complessa, oggi non possiamo essere ipocriti, e per quanto ci riguarda non lo vogliamo essere. Dopo aver espresso parere favorevole come forza politica, dobbiamo anche svolgere qualche considerazione che non può ignorare gli appesantimenti; di questi ultimi tempi, relativamente all'ipotesi di costruzione della nuova Provincia. Gli appesantimenti sono indubbi ed evidenti. Il fatto che Domodossola e 35-40 Comuni circostanti abbiano chiesto che il capoluogo non sia semplicemente Verbania, ma che Domodossola diventi il co-capoluogo come Verbania - al di là delle ragioni che sottendono le deliberazioni e la volontà di non essere esclusi da un discorso di decentramento dei servizi e di coinvolgimento all'interno dell'apparato che andrà a gestire la Provincia del nord - è un appesantimento obiettivo, una bardatura che non faciliterà, non in questa sede, ma sui tavoli romani, un consenso dato per scontato. Non sappiamo se si farà o meno l'annunciato referendum di Omegna: esistono deliberazioni In corso, esistono espressioni di Co.Re.Co., esistono tortuosità che sicu ramente rappresentano un ulteriore appesantimento. L'Assessore Nerviani ancora ieri, in Giunta ci ha aggiornati, così come del resto ha fatto oggi in Consiglio, su ulteriori appesantimenti di altri sei Comuni che ancora hanno chiesto e invocato il referendum; c'è quindi la prospettiva di altri referendum.
Penso che siamo tutti d'accordo sul fatto che le popolazioni si debbano esprimere e che queste espressioni siano In larga misura Il massimo della democrazia rappresentativa per quanto riguarda casi del genere, che coinvolgono Il futuro di intere comunità territoriali.
Riteniamo però che queste espressioni e queste volontà siano quanto meno tardive, e allora se sono tardive sicuramente hanno una connotazione di appesantimento. Non sono riuscite e non riescono ad appesantire il parere favorevole della Regione, ma sicuramente a livello romano possono costituire delle bardature che ostacoleranno il cammino e il sì definitivo alla nuova Provincia da parte del Governo su delega del Parlamento.
Inoltre non possiamo neanche sottacere, sempre per non essere ipocriti sul fatto che esistono appesantimenti sommersi che, pur non apparendo nella loro evidenza, comunque ci sono. Una certa parte del mondo economico del Novarese sta lavorando a sfavore della nuova Provincia, sta lavorando contro l'ipotesi della nascita della nuova Provincia. Questi rilievi non modificano il nostro giudizio di forza politica nei confronti del parere che intendiamo esprimere e nei confronti dell'adesione all'ipotesi di delibera Nere di Giunta regionale; sono però considerazioni che dobbiamo fare per senso di realismo visto che, una volta che la Regione avrà espresso il proprio parere, poi la sede decisionale sarà a Roma.
Penso che occorra, quanto meno, prestare attenzione nei confronti di quanto è avvenuto e di quanto sta avvenendo, per evitare che alcune eventuali decisioni o alcuni eventuali ritardi colgano di sorpresa chi invece, avendo seguito la costruzione di tutto questo iter, non deve essere colto di sorpresa.
Un'ultima considerazione (più che, una considerazione è un suggerimento che farei all'Assessore Nerviani). Penso che questa delibera andrebbe accompagnata da un, ordine del giorno, e quindi faccio la proposta di prorogare sostanzialmente la durata delle attuali Amministrazioni provinciali fino alla scadenza naturale del 1995.
Per quanto sappiamo, esiste anche una richiesta dell'URPP in questo senso; quindi ben venga la nuova Provincia; venga nel modo più tempestivo e certo possibile, pero riteniamo che sarebbe sicuramente dannoso per la vita democratica dell'Ente interrompere a metà legislatura o a fine 1992 o a inizio 1993 il ciclo naturale dell'Amministrazione provinciale di Novara e sarebbe sicuramente controproducente indire elezioni per le due Amministrazioni prima della data di scadenza naturale del 1995.
Ci sentiamo quindi di sostenere la causa perorata anche dall'Unione Regionale delle Province Piemontesi, la facciamo nostra, immaginando che esista lo spazio e il consenso per costruire un ordine del giorno che vada in questa direzione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.
MIGLIO Torniamo oggi a parlare del problema dell'istituzione della Provincia del Verbano Cusio Ossola, riprendendo un dibattito che ormai dura da quasi vent'anni. Si era appunto, alla fine degli anni '70 quando si iniziò questa questione, individuando come ipotesi a cui fare riferimento gli allora confini del Comprensorio.
Sulla base di questa riflessione nel 1983 erano state presentate al Parlamento due proposte di legge da parte di questo Consiglio, il cui iter non era giunto a termine per lo scioglimento delle Camere.
In un secondo momento tale discorso è stato spostato all'individuazione dei confini attraverso le aree programma, le quali modificavano nella sostanza la configurazione territoriale.
Le cose sono poi proseguite, recependole prime opposizioni all'ipotesi di essere inseriti nella Provincia di Verbania avanzate da alcuni Comuni nello specifico quello di Armeno, Lesa. Massimo Visconti- non so a fare l'elenco intero dei soggetti interessati perché non lo ritengo utile fino ad arrivare al momento attuale, in cui il discorso si è nuovamente focalizzato sull'ipo-tesi dei confini, così come è avvenuto all'interno del dibattito in questo ultimo periodo.
Perché questo richiamo di tipo storico? Perché ci pare che in questo modo si possa sottolineare il fatto che in questo periodo si sono accavallati diversi modi attraverso i quali poter leggere una situazione esistente e attraverso i quali poter andare a configurare un'omogeneità territoriale che permetteva di delineare la configurazione della nuova Provincia.
Si è passati dall'idea di recuperare i confini degli allora comprensori alle Aree programma, per poi arrivare a configurare diverse ipotesi di definizione dei confini della nuova Provincia di Verbania, a seconda delle più o meno giuste esigenze espresse dalle comunità locali.
Rispetto a come si è ulteriormente sviluppata la vicenda in questo ultimo periodo, le nostre considerazioni sono quelle che forse si sono sottovalutate le novità apportate dalla legge n. 142. Come sappiamo rispetto alla situazione precedente, con questa legge vengono assegnate nuove competenze alle Province, le quali ampliano il loro potere di agire concretamente sul territorio determinando le scelte e le strategie politiche.
Forse, in questo momento (e noi ci rammarichiamo per questo), si doveva sviluppare ulteriormente una riflessione su che cosa si voleva ottenere con l'istituzione di questa nuova Provincia, cosa che a nostro modo di vedere non è accaduto perché il dibattito si è sviluppato attorno ad altri nodi che non erano strettamente quelli dell'individuazione specifica dei problemi dell'omogeneità territoriale, delle strategie da poter mettere in campo per dare risposta agli stessi, riproponendo quindi uno sviluppo socio economico per queste tre aree che si integrano tra di loro proponendosi in modo differenziato.
Tutto questo non è accaduto, non si è scesi nella capacità di focalizzare i problemi esistenti e di partire da queste considerazioni per delineare meglio l'ipotesi che sottostava alla creazione della nuova Provincia, cioè la possibilità a livello amministrativo di incidere in maggior misura sui problemi che ci si trovava di fronte: ci pare invece che il dibattito sia caduto su altre questioni, nelle quali non ci sentiamo particolarmente coinvolti.
Il problema per noi era quello di legare la discussione sull'istituzione della nuova Provincia al ragionamento di quali erano i modelli di riferimento in base ai quali ritenevamo fosse giusto individuare quella appartenenza territoriale che più si confaceva agli obiettivi che si voleva raggiungere.
Mi pare che siano emerse due ipotesi differenti: una che tende ad ascoltare maggiormente le istanze che provengono dalle Amministrazioni e dalle popolazioni locali, un'altra che tende invece a mettere in maggiore evidenza l'unità geografica, riproponendo l'ipotesi, così come è stata avanzata ancora oggi, di recuperare l'unitarietà del Cusio e del Verbano.
Noi non vogliamo sconfessare la giusta esigenza delle comunità locali di esprimere il loro parere: ci pare però che si dovesse lavorare in altro modo, coinvolgen-do diversamente queste realtà per crescere assieme e delineare meglio l'ipotesi della nuova Provincia e non cadere nel tranello di far esprimere solo alcuni Comuni, non identificando un progetto più globale che la Regione avrebbe dovuto estrapolare.
Per quanto riguarda la proposta di deliberazione presentata concordiamo con le posizioni espresse. Riteniamo infatti utile proseguire su questa strada per arrivare alla definizione della nuova provincia ribadiamo la nostra posizione favorevole ad una denominazione che tenga conto di una tripolarità che esprima realtà, esigenze e problemi diversi.
Ci pare invece che il richiamo fatto con i punti 1), 2), 3), 4) possa innescare processi di lettura poco chiari da parte delle istanze parlamentari La nostra preoccupazione è che il riferimento, fatto in questi termini a problemi emersi nell'ultimo periodo, rischi di ingenerare letture non chiare a livello nazionale da parte di chi deve assumere le decisioni definitive, e possa in questo modo rallentare ulteriormente il processo di istituzione della provincia. Ci chiediamo se sia opportuno o meno all'interno della deliberazione, fare richiami di questa natura, rischiando di bloccare ulteriormente questo processo o, viceversa, di Innescare modifiche sulla base di ragionamenti non chiari o di sottoconsiderazioni svolte a livello parlamentare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Panella.
PANELLA Mi dispiace interrompere il coro, di entusiasmo dei Consiglieri novaresi per l'istituenda provincia. L'intervento del Consigliere Buzio è andato ben oltre i 20 minuti: un fiume di parole per dimostrare l'utilità di questo nuovo ente. Ciò, probabilmente, perché le parole sono tante e i fatti, se ci fossero; sarebbero decisamente minori. Quando il fumosi diraderà, cari Consiglieri che mi avete preceduto, se sotto il fumo l'arrosto fosse poco, sarete costretti anche voi ad assumere le vostre le vostre responsabilità, come personalmente assumo le mie, con tanti auguri di benefici per la nuova provincia.
Debbo ridichiarare in questa sede ciò che ho già dichiarato nel precedente Consiglio regionale, ovvero che giudico infelice la nascita di questa Provincia per una somma di motivi che non sto oggi a ripetere. Al di là delle dichiarazioni di autonomia, infatti, ci saranno, quelle cose concrete che la gente normalmente richie-de e alle quali presta attenzione.
Mi sembra un po' come quando i Romani organizzavano i giochi nel circo per distrarre la popolazione dai reali problemi della città. Siamo arrivati al punto che in una riunione ad Omegna i sindacati hanno espresso l'intenzione di picchettare i cancelli delle fabbriche ed esibire cartelli a favore dell'istituzione della provincia. Ebbi modo, relativamente a quell'occasione, di dire in Consiglio comunale ad Omegna che mi sembrava che il mestiere dei sindacati dovesse essere un altro: naturalmente fui coperto di fischi.
Mi sembra che attualmente nell'alto novarese la questione della provincia serva a nasconderei veri e reali problemi di carattere sociale occupazionale e via discorrendo: si parla solo della nuova provincia: Istituitala nuova provincia ci sarà un grosso salto di qualità. D'altronde devo ricordare che esistono già delle autonomie - da Novara - nell'alto novarese. L'autonomia sindacale, l'Unione industriale, autonoma rispetto a Novara da molti anni: non mi pare però che queste forme di autonomia abbiano prodotto salti di qualità enormi. Ci sarà forse l'autonomia delle federazioni dei Partiti: figuriamoci i salti di qualità che ci saranno! Ma mi sto dilungando troppo nel merito della questione, nel quale non voglio entrare se non chiamato.
Ho avuto modo di esprimere la mia opinione. A mio modo di vedere quindi, si tratta di una provincia che nasce infelicemente, ma questo è un mio parere. La volta scorsa ho votato favorevolmente, così come farò oggi per una ragione molto semplice: espresso il mio parere ho il dovere - come eletto - di rappresentare la gente, di fare ciò che la gente vuole. In rispetto e in ossequio alla richiesta delle amministrazioni dell'alto novarese, alle quali ho avuto modo di esprimere il mio parere, non mi sento di oppormi alla nascita di questa provincia perché mi rendo conto che la mia è una considerazione personale.
Consigliere Buzio, vediamo però di fare dei distinguo: bisogna parlare di amministrazione, non di popolazione. Come le ho già detto in I Commissione non deve fare confusione fra popolazioni e amministrazioni.
Parlando di popolazioni, bisognerebbe lasciar loro il modo di esprimersi.
Mi riferisco alla questione dei confini: evitando di parlare di confini infelici e felici, basterebbe consultare una cartina, che penso parli da sola. E' inutile fare commenti.
Attualmente i confini - Assessore Nerviani - vengono tracciati politicamente in questo modo: un confine comprende i Comuni che hanno fatto il referendum, l'altro comprende i Comuni che il referendum non l'hanno indetto o ai quali è stato impedito: praticamente tra le popolazioni che si sono espresse e le amministrazioni che non hanno lasciato esprimere le popolazioni.
Il Consigliere Buzio, sensibilissimo alla libera espressione della gente, alla democrazia, ai referendum e così via. Ieri sera insieme al suo Gruppo ha fatto mancare il numero legale ad Omegna per impedire che fosse indetto il referendum. C'è un detto che sostiene che fra il dire e il fare c'è di mezzo il mare: oppure significa che si ricorre alla volontà popolare, al referendum, unicamente quando fa comodo, tipico di certi regimi.
Com'è tipico di certi regimi dire che non si ricorre alla consultazione popolare per un motivo e per un altro.., e così via. La Storia è piena di esempi..
CALLIGARO ... Ma noi, ad Omegna, siamo in maggioranza? PANELLA Ho detto che avete fatto mancare il numero legale! CALLIGARO Garantitevi la maggioranza, allora! Siete voi la maggioranza! PANELLA Avete fatto mancare il numero legale! Non avete certo contribuito a fare una libera consultazione! D'altronde, l'avete impedito quando eravate in maggioranza, ed ora abbandonate l'aula consiliare per impedirlo nuovamente! Si predica bene e si razzola male. Lo so, la verità è spiacevole.
Detto questo, faccio due auspici: auspico che prima che si esprima il Governo le popolazioni di confine possano essere messe in grado di esprimersi liberamente. E' un fatto di cultura e di democrazia, su questo poi, ogni forza politica si assumerà le proprie responsabilità.
In secondo luogo, siccome sono molto sensibile alle richieste popolari nonché a quelle dell'am-ministrazione, non posso non rilevare che vi è una forte richiesta da parte dell'Ossola, che costituisce grosso modo la metà della provincia, di un doppio capoluogo. Auspico che anche in questo caso il Governo tenga conto di questo tipo di richiesta, poiché proviene da circa metà della popolazione.
Concludo scusandomi per il mio voto che sarà favorevole, pur pensandola diversamente, ma coerente con il tentativo non di interpretare - non è mio compito - ma di seguire quanto vuole l'alto novarese, e di appoggiare le loro istanze.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sartoris.
SARTORIS Mi rammarico di dare un dispiacere al Consigliere Panella, ma pur non provenendo dalla provincia di Novara forse mi unirò anch'io al "coro" sperando che dicendo certe cose in coro; giù a Roma qualche orecchio che finge di essere sordo cominci a sentire.
Penso che le mezze verità, che possono anche essere mezze bugie, dette dall'Assessore Panella per giustificare il fatto che non si debba istituire la nuova provincia, siano un modo di creare fumo - uso gli stessi termini sulle vere e reali problematiche che stanno dietro all'istituenda provincia.
La questione reale proviene, dal fatto che qualcuno, dividendo la provincia e il collegio elettorale in due parti, non riuscirebbe forse a far parte di questo Consiglio. Le perplessità sono innanzitutto politiche e investono coloro che, vedendo il proprio posto in pericolo, pensano sia meglio mantenere la situazione così com'è.
Non ci si può nascondere dietro al discorso dell'Ossola; nel 1978 l'UOPA intentò la prima, vera, grande battaglia in Piemonte su questioni autonomistiche, su questioni di territorio. Già allora, nel 1978 - io c'ero, qualcun altro credo di no - ero a Domodossola quando la gente dell'Ossola chiedeva delle tutele, ma sbagliò indirizzo: E' vero che si raccolsero, 50 mila firme per una petizione di iniziativa popolare al Parlamento, ma quest'ultimo le imboscò chissà dove. Probabilmente esistono stanze e magazzini dove mettere le istanze della gente, le firme raccolte e "tanti saluti".
In ogni caso, si raccolsero 50 mila firme. L'intento era quello di cercare di dare autonomia, di rispondere alle giuste esigenze di una popolazione che si vedeva marginalizzata nei confronti di Novara e specialmente di una Regione Piemonte, di Torino, che vedeva molto lontana.
Però si sbagliò, perché si chiese troppo; si chiese una Regione a statuto speciale, quindi una cosa enorme. Non chiedemmo la Provincia, perché ci fu detto che se avessimo chiesto la Provincia sicuramente saremmo stati messi con Verbania e quindi soffocati. Quello dell'Ossola è un problema che risale al 1978, è un problema reale e noi crediamo che la gente dell'Ossola, la gente di Verbania, abbia il diritto di risolverlo da sola.
Se noi diciamo che hanno diritto ad avere uno oppure due capoluoghi credo sia comunque una forzatura da parte nostra. E' la gente che deve cercare di risolvere questo problema in queste tre sub-aree che si devono mettere d'accordo a tutti i costi, perché è vero che potrebbe essere poco, come diceva l'Assessore Panella, ma è meglio un arrostino piccolo che niente perché sul niente non si riesce a costruire.
Anche prima quando si era parlato della Provincia di Biella noi abbiamo dichiarato di non essere perfettamente d'accordo sulla delibera perché si possono chiedere 50.000 cose, ad esempio nel documento dell'URPP si intravedeva il pericolo che le nuove Province che nasceranno non avranno una sede della Banca d'Italia e una Camera di commercio autonoma praticamente sarebbero Province di serie B, ma queste sono discussioni che secondo me è il caso di fare quando si è portato a casa la firma del Presidente della Repubblica sul decreto che istituisce effettivamente queste Province. Mi pare che sia una discussione da fare dopo, perché è inutile discutere di quanto pollo dobbiamo mangiare se poi qualcuno ce lo leva da sotto. Credo sia più realistico fare una scelta di questo tipo.
Noi autonomisti avremmo molto da dire sulle istituende Province; non siamo d'accordo su molte cose che si sono dette, però noi voteremo a favore perché comunque sia è un atto dovuto nei confronti di queste popolazioni.
Mi auguro che non ci si trinceri come al solito dietro a questioni economiche o di sindacati o di classi industriali, ma che si abbia il coraggio di dire che dietro a tutte le manfrine, che sono state portate avanti in questo periodo, ci sono delle scelte politiche. Non vorremmo che qualcuno andasse a Roma e dicesse a qualche Ministro o Sottosegretario delle belle paroline nell'orecchio parlando di chissà quali problemi nell'Ossola. Il problema è soltanto elettorale! E' un problema grosso che verrà fuori anche per la Provincia di Biella, perché a seguito dello sdoppiamento di queste Province potremmo incorrere tutti quanti nel pericolo di vedere una maggiore assegnazione di seggi alla grande Torino a scapito delle varie Province per cui si "mangerebbero" altri Consiglieri regionali come è già successo nel 1990, quando la Provincia di Asti, che aveva 3 Consiglieri regionali, ne ha avuto soltanto uno e la Provincia di Vercelli che ne vedeva assegnati 5 ora ne ha soltanto tre. Questo è un grosso pericolo, è inutile che ci nascondiamo dietro i grandi discorsi perché dietro al discorso della Provincia di Verbania c'è questo! Forse ai novaresi non piacerà, ma la problematica è la seguente: qualcuno non riuscirebbe più ad essere rieletto, quindi ha creato questi problemi ed essendo presente sul territorio ha esercitato determinate pressioni facendo finta che la colpa sia della gente quando invece non lo è affatto. Il problema della gente sarà conseguente, nel momento in cui nelle Province di Biella e di Verbania si faranno le scelte del capoluogo, le scelte di assegnazione di uffici, si deciderà quali competenze avranno e quali gestiranno effettivamente. Questo è un problema che verrà. Al momento ritengo che l'unica cosa sia approvare questa deliberazione all'unanimità affinché non ci sia nessuno che una volta arrivato a Roma possa avere la velleità di dire che non tutti in Regione Piemonte erano d'accordo. Se tutti quanti, nonostante le perplessità di ciascuno, voteremo a favore di questa delibera, questo discorso sarà molto più forte nel momento in cui a qualcuno potesse venire la tentazione di non votare il decreto. A questo punto dalla Regione Piemonte, secondo me, dovrebbe venire un segnale univoco esattamente come per Biella che dice "sì vogliamo questa provincia poi ne riparleremo" sul capoluogo, sui confini e tutto il resto; per ora diciamo di sì. E una cosa dovuta, esattamente come lo era quella che abbiamo fatto per la Provincia di Biella.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Macchini.
MARCHINI Signor Presidente, voteremo la deliberazione con poca convinzione, non per l'oggetto in sé, quanto perché abbiamo l'impressione di vivere in piena controriforma, all'interno di un clima da Paese levantino e non da Paese industriale ed avanzato. Controriforma significa che quando alla costituente - l'abbiamo trattata in altra sede - si era ipotizzata la centralizzazione del sistema delle autonomie sulle Regioni e sui Comuni era sparita la Provincia. La Provincia nasceva ed usciva dai lavori della Commissione come il "fantasma che strozzava la Regione"; questa è la storia dei rapporti Provincia-Regione. Alcuni partiti hanno fatto una battaglia perla questione dell'abolizione della Provincia e la cultura corrente era che la Provincia dovesse essere eliminata dallo scenario.
La controrivoluzione antiregionalista dello Stato, nella legge n. 142 che abbiamo sollecitato, votato ed auspicato, ha distrutto le Regioni ed ha riproposto un elemento di tipo feudale-bonapartista dell'organizzazione del territorio.
Questo è il capolavoro al quale stiamo assistendo e facendo grandi applausi. La realtà è la fine delle Regioni a favore delle Province. Mi chiedo perché si continuino a subire queste cose; si può anche andare al matrimonio di un nostro amico che ha sposato la nostra ex ragazza e gradire ugualmente il rinfresco, ma dobbiamo sapere che la ragazza la sposa lui e non noi! Qui invece, si ha l'impressione di partecipare al trionfo del regionalismo, del nuovo sistema istituzionale italiano e della nuova Europa immaginando il grande ritorno delle Province che, guarda caso, avranno competenze in materia urbanistica.
Riuscite ad immaginare la Provincia di Torino con le stesse competenze di qualche Provincia del basso Sud, con 70 o 80 mila abitanti? Le opinioni dei colleghi locali fanno accapponare la pelle; immagina-vamo che determinate vicende non si dovessero ripetere, invece scopriamo che in un angolo dell'Impero Asburgico si chiede di avere un co-capoluogo. Questo sta ad indicare che non esiste un progresso, una questione storicizzata; non siamo a Biella, dove c'è un'enclave di cultura industriale interna ad un sistema del tutto diverso (questa è la realtà di Biella, con la propria specificità). Nella situazione attuale temo che ancora una volta la classe politica usi le penne del pavone e della volontà popolare per enfatizzare il ruolo delle istituzioni, in modo da avere un'altra istituzione.
Quello che mi preoccupa, a livello di Regione, è che si sente questa necessità come un modo di uscire dall'emarginazione; l'ha detto anche qualche collega, non lo dico solo io. Nei processi moderni non si esce dall'emarginazione istituzionalizzandola, ma, avviando processi di integrazione. Se un'area è emarginata, non la si rilancia ed integra nel sistema istituzionalizzando l'emarginazione.
Cari amici del Novarese, mettetevi d'accordo: questa è un'area che ha una propria centralità, autonomia, dimensione- ed organicità in grado di essere un soggetto proprio, autonomo ed in grado di reggere un'istituzione che a sua volta regga i processi; se Invece si ritiene che mettendo una bandiera su una bara questa diventi qualcosa di diverso, ci si sbaglia diventa semplicemente una bara con una bandiera sopra.
Ci sembra curioso immaginare, nel 1992, che il percorso per i nostri figli sia quello di ritagliare i confini; è stato abbattuto il muro di Berlino e noi cerchiamo di articolare sul nostro territorio maggiori confini, perché le istituzioni sono confini. I confini non sono porte come quelle del far west che si aprono In entrambi i sensi; i confini si aprono solo in un senso, solo verso l'uscita e non verso l'entrata, quindi servono per far uscire la gente, non per far entrare le risorse. Istituzionalmente parlando, le risorse chi le ha se le tiene.
Quindi, ancora una volta su questi processi vince l'elemento istituzionale rispetto all'elemento oggettivo, socio-economico, strutturale della società civile. Siamo nuovamente alla vicenda dei comprensori in cui anziché immaginare il comprensorio come uno strumento di governo e lettura del territorio, lo si è dovuto far diventare uri istituzione perché si è voluto il Palazzo del comprensorio con sopra la bandiera comprensorio, la sala di riunione del Consiglio del comprensorio, la saletta di riunione della Giunta del comprensorio, il gabinetto dove c'era il Presidente del comprensorio, le auto blu del comprensorio, gli impiegati del comprensorio! Questa è una cultura levantina! Il comprensorio sarebbe andato avanti se fosse stato quello che doveva essere: una capacità regionale proprio sul territorio.
Immaginare che ci siano aree che ricercano il loro sviluppo, non da una capacità di sviluppo socioeconomico complessivo, ma da modelli copiati da società non evolute, non responsabili come le nostre, è sicuramente una cosa che non mi entusiasma. Qualche giorno fa, durante un dibattito, ho detto che nessuno in questo Paese - visto che si fa la divisione tra privato e pubblico e si mettono da una parte tutti gli assistiti e dall'altra tutti i bravi e gli attivi - nasce con la vocazione ad essere assistito o, ad esempio, a fare l'usciere. E' la società che lo mette nelle condizioni di essere un assistito o un usciere e quando si realizzano le istituzioni, in realtà si vogliono creare delle occasioni per l'assistenza e per l'essere uscieri, non per l'essere protagonisti.
Quindi voto questa deliberazione, ma festeggerei molto più volentieri l'avvio di un piano di investimenti, di sviluppi, di aree attrezzate, di poli tecnologici Vorrei sapere che fine ha fatto Itaca nella realtà piuttosto che fare una bella festa per la nascita di una nuova Provincia e poi magari piangere perché la Banca d'Italia riterrà di non poter impiantare una sede in quel luogo. E' una strada che abbiamo avviato e percorso in assoluta unità, nel senso che siamo favorevoli a questo processo che forse abbiamo lasciato andare troppo avanti, forse - come diceva il collega Panella - facendoci chiudere gli occhi dai nostri informatori che sono gli uomini del Palazzo e non la società civile.
Panella diceva una cosa giusta; noi facciamo parte del Palazzo e probabilmente abbiamo visto solo quello che ci hanno voluto far vedere. Non torniamo indietro su questo percorso, ma stiamo attenti perché ormai a questa Regione, giorno dopo giorno, vediamo chiedere sempre più interventi non di crescita, ma di disimpegno.



PRESIDENTE

Non ci sono altri interventi di carattere generale, passiamo all'esame degli emendamenti.
La parola al Consigliere Buzio per l'illustrazione congiunta degli emendamenti presentati dal Gruppo PCI-PDS.
BUZIO Volevo fare una premessa. Per la verità avremmo prefetto che fosse espresso lo stesso parere senza segnalazioni. Tuttavia, mi pare che da parte della Giunta ci sia la conferma di proporre queste segnalazioni quindi auspicavamo si ribadisse il parere così com'era formulato il 6 novembre scorso, senza fronzoli.
Dato che vi sono alcune considerazioni nelle segnalazioni sulle quali riteniamo di dover intervenire, mi rifarò al testo della Giunta regionale per illustrare questi emendamenti, in modo che si possano comprendere in maniera logica. Intanto, vorremmo che la sequenza dei punti dal primo al quarto fosse formulata in modo diverso, nel senso che il secondo capoverso del punto 2) diventasse il punto 1); su questo argomento mi sono confrontato con l'Assessore e mi pare che la formulazione trovata, che è anche una correzione dell'emendamento; evidenzi meglio le nostre esigenze (se devo formalizzarla la scriverò).
In questo emendamento, avevamo detto che "il Comitato promotore l'istituenda Provincia formato dai Sindaci dei Comuni superiori a 5.000 abitanti, dalle forze economiche e sociali, ha più volte richiesto in propri documenti un'articolata organizzazione dei servizi, fra i tre poli della istituenda nuova Provincia, aventi tutti pari dignità, come evidenziato dalla stessa proposta di denominazione Verbano Cusio Ossola".
Vogliamo mettere al primo punto questa segnalazione perché ci pare l'elemento più significativo, in cui si riprende il discorso della tripolarità e dell'organizzazione dei servizi, che invece viene citato nel secondo capoverso del punto 2). Essendo l'elemento più significativo, che tra l'altro si lega anche bene alla nuova denominazione che proponiamo e segnaliamo al governo di Verbano Cusio Ossola, questo secondo capoverso punto 2) in un primo emendamento - diventa ora punto 1).
Per quanto riguarda il punto 1), questo diventa punto 3). Rimane invece inalterata l'altra parte del punto 2), in cui si fa riferimento alla richiesta dei Comuni e Comunità montane dell'Ossola di doppio capoluogo per la nuova Provincia, con denominazione Domodossola-Verbano; questo rimane come segnalazione al punto 2).
Al punto 3) vorremmo intervenire sulla situazione di Armeno, perché ci preoccupa un po' la segnalazione della Giunta regionale con cui informa che il Comune di Armeno il 27/1/1991 ha indetto una consultazione popolare per chiedere ai cittadini se ritenessero opportuna l'appartenenza del loro Comune all'istituenda nuova Provincia, così com'è previsto negli atti formalizzati dalla Regione, specificatamente nella deliberazione di parere su iniziative di Comuni, o la sua permanenza nell'attuale Provincia di Novara. A risultato è stato - e qui c'è un piccolo emendamento sul "decisamente", che vorremmo fosse cancellato, anche se questo non è un emendamento di significativa entità - favorevole alla seconda ipotesi e il Comune di Armeno, con deliberazione di Consiglio n. 7 del 25/2/1991, ha formalmente richiesto di essere depennato dall'elenco dei Comuni destinati ad appartenere alla nuova Provincia.
Prima di precisare l'emendamento, vorrei fare una valutazione di carattere generale. L'art. 16 della legge 142 fa riferimento al 31/12/1989 quindi a una data certa, per quanto riguarda l'espressione dei Comuni; non si è tenuto conto di questa data per quanto concerne la definizione territoriale, per cui la Regione l'ha rinviata al 20 marzo 1990, stabilendo nell'area programma l'identificazione territoriale. Non sto qui a sollevare la questione se ciò fosse legittimo o mero, tuttavia individuata un'area, a quell'area bisogna fare riferimento, dopodiché valgono comunque i principi relativi all'art. 16, altrimenti si continua a spostare il confine. Se l'area è quella definita il 31/12/1989, si applicano i criteri, le direttive e i principi dell'art. 16, ripreso anche dalla relazione allo schema governativo, e quindi si considera la maggioranza della popolazione dei Comuni rispetto a quel territorio o si considera un altro territorio (il che abbiamo detto è discutibile, anche se ormai abbiamo comunque ammesso che sia). Le deliberazioni dei Comuni chiaramente devono essere interpretate con questa stessa logica. D'altra parte, la Commissione parlamentare affari costituzionali definisce che queste deliberazioni modificative delle precedenti saranno valutate cercando di coniugare l'autodeterminazione coni principi di razionalità ed efficienza; spero che possano prevalere la razionalità e l'efficienza, altrimenti ogni deliberazione successiva è una continua riduzione di territorio, se non c'è un ancoraggio a un termine definitivo è una continua erosione di questa Provincia. E mi pare che questo non sia accettabile.
Sul fatto delle consultazioni non sto a replicare a quanto è stato detto, anche perché non c'è dubbio che noi siamo favorevoli al discorso referendario quando è chiaro, esplicito finalizzato, quando si capisce che senso ha e non quando è un ballon d'essai, un escamotage per affossare le situazioni.
Noi diciamo: al punto 1) della proposta di deliberazione n. 323, dopo le parole "destinati ad appartenere alla nuova Provincia", aggiungere il seguente capoverso: "Si fa presente che: a) la data di svolgimento della consultazione popolare (27/1/1991) è posteriore alla data del 31/12/1989, prevista dall'art. 63, comma secondo, della legge n. 142 b) la consultazione popolare di cui trattasi è avvenuta in violazione all'art. 6 della legge 142, che al comma terzo prevede che le consultazioni devono svolgersi secondo lo Statuto comunale"; che nella fattispecie mancava.
Gli Statuti non erano approvati, e voi sapete che non esiste una normativa né nazionale né regionale su questi tipi di consultazioni; forse lo Statuto regionale lo richiama, ma la legge regionale non disciplina queste fattispecie, solo lo Statuto può autorizzare questi tipi di consultazioni, Statuti che devono essere tutti approvati. Comunque, al di là del fatto che sia fuori tempo massimo, fuori termine, questo tipo di consultazione, questo tipo di deliberazione, nello Statuto, nella fattispecie, manca.
Le consultazioni devono riguardare materie di esclusiva competenza locale; sembra pacifico che la determinazione dei confini di una istituenda Provincia, che come tale interessa tutti i Comuni della stessa, non sia di competenza locale e quindi riservata esclusivamente al legislatore nazionale, previo parere della Regione. La consultazione popolare, quindi qualunque ne sia il risultato, deve considerarsi come fatto non impegnativo e dovrà essere valutata e risolta dal Governo nell'ambito della delega, e cioè con l'istituzione della Provincia, perché il Governo ha il preciso compito di istituire la Provincia secondo criteri di razionalità ed efficienza, che senza far venir meno i presupposti di legge contemperino l'autodeterminazione locale e il parere delle Province interessate della Regione.
A tale fine torna doveroso sottolineare che nella valutazione dei criteri di efficienza e razionalità, il Comune di Armeno ha da sempre gravitato su Omegna, così come oggi gravita per livello occupazionale di lavoro, fruizione di servizi, facendo parte della Comunità montana Cusio Montarone, dell'USSL. del distretto scolastico, di consorzi di vario tipo.
Questo è quindi un emendamento che si fa al punto 1), che in questa nuova disposizione numerica diventa però punto 3).
Il punto 1) diventa punto 3): questo è un emendamento, ma è conseguenziale.
Al punto 2) richiesta ricorrente "è altresì un'articolata"; abbiamo già detto prima che è una frase da sopprimere, nel senso che viene articolata diversamente nel secondo capoverso del n. 2.
Al punto 3), dove si parla della città di Omegna "richiesto tramite il suo Sindaco", forse questa segnalazione andrebbe soppressa, anche per le novità politiche emerse.
Comunque vediamo com'è formulata: la città di Omegna ha richiesto tramite il suo Sindaco (tra l'altro il Sindaco ha fatto un telegramma, non c'è stata una deliberazione consiliare, anche perché il Consiglio non è in grado di deliberare in questo senso) di sospendere l'espressione del presente parere, intendendo attivare una consultazione popolare per verificare la volontà dei cittadini circa l'assegnazione del loro Comune all'istituenda nuova Provincia. Il mancato - a tutt'oggi - svolgimento della consultazione popolare e l'approssimarsi della scadenza di 6 mesi concessi per l'assunzione del parere regionale, richiedono tuttavia la sollecita espressione del suddetto parere sullo schema di decreto del Governo da parte della Regione. Il risultato dell'annunciato referendum a consultazione popolare verrà, in ogni caso, comunicato al Governo, ad integrazione del parere favorevolmente espresso e delle osservazioni riportate.
La Giunta regionale ha espresso un parere: questo è positivo e comunicherò l'esito dell'eventuale consultazione. Questa e una presa d'atto della situazione, quindi la Giunta non si tiene legata ad una valutazione futura ed incerta; tanto più incerta per il fatto che la maggioranza non c'è più.
E' in atto una crisi, sulla quale non faccio valutazioni politiche, ma ieri il Consiglio comunale, che doveva deliberare la consultazione, non è stato in grado di deliberarla. Quindi, prendiamo atto della situazione di crisi aperta ad Omegna. Questo non è contraddittorio con quanto viene detto dalla Giunta regionale, però noi avremmo eliminato il capoverso che recita: "il risultato dell'annunciato referendum a consultazione popolare verrà, in ogni caso, comunicato al Governo" e mi sarei limitato a dire che: "la città di Omegna ha richiesto di sospendere l'assunzione del parere intendendo attivare una consultazione popolare" che la Regione vuol formulare il parere. E da valutare, perché credo che anche l'Assessore, a nome della Giunta, si porrà qualche problema al proposito. In ogni caso avremmo anche aggiunto un fatto incontestabile: "tanto più che s'ignora se effettivamente tale consultazione popolare si svolgerà". Questo l'abbiamo detto prima ancora di sapere quali erano gli avvenimenti di ieri sera tenuto conto che il Co.Re.Co, ha rinviato senza approvazione, ma chiedendo al Consiglio comunale di controdedurre ad una precedente deliberazione che tra l'altro, non era neanche stata revocata. Quindi, il Comune avrebbe dovuto revocare la precedente deliberazione per formularne un'altra facendo le controdeduzioni, e comunque revocarla e metterla nel nulla.
Tale segnalazione andrebbe rivista completamente o annullata; abbiamo presentato degli emendamenti, ma anche noi non conoscevamo gli sviluppi della situazione, e quindi non credo che rappresentare al Governo questa situazione possa avere una sua efficacia.
Inoltre c'è un altro emendamento che abbiamo presentato al punto 4) con il quale chiedevamo di sopprimere tutto il punto 4 che recita: "Nei Comuni di Belgirate, Brovello Carpugnino, anch'essa assegnata a nuova Provincia comitati cittadini in assenza della pur sollecitata analoga iniziativa dell'Amministrazione comunale hanno raccolto rilevanti consensi, dimostrati anche da informali raccolte di firme sulla proposta di rimanere nella Provincia di Novara, l'Amministrazione comunale non ha tuttavia riconosciuto con atti ufficiali il risultato delle ricordate iniziative". A me pare che segnalare al Governo la raccolta di firme di comitati cittadini abbastanza anonimi, non mi pare degno di nota, anche perché se sondiamo le raccolte di firme in altri Comuni, probabilmente ci sono altre iniziative di questo tipo. Tuttavia, gli atti non riconducibili a deliberazione di enti locali o, quanto meno, a comitati che abbiano un significato, una valenza particolarmente importante, in quanto espressione di categorie sociali, ma anche delle stesse istituzioni, non so come verranno valutati dal Governo. Mi sembra molto riduttiva e non l'avrei nemmeno segnalata.
Dal nostro punto di vista era meglio ripetere il parere del 6 novembre pur con tutte le riserve, almeno "si tagliava la, testa al toro", e queste segnalazioni evitavano di lasciare altre corsie d'iniziative particolari che possono sempre riprodursi a livello governativo. Noi finiamo stasera la nostra maratona sulla Provincia, ma andrà avanti nei prossimi mesi, fino al decreto istitutivo definitivo.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.
ZACCHERA Sugli emendamenti ritengo fosse opportuna una comunicazione dell'Assessore nell'ottica delle cose che si dicevano prima. Nessuno vuole scontrarsi con l'Assessore, quindi, ci dica se recepisce gli emendamenti poi ci possiamo collocare.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani.
NERVIANI, Assessore agli Enti locali Il primo emendamento presentato dal collega Panella, d'intesa con i colleghi di Giunta, riguarda raggiunta di una parola al secondo comma della parte deliberativa. Dove si dice di "segnalare al Governo, per ciò che attiene alla definizione degli ambiti territoriali e alla denominazione" devono essere aggiunte le parole "ed individuazione dei capoluogo". Mi pare che sia soltanto una specificazione, perché anticipa quanto si dice nelle segnalazioni. E', di fatto, un indice di quanto si dice nelle segnalazioni.
Quindi, la frase suonerebbe così: "di segnalare al Governo, per ciò che attiene alla definizione degli ambiti territoriali e alla denominazione ed individuazione del capoluogo le seguenti nuove circostanze", e via di seguito.
Il secondo emendamento sottoscritto dalla Giunta è quello relativo al punto 3) del secondo comma, laddove si dice "la città di Omegna ha richiesto tramite il suo sindaco": Questa, collega Buzio, era una formulazione resistente dal tempo della prima stesura, allorquando si aveva soltanto la segnalazione del sindaco in attesa dell'invio formale della documentazione consiliare.
Le osservazioni del Consigliere Buzio mi inducono a proporre la cancellazione di "ha richiesto tramite il suo sindaco di sospendere l'espressione dei presente parere", e di formulare, quindi, il terzo punto in questo modo: "La, città di Omegna intende attivare una consultazione".
L'altro emendamento assolve il dovere di segnalare compiutamente i fatti formalmente comunicati e le deliberazioni assunte dai Consigli Comunali, in particolare dei Comuni di Germagno, Loreglia, Massiola, Quarna Sotto, Quarna Sopra e Valstrona che hanno manifestato l'intenzione di indire una consultazione popolare parallela e contemporanea a quella che si doveva o si dovrebbe svolgere nella città di Omegna.
Mi rendo conto che i fatti riferiti quest'oggi infragiliscono il fondamento di questo punto n. 3; devo peraltro comunicare ai colleghi che nessuna formale comunicazione è giunta e che i fatti riferiti come accaduti ad Omegna non hanno di per sé inficiato la possibilità di indizione e di svolgimento del referendum. Quindi, o attendiamo ad esprime-re parere, cosa che mi sembra assolutamente inopportuna, oppure dobbiamo lavorare sulla base degli elementi che ci sono stati formalmente comunicati attraverso atti dei Consigli Comunali o delle istituzioni pubbliche interessati.
Se il Presidente me lo consente, potrei anche anticipare un orientamento della Giunta In ordine alle proposte di emendamento che sono state fatte.
Per quanto riguarda l'ordine, credo sia quello giusto e che rispetti la rilevanza istituzionale e formale dei documenti che ci sono pervenuti. Il primo punto infatti ricorda quanto è stato fatto nel Comune Armeno con una consultazione popolare; eventualmente ritornerò nelle conclusioni finali sul punto richiamato anche dal collega Buzio.
La consultazione popolare è stata regolare quanto meno incontestata. Le decisioni di tal consultazione sono state assorbite dalla volontà del Consiglio Comunale: l'atto è quindi perfetto e come tale deve essere segnalato per primo, avendo anche il supporto di questa ampia consultazione.
Complessità politiche inducono ad inserire nelle segnalazioni quanto è accaduto ad Armeno; tesi più liberali potrebbero anche indurci a manifestare non solo una segnalazione ma una accettazione della richiesta del Comune di Armeno.
Ci rendiamo però conto delle coerenze che dobbiamo avere con le indicazioni parlamentari e, lo ripeto, abbiamo anche il dovere di trovare mediazioni intelligenti, equilibrate, perché niente si costruisce sulle fratture e le contrapposizioni violente, avendo tutti insieme sempre manifestato come positivo l'obiettivo che stiamo perseguendo: se altro fosse stato il discorso da parte di alcuni, certamente anche la nostra impostazione di Giunta sarebbe stata differente.
Se l'obiettivo è quello che è stato dichiarato, allora la mediazione è obbligatoria e la scelta di indicare Armeno nelle segnalazioni è coerente con le necessità e le opportunità politiche che inducono a sacrificare qualche cosa delle nostre personali convinzioni per l'interesse complessivo che dobbiamo interpretare e servire.
Per quanto riguarda il secondo emendamento presentato dal Consigliere Buzio, sono d'accordo sulla eliminazione dell'avverbio "decisamente"; anche se corrisponde al vero, sembra troppo caricato di valutazione soggettiva e quindi è giusto che sia tolto. Sull'emendamento che riguarda Armeno ho già riferito; mentre spiegavo perché è bene che stia al primo punto, ho anche detto che cosa di fatto è accaduto in questo Comune. Vorrei soltanto aggiungere - riprendendo in parte alcune osservazioni fatte dal collega Panella - che mi sembra davvero non sostenibile il fatto che una popolazione non si possa esprimere perla sola ragione che non esiste uno statuto che ne consenta l'espressione. Mi sembra una tesi molto azzardata: è come se per il fatto che non sta scritto che bisogna respirare per vivere, si rinunci a farlo e quindi ci si disponga a morire.
L'espressione di libertà deve sempre essere possibile. Ritengo che un referendum, le cui regole non sono state contestate, che si è svolto serenamente, debba essere considerato pienamente valido anche se non è stato previsto dallo statuto, anche se non c'erano gli strumenti organizzativi ed 0organizzatori che lo consentivano, soprattutto se indetto regolarmente dal Comune e ad esso ha o partecipato più dell'80% dei cittadini.
Per questa ragione lo considero assolutamente "dignitoso" e credo che il Governo faccia bene a considerarne il valore implicito.
Per quanto attiene il cambio di posizione, ho già detto che condivido la sostanza dell'emendamento relativo "all'articolata organizzazione dei servizi, ecc.". Proporrei però una formulazione di questo tipo: "richiesta ricorrente di Comuni e di Associazio-ni di categoria rappresentative delle forze economiche, culturali, sociali e politiche è quella di un'organizzazione dei servizi tra i tre poli della istituenda nuova Provincia, aventi tutti pari dignità, come evidenziato dalla, stessa proposta di denominazione di Verbano Cusio Ossola".
ZACCHERA E dove la inserireste? NERVIANI, Assessore agli enti locali Questa formulazione, così com'è stato richiesto, essendo di merito generale precede l'indicazione di "Comuni e Comunità nomade dell'Ossola hanno richiesto che la nuova...". Essendo questo il quadro di maggiore consenso, deve essere inserito prima della specificazione che "i Comuni e delle comunità, che hanno chiesto l'istituzione del doppio capoluogo".
Infine, un'annotazione relativa ai Comuni di Belgirate e di Brovello Carpugnino. Debbo dire con molta franchezza che mi rendo conto dell'unica forzatura che ho fatto, della quale mi sento assolutamente responsabile. Mi auguro che tutti i Comuni, pur rendendosi conto delle conseguenze, abbiano la possibilità di manifestare anche tardivamente il proprio parere, che questo sia sentito come forte necessità e quindi venga correttamente interpretata dai Consigli comunali, che devono provvedere a rispondervi.
Se, nella città di Omegna, un gruppo di cittadini avesse promosso un referendum, avesse raccolto migliaia di firme e avesse prospettato alla Giunta e al Consiglio un fatto di questo genere, certamente non lo avrei messo al punto 1), ma non avrei avuto un attimo di incertezza nell'elencarlo fra le segnalazioni al Governo. Il referendum di Omegna è problema della comunità di Omegna, quanto accadrà successivamente attiene invece alle nostre responsabilità, che assumeremo così come ho sempre dichiarato. Per i Comuni di Brovello Carpugnino e Belgirate ritengo tuttavia di potere dire che i Comitati hanno svolto un'azione coinvolgente presso l'intera popolazione e che a questa iniziativa popolare l'amministrazione non ha ritenuto di dare riscontro: non solo, gli Statuti sono stati predisposti in maniera tale da rendere quasi impossibile lo svolgimento dei referendum.
Non mi permetto di entrare nell'ambito di autonomie comunali, ma quando un Comune richiede che per lo svolgimento di un referendum si debba esprimere il 40/45% della popolazione, mi pare si vada nel senso di una piccola provocazione che non può essere facilmente compresa.
La segnalazione indica fatti assolutamente atipici che tranquillamente potevano essere evitati con un po' di buona volontà da parte delle amministrazioni interessate.
Dette queste cose, credo di aver risposto a tutto e di aver illustrato gli emendamenti che intendo presentare ai colleghi.
Mi pare che le distanze non siano infinite. Al termine della discussione, pur con il rischio di annoiare, vorrei, soprattutto per rispondere ad alcuni colleghi, esprimere ulteriori e conclusive considerazioni.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Zacchera. Ne ha facoltà.
ZACCHERA Colleghi, mi rifaccio con un solo intervento al vari emendamenti presentati dalla Giunta e dai colleghi del PDS. Premettendo che capisco che il problema può interessare poco la gran parte di questo Consiglio regionale, non è neanche giusto criticare - prima ancora che una provincia in pectore possa nascere - gli amministratori e criminalizzare la popolazione residente, senza rispetto e attenzione verso coloro che questi problemi li vivono sopra la propria pelle. Se i colleghi che non provengono dalle nostre zone volessero cortesemente prestare attenzione a quanto stiamo dicendo, penso che il livello del dibattito ne guadagnerebbe.
Premettendo - come abbiamo già detto - che non vogliamo frapporci in termini di tesi ed antitesi né con gli emendamenti presentati dal PDS n con quelli della Giunta, direi che l'Assessore Nerviani ha configurato una variazione della seconda parte della deliberazione che, più o meno, pu raccogliere l'adesione di tutti. In parte sono stati ripresi alcuni emendamenti del PDS, altri sono stati cambiati nei termini ma, tutto sommato, mi pare una formulazione accettabile, che non cambia nulla di particolarmente rilevante.
Rimango dell'idea, e mi permetto in questo senso di sollecitare l'Assessore, che si debba spostare il pezzo, ben formulato, relativo ai servizi, non al n. 1), 2), 3) - in questo caso al primo comma del punto 2) e portarlo al di fuori dei commi, nella parte sostanziale della deliberazione.
A mio parere la necessità del decentramento dei servizi e la pari dignità delle aree non è da numerare; l'istituzione della nuova provincia è un punto qualificante, e il discorso relativo ai servizi è da sganciare da quello del doppio capoluogo - che permane - ed è da inserire, comunque sia prima di cominciare la numerazione.
E' uno spostamento puramente lessicale, che pero contraddistingue il fatto che quanto verrà dopo è costituito da segnalazioni; ciò che attiene ai servizi e alla tripolarità della provincia è invece definito e rafforzato dalla denominazione che diamo al Verbano Cusio Ossola. Rimane un'unica questione aperta sulla quale, al di là del voto finale, non sono molto d'accordo: la formulazione relativa al referendum ad Omegna. Non possiamo oggi, 19 novembre 1991, scrivere che la città di Omegna "intende" dopo le opportune "pulizie" dell'emendamento - attivare una consultazione popolare, perché obiettivamente non lo sappiamo. La deliberazione di una risicatissima maggioranza è ferma al Co.Re.Co, e la stessa maggioranza espressione di quel referendum, da ieri non esiste più. Mi limiterei a dire, per salvare come si suol dire "capra e cavoli", che "la città di Omegna 'intenderebbe' attivare una consultazione". E' un condizionale, ma ad oggi non sappiamo se corrisponde al vero che la città di Omegna intende fare un referendum. Sarebbe doverosa cortesia verso i cittadini di Omegna propugnatori del referendum, ma non possiamo che usare un condizionate. A questo punto si potrebbe eliminare l'emenda-mento Nerviani, quello che dice "...consultazione popolare...." inglobandolo al punto 3) - anche perché non capisco dove si sarebbe potuto inserire - o al limite in un nuovo quinto punto, ma non avrebbe più avuto senso la successiva frase "analoga decisione di consultazione popolare, a me riferita a Belgirate e Brovello Carpugnino". Si sarebbe potuto inserire l'emenda-mento Nerviani al punto 3) dove si dice "la città di Omegna intenderebbe attivare la consultazione popolare", perché non sappiamo cosa faranno le città di Germagno, Loreglia e Massiola nel caso in cui Omegna non facesse il referendum. Personalmente ritengo che non attiveranno alcun referendum; cadendo il referen-dum di Omegna non avrebbe senso che i Comuni nei dintorni della stessa lo indicessero.
Si potrebbe dire che "la città di Omegna intenderebbe attivare una consultazione popolar e, nel caso che ciò si concretizzasse analoga decisione si prenderebbe" - forse - "per Germagno, Loreglia, Massiola". Pur non inserendo il termine forse", si dovrebbe inserire una condizionalità non sappiamo se questi Comuni, dopo quanto successo ad Omegna, intenderanno attivare un referendum.
Per quanto riguarda tutto il resto, la linea tenuta dalla Giunta è condivisibile sempre che vi sia la sottolineatura, dal punto di vista grammaticale, che la promozione di un referendum di Omegna è in forma condizionale.
Se intendiamo, Assessore Nerviani, dire la verità e cioè che nei Comuni di Belgirate e Brovello Carpugnino molti vorrebbero quanto qui scritto, non possiamo dire che a Omegna si indir un referendum se questo è assolutamente improbabile.
Ribadisco il discorso, lessicale, di non collegare al doppio capoluogo il discorso dei servizi per dare maggiore importanza alla tripolarità dei servizi e delle tre aree della provincia. A mio parere è tema qualificante anche e soprattutto nell'interesse degli omegnesi. Perché ad Omegna si richiede un referendum? Perché Omegna teme di essere emarginata all'interno dell'istituenda provincia; noi, come Regione, dobbiamo tener conto di questo fatto evidenziando anche i desideri della città di Omegna.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Buzio.
BUZIO Mi collegherò all'intervento del Consigliere Zacchera per dire che forse la formulazione migliore sarebbe, eliminando il termine intende o intenderebbe, "ad Omegna è in discussione l'ipotesi di attivare una consultazione popolare": Anche perché non esiste più una maggioranza e la chiara volontà politica di esprimere un'intenzione di tal genere. Mi sembra eccessivo dire "s'intende", perché questa volontà non si può esprimere e questo fatto non è nemmeno così ipotetico.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani.
NERVIANI, Assessore agli Enti locali Sono d'accordo con il collega Zacchera per quanto attiene all'estrapolazione del periodo che si riferisce alla volontà di Comuni e di associazioni, che porrei non in termini a sé stanti, ma come primo punto al secondo punto il Comune di Armeno, al terzo punto quello delle Comunità e via di seguito. Non sono d'accordo sul punto 3) relativo alla città di Omegna, già emendato, avendo considerato come opportune le raccomandazioni del Consigliere Buzio, perché io intendo descrivere hic et nunc le cose di cui sono a conoscenza in termini formali. Chiedo quindi che venga accettata la correzione che ho richiesto, quella che propone l'eliminazione di "ha richiesto tramite... "e di mantenere l'indicativo "intende" e non il condizionale "intenderebbe" nel modificare l'emendamento relativo ai piccoli Comuni delle Quarne e della Val Strona, dicendo poi "analoga decisione di consultazione popolare che si svolgerebbe...", lasciando in questa espressione il senso della problematicità degli eventi futuri.



PRESIDENTE

Passiamo pertanto all'esame nello specifico dei diversi emendamenti presentati: 1) emendamento presentato dai Consiglieri Buzio, Monticelli e Coppo: il punto 1) è sostituito come segue: "1) Il Comitato promotore della istituenda Provincia - formato dai Sindaci dei Comuni superiori ai 5.000 abitanti e dalle forze economiche e sociali ha più volte richiesto, in propri documenti, una articolata organizzazione dei servizi fra i tre poli della istituenda nuova Provincia, aventi tutti pari dignità come evidenziato dalla stessa proposta di denominazione Verbano Cusio Ossola".
Tale emendamento viene così modificato dall'Assessore Nerviani: il punto 1) è sostituito come segue: "1) RICHIESTA ricorrente di Comuni e di Associazioni di categoria rappresentative delle forze economi- che, culturali, sociali e politiche è quella di una articolata organizzazione dei servizi fra i tre poli della istituenda nuova Provincia, aventi tutti pari dignità come evidenziato dalla stessa proposta di denominazione Verbano Cusio Ossola".
La parola all'Assessore Nerviani.
NERVIANI, Assessore agli Enti locali La successione è modificata come segue: al primo punto è accolto modificato, l'emendamento Buzio che è quello raccomandato nell'elencazione di Zacchera. Al primo punto delle segnalazioni verrebbe posto il secondo comma del secondo punto, così come proposto in modifica dall'intervento di Buzio ed ulteriormente dalla successiva modifica da me proposta. In buona sostanza, il punto 1) risulterebbe così modificato: "Richiesta ricorrente di Comuni e di Associazioni di categoria rappresentative delle forze economiche, culturali, sociali e politiche, è quella di un'articolata, organizzazione dei servizi fra i tre poti dell'istituenda nuova Provincia, aventi tutti pari dignità come evidenziato dalla stessa proposta di denominazione di Verbano Cusio Ossola".
Questo comporta l'assegnazione del primo punto e la cancellazione del secondo comma del secondo punto del deliberato.
PANELLA Non è possibile metterlo dopo la parola "costituzione" in deliberazione che è ancora più forte, cioè una volontà regionale anziché un allegato, se questo è l'intendimento? ZACCHERA E quello che chiedevo io.
PANELLA Se non è l'intendimento mettiamolo come allegato. Se come Regione riteniamo sia giusto e io ritengo lo sia, manteniamo, così come abbiamo deciso, la denominazione Verbano Cusio Ossola e decidiamo anche la suddivisione dei servizi, senza indire alcun referendum, collega Buzio.
NERVIANI, Assessore agli Enti locali Io ritengo che vada "semplicemente" segnalato anche questo. Sono sempre molto preoccupato delle intese che vengono raggiunte estemporaneamente in materie delicate e complesse in Consiglio, il testo diviso in due parti "denominazione e approvazione dell'istituzione" e segnalazione dei punti successivi costituisce una faticosa mediazione fra i vari componenti della Giunta e del Consiglio. Quindi, dando la dignità di primo punto nell'elenco delle segnalazioni, penso di rispondere alle esigenze che si sono manifestate in questa sede.



PRESIDENTE

Mi sembra di capire che è accettato l'emendamento proposto dall'Assessore Nerviani all'emendamento Buzio ed altri; lo pongo pertanto in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E approvato all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti.
2) emendamento presentato dai Consiglieri Buzio, Monticelli e Coppo: al nuovo punto 2), sesto rigo, dopo le parole "Il risultato è stato" sopprimere la parola "decisamente".
La parola all'Assessore Nerviani.
NERVIANI, Assessore agli Enti locali E' accolto.



PRESIDENTE

Lo pongo pertanto in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E approvato all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti.
3) emendamento presentato dai Consiglieri Buzio, Monticelli e Coppo: al nuovo punto 2), dopo le parole "destinati ad appartenere alla nuova Provincia", aggiungere il seguente nuovo capoverso: "Si fa presente che: a) la data di svolgimento della consultazione popolare (27/1/191) è posteriore alla data del 31/12/1989 prevista dall'art. 63, comma 2, della legge 142 b) la consultazione popolare di cui trattasi è avvenuta in violazione dell'art. 6, legge 142 che prevede al comma 3 che le consultazioni devono svolgersi secondo lo Statuto comunale che nella fattispecie marcava c) le consultazioni devono riguardare materia di esclusiva competenza locale.
Sembra pacifico che la determinazione dei confini di una istituenda Provincia che, come tale, interessa tutti i Comuni della stessa, non è di competenza locale e come tale riservata esclusivamente al legislatore nazionale, previo parere della Regione.
La consultazione popolare, quindi, qualunque ne sia il risultato, deve considerarsi come fatto non impegnativo e dovrà essere valutata e risolta dal Governo nell'ambito della delega e cioè con l'istituzione della Provincia, secondo criteri di razionalità ed efficienza che, senza venir meno i presupposti di legge, contemperino l'autodeterminazione locale e il parere delle Province interessate e della Regione.
A tal fine torna doveroso sottolineare che nella valutazione dei criteri di efficienza e razionalità il Comune di Armeno ha da sempre gravato su Omegna, così come oggi gravita, per livelli occupazionali di lavoro e fruizione dei servizi (Comunità montana, USSL. Distretto scolastico Consorzi etc)": La parola all'Assessore.
NERVIANI, Assessore agli Enti locali Per le ragioni illustrate in precedenza, la Giunta non accoglie tale emendamento.



PRESIDENTE

Lo pongo pertanto in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 9 voti favorevoli, 19 contrari e 4 astensioni.
4) emendamento presentato dai Consiglieri Buzio, Monticelli e Coppo: "il punto 1) della proposta di deliberazione n. 323 diventa punto 3)" Tale emendamento è ritirato.
5) emendamento presentato dai Consiglieri Buzio. Monticelli e Coppo: al nuovo punto 3) sopprimere la frase "Richiesta ricorrente è altresì articolata..." La parola all'Assessore.
NERVIANI, Assessore agli Enti locali Questo emendamento è già stato assorbito con la formulazione precedente, pertanto la Giunta lo accoglie.



PRESIDENTE

Chi è favorevole a tale emendamento è pregato di alzare la mano.
E approvato all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti.
6) emendamento presentato dal Consigliere Panella: aggiungere al nuovo terzo capoverso; dopo la parola "denominazione", le parole "ed individuazione del capoluogo" Chi è favorevole a tale emendamento è pregato di alzare la mano.
E approvato all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti.
7) emendamento presentato dalla Giunta regionale: al nuovo punto 4) cancellare le parole da "ha richiesto" fino a "intendo" e sostituire "intendo" con "intende".
Chi è favorevole a tale emendamento è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 20 voti favorevoli e 8 astensioni.
8) emendamento presentato dai Consiglieri Buzio, Monticelli e Coppo: al nuovo punto 4) dopo le parole "del Governo da parte della Regione" aggiungere la seguente frase: "tanto più che si ignora se effettivamente tale consultazione popolare si svolgerà, tenuto conto che il CORECO ha rinviato senza approvazione al Comune di Omegna la delibera con la quale il Consiglio comunale delegava alla Giunta l'organizzazione della consultazione".
Tale emendamento non viene accolto dalla Giunta.
Lo pongo quindi in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 8 voti favorevoli, 19 contrari e 3 astensioni.


Argomento: Rapporti Regioni - Enti pubblici nazionali - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Ricorso della Regione Piemonte al Consiglio di Stato relativo alla sospensione dei lavori all'inceneritore all'ACNA di Cengio


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Presidente della Giunta. Brizio, per una comunicazione.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Ho avuto notizia che il Consiglio di Stato ha accolto il nostro ricorso sulla questione dell'ACNA. Contrariamente alle nere previsioni abbiamo avuto un positivo risultato che credo piaccia a tutti; naturalmente questo comporta, non essendoci un terzo grado, che la sospensiva entra in atto e che sarà quindi l'ACNA a dover eventualmente chiedere al TAR Liguria una rapida decisione nel merito.
E' una notizia che ho avuto adesso ufficialmente dall'avv. Sorniotto.
Non aggiungo altro ed esprimo piena soddisfazione anche perché la causa era partita oggi con una relazione del Presidente che diceva che non c'era l'urgenza, dato che l'inceneritore non entrava immediatamente in funzione.
I nostri avvocati hanno reagito energicamente, la seduta di Consiglio è stata lunga e il risultato mi è stato comunicato adesso.



(Applausi da tutti i banchi del Consiglio)



PRESIDENTE

Credo che l'emozione e la soddisfazione del Presidente della Giunta sia la soddisfazione di tutto il Consiglio. Ho dato la parola al Presidente perché ho ritenuto che quanto doveva comunicare fosse estremamente importante. Chiedo però di non aprire un dibattito in questo momento e di terminare l'esame della deliberazione.


Argomento: Comuni

Esame proposta di deliberazione n. 323 (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame degli emendamenti alla proposta di deliberazione n.
323.
9) emendamento presentato dai Consiglieri Buzio. Monticelli e Coppo: al nuovo punto 4) sopprimere il capoverso che inizia con le parole "Il risultato dell'annunciato referendum ..." La parola all'Assessore Nerviani.
NERVIANI, Assessore agli Enti locali La Giunta non accoglie l'emendamento.



PRESIDENTE

Lo pongo quindi in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 5 voti favorevoli, 18 contrari e 7 astensioni.
10) emendamento presentato dai Consiglieri Buzio, Monticelli e Coppo: "il punto 3) della proposta di deliberazione n 323 diventa, punto 4)".
Tale emendamento è ritirato. 11) emendamento presentato dall'Assessore Nerviani: aggiungere dopo il nuovo punto 4): "analoga decisione di consultazione popolare , che si svolgerebbe parallelamente e a quella di Omegna; è stata assunta dai Comuni di Germagno Loreglia, Massiola. Quarna Sopra, Quarna Sotto, Valstrona.
Gli atti deliberativi di Omegna e dei Comuni citati sono attualmente all'esame del Comitato regionale di Controllo competente".
Lo pongo quindi in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 20 voti favorevoli e 8 astensioni.
12) emendamento presentato dai Consiglieri Buzio, Monticelli e Coppo: il punto che inizia con "Nei Comuni di Belgirate e Brovello Carpugnino..." è soppresso.
Lo pongo quindi in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 6 voti favorevoli, 18 contrari e 4 astensioni.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

Poiché l'Assessore Nerviani Intende aggiungere qualcosa, potrebbe farlo in questo momento perché mi sembra più collocato a termini di Regolamento: dopo ci saranno le dichiarazioni di voto sull'intero testo della deliberazione.
La parola all'Assessore Nerviani.
NERVIANI, Assessore agli Enti locali Gioisco con il mio e nostro Presidente per questa notizia tranquillizzante che apre speranze per la gente della Valle Bormida e con questo spirito di positività e di gioia mi accingo a fare brevi considerazioni, ma necessarie, perché le cose che diciamo rimangono agli atti su questa vicenda tormentata, tormentosa, difficile, contraddittoria e capace anche di creare fra di noi solchi che qualche volta producono - come ho già detto in due o tre occasioni - amarezza.
Voglio sottolineare il dovere che hanno le istituzioni ed i rappresentanti delle istituzioni di onorare le intese e di rispondere positivamente alle attese che sono state nel tempo create fra la gente.
Abbiamo risposto positivamente alla gente del biellese e stiamo per rispondere - mi auguro positivamente - alla gente del Verbano Cusio Ossola.
Quello che non vorrei è che - come dice l'acutissimo nostro amico Consigliere Marchini si istituzionalizzasse con il nostro provvedimento la Ione: se così fosse, certamente quello che stiamo facendo ora sarebbe un grave errore.
Io provengo dalla terra che perderà una delle parti più belle della sua attuale provincia, ma manifesto rispetto per la decisione assunta dalla gente del Verbano Cusio Ossola di avere più autonomia, più capacità decisionale, più responsabilità diretta di organizzare il suo territorio.
Mi auguro che noi, classe politica, sapremo aiutare il Verbano Cusio Ossola e mi auguro che la classe politica del Verbano Cusio Ossola sappia dimostrare di essere all'altezza di una situazione nuova e difficile che le si presenta di fronte.
Se mi chiedessero se ho entusiasmo per il fatto che accade probabilmente direi di no, ma interpreto l'entusiasmo di quelli che sono convinti e rispetto questo entusiasmo. Mi indigno invece di fronte alle centinaia di persone che sottovoce hanno manifestato il loro dissenso o che l'hanno manifestato proditoriamente o con strumenti Impropri e mai nelle sedi istituzionali e del confronto libero fra la gente e fra i rappresentanti della gente. Mi indigno anche con coloro che, nelle fasi terminali dei processi, si permettono di denigrare tutto quanto è stato faticosamente fatto, conquistato, o mediato.
Qualunque categoria di qualunque peso sia e qualunque rilevanza abbia nella nostra società ha il dovere, soprattutto se consistente e dotata di strumenti, di seguire i processi di formazione delle volontà popolari in tutti i loro passaggi e non soltanto nelle fasi d'emergenza, quando è facile intervenire per stroncare, per abbattere e per distruggere. I processi vanno costruiti insieme e ciascuno di noi ha diritto di parlare ma al tempo opportuno, ovvero quando vi sono spazi di costruzione e non quando si è nella fase finale della realizzazione.
Lo dico anche ai colleghi politici che frequentemente dissentono e manifestano quasi irrisione per le decisioni che andiamo ad assumere, ma che mai hanno attivato gli organismi politici a cui appartengono per far assumere decisioni diverse da quelle che si sono assunti o si stanno per assumere.
Vi sono ambiti diversi nella società, anche i partiti politici, per dire il proprio dissenso: le volontà della Giunta sono le volontà che discendono dal Consiglio, sono le volontà dell'esecutivo, e il Consiglio è espressione della gente ed è espressione complessiva dell'articolata società del nostro paese. Non è immaginabile che si continui con un processo distruttivo soltanto, denigratorio di coloro che prendono decisioni senza avere attivato responsabilmente le iniziative per modificare formalmente le decisioni che si stanno assumendo.
E' una posizione che vale per ora, ma anche per decine di situazioni che siamo stati costretti tutti insieme a vivere; chi ha taciuto per convenienza non ha diritto di dire: "Io non ero e non sono d'accordo". Se c'è da dissentire, lo dico per l'ultima volta, si dissenta, e si dissenta civilmente e chiaramente.
Ho detto prima che questa deliberazione non è la migliore del mondo e che tiene conto di una infinità di nostre contraddizioni e di nostre incertezze; tiene conto di questo, però, con molto rispetto per tutti. In questa vicenda ho cercato soltanto di rispettare coloro con i quali ho avuto motivi di dissenso ma sempre di civile rapporto; non possono lagnarsi coloro che non hanno accettato la divisione del Cusio, avendo aspettato fino al termine ultimo che le comunità locali potessero correttamente esprimersi attraverso il referendum.
Il 2 luglio scorso, avevo pronto il provvedimento; richiesto dalla Provincia dì Novara e dalla gente di Omegna, anche se non formalmente, ho ritenuto di attendere che le decisioni maturassero. Tuttavia, se ora non assumessi, Consigliere Zanoletti, le mie responsabilità in questo momento di decisione finale, tornerei a far rischiare a Biella e a Verbania di non avere il provvedimento approvato nei tempi previsti dal Governo. Mi sembra quindi, assumendo questa decisione ora, di non fare alcuna violenza, ma di assumerla nel momento in cui non c'è più tempo per attendere.
Credo anche di avere rispettato coloro che hanno invocato l'aggancio di Biella con Verbania; io non l'ho mai teorizzato come un valore assoluto perché se due realtà sono diverse vanno considerate come diverse, ma fin dove è stato possibile, l'aggancio è stato cercato e quest'oggi si realizza con la soddisfazione di tutti coloro che l'avevano preteso quasi come una condizione, a mio avviso errando.
Abbiamo recuperato anche il termine di Verbano-Cusio-Ossola nel rispetto dell'obiettiva complessa articolazione del territorio. Abbiamo tenuto conto delle richieste di doppio capoluogo. E' facile acquisire consensi, scegliendo una tesi o scegliendone un'altra. Ho scelto la posizione più impopo-lare e anche a coloro che pretendevano che, in tutti i modi, scegliessimo il doppio capoluogo come nostra posizione convinta e definitiva, ho risposto che questo era un provvedimento contro la nuova Provincia, era un provvedimento ingiusto, che prevaricava gli interessi di una parte indebolita, come era la parte di Omegna, che non aveva la possibilità di manifestare il proprio dissenso al riguardo.
Malgrado abbia segnalato al Governo la richiesta forte della gente dell'Ossola di avere il doppio capoluogo, debbo dire che mi sembra davvero una contraddizione invocare il doppio capoluogo, nel momento In cui si è sancita, addirittura con la richiesta formale, l'indicazione di articolazione tripolare di questa realtà provinciale.
Svolgo ancora una considerazione riguardante il ripetuto discorso di Buzio della razionalità e dell'efficienza. Ho detto altre volte che vi sono dei limiti che non si possono sopportare, così come ho detto, in maniera molto impopolare, che se Omegna non ci fosse all'interno della nuova Provincia, difficilmente, almeno da parte mia, sarebbe concepibile una realtà di qualche peso e una realtà significativa. Ma per quanto attiene ai Comuni che si sono espressi per tempo o nei tempi anteriormente alla nostra decisione, non ho dubbi nel ritenere che l'autodeterminazione si sia sposata con la razionalità e l'efficienza, così come personalmente immagino. Non c'è violenza della lettura socio-economica della realtà del Cusio, immaginando lo stesso come viene articolato con questa nostra deliberazione. Ci sono pareri diversi, me ne rendo conto e li rispetto tutti, ma ritengo che l'autodeterminazione in questo caso sia compatibile con l'efficienza, con la razionalità e con la capacità di organizzare razionalmente il territorio. Pertanto tranquillamente, e non opportunisticamente, sostengo questa tesi. Anche le motivazioni che richiamano l'attuale organizzazione delle UU.SS.SS.LL. e delle Comunità Montane sono valide. Ma né UU.SS.SS.LL. né Comunità montane sono realtà immodificabili; anzi; e lo sappiamo bene, per il momen-to che stanno vivendo molto mutevoli e devono ancora avere una loro articolazione definitiva.
Le segnalazioni sono "integrazioni", le segnalazioni sono il prodotto della mediazione. Probabilmente in un altro clima e con altre situazioni le segnalazioni non ci sarebbero state o non ci sarebbe stata la deliberazione...
Abbiamo raggiunto, credo, il massimo dell'intesa tra Consiglio e gente che vuole l'autonomia. Non siamo peraltro noni decisori finali, è il Parlamento; il Parlamento ha delegato il Governo. Penso che il governo faccia, le riflessioni del caso; mi auguro anche che rispetti fino in fondo un desiderio obiettivo, incontestabile di forte autonomia.
Voglio manifestare il mio augurio che questo desiderio trovi corrispondenza anche in coloro che hanno avuto forti perplessità, al punto da ritenere giusto, legittimo, sacrosanto frenare il corso di questa realizzazione opponendosi, in larga misura, anche a questa nostra deliberazione.
E' un'esperienza vissuta con fatica. Debbo ringraziare i colleghi della maggioranza e dell'opposizione per la pazienza, soprattutto quelli che non sono della nostra Provincia, ma anche della cortesia che, nelle asprezze più dure, mi è stata sempre riservata. Un particolare ringraziamento rivolgo anche a chi dissente, in particolare al collega Beltrami che certamente sente forti le ragioni del dissenso, che io non capisco pienamente, ma che ha sempre avuto su questa partita un comportamento, a dir poco, dignitoso, rispettoso e civile e che ha tenuto molto in considerazione anche la fatica che mi sono trovato a gestire. Ringrazio davvero di cuore tutti i colleghi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli per dichiarazione di voto.
MONTICELLI Esprimo a nome del Gruppo PDS il sì convinto e forte all'istituzione della nuova Provincia del Verbano Cusio Ossola, mentre il nostro sì alla proposta di deliberazione della Giunta è sofferto. Voglio distinguere questi due punti: siamo oggi il Partito Democratico della Sinistra, erede del PCI, e ricordo ai colleghi, che forse in gran parte non sanno, che il PCI ha istituito la Federazione del Verbano Cusio Ossola nel 1957. Per noi quindi, l'identità all'interno della Provincia di Novara di un'autonomia vera, di un insieme concreto di paesi, di problemi, di gente è una realtà che risale al 1957, e la Federazione di Biella credo sia ancora più antica.
Quindi, non abbiamo sposato la causa della nuova Provincia da poco tempo l'abbiamo in qualche modo già inserita nella storia che nasce in quel lontano 1957; tengo però a sottolineare che recentemente anche altre forze politiche si sono mosse in tale direzione.
Voglio ricordare che il Partito Socialista Italiano ha dato vita recentemente, anche se non l'ha ancora costituita pienamente, alla Federazione del PSI del Verbano Cusio Ossola. Quindi, ripeto che il nostro sì all'istituzione della nuova Provincia è convinto e forte.
Il nostro si sofferto va invece a questa deliberazione, e le ragioni di questa sofferenza, che pure non ci induce a negare il nostro voto positivo hanno due origini.
La prima origine riguarda la dimensione territoriale; non è un mistero per nessuno, noi ci siamo sempre mossi, così come, per altro verso, altre forze politiche hanno agito in una prospettiva, in un'ipotesi che riconosceva come dimensione di base e di riferimento il Comprensorio, così come definito dalla Regione molti anni fa. Abbiamo continuato su questa ipotesi, abbiamo discusso anche al nostro interno, non soltanto in sede di Gruppo, quando sono maturati momenti di correzione a quell'ipotesi originaria; continuiamo a ritenere che l'ipotesi più corretta sarebbe stata quella, sostanzialmente, del vecchio Comprensorio.
Oggi, per come è formulato lo schema di decreto governativo, sulla base peraltro di atti assunti dalla Regione Piemonte; siamo di fronte ad una dimensione che presenta dei problemi. Esiste il nodo del Cusio tagliato sostanzialmente in due, il quale ha creato problemi che poi si sono riflessi in una discussione per molti versi strana e anche ambigua all'interno di alcune forze politiche, in particolare della città di Omegna.
Il secondo punto di sofferenza rispetto a questa deliberazione è costituito dalle segnalazioni. Avremmo assolutamente preferito una deliberazione senza al-cuna segnalazione, se non la segnalazione della denominazione Verbano Cusio Ossola. Solo quella, a nostro giudizio, sarebbe stata valida, perché tutto l'insieme delle segnalazioni, comunque formulate, indebolisce la deliberazione.
Mi rendo conto del travaglio vissuto anche dall'Assessore Nerviani però dobbiamo essere consapevoli del fatto che approviamo una cosa che ha un punto critico. E il punto critico, comunque formulato, è quello delle segnalazioni, perché è un punto di debolezza di questo parere della Regione Piemonte.
Noi abbiamo cercato, prima in Commissione e poi oggi con alcuni emendamenti, di migliorare, se possibile, le segnalazioni (migliorare dal nostro punto di vista, ovviamente), cercando di introdurre correttivi nell'ordine, nella formulazione di alcuni passaggi. Alcuni di questi emendamenti sono stati anche sostanzialmente accolti dalla Giunta e approvati del Consiglio, però, ripeto, l'esistenza, la presenza di queste segnalazioni è un punto critico. Dobbiamo essere consapevoli della responsabilità che in qualche modo ci assumiamo approvando una deliberazione con queste segnalazioni.
Concludo dicendo che questa è l'origine della sofferenza, cioè il fatto che c'è una dimensione territoriale che secondo noi non è quella più giusta, più corretta per questa nuova Provincia. Abbiamo preparato, e ci accingiamo a votare, una deliberazione che ha nelle segnalazioni un punto critico di debolezza rispetto alle decisioni che il Governo dovrà poi assumere. Detto questo, il nostro voto sarà favorevole in ragione del fatto che siamo convinti- e la nostra è una convinzione forte - che bisogna comunque arrivare all'istituzione della nuova Provincia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.
ZACCHERA L'atto che ci accingiamo a votare, e che segue di poche ore quello della Provincia di Biella, cambierà molto la realtà della nostra Regione se, come ci auguriamo, il Governo recepirà la richiesta del Consiglio regionale del Piemonte.
Non so se ci pensate, ma da questa sera, teoricamente, se arriverà il decreto governativo, il Piemonte sarà diviso in otto Province, cinque delle quali, nel prossimo Consiglio regionale, eleggeranno per esempio due soli Consiglieri regionali. Questo è un esempio che ci porta a capire quale rilevanza avranno anche nel futuro politico della nostra Regione le decisioni prese questa sera, sulle quali a tempo debito ritorneremo.
Non posso però non manifestare soddisfazione e gioia, anche se sono uno di quei Consiglieri regionali che, come il collega Miglio, perderà il posto. Pazienza. Credo nell'autonomia della nostra zona e quindi ritengo che oggi sia stata fatta una cosa positiva nell'approvare queste cose.
In un momento di gioia personale e particolare, ritengo di dover ricordare brevissimamente tutte le persone che in questi anni, da decenni nell'alto novarese si sono battute, nelle forme più diverse e magari anche non in comunanza di idee, per raggiungere questo obiettivo.
Dal primo dopoguerra al secondo dopoguerra, dai movimenti nati con l'On. Natale Menotti per finire con un amico carissimo, che mi spiace non sia qui oggi, Sergio Bocci, esponente democristiano mancato pochi mesi fa si è sempre lavorato per perseguire tale obiettivo.
In un ricordo veloce, ma che va al di là di ogni schema di partito, non posso non ricordare il lavorio, qualche volta anche irriso, della professoressa Franca Olmi alla guida del Comprensorio. Se il Comprensorio del Verbano Cusio Ossola fece poco, lanciò però un'idea; quella di riprendere da capo il filo" della Provincia che sembrava perso per strada e che oggi sembra vicino alla conclusione.
Desidero inoltre ricordare il Sindaco di Verbania della passata legislatura, finga Francesco Imperiale e fon. Gianni Motetta, attualmente In Parlamento, anche se è del PDS, che è stato uno degli alfieri e dei difensori della nostra costituenda Provincia.
Il mio ricordo è del tutto al di fuori di schematismi di partito permettetemi quindi di ricordare ancora - e termino - un collega che sedette al mio posto in Consiglio regionale, Nino Carazzoni, che oggi sarebbe comunque molto dubbioso ad approvare questa Provincia, notandone con sofferenza, io penso, una certa fragilità istituzionale che non è da poco e ci darà non pochi problemi.
Comunque, è una decisione sofferta, è vero, come diceva l'Assessore, ma sicuramente non infelice come ha detto il collega Panella, con Il quale non voglio entrare in polemica. Secondo me la nascita di una nuova Provincia non è infelice; infelice eventualmente è gestirla male, ma penso che la gente dell'Alto Novarese, a questo punto, ha tutte le possibilità per gestirla bene, con tutti i problemi che restano, perché è assolutamente falso che la Provincia risolva i problemi.
La Provincia non risolve i problemi, ma può essere un tentativo, una possibilità di avvicinare le istituzioni al problemi, facendoli gestire con una maggiore responsabilità dalle persone che sono al centro dei problemi.
Quindi questa sera - ce lo siamo ripetuti tutti - viene lanciata una sfida alla classe politica e non solo politica del Verbano-Cusio-Ossola che a questo pun-to non avrà più neanche il comodo alibi di dire "La colpa è di quelli di Novara" in quanto sarà nostra, sarà loro, sarà di tutti la necessità di gestirsi In proprio maggiori responsabilità. Certo, ci sono i costi, che sono un problema non indifferente, di istituire una nuova Amministrazione, ma riteniamo che, se gestita bene, la neo Provincia abbia amplissimi margini positivi rispetto al costi istituzionali che comporta.
E' una sfida, è un capitolo da svolgere, e mi fa quasi piacere che sia un collega di Novara a lanciare questo ponte verso l'alto novarese. Deve essere chiaro che tra Novara e la Provincia del Verbano Cusio Ossola non ci dovrà assolutamente essere un solco (oltretutto stupido perché non è neanche suffragato da dati di fatto), ma penso che in molte cose dovrà continuare ad esserci una strettissima collaborazione, non fosse altro che perla quantità di problemi comuni che le due zone continueranno ad avere.
Certo, anche noi abbiamo qualche riserva sul testo, che non è del tutto quello che avremmo desiderato, però è sicuramente un atto positivo che riprende, a un certo punto, tutte le questioni aperte sul tappeto, con rispetto per l'identità e le problematiche di ciascuno.
E' un capitolo da scrivere; mi auguro e spero che nel futuro le genti dell'alto novarese, ricordando anche la decisione di questa sera del Consiglio regionale, vogliano ascrivere positivamente la pagina che oggi apre, per la nostra zona, un capitolo nuovo, e ringrazio anche i colleghi che hanno avuto la cortesia di seguirci per tutta la giornata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.
ROSSA Signor Presidente, cari colleghi, esprimo l'adesione convinta del Gruppo socialista alla deliberazione che, recependo la proposta del Governo, risponde nei termini previsti dalle scadenze all'istituzione della Provincia del Verbano Cusio Ossola, così come abbiamo dato l'adesione convinta all'istituzione della provincia di Biella.
Quella di oggi è una giornata di grande importanza; non voglio usare aggettivi roboanti, ma se il processo verrà portato definitivamente a termine, consentirà alla Regione Piemonte di avere due nuove province.
Comprendo lo stato d'animo dei colleghi della provincia di Novara: sono decisioni non prive di quella sofferenza che si vive quando si è legati profondamente alla propria terra. Collega Beltrami, "è come un fiume che diceva Pietro Nenni - risponde alle proprie origini", non so se avesse ragione o no, probabilmente le cose cambiano. Scelte di carattere storico come quelle che si sono configurate con l'istituzione della provincia di Biella e del Verbano Cusio Ossola, e - poi dirò - probabilmente per la provincia di Asti, danno luogo, li per li, a stati d'animo diversi; ci sono stati i dissensi espressi dal Consigliere Beltrami, le preoccupazioni espresse dal collega Panella, dal collega Gallarini e da altri colleghi che provengono da questa provincia. Per altri, invece, il realizzarsi di questo processo è stato occasione di soddisfazione.
Voglio esprimere la comprensione e la gratitudine per la coraggiosa capacità di assumere scelte che hanno portato alla separazione e all'istituzione di una nuova provincia in seno alla vecchia.
Voglio esprimere soddisfazione e fiducia: sono convinto che sia Biella sia il Verbano Cusio Ossola abbiano la classe politico-istituzionale in grado di rispondere alla nuova situazione.
Dissento dal collega Macchini: a volte sono necessarie decisioni che comportano scelte dolorose; da tali decisioni, però, possono crescere nuove prospettive di sviluppo e di connotazione della storia di un'etnia. Sono convinto che in queste due zone c'è qualcosa di profondo, così come nella zona astigiana - e arrivo a parlare di Asti - che nel 1935 divenne provincia ad opera dell'allora maresciallo d'Italia Pietro Badoglio e dell'allora prof. Vincenzo Buronzo, gerarca del gran consiglio fascista.
MARCHINI Non sono grandi titoli, questi! ROSSA Certamente, allora non si discusse: non c'era la libertà di discutere la definizione dei confini. La parte alessandrina, quella torinese e quella cuneese che si sono viste ritagliare l'area di una nuova provincia, non ebbero certo espressioni di soddisfazione per quel che si è potuto leggere dalle cronache, poche in verità visto che non c'era la possibilità di esprimere il proprio pensiero.
MARCHINI Ma leggiti l'"Europeo" con Montanelli! ROSSA Tuttavia, la provincia di Asti prese a decollare, ed è oggi una delle province migliori e più belle che, alla pari di altre, è fiore all'occhiello della regione.
Ritengo che gli alessandrini, i torinesi e i cuneesi abbiano fatto bene a non rivendicare, dopo il 1945, pretese come successe per alcuni dei Comuni vittime degli accorpamenti effettuati dal fascismo in quel ventennio, e a riconoscere per la zona astigiana, la connotazione particolare, la peculiarità, un'etnia con una propria origine storica e una sua tradizione.
Lontano dalla contesa e dalle sofferenze probabilmente pari a quelle della gente di quel tempo, a cinquant'anni e più di distanza, occorre giudicare positivamente il cammino fatto dalle nuove province. Sono convinto che sia stata una scelta positiva, che non mancherà di dare quei frutti che, nell'ambito della Legge n. 142 e acquisita la connotazione istituzionale, consentiranno alle varie Province e alla Regione di realizzare, attraverso lo strumento degli accordi programmatici, un decisivo rilancio.
Ritengo che l'obiettivo sia anche di dare alla gente la fiducia, il gusto di poter conquistare situazioni che appartengono alla loro storia alla loro tradizione.
Ribadisco la soddisfazione, l'adesione del Gruppo socialista, la comprensione e il riconoscimento dello sforzo fatto dai colleghi della provincia di Novara e la fiducia che questa scelta non mancherà di dare buoni risultati nell'interesse delle nuove e della vecchia provincia, per arricchire la grande famiglia della nostra grande Regione. Sono queste le ragioni che ho ritenuto di dover portare per incoraggiare a rilevare la parte positiva della nascita di queste due importanti Province.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zanoletti.
ZANOLETTI Il dibattito sull'istituenda provincia di Verbania è stato lungo articolato e anche appassionato. Lo posso testimoniare personalmente, anche nella veste di Presidente della I Commissione, che per una parte ha seguito direttamente questo confronto e questi lavori.
Due aspetti sono emersi da questo dibattito: la precisa e generale volontà di procedere all'istituzione della Provincia e dissensi divergenze, diversità di opinione in relazione ad aspetti territoriali e non secondari della stessa. E' prevalso di gran lunga - e il dibattito di stasera lo sta a testimoniare - il primo dei due aspetti, ovvero la volontà di rispondere attraverso l'istituzione della provincia, ad un'esigenza autonomistica nel miglior modo possibile alla volontà di una vasta zona che ha omogeneità culturale, territoriale, economica e sociale di amministrarsi, almeno in larga misura.
Certo, l'istituzione della provincia non significa la soluzione di tutti i problemi, ma può significare, ed è cosa importantissima, la vicinanza delle istituzioni alla realtà di una comunità.
Per questi motivi il Gruppo DC vota con convinzione e con piacere questa deliberazione, sorta dalla proposta attenta, serena e oggettiva dell'Assessore Nerviani. Il dibattito ne è stato ulteriormente arricchito e si è consapevoli di fare oggi un'altra deliberazione importante dopo quella della legge urbanistica e, se si vuole, di dare un'occasione storica a quella comunità, a quella zona del Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Beltrami.
BELTRAMI Dovrei, per certi aspetti, riproporre lo stato d'animo sofferto della dichiarazione del Capogruppo Monticelli; essa appartiene però, al di là del contenuto e della sostanza di quanto dico, allo scrupolo di chi, sedendo da vent'anni a questi banchi, sa che deve superare la tentazione di essere troppo vincolato alla terra d'origine per guardare a più complessivi e generali scenari, legati ad un mandato che investe, peraltro, l'intera comunità.
Da qui una difficile, voluta e ricercata astensione dall'intervenire al dibattito odierno, pur avendo ampiamente tentato di contribuire all'interno della I Commissione, ai lavori attorno a questa proposta di deliberazione.
Do comunque il mio apporto ad un argomento svolto in aula il 6 novembre 1990. Dovrei riproporre le stesse cose, che sarebbero stantie, per restare coerentemente fedele all'iniziativa che per certi aspetti mi è propria allorquando con una forzatura all'interno del mio Partito nel 1981, usando un termine che non mi appartiene, "costrinsi" il Partito ad inserire con Biella anche il Verbano Cusio Ossola, essendo la direzione regionale e il Gruppo DC portati a mandare avanti il discorso solo per Biella. Ci naturalmente, associandomi ai colleghi sulle altre due proposte al Parlamento della Repubblica, negli anni 1983 e 1988, per cui ribadisco il sì a quel tipo di province, coralmente proposte, mentre mi differenzio - lo devo purtroppo dire - da questa soluzione.
Ognuno, però, deve avere il coraggio delle proprie azioni anche quando non trascinano eccesso di consenso.
Il mio dissenso ha queste motivazioni: la prima è connaturata all'evidente conflitto anche in sede interpretativa esistente tra i disposti degli artt.16 e 63 della Legge 142, visti nella più ampia accezione dell'art. 133 della Carta costituzionale con l'ingenerata diseguaglianza tra i due percorsi ó processi formativi della nascita di una nuova Provincia La stessa formale iniziativa di cui all'art. 63, vale a dire la matrice, l'elemento di promozione o dante causa della proposta istitutiva vista nella progettualità razionale di una individuazione anche spaziale del nuovo ente, è vanificata dai successivi arrangiamenti della legge n.
142, il limite dei quali è di natura semplicemente temporale. Ricordo a tal proposito che c'è stato anche un ricorso al TAR. mentre - ed è un semplice accenno - sono stati accesi autorevoli dubbi di costituzionalità per la elusione del ruolo o competenza parlamentare attraverso la delega al Governo definita con lo stesso art. 63.
In seguito si è fatto riferimento alle aree programma, taluno lo ritiene specioso, altri invece estremamente giusto, cui è legato però ad avviso mio - e questo è un discorso che ho sostenuto dal primo giorno - uno stravolgimento delle caratteristiche di un ventennio di programmazione regionale, dai comprensori ai circondari, ai piani di sviluppo, sino alla ricaduta degli interventi della più recente direttiva CEE sull'intera area del Verbano Cusio Ossola, nessun Comune escluso.
Ancora, il diverso carattere conferito ai due pronunciamenti regionali direi piuttosto decisorio quello del 6/11/90 quando sostenemmo in quella sede, e non conflittualmente di certo, - devo ancora ringraziare oggi il collega Nerviani per le benevole parole e l'attenzione che mi ha rivolto e non posso che sottolineare che il suo è stato un lavoro estremamente difficile - che era bastevole dire semplicemente un sì o un no come parere all'istituzione della nuova Provincia in quanto non esiste una norma della Costituzione che attribuisca alla Regione la competenza ad individuare i confini della Provincia. L'odierno carattere, non dico notarile, comunque di registrazione, nel senso di riferire al Governo quanto accade senza esprimersi sui contenuti delle istanze locali, dal doppio capoluogo ai pronunciamenti di altri Comuni, fatta salva la nuova denominazione da Verbania a Verbano Cusio Ossola, questa è una sottolineatura che può avere una giustificazione, perché bisogna dire che l'uno è un aspetto che pu essere provocatorio e l'altro di arrangiamento, lo stesso comportamento lo ha avuto la Commissione per gli Affari Costituzionali che ha demandato ugualmente al Governo una decisione. Però, a differenza di Biella, ci sono fasce di disagio e perplessità in una delle tre aree, quelle di confine con quanto resta di Novara, vale a dire il Cusio. Su venti Comuni che costituiscono quest'area solo 4 hanno di fatto mantenuto il sì incondizionato. Questo è un aspetto che non può essere negato: 6 Comuni ci hanno ripensato e hanno detto no prima del 31/12/1989 e sono stati esclusi dalla proposta di decreto; 2 Comuni (Armeno e Cesara, che non è richiamato nella deliberazione odierna) hanno detto di no dopo tale data. Cesara lo ha detto prima del 6/11, ma con una deliberazione che è diventata esecutiva solo nel dicembre. Poi ci sono gli altri Comuni i quali hanno deliberato, o comunque si sono espressi per l'indizione di un referendum, con le situazioni che sono note e che sono state riproposte. Io non voglio arrivare ad aspetti polemici, alle sottolineature sul valore del sentire la gente, non esemplifico sulle crisi dei Comuni, sui passaggi, sulle diverse campagne di acquisto che in due anni hanno caratterizzato la presenza di diversi Gruppi, anche del mio, quindi non inventiamo qualcosa di nuovo però io ho anche questo grosso elemento di tormento, che non si è voluta sentire la gente di queste terre. Questo non può essere nascosto: c'è gente che è posta nella condizione di dover arrivare non a subire, ma a vivere delle scelte che vengono determinate senza che avesse potuto dire se queste scelte, che poi la investono con i suoi figli, sono giuste o sbagliate.
Devo correttamente avvertire che hanno richiesto la consultazione popolare i Comuni di Omegna, della Valle Strana, delle due Quarne, mentre un ultimo Comune (Arola) ha detto di sì però con il territorio legato all'intera area comprensoriale. Devo ugualmente dire che 14 Comuni della Valle Strana; più la comunità montana, più una delle due Quarne, hanno deliberato con altra deliberazione di voler anche loro gli antichi confini del Comprensorio. La domanda che mi pongo come uomo, neppur come politico, è la seguente: c'è possibilità di avere qualche scrupolo o quanto meno esternare un tormento? Io direi di sì, perché lo sento e lo vivo con una certa trepidazione.
Signor Presidente, mi riservo in conclusione, proprio per mia memoria egoisticamente parlando, ma anche per memoria dei lavori di questa sessione del nostro Parlamentino regionale, di conferire anche per ogni altro fine in tempi brevi, con un'altra memoria che possa approfondire i temi che ho trattato ora. Questo anche per dare maggiore sottolineatura al taglio che volutamente non ha toccato livelli campanilistici o passionali; il mio intervento è una dichiarazione di voto e nella stessa, signor Presidente non ho neppure voluto richiamare un fatto che è sfuggito. Noi abbiamo istituito all'interno del Consiglio una Commissione Istituzionale che interviene sulla legge n.142 per i diversi pronunciamenti: questa Commissione non è stata investita assolutamente di questo argomento: due nuove Province non costituiscono una barzelletta, sono una cosa di un certo rilievo e purtroppo questo passaggio, questo filtro non c'è stato. Peccato: non ho altre cose da dire. Ad ogni buon conto devo dire pazienza, su questo tipo di Provincia, non alla Provincia intera e lo dico con interiore disagio, purtrop-po io non posso convenire.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI La dichiarazione di voto del Gruppo liberale è esattamente eguale e contraria a quella del Gruppo PDS: noi dichiariamo un'adesione sofferta alla nuova Provincia del Verbano-Cusio-Ossola. Il dibattito e la posizione dei colleghi presenti sul territorio ci convincono che il processo di natura socio-economica e culturale non è così compiuto da giustificare l'identificazione del processo stesso con una istituzione. Immaginiamo quindi che la fuga in avanti e la speranza messianica che la Provincia istituzione risolva dei processi che il sistema socio-economico non ha avviato, non ha affrontato, sia una pericolosa fuga in avanti.
Diversa, lo abbiamo detto nel dibattito generale, è la questione di Biella: quando la società civile, la sua cultura, i suoi processi, portano alla maturazione di una realtà, che giustifica un'architettura e un'organizzazione di carattere istituzionale, c'è coincidenza tra processo istituzionale e processo socio-economico e culturale. Ci sembra che nel caso del Verbano Custo Ossola questa contestualità e identità tra processo socio-economico, culturale e istituzionale non ci sia. Allora è una fuga in avanti, che significa correre il rischio di investire energie non su processi di integra-zione socio-economica, ma in un processo di sostegno di una scommessa sbagliata che vede le istituzioni distributrici di risorse.
Ci auguriamo che la collettività del Verbano Cusio Ossola sappia cogliere questo come un impegno a mobilitarsi a sostegno dell'istituzione non ad attendere qualcosa dall'istituzione (mi pare ci siano dei Sindaci presenti).
In termini ed in periodi di risorse rigide, la divisione dell'istituzione comporta l'impoverimento della stessa, non l'arricchimento; questo i cittadini lo devono sapere. Nella misura in cui ne siamo consapevoli c'è da aspettarsi che, laddove vengono meno le aspettative e le risposte in termini di risorse, ci sia un maggiore impegno dei cittadini e della classe politica. Questo è l'aspetto sostanziale sul quale ci sentiamo di scommettere, cioè che l'identificazione del territorio con un'istituzione faccia sì che la società civile, gli imprenditori, gli uomini di cultura, i sindacati si impegnino di più sui processi politici non solo a livello provinciale, ma a livello regionale e comunale. Ci sia cioè una mobilitazione dei cittadini rispetto al quadro istituzionale.
Un Paese moderno (quando uso il termine levantino non uso un termine geografico, ma culturale e storico) deve cercare di aumentare le diversità le conflittualità, le disomogeneità. L'omogeneità nel sistema moderno è sintomo di debolezza, di arretratezza. Un'area omogenea infatti non è stata Interessata da processi di trasformazione e modernizzazione e non è stata investita dal vento della libertà del nostro mondo; può essere un'omogeneità aristocratica o proletaria, per indicare gli estremi, ma sono situazioni di anomalia in cui si vive una vita non piena perché è priva dell'esperienza e dell'arricchimento di una società complessa.
L'uomo del nostro mondo vive la società complessa; si intraprendono viaggi per conoscere il mondo, per completare il nostro modo d'essere, non per vedere, ma per vivere in modo organico ed integrato il complesso delle esperienze che la vita moderna ci consente di fare. Si viaggia sempre più per vedere città, per conoscere uomini, non per vedere luoghi più o meno affascinanti, perché vogliamo vivere la vita nella sua complessità.
Quando mi si dice che si giustifica nella omogeneità e non nella complessità e nell'integrazione un processo politico, sono preoccupato per i cittadini che vengono tenuti fuori dalla ricchezza che è la caratteristica della nostra vita. La nostra vita non sarà bella e premiante sotto molti punti di vista, ma ha scritto giustamente un mio amico che ha lasciato da poco questa "valle di lacrime", dicendo: "è stata una bella avventura, ricca di esperienze, di amori e battaglie, vittorie e sconfitte e sono contento di averla vissuta".
Bando ai romanticismi ed alla letteratura, il nostro sarà comunque un voto positivo, sofferto perché il processo non ci sembra compiuto e maturo e soprattutto partecipato e consolidato a tutti i livelli. Diamo invece un sostegno pieno e convinto alla deliberazione che la Giunta ci sottopone perché è un rigoroso e severo atto di governo che sfugge dai trionfalismi di comodo, ma si rifugia nelle elusioni e nella rimozione dei problemi. E' quindi una fotografia realistica delle situazioni ed in questo senso la Regione si colloca come momento avanzato di un sistema organico in cui c'è lo Stato, ci sono i Comuni, ci sono le Province, ma c'è anche la Regione.
Abbiamo quindi il dovere di filtrare le questioni nel modo più ragionato e più finalizzato, senza supporre di risolverle, ma neanche senza la complicità della elusione e della rimozione delle questioni esistenti.
Per i cittadini del Verbano Cusio Ossola che credono in queste cose, mi auguro che la vicenda si concluda positivamente, anche perché sono convinto come diceva l'Assessore Nerviani - che il loro entusiasmo trascinerà anche i non convinti e sull'onda dell'entusiasmo probabilmente avremo una rivitalizzazione dei cittadini. Per noi liberali le ricchezze non sono rappresentate dalle cose che ci sono sottoterra (pietre o petrolio che sia), e questa iniezione di entusiasmo farà bene a tutti. In questo senso il nostro voto è pieno e convinto, perché l'atto che la Giunta ci ha sottoposto è un rigoroso e severo atto di governo che fa onore alla Giunta stessa, ma soprattutto all'Assessore che in questi termini lo ha formulato e voluto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.
VAGLIO Sarò estremamente breve perché ho l'obbligo; a nome del mio Gruppo, di dichiarare l'adesione a questa deliberazione. Quindi il Gruppo della Lega Nord voterà a favore della deliberazione, così come è emersa dal dibattito di oggi.
Siamo d'accordo in quanto questa deliberazione tiene conto di giuste aspirazioni di autogoverno che, perlomeno perla gente dell'Ossola e dell'Alto Verbano, sembrano realizzarsi. Sebbene abbia forti e seri dubbi (il primo sulla non definizione di una perimetrazione dell'istituzione, il secondo sul significato stesso dell'istituzione), non ritengo che la Provincia, in quanto istituzione, sia in grado di rispondere ai requisiti richiesti, in particolare alla necessità di autogoverno che la gente in questo particolare momento storico sta richiedendo. Ritengo piuttosto che la Provincia sia un residuato di vecchi sistemi amministrativi che non hanno più nessun riscontro in una realtà moderna, come ha sottolineato molto bene nel precedente intervento il collega Marchini.
Nella fattispecie le Province rispondano solo ed esclusivamente aduna necessità di capillarizzazione del controllo centralista. Sappiamo che i finanziamenti per la realizzazione della Provincia saranno scarsissimi, che la ricaduta sulle città capoluogo è comunque bassa e in questo caso, in cui le città capoluogo o per lo meno le città rappresentative saranno addirittura tre, sarà praticamente nulla. Questo non dobbiamo assolutamente nasconderlo, nemmeno agli amministrati.
Penso inoltre che la micronizzazione del territorio, così come la stiamo portando avanti, con la formazione di cinque nuove macro-Province ci porterà ad una situazione in cui non sarà semplice comprendere dove finiscono le competenze di un Ente e dove incominciano le competenze di un altro.
Credo molto nella forza propulsiva e propositiva di consorzi intercomunali e non credo assolutamente nella propositività della Provincia in quanto, come ho avuto modo di dire prima, le Province sono un vecchio reperto che non hanno più ragione d'essere. Concludo ribadendo che la necessità di forma-zione di questa Provincia, che va nella direzione della risposta di una richiesta forte di autogoverno delle valli dell'Ossola e del Verbano, deve venire. Quindi è giusto che venga riconosciuta; questo è l'unico mezzo. Non ritengo che questo sia un mezzo di ristrutturazione istituzionale del nostro territorio, non ritengo che possa portare da nessuna parte e penso che se di riforme istituzionali si deve parlare se ne deve parlare in altri termini.
Con la legge n. 142 ci ritroviamo con l'applica-zione dell'Area Metropolitana sul territorio della provincia torinese in una situazione di estremo disagio, di incapacità gestionale del territorio con leggi che spesso e volentieri si danno sulla voce e si contraddicono l'una con l'altra. La Provincia - l'abbiamo verificato ancora questa volta - noci è la risposta, è un vecchio sistema che dev'essere rapidamente abbandonato anche perché il rischio prossimo venturo è quello che le Province, per ritagliarsi uno spazio, vengano a ledere i compiti istituzionali che oggi dovrebbero essere eminentemente della Regione, in campo programmatorio.



PRESIDENTE

La parola per dichiarazione di voto al Consigliere Sartoris.
SARTORIS Sicuramente, da parte nostra non c'è nessuna sofferenza nel votare questa deliberazione; voteremo sì, come abbiamo votato sì alla precedente pur sapendo che non è l'optimum, ma un compromesso.
Tra il bianco e il nero esiste il grigio (moltissime tonalità di grigio), questa è una grigia deliberazione, fatta in una sala grigia speriamo che abbia fortuna, perché la preoccupazione espressa prima dal Consigliere Monticelli, che credo esprimerà anche il Consigliere Rivalta risulta proprio dal fatto che con queste constatazioni appesantiamo tale atto. Ci spiacerebbe se dovesse succedere, com'era già successo una volta che al primo colpo la allora Provincia di Verbania non fu firmata, ma fu firmata il giorno dopo; non vorremmo che invece in questa occasione non solo non fosse firmata il giorno dopo, ma non fosse firmata affatto. Ci spiacerebbe perché noi, tutto sommato, con tutti avari discorsi, crediamo moltissimo nelle Province, crediamo che le Province debbano diventare qualche cosa di utile, sicuramente molto più collegate col territorio di quanto non lo possa essere una Regione.
Credo che i cittadini dell'Ossola e del Verbano Cusio Ossola non abbiano timore di essere considerati dei retrogradi, Consigliere Marchini hanno alle spalle la Svizzera e se noi pensiamo alla Svizzera ci verrebbero in mente migliaia di macro comunità che si reggono benissimo e fanno cose egregie, eccelse. Credo che parlando della Svizzera avremmo tutto da imparare; queste persone ce l'hanno addirittura molto vicina e quindi sentono molto la buona amministrazione che vi esiste.
Penso che in questo caso la cosa che mi darà soddisfazione sarà se questa deliberazione, come quella di Biella, verrà votata all'unanimità.
Questo darà forza al discorso Province istituende, tenendo presente che è un inizio, poi il discorso sarà tutto da sviluppare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.
RIVALTA Non sono intervenuto nel dibattito per un grande rispetto verso le discussioni e le scelte fatte nel Verbano-Cusio-Ossola, ciò non toglie che io non mi collocherò con il voto positivo su questa deliberazione e ne spiego la ragione in questa mia dichiarazione di voto.
Si è parlato qui di un territorio marginale, di un'economia marginale non ho conoscenze recenti, ma per il passato credo che si tratti davvero di un territorio e di un'economia che ha assunto pesi marginali rispetto ad altre economie della nostra Regione. Quando, però, una popolazione, una Comunità si sente penalizzata da questa marginalità, non credo si debba gridare a una cattiva interpretazione della popolazione; credo che la popolazione interpreti correttamente una difficoltà di rapporto con gli organi superiori, siano essi le Province in cui sono insediati, le Regioni o lo Stato, e senta fortemente, per sua tradizione oltre che per le ragioni di vita attuale, l'esigenza di avere un'istituzione che la rappresenti anche sotto il profilo dell'interlocuzione, del dibattito politico che deve essere fatto verso la Regione e lo Stato. Pertanto credo che la risposta più giusta e migliore sia costituire l'istituzione che rappresenta questa volontà e questa possibilità di essere interprete di una comunità, che la comunità vuole. Sono quindi d'accordo che si istituisca nella struttura istituzionale attuale, quella confermata e fatta avanzare sul piano della presenza delle Province nella legge n. 142, la Provincia di Verbano Cusio Ossola, così come si deve costituire la Provincia di Biella.
Credo che nella nostra Regione altre Province dovrebbero essere istituite. Penso, per esempio, ad Alba; questo riferimento me lo ha richiamato l'intervento di Zanoletti, il quale dimentica che Alba ha dimensione, entità e caratterizzazione per essere costituita come Provincia.
Detto questo, ribadisco che sono per queste Province e auguro che questa procedura si concluda in fretta, convinto anche che la comunità del Verbano Cusio Ossola abbia tutte le capacità per poter gestire questa nuova fase costituente di un'istituzione e per portare avanti questo discorso.
Sono anche convinto che in questo quadro istituzionale le Province non siano poi un'istituzione così marginale. La legge n.142, all'art.14 individua "le funzioni: la tutela e valorizzazione delle risorse idriche energetiche, la difesa, del suolo e la tutela e valorizzazione dell'ambiente, la, prevenzione, parchi e riserve naturali, caccia e pesca nelle acque interne, la disciplina del controllo degli scarichi nelle acque; la Provincia collabora coi Comuni e sulla base di programmi promuove iniziative nel campo dei settori economici, produttivi, commerciali e turistici". Mi sembra che qui vi siano davvero alcune funzioni, da cui non si può certo pensare a una soluzione mitica dei problemi di quelle zone funzioni di una certa organicità e di una certa possibilità di intervento di quelle istituzioni.
Penso poi ai compiti di programmazione della Provincia, la quale deve promuovere sul piano programmatorio interventi che riguardano la pianificazione territoriale di coordinamento, determinare indirizzi di assetto del territorio, definire linee di intervento per la sistemazione idrica, idrologica, idraulica del suolo e regimazione delle acque, e così via, che mi fanno dire che la Provincia è un'istituzione che acquisisce nuove competenze, che ha una funzione di governo parziale di un territorio cui si accompagna la funzione di essere rappresentante verso la Regione per le politiche economiche e sociali. Auguro dunque a questa Provincia di nascere e di poter proliferare.
Detto questo, per quel che riguardala definizione territoriale considero che ci siano elementi di carenza consistenti e notevoli, che sono fra quelli che hanno determinato il travaglio. Questa Provincia, troverebbe una maggiore forza per superare la propria caratterizzazione di marginalità, se fosse considerata interamente la Provincia dell'Ossola e dei due laghi nella sua interezza.
Avevo accettato la delimitazione delle aree ecologiche a suo tempo, ma consideravo, già allora, quella delimitazione insufficiente. Nelle competenze delle Province ci sono tutte le ragioni per giungere a questa delimitazione, le divergenze con Novara credo siano legate all'attrazione che sia il Verbano Cusio Ossola, sia Novara, ricevono da Milano.
La divisione tra Novara e il Verbano Cusio Ossola è la polarizzazione di entrambe su Milano che le divide, ma questo significa che, nella delimitazione della Provincia, bisognerebbe tener conto non del nord e del sud deI Novarese, ma di ragioni del nord, di questa area considerata marginale, perché acquisisca un'organicità di dimensione, di problemi da gestire e d'interlocuzione di una dimensione. I laghi, per esempio, sono sul piano turistico e dei beni culturali, un grande valore, una dimensione che gli consente di avere un'interlocuzione giusta con la Regione e con lo Stato. Questa mia convinzione sulla delimitazione territoriale è tale in questa situazione in cui la deliberazione passa: se dipendesse da me gli darei il voto, ma la deliberazione passa, e quindi mi rassicura che la procedura andrà avanti positivamente. Sottolineo ' questa divergenza e spero che ci sia l'obiettivo futuro della Provincia di completare la propria perimetrazione in termini giusti. Lo pongo come auspicio, ma queste convinzioni mi spingono ad astenermi dal voto.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola per dichiarazione di voto, pongo in votazione la proposta di deliberazione n. 323, il cui testo modificato verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza incorso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 30 voti favorevoli, 1 contrario e 1 astensione.
Esaminiamo l'ordine del giorno n. 288 presentato dall'Assessore Nerviani sullo stesso argomento, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte nell'atto di esprimere il necessario parere regionale in merito alla istituzione delle nuove Province di Verbania (Verbano Cusio Ossola), con Biella ai sensi dell'art. 63 della L. 8/6/90 n. 142 preso atto delle considerazioni ed osservazioni delle Commissioni Affari Costituzionali della Camera e del Senato sugli schemi di decreto predisposto dal Governo per l'istituzione delle suddette Province, in merito al previsto commissariamento delle attuali Province interessate ricevute altresì le osservazioni dell'UPI e delle Province riguardanti i suddetti decreti sollecita il Governo a considerare positivamente le indicazioni contenute nelle osservazioni delle competenti Commissioni di Camera e Senato sugli schemi di decreto formulati dal Governo stesso per l'istituzione di nuove Province sottolinea in particolare L'opportunità di evitare il commissariamento delle attuali Province, rimettendo ai, soggetti competenti la ripartizione dei beni, del personale, delle risorse, finanziarie, sulla base di procedure espressamente disciplinate: la necessità, di definire i collegi elettorali e di programmare le elezioni in data tale da consentire un efficiente e sollecito avvio delle nuove Province l'indispensabilità di un'adeguata dotazione finanziaria che consenta l'effettivo, regolare, decollo delle nuove realtà amministrative." La parola all'Assessore Nerviani.
NERVIANI, Assessore agli Enti locali E quanto richiesto dall'Unione Regionale delle Province. In sostanza si cerca di evitare lo scioglimento anticipato, di dotare le Province di mezzi finanziari sufficienti e di evitare il commissariamento, di operare con le strutture esistenti per il riparto dei beni fra le Province.
E' una raccomandazione fatta in I Commissione dai numerosi intervenuti e quindi ho ritenuto di mantenervi fede.



PRESIDENTE

Pongo quindi in votazione tale ordine del giorno.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.45)



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