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Dettaglio seduta n.10 del 02/10/90 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MONTABONE


Argomento:

Approvazione e distribuzione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute" comunico che sono da porre in votazione i processi verbali delle adunanze consiliari del 18/9/1990. Non essendovi osservazioni si intendono approvati.
Sono stati distribuiti ai Consiglieri, prima dell'inizio della seduta odierna, i processi verbali delle adunanze consiliari del 25/9/ 1990.
Verranno posti in votazione nella prossima seduta consiliare.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interpellanza n. 19 dei Consiglieri Chiezzi, Bosio, Calligaro, Monticelli e Marengo inerente la situazione case IACP


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 19 presentata dai Consiglieri Chiezzi, Bosio.
Calligaro, Monticelli e Marengo.
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.
CHIEZZI Signor Presidente, colleghi e colleghe, la situazione dell'Istituto Autonomo Case Popolari è disastrosa da vari punti di vista, non solo da quello più specifico cui si riferisce l'interpellanza che ho presentato insieme ad altri colleghi il 29 giugno di quest'anno.
Nella fase di avvio della nuova legislatura occorre che il Consiglio regionale prenda in considerazione il problema delle condizioni nelle quali versa il patrimonio dell'Istituto Autonomo Case Popolari e delle condizioni nelle quali migliaia di cittadini vivono all'interno di un patrimonio mal gestito.
All'inizio della scorsa legislatura il Consiglio regionale aveva affrontato questo problema in una situazione grave anche dal punto di vista istituzionale in quanto l'Istituto usciva da una brutta vicenda di carattere amministrativo e penale. Allora il Consiglio regionale trov l'unanimità dei consensi su un ordine del giorno nel quale tutte le forze politiche avevano indicato le linee e gli indirizzi che la Regione Piemonte assegnava all'Istituto Autonomo Case Popolari. In quel documento era indicata una serie di punti sui quali la Regione impegnava l'Istituto.
Ebbene, in una delle ultime sedute consiliari della scorsa legislatura si è potuto verificare che nessuno dei punti previsti da quell'ordine del giorno del Consiglio regionale era in realtà stato acquisito: neppure il più semplice di essi. La legislatura è terminata, siamo in fase di avvio della nuova legislatura, mi sembra che il problema dello IACP debba essere ripreso con forza.
La situazione dell'Istituto è grave come non mai. Uno degli ultimi atti è quello cui si riferisce l'interpellanza da noi presentata promossi dalla presidenza dell'Istituto, che il Gruppo comunista critica aspramente, è quello di avere inviato a circa 5.000 famiglie una lettera con la quale si minaccia lo sfratto dalle case popolari per l'eccessivo reddito familiare.
Questa iniziativa è allarmistica e tesa a scaricare delle responsabilità che sono proprie dell'Istituto. Non è possibile agire in assenza di raccordo tra Regione Piemonte, Comune di Torino e Istituto. La Regione Piemonte ha l'obbligo di vigilare sull'Istituto. Cosa sia questa vigilanza e quali limiti e confini abbia, forse è materia che dovremmo affrontare noi e che non è stata completamente risolta. Però un'iniziativa unilaterale della Presidenza dell'Istituto Autonomo Case Popolari, che segnala situazioni familiari che superano il reddito che consente l'accesso allo IACP, senza tenere conto che queste persone devono avere a disposizione altri alloggi di edilizia convenzionata in base alla L.R n. 64, è una prassi non accettabile. Il Presidente dell'Istituto non può comportarsi come se fosse un'isola all'interno della quale per pure ragioni o elettorali o di immagine, tende a far fare politica per conto proprio.
L'interpellanza parte dalla preoccupazione che iniziative dell'Istituto, assolutamente inadeguate e incapaci di risolvere un problema, possano gettare in grande allarme migliaia e migliaia di inquilini. Si crea allarme senza proporre delle soluzioni: questo è inaccettabile! L'interpellanza chiede conto all'Assessore di rispondere su questo problema, richiederei inoltre che su tutti i problemi dello IACP si faccia il punto della situazione, ad esempio attraverso una comunicazione della Giunta regionale per riavviare tra noi un confronto che non so se riuscirà ad essere unitario, ma almeno in partenza noi chiediamo che la Regione azzeri la situazione e verifichi tutte le condizioni e i problemi in atto allo IACP per poter dare nuovi indirizzi a un Istituto che è stato mal diretto. per il quale a giudizio del Gruppo comunista si pone un problema di cambiamento anche del personale politico amministrativo che lo ha fin qui gestito.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.
CARLETTO, Assessore all'edilizia Le considerazioni fatte dal collega Chiezzi nell'illustrare la sua interpellanza possono essere in linea generale condivise, nel senso che la preoccupazione che il collega ha espresso. a nome del suo Gruppo politico è la stessa che aleggia in quest'aula e che non può non coinvolgere la Giunta regionale. Le notizie che rileviamo dagli organi di informazione, ma anche quelle che ho assunto nel corso degli incontri che ho avuto in questo brevissimo periodo con i responsabili dello IACP di Torino e che ritengo mi saranno riproposti dai responsabili degli altri IACP del Piemonte (perch Torino è sicuramente la punta dell'iceberg, ma gli altri IACP non sono indenni da problemi), mi stanno convincendo che occorre davvero un impegno forte della Regione per definire funzioni, responsabilità e compiti, per dare una risposta anche a quella materia che è la vigilanza, che nella nostra Regione è lasciata per così dire al buon senso dei soggetti interessati, e che invece forse val la pena, attraverso una legge regionale, di definire in modo più preciso e puntuale. Quindi il problema dello IACP, della gestione di questo Istituto, delle responsabilità che in questi anni, in questi decenni - se mi consentite - si sono andate a definire da parte di chi ha responsabilità politica e da chi ha responsabilità funzionariale, dirigenziale all'interno di questo istituto e degli istituti in generale, è una questione sulla quale occorre fare un po' di chiarezza. Nelle prossime settimane (il collega Chiezzi e il Consiglio regionale mi lascino solo il tempo di approfondire un attimo una materia nella quale mi sto cimentando da poche settimane) è mia intenzione ed intenzione della Giunta arrivare rapidamente ad alcune proposte, ripeto che attengano non solo ad aspetti amministrativi ma anche e soprattutto ad aspetti legislativi, per definire meglio compiti, funzioni e responsabilità. E' certo che c'è un nodo di fondo intorno a questo problema dello IACP, c'è un indirizzo nazionale che chiede agli IACP di essere enti economici e quindi di avere una gestione del loro bilancio che sia in sintonia con le linee che giustamente stanno emergendo sul piano nazionale e che peraltro abbiano una gestione economicamente corretta. Questo tipo di indicazione presuppone che altri soggetti intervengano sulle difficoltà che una parte dell'inquilinato indubbiamente ha e per le quali lo IACP inteso come ente economico non potrà farsi carico non avendone né funzione n competenza. Questa situazione consentirà allo IACP di attuare e mantenere una gestione economicamente corretta. Questo è un nodo del quale bisognerà interessarsi. affinché anche a livello nazionale qualche risposta venga data. Questo è per dire che noi abbiamo il dovere di entrare meglio in questo settore abbandonando un po' la strada degli ordini del giorno e arrivando a provvedimenti concreti - ripeto - anche di carattere legislativo, come a mio giudizio è necessario. Occorre anche che questo discorso della politica della casa venga inserito nel quadro di riforma nazionale che tutti attendiamo e che è parte fondamentale in questo disegno, in mancanza della quale sicuramente noi non riusciremo a compiere fino in fondo il nostro dovere. In ogni caso su questo argomento - ripeto torneremo nelle prossime settimane con delle proposte che la Giunta farà al Consiglio regionale. Rispetto poi allo specifico argomento dell'interrogazione dei colleghi Chiezzi, Bosio, Calligaro, Monticelli e Marengo ci sono tre domande che non riprendo perché sono note e darei invece le risposte. La risposta alla prima domanda è affermativa, ma tuttavia non deve contenere soltanto il dato numerico degli utenti collocati nelle sei fasce. ma anche un commento relativamente al numero elevato di assegnatari collocati nella categoria di sesta fascia. La scheda, che fornirò agli interroganti unicamente alla risposta scritta anche se non richiesta, mi permette di evitare la lettura di una tabella contenente i dati e le elaborazioni rispetto alle fasce, con annotazioni anche a margine, che sicuramente potranno essere utili agli interroganti.
Quanto agli assegnatari registrati nella sesta fascia c'è da dire che non per tutti è certa la collocazione attribuita. Atteso che per 4027 inquilini è stata d'ufficio assegnata la sesta fascia per non avere i medesimi prodotto la documentazione atte stante i redditi del nucleo familiare: numero di utenti diversamente riferito alla Regione e al SUNIA dallo IACP con nota 3/8/1990. Lo IACP, a norma del 3 comma dell'art. 21 della Legge regionale 64, ha inviato a tutti gli assegnatari (5.247), e quindi anche ai locatari collocati d'ufficio in sesta fascia, preavviso di decadenza.
Indubbiamente il comportamento dello IACP è stato rispettoso della norma di legge del precedente art. 14, tuttavia è bene precisare che la lettera contenente preavviso di decadenza non ha efficacia 'ex se' ai fini della revoca dell'assegnazione perché ha, come è in essa precisato, la conferma o meno del superamento del limite di reddito dei nuclei familiari destinatari del preavviso. che sarà oggetto di due ulteriori verifiche consecutive annuali. Nella lettera è espressa la seguente riserva "fatte salve le prerogative e gli adempimenti dell'ente gestore del Comune e della Regione di formulare un programma di mobilità in edilizia convenzionata ed agevolata attraverso specifiche riserve".
Quanto alla seconda domanda si premette che con circolare 17 del 2/8/1989 del Presidente della Giunta regionale, sono stati definiti alcuni fondamentali orientamenti in ordine all'esercizio della vigilanza della Regione sugli IACP. Inoltre, per quanto riguarda lo IACP di Torino è stata costituita, con provvedimento dell'Assessore dell'epoca (nota 1514 del giugno 1989) una Commissione regionale finalizzata ad una verifica collaborati va con la Presidenza e il collegio sindacale dell'Istituto per pervenire alla soluzione di problemi gestionali dell'ente ed indirizzare più direttamente l'attività dell'Istituto verso una corretta amministrazione anche nell'interesse degli utenti. I risultati ottenuti sono stati di rilievo ove si consideri che soltanto nel luglio del corrente anno il Consiglio di amministrazione dello IACP ha approvato i conti consuntivi degli anni '82/'83/'84/'85 trascurati con consapevole colpa dalle amministrazioni di quegli anni. Normalizzazione contabile ed amministrativa come condizione necessaria per una gestione corretta anche verso gli utenti che dovrà essere completata dagli esercizi che vanno dal 1986 in avanti. Per quanto più direttamente rappresentano gli interpellanti in merito ad artificiosi allarmismi posti in essere dall'Istituto con lettera di preavviso di decadenza, va pur detto che l'Istituto non aveva scelta diversa in presenza di precisa norma di legge che impone atti dovuti, atti che non sarebbero stati posti in essere quanto meno per gli assegnatari collocati d'ufficio nella sesta fascia, se da parte di questi ultimi si fosse avuto un maggior senso civico e di collaborazione con l'Ente mediante la produzione dei documenti di reddito o di certificazioni equipollenti, atte stanti un monte reddito inferiore al limite legale.
Quanto alla terza domanda c'è da dire che le iniziative dell'Amministrazione regionale nella localizzazione di finanziamenti destinati all'edilizia agevolata e convenzionata nella provincia di Torino sono rappresentate dal monte finanziamenti (come risulta da una tabella allegata che gli interroganti avranno) oltre che ai Comuni della provincia a cooperative edilizie e ad imprese. Purtroppo va detto che i Comuni destinatari dei finanziamenti agevolati, pur in presenza di una apposita norma di legge, non hanno avanzato alla Regione alcuna proposta di riserva di alloggi a favore di assegnatari che avrebbero potuto essere dichiarati decaduti per il superamento del limite legale di reddito. Né risulta che le Amministrazioni comunali in genere, nel convenzionare con imprese di costruzioni programmi di edilizia abitativa agevolata, abbiano imposto alle dette imprese l'obbligo del rispetto di una riserva di alloggi da destinarsi ai suddetti assegnatari di alloggi IACP con redditi superiori al limite legale. L'iniziativa che la Regione assumerà nei prossimi giorni è .l'invito alle Amministrazioni comunali a riservare e a far riservare dalle imprese destinatarie di finanziamenti di edilizia agevolata convenzionata alloggi alle su indicate categorie di utenti di alloggi di ERPS. Attuati i piani di cui sopra si potrà realizzare la finalità prevista dalle leggi regionali nn. 33 e 64 e cioè la mobilità dell'utenza più dotata di redditi a favore di cittadini a basso reddito che aspirano ad entrare in possesso di alloggi di ERPS, mobilità che sarà avviata dalle singole Amministrazioni comunali, d'intesa con lo IACP gradualmente come dispone il settimo comma della legge n. 64 e secondo le intenzioni che penso e spero siano condivise da questo Consiglio regionale.
Avevo proposto agli interroganti di fornire per iscritto la risposta proprio perché era piuttosto lunga.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ringrazio l'Assessore per la risposta; mi sembra che la Giunta non debba essere soggetta alle limitazioni di tempo cui sono soggetti gli interventi dei Consiglieri regionali. Cercherò di contenere il mio intervento all'interno dei cinque minuti, ringrazio l'Assessore per la risposta abbastanza articolata.
Sono abbastanza soddisfatto della risposta dell'Assessore per quanto riguarda il futuro. Le valutazioni che si danno sull'operato degli amministratori, per quanto mi riguarda. sono sempre prive di pregiudizio.
Aspetto l'Assessore alla prova dei fatti. So che di questo problema non se n'è interessato moltissimo nella passata legislatura, ma se n'è interessato come Capogruppo e quindi ha potuto, a mio parere, verificare già nel quinquennio passato di quale difficoltà sia questa materia ed anche in quale degrado, per responsabilità di gestione, versi questo patrimonio.
Attendo l'Assessore alla prova dei fatti. Mi sembra che l'intenzione di proporre, nel giro di qualche settimana, una linea di comportamento da parte della Giunta, allo stato attuale sia una proposta condivisibile.
L'Assessore approfondisca la materia, lavori e tenga presente che da parte del Gruppo comunista (alcuni compagni del Gruppo hanno lavorato in modo particolare in questi anni alla vicenda dell'Istituto) c'è un netto di addebito di responsabilità a chi ha gestito l'Istituto in questi anni.
Sono insoddisfatto per la parte di risposta in difesa di ciò che è avvenuto. Ritengo che ci siano delle responsabilità precise. Cito un caso.
Sarei grato se l'Assessore volesse approfondirlo, anche perché si tratta di rinnovare i vertici dell'Istituto. Il buon andamento di un Istituto, così difficile da gestire, ritengo che si fondi innanzitutto su un buon rapporto con l'inquilinato. Penso che non sia possibile risanare e rendere efficiente questo Istituto se il rapporto con l'inquilinato non diventa buono. La base per far diventare buono un rapporto con gli inquilini dell'Istituto Case Popolari è cercare di farli vivere in case migliori di quelle che oggi sono.
Le case dell'Istituto hanno bisogno di manutenzione ordinaria e straordinaria. Se chi dirige (senza scaricare le difficoltà sugli anni di gestione passata), non spende in fretta e bene i pochi soldi che ha l'Istituto, non costruisce un buon rapporto con l'inquilinato, e se non si ha questo buon rapporto con l'inquilinato non è possibile affrontare nessun problema di ristrutturazione dell'Istituto e di riordino dei canoni.
Questa presidenza dell'Istituto ha avuto, ad esempio, un ritardo - che prego l'Assessore di controllare - nella spesa di 24 miliardi per opere di manutenzione, che la Regione Piemonte nel mese di settembre 1989 rese disponibili per l'Istituto. Mi dicono che siano stati spesi più di tre miliardi per incarichi esterni a professionisti per la progettazione (in Consiglio di amministrazione ci sono stati dei rilievi e degli scontri su questo) e, dopo aver dato incarichi esterni per avere i progetti pronti, in modo da utilizzare i finanziamenti non appena disponibili, quando sono arrivati i finanziamenti i progetti non c'erano. Risulta che l'Istituto Autonomo Case Popolari abbia chiesto alla Regione una proroga dei termini entro i quali dovevano essere presentati i progetti per utilizzare i finanziamenti. Questo è uno degli esempi macroscopici e, mi pare, evidenti di cattiva gestione, di cui a mio parere occorre tenere conto.
Ricordo all'Assessore Carletto che c'è un'altra scelta politica da compiere: il raccordo tra le politiche e le leggi di riforma regionali e cosa fa lo Stato. Sull'Istituto Autonomo Case Popolari si dice da anni che è pronta una riforma a livello dello Stato. Altre Regioni non hanno aspettato questa riforma e hanno proposto riforme regionali, bene inteso da aggiornare nel momento in cui una legislazione statale sarà approvata.
Il Gruppo comunista ha presentato nella passata legislatura una legge di riforma dell'Istituto Autonomo Case Popolari, oltre ad una legge di riforma dei canoni. La maggioranza di allora ha impedito addirittura l'esame di queste due leggi. Questo è un tema sul quale chiedo che si ritorni.
Il Gruppo comunista probabilmente ripresenterà queste leggi. Possiamo anche aspettare qualche giorno per vedere come si muove e che proposte fa la Giunta. Sappia la Giunta che noi siamo pronti a riproporre anche il tema della riforma regionale dell'Istituto Autonomo Case Popolari, perché il Governo non Si è deciso in questi anni e temiamo forse che passino ancora altri mesi o altri anni.
Quindi, con la fiducia che l'Assessore torni presto in Consiglio ringrazio per la risposta.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interpellanza n. 5 dei Consiglieri Chiezzi, Monticelli, Rivalta e Calligaro inerente la vendita frazionata, tramite intermediari, da parte del fondo di previdenza per i dipendenti della Banca Popolare di Novara di stabili siti in Torino ed interrogazione n. 27 del Consigliere Tapparo inerente la vendita di edifici in Torino di proprietà del fondo di previdenza per i dipendenti della Banca Popolare di Novara


PRESIDENTE

Esaminiamo ora congiuntamente l'interpellanza n. 5 presentata dai Consiglieri Chiezzi, Monticelli, Rivalta e Calligaro e l'interrogazione n.
27 presentata dal Consigliere Tapparo.
Va detto, rispetto a questo argomento, siccome ci sono degli interessati in sala che hanno chièsto a nome del signor Galvagno Achille di essere ampiamente sentiti durante la discussione. che l'orientamento del Consiglio è quello di non rendere pubbliche le sedute. La Presidenza pu farsi carico in settimana di convocare una riunione apposita con una delegazione, i Capigruppo e l'Ufficio di Presidenza. In questo momento sarebbe opportuno che si passasse alla discussione dell'interpellanza e dell'interrogazione.
La parola all'interpellante, Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, 208 famiglie stanno subendo le conseguenze di una odiosa speculazione edilizia messa in moto dal Fondo di previdenza di una Banca cooperativa.
Queste famiglie si sono rivolte alle istituzioni, e in particolare alla Regione, chiedendo aiuto. Questo è il nocciolo del problema che abbiamo di fronte. Chiedono aiuto alla Regione e cosa risponde l'istituzione Assessore? Cosa può fare l'Istituzione? A mio parere l'Istituzione regionale su questo tema deve impegnarsi molto per vari ordini di motivi, sia per dare una risposta alle 208 famiglie, sia perché il problema di come viene gestito il patrimonio dei fondi di previdenza o delle società assicuratrici è un tema decisivo per affrontare il problema della casa. Sappiamo che i fondi di previdenza e le società di assicurazioni dispongono di un vasto patrimonio affittato ad equo canone. La Regione Piemonte, secondo me, ha un compito preciso di indirizzo della politica dei Fondi di previdenza e delle assicurazioni nell'utilizzo di questo patrimonio. Il fatto che un fondo di previdenza (ma quanti casi di questo genere sono già nati o possono nascere) tolga dal mercato una quota di alloggi in equo canone deve preoccupare molto la Regione Piemonte. Chiedo un interessamento a questo fatto non solo per risolvere la vicenda delle 208 famiglie, ma per aprire un interessamento ed un impegno della Regione Piemonte verso la politica che questi enti fanno sul loro patrimonio immobiliare. Chiudo questa seconda parte, vediamo la prima: le 208 famiglie e una banca cooperativa il cui fondo di previdenza decide di vendere un pezzo del patrimonio. Il fondo di previdenza se l'ha fatto avrà avuto dei problemi, chiedo di conoscere questi problemi. Chiedo che la Regione Piemonte senta quali siano i motivi per cui si è deciso di vendere tale patrimonio. Detto questo. però, rimane il fatto di come è stato venduto il patrimonio del fondo di previdenza della Banca Popolare di Novara. Se il Fondo di previdenza decide di vendere il proprio patrimonio affittato ad inquilini, molti dei quali colleghi della Banca Popolare di Novara, a base popolare, si dovrebbe pensare che il fondo venda direttamente agli inquilini. Teniamo presente che il fondo di previdenza ha un'agenzia, la AGIUR che è di proprietà del fondo e che si occupa di compravendita di immobili e di amministrazione degli stessi.
Quindi il fondo è proprietario di case, per gestire, comprare e vendere il patrimonio immobiliare ha un'agenzia, non si capisce perché nel caso di vendita non venda direttamente attraverso la propria agenzia agli inquilini. Invece cosa è successo? E' successo che il fondo non ha venduto attraverso la propria agenzia: è successo che un'altra agenzia, la A. G.
CASE, informa un'immobiliare, la I.O., che il fondo di previdenza intende vendere. La I.O. informata da quest'altra agenzia fa un'offerta di acquisto al fondo di previdenza ed il fondo di previdenza vende a questa immobiliare. Questa immobiliare incarica poi la A. G. CASE di effettuare il lavoro pratico di vendita. Perché il Fondo di previdenza ha interposto tra se stesso e gli inquilini, possibili acquirenti, un intermediario? Questo è veramente inconcepibile, non capisco perché sia successo. Per dar modo di lucrare ad un intermediario? Ma questo è il minimo che si possa pensare! Su questo problema, secondo me. la Regione deve fare qualcosa, non per un desiderio astratto di conoscere come si sono svolti i fatti. ma per il semplice fatto che il prezzo di vendita pagato dall'immobiliare al Fondo è ben inferiore al prezzo al quale l'immobiliare vende agli inquilini. Il problema di acquistare gli alloggi da parte degli inquilini è aggravato dal fatto che i prezzi che l'immobiliare I.O. chiede agli inquilini stessi sono di gran lunga superiori a quelli che la I.O. ha pagato al Fondo di previdenza della Banca Popolare di Novara. Un'iniziativa della Regione sia volta a conoscere a quale prezzo il Fondo di previdenza ha venduto questi alloggi all'immobiliare: pare che siano stati venduti ad un ordine di grandezza di 800.000 lire al mq., mentre agli inquilini la I.O. li offre a cifre variabili da 1.400.000 a 2.000.000 al mq. (per gli alloggi più belli).
Questo deve preoccupare. C'è un altro elemento. Gli inquilini che vengono contattati da questa immobiliare, non sono informati del reale stato dei fatti. Ad esempio pare che questi immobili in realtà siano gravati da un'ipoteca di 12 miliardi, un'ipoteca messa dal Monte dei Paschi di Siena e che dovrebbe scadere alla fine dell'anno. Gli inquilini sono informati di questo fatto? Come si sta comportando l'immobiliare nei confronti degli inquilini che contatta? Quanti inquilini hanno già versato degli acconti? La situazione è molto preoccupante ed a mio parere la Regione Piemonte non può semplicemente osservare, magari criticando implicitamente, questo comportamento. La Regione Piemonte deve entrare all'interno di questa vicenda sulla base dell'art. 4 dello Statuto che recita: "la Regione Piemonte opera per adottare le misure necessarie per assicurare la funzione sociale della proprietà privata"; quindi c'è una funzione precisa della Regione, che deve interessarsi a fare un'opera di mediazione, innanzitutto tra la proprietà e gli inquilini, che consenta di risolvere questo problema. Ricordo, Assessore Carletto, che nel 1989 abbiamo approvato tutti un ordine del giorno con .il quale avevamo approvato il fatto che le istituzioni, e quindi anche la Regione Piemonte garantissero ai cittadini ultrasessantenni che lo chiedessero una mediazione con la proprietà al fine di mantenere la medesima abitazione. Ho segnalato questo perché mi rendo conto che la prima risposta che può dare la Regione è quella di dire "come mi muovo, che competenze ho?". Ho segnalato due competenze che la Regione ha: quella in base allo Statuto, la finalità sociale della proprietà, e quella di agire attraverso l'ordine del giorno che abbiamo votato (c'è anche la firma dell'Assessore Carletto) dove ci si impegna affinché le autorità garantiscano la mediazione con la proprietà. Questa mediazione può avvenire in molti modi: uno dei modi che suggerisco è quello di verificare le condizioni di mercato e quindi quali sono i soggetti che possono garantire finanziamenti agevolati sul mercato.
Quindi, la Regione Piemonte attraverso delle finanziarie, Istituti di credito come la Finpiemonte, potrebbe operare per verificare condizioni di agevolazione in questo senso. Ho illustrato questo possibile comportamento della Regione perché in questo Consiglio tante volte ci siamo detti "la Regione è debole", "è debole nei confronti dello Stato", "la Regione non ha un ruolo". Penso che in relazione ad una vicenda così grave la Regione debba star vicino ai cittadini. E non solo perché così è bene, ma perché lo deve fare per compiti di istituto. La nostra forza di istituzione la deriviamo se stiamo vicini ai problemi dei cittadini. I cittadini sono interessati da una vicenda sulla quale la Regione ha precisi doveri e competenze. Stiamo vicini a questi cittadini, diamo risposte non burocratiche, analizziamo la situazione fino in fondo: a quali condizioni sono stati venduti gli alloggi; se è possibile interveniamo sul prezzo di vendita, attiviamoci affinché Istituti di credito facciano delle buone condizioni e garantiamo agli ultrasessantenni, in ogni caso in base all'ordine del giorno, la permanenza in questi alloggi.
E' un ventaglio di iniziative che ho illustrato all'Assessore e sul quale spero di avere delle risposte.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.
CARLETTO, Assessore all'edilizia La questione posta dagli interroganti l'ho approfondita in queste settimane con una certa puntualità, non solo per essere nella condizione di rispondere ai colleghi - che è dovere di un Assessore regionale - ma per essere in condizione di dare una risposta agli inquilini che occupano questi stabili, e che so essere molto preoccupati. A queste persone voglio dire subito che la Giunta regionale è impegnata - e questo vale per la loro situazione e per le situazioni abitative nella nostra città. che qualche volta assumono dei livelli di drammaticità, classici purtroppo dei grandi centri - per fare tutto quanto è nelle nostre possibilità per una soluzione positiva di questo problema.
Collega Chiezzi, il fondo di previdenza della Banca Popolare di Novara al quale mi sono rivolto, ha detto che ha deciso di alienare questa proprietà per esigenze loro di bilancio. Come lei sa, i fondi di previdenza hanno il compito preciso di impegnare queste risorse che poi dovranno essere riutilizzate, salvo altri investimenti che il fondo fa di volta in volta, per la gestione del loro bilancio, e quindi ci sono le fasi in cui il fondo viene impinguato con delle entrate, e ci sono dei momenti in cui il fondo deve far fronte alle uscite, cosa che si attua attraverso l'alienazione di beni.
Quando ho appreso di questa vicenda ho subito contattato il fondo di previdenza della Banca Popolare di Novara e sono stato informato che con un atto notarile del 1 giugno la proprietà era stata trasferita a questa società che ha sede in Torino, via Assarotti n.10. Quindi il fondo di previdenza, avendo motivato questa alienazione sulla base delle proprie esigenze di bilancio, si è tirato un po' fuori dalla vicenda dicendo che i proprietari non sono più loro, ma il proprietario è la società. Società che abbiamo interpellato e alla quale abbiamo posto la preoccupazione della Regione in ordine a tutta una serie di situazioni; alcuni alloggi sono già stati venduti, ma la gran parte non sono stati venduti perché molte di queste famiglie non sono nella condizione di poter acquistare, per ragioni di prezzo e di modalità di vendita. Quindi abbiamo posto alla società questo problema e la preoccupazione della Regione in ordine ad una gravità sociale, di un fatto che, ripeto, è oggetto di interrogazioni ed interpellanze ma che preoccupa l'Amministrazione regionale, che vuole attivarsi, e si è attivata in questi giorni, per cercare di fare un'opera di informazione nei confronti dell'inquilinato. Nei giorni scorsi ho inviato una lettera al Presidente del Comitato inquilini cercando di fornire tutte le informazioni possibili in ordine alle procedure, alle agevolazioni, alle possibilità che ci sono attraverso il nostro Assessorato, quindi attraverso l'intervento di edilizia agevolata, fornendo tutte quelle indicazioni possibili per conoscere il problema, offrendo comunque la disponibilità del mio Assessorato (che ha sede in Piazza S.
Giovanni n. 4, è aperto al pubblico dal lunedì al venerdì dalle ore 9.30 alle ore 12). La lettera è stata inviata al sig. Inversi, per fornire tutte le informazioni in ordine alle ipotesi possibili previste dalla normativa attuale, per accedere a mutui agevolati, e per venire in aiuto a queste famiglie attraverso i meccanismi che oggi le leggi nazionali e regionali offrono.
Sono convinto anch'io che questa iniziativa degli ultimi giorni presa dal Comitato inquilini con Finpiemonte possa essere una strada positiva e percorribile. Ho avuto possibilità di parlare con il Presidente di Finpiemonte, dott. Valetto, al quale ho presentato la situazione e la preoccupazione della Regione in ordine a queste situazioni. Ho chiesto l'impegno massimo del suo Istituto (ovviamente all'interno delle regole e delle leggi che regolamentano il settore e il credito. quindi non chiediamo al Presidente di Finpiemonte di fare degli atti illegali). Ho chiesto di analizzare con attenzione questa situazione per mettere a disposizione dell'inquilinato le condizioni più favorevoli per consentire loro di poter accedere all'acquisto degli alloggi.
La preoccupazione che sollevava l'interrogante in ordine al problema dell'ipotesi di ipoteca, della quale io non sono a conoscenza, credo che sia un problema che vada approfondito, ma che comunque - come sa l'interrogante - è un problema che verrà definito in sede di atto notarile.
Il notaio ha il compito di fare la visura catastale: a fronte di eventuali somme anticipate dall'acquirente, le stesse saranno trattenute ovviamente all'atto del pagamento. Quindi mi sembra un aspetto da approfondire, ma non mi pare questo il problema nodale. Invece il problema nodale è di creare le condizioni perché la società proprietaria di questo immobile metta in vendita questi alloggi a delle condizioni che siano accettabili, e che consentano alla stragrande maggioranza dell'inquilinato. ripeto, attraverso i meccanismi di finanziamento. attraverso il credito agevolato, di poter acquisire la proprietà dell'immobile. Se poi ci fossero, come probabilmente ci saranno, alcune fasce di inquilinato che, comunque, neppure a queste condizioni di favore, possano accedere all'acquisizione dell'immobile, per queste situazioni cercheremo, parlando con la proprietà e anche attraverso un concorso del Comune di Torino, di trovare le soluzioni. E le soluzioni credo siano quelle di consentire a queste persone di rimanere nell'abitazione continuando il rapporto di fitto.
Ci pare di avere fatto in questa fase tutto ciò che era nelle nostre possibilità, pur sapendo che per l'alienazione dell'immobile il primo passaggio è purtroppo stato fatto ed è stato fatto all'1 di giugno, quindi noi arriviamo in ritardo. E' stato un atto tra privati. però concordo che il ruolo dell'ente pubblico, della Regione, in questa vicenda come in altre (anche quando non è un ruolo diretto attivo, ma è un ruolo di indirizzo e di coordinamento) debba essere esercitato.
Non mi sottraggo con i miei funzionari a questo ruolo e mi auguro che questo ruolo, insieme al buon senso di tutti gli attori di questa vicenda possa far sì che questa situazione si possa risolvere nell'interesse di tutti, ma soprattutto nell'interesse dell'inquilinato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.
TAPPARO Ringrazio l'Assessore per la risposta. Credo che ci siano dei primi elementi positivi. Occorrerà lavorare su questa vicenda.
Vorrei ricordare all'Assessore che questo caso rappresenta la parte alta di un iceberg che vede in questi tempi in Torino fenomeni vari non legati solo allo smobilizzo delle proprietà dei fondi, ma anche operazioni da parte delle assicurazioni che tendono ad alleggerire alloro portafoglio le proprietà meno ricche, meno appetibili, abitate da cittadini con reddito normale, medio basso.
Voglio ricordare all'Assessore che sono in corso delle operazioni di sfratto agli alberghi a Torino in una ottica di pura speculazione immobiliare. Quindi, continua in modo strisciante l'espulsione dei cittadini più deboli dal centro storico di Torino. Questo fatto richiede alla Regione di praticare una politica di respiro su queste vicende e non di intervenire solo dinnanzi a dei fatti che certamente sono molto gravi ma se affrontati in modo isolato fanno perdere alla Regione la capacità di esprimere una politica. E' proprio lo stupore già rappresentato in modo molto significativo dal collega Chiezzi di una modalità con cui un fondo di previdenza di una banca cooperativa ha affrontato questo problema. Un problema che ha delle ripercussioni sociali notevoli perché evidentemente già di per sé l'inserimento della intermediazione in questa operazione fa lievitare i prezzi rendendo per molte famiglie, di queste 208 che abbiamo alle nostre spalle, difficile poter acquisire la proprietà dell'immobile colpendo soprattutto là dove esistono persone anziane con pensioni non elevate. Quindi, si tratta sostanzialmente di utilizzare questa vicenda per poter costruire una politica ben definita, ben calibrata. che tenga conto di cosa sta avvenendo con lo smobilizzo del patrimonio immobiliare di fascia medio bassa da parte dei fondi e delle assicurazioni, che è in corso insieme all'operazione di assalto alla struttura alberghiera di fascia medio bassa, che è in corso con la politica di sfratti indiscriminati.
Questa operazione di intermediazione è un classico a Torino. E su queste grandi operazioni in corso, evidentemente si inserisce questo strumento di intermediazione che forse aiuta in qualche misura i proprietari di questi immobili, i fondi o le assicurazioni nella gestione dello smobilizzo, ma certamente non aiuta le acquisizioni. Quindi è necessaria una politica di indirizzo, che faccia inserire la Regione a pieno titolo in quello che ormai ha un carattere di influenza urbanistica della città. Mi pare che quanto ha detto l'Assessore, per quanto riguarda le condizioni e gli interventi, possa già andare in questa direzione, per vorremmo sottolineare che ci sia una volontà marcata di non intervenire per eccezioni, cioè dinnanzi a un saliente della vicenda, ma una volontà generale dinnanzi a questo tipo di situazione che è molto diffusa e che influenza soprattutto settori e categorie più deboli sul piano del reddito della nostra società.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Signor Presidente, colleghe e colleghi, ringrazio l'Assessore per la risposta, anche se non sono soddisfatto. Cercherò in pochi minuti di spiegare perché: perché si può fare di più. Secondo me. la Regione Piemonte può e deve fare di più di quello che l'Assessore ha detto. Penso che ci sia una strada che possa permettere non tanto - come mi sembra sia la linea proposta dall'Assessore - di mitigare gli effetti perniciosi di una brutta speculazione edilizia, quanto di impedire una brutta speculazione edilizia.
In che senso? Secondo me, l'opera di informazione va bene, per carità! Informare le famiglie sulle leggi esistenti va benissimo. Chiederei anche che sia resa una informazione accurata sull'ipoteca. Ma cosa si può fare in più, Assessore? Secondo me bisogna che la Regioni tenti - e ha ragione per farlo - di diminuire il prezzo di vendita. A quanto vengono venduti questi alloggi? Verificate questo. E a quanto sono stati venduti gli alloggi dal Fondo di previdenza? Assessore, sappiamo che il mercato non è avulso dagli interventi e dalle politiche degli enti pubblici. L'ente pubblico,lo Stato l'amministrazione regionale e persino l'amministrazione comunale possono intervenire sul mercato. C'è un'osmosi continua, il mercato varia anche in funzione dell'intervento pubblico. Allora, la Regione Piemonte si trova di fronte a questa operazione: il Fondo di previdenza - dice l'Assessore - ha venduto per problemi di bilancio. Penso che sia così. Senz'a1tro. Avranno esaminato la situazione e deciso di vendere perché avevano bisogno di soldi per pagare le pensioni. Benissimo. Il Fondo di previdenza a quanto ha venduto? Ha venduto a prezzi inferiori ai prezzi di mercato? Se ha fatto così è preoccupante perché in questo modo il Fondo di previdenza non ha assolto il proprio ruolo di tutela del patrimonio per pagare le pensioni.
Ma se ha venduto a prezzi inferiori a quelli di mercato l'ha fatto per favorire un intermediario consentendogli di passare da prezzi inferiori a quelli di mercato rivendendo agli inquilini a prezzi di mercato? Questa operazione è inaccettabile.
Seconda ipotesi. Il fondo di previdenza ha venduto a prezzi di mercato? Allora perché non ha venduto direttamente agli inquilini e perché si deve consentire che un'immobiliare faccia lievitare artificiosamente il prezzo di mercato? Se non lo fa non riesce a guadagnare. Pertanto ci troviamo di fronte ad un possibile intervento regolatore del mercato da parte della Regione Piemonte. Ma questo è un intervento che un 'amministrazione regionale può mettere in campo se decide (in questo caso è la volontà politica, sorretta dalle norme dello Statuto, sorretta dagli ordini del giorno che abbiamo votato) di andare a colloquiare per informarsi sui prezzi di vendita dal Fondo all'immobiliare, perché il problema per molti inquilini parte dal fatto che il prezzo è troppo alto. La domanda è: la Regione può verificare se sia possibile riportare i prezzi ai prezzi di mercato correnti, tenendo conto della natura dell'operazione? Una banca popolare dovrebbe avere comunque come finalità, in quanto cooperativa, la mutua assistenza e la solidarietà. Non il profitto speculativo, neppure a vantaggio di se stessa, ma ora è anche vantaggio di un 'immobiliare intermediaria! Siamo in presenza di un'operazione veramente preoccupante sulla quale la Regione deve dire qualcosa. intanto per questi inquilini che sono le vittime di un pasticcio incomprensibile, in secondo luogo per segnare l'inizio di un'attenzione da parte della Regione Piemonte su questi Fondi e sugli ingenti patrimoni immobiliari che vengono gestiti da Fondi e da assicurazioni. Assessore, è una linea politica di intervento che propongo. Tenga presente gli strumenti che ha a disposizione ed è per questo che mi sono dichiarato insoddisfatto, non per una polemica, ma perché mi sembra, leggendo le carte che abbiamo a disposizione, che la Regione potrebbe fare di più.
Abbiamo votato tutti insieme l'ordine del giorno in cui abbiamo richiesto e sancito, ad esempio per gli ultrasessantenni, la mediazione con la proprietà. Allora, anche solo considerando la vicenda dal punto di vista degli ultrasessantenni, che per certi versi sono i più deboli, specialmente se in condizioni di reddito non elevato, e partendo da questo ordine del giorno, votato in quest'aula, è ben possibile (per ottemperare a quell'ordine del giorno) chiedere al Fondo a quanto ha venduto e verificare i valori di mercato di questi alloggi. La Regione da questo esame, che sarà un esame crudo e duro (ma è anche cruda l'operazione fatta sulla pelle di questa gente da parte di una cooperativa che dovrebbe avere altre finalità) può e deve vederci chiaro, iniziando dalle proprie prerogative sancite dallo Statuto e facendo leva sull'ordine del giorno che ho richiamato.
Convocate il Fondo, informatevi sui prezzi di vendita. verificate la differenza dell'intermediazione, date trasparenza ad un'operazione che non va ripetuta. L'intervento della Regione Piemonte su questo tema pu consentire anche al mercato di non ripetere operazioni di questo genere, è un segnale per il mercato, è un ruolo mitigatore del mercato da parte della Regione Piemonte in un periodo in cui la speculazione immobiliare è ancora forte. Vogliamo o non vogliamo fare qualcosa? Secondo me la Regione deve fare qualcosa, il mercato non lo si può lasciare abbandonato a questo tipo di operazioni. Intervenite rapidamente sul cuore del problema: la diminuzione dei prezzi di vendita.


Argomento: Assistenza e sicurezza sociale: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 21 del Consigliere Maggiorotti inerente il trasferimento dei compiti di assistenza nei confronti di "ciechi e sordi, poveri e rieducabili" dalle Province ai Comuni e, per essi, alle Comunità montane


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 21 presentata dal Consigliere Maggiorotti, alla quale risponde l'Assessore Bergoglio.
BERGOGLIO, Assessore all'assistenza L'interrogazione presentata dal Consigliere Maggiorotti si riferisce ad alcune categorie che rientravano nelle competenze di servizio socio assistenziale delle Province. Nel rispondere comprenderei anche una serie di altre categorie che fino ad oggi sono assistite dalle Province perché i problemi sono analoghi (mi riferisco agli handicappati psichici e ad altri soggetti protetti).
La legge n. 142/90 sull'ordinamento delle autonomie locali supera la legislazione ormai vecchia perché legata ad una concezione dell'amministrazione locale come ente periferico ed entra in luce il principio fondamentale dell'autonomia statutaria dei Comuni e delle Province.
Di fronte a questo nuovo ruolo assunto dagli enti locali, quello di legislazione, programmazione e di controllo della Regione, viene ad essere maggiormente valorizzato e diventa fondamentale per garantire lo sviluppo coordinato del sistema delle autonomie.
Premesso che l'Assessorato regionale all'assistenza della Regione Piemonte ha sempre riservato ogni cura per assicurare alle UU.SS.SS.LL. e ad altri enti locali condizioni di sviluppo e di funzionalità, nel caso specifico di questa interrogazione si precisa quanto segue.
La nuova legge sull'ordinamento delle autonomie locali non prevede funzioni socio-assistenziali in capo alle Province. La stessa legge non prevede d'altronde le modalità di reperimento dei finanziamenti e dell'eventuale trasferimento di personale e patrimoni relativi alle funzioni socio-assistenziali già esercitate dalle Province ai nuovi soggetti gestori delle funzioni stesse che, ai sensi del DPR n. 616/77 e dell'art. 9 della stessa legge, vengono individuati nei Comuni singoli e/o associati. Ciò pone immediatamente dei gravi problemi che rischiano di ripercuotersi negativamente sulla continuità e sulla qualità dei servizi privando gli utenti di una molteplicità di prestazioni a suo tempo acquisite. E' quindi necessario che tutti gli enti interessati, in primo luogo la Regione, secondo le proprie competenze istituzionali, ricerchino ogni migliore soluzione per garantire che l'esercizio delle funzioni già esercitate dalle Province avvenga senza soluzione di continuità e senza cadute qualitative delle erogazioni dei servizi. Devo dire al Consigliere Maggiorotti che questo è stato il primo problema che mi sono trovata sul tavolo nel sostituire, nella delega all'assistenza e servizi sociali, il Presidente Brizio (Assessore all'assistenza nella passata legislatura), che peraltro aveva già avviato una serie di contatti anche a livello nazionale per definire questo problema.
A tal fine la Regione ha avuto successivi incontri, nei mesi di luglio e settembre (abbiamo tempestato di telefonate anche nel mese di agosto) sia con le rappresentanze delle Province piemontesi sia con l'Unione delle Province per affrontare in termini operativi la tematica e abbiamo già predisposto una specifica circolare indirizzata alle Province, ai Comuni e alle UU.SS.SS.LL. e per conoscenza ai competenti Ministeri, con la quale la Regione si impegna, ai sensi dell'art. 27 della legge n. 142, a promuovere un accordo di programma con tutti i soggetti interessati. da recepirsi con un apposito provvedimento legislativo inteso a definire tutti gli aspetti in particolare quelli finanziari relativi alla gestione di dette funzioni.
Evidentemente la predisposizione di tale provvedimento sarà possibile nel momento in cui il Governo fornirà alla Regione le necessarie direttive e in questo senso abbiamo sollecitato e operato perché si provveda nel merito in tempi molto brevi.
Nella fase transitoria, la Regione con la stessa circolare ha invitato le Province a continuare fino al 31/12/1990 la gestione dei servizi socio assistenziali già erogati antecedentemente all'entrata in vigore della nuova legge nell'ordinamento delle autonomie locali e ha invitato altresì i Comuni, quali soggetti titolari delle funzioni già di competenza delle Province, a volere esaminare anche in carenza della legge regionale tutti gli aspetti di carattere amministrativo e finanziario, che dovranno essere valutati per consentire l'adozione di quegli atti necessari a garantire gli interventi socio-assistenziali di competenza.
Il problema è stato inoltre affrontato proprio ieri nella riunione di coordinamento degli Assessori all'assistenza perché non è, come in qualche momento si poteva immaginare, un problema soltanto forte in Piemonte, ma è un problema diffuso in quasi tutte le Regioni italiane ed è stato affrontato con la richiesta al Governo di un decreto legislativo che ci consenta di prevedere le fasi transitorie di passaggio delle competenze e le modalità di finanziamento delle stesse, perché il vero problema non è tanto il passaggio delle competenze formali da un ente all'altro, bensì la messa a disposizione dell'ente subentrante della spesa storica o comunque di fonti di finanziamento adeguate nonché del personale e delle strutture fino ad oggi destinate a tale tipo di servizio. Non possiamo in questo momento, come ben può immaginare il collega, affrontare una legge regionale che vada a normare una competenza che è dei Comuni, perché non abbiamo questa possibilità, così come non possiamo stanziare nei bilanci della Regione degli importi per assumere la responsabilità diretta di questi servizi in quanto non abbiamo la copertura finanziaria. Teniamo conto che gli interventi delle Province, che in questi giorni stiamo valutando in termini finanziari per vedere quali sono gli interventi che gravano sul settore sanitario e quali sono quelli che devono essere ancora a carico del servizio socio-assistenziale, entrano nell'ambito dei 50 miliardi per la Regione Piemonte. La riunione degli Assessori regionali che si è tenuta ieri ha messo in evidenza come il problema sia diffuso su tutto il territorio nazionale. Questo, in un certo senso, può rafforzare la situazione del Piemonte, che da questo problema complessivo ne esce meno isolato.
In ordine agli interventi di sorveglianza si ricorda che gli Assessorati regionali alla sanità e all'assistenza, con L.R. n. 28/86, si sono dotati di un servizio ispettivo che garantisce la sorveglianza sulla corretta applicazione delle indicazioni regionali. La stessa legge di piano socio-sanitario regionale per il triennio 1990/ 92 prevede all'art. 14 "periodiche verifiche sui livelli di erogazione delle prestazioni e sulla funzionalità di servizio". Per queste ragioni non si ritiene di dover attivare al momento altre forme di vigilanza sul caso specifico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.
MAGGIOROTTI Ringrazio l'Assessore per la risposta che giudico esauriente. Tuttavia desidero rammentare come la situazione denunciata, quella cioè di un mancato coordinamento tra funzioni delegate ad altri enti, mancato coordinamento che si è specificamente avverato in una situazione di relativa assenza istituzionale da parte della Regione dato il periodo in cui questo passaggio si è verificato, è comunque segnale di una insoddisfacente attività di governo che sulla materia la Regione avrebbe dovuto, a mio parere, attivare.
Il problema potrebbe essere evidenziato dalla mancata applicazione della L.R n. 20 e successive modificazioni da parte della Provincia di Torino per quanto riguarda la gestione diretta dell'assistenza per handicappati, insufficienti mentali con tutti i servizi socio-assistenziali relativi. La Provincia di Torino non aveva ancora provveduto al trasferimento alle UU.SS.SS.LL. come prevede il DPR n. 616/77.
In relazione alla situazione che ora ho evidenziato, un gruppo di coordinatori dei servizi socio-assistenziali ritiene e riteneva che la Regione dovesse attivarsi affinché questo passaggio avvenisse celermente e che quindi tutte le funzioni assistenziali comunque svolte dalla Provincia venissero trasferite ai Comuni entro e non oltre il 31/12. ovviamente contestualmente all'attribuzione ai Comuni delle risorse necessarie, ivi compreso il personale. Ricordo poi che le dieci UU.SS.SS.LL. di Torino attualmente non gestiscono i servizi socio-assistenziali che a tutt'oggi sono ancora in carico al Comune di Torino. I problemi che nascono da questo mancato trasferimento sono sotto gli occhi di tutti. in particolare degli utenti dei servizi socio-assistenziali che lamentano l'insufficienza delle risposte che i servizi stessi erogano. Anche la mancanza di questo tipo di programmazione e controllo da parte dell'Assessorato regionale all'assistenza rispetto allo sviluppo di questi servizi, in relazione al passaggio delle competenze alle UU.SS.SS.LL. di Torino. fa sì che il Comune non esplichi i concorsi necessari alla copertura della pianta organica e che quindi le risposte siano assolutamente insufficienti.
Prendo atto della risposta dell'Assessore per quanto riguarda la situazione specifica, ritengo tuttavia che l'intervento sulla ridefinizione delle competenze specifiche delle UU.SS.SS.LL. e dei Comuni per ciò che concerne la gestione delle attività socio-assistenziali vada affrontato in maniera coordinata e omogenea in tutta la Regione. cosa che almeno per quanto riguarda la Provincia, il Comune di Torino e le UU.SS.SS.LL. di Torino finora non è avvenuto.


Argomento: Organizzazione degli uffici - Regolamento del personale

Interpellanza n. 83 dei Consiglieri Rabellino, Vaglio e Farassino inerente la situazione della pianta organica del personale della Regione Piemonte


PRESIDENTE

Passiamo ora ad esaminare l'interpellanza n. 83 che può essere illustrata da uno dei presentatori.
La parola al Consigliere Rabellino.
RABELLINO Come Gruppo di nuova costituzione non appena siamo arrivati ci siamo trovati di fronte ad una situazione del personale della Regione Piemonte piuttosto disastrata e anomala. E' risultato che una buona parte dei dipendenti sono trimestrali. Questo noi lo abbiamo evidenziato nella nostra interpellanza: è abbastanza scontato che si creino dei grossi problemi soprattutto per il personale effettivo di vecchia data che si ritrova costretto ad insegnare il lavoro da svolgere al personale nuovo trimestrale, ma dopo tre mesi queste persone se ne vanno e si ritrovano a dovere nuovamente insegnare tutto ad altre persone.
Noi chiediamo all'Assessore, che ha preso atto della situazione, non soltanto cosa intende fare, ma sarebbe anche interessante avere i dati relativi alla percentuale di personale trimestrale nell'ambito di tutto il personale della Regione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bergoglio.
BERGOGLIO, Assessore al personale Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo che l'interpellanza presentata dai Consiglieri Rabellino, Vaglio e Farassino sia utile anche per informare il Consiglio del fatto che sono stati banditi nei mesi scorsi una serie di concorsi pubblici di vario livello e che altri stanno per esserlo, che dovrebbero in gran parte ovviare ad alcuni inconvenienti, non in particolare a quelli che sono stati indicati nell'interpellanza.
Mi pare doveroso, innanzitutto, rettificare l'affermazione secondo cui una buona parte dei dipendenti regionali sarebbero trimestrali. Vero è infatti, che, a fronte di una dotazione organica complessiva di 3.520 unità, sono attualmente in servizio 2.612 dipendenti in ruolo, e che abbiamo in programma, con le assunzioni che sono state programmate, oltre 400 nuove assunzioni.
Il personale assunto ai sensi dell'art. 23 della L.R 16/8/ 1984 n. 40 con un rapporto di lavoro a tempo determinato (massimo tre mesi) per far fronte a inderogabili esigenze organizzative limitate nel tempo o a sostituzione di personale assente ammonta complessivamente a circa 120 unità che corrispondono a poco meno del 3% della dotazione organica totale.
Si tratta quindi di una percentuale, per così dire, fisiologica, in linea con quella di altre pubbliche amministrazioni e degli enti locali in particolare.
E' evidente che, stante i limiti legislativi imposti, tale personale sia per il breve periodo di servizio consentito, sia per la modalità di assunzione, sia per i divieti di riassunzione stabiliti, non può avere la preparazione professionale propria del personale di ruolo. E' anche altrettanto vero che le mansioni per le quali questo personale viene utilizzato sono per lo più mansioni tipo la dattilografia e altre simili che richiedono una preparazione tecnica che comunque prescinde dal posto occupato.
Ciò detto, può tuttavia condividersi l'affermazione che si evince dall'interpellanza di aumentare il personale regionale di ruolo onde ridurre le necessità di ricorso al lavoro a tempo determinato. In tale senso l'Amministrazione si sta muovendo, non tanto attraverso la revisione di pianta organica (che è pure oggetto di esame) quanto attraverso l'assunzione di personale con rapporto stabile di impiego con l'Ente.
Con deliberazione 38/37441 del 30 aprile 1990 è stata infatti approvata la selezione pubblica per la copertura di 116 posti in IV qualifica funzionale regionale per il profilo professionale di "Esecutore amministrativo di segreteria" per lo svolgimento di funzioni di dattilografia, per la quale sono in corso le procedure concorsuali, infatti proprio ieri la Giunta ha nominato la Commissione per l'espletamento delle prove pratiche. Si ritiene in tal modo di rispondere all'interpellanza condividendo la preoccupazione che un periodo eccessivamente breve di presenza nell'attività professionale non sia molto produttiva ai fini della qualificazione professionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabellino.
RABELLINO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, innanzitutto contesto il fatto che queste persone siano impiegate esclusivamente come dattilografe, magari hanno mansioni simili ma anche abbastanza di responsabilità, vista la carenza.
Inoltre dai dati che l'Assessore ci ha fornito risulta che su 3.520 dipendenti 2.600 sono di ruolo. Per cui la carenza di personale è quasi di 1/3: possiamo anche giocare sui numeri, ma effettivamente il problema esiste. D'accordo che 116 posti saranno ricoperti a breve, ma la carenza di personale è ancora notevole. Invito quindi la Giunta a concentrare la propria attenzione sul problema.


Argomento:

Interpellanza n. 83 dei Consiglieri Rabellino, Vaglio e Farassino inerente la situazione della pianta organica del personale della Regione Piemonte

Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g. "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bortolin, Buzio, Cerchio, Gissara e Grosso.


Argomento:

b) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute dell'Il e 17 settembre 1990 - in attuazione dell'art. 9 della L.R.
n. 6/88 - in materia di consulenze ed incarichi, è depositato e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento:

c) Incontro Ufficio di Presidenza e rappresentanze sindacali


PRESIDENTE

Nella documentazione che i Consiglieri regionali hanno ricevuto, la Presidenza del Consiglio ha fatto inserire, su richiesta delle organizzazioni sindacali FIM, FIOM, UILM, il documento inerente la piattaforma contrattuale in ordine alla vertenza attualmente aperta.
La richiesta di mettere a conoscenza il Consiglio di questa piattaforma contrattuale è stata avanzata nel corso di un incontro richiesto dalle organizzazioni sindacali al Presidente del Consiglio e all'Ufficio di Presidenza. In questo incontro le tre organizzazioni sindacali hanno chiesto alla Presidenza di consegnare questo documento al Consiglio e hanno dato notizia della manifestazione nazionale del 5 ottobre chiedendo un sostegno, una solidarietà e una presenza di carattere istituzionale e consiliare.
Hanno altresì chiesto che il Consiglio regionale quando lo ritenga, ma evidentemente in tempi utili, si esprima attraverso l'approvazione di ordini del giorno in sostegno a questa vertenza molto importante che è aperta e che ha tutta una serie di risvolti che riguardano la grande industria così come la piccola e media industria.
Come i Consiglieri possono vedere, ho consegnato la documentazione e ho reso, come avevo assicurato in quell'incontro, questa comunicazione al Consiglio regionale.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Comunicazioni della Giunta regionale sui finanziamenti della maggior spesa sanitaria per gli anni 1988/'89/'90.


PRESIDENTE

In merito al punto 4) all'o.d.g.: "Comunicazioni della Giunta regionale sui finanziamenti della maggior spesa sanitaria per gli anni 1988 /'89 '90", do la parola al Presidente della Giunta, Brizio.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Signor Presidente, colleghi Consiglieri, introduco io questa comunicazione, sulla quale poi interverrà anche il collega Gallarini per la parte più specifica.
Come voi ricorderete, nel Consiglio regionale del 18 settembre è stato approvato un ordine del giorno riguardante soprattutto l'art. 3 del decreto legge che norma il deficit delle UU.SS.SS.LL. negli anni 1988/'89/'90. In questo ordine del giorno avevamo centrato la posizione della Regione soprattutto verso la incostituzionalità dell'art. 3 e sulla sua non compatibilità anche finanziaria con la situazione delle Regioni. Questo documento è stato alla base della nostra posizione a livello nazionale insieme alle altre Regioni.
Ci sono state riunioni di settore già nel pomeriggio del 18 settembre alle quali hanno partecipato l'Assessore Gallarini e l'Assessore Maccari.
Il giorno seguente si è tenuta la Conferenza Stato-Regioni, alla quale ho partecipato come Presidente della Regione Piemonte. Questa riunione è stata preceduta da una posizione comune delle Regioni che richiedevano come pregiudiziale il ritiro dell'art. 3 del decreto. Su questa posizione pregiudiziale si è aperta una discussione in Conferenza perché le Regioni minacciavano, tutte d'accordo. di abbandonare i lavori della Conferenza stessa. Si è poi giunti ad un punto di incontro che verteva su quattro punti centrali.
Come primo punto, il riesame dell'art. 3. Si è usato questo termine che va dalla revoca fino ad un'altra interpretazione.
Come secondo punto, la regionalizzazione della sanità a partire dal 1991, con due premesse di fondo: da un lato la certezza della equità e della correttezza del calcolo del Fondo Sanitario Nazionale e dall'altro la possibilità per le Regioni di avere un controllo reale sulla spesa, e quindi la guida reale della spesa sanitaria, una regionalizzazione effettiva.
Il terzo punto era la formazione di un'area impositiva autonoma per le Regioni, non soltanto limitata alla legge n. 158 (della quale mancano peraltro, i decreti attuativi), ma ad una ripartizione di una quota di IVA e di IRPEF a vantaggio dei bilanci regionali.
Il quarto punto era la liberalizzazione dei trasferimenti vincolati.
che mantengono il vincolo per materia, ma la libertà nell'ambito della materia stessa.
Su questi quattro punti c'è stato un consenso della Conferenza Stato Regioni. che quella sera si è chiusa con una sostanziale convergenza, salvo l'ambiguità sulla parola riesame dell'art. 3, sulla revisione dell'art. 3.
Si è anche formata una Commissione di sei RegiOni per valutare le possibili modalità o comunque le possibilità di modifiche dell'art. 3. In questa Commissione di sei Regioni, la Regione Piemonte è entrata su esplicita richiesta.
Ci siamo trovati ancora il 25 settembre ad una serie di incontri a tutti i livelli dei Ministeri, dal Ministero del Bilancio, al Ministero del Tesoro, sempre naturalmente con il concerto del Ministro Maccanico, senza peraltro giungere ad una soluzione perché nella sostanza il Governo ha mantenuto, fino ad oggi,l'impostazione che comunque le Regioni devono concorrere, anche in vista di questi punti successivi, fino dal 1990 alla spesa sanitaria.
Naturalmente su questa posizione c'è stata una linea molto rigida delle Regioni. Una linea che peraltro si è andata un po' frantumando nell'ultima riunione del 27 settembre perché gli interessi delle Regioni a statuto speciale sono leggem1ente diversi, in quanto il deficit sanitario è differenziato nelle diverse realtà locali. per cui questa linea è andata un po' articolandosi. Alcune Regioni hanno dimostrato una disponibilità ad accogliere una parte del deficit sanitario del 1990 se ci sarà la regionalizzazione, con le garanzie che ho indicato: un'area impositiva autonoma ben definita, una liberalizzazione dei vincoli.
Siccome ho trovato - e nello specifico interverranno gli Assessori poco rassicurante il discorso del carico 1990 che andrebbe a costituire un grave principio che contraddice d'altra parte l'impostazione che c'è stata in Consiglio regionale, ho ritenuto come Regione Piemonte di non poter dare comunque nessun assessore l'ho detto esplicitamente - ad un carico sulle Regioni a partire dal 1990.
Nessuna determinazione è stata finora presa. L'art. 3 è naturalmente vigente e in attesa di approvazione da parte del Parlamento. Peraltro ho ritenuto di assumere questa posizione per la Regione Piemonte, che è una posizione rigorosa, puntuale e dalla quale sarà difficile deflettere, a meno che ci siano diverse posizioni che maturino nel nostro ambito.
Nel frattempo, lo stesso giovedì in cui ci incontravamo, la Commissione del Senato ha dichiarato la incostituzionalità dell'art. 3 con le stesse motivazioni su cui si basava il nostro ordine del giorno, che fu anche alla base della posizione assunta dalle Regioni stesse, cioè la impossibilità costituzionale di caricare una spesa innanzi tutto retroattiva sull'ente regionale, e dall'altra parte l'impossibilità di caricarla, atteso che è una spesa largamente fuori del controllo delle Regioni medesime.
Questo ci rafforza certamente, anche se non si può considerare un punto chiuso, perché una nuova formulazione dell'art. 3 il Governo la farà. Noi questa nuova formulazione la conosceremo nei prossimi giorni. Il Ministro Maccanico sta dimostrando grande attenzione ai problemi delle Regioni, per bisogna avere la persuasione che il Governo sembra convinto a voler comunque caricare una parte del deficit fin dal 1990 sulle Regioni, cosa che invece, per parte nostra e in particolare per la Regione Piemonte che su questa linea si è mossa anche avendo l'approvazione di un ordine del giorno in aula che dava una linea ben precisa, si è mossa con molto rigore e determinazione. Vedremo lo sviluppo della situazione nello specifico.
Fino ad oggi ci siano caratterizzati su una linea di estremo rigore.
Per ulteriori specificazioni lascio la parola al collega Gallarini.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Gallarini.
GALLARINI, Assessore al bilancio Vorrei aggiungere alcune considerazioni ed entrare nel merito della parte finanziaria, per quanto riguarda le comunicazioni, sulle quali già il Presidente Brizio ha detto sostanzialmente qual è stato l'iter del confronto Stato-Regioni. Ha anche detto quale è stata la dialettica all'interno delle Regioni. che inizialmente si schieravano su un fronte compattissimo e che negli ultimi giorni, durante gli ultimi confronti, ha mostrato qualche crepa, perché fra le Regioni a Statuto ordinario e le Regioni a Statuto speciale esistono, forse, non tanto diversità di obiettivi quanto diversità di fondo, relativamente alle condizioni finanziarie rispetto alle erogazioni che vengono dallo Stato, dal potere centrale.
Svolgerei qualche considerazione più in profondità relativamente alle cifre che escono da una posizione di questo tipo. Il Presidente ha ricordato che l'art. 3 del DM n. 292 è in vigore. Entro il 15 settembre così come diceva il Presidente - Maccanico ha preannunciato una proposta di modifica per quanto riguarda l'art. 3 del decreto ministeriale, proposta di modifica che ragionevolmente non porterà alla soppressione dell'art. 3, ma sicuramente verrà mitigato nel suo effetto di carico finanziario, per quanto riguarda le Regioni.
Se così stanno le cose, riteniamo che all'interno dell'intervallo che va da 0 ai 608 miliardi, che il Ministero della Sanità assegna alla Regione Piemonte, come sfondamento per quanto riguarda il 1990 (l'Assessore Maccari avrà modo di sviluppare il concetto le cifre e la situazione ovviamente dall'ottica dell'Assessorato alla sanità) dovremo andare a contrarre, con decorrenza 1991, dei mutui per la cifra che fra zero e 608 miliardi verrà caricata alla nostra Regione.
Innanzitutto ipotizziamo dei mutui quindicennali che oggi come oggi. ad un tasso del 14,75% porterebbero ad una cifra variabile dagli 80 ai 90 miliardi, per quanto riguarda la quota di ammortamento annuo, per i 15 anni. Ovviamente si dovrà far fronte a questa contrazione di mutui attraverso la cosiddetta autonomia impositiva. Dico "cosiddetta autonomia" perché abbiamo già avuto modo di dire la volta scorsa che prima ancora che la Regione sia in condizioni di riscuotere questi introiti, già in modo coercitivo ci viene detto come li dobbiamo spendere. Se noi pensiamo che questo primo gem1e di autonomia rappresenta lo 0,2% di quelle che sono le disponibilità attuali della nostra Regione, già appare in modo evidente la inconsistenza, o quanto meno la pochezza, di questo inizio di autonomia impositiva. Ma se poi pensiamo che all'interno di questa cosiddetta autonomia una parte consistente (se non sarà il 100% sarà sicuramente il 50 60%) dovrà essere destinata a tappare questo buco, ovviamente si comprimono ulteriormente le possibilità di manovra all'interno di queste risorse che la Regione, in modo autonomo, andrà a determinare. Quali possono essere i gettiti di queste risorse? Già il Presidente Brizio ha anticipato che per alcune di esse esistono le norme in base alle quali noi, come Regione Piemonte saremo in grado entro il 31 ottobre (lo faremo ragionevolmente nel Consiglio del 23 p.v.) andremo ad attuare la prima parte del provvedimento quella per la quale già esistono le norme di attuazione. Questa prima parte si riferisce sostanzialmente a due voci: l'aumento delle tasse automobilistiche, la cosiddetta tassa prima di circolazione ora di possesso, che consente alla Regione di applicare una maggiorazione che va dallo 0 al 110% della parte fiscale contenuta all'interno della cifra globale e, per quanto riguarda il valore assoluto, una cifra che si aggira intorno al 40-45% di aumento per quanto riguarda il bollo. Ovviamente la legge dice "fino a", il che significa che all'interno di quel massimale come Giunta avremo modo di calarci nella realtà attraverso fasce o differenziazioni che ovviamente la Giunta si riserva di proporre e di presentare. Questo per quanto riguarda la prima voce. L'introito di questa prima voce dovrebbe aggirarsi per la nostra Regione sui 50 miliardi, per quanto riguarda il 1991.
La seconda voce (che ha un'incidenza di circa un decimo rispetto ai 50 miliardi) è quella relativa alle tasse di concessioni. Le tasse di concessioni possono essere aumentate fino a un massimo del 20% rispetto al valore oggi praticato. Come Regione in questi ultimi 4-5 anni non avevamo mai recepito le possibilità di aumento che nel frattempo erano intervenute molto probabilmente ci attesteremo sulla cifra massima del 20%, che comunque darà un gettito totale di 5 miliardi, quindi il 10% rispetto al gettito totale delle due voci che è di 55 miliardi.
Entro il 31 ottobre (il Ministro Maccanico lo ha anticipato) uscirà il Regolamento attuativo, sostanzialmente le norme di attuazione in base alle quali saremo in grado di andare a dosare gli altri interventi che sono i più consistenti. In estrema sintesi: il prezzo della benzina. Voi sapete che all'interno di quella legge è previsto che da parte delle Regioni ci possa essere un aumento personalizzato da parte della Regione fino a 30 lire al litro. Per quanto riguarda il gas metano fino a 50 lire al mc., ma anche qui esistono incertezze, come in tutta la materia. Purtroppo, l'unica certezza è che questa autonomia impositiva viene già destinata prima ancora che venga riscossa, ma esistono incertezze perché fino alle 50 lire al mc.
non è ancora chiaro se si tratta di gas domestico (uso riscaldamento), se si tratta dell'uso industriale o dell'uso autotrazione. E' ovvio che se le voci fossero tutte tre andremo da x introiti nel caso in cui fosse la voce relativa alla sola parte domestica a 5x nel caso in cui comprendessimo anche l'utilizzo industriale, a 7x circa nel caso in cui comprendessimo l'autotrazione. Ovviamente ci sono dei margini di oscillazione che oggi come oggi non consentono di focalizzare una cifra. E' vero che siamo in attesa ed entro il 31 p.v. avremo queste norme attuative, ma oggi come oggi è difficile fare una previsione che non vada al di là di queste enunciazioni che prevedono un massimo ed un minino, all'interno dei quali ovviamente ci attesteremo come proventi di risorse per quanto riguarda queste voci. Questa è la cornice all'interno della quale la Regione Piemonte dovrà calare la propria manovra economico-finanziaria per andare a far fronte alle esigenze di cui parlavamo. Esistono anche altri quesiti.
L'Assessore Maccari avrà modo di andare più in profondità. 1608 miliardi ci vengono assegnati dal Ministero, così come alle altre Regioni vengono assegnate altre cifre. Nél caso in cui i miliardi di sfondamento anzich 608 portassero ad una cifra maggiore, come si farà fronte al supero? Probabilmente non all'interno dell'art. 3, quindi non all'interno della contrazione di mutui. bisognerà magari contrarre altri mutui. Si potrà quindi attingere all'autonomia impositiva anche per quanto riguarda l'ammortamento degli altri mutui oppure no? Le incertezze sono molte. A titolo di informazione, per completare questo quadro, vi darei anche alcune proiezioni di cifre. Anche qui gli estremi di oscillazione sono molto ampi.
Da una nostra valutazione fatta dagli uffici della Regione Piemonte per quanto riguarda l'Assessorato. arriveremmo a 150-160 miliardi di introiti (attraverso questa autonomia impositiva) nel caso in cui collocassimo al massimo il dosaggio degli aumenti. Da parte del Ministero invece ci vengono assegnati 262 miliardi, quindi 100 in più. Può essere facile insinuarsi con la convinzione che siano state sottovalutate da parte romana centrale i 608 miliardi per quanto riguarda lo sfondamento e sia stato sopravalutato invece il tetto di 262 miliardi per quanto riguarda gli introiti dell'autonomia impositiva. Ma avremo modo di constatarlo allorquando si andrà in profondità con le norme attuative a calcolare in modo matematico queste cifre. Dall'addizionale, se applicassimo il massimo, sul gas metano ricaveremmo circa 91 miliardi. Dalla tassa automobilistica, con l'aumento fino al 110% della parte fiscale sul bollo, circa 50 miliardi.
L'addizionale, per quanto riguarda il PRA, il cui aumento può essere dosato dal 20 all'80% dell'attuale, darebbe circa 14,6/15miliardi. La tassa sulle concessioni regionali circa 5 miliardi.
Vorrei concludere con un altro interrogativo. Penso sia emerso in modo abbastanza chiaro che ci si trova in un alone piuttosto vago, indefinito.
Si sa probabilmente quel che si deve fare, ma non si sa ancora in che termini, perché ovviamente bilancio significa cifre, e cifre Significa precisione, quindi bisogna avere dei parametri di riferimento precisi. Se le norme di attuazione, anziché il 31 ottobre, dovessero venire nei prossimi giorni, avremmo sicuramente modo di approfondire subito e di fare quei calcoli che devono essere fatti. Noi come Giunta intendiamo rispettare i tempi di programmazione che ci siamo dati per quanto riguarda l'assestamento di bilancio (che oggi pomeriggio la Giunta andrà ad approvare), il preconsuntivo verso fine ottobre primi di novembre, e poi il bilancio preventivo entro fine anno. E' ovvio che per poter rispettare questi programmi dobbiamo necessariamente essere in grado di predisporli, e per predisporli occorrono regole certe. Emerge poi un ulteriore punto interrogativo, relativamente all'anno prossimo. Perché, quando già il Ministero della sanità stima per l'anno prossimo 88 mila miliardi (quindi dà proprie stime), dopodiché fa presente che nella manovra bisognerà stare nei 78 mila miliardi, ecco che sorge un nuovo interrogativo per i 10 mila miliardi restanti, sulla gestione del 1991. Penso che da queste considerazioni sia emersa una valutazione e una alternativa di fondo: probabilmente il confronto in atto tra Stato e Regioni, come diceva il Presidente Brizio, è di natura esistenziale. Le Regioni devono essere in condizioni di poter governare le materie di propria competenza, e governare significa avere i fondi per gestirle, ma significa soprattutto avere le leve di comando per poter governare le competenze che vanno a gestire. E qui ovviamente il punto è importante per una questione politica di fondo: come Giunta riteniamo che dal potere centrale debba arrivare una delle risposte forti, che devono essere date al Paese, se vogliamo che un certo tipo di eversione, in atto nei confronti di forze politiche tradizionali sposti il baricentro dell'attenzione e della protesta verso forme incanalate in altro modo. Riteniamo che questa sia una risposta importante una risposta politica forte, e questa risposta non può che andare nel segno di un rafforzamento politico dell'ente Regione. Vedremo se esiste questa volontà. Come ha già detto Brizio noi faremo ricorso alla Corte Costituzionale (come preannunciato nell'ordine del giorno votato il 18 settembre). Penso che non occorra demordere da quella prospettiva e da quella presa di posizione, anche perché il parere della Commissione Affari Costituzionali del Senato ci rafforza nella convinzione che questa presa di posizione è fondata e può essere vincente. In caso contrario, penso che un po' tutti dobbiamo chiederci come andremo a formulare, prima ancora che a gestire, il bilancio della nostra Regione per il '91 e per gli anni futuri.
E' una questione di natura esistenziale, quindi penso che siamo ad una svolta molto importante, una svolta dalla quale, probabilmente, si uscirà con un segno "+" o con un segno "-".



PRESIDENTE

Grazie all'Assessore Gallarini per il completamento molto esauriente della comunicazione, che ci apre, peraltro. degli scenari di straordinaria preoccupazione.
La parola all'Assessore Maccari.
MACCARI, Assessore alla sanità Comunico alcuni dati relativi alla situazione piemontese. Intanto c'è da considerare, cosa risaputa, che la spesa a livello nazionale parte ogni anno sottostimata e questo avviene da dieci anni. Partendo sottostimata tutti gli anni, ad agosto/settembre ci si trova nella solita fibrillazione della Regione e delle UU.SS.SS.LL. che non riescono ad arrivare al 31 dicembre. E così succede anche per il 1990, con due diverse aggravanti: la prima sul piano finanziario, aggravato da un arretrato '88/89 per l'applicazione dei contratti. L'altra sul piano istituzionale, perché ci troviamo in un momento di passaggio da fondo nazionale a fondo interregionale sanitario, qual è previsto dalla legge di riforma in discussione al Senato, che dovrebbe prevedere. perlomeno, l'azzeramento totale dei debiti passati. Ci troviamo anche di fronte ad una novità di prassi di rapporto istituzionale, cioè che a settembre dell'anno in corso l'ente si deve caricare il passivo dell'anno che si sta vivendo, cosa atipica in qualsiasi rapporto democratico. Ecco la testimonianza delle cifre sottostimate.
Il Piemonte ha speso - la spesa netta a carico del SSN - nel 1989 4.832 miliardi. Avevamo fatto un preventivo relativo al '90 (che abbiamo trasmesso ancora nel mese di aprile e di maggio al Ministero) dove supponevamo di avere bisogno (sempre spesa netta a carico del SSN, cioè già dedotte quelle quote di ticket o di entrate autonome dell'USSL) di 5.615 miliardi, cioè 800 miliardi in più per il 1990. Non solo non abbiamo avuta attribuita la spesa dell'89, 4.832 miliardi, ma per il '90 ci sono stati attribuiti nel mese di aprile 4.698 miliardi, quindi 150 miliardi circa in meno della spesa effettuata nell'89. Quindi partendo sottostimati, non tenendo conto dell'aumento normale dei prezzi, non tenendo conto dell'applicazione dei contratti, oggi ci troviamo in Piemonte scoperti di 600 miliardi (di cui parlava Gallarini) per l'amministrazione ordinaria '90 (farmaceutica, convenzionata ecc.), più 400 miliardi di applicazione del contratto: 300 miliardi di contratto e 100 miliardi di incentivi relativi agli arretrati '88/89 e tutto il '90 per l'applicazione del contratto.
Contratto che praticamente sta scadendo e siamo quasi alle soglie della discussione del nuovo. Quindi il totale mancante è questo: dei 1.000 miliardi, 400 sono di contratto e 600 di attività normale. Di questi 600 200 sono relativi alla spesa farmaceutica.
Le Regioni si sono dette d'accordo nella gestione finanziaria in una riunione degli Assessori al bilancio a Milano dove è stato elaborato, a mio avviso, un grande documento. Un documento di respiro europeo; un documento che prevede. come assunzione di responsabilità, un nuovo rapporto fra i diversi livelli istituzionali del Paese. Le Regioni si sono anche trovate d'accordo nella parte che riguarda gli Assessori alla sanità, i quali sono favorevoli ad assumere la responsabilità di conduzione. Alla responsabilità di conduzione - anche questo è ovvio, ma è di difficile applicazione nel nostro campo di attività - va unito il potere di intervenire. Noi come Regione non possiamo solo avere la responsabilità di coprire delle spese che sono determinate e decise ad altri livelli, noi diventiamo solo degli applicatori. All'inizio di settembre volevo prendere una direttiva molto semplice, molto banale, affinché si prescrivesse un solo medicinale per ogni ricetta. Chi ha i capelli grigi come me, si ricorderà che ai tempi dell'Inam si prescriveva un solo pezzo per ricetta. Questa avrebbe già potuto essere una limitazione. Non ho potuto prendere questa direttiva perché la prescrizione di due pezzi è prevista nella convenzione nazionale flm1ata a Roma fra Ministero e organizzazioni sindacali dei medici. Le Regioni non entrano nella formazione dei prezzi dei medicinali, non entrano nella contrattazione medica, non entrano nella contrattazione delle rette delle case di cura convenzionate, perché applicano la normativa a livello statale per cui hanno solo il ruolo di applicatori. Credo quindi che la posizione delle Regioni di assumere spesa e responsabilità nella copertura debba essere naturalmente legata alla responsabilità di decidere e potere intervenire nell'indirizzo e nella qualificazione della spesa.
Sul piano finanziario vi ha detto le cifre il collega Gallarini.
All'interno del settore piemontese noi abbiamo un aumento molto alto del settore beni e servizi. Quindi mi pare corretta l'impostazione di ricondurlo in aumenti fisiologici che non siano patologici. Abbiamo un aumento delle spese del personale dovuto al fatto che il Piemonte è stato per molti anni sottodimensionato nel personale rispetto ad altre Regioni: per cui in questi ultimi anni sono stati coperti molti posti vacanti e naturalmente la spesa si è innalzata. Se viene dato anche alle Regioni il potere di intervenire maggiormente nella vita delle UU.SS.SS.LL. e nell'organizzazione del lavoro all'interno degli ospedali, con maggiori possibilità di sfruttamento delle apparecchiature esistenti nelle sale operatorie, vi sarebbe una serie di riforme (le cosiddette riforme che non costano, che però diventa sempre difficile attuare) da applicare all'interno degli ospedali: usare certe apparecchiature che oggi vengono sfruttate per 3/4 ore al giorno, anziché 6/7 come si dovrebbe, naturalmente cambiando il modo di lavorare. Probabilmente anche questo contribuirebbe a qualificare la spesa dando servizi migliori. Credo che tutto sommato nella sanità non si debba solo intervenire sulla spesa, ma si debba anche modificare un po' la vita della sanità, che è piuttosto organizzata per chi vi lavora e forse è organizzata un po' meno per gli utenti.



PRESIDENTE

Poiché gli iscritti a parlare sono quattro e dato che vorremmo iniziare ancora nella seduta antimeridiana il punto successivo all'o.d.g. inerente alla Valle Bormida, chiedo ai Consiglieri se possono contenere l'intervento nei cinque minuti.
Ha ora facoltà di intervenire il Consigliere Maggiorotti.
MAGGIOROTTI Vorrei brevemente sottolineare il fatto che quanto ci è stato or ora riferito dall'Assessore Maccari non possa che essere fonte di ulteriori preoccupazioni, perché a noi sembra che il parlare di autonomia impositiva affidata alle Regioni non possa non comportare un discorso più complessivo rispetto a cosa significa l'imposizione fiscale, a quali obiettivi, a quali criteri di spesa, a quali verifiche sia vincolata. Proprio sulla questione delle verifiche delle spese attuate, vorrei brevemente segnalare tre questioni.
Sulla spesa farmaceutica l'Assessore Maccari ha denunciato uno sfondamento aggiratesi intorno ai 200 miliardi. Anche su questo punto sarebbe opportuna una maggiore certezza, ma vorrei soprattutto segnalare come possa essere importante leggere un tabulato arrivato alle UU.SS.SS.LL.
concernente lo stato della spesa. Risulterebbe ad esempio una differenza del 21,43% nel totale fra il 1989 e il 1990. Bisognerebbe entrare nel merito di questa differenza, delle sue motivazioni. Tuttavia, per non dilungarmi, volevo solo segnalare il fatto che nella VSSL Torino 1 questa differenza ammonta al 14,97%. Come si vede in alcune UU.SS.SS.LL. si è risparmiato rispetto alla media regionale. Allora per quali motivi in alcune UU.SS.SS.LL. si spende di più e in altre si spende di meno? A me viene il sospetto che ciò sia anche legato al fatto che nella USSL 1, e a Torino in generale, da anni si attua una verifica sull'attività prescrittiva dei medici, verifica che non è una censura fiscale, ma è semplicemente basata sul portare a conoscenza i medici del proprio trend di prescrizioni.
Seconda questione: la fornitura di ausili e prodotti non riconducibili al nomenclatore tariffario: all'USSL 1 è giunta dall'Assessorato alla Sanità una richiesta di chiarimenti sul perché gestisca direttamente, e non indirettamente, la fornitura e consegna a domicilio di questi presidi, come d'altra parte prevede una deliberazione della Giunta regionale del l0 ottobre 1989. Esiste pure una lettera dell'Ordine dei farmacisti della provincia di Torino in cui si protesta contro il fatto che si è avviata da parte dell'USSL 1 la fornitura diretta di ausili per incontinenti. Questa scelta dell'USSL ha portato una contrazione della spesa. Mi stupisce che la lettera dell'Assessorato sembri quasi una censura rispetto a questa scelta dell'USSL stessa, scelta che viene attuata già da mesi.
Vorrei infine sapere per quale motivo il sistema di prenotazione unificato nella città di Torino non è partito, quando si sa che un sistema del genere, portando a conoscenza in tempo reale le disponibilità nelle strutture pubbliche per esami di diagnostica e specialistica, potrebbe far sì che la spesa sia ridotta.
Sono tre esempi di possibili interventi che non sono stati attuati. In merito alla questione della fornitura di ausili per incontinenti, esiste perplessità rispetto alle volontà di intervenire sui nodi della spesa che almeno per quanto concerne la fornitura di ausili e la prescrizione farmaceutica, sono a carico e responsabilità dei prescrittori. Ritengo che su questa questione si debba intervenire.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Farassino.
FARASSINO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, vorrei riagganciarmi a quanto detto dall'Assessore Gallarini quando ha ricordato che questa è una situazione esistenziale. Bisogna fare attenzione a quella che egli stesso ha chiamato l'eversione di certe forze emergenti nei confronti della classe politica, se per eversione di forze emergenti si intendono le campagne, le accuse, le battaglie portate avanti dagli autonomisti della Lega Nord nei confronti di una classe politica non all'altezza della sua responsabilità di conduzione. L'Assessore Gallarini ha ragione: da sempre noi abbiamo condannato, criticato e denunciato all'opinione pubblica l'incapacità di gestione. Le cifre sono sotto gli occhi, perché mi sembra che 600 miliardi di deficit non siano il risultato di una corretta ed attenta gestione politica delle UU.SS.SS.LL. Ci richiamiamo a quando la famosa riforma aveva tolto dalle mani degli enti assistenziali e previdenziali la sanità, in quanto il legislatore aveva creduto di individuare in questo tipo di conduzione il cattivo funzionamento dell'apparato sanitario, affidandolo quindi alle forze politiche. D'altronde ci troviamo di fronte ad una situazione di stato fallimentare perché quando una Regione deve fare ricorso alla Corte Costituzionale per vedere rispettati i suoi diritti, si ha l'immagine dello sfascio dello Stato. Noi avremmo almeno preteso che non si gettassero subito le armi andando ad individuare le tasse suppletive che si possono imporre attraverso un'autonomia di Regione. Anche questo l'avevamo denunciato in campagna elettorale ai nostri elettori dicendo: "Oggi tutti parlano di autonomia, tutti i Partiti parlano di autonomia. ma quella è un' autonomia diversa. è un' autonomia impositiva. aggiuntiva di quelle tasse che noi già paghiamo. Ci caricheranno sul gobbo ulteriori tasse". E puntualmente verifichiamo questo tipo di discorso impositivo che viene a penalizzare ulteriormente la gente, a un livello di sopportazione che ormai sta per esplodere.
Tra le altre cose ci è apparso abbastanza oscuro il discorso dell'Assessore laddove va a quantificare con le tasse dell'auto le tasse per la benzina, le tasse per il gasolio, e ci dà il risultato di un introito di 150 miliardi a fronte dei 90 miliardi che si devono pagare come tasso di mutuo. A questo punto sorge un dubbio. Innanzitutto che si potevano fare delle previsioni di tassazione inferiori (al limite arrivare a coprire i 90 miliardi e non superarli addirittura di 60). Inoltre, i 60 miliardi eventualmente di supero, dove andranno a finire? Andranno magari a Roma? La nostra non è polemica, è semplicemente una ferma condanna dell'operato e dell'incapacità di portare avanti un discorso di conduzione.
Avremmo almeno la pretesa di non gettare le armi prima di aver combattuto fino in fondo, in quanto per noi questa è una situazione assolutamente inaccettabile. Auspichiamo una ferma e rigorosa presa di posizione nei confronti del Governo di Roma su questa situazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sartoris.
SARTORIS Siamo preoccupati in quanto il Presidente ha parlato di nuova formulazione. Mi domando se cambiano soltanto le parole e se la sostanza rimane uguale. Dobbiamo pagare comunque. Ha parlato di riparti IVA e IRPEF che rimarranno alle Regioni nel 1991, ma noi vorremmo sapere quale percentuale prevede lo Stato. Inoltre c'è da osservare che non sono soltanto le Regioni a Statuto speciale a non essere d'accordo, ma anche la Regione Campania e abbiamo capito il motivo: probabilmente avrà dei debiti ben superiori a 608 miliardi che, come al solito, paghiamo noi. Si dice che 608 miliardi di debiti verranno accollati alla Regione Piemonte. Vorremmo avere l'elenco dei debiti delle altre Regioni. Noi siamo disposti a pagare i nostri debiti con i nostri soldi. Nel mese di novembre si potrebbe incominciare eventualmente a trattenere una parte dell'anticipo sull'IRPEF.
Se a Roma vedessero che questi soldi non arrivano più puntualmente, forse comincerebbero a prenderci più sul serio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.
CALLIGARO Signor Presidente del Consiglio, abbiamo sentito il Presidente della Giunta e due Assessori fare gli strenui oppositori alle politiche del pentapartito nazionale. E' molto interessante il dibattito che si svolge in quest'aula: scopriamo che la Regione Piemonte ha un disavanzo superiore a 1.000 miliardi. 600 dei quali le verranno interamente accollati e in questo modo viene ipotecata la misera autonomia impositiva che viene gentilmente concessa dal Governo centrale alle Regioni italiane. Ma il gioco non finisce qui. Adottando i massimali ha detto l'Assessore Gallarini dovremmo rastrellare 150-160 miliardi. Il Governo invece in questo caso non sottostima, ma sopravvaluta dicendo che raccoglieremo circa 250 miliardi.
Non è stato così per la spesa sanitaria 198788-89-90 dove la sottostima ha superato i 40.000 miliardi di lire. Il Governo si era impegnato a coprire i 40.000 miliardi. Ora fa il gioco perverso di scaricare sulle Regioni una parte di queste ingenti risorse.
Ho detto l'altra volta che non è accettabile il discorso sulla spesa sanitaria, così come viene fatto dalla maggioranza. La spesa sanitaria rispetto al PIL nel nostro Paese non è superiore ad altri Paesi più avanzati; il problema è semmai spendere meglio, ottenere una produttività sociale più elevata, un'efficacia di spesa e un'efficienza di. servizi che sono il vero problema della sanità nel nostro Paese.
Però, diciamo la verità, organicamente il pentapartito non è interessato a fare determinate economie, ignora la prevenzione, non fa la riabilitazione. Quanto costa non fare la riabilitazione? Non vuole toccare gli esosi interessi delle società farmaceutiche. Perché abbiamo la farmacopea più ricca del mondo? Perché non si tagliano dalla lista dei farmaci quelli che sono dannosi, inutili, comunque doppioni rispetto ad altri farmaci? Perché non si controlla dal punto di vista sanitario la prescrizione dei farmaci e delle analisi cliniche? Perché imperversa un sovraconsumo di farmaci che diseduca persino i pazienti, i cittadini assistiti dal Servizio Sanitario Nazionale? Perché non si controlla la convenzionata esterna, che subisce impennate di anno in anno? Perché non correggiamo a fondo il meccanismo perverso della spesa corrente, per cui chi spende di più avrà in dotazione maggiori risorse l'anno successivo? Sfido io che aumentano in modo impressionante, come ha detto l'Assessore le spese per beni e servizi.
E' un problema di fondo. o il pentapartito ha interesse a realizzare queste economie, ad aumentare la produttività sociale del sistema sanitario nazionale, oppure si è costretti a parlare di spesa sanitaria al di fuori di qualsiasi controllo e governo.
Si aggiungerà la Finanziaria, non è finito qui, c'è l'altra faccia della medaglia. Arriverà sui ceti più svantaggiati e più deboli socialmente la Finanziaria, che accollerà loro migliaia e migliaia di miliardi di lire per un pessimo funzionamento del Servizio Sanitario Nazionale. Siamo curiosi di sapere se la maggioranza ha già predisposto un ordine del giorno contro i provvedimenti della Finanziaria, così come è stata sollecita nel predisporre un ordine del giorno contro il pericolo - ahimè purtroppo scontato ormai - di doversi accollare parte della spesa sanitaria, del disavanzo degli anni passati. C'è un disegno lucido di destabilizzare il Servizio Sanitario Nazionale, mandare avanti la controriforma, privatizzare in modo selvaggio il grande affare che è rappresentato dalla sanità. Non occorre in questa sede fare polemiche. C'è privato e privato, sappiamo distinguere anche noi. Sappiamo che agisce nella sanità un particolare privato che spesso non ha requisiti, non è affidabile e non è neppure controllato dalle istituzioni pubbliche. Noi polemizziamo contro questo privato che è legato alle cordate del penta partito , non contro un privato che magari rischia di tasca sua, mette in campo servizi efficienti e fa concorrenza allo Stato. Ben venga questo privato.
Abbiamo un privato del tutto particolare, quindi non è un discorso vecchio strillare contro il privato; parliamo di un particolare privato quello che abbiamo conosciuto all'epoca dello scandalo ex USSL 1/23 laboratori di analisi, cliniche, privati, i quali se fatturavano la prestazione, generalmente la prestazione non era stata effettuata, se era effettuata la fatturavano due volte, così come abbiamo saputo dalla commissione di indagine regionale.
Ultima osservazione. Voi vi ostinate a parlare di riforma, noi ci ostiniamo a parlare di controriforma. La riforma l'avete voluta e significa quello che sta accadendo: caricare ulteriormente la spesa sanitaria sulle Regioni e sui cittadini. Volete la regionalizzazione della sanità? Allora non strillate. Quale fondo interregionale potrà stare in piedi se non c'è certezza di finanziamento? Di quale fondo interregionale parlate se continuiamo ad avere un Governo che non dà certezza dei finanziamenti per la sanità. Abbiamo uno Stato accentratore. burocratico, autoritario e parassitario che gioca ad affossare il Servizio Sanitario Nazionale e lo stato sociale, ma che gioca in questo modo anche ad affossare le Regioni.
Quindi non fate gli oppositori del penta partito, voi siete egualmente responsabili quanto il pentapartito nazionale di questa controriforma.
Allora lasciano il tempo che trovano i vostri ordini del giorno di respiro nazionale o i vostri documenti di respiro europeo: siete egualmente responsabili quanto il pentapartito nazionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.
ZACCHERA Sarò breve anche perché ritengo di ripetere cose in parte già dette 15 giorni fa.
Quando sento cifre così enormi sul deficit della sanità, ricordo uno studio dell'IRES dell'anno scorso che stimava in almeno il 15% della spesa il peso delle tangenti all'interno delle strutture pubbliche, ma penso che nell'ambito della sanità questa percentuale sia addirittura superiore.
Ricordo ancora che a concorrere a questo deficit fanno parte anche gli sprechi strutturali. Quando si citano frasi come: "...centinaia di casi di malversazione all'interno dell'USSL". oppure: "è al di là di ogni logica lo strapotere politico-partitico all'interno delle UU.SS.SS.LL.", non cito frasi pronunciate dal Segretario del MSI, bensì dal Ministro della Sanità on. De Lorenzo. Quando il Ministro della Sanità dice pubblicamente in televisione che conosce centinaia di casi di malversazioni, ma non le fa cambiare, e che dice che lo strapotere politico-partitico è al di là di ogni logica, dico anche che, se è giusto lamentarsi contro lo Stato centrale perché non dà i mezzi per poter finanziare e ripianare questi deficit, è altrettanto giusto dire che la strada è un'altra, che si deve andare al recupero dei costi e quindi a ridurre gli sprechi. E con questo ho già concluso perché è inutile continuare nel solito gioco delle parti.
Il fallimento della sanità è il fallimento di un sistema. Quando poi si parla male del sistema privato, mi si deve spiegare come mai il sistema privato sanitario funziona e costa molto meno.
CALLIGARO E' assistito dallo Stato! ZACCHERA Non solo, ma è altrettanto vero che le strutture comunque funzionano perché c'è un responsabile imprenditoriale, non un responsabile politico.
Il collega accennava all'USSL 1/23, ma io ricordavo questa mattina all'Assessore alla sanità che sono in giacenza, ormai da quasi due mesi mie interrogazione sulle UU.SS.SS.LL. 56 e 53 che hanno fatto spese in modo assurdo, per non usare altri aggettivi.
Allora incominciamo a risparmiare nel concreto, la Regione vada a vedere come vengono spesi i soldi, chi sono gli amministratori, non abbiamo paura di dire che certi presidenti sono degli stessi partiti, ovviamente che governano la Giunta regionale, perché non ci si può lamentare che mancano i soldi per ripianare i deficit delle UU.SS.SS.LL. e poi non fare nulla per controllare gli sprechi e gli abusi che vengono fatti a tutti i livelli. E' un discorso ipocrita questo.
Invito il Presidente e la Giunta ad intervenire concretamente. Oggi presenteremo all'Assessore alla sanità una interrogazione in cui chiediamo la creazione di una task force di funzionari per andare a controllare determinate cose nell'Amministrazione UU.SS.SS.LL.
Vorrei che fossero letti in Consiglio regionale i verbali dei revisori dei conti delle UU.SS.SS.LL. che vengono estromessi dal controllo effettivo delle spese. Allora vedremmo quanto potremmo risparmiare all'interno della spesa pubblica e della sanità.
Scusatemi per lo sfogo e scusatemi per il tono, però bisogna essere corretti e correttezza vuoI dire anche impegnarsi concretamente con volontà, al di là delle parole, per risparmiare sulle spese ma soprattutto sugli sprechi che sono una cosa indegna.
Ho un parente all'ospedale che ha fatto la TAC da nove giorni, ma i referti ieri sera non erano ancora stati letti. All'USSL n. 55 di Verbania una persona in ospedale costa 550 mila lire al giorno. Dov'è il coordinamento organizzativo di quella USSL? Ho portato l'esempio di un caso specifico che mi è successo in famiglia, ma i casi sono migliaia. Secondo me, anche questo dovrebbe essere posto all'attenzione della Giunta.



STAGLIANO' IGOR



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Signor Presidente e colleghi Consiglieri, intervengo molto brevemente per rilevare, anche se sono arrivato a dibattito inoltrato, che non mi sembra sede questa per le polemiche da corridoio.
La politica non si fa combattendo gli sprechi. Gli sprechi si combattono nella gestione. Sono due cose diverse. Registro ancora una volta che la sanità viene considerata un'area dove si spende troppo. Direi che la sanità è un'area dove si spende troppo poco perché siamo l'ultimo Paese d'Europa in termini di spesa sanitaria. Allora, o usciamo da questa spirale persecutoria nei confronti del sistema della sanità, oppure si capisce perché la sanità sia diventata soltanto più area di fenomeni di malcostume.
La sanità non viene vista come un'area nella quale si vanno ad investire intelligenze e risorse in prospettiva, ma come un'area residuale del nostro Paese dal punto di vista anche della sua gestione e organizzazione, quindi sappiamo che ci vanno personaggi non motivati, ma attrezzati a quel tipo di cose. Dovere dei politici è spostare la prospezione di un problema e non ricalcare e ragionarci dentro come facciamo troppo spesso.
In primo luogo lo Stato deve sapere che per la sanità si spende troppo poco, perché una sanità moderna non si realizza con le risorse che.si hanno a disposizione. Potremo poi capire quanto è speso dal pubblico e dal privato. C'è poi l'impressione che il privato vada ad occuparsi soltanto di aree e di rendite e trascuri le aree di assistenza quindi con un gioco non corretto. Tutto vero. Allora, si riaffronti questo problema e le Regioni vengano coinvolte in un processo di costruzione di un sistema sanitario che non è quello previsto dalla riforma, ma che deve essere un sistema di assistenza al cittadino che punta sul piano dell'ambizione, non sul piano del controllo. I politici che sono ancora nelle UU.SS.SS.LL. (noi ci auguriamo che ne escano al più presto possibile) devono uscire da questa spirale.
Mi rendo conto che sono ragionamenti più di natura psicologica che di natura politica. A questo proposito mi aveva impressionato una intervista a Folco Quilici (che c'entra poco con il nostro argomento), il quale ammoniva gli ambientalisti a ridurre la criminalizzazione della natura considerandola qualcosa di degradato, di pericoloso e di ormai compromesso perché questo riduce l'attenzione dei giovani rispetto a quel bene.
La sanità non può continuare ad essere oggetto di dibattito politico nelle sedi parlamentari, soltanto per un ragionamento sugli sprechi, sulle inefficienze e sulle disonestà, fenomeni che sono di competenza non del politico, ma dei livelli di controllo gestionale e della magis1ratura. In queste sedi bisogna capire i processi di fondo, che dobbiamo evidentemente rinviare allo Stato, perché attengono al rapporto Stato-Regione.
Possiamo anche immaginare, attraverso percorsi opportunamente calibrati nel tempo, di assumere la nostra responsabilità a fronte di un ritorno di capacità di governo, ma all'interno di un quadro di risorse che sia compatibile con le esigenze di un Paese civilmente avanzato che vuole un servizio sanitario all'altezza dei tempi, cosa che l'Italia, con le risorse che mette a disposizione, non può dare. Voi capite che quando si rinuncia a perseguire un risultato alto, è evidente che ci si mobilita su risultati meno alti. Quindi è da apprezzare il nostro Assessore che continua a considerare suo dovere quello di mettersi in un settore come questo il cui risultato in termine di immagine non è mai bello, perché anche le cose belle vengono viste come occasione per rimpallarci l'un l'altro le responsabilità, che se poi andiamo a vedere sono di tutti e di nessuno contemporaneamente. A me sembra giusto l'atteggiamento della Giunta di forte resistenza nei confronti di questo velleitarismo di ritorno dallo Stato, ma ritengo che non si debba soltanto ricondurre a un no rispetto a questo modo di atteggiarsi nel contingente in termini di rapporto Stato Regione. Le Regioni a mio modo di vedere hanno il dovere di recuperare una capacità reale di controllo della spesa e di pagare in prima persona se non riescono a governare i livelli della spesa. pagare in prima persona perch una Regione può benissimo scegliere di spendere parte delle sue risorse per dare un servizio più qualificato ai propri cittadini, di quanto non l'abbiano altri italiani. Questa deve essere una sua scelta, ma è evidente che questo tipo di obiettivo lo deve perseguire all'interno di un quadro di risorse certe e non occasionali, non addirittura a posteriori e in termini persecutori.
Allora usciamo dalla speculazione facile - e su questo ci metto anche molti liberali - di discutere di sanità solo in termini di opposizione e discutiamo in termini di costruzione di un sistema, comunque esso sia, più avanzato e più moderno, capace di tutelare le esigenze diffuse di carattere sociale e di consentire a qualcuno come il sottoscritto di scegliere, dopo aver pagato il suo costo alla socialità, di mantenere per sé le risorse per badare alle proprie esigenze. Non capisco perché devo svenare le mie risorse all'interno di un sistema, rispetto al quale poi ritengo di dover fare delle opzioni di tipo diverso. Lo Stato non può farmi pagare il 5% del mio reddito per una imposta, può farmelo pagare per una tassa, il che è una cosa diversa. Quindi mi pare giusto che tutti concorrano alla costruzione di questo plafond di garanzia del sistema, lasciando però liberi i cittadini della scelta, rispetto a prestazioni di carattere più qualificato, che devono essere le condizioni per potersi pagare, per esempio, la TAC. Un Paese moderno si misura anche nella capacità che ha di affrontare i problemi non in termini salottieri. Quella della sanità è una delle grandi questioni non risolte perché anziché puntare agli obiettivi si punta alla speculazione del vantaggio elettorale e di consenso che si può avere dal richiudersi all'interno delle polemiche. Sul piano degli elementi propositivi poco viene.
Mi pare che l'iniziativa liberale a livello governativo, tendente ad ottenere una maggiore liberalizzazione del sistema sanitario e una minore dipendenza dai Partiti, non abbia avuto nel concreto quell'assistenza da parte delle altre forze politiche, che poi in tutte le sedi invece rivendicano e assicurano. Così non è. A buona parte della classe politica di questo Paese. ma anche a molti infermieri, a molti medici, a molti barellieri, a molta gente questo sistema sanitario va bene: è evidente che poi i politici si trovano nella difficoltà di realizzare quello che magari in questa sede vanno dicendo.
Sui grandi problemi una sede parlamentare come questa ha il dovere di porsi le questioni in prospettiva, in termini di contributi costruttivi e non di adagiarsi sugli elementi ripetitivi. La sanità la conosciamo tutti è fatta di medici più o meno efficienti, di barellieri più o meno capaci di politici più o meno corrotti. Ma questo non è il problema della sanità il problema della sanità è che lo Stato deve fare una scelta precisa, deve investire sia attraverso la contribuzione, sia attraverso il sistema delle assicurazioni private complessive, una massa di risorse che metta gli amministratori nelle condizioni di assumere delle responsabilità politiche precise. Le responsabilità si affidano prima che il problema nasca, non si può evidentemente immaginare di usare queste tattiche che sono più adatte alle insidie e ai tranelli, che non ad un corretto rapporto tra istituzioni statali e regionali.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Tapparo. Ne ha facoltà.
TAPPARO Direi che una sottolineatura e una enfatizzazione di alcuni passaggi che la Giunta ha evidenziato deve essere fatta. Qui rischiamo di dedicare dieci minuti alle strategie della Regione e magari quattro ore al ripostiglio delle biciclette in Consiglio regionale.
Attorno a questa manovra giochiamo dei passi concreti della reale costruzione di autonomia regionale nella gestione di problemi rilevanti come quello della sanità.
Il Presidente Brizio con grande preoccupazione ha detto: "E' poco rassicurante la manovra sul carico del '90. Potrebbe costituire questo un principio". Principio dal quale - aggiungo io - non riusciremo più a liberarci. meccanismi di inseguimento di prelievi fiscali aggiuntivi che servirebbero non certamente a modificare strutturalmente la nostra condizione di difficoltà. Va anche aggiunto che non viviamo in un momento qualunque del quadro economico nazionale ed internazionale, ma viviamo in una situazione in cui alcuni aspetti di difficoltà del nostro bilancio pubblico potrebbero aggravarsi, vediamo la questione del Medio Oriente.
Quindi promesse costruite in questa situazione possono essere modificate: per il prezzo della benzina c'era la promessa di non praticare più nessun aumento sino al mese di novembre, ma poi è stata disattesa per una situazione di vincolo di bilancio collegato a riflessi internazionali.
In questa manovra dobbiamo batterci, e la determinazione degli Assessori e del Presidente credo possa essere una garanzia, affinché non sia l'autonomia impositiva aggiuntiva il quadro di volta per poter modificare qualcosa. Voglio sottolineare ai colleghi delle due liste autonomistiche che la ripartizione di prime quote di IVA e di IRPEF nella formazione di un'area impositiva autonoma potrebbe essere l'elemento sul quale dovremmo forzare affinché si possa ridefinire la base impositiva del Paese a favore di una autonomia regionale e, parallelamente a questa maggiore autonomia impositiva non solo aggiuntiva ma ridistribuiva collegare anche la regionalizzazione della sanità, evitare la legislazione speciale, la legislazione di emergenza in varie materie che sottrae spazi di autonomia elaborativa. Una maggiore autonomia regionale deve vedere ridefinite le funzioni dello Stato, perché altrimenti è solo un artificio o comunque una apparenza. Dobbiamo far sì che l'atteggiamento del governo regionale, in rappresentanza del Consiglio, sia molto duro e determinato.
Il rischio è di finire in continue situazioni di emergenza in cui si liquidano quote consistenti del nostro patrimonio immobiliare, magari per sanare deficit strutturali, quindi ripetitivi, in cui c'è anche la spesa corrente. Non si costruiscono spazi significativi all'autonomia regionale se non si fa giustizia di questo meccanismo perverso, che potrà far individuare questo Consiglio e questo governo come il responsabile di portare la benzina a un prezzo ulteriormente elevato e di far sì che il metano gravi sulle famiglie in modo inaccettabile, che certamente offuscheranno l'immagine nella nostra comunità e ovviamente faranno il gioco di chi potrà invece presentare una politica, magari più diretta in questo senso. Ho il massimo rispetto per tutte le forze politiche che sono presenti in questo Consiglio, ognuno gioca la sua partita. Sta alle forze di maggioranza far sì che in questo passaggio si incominci a mettere i primi mattoni di una costruzione vera di redistribuzione della base imponibile dello Stato. Se non c'è questa acquisizione, noi saremo comunque sconfitti.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, Brizio.
BRIZIO, Presidente della Giunta regionale Il problema dell'autonomia regionale è un problema molto importante.
Già nelle dichiarazioni programmatiche abbiamo esposto una linea sotto questo aspetto molto chiara, per cui richiediamo un rilancio dell'istituto regionale nelle competenze, nelle disponibilità di risorse, nel ruolo e c'è un disegno di legge già presentato dal Ministro Maccanico, che peraltro dovrà essere certamente arricchito, che va ad inserirsi sulla scia della legge n. 142 per il livello regionale. Questa è la linea di fondo, viviamo in un momento in cui si richiede veramente con forza più spazio all'istituto regionale. Abbiamo avuto attenzione sotto questo aspetto dal Governo, e bisognerebbe che vedessimo le cose con una certa oggettività.
C'è stata la disponibilità a rivedere i meccanismi di trasposizione delle risorse vincolate, liberalizzandole nella sostanza. La disponibilità a dare un'area impositiva autonoma non meramente aggiuntiva (come ha detto bene Gallarini), ma un'area impositiva autonoma di compartecipazione, come era all'inizio della vicenda regionale, a certi tributi: IVA, IRPEF. in misura ancora da definire, perché ci siamo limitati a stilare un documento d'intenti che è uscito dalla Conferenza Stato-Regioni. Quindi non è una dichiarazione pleonastica, ma una dichiarazione d'intenti della Conferenza Stato-Regioni, con i Presidenti della Regione e il Governo, che va su questa linea. Quindi disponibilità a ritagliare uno spazio di distribuzione di risorse nazionali, che è molto importante e significativo.
Un terzo aspetto è quello della regionalizzazione del Fondo. Mi rendo ben conto che la regionalizzazione è una sfida difficile, però le condizioni che hanno posto le Regioni sono due: che il fondo venga calcolato correttamente in modo che non siano sottesi dei disavanzi e delle insufficienze come è avvenuto nel '90: in secondo luogo che i poteri di controllo e di gestione siano un'autonomia reale. Sono due condizioni importanti. alle quali le Regioni non possono mancare. Occorrerà vedere nel concreto se tutto questo ci sarà. Certo c'è il problema dell'art. 3, c'è il problema (a cui faceva riferimento Tapparo) della difficoltà del momento economico nazionale. E' chiaro che siccome si chiede il concorso delle Regioni per sopperire al deficit sanitario del 1990, noi siamo in una posizione difficile, perché vediamo con grande interesse questa disponibilità del Governo nella Conferenza Stato-Regioni, ma siamo anche molto attenti a non avere oggi soltanto la pagina negativa, senza avere di concerto nel concreto le pagine positive. Per questo siamo molto prudenti.
Per questo abbiamo chiesto una riformulazione dell'art. 3. Per il Piemonte noi siamo gli unici che abbiamo detto "non vogliamo assumerci niente"; per di fronte alla situazione economica nazionale c'è una certa attenzione e la consapevolezza che dovremo comunque accettare una parte. Noi chiederemo che sia una parte simbolica. Al momento si è arrivati ad una proposta di 50 e 500/0. Sappiamo già che si andrà su una proposta diversa che consentirà forse una quota uguale per tutti a carico dello Stato, poi una distribuzione del residuo. Andremo a verificare questa proposta concreta che è più vicina alle nostre posizioni.
C'è un confronto istituzionale tra Stato e Regione, previsto nella Conferenza Stato-Regioni, perché ci sono funzioni diverse. Noi giochiamo tutta la nostra funzione con impegno, e non ci lasciamo condizionare dal fatto che a Roma c'è un pentapartito e che qui c'è un pentapartito: non ci lasciamo condizionare per niente perché abbiamo bene la sensazione delle responsabilità di ciascuno. Sotto questo aspetto devo dire che abbiamo trovato anche i Presidenti, che rappresentano forze che qui sono di opposizione, pienamente allineati con noi su argomenti che qui non hanno avuto il consenso dell'opposizione. Nello specifico: sulla incostituzionalità e sul carico totalmente dello Stato e non delle Regioni.
sulla responsabilità dello Stato e non delle Regioni, che noi avevamo indicato nell'ordine del giorno e che non si è voluto da taluno sottoscrivere. Abbiamo trovato, invece, una grande disponibilità su questo terreno, perché ci si rende conto che le Regioni non sono in grado oggettivamente di assumersi una parte di questo disavanzo. L'utilizzazione dell'area impositiva autonoma, delle modalità che sono state indicate (ancora tutta da esplorare e per la quale mancano ancora i decreti), per il pagamento di un deficit pregresso ci pare, sotto il profilo generale incostituzionale. La Commissione Senato si è espressa in questo senso quindi la riformulazione dovrà essere comunque sostanziale. Il giudizio lo daremo quando avremo il provvedimento nelle mani, in piena libertà, in piena autonomia, e forti delle indicazioni che ci sono venute da questo Consiglio.
Devo dire che non abbiamo problemi ad assumere posizioni forti energiche, rigorose su questo argomento, e certamente dobbiamo considerare l'operazione nel suo complesso. E' un momento nel quale c'è l'intenzione da parte del Governo, di rilanciare l'istituto regionale. Le nostre richieste non cadono nel vuoto, si tratta di conciliare - è questo il vero grande problema politico - questa esigenza con una situazione economica del Paese e del mondo, complessa e difficile, in vista anche della prospettiva dell'unità Europea. Questa conciliazione è difficile, se ne sono resi conto anche i Presidenti dell'opposizione delle difficoltà che incontra il Governo. Questo però non offusca assolutamente, per una conformità di formula politica, la libertà di muoverci con rigore nella posizione chiara e limpida che il Piemonte ha assunto e che porterà avanti anche nel prosieguo di questo confronto con il Governo. Confronto che speriamo ci porti ad un risultato positivo, ma soprattutto a rendere concrete le aperture che ci sono verso l'istituto regionale ed a rendere un'assunzione di responsabilità da parte nostra possibile, realistica, non velleitaria, perché in tal caso saremmo degli irresponsabili, cosa che non vogliamo assolutamente essere.
Quindi andremo avanti su questa linea con la massima determinazione e consapevoli di portare avanti una posizione, certo legata alla nostra funzione di Regione, ma anche portatrice di interessi generali del Paese.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame ordine del giorno n. 19 relativo all'inquinamento della Valle Bormida e risposta all'interpellanza n. 35


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 19 presentato dai Consiglieri Maggiorotti, Tapparo, Monticelli, Cavallera, Rabellino, Segre Marino, Cucco e Majorino relativo all'inquinamento della Valle Bormida.
Sull'argomento ha chiesto di fare una comunicazione l'Assessore Garino.
Chiedo ai presentatori dell'ordine del giorno se preferiscono illustrare il loro documento prima della comunicazione dell'Assessore, oppure sentire prima l'Assessore sull'argomento.
La parola al Consigliere Rabellino.
RABELLINO Volevo abbinare a questo ordine del giorno l'interpellanza da noi presentata.



PRESIDENTE

L'Assessore ha già manifestato questa intenzione.
La parola all'Assessore Garino.
GARINO, Assessore all'ambiente La richiesta di abbinare l'interpellanza dei Consiglieri Vaglio Farassino e Rabellino insieme all'ordine del giorno è nelle mie intenzioni anzi, dal momento che l'ordine del giorno si interseca con le richieste dei tre Consiglieri comincerei da queste.
E' ormai nota a tutti l'attuale gravissima situazione di emergenza idrico-irrigua in Valle Bormida. Poiché migliaia di agricoltori stanno subendo gravi danni in seguito alle ordinanze dei sindaci di divieto all'uso delle acque del Bormida per irrigazione e abbeveraggio di animali si è venuta a creare una situazione di conflittualità tra autorità pubbliche ed agricoltori sull'opportunità di mantenere tale divieto.
Poiché le ordinanze facevano seguito alle misure cautelative suggerite dall'USSL 75 di Acqui, che sulla base di accurati esami rilevava la presenza costante di microinquinanti, l'Assessorato all'ambiente riteneva risolutore un pronunciamento del Ministero della sanità sui limiti di impiego delle acque stesse. A tale scopo già in data 17 agosto venne inviata dall'Assessore all'ambiente una richiesta al Ministero della sanità in cui, fatta presente la gravità della situazione, si diceva testualmente "si richiede pertanto al Ministero di esprimere con la massima urgenza un parere circa l'uso delle acque del Bormida a scopo irriguo sulla base dei dati analitici finora raccolti". In mancanza di una risposta si provvedeva a sollecitare il Ministero con un telegramma inviato in data 11 settembre a firma congiunta degli Assessori all'ambiente e alla sanità. Successivamente l'Assessore alla sanità richiedeva ancora una volta il parere. Questo parere finalmente è giunto, e dice testualmente: "Oggetto utilizzo acque fiume Bormida at scopo irriguo. A seguito richiesta parere su idoneità acque fiume Bormida ad impiego irriguo, questo Ministero habet chiesto at Commissione Consultiva tossicologica nazionale, di pronunciarsi esplicitamente su possibilità uso irriguo acque detto fiume, et analoga richiesta est stata formulata at Istituto Superiore di Sanità, Commissione consultiva tossicologica; in proprio parere prende in considerazione 20 molecole organiche identificate acque fiume Bormida, ritenute signifìcative dal punto di vista tossicologico, e per esse approfondisce alcuni aspetti come fitotossicità. effetti su microflora terreno, loro bioaccumulo vegetali nonché rischi per salute umana in relazione al consumo piante coltivate.
Conclusioni Commissioni escludono che tali molecole abbiano evidente attività. fitotossica et afferma inoltre che possibilità rischio, danni per microflora terreno sono estremamente limitate, se non nulle. Per quanto bioaccumulo nei vegetali un confronto tra le concentrazioni giornaliere ammissibili et concentrazioni massime prevedibili nelle piante irrigate con acque fiume suddetto, contenenti concentrazioni pari at criterio-qualità per vita acquatica. mostra ampi margini sicurezza. Comunque Commissione rileva esservi questioni che rimangono allo stato attuale parzialmente irrisolte con possibili effetti sinergia varie sostanze aut gruppi DS nonché problema 'odore et sapore'. Istituto Superiore Sanità concorda con parere suddetta Commissione tossicologica nazionale et evidenzia che eventuale uso irriguo acque fiume Bormida venga riservato at situazioni di accertata necessità e mediante canalizzazione. Pertanto impiego at uso irriguo normale est sconsigliabile. Qualora vi siano accertate condizioni necessità potrebbe essere tollerata mediante Climatizzazione irrigazione quelle colture che non siano soggette at particolare assorbimento tracce sostanze presenti. Circa caratteristiche organolettiche prodotti agricoli in questione e direzione generale igiene alimenti, sta approfondendo aspetti propria competenza onde formulare indicazioni precise. Firmato De Lorenzo. Ministro della Sanità".
Come i colleghi Consiglieri possono aver udito, il parere non è assolutamente definitivo, per cui proprio su questo problema, insieme all'Assessore alla sanità, abbiamo pensato di addivenire ad un incontro del tecnici dei due assessorati e possibilmente con professori dell'Università di Torino per chiarire meglio alcune espressioni che, a nostro modo di vedere. non sono così chiare come avremmo voluto. Questo per quanto riguarda il problema irrigazione.
Nell'intento di risolvere il più generale problema idro-potabile del territorio la Regione ha avviato diverse iniziative intese ad ottenere finanziamenti a livello statale. Segnatamente: ai sensi dell'art. 17 commi 38/42 della legge n. 67/88 (finanziaria 88), ai sensi dell'art. 18 della medesima legge 67/88, sul Fondo Investimenti Occupazione.
I finanziamenti finora assentiti sono stati: Consorzio Acquedotto VaI Bormida: 1.500 milioni (art. 17, legge n. 67/88) Consorzio Acquedotto Alta Langa Astigiana-Val Bormida: 1.000 milioni (art. 1 7 legge n. 67/ 88) Comune di Cortemilia: 3.000 milioni (art. 18 legge n. 67/88).
Attualmente la Regione sta predisponendo un piano di interventi per la razionalizzazione dell'uso delle risorse idriche ai sensi dell'art. 31 della L. n. 183/89, nel quale sono stati inclusi significativi interventi per l'area in questione. In particolare la Regione sta seguendo con attenzione il problema relativo ad Acqui Terme, sia per ricercare una soluzione a breve termine, sia per il definitivo superamento dell'annosa emergenza idrica. Informo che anche questa mattina il Presidente, il sottoscritto ed alcuni Consiglieri si sono incontrati con il Sindaco di Acqui ed altri amministratori. La proposta di "Piano per il disinquinamento e la bonifica della Valle Bormida" prevede un importo di 211 miliardi per approvvigionamento idropotabile e 115 miliardi per regimazione delle acque (da utilizzarsi nel periodo 88-93). Secondo l'Assessorato all'ambiente una soluzione definitiva al problema idropotabile della Valle Bormida potrà venire soltanto dal suddetto Piano di disinquinamento, del quale è già in corso la procedura di approvazione. E spiego meglio. Il piano Ansaldo bis quello restituitoci dal Ministero dell'ambiente nel giugno di quest'anno, è stato portato a conoscenza su mia iniziativa dello stesso gruppo di tecnici al quale si erano demandate le controproposte in allora al primo Piano. Mi pareva corretto che fossero gli stessi tecnici, allora estensori delle proposte del Piemonte, poi varate da questo Consiglio regionale. Devo dire che la riunione si è già svolta il 24 settembre e la prima relazione mi è stata consegnata soltanto questa mattina. Questo gruppo (come i Consiglieri ricorderanno) era coordinato dalla Finpiemonte ed aveva al suo interno l'Università, la Idro-Data, il Politecnico di Torino ed altri tecnici. Sarà portato alla Giunta quanto prima, in Commissione e in Consiglio regionale per l'approvazione. Questo per quanto attiene alla parte comune: ordine del giorno e interrogazione dei Consiglieri.
L'ordine del giorno però richiamava la Presidenza del Consiglio dei Ministri e dei Ministri competenti affinché venga scrupolosamente osservata la risoluzione parlamentare del 31 gennaio '90 che impegnava il Governo a non consentire la realizzazione dell'impianto Re-Sol e/o trattamenti termici affini per smaltimento in Acna e in Valle Bormida. A questo proposito, il Presidente Brizio ed il sottoscritto avevano già inviato al Ministro Ruffolo, in data 6 settembre, una lettera nella quale si diceva (leggo soltanto la parte che ci interessa): "le conclusioni cui è giunta la Camera dei Deputati con la risoluzione del 30 gennaio sono emblematiche in tal senso. La situazione ambientare umana e storica ha spinto la Camera ad impegnare il Governo a non consentire la realizzazione dell'impianto Re-Sol e/o trattamenti termici per smaltimento affini in Acna e in Valle Bormida.
Per le stesse motivazioni della Camera dei Deputati questa amministrazione regionale fa propria la risoluzione anzidetta. certa che non sono intervenuti fatti nuovi che possono indurre a modificare tale determinazione".
Al fine della lettera si dava ovviamente la nostra più totale disponibilità per una ricerca coordinata delle difficili e necessarie soluzioni anche con un intervento con il Ministro Ruffolo.
Notizie ufficiose giungono, secondo le quali il Ministro Ruffolo si appresterebbe ad informare la Camera dei Deputati sui successivi adempimenti e sui sondaggi. fatti sempre su questo argomento.
Per quanto riguarda ancora l'ordine del giorno laddove si chiedono "immediate iniziative che si rivelassero indispensabili ad evitare e ad alleviare le difficoltà di approvvigionamento idrico per le aziende agricole e zootecniche e scongiurare quelle relative allo stesso consumo domestico" mi pare di avere risposto con le motivazioni che prima ho dato nella risposta. Ovviamente non è possibile pensare ad impegni di questo genere con il bilancio regionale, che come sapete non ha la possibilità di intervenire direttamente.
Si tratta ora di avviare quanto prima l'esame del piano di disinquinamento e di bonifica per porre a disposizione della Valle Bormida le somme che prima ho letto e che potrebbero effettivamente risolvere molti problemi. Credo anche di poter dire sin d'ora che all'interno delle priorità dello stesso piano di disinquinamento il problema idropotabile deve essere tenuto in seria e primaria considerazione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO



PRESIDENTE

Se il Consiglio acconsente, propongo di interrompere la seduta del mattino. I Consiglieri che desiderano intervenire sull'ordine del giorno e sull'insieme delle questioni che sono state prospettate nell'ordine del giorno sono pregati di far pervenire la loro iscrizione alla Presidenza. I lavori riprenderanno alle ore 15. Tutti i Consiglieri hanno ricevuto la convocazione per l'insediamento delle Commissioni consiliari che si terrà dalle ore 14 alle ore 15. La Conferenza dei Capigruppo per definire le modalità connesse all'insediamento delle Commissioni consiliari è convocata alle ore 14,45. Alle ore 15, compatibilmente con la puntualità di questi impegni, potremo riprendere la seduta.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13)



(La seduta ha termine alle ore 13)



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