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Dettaglio seduta n.1 del 11/06/90 - Legislatura n. V - Sedute dal 6 maggio 1990 al 22 aprile 1995

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Argomento:


ROSSA ANGELINO



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Nella mia qualità di Presidente uscente e Consigliere rieletto assumo ai sensi dell'art. 3, primo comma, del Regolamento consiliare, la Presidenza provvisoria della prima adunanza del Consiglio regionale eletto nella consultazione elettorale del 6-7 maggio 1990.
Chiamo a svolgere la funzione di Segretario il Consigliere Gallarini in quanto unico Consigliere Segretario uscente e rieletto, e il Consigliere Margherita Gissara, in quanto Consigliere più giovane d'età ai sensi dell'art. 3, secondo comma, del Regolamento e li invito a prendere posto al banco della Presidenza.



(I Consiglieri Segretari Gallarini e Gissara prendono posto al banco della Presidenza)


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Discorso inaugurale del Presidente provvisorio


PRESIDENTE

Illustri colleghi, Autorità, cari amici della tribuna, spetta a me dunque, come ho detto poco fa, in qualità di Presidente del Consiglio uscente, aprire i lavori di insediamento dell'assemblea regionale per la V Legislatura.
Dirò subito che sono onorato per questa incombenza in quanto mi offre la possibilità di salutare insieme - e ancora come Presidente - i colleghi riconfermati dal responso elettorale e i nuovi Consiglieri chiamati ad un impegno istituzionale di grande rilevanza per la comunità piemontese.
Se osserviamo la composizione di questo nuovo Consiglio non possiamo non rimarcare da un lato il ricambio altissimo con la presenza di 35 nuovi eletti su 60 Consiglieri che rinnovano notevolmente la geografia politica dell'aula, incrementando i Gruppi consiliari dai 10 della passata legislatura ai 14 attuali. Dall'altro lato non possiamo neppure nascondere il fatto che questo mutamento di scenario comporta una serie di problemi di ordine logistico-organizzativo, di gestione e di conduzione dei lavori in aula, che l'Ufficio di Presidenza dovrà affrontare fin dalle sue prime riunioni.
Le molte modifiche apportate al Regolamento interno allo scadere della IV Legislatura dovrebbero rispondere in maniera pertinente e puntuale alle esigenze di maggior celerità nell'andamento dei lavori di commissione e di assemblea. Ma questo potrà avvenire solo se verranno rispettate due condizioni fondamentali: l'applicazione rigorosa dei tempi e delle procedure stabilite dal Regolamento; la copertura celere e qualificata degli organici tecnico funzionali che in Consiglio regionale supportano l'attività politico-amministrativa dei lavori dell'Aula, delle nuove quattro Commissioni e dell'Ufficio di Presidenza.
E' dunque speranza e interesse di tutti che l'avvio di legislatura si caratterizzi in maniera dinamica e certa, sia sotto il profilo della produttività politica sia sotto l'aspetto del pieno funzionamento della macchina regionale. E' inoltre di fondamentale importanza per l'esercizio pieno della potestà legislativa che il nuovo esecutivo venga insediato in tempi ravvicinati e sulla base di un programma che sia da subito stimolo e materia di dibattito nelle sedi consiliari competenti.
Perché - vedete - noi siamo debitori ai cittadini che ci hanno votato dell'incarico che qui ricopriamo. E per non tradire la fiducia degli elettori, negli ultimi tempi più che mai affievolita e a tratti fortemente incrinata, occorre che la Regione o le Regioni dimostrino, fin dai primi atti di ricostituzione dei suoi massimi organismi, una chiara volontà e una ferma determinazione nel fissare tempi, modalità, programmi e strumenti di ripresa attiva del suo operare istituzionale.
La forbice tra società civile ed istituzioni rischia una forte accentuazione ogniqualvolta la decisione politica si presenti fortemente in ritardo rispetto alle attese dei cittadini. E' da qui che nasce una disaffezione generalizzata nei confronti della classe politica che non si manifesta invece nei casi di scelte chiare e tempestive: accettate da alcuni strati sociali e disapprovate da altri, comunque e sempre oggetto di dibattito e di confronto, talvolta anche molto aspro, tra i sostenitori e i proponenti istituzionali di determinate decisioni.
Tra l'altro, il nostro Piemonte ricco di storia, di cultura, di beni materiali e spirituali, e che ha saputo uscire meglio e prima di tante altre Regioni dalla spirale inflazione-recessione dei primi anni '80 grazie all'ingegno e alla laboriosità dei suoi ceti produttivi, merita istituzioni altrettanto dinamiche ed autorevoli che programmino e agevolino un ordinato sviluppo di strutture e di servizi sul territorio.
Non siamo naturalmente all'anno zero per intervenire in maniera puntuale ed efficace nei settori di nostra competenza che interagiscono con il tessuto ambientale e con le forze economiche, sociali e culturali.
Possiamo infatti dire che vent'anni di Regione non sono passati invano; e la controprova ipotetica del "che cosa sarebbe oggi l'Italia senza le Regioni?" ci incoraggia a proseguire nel nostro impegno di governo e di legislazione locale. La risposta sarebbe semplice: si tratterebbe di uno Stato molto più accentrato dell'attuale, con una distanza incolmabile tra apparato burocratico e cittadini, e inadeguato sotto ogni profilo a dare risposte soddisfacenti ai mutamenti complessi e ai fattori di caduta e di crescita del sistema Italia. Sarebbe in altri termini uno Stato ripiegato su se stesso, in rigida difesa della sua nomenclatura, incapace di coniugare libertà e democrazia, democrazia e partecipazione, mercato aperto e Stato sociale. Certo, oggigiorno questa coniugazione è imperfetta e le Regioni e gli enti locali in parte ne fanno le spese, con tagli di bilancio e servizi che sconfortano l'utenza e provocano talvolta un deludente ritorno di immagine.
E' stato a lungo ripetuto, ed è un giudizio ormai storico e consolidato, che la spinta al decentramento regionale non ha fatto passi in avanti - ma semmai indietro - dall'entrata in vigore del DPR n. 616 del 1977 riguardante le materie delegate dallo Stato alle Regioni. Ragion per cui, se da un lato le Regioni sono state spinte a svolgere funzioni sempre più applicative che creative, dall'altro lato come reazione naturale al neocentralismo statale, esse hanno aumentato di molto il livello di contenzioso con il Governo, senza peraltro riuscire quasi mai a raggiungere l'obiettivo sperato. Risultati non positivi si sono così avuti nel contenzioso con il Governo per quanto riguarda la legge che stanziava ingenti finanziamenti per gli impianti sportivi in vista dei Campionati mondiali di calcio ospitati in Italia, dove le Regioni in pratica non sono state consultate. Analogamente la Regione Piemonte ha impugnato davanti alla Corte Costituzionale la bocciatura governativa della legge sui cosiddetti "alberghi per i mondiali", ma ricevendone una sentenza negativa e ancora un analogo ricorso è stato avanzato dalla nostra Regione contro l'invalidamento governativo della legge sull'informazione locale che non invade di certo competenze di livello nazionale. E infine, altri casi di contenzioso si sono avuti su una delibera del CIPE che rischiava di stravolgere la programmazione sanitaria regionale, e sul riparto delle entrate previste con l'aumento delle tasse automobilistiche. Insomma, un rapporto difficile tra Stato e Regione Piemonte che ha toccato il massimo di conflittualità nel corso della IV Legislatura. Fatto questo che non si è invece verificato nei rapporti tra Regione ed enti locali, pur non sempre facili soprattutto nelle materie riguardanti gli inquinamenti e la tutela ambientale.
C'è da sperare, comunque, che nella ripresa di un dibattito generale nel Paese sulle riforme istituzionali emerga con decisione la volontà politica di riassegnare alle Regioni un ruolo reale di indirizzo, di programmazione e di coordinamento sul proprio territorio, in sintonia con le nuove Province e con la politica gestionale dei Comuni.
Se da un lato queste considerazioni sono dirette al Parlamento e al Governo nazionali, d'altro lato non possono non essere oggetto di grande attenzione anche da parte di questo Consiglio regionale che nei 14 Gruppi presenti in questa costituenda legislatura esprime, con sfumature o forti differenziazioni, una rappresentanza ampia ed esaustiva - anche se decisamente frammentata - della volontà generale degli elettori piemontesi.
A tutti i Gruppi e in particolare alle nuove formazioni di più radicale ideologia autonomistica, come Presidente del Consiglio uscente mi sento in dovere di sottolineare che sul terreno delle rivendicazioni anti centralistiche il nuovo Consiglio potrà presentarsi con un atteggiamento presumibilmente unitario, forte anche delle prese di posizione assunte nel passato su questioni di rilevanza per un equilibrato rapporto tra Stato e Regioni.
In secondo luogo ritengo anche che tutto il Consiglio possa sottoscrivere una riflessione comparsa sui quaderni di "Giustizia e Libertà" del 1932: "In generale, la tendenza ad assoggettare all'autorità centrale ogni minima forma di vita locale è la più antiunitaria delle politiche". Qualcosa di simile sembra che sia accaduto in questi ultimi anni, tant'è che un sociologo non certo incline a passioni di xenofobia autonomistica scrive: "La storia delle Regioni è in effetti la storia di un pentimento" Dice ancora Luciano Gallino: "Appena costituite, affacciatosi il sospetto che potessero costituire il nucleo di uno Stato federale, lo Stato accentratore, di cui i partiti sono al tempo stesso la mente e lo strumento, ha fatto di tutto per ridurre quasi a zero l'autonomia".
Bisogna pur tuttavia aggiungere che è dagli stessi partiti tradizionali che si elevano voci autorevoli di riforme istituzionali globali che coinvolgono non solo - com'è di recente successo - Comuni e Province, ma anche le Regioni e i più alti organi dello Stato. Ma essendo ancora ben lontani da una discussione approfondita e a tutto campo sulle istituzioni da riformare, e sul come e con che tempi metterci mano, è necessario che le Regioni con le loro assemblee non soltanto difendano gli spazi che ad esse competono ma che acquisiscano, con un nuovo impulso di progettualità istituzionale, il diritto-dovere di rappresentanza europea in maniera analoga ai Lander della Germania federale. Perché se è vero, come sostiene Massimo Severo Giannini, che la vitalità per l'autonomia passa attraverso la gestione di risorse libere e attraverso la possibilità per le Regioni di far politica istituzionale con il minimo di lacci statali, è altrettanto vero che tali lacci non dovrebbero imporsi nei contatti di "pari dignità" tra le Regioni europee, pena lo squilibrio dei rapporti e un forte ritardo nella costituzione di una nuova Europa.
Cari Colleghi, così chiudo il mio mandato che è stato per me motivo di grande soddisfazione sia umana che di professionalità politica. Ho avuto la fortuna di lavorare con uomini politici di sensibilità e valore, alcuni dei quali sarebbero ancora qui con noi se il destino non li avesse sottratti alle cose di questo mondo: penso ai compianti Ezio Alberton, Nino Carazzoni, Antonio Turbiglio e ad Aldo Viglione che ci hanno lasciato nel corso della passata legislatura. E penso anche agli altri Presidenti del Consiglio che non sono più con noi: a chi è scomparso da alcuni anni, come Gianni Oberto, e a chi recentemente ha perso la vita, come Germano Benzi che merita un nostro particolare ricordo nella prossima assemblea consiliare.
Ringrazio i membri dell'Ufficio di Presidenza che mi hanno sostenuto in questo breve viaggio di servizio istituzionale e passo, per così dire, il testimone ad altri, certo che il loro operato in assemblea sarà all'altezza del compito e in sintonia con l'alta rappresentatività che sempre il Consiglio ha avuto nei vent'anni della sua storia.
Ringrazio anche la Giunta uscente, i Presidenti dei Gruppi consiliari e i funzionari del Consiglio regionale che hanno con noi collaborato per il massimo rendimento della macchina legislativa. Rinnovo infine a tutti - ai Consiglieri riconfermati e ai nuovi Consiglieri -il più fraterno saluto e augurio di buon lavoro, per l'assemblea e per questo nostro amato Piemonte ad immagine europea.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Problemi della sede RAI di Torino


(Manifestanti dell'Orchestra e del Coro della RAI di Torino innalzano uno striscione di protesta)



PRESIDENTE

Cari amici, conosciamo il problema della RAI e condividiamo le preoccupazioni che i dipendenti hanno espresso ripetutamente; le loro preoccupazioni sono anche le nostre. Un grande Piemonte non può fare a meno di avere una grande presenza della RAI.
Nella legislatura passata si è tenuto un importante convegno su questo tema. Siamo con voi in questa battaglia, senz'altro tutto il nuovo Consiglio sarà con voi, è infatti necessario avviare, il più rapidamente possibile, una iniziativa capace di verificare tutte le opportunità per il rilancio di una forte presenza della RAI in Piemonte, presenza legata alla prospettiva dell'alta definizione che ormai non è più la televisione del futuro o del futuribile, ma è la televisione di domani. Domani per il quale ci siamo impegnati. Siamo consapevoli dei problemi dei dipendenti RAI invito pertanto i loro rappresentanti di riporre lo striscione.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Elezione dell'Ufficio di Presidenza, a norma dell'art, 14 dello Statuto della Regione Piemonte e dell'art. 4 del Regolamento del Consiglio regionale


PRESIDENTE

Dopo aver provveduto agli adempimenti relativi alle opzioni, sempre il punto 1) all'o.d.g. prevede i seguenti adempimenti di cui all'art. 14 dello Statuto: a) elezione del Presidente del Consiglio b) elezione dei due Vicepresidenti del Consiglio c) determinazioni del numero dei Consiglieri Segretari e loro elezione.
Do lettura dell'art. 14 dello Statuto: "Il Consiglio, come suo primo atto, procede all'elezione dell'Ufficio di Presidenza, composto dal Presidente, da due Vicepresidente e da due a quattro Segretari.
L'Ufficio di Presidenza deve essere composto in modo da assicurare la rappresentanza della minoranza.
L'elezione del Presidente del Consiglio ha luogo a scrutinio segreto ed a maggioranza assoluta dei componenti il Consiglio. Se nessun candidato ottiene tale maggioranza. si procede ad una votazione di ballottaggio fra i due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti In caso di parità è eletto il più anziano di età.
All'elezione dei Vice presidenti e dei Segretari si procede con votazioni separate e ciascun Consigliere vota, a scrutinio segreto, con le modalità stabilite dal Regolamento.
I componenti l'Ufficio di Presidenza restano in carica trenta mesi e sono rieleggibili".
Prego i Consiglieri che intendono intervenire di rispettare i tempi previsti dal Regolamento, che sono fissati in dieci minuti.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Emma Bonino. Ne ha facoltà.



BONINO Emma

Signor Presidente, ho chiesto la parola per fare un richiamo al Regolamento. Lei ci ha informati che dobbiamo ora provvedere all'elezione del Presidente del Consiglio e dell'Ufficio di Presidenza, ai sensi dell'art. 14 dello Statuto, e - aggiungo io - dell'art. 4 del Regolamento del Consiglio regionale.
Molti di noi avranno avuto occasione di leggere questa mattina l'edizione di "Stampa Sera", da cui risulterebbe un accordo sul nome del Presidente del Consiglio. Cari colleghi, non sarà per un colpo di telepatia che 31, 32 033 Consiglieri regionali si troveranno oggi a votare lo stesso nome. Questo sarà certamente espressione di un accordo politico per cui o "Stampa Sera" è l'organo ufficiale del Consiglio regionale, o lo è l'ANSA o lo può fare lei, signor Presidente, se ne sa qualcosa. Mi chiedo se qualcuno della maggioranza o chi ha stipulato questo accordo, magari di grande dignità, sulla base di un programma molto forte che altri potrebbero persino votare, vorrà trovare la cortesia e la decenza di esprimere una candidatura pubblicamente con delle motivazioni che io stessa o altri potrebbero condividere. Peraltro, signor Presidente, speriamo che lei ci possa dare altre delucidazioni poiché "Stampa Sera" di oggi era particolarmente reticente. Pareva che l'accordo fosse solo sul Presidente del Consiglio, la signora Spagnuolo, che peraltro non conosco ancora e colgo l'occasione per salutare.
Poiché la figura di quelli che si svegliano tutti telepatici non è molto simpatica (ma forse qui usa passarsi i bigliettini), senza disturbare per questo grandi regole di correttezza istituzionale, desidero dire per chiarezza del rapporto tra istituzioni e cittadini o organi di stampa, ai colleghi che hanno raggiunto l'accordo che prima di passare alla votazione magari burocratica perché è stata accordata, sarebbe forse più decente, più pulito, più coraggioso o più semplice presentare pubblicamente le candidature e motivarle. Se però nessuno lo farà, può dirci lei, signor Presidente, quali sono i nomi? La ringrazio molto.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Garino. Ne ha facoltà.



GARINO Marcello

Signor Presidente, se fossi stato più svelto della collega Bonino ad alzare la mano avrei probabilmente evitato la sua domanda e avrei immediatamente fornito la risposta che si attendeva. Non ho avuto il tempo di leggere "Stampa Sera" di questa mattina, ecco perché ho ritardato come molti altri, e me ne scuso, di un'ora alla riunione di cortesia a cui il Presidente del Consiglio regionale ci aveva invitato.
Desidero innanzitutto porgere un cordiale saluto alle colleghe e ai colleghi ed un augurio di buon lavoro comune.
Nella recente consultazione elettorale la comunità piemontese ha assegnato al PSI un numero di consensi maggiori che nel passato, e quindi maggiore responsabilità. In un momento in cui l'elettorato ha premiato la frantumazione e la nascita di nuovi movimenti e partiti, il PSI ha visto riconosciuta la propria azione di partito delle autonomie con un risultato che ci incoraggia a proseguire il rinnovamento delle istituzioni per corrispondere in modo concreto alle legittime aspettative di autogoverno che sono venute prepotentemente alla ribalta.
Non è certo questa la sede per un discorso approfondito sulle riforme istituzionali alle quali si dovrà pur porre mano in tempi brevi. Credo per di non potermi esimere da alcune brevi considerazioni in ordine al riordino e alla definizione del sistema delle autonomie locali.
Siamo convinti che in una moderna società industriale avanzata sia indispensabile una vigorosa ripresa di efficienza e di autonomia delle istituzioni regionali e, mi si consenta, anche delle autonomie comunali e provinciali. Più forti autonomie non sono solo la risposta politica alla domanda di localismo e di autogoverno che nasce dal Paese, ma sono anche la necessaria conseguenza di forme nuove di governo al centro del Paese. Certo il tutto dovrà essere integrato in una visione di insieme ed una linea coerente di intervento.
Le proposte sino ad ora avanzate in campo nazionale non coincidono affatto; credo di poter dire che gli stessi Gruppi presenti in questo consiglio siano portatori di sensibilità e proposte diverse. Credo per altresì, che alcuni punti essenziali possono trovare largo consenso: la definizione chiara del rapporto Stato-Regioni-enti territoriali minori attraverso una più adeguata ripartizione di funzioni tra livelli statali e regionali, accompagnati a complessi organici più moderni ed aggiornati di quelli tracciati dal DPR n. 616 del 1977 ed un riordino della legislazione sostanziale.
Il principio ispiratore di questo riordino dovrà essere quello del pieno riconoscimento alla Regione del governo amministrativo delle materie che le sono affidate.
Sarà forse necessario, a nostro modo di vedere, modificare ed aggiornare l'art. il7 stesso della Costituzione in ordine alle competenze riservate alle Regioni. Sull'altro versante noi crediamo che debba essere presa in seria considerazione l'opportunità di procedere ad un ulteriore decentramento di funzioni dal centro alla periferia, con il contemporaneo spostamento di risorse e con il recupero, sia per il potere esecutivo sia per il potere legislativo centrale, di una maggior attenzione ai problemi generali e una minor cura di atti particolari amministrativi da restituire alla gestione periferica. Se questo avverrà, un nuovo ruolo delle Regioni o meglio, il loro rilancio funzionale, programmatorio ed istituzionale sarà garantito. Strozzato dal riflusso centralistico dello Stato, vanificato dalle obiettive carenze di alcune Regioni nel fronteggiare i compiti istituzionali loro assegnati, il ruolo delle Regioni resta tuttavia indispensabile per quella profonda sollecitazione dei processi di trasformazione territoriale, economica e sociale che occorre avviare per corrispondere adeguatamente ai problemi che vengono posti dall'integrazione in atto dell'Europa dei dodici ed ancor più dalle nuove prospettive di integrazione tra le tre Europe: dell'ovest, del centro e dell'est.
Dopo il '70 e dopo il '77 è giunto quindi il momento di aggiornare l'idea stessa della Regione che può e deve assumere un ruolo importante nei nuovi processi di trasformazione. Il rilancio della funzione legislativa e di programmazione delle Regioni può essere il supporto forte per una riforma istituzionale di grande respiro. Nessuno di noi si nasconde che tali compiti richiedono non solo l'apporto delle istituzioni, ma anche forte volontà politica delle forze democratiche. Proprio per questo riteniamo che il Consiglio regionale del Piemonte potrà e dovrà fare la sua parte per concorrere a delineare un quadro istituzionale del quale ho cercato di descrivere alcuni aspetti attinenti alle funzioni proprie della nostra assemblea.
Sin d'ora dichiaro la disponibilità piena del PSI ad un confronto aperto per cercare le soluzioni più confacenti alle nuove realtà ed alla domanda di partecipazione dei cittadini di cui ognuno di noi è cosciente.
Il primo compito di questo Consiglio è quello di garantire a se stesso funzionalità attraverso l'elezione del suo Presidente e dei collaboratori dell'Ufficio di Presidenza.
Il gruppo PSI è lieto di proporre a quest'assemblea, così come ha fatto nel corso di incontri con altri Gruppi regionali e con i partiti, la candidatura della collega Carla Spagnuolo alla Presidenza di questa assemblea. Ognuno di noi conosce l'attaccamento alle istituzioni della nostra candidata, l'equilibrio, le capacità e la competenza giuridico amministrativa che ci consentono di poter dire che, se eletta, ella saprà guidare questa assemblea con imparzialità e senso di responsabilità verso i traguardi che insieme vorremo tracciare.
La candidatura che offriamo all'attenzione del Consiglio regionale ha già ricevuto l'assenso delle forze politiche della maggioranza uscente attendiamo e ci auguriamo risposte positive anche da altri Gruppi.
Non posso terminare questo breve intervento senza un doveroso ringraziamento al Presidente Angelo Rossa che ha saputo rappresentare un sicuro punto di riferimento per l'assemblea che lo aveva eletto, ha saputo essere fedele interprete della volontà del Consiglio tutto e portare tra la gente l'immagine di un Consiglio regionale che ha lavorato in modo convincente per lo sviluppo della comunità piemontese. Così come è doveroso da parte mia, quale neoeletto Capogruppo socialista, un cordiale ringraziamento al collega Giancarlo Tapparo che ha svolto in modo encomiabile il suo ruolo di Presidente del Gruppo PSI nella passata tornata amministrativa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Silvana Dameri.



DAMERI Silvana

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, come veniva già ricordato dal Consigliere Bonino, questa mattina lei aveva convocato opportunamente una riunione dei rappresentanti dei Gruppi del Consiglio regionale onde istruire la riunione del nostro Consiglio di oggi.
Il Gruppo comunista a quella riunione ha partecipato, come vi hanno partecipato i rappresentanti di larga parte degli altri Gruppi, mentre sono stati assenti -e questo è un dato politico di gravità che intendo sottoporre all'attenzione di tutti i colleghi -i rappresentanti del penta partito della vecchia maggioranza.
Riteniamo questo un atto negativo per l'avvio di questa istituzione non solo perché all'inizio si devono fare buoni propositi. ma anche perché sin dall'inizio si può vedere su quale strada ci si incammina. E' stato negativo che questo incontro non si sia svolto. Credo che dobbiamo dare conto all'assemblea e anche alla comunità piemontese di quelle che sono le scelte che compiamo, iniziando da una scelta importante, quella appunto della Presidenza dell'assemblea perché è un dato di garanzia complessiva per i vari Gruppi politici e perché le ragioni che ci hanno spinto ad avanzare la proposta che qui abbiamo avanzato pubblicamente nelle scorse settimane e che qui riproporrò, quelle cioè di una reale politica di rilancio delle Regioni, hanno nella Presidenza del Consiglio regionale un punto di riferimento importante.
Credo che sia necessario che ogni forza politica si muova con il senso di responsabilità che deriva da una corrispondenza reale fra le proposte che vengono avanzate e le condizioni politiche in cui queste possono avvenire. Non solamente "Stampa Sera" questa mattina, ma già ieri la RAI TV nell'edizione piemontese dava per certa con nettezza una candidatura rispetto alla quale non ci sarebbe stato e non c'è nessun elemento di carattere pregiudiziale negativo da parte del nostro Gruppo, ma che si è configurata come una candidatura nata in un contesto politico che tende già a delineare una maggioranza; non è avvenuta invece attorno ad un tavolo appunto ad hoc, relativo ad un terreno istituzionale proprio della Presidenza dell'assemblea.
Voglio richiamare brevemente alcuni dati politici riferiti anche al risultato elettorale che ci ha portato ad essere eletti e ad essere qui in questa sede. E' necessario -e noi lo avvertiamo -che gli atti che compiamo in questa sede siano chiari e trasparenti, che denotino una responsabilità politica precisa.
Credo che il risultato elettorale del 6 e 7 maggio ci abbia detto che i cittadini vogliono comprendere meglio, più a fondo, in modo più determinato quali sono gli atti, le decisioni, le responsabilità che le forze politiche che siedono nelle istituzioni si assumono.
E' importante richiamare alcuni tratti salienti del voto del 6 e 7 maggio giacché il riferimento alle domande che vengono espresse dalla comunità piemontese, dagli uomini e dalle donne del Piemonte, dovrà essere una costante, un principio di realtà forte del nostro operare in questa sede, incominciando appunto già oggi.
E' trascorso un mese dalla consultazione elettorale e non vorremmo dover constatare che il vero e proprio scossone al quadro politico amministrativo che è stato impresso venisse dimenticato tornando ai consueti e più rassicuranti riti della politica. Vogliamo dunque riportare qui l'indicatore di acuto malessere espresso dal voto, malessere che rischia di sgretolare e insidiare la vita delle istituzioni democratiche: la critica al sistema dei partiti, la critica alle disfunzioni insopportabili e croniche del sistema politico, la ricerca di altri canali e forme di rappresentanza o l'abbandono della partecipazione alla politica.
Se per leggere i dati del 6 e 7 maggio, ci riferiamo non alle percentuali dei singoli Partiti, ma più correttamente all'insieme del corpo elettorale, vediamo quanto preoccupanti siano i segnali inviati da una società che fatica sempre più a trovare adeguate sedi e forme di rappresentanza entro le quali organizzare e dare voce alle proprie moderne domande.
Certo, il PCI ha pagato un prezzo consistente in questo risultato elettorale, sul quale stiamo producendo una analisi seria e approfondita un risultato per larga parte da ascrivere al fatto che pur avendo colto per tempo i segni e le ragioni di un distacco tra cittadini e istituzioni, noi stessi non siamo riusciti ad imprimere una adeguata e conseguente iniziativa politica e culturale nella società e nelle istituzioni.
Certamente due atteggiamenti di fronte a questo risultato sono sterili ed errati: 1) sia una sorta di rinuncia un po' impotente ad interpretare di questo voto anche le domande potenzialmente positive: la domanda di un nuovo modo d'essere della politica; una politica come strumento di modifica, di trasformazione e di governo della realtà sociale 2) sia l'atteggiamento di chi vuole procedere come se niente fosse successo, ricercando sulla stessa base politico-culturale precedente i futuri scenari regionali, come se il pentapartito non fosse stato concretamente nella realtà del Piemonte esso stesso foriero della crisi delle istituzioni e della politica.
Neppure una congiuntura economica e sociale favorevole, che indubbiamente ha giovato a quella coalizione, ha evitato che il pentapartito della passata maggioranza venisse anche in Regione Piemonte penalizzato, significativamente ridimensionato nella realtà dei Consiglieri stessi che siedono in questa assemblea.
Di fronte a tutto ciò c'è l'esigenza di cambiare pagina, di dare dimostrazione di considerare quelle che sono le dure repliche della realtà di dare vita ad una fase innovativa della vita della Regione.
Il nostro Gruppo ha deciso di sperimentare da subito, da questo primo atto che dobbiamo compiere oggi, un tentativo di innovazione. E abbiamo voluto esercitare un diritto-dovere di proposta. L'abbiamo fatto in una forma molto precisa: abbiamo definito un documento relativamente a quelli che sono gli elementi costitutivi di un nuovo ruolo del Consiglio regionale per una fase reale di processo di innovazione delle istituzioni, che contiene elementi sia riferiti alla piattaforma nazionale che ai dati di autoriforma regionale, e abbiamo avanzato una proposta nominativa, quella di Carlo Federico Grosso, noto penalista, docente universitario, eletto come indipendente nelle liste del nostro Gruppo, impegnato sul versante istituzionale, forte di una esperienza significativa nell'attività amministrativa della nostra città, figura riconosciuta per autorevolezza e qualità professionali e culturali, il quale illustrerà successivamente in termini di maggiore dettaglio gli elementi programmatici della propria candidatura a Presidente del Consiglio regionale.
Abbiamo promosso incontri con altri gruppi, ma anche in questa sede signor Presidente, mentre ascolto con interesse e disponibilità, abbiamo avuto un senso di sordità da parte dei rappresentanti dei Partiti della disciolta maggioranza. Abbiamo cercato un tavolo separato perché riteniamo che quello della garanzia del governo istituzionale del Consiglio sia un terreno che davvero deve avere elementi che vedono il concorso di tutte le forze politiche. Pertanto in questo modo si doveva procedere e con la riunione odierna si doveva aprire una fase non confusa con altre (se altre ci sono, anche perché non è chiaro se sia possibile un'altra maggioranza) per affrontare il problema della Presidenza dell'assemblea.
Voglio comunque dire che il versante delle riforme e delle questioni istituzionali sarà un versante su cui il Gruppo comunista spenderà fino in fondo la sua presenza in questa legislatura, qualunque sia il ruolo che dovremo ricoprire, perché riteniamo che la questione istituzionale sia questione in realtà dei diritti dei cittadini, diritti ai bisogni primari diritti all'ambiente, alla sicurezza, alla salute, all'autonomia e alla valorizzazione del lavoro, piena possibilità ed opportunità dello sviluppo individuale, la garanzia di un tessuto istituzionale che funziona è la condizione perché l'insieme dei diritti dei cittadini venga rispettato.
In questo senso dobbiamo segnare come l'iter scelto da altre forze politiche -a meno che durante questa seduta non venga rivisto e rimesso in discussione -rischia di portarci nella realtà di un'occasione mancata, non certo per responsabilità del Partito comunista, ma per la scelta di una maggioranza peraltro non definita, debole e senza coraggio.
Signor Presidente, lei diceva che le forze politiche acuiscono la distanza fra cittadini ed istituzioni se compiono con ritardo le scelte, ma io credo che l'acuiscano soprattutto se non sono chiari i contenuti e la responsabilità delle scelte che si compiono; soprattutto credo che non si possa rivendicare un nuovo ruolo della Regione se non saranno i gruppi dirigenti ad avere il coraggio, nell'innovazione dell'iter politico, di affrontare questo compito difficilissimo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Grosso.



GROSSO Carlo Federico

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, prendo la parola per esprimere pochissimi concetti e cercherò di essere particolarmente chiaro.
Credo che questa tornata legislativa del Consiglio regionale debba cominciare in modo non banale perché le cose che ci circondano, i fatti politici che stanno maturando nel Paese, sono tutt'altro che banali e devono meritare la nostra attenzione, in particolare l'attenzione di un Consiglio regionale.
Di fronte a noi abbiamo alcuni fatti politici estremamente importanti.
Nel nostro Paese si sta aprendo un importante dibattito sulla riforma della struttura dello Stato e si stanno raccogliendo le firme per un referendum che dovrebbe innestare una profonda riforma istituzionale. E' una riforma a cui molti di noi credono profondamente, una riforma che noi riteniamo debba venire dal basso e quindi anche da un ente regionale che è uno degli enti che esprime la popolazione.
Pertanto riteniamo che l'apertura di questa tornata debba essere segnata da un forte impegno del Consiglio in questa direzione. Non so se lo sviluppo della riforma di una struttura, come la riforma del nostro Stato debba portare alla costruzione di una federazione di Regioni oppure ad un regionalismo più forte. Comunque, il voto di protesta che è emerso in maniera evidente nelle ultime elezioni deve spingere a cambiare le regole del gioco e a cambiare il modo di fare politica. Invece, abbiamo l'impressione che il modo di fare politica continui ad essere assolutamente lo stesso.
Certo, noi non avremmo avuto alcuna prevenzione, anzi, avremmo accettato di buon grado un discorso istituzionale che avesse potuto portare Carla Spagnuolo alla Presidenza del Consiglio regionale con il voto di tutti, perché non abbiamo nulla contro Carla Spagnuolo, però non apprezziamo il modo in cui è emersa questa candidatura. Questa mattina mi sono stupito nel leggere sui giornali che si dava per scontata l'elezione di una persona alla quale noi eravamo estranei e che ci si chiedeva un voto. Perché? Su quale base, su quale programma? Pertanto, poche parole per esprimere i nostri concetti su quello che deve essere un programma concreto sul terreno delle riforme istituzionali.
Riteniamo che il Consiglio regionale del Piemonte, insieme ad altre Regioni che si aprissero su questa linea, debba essere promotore e debba farsi parte attiva in un profondo processo di revisione costituzionale istituzionale che deve toccare alcuni punti fondamentali: la revisione dell'art. 117 della Costituzione, da chiedere con forza al Parlamento in modo da dare più poteri all'ente Regione il forte rilancio della funzione legislativa e di programmazione dell'ente Regione e l'abbandono contestuale delle pastoie amministrative in cui gli enti regionali si sono lasciati avviluppare in questi ultimi anni la precisa definizione di un ordinamento della finanza regionale che assicuri un'incisiva autonomia impositiva alle Regioni, perché è soltanto attraverso l'autonomia finanziaria che la Regione può diventare veramente protagonista della sua storia la riforma elettorale, che garantisca agli elettori il diritto di scegliere tra coalizioni e programmi alternativi chiudendo con una fase politica che ha accompagnato gli ultimi tristissimi anni della storia politica del nostro Paese. Ovviamente una riforma istituzionale che parta dalle Regioni, ma che deve necessariamente coinvolgere lo Stato centrale con l'istituzione e con l'approfondimento della camera delle Regioni che deve segnare il momento di coordina mento e di raccordo fra le diverse comunità regionali.
Questa è la linea fondamentale del programma generale di cui il Consiglio regionale deve farsi concretamente promotore nei confronti dello Stato. Non solo: contemporaneamente occorre che Si affrontino alcuni problemi concreti che abbiamo indicato succintamente in un breve documento che abbiamo proposto ad alcune forze politiche, poiché non siamo riusciti a proporlo a tutte. Dobbiamo cioè cercare di riorganizzare il Consiglio per migliorare la qualità della produzione legislativa; dobbiamo garantire i rapporti concreti verso e dalla società piemontese; dobbiamo garantire una completa e precisa informazione dei Consiglieri regionali sulle diverse realtà della nostra comunità in modo che possiamo farci interpreti di queste realtà.
Sul piano del funzionamento del Consiglio riteniamo che la Presidenza di questa assemblea debba essere garante nei confronti di tutti i Gruppi in particolare nei confronti dei Gruppi che saranno di opposizione in questo Consiglio, dei loro spazi di dibattito e di libertà, nel pieno rispetto della legalità statutaria regolamentare. Riteniamo questo estremamente importante, soprattutto in un momento in cui questo Consiglio si è arricchito di nuovi Gruppi e di nuove forze politiche. E quindi chiediamo, a chi verrà eletto Presidente in quest'aula, un impegno preciso in questo senso.
Ci sono poi alcuni impegni immediati per la Presidenza di questa assemblea, impegni che dobbiamo assumerci nei confronti del personale del Consiglio regionale. Vi è una serie di questioni irrisolte, problemi ancora aperti che occorre affrontare e risolvere in tempi rapidissimi. C'è il problema dell'attuazione con legge regionale della modifica della norma statutaria, a suo tempo apportata e invia di approvazione, che consente l'istituzione del doppio ruolo del personale regionale. Al fine di attuare la completa autonomia gestionale e funzionale del personale assegnato al Consiglio, ci deve essere attenzione ed impegno a che vengano celermente espletati tutti i concorsi già banditi per arrivare ad un rapido completamento degli organici, oggi carenti ed insufficienti e tali da rendere precaria la funzionalità complessiva del Consiglio stesso a tutti i livelli. Deve essere esperito il massimo impegno per l'utilizzazione delle professionalità già maturate dall'attuale personale, conseguente ad un impegno dei singoli e frutto di specifici percorsi formativi. Ci deve essere una piena disponibilità, pur nella salvaguardia dell'autonomia dei rispettivi ruoli, allo sviluppo di un rapporto di collaborazione partecipativa nella gestione del lavoro della complessa macchina del Consiglio.
Questi gli impegni sul terreno del personale quale presupposto necessario affinché il Consiglio nel suo complesso, nelle sue Commissioni possa funzionare meglio. Abbiamo illustrato molto rapidamente, nelle parole della collega Dameri prima e nelle parole mie poi, il nostro programma per il lavoro del Consiglio sul terreno della riforma istituzionale e del funzionamento del Consiglio stesso.
Il Gruppo comunista mi ha designato come suo candidato alla Presidenza di questa assemblea. Ho accettato la designazione del mio Gruppo nel nome di questo programma.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gissara.



GISSARA Margherita

Signor Presidente, signori Consiglieri, sono lieta di prendere la parola in questo Consiglio regionale. Sono particolarmente lieta perché è la prima volta che un rappresentante del Partito Pensionati siede in questo Consiglio.
Consentitemi di esprimere innanzitutto un ringraziamento mio personale a quanti hanno votato il Partito Pensionati e mi hanno dato la parola.
L'ingresso in quest'aula di un rappresentante del Partito Pensionati non è un fatto isolato. Il Partito Pensionati ha infatti ottenuto rappresentanze nei Consigli regionali del Piemonte, Lombardia, Liguria e in numerosi consigli provinciali e comunali.
Consentitemi quindi, dopo aver espresso le speranze e l'augurio a tutti i colleghi presenti di buon lavoro, alcune considerazioni su questo fatto nuovo che ha un preciso significato politico e sociale.
I pensionati, gli anziani in genere e gli inabili non sono una categoria. Rifiutiamo questa etichetta. Essere pensionato, essere anziano è uno stato della vita, della persona, di tutte le persone: uomini e donne.
Il trattamento e la considerazione che la società ha oggi per il pensionato sarà il trattamento e la considerazione che la società avrà domani per chi domani sarà pensionato.
Non vi è statistica che non dichiari con certezza che la società di oggi, ed ancor di più la società di domani, deve fare i conti con una quota sempre più elevata di cittadini con età superiore a quella pensionabile.
Nei parlamenti di tutto il mondo, purtroppo, fino ad oggi non risulta esserci una proporzionata rappresentanza politica dei pensionati. Tutte le forze politiche dichiarano e cercano, chi in maggiore chi in minore misura di rappresentarne le istanze. Ma non vi sono riuscite.
Questa prima significativa diretta presenza politica dei pensionati realizzata 1'8 maggio, di cui ho l'onore di far parte, potrebbe segnare l'avvio di analoghe prese di coscienza negli altri Stati, specie -me lo auguro -europei. Non vedo nulla di scandaloso a che gli anziani e 1 pensionati chiedano di designare direttamente dei loro rappresentanti politici. Se questo è avvenuto, è segno che tutti voi, quali rappresentanti di forze politiche tradizionali, avete mancato in qualche cosa e -aggiungo io -in qualche cosa di molto importante e delicato e cioè in "che cosa restituisce la società all'anziano che alla società ha dato anni ed anni di lavoro, di fatiche e di sudori?" Quale rappresentante del Partito Pensionati comincio oggi con piacere e con entusiasmo un lavoro ed un impegno per cinque anni per cercare di dare una risposta favorevole a quanti hanno diritto di essere considerati cittadini a pieno titolo, anzi, a maggior titolo, a cui la società dovrebbe dare di più e non di meno di quanto viene dato ai più giovani di età.
Mi auguro e sono certa che con eguale impegno ed entusiasmo tutti voi colleghi vi accosterete al tema dei pensionati, degli anziani, degli inabili e non mancherete insieme a me di individuare e ricercare modi e caratteristiche dell'intervento pubblico, per quanto ci compete, rivolto ad avviare una soluzione a questo problema.
Il Partito Pensionati non ha altra ideologia se non quella di essere realmente vicino ai pensionati. E' per questo motivo che io intendo confrontarmi con voi e con i vostri programmi e aderire a quelli che più risponderanno alle esigenze del Partito pensionati.
Quindi essere in maggioranza o all'opposizione dipende dall'atteggiamento e dall'attenzione che verrà data ai temi che proponiamo ed in seguito dal concreto che verrà dato agli impegni assunti.
Mi dispiace dover aggiungere a questo proposito una dichiarazione di assoluta incompatibilità con quei Gruppi politici che si sono impregnati di una immagine e di un contenuto peggiore di quello "razzista" perché divide i cittadini e li cataloga a seconda del luogo di nascita e a seconda della cultura e delle tradizioni.
Questo comportamento contraddice con evidenza tutto il contenuto del programma del Partito pensionati che si ispira alla solidarietà dello Stato e della società nei confronti di coloro che ieri hanno dato tutto ed oggi per età o inabilità, hanno bisogno della società.
Fatta questa premessa, con tutti gli altri Gruppi politici di maggioranza o di opposizione cercheremo di realizzare occasioni di incontro, di confronto e anche di lavoro in comune nell'interesse di tutti i cittadini che rappresentiamo.
Viva le pantere grigie, viva i pensionati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

Signor Presidente, non voglio proporre argomenti di carattere post elettorale, ma il richiamo fatto da molti sulla frammentazione dell'elettorato piemontese in quattordici Gruppi, sull'accresciuta presenza dei Gruppi politici, su una nuova scala di bisogni e di valori di cui essi sono portatori deve rendere tutti i Partiti storici, compresa la Democrazia Cristiana, particolarmente sensibili al momento in cui viviamo.
L'istituzione regionale non può essere il luogo del nostro ritardo storico dove ancora una volta la classe politica vive la sua separatezza. La Regione non può essere il luogo dove si esplica la cassa integrazione di tante speranze maturate nell'epoca costituente delle Regioni.
C'è in Piemonte un nuovo dinamismo sociale, econOmico, produttivo e culturale al quale deve corrispondere da parte della Regione un preciso senso di marcia ai processi civili in corso. Non possiamo permetterci ritardi culturali, pigrizie operative, indisponibilità morali; la classe politica deve dimostrare di non essere una macchina celibe, incomunicante e incomunicabile; la Regione non può essere un luogo di domande senza risposte.
Oggi rispettiamo - e potrebbe essere una risposta alla collega Bonino in tempi rigidamente statutari quanto previsto dallo Statuto stesso, ma non tanto per un fatto rituale, quanto per dare un segnale netto comprensibile a coloro che richiedono una politica senza le panie del passato, senza il logorio estenuante delle piccole e grandi alchimie.
Certo, oggi rispettiamo un appuntamento istituzionale. Ma è implicito in esso, almeno per noi, un inequivocabile riferimento politico al pentapartito confermato dalle elezioni regionali e ribadito in una prospettiva di governo dalla convergenza della DC, del PSI, del PRI, del PSDI e del PLI. In altra sede si valuterà la sua caratura politica, la struttura della formula, il ruolo delle singole forze di appartenenza, la sua progettualità complessiva. Oggi nell'indicare i garanti delle "regole del gioco. vogliamo sottolineare il significato e la matrice di un voto a supporto dei candidati del pentapartito al governo dell'assemblea.
Con l'adozione del numero massimo dei Consiglieri segretari vogliamo altresì consentire la più ampia rappresentatività dell'assemblea assicurando la presenza di tutte le forze politiche che sono state, in ruoli differenziati, protagonisti della storia politica e civile di questi anni.
La distinzione degli organi, l'esatta collocazione delle responsabilità di governo sono condizioni per l'efficienza e l'insieme della validità democratica delle istituzioni; ma la via per consolidare l'efficienza ed il prestigio politico di questa assemblea si trova necessariamente nell'accentuazione e nell'affinamento delle funzioni della sua attività.
Diceva nel lontano 1978 l'avv. Bianchi: "Noi abbiamo il dovere di essere presenti in ogni situazione in cui un problema si apre, una sensibilità si attiva ma il prestigio dell'assemblea è assicurato in via assolutamente prioritaria se essa saprà nei modi propri dare risposte valide alle domande che le pervengono".
Per questo è indispensabile che l'istituto della Regione trovi, a vent'anni dalla sua creazione, un ruolo chiave nell'ordinamento nazionale.
Con la V Legislatura regionale si dovrà perciò inaugurare una nuova fase che si basi sul coinvolgimento delle Regioni nel processo della riforma delle istituzioni repubblicane.
"L'ente locale -per usare una felice espressione del Presidente della Repubblica Cossiga- è il primo volto dello Stato, il primo momento di contatto tra Stato e cittadino". Proprio per questo non deve essere inteso come semplice momento organizzativo ed istituzionale, ma deve rappresentare un fattore determinante per la salvaguardia delle identità culturali, per la valorizzazione delle formazioni sociali e per l'accrescimento della potenzialità economica delle comunità locali.
La Regione come è strutturata oggi è relegata ad un ruolo quasi notarile di trasferimento di concessioni statali, con un bilancio bloccato e senza autonomia impositiva, non è assolutamente in grado di poter gestire uno sviluppo di tali proporzioni.
La Regione deve cogliere l'occasione storica - sarà il banco di prova dei prossimi mesi - della riforma delle autonomie locali per rivedere il proprio rapporto con Comuni e Province attraverso la delega delle funzioni amministrative, ai sensi dell'art. il8 della Costituzione, e mediante la tempestiva approvazione di tutti quei provvedimenti che la nuova legge sulle autonomie locali demanda alla legislazione regionale dall'ordinamento istituzionale, alle circoscrizioni territoriali, dalla partecipazione degli enti locali alla formazione di piani e programmi, alla pianificazione territoriale dei Comuni e delle Province.
Un nuovo e più moderno ruolo della Regione è senz'altro legato, nel rapporto con gli enti locali, al superamento dei formalismi e dei condizionamenti burocratici che hanno interrotto la fluidità dell'azione amministrativa, ma è soprattutto collegato al reperimento di risorse da impiegare nel finanziamento dei programmi regionali di sviluppo.
Mi auguro che il nuovo assetto della finanza regionale e locale consenta più ampi spazi di intervento,legati anche ad un'autonoma e diversa capacità impositiva, mentre ritengo importante lo strumento dell'"accordo di programma" introdotto dalla legge di riforma nei casi in cui occorre l'azione coordinata di Regione, Province, Comuni e di altri soggetti pubblici.
La DC lavorerà intensamente per realizzare questi obiettivi e si fa garante di un impegno che, come vuole la tradizione, non è mai mancato tra questi banchi.
Saluto a nome dei colleghi del Gruppo il Presidente di questa assemblea e lo ringrazio per il suo delicato e proficuo lavoro.
Ringrazio altresì il Presidente Beltrami e la Giunta uscente per l'impegno appassionato e generoso con cui hanno assolto incombenze non facili nella passata legislatura.
Porgo al futuro Presidente, che ha il consenso, i voti, e la fiducia della Democrazia Cristiana, l'augurio di un lavoro e di un'azione dinamica illuminata ed intelligente affinché, anche tramite questa assemblea, la storia delle Regioni e della Regione Piemonte non sia la storia di un'occasione irrimediabilmente perduta o la storia di un pentimento collettivo, ma la storia di una sfida nuova ancora da affrontare e da vincere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, entrerò immediatamente, senza preamboli, nel vivo dell'argomento all'o.d.g., riservando e rimandando ogni più opportuna, precisa e puntuale valutazione politica allorquando, sulla scorta di un documento programmatico, si tornerà in quest'aula per verificare le possibilità della formazione di una nuova Giunta. Questo è il mio intendimento, anzi "era", in quanto sono stato per così dire provocato da alcuni interventi i quali, uscendo sia pure per poco dal seminato dell'argomento all'o.d.g., hanno accennato con un certo vigore al problema delle riforme istituzionali, di cui anche questa assemblea dovrà farsi carico nell'immediato futuro.
Al riguardo desidero ricordare, proprio perché provocato da questi interventi, che la forza politica alla quale appartengo, il MSI-DN, è stato fin dal 1980 propositore di incisive riforme istituzionali, tant'è che in tale anno presentò nei due rami del Parlamento un progetto di revisione integrale della Costituzione la cui ossatura, com'è noto, consiste nell'elezione diretta dei vertici degli esecutivi (a cominciare dal Presidente della Repubblica) e che, trattando delle Regioni, insiste sul ruolo che esse debbono assumere. Proprio noi che fummo all'epoca convinti oppositori dell'ordinamento regionale, abbiamo preso atto responsabilmente, che le Regioni fanno parte del tessuto della Nazione nell'interno dell'organizzazione della struttura dello Stato; e sotto questo profilo -nel progetto di riforma istituzionale -da parte nostra si evidenzia come la Regione debba essere esclusivamente ente che legifera e che programma e non ente che gestisce e amministra. Questo -per quanto concerne l'ordinamento regionale -è il fulcro della proposta che abbiamo avanzato anche in questa sede di Palazzo Lascaris sotto il profilo propositivo, in sede di dibattito sulle autoriforme e sulla revisione dello Statuto, delle quali siamo stati -ci si consenta di parlare con immodestia protagonisti nella ora passata legislatura in quest'aula, e proposte di riforme di più ampio respiro verranno da noi avanzate nel corso di questa legislatura.
Fatta questa digressione e venendo al vivo dell'argomento, devo ricordare che l'Ufficio di Presidenza dovrebbe essere l'organo imparziale e "super partes"a contenuto prevalentemente istituzionale. Quindi, la sua genesi,la sua gestazione avrebbe dovuto snodarsi nell'ambito delle istituzioni, e quindi, in concreto, sarebbe stata opportuna una iniziativa diretta a far sì che i rappresentanti delle quattordici forze politiche elette nelle elezioni del 6/7 maggio scorso, si fossero incontrate nell'alveo delle istituzioni, ai fini di trovare una soluzione possibilmente unitaria circa la composizione dell'Ufficio di Presidenza, e in maniera tale che tutte le minoranze potessero avere la loro rappresentanza. Invece, si è verificato esattamente l'opposto. Com'è noto sia la gestazione di questo Ufficio, sia la scelta del Presidente e degli altri componenti è stata infatti discussa e patteggiata all'interno delle segreterie regionali o provinciali dei Partiti che sorreggevano l'ex pentapartito che ha governato la Regione Piemonte dal 1985 al 1990. Solo questa mattina, verso mezzogiorno, dopo aver appreso (come peraltro era già stato preannunciato dai mass media) tutto quanto stava avvenendo (patteggiamenti, condizionamenti e veti incrociati delle forze politiche già appartenenti al pentapartito 1985-1990) abbiamo saputo quali erano i nomi dei candidati alla Presidenza e alla Vicepresidenza e il criterio distributivo nell'interno dell'intero Ufficio di Presidenza. Ci siamo trovati di fronte a un "decisum" in altra sede, di cui non c'è stato altro da fare che prenderne atto, pur protestando e rimarcando che questo non era il corretto modo di procedere. Se dal suo sepolcro Pirandello potesse vedere quanto accade, direbbe ancora una volta: "Ma non è una cosa seria!".
Fatte queste considerazioni, devo rilevare che nell'interno dell'ipotetica, futura e (se vogliamo) anche presumibile formazione politica che governerà la Regione Piemonte, è stata fatta l'attuale proposta di Ufficio di Presidenza, che è anche proposta all'insegna della discriminazione del MSI-DN a partecipare alla sua composizione. Poc'anzi il rappresentante della DC ha detto che "responsabilmente" si era tenuto conto, nell'ambito della proposta del nuovo Ufficio di Presidenza, di tutte quelle forze politiche che da anni sono presenti nella realtà regionale e che si erano "responsabilmente" comportate come tali dal 1970 ai giorni nostri. La realtà è che tutto ciò non è stato fatto e che ci siamo trovati di fronte ad un'ulteriore discriminazione nei confronti del MSI-DN. Lo devo ribadire ancora una volta in questa sede, ricordando che -per contro -al Parlamento europeo, alla Camera e al Senato, il Gruppo MSI-DN senza preclusioni da parte di nessuno, è rappresentato nell'Ufficio di Presidenza.
Per tutte le ora svolte considerazioni (e al di là della stima che manifesto sul piano personale, ben conoscendo il valore del Presidente che è stato proposto) il Gruppo MSI-DN non voterà per la soluzione proposta dai Gruppi del penta partito; così come non voterà, a causa della contraddizione ideologica che "non consente" per il rappresentante proposto dal Gruppo comunista, anche se, senza complessi, devo riconoscere che questa seconda proposta nasce nelle istituzioni mentre la prima è nata in seguito alle alchimie, ai patteggiamenti e alla dosatura degli incarichi fatti all'interno della vecchia maggioranza di pentapartito. Ribadisco pertanto che non voteremo per il candidato proposto dalla ex maggioranza di pentapartito, mentre lascio altre considerazioni sul medesimo argomento concise e su questa onda, al collega Zacchera.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, accantonata l'emozione che penso capiti sempre ai debuttanti (ma siamo già un Partito trasversale perché ho scoperto che siamo la maggioranza: almeno in questo un Consigliere missino è in maggioranza), concedetemi prima di entrare nel merito dell'argomento all'o.d.g. una brevissima riflessione di carattere personale. Ho apprezzato la nota che ha fatto in apertura il Presidente ricordando alcuni colleghi Consiglieri scomparsi. Anch'io volevo dire un grazie non già e non solo alle persone che ci hanno eletto, ma personalmente anche a un collega, Nino Carazzoni, che se non ho considerato un padre, ho considerato e considero un fratello maggiore, visto che debbo a lui e ai suoi insegnamenti se oggi sono qui in Consiglio regionale. Ho sentito il dovere personale, intimo, di ricordarlo in apertura e mi ha fatto quindi piacere il ricordo del Presidente.
Carazzoni fu capace di avere intorno a sé, al di là delle opinioni politiche, la serenità e la considerazione di molti avversari in Consiglio regionale perché svolgeva bene, come peraltro tutti voi, il suo mandato e ha dimostrato che anche dalla più difficile delle posizioni di minoranza si può ottenere rispetto se si dà rispetto e se si è credibili e coerenti con le proprie opinioni.
Il primo problema che dobbiamo tutti affrontare è infatti proprio la considerazione e il rispetto di tutti. Dobbiamo ascoltare tutti, anche se magari non si condivide, ma quanto meno dobbiamo seguire quello che le altre persone dicono. Non mi straccio quindi le vesti se sono presenti in Consiglio quattordici Gruppi; ho rispetto per persone con opinioni diverse dalle mie, anche se mi potrà dare personalmente un po' fastidio se la collega parlerà in dialetto piemontese, ma è un suo modo di esprimersi semmai è un discorso regolamentare e che attiene all'educazione nei riguardi del pubblico e dei Consiglieri che non conoscono bene il dialetto di quella parte del Piemonte.
Detto questo, l'autocritica che faccio a me stesso prima di tutto e al mio Partito è che forse non è stato capace di affrontare a fondo il discorso di una presenza coerente di protesta per interpretare le tante mancanze che il sistema dei Partiti ha nei riguardi della pubblica opinione. Occorre recuperare in praticità e allora, colleghi, oggi vi propongo un ordine del giorno, che presento in questo momento, che tutti i Consiglieri di buona volontà, al di là delle rispettive posizioni politiche, potrebbero affrontare.
L'art. 14 dello Statuto regionale, che disciplina l'iter dell'elezione dell'Ufficio di Presidenza, prevede che questo sia composto al massimo da sette persone. Visto che i Gruppi consiliari sono quattordici, è indubbio che tutti non possono essere rappresentati e, dimenticando per un attimo le discriminazioni di carattere ideologico, propongo che il Consiglio approvi un documento che impegni il Consiglio stesso, al termine dei trenta mesi di integrare l'Ufficio di Presidenza con i rappresentanti degli altri Gruppi che non saranno compresi in questa prima tornata. Naturalmente ci non varrà per il Presidente, ma quanto meno per le minoranze presenti in quest'aula e penso che questo sia doveroso e utile per tutti.
Leggo quindi l'ordine del giorno che sottopongo all'attenzione del Presidente: "Il Consiglio regionale del Piemonte visto l'art. 14 dello Statuto regionale, nel testo modificato dal Consiglio regionale all'unanimità. nella seduta del 15 marzo 1990, con il quale si stabilisce che l'Ufficio di Presidenza debba essere composto in modo da rappresentare le minoranze rilevato che, prevedendo l'attuale Regolamento un Ufficio di Presidenza composto di non oltre sette componenti, è impossibile rappresentare tutti i Gruppi consiliari considerato che è peraltro necessario dare attuazione al suddetto disposto statutario invita i Gruppi consiliari, al momento in cui l'Ufficio di Presidenza andrà a scadere dopo i trenta mesi previsti dall'art. 4 del Regolamento, a permettere un' effettiva alternanza dei Gruppi di minoranza all'interno dell'Ufficio di Presidenza".
L'invito a votare questo ordine del giorno, che non ha carattere politico, lo rivolgo soprattutto agli altri colleghi di minoranza.
Non penso di dovermi dilungare oltre, anche perché pensavo -beata ingenuità! -che oggi non si parlasse dei programmi della Regione, ma si votasse semplicemente l'aspetto istituzionale della composizione dell'Ufficio di Presidenza. Quindi rimando ad altri interventi futuri un intervento più specifico su argomenti peraltro molto interessanti che sono stati citati.
Vorrei terminare dicendo che questo criterio mi sembra operativamente valido e dovrebbe essere accolto da tutti, perché soprattutto dimostrerebbe che tanti convegni, tantissimi incontri, tantissime discussioni non sono soltanto dell'aria fritta, ma sono frutto della volontà di cambiare, perch il voto del 6 maggio comunque voi la possiate pensare -ha dimostrato che la gente vuole cambiare. Se, magari con un po' di sufficienza, avete ascoltato quello che ha detto il mio Capogruppo Majorino, il sottoscritto e altri colleghi di minoranza, devo dire che avevate un po' meno sufficienza -mi rivolgo cortesemente ma anche cordialmente ai colleghi dei Partiti di maggioranza o comunque ai grandi Partiti istituzionali -avevate un po' meno di tranquillità l'8 maggio quando vi siete accorti che un buon terzo degli italiani ha comunque detto no a un metodo di gestire il potere, in questo caso il potere amministrativo di questa Regione. Penso che anche nelle forme, nei contenuti, nella rapidità per esempio degli interventi, dobbiamo darci tutti concordemente e vicendevolmente una mano. Tra cinque anni quando questa legislatura sarà terminata, ci accorgeremo tutti che saranno cambiate tantissime cose a ritmo naturalmente accelerato. Ebbene, fra cinque anni, ripensando a questa modestissima proposta, ma anche a questo desiderio di dare un impulso al Consiglio regionale in termini diversi dal passato, forse allora potrete darmi atto che non avrò avuto del tutto torto e quindi qualche mia proposta sarà stata forse anche utile al funzionamento del Consiglio.



PRESIDENTE

Non posso impedirle di presentare l'ordine del giorno che lei ha letto poc'anzi; mi sembra però che presenti una buona parte di improponibilità potrebbe rappresentare più una segnalazione che viene da una posizione del Consiglio regionale che non un documento da proporre all'approvazione trattandosi di un ordine del giorno che vuole modificare l'art. 14 dello Statuto regionale.



ZACCHERA Marco

Intervengo per una breve precisazione.
L'art. 14 stabilisce la costituzione dell'Ufficio di presidenza, che al massimo può essere formato da sette persone (potranno poi essere cinque o sette, questo lo decideremo dopo). E' una proposta per permettere, tra tre anni, un'effettiva alternanza dei Gruppi, perché non è giusto che all'interno dei rappresentanti di minoranza solo uno o al massimo due Gruppi di minoranza siano rappresentati. In questo modo quattro Gruppi nell'ambito dei cinque anni, possono essere rappresentati.



PRESIDENTE

Collega, ho compreso perfettamente. Però la invito a fame una raccomandazione all'Ufficio di Presidenza.
Ha ora la facoltà di intervenire il consigliere Marino.



MARINO Massimo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, come rappresentante del Gruppo Verdi-Sole che ride in questo Consiglio regionale volevo fare alcune brevissime osservazioni e fare qualche proposta, o perlomeno qualche auspicio rispetto alla vita di questo Consiglio.
Credo che l'osservazione principale da fare, attinente alla discussione che si sta facendo oggi, è una breve valutazione del risultato di queste elezioni. A me sembra che i segnali più interessanti di queste elezioni, in particolare in Piemonte, sono il successo dei Verdi e degli autonomisti nelle loro diverse sfumature, alcuni elementi di crisi di alcune forze politiche, come il Partito comunista, che stanno facendo grandi sforzi per rinnovare il proprio modo di essere. Non so quanto questo Consiglio regionale riuscirà ad essere rappresentante di questi segnali nuovi.
In questi giorni non ho avuto né la possibilità né il tempo di occuparmi delle questioni iscritte all'o.d.g. di oggi, come credo anche gli altri amici Consiglieri Verdi eletti. Da quando sono stato eletto sono stato assalito da moltissimi cittadini che hanno chiesto, forse sopravvalutando il mio e il nostro ruolo, di intervenire rispetto a situazioni che riguardano la loro vita quotidiana per la soluzione delle quali probabilmente noi veniamo ritenute persone utili a dare un contributo. In questi giorni ho partecipato a una simbolica occupazione del Consolato francese per chiedere al Console, che ci ha ricevuto, la chiusura immediata dell'impianto nucleare Superphoenix, che come sapete dista solo 180 chilometri da Torino ed è pericolosissimo. Ho partecipato ad Asti ad una riunione che riguarda la irrorazione di pesticidi da elicotteri, in particolare dialogando con alcuni cittadini della provincia di Asti che sono stati investiti dalla irrorazione di pesticidi e che per alcuni giorni sono stati male. Proprio ieri pomeriggio sono stato a San Mauro dove parecchie centinaia di abitanti bevono, probabilmente da sei mesi, acqua che ha valori di solventi clorurati e di atrazina otto volte superiori ai limiti consentiti dalla legge.
Ho partecipato ad un incontro con l'amministratore delegato della S.p.A. Servizi Industriali per capire le ragioni e le opinioni di quella parte che, in qualche modo, viene ritenuta responsabile di gravi problemi ambientali nei Comuni di Orbassano e Beinasco; ho visitato l'Osservatorio Malattie Piante nel quale un gruppo di persone di buona volontà cerca di abbassare con dei consigli la quantità dei pesticidi con i quali vengono irrorate le coltivazioni; ho partecipato a Pino Torinese ad una infuocata assemblea con la Giunta al riguardo di una nuova schiera di costruzioni che andranno a progredire alcuni processi di devastazione avviate in passato in quella parte della collina torinese. Non so se queste cose sono attinenti alla discussione di oggi e alla composizione dell'Ufficio di Presidenza.
Per quanto mi riguarda sono attinenti.
Non ho partecipato né parteciperò ad accordi di alcun genere, per credo che se un Ufficio di Presidenza non tiene conto dei segnali che le elezioni hanno dato e delle nuove rappresentanze che erano presenti all'interno del Consiglio regionale, difficilmente potrà rappresentare realmente tutte le posizioni e le minoranze.
Riconfermo la posizione dei Verdi-Sole che ride, si tratta di una posizione di ampia trasversalità. Non ci riteniamo, almeno personalmente né una forza di opposizione né un potenziale alleato di governo, qualunque esso sia. Ribadisco la nostra disponibilità al dialogo con chiunque. Voglio sottolineare pubblicamente la mia non appartenenza ad alcuno schieramento precostituito. Lo faccio anche formalmente, signor Presidente del Consiglio, chiedendo che la mia collocazione fisica in quest'aula sia nei banchi centrali non perché abbia cambiato la mia connotazione politica, ma perché credo che le tematiche che cerco con molta modestia di rappresentare debbano stare al centro della vita di questo Consiglio regionale. Invito tutti gli altri Consiglieri, i Verdi prima di tutto, che ritengono centrale questa emergenza della nostra vita quotidiana, al di là della loro appartenenza di Partito, al di là del fatto che hanno ovviamente doveri e risposte da dare ai Partiti che li hanno portati alle elezioni, a collocarsi al centro dell'aula. Rivolgo questo invito in particolare agli amici Verdi, Igor Staglianò, Francesco Corleone, che oggi è assente, Anna Segre, Emma Bonino, Pier Giorgio Maggiorotti (anche se ritengo che possa creargli qualche problema) Mercedes Bresso del Gruppo comunista. Ritengo che anche nella Democrazia Cristiana ci siano delle persone (non conoscendole ancora non le cito) che possono essere interessate ad una proposta di questo tipo.
Non sono una persona capace di fare o dare spettacolo né ho intenzione di farlo, quindi probabilmente non farò nulla di spettacolare in questo Consiglio. Devo sinceramente dire che, almeno fino a questo momento, non ho visto dei segnali particolarmente interessanti né in termini di spettacolo né in termini di contenuto. Non so se la proposta che ho fatto possa essere un segnale diverso, mi auguro che qualcuno dia delle risposte su questo argomento.
Per quanto riguarda l'Ufficio di Presidenza non ho proposte n interessi particolari da evidenziare. Credo che chiunque sia disponibile a garantire la rappresentanza di tutte le minoranze. Mi risulta che gli amici della Lega Nord non siano disponibili a far parte dell'Ufficio di Presidenza; se questa non è la loro reale posizione, sicuramente interverranno. La composizione dell'Ufficio di Presidenza dovrebbe garantire non solo la possibilità di espressione delle diverse forze politiche, ma, anche per l'influenza che ha nell'orientamento dei lavori l'espressione di quanti sono all'esterno di quest'aula, la gente che vede forse a torto, nelle riunioni del Consiglio regionale uno dei momenti in cui le questioni gravi che riguardano la vita quotidiana di numerosissimi cittadini possono trovare uno sbocco. Mi auguro che l'Ufficio di Presidenza che verrà costituito sia garante dell'espressione delle forze politiche che compongono il Consiglio regionale, ma, soprattutto delle forze che dall'esterno chiedono alla Regione di risolvere determinati problemi.



PRESIDENTE

La questione della dislocazione in aula dei vari Gruppi dovrà tenere conto delle collocazioni tradizionali. Su questo problema occorrerà sicuramente discutere. Suggerisco comunque di porre al centro i temi dell'ambiente, piuttosto che talune persone fisiche, perché sarebbe arbitraria la distinzione tra chi è ambientalista e chi non lo è.
La parola al Consigliere Bianca Vetrino.



VETRINO Bianca

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi si consenta innanzitutto di rispondere alle sue espressioni di augurio e di saluto che vogliono essere un ringraziamento per l'impegno che lei ha posto nell'ultima parte della passata legislatura e anche un apprezzamento per il discorso introduttivo con cui ha voluto dare inizio ai lavori rivolgendosi a tutti i Consiglieri a quelli che le hanno risposto in italiano e a quelli che hanno ritenuto di risponderle in piemontese. Non mi sono assolutamente scandalizzata di questo tipo di comportamento; verranno comunque dettate regole alle quali occorrerà attenersi.
Siamo stati invitati a rimanere in Europa, a guardare a questa Regione europea, quindi probabilmente dovremo abituarci a parlare in più lingue: nella lingua piemontese come sostengono le leghe autonomistiche, ma anche in francese e in inglese, perché questi sono i criteri sui quali ci dovremo misurare negli anni a venire per permettere effettivamente a questa Regione di stare in Europa.
Vorrei infine estendere il saluto che lei cortesemente ha rivolto ai 35 nuovi Consiglieri, a nome del Gruppo repubblicano, a tutti coloro che sono stati riconfermati con i quali abbiamo una consuetudine di rapporti e di confronti in quest'aula che risalgono anche a dieci anni, ma anche ai nuovi Consiglieri che hanno la possibilità, attraverso una larga rappresentanza di portare all'interno del nostro dibattito problemi non nuovi, ma che forse verranno trattati con maggiore vivacità e che avranno la loro validità se si avrà la capacità di ricondurli agli interessi più generali della nostra società.
La manifestazione molto civile che l'Orchestra e il Coro della RAI hanno tenuto oggi è la dimostrazione di come un problema apparentemente settoriale possa diventate invece un problema generale di questa società e dunque, in questi termini,considero con molta attenzione quest'ampia rappresentanza anche con larga simpatia.
Oggi forse non tutti hanno consapevolezza dell'incombenza che abbiamo di fronte, dal valore essenzialmente istituzionale. Siamo qui per eleggere non il Presidente della Giunta e gli Assessori, ma il Presidente di un'assemblea che deve essere al di sopra di tutti, che dovrà avere la capacità di comprendere gli interessi, le esigenze di tutti i Gruppi consiliari. E in questo senso risaliamo ai nostri legislatori, risaliamo a coloro che fondarono il nostro Statuto e, successivamente, il nostro Regolamento. Quando essi decisero di scindere le due Presidenze della Giunta e del Consiglio, intendevano effettivamente attribUire alla Presidenza del Consiglio questo valore di rappresentanza generale della totalità e questa nostra stessa collocazione oggi, signor Presidente, non ancora aggregata nei Gruppi, è la dimostrazione della nostra dignità come Consiglieri semplici, come Consiglieri rappresentanti di coloro che ci hanno eletti, ma con un'ampia libertà di scegliere in questo Consiglio colui o colei che dovrà, appunto, guidare l'assemblea negli anni a venire con l'aiuto degli altri rappresentanti dell'Ufficio di Presidenza.
In questo senso trovo assolutamente legittima sia la proposta che ha fatto il collega Garino, che saluto come il nuovo Capogruppo del Gruppo PSI, presentando la candidatura della collega Carla Spagnuolo alla quale va tutta la mia simpatia perché è donna (ma non soltanto perché è donna) così come trovo assolutamente legittima la candidatura venuta dal PCI soprattutto quando questa candidatura si regge sul documento di intenti che il professor Grosso ha voluto illustrarci.
D'altra parte le assemblee si qualificano proprio per questo. Da anni abbiamo al Parlamento italiano il Presidente Nilde Jotti che non è espressione di una maggioranza di governo. Sappiamo benissimo che le condizioni politiche nelle quali venne a suo tempo eletta la signora Jotti probabilmente giustificavano politicamente una candidatura non di maggioranza. Nel prosieguo queste condizioni politiche forse sono venute meno e la signora Nilde Jotti è stata confermata più per motivi dovuti al suo prestigio, alla sua professionalità, alla sua capacità che non a quelle rinnovate condizioni politiche. Tuttavia, in democrazia e in una assemblea consiliare come questa, credo che ogni Consigliere -come ho detto questa mattina -abbia la possibilità di porre la propria candidatura reggere in questa assemblea.
In questo senso la riunione che lei, signor Presidente, ha indetto questa mattina che considero anch'io un po' tardiva rispetto a qualche critica che le veniva fatta da alcuni Consiglieri, era una riunione non informale, ma dovuta perché in quella riunione le forze politiche dovevano innanzitutto proporre delle candidature affinché avessero la possibilità di essere vagliate. Oggi il dibattito non mi sembra molto disteso né molto distensivo, probabilmente si arriverà ad una votazione che non sarà quella che si vorrebbe.
Questa mattina la collega Dameri ha detto che il pentapartito era assente. Il PRI era presente e ha messo in evidenza appunto il suo disagio di fronte all'assenza degli altri Gruppi; peraltro era una assenza che poi si è rivelata un ritardo, nel senso che i rappresentanti di altri Gruppi hanno fatto presente le loro osservazioni.
Gli anni che abbiamo di fronte sono anni molto importanti. Ci troviamo sicuramente di fronte all'esigenza di rifondare la Regione. Non sto qui ad elencare tutte le cose che sono già state dette dal collega Garino e dal collega Grosso. Vorrei ricordare che il Ministro Maccanico ha presentato più di un anno fa in Parlamento un disegno di legge che muove proprio nella direzione che i due colleghi hanno voluto indicare. Le Regioni devono recuperare delle proprie specifiche funzioni legislative e di programmazione. Se questo è vero, è anche necessario fare in modo che, per esempio, i trasferimenti di risorse finanziarie dallo Stato alle Regioni avvengano in modo diverso, senza destinazioni troppo vincolate; in questi anni per effetto di una finanza derivata ci siamo trovati in grande difficoltà.
D'altra parte il disegno di legge sul nuovo ordinamento della riforma delle autonomie locali recentemente approvato dal Parlamento implica un ruolo della Regione proprio in questa direzione; dunque si apre per il nostro quinquennio un momento molto impegnativo sotto il profilo istituzionale proprio per riportare la Regione alla sua funzione effettiva di programmazione, di pianificazione, di coordinamento soprattutto degli enti locali e delle Province.
E' detto nel nuovo ordinamento delle autonomie locali che le Regioni sono tenute a fare queste rose. Come qualcuno ha ricordato, queste norme venivano soltanto indicate nella legge n. 382 di istituzione delle Regioni e nei decreti attuativi. Oggi è il nuovo ordinamento che esalta il ruolo programmatorio, pianificatorio e di coordinamento della Regione.
Dunque, noi come istituzione avremo dei compiti molto importanti. E' per questo che abbiamo bisogno di un Ufficio di Presidenza forte consapevole e responsabile di fronte a questi problemi. Credo anch'io che questo Ufficio di Presidenza debba nascere dal concorso e dalla volontà del maggior numero possibile dei Consiglieri regionali qui presenti. Forse non si sono verificate queste condizioni e me ne dispiaccio.
Qualcuno ha parlato di maggioranza implicita; può darsi che ci sia una maggioranza implicita in questo Consiglio. Dico che la maggioranza in questo momento non è assolutamente esplicita.
Non v'è dubbio, il risultato elettorale ha confermato una indicazione di governo di pentapartito. Oggi però questa maggioranza è una maggioranza numerica. Questa maggioranza deve diventare maggioranza politica e lo diventerà quando avrà avuto la capacità di misurarsi sui temi reali della società, sui temi centrali sui quali anch'io pongo l'accento. Quindi siamo disponibili, anche per dare rapidità, per dare l'impressione che vogliamo andare avanti. Sappiamo che l'elezione del Presidente del Consiglio è anche un modo per accelerare la formazione della Giunta. Entro i 15 giorni successivi si dovrà riconvocare il Consiglio per l'elezione della Giunta.
Noi intendiamo avviare un confronto nel più breve tempo possibile per un approfondimento politico-programmatico e per verificare in quel momento se le condizioni per la formazione di nuova Giunta e di pentapartito si verificheranno.



PRESIDENTE

La parola al collega Gallarini.



GALLARINI Pierluigi

Anche il Partito socialdemocratico intende esprimere alcune considerazioni sulla proposta che il collega Capogruppo del PSI ha fatto relativamente alla elezione del Presidente del Consiglio regionale nella quinta legislatura. Innanzitutto mi rivolgo all'intervento che ha fatto il collega Marino del Gruppo Verdi-Sole che ride: ci auguriamo che al di là della collocazione fisica dei Consiglieri e dei Gruppi, possano essere centrali i problemi che vengono posti all'interno di quest'aula, perch riprendendo alcune considerazioni fatte da altri colleghi, considero che la tornata elettorale del 67 maggio non sia stata banale. Certo, ha sollecitato delle considerazioni e sotto certi aspetti ha acceso segnali di allarme, al di là di chi ha colto il più uno o il meno uno, nella rappresentanza consiliare in Regione Piemonte e in aule analoghe, per quanto concerne la profonda insoddisfazione dell'elettorato e dell'opinione pubblica nei confronti dei Partiti e delle istituzioni.
Già in passato abbiamo avuto modo di svolgere considerazioni di questo tipo, ma le svolgiamo in questo momento con maggiore calore e le sottolineiamo con maggiore incisività. Siamo convinti che la riforma delle istituzioni e del modo di essere della politica passa in modo prioritario attraverso la riforma dei Partiti, senza la quale assolutamente non sarà possibile riformare né le istituzioni né le risposte che la politica e le istituzioni in genere devono dare alla società, all'opinione pubblica e all'elettorato.
La scorsa legislatura è stata sotto certi aspetti una legislatura di transizione, non perché fossero grigi gli interpreti, ma semplicemente per il fatto che si era alla vigilia (e il travaglio è avvenuto anche durante quella legislatura) di proposizioni, di segnali e di richieste di riforme.
Una risposta si è avuta in questi giorni, certo ancora parziale e sotto certi aspetti debole per quanto riguarda soprattutto l'autonomia impositiva che è stata riconosciuta alle Regioni ma che non è ancora in grado di risolvere gli importanti problemi di fondo di fronte ai quali si trova l'ente Regione.
Concordo con il Consigliere Grosso relativamente al fatto che il baricentro della competenza istituzionale deve essere spostato con forza sul versante legislativo, abbandonando il versante della gestione corrente del giorno per giorno sulla quale invece per molti anni si è appiattita la gestione del potere di un ente come la Regione che è nato con ambizioni maiuscole.
Pertanto, se questa legislatura non potrà essere banale per i segnali forti che sono giunti nei confronti soprattutto del modo di essere dei Partiti e della gestione politica, noi ci riserviamo di esprimerci all'interno della coalizione che andrà a formarsi nei prossimi giorni per quanto riguarda la parte politico-amministrativa con la formazione della Giunta.
Ci associamo al Presidente Rossa e a quanti inizialmente hanno dato il benvenuto ai nuovi Consiglieri e hanno ringraziato coloro che hanno operato nella scorsa legislatura e che per varie ragioni non sono più presenti.
Come Partito socialdemocratico sentiamo il dovere di ringraziare in particolar modo Andrea Mignone,Assessore della Giunta uscente, che per questioni dovute a percentuali di partito non è stato riconfermato, per quanto ha fatto e ancora sta facendo all'interno dell'esecutivo dell'ente.
Venendo alla proposta del Consigliere Garino, come Partito socialdemocratico noi recepiamo la sua indicazione e quindi faremo confluire i nostri voti sul Consigliere Carla Spagnuolo per la nomina del Presidente del Consiglio regionale.
Ci riserviamo di intervenire in modo dettagliato su alcuni problemi che sono stati sollevati quando ci troveremo di fronte ad una proposizione di natura concreta per quanto riguarda il programma che l'esecutivo e la maggioranza sottoporranno all'aula consiliare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bonino.



BONINO Emma

Signor Presidente, colleghi, in questo dibattito si sono intrecciati due livelli, alcuni interventi hanno riguardato il merito dei problemi altri il metodo. Mi limiterò ad alcune osservazioni sul metodo e sul modo in cui si è arrivati a questa seduta.
Collega Picchioni, lei diceva che stiamo applicando rigorosamente lo Statuto. Credo che sia stato applicato rigorosamente un notissimo manuale Cencelli con il concorso dei compagni comunisti, nel senso che non c'è stato niente di nuovo; anche per voi, negli incontri, credo siano stati uguali, come nel 1981 e nel 1985, anche le colazioni, i caffè e le telefonate. Avete perso l'occasione di dare un segno diverso e, al di là delle auspicate riforme istituzionali, credo si sia persa l'occasione per dare un segno diverso persino nell'elezione del governo di quest'assemblea.
E' grave quando un Consigliere regionale viene in buona sostanza messo nella condizione di non partecipare ad un voto di merito sulla fiducia o sfiducia ad una Giunta o ad una maggioranza, ma quando non viene messo in condizione di partecipare ad un voto elettivo degli organi che devono governare questo Consiglio. Ancora non so se l'accordo riguarda solo il Presidente o se riguarda l'intero Ufficio di Presidenza, come è stabilito dal primo comma dell'art. 4 dello Statuto, e non so se i Segretari saranno due o quattro né in quale sede sia stato deciso qualcosa né chi sia stato contattato. Non mi lamento in quanto esclusa, avreste però potuto usare questa occasione per un inizio di comportamento diverso perché credo che persino l'applicazione così burocratica, così stantia, così ripetitiva del manuale Cencelli rischi di offuscare persino le capacità delle persone che vengono designate. D'altra parte -e mi dispiace- il Gruppo comunista non ha preso in questi giorni un'iniziativa che non fosse quella di esprimere il proprio candidato; ma, al di là di tentativi più o meno burocratici o che finiscono in una telefonata, quando si dovesse aprire una consultazione tra forze politiche che si oppongono ad un certo metodo, lo si fa. Il mestiere lo conosciamo tutti e sappiamo benissimo come si usa e come non si usa.
Ho fatto queste considerazioni non per un pregiudizio, ma perché non ho mai apprezzato né ho mai usato il manuale Cencelli, senza molta fantasia.
Credo, anzi, che si diventi poco credibili quando si auspicano grandi riforme e poi non si è in grado di cominciare dalle cose minori, più piccole. Credo che il segno dato questa mattina dove, dopo un'ora e un quarto gli esponenti della maggioranza non si erano ancora degnati di entrare in aula a dire "buongiorno", sia un segno di arroganza. Guglielmo Marconi, tanto tempo fa, ha inventato un aggeggio che ci permette di comunicare... E già era una riunione informativa nella quale non si sarebbe discusso di nulla avendolo voi discusso in altra sede. Va bene, ma il comportamento di arroganza o di scortesia di non comparire dopo un'ora voleva dire "sentite, non perdiamo tempo, non abbiamo niente da dirvi.
Abbiamo regolato i conti in casa." Spero che non sia l'inizio di un comportamento costante ma che sia un incidente di percorso.
Oggi eravamo chiamati ad esprimerci su un fatto molto importante.
Immagino che ci divideremo spesso su molte questioni; persino all'interno dei Gruppi più consistenti ci saranno divisioni. Una cosa però, l'unica che ci tiene uniti, è il rispetto delle regole, il rispetto del Regolamento. Ci sono strumenti con cui confrontare le nostre opinioni e credo che il Presidente del Consiglio e l'Ufficio di Presidenza abbiano soprattutto il compito di essere garanti delle regole e del Regolamento. Il Regolamento si rispetta, altrimenti si cambia.
Proprio per questo esprimo tutto il mio rammarico per un'occasione persa di comportamento diverso, che magari avrebbe portato nel merito alla stessa conclusione, ma che avrebbe significato da parte vostra una volontà differente.
Al collega che propone turni all'Ufficio di Presidenza voglio dire che poiché le minoranze non possono essere tutte rappresentate, non si tratta di richiedere turni o avvicendamenti, ma si tratta di proporre (e lo far in altra sede) una modifica al Regolamento. Quando al Parlamento nazionale si presentarono Gruppi nuovi e il Regolamento manifestò evidentemente una certa usura, venne individuata la soluzione che dà la certezza delle regole, che è l'unica regola cui tutti dobbiamo attenerci, al di là del merito. L'Ufficio di Presidenza fu modificato e fu scritto nero su bianco senza dover patteggiare alcunché con nessuno, che dell'Ufficio di Presidenza fanno parte tutti i Gruppi.
La cosa mi sembra molto semplice. Ecco perché sono in disaccordo con il collega.
Per questo non parteciperò né a questo voto né ad altri e mi dispiace molto per come siamo arrivati a questa soluzione. Non mi imbarazza assumere la stessa posizione formalmente espressa dal Gruppo del MSI; spesso esprimo nelle votazioni, per motivi diversi o uguali, voti espressi da Gruppi che non vanno per la maggiore. Se questo può far riflettere qualcuno mi auguro che abbia senso per la nostra convivenza nei mesi futuri e per un lavoro proficuo.
A chiunque verrà eletto auguro buon lavoro, e nel merito sono interessata ad una collaborazione sulle cose su cui potremo trovare degli accordi. Oggi vivono nel nostro Paese le regole ferree della partitocrazia non della democrazia. Lo denunciamo, lo denunciate tutti, ma poi al momento buono, si ricade punto e a capo e non ci si discosta di un millimetro.
Francamente, un po' più di fantasia non fa male a nessuno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Farassino.



FARASSINO Giuseppe

Signor Presidente, signori Consiglieri, sarò brevissimo perché per la particolarità della mia professione ho la capacità di captare quando l'uditorio è al limite della sopportazione.
Noi siamo nuovi in questa sala, e ci rendiamo perfettamente conto che lo spazio che abbiamo occupato con il consenso delle urne stringe da vicino le aree di manovra di chi ha sempre pensato di essere insostituibile o di poter occupare il Palazzo in permanenza. Però - vi pregherei sinceramente non attribuite a noi la colpa di eventuali mancanze di governabilità perché si sa queste discendono dalla litigiosità di chi bada prima ai propri interessi di parte piuttosto che risolvere i concreti problemi della società che pretende di governare.
Se abbiamo voluto e accettato di farei eleggere, non è per ratificare con la nostra presenza gli istituti di un potere che non condividiamo, e che vogliamo assolutamente cambiare. Noi siamo qui per lavorare, non per farei invischiare in "camarille". Siamo presenti in Regione, in Province e in Comuni per identificarne le contraddizioni, per sottolineare la carenza dei loro poteri, per portare la voce dei cittadini, per ottenere trasparenza, per verificare la correttezza di ogni decisione, per svergognare gli abusi, ma anche per agevolare le iniziative che giudicheremo valide e in grado di servire gli interessi del Piemonte.
Qualcuno potrà anche sorridere dinnanzi a tanta ambizione, tante pretese; certo noi non siamo politici di professione né di mestiere, n siamo "polli di allevamento" cresciuti all'ombra di potentati. Viviamo solo, purtroppo o per fortuna, del nostro lavoro. La nostra scuola è fra la gente e vi assicuro che da quell'osservatorio meraviglioso non vogliamo certo distaccarci.
Qui pertanto noi non cercheremo né cerchiamo quell'identico potere per cui altri si affannano. Le poltrone e il governo degli assessorati che molti andranno a contendersi, non ci interessano, perché sono ancora il frutto di quelle regole del gioco che critichiamo, e di quella lottizzazione che darà ancora una volta nella nostra Regione Presidenti e Giunte patteggiate a Roma a seguito di pressioni e ricatti reciproci fra le parti. Non possiamo quindi avallare candidature che rappresentano il potere che combattiamo, anche se questo potere è abilissimo nel mescolare le carte. Il potere in questo momento sta tentando di portarci via, come si dice, "la merenda da sotto il naso", mescolando le carte e parlando di autonomia, di federalismo. Tutti parlano di autonomia oggi, tutti parlano di federalismo; abbiamo sentito il Partito socialista; persino il suo leader riconosciutissimo, il grande Craxi, spinto ovviamente da opportunismo elettoralistico, ha inventato a suo tempo una specie di decalogo autonomista ad uso e consumo dei "gonzi", con il quale si è illuso di ricattare e di raccattare qualche voto qua e là. Ma sicuramente il signor Craxi non ha capito che non basta una spruzzata di profumo autonomista per nascondere la puzza di centralismo che avvolge lui e il suo Partito.
Le centinaia di leggi liberticide votate dai socialisti, unitamente con gli altri Partiti romani, stanno a dimostrare quanta falsità, quanta malafede, si trovino nelle recenti "sparate" di Craxi e del Partito socialista. Si parla di autonomia, di federalismo; il documento di intenti presentato dai colleghi comunisti offre una lettura autonomista, anzi federale, ma sicuramente tutti basano i loro apporti sull'art. 17.
Non è sufficiente questo articolo per portare avanti un discorso autonomista nelle nostre Regioni. Non basta togliere il riferimento alle leggi dello Stato, strumento col quale il centralismo ha sempre affossato le autonomie: c'è l'art. 8, il 9, che tratta della parte fInanziaria che così com'è, lascia allo Stato tutto il potere di determinare le entrate delle Regioni, mentre è giusto che le Regioni abbiano entrate proprie fissate dalla Costituzione con leggi ordinarie facilmente modificabili.
Potrei disquisire fino a domani, ma in un'ottica federale e autonomista penso che il primo articolo che dovrebbe essere modificato nella Costituzione sia l'art. n. 1, in cui si dovrebbe leggere che "l'Italia è una Repubblica confederale e democratica". Mi consentano, quindi, i colleghi comunisti qualche perplessità sul loro documento poiché, strano a dirsi, è ancora vivo il ricordo delle contestazioni durante la nostra campagna elettorale, ai nostri comizi e alle nostre assemblee, da parte di scalmanati e picchiatori della FGCI.
Nell'era che ha segnato i limiti e la crisi dei totalitarismi ideologici all'est e all'ovest, è chiaro che l'unica idea che conserva la sua potente carica innovativa è quella dell'autonomia e del federalismo: federalismo vero però, perché mette in discussione l'arroganza del potere.
Questo è il punto: l'idea meravigliosa che libera dall'eccesso di statalismo i soggetti popolari che diventano di nuovo e sul serio i veri padroni delle proprie scelte in casa propria. Questo è quanto vogliamo realizzare noi ed è questo che affermiamo con la nostra parola d'ordine: "Via da Roma", che ha segnato tutta la nostra campagna elettorale. In quest'ottica saremo presenti in quest'aula, come abbiamo annunciato nel corso della nostra campagna elettorale, per una opposizione ferma, decisa vigile, però né ottusa né cieca.
Saremo pronti di volta in volta ad appoggiare con tutta la nostra forza, correttezza ed onestà, quelle proposte fattive che andranno sicuramente a beneficio della nostra terra e della nostra gente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Anna Segre.



SEGRE Anna

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, desidero esprimere la mia contentezza e la mia emozione di intervenire per la prima volta in questo Consiglio regionale. Ci sono due battesimi per me: il primo riguarda la partecipazione al Consiglio regionale, l'altro è il battesimo di un nuovo Gruppo che noi proponiamo di costituire, nel senso che i Verdi Arcobaleno e una parte dei Verdi-Sole che ride propongono al Consiglio regionale del Piemonte la costituzione di un Gruppo unitario che plachi la situazione esistente tra i Verdi in Italia.
Questo atto, non simbolico, è il risultato di lunghe discussioni all'interno dei due Gruppi che ci hanno visti, almeno in parte, convergenti sui programmi che vogliamo portare avanti nel corso di questa legislatura.
Ciò vuole essere un punto di partenza per aggregare le forze ambientaliste esistenti all'interno di questo Consiglio regionale, non solo tra i Gruppi Verdi.
Da domani, tre Consiglieri daranno vita a un Gruppo unico che si chiamerà "Verdi", anche nella direzione presa a livello nazionale di tentare di risanare le lacerazioni avvenute in questi ultimi mesi con la divisione in due formazioni di Verdi. I Consiglieri che hanno aderito a questa iniziativa si propongono e sperano che questo momento pacificatore possa avere una grossa importanza a livello nazionale. Anch'io ho partecipato questa mattina alla riunione che lei, signor Presidente cortesemente aveva indetto. Mi aspettavo qualcosa di diverso, cioè di essere informata su ciò che stava avvenendo e su quanto avremmo dovuto decidere oggi pomeriggio. Ciò non è avvenuto e mi sono unita allo sconcerto dei miei colleghi che di fatto questa mattina hanno abbandonato la riunione a causa dell'impossibilità di recepire informazioni utili.
Sono particolarmente grata al Gruppo comunista che oggi pomeriggio ha proposto, oltre alla candidatura di una persona stimabile, l'indicazione di un percorso, ossia di discutere su un programma che comunque resta e che dovrà essere l'oggetto di discussione del prossimo Ufficio di Presidenza perché non si è proposta una candidatura di bandiera, bensì di programma che secondo me porterà ad una approfondita discussione.
Un altro rilievo che vorrei fare è che indipendentemente dalle maggioranze che si verranno a costituire per quanto concerne il governo della Regione, mi sembra di aver capito fin dalle prime battute della mia partecipazione a questa assise l'importanza istituzionale che ha l'Ufficio di Presidenza come tutore dell'operato del Consiglio regionale. Quindi proprio per questi motivi, a nome del nuovo Gruppo verde faccio appello che siano tenute nel debito conto tutte le minoranze presenti in questo momento in Consiglio regionale soprattutto per la formazione dell'Ufficio di Presidenza con cui siamo disponibili a collaborare anche nella nuova forma che ci siamo dati fin da oggi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Anna Sartoris. Ne ha facoltà.



SARTORIS Anna



PRESIDENTE

Collega Sartoris, la prego di parlare in italiano. Non intendo disprezzare il valore del dialetto, che è grande e al quale siamo tutti attaccati, però la prego di parlare in italiano affinché tutti possano capire cosa sta dicendo.



(Il Consigliere Anna Sartoris prosegue il suo intervento in lingua piemontese)



PRESIDENTE

Poiché lei non intende parlare in italiano, le tolgo la parola. Si sieda Consigliere. Da questo momento non ha più la parola! (Proteste del Consigliere Anna Sartoris)



PRESIDENTE

In quest'aula si parla in italiano anche se siamo piemontesi e ciascuno con un dialetto caratteristico della zona di provenienza. Tuttavia in quest'assemblea regionale vige la lingua italiana, pertanto la impari anche lei!



(Applausi dai banchi del Consiglio)



PRESIDENTE

Ha la parola il Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, sarei tentato di cominciare con una lingua e non con un dialetto. A questi improvvisati cultori della storia del Piemonte vorrei ricordare che, se c'è una lingua in Piemonte non è il piemontese, ma una parlata che mi farebbe dire "ca plait pas". Coloro che non hanno capito non sono piemontesi. Questo è il patois: la lingua piemontese è il patois!



PRESIDENTE

La prego, Consigliere Marchini, di tradurre quanto ha detto in patois perché io sono un piemontese del Piemonte sud e quindi non ho capito.



MARCHINI Sergio

Significa: "Queste cose non piacciano".
Desidero semplicemente rimarcare che qui si tende ad aggregare intorno ad un dialetto un'identità culturale che se c'è è, per esempio, intorno a qualcosa di diverso, il patois in termini europei e non in termini piemontesi perché il patois va su tutta la costiera alpina. Il patois è la lingua della povertà.
Comunque su questa questione avremo modo di dissertare in futuro. Vengo ora al merito del mio intervento.
Signor Presidente e colleghi Consiglieri, desidero innanzitutto rivolgere un saluto a lei, Presidente Rossa, che lascia una Presidenza del Consiglio assunta in condizioni difficili. Lei ricorderà che mi espressi nei suoi confronti parlando di persona schietta e leale; si trattava di una scommessa sul suo comportamento e devo dire che lei ha vinto in pieno questa scommessa.
Desidero poi rivolgere un benvenuto, anche a nome del mio collega di Gruppo ing. Fulcheri, a tutti i Consiglieri, ma in particolare ai nuovi Gruppi perché io ritengo che sia dimostrazione di forza e di vitalità della democrazia che aggregazioni sociali di consenso diverse da quelle del passato, per esempio, quella con la quale abbiamo discusso poc'anzi trovino nella democrazia la sede,le occasioni e gli strumenti per esprimersi. L'entrata quindi di forze di aggregazione e di consenso diverse da quelle tradizionali deve essere considerata una vittoria della democrazia e delle istituzioni. Sono estremamente lieto di questo. Sono stato frainteso nel corso di una conversazione televisiva quando ho detto che vedevo benissimo il fatto che le austere volte di questo palazzo del '600, che ha anche visto cose un po' licenziose, potessero ascoltare la parlata e la cultura vicina alla gente dell'amico Farassino.
Detto questo, dichiaro che il Gruppo liberale voterà la collega Spagnuolo alla Presidenza del Consiglio, con convinzione e con considerazione.
La considerazione attiene alla persona che conosciamo da tempo e di cui apprezziamo la professionalità e il grande attaccamento al ruolo.
Sottolineo questo aspetto perché nelle nostre esperienze amministrative abbiamo avuto dei momenti di confronto duro che erano però la testimonianza di come entrambi fossimo molto attenti al ruolo che svolgevamo e quindi non era un confronto fra persone, bensì, fra i ruoli che la società ci aveva portati a rappresentare.
Vengo ora alla convinzione. In questa prima seduta del Consiglio regionale si riuscirà ad eleggere il Presidente e l'Ufficio di Presidenza.
La vera causa del ritardo di questa mattina -mi rivolgo alla collega Bonino è proprio questa: abbiamo fatto qualcosa di più rispetto a quello che pensavamo di fare. Noi siamo convinti di aver fatto cosa buona a fare emergere un'area -non voglio con ciò mettere in imbarazzo nessuno - che quanto meno numericamente e potenzialmente può sottendere a una maggioranza. lo considero infatti che il pentapartito debba e possa avere ancora un ruolo forte non solo in questa Regione, bensì nella società.
Sono state dette molte cose sulle istituzioni. Dico che l'analisi è tutta da condividere, ma non è sufficiente. La politica non è fatta dagli ingegneri né dai ragionieri né dai commercialisti, ma dai sognatori e dai profeti. La soluzione quindi dei problemi che abbiamo di fronte non è affidata agli ingegneri della politica che cercheranno meccanismi con cui escludere alcune componenti dal Parlamento e ridurne la valenza nella società. Si tratterà di meditare a lungo su quello che è avvenuto. Nella nostra presunzione noi Partiti diciamo che il risultato, soprattutto quello lombardo, è un attacco al sistema dei Partiti. Ma anche questa è una forma di supponenza da parte del sistema dei Partiti che ritiene di essere sempre, comunque, il protagonista, magari negativo.
Quello che ci deve preoccupare è che, andando più a fondo, forse c'è qualcosa di più e di più difficile da rimediare, su cui dobbiamo essere ancora più attenti.
Il Presidente più potente della terra Ronald Reagan, è stato eletto nel massimo della sua popolarità da un corpo elettorale che non raggiungeva il 60% dei voti. Ebbene, perché là viene considerato un fatto fisiologico e qui diventa un fatto drammatico? Perché forse avvertiamo che viene messo in crisi non solo questo sistema di Partiti, ma che sta entrando in crisi il senso stesso dello Stato. Amici, ci sono i corsi e i ricorsi storici.
Siamo certi che si sia votato contro i Partiti e non contro qualcosa che in questa nostra Italia non è stato ancora sufficientemente costruito e consolidato? Questo nostro Paese ha 130 anni di vita. Ma, attenzione, che vita? E' stata una vita di maturazione, una vita di riflessione? No. Una vita di scontro, di frustrazione. il nostro Paese ha fatto due guerre, ha avuto un periodo particolare in termini politici, ha avuto quarant'anni di democrazia bloccata all'interno di una conventio con cui si diceva che la politica era sostanzialmente un meccanismo con cui si impediva a un certo Partito di andare al governo. Questi sono fatti che possono aver costruito quello Stato che Gioberti ci diceva non essere stato ancora costruito.
Cari amici, le Regioni devono puntare non soltanto ad avere un ruolo maggiore dal punto di vista della regola e del loro modo d'essere nei confronti della società civile, ma devono concorrere e ricostituire o fondare, nella misura in cui abbiamo la convinzione sull'uno o sull'altro dei due verbi, il senso dello Stato nei cittadini.
Al di là delle rivendicazioni di ordine formale nei confronti dello Stato, dobbiamo sapere che siamo istituzione, siamo Parlamento, quindi dobbiamo farci carico dei grandi disegni della società, dobbiamo proporre grandi disegni alla società, al di là delle questioni che attengono al modo di governare il gioco. Qui si continua a parlare delle regole del gioco nella convinzione che il gioco piaccia. lo comincio a temere invece che in Lombardia, dopo la vendetta lombarda, ci sia stata la "vedetta" lombarda o viceversa, come preferite. Non sono ben sicuro che sia un moto di protesta contro i Partiti, incomincio a pensare che questo Stato tenuto insieme dal "tenaccio" della volontà dei nostri nonni, qualche rischio lo corra. E non sono assolutamente disponibile a consentire che il gioco, che qui abbiamo sentito, tenda a far succedere quello che è successo un secolo fa negli Stati Uniti d'America, dopo un secolo, guarda caso, di unità nazionale americana, di un nord liberale e progressista che tende a dividersi con motivazioni diverse da un sud povero (là razzista e qui mafioso).
Attenzione amici, il gioco di fronte al quale ci stiamo muovendo è drammatico. Non è solo in crisi il sistema dei Partiti, è in crisi lo Stato e noi dobbiamo dare il nostro contributo come Regione. Sono convinto -ecco perché dicevo con convinzione -che il pentapartito possa essere quell'elemento numerico che dovrà diventare politico, ma che dovrà sapere andare al di là dei propri numeri, per costruire qui in Piemonte una Regione che possa concorrere a riproporre nei confronti dei cittadini il senso dello Stato. La nostra Regione può essere un elemento forte per recuperare i cittadini allo Stato, perché la nostra non è una Regione inventata, prendendo nome dalle carte geografiche degli antichi romani come l'Emilia, non è una regione che è stata realizzata incollando alcune regioni come è successo nel sud. Questo è uno Stato che esiste da 500 anni è tra i più belli del mondo, tra i più avanzati del mondo, tra i più ricchi del mondo. Noi dobbiamo far tornare ai piemontesi l'orgoglio di essere piemontesi. Quando avranno recuperato il loro orgoglio di essere piemontesi, ma nella loro piemontesità totale che è soprattutto tolleranza amici di Gremmo, allora quando avremo recuperato in pieno questi valori non mi scandalizzerò più tanto se si preferirà parlare in piemontese anziché parlare in patois o anziché parlare in italiano. In questo momento parlare in piemontese significa far nascere all'interno della nostra società una frattura, una elitaria individuazione che non mi trova consenziente.
Quindi, un voto conVinto sulla persona che stimiamo e che apprezziamo la convinzione di avere contribuito con questo nostro sforzo, che è stato in qualche misura indelicato nei confronti di alcuni Gruppi e di questo ci scusiamo, per far fare un passo in avanti a questa istituzione affinché si possa pervenire in tempi molto stretti alla sua funzionalità più completa.



PRESIDENTE

Ringrazio il Consigliere Marchini per quanto ha detto.
Devo dire che non mi era mai successo di dover togliere la parola a un Consigliere e sono rammaricato. Credo che il problema vada visto nel rispetto delle origini da cui proveniamo, quella dimensione che è stata voluta dai piemontesi e che ci ha dato l'unità d'Italia, unità che dobbiamo mantenere collocandola dentro una visione più grande nella quale forse possono anche essere recuperati valori che sono immanenti, fondamentali come il dialetto e di cui nessuno può impadronirsi in termini politici.



PRESIDENTE

RIVALTA



PRESIDENTE

Credo che tutti abbiano il diritto di parlare, non è detto che abbiano il diritto di farsi capire.



PRESIDENTE

Questo è anche vero, però noi vogliamo che la gente abbia il diritto di parlare e che possa essere capita. E' un diritto che credo si debba esercitare perché tutti parlino liberamente e perché tutti possano essere capiti.
La parola al Consigliere Rabellino.



RABELLINO Renzo

Innanzitutto vorrei ricordare sia al signor Presidente che al collega Marchini che il piemontese non è un dialetto, bensì una lingua. Diamo a Cesare quel che è di Cesare. Visto che la Comunità Europea l'ha riconosciuta, sarà opportuno che la Regione si adegui a questo riconoscimento.
Premesso questo, mi fa altrettanto piacere vedere che tutti i Partiti sono diventati autonomisti. Improvvisamente, dopo il successo della Lega tutti sono diventati autonomisti. Per cui, a questo punto, noi ci aspettiamo, nell'arco di questi cinque anni,l'autonomia regionale per il Piemonte. Questa dovrebbe essere una logica conseguenza. Bisogna per vedere se queste non sono solo parole e se questi Partiti a Roma decideranno in questo senso. Noi riteniamo che questo falso autonomismo non sia nient'altro che un mezzo per ingannare ulteriormente l'elettorato.
Proprio per questo nei Partiti non crediamo più e proprio per questo in questa sede la Lega Nord-Piemont pone un suo candidato alla Presidenza del Consiglio regionale, nella figura del suo segretario Gipo Farassino. Noi invitiamo tutti i Consiglieri che non si identificano nei Partiti ad appoggiare questa candidatura.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Maggiorotti.



MAGGIOROTTI Piergiorgio

Innanzitutto, signor Presidente, mi scuso con il Consiglio, ma non posso alzarmi in piedi per ragioni che sono evidenti, ma queste ragioni sono il segno non tanto del suo disinteresse, quanto del disinteresse della società per i problemi delle persone disabili.
Con questo affermo che è scandaloso che, nei quindici anni di esistenza di questo Palazzo, non si sia pensato di renderlo accessibile alle persone in carrozzina. Oggi sono venuto volutamente con i bastoni perché, se fossi venuto in carrozzina, avrei trovato qualche difficoltà in più (o forse no perché qualcuno aveva pensato di posizionare delle rampe per permettermi di accedere). Tuttavia non è tanto per me, quanto per tutte le persone con difficoltà che l'abbattimento delle barriere architettoniche va perseguito.
E' scandaloso che in questi anni non si sia pensato a questo. Solo adesso tardivamente, so che sono stati avviati dei progetti di eliminazione delle barriere, che tuttavia trovano difficoltà nell'essere attuati.
Lavoro presso l'Ufficio d'igiene, e questa mattina mi sono trovato di fronte alla condizione di dover fare le scale a piedi. Ho anche visto una persona di ottant'anni scendere scale senza mancorrente per recarsi in un laboratorio posto nel seminterrato del palazzo.
La situazione è assolutamente insostenibile, il disinteresse che nella realtà, nella concretezza, al di là delle belle intenzioni, si sta verificando continuerà a verificarsi. Chiedo quindi che venga dato un segno concreto, cominciando da alcuni uffici regionali aperti non solo al pubblico ma anche ai Consiglieri, ad eliminare le barriere architettoniche.
Credo che non sia un compito complesso, quindi chiedo che tutti i Gruppi si pongano questa domanda. Non so quanti di loro si sono posti l'obiettivo di eliminare o di chiedere che vengano eliminate le barriere architettoniche presenti nella sede del gruppo politico. Mi rendo perfettamente conto delle difficoltà oggettive, però se questa è una verità va perseguita.
Sulla questione più specifica che stiamo trattando, il Gruppo politico che rappresento, Democrazia Proletaria, afferma che un diverso pezzo di società e soggettività è entrato nel Consiglio regionale. Questo è un fatto che non ci può dispiacere e non può dispiacere a chi ha cara la sempre maggiore diffusione della democrazia nel nostro Paese.
Il 6 maggio sono stati premiati quei Gruppi che hanno un segno politico più comunicabile e descrivibile, pur con un programma che esprime più chiaramente le specifiche soggettività o consentitemi di dirlo le mode o le rabbie ataviche e irrazionali.
Il Partito Democrazia Proletaria ha assunto il compito di farsi carico dei problemi dei cittadini, che alcuni definiscono diversi, e qui cito le persone disabili, come gli anziani, le persone con disagio mentale, gli immigrati. Il Partito si vuol far carico delle persone che vengono negate ed espulse dalla produzione, e in particolare i lavoratori delle Unità Produttive Accessorie ex Fiat di Bruino e Robassomero, presenti oggi davanti alla sede del Consiglio regionale, che sono stati venduti come una squadra di calcio, certo con meno vantaggi rispetto a ditte come la Gilardini, e quindi messi in situazione di pre-licenziamento. Il Partito volutamente si fa carico delle persone che vengono messe fuori dalla produzione o che non vengono inserite come le persone disabili.
Certo questo Partito non poteva presumere di "vincere" le elezioni in una situazione sociale in cui "vince" chi fa valere prevalentemente lo scambio o l'immagine. La fascia di società che il mio Gruppo politico intende rappresentare, anche se la rappresentanza può essere in parte mascherata dal non voto, è presente nella realtà delle lotte e delle rivendicazioni sociali nella nostra regione. E' presente anche attraverso le risorse modeste del Gruppo che rappresento in questa istituzione e che ha intenzione di mettersi al servizio, sottolineo la parola servizio, di gruppi della realtà sociale che si rivolgono a noi per rappresentare le loro istanze.
E qui entro nel merito della nostra presenza istituzionale per cui, pur volendo stare fuori dagli organi di gestione del Consiglio, chiediamo fin d'ora che questi strumenti siano messi in grado di funzionare e che favoriscano la partecipazione - altra parola ormai obsoleta -dei cittadini in particolare chiediamo che il Consiglio sia una "casa di vetro" e che l'Ufficio di Presidenza sia responsabile della pulizia periodica dei vetri di questa casa pubblica; chiediamo inoltre che vengano messi a disposizione e resi efficienti i necessari strumenti di conoscenza a tutti i soggetti e a tutti i gruppi sociali che vogliono farsi carico di nuove decisioni.
Concludo il mio intervento chiedendo che l'uso delle cospicue risorse del Consiglio regionale siano costantemente note, che la decisione sull'uso, sulle modalità e quindi il controllo delle stesse sia oggetto di particolare attenzione da parte dell'Ufficio di Presidenza.



PRESIDENTE

Vorrei esprimerle tutta la nostra comprensione e solidarietà. Sono convinto che verranno intensificati gli sforzi diretti a risolvere i problemi che lei ha segnalato, problemi che vive direttamente sulla propria pelle come tanti altri amici e colleghi che si trovano nella sua stessa situazione. Sono problemi che la società deve risolvere perché abbiamo tutte le condizioni e oggi anche la cultura e i mezzi per poterlo fare e per mettere i cittadini nelle condizioni di poter partecipare non solo ai lavori di questo Consiglio, ma a tutte le attività. Crediamo che questo sia un modo per far crescere davvero la società verso nuovi rinnovati impegni di carattere culturale e umano.
Ha chiesto la parola il Consigliere Majorino. Ne ha facoltà.



MAJORINO Gaetano

Il collega Zacchera aveva illustrato un brevissimo ordine del giorno sulla cui proponibilità, visto che lei Presidente ha avanzato dei dubbi intendo spendere due parole.



PRESIDENTE

Potremo, subito dopo aver eletto il Presidente e l'Ufficio di Presidenza, riprendere il discorso sulla proposta del Consigliere Zacchera.



MAJORINO Gaetano

A mio avviso la mia presa di posizione dovrebbe essere preliminare perché riguarda il contenuto dell'ordine del giorno, cioè un comportamento politico proposto e diretto al Consiglio in occasione del rinnovo dell'Ufficio di Presidenza. A me pare che, logicamente, dovrebbe venire prima. D'altro canto, poco cambia: o prima o dopo.



PRESIDENTE

Collega Majorino, non è un ordine del giorno facilmente assumibile. Se lei vuole illustrarlo ulteriormente le do la parola. Sarà poi l'Ufficio di Presidenza che verrà nominato che lo esaminerà o lo rinvierà alla valutazione dell'aula.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, illustrerò brevissimamente la proponibilità di questo ordine del giorno. Se il Consiglio lo riterrà improponibile n prenderemo atto con tutte le valutazioni politiche e le conseguenze che abbiamo di diritto e il dovere di fare. Desidero solo ricordare che con questo ordine del giorno non si tende a modificare nulla.



PRESIDENTE

Non vorrei più interromperla però è già stato illustrato dal collega Zacchera e abbiamo potuto appurare che presenta alcuni aspetti particolari.



PRESIDENTE

MAJORlNO



PRESIDENTE

Con il nostro ordine del giorno si chiede di invitare, o meglio ancora di impegnare il Consiglio a far sì che in sede di rinnovo dell'Ufficio di Presidenza ci sia una reale ed effettiva alternanza fra i Gruppi di minoranza. prima di spiegare la ragione devo ricordare un precedente verificatosi in questo Consiglio cinque anni or sono, nel giorno dell'elezione dell'Ufficio di Presidenza, allorquando si prese atto di un accordo politico che era intervenuto ai medesimi fini fra i tre Gruppi di minoranza in allora composti di un solo Consigliere. (In allora c'erano i Verdi, i Verdi civici, Democrazia Proletaria, tutti Gruppi consiliari di un solo Consigliere). E si prese atto, in quest'aula, di un accordo intervenuto in forza del quale nell'arco dei 60 mesi di durata della legislatura, e quindi dell'Ufficio di Presidenza, ci sarebbe stata una alternanza fra i menzionati tre Gruppi. Quindi non c'è niente di straordinario, di trascendentale o di contrastante con lo Statuto e con il Regolamento se oggi, anziché un accordo, che evidentemente non c'è stato e non chiediamo che ci sia seduta stante, ci sia - in argomento - un ordine del giorno, sul quale ognuno si collocherà come crede e come ritiene.
Abbiamo proposto l'ordine del giorno in questione e insistiamo sulla sua proponibilità anche alla luce di una certa modifica dello Statuto votata unanimemente dal Consiglio regionale il 15 marzo 1990: modifica la quale recita nel senso che l'Ufficio di Presidenza deve essere composto in modo da assicurare la rappresentanza delle minoranze. E non a caso si è giunti a questa espressione al plurale ("minoranze"), mentre il testo dello Statuto previgente si riferiva alla rappresentanza della "minoranza". E' poi esatto e condivisibile quanto diceva la collega onorevole Bonino che tutte le minoranze, come al Parlamento nazionale, devono essere rappresentate. Né le si potrebbe opporre che ci troveremmo di fronte a un organo pletorico. D'altro canto se la realtà piemontese è che, in concreto esistono nel 1990 più forze di minoranza rispetto a quelle che non c'erano nel 1985, poco male; ma il principio della rappresentanza delle minoranze voluto dal nuovo testo dello Statuto, in forza del voto del Consiglio unanime, deve poter superare l'inconveniente, di mero fatto, della formazione di un organo pletorico.
Pertanto insistiamo nel richiedere con l'ordine del giorno questo impegno, che era stato oggetto di un patto politico della scorsa legislatura, e non vediamo perché non debba essere messo in votazione a tutela di tutte le minoranze, compresa la nostra. Se poi il Consiglio si esprimerà diversamente, è chiaro che ci sarà un altro tipo di discorso.
Sulla proponibilità però non possono sussistere dubbi. Quindi chiedo signor Presidente, di mettere in votazione l'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Consigliere Majorino, il testo che è stato proposto, ma che non è ancora stato approvato dal Governo, parla delle minoranze, ma non fa riferimento ad una minoranza definita; quindi il discorso è politico più che istituzionale. Altri colleghi si sono richiamati sulla finalità, per esempio il Consigliere Bonino ha fatto riferimento ad un allargamento in rapporto al cambiamento di una situazione. Questa interpretazione dinamica occorre farla. E' difficile accogliere l'ordine del giorno che ritengo,presenta una parte di improponibilità perché modifica un articolo dello Statuto della Regione Piemonte. Su questo bisognerà riflettere tanto più che le ultime modifiche parlano di minoranze, non di minoranza.
Questa è una mia interpretazione.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Sartoris. Ne ha facoltà.



SARTORIS Anna

L'art. 54 del Regolamento attualmente vigente in questo consesso secondo il quale avevo preparato l'intervento in piemontese, recita testualmente: "Nessun Consigliere può parlare senza aver chiesto ed ottenuto la parola dal Presidente. I Consiglieri che intendono parlare in una discussione devono iscriversi presso la Presidenza. La Giunta ha diritto alla parola ogni volta che lo richieda, salvo nel caso previsto dall'art. 64, ultimo comma. Il Presidente concede la parola nell'ordine di iscrizione, che può modificare per favorire il confronto delle tesi". Non è scritto che bisogna parlare in dialetto toscano. Se volete obbligare i Consiglieri a parlare in dialetto toscano, lo scrivete e lo votate, ma io non lo voto.
Alcuni anni fa il Consigliere Oberto, che, avete detto essere persona degna di meriti e di riconoscenza per quello che ha fatto, ha svolto un intervento interamente in piemontese e non venne interrotto, perch quell'intervento andava benissimo. Nessuno si è permesso di togliergli la parola, come è giusto e logico che sia. L'art. 55 del Regolamento parla di "parole sconvenienti", quindi se considerate il piemontese sconveniente o di disturbo, ditelo alla gente. Credo che non vi rendiate conto che siete in Piemonte, che siete a Torino, che fuori da questa sala c'è il territorio del Piemonte e i cittadini piemontesi che purtroppo, ancora questa volta vi hanno votato.
L'onorevole Bonino ha detto che i Regolamenti vengono varati in quanto rappresentano l'unico modo civile per poter continuare a dialogare in questa sede. Quindi i Regolamenti devono essere rispettati da tutti e fino in fondo. Se invece è solo carta straccia, lo dovete dire, noi ne prendiamo atto e poi fate quello che volete, perché se le cose non vi interessano non ne prendete atto e allora vorrà dire che noi informeremo i cittadini di questo.
Il mio primo intervento in piemontese era stato scritto proprio perch non ci fossero problemi di trascrizione per i resocontisti per quanto riguarda i verbali ed era inoltre molto breve. Dopo dieci anni di battaglie,l'idea che in questa sala grigia finalmente si tornasse...



PRESIDENTE

E' azzurra!



SARTORIS Anna

Per me è grigio-azzurra!



PRESIDENTE

E' azzurra come il colore della nostra squadra nazionale di calcio!



SARTORIS Anna

Per me è grigia e spesso anche sorda se non si può parlare piemontese.
Fuori di qui il collega Rabellino ha difeso la mia posizione. Penso che il collega Farassino, che recita in bellissime commedie in piemontese, in questo occasione avrebbe potuto parlare piemontese meglio di me, e io che vengo più o meno dalle sue parti l'avrei capito benissimo. Ma a parte il problema tecnico, voglio dire che se nelle mie dichiarazioni sono penalizzata da quelli che non mi capiscono, è un problema mio, non è un problema degli altri Consiglieri.
Questo fatto sarà sicuramente portato nella Conferenza dei Capigruppo perché penso sia inqualificabile il fatto che un Consigliere regionale sia privato della parola mentre parla in piemontese. In futuro nelle dichiarazioni politiche, tutte le volte che mi sarà permesso, tutte le volte che il Regolamento lo permetterà (non il Presidente) parler piemontese, perché dopo dieci anni di battaglie, poter finalmente tornare a parlare in questa sala in quel modo genuino e schietto che è il piemontese mi rende molto orgogliosa. Ero fiera di poter iniziare il mio mandato parlando piemontese. Purtroppo ricorderò che sono stata penalizzata semplicemente per questo fatto. Era una piccola soddisfazione per una povera donnetta! Potevate lasciare che se la prendesse!



PRESIDENTE

Non è assolutamente così. Ho rispetto per tutti, quindi anche per lei come Consigliere regionale. Fino a quando sarò Presidente di questa assemblea ho il dovere di portare rispetto a tutti e non intendo mancare di rispetto alle cose belle che i dialetti esprimono. Volevo farle notare che le ho tolto la parola perché si tratta di un discorso di etica che non impedisce assolutamente alle persone di dire alcune parole in dialetto però c'è una regola che deve essere rispettata. Lei ha ricordato Gianni Oberto e può convenire con me che era un cultore del dialetto, ma era un fine dicitore in italiano. In occasione del suo discorso in dialetto offri il testo in italiano per mostrare la finezza del suo lessico. Non ho mai ritenuto che parlare in dialetto fosse sconveniente, la considero una cosa importantissima da recuperare perché fa parte della storia.



SARTORIS Anna

La ringrazio per avermi dato oltre tutto anche dell'ignorante!



PRESIDENTE

Sul problema sollevato dal Gruppo MSI inviterei i Consiglieri Majorino e Zacchera a trasformare l'ordine del giorno in raccomandazione da consegnare all'Ufficio di Presidenza affinché il problema venga affrontato nelle sedi opportune.
La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Non intendo parlare a favore o contro l'ordine del giorno, dico semplicemente che non siamo in presenza di una questione pregiudiziale o preliminare, ma di un ordine del giorno in cui si richiede a questa assemblea, senza che questo pregiudichi quanto andremo a fare successivamente, di pronunciarsi in ordine ad un'opportunità che riguarda il futuro. Come è sempre avvenuto, l'ordine del giorno viene assunto nel senso che viene ricevuto dalla Presidenza, trasmesso alla Conferenza dei Capigruppo, calendarizzato e preso in esame in aula al momento opportuno.
Non è una questione preliminare o pregiudiziale ai nostri lavori, è una questione che accompagna i nostri lavori, è una proposta politica che solo occasionalmente ha per contenuto lo stesso oggetto della materia che stiamo discutendo. Quindi, suggerisco al Presidente di ricevere l'ordine del giorno, che verrà istruito e portato in aula previa valutazione della Conferenza dei Capigruppo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Signor Presidente, non ritengo di ritirare l'ordine del giorno. Ho apprezzato la dichiarazione del Consigliere Marchini, però questo è un discorso pregiudiziale, perché una volta eletto l'Ufficio di Presidenza non se ne parlerà più per altri trenta mesi. Quindi pregiudizialmente presento l'ordine del giorno. Il Consiglio, se non è d'accordo, lo respinge e non perdiamo ulteriore tempo. Secondo me, però, è un'indicazione sì politica ma molto valida perché indica la volontà super partes del Consiglio di prendere in considerazione (e qui non si obbliga nessuno) questo problema.
Potevamo averlo già risolto da almeno mezz'ora, per cui ripropongo l'ordine del giorno e chiedo di metterlo in votazione. Il Consiglio è sovrano nel respingerlo eventualmente, mi auguro però che specialmente gli altri Partiti di minoranza non lo facciano.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Garino.



GARINO Marcello

Signor Presidente, avrei voluto intervenire sulla questione dell'ordine del giorno, ma mi dichiaro completamente d'accordo con quanto ha detto il collega Marchini. Oltretutto è un invito che comporta un'azione che dovrebbe essere fatta fra trenta mesi, non vedo perché ci si debba esprimere proprio ora quando in una settimana, credo, l'Ufficio di Presidenza può dare una risposta positiva.
C'è un altro problema: tutto il Consiglio regionale dovrebbe esprimersi su problemi che attengono esclusivamente a Gruppi di minoranza. E credo che su questo la Presidenza dovrebbe riflettere.
Colgo l'occasione, signor Presidente, per dire che tuttavia il problema presentato dalla collega Sartoris esiste. Non c'è nel Regolamento un'espressione che dica che è vietato parlare in un'altra lingua. Per me l'italiano fu la prima lingua straniera che studiai a scuola, il piemontese e l'occitano sono le mie lingue materne, poi ho continuato a studiarne altre perché è la mia professione. Ritengo che anche questo problema debba essere assunto dal Consiglio di Presidenza. I modi per arrivare a far sì che normalmente ci si esprima in italiano, ed eccezionalmente si abbia la soddisfazione di esprimersi in lingua materna, possono essere accettati sempreché ci siano regole valide, per cui una traduzione viene fornita prima. Quindi non rigetterei totalmente una richiesta in questo senso.
Farei invece una precisazione (se non ho capito male e se ho capito male mi si corregga). Mi pare di aver sentito nell'intervento del collega Farassino un'espressione che è suonata in questo modo: noi non siamo assolutamente interessati all'elezione del Consiglio di Presidenza. Ripeto Farassino, posso aver sbagliato, e se ho sbagliato correggimi.
Successivamente ho sentito il rappresentante della Lega Nord-Piemont fare il nome di Gipo Farassino quale candidato alla Presidenza di questo Consiglio; vorrei sapere se ho capito male oppure se c'è qualcosa che deve essere chiarito.



PRESIDENTE

Grazie Consigliere Garino. Infatti, il problema non è quello di respingere. Qui ho il dovere di far rispettare alcune regole.
La parola al Consigliere Bonino.



BONINO Emma

Ho chiesto la parola per mozione d'ordine e anche per una proposta.
Credo che il problema della rappresentanza delle minoranze nell'Ufficio di Presidenza sia troppo grave per vederlo respingere oggi. Poiché sono interessata, peraltro ho espresso nel merito una posizione diversa propongo ai presentatori che questo ordine del giorno sia ricevuto dalla Presidenza, mandato all'Ufficio di Presidenza per istruzione, e rimandato in aula in modo che altri possano fare altre proposte, per esempio, di modifica del Regolamento. Non vorrei solo che un voto negativo oggi, magari affrettato e in qualche misura scontato per altri versi, pregiudicasse la questione che invece mi sembra degna di essere affrontata con un minimo di calma.



PRESIDENTE

La ringrazio della proposta, Consigliere Bonino. La Presidenza è pienamente disponibile a ricevere, e se i presentatori convengono ci faremo premura di trasmetterlo per l'istruzione del caso.
La parola al Consigliere Farassino.



FARASSINO Giuseppe

Volevo precisare che il Consigliere Garino ha sentito benissimo; io mi sono espresso dicendo che noi eravamo indifferenti a questo tipo di Presidenza in quanto rappresentava quel potere centralista che noi combattiamo. Non siamo contrari ovviamente all'elezione di un Presidente perché ci rendiamo conto che il Consiglio regionale deve avere il suo Presidente del Consiglio, il suo Presidente di Giunta. Chiaramente sulla formulazione di altri nomi forse noi saremo d'accordo, e il collega Rabellino ha espresso quella che è la sua visione, che può anche essere provocatoria, comunque è una visione rispettabile.
Colgo l'occasione signor Presidente, a nome anche del mio Gruppo, di esprimere la nostra solidarietà alla collega Sartoris, perch effettivamente non deve essere assolutamente proibito ad una persona di esprimersi in questa lingua che "è stata anche accettata come lingua ufficiale dalla circolare n. 180 della CEE".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, vista l'attenzione mostrata dalla collega on.
Bonino, che rappresenta un gruppo di minoranza, e confidando che questa attenzione al problema sia anche di altri gruppi, segnatamente di minoranza, noi, ben lungi dal ritirare la proposta di ordine del giorno, ci associamo a quanto chiedeva proceduralmente il collega Marchini: cioè a dire che l'ordine del giorno sia rimesso all'Ufficio di Presidenza ai fini di essere inserito all'o.d.g. della prima seduta nella quale il Consiglio potrà prendere provvedimenti legislativi e amministrativi, e quindi in quel contesto di dibattere e verificare il merito di questo ordine del giorno.



PRESIDENTE

Va bene, il Consigliere Bonino è d'accordo con questa proposta. Quindi viene ricevuto dalla Presidenza e trasmesso alla Conferenza dei Capigruppo.
Non essendovi altre richieste di parola possiamo procedere alla elezione del Presidente del Consiglio.
L'art. 4, settimo comma, del Regolamento recita che "L'elezione del Presidente del Consiglio ha luogo a scrutinio segreto ed a maggioranza assoluta dei componenti il Consiglio".
Si distribuiscano pertanto le schede per la votazione.



(L'Ufficio di Presidenza provvisorio procede allo spoglio delle schede)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti 58 votanti 57 hanno ottenuto voti: SPAGNUOLO Carla 31



GROSSO Carlo Federico 17

FARASSINO Gipo 4 MAJORINO Gaetano 2 MACCARI Eugenio 1 schede bianche 1 schede nulle 1 non partecipa al voto il Consigliere Bonino Proclamo quindi eletto Presidente del Consiglio regionale del Piemonte il Consigliere Carla Spagnuolo.
Procediamo ora alla elezione dei due Vicepresidenti del Consiglio.
Ha chiesto la parola il Consigliere Monticelli. Ne ha facoltà.



MONTICELLI Antonio

Signor Presidente e colleghi, colgo innanzitutto l'occasione per porgere, a nome del Gruppo comunista che come è noto - lo abbiamo dichiarato apertamente - non ha contribuito alla elezione del Presidente del Consiglio, i migliori auguri di buon lavoro alla nuova Presidente del Consiglio regionale testè eletta, Carla Spagnuolo.
Sempre a nome del Gruppo comunista io propongo ora una indicazione, un nome, per la elezione di uno dei due Vicepresidenti. Vorrei che fosse chiaro il significato di questa proposta perché si tratta della stessa proposta che noi abbiamo fatto prima, ormai alcune ore fa, per la Presidenza del Consiglio, ossia del collega Carlo Federico Grosso. Noi facciamo questa proposta perché crediamo fino in fondo nel ruolo importante, io direi decisivo, dell'Ufficio di Presidenza non soltanto per la conduzione del Consiglio regionale, di questa assemblea, ma il ruolo che l'Ufficio di Presidenza può avere per portare avanti quel discorso così importante, che lo stesso collega Grosso ha prima ricordato, sulle riforme istituzionali. E' chiaro che il candidare il collega Grosso alla carica di Vicepresidente vuoI anche dire, nonostante la votazione precedente non ci abbia consentito un atteggiamento unitario sul nome del Presidente, che sarà larghissimo il nostro impegno e la nostra volontà di collaborare pienamente nella attività dell'Ufficio di Presidenza in nome del ruolo che questo organismo ha rispetto al Consiglio. In questo spirito io mi rivolgo ai colleghi Consiglieri di tutti i Gruppi per sottolineare la candidatura del collega Grosso a Vicepresidente e per proporre a chi vorrà di votare questa candidatura.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carletto.



CARLETTO Mario

Signor Presidente e colleghi, desidero anch'io, a nome del Gruppo della Democrazia Cristiana, congratularmi con la collega Carla Spagnuolo eletta Presidente di questo parlamento piemontese. Siamo certi che la collega Carla Spagnuolo abbia l'esperienza e la capacità per poter guidare quest'aula come si conviene. La presenza di molti Gruppi -ce lo stiamo dicendo in queste prime ore di legislatura -sicuramente richiederà una guida autorevole.Il Gruppo della DC, ma crediamo anche gli altri Gruppi, è certo che il neo-Presidente ha la capacità e la statura per poter guidarci in questa legislatura. Le porgiamo quindi i migliori auguri di buon lavoro.
Sempre a nome del Gruppo DC, desidero portare all'attenzione dei colleghi Consiglieri il nome del collega on. Rolando Picchioni che noi candidiamo per il nostro Gruppo alla carica di Vicepresidente di questa assemblea.



CARLETTO Mario

PRESIDENTE.



CARLETTO Mario

La parola al Consigliere Sartoris.



SARTORIS Anna

Desidero fare una precisazione in merito alla votazione relativa al Presidente del Consiglio. Ha suscitato molta ilarità il nome di Augusto Rollandin. Sono stata io a votarlo e sono felice di averlo fatto. Ho votato Augusto Rollandin perché non credo, al di là della simpatia personale che posso avere per la collega Spagnuolo, che in questo momento un'autonomista che si definisca effettivamente tale, possa accettare l'attentato che viene fatto agli autonomisti nel momento in cui in una Regione vicino alla nostra i partiti coalizzati dal MSI al PCI con l'appoggio esterno di DP o Verdi come si definiscono in Valle d'Aosta, faranno il "governissimo". Dichiaro che così come ho votato prima Augusto Rollandin lo voterò ancora adesso. La mia non era e non è una stupidaggine e neppure un errore. So leggere quindi sono a conoscenza delle varie candidature, ma nel momento in cui si sta facendo il "governissimo" in Valle d'Aosta e nel momento in cui tutti i partiti coalizzati buttano giù gli autonomisti...



PRESIDENTE

Collega Sartoris la prego di concludere.



SARTORIS Anna

Sto svolgendo una dichiarazione di voto.
Neanche questa posso fare, signor Presidente? Sto per giunta parlando in italiano, anche se la tentazione era di parlare in piemontese o magari in franco-provenzale (l'avrei fatto senz'altro meglio); sto parlando in dialetto toscano. Desidero semplicemente che risulti agli atti che voter sempre Augusto Rollandin, non per errore, ma per dire che mentre tutti quanti fate le sceneggiate, in realtà poi fate i "governissimi". Vengo dal Comune di Santhià dove da tre anni governano insieme comunisti e democristiani e governano benissimo insieme, quindi non ci stupiamo più di nulla. La mia dichiarazione di voto è questa: rivoterò Augusto Rollandin.



PRESIDENTE

Non c'è stata ilarità, collega Sartoris. Tutti noi conosciamo Augusto Rollandin, però egli non appartiene alla Regione Piemonte. Siamo rispettosi della autonomia della Regione Valle d'Aosta, ma siamo altrettanto rispettosi della autonomia della nostra Regione. Non si trattava di eleggere il Presidente della Repubblica.
Ha chiesto la parola il Consigliere Marino; ne ha facoltà.



MARINO Massimo

Desidero fare una breve dichiarazione di voto. Ritengo che i due nomi proposti siano entrambi accettabili e condivisibili perché rappresentano due diverse posizioni presenti in Consiglio che hanno numericamente una rappresentanza rilevante. Poiché il Regolamento non mi consente di votarli entrambi, faccio una dichiarazione di voto per il collega Grosso, perché mi sembra in questo modo di garantire una diversa presenza all'interno dell'Ufficio di Presidenza.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola procediamo all'elezione a scrutinio segreto dei due Vicepresidenti del Consiglio regionale. Si distribuiscano le schede per la votazione.
Ricordo che ai sensi dell'art. 4, ottavo comma, del Regolamento ciascun Consigliere può votare un solo nome.
(L'Ufficio di Presidenza provvisorio procede allo spoglio delle schede)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti 57 votanti 57 hanno ottenuto voti: PICCHIONI Rolando 31



GROSSO Carlo Federico 20

schede bianche 5 schede nulle 1 Proclamo quindi eletti Vicepresidenti del Consiglio regionale del Piemonte i Consiglieri Rolando Picchioni e Carlo Federico Grosso.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Elezione dei Consiglieri Segretari del Consiglio regionale


PRESIDENTE

Prima di procedere alla votazione, è necessario che il Consiglio stabilisca il numero di Consiglieri Segretari che intende assegnare all'Ufficio di Presidenza. L'art. 14 dello Statuto prevede la nomina da due a quattro Segretari.
Ha chiesto la parola il Consigliere Carletto. Ne ha facoltà.



CARLETTO Mario

Propongo al Consiglio regionale di nominare quattro Consiglieri Segretari.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Il nostro Gruppo propone l'elezione di due soli Segretari perch crediamo che la funzione possa essere svolta con tranquillità da due soli Segretari e l'onere per la Regione non sarebbe maggiore.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la proposta fatta dal Consigliere Carletto di eleggere quattro Consiglieri Segretari.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La proposta è approvata con il seguente esito: presenti 44 votanti 43 favorevoli 39 contrari 3 astenuto 1 non partecipa al voto il Consigliere Bonino Ha chiesto la parola il Consigliere Monticelli. Ne ha facoltà.



MONTICELLI Antonio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il nostro Gruppo nei giorni scorsi -in carenza di una iniziativa più formale che avrebbe potuto prendere avvio da una volontà, da un intendimento della Presidenza uscente o magari da incontri più larghi che non sono stati possibili fra i Gruppi consiliari -ha cercato di porsi il problema di verificare delle ipotesi per quello che riguarda il complesso dell'Ufficio di Presidenza e quindi anche la questione dei Consiglieri Segretari. Ci siamo posti questo problema nell'ottica, che è stata richiamata da più interventi nella giornata di oggi, di giungere a un Ufficio di Presidenza che al massimo possibile stante i numeri stabiliti per Statuto come limite massimo, portasse a rappresentare nel modo più ampio la varietà dei Gruppi presenti in quest'aula. A questo fine noi ci siamo incontrati con alcuni Gruppi, e con loro abbiamo verificato delle ipotesi, sono stati fatti alcuni discorsi.
Abbiamo però verificato la difficoltà nel dare corpo a questo obiettivo nel senso che da parte di alcuni Gruppi, di alcuni Consiglieri, ci è stato fatto presente che o per ragioni di scelta politica, autonoma, sulla quale peraltro non ci sentiamo di dissentire o di assentire, perché riconosciamo la piena autonomia della scelta di questi Gruppi, o per ragioni personali non era ipotizzabile un contributo nostro all'elezione di altre forze, di altri Gruppi nell'Ufficio di Presidenza attraverso le figure dei Segretari.
L'unica intesa che siamo stati in grado di verificare come possibile è stata quella intercorsa fra il nostro Gruppo e quello che si delinea come un nuovo Gruppo consiliare, quello dei Verdi, che è stato qui preannunciato nell'intervento della collega Anna Segre poco fa.
In questo senso e con alle spalle questa esperienza che non ci ha portato a un risultato pieno, preannuncio che il Gruppo comunista in questa elezione per i Segretari, dovendo esprimere al massimo due nomi, indicherà nella scheda il nome di un collega del Gruppo Verdi, e cioè il nome del collega Igor Staglianò, che ci è stato proposto dai colleghi del Gruppo Verdi come nome per l'Ufficio di Presidenza, e il nome di un collega comunista, il nome del collega Andrea Foco. Noi ci accingiamo a votare in questo modo. Resta inteso che il posto del comunista è a completa disposizione di altri Gruppi consiliari, di altre forze di questo Consiglio, nel momento in cui si andrà, di qui a trenta mesi, al rinnovo completo dell'Ufficio di Presidenza ed eventualmente anche prima se sorgessero delle opportunità, che al momento attuale non siamo stati in grado di verificare, di una rappresentanza più ampia, più articolata delle forze politiche all'interno dell'Ufficio di Presidenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zacchera.



ZACCHERA Marco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi scuso se vi rubo un momento per portarvi ad un ragionamento. Si sta verificando un caso che è l'antitesi di quello che due ore fa avevamo detto. Perché? Perché in realtà il collega comunista ci ha spiegato come il Partito comunista viene a determinare l'elezione di tre rappresentanti all'interno dell'Ufficio di Presidenza. In primo luogo, il Gruppo comunista ha eletto un Vicepresidente, e direi che gli spettava di diritto; in secondo luogo interviene ad eleggere anche uno dei due Segretari e con il proprio voto determinante elegge anche il terzo che ha già detto essere il collega Igor Staglianò. E no! Scusate, non ne faccio una questione politica, partitica nel senso ideologico, però non è così che si funziona, perché se bisogna rappresentare le minoranze, a questo punto, il Partito comunista, Partito di maggioranza relativa all'interno della minoranza, dopo essere stato rappresentato più che degnamente con un Vicepresidente, deve lasciare a disposizione delle indicazioni degli altri Gruppi di minoranza i due rappresentanti come Consiglieri Segretari, in modo che sia permesso a due forze politiche di essere presenti. Questo, secondo me, per una linearità.
In terzo luogo, non trovo neanche del tutto giusto il discorso di ricorrere poi all'alternanza. Allora, fermo restando che i Partiti di minoranza sono numerosi, è opportuno cominciare ad utilizzarli oggi e successivamente, ci sarà un'ulteriore eventuale alternanza. Ai colleghi della minoranza e soprattutto a quelli comunisti, non chiedo di votare i rappresentanti del Movimento Sociale, ma di tenere presente che posto il "diritto" di un rappresentante dei Verdi, che personalmente condivido posto che la forza più rappresentativa, la Lega Nord-Piemont non sia interessata, dimostrate la vostra correttezza permettendo per i primi trenta mesi che un rappresentante del Movimento Sociale, che indico nel Capogruppo Avv. Majorino, sia presente all'interno dell'Ufficio di Presidenza.
Ovviamente, il rappresentante del Movimento Sociale, eventualmente eletto, si dimetterà al trentesimo mese, perché è giusto e doveroso e lo diciamo fin d'ora senza alcuna preclusione. Non me ne vogliano i comunisti ma a questo punto chiedo a tutto il Consiglio di non permettere che il Gruppo comunista possa addirittura determinare l'elezione di tre rappresentanti all'intero dell'Ufficio di Presidenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Goglio.



GOGLIO Giuseppe

Presidente, essendo la prima volta che prendo la parola in quest'aula rivolgo a lei e a tutti i Consiglieri il mio saluto. Approfitto per porgere al nuovo Presidente, signora Carla Spagnuolo, e ai Vicepresidenti Picchioni e Grosso l'augurio di un proficuo lavoro.
Propongo di eleggere, quali membri dell'Ufficio di Presidenza, il Consigliere Gallarini del PSDI e il Consigliere Margherita Gissara rappresentante dei pensionati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segre.



SEGRE Anna

Anche se sono già stata preceduta nella presentazione del nostro candidato, in conseguenza all'intervento che avevo fatto in precedenza sull'opportunità della rappresentanza delle minoranze nell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, a nome del Gruppo Verdi, propongo la candidatura del Consigliere Igor Staglianò come Consigliere Segretario, per valorizzare quella che è stata la sua esperienza nella precedente legislatura.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marino.



MARINO Massimo

Riferendomi alle opinioni espresse precedentemente relative alla Presidenza e, in particolare, alla Vicepresidenza, ritengo che sia corretto che le forze premiate dall'elettorato, i Verdi e gli autonomisti, abbiano una rappresentanza nell'Ufficio di Presidenza.
Poiché nessuno degli autonomisti è disponibile a ricoprire questo ruolo, propongo il Consigliere Staglianò del Gruppo Verdi e il Consigliere Marino rappresentante del Gruppo Verdi-Sole che ride.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola procediamo alla elezione a scrutinio segreto dei quattro Consiglieri Segretari. Ricordo che ai sensi dell'art. 4, nono comma, del Regolamento, ciascun Consigliere può votare non più di due nomi se i Consiglieri da eleggere sono quattro.
Si distribuiscano le schede per la votazione.



(L'Ufficio di Presidenza provvisorio procede allo spoglio delle schede)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti 58 votanti 57 hanno ottenuto voti:



GALLARINI Pier Luigi 32

GISSARA Margherita 31 STAGLIANO' Igor 19 FOCO Andrea 16 MAJORINO Gaetano 2 MACCARI Eugenio 1 MARINO Massimo 1 schede bianche 4 schede nulle 1 non partecipa al voto il Consigliere Bonino Proclamo eletti Segretari i Consiglieri Gallarini, Gissara, Staglianò e Foco.
L'art. 4, ultimo comma, del Regolamento prevede che "dopo la proclamazione dei risultati dell'elezione dell'intero Ufficio di Presidenza, questo s'insedia e procede ai successivi adempimenti".
Invito pertanto l'Ufficio di Presidenza neoeletto a prendere posto al banco della Presidenza.



(L'Ufficio di Presidenza prende posto)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SPAGNUOLO


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Discorso inaugurale del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, desidero innanzitutto ringraziarvi per il voto tuttora espresso in quest'aula per la Presidenza del Consiglio regionale del Piemonte. Si tratta di un incarico di cui colgo appieno l'autorevolezza e il significato politico istituzionale.
Il mio impegno sarà quindi costantemente ispirato a tenere alto il prestigio di questo Consiglio ed a costruire con voi la Regione degli anni '90 che tutti auspichiamo.
Siamo agli inizi di una nuova legislatura regionale ed è aperto il dibattito locale e nazionale su come deve essere la Regione degli anni '90.
Siamo infatti in un periodo di profonde trasformazioni politiche che richiedono forti risposte istituzionali.
Si sono concluse da poco le elezioni amministrative che non sono state di mera routine; esse ci indicano cambiamenti profondi nello scenario politico, nuove tendenze ed anche nel Consiglio regionale del Piemonte sono rappresentati soggetti politici nuovi e nuove formazioni.
A nome di tutti voi porgo a queste nuove realtà politiche, Verdi Pensionati, Leghe, un saluto cordiale, l'augurio di un buon lavoro comune nell'interesse della nostra Regione.
Bisogna guardare con attenzione e disponibilità a questi mutamenti per coglierne il significato vero e per cercare di rispondere ai bisogni che hanno originato il cambiamento. Dobbiamo affrontare con responsabilità ma anche con entusiasmo i compiti importanti che attendono questa nuova legislatura regionale che dovrà essere caratterizzata da un nostro lavoro e impegno pressante per un più forte regionalismo.
Sono lontani infatti gli anni '70 con le loro speranze di facile attuazione dello spirito costituzionale del regionalismo, che videro i Consigli lavorare alla fase della definizione della identità regionale.
Gli ultimi dieci anni sono stati infatti caratterizzati, in generale nel nostro Paese, da una forte ripresa del centralismo che si è rinvigorito attraverso una strisciante espropriazione di funzioni da parte dello Stato che ha portato ad una fase di crisi e quasi di torpore del regionalismo preoccupazione viva che era già presente negli interventi di insediamento degli ultimi Presidenti che mi hanno preceduto.
Troppi e troppo importanti sono stati in questi anni gli esempi di tale espropriazione di funzioni, che ventilando progetti di interesse nazionale hanno cancellato la responsabilità delle Regioni chiamate ad accettare, con gli altri enti locali, proposte nazionali che pur prevedendo magari significativi finanziamenti, hanno limitato l'autonomia delle Regioni ed il loro ruolo propositivo e programmatorio.
Gli anni novanta saranno dunque per noi gli anni di una nuova fase costituente della Regione, per ridefinire nei confronti dello Stato una forte autonomia, per porsi verso gli enti locali come organismo vero di legislazione, di programmazione, di decentramento di funzioni.
L'attuazione della recente legge sull'ordinamento delle autonomie locali sarà uno dei primi compiti di questo processo di rifondazione.
Essa sarà l'occasione per un nuovo rapporto con le Province e con i Comuni, nella definizione delle aree metropolitane, ma soprattutto nella definizione delle deleghe di funzioni da tempo auspicate.
Un decentramento di funzioni che oltre a consentire uno snellimento da attività gestionali sarà motivo di migliore rapporto politico con Comuni e Province che devono vedere nella Regione il ruolo previsto dalla Costituzione e non un concorrente geloso di competenze gestionali.
Per fare questo il Consiglio regionale, di cui si riafferma la centralità, deve essere laboratorio di idee, di proposte, di dibattito, di confronto, sede di scambi culturali dove il principio dell'informazione sia regola di lavoro politico verso la nostra comunità.
Il Piemonte è una grande regione industriale, di qui sono partite nella storia spinte riformatrici che hanno segnato il cammino stesso del nostro Paese.
La ricerca di nuove e più ampie competenze per le Regioni, un forte processo di decentramento, un rinnovato rapporto istituzionale con Comuni e Province, daranno nuovo respiro all'istituto regionale e ci consentiranno di dialogare in maniera nuova con l'intera comunità regionale piemontese senza avere paura del mondo che cambia, aprendoci al dialogo, ricercandolo stimolandolo.
Dobbiamo incentivare il dialogo con il mondo del lavoro, con la realtà imprenditoriale, con le forze sociali e culturali presenti nel Piemonte chiedere il loro apporto e per esse divenire punto di riferimento.
Ci sono nella nostra regione uomini e donne, istituti e organismi che hanno idee e sanno realizzarle, che vogliono e sanno guardare alto e lontano; a queste intelligenze dobbiamo chiedere aiuto e dare voce possibilità di proposta e rappresentatività.
Consiglio regionale come sede di confronto democratico e istituzionale come laboratorio per la nuova fase costituente della Regione, in un rapporto stretto con l'esecutivo regionale che verrà eletto, speriamo, al più presto.
Un esecutivo regionale che dovrà essere forte ed autorevole in una distinzione dei ruoli che va riaffermata. Rispetto di ruoli diversi tra assemblea ed esecutivo, entrambi tuttavia ispirati a lavorare per superare la sfiducia dei cittadini nelle istituzioni. Quella sfiducia dei cittadini che ha fatto crescere la protesta fine a se stessa e l'indifferenza, mali entrambi gravi del nostro tempo politico. Mali che fanno crescere il partito delle astensioni, mali che possono portare a guasti ancora più gravi nel tessuto democratico del Paese.
Essere punto di riferimento della comunità regionale, aprirsi alle novità, saper essere punto di equilibrio fra i valori del passato che dobbiamo esaltare, fra la nostra storia, le nostre tradizioni e il nuovo che viene avanti con forza.
Dobbiamo pensare prima di tutto ai giovani che sono la forza di qualsiasi comunità per i quali va costruito un futuro di speranza,lavorare per una formazione professionale moderna e concreta collocata in un Piemonte che si affaccia all'Europa del '93 e che con essa deve saper dialogare e se necessario competere.
Dobbiamo guardare con realismo al mondo degli anziani a queste migliaia di uomini e donne che molto hanno dato che ora si aspettano di ricevere questo fenomeno muterà la nostra società e bisogna saper pensare ad una nuova organizzazione delle città, a risposte istituzionali concrete che mantengano nel circuito della vita attiva questi cittadini sempre più numerosi, sempre più attenti ai loro diritti.
Abbiamo la priorità della difesa dell'ambiente che è oggi un valore riconosciuto da sempre più vasti strati di cittadini; la difesa dell'ambiente, del verde, del territorio, dell'acqua, la lotta all'inquinamento nelle sue diverse forme devono diventare una cultura di tutti e per tutti, di cui non ci si limiti a parlare ma per la cui attuazione si lavori concretamente modificando abitudini vecchie e cattive facendo i sacrifici necessari, investendo risorse nella ricerca e nell'attuazione di progetti concreti affrontando, dove sarà necessario, le impopolarità del caso.
Dobbiamo guardare al mondo femminile della nostra comunità sostenendo con il lavoro e l'istruzione le realtà più deboli e favorendo l'affermazione delle donne in tutti i settori.
Ma vi è un'altra parola magica che deve acquistare concretezza: l'efficienza.
L'efficienza del sistema istituzionale in generale con le forme specifiche che il futuro governo della Regione vi porterà nei vari settori di intervento.
Una più forte efficienza del sistema in generale renderà la Regione più "visibile" per la gente, più determinante nella vita dei governi locali.
Badando alla "qualità" della nostra produzione in tutte le direzioni.
Qualità delle leggi, dei programmi e dei piani; "qualità" delle proposte e delle risposte.
Interrompendo là dove esista il ritmo di crescente gestionalità e la perdita di autorevolezza che i nemici del regionalismo vorrebbero continuare ad imporci e che non si deve subire.
All'insegna dell'autorevolezza e dell'autonomia dovrà essere caratterizzato il rapporto con il Governo, forti del dettato costituzionale che ha disegnato un regionalismo effettivo.
Se gli anni '80 ci hanno portato lontano dalle aspettative iniziali dalle speranze di un regionalismo che faceva leva sulle culture e sulle originalità delle differenze regionali nel nostro Paese, con pazienza e tenacia dovremo insieme cercare di invertire questa tendenza e in questa direzione desidero ricordare un solo passo di una recente dichiarazione a Pontida. "Regioni più autonome e più efficienti servono non solo al Paese ma all'Europa che si avvia ad avere maggiore forza." Starà a noi lavorare guardando in questa direzione, ponendoci come elemento di buon governo e di rinnovamento della vita amministrativa sostenitori della nostra autonomia e del potenziamento degli enti locali dialogando all'interno e all'esterno del Consiglio regionale.
Qualità, efficienza, concretezza, autonomia sono gli obiettivi che collettivamente dobbiamo perseguire, ma esiste un ingrediente aggiuntivo essenziale e questo individuale perché deve essere dentro ognuno di noi: la passione politica.
Sono sempre stata convinta che la tenacia nel perseguire gli obiettivi e la passione politica e delle idee consentano il confronto e portino a superare le difficoltà. Di passione politica, individuale, ha bisogno il nostro tempo.
La tolleranza e la volontà del confronto porteranno a ricercare il punto di incontro fra posizioni diverse ma guidate dalla volontà di fare.
In questo ci aiuterà il proficuo lavoro di quanti nel passato anche recente hanno creduto nella Regione e nel suo ruolo, ci aiuterà la memoria di coloro che hanno dedicato parte della vita a costruire l'Istituto regionale, ed un ricordo particolare è per il Presidente Aldo Viglione assertore tenace dell'autonomia regionale, che ad essa si dedic fino al suo ultimo momento di vita.
Ci aspettano anni di lavoro impegnativo fra molti freni, ostacoli e difficoltà. Cercheremo insieme di superarli lavorando in questo Consiglio regionale, cercando di tenere alta la dignità dell'istituzione regionale confrontando le nostra idee nel rispetto delle persone e delle diverse opinioni. Le risorse di intelligenza che esistono nel Piemonte della politica, dell'economia, degli scambi economici e culturali, del folklore e della modernità, dei lavoratori e del mondo imprenditoriale vogliono una Regione più forte che percorra le strade dello sviluppo guardando all'Europa ed ai grandi mutamenti internazionali. Il Consiglio regionale dovrà essere interprete e protagonista di queste volontà. Cercheremo di farlo insieme con tenacia, con responsabilità, con orgoglio.
Signori Consiglieri, auguro nuovamente una buona presenza in questo Consiglio regionale a tutti voi.
Non essendovi richieste di parola, comunico che la prossima seduta consiliare verrà convocata a domicilio.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20.50)



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