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Dettaglio seduta n.104 del 12/11/91 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g. "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni i processi verbali delle adunanze consiliari del 21 e 28 maggio 1991 si intendono approvati.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute

Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente" del Consiglio regionale, comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Sono in congedo i Consiglieri Bresso e Vetrino.


Argomento:

b) Mancata apposizione visto Commissario del Governo.


PRESIDENTE

L'elenco delle leggi non vistate dal Commissario del Governo sarà riportato sul processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Proseguimento esame progetto di legge n. 98: "Modifica alla legge regionale 5 dicembre 1977, n. 56"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 3) all'o.d.g.: "Proseguimento esame progetto di legge n. 98".
La Conferenza dei Capigruppo ha stabilito di dedicare tutta la giornata odierna alle modificazioni della legge n. 56: i lavori dovrebbero quindi essere molto serrati in modo da terminare entro questa sera.
ART. 7 bis 87 A) Emendamento presentato dal Consigliere Marchini: Al terzo comma dell'art. 42 della legge n. 56/77 e s.m, ed i., dopo la parola "infrastrutturale" sono aggiunte le parole "nonché di nuovo impianto, qualora gli stessi piani stano gestiti da apposita società di intervento ai sensi delle leggi regionali".
La parola al Consigliere Marchini per l'illustrazione.



MARCHINI Sergio

Si pone l'esigenza di un art. 7 bis che, però, non ha niente a che fare con l'art. 7. C'è scritto art. 7 bis, ma raccomando di farlo diventare nella stesura finale "art. 8".
Questo emendamento innovativo introduce il problema di registrare anche a seguito della giurisprudenza della Suprema Corte - lo strumento ipotizzato dall'art. 42, cioè la possibilità di non passare attraverso gli espropri per gli insediamenti produttivi, ma di essere esteso anche alle aree di nuovo impianto; altrimenti, rimangono fuori dall'ipotesi prevista dalla legge n. 42 le aree industriali attrezzate, che per loro natura non sono né di completamento né di completamento infrastrutturale, ma sono di nuovo impianto. E' stato riscritto per chiarire il senso puntuale e preciso della norma.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 10,20, riprende alle ore 10.27)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'urbanistica

La Giunta accoglie l'emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

L'emendamento testé presentato non è di facilissima lettura. Non è facile comprendere l'estensione dell'introduzione della possibilità, anche per le aree di nuovo impianto, di non essere assoggettabili a regime di uso pubblico, purché assoggettate ad uno dei regimi di cui i successivi periodi del comma interessato dall'emendamento.
Da un lato, infatti, il proponente riferisce questo al fatto di poter acquisire aree senza esproprio, ed è il problema che preoccupa meno.
La mia preoccupazione - non ne vedo però l'estensione precisa - è che anche per i nuovi impianti, sia possibile realizzare dei Piani senza aree assoggettate a regime d'uso pubblico.
Un conto è espropriare - e capisco che ci sia un problema - ed un conto è fare dei Piani che non abbiano aree ad uso pubblico comunque acquisite.
Ho questo dubbio riguardo l'emendamento, e non è semplice riuscire a comprenderne in pochi minuti, in Consiglio, l'effettiva portata.
Se non ci saranno ulteriori spiegazioni, quindi, non potrò esprimere un voto favorevole.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 87 A) presentato dal Consigliere Marchiai.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 23 voti favorevoli e 15 astenuti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 7 bis.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 8 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri L'art. 7 bis è approvato.
87 bis) Emendamento presentato dai Consiglieri Maggiorotti e Chiezzi: Dopo l'ultimo comma dell'art. 49 della legge n. 56/77, aggiungere il seguente comma: "Le trasformazioni urbanistiche del territorio e le trasformazioni edilizie degli immobili sono soggette alla procedura di cui alla legge n.13/1989 per i casi contemplati dalla legge medesima nel rispetto delle prescrizioni tecniche di cui al DM n. 236 dei 14/6/1989 e, per gli edifici pubblici, del DPR n. 384/78, in ogni caso, nel rispetto di ogni altro disposto legislativo in materia di eliminazione delle barriere architettoniche." 87 ter) Emendamento presentato dai Consiglieri Bresso, Rivalta e Maggiorotti: Dopo l'art. 7 aggiungere il seguente nuovo articolo: "Art 7 bis/C (7 ter) 1.Dopo l'ultimo comma dell'art. 49 della LR n 56/77 e s.m, ed L.
aggiungere il seguente nuovo comma: 'Il rilascio della concessione edilizia è subordinato al rispetta delle norme della legge n.13/89 e delle prescrizioni tecniche di cui al DM n. 236 del 14/6/1989 e, per gli edifici pubblici, il DPR n 384/ 78, e di ogni altro disposto legislativo in materia di barriere architettoniche'".
Il merito della discussione è già stato fatto, anche qui si tratta dell'introduzione di un articolato inerente alle barriere architettoniche.
La Giunta aveva già detto che non l'avrebbe accolto e che avrebbe inserito un articolo finale; l'Assessore si era impegnato a fare un articolato finale onnicomprensivo, peraltro già presentato, anche se non l'abbiamo ancora votato.
Ha chiesto la parola il Consigliere Maggiorotti; ne ha facoltà.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Intervengo su tutti e tre gli emendamenti da me presentati, che concernono la stessa questione, per rendere più esplicita la nostra posizione sulla questione e ribadirla.
In effetti, l'esigenza più esplicita e cogente di ogni posizione finalizzata all'eliminazione delle barriere architettoniche è resa evidente dall'inadempienza della maggioranza dei Comuni piemontesi nella predisposizione del Piano di eliminazione delle barriere previsto dalla legge finanziaria 1986. Questa esigenza è inoltre resa esplicita dalle inadempienze della Regione, che non ha provveduto a tutt'oggi a commissariare ad acta nessuno dei Comuni inadempienti, come prevedeva la stessa legge finanziaria 1986 all'art. 32.
Occorre notare che il commissariamento è uno dei pochi atti sanzionatori previsti da disposizioni inerenti l'eliminazione delle barriere architettoniche; ci si lamenta spesso che queste norme non comminano sanzioni, ma quando ci sono queste non vengono comminate. Questa norma nella Regione Piemonte non è mai stata applicata.
Ribadisco a tutti i Consiglieri l'esigenza di ricordare che la questione non riguarda solo uno sparuto gruppo di cittadini, ma il 20 della popolazione. A questo 20% occorre provvedere con una progettazione intelligente.
La Regione aveva avviato due anni fa, su sollecitazione dell'Associazione dei disabili, riunite nel Comitato regionale per l'eliminazione delle barriere architettoniche, alcune attività di promozione, informazione e formazione rivolte ai tecnici locali; attività che negli anni '90-'91 sono state interrotte.
La legge finanziaria 1992 prevede il taglio dei finanziamenti stanziati negli anni passati dalla finanziaria 1986, finalizzati alla predisposizione dei Piani ed al finanziamento dell'attuazione di questi, rivolti all'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici pubblici inoltre taglia i finanziamenti alla legge 13 del 1989 "Contributi per l'edilizia abitativa privata, finalizzati all'eliminazione delle barriere architettoniche".
Ricordo che lasciare costruire in modo difforme è causa di costi aggiuntivi per la collettività, che dovrà farsi carico dei contributi ai Comuni per l'eliminazione delle barriere architettoniche, ed ai singoli per le iniziative finalizzate a garantire il diritto alla fruizione di fondamentali principi costituzionali.
Ribadisco che questo diritto coinvolge il 20% della popolazione e sottolineo che è fondamentale l'esplicitazione chiara della cogenza dell'applicazione delle norme in ogni parte del disegno di legge di modifica della legge n. 56.



PRESIDENTE

La Giunta ha già dato la propria risposta. Pongo quindi in votazione l'emendamento n. 87 bis presentato dai Consiglieri Maggiorotti e Chiezzi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano. E' respinto con 7 voti favorevoli e 22 astensioni. Sull'emendamento n. 87 ter presentato dai Consiglieri Bresso, Rivalta e Maggiorotti, chiede di intervenire il Consigliere Rivalta. Ne ha facoltà. La parola al Consigliere Rivalta per l'illustrazione.



RIVALTA Luigi

Intervengo poiché considero ancora valida la posizione da me assunta sin dall'inizio; ritengo cioè che, accettata positivamente l'introduzione delle precisazioni nella legge n. 56, sia necessario che tali precisazioni, per il rispetto della legge sulle barriere architettoniche, vengano fatte nei punti opportuni della stessa e non solo con una generica norma finale.
La concessione edilizia è un punto importantissimo; le case continuano ad essere costruite senza alcun rispetto delle leggi sulle barriere architettoniche: Mi sembra davvero necessario che la precisazione venga fatta ad hoc sul relativo articolo. E' una maniera non solo di sensibilizzare, ma anche di rendere più cogente la volontà del legislatore regionale.
Sulla questione delle barriere architettoniche, voglio dire che, al di là delle sensibilità formali - che anche qui si esprimono con l'astensione sapendo bene che nel nostro Consiglio l'astensione è un voto contrario - la realtà è che le barriere architettoniche non sono rispettate da nessuno: provate, senza andare troppo lontano, a girare sui marciapiedi di Torino e ve ne renderete conto.
Il mancato rispetto di queste norme deve essere motivo di invalido della concessione edilizia, ed è bene che il legislatore regionale, il quale regola il rilascio delle concessioni edilizie; faccia una precisazione ad hoc in questo articolo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'urbanistica

Voglio dire al mio amico Gigi che queste cose le dicevo anch'io quando ero Assessore all'assistenza; ho vissuto sulla mia pelle questi problemi e quindi sono d'accordo con lui. La volta scorsa, però, abbiamo spiegato che poiché ci sono sette o otto richieste di emendamenti sulle barriere architettoniche, quindi una serie di inserimenti successivi - avremmo accolto l'emendamento più significativo ed importante, rimandando gli altri al momento finale. Con ciò senza ridurre l'importanza e il portato delle cose che vengono dette e di quanto viene proposto con questi emendamenti.
Quindi siamo d'accordo: è un problema di tecnica legislativa, anche se ripeto - il segnale la Giunta lo ha dato nella scorsa seduta, quando ha accolto l'inserimento nel punto che ha ritenuto essere il più importante in tutto il testo della legge. Per queste ragioni non accogliamo l'emendamento, e non perché siamo insensibili.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta per dichiarazione di voto.



RIVALTA Luigi

Confermo il mio voto a sostegno della linea che i colleghi Maggiorotti.
Chiezzi ed lo sosteniamo. L'aver introdotto, durante la scorsa seduta, la specificazione in una norma senza reintrodurla in altre di eguale importanza, riduce l'attenzione su quelle norme che non hanno questa precisazione.



PRESIDENTE

Pongo quindi in votazione l'emendamento n. 87 ter), testé discusso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 6 voti favorevoli e 28 astensioni.
88) Emendamento presentato dal Consigliere Marchini: Dopo l'art. 7 è aggiunto il seguente articolo: "Art 7 ter/A 1. Al punto 2): Opere di urbanizzazione secondaria dell'art. 51 della LR n.56/77 e s.m, e di., dopo la lettera 'o' sono aggiunte seguenti parole.
'o bis) strutture e complessi per l'istruzione superiore all'obbligo'".
La parola al Consigliere Marchini per l'illustrazione.



MARCHINI Sergio

L'emendamento proposto dal nostro Gruppo tende formalmente ad adeguare là legislazione regionale a quella nazionale, e in questo senso ritiene il proprio emendamento ineccepibile.
Siamo peraltro consapevoli che questo emendamento si colloca in un momento cruciale delle decisioni che attengono al Comune di Torino, per cui comprenderò un'eventuale non disponibilità della Giunta, nel qual caso l'emendamento verrà immediatamente ritirato.
Devo però suggerire alla Giunta di ritenere tale questione aperta, non solo legislativamente, ma anche politicamente. Legislativamente perché c'è una non coerenza tra la nostra normativa e quella nazionale; politicamente per un obiettivo di lungo termine: l'Università, come sempre è stato nel passato, è anche e soprattutto espressione delle realtà locali e quindi sembra abbastanza normale che le realtà locali, attraverso questa norma, si facciano carico di risorse destinate all'Università.
Ultima questione (lo dico perché sono Consigliere e sicuramente non mi aspetto che l'Assessore condivida): se collocato legislativamente al momento giusto, questo può essere uno strumento di intervento reale della Regione rispetto ad una questione che non ha soltanto valenza torinese.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'urbanistica

Il Consigliere Marchini ha colto un problema che anche la Giunta rileva. Effettivamente, la legge finanziaria di due o tre anni fa aveva previsto, in un testo per la verità non chiarissimo e che abbiamo cercato di approfondire, la possibilità di inserire le strutture per l'istruzione superiore, quindi anche per le Università, considerandole alla stregua delle opere di urbanizzazione secondaria.
Ha ragione il collega Marchini nel dire che, prima o poi, la Regione Piemonte dovrà affrontare questo problema per rendere coerente la legislazione regionale con quella nazionale. Pare anche a me che oggi le Università torinesi e piemontesi vivano un momento piuttosto delicato e difficile, ma occorre considerare anche l'aspetto finanziario. Lo Stato dovrebbe quindi normare meglio i finanziamenti dell'edilizia universitaria oggi lasciati un po' al caso e che invece sono fondamentali per far raggiungere alle strutture universitarie italiane i livelli medi, da tutti richiamati, presenti negli altri Paesi europei. Basti pensare - ricordo di averlo detto nella mia risposta in aula alle interrogazioni sul Politecnico che 7 metri quadrati per studenti è quanto offre il Politecnico di Torino, quando la media europea è di 20 metri quadrati per studente. Siamo lontani dal raggiungere questo obiettivo, quindi probabilmente quella legge finanziaria aveva tentato di ricercare nuove risorse per far decollare in modo coerente l'edilizia universitaria nel nostro Paese.
Da questo punto di vista credo che un po' di ordine debba essere fatto l'impegno della Giunta è quello di riprendere questa materia, magari di concerto con il Governo, per capire su quali linee intende muoversi il Ministro Ruberti e successivamente adeguare la legislazione regionale a quella nazionale. In questo momento, per la modifica alla LR n. 56, ritengo non opportuno intervenire, per non creare confusioni. Chiedo quindi al Consigliere Marchini, se lo ritiene, di ritirane il suo emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Coerentemente a quanto detto in sede di illustrazione, cioè rilevando l'esigenza che questo venga considerato un problema aperto non solo in termini legislativi ma anche politici dichiaro di ritirare l'emendamento.



PRESIDENTE

88 bis A) Dopo l'art. 7 aggiungere il seguente articolo: "ART. 7 ter/B 1. Dopo il secondo comma dell'art. 56 della LR n. 56/ 77 e s, m, ed i.
aggiungere il seguente nuovo comma: 'Il rilascio della autorizzazione relativa a trasformazioni urbanistiche dei territorio e a trasformazioni edilizie degli immobili sono soggette alle procedure di cui alla legge 13/89, al rispetto delle prescrizioni tecniche di cui al DM n. 236 dei 14/6/1989 e, per gli edifici pubblici dei DPR n. 384/78, e al rispetto di ogni altro disposto legislativo in materia di barriere architettoniche,'".
La parola al Consigliere Maggiorotti per dichiarazione di voto.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Invito l'Assessore Carletto ed i suoi tecnici a provare - io metterei a disposizione una carrozzina - a girare per le strade delle città. Non intendo colpevolizzare nessuno; desidero solo ribadire come la progettazione e l'esecuzione delle opere sia costantemente difforme dalle norme.
Continuo a non capire come non si possano avviare programmi di formazione dei progettisti, per far sì che quanto viene disposto venga in effetti applicato.



CARLETTO Mario, Assessore all'urbanistica

Io non ho mai fatto l'Assessore a Torino. Il Consigliere Chiezzi lo è stato: chiediamogli come mai il Comune di Torino non riesce ad abbattere queste barriere architettoniche.



CHIEZZI Giuseppe

Bisogna cominciare dalla riforma della scuola materna!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Non ripeto. Aggiungo! C'è una volontà precisa di non indicare nei singoli articoli l'impegno relativo alle barriere architettoniche che negli esempi che portiamo, mostrano una grande carenza; questo va ancora nel senso di una non assunzione di responsabilità da parte della Regione.
Ribadire questi concetti negli articoli di legge corrisponde all'assunzione della responsabilità della Regione nel verificare che gli stessi vengano applicati. Non segnarlo, invece, è come dire che, essendoci una legge nazionale, sia il Ministero a verificare se viene applicata.
La Regione, proprio in una materia come l'urbanistica che riguarda la città ed i singoli edifici, dovrebbe assumere in modo specifico le proprie responsabilità verso un problema così delicato e, assumendole in termini di legge, accollarsi il compito di verificare e controllare l'applicazione della legge stessa.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi. Ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

La ringrazio, Presidente. Uno dei motivi per i quali, nonostante le leggi e le norme esistenti, la situazione delle barriere architettoniche non trova una soluzione soddisfacente sta nel fatto che, sul tema di rendere agibile la città per tutti i cittadini, non ci sono modelli di comportamento coerenti, da parte dell'insieme della società, che abbiano recepito questa esigenza. Questa è la triste realtà e va esplicitata.
Come mai, nonostante le leggi, quel singolo progetto approvato non ha tenuto conto di quanto bisognava fare per eliminare le barriere architettoniche? Perché non c'è una costanza di comportamento ed attenzione da parte di chi in quel momento è chiamato ad ottemperare queste leggi? Per questo motivo. Assessore, la volontà dei proponenti gli emendamenti era quella di ripetere il più possibile nel corso della legge quanto bisogna fare. Questa è la motivazione di tutti gli emendamenti.



PRESIDENTE

Se non ci sono altri interventi, pongo in votazione l'emendamento n. 88 bis A).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 8 voti favorevoli e 21 astensioni.
88 bis) Emendamento presentato dai Consiglieri Maggiorotti e Chiezzi: Dopo (ultimo comma dell'art. 56 della legge n. 56/77 inserire il seguente comma: "Le trasformazioni urbanistiche del territorio e le trasformazioni edilizie degli immobili sono soggette alle procedure di cui alla legge n.
13/89 per í casi contemplati dalla legge medesima nel rispetto delle prescrizioni tecniche di cui al DM n. 236 del 14/6/1989 e, per gli edifici pubblici, del DPR n. 384/78, in ogni caso nei rispetto di ogni altro disposto legislativo in materia di barriere architettoniche".
E' un emendamento sulle barriere architettoniche già illustrato dal Consigliere Maggiorotti e respinto dalla Giunta.
Lo pongo pertanto in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 6 voti favorevoli e 23 astensioni.
88 ter) Emendamento presentato dai Consiglieri Maggiorotti e Chiezzi: Al disegno di legge n. 98, è aggiunto il seguente articolo 7 quater: Dopo il comma g) dell'art. 57 della legge n. 56/77, inserire il seguente comma: "4) che siano rispettate le norme tecniche di cui al DM n. 236 del 14/6/1989 e della legge n. 13/89, nonché del DPR n. 384/78, e di ogni altra norma inerente le barriere architettoniche".
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 6 voti favorevoli e 23 astensioni.
88 quater) Emendamento presentato dai Consiglieri Maggiorotti, Rivalta e Bresso: Dopo l'art. 7 aggiungere il seguente nuovo articolo: "Art. 7 quater 1. All'art. 57 della LR n. 56177 è aggiunta la seguente nuova lettera "h) che siano rispettate le norme tecniche di cui al DM n. 236 dei 14/6/1989 e della legge n. 13/1989 nonché del DPR n. 384/1978 e di ogni altra norma inerente le barriere architettoniche".
Pongo in votazione l'emendamento n. 88 quater.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 6 voti contrari e 23 astensioni.
ART. 8 89) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Miglio e Segre: Il secondo comma dell'ari. 8 del disegno di legge n. 98, che modifica l'art. 58 della LR n. 56/77 e s.m.
ed i., è così riformulato: "Al quarto comma dello stesso articolo sono soppresse le parole. 'si intende prorogata fino alla adozione del Piano Regolatore Generale deliberato dal commissario ' e così sostituite: 'si intende vigente fino alla emanazione del relativo atto di approvazione e comunque non oltre i termini previsti dall'ultimo comma '".
La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'urbanistica

La Giunta accoglie l'emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta per dichiarazione di voto.



RIVALTA Luigi

Sono favorevole all'emendamento e considero positivo che la Giunta lo accolga, ma lo considero anche pleonastico, perché l'interpretazione che do della legge n. 56 è esattamente quella che più puntualmente viene chiarita.
Vorrei sapere se i Comuni si attengono a quell'interpretazione.



CARLETTO Mario, Assessore all'urbanistica

Per quanto ne sappiamo, si. Lo dicevo anche al Consigliere Miglio: a noi pare un emendamento pleonastico, ma se viene mantenuto lo accogliamo per maggiore chiarimento.



PRESIDENTE

Sospendo brevemente la seduta.



(La seduta, sospesa alle ore 11.00, riprende alle ore 11,07)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Non essendoci altri interventi, pongo in votazione l'emendamento n.
89).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento n. 89 è approvato con 42 voti favorevoli.
Trattandosi di nuovo articolo, si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 42 Consiglieri.
L'ari. 8 è approvato.
ART. 9 90) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Miglio e Segre: All'art. 9 del disegno di legge n. 98, che sostituisce l'art. 76 della LR n. 56/77 e s.m, ed i, sono apportate le seguenti modificazioni: il secondo comma dell'art. 76 è così riformulato: "La Commissione, costituita con decreto del Presidente della Giunta regionale, rimane in carica per una legislatura, ha la sua sede nel capoluogo della Regione ed esercita, anche dopo la scadenza, fino al suo rinnovo, le funzioni che le sono attribuite dalla presente legge".
L'emendamento n. 90) è ritirato dal Consigliere Miglio.
91) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Miglio e Segre: All'art. 9 del disegno di legge n. 98, che sostituisce l'art. 76 della LR n. 56/77 e s.m, ed i., sono apportate le seguenti modificazioni: Il terzo comma dell'art 76, la lettera a) è così sostituita: "a) L'Assessore regionale all'urbanistica, o suo delegato scelto di norma tra i dirigenti appartenenti ai Settori dell'Assessorato regionale all'urbanistica, che la presiede".
La parola al Consigliere Miglio per l'illustrazione.



MIGLIO Mario

Con questo emendamento intendevamo sollevare una preoccupazione, poich si lasciava indefinita la persona che doveva essere delegata dall'Assessore a presiedere la Commissione Tecnica Urbanistica, qualora quest'ultimo fosse impossibilitato a parteciparvi. Chiedevamo quindi che il delegato fosse scelto di norma fra i dirigenti appartenenti al settore dell'Assessorato.
Dopo l'incontro con l'Assessore, svoltosi due settimana fa, è stato presentato un emendamento, a firma dell'Assessore Carletto, in cui il punto da noi sollevato viene recepito e risteso con altra formulazione, per cui al posto del richiamo in causa del dirigente appartenente al settore, si fa direttamente riferimento ad altro Assessore, passando - se non ricordo male attraverso la designazione del Presidente della Giunta regionale.
Alla luce di questo fatto - per noi ulteriormente positivo, nel senso che dà la Presidenza ad un Assessore, quindi ad una figura con un'autorità ed una responsabilità maggiore rispetto a quella di un dirigente ritiriamo l'emendamento, ritenendolo assorbito da quello presentato dall'Assessore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

Approfitto del primo degli emendamenti riguardanti l'art. 76 per allargare la discussione in generale: credo, infatti, che non si possa discutere singolarmente ogni emendamento se non si è fatto prima il quadro delle modifiche del CUR. o comunque di questo organismo che cambierà nome guardando complessivamente l'insieme delle proposte di modifica fatte dall'Assessore.
Prima di vederne la composizione passata e quella futura, ricordo che nella legge n. 56 risultava che questo organismo avesse compiti particolarmente importanti nel proprio rapporto con la Giunta e su una serie di materie, indicate all'art. 77; il CUR esprimeva infatti un parere obbligatorio e non vincolante.
Gli argomenti su cui il CUR interveniva erano notevoli; tuttavia, con questa legge una parte è stata sottratta ed anche la sua composizione è molto cambiata. Credo quindi - faccio un intervento generale, così poi non interverrò sui singoli emendamenti presentati - che in aula un quadro comparativo andrebbe fatto.
Il vecchio CUR era composto da 30 membri aventi diritto di voto, 10 membri che assistevano alle sedute e ovviamente le rappresentanze degli Enti locali interessati alle specifiche questioni che si discutevano. 130 membri, che votavano e quindi contribuivano all'espressione del parere del CUR su materie, rilevanti, erano composti dall'Assessore all'urbanistica (o eventualmente un suo delegato), dagli Assessori alla pianificazione territoriale ed ai trasporti, da 11 esperti in pianificazione territoriale o nelle materie urbanistiche designati dal Consiglio regionale, da 11 Funzionari regionali di alto livello che rappresentassero le competenze interne all'Assessorato all'urbanistica e, in particolare, da 3 esperti dell'ALACI (rappresentanti dei Comuni), da 1 esperto dell'UPI (rappresentante delle Province) e da 1 esperto dell'UNCEM (rappresentante delle Comunità montane).
A queste 30 persone se ne aggiungevano altre 10 senza diritto di voto: il Sovrintendente ai Beni Monumentali e Ambientali del Piemonte: il Sovrintendente al Patrimonio Archeologico per il Piemonte: il Provveditore alle Opere Pubbliche; il Capo Compartimento ANAS; il Capo Compartimento delle Ferrovie dello Stato: 3 esperti indicati dalle Associazioni più rappresentative in materia urbanistica e ambientale, designati dal Consiglio regionale su terne proposte dalle singole Associazioni; 1 rappresentante dell'Unione Edilizia del Piemonte; 1 rappresentante della Federazione dell'Associazione Industriali del Piemonte e poi, naturalmente i rappresentanti degli enti locali interessati.
Sicuramente (organismo era numericamente un po' appesantito, però aveva al suo interno, almeno in teoria, un notevole arco di competenze. Questo organo di 40 invitati era, ed è tuttora, un organo appesantito, tuttavia con una notevole composizione di competenze e di punti di vista sulle scelte urbanistiche delle quali lo stesso doveva discutere.
Non si devono confondere gli interventi che tendono a snellire numericamente e a rendere più funzionale un organismo con gli interventi che invece tendono ad impoverirlo culturalmente, privandolo o alleggerendolo di alcuni punti di vista, che in certe occasioni possono non essere quelli che una Giunta o un Assessore all'urbanistica esprimono.
La CTU, a parte la diversità dei compiti rispetto al vecchio CUR. è un organismo decisamente più ridotto. Senza tenere conto dell'ultimo emendamento presentato dall'Assessore, l'organismo proposto è composto da 14 persone senza invitati:Assessore all'urbanistica: 5 esperti al posto degli 11 designati dal Consiglio regionale - e quindi anche la componente espressa dalle forze politiche viene ridotta-; 5 esperti designati singolarmente dall'Ordine degli Architetti e degli Ingegneri dall'Università di Torino, dal Politecnico e dall'Istituto Nazionale Urbanistica. Vi è inoltre un rappresentante dei Comuni, delle Province e delle Comunità Montane.
Si tratta quindi di 14 persone, alle quali se ne aggiungono altre 3 avendo l'Assessore accolto un mio emendamento con il quale ho proposto l'aumento degli esperti regionali da 5 a 8. Credo che in questa situazione lo snellimento non sia solo numerico. Sono stati proposti da me e da altri colleghi numerosi emendamenti, tendenti sostanzialmente non solo a rimpolpare numericamente questo organismo, ma a riportare al suo interno alcune competenze, che mancano nella proposta dell'Assessore. Vorrei per intervenire su una questione specifica; ho presentato un emendamento con il quale chiedo che, in un organismo di questo genere, si riconosca la possibilità di presenza alle associazioni ambientaliste.
Sul piano dei numeri nulla cambia, perché è comunque un organismo ridimensionato nel ruolo e con una maggioranza al suo interno, che non dà problemi.
In più occasioni abbiamo sperimentato con la pratica che coloro che operano e che seguono con attenzione quotidiana le questioni ambientali del proprio territorio, spesso sono in grado di presentare proposte e osservazioni, che chi sta dentro ad una struttura rigida e finalizzata in altro modo, non sempre riesce a cogliere. Qualche emendamento propone una o l'altra delle associazioni ambientaliste; io, invece, propongo un emendamento che preveda la presenza di due rappresentanti designati unitariamente da tutte le associazioni ambientaliste. Sarebbe un modo per allargare la democrazia di un organismo che, in ogni caso, fornirà un parere non irrilevante su questioni che riguardano la pianificazione del territorio.
Invito quindi l'Assessore ad accogliere gli emendamenti che tendono a riportare alcune competenze e punti di vista all'interno di un organismo che, così com'è proposto, non li contiene.



PRESIDENTE

Poiché stiamo esaminando un articolo con una serie di emendamenti che attengono al ragionamento di impostazione del CUR. prego i Consiglieri presentatori di fare un intervento comprensivo di tutto il loro ragionamento, in modo che anche la Giunta possa rispondere complessivamente. Successivamente, se necessario, si farà la dichiarazione di voto su ogni singolo emendamento.
La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

Iniziamo a ragionare su quello che per noi dovrebbe essere il nuovo ruolo e compito della Commissione Tecnica Urbanistica.
Le ipotesi tracciate dall'Assessore, in alcuni casi, sono da noi condivise e precisamente per quanto riguarda la necessità di ridurre numericamente i membri appartenenti alla Commissione. Questo per evitare che la presenza di un numero eccessivo di rappresentanti di varie stanze si traduca in inefficienza, nel senso che lo spazio a disposizione per approfondire e discutere seriamente di ogni singolo strumento di pianificazione sottoposto alla Commissione potrebbe essere ridotto in misura tale da non garantire quel confronto necessario per fare emergere le linee che devono essere tenute in conto dall'Assessore nel momento in cui assume le decisioni del caso.
Siamo quindi d'accordo sulla necessità di ridurre numericamente i membri appartenenti alla Commissione. Ci poniamo però il problema di ricercare e di definire i membri che devono appartenere alla nuova CTU sulla base dell'obiettivo che ci proponiamo di ottenere. A questo riguardo sono state fatte due ipotesi.
Un obiettivo era quello che la Commissione non fosse più un "esamificio", cioè che non avesse più come unico compito quello di occuparsi dell'esame degli strumenti, al fine di pervenire ad un parere da trasmettere successivamente all'Assessore. La seconda ipotesi prevedeva che la Commissione diventasse anche un luogo di ricerca e lo strumento che affiancato all'Assessorato e al Consiglio regionale nel suo insieme, poteva definire e sviluppare un nuovo modo di fare pianificazione e di intendere l'urbanistica.
Si poteva inoltre dare, a noi Consiglieri regionali, nuovi strumenti di lettura, che potevano ulteriormente arricchire il nostro bagaglio culturale nello specifico e, dall'altra parte, coinvolgere le Amministrazioni comunali in un processo di crescita complessiva. Diventava quindi uno strumento ausiliare nel loro confronti, che poteva recuperare anche gli obiettivi generali espressi dalla legge quadro, di crescita collettiva delle considerazioni e del modo di rapportarsi al territorio. Tutto questo per andare a definire nuove strategie di sviluppo, ivi compresa quella della conservazione dei beni esistenti.
Rispetto a questo, la necessità di non ricadere nell'errore di pensare e realizzare una Commissione Tecnica Urbanistica unicamente come strumento di esame dei Piani, ma appunto di qualificarlo ulteriormente come il luogo dove poter andare a definire delle strategie di ricerca e quindi di definizione di nuove linee del fare pianificazione, ci sembra un'ipotesi non pienamente colta nella formulazione iniziale fatta dall'Assessore. In questo senso, se si deve rovesciare il problema rispetto all'obiettivo che ci si propone di ottenere, riteniamo che le figure che devono essere scelte come membri di fatto oppure come membri, affiancati all'interno della Commissione Tecnica Urbanistica debbano essere quelle figure che in maggior misura sono in grado di apportare quelle conoscenze pluridisciplinari che permettono all'Assessore di ricevere informazione di diversa natura e che non ricadono in considerazioni tradizionali sul modo di fare urbanistica.
Tutto ciò sviluppando facilmente un discorso nuovo del fare urbanistica, nel senso che intendiamo noi, cioè con una più puntuale e maggiore attenzione sulla necessità di considerare le valenze ambientali e quindi la capacità di sopportazione dell'ambiente e del paesaggio nel suo insieme alle modifiche, che, di volta in volta, sono proposte attraverso gli strumenti di pianificazione tradizionale dalle Amministrazioni comunali.
Se questo deve essere l'obiettivo, il ragionamento sul quale speriamo di avere delle risposte affermative da parte dell'Assessore è, quello di cercare di calibrare le scelte in modo da farli entrare in questa Commissione, come membri di fatto oppure come supporto esterno (quindi con diritto di parola ma non direttamente coinvolti con diritto di voto) anche quelle figure che possono allargare l'esperienza e il tipo di approccio dando ulteriori strumenti di lettura degli atti che vengono analizzati.
Sulla base di questo ragionamento, i nostri emendamenti prevedevano alcune soluzioni; a questo proposito, credo sia giusta la necessità di confrontarsi prima con l'Assessore, perché alcuni emendamenti potrebbero essere modificati anche in base alle scelte che l'Assessore adotterà.
Cito alcuni esempi per rendere più comprensibile il nostro tipo di orientamento. Ritenevamo che, laddove si prevede l'inclusione diretta nella Commissione Tecnica Urbanistica dei rappresentanti degli Ordini (nello specifico dell'ordine degli architetti e dell'Ordine degli ingegneri) e dei rappresentanti dell'Università, del Politecnico e dell'Istituto nazionale di urbanistica, si potessero aggiungere altre tre figure. Uno è il rappresentante dell'Associazione nazionale peri centri storici; da quel che ricordo dei discorsi fatti in merito, mi pare che sulla necessità di recuperare questa figura sfamo entrambi d'accordo.
Le altre due figure sono il rappresentante dell'Ordine dei geologi ed il rappresentante dell'Ordine degli agronomi forestali.
Quali sono le considerazioni alla base di queste scelte? Il rappresentante dell'ANCS potrebbe essere la figura che meglio può cogliere il senso delle modifiche da introdurre tramite questi strumenti urbanistici nel patrimonio edilizio esistente, per sviluppare delle osservazioni che meglio possano calibrare le successive valutazioni dell'Assessore.
Se si considera che il patrimonio storico, e soprattutto i nuclei urbani residenziali di questo tipo, sono un bene culturale che, in quanto tale, ha necessità di essere mantenuto e valorizzato anche rispetto al ruolo che come risorsa può svolgere per tutta la collettività, ci sembra giusto riaffermare la necessità di includere questa figura proprio per le valutazioni che la stessa può sviluppare.
Al pari, ci sembrava corretto proporre l'inserimento al punto d) di questa prima parte dell'aut. 76 dei rappresentanti dell'Ordine dei geologi e dell'Ordine degli agronomi forestali. Sappiamo che il territorio regionale del Piemonte è sottoposto in misura considerevole a vincolo idrogeologico, quindi la presenza di un geologo poteva più facilmente riuscire a comprendere l'impatto ambientale che determinati interventi potevano innescare, soprattutto sui Comuni delle zone montane. In questo senso, diventava una figura che svolgeva considerazioni preventive sull'impatto che determinati interventi potevano innescare su zone estremamente particolari e più sensibili alle ricadute degli interventi antropici.
Allo stesso modo, i rappresentanti degli Ordini degli agronomi forestali potevano soprattutto valutare le ricadute degli interventi di sviluppo edilizio nelle zone perimetrali dei nuclei già esistenti sulla produttività dell'agricoltura con quello che ne conseguiva; ci considerando anche un altro fatto, che solitamente lo spazio destinato alle attività agricole viene considerato come un vuoto dove non si va a dettagliare nello specifico le destinazioni culturali, con una logica di riequilibrio ambientale di recupero di un certo ecosistema anche attraverso questo tipo di attività produttive.
L'altra questione che ponevamo e sulla quale riteniamo sia giusto riflettere - e spero che l'Assessore colga l'occasione per sviluppare una riflessione - è quella su come ovviare al problema del parere che la Commissione deve esprimere, in modo che questo parere non si traduca unicamente in un'affermazione positiva o negativa rispetto alla congruità delle scelte operate dall'Amministrazione comunale attraverso la redazione degli strumenti urbanistici.
Che cosa si intende dire? Molto semplicemente, la nostra proposta è quella di non ridurre l'espressione di questo parere a un semplice sì o no ma, viceversa, ad un'articolata espressione di quello che è stato il dibattito. Ciò significa riportare le posizioni emerse in una forma dialettica In modo che l'Assessore non si trovi di fronte ad una semplificazione dei termini del problema ma, appunto, ad un'espressione differenziata dei pesi, delle valutazioni fatte che lui, a quel punto, pu leggere nel loro insieme per poter assumete le decisioni che ritiene più opportune.
Questi erano per noi i punti principali. Ve n'è un altro, sollevato con altri emendamenti, che attiene alla necessità o meno di evitare che i membri appartenenti alla Commissione possano essere coinvolti nella redazione degli strumenti sottoposti all'esame della Commissione.
La nostra posizione al riguardo è molto articolata, nel senso che riteniamo estremamente difficile trovare quelle clausole particolari che impediscano ipotetiche convivenze per cui un membro che fa parte della Commissione, proprio peri rapporti che viene ad avere con gli altri membri appartenenti alla Commissione stessa, è in grado di influenzare le scelte che vengono assunte e quindi di favorire il passaggio degli strumenti all'esame della Commissione. E' estremamente difficile trovare quelle clausole che non permettano che tutto questo accada, e quindi ci pare abbastanza problematico, e forse sostanzialmente inefficace, pensare di riformulare, anche con emendamenti, strategie significative che permettano di rispondere a questa esigenza.
Dall'altra parte - è qui forse la considerazione che trova più difficile applicazione in questo momento e secondo noi è un altro punto debole che non è stato recepito e tradotto in forma tecnica attraverso la proposta di questo articolo - il nostro intento era quello di creare le condizioni affinché i membri facenti parte della Commissione potessero trovare non solo l'apporto economico, ma anche tecnico tale da qualificare la propria figura professionale per svolgere quelle ricerche, da noi auspicate, che contribuirebbero a far sì che questa Commissione non diventi, come più volte si è detto, solo un luogo di esame, ma anche di ricerca.
Se non si scioglie questo nodo estremamente difficile cioè quali possibilità ha la Regione di destinare particolari risorse affinché queste possano essere usufruite dai membri componenti della Commissione per poter da una parte, vedere qualificato il proprio ruolo nell'ambito regionale e dall'altra poter mettere a disposizione le proprie competenze per organizzare per esempio seminari di studio, ricerche, rapporti collaborativi in qualche modo di indirizzo e orientamento con le amministrazioni comunali - ci pare che facilmente si possa ricadere In questa strana convivenza fra la presenza all'interno della Commissione e la necessità non solo di portare avanti istanze legittime rispetto all'appartenenza agli Ordini o alle associazioni di diverso tipo, ma cercando anche di superare questo limite per Incidere più direttamente nelle scelte e nelle valutazioni.
Secondo noi ciò potrebbe essere evitato nel momento in cui la qualificazione dei membri appartenenti alla Commissione venisse svolta tramite la sensibilizzazione, da parte della Regione, che dedica e destina particolari attenzioni e fondi a questa Commissione permettendo ai membri di riuscire a caratterizzare le loro figure a livello regionale e quindi di sperimentare sul campo nuovi modi di concepire la pianificazione e l'urbanistica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, che ci fosse bisogno di rinnovare radicalmente il Comitato Urbanistico Regionale non v'è dubbio.
Già nella scorsa legislatura erano state presentate proposte notevoli di cambiamento del CUR: che la proposta della Giunta sia quella giusta non mi pare. Non ritengo sia riuscita a svolgere un lavoro adeguato per costruire una struttura di alta consulenza per l'amministrazione regionale, capace di sintesi di qualità nei pareri tecnici.
E' certo che il vecchio CUR andava eliminato, perché aveva dei difetti ma non penso possano essere superati da questa proposta di modifica. I difetti da eliminare erano i seguenti. Innanzitutto, per il modo in cui funzionava il CUR. non era possibile svolgere un lavoro capace di esprimere alla Giunta regionale dei pareri di qualità: il CUR riceveva le ampie relazioni dell'Amministrazione regionale e del consulente esterno praticamente nello stesso momento in cui era chiamato a esprimere il giudizio. Di fatto, per carenza di tempo, era impossibilitato a discutere seriamente i nodi fondamentali degli strumenti urbanistici sottoposti al suo parere. Dal punto di vista tecnico quindi, anche per dichiarazione dei membri del CUR. spesso il lavoro svolto da questa struttura era largamente insoddisfacente e frustrante. Il relatore era a conoscenza dei fatti e dei contenuti dei piani: poche volte il CUR in quanto organismo collegiale, è stato in grado di comprendere e capire quale fosse la vera natura dei problemi oggetto del parere per poter avviare dei dibattiti, in sede tecnica, capaci di fornire all'Amministrazione regionale delle valutazioni sintetiche, dei criteri di comportamento. Questo è il primo difetto del CUR che dovrebbe essere eliminato.
Il secondo difetto, ancora più grave. è il seguente. Il CM forse anche per l'impossibilità di lavorare in questo modo, ha assunto un ruolo più politico che tecnico di composizione di interessi nella scelta di approvazione o meno dei provvedimenti. Ha assunto una matrice più politica e partitica: più di riferimento a lobby di pressioni esterne che non di livello prettamente culturale e disciplinare. Il CUR è diventato un piccolo Consiglio elettivo, un piccolo Consiglio comunale nel quale, troppe volte soprattutto nei momenti più importanti di esame di strumentazione urbanistica, si sono viste condurre delle battaglie di tipo politico riferite a schieramenti di maggioranza e minoranza come si possono svolgere in un Consiglio comunale. Ho partecipato alla discussione sulla variante 31 ter del Comune di Torino e ho assistito ad un mediocre dibattito tra fazioni politiche, mentre mi aspettavo un buon dibattito tra diverse concezioni culturali e disciplinari sull'urbanistica; in quel caso sulla variante 31 ter.
Una Commissione urbanistica ridotta a svolgere per supplenza un compito di composizione di interessi politici, mi sembra una cosa sbagliata.
Una Commissione e un Assessore che lavorano in questo modo ritengo che producano dei reciproci malefici: che siano gli uni di danno agli altri. La Regione non ha bisogno di una Commissione che consenta all'Assessore di mettersi l'anima in pace portando la Commissione Urbanistica a dare un parere favorevole agli atti sui quali l'Assessore intende esprimere un parere favorevole dal punto di vista politico, ma senza molta sostanza tecnica.
La Commissione Urbanistica deve fare il proprio mestiere, cioè fornire pareri tecnici: la Giunta e l'Assessore, invece, devono decidere, sulla base dei pareri espressi soprattutto dal punto di vista tecnico, se un determinato Piano regolatore o Piano particolareggiato o variante rientra nelle politiche di programmazione e pianificazione regionale, in modo da poter essere approvato.
Il terzo fatto negativo che ha caratterizzato gli ultimi anni di vita del CUR è chela Commissione era diventata un centro di potere occulto (nel senso che non era soggetta a dibattito pubblico) sia di carattere politico per gli scontri che impropriamente e partendo da basi tecniche si svolgevano tra le forze politiche che avevano delegato i tecnici a sostenere le proprie opinioni, sia di carattere amministrativo, perch dalle modalità di lavoro del CUR derivava troppo spesso la possibilità di avere la certezza, da parte dei Comuni, che i propri provvedimenti venissero o non venissero accolti secondo procedure più o meno rapide.
Quindi il CUR si è distinto come un vero centro amministrativo di potere a cui i Comuni potevano rivolgersi, attraverso le conoscenze ed i rapporti amministrativi, per poter avviare velocemente le proprie pratiche.
Al tempo stesso, il CUR è diventato un centro di potere professionale in quanto appartenere ad un organismo che non è più semplice espressione di pareri politici, ma diventa un organismo necessario a promuovere la rapida o definitiva approvazione degli strumenti urbanistici, comporta anche, per gli eletti esterni dell'apparato regionale. Un potere di interdizione o comunque di promozione degli atti di cui erano a conoscenza o portatori.
Chiedo quindi che il CUR sparisca, si chiuda questa esperienza che ha avuto negli ultimi anni un sapore di tipo clientelare e di improprio scontro politico e si apra una nuova fase. Per aprire una fase di questo genere, si dovrebbe impostare un metodo di lavoro che affronti il problema della composizione della Commissione partendo da alcune ipotesi aperte e già messe in discussione anche da parte dei proponenti.
Ho chiesto questo in Commissione, poiché ritengo che mettere a fuoco un organismo, che interviene su una materia nella quale il confine fra tecnica e politica a volte è cosi difficile da tracciare, avrebbe richiesto un metodo di lavoro senza rete, con proposte aperte ed un metodo di discussione anche al di fuori degli stretti ambiti di Commissione. Anzi soprattutto al di fuori di questa, per riuscire a risolvere l'arduo problema di individuare una Commissione urbanistica capace di esprimere i giudizi di alta qualità su base tecnica. Una Commissione utile non solo alla Giunta, ma a tutto il Consiglio come punto di riferimento per le scelte amministrative in sede di Consiglio e di Giunta e, soprattutto, come supporto per gli indirizzi politici del Consiglio regionale.
Si sarebbero dovuti interessare, in primo luogo, coloro che hanno vissuto nel CUR in questi anni, quindi si sarebbe dovuta fare una prima ricognizione critica, dal punto di vista degli appartenenti al CUR. In secondo luogo, aprire la discussione verso le competenze professionali esterne per giungere ad individuare un nuovo equilibrio.
Questo non è stato fatto e la proposta della Giunta e della maggioranza non cambia la qualità del CUR; il CUR rimane tale e quale a prima, con gli stessi pericoli e difetti. La Commissione Tecnica Urbanistica è solo quantitativamente più piccola del CUR precedente e si occuperà di un minor numero di provvedimenti.
Mi sembra quindi che si sia operato soprattutto sulla quantità e non sulla qualità. Penso che invece, proprio su quell'elemento, si sarebbero dovute spendere energie ed intelligenza per evitare che la Commissione Tecnica Urbanistica, invece di fornire alta consulenza, continui a fornire pareri di copertura politica e continui a trasformarsi anch'essa in un nuovo, anche se ridotto, centro di potere. Se i centri di potere, esistono è meglio che siano grandi piuttosto che ridotti, ma i rischi di un centro di potere con numero ridotto sono maggiori di quelli di un centro di potere che abbia un congruo numero di componenti.
Un altro elemento di critica a questa proposta è relativo al metodo di scelta degli esperti. Si ritorna al vecchio sistema di individuare gli enti ai quali si chiedono i nominativi. A mio parere, occorre ribaltare il criterio e scrivere nella legge, non tanto gli enti ai quali si chiede di nominare gli esperti, quanto le competenze di cui la Regione ha bisogno per formare questo organismo. La Commissione Urbanistica svolga un ruolo di alta consulenza soprattutto su determinate materie e si indichino quelle di competenza all'interno del CUR in modo più specifico e dettagliato. C'è la competenza urbanistica, quella della pianificazione territoriale ed altre che vanno dalla competenza archeologica alla competenza paesaggistica ed ambientale, dall'analisi storica dei tessuti urbani ed alla competenza sociologica e - perché no - filosofica.
Fatta questa scelta, il passo successivo di individuare il modo per riuscire a portare all'interno del CUR queste competenze scientifiche e disciplinari sarebbe diventato più semplice, un problema di seconda grandezza. In questo modo si sarebbe potuto configurare un organismo capace di uscire dalle piccole battaglie e dai confronti politici che inevitabilmente sono presenti in ogni scelta urbanistica. Saremmo riusciti a costruire un CUR svincolato dalla "cucina" di tutti i giorni, cucina che invece è di competenza dell'Amministrazione regionale. Una Commissione che guardando da una certa altezza gli strumenti urbanistici che gli vengono sottoposti, avvii un confronto interno fecondo per l'Amministrazione ed il Consiglio regionale. Una Commissione portatrice di punti di vista avulsi dagli immediati scontri e confronti che avvengono sui problemi urbanistici e di cui inevitabilmente una Commissione Tecnica Urbanistica, come quella che vi apprestate a proporre, sarà nuovamente portatrice.
Ridurre il CUR nel numero e ridurre il numero di pratiche anche importanti che il CUR deve esaminare significa svuotare ulteriormente una Commissione di poteri a vantaggio dell'esecutivo, che non deve rendere conto a nessuno, e significa anche ridurre le potenzialità di questa Commissione, sia per le ridotte competenze professionali che Inevitabilmente saranno presenti, sia perché queste competenze professionali non potranno svilupparsi su tutto l'arco dei problemi che interessano l'urbanistica.
Tra agli emendamenti che ho presentato insieme ad altri colleghi vorrei illustrarne preliminarmente - riservandomi di aggiungere ancora qualcosa emendamento per emendamento - solo due, per non ripetere quanto già detto ottimamente dal collega Miglio.
La Commissione Tecnica Urbanistica che viene proposta ha tutti i difetti che ho illustrato prima. Per attenuare questi difetti, in un emendamento proporrò che nella Commissione Tecnica Urbanistica ci sia spazio per far crescere all'interno della stessa dei punti di vista anche di minoranza. L'Amministrazione regionale non ha bisogno del parere favorevole per decidere se approvare o no un piano. Questa è una distinzione che va mantenuta. L'Amministrazione regionale ha invece bisogno di capire la qualità della proposta e di capire la vera natura di questi atti. L'Amministrazione regionale non si serva della CTU semplicemente come il timbro necessario per stare tranquilla, ma la utilizzi come momento fecondo di riflessione per se stessa e i suoi funzionari. L'emendamento che propongo è che si formalizzi anche in legge che la Commissione Tecnica Urbanistica può decidere a maggioranza, e che possono essere presentati nell'interesse dell'Amministrazione regionale, relazioni e pareri di minoranza. Ritengo questo un incentivo e un'indicazione alla CTU perch lavori e accenda al proprio interno un dibattito vero sulle questioni affinché non si limiti semplicemente a comporre per l'Amministrazione regionale di turno il parere che più le si confà e che si ritiene l'Amministrazione regionale attenda.
La CTU deve essere un organismo libero di discutere e sul quale sin dall'inizio si possa contare per avere, più che un unico parere, dei pareri. I pareri nel corso della discussione della CTU saranno formulati e si confronteranno. I pareri possono giungere ad una sintesi, ma bisogna chiarire in legge che possono anche non giungervi. In legge va detto che questo fatto è considerato una ricchezza e non un elemento di disturbo per l'Amministrazione regionale, che anzi può giungere a sollecitare la formalizzazione di pareri diversi.
Ritengo chela decisione stia sempre nell'Assessorato, nella Giunta e che questa decisione venga presa fuori dalla Commissione Tecnica Urbanistica. Bisogna rompere questa meccanica trasposizione del parere della Commissione Tecnica Urbanistica in un parere conforme della Giunta regionale. Questo è uno degli elementi che può sottrarre la CTU dal rischio di diventare un centro di potere, com'è stato in questi ultimi anni il CM in modo da sottrarre alla CTU dei poteri impropri.
i professionisti, gli esperti, i funzionari che svolgono questo lavoro non devono essere Individuati come coloro, convinti i quali, il Piano viene approvato. Bisogna, Assessore, recidere questo legame in modo netto e spostare la decisione ultima - come formalmente è, ma di fatto non è stato in tutti questi ultimi anni - alla Giunta regionale. Per far questo all'interno delle modalità di funzionamento della CTU bisogna mettere dei contrappesi, bisogna trovare il modo di spingere i componenti della CTU a svolgere il loro mestiere, che è quello di dare pareri possibilmente di alta qualità e possibilmente svincolati dagli interessi economici che premono per approvare o non approvare dei provvedimenti urbanistici.
Penso, con questo emendamento, che la Commissione Tecnica Urbanistica venga arricchita anche dall'esplicitazione di pareri della minoranza.
Secondo elemento, sempre di quadro correttivo in questa proposta che non condivido della CTU, è quello del rapporto tra la Commissione Tecnica Urbanistica e il Consiglio, e tra questa e i Consiglieri. Ritengo sia opportuno affermare In legge, con emendamento specifico, che la CTU ha la Regione come interlocutrice, e la Regione è formata dal Consiglio e dalla Giunta: la Giunta si serve della Commissione Tecnica Urbanistica come organo necessario per lo svolgimento delle attività di routine e proprie ma non si escluda che la CTU possa diventare, ove necessario, organo di consulenza del Consiglio. Questo è un fatto molto importante, perché è indubitabile che il Consiglio regionale oggi discuta poco dei problemi di pianificazione territoriale. Mi sembra che sia da tutti ritenuto necessario che questo avvenga sia attraverso la predisposizione, Assessori Carletto e Nerviani, degli atti propri di competenza sia anche in occasione di deliberazioni con alto impatto urbanistico, sulle quali Il Consiglio ritenga di acquisire un parere della CTU.
Il rapporto tra i Consiglieri regionali e la CTU: se la CTU è organo di consulenza della Regione (in legge questo è scritto), i Consiglieri regionali possono partecipare a queste attività; l'emendamento richiede una pari condizione in questa partecipazione tra i Consiglieri regionali e, ad esempio, gli amministratori regionali, i membri del governo, nel senso che si deve rendere possibile la partecipazione del Consigliere regionale mettendolo in grado di comprendere cosa sta avvenendo alla CTU. Questo è reso possibile solo da un elemento, dal fatto che questa partecipazione dei Consiglieri regionali deve essere consentita anche attraverso la presenza di esperti che accompagnano i Consiglieri regionali, che non sono competenti in materia ma sanno solo leggere e scrivere. L'accesso a questo organismo sede di dibattito tecnico deve poter avvenire anche per i Consiglieri regionali, così come per l'Assessore, avendo accanto persone esperte che possano dare delucidazioni e rendere politicamente comprensibile per il Consigliere regionale un dibattito che sull'urbanistica è molte volte ostico, poco trasparente e non immediatamente traducibile in temi politici.
Questi sono due degli emendamenti qualificanti che ho presentato insieme ad altri colleghi, sui quali ho voluto soffermarmi perché mi sembra che il collega Miglio abbia lasciato lo spazio al sottoscritto per illustrare alcuni di questi emendamenti. Il giudizio per adesso è negativo: aspetto di dibattere ogni emendamento per esprimere più compiutamente un parere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Anch'io penso che la questione del CUR. in quanto questione molto delicata e di non facile soluzione, avrebbe dovuto essere affrontata da tempo.
Quando venne formulata la legge n. 56 si diede al CUR il carattere di organo consultivo, fondato sul principio che le consulenze fossero - questa era l'intenzione - di elevata qualità disciplinare della materia urbanistica e di pianificazione territoriale. In questo senso, il punto c) dell'art. 76 si esprimeva con un'indicazione generica, ma orientativa di un'intenzione. Doveva essere anche il momento in cui le componenti politiche ed amministrative della Regione - quindi gli Assessori competenti su materie di grande incisività sul territorio come i trasporti, la viabilità o la pianificazione territoriale - dovevano far parte del CUR Era indicato che anche i funzionari dei vari Assessorati dovessero far parte del CUR per partecipare al lavoro di esame e d'istruzione dei PRG e per fornire indicazioni consultive alla Giunta. Inoltre, erano presenti gli esperti nominati dalle organizzazioni rappresentative dei Comuni, delle Province e delle Comunità Montane.
La caratteristica, che emerge dall'indicazione allora data, è quella di una partecipazione all'esame e all'istruttoria, che poi si configurò in maniera precisa e rilevante attraverso le disposizioni interne di tutti questi esperti. Il principio era quello dell'alta qualificazione rappresentativa sotto il profilo della necessaria interdisciplinarità, con cui si devono prendere le decisioni in materia territoriale e urbanistica e sotto il profilo politico rappresentativa delle forze politiche presenti in Consiglio regionale, che designavano una parte degli esperti, e delle associazioni degli enti locali. In questa proposta di modifica si perde il principio della qualificazione, dell'interdisciplinarità e della collegialità della Giunta e dell'apparato funzionariale della Regione nel promuovere l'esame e l'istruttoria e nel fornire gli elementi di consulenza all'organismo politico e, in ultima analisi, al Presidente della Giunta che deve emettere i decreti di approvazione e consigliare sul merito delle questioni.
E' difficile recuperare quel principio, e la proposta della Giunta non mi sembra risponda a questa esigenza, anzi, sotto certi profili nega l'esigenza di questo principio di qualificazione, di interdisciplinarietà e di collegialità.
Consapevoli che la questione non è di facile soluzione, abbiamo proposto alcuni elementi che vanno in quella direzione. Le ragioni della modifica del CUR. già espresse da altri colleghi, possono essere sinteticamente rapportate al fatto che il CUR. così com'era articolato nella legge n. 56, con le modalità di partecipazione alla fase istruttoria che le disposizioni interne alla vita del CUR hanno determinato, è Irrealtà diventato una sorta di Consiglio superiore che decide sulla politica urbanistica.
La mia impressione è che la Giunta e l'Assessore competente non abbiano mai assunto decisioni di approvazione, modifica o respinta di PRG difformi dal parere consultivo del CUR. Questo ha portato alla ricerca, all'interno del CUR. del consenso tra chi presiedeva il CUR stesso e il lavoro d'istruttoria, di esame e di esplicitazione d'indirizzi formulato dagli esperti o dai funzionari.
Questo fatto, che credo sia a mente dell'Assessore Carletto, non è di poco rilievo nel determinare le degenerazioni del CUR La ricerca del consenso nel corso dell'istruttoria, fino a condizionare in buona fede il parere del CUR - perché quello era già l'atteggiamento assunto dalla Giunta nell'atto amministrativo di approvazione - ha impedito innanzitutto di evidenziare la dialettica tra momento politico e momento consultivo, e ha determinato, nella logica della composizione di pareri già finalizzati alla conformità con la posizione assunta dalla Giunta, delle logiche di carattere deteriore. Uso questa definizione e non vado oltre, lasciando il resto alla vostra immaginazione.
Il CUR è quindi diventato non solo un centro di posizioni culturali, ma anche di composizione di interessi. Credo sia questo l'aspetto più negativo: la cristallizzazione del CUR. Questa è la questione che va evitata soprattutto In futuro. Ho la sensazione che tale proposta non colga appieno questa problematica e non le porti rimedio.
Un altro elemento di cui credo si debba tener conto è quello che il CUR almeno nell'intenzione, parlo sempre delle intenzioni, perché nel corso degli anni c'è stato un processo di degenerazione e di riduzione del significato del CUR - era anche la sede di un libero confronto culturale e disciplinare, di concezione sotto tutti i profili dei problemi urbanistici.
Si sarebbe quindi dovuto determinare un processo continuo di formazione e qualificazione degli apparati funzionariali della Regione, che hanno un grande ruolo nella gestione della politica urbanistica e anche nella possibilità - se esercitati appunto in termini qualificati e culturalmente elevati di incidere sulle scelte della Giunta regionale.
Credo che questo sia un altro problema importante; già nella discussione generale ho sollevato la questione che l'apparato funzionariale trovi un luogo, che non sia quello esterno ai momenti formali di discussione urbanistica, nel quale confrontarsi in una dialettica formativa e di qualificazione continua con il mondo esterno e con gli esperti esterni. Anche questo è un problema che, così come era stato posto dal CUR con la legge n. 56, non ha poi trovato piena applicazione; anzi, credo che con il passare degli anni questa funzione sia stata addirittura ridotta a nulla.
Sempre nell'ambito di quella degenerazione, è immaginabile cosa pu succedere fra gli esperti esterni, che sono portatori di interessi, e i funzionari interni nella ricerca della composizione e della formalizzazione del parere. Anche questo mi sembra un altro dei problemi grandi, seri di cui tener conto.
I modi per affrontare tale problema possono essere tanti, possono essere anche quelli di una formazione permanente da farsi all'esterno della stessa Regione, intesa come un impegno della Regione in questo senso.
Quello che comunque va evitato è quella cristallizzazione, quella chiusura che il CUR è andato sempre più accentuando al suo interno e che ha separato il CUR dalla realtà della cultura urbanistica territoriale.
Credo che in questo senso anche il Consiglio regionale abbia dato un apporto negativo ad una vita qualificata del CUR Non credo si possa dire che le scelte degli.esperti fatte dal Consiglio regionale siano sempre state all'altezza dell'impegno di un organismo così delicato come il CUR Stiamo, in qualche misura, discutendo di un organismo a cui deleghiamo una parte consistente delle competenze in materia territoriale ed urbanistica della Regione, così come è stato fatto nel passato: nei fatti sarà ancora cosi, e credo che il Consiglio regionale, nella scelta degli esperti, non abbia sempre facilitato questa qualificazione del CUR.
Queste sono le questioni che pongo all'attenzione dell'Assessore, e se vorrà tenerne conto credo che qualche cosa debba già essere esaminato in termini normativi, modificando la proposta della Giunta. La legge si approva nel giro di poche giornate però viene applicata nel corso di tante giornate, settimane e mesi; quindi; credo che l'Assessore debba tenerne conto.
Noi abbiamo presentato alcuni emendamenti che cercano di cogliere questa problematica, avendola coscienza che questo del CUR è un momento molto delicato, ancor più delicato se si pensa che la Giunta approva le deliberazioni senza mai discuterle. Credo di Interpretare la realtà dei fatti e mi piacerebbe vedere i verbali delle riunioni di Giunta in cui si sono approvati degli strumenti urbanistici; sono convinto che il numero delle sedute nelle quali qualche Assessore ha sollevato delle questioni su quei documenti difficilmente superi il numero delle dita delle mani. Sotto questo profilo è questione di delicatezza estrema verso la quale un po' tutti avvertiamo un senso di impotenza.
Ad alcune questioni, però, si può porre rimedio. Abbiamo presentato un emendamento al primo comma dell'art. 9, che pone il problema di espandere il numero degli esperti. Certo, bisogna che gli esperti siano qualificati a svolgere un ruolo che non sia di espressione di interessi professionali sindacali o di parte, ma è necessario che questi siano davvero esperti in questa disciplina e che interpretino problemi e interessi di carattere collettivo e generale.
La questione del numero è giocata su poche possibilità determinanti e ci sembra che 5 esperti possano anche essere pochi. Se poi si pensa che non tutti gli esperti parteciperanno a tutte le riunioni, la dialettica su atti singoli, qualche volta anche importanti, si può restringere ad un numero troppo ristretto di esperti presenti.
Quindi non ne facciamo una questione dirimente per valutare l'articolo presentato dalla Giunta regionale, ma la nostra Indicazione vale come sollecitazione a pensare ad un CUR con un numero di esperti più ampio.
Noi saremmo anche favorevoli a che la responsabilità della designazione fosse fatta non dal Consiglio regionale, per togliere qualsiasi carattere di dipendenza politica e partitica a queste nomine. Già in Commissione abbiamo proposto che gli esperti siano nominati, anche come responsabilità vera e propria; dalle facoltà universitarie interessate à questo problema assumendo queste come i riferimenti culturali più alti; credo che questo si possa fare, sia formalmente che sostanzialmente.
Come dicevo prima, non ne facciamo una questione dirimente; è una sollecitazione, un'indicazione. Ritengo che sia buona norma, in un rapporto di partecipazione, che gli esperti nominati dal Consiglio siano in numero dispari. Effettuare delle nomine su un numero pari è una novità: è già una scelta della ripartizione degli esperti, al di là della votazione. Mi è stato detto che c'è qualche precedente in Consiglio regionale; ritengo comunque che una norma di questo genere, trattandosi di nomina del Consiglio regionale e non di istituti esterni, non tenga conto della rappresentatività che i nominati devono garantire. Questa rappresentatività tra maggioranza e opposizione viene peraltro ridotta fortemente, per effetto della scelta del numero pari. Pertanto, negli emendamenti successivi, dove si propone l'ampliamento ad 8, a me pare necessario o andare a 9 o rimanere a 7.
Abbiamo inoltre presentato alcuni emendamenti che colgono l'esigenza di regolare l'interdisciplinarietà di questi esperti, perché se abbiamo esperti tutti in una sola materia, può diventare difficile quella dialettica che io ritengo necessaria. Un'altra questione riguardala partecipazione di Amministrazioni dello Stato che hanno competenze reali di intervento sul territorio: le Sovrintendenze, le Ferrovie, (ANAS, e così via. Nel CUR erano invitati e non avevano diritto di voto; può essere giusto che continuino a non averlo, nel senso che hanno altri momenti istituzionali attraverso i quali intervenire formalmente, ma certo ritengo che quello dell'esame degli strumenti urbani sia un momento importante rispetto al quale le Amministrazioni dello Stato debbano essere presenti per indicare problematiche provenienti dalla loro stessa attività competenza, funzione programmatoria e progettuale in questi settori.
Lo stesso problema si pone per gli altri Assessorati regionali: sono stati eliminati dal CUR i rappresentanti di quegli Assessorati che hanno competenze più collaterali, intrecciate, dialettiche con la pianificazione urbanistica. In qualche modo questo problema va recuperato: bisogna che nel momento dell'analisi degli strumenti urbanistici, siano presenti i rappresentanti dei vari settori assessorili con un'incidenza rilevante sui problemi urbanistici o che ricevono dalle decisioni urbanistiche un'incidenza rilevante. Questa partecipazione può essere, in qualche misura, codificata anche nella norma di legge; per altri versi, può essere un richiamo a quei settori specifici dell'attività regionale quando i problemi di quel settore sono rilevanti in quegli strumenti urbanistici pur non essendo generalmente presenti. Pertanto, abbiamo presentato degli emendamenti che vanno nella direzione della partecipazione al CUR qualora le Amministrazioni dello Stato le cui competenze incidono sulle decisioni territoriali ed urbanistiche oppure altri Assessorati (ad esempio l'Assessorato alla pianificazione territoriale e quello all'ambiente) ritengano di dover intervenire. Questi ultimi, in generale, devono essere invitati a tutte le riunioni del CUR con possibilità di allargamento ad altri settori quando lo strumento urbanistico ponga rilevanti problemi settoriali di quel tipo.
Un altro nostro emendamento riguarda la garanzia del distacco degli esperti dagli interessi. Certo, in una società dove gli interessi sono molto intrecciati, è difficile dirimere tale questione. Noi diciamo per che deve essere posta nei termini di legge con la maggiore chiarezza possibile e, dove se ne parla, diciamo che i membri del CUR non devono essere interessati agli argomenti in esame, con la specificazione che non lo devono essere non solo direttamente, ma anche tramite uffici a cui possono essere associati o con i quali abbiano di fatto dei rapporti di collaborazione. Mi sembra questa un'altra norma chiara; io sarei perché gli esperti fossero dei consulenti staccati dagli interessi concreti e quindi fossero scelti dalle Università. Se però si rimane alla designazione del Consiglio, bisogna che la nonna di legge chiarisca il criterio secondo Il quale la Regione indica gli esperti.
Ci sono ancora un paio di emendamenti minori che si illustrano da soli.
Pur sapendo che questa materia è di difficile definizione, io mi auguro che l'Assessore abbia colto, non solo in questa seduta, ma anche in quelle precedenti, le problematiche esistenti e che sono state espresse dai colleghi (io ho espresso quelle che mi parevano più rilevanti). Auspico che anche in questa sede sia rivolta attenzione a questo aspetto.
L'ultima questione che ritengo di dover richiamare è la necessità di inserire fra le presenze consultive nel CUR quella che riguarda il problema ambiente, e non solo attraverso la presenza di un funzionario (che è senza diritto di voto) dell'Assessorato all'ambiente. Ravviso l'esigenza di una presenza del mondo ambientalista, una rappresentanza delle associazioni ambientaliste fra gli esperti, qualificati in questo senso e quindi a titolo pieno, con diritto di voto, con possibilità di partecipazione alla formulazione dialettica delle varie posizioni, per esprimere una posizione che può anche rimanere tale, magari non accettata appieno nell'operazione finale di approvazione degli strumenti urbanistici, ma è giusto che ci sia e che pesi. E non solo per il valore culturale che hanno assunto le associazioni ambientalistiche; ma anche e soprattutto per il peso che la questione ambientale ha assunto nel nostro Paese.
Nel mio intervento in sede di discussione generale su questa legge ho detto che il territorio non è che una sezione dell'ambiente. Una sezione certamente importante in quanto vi si svolge l'attività dell'uomo, ovvero colui che oggi più incide sulle modifiche ecologiche. La pianificazione territoriale ed urbanistica deve portare con sé finalità di difesa ambientale ed ecologica. Siamo poco armati su questo tipo di atteggiamento e di attenzione; ho posto la questione per sottolinearla come il problema più importante. Anche la Regione è poco armata sull'argomento; e lo dimostrano tutti i giorni le difficoltà e i tentennamenti sui problemi ambientali. E' necessaria una testimonianza ed una rappresentanza del mondo ambientalista, con la garanzia di un esperto di elevata qualificazione fra gli esperti che hanno diritto di voto e pieno titolo di partecipazione alla discussione all'interno del CUR.
In questo senso, abbiamo presentato un emendamento che sollecita la presenza di un rappresentante di "Italia Nostra" Abbiamo fatto una scelta in questo senso - anche se avremmo potuto pensare ad una designazione operata da parte delle associazioni ambientaliste - riconoscendo ad "Italia nostra" una lunga tradizione, in un primo momento essenzialmente urbanistica e territoriale e poi, man mano, sempre più espressione della cultura ambientale. E, un'associazione a carattere nazionale che, a mio avviso, potrebbe essere di riferimento per tutte le associazioni ambientalistiche, nel caso specifico, ove si ponesse un problema ambientale in materia urbanistica e territoriale. Il che non nega la possibilità, anzi l'esigenza - ove questa mia sollecitazione venisse accolta - che le associazioni ambientalistiche si accordino nel designare concordemente questo esperto.
Chiedo all'Assessore Carletto di tener conto di questa problematica non si tratta solo di sensibilità: l'introduzione della figura di un esperto ambientalista dovrebbe sottolineare che la Regione non fa del problema ambientale una questione settoriale, di Assessorato, ma lo assume culturalmente come tematica generate di cui la pianificazione territoriale e quella urbanistica devono essere portatrici.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GROSSO



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Indubbiamente, la materia sulla quale ci stiamo confrontando è, dal punto di vista storico, fra quelle di più delicato e difficile approccio come giustamente diceva il collega Rivalta.
Abbiamo tutti l'interesse e il desiderio di dare un contributo significativo; molte volte ci troviamo in questo senso poco attrezzati nella formulazione definitiva delle nostre proposte.
In primo luogo, a noi sembra debba essere registrata con soddisfazione la fine del CUR inteso come sinedrio o "trilaterale", ovvero come livello occulto di potere che sostanzialmente aveva snaturato la ragion d'essere della Regione e della Giunta su questa materia.
L'articolato che ci è stato proposto e sul quale si è lavorato è faticoso, perché, pur non potendo rompere con una serie di istituti e di formule vigenti, ha contemporaneamente l'esigenza di produrre il nuovo. Mi sembra quindi poco proponibile la definizione, anche se l'accetto e non intendo rimetterla in discussione, del CUR come ente ed organo consultivo.
Il fatto che sia presieduto da un Assessore indica qualcosa di diverso da un soggetto consultivo; quel poco di diritto amministrativo e costituzionale che ci è rimasto ci ricorda che ci deve essere separatezza assoluta tra soggetto attivo che decide e soggetto consultivo che dà pareri. La divisione comporta anche la sanzione, e cioè la necessità di motivazione qualora ci si discosti dal parere dell'ente consultivo in caso di parere obbligatorio e non vincolante: il fatto che il parere non sia vincolante, non significa che sia ininfluente.
Per parte nostra, a questo punto della strada percorsa, per pervenire in tappe successive ad una modernizzazione della normativa e soprattutto della cultura urbanistica, preferiamo considerare il CUR una sede di approfondimento diviso in due componenti: una che vota e una che non vota ritenendo che colui che vota deve dare un approfondimento più ponderato e responsabile; la parte che non vota darà un contributo di altra natura. Non si tratta di questione formale, ma del tipo di impegno richiesto a questi interlocutori.
Diversamente dal collega Rivalta, ritengo che l'aspetto tecnico sul quale si insiste debba essere invece considerato un elemento sul quale immaginare di uscire non nell'immediato ma in prospettiva. Se la Giunta avesse ritenuto il proprio organico e il sistema dei servizi regionali non in grado, dal punto di vista tecnico, di predisporre provvedimenti tecnicamente coerenti con l'esigenza di qualità del prodotto-Piano regolatore; essa avrebbe dovuto proporre un metodo di lavoro che affiancasse operativamente alla propria struttura, con una convenzione l'Università e il Politecnico, in particolare le Facoltà di architettura e di geologia. Così facendo avrebbe instaurato così un rapporto continuo giustificato dalle insufficienti conoscenze dei nostri tecnici per la valutazione del prodotto-Piano regolatore dal punto di vista tecnico normativo e qualitativo, che devono quindi essere permanentemente affiancati nel lavoro che li porterà alla stesura della relazione da quanto di meglio produce l'intelligenza e la ricerca nella nostra Regione. Questa scelta non è stata fatta e non mi sembra corretto ridurre il contributo del CUR a un fatto prevalentemente o esclusivamente tecnico. Proprio per le ragioni che il Consigliere Rivalta ha portato in quest'aula a più riprese e che altri colleghi hanno risollevato o posto essi stessi, la riduzione delle sedi di occasioni di pronunciamento e di confronto politico - penso alla deliberazione programmatica, alle varianti - in sostanza il confronto con la società civile, a nostro modo di vedere comporta l'esigenza che il CUR sia occasione di confronto tra la Giunta e la società civile prima dell'assunzione finale della decisione.
L'Assessore potrà valutare, in questa impostazione, l'emendamento a firma mia e di altri, che pone l'esigenza della presenza delle categorie produttive e non solo, ma non nei termini in cui le poneva il Consigliere Rivalta, cioè non per votare, ma per conoscere e far conoscere. La società esterna, organizzata e qualificata culturalmente e portatrice di forti interessi nel senso alto e nobile della parola (che è poi l'oggetto della politica, tanto per intenderci) ha il diritto-dovere di conoscere e far conoscere: non è una cortesia che facciamo; la democrazia, da Confucio in poi, è fondata sulla conoscenza. La Giunta ha Interesse a conoscere, così come la società civile ha interesse a far conoscere.
Il nostro emendamento tende a far nascere un rapporto fra Giunta e società civile, in specie con le categorie produttive; evidentemente; non abbiamo alcuna difficoltà a che il nostro emendamento sia la sede entro la quale aprire questo tipo di rapporto conoscenza-informazione con la società civile e quindi non esclusivamente con le categorie produttive. Ma la società civile, che deve conoscere tutto e quindi partecipa per conoscere partecipa con che richiesta? Non ci interessa dare a personaggi più o meno rappresentativi e capaci uno scenario in cui blaterare e interloquire su tutto e sempre, ma vogliamo che sia data la possibilità alla Giunta di chiedere puntualmente e sistematicamente elementi di conoscenza ai fini delle decisioni da assumere.
Spero sia stato chiarito al colleghi e alla Giunta il senso dell'emendamento da noi presentato che, ripeto, è da considerarsi aperto rispetto ad altri soggetti. Non si tratta di riaprire un tavolo a cui tutti hanno diritto di dire e di fare; la società civile, a nostro modo di vedere, organizzata e presente, ha il diritto-dovere di partecipare a quest'opera di conoscenza per se stessa e di informazione nei confronti del Governo regionale. Così facendo, riteniamo di dare un contributo a una fase che oggettivamente si colloca come transitoria. E' evidente che gli interventi che sono venuti, il mio per quel poco che può valere e rappresentare e quello del Consigliere Rivalta sicuramente portatore di un pezzo non indifferente della cultura e della società, indicano che Il rapporto tra funzione di Governo e funzione consultiva è un qualcosa che non definiamo oggi per i secoli a venire, ma che definiamo oggi per oggi.
Così come il rapporto tra noi e la società civile, che consideriamo elemento indispensabile per la vitalità della democrazia, è una questione che decidiamo unicamente per oggi.
Mi auguro che l'emendamento venga accolto, ma se per caso l'Assessore dovesse essere contrario e l'emendamento dovesse essere ripensato e rivalutato insieme, la nuova formulazione deve essere all'interno di questa ricerca comune di un percorso mai definibile definitivamente ma continuamente in trasformazione: la democrazia è soprattutto la trasformazione dei rapporti e delle conoscenze.
Per parte mia, considero questo intervento illustrativo anche dell'emendamento; se qualche collega firmatario riterrà di doverlo approfondire gli sarò grato. Mi auguro che i colleghi e la Giunta abbiano colto il senso di questo nostro impegno.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'urbanistica

Sulla questione della composizione di questa Commissione si è lungamente discusso, sia in aula nel dibattito generale che in Commissione.
Gli interventi che i colleghi hanno svolto poc'anzi dimostrano un giudizio negativo sul CUR. sul suo funzionamento, sull'incapacità di interpretare il ruolo e le funzioni che il legislatore regionale gli aveva affidato; su questo, mi pare che maggioranza ed opposizione siano concordi.
Per superare questo stato di difficoltà sono maturate negli anni numerose proposte provenienti dai vari Gruppi. C'era chi proponeva di sopprimerlo, chi di modificarlo e nella modifica ci si divideva perché le proposte erano le più variegate ed articolate.
Voglio far rilevare che non è facile modificare un organismo come il CUR. perché i problemi sono complessi (bisogna definire bene il ruolo, le competenze, quindi quali risultati vogliamo ottenere con questo organismo) e perché riaffiorano divergenze di concezioni, non tanto politiche, quanto culturali, sul ruolo che esso deve svolgere e su come si rapportano le istituzioni alla società.
Di questo argomento abbiamo lungamente discusso e la Giunta è arrivata ad una proposta che tiene conto delle osservazioni dei vari Gruppi proposta sulla quale mi voglio brevemente intrattenere per spiegare quali sono gli obiettivi che intendiamo e speriamo di raggiungere. Innanzitutto quello di avere un organismo che non si chiami più Comitato, ma Commissione. In questa parola c'è il significato della modifica che vogliamo introdurre; non più un Comitato, cioè un organismo nel quale si confrontano le istituzioni, le parti sociali, i vari soggetti in una sorta di stanza di compensazione degli interessi, ma una Commissione intesa come strumento tecnico della Regione. Se i colleghi mi consentono, per Regione si intende la Giunta regionale, quindi una Commissione Tecnica della Giunta Regionale alla quale non è escluso possa accedere, per un parere, anche il Consiglio, quindi tutte le forze politiche, attraverso un percorso istituzionalmente corretto.
Esso diventa quindi uno strumento tecnico della Giunta, come ad esempio il CROP, un punto di riferimento tecnico che, come ha detto il collega Marchini, potrebbe essere sancito anche non attraverso un voto. Sul fatto che siamo in una fase di transizione e che dobbiamo affinarci ero e rimango d'accordo. Siamo d'accordo tutti che, così com'è, il CUR non può andare avanti; proviamo questa esperienza, non è detto che fra un anno non si possa migliorare, addirittura arrivare ad uno strumento il cui lavoro non si concluda con un voto o come fatto finale di un processo di esame di una pratica, altrimenti avrebbe le caratteristiche che il collega Chiezzi giustamente richiamava.
Oggi la tecnica legislativa non consente di realizzare uno strumento tecnico che esprime osservazioni su un provvedimento urbanistico lasciando alla struttura il compito di concludere il proprio lavoro attraverso il concorso di questo strumento tecnico. Sarebbe la soluzione ottimale, ma purtroppo non è possibile ottenerla per una serie di ragioni. Mi sembra comunque che, così come si configura, raggiunga alcuni obiettivi.
Propongo dunque una Commissione Tecnica non pletorica, con un numero ristretto, formata da professionalità che possano offrire quel, contributo tecnico di cui la Giunta ha bisogno, presieduta dall'Assessore all'urbanistica o, se non lui perché impossibilitato, da un altro Assessore.
Ringrazio il Consigliere Miglio per aver valutato positivamente l'emendamento, che ritengo segni anche l'impegno della Giunta a guidare questo organismo tecnico e a raccogliere tutte le indicazioni attraverso la Presidenza di un Assessore.
Rispetto alla questione dei membri nominati dal Consiglio regionale ritengo giusto poter aumentare il loro numero; ho presentato un emendamento per passare da 5 ad 8 membri, emendamento che risponde alle numerose obiezioni dei colleghi. Anziché lasciare in modo generico la professionalità degli esperti nominati dal Consiglio Regionale, sono dell'opinione che debbano essere presenti le seguenti professionalità: pianificazione territoriale, urbanistica, agricoltura, geologia, ambiente viabilità e trasporti. Ci paiono queste le professionalità che possono concorrere utilmente a fornire un parere qualificato all'interno della CTU.
Formulerei quindi un emendamento in questa direzione, recuperando anche la questione ambientale, proponendo cioè gli esperti ambientali che i Consiglieri Chiezzi, Rivalta, Miglio e Marino sottolineavano, evitando l'indicazione di un ambientalista in termini generici che fa sì che fra le associazioni ambientaliste vi siano problemi riguardo alla nomina.
Richiamerei quindi l'esperienza ambientale, dando una valenza forte alla questione ambientale e introducendola fra le professionalità che devono essere presenti all'interno dei designati dal Consiglio regionale.
Mi sembra questo un modo per qualificare gli esperti; per garantire all'interno della CTU la loro presenza, abbiamo aggiunto esperti in viabilità e trasporti (che non sono stati richiamati dai colleghi, ma che riteniamo utili).
Per quanto riguarda gli enti di Stato, nella norma è previsto che siano invitati quelli interessati ai provvedimenti urbanistici. Questa, come altre questioni, la rimanderei al Regolamento della CTU, in quanto mi sembra non opportuno che la legge definisca tali aspetti. Il Regolamento individuerà gli enti di Stato chiamati ai lavori della CTU, ovviamente senza diritto di voto, in modo da garantire tutte le presenze relative a questioni importanti della vita della nostra società, che dal punto di vista territoriale è bene siano presenti.
Rimanderei pure al Regolamento la definizione dei Dirigenti responsabili di settore della struttura regionale, che inviteremo al lavoro della CTU per garantire la presenza di più Assessorati - mi riferisco all'ambiente, ai trasporti, alla pianificazione territoriale e ad altri cioè di tutti quelli i cui Dirigenti è giusto siano presenti, onde garantire la presenza della Giunta regionale nelle varie artico]azioni che attengono alle questioni territoriali. In riferimento all'emendamento presentato dal collega Rivalta (la cui questione è stata posta anche da altri colleghi) relativamente alla possibilità che i membri della CTU possano svolgere attività professionale, quindi al rischio che questo possa determinare delle questioni di non correttezza, penso che possa essere accolto; al momento opportuno confermerò alla Presidenza del Consiglio di accettarlo.
Il complesso dei problemi non è facile e non è così definitivo per come o proponiamo; non è facile da risolvere né riteniamo questa definizione definitiva, ultimativa. Bisogna tener conto delle preoccupazioni emerse, ma soprattutto occorre andare nella direzione di cogliere gli aspetti importanti di snellimento e di grande ed alta professionalità. Se il Consiglio regionale approverà il mio emendamento, chiedo ai colleghi - mi riferisco soprattutto ai Capigruppo - di individuare le professionalità degli otto esperti nel livello massimo possibile, proprio per garantire quegli obiettivi che la Giunta, appoggiata dal Consiglio, si è data nel momento in cui ha sostituito il CUR con la CTU.
Auguriamoci che il nostro lavoro possa dare dei buoni risultati ripeto, non è una scelta ultimativa, quindi non è escluso che in futuro si possa, alla luce di questa esperienza, di questa proposta e di come questa proposta atterrerà nel concreto, rivederla e se necessario anche correggerla.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

Il Consigliere Miglio ritira l'emendamento n.91).
91 bis) Emendamento presentato dalla Giunta regionale: All'art. 9 vengono apposte le seguenti modifiche: al terzo comma del nuovo art. 76, alla lettera a) sono soppresse le parole "o suo delegato," e dopo la parola "presiede" il punto e virgola è soppresso e vengono aggiunte le parole "o, in sua assenza, altro Assessore designato dal Presidente della Giunta regionale".
Sempre al terzo comma del nuovo art. 76, alla lettera b), le parole "cinque esperti" sono sostituite dalle parole "otto esperti" e le parole "tre nominativi" sono sostituite dalle parole "cinque nominativi".
sub 91 bis) Emendamento presentato dalla Giunta regionale: All'art. 9, vengono apportate le seguenti modifiche: al terzo comma lettera b), dopo la parola "esperti" sono aggiunte le parole "di cui sei devono garantire la specifica e comprovata competenza nelle discipline che interessano la pianificazione territoriale ed urbanistica, la viabilità e i trasporti, la geologia, l'ambiente e l'agricoltura".
sub sub 91 bis) Emendamento integrativo presentato dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti: "esperto in problemi inerenti l'eliminazione delle barriere architettoniche".
La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'urbanistica

Non esiste un esperto in barriere architettoniche. Le barriere architettoniche sono un problema e quindi tutti i tecnici sono in grado di proporre un progetto che le abbatta; mi sembra una caratteristica non coerente con Il tipo di problema che stiamo affrontando. Non c'è un esperto: per esempio, di stadi comunali; gli stadi li progettano gli architetti e gli ingegneri, quindi mi pare una fattispecie che non possa rientrare in queste categorie. Il subemendamento non è accolto.



PRESIDENTE

Chiede di intervenire il Consigliere Maggiorotti; ne ha facoltà.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

E' vero, non esiste l'esperto inteso come titolare di una disciplina ma è pur vero che esistono testimoni privilegiati del problema inerente il superamento delle barriere architettoniche.
Si potrebbe riproporre la cosa come esigenza di indicare o comunque di consultare persone indicate dalle Associazioni dei disabili per valutare in casi che vanno individuati, la conformità dei progetti in relazione all'obiettivo dell'eliminazione delle barriere. Bisogna dire che In questi anni si sono formati tecnici che, pur non avendo un titolo specifico, hanno l'esperienza che consente loro di essere in grado più di altri di esprimere pareri rispetto a questa finalità.
L'esperienza insegna che non tutti hanno ben presente tale questione all'interno della loro attenzione e professionalità, così come tra i tecnici non tutti si occupano del rispetto delle norme che tutelano l'ambiente. In questo senso pensavamo potesse esserci, se non una professionalità, l'indicazione specifica delle persone che potrebbero portare tali questioni In Commissione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

Con l'emendamento 91 bis si risolve, in modo non condivisibile, una serie di richieste di allargamento numerico, di competenze e di orientamenti di questo nuovo organo.
Non condivido l'impostazione di fondo con cui è stato presentato l'emendamento. In particolare mi riferisco a tre questioni: la presenza di altri Assessori, l'allargamento dei membri eletti dal Consiglio regionale e la presenza delle associazioni ambientaliste In questo nuovo organo.
Inoltre avevo presentato un altro emendamento sulla presenza dei geologi che pero non ha bisogno di commento. I tre emendamenti da me proposti avevano non solo un'impostazione culturale, ma anche di pluralismo e di democrazia sul modo di ricostruire un organismo di questo tipo. L'Assessore ha risolto il problema mescolando questioni che non potevano essere mescolate, cioè accogliendo la proposta di allargare la presenza dei membri eletti dal Consiglio regionale da 5 a 8.
Faccio notare che sul piano degli "interessi di bottega" sarebbe stato più utile e conveniente, per un Consigliere di opposizione, presentare la richiesta di 7 membri e non di 8. Ho proposto il numero 8, perché mi sembrava che in un organismo come questo, la presenza delle diverse posizioni politico-culturali presenti nel Consiglio, o per io meno di una quantità rilevante anche della maggioranza, fosse una questione di democrazia e di pluralismo. L'Assessore, invece, giustifica la sua proposta di allargamento dei membri eletti dal Consiglio regionale come un modo per supplire al fatto che d'ora in avanti si nega agli ambientalisti la presenza in un organo di questo tipo.
Tali questioni non possono essere confuse fra di loro e talvolta anche il Consigliere Marchini fa grande confusione. Mi sento in dovere di intervenire perché ritengo che gli interessi delle categorie non siano confondibili con gli interessi generali dell'ambiente. Non si può pensare che un organismo diventi pluralista degli interessi delle categorie quando.
oltre agli agricoltori, agli industriali, ai piccoli artigiani, ai panettieri, ai salumieri, ai bottegai, al tassisti e agli operai, si inseriscono anche gli ambientalisti. Rifiuto questa logica, perché, al di là di qualche caso particolare in cui questo può essere avvenuto, non mi risulta che gli ambientalisti, in particolare le associazioni ambientaliste, vadano a difendere interessi particolari di alcuno In nessun organismo In cui sono fatti entrare dalla Regione. Se lo fanno, vuol dire che svolgono male il loro ruolo, ma a me sembra che non lo facciano.
Non si possono confondere gli interessi dei salumieri con quelli dell'ambiente, non è accettabile. Mi sembra quindi che la soluzione di aumentare a 8 i membri eletti, dal Consiglio regionale sia il modo per allargare, in modo più democratico, la lottizzazione. Magari, se possibile si possono nominare, sia per la maggioranza che per l'opposizione, membri che abbiano competenze sulle questioni di cui si parla, e non soltanto dei propri fidati.
Escludere gli ambientalisti da un organismo come questo lo ritengo un fatto particolarmente grave e sul quale mi permetto d'intervenire.
Legata a questa; c'è un'altra questione: quando ho riproposto di inserire l'Assessore alla pianificazione territoriale fra i membri di diritto nella CTU, mi sono sentito rispondere che, in assenza dell'Assessore all'urbanistica, sarà presente un altro Assessore designato dal Presidente della Giunta. Assessore che può essere quello al lavoro alla sanità, cioè quello che in quel momento è libero per garantire formalmente la presenza della Giunta. Almeno per quanto mi riguarda, ho riproposto l'inserimento, fra i membri che hanno pieno diritto dell'Assessore alla pianificazione territoriale e quello ai trasporti. L'ho fatto per una motivazione di fondo, prima che di ordine politico-culturale.
L'urbanistica non è come fare dei salami, ma è una questione che va discussa insieme ad un' impostazione più generale della pianificazione territoriale, di cui discuteremo per compartimenti stagni in un altro disegno di legge. La presenza dell'Assessore o di suoi delegati alla pianificazione territoriale è un modo per garantire culturalmente, prima che politicamente, che le scelte che si fanno abbiano un rapporto di rispetto e di sviluppo equilibrato del territorio, e non serve solo a garantire la presenza di un Assessore.
Da questo punto di vista non condivido, anche se ne ho colto il significato, nemmeno l'intervento del Consigliere Miglio su questo argomento, al quale secondo me è sfuggito questo aspetto.
Non credo che quando si parla di questioni urbanistiche un Assessore alla sanità o al bilancio sia l'equivalente dell'Assessore alla pianificazione territoriale: è una presenza di ordine diverso.
Voterò quindi contro questo emendamento, perché ritengo che abbia creato una grande confusione rispetto alle questioni che alcuni di noi avevano posto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Intervengo per sostenere l'opportunità di prevedere, all'interno della CTU, un esperto che possa assumere - come diceva il collega Maggiorotti il ruolo di testimone privilegiato o di testimone più attento ai problemi delle barriere architettoniche. Questa, Assessore Carletto, sarebbe una grossa novità, che tende a superare il difetto insito nel modo di vivere nella nostra società, riguardante l'inosservanza e la disattenzione verso il problema delle barriere architettoniche.
Non c'è l'esperto che sa progettare il piano inclinato, per fare viaggiare a norma chi si sposta attraverso una carrozzella. Il fatto è che c'è disattenzione su questo.
Introdurre nella CTU la dizione "esperti testimoni privilegiati attenti verso questo problema" sarebbe una grossa innovazione; perché nella CTU ci sarebbe la presenza fisica di chi è ritenuto esperto, avendo preso particolarmente in considerazione questi problemi. Per quanto riguarda l'emendamento dell'Assessore, anch'io come il collega Marino rilevo un pericolo. Accanto a competenze di carattere scientifico-disciplinare, di cultura generale (la pianificazione urbanistica, il problema dei trasporti la geologia, l'ambiente), l'Assessore prevede di inserire un elemento che scientifico e disciplinare non è l'agricoltura.
Il termine "agricoltura" ha una caratteristica corporativa e settoriale, sarebbe più corretto l'inserimento della figura dell'agronomo o dell'esperto in scienze agronome e forestali.
Penso che una delle preoccupazioni del collega Marino sia proprio quella di aver visto inserire il termine relativo ad un comparto produttivo e non ad altri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

Gradirei che l'Assessore mi ascoltasse, perché il problema è analogo.
La lettura della definizione degli esperti presenta una contraddizione: quando si parla di urbanista, di pianificatore del territorio e di geologo si tratta di persone che hanno una qualifica, magari anche conseguita dopo una laurea, che si richiama ad un campo disciplinare specifico: parlare invece di agricoltore crea un equivoco. Mi pare che l'orientamento possa essere facilmente recepito specificando meglio questo termine, che pu essere appunto agronomo o qualcos'altro.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marchini; ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

D tempo breve non mi consente di rispondere alle accuse di fare confusione che mi sono state rivolte. Dico pero che, in una società pluralista, il pluralismo non significa la presenza di tanti Consiglieri ma significa riconoscere alla società civile la portata politica degli interessi di cui è espressione e quindi che la società moderna, anche nei suoi elementi di specificità, sa caricarsi di rappresentanze di Interessi generali.
Quindi io rifiuto di immaginare che il rappresentante degli agricoltori sia un rappresentante corporativo, perché ho la concezione che la società sia capace di farsi carico di interessi di carattere generale anche attraverso espressioni di tipo particolare.
Mi rivolgo soprattutto a lei, Presidente, e al Presidente della Commissione nomine: questo articolo rischia di diventare una trappola nella quale siamo anche caduti con la legge sui parchi, quella cioè di costringere i Gruppi a delle designazioni troppo tecniche, con la conseguenza che i tecnici non si nominano e gli uni e gli altri, in Commissione nomine, avalliamo come tali persone che non lo sono. Sono quindi a suggerire che la lettura di questo articolo non sia vincolante se non per una parte degli otto membri che dobbiamo nominare: se l'Assessore fosse orientato a recuperare all'interno dell'elenco altre specificità paradossalmente non sarei contrario, pero riducendo il numero delle professionalità che comunque devono essere introdotte.
A mio modo di vedere, non ci deve essere coincidenza fra le professionalità richieste e le professionalità da nominare; mi pare che non sia fuori luogo immaginare che una quota parte, cinque o sei degli esperti possa essere nominata all'interno di un elenco di professionalità precise lasciando al Consiglio regionale di valutare di volta in volta quali professionalità coprire. Se però. In questo senso, chiariamo che sei degli otto vanno scelti tra le professionalità indicate dalla legge, a questo punto le professionalità indicate dalla legge non debbono essere necessariamente sei, possono benissimo essere otto; possiamo quindi immaginare che, in prosieguo di tempo, possa magari nascere quella professionalità che qualche collega qui ritiene di dover indicare.
A me preme che questo sia chiarito: i sei dovranno essere veramente espressione di professionalità; se due non hanno professionalità, non dobbiamo vergognarci di dirlo: pinco pallino è soltanto pinco pallino, e non lo promuoviamo sul campo a esperto perché così dice la legge.
Lascio quindi alla Giunta la gestione di questo, tenendo presente che comunque questo vale come norma interpretativa. E' un passaggio delicato insisto; la mia dichiarazione tende in primo luogo a: 1) chiarire che l'indicazione delle professionalità così come è messa significa che sei degli otto devono avere la professionalità e non tutti gli otto (professionalità reperibile nelle sei categorie) 2) un suggerimento all'Assessore: di allargare, se lo ritiene (data questa impostazione), le professionalità ipotizzabili perché non c'è l'ancoraggio ristretto tra professionalità e nomine.
In questo modo immaginiamo un ventaglio più ampio di professionalità all'interno delle quali sceglierne almeno sei; il che vuol dire.
Presidente, che se le professionalità sono più di sei, sarà grossa la responsabilità del Consiglio che riterrà di non coprire le esperienze tipo quella ambientale o quella delle barriere architettoniche indicate come opportune ma non necessarie.
Questo sarà un atto di responsabilità politica.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'urbanistica

La Giunta è d'accordo con l'interpretazione del collega Marchini, nel senso che abbiamo elencato sei professionalità e quindi almeno una di queste deve essere presente fra gli otto, quindi - ripeto - sono sei su otto: lo esplicitiamo meglio nel testo dell'emendamento dicendo "otto esperti, di cui sei espressione delle seguenti professionalità".
L'interpretazione del Consigliere Marchini è dunque corretta e la esplicitiamo meglio in legge.
Per quanto riguarda l'agronomo, io avevo scritto agricoltura perché era quella la categoria nella quale inserire l'agronomo; la dizione, per problemi tecnici, non si può cambiare, quindi rimane così.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento integrativo sub sub 91 bis presentato dai Consiglieri Chiezzi e Maggiorotti, non accolto dalla Giunta.
L'emendamento è respinto con 3 voti favorevoli, 23 contrari e 6 astensioni.
Pongo in votazione l'emendamento n. 91 bis presentato dalla Giunta regionale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 27 voti favorevoli, 4 contrari e 5 astensioni.
Pongo in votazione l'emendamento sub 91 bis presentato dalla Giunta regionale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 27 voti favorevoli, 4 contrari e 5 astensioni.
92) Emendamento presentato dai Consiglieri Marino e Chiezzi: Al quarto capoverso dopo i due punti: "(la Commissione Tecnica Urbanistica composta da...)", aggiungere "a bis) l'Assessore regionale alla pianificazione territoriale o suo funzionario delegato con specifica designazione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 2 voti favorevoli, 23 contrari e 11 astensioni.
93) emendamento presentato dai Consiglieri Marino e Chiezzi: Al quarto capoverso dopo i due punti "(la Commissione Tecnica Urbanistica è composta da...)" alla lettera b) modificare "cinque esperti designati dal Consiglio regionale con voto limitato a tre" con "otto esperti designati dal Consiglio regionale con voto limitato a cinque".
94) Emendamento presentato dai Consiglieri Rivalta. Bresso e Buzio: Al primo comma, quarto capoverso dopo i due punti, alla lettera d) sostituire le parole "cinque esperti" con "sette esperti".
L'emendamento n. 93) presentato dai Consiglieri Marino e Chiezzi e l'emendamento n. 94) presentato dai Consiglieri Rivalta, Bresso e Buzio vengono assorbiti dagli emendamenti n. 91 bis e sub 91 bis.
95) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Miglio e Segre: All'art. 9 del disegno di legge n. 98, che sostituisce l'art. 76 della LR n. 56/77 e s.m, ed i., sono apportate le seguenti modificazioni: al terzo comma dell'art.76 la lettera d) è così modificata: "d) quattro esperti designati dall'Università degli studi di Torino, del Politecnico di Torino, dell'Istituto Nazionale di Urbanistica e dall'Associazione Nazionale Centri storici ed Artistici".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 6 voti favorevoli, 24 contrari e 7 astensioni.
96) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Miglio e Segre: All'art. 9 del disegno di legge n. 98, che sostituisce l'art. 76 della LR n. 56/77 e s.m, ed i., sono apportate le seguenti modificazioni: al terzo comma dell'art. 76, la lettera d) è così modificata: "d) tre esperti designati dall'Università degli Studi di Torino, dal Politecnico di Torino, dall'Istituto Nazionale di Urbanistica".
L'emendamento n. 96) è stato ritirato.
97) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Miglio e Segre: All'art. 9 del disegno di legge n. 98, che sostituisce l'art. 76 della LR n. 56/77 e s.m, ed i., sono apportate le seguenti modificazioni: al terzo comma dell'art. 76, alla lettera d), dopo la parola "ingegneri" aggiungere "dell'ordine dei Geologi, dell'Ordine degli Agronomi" e modificare il numero degli esperti di conseguenza.
La parola al Consigliere Chiezzi per dichiarazione di voto.



CHIEZZI Giuseppe

Questo emendamento tratta del delicato problema, a mio avviso, relativo al coinvolgimento degli Ordini professionali come soggetti proponenti esperti in vari organismi.
Lamia opinione è che, in linea di norma, non sia più proponibile individuare questa competenza negli Ordini professionali. Penso si debba affermare che gli Ordini professionali sono una specie di Magistratura delle professioni che si occupa di verificare la correttezza dell'attività professionale degli iscritti e l'osservanza di regole di deontologia professionale: ritengo quindi che non debbano essere assegnati agli Ordini competenze di questa natura.
Ciò premesse, dichiaro il disaccordo con l'introduzione degli Ordini professionali come soggetti che indicano nominativi per queste ed altre Commissioni. Vista però la volontà della Giunta regionale di mantenere la presenza degli Ordini, non capisco perché non si debba prevedere, in aggiunta agli Ordini proposti dalla Giunta regionale, anche l'Ordine dei geologi e l'Ordine degli agronomi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglio.



MIGLIO Mario

Brevemente, per spiegare il senso di questo emendamento.
Se si accetta di introdurre come membri di diritto i rappresentanti degli Ordini degli ingegneri e degli architetti, ritengo opportuno affiancarvi anche i rappresentanti di altri due Ordini, che al pari di questi sono in grado di portare un'esperienza specifica e pluridisciplinare in grado di arricchire direttamente l'apporto complessivo di elaborazione culturale e di osservazioni che la Commissione può sviluppare.
Accettando l'ipotesi iniziale dell'Assessore di mantenere la presenza degli Ordini professionali - non più espressione di un fertile dibattito culturale ma, piuttosto, l'espressione di interessi specifici - ci pareva limitante selezionare fra gli Ordini quelli che si ritiene abbiano maggior attinenza con il discorso sulla pianificazione territoriale.
Ci pareva dunque opportuno ribadire il principio pur conoscendo le difficoltà che incontra.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 97) presentato dai Consiglieri Chiezzi, Miglio e Segre, non accolto dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 12 voti favorevoli, 23 contrari e 1 astensione.
98) Emendamento presentato dai Consiglieri Marino e Chiezzi:' Al quarto capoverso dopo i due punti ("La Commissione Tecnica Urbanistica è composta da ...") alla lettera d) aggiungere: "dall'Ordine dei Geologi".
Pongo in votazione l'emendamento n. 98) presentato dai Consiglieri Chiezzi e Miglio.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 12 voti favorevoli, 23 contrari e 1 astensione.
Sub 99) Emendamento presentato dai Consiglieri Marino e Chiezzi: Al quarto capoverso dopo i due punti aggiungere la seguente nuova lettera e): "Due esperti designati congiuntamente dalle principali Associazioni Ambientaliste".
La parola al Consigliere Marino per l'illustrazione.



MARINO Massimo

Questo emendamento, che in precedenza aveva il numero 101, nella composizione del nuovo organo richiede l'aggiunta di una nuova lettera e) con la quale si dice "due esperti designati congiuntamente dalle principali associazione ambientaliste". Ho chiesto che venisse spostato come subemendamento a quello presentato dai colleghi Rivalta, Bresso e Buzio emendamento che chiede di aggiungere "l'Associazione Italia nostra e l'Associazione nazionale centri storici-artistici"per le motivazioni prima illustrate. Ritengo che la presenza delle associazioni ambientaliste all'interno di un organo di questo tipo non debba essere confusa con quella di categorie di Ordini o altri soggetti che hanno competenze specifiche o difendono interessi specifici.
Per questo motivo, ho proposto la designazione di due rappresentanti delle associazioni ambientaliste, non casualmente, come una nuova lettera e). Da questo punto di vista, anche se ovviamente non si possono che condividere le precedenti valutazioni del Consigliere Rivalta sulla storica esperienza di "Italia nostra" - mi risulta che l'Assessore boccerà comunque entrambi gli emendamenti - credo sia più chiaro e più trasparente il fatto che si proponga la presenza degli ambientalisti separatamente dagli altri punti contenuti nell'articolo.
Sono perplesso nel votare l'emendamento - infatti mi asterrò - che propone l'associazione "Italia nostra", che in qualche modo non necessariamente ma formalmente escluderebbe le altre associazioni, anche se è vero quanto diceva lo stesso Consigliere Rivalta, e cioè che nessuno vieta che si accordino fra loro. Non condivido che si scriva "l'Associazione Italia nostra" invece di "le associazioni ambientaliste"come aggiunta finale al punto d), facendo seguire la frase dalle parole "Associazione nazionale centri storici-artistici".
Ripropongo quindi l'emendamento che aggiunge un nuovo punto e) dove dopo le parole "interessi particolare", si aggiunga "si propongono anche i rappresentanti degli interessi generali".



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento sub 99) presentato dai Consiglieri Marino e Chiezzi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 9 voti favorevoli, 24 contrari e 2 astensioni.
99) Emendamento presentato dai Consiglieri Rivalta, Bresso e Buzio: Al primo comma, quarto capoverso dopo i due punti, al termine del punto d) aggiungere: "dall'Associazione Italia Nostra, dall'Associazione Nazionale Centri Storici Artistici (ANCSA)".
La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'urbanistica

Prendo la parola perché non ho avuto modo di spiegare che l'emendamento successivo, il n. 100, prevede di inserire le parole "L'Associazione nazionale centri storici-artistici" che accoglierò. Accolgo, quindi, il 50 dell'emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta per dichiarazione di voto.



RIVALTA Luigi

Considero positivo l'atteggiamento dell'Assessore.



PRESIDENTE

Dunque lo ritira?



RIVALTA Luigi

No: lo considero positivo, ma parziale.



PRESIDENTE

E' chiaro che è parziale, trattandosi del 50%.



RIVALTA Luigi

Sì, ma io lo considero come un bicchiere mezzo vuoto.
Il significato di questa riduzione al 50% è emblematico e preoccupante.
La questione di questo periodo - lo era in parte nel 1977, ma non ne avevamo piena coscienza - è il problema ambientale. A me parrebbe giusto che, di fronte a questa situazione, la Regione accettasse, tra gli esperti con diritto di voto di un rappresentante (io ho votato anche l'emendamento Marino che ne proponeva due), la presenza delle associazioni ambientaliste.
Ho indicato come titolarità di questa possibile designazione Italia Nostra" per una sua tradizione che, partendo dall'urbanistica, l ha portata ad un'assunzione piena del problema ambientale. Ciò avrebbe un grosso significato, uno di quei significati che sto cercando In questo dibattito di far introdurre nella legislazione regionale e che qualificherebbe l'intera Regione.
Pertanto, sostengo fortemente l'emendamento e, sotto questo profilo, la sua non accettazione riduce il piacere di averlo visto accettato per il 50%: il mio piacere non è del 50%.



PRESIDENTE

Pongo quindi in votazione l'emendamento n. 99) presentato dai Consiglieri Rivalta, Bresso e Buzio.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 12 voti favorevoli. 23 contrari e 2 astensioni.
100) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Miglio e Segre: All'art. 9 del disegno di legge n. 98, che sostituisce l'art. 76 della LR n. 56/77 e s.m, ed f., sono apportate le seguenti modificazioni: Al terzo comma dell'art. 76, alla lettera d) dopo le parole: "dall'Istituto Nazionale di Urbanistica", aggiungere: "dall'Associazione Nazionale Centri Storici-Artistici" e modificare il numero degli esperti designati di conseguenza (da n. 5 a n. 6).
Pongo ora in votazione l'emendamento n. 100) presentato dai Consiglieri Chiezzi, Miglio e Segre, accolto dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 30 voti favorevoli.
L'emendamento n. 101) è stato trasformarlo in subemendamento n. 99.
102) Emendamento presentato dai Consiglieri Marino e Chiezzi: Al quarto capoverso dopo i due punti aggiungere la seguente nuova lettera: "f) Un rappresentante designato dalla Sovrintendenza ai Beni monumentali e ambientali per il Piemonte".
Pongo in votazione l'emendamento n. 102) dei Consiglieri Marino e Chiezzi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 6 voti favorevoli, 28 contrari e 6 astensioni.
103) Emendamento presentato dai Consiglieri Rivalta, Bresso e Buzio: Al primo comma, quarto capoverso dopo i due punti, dopo la lettera d) aggiungere la seguente nuova lettera: "e) sono altresì invitati, senza diritto di voto alla CTU: il Sovrintendente ai Beni monumentali ed ambientali per il Piemonte il Sovrintendente al Patrimonio archeologico per il Piemonte il Provveditore alle Opere Pubbliche il Capo Compartimento ANAS il Capo Compartimento FF.SS.".
La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'urbanistica

L'emendamento è nei fatti accolto perché, come ho già detto nella mia replica, lo rimandiamo al regolamento nel quale prevederemo di convocare tutti gli enti di Stato; infatti, fra quelli previsti mancano ad esempio l'ENEL e la SIP, che invece vanno invitati.



PRESIDENTE

Pongo quindi in votazione l'emendamento n. 103) presentato dai Consiglieri Rivalta, Bresso e Buzio. Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 12 voti favorevoli e 22 contrari.
104) Emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi, Miglio e Segre: All'art. 9 del disegno di legge n. 98, che sostituisce l'art. 76 della LR n. 56/77 e s.m, ed i., sono apportate le seguenti modificazioni: al quarto comma dell'art. 76, la frase: "Le riunioni della Commissione sono valide con la presenza della metà dei membri di cui al terzo comma"; è così sostituita: "Le riunioni della Commissione sono valide con la presenza della metà più uno dei membri componenti di cui al terzo comma".
Questo emendamento è già stato illustrato.



CHIEZZI Giuseppe

Assessore Carletto, è vero o non è vero che questo tema non è stato affrontato?



CARLETTO Mario, Assessore all'urbanistica

Il problema è di un voto all'interno della CTU, nel senso che la norma da noi prevista dice che le riunioni sono valide con la presenza della metà dei componenti: l'emendamento Chiezzi dice "la metà più uno dei membri componenti", i membri ora sono diventati 18 quindi si tratta di capire se le riunioni possono funzionare con 9 o con 10 membri: non mi sembra un grande problema.



CHIEZZI Giuseppe

E' solo per rafforzare il ruolo della CTU.



PRESIDENTE

Pongo quindi in votazione l'emendamento n. 104) presentato dai Consiglieri Chiezzi, Miglio e Segre. Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 10 voti favorevoli, 21 contrari e 4 astensioni.
105) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Miglio e Segre: All'art. 9 del ddl n. 98 che sostituisce l'art. 76 della LR n. 56/77 e s, m, ed i., sono apportate le seguenti modificazioni: al quarto comma dell'art. 76; la frase "i pareri sono espressi con voto favorevole della" è così sostituita: "i pareri sono adottati con il voto favorevole della".
L'emendamento n. 105) è ritirato.
105 bis) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Miglio e Segre: All'art. 9, al quarto capoverso dopo i due punti aggiungere al fondo dopo le parole:: "all'art. 9, secondo comma, le parole: "E' facoltà dei membri aventi diritto al voto di esprimere pareri di mino"".
La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'urbanistica

Questo è già previsto oggi: infatti è successo molte volte che al CUR ci siano delle relazioni di minoranza.



CHIEZZI Giuseppe

Sì, ma non è scritto in legge.



CARLETTO Mario, Assessore all'urbanistica

E' già previsto; se il Consigliere Chiezzi lo ritiene, possiamo scriverlo nel regolamento.



PRESIDENTE

Trattandosi di tutela delle minoranze, potrebbe anche essere accolto e quindi inserito nella legge.



CARLETTO Mario, Assessore all'urbanistica

D'accordo, lo accogliamo.



PRESIDENTE

Pongo quindi in votazione l'emendamento n. 105 bis) presentato dai Consiglieri Chiezzi, Miglio e Segre.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 30 voti favorevoli. 1 contrario e 1 astensione.
106) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Miglio e Segre: All'art. 9 del disegno di legge n. 98, che sostituisce l'art. 76 della LR n. 57/77 e s.m, ed i., sono apportate le seguenti modificazioni: al quinto comma dell'art. 76, la frase "nelle discipline della pianificazione territoriale ed urbanistica" è così sostituita: "nelle discipline afferenti alle scienze del territorio ed alla conservazione delle risorse e dei beni culturali ed ambientali".
La parola al Consigliere Miglio



MIGLIO Mario

Questo emendamento riguarda anche i membri che non sono eletti direttamente dal Consiglio.



PRESIDENTE

Pongo quindi in votazione l'emendamento n. 106) presentato dai Consiglieri Chiezzi, Miglio e Segre.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 11 voti favorevoli, 23 contrarie 1 astensione.
107) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Miglio e Segre: All'art. 9 del disegno di legge n. 98, che sostituisce l'art. 76 della LR n. 56/77 e s.m, ed i., sono apportate le seguenti modificazioni: al quinto comma dell'art. 76, la frase "nelle discipline della pianificazione territoriale ed urbanistica" è così sostituita: "nelle discipline afferenti alle scienze del territorio".
Pongo in votazione l'emendamento n. 107) presentato dai Consiglieri Chiezzi, Miglio e Segre.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 11 voti favorevoli, 23 contrari e 1 astensione.
108) Emendamento presentato dai Consiglieri Miglio e Segre: All'art. 9 che sostituisce l'art. 76 della LR n. 56/77 e s.m, ed L.
sono apportate le seguenti modificazioni: al quinto comma dell'art. 76, la frase "sono tenuti ad astenersi dal partecipare all'esame, alla discussione e al voto degli atti alla cui redazione hanno partecipato", è così modificata: "sono tenuti, per la durata del mandato, a non assumere incarichi di redazione di strumenti urbanistici e che sono sottoposti o sottoponibili all'esame della Commissione e che interessano o insistono sul territorio della Regione".
L'emendamento n. 108) è ritirato.
109) Emendamento presentato dai Consiglieri Rivalta, Bresso e Buzio: Al primo comma, sesto capoverso dopo i due punti, dopo le parole "hanno partecipato" aggiungere le parole: "direttamente o tramite Uffici cui sono associa ti o con cui hanno in atto rapporti di collaborazione".
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Quello dell'incompatibilità è un tema molto importante che il Consiglio regionale ha già trattato su altra materia e sul quale continuo a sostenere una posizione diversa e di radicale innovazione rispetto al passato.
Nel Comitato Urbanistico Regionale, diventato centro di potere occulto giustamente il collega Marchini ha parlato di centro di potere occulto quindi su questo siamo in sintonia - il divieto di svolgere attività professionali per i propri membri era esplicito e previsto dalla legge. Ci non ha impedito di affermare all'interno di questo organismo il ruolo di centro di potere. Non credo più a queste norme di impedimento di attività da parte dei vari organismi, perché nessuno è in grado di controllare che sia così e perché si induce ad occultare eventuali interessi che invece possono esistere ed è normale che esistano. Sono divieti ipocriti imposti per avere l'anima in pace, ma che non hanno nessuna utilità, nemmeno riguardo gli obiettivi che si vogliono raggiungere.
Si dice che chiunque faccia parte del CUR non può più fare urbanistica così come chiunque faccia parte del Comitato Radiotelevisivo non può più essere un esperto perché, nel momento in cui entra a far parte del Comitato Radiotelevisivo, se era esperto, cessa di esserlo, muore dal punto di vista della propria crescita culturale e professionale.
Qui succede la stessa cosa; viene nominato un bravo professionista esperto di problemi di pianificazione territoriale per 5 anni, il quale decade nella propria qualificazione professionale di diretto promotore di azioni disciplinari e diventa solo un esperto astratto che non può più lavorare. Anche in questa occasione, voglio spendere qualche parola per proporre una strada diversa. Non è la strada che inventa la sfera rotonda e luccicante: è anch'essa una strada difficile e da sperimentare, ma ritengo preferibile che gli interessi economici che stanno dietro le attività professionali vengano messe in chiara luce.
Ritengo sia interesse della collettività conoscere questi interessi piuttosto che occultarli, conoscendoli, ciascuno può assumere le proprie responsabilità ed esprimersi sull'attività svolta. Infatti, con le incompatibilità che proponete, o si occultano o si rovinano le professionalità delle persone.
Nonostante vengano proposti ed accolti questi emendamenti, continuo a sollecitare il Consiglio con un'opinione diversa, non perché sia una proposizione priva di rischi, ma perché ritengo che, rispetto alle prove che hanno dato sinora le norme di incompatibilità, sia preferibile rendere tutto più esplicito.



CARLETTO Mario, Assessore all'urbanistica

Infatti le abbiamo alleggerite, rispetto alla situazione di oggi che come ho detto in Commissione, è una cosa falsa.



CHIEZZI Giuseppe

Si, ma rimane questo filone di lavoro che ritengo esaurito e rinsecchito. Questo filone va cambiato, non bisogna rimanere all'interno di questo criterio di comportamento.
Per questo motivo voterò contro gli emendamenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta per dichiarazione di voto.



RIVALTA Luigi

Il Consigliere Chiezzi non mi ha convinto; non voterò contro l'emendamento, ma continuerò a sostenerlo perché l'intenzione non è certo quella che lui ha cercato di definire.
L'intenzione è positiva e la sostengo come tale. Infatti, non esclude il problema della chiarezza degli interessi. è giusto che ci sia la chiarezza su cosa fanno i membri del CUR e questo non toglie che il principio sia quello espresso nell'emendamento che l'Assessore, per la Giunta, ha accolto.



PRESIDENTE

Pongo quindi in votazione l'emendamento n. 109) presentato dai Consiglieri Rivalta, Bresso e Buzio. Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 26 voti favorevoli, 1 contrario e 2 astensioni.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 14,00)



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