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Dettaglio seduta n.55 del 28/05/96 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Casoni, Farassino, Racchelli e Toselli.


Argomento:

b) Annuncio al Consiglio del grave lutto che


PRESIDENTE

ha colpito il Consigliere William Casoni



PRESIDENTE

Voglio altresì annunciare a questo Consiglio che un nostro Consigliere è stato colpito da un gravissimo lutto. Vorrei porgere al Consigliere Casoni per la perdita della sua sposa di soli 33 anni, le condoglianze più vive da parte di tutti noi.



(I presenti, in piedi, osservano un minuto di silenzio)


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute (rinvio)


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute" comunico che sono stati distribuiti ai Consiglieri prima della seduta odierna i processi verbali delle adunanze consiliari del 25 e 26 marzo, 2 e 23 aprile 1996. Verranno posti in votazione nel corso della prossima seduta.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici

Interpellanza n. 304 delle Consigliere Manica, Suino e Bortolin relativa alla Thermoselect


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 304 presentata dalle Consigliere Manica Suino e Bortolin, alla quale risponde l'Assessore Cavallera.
CAVALLERA, Assessore all'ambiente Signor Presidente, colleghi Consiglieri, con l'interpellanza n. 304 le Consigliere regionali Giuliana Manica, Marisa Suino e Silvana Bortolin vogliono conoscere, con riferimento all'azienda italo-svizzera Thermoselect, quale sia l'attività e se l'azienda abbia titolo a svolgerla le caratteristiche delle tecnologie utilizzate, i controlli realizzati circa la sicurezza, il rispetto delle norme regionali che regolano l'importazione dei rifiuti da altre regioni, e altresì chiedono un chiarimento sull'intera vicenda "Thermoselect", sulla sua attività sperimentale e sul rispetto delle leggi nazionali, regionali e delle disposizioni provinciali.
La ditta Thermoselect ha iniziato l'attività, sulla base di un parere favorevole del Comitato tecnico regionale, per la realizzazione di un impianto sperimentale finalizzato al trattamento dei rifiuti solidi urbani.
L'impianto avrebbe dovuto funzionare per sei mesi (prorogati di ulteriori sei), scaduti i quali avrebbe dovuto essere smontato entro i tre mesi successivi.
Tuttavia, a causa di un periodo di inattività forzata dell'impianto, la sperimentazione si è prolungata nel tempo.
Il periodo sperimentale è durato dal 20/5/1992 al 20/11/1993, data dalla quale sarebbero dovuti iniziare i tre mesi utili per lo smantellamento. Il Comitato tecnico regionale nell'ottobre 1994, valutata la documentazione finale inviata dalla ditta, ha preso atto dei risultati positivi dal punto di vista delle implicazioni ambientali dell'impianto, mentre ha ritenuto non sufficientemente dimostrati gli elementi forniti per la valutazione degli aspetti energetici ed economici.
All'emanazione del primo di una lunga serie di decreti legge sul riutilizzo dei residui (ad iniziare dal decreto legge 9/11/1993, n. 443 - oggi mi sembra siamo alla diciassettesima reiterazione), l'impianto Thermoselect quindi, non era ancora stato smantellato.
Tali decreti legge prevedono la possibilità di riutilizzo dei residui per produzione di energia e di calore.
In base ai suddetti decreti legge sul riutilizzo ed al DM 16/1/1995 (punto 15 dell'Allegato 1) non sono soggetti alla normativa sui rifiuti gli impianti integrati costituiti da sistemi di produzione di gas derivati e di energia, vale a dire gli impianti che producono energia elettrica e calore utilizzando i gas derivanti da processi di gassificazione dei rifiuti solidi urbani, rifiuti solidi assimilabili agli urbani, ecc.
La ditta Thermoselect, in data 4/2/1994, ha presentato la comunicazione in base al decreto legge sul riutilizzo, dichiarando di produrre energia elettrica utilizzando residui (rifiuti solidi urbani e rifiuti assimilabili agli urbani) sottoposti a gassificazione e successivamente l'ha reiterata all'emanazione dei successivi decreti legge in argomento.
La ditta inoltre, avendo ricevuto nel dicembre 1992 (quindi durante la sperimentazione con rifiuti solidi urbani e prima dell'emanazione dei decreti sul riutilizzo) l'autorizzazione del Ministero dell'Industria, ex art. 17 DPR n. 203/88, per installare ed esercitare una centrale di cogenerazione per la produzione di energia elettrica e calore connessa ad un impianto di gassificazione dei rifiuti non tossici e non nocivi, si considerava esistente, ai sensi dei decreti ministeriali recanti norme tecniche per il riutilizzo per produzione di energia (da ultimo, il DM 16/1/1995).
Tale interpretazione ha suscitato forti perplessità presso l'Assessorato che, in un primo tempo, ha ritenuto l'attività di gassificazione dei rifiuti sottoposta al DPR n. 915/82 fino ad eventuale diversa interpretazione ministeriale, trasmessaci con nota del 24/2/1995.
La posizione del Ministero dell'Ambiente invece, espressa nella nota citata, non lascia dubbi sul fatto che l'impianto di cui trattasi sia da considerarsi esistente e rientri nella normativa sul riutilizzo dei residui, in quanto trattasi di un impianto integrato costituito da sistemi di produzione di gas derivati da rifiuti e di energia.
Inoltre, sempre per il Ministero dell'Ambiente, i rifiuti urbani o assimilabili, impiegati ai fini di un'utilizzazione principale come combustibile per produrre energia negli impianti integrati di cui è caso rientrano a tutti gli effetti nella tipologia dei residui, e quindi sono assoggettati alla normativa semplificata sul riutilizzo (vale a dire all'autonotifica).
Alla luce della suddetta interpretazione, il provvedimento di diffida che questa Amministrazione aveva assunto nei confronti della ditta Thermoselect, vietando lo smaltimento di rifiuti solidi urbani e rifiuti assimilabili, provenienti da altre regioni, è inapplicabile, in quanto Thermoselect, secondo l'interpretazione ministeriale, non smaltisce rifiuti, ma riutilizza residui.
Tuttavia, questo Assessorato ha sollecitato gli Enti di controllo ad effettuare verifiche sulla situazione autorizzativa dei trasportatori di rifiuti solidi urbani all'impianto Thermoselect, in quanto ritiene che almeno fino all'ingresso dell'impianto, debba essere applicata la normativa sui rifiuti.
Non si è attualmente in possesso di dati sui controlli che, tra l'altro sono di competenza di Provincia e USL.
La ditta, inoltre, dichiara di avere ritirato rifiuti solidi urbani provenienti da altre regioni e di avere prodotto 1.150.000 kWh utilizzati per autoconsumo.
E' questo un aspetto non secondario della problematica connessa all'attività della ditta, alla luce della carenza di disposizioni, nella decretazione d'urgenza sul riutilizzo residui, circa la finalità dell'energia, elettrica o non, prodotta.
La ditta ha dichiarato per l'impianto le seguenti caratteristiche tecnologiche: potenzialità dell'impianto pari a 4,2 tonn/h per un esercizio previsto di 7.000 h/a per un riutilizzo di circa 30.000 tonnellate annue di residui l'impianto comprende inizialmente un'area di ricezione e stoccaggio.
Segue una linea di trattamento dei residui articolata nelle fasi di pressatura (per aumentare la densità dei residui fino a 1.500-2.000 kg/mc) degasaggio (e disidratazione) in un canale con riscaldamento lento fino a 600 gradi centigradi in difetto di aria (il canale è riscaldato indirettamente dai fumi caldi prodotti da una camera di combustione in cui viene bruciata parte dei gas derivati); gassificazione ad alta temperatura (fino a 2.000 gradi centigradi) in un reattore provvisto di bruciatori a metano che utilizzano ossigeno come mezzo gassificante (nella zona inferiore la parte inorganica fonde e va al canale di omogeneizzazione) purificazione dei gas di sintesi (mediante un quench ottenuto con contatto con un flusso d'acqua in controcorrente, un lavaggio sostanzialmente acido uno stadio di rimozione composti sulfurei, un lavaggio essenzialmente basico, uno stadio di disidratazione ed una filtrazione su carboni attivi).
Il trattamento delle acque avviene mediante ossidazione, flocculazione concentrazione, precipitazione e filtrazione ed infine purificazione in un impianto di evaporazione sottovuoto, a servizio del quale c'è un generatore di acqua calda munito di bruciatore a metano o a gas derivato.
E' infine prevista la produzione di energia attraverso due linee parallele costituite ciascuna da un motore a gas derivati da 1,1 MW el. accoppiato ad un generatore sincrono di energia elettrica e ad un generatore di acqua calda utilizzante il calore sensibile dei fumi. E' previsto che ci comporti, al netto dell'autoconsumo, una quantità di energia da avviare alla rete ENEL con una potenza di 1.180 Kilowatt per un totale annuo di energia resa disponibile all'ENEL pari a circa 8.260 Megawattora.
La ditta ha inviato nel novembre 1995 la documentazione sul primo autocontrollo delle emissioni aeriformi, sottolineando il pieno rispetto delle prescrizioni contenute nella citata autorizzazione ministeriale ex art. 17 del DPR n. 203/88.
E' stata peraltro inviata una richiesta di parere al Settore Affari Giuridico-legislativi legali in merito alla correttezza della procedura amministrativa seguita dalla ditta per l'esercizio dell'attività attualmente in atto.
In conclusione, come già detto, l'intera attività della ditta Thermoselect viene svolta sulla base di decreti legge che vengono ormai reiterati da oltre due anni e quindi hanno perso la motivazione d'urgenza; inoltre la procedura di autonotifica prevista dai suddetti decreti non permette alla Regione di effettuare la pianificazione sullo smaltimento dei rifiuti ed in particolare, per quei rifiuti di privativa pubblica (RSU-RSA), come in questo caso.
Poichè si ritiene di non poter lasciare all'iniziativa dei singoli l'avvio di tali attività, la Giunta regionale nel Progetto di Piano per l'organizzazione dei servizi di Smaltimento dei rifiuti adottato con DGR n.
1-7229 del 19/3/1996, ha previsto che il riutilizzo dei rifiuti e dei residui, ai fini della produzione di energia e calore, possa avvenire esclusivamente in presenza di accordi di programma nazionali e regionali di cui all'art. 15, comma undicesimo, del DL n. 113/96, che nel frattempo sarà stato reiterato con ulteriore decreto legge.
La discussione del Progetto di Piano sullo smaltimento dei rifiuti sarà occasione per affrontare tale problematica, e mi auguro che nel frattempo sia anche pervenuta dal Settore Giuridico-legale della Giunta un ulteriore parere. Quindi, a causa di questi decreti legge, mai convertiti in legge vi è una situazione precaria.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bortolin.
BORTOLIN Credo che l'Assessore convenga che le preoccupazioni espresse nella nostra interpellanza non sono assolutamente superate dai dati che ci sono stati forniti.
Con la Consigliera Manica, prima firmataria dell'interpellanza, vorremmo chiedere all'Assessore di metterci a disposizione la relazione scritta che qui ha illustrato, e di impegnarci insieme alla Giunta e alla Commissione competente di approfondire gli argomenti e le preoccupazioni che abbiamo sollevato con questa interpellanza.
CAVALLERA, Assessore all'ambiente Piena disponibilità ad approfondire.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione n. 343 dei Consiglieri Ghiglia, Mancuso, Griffini, Salerno Casoni e Minervini relativa ai centri di recupero scarti olii minerali sintetici e ai centri stoccaggio batterie automobili - Loro attività


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 343 presentata dai Consiglieri Ghiglia Mancuso, Griffini, Salerno, Casoni e Minervini, cui risponde l'Assessore Cavallera.
CAVALLERA, Assessore all'ambiente Con l'interrogazione n. 343 del 10/1/1996 - la cui risposta è del 21 marzo e per una serie di questioni di aula siamo arrivati ad oggi - i Consiglieri regionali con riferimento al tema dei centri di recupero scarti olii minerali e sintetici e centri di stoccaggio batterie automobili vogliono conoscere: quanti sono nel territorio della Regione i centri di recupero per gli scarti esausti di olii minerali dove vadano a finire i circa sei milioni di chilogrammi dei sopracitati olii venduti ogni anno in Piemonte dove vadano a finire le batterie delle automobili (nel cui prezzo è già previsto il costo di recupero), visto che il numero delle stesse restituite ai centri di stoccaggio appare estremamente esiguo quali iniziative intende assumere la Giunta per la regolamentazione di una situazione di fatto che causa enormi danni ambientali.
In ordine ai quesiti proposti, si riferisce che l'ente competente ad assicurare la raccolta, la rigenerazione e l'eliminazione dell'olio esausto è il Consorzio obbligatorio degli olii esausti istituito con DPR n. 691 del 1982.
Il Consorzio ha individuato in ogni Regione un'azienda sua mandataria; per il Piemonte è stata individuata la ditta Ola Service di Rivalta.
La raccolta capillare dell'olio esausto viene effettuata da concessionari incaricati dal Consorzio obbligatorio.
La raccolta, la rigenerazione e l'eliminazione dell'olio esausto sono normate dal DL n. 95/92, non ancora del tutto applicabile in mancanza dell'emanazione dei decreti attuativi.
La Regione Piemonte all'art. 20 della L.R. n. 59 ha previsto l'incentivazione delle attività di riutilizzo dei rifiuti e dei residui inoltre ha adottato con deliberazione della Giunta regionale del 7/9/1995 i criteri per la realizzazione della raccolta differenziata dei rifiuti e ha avviato con deliberazione del 2/10/1995 uno studio sulla progettazione territoriale della raccolta differenziata e sugli interventi di pianificazione per il riutilizzo dei rifiuti.
In tale ambito sono ricompresi anche gli olii esausti, le batterie esauste ed i rifiuti prodotti dal cosiddetto "fai-da-te".
Mi riservo di fornire ulteriori approfondimenti non appena saremo in possesso dei risultati di queste iniziative, mentre ho portato le deliberazioni che ho citato nella risposta, perché credo che bisogna partire da queste iniziative messe in campo, cercando di dare un impulso anche su sollecitazione degli interroganti, perché il tutto raggiunga gli obiettivi prefissati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Griffini.
GRIFFINI Ringrazio l'Assessore, ma quello che a noi premeva era soprattutto sapere dove finisce tutto l'olio che viene cambiato da privati. La normativa riguarda esclusivamente gli artigiani, i meccanici e i distributori di benzina; il problema è che il 95% dell'olio a libera vendita nei supermercati va a finire nelle fognature.
Anticipiamo che presenteremo un ordine del giorno con il quale chiederemo al Consiglio regionale del Piemonte di farsi portatore presso il Governo di una legge che proibisca la vendita al dettaglio di tutti gli olii lubrificanti.


Argomento: Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli

Interpellanza n. 83 dei Consiglieri Chiezzi e Simonetti relativa al decennale dell'approvazione della legge Galasso


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interpellanza n. 83 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Simonetti.
Risponde il Vicepresidente della Giunta regionale, Majorino.
MAJORINO, Vicepresidente della Giunta regionale Con questa interpellanza i Consiglieri Chiezzi e Simonetti chiedono al Presidente della Giunta e all'Assessore competente di conoscere: 1) quanti e quali Comuni della regione hanno portato a compimento i Piani paesistici comunali 2) se è intenzione della Giunta dare precise indicazioni ai Comuni della regione affinché redigano o (completino, se inadempienti) i Piani paesistici comunali 3) se è intenzione della Giunta dare precise prescrizioni ai Comuni affinché i Piani paesistici comunali diventino strumenti obbligatori di Piano Regolatore Generale 4) se è intenzione dell'Esecutivo portare a termine (riaggiornando ed incalzando gli altri Enti locali) il Piano paesistico regionale.
Sul primo gruppo di domande, relativo ai Piani paesistici comunali, va subito detto che l'ordinamento vigente non prevede la possibilità di formare Piani paesistici comunali; ciò non senza rilevare che, mentre con l'emanazione della legge n. 142/90, sono state attribuite alle Amministrazioni provinciali alcune competenze in materia di pianificazione peraltro in nessun provvedimento o norma vigente (parlo della legge n. 142 in particolare) è prevista una competenza dei Comuni nella pianificazione paesistica.
Al riguardo, ricordo incidentalmente che il concetto di Piano paesistico è stato introdotto nell'ordinamento per la prima volta dalla legge Bottai del 29/6/1939, n. 1497, e che all'interno di tale monumento legislativo (tale è ritenuto dai cultori della materia) si è innestato un altrettanto imponente monumento legislativo, quello che si concreta nelle normative della legge Galasso. Comunque ribadisco che non esistono né sono previsti Piani paesistici comunali.
Devo inoltre aggiungere che la passata Giunta regionale, con deliberazione del 30/1/1995, ha adottato il Piano territoriale regionale; di tale Piano si è già parlato diverse volte in quest'aula e, presumibilmente entro giugno, verrà discusso per la sua possibile, eventuale e probabile approvazione.
A questo Piano territoriale regionale viene espressamente conferita valenza di Piano paesistico; all'interno delle sue norme di attuazione esiste anche l'art. 12, dal titolo: "Aree ad elevata qualità paesistico-ambientale" laddove si distingue la competenza attribuita alle Province da quella attribuita alla Regione.
Sulla scorta di queste disposizioni del Piano territoriale, sarà conseguentemente dovere istituzionale della Giunta, una volta approvato il Piano (se e in quanto approvato, e approvata dunque anche questa norma) attivarsi per la formazione dei Piani paesistici regionali; inoltre, la Giunta farà pressione sulle Province affinché, a loro volta, provvedano alla previsione dei Piani paesistici di loro competenza.



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, è soddisfatto? CHIEZZI Presidente, colleghe e colleghi, sarò soddisfatto quando il Consiglio regionale approverà un Piano territoriale adeguato alle esigenze di tutela del paesaggio del Piemonte.
In ogni caso, sarò sempre più soddisfatto di quanto lo sono adesso quando il Consiglio regionale approverà comunque un Piano territoriale con valenza paesistica, anche di contenuti non pienamente apprezzabili, poich l'attuale situazione (che è quella che ha determinato la scrittura di questa interpellanza) è non solo la peggiore possibile dal punto di vista dell'assenza di regole di comportamento per tutti, pubblici e privati, nei confronti dell'ambiente, ma è anche di un'estrema sofferenza per l'inadempienza che la Regione Piemonte ha nei confronti della legge Galasso; inadempienza che dura da anni; inadempienza che questa Giunta regionale ha portato ad ulteriori conseguenze con la propria attività di nascondimento, di messa in parcheggio della documentazione relativa al Piano territoriale con valenza paesistica che già disponeva e che viceversa, ha voluto non approvare ricominciando un iter.
Le parole dell'Assessore a questo proposito non mi hanno tranquillizzato perché sulla decisione di giungere all'approvazione del Piano territoriale con valenza paesistica l'Assessore, con i suoi ragionamenti, non appena si avvicinava al momento del dunque, diceva: "Poi bisognerà giungere in Consiglio e discuterlo", usando delle sfumature, delle circonlocuzioni quasi come se gli dispiacesse descrivere il momento in cui il Piano potrà eventualmente essere approvato.
L'Assessore ha parlato di "possibile, probabile, eventuale approvazione di questo Piano", attenuando moltissimo quel momento magico in cui la Giunta lo porterà in Consiglio.
Ciò mi fa capire che probabilmente su questo Piano ci sono ancora degli elementi di disturbo, in quanto non ho visto un Assessore deciso dire: "Finalmente a giugno lo approveremo"; ho visto un Assessore dire: "A giugno probabilmente, eventualmente, chissà, forse sì, se lo approveremo, poi succederanno molte cose".
Comunque, tutti sappiamo che aria tira quando un Consiglio regionale approva un Piano territoriale, tant'è che tutti gli Assessori che sono arrivati lì poi se la sono squagliata, da Bianca Vetrino in avanti.
Se è un processo alle intenzioni ne sono lieto, perché vuol dire che la Regione avrà un Piano, magari brutto, ma meglio un Piano brutto che nessun Piano; può darsi, però, che questi siano dubbi non infondati.
In ogni caso, sollecito l'Assessore Majorino a fare in modo che la Giunta regionale entro giugno (quindi un mese) si presenti in Commissione e in Consiglio regionale pronta ad approvare il Piano territoriale con valenza paesistica. Lo spero sinceramente.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Majorino per una breve replica.
MAJORINO, Vicepresidente della Giunta regionale Consigliere Chiezzi, devo dare l'interpretazione autentica di quanto ho detto. Quando ho affermato: "entro giugno (sono previsioni ragionevoli) probabilmente, possibilmente, verrà approvato il Piano territoriale già adottato", ho usato questi avverbi ("probabilmente" e "possibilmente") non con riferimento alla data che ritengo proprio verrà rispettata, ma per riguardo - nel linguaggio, diciamo così, istituzionale - al Consiglio. Io non posso né voglio dire con iattanza: "Questo Piano territoriale, che verrà sicuramente approvato entro giugno".
CHIEZZI Per rispetto dell'opposizione, sì.
MAJORINO, Vicepresidente della Giunta regionale Non dell'opposizione, ma dell'aula! In realtà l'approvazione di una legge o di un provvedimento amministrativo come il Piano territoriale ha bisogno dell'assenso dell'aula. Io non posso dire: "Verrà certissimamente approvato"; quel giorno potrebbero verificarsi pensamenti e ripensamenti da qualunque parte; potrebbe anche non formarsi la maggioranza. Era pertanto - il mio - solo un discorso teorico di rispetto dell'aula; ma se voglio essere più concreto e realistico, allora le dirò: "Poiché ho motivo di ritenere che, con certezza assoluta, la maggioranza approverà questo Piano territoriale, in quella sede ci sarà spazio per discutere anche dell'aspetto paesistico".
In conclusione, il mio "possibilismo" e il mio "probabilismo" era riferito non alla data, ma - lo ripeto ancora una volta - al rispetto dell'aula.
Vorrà dire che, d'ora in avanti, non userò più un linguaggio suscettibile di essere frainteso; quando parlerò di un provvedimento di Giunta in itinere o futuro, così mi esprimerò: "Quel provvedimento che verrà approvato con certezza assoluta da questa maggioranza granitica".


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 379 dei Consiglieri Chiezzi e Moro relativa al Corpo Forestale dello Stato - Comando Stazione Forestale di Ovada


PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza n. 379 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Moro.
Risponde l'Assessore Vaglio.
VAGLIO, Assessore al coordinamento politiche per la montagna In data 18/1/1996 i Consiglieri Chiezzi e Moro hanno presentato un'interpellanza per avere notizie in merito all'operatività del Comando di Stazione del Corpo Forestale dello Stato di Ovada.
In premessa devo dire che la convezione con il Corpo Forestale dello Stato è stata rinnovata in questi giorni (è stata firmata dal Responsabile del Ministero, dottor De Fabrizis, e dal Presidente Ghigo), e quindi la risposta ha subìto questo ritardo solo ed esclusivamente per essere precisamente allineata alla nuova convenzione che la Regione Piemonte ha firmato con il Corpo Forestale dello Stato.
Il DPR 15/1/1972, n. 11 ha previsto il trasferimento alle Regioni a Statuto ordinario delle funzioni amministrative statali in materia di agricoltura e foreste, di caccia e di pesca nelle acque interne e dei relativi personali ed uffici. All'art. 9 prevedeva che le Regioni avrebbero potuto (e non dovuto) avvalersi, previo accordo con lo Stato, dei servizi tecnici statali per l'esercizio delle attribuzioni ad esse trasferite.
All'art. 11 si specificava che alle Regioni a Statuto ordinario sono trasferiti: a) gli Ispettorati agrari compartimentali b) gli Ispettorati provinciali dell'agricoltura e relativi uffici di zona c) gli Ispettorati regionali delle foreste d) gli Ispettorati ripartimentali delle foreste e relativi uffici distrettuali delle foreste.
I Comandi Stazione Forestale non sono quindi compresi tra gli uffici trasferiti alla Regione e rimangono di esclusiva competenza statale e quindi, del Ministero delle Risorse agricole e forestali.
L'ultimo comma dell'art. 11 specifica inoltre che resta ferma l'unitarietà della struttura, l'inquadramento ed il reclutamento del Corpo Forestale dello Stato. Anche la gestione del personale del Corpo Forestale dello Stato è, quindi, una competenza che lo Stato ha inteso riservarsi in modo specifico.
La Regione Piemonte, ai sensi dei citati artt. 9 e 11 del DPR n. 11/72 ed ai sensi dell'art. 71, lettera g), del DPR n. 616/77, impiega il Corpo Forestale dello Stato nell'ambito delle materie di competenza regionale in base ad un'apposita convezione stipulata tra Regione e Ministero (il cui rinnovo, come vi ho detto, è stato stipulato recentemente).
Questa convenzione, già in essere, pur sotto diversa forma, sin dal 1987 (si noti che la Regione Piemonte è stata tra le prime Regioni a stipulare un'apposita convenzione con il Corpo Forestale dello Stato) prevede innanzitutto, e per esplicita volontà dello Stato, che i Comandi Stazione Forestale siano posti alle dirette dipendenze dei Coordinamenti provinciali e territoriali del Corpo Forestale stesso. Ciò nonostante, per la collaborazione fornita dal personale statale dei Comandi Stazione Forestale, per lo svolgimento dei compiti affidati al C.F.S. mediante la convenzione, la Regione provvede a fornire ai Comandi Stazione materiale mezzi ed in parte anche i sostegni economici ad personam (pagamento missioni e straordinari, nonché i buoni mensa che fortunatamente in questa convezione non sono più stati contemplati) per sopperire alle evidenti carenze dello Stato a cui comunque difficilmente la Regione è in grado di supplire pienamente. Noi riusciamo a supplire dal punto di vista economico ma non possiamo supplire alle carenze di organico del Corpo Forestale.
Corre quindi l'obbligo di ricordare che la situazione del Comando Stazione Forestale di Ovada non rappresenta affatto un caso isolato, ma è situazione purtroppo comune a molti altri Comandi del Piemonte (e non solo del Piemonte) e che la scarsità di mezzi, ed in particolare dei mezzi di locomozione, è ben più grave per molti uffici regionali che non per i Comandi Stazione Forestale.
A puro titolo di esempio si consideri che l'Ufficio del Settore Economia Montana e Foreste, che comprende due servizi operativi con diciannove persone (tra cui dieci tecnici agronomi e forestali), disponeva unicamente fino al 15 febbraio u.s. di un'autovettura Uno diesel del 1987; oggi non ha neanche più quella! Quindi, la carenza endemica che viene denunciata dal Corpo Forestale dello Stato è sicuramente grave, a cui la Regione Piemonte non può materialmente supplire e non deve supplire per convenzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.
MORO Signor Presidente, l'interpellanza urgente di Rifondazione Comunista datata 18/1/1996, riguarda le notevoli difficoltà operative e di controllo del territorio del Corpo Forestale della Stazione di Ovada. Era stata presentata per arrivare rapidamente a risolvere una grave situazione di forte carenza di organico e di mezzi tecnici nell'opera istituzionale della Forestale sull'importante territorio del Parco naturale delle Capanne di Marcarolo che raggruppa due Comunità montane (la Valle Orba, Alta Valle Ovadese, e l'Alta Valle Bormida di Spigno).
A cinque mesi dall'istanza nulla è stato fatto dalla Giunta regionale nemmeno un timido segnale di interessamento.
E' evidente che se il Comando del Corpo Forestale di Ovada, per controllare un ampio territorio montano di quarantamila ettari, dispone solo di quattro guardie e di due precari automezzi (una Panda immatricolata nel 1987 ed una Campagnola del 1982), non si riesce a comprendere quale servizio utile possa svolgere nell'ambito delle prerogative di controllo del territorio.
Inoltre il Comando Forestale è ubicato in un monolocale, con un magazzino decentrato insufficiente e privo di acqua corrente. Sovente, per l'importante servizio di pattugliamento del territorio, che è vasto, la caserma è vuota, con forti disagi per le popolazioni.
Credo che se veramente la Giunta regionale, l'Assessorato, hanno reali intenzioni politiche di intervenire dovranno farlo subito e con urgenza perché nel profilarsi la stagione estiva la zona, che è al confine con la Liguria, è sottoposta a continui incendi anche dolosi.
La Giunta regionale si attivi tempestivamente anche presso le competenti autorità centrali, il Ministero dell'Interno, gli Enti locali della zona per avere più personale, più mezzi tecnici, al fine di rendere più adeguato, funzionante ed operativo il servizio della Forestale di Ovada nel contesto dello sviluppo sociale, economico ed occupazionale dell'Ovadese.
Desidererei avere la risposta scritta, perché ho parlato con il Comando Forestale e ho intenzione di presentare la risposta dell'Assessorato.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vaglio.
VAGLIO, Assessore al coordinamento politiche per la montagna Molto brevemente. Non vorrei che la risposta fosse fraintesa.
Sulla nostra regione operano meno di quattrocento agenti del Corpo Forestale dello Stato. La recente riforma dei Corpi di Polizia ha designato il Corpo Forestale dello Stato come Corpo di Polizia a tutti gli effetti.
Buona parte del Corpo Forestale dello Stato viene impiegato per compiti da parte della Magistratura, per compiti di inchiesta e di indagini. Il Corpo Forestale dello Stato continua a dipendere in tutto e per tutto dal Ministero degli Interni sia come organici, sia come strutture operative.
La convenzione con il Corpo Forestale e la Regione Piemonte costa parecchi miliardi all'anno ed è una convenzione che viene fatta per compiti di istituto precisi come prevenzione e spegnimento degli incendi boschivi (spegnimento che viene effettuato materialmente dal volontariato A.I.B.
più di 4.000 volontari), e per compiti di istituto nel campo della veterinaria, nel campo dell'alimentazione e via discorrendo.
Ritengo che la Regione nei confronti del Corpo Forestale dello Stato abbia fatto degli sforzi enormi, cosa che non fanno le altre Regioni. Purtroppo non siamo materialmente in grado di sopperire alle carenze che derivano da una cattiva organizzazione del Ministero delle Risorse agricole.


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati - Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interpellanza n. 351 del Consigliere Cavaliere, interrogazione n. 358 dei Consiglieri Farassino, Dutto e Rosso, interrogazione n. 378 della Consigliera Spagnuolo, interpellanza n. 379 dei Consiglieri Chiezzi e Moro interpellanza n. 401 dei Consiglieri Chiezzi e Moro, interrogazione n. 406 del Consigliere Rubatto, interrogazione n. 415 dei Consiglieri Suino e Bertoli ed interrogazione n. 416 dei Consiglieri Suino, Marengo, Riggio Bertoli, Manica e Miglietti relative alla discarica di S. Giusto Canavese


PRESIDENTE

Esaminiamo ora congiuntamente le interrogazioni e le interpellanze relative alla discarica di S. Giusto Canavese.
Risponde l'Assessore Cavallera.
CAVALLERA, Assessore all'ambiente Le interpellanze e le interrogazioni citate in oggetto si riferiscono al progetto di impianto di smaltimento RSAU in località S. Giacomo del Comune di S. Giorgio Canavese e sono state presentate in coincidenza della riunione della Conferenza istruttoria convocata per l'esame di competenza l'1/2/1996.
Le risultanze istruttorie della Conferenza sono state nella maggioranza non favorevoli all'accoglimento del progetto, in quanto si è registrato il parere contrario del Comune di S. Giorgio Canavese, sede dell'impianto; i pareri non favorevoli dei Comuni contermini di S. Giusto Canavese, di Foglizzo, di Montalenghe, di Cuceglio e di Bosconero; il parere non favorevole dell'Azienda USL n. 9 di Ivrea; il parere non favorevole della Provincia di Torino sia per carenze progettuali, sia per valutazione di carattere più generale; il parere non favorevole evidenziato dall'istruttoria congiunta di Assessorato, viste altresì le considerazioni espresse dal Servizio regionale per la prevenzione del rischio geologico.
In particolare, le principali motivazioni di diniego che la Giunta ha ritenuto di sostenere con proprio atto deliberativo nella seduta del 17 maggio u.s. sono le seguenti: il sito individuato per la discarica e per l'impianto di trattamento è stato oggetto fino al 1991 di attività della ditta Ecorecuperi s.r.l., la quale effettuava l'ammasso, il deposito e la cernita di rifiuti speciali provenienti da terzi. Lo stoccaggio di tali residui in loco è tuttavia avvenuto in modo incontrollato, tanto da comportare la contaminazione del suolo e delle acque sotterranee. Pertanto la Provincia di Torino, con deliberazione di Giunta provinciale del 25/1/1991 disponeva la revoca dell'autorizzazione ex DPR n. 915/82, precedentemente rilasciata, e contestualmente obbligava la ditta ad eseguire il ripristino e la bonifica dei luoghi si sottolinea l'alta vulnerabilità dell'acquifero a causa della natura dei terreni e della discontinuità degli orizzonti a bassa permeabilità la recinzione dell'impianto verrebbe a trovarsi a 25 metri dalla Cappella di S. Giacomo, che il Ministero dei Beni culturali ed ambientali ha dichiarato sottoposta a vincolo di tutela ai sensi della legge n. 1089/39 riguardante i beni di interesse storico-artistico l'utilizzo del terreno scavato in loco, come materiale per la ricopertura quotidiana dei rifiuti, non pare prospettabile in considerazione della sua bassa permeabilità. Manca, pertanto, l'indicazione relativa alle modalità di approvvigionamento del materiale di ricopertura e la destinazione del terreno scavato in eccedenza il bacino di utenza individuato risulta essere troppo ampio e generico e privo di un piano dei conferimenti dettagliato per l'impianto di trattamento manca una programmazione in merito ai flussi in ingresso per la separazione dei rifiuti e la previsione delle aree destinate allo stoccaggio dei materiali selezionati non è stato predisposto un adeguato piano di emergenza in caso di contaminazione delle acque sotterranee e superficiali da parte del percolato ed in caso di incendio il progetto presenta rilevanti carenze per quanto riguarda l'impianto di trattamento dei rifiuti e le proposte non sembrano improntate ad un reale recupero essendo indefinita la pronunciata selezione manuale manca una programmazione dei flussi in ingresso all'impianto di separazione e si fa riferimento ad un bacino d'utenza molto esteso, senza tenere conto dei recenti provvedimenti legislativi che riconducono il governo degli RSA alla privativa pubblica non sono indicate le aree di stoccaggio del materiale selezionato rispetto ai progetti già esaminati in occasione dei precedenti dinieghi lo studio di impatto ambientale non fornisce indicazioni più dettagliate ma presenta osservazioni inesatte e non esaustive la prevista sopraelevazione di 9 mrtri rispetto al piano campagna appare eccessiva ed in contrasto con l'areale sottostante; manca inoltre la definizione progettuale del previsto adeguamento della strada di accesso al sito per renderla agibile ai mezzi pesanti.
Per le considerazioni sopra esposte la domanda presentata il 3/11/1995 dalla Servizi ecologici S.p.A., con sede in Torino, intesa ad ottenere l'autorizzazione per l'allestimento e l'esercizio di un impianto di trattamento, selezione e smaltimento controllato di rifiuti solidi ed assimilabili agli urbani in discarica di prima categoria, da ubicarsi in località S. Giacomo del Comune di S. Giorgio Canavese non è stata ritenuta accoglibile.



PRESIDENTE

Ringrazio l'Assessore per la risposta congiunta resa al Consiglio.
La parola al Consigliere Cavaliere per la replica relativa all'interrogazione n. 351, dallo stesso sottoscritta, visto che gli altri Consiglieri si sono dichiarati soddisfatti della risposta dell'Assessore.
CAVALIERE Non intendo affatto distiguermi dai colleghi che hanno con me interpellato l'Assessore sull'argomento. Vorrei soltanto sottolineare che l'istruttoria che l'Assessore ha illustrato con dovizia di particolari è relativa ad un impianto di discarica. Vorrei sapere dall'Assessore cosa differenzia questa discarica, e quindi questa istruttoria, da altre discariche autorizzate dalla Regione che presentavano identici aspetti tecnici.
Vorrei anche sottolineare il fatto che la Conferenza non esprime al momento ragionamenti tecnici, ma valutazioni politiche, supportate in un secondo momento da elementi tecnici.
L'Assessore Cavallera sa benissimo che sono state approvate discariche con stessi elementi di giudizio tecnico quali quelli elencati dall'Assessore e questo potremmo anche dimostrarlo.
So bene di non aver scoperto l'acqua calda; intendo soltanto far rilevare i problemi di gestione della Conferenza, soprattutto quando i tecnici della Regione Piemonte sono anche collaudatori delle discariche che la Regione in sede di Conferenza, autorizza - e questo è un problema, Assessore, già sollevato da tempo.
Si tratta di questioni che occorrerà analizzare a fondo, come credo e spero accadrà in sede di discussione del Piano dei rifiuti della Regione.
Spero anche che non siano sfuggiti ai colleghi e all'Assessore i rilievi brevi ma sostanziali, che rivelano l'incongruità di questo intervento, che sarebbe stato paradossale approvare. Badate, colleghi, che l'intervento non si è approvato solo per le note vicende dell'abbattimento della chiesetta medievale, ecc.; nei luoghi dove invece, per vari motivi, non vi è stata l'attenzione prestata per il caso in discussione, le discariche vengono approvate "pari pari".
E' un problema, questo, Assessore. Gli stessi proponenti del progetto sono coloro che vedono attualmente in essere una serie di altre proposte nella Regione: stessi studi tecnici, stessi progettisti, identiche caratteristiche tecniche. Sono stati presentati, mi pare, altri cinque-sei progetti analoghi in tutta la Regione: ne abbiamo già discusso approfonditamente e sollevato una serie di questioni-chiave - che l'Assessore o fa finta di non capire o non intende affrontare oppure sta affrontando ma non intende farcelo sapere - dalle quali passano le politiche della gestione dei rifiuti della nostra Regione.
Ne parleremo certamente, purtroppo non in maniera definitiva ma diffusa ed approfondita, nel momento in cui l'Assessore ci presenterà il suo programma: già da ora, come già abbiamo fatto nei mesi scorsi, tenevo a risottolineare alcuni aspetti a mio avviso fondamentali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Grazie, Presidente.
Sul provvedimento concordo con il collega Cavaliere: è un bene non aver realizzato questo tipo di impianto; rimane però un fatto, che tengo a segnalare a verbale. E' vero che i motivi addotti per non costruire la discarica sono presenti in moltissime altre situazioni, laddove si esaminano i siti e si propongono delle discariche; è anche vero che, in altre situazioni, gli argomenti addotti per la discarica in discussione non sono stati ritenuti sufficienti.
Vorrei fare un'osservazione all'Assessore, che non è di nuova nomina e quindi, come il sottoscritto, ha memoria di dibattiti che si sono svolti in quest'aula in merito al problema della gestione, delle decisioni in ordine alla realizzazione di impianti di smaltimento rifiuti. L'impressione che ho avuto in questi anni è che ci sia un'assenza di certezza del diritto: manca una sicurezza, una predominanza di una razionalità basata su conoscenze scientifiche.
Noi non ci troviamo, quando opera la Conferenza dei servizi, di fronte ad una certezza del tipo: il sito ha queste caratteristiche tecniche, sono state valutate scientificamente in modo obiettivo e quindi c'è un legame razionale tra lo stato reale delle cose (permeabilità del terreno, distanza dai fabbricati, falde) e le decisioni che prende la Conferenza dei servizi.
C'è una stonatura, non c'è una consequenzialità, non sono sicuro che su un terreno individuato, di pari caratteristiche ad un altro, non si prendano in Conferenza dei servizi, due decisioni diverse.
Questo è molto grave. Ricordo che già altri colleghi in quest'aula, prima di diventare Assessori, lanciarono alte grida su questo fatto, invocando anche svolte di tipo gestionale. Alcuni colleghi divennero Assessori e svolte di tipo gestionale non se ne sono mai viste, e la Conferenza dei servizi continua in un andamento molto ondulante. Un andamento che, di volta in volta, fa discostare le analisi scientifiche dalle decisioni che si prendono, per cui a S. Giacomo il terreno è permeabile, la discarica non si fa, ma a Villanova il terreno è permeabile e la discarica, mi rivolgo all'Assessore, si fa. O non si fa? Quanti di questi casi abbiamo? Assessore, lei si sarà ben reso conto se le osservazioni, risuonate in quest'aula per anni, hanno o meno un fondamento. Potrebbe saperlo facendo una verifica che mette su due colonne le caratteristiche: sulla colonna di sinistra i dati principali per i vari siti e sulla colonna di destra la decisione assunta in ordine all'autorizzazione o meno di quel sito come sito idoneo a realizzare una discarica.
Rediga un libro bianco sul come sono stati dati i pareri; ho la sensazione che i pareri seguano degli impulsi non unicamente scientifici, ma di altro tipo. Quando gli impulsi sono poco controllabili si può anche capire come mai in un caso si dice sì e in un altro si dice no. Compito dell'Assessore è rimettere ordine in questa materia.
L'Assessore ha poi un'eccezionale opportunità, quella che tutto pu cambiare: il Piano dei rifiuti ormai è stato approvato dalla Giunta regionale, anche dal punto di vista della gestione di questa materia si possono rinnovare i metodi, il personale, le competenze e via dicendo, in modo da rimettere a fuoco un problema che rimane spinosissimo dopo anni e anni di malgoverno dello stesso, per assenza di piano e per mille e mille ragioni. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.
CAVALLERA, Assessore all'ambiente Ricordo ai colleghi che probabilmente la questione si risolve già alla radice avendo, con la legge n. 59, deciso di affidare alle Province lo svolgimento delle Conferenze, per cui ad un certo punto cambiano totalmente gli attori, quindi la Regione assume sempre più la funzione di programmazione e di legislazione...
CAVALIERE Cambiano gli attori, ma non il regista! CAVALLERA, Assessore all'ambiente Queste sono cose che lascio ai dietrologi.
Per quanto mi riguarda cerco di garantire al Consiglio che le funzioni residue - che sono quelle, a mio avviso, più qualificanti in ordine alla normativa e alla pianificazione - saranno svolte sempre con maggiore incisività, anche facendo tesoro delle esperienze acquisite all'interno dell'Assessorato - saranno meno operative, la gestione la faranno altri, ma sotto questo profilo ci sarà la possibilità poi di fare dei confronti.
La parte operativa e gestionale è di competenza delle Province, salvo casi eccezionali, come quello a cui faceva riferimento il collega Chiezzi.
Per quanto riguarda il discorso astigiano, sappiamo qual è la situazione di questo comprensorio e quali sono state le conclusioni anche al termine di un certo iter. Ovviamente ogni decisione in sede amministrativa si presta a valutazioni, ognuno è libero di dare il proprio giudizio, si possono anche commettere degli errori, così come si può anche adottare una decisione giusta.
Posso assicurare che quello che è stato proposto dal sottoscritto in questi mesi alla Giunta regionale per deliberazione, sia esso positivo o negativo è comunque il risultato di un convincimento che, al di là degli iter procedurali, è avvenuto dopo lunghe e spinose discussioni.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera - Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli

Interpellanza n. 80 dei Consiglieri Chiezzi e Simonetti relativa all'Ospedale S. Giovanni - Stendardi pubblicitari del Museo delle Scienze


PRESIDENTE

Le interpellanze e le interrogazioni alle quali deve rispondere il Presidente della Giunta saranno discusse a fine seduta, in quanto lo stesso si è dovuto assentare per circa un'ora. Comunque saranno esaurite.
Passiamo ad esaminare l'interpellanza n. 80 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Simonetti, alla quale risponde l'Assessore Leo.
LEO, Assessore al museo di Scienze naturali Per quanto riguarda l'interpellanza n. 80 dei Consiglieri Chiezzi e Simonetti relativa all'Ospedale S. Giovanni, sottolineo che precedentemente c'era stata una visita della Commissione all'ospedale, nella quale avevo sensibilizzato il Direttore dell'ospedale, dottor Bortesi, raccomandando che la vicenda non si ripetesse più e che ci fosse tutta l'attenzione in proposito.
Il dottor Bortesi ha dato garanzia che ciò sarebbe avvenuto e mi ha comunicato, spero che ciò corrisponda al vero, di avere anche informato personalmente il Presidente della Commissione sulla vicenda, e che comunque si sarebbe fatto carico affinché non si ripetano questi errori e queste incongruenze estetiche.
Se però questo non è sufficiente - siccome condivido l'attenzione del Presidente della Commissione Chiezzi sul decoro della città - sono disposto a fare un ulteriore intervento scritto, di indicazione al Direttore del Museo, il quale a suo tempo mi aveva fornito delle spiegazioni in merito dicendo che non si era reso conto della non armonicità.
Spero, come Assessore, che i miei compiti siano stati congrui; se così non fosse mi impegno a mia volta a dare indicazioni al Direttore del Museo.



PRESIDENTE

Grazie.
I Consiglieri interpellanti sono soddisfatti? Prego, Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Grazie, Presidente. Mi rivolgo a tutti i colleghi e per essi anche all'Assessore e direttamente al Presidente del Consiglio.
Questa è una piccola vicenda, senz'altro; però, la cura e l'attenzione ai valori culturali che abbiamo devono essere sempre alte.
L'estate scorsa, passando in Via Giolitti a Torino, angolo Via Accademia Albertina, ho avuto modo di vedere come un'insegna pubblicitaria del Museo Regionale delle Scienze deturpasse, in modo grossolano, la facciata di questo edificio disegnato nel 1680 da Amedeo di Castellamonte.
Rimasi molto sorpreso dai tiranti, dai puntoni e dalle putrelle incastrate in un muro ricco di decorazioni. Se un privato avesse provato a fare un decimo di quelle cose, probabilmente avrebbe avuto molti guai! Feci delle fotografie e misi in moto le procedure che un Consigliere regionale pu fare, dicendo: "Attenzione: questo è veramente un bene deturpato!".
Presentai un'interpellanza al proposito, incontrai il Direttore del Museo e ne parlai anche con il Presidente del Consiglio.
Un giorno di questo fine inverno, passando in Via Giolitti angolo Via Accademia Albertina, mi si è aperto il cuore! Finalmente la facciata era stata liberata da queste attrezzature. E ne rimasi soddisfatto, dicendo: "Ogni tanto si vede qualcosa che va a buon fine!".
Circa dieci giorni dopo, ritransitando in quello stesso angolo, rimasi profondamente deluso, amareggiato ed anche incapace di reagire una nuova volta. Cosa era successo? Era successo che era stata tolta la prima apparecchiatura e dopo dieci giorni era stata montata, in quell'angolo un'insegna degna di Las Vegas! Una cosa che, dal punto di vista progettuale, era ancora più discutibile. Una sorta di striscione fisso carenato a semicerchio, illuminato di notte, incastrato di nuovo nello spigolo di cui interrompeva la continuità. Las Vegas! Allora, mi sono detto: "Fermati! Fermati Chiezzi!". Non si può lottare contro forze che sono evidentemente più solide e più grandi. Mi sono detto: "Non puoi fare una seconda interpellanza in cui scrivi: 'Hanno tolto l'attrezzatura deturpante, però - attenzione! - ne hanno messa un'altra che è più brutta di prima'". "Piantala lì!'" mi sono detto, e così ho fatto. Mi sono fermato, perché c'è anche un limite all'incarnare enne volte Don Chisciotte. Una volta lo si fa ed ha un senso, ma continuando a farlo si diventa veramente delle macchiette! Quindi, ho rinunciato a presentare, con un'altra fotografia, un'altra interpellanza. Però il problema rimane.
Adesso per quanto riguarda i marciapiedi di Via Giolitti, mi si dice che questo tipo di attrezzatura viene svitato e riavvitato solo ogni tanto.
Presidente del Consiglio e Assessore Leo, non voglio più intervenire su questa materia, perché non mi piace essere l'unico critico. Per carità, mi posso rendere conto che ci sono diversità di attenzioni, di sensibilità e su questo problema non agisco più, ma segnalo a voce a due persone e a tutti i colleghi - che so essere sensibili a questo - affinché verifichino loro se questo tipo di attrezzatura è acconcia ad un bene pubblico come è quel Palazzo.
Nel caso loro agissero, potrei aggiungere la mia iniziativa alla loro - ove venisse presa - di puro accompagnamento, ma non insisto più in una battaglia che alla fine, forse, fa addirittura peggiorare le cose anzich migliorarle. Grazie.



PRESIDENTE

Personalmente ringrazio il Consigliere Chiezzi per l'attenzione che dedica al decoro urbano. Infatti, ci sarebbero - almeno dal mio punto di vista moltissimi rilievi da fare su certe improvvisazioni estetiche che deturpano la città; ad esempio, quella indicazione sulle "Pietre figurate e minerali del Piemonte" è oscena, come lo è "La fontana sul fiume".
Vi è una ricorrenza di questi leit motiv che effettivamente mettono in grave imbarazzo chi vuole giudicare una città che dovrebbe essere, anche dal punto di vista del design, sulla cresta dell'onda, perché la nostra è una delle più grandi capitali d'Europa.
Scusate questo breve intermezzo.
Prego, Assessore Leo.
LEO, Assessore al Museo di Scienze naturali Signor Presidente, colleghi Consiglieri, in effetti, anche alla luce del grande successo che ha avuto la "Mostra sul design" che abbiamo portato a Stoccarda, credo che questi richiami siano importanti, e vedo quanto sono sensibili il Presidente del Consiglio e il Presidente della Commissione.
Ancorché la dichiarazione del Presidente Chiezzi risenta di saggezza cinese, questo atteggiamento millenario mi tocca ancora di più. Per cui cercherò di vigilare sulla vicenda.
Intanto rassicuro - almeno su una cosa - sia il Presidente Picchioni sia il Consigliere Chiezzi. Mi sono arrivate altre proposte simili a quelle su: "La fontana sul fiume" e sono state affondate subito. Quelle non le vedrete più in quei termini! Quindi, in questo senso, rassicuro anche il Presidente Picchioni.
Comunque, al di là della battuta, è una vigilanza importante da fare anche su cose che sembrano minime, ma non è sempre facile seguire tutto. Credo vi rendiate conto di questo.
Abbiamo cercato di dare indicazioni in questo senso per tutta una serie di iniziative di grande decoro, ad esempio "Il canto delle pietre", cercando di studiarlo, anche nei particolari, con decoro.
Mi rendo conto che eventuali novantotto cose fatte con garbo non giustificano le due che scappano, perché queste lasciano comunque un segno negativo. Per cui cercherò di raccogliere questo appello particolare in ogni modo.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Interrogazione n. 299 del Consigliere Mancuso relativa alla vacanza del Primariato di Radiologia Generale di Arona


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione n. 299 presentata dal Consigliere Mancuso, alla quale risponde l'Assessore D'Ambrosio.
D'AMBROSIO, Assessore alla sanità L'interrogazione n. 299 del Consigliere Mancuso attiene alla vacanza del Primariato di Radiologia dell'Ospedale di Arona.
La copertura di questo posto è stata autorizzata dalla Giunta regionale con deliberazione n. 136-38303 del 13/9/1994. In forza di tale autorizzazione l'allora USSL n. 53 di Arona bandì il relativo concorso e nominò, per il posto vacante, il vincitore.
Contestualmente si era reso vacante, presso la contigua USSL n. 54 di Borgomanero, il posto di Primario di Radiologia.
L'intervenuta normativa regionale, con la quale si è provveduto all'individuazione degli ambiti territoriali delle Aziende Sanitarie regionali, ha fatto confluire nell'Azienda USL n. 13 le due estinte UU.SS.SS.LL., unitamente a Galliate.
Il trasferimento del Primario Radiologo dall'Ospedale di Arona a quello di Borgomanero si presenta perciò - essendo intervenuto quando il processo di aziendalizzazione era già stato definito - quale conseguenza di un provvedimento del Direttore Generale in materia di riorganizzazione dei servizi, avente rilevanza anche ai fini di un diverso utilizzo delle risorse umane disponibili presso la stessa Amministrazione.
Tale determinazione, rientrante nella sfera di autonomia di cui detto organo dispone, potrebbe essere ribadita definitivamente nell'organigramma aziendale, che le singole Aziende hanno recentemente inviato in Assessorato, e che è attualmente al vaglio della Commissione intersettoriale dell'Assessorato stesso.
In altri termini, il Direttore Generale dell'Azienda in questione potrebbe in sede di definizione dell'organigramma aziendale, procedere all'integrazione funzionale tra i presidi ospedalieri di Arona, Galliate e Borgomanero, unificando i servizi di radiologia sotto la direzione dell'unico Primario attualmente in servizio, oppure ripristinando la situazione ex ante, confermando l'esistenza di due distinti servizi ed attivare conseguentemente la copertura del posto primariale vacante presso l'Ospedale di Arona.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mancuso.
MANCUSO Sono soddisfatto.


Argomento: Viabilità

Interpellanza n. 229 dei Consiglieri Chiezzi, Papandrea, Simonetti e Moro relativa alla circonvallazione di Morano Po


PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza n. 229 presentata dai Consiglieri Chiezzi Papandrea, Simonetti e Moro, cui risponde l'Assessore Masaracchio.
MASARACCHIO, Assessore ai trasporti e alle comunicazioni Al fine di acquisire elementi per la risposta all'interpellanza in oggetto è stata convocata una riunione con il Comune di Morano sul Po, l'ANAS e la Provincia di Alessandria, per verificare la reale situazione di pericolo evidenziata dagli interpellanti, non risultando dai documenti preparatori del Piano regionale dei trasporti una criticità per problemi di sicurezza o punto zero, nella località anzidetta, sull'arco oggetto di indagine nell'ambito della rete di interesse regionale.
Nel corso della riunione, tenutasi l'1/2/1996 presso il Servizio regionale Viabilità, con il Sindaco di Morano sul Po, Migliavacca Paolo, e con il Direttore tecnico del Compartimento ANAS, ing. Postiglioni, è stato riesaminato il vecchio progetto di fattibilità ed analizzato alla luce delle realizzazioni nel frattempo intervenute, che si riferiscono fondamentalmente ai due sovrappassi alla linea ferroviaria Chivasso Castelrosso sostitutivi di P.L. già previsti nell'anzidetto progetto, e poi realizzati autonomamente dalle Ferrovie dello Stato, nel programma di ammodernamento della linea ferroviaria Castelrosso-Casale.
Si è potuto constatare, anche da un confronto con la variante di PRGC vigente, approvato dalla Regione nel 1992, che la variante contempla aree destinate alla realizzazione di una possibile variante alla SS 31 bis, con il ricongiungimento dei due sovrappassi, come nel vecchio progetto, per cui è ancora possibile studiare una revisione del progetto di fattibilità a suo tempo approvato dalla Regione e predisposto dall'ANAS, in coerenza con lo S.U., adeguato alle nuove normative.
L'ANAS si è quindi impegnata ad una verifica progettuale dello stesso e ad una revisione della viabilità di progetto, studiando soluzioni diverse più adeguate, anche ai fini della sicurezza, predisponendo in tempi brevi un progetto di massima.
Conseguentemente, l'intervento è stato incluso nell'elenco dei progetti in corso di elaborazione da parte dell'Ente come progetto di massima per un importo stimato di 30 miliardi, allegato alla nota del 16/2/1996, che l'Amministratore dell'ANAS, dottor D'Angiolino, ha indirizzato al Presidente della Giunta regionale on. Ghigo, con la quale comunicava la non attuazione del Piano stralcio triennale 1994/1996 conclusivo del piano decennale della viabilità di grande comunicazione dello Stato e la sua sostituzione con un piano annuale conclusivo per il solo 1996, con l'attribuzione alla Regione Piemonte di 150 miliardi circa, pari alla quota di ripartizione regionale stabilita dal piano decennale (6,7%) sulle assegnazioni definite dalla legge finanziaria per il 1996, per poi passare ad una programmazione triennale a partire dal 1997, secondo le indicazioni del Parlamento, invitando la Regione a riesaminare il Piano regionale della viabilità al fine di comunicare quali opere debbano essere attuate nel corso del 1996 in base alla loro effettiva appaltabilità.
La Giunta regionale, nel predisporre la deliberazione per le indicazioni per il piano annuale 1996, ha inteso segnalare all'ANAS anche una serie di opere da valutare con il Consiglio regionale alla luce dei nuovi criteri emanati dal Parlamento, che costituisca la base per le indicazioni regionali per la redazione del prossimo programma triennale 1997/1999 indicando fra di esse anche la circonvallazione di Morano sul Po.
Resta il problema della progettazione esecutiva che l'ANAS ha dichiarato di non poter sviluppare in tempi brevi.
A completamento di quanto sopra, si può fornire una scheda relativa agli incidenti avvenuti nella località dal 1985 al 1995 rilevati dalla Regione Carabinieri Piemonte Valle d'Aosta, Stazione di Balzola, da cui si rileva una incidentalità ricorrente, comunque non particolarmente grave, ma necessitante di una soluzione adeguata, che può opportunamente essere individuata, in una prima fase, dalla posa in opera di adeguati dissuasori e limitatori della velocità lungo la traversa interna al concentrico ed in prossimità della curva posta al centro dell'abitato.
Fornirò la documentazione agli interpellanti, e faccio presente che, per la predisposizione del Piano, l'Assessorato insisterà con la Provincia di Alessandria - che, fra l'altro, l'1/2/1996 è stata assente - per definire una possibile coprogettazione, fissando a tal fine un incontro con la stessa Provincia, il Comune di Morano e l'ANAS.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.
MORO In relazione all'interpellanza urgente n. 229 del 26/10/1995 di ben sette mesi fa, il Gruppo di Rifondazione Comunista si interessava dei gravi problemi di invivibilità relativi alla circonvallazione di Morano sul Po nel Casalese, cui l'Assessore regionale Masaracchio ha risposto per iscritto il 17/4/1996.
Pur apprezzandone l'interessamento, ne siamo totalmente insoddisfatti perché vorremmo più concretezza ed urgenza nella soluzione positiva del grave problema sollevato.
Non è stato ancora fatto nulla sulla Statale 31 bis (Casale-Vercelli), che attraversa il centro del paese e forma una doppia curva pericolosissima per l'incolumità fisica degli abitanti, che sono costretti ad attraversare la statale in quel punto per poter accedere ad alcuni servizi indispensabili quali la farmacia, la fermata del bus, la stazione ferroviaria.
Come Gruppo di Rifondazione Comunista guardiamo con interesse dove si attesta che, alla luce dei nuovi criteri emanati dal Parlamento, si terrà conto anche della predetta circonvallazione di Morano da inserire nel prossimo programma triennale dell'Assessorato competente 1997/1999 che anche se resta grave il problema dell'ANAS, asserisce di non poter progettare in tempi brevi.
Auspichiamo chiaramente che l'Assessorato competente interessi al più presto la Provincia di Alessandria, assente alla specifica riunione dell'1/2/1996, come ha ricordato poc'anzi l'Assessore, per definire una possibile progettazione unitamente al Comune di Morano e all'ANAS.
Infine, speriamo che questo importante problema venga risolto al più presto, nell'interesse esclusivo della popolazione interessata, che è già stata colpita duramente dall'alluvione.


Argomento: Calamità naturali

Interrogazione n. 313 dei Consiglieri Spagnuolo e Angeli relativa all'ordine del giorno n. 40 in ordine alla richiesta di modifica anche temporanea della legge n. 185/92


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 313 presentata dai Consiglieri Spagnuolo e Angeli.
Risponde l'Assessore Bodo.
BODO, Assessore all'agricoltura La legge 14/2/1992, n. 185, relativa alla "Nuova disciplina del Fondo di solidarietà nazionale", che prevede interventi per i danni derivanti all'agricoltura da calamità naturali o da avversità atmosferiche di carattere eccezionale, ha introdotto, rispetto alle precedenti leggi aventi lo stesso scopo, la n. 364/70 e la n. 590/81, importanti novità caratterizzate dalla possibilità di indennizzare finalmente anche il prodotto perduto.
L'art. 9, infatti, prevede il risarcimento dei danni provocati alle colture ed alle strutture dalla grandine, dal gelo, dalla brina e da altre avversità atmosferiche a mezzo di contratti di assicurazione che i Consorzi di difesa possono stipulare, in nome e per conto dei soci, con società assicurative autorizzate all'esercizio del ramo grandine.
L'assicurazione prevista è di tipo agevolato, in quanto le spese per le polizze assicurative sono sostenute con il contributo statale nella misura del 50%.
I contratti, a scelta dei soci, possono riguardare una o più colture ed una o più avversità.
Queste ultime vengono stabilite, entro il 30 novembre di ogni anno, per l'anno successivo, con decreto del Ministro delle Risorse agricole alimentari e forestali, sentite le Regioni, le Province autonome ed i Consorzi di difesa.
Il Ministro, con decreto 30/11/1994, ha stabilito le colture e gli eventi calamitosi ammessi per il 1995 per tutte le Regioni, accogliendo in parte la richiesta, formulata con nota n. 4682 del 18/10/1994, dal nostro Assessorato all'agricoltura, sentite le Organizzazioni professionali agricole ed i Consorzi di difesa, ed ammettendo, nello specifico elenco dell'assicurazione agevolata, la grandine e tutte le colture agricole dell'intero territorio regionale, escludendo tra le colture le coste, le piante ornamentali, officinali e floricole e tra le avversità il gelo e la brina.
Tale procedura, che è entrata in vigore a partire dal 1993, non consente alle Regioni di delimitare il territorio colpito, di accertare i danni conseguenti e di avanzare al Ministero delle Risorse agricole, alimentari e forestali la proposta di declaratoria dell'eccezionalità dell'evento prevista dall'art. 2, comma primo, della legge n. 185/92, anche perché, fra l'altro e soprattutto, il primo comma del successivo art. 3 stabilisce che sono esclusi dalle agevolazioni, concesse con lo stesso articolo, i danni ammissibili all'assicurazione agevolata.
La Giunta regionale, pertanto, non poteva richiedere il decreto ministeriale di declaratoria dell'evento eccezionale per i Comuni colpiti dalle grandinate dell'estate scorsa.
L'atto, infatti, sarebbe stato illegittimo ed ininfluente ai fini degli interventi di legge previsti per i danni alle colture.
Per lo stesso motivo altre Regioni, come l'Emilia, che avevano accusato gravissimi danni alle coltivazioni ammesse all'assicurazione agevolata, non hanno potuto attuare la procedura della richiesta di declaratoria dell'eccezionalità dell'evento.
In ogni caso, tenuto conto della gravità dei danni causati dalle grandinate alle colture frutticole e viticole in particolare, l'Assessorato all'agricoltura, pur nell'impossibilità della delimitazione, ha raccolto e verificato le segnalazioni dei danni inviate dai Sindaci e, con nota n.
4339 del 24/8/1995, ha inviato al Ministero competente l'elenco dei Comuni danneggiati.
Per quanto si riferisce alla richiesta di modifica della legge n. 185/92 la struttura competente dell'Assessorato aveva avviato lo studio della relativa proposta, anche se risultava alquanto improbabile poter ottenere la modifica medesima entro i termini e le scadenze fissati dalla normativa per consentire l'indennizzo dei danni alle colture non assicurate.
Intanto il DL 20/11/1995, n. 491, relativo al rifinanziamento degli interventi programmati in agricoltura di cui alla legge n. 46/95, reiterato con il DL 19/1/1996, n. 26, ha modificato il comma primo dell'art. 3 della legge n. 185/92 limitando, a decorrere dagli eventi calamitosi verificatisi nel 1995, l'esclusione delle agevolazioni previste dallo stesso articolo solo ai danni alle produzioni assicurate.
Anche se il DL è stato emanato un mese dopo il termine di scadenza utile per la proposta di declaratoria della eccezionalità degli eventi calamitosi dell'agosto 1995, al fine di evitare che si operasse una discriminazione verso gli agricolotri piemontesi, nell'attivare i Settori decentrati dell'Agricoltura alle verifiche e ai procedimenti di competenza ai fini della delimitazione delle zone colpite dalle grandinate, si è chiesto perentoriamente al Ministero di considerare la lettera del 24 agosto come richiesta di declaratoria ed, in accordo con le altre Regioni interessate di considerare i 60 giorni di tempo per perimetrare le zone dalla data di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto legge in questione.
La Giunta regionale, con deliberazione n. 81-5359 del 15/1/1996, ha provveduto a richiedere la declaratoria dell'esistenza delle agevolazioni previste dalla legge n. 185/92, art. 3, lettera c) - prestiti quinquennali con l'abbuono del 40% per la ricostituzione dei capitali di conduzione - e lettera d) - prestiti quinquennali di esercizio - per le grandinate verificatesi dal giugno all'agosto 1995 nelle Province di Alessandria Asti, Cuneo, Novara, Torino e Vercelli.
La deliberazione della Giunta regionale è stata trasmessa al Ministero delle Risorse agricole, alimentari e forestali il 25/1/1996, per cui si rimane in attesa che lo stesso Ministero provveda ad emanare il relativo decreto di dichiarazione dell'esistenza del carattere di eccezionalità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeli.
ANGELI Prendo atto della risposta dell'Assessore Bodo e lo ringrazio per avermi dato in tempo utile la risposta scritta.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura

Interrogazione n. 462 dei Consiglieri Farassino, Galli, Dutto e Rosso relativa all'indennità compensativa ai risicoltori per l'applicazione del DCM


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 462 presentata dai Consiglieri Farassino Galli, Dutto e Rosso.
Risponde ancora l'Assessore Bodo.
BODO, Assessore all'agricoltura La politica agricola dell'Unione Europea è orientata a portare un miglior equilibrio dei mercati e a favorire la competitività dell'agricoltura comunitaria.
In questa ottica, il Consiglio dell'Unione Europea, considerato, fra l'altro, che: l'Unione Europea si è impegnata nell'ambito dell'Uruguay Round a ridurre progressivamente i dazi doganali, per cui si rende necessario ridurre contestualmente i prezzi comunitari per salvaguardare la competitività del prodotto comunitario la riduzione dei prezzi comunitari porta ad un'erosione del reddito dei produttori per cui, al fine di mantenere gli attuali livelli di redditività della risicoltura, si rende necessario un regime di pagamenti alla produzione calcolato ad ettaro e fissato in funzione del calo dei prezzi e delle rese agronomiche il 22/12/1995 ha adottato il Regolamento n. 3072/95, relativo all'organizzazione comune del mercato del riso.
L'art. 6 del Regolamento in questione prevede che i produttori comunitari di riso hanno il diritto ad un pagamento compensativo ad ettaro di superficie seminata pari, per l'Italia, a 106, 212 e 318,01 ECU rispettivamente per le campagne 1997/1998, 1998/1999 e 1999/2000.
I pagamenti saranno effettuati tra il 16 ottobre ed il 31 dicembre successivo alla campagna in corso, individuata tra l'1 settembre ed il 31 agosto dell'anno successivo.
L'AIMA, come Azienda di Stato per gli Interventi nel Mercato Agricolo gestisce tutti i Regolamenti che prevedono la concessione di premi ed indennità a favore di produttori agricoli. Si presume, pertanto, che sarà assegnata alla stessa Azienda la gestione del Regolamento n. 3072/95 relativo all'organizzazione comune del mercato del riso.
Attesa l'enorme importanza che riveste la risicoltura in Piemonte, la Giunta regionale adotterà tutte le iniziative e i provvedimenti che si renderanno necessari ed opportuni per favorire la competitività della produzione piemontese e mettere i risicoltori piemontesi al riparo da speculazioni e strumentalizzazioni che possano danneggiarli.
Particolare attenzione sarà posta, inoltre, nell'ambito delle discussioni che si terranno nelle specifiche Conferenze Stato-Regioni e nelle varie riunioni tecniche che il Ministero competente convocherà per l'applicazione pratica del Regolamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rosso.
ROSSO Siccome la risposta è stata molto articolata, chiedo copia della relazione scritta.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione n. 359 del Consigliere Cavaliere relativa alla piattaforma tossico-nocivi di Tortona, interrogazione n. 360 del Consigliere Cavaliere interpellanza n. 423 dei Consiglieri Chiezzi e Papandrea ed interpellanza n. 440 dei Consiglieri Farassino, Dutto, Rosso e Galli relative alla discarica rifiuti urbani nel Comune di Foglizzo


PRESIDENTE

Passiamo ora ad esaminare una serie di interrogazioni ed interpellanze relative alle discariche dei Comuni di Tortona e di Foglizzo.
Risponde l'Assessore Cavallera.
CAVALLERA, Assessore all'ambiente Signor Presidente, colleghi Consiglieri, rispondo innanzitutto all'interrogazione n. 359 del Consigliere Cavaliere.
Con questa interrogazione il collega Cavaliere intende conoscere quali progetti di trattamento rifiuti sono in discussione nell'area di Tortona; a quali imprese fanno riferimento; in quali siti si localizzerebbero; infine come i progetti si inseriscono nelle politiche regionali sui rifiuti.
Le richieste di approfondimento hanno come premessa la presentazione alla Comunità Europea, da parte della precedente Amministrazione comunale di Tortona, del progetto di un impianto di stoccaggio ed incenerimento di rifiuti urbani ed industriali. E' da precisare innanzitutto che il Comune di Tortona non risulta aver presentato domanda di finanziamento a valere sul Regolamento CEE n. 2081/93 (Azione 4.3).
In fase di istruttoria sono stati analizzati alcuni progetti da realizzarsi sul territorio del Comune di Tortona, aventi i seguenti titoli: progetto definitivo dell'impianto di trattamento chimico-fisico dei residui liquidi industriali e civili con adeguamento dell'impianto di depurazione di Tortona, presentato dal Consorzio Bonifica dello Scrivia di Novi Ligure recupero energetico ed ambientale delle discariche controllate di prima categoria di Novi Ligure e Tortona, presentato dal Consorzio Smaltimento rifiuti solidi Ovadese e Valle Scrivia.
Questi interventi sono stati valutati non ammissibili al finanziamento in quanto prevedevano il trattamento di tipologie di rifiuti non previste dalla misura (misura della CEE) e non rientravano completamente nell'obiettivo di realizzare un sistema di valorizzazione dei rifiuti.
Inoltre, in sede di Comitato di sorveglianza per l'obiettivo 2 tenutosi il 5/12/1995, in considerazione dei numerosi problemi sorti sulle percentuali di finanziamento concesso e sulla identificazione dei soggetti beneficiari è stata presa la decisione di rivedere l'intera azione 4.3 e di bloccare ogni finanziamento a valere sulla stessa. Oggi si è ancora in fase di concertazione con la Commissione Europea allo scopo di modificare l'azione.
E' stata infatti chiesta la procedura prevista dal regolamento di comunicazione scritta a tutte le Direzioni e a tutti i partecipanti al Comitato di sorveglianza e l'11 aprile u.s. sono scaduti i termini per la pronuncia da parte della Commissione Europea.
Successivamente l'Assessorato provvederà ad indire i nuovi bandi con le nuove procedure, riaprendo i termini di presentazione delle domande di finanziamento.
In sostanza, per tradurre in modo più comprensibile, la questione atteneva alle società miste, perché la CEE preferisce agire a regime di totale trasparenza e, quindi, nel caso di privati la percentuale è di un certo tipo, mentre nel caso di soggetti pubblici la percentuale è superiore, per cui queste società miste creano grossi problemi. Tutto è stato rivisto.
Purtroppo passano mesi da quando si redigono le risposte alle interrogazioni (questa era datata 2 aprile). Quindi, vi è stato un piccolo aggiornamento, ma tornando all'oggetto principale della domanda non vi è nulla da segnalare per quanto riguarda gli atti dell'Assessorato.
Per quanto riguarda l'interrogazione n. 360 e le interpellanze n. 423 e n.
440 la risposta è cumulativa.
L'interrogazione e le interpellanze specificamente riferite all'ipotesi di costruzione di una discarica di rifiuti solidi urbani nel Comune di Foglizzo, evidenziano sostanzialmente l'opposizione della cittadinanza e degli amministratori all'insediamento, per ragioni di carattere ambientale di viabilità e per i ritrovamenti di origine romana.
In primo luogo, è da precisare che il Consorzio AISA, nel rispetto della programmazione del vigente Piano regionale per l'organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti, nonché nell'ottica delle ultime direttive CEE circa la raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani allo scopo di diminuirne la quantità, stabiliva d'intesa con i Comuni di Montanaro Rondissone e Foglizzo, di adottare un Piano dei siti con le idonee garanzie di ordine idrogeologico ed ambientale per la localizzazione degli impianti di deposito, selezione e smaltimento dei rifiuti consortili.
Nonostante le garanzie fornite, la nomina di Commissioni ad hoc e la designazione di esperti del Politecnico di Torino, il Comune di Foglizzo (che nel frattempo aveva cambiato Amministrazione) opponeva netti rifiuti alla localizzazione di impianti sul proprio territorio. Nonostante i precedenti accordi sul Piano dei siti e con il proprietario dei fondi individuati per i sondaggi, ossia per verificare la compatibilità ambientale o meno dei siti prescelti, il Comune denegava l'accesso ai medesimi, per cui si è dovuto ricorrere, ai sensi di legge, all'accesso forzoso sul medesimo sito di Foglizzo non per allestire impianti, ma semplicemente per verificarne l'idoneità.
L'atteggiamento del Comune di Foglizzo, che è addirittura fuoriuscito dal Consorzio, ha rallentato notevolmente l'allestimento dei progetti di impianti di smaltimento, donde la ventilata possibilità del ricorso al Commissario regionale.
E' peraltro da precisare che le scelte dei Consorzi e delle Aziende intercomunali preposte allo smaltimento dei rifiuti sono autonome e che l'area offerta dal Comune di Foglizzo per l'insediamento della discarica consortile, prima che il Comune abbandonasse il Consorzio (ovviamente è un sito alternativo), ricadeva in pieno vincolo della legge n. 431, e quindi era difficilmente utilizzabile.
Peraltro, nessuna segnalazione di rinvenimento di reperti archeologici risulta pervenuta relativamente al sito poi prescelto dall'AISA.
In ogni caso, la proposta di Piano per lo smaltimento dei rifiuti approvata dalla Giunta regionale nelle settimane passate, ed attualmente nella prima fase di osservazione da parte di chi ne abbia interesse, dovrebbe consentire di realizzare quelle proposte di supporto alla pianificazione dei siti che contemperino l'esigenza di smaltimento con la tutela dell'ambiente, del paesaggio e soprattutto della sicurezza e salute dei cittadini.
Specificamente, infine, dopo la delega ai sensi della L.R. n. 59 alle Province operante fin dal gennaio di quest'anno, l'esame del progetto consortile AISA per l'allestimento degli impianti di smaltimento, spetterà alle Conferenze provinciali, e su questi dovrà esprimersi pertanto la Provincia di Torino.
Aggiungo un'informazione. Per quanto riguarda la vicenda che opponeva il Comune di Foglizzo all'AISA con fase di acuta tensione, ce ne siamo fatti carico come Regione perché, anche se non abbiamo più una competenza diretta, tuttavia svolgiamo un ruolo di vigilanza e di collaborazione con la Provincia. Abbiamo quindi organizzato degli incontri, al termine dei quali è stato raggiunto un primo risultato: il Comune di Foglizzo ha aderito ad una convenzione con l'AISA; non è rientrato nel Consorzio, ma comunque sono stati fatti passi significativi in questa direzione.
Mi auguro che la questione trovi presto una soluzione definitiva.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.
CAVALIERE Sulla questione di Tortona l'Assessore ha detto che non risulta nulla invece risultano due istruttorie non concluse e la nostra domanda si riferiva proprio a questo. Risultava qualcosa che non era del Comune, ma del Consorzio. Mentre, per quanto riguarda Foglizzo, l'Assessore rimanda al Piano dei rifiuti non ancora approvato, ma in fase di consultazione da parte della Giunta. Si faranno le consultazioni del Consiglio e l'Assessore dice che - in base a questo Piano che non abbiamo - l'iniziativa dovrebbe realizzarsi. Dopodiché c'è tutto il problema relativo ai Consorzi, ai Comuni consorziati, a ciò che determina la legge n. 59 rispetto all'obbligarietà di consorzio.
In questo senso sarebbe interessante capire la situazione di tutti i Comuni del Piemonte. Assessore, quanti Comuni non risultano consorziati nei bacini individuati o nei Consorzi già in essere nel territorio regionale? Se ci troviamo in presenza di altre situazioni analoghe bisognerebbe capire il motivo dell'accanimento dei funzionari del Settore Ecologia, del nostro Ente, nei confronti del Comune di Foglizzo affinché accetti l'ipotesi e la proposta del Consorzio in oggetto.
Non si capisce perché siano state fatte una serie di pressioni indicibili nei confronti di questo Comune, che ha scelto di uscire da un Consorzio che non rispettava un programma prestabilito.
Questo era l'oggetto della domanda a cui lei, Assessore, non ha dato risposta. Le risposte a domande molto precise non riusciamo ad averle. Ci rimettiamo alla vostra clemenza.


Argomento: Opere pubbliche - Calamità naturali

Interpellanza n. 453 dei Consiglieri Chiezzi e Papandrea relativa alla riparazione dei danni alluvionali


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interpellanza n. 453 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Papandrea.
Risponde l'Assessore Cavallera.
CAVALLERA, Assessore ai lavori pubblici e tutela del suolo Con l'interpellanza n. 453 i Consiglieri regionali Chiezzi e Papandrea avendo appreso che è in corso un'indagine della Magistratura circa l'esecuzione dei lavori di riparazione dei danni provocati dalle alluvioni del settembre 1993 e del novembre 1994, finalizzati alla sistemazione di argini e alvei di fiumi e torrenti in Valle di Susa e di Lanzo e che l'indagine verterebbe sulla difformità dei materiali usati rispetto a quelli previsti dai progetti, vogliono conoscere: quali siano gli appalti oggetto di inchiesta della Magistratura quali siano i documenti sequestrati se i lavori i cui documenti sono stati sequestrati siano stati collaudati quali siano stati i responsabili della direzione dei lavori e dei collaudi quali verifiche la Regione abbia compiuto per controllare la corrispondenza dei lavori eseguiti a quelli previsti nel progetto e nel capitolato.
Preliminarmente è da precisare quanto segue.
I provvedimenti legislativi che hanno attivato spesa per far luogo alla riparazione dei danni subìti in conseguenza dell'evento alluvionale del settembre 1993, prescrivevano il trasferimento delle risorse ad integrazione dei bilanci comunali (vedasi art. 3, comma primo, del DL n.
401/93, convertito poi nella legge n. 471/94); di conseguenza, nell'ambito delle disponibilità di cui all'art. 3 del DL n. 401/93, le risorse, pari a 32 miliardi, sono state programmate dall'Amministrazione regionale ed assegnate agli Enti, sulla base dei progetti esecutivi, nella misura iniziale del 70%, anziché il 100% prescritto del contributo.
Detta linea amministrativa, sostanzialmente, ha inteso un principio di autotutela della Pubblica Amministrazione, salvaguardando comunque l'autonomia gestionale degli Enti locali, laddove la medesima veniva chiamata al saldo sulla base di atti finali di gestione dei lavori.
Infatti, la progettazione, l'affidamento, la direzione dei lavori, gli adempimenti finali, il collaudo oppure la certificazione di regolare esecuzione sono stati demandati ai predetti Enti beneficiari.
La Giunta regionale, allo scopo di accelerare le procedure, trattandosi di interventi urgenti, ha affidato l'incarico di esprimere pareri sui progetti per importi fino a 500 milioni, ad un gruppo di lavoro interassessorile mentre, detti pareri, per importi superiori ai 500 milioni, sono stati espressi dal Comitato Regionale Opere Pubbiche ai sensi e per gli effetti dell'art. 18 della L.R. n. 18/84.
Nel merito dei quesiti proposti si riferisce che è stato consegnato alla Magistratura l'elenco, di cui all'allegato 1, riguardante le opere del territorio provinciale di Torino, mentre non sono stati eseguiti sequestri formali presso gli uffici dell'Amministrazione regionale. Sono state invece, consegnate, a richiesta, note in possesso dei Servizi regionali competenti ritenute utili dall'Autorità Giudiziaria. Inoltre non risultano documenti attestanti collaudazioni di opere realizzate. Gli unici interventi, per i quali risultano essere stati emessi certificati di regolare esecuzione, riguardano opere di somma urgenza finanziate ai sensi della L.R. n. 38/78, progettati e diretti dal Servizio Opere Pubbliche di Torino, secondo le norme del capitolato speciale d'appalto nei Comuni di Groscavallo, Lanzo Torinese e Chialamberto.
La Regione Piemonte, che ha demandato la gestione agli Enti locali, secondo quanto previsto dalla legge, non ha modo di conoscere l'affidamento della direzione lavori e dei collaudi delle opere. Le verifiche, a cui l'interpellanza in oggetto fa riferimento, consistono non tanto nell'accertamento puntuale ad opere in corso, quanto invece nella fase istruttoria autorizzativa, intendendo per autorizzazione quella, in forma di nulla osta, di cui al Regio Decreto n. 523 del 1904 o l'autorizzazione della Giunta regionale, ai sensi dell'art. 82 del DPR n. 616/77 relativamente alle zone vincolate ai sensi della legge n. 431/85, ovvero detta verifica deve intendersi in primo luogo come verifica di utilità dell'opera sulla base dei programmi regionali approvati. Ciò nonostante, i casi che, per qualsivoglia circostanza, sono risultati dubbi rispetto ai progetti approvati, sono stati formalmente segnalati dal Servizio Opere Pubbliche di Torino, invitando gli Enti concessionari ad adottare i conseguenti provvedimenti amministrativi (consegnerò alcune fotocopie agli interroganti per un eventuale loro esame).
In conclusione, per rendere più esaustiva la risposta in ordine ai quesiti posti, si evidenzia che, dal punto di vista amministrativo, le strutture tecniche regionali hanno sottoposto al Comitato Regionale Opere Pubbliche una relazione istruttoria sulla congruità del nuovo prezzo per massi prelevati dall'alveo. Ciò al fine di dettare ai progettisti e direttori dei lavori l'ordine di grandezza dello stesso, ogni qualvolta sia stato necessario utilizzare massi provenienti dall'alveo anziché massi di cava per la realizzazione di difese spondali. Il predetto nuovo prezzo è stato parametrato rispetto a quello omologo, previsto nell'elenco prezzi della Regione Piemonte, approvato con deliberazione della Giunta regionale del 7/8/1995. Non può essere, comunque, espresso un criterio di validità generale, sia che trattasi di scogliere realizzate con massi di cava, sia che trattasi di scogliere realizzate con massi provenienti dall'alveo.
Infatti, fatte salve le condizioni al contorno di una qualsivoglia difesa in termini di finalità ed efficacia della struttura, va sottolineato che nel momento in cui l'Amministrazione regionale ha adottato nel proprio elenco prezzi la formazione di scogliere con massi provenienti da alveo, ha assegnato conseguentemente a detto materiale valenza di idoneità tecnica.
Tant'è vero che la descrizione della voce elenco prezzi fissa qualità, peso dell'unità di volume e volume in analogia a quanto fissato per il materiale proveniente da cava.
Ciò nonostante, il gruppo di lavoro deputato all'espressione del parere tecnico ha, di norma, richiesto e prescritto un diaframma di calcestruzzo debolmente armato, a cui affidare il compito di stabilità globale delle scogliere, a presidio di possibili scalzamenti dovuti a modificazioni di fondo alveo.
Detto accorgimento strutturale è stato ritenuto essenziale poiché esso rappresenta la condizione necessaria ad assicurare la stabilità nel tempo delle opere innanzidette, indipendentemente dalla provenienza del materiale di equipollente qualità litoide.
In sostanza, si attendono eventuali sviluppi all'attività che altre sedi portano avanti per quanto di loro competenza; per quanto di competenza regionale è preminente il ruolo di approvazione dei progetti e quindi, in quella sede, possiamo dare conto che gli organi tecnici regionali essendosi resi conto della possibilità di utilizzo di un materiale o di un altro, hanno fatto le debite prescrizioni, prevedendo normative, prezzi e così via. Questo è quanto onestamente poteva fare l'Amministrazione regionale, ferme restando le responsabilità di appalto, di direzione lavori e di collaudo che, in base alla legge n. 471, sono passate totalmente alle Amministrazioni beneficiarie dei contributi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Intervengo solo per chiedere di poter approfondire la complessa risposta ricevendone il testo scritto, con tutti gli allegati.


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 588 dei Consiglieri Ferrero, Burzi, Galli, Grasso e Scanderebech relativa alla richiesta di informazioni circa l'esito del procedimento della formazione della legge regionale diretta all'erogazione dell'anticipazione straordinaria al Comune di Cuorgnè per l'acquisizione della ex Manifattura


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 588 presentata dai Consiglieri Ferrero, Burzi, Galli, Grasso e Scanderebech, alla quale risponde l'Assessore Gallarini.
GALLARINI, Assessore al patrimonio Signor Presidente e signori Consiglieri, in risposta all'interrogazione dei Consiglieri citati, penso vadano svolte alcune considerazioni, ricostruendo un po' la cronistoria.
Il Sindaco del Comune di Cuorgnè ha presentato al Presidente della Giunta regionale, nell'autunno dello scorso anno, una proposta di Accordo di programma tra Comune, Comunità montana, Provincia di Torino e Regione Piemonte, per l'acquisto e la ristrutturazione del complesso industriale dismesso, noto come "ex Manifattura di Cuorgnè".
La Giunta regionale ha provveduto ad approfondire la questione, con l'intento di trovare elementi che potessero sostenere un intervento finanziario, che era ritenuto opportuno per due motivi: dare un segnale di attenzione all'area Canavese, che negli ultimi anni è particolarmente segnata da crisi dell'occupazione porre le minime condizioni di partenza per gestire un recupero urbano che, al momento, non era proponibile neppure per finanziamenti CEE in quanto né il proprietario era in condizione di rilanciare un'iniziativa, n il Comune poteva candidarsi a sostenerla, non essendone proprietario.
Gli Uffici regionali hanno predisposto, nell'ottobre 1995, l'istruttoria della proposta di Accordo, raccogliendo informazioni sui principali aspetti quantitativi, sulle modalità di acquisizione dell'area e dei fabbricati sulle ipotesi di riutilizzo proposte. Si è dedicata in tale occasione particolare cura a riscontrare l'esistenza di impegni concreti da parte della Provincia di Torino e della Comunità montana Alto Canavese, che potessero sostenere, sin dal momento dell'acquisizione, un intervento congiunto, da formalizzare come Accordo di programma, ex art. 27 della legge n. 142/90. Si è però riscontrato il solo interesse della Comunità montana ad utilizzare una piccola parte della volumetria complessiva, ad acquisto avvenuto.
La conclusione dell'istruttoria ha messo in evidenza che l'acquisto dei beni soggetti ad asta fallimentare vedeva solo due protagonisti: il Comune di Cuorgnè e la Regione. Pertanto, si configurava come una richiesta di mera anticipazione finanziaria sostenibile con legge regionale; la cifra richiesta in allora dal Sindaco di Cuorgnè era di 2 miliardi.
Visti i tempi stretti di aggiudicazione all'asta pubblica dei beni in oggetto, si è predisposto quindi un disegno di legge, che prevedeva un'anticipazione straordinaria di 2 miliardi al Comune di Cuorgnè.
Per sveltire i tempi, la formazione della legge era contestuale alla verifica di legittimità dell'iniziativa, verifica che ha dato adito a dubbi tali da farla decadere. La legge, pronta a dicembre 1995, non ha avuto pertanto ulteriore corso. Come ci è stato detto anche dall'arch. Bianco che ha predisposto la risposta che vi sto leggendo dal punto di vista tecnico e che dall'inizio ha seguito la questione relativamente alla richiesta iniziale del Comune di Cuorgnè, si tratta ovviamente di una distorsione nei confronti di una legge di Accordo di programma, perché si va verso un'anticipazione di fondi, e ovviamente la Regione non è un istituto bancario che concede prestiti e mutui.
Come ultimo tentativo di costruire un Accordo di programma, si è ancora tenuta una riunione, in data 25/3/1996, con il Sindaco di Cuorgnè, un Assessore della Comunità montana e i dirigenti degli uffici di Programmazione della Provincia di Torino e della Regione Piemonte conclusasi con l'impegno a trasmettere alla Regione eventuali atti che manifestino un concreto interesse della Provincia. Ad oggi, non sono pervenuti elementi che consentano di sostenere un Accordo di programma.
L'Assessore della Provincia, Camoletto, mi ha telefonato non più tardi di otto giorni fa, dicendo che la risposta che avrebbero dato al Comune di Cuorgnè - e che ci trasmetteranno per conoscenza - è negativa.
Si è sondata da ultima l'ipotesi di predisporre un disegno di legge per sostenere interventi di recupero delle aree dismesse, in tutti i casi che hanno caratteristiche simili a quella di Cuorgnè. Questa ipotesi, non contestabile dal punto di vista giuridico e dell'equità, ha però un peso finanziario non indifferente. Per una Regione di antica industrializzazione come il Piemonte, con localizzazioni diffuse ed ormai obsolete, l'onere sembra difficilmente sopportabile dal bilancio regionale; pertanto è stata accantonata a favore di interventi CEE certamente più risolutivi, anche se attivabili solo quando si è risolto l'assetto proprietario dell'area.
Questa è sostanzialmente la cronaca di quanto è avvenuto, dei tentativi di coinvolgimento che abbiamo inseguito e del risultato conseguito ad oggi che vede l'iniziativa azzerata per mancanza di condizioni percorribili.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Ferrero.
FERRERO Innanzitutto ringrazio l'Assessore per le spiegazioni fornite in ordine alla questione.
La questione è il tempo, per la verifica di determinate fattibilità impiegato dalla data in cui un certo Accordo pare debba essere preso, anche con un parere positivo, e la decisione finale.
Da quanto mi risulta, il Comune non ha ancora ricevuto notizia in ordine alla decisione da voi assunta.
Quindi, la mia insoddisfazione è esclusivamente riferita al fatto che probabilmente le cose si potevano sapere prima.
Mi risulta che il Comune abbia già, sulla base delle promesse o degli accordi presi, stanziato a bilancio, con l'istituzione di una posta, un contributo da parte della Regione. Questo fa presumere che probabilmente gli impegni fossero andati oltre una certa effettiva possibilità.
Per cui il problema che si dovrebbe cercare di risolvere riguarda proprio i tempi troppo lunghi che intercorrono tra la richiesta di decisioni di una certa portata ed importanza, e l'effettiva risposta che, a quanto risulta non è ancora stata comunicata.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Interpellanza n. 330 dei Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti relativa alla residenza universitaria di Piazza Cavour a Torino


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interpellanza n. 330 presentata dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti, alla quale risponde l'Assessore Gallarini.
GALLARINI, Assessore al patrimonio Tale interpellanza è articolata in diversi punti.
Si forniscono gli elementi utili di risposta in merito al punto 3), di competenza dello scrivente Assessorato.
L'immobile sito in Torino, Piazza Cavour n. 5, è stato attribuito in proprietà alla Regione a seguito della soppressione dell'opera universitaria del Politecnico.
In tale ambito si colloca l'ultimo lotto di lavori aventi come oggetto la ristrutturazione della manica interna, il completamento della scala di sicurezza e la sistemazione del cortile (appaltata nel 1989).
A seguito della gravissima inadempienza dell'impresa appaltatrice dichiarata successivamente fallita, nel gennaio 1991 la Giunta regionale ha risolto il contratto ed affidato ad altra impresa i lavori rimasti da eseguire. I lavori sono, quindi, ripresi nel gennaio 1992, portati a completamento due anni dopo e regolarmente collaudati.
La residenza di Piazza Cavour n. 5 nelle more del perfezionamento del definitivo trasferimento in proprietà all'Ente regionale per il diritto allo studio universitario, disposto dall'art. 35 della L.R. n. 16, in esecuzione della deliberazione di Giunta del 26/9/1994, è stata consegnata allo stesso Ente, titolare delle funzioni in materia di assistenza scolastica a favore degli studenti universitari.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Simonetti.
SIMONETTI Rispetto a questa interpellanza pensavo di avere delle risposte.
L'Assessore Gallarini ha detto di aver risposto al quesito n. 3) di sua competenza, però personalmente mi interessavano di più le risposte di competenza dell'Assessore Leo.
Quindi, nel momento in cui avrò l'intera risposta all'interpellanza si potrà discutere; per ora la considero rinviata alla presenza dell'Assessore Leo.



PRESIDENTE

L'Assessore Leo non è presente in questo momento, per cui la consideriamo rinviata.


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati - Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.) - Caccia

Interrogazione n. 357 del Consigliere Cavaliere relativa alla situazione cinghiali


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 357 presentata dal Consigliere Cavaliere.
Risponde l'Assessore Viglietta.
VIGLIETTA, Assessore a caccia e pesca In risposta all'interrogazione n. 357 del Consigliere Cavaliere sulla situazione cinghiali in Piemonte, si evidenzia che i problemi causati all'agricoltura dai cinghiali sono da tempo all'attenzione dell'Amministrazione regionale. Negli ultimi anni si è assistito ad un incremento massiccio, costante e preoccupante di tale specie e il contestuale aumento dei danni.
A seguito delle numerose segnalazioni di Associazioni agricole, di singoli agricoltori, di Sindaci, di Prefetture, di Comunità montane per l'adozione di provvedimenti urgenti atti a contenere i fenomeni dannosi, l'Assessorato Caccia ha adottato il provvedimento n. 56-589 del 4/8/1995, con il quale si autorizzano le Province a deliberare sull'anticipazione dell'esercizio dell'attività venatoria alla specie cinghiale nella zona faunistica di pianura.
Con lo stesso provvedimento si richiamano le Province all'adozione degli atti necessari a limitare i danni arrecati dai cinghiali alle colture agricole, attenendosi agli indirizzi all'uopo formulati dall'Amministrazione regionale, sentito l'Istituto nazionale per la fauna selvatica, e tenuto conto della nuova disciplina nel frattempo sopravvenuta in materia (art. 19, legge 11/2/1992, n. 157).
Si richiamano di seguito gli indirizzi formulati dalla Regione: a) esecuzione di interventi di abbattimento in tempi brevi, comunque a partire dalla fine di ogni annata venatoria b) caratteristiche degli interventi: 1) controllo rigoroso degli allevamenti secondo quanto disposto dall'art.
27 della L.R. n. 60/79 e successive modificazioni allo scopo di evitare immissioni illegali, e della marchiatura degli animali 2) eliminazione immediata dei soggetti che presentano chiare origini domestiche (frequentazione di zone abitate, scarsa distanza di fuga) o di recente immissione. Tali operazioni dovrebbero essere possibili tutto l'anno. Il loro scopo è duplice: eradicare immediatamente i cinghiali immessi abusivamente ed agire come deterrente psicologico nei confronti di chi li ha acquistati ed inseriti 3) abbattimenti concentrati nelle zone in cui si sono verificati maggiori danni, di entità pari all'incremento dei capi abbattuti nell'ultimo anno rispetto al precedente, ove tale dato sia disponibile. Il cinghiale dovrebbe essere completamente eliminato dalle aree in cui è comparso negli ultimissimi anni ed, in particolare, da tutta la zona cosiddetta di pianura. Nell'ambito di un'operazione coordinata e gestita dalla Provincia tali attività dovrebbero essere di facile attuazione 4) scelta dei periodi stagionali più propizi in funzione delle caratteristiche climatiche ed ambientali di ciascuna zona 5) adeguata raccolta di dati tendente a stabilire: caratteristiche morfologiche dei soggetti: età, sesso, habitat frequentato, tipo di alimentazione, tasso di riproduttività, efficacia e possibilità di ottimizzazione dell'intervento 6) continuo monitoraggio della situazione per verificare la veridicità delle segnalazioni di danni e soprattutto la loro tendenza ad intensificarsi e ad estendersi 7) verifica annuale dei risultati raggiunti.
In ordine a quanto affermato dall'interrogante circa le immissioni illegali di cinghiali verificatesi nell'ultimo decennio, si fa presente che l'Assessorato Caccia non dispone di alcuna notizia ufficiale in merito. N è mai pervenuta alcuna comunicazione circa la presenza sul territorio piemontese di allevamenti illegali di cinghiali.
Si osserva inoltre che gli allevamenti di fauna selvatica in generale sono soggetti ad autorizzazione della Provincia, ai sensi dell'art. 27 della L.R. 17/10/1979, n. 60.
In particolare, gli allevamenti di cinghiali e relativi ibridi sono autorizzati esclusivamente per scopi alimentari e sono disciplinati dalla L.R. 16/8/1989 n. 47, che affida la vigilanza degli allevamenti ed i controlli sull'applicazione del previsto tatuaggio ai Servizi veterinari delle UU.SS.LL. ed alle guardie venatorie provinciali.
La prevista autorizzazione è rilasciata dalla Provincia previa verifica, da parte dei competenti Servizi veterinari, dei requisiti igienici e strutturali dell'impianto, con particolare riferimento all'idoneità della recinzione.
Le disposizioni sopra richiamate si ritengono sufficienti ad impedire la diffusione di allevamenti illegali dai quali attingere per procedere ad immissioni abusive.
Alla luce delle disposizioni vigenti non si ritiene possibile la revoca indiscriminata di tutti gli allevamenti come suggerito dall'interrogante.
Infatti l'eventuale revoca dell'allevamento è prevista dall'art. 5 della citata L.R. 47/89 solo in caso di recidiva nell'inosservanza delle disposizioni della stessa legge; è comunque sotto il controllo della Provincia.
In merito si fa presente che il disegno di legge regionale di recepimento della legge n. 157/92 stabilisce gli obblighi alle cui osservanze è tenuto il titolare dell'allevamento. Inoltre è prevista successivamente l'approvazione da parte del Consiglio regionale di un regolamento di attuazione.
In sede di predisposizione di tali adempimenti, si potrà rivedere la disciplina relativa agli allevamenti, in particolare dei cinghiali, e definire le linee e gli indirizzi per una corretta gestione dello stesso sul territorio regionale.
Non appare invece attuabile la proposta dell'interrogante di prevedere il divieto di trasporto di cinghiali vivi, poiché trattasi di materia che esula dalle competenze regionali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.
CAVALIERE Prima di replicare e dichiararmi più o meno soddisfatto, vorrei chiedere all'Assessore se ha i dati relativi a quanti capi di cinghiali sono stati abbattuti con gli interventi di abbattimento selettivo.
VIGLIETTA, Assessore a caccia e pesca Gli abbattimenti dei capi, attraverso l'attività venatoria, non sono sottoposti ad un controllo di marcatura e, quindi, di fascette. Quest'anno lo determineremo nel calendario; quindi da quest'anno riusciremo ad avere dei dati abbastanza certi, perlomeno sulla carta.
Fino ad ora, non sono sottoposti a controllo veterinario o qualitativo sull'età, mentre quest'anno sarà addirittura prevista la necessità di portare le mandibole ai controlli per un controllo genetico, quindi successivamente potremo avere dati più precisi. Attraverso l'esercizio della caccia, ritengo che approssimativamente i capi in Piemonte siano 4/5.000.
Attraverso l'art. 19 gli abbattimenti sono stati molto limitati con risultati scarsi, proprio perché il coinvolgimento che c'è stato fino ad oggi, esclusivamente o quasi attraverso le guardie delle Amministrazioni provinciali, non ha dato i risultati sperati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.
CAVALIERE Avremo certamente modo con la discussione della legge sulla caccia - ma che dovrebbe essere di "tutela della fauna" - di affrontare compiutamente questo argomento.
La domanda che ho rivolto poc'anzi all'Assessore, cioè quanti capi sono stati eliminati con l'abbattimento selettivo (art. 19), stava proprio ad indicare il fatto che per quanto riguarda i capi di cinghiali abbattuti sono stati ripetutamente presi dei provvedimenti sulla base dei quali potevano partecipare cacciatori scelti, ecc., quindi sono state fatte ripetutamente ampie battute di caccia ai cinghiali.
Non voglio fare il ragionamento: "Poveri cinghialini!" e invito anche i cacciatori - che in questa legislatura sono tantissimi - a ragionare su questo dato: tutti i provvedimenti per l'abbattimento selettivo dei cinghiali non hanno funzionato e non hanno avuto limitazioni, nel senso che nonostante le posizioni avverse degli ambientalisti e degli animalisti sono stati fatti ugualmente. Quindi, non si può dire che non si è potuto fare questo o quest'altro; sono stati presi e portati avanti tutti i provvedimenti che si sono ritenuti opportuni. Tutti questi provvedimenti non hanno prodotto alcunché! E per motivi molto più seri di quelli che sono stati detti. Non voglio dire che l'Assessore non ha usato argomenti seri dico che non li ha trattati. I motivi seri per cui non si riescono ad ottenere dei risultati sono perché il territorio del Piemonte non è come quello della Toscana (abbiamo alti rilievi, l'animale ha una grande mobilità, quindi è difficilmente cacciabile); quindi, bisognerebbe risolvere questo problema che determina per la collettività grandi costi dovuti ai risarcimenti dati agli agricoltori, talvolta anche in eccesso e che, ad esempio, ad altri non diamo. Comunque è un problema che causa all'Erario un esborso abbastanza cospicuo.
E' opinione degli ambientalisti che la caccia, oppure l'attività venatoria in questo periodo della società, andrebbe utilizzata di più come calmieratore della fauna esistente. E' inutile aggravare l'attività venatoria su esemplari che sono in via di estinzione. Piuttosto aggraviamola su esemplari che sono in sovrannumero: è inutile comprare dall'Est la selvaggina per fare il tiro a segno, perché abbiamo animali che non sono nemmeno selvatici, ne muore il 90% mangiando i pesticidi, mentre abbiamo ungulati in esubero. Usiamo l'attività venatoria come prelievo di animali in esubero; questo dovrebbe essere l'intervento che permetterebbe di limitare il problema. Avremo comunque modo di affrontare questo aspetto in occasione della discussione della legge sulla caccia.
Voglio ancora ricordare al Consiglio regionale, soprattutto a chi fosse sfuggito, che è stato ritenuto illegittimo dalla Corte d'Appello di Torino il provvedimento dell'allora Presidente della Giunta che vanificò il referendum sulla caccia, che non fece fare il referendum sulla caccia ai piemontesi. Ora la questione è giuridicamente molto complicata, perché ci troviamo senza leggi di cui era stata chiesta l'abrogazione, ma c'è stato e c'è tuttora un orientamento dei cittadini che avevano chiesto un referendum, e ci sono i pronunciamenti degli organi competenti, che dicono che questo referendum andava e va fatto. Dobbiamo quindi tenere conto di questi fatti.
L'altro provvedimento dovrebbe essere relativo agli allevamenti. Saranno anche per scopo alimentare, ma autorizzati dal nostro Ente vi sono più di 250 allevamenti di cinghiali, da dove evidentemente - questo è il "segreto di Pulcinella" - vengono prelevati ed immessi i cinghiali; altrimenti non si spiegherebbe la presenza di diverse decine di migliaia di capi nonostante la caccia e i prelievi selettivi. Dovete spiegarci perché sono proliferati decine di migliaia di esemplari nella nostra regione.
Dobbiamo prendere un provvedimento, che sarà doloroso, perché è certamente un pezzo di economia della nostra regione, ma la gravità del problema lo esige; quindi, dobbiamo intervenire e fare delle scelte, cioè chiudere questi allevamenti. Vi sono sempre gli allevamenti di animali similari, dei maiali, e quindi non ci sarebbe problema di sorta.


Argomento: Commercio

Interrogazione n. 398 della Consigliera Spagnuolo relativa alla tutela e difesa del consumatore


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 398, presentata dalla Consigliere Spagnuolo cui risponde l'Assessore Viglietta.
VIGLIETTA, Assessore al commercio e artigianato Rispondo all'interrogazione n. 398 del 19/1/1996 presentata dalla Consigliera Spagnuolo, relativa all'attività di difesa e tutela del consumatore posta in atto dalla Regione.
In attuazione dell'art. 4 della L.R. n. 90 del 19/12/1995, che ha abrogato e sostituito la L.R. n. 20/95, la Giunta regionale ha provveduto tempestivamente ad impegnare, con deliberazioni n. 354, n. 356 e n. 361 del 29/12/1995, la totalità delle risorse disponibili.
In particolare, alle associazioni di tutela del consumatore sono stati assegnati contributi per una somma complessiva di 180 milioni di lire; il 50% di detta somma è stato erogato all'atto dell'esecutività della deliberazione, mentre la restante parte sarà assegnata a presentazione dei rendiconti. Inoltre, per quanto attiene la spesa diretta, si è impegnata la somma di L. 82.730.000 per iniziative promozionali ed informative rivolte ai cittadini.
La stessa legge n. 90/95, all'art. 1, ha stabilito che il primo piano triennale di attività dovesse essere approvato dal Consiglio regionale entro il 31/3/1996.
Tale piano, elaborato dagli uffici competenti, è stato sottoposto al parere della Consulta regionale per la tutela del consumatore in data 15 febbraio scorso - organo in cui trovano rappresentanza le più diverse istanze dell'associazionismo. Il piano è stato inoltre esaminato dalla VII Commissione permanente nelle sedute del 13 e del 20 marzo scorso, e definitivamente approvato dal Consiglio regionale il 26 marzo; dunque nel pieno rispetto dei termini di legge.
Senza approfondire i motivi sostanziali messi in evidenza dal programma triennale, e già dibattuti al momento della sua approvazione, si richiamano brevemente gli elementi essenziali che ne hanno ispirato la stesura.
Il primo obiettivo che il piano 1996/1998 si propone è il completamento della già avanzata normativa regionale, con due risvolti: da un lato l'adeguamento alle politiche comunitarie, con la possibilità di ottenere finanziamenti UE specifici per questo ambito; per l'altro verso, uno stimolo diretto al Parlamento, affinché colmi la lacuna legislativa nazionale, in materia di diritti dei consumatori.
In tal senso, unitamente alle altre Regioni, il Piemonte è impegnato a presentare un'iniziativa di legge che confidiamo possa essere esaminata con tempestività dal nuovo Parlamento.
Il programma triennale prevede inoltre di ampliare l'azione regionale di informazione ai consumatori e di formazione per un corretto uso dei propri diritti.
Un settore da sviluppare con particolare attenzione è quello dei servizi sia privati che pubblici, che investono direttamente e in misura sempre più pervasiva la sfera del cittadino-cliente.
L'importanza di tali ambiti per il cittadino è notevolmente aumentata senza che vi sia stato, in generale e salvo poche e lodevoli eccezioni, un reale adeguamento qualitativo dell'offerta. Molti di tali servizi agiscono in regime monopolistico o quasi, e ciò permette che non vi sia una precipua e predominante attenzione a perseguire il soddisfacimento delle esigenze del consumatore.
La Regione intende puntare, di conseguenza, ad un potenziamento della presenza sul territorio dei centri di assistenza al cittadino-consumatore attuando una collaborazione sia con le associazioni sia con gli Enti locali.
Per l'attuazione di tale programma, la Regione cerca il coinvolgimento di varie realtà, i Comuni, le aziende di servizi pubblici, le sigle associative, il mondo della scuola, le organizzazioni professionali e di categoria, anche per sviluppare l'adozione di Carte dei Servizi, secondo i più moderni indirizzi europei.
E' infine da rilevare il ruolo crescente che acquisiranno le Camere di Commercio, chiamate a vigilare sulla legittimità delle clausole contrattuali, come previsto dalla recente legge comunitaria che recepisce le direttive CEE sulle clausole abusive.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.
SPAGNUOLO Assessore, le dò atto di non avere dato una risposta di carattere superficiale, e di questo la ringrazio, nel senso che ha toccato i punti più rilevanti di una questione, quella che riguarda la tutela e la cultura del consumatore molto importanti oggi, ma che devono diventare ancora più importanti come diritto e dovere del cittadino, e come dovere di informazione soprattutto delle Pubbliche Amministrazioni nei confronti dei cittadini.
Credo che questa realtà che, dal punto di vista europeo, è molto forte e molto più approfondita, debba diventare anche in una Regione di frontiera come il Piemonte, una realtà più evidente, e lo spirito dell'interrogazione andava in questa direzione.
Le dò atto che le leve di azione di un Ente come la Regione sono molteplici: il rapporto con l'Europa - ed è stato qui recentemente il Commissario Europeo Emma Bonino; quindi, dobbiamo imparare dall'Europa dando più forza a tutte le associazioni che riguardano il mondo dei consumatori; ciò significa far crescere il consumatore come soggetto di diritti e di doveri. Dobbiamo invece "avere" dall'Europa, in termini di contributi vari, perché da questo punto di vista vi è una cultura e una sensibilità più avanzata. Vi sono dei forti stanziamenti che la Comunità Europea adotta ed invita ad adottare.
La questione è importante per una Regione come il Piemonte, e abbiamo già diverse associazioni, una normativa regionale che può ancora essere migliorata, ma soprattutto il ruolo dell'informazione può essere ancora più forte; ciò che vedo più debole invece è il livello di intervento nazionale la lacuna nazionale.
Nella risposta l'Assessore ha citato una legge che mi pare si intenda presentare come proposta di legge al Parlamento; è ancora in Giunta e quindi, non è ancora arrivata all'esame della Commissione. L'ultimo punto della mia interrogazione prevedeva il fatto che si andasse ad un'informativa, ad un momento di incontro tra le varie associazioni; credo che quella possa certamente essere un'occasione.
Se il ruolo dell'opposizione è anche quello di dare dei suggerimenti e di incalzare la maggioranza e, soprattutto, il governo per tenere in considerazione determinati comparti, credo che forse sarebbe utile una manifestazione di carattere pubblico (la Giunta pensi quale, la legge potrebbe essere un'occasione) nella quale fare il punto della situazione dalla parte del cittadino e dalla parte dell'Ente pubblico su questa grande questione, che ha tanti risvolti. Ne voglio citare uno un po' inconsueto per la verità, ma che fa riferimento anche al mutare delle culture.
Pensiamo alla presenza nelle nostre città, in una metropoli come Torino e nella Regione Piemonte, delle tante etnie che vengono a confrontarsi; far crescere i diritti del consumatore può essere anche un modo per arrivare a tutta una serie di componenti della nostra popolazione che oggi, anche da questo punto di vista, sono sovente più emarginati. Faccio un esempio: negli anni scorsi facemmo tradurre le normative del diritto processuale civile e penale in arabo, perché moltissimi residenti nella nostra provincia non avevano possibilità di accesso a queste informazioni. Questo rappresenta un aspetto, e tutelare i diritti è comunque sempre importante e dimostra un livello di civiltà.
Credo che oggi - e con questo concludo - la problematica della tutela del consumatore debba guardare anche la profonda modificazione che c'è stata nel concetto di consumatore, che riguarda anche le grandi metropoli.
Penso che, dal punto di vista di un Assessorato come quello che lei presiede, soprattutto in alcune deleghe, far crescere la tutela del consumatore e concorrere come Regione ad andare in quella direzione, sia un compito prima di civiltà e poi di governo.
La ringrazio molto se riusciremo a prestare questo tipo di attenzione e ad incalzare su questo terreno.


Argomento: Organizzazione degli uffici - Regolamento del personale

Interrogazione n. 390 del Consigliere Salerno relativa alla retribuzione uscieri, commessi del Consiglio e Giunta - Assicurazione autisti degli Assessori e dei Presidenti


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 390 presentata dal Consigliere Salerno.
Risponde l'Assessore Gallarini.
GALLARINI, Assessore al personale e sua organizzazione Ringrazio il Consigliere Salerno per aver presentato questa interrogazione in quanto offre l'opportunità di fare il punto della situazione sotto due aspetti: il primo è squisitamente tecnico, e la risposta tecnica non pu che fotografare la situazione esistente attribuendo competenze e formalismi; il secondo è di natura politica, ed è una risposta che stiamo preparando, in quanto abbiamo riservato una particolare attenzione nei confronti di questa categoria di dipendenti regionali e di tutti gli straordinari del 1995.
Per la prima volta si sta rispondendo con un disegno di legge, che è già stato licenziato dalla Commissione competente e che verrà in aula domani o nella prossima seduta. In sostanza, nell'ambito della nuova pianta organica che stiamo definendo per quanto riguarda il disegno di legge n. 42, andremo nella direzione di livellare (ovviamente verso l'alto) e di uniformare i livelli di queste categorie, soprattutto degli autisti.
Per quanto riguarda poi l'aspetto relativo alla polizza di assicurazione siamo impegnati a rivedere tutta la normativa. Già la volta scorsa, dando una risposta di carattere generale al Consigliere Chiezzi, ci siamo impegnati e abbiamo detto che stavamo rivedendo il tutto per quanto riguarda le polizze immobiliari, antinfortunistiche e così via. Ma a proposito dell'interrogazione del Consigliere Salerno, il tassello estrapolabile è quello relativo agli autisti, che essendo particolarmente esposti alla norma rispetto agli altri dipendenti, meritano sicuramente condizioni di maggiore attenzione.
La risposta tecnica brevissima è la seguente.
Con riferimento all'interrogazione di cui all'oggetto, si fa presente che ai dipendenti regionali addetti a compiti di custodia e di sorveglianza di locali ed uffici, dei quali curano l'apertura e la chiusura, che svolgono attività di anticamera in aula nel cui ambito regolano l'accesso del pubblico agli uffici, fornendo informazioni semplici, che svolgono attività di prelievo, distribuzione e spedizione di corrispondenza, di esecuzione di fotocopie, di ciclostilati e di rilegature, inquadrati alla III e IV qualifica funzionale, si applica il contratto di lavoro del personale del Comparto Regioni-Autonomie Locali. Il nuovo contratto di lavoro entrato in vigore il 6/7/1995 ha apportato miglioramenti economici al trattamento fondamentale di tutte le qualifiche funzionali dalla I all'VIII qualifica funzionale.
Il trattamento economico fondamentale, che comprende lo stipendio tabellare, la retribuzione individuale di anzianità, ove acquisita l'indennità integrativa speciale, il livello economico differenziato, è materia riservata al contratto di lavoro e l'Amministrazione è tenuta a darvi applicazione senza poter incidere sul medesimo.
Oltre al trattamento fondamentale di cui sopra, il contratto prevede il trattamento accessorio e riserva alla contrattazione decentrata, tra l'Amministrazione e le Organizzazioni sindacali aziendali, la determinazione dei criteri per l'attribuzione del medesimo.
Quindi, solamente sul trattamento accessorio, fondato su un sistema premiante della prestazione, l'Amministrazione potrà attribuire, anche alle professionalità di cui si fa riferimento nell'interrogazione, trattamenti economici aggiuntivi.
Per quanto riguarda gli autisti, si rende noto che i medesimi sono regolarmente assicurati all'INAIL come previsto dalla legge e beneficiano di una polizza contro gli infortuni derivanti da rischi professionali, come tutti i dipendenti regionali.
Siamo impegnati invece a far sì che la loro polizza non sia uguale a quella degli altri dipendenti regionali, perché ci sembra che i rischi ai quali sono esposti siano di natura più pesante.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Salerno.
SALERNO Sono parzialmente soddisfatto della risposta dell'Assessore. Pensavo che per gli autisti ci fosse un'assicurazione INAIL, in quanto è prevista dalla legge, però dalle dichiarazioni degli stessi autisti le polizze non hanno una grande copertura e, in caso di sinistro, non c'è un grande premio di assicurazione. Di conseguenza, Assessore, come primo aspetto la invito a rivedere questi premi per avere una ricognizione più precisa sulla verità e sulla bontà di quanto mi è stato detto.
Riguardo agli uscieri e al personale addetto all'aula e a tutto il Consiglio regionale, penso che occorra assumere un impegno per portare le loro buste paga dai minimi in cui sono oggi ad un livello decente, perch richiedere di essere a disposizione per un turno di lavoro di qualunque genere non può essere più retribuibile con 1.300.000 lire al mese.
Quindi le chiedo, se possibile nel giro di un tempo anche breve (lo deciderà lei), di valutare la possibilità di aumentare queste buste paga di un importo che indicativamente vada dalle 50.000 lire alle 100.000 lire. Ci si potrebbe arrivare tramite premi, straordinari o gettoni, perché mi risulta che la Regione Lombardia, per esempio, per tutte le sedute del Consiglio regionale dà un gettone minimo di presenza; questo mi è stato detto da alcuni esponenti del sindacato che, in Lombardia, trattano così queste sedute.
Ripeto, sono parzialmente soddisfatto della risposta, e la ringrazio per l'interesse che ha posto alla mia interrogazione; la invito a dare una risposta in breve tempo sulla possibilità di far aumentare il netto in busta almeno di 50.000 lire (se non di più) per questa categoria, in virtù delle presenze al Consiglio (gettoni presenza, ecc.). Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Gallarini per una breve replica.
GALLARINI, Assessore al personale e sua organizzazione Ci impegnamo, nel giro di un mese, a studiare dei modi attraverso i quali dare una risposta sostanziale alla sollecitazione del collega Salerno.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Interpellanza n. 330 dei Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti relativa alla residenza universitaria di Piazza Cavour a Torino (seguito)


PRESIDENTE

Ha ora la parola l'Assessore Leo per rispondere all'interpellanza n. 330.
LEO, Assessore all'assistenza universitaria Si tratta di un argomento che ritengo di estrema importanza, quello del diritto allo studio universitario e della qualità del diritto allo studio tant'è che per la prossima riunione della Commissione Cultura ho chiesto al suo Presidente di fare una comunicazione in merito, pur non essendo iscritta all'o.d.g., proprio per aggiornare continuamente la Commissione stessa.
Nell'interpellanza i Consiglieri evidenziano "la chiusura forzata di un gruppo di stanze approntate, dopo cinque anni dall'inizio dei lavori, ma rese inagibili dalla totale assenza di uscite di sicurezza".
Al riguardo devo ricordare che il nuovo lotto della residenza universitaria prospiciente Via Cavour non è mai stato formalmente aperto all'utilizzo degli studenti, e quindi non si può parlare di chiusura forzata. E' vero però, e lo dico francamente, che negli anni i lavori sono proceduti molto lentamente. Infatti, i lavori iniziati secondo un progetto totalmente elaborato, studiato e gestito dalla Regione Piemonte si sono conclusi, non nel 1993 così come annotato, ma nel maggio del 1994. La nostra responsabilità assomma agli ultimi tempi, però nel corso degli anni (ricordo questa vicenda già quando ero Assessore alla gioventù del Comune di Torino) abbiamo sempre sollecitato la realizzazione di questi lavori.
Inoltre, il progettista incaricato della ristrutturazione non aveva previsto la necessità della messa a norma degli impianti di rivelazione incendi della residenza, per cui l'Ente, anche su esplicita indicazione dell'Assessorato al patrimonio della Regione Piemonte, ha dovuto provvedere, a propria cura e con propri fondi, alla progettazione e alla realizzazione di tutto l'impianto, al fine di poter richiedere, al termine dei lavori, il rilascio del Certificato di Prevenzione Incendi necessario per l'apertura e l'utilizzo da parte degli studenti della nuova manica interna del collegio.
Al termine dei lavori (avvenuto il 15/2/1995), con istanza presentata il 18/5/1995 all'Ufficio Prevenzione Incendi del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Torino e predisposta dal progettista e direttore dei lavori, arch. Guido Mandracci, è stato richiesto il sopralluogo al fine del rilascio del CPI.
Soltanto in data 20/11/1995 e solo a seguito di numerosi solleciti da parte di questo Ente, i Vigili del Fuoco hanno effettuato il sopralluogo di rito per il rilascio del Certificato e l'apertura della nuova ala del collegio.
Concordo con gli interpellanti che, trattandosi di servizi pubblici (ma lo stesso vale per i privati), altri servizi pubblici dovrebbero essere più solleciti.
In questa occasione, l'Ispettore dei Vigili del Fuoco, rilevata la mancanza di un'uscita di sicurezza al piano terra della manica interna, ha denegato il rilascio del CPI.
A seguito dei suddetti rilievi, e poiché nel frattempo l'arch. Mandracci era deceduto, l'Ente ha provveduto a richiedere ad altro professionista arch. Pier Massimo Stanchi, di redigere un elaborato progettuale e di realizzare nel più breve tempo possibile - dopo aver ottenuto i pareri favorevoli necessari del Comune e della Sovrintendenza ai Beni Ambientali ed Architettonici di Torino - una uscita di sicurezza al piano terreno della manica interna del collegio; e questa ora è un funzione.
Bisogna dire, anche se non è simpatico, che con il cambio di architetto i lavori si sono accelerati.
Come emerge dall'esposizione suddetta non si ha difficoltà ad ammettere che i tempi per la definitiva utilizzazione delle camere nel collegio universitario di Via Cavour si sono, oggettivamente, alquanto dilatati anche se nell'ultimo anno sia l'Ente che l'Assessorato hanno accelerato molto la pratica, fino ad arrivare alla sua conclusione.
In merito invece alle lamentele più minute e di più facile gestione, non collegate a centinaia di permessi, di protocolli, di autorizzazioni, mi sono premurato con esponenti dell'Ente del diritto allo studio, con Consiglieri di amministrazione dello stesso Ente e rappresentanti della Regione, sia della maggioranza che della minoranza, di visionare, di seguire e di intervenire anche sui direttori dei collegi per alcune vicende.
Sulla base di questo, posso dire che nel collegio di Via Cavour non solo non mancano i primari strumenti di studio e di lavoro, ma sono attivati efficienti e moderni servizi che possono essere facilmente riscontrabili durante un sopralluogo negli ambienti della residenza e che non trovano sempre eguali nelle analoghe strutture pubbliche del resto d'Italia e nelle nazioni europee più evolute nel campo e vicine al Piemonte per tradizioni e cultura (Francia, Germania e Gran Bretagna). Gli studenti dei collegi di altri Paesi, anche quelli di Erasmus, che hanno visitato il collegio, lo hanno trovato decisamente più accogliente della media. Non è che io giudichi questo un lusso, credo che sia lo standard adeguato, però mi permetto di dire che c'è stata questa attenzione. Colgo l'occasione per invitare i colleghi della Commissione che lo volessero a fare un'ispezione.
L'Ente per il diritto allo studio universitario di Torino fornisce infatti agli studenti una serie di servizi, quali corredo da camere (coperte copriletto, ecc.) e periodico rifornimento di biancheria (lenzuola asciugamani, ecc.).
Inoltre, il collegio Cavour ha una struttura organizzativa tale da poter fornire agli studenti ospiti tutte le attrezzature, le utenze e i servizi necessari per una confortevole permanenza: lavanderia e stireria: sono a disposizione degli studenti locali adibiti al servizio lavanderia dove sono presenti lavatrici, essiccatoi, stenditoi ed attrezzature per stirare locali cucine: la residenza è dotata di locali cucine, attrezzate con piani di cottura elettrici, lavelli, armadietti servizio telefonico: ogni camera è collegata direttamente al centralino telefonico della residenza che permette ad ogni studente di ricevere telefonate dall'esterno che vengono smistate dagli operatori nelle rispettive camere. Se lo studente è assente o irreperibile il servizio portineria su richiesta si rende disponibile a prendere un messaggio. Le telefonate in partenza possono essere effettuate dagli apparecchi telefonici a gettoni o a scheda distribuiti ai vari piani della residenza servizio portineria: è assicurato un servizio continuato di portineria.
Lo studente può richiedere al personale di portineria il servizio di sveglia dalle ore 6 alle ore 8,30 servizio computer: la residenza è dotata di punti di lavoro attrezzati con personal computer sala tecnigrafi cicloparcheggio (prossima apertura di un locale adibito a deposito coperto di cicli) locale bar: gestito da personale esterno qualificato altri servizi (sala TV, sala studio, prossimo abbonamento a due quotidiani, palestra).
Gli studenti ospiti della residenza possono inoltre ricevere visite in camera (questo è un momento di doglianza) dalle ore 7 fino alle ore 23,30 e svolgere feste previa richiesta all'Amministrazione.
Per quanto riguarda la mancanza di una struttura infermieristica si fa presente che la medesima non è ritenuta indispensabile, per due ragioni: in primo luogo perché il collegio è dotato di materiale necessario per il pronto intervento; in secondo luogo perché gli studenti, in caso di necessità, possono ricorrere all'Ospedale Vecchio S. Giovanni sito ad appena 100 metri dalla residenza. E' una condizione che augurerei a qualsiasi utente della sanità, quella di avere un ospedale così vicino.
Per quanto riguarda l'ultimo punto e cioè che il numero globale dei posti nelle residenze universitarie è "totalmente insufficiente rispetto alla domanda" e per sapere se la Regione abbia attivato una "pianificazione globale delle residenze", si comunica che: 1) l'Ente ha in atto una programmazione di ampliamento delle residenze universitarie (sotto forma di collegi o di miniappartamenti) che porterà nell'arco di un triennio alla costruzione, ad opera del Comune di Torino di un'apposita struttura in Via S. Domenico, mentre sono in atto le procedure per l'acquisto o la costruzione di un nuovo immobile destinato allo scopo 2) nel corrente anno accademico sono stati assegnati i posti letto a tutti gli studenti inclusi nella graduatoria ad hoc. Al termine di tale operazione sono rimasti ancora disponibili circa 60 posti letto. Di tali posti i due terzi saranno riservati all'Università di Torino ed un terzo al Politecnico nell'ambito di un'apposita convenzione Regione-Atenei per essere destinati agli scambi internazionali degli studenti nell'ambito dei Programmi Erasmus e Tempus. Proprio questi studenti hanno trovato - ripeto lo standard assolutamente superiore alla media.



PRESIDENTE

Mi auguro che la risposta sia sufficientemente esauriente.
La parola alla Consigliera Simonetti.
SIMONETTI Sono soddisfatta della risposta data dall'Assessore in merito all'interpellanza, anche perché è stata precisa rispetto alle domande che avevamo posto. L'unica sollecitazione che faccio è che le risoluzioni di questi problemi non avvengano quando i problemi già sono emersi: bisogna garantire le condizioni di vivibilità e di sicurezza dei locali scolastici in questo caso delle residenze universitarie.
In secondo luogo, auspico una maggiore elasticità negli orari dei servizi delle residenze universitarie.
Auspico inoltre una discussione approfondita sulla tematica Università, in particolar modo sul problema universitario nella realtà piemontese, facendo anche dei riferimenti agli aspetti strettamente legati all'edilizia e quindi, alle residenze universitarie.
Sappiamo infatti - l'Assessore stesso ne è a conoscenza - quanti siano gli studenti accolti nelle case universitarie provenienti non solo da altre parti del Piemonte e d'Italia, ma anche dall'estero. Non credo che la realtà piemontese sia disastrosa dal punto di vista dell'accoglienza universitaria, non penso però che brilli per esagerazione.
Bisogna, quindi, fare ancora degli sforzi, sia in riferimento alle tasse universitarie, sia anche a garantire maggiori diritti agli studenti, i quali pagano le tasse e, quindi, hanno diritto a condizioni di studio migliori.


Argomento: Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 487 del Consigliere Cavaliere relativa all'Aeroporto di Caselle e rapporti europei


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n. 487 presentata dal Consigliere Cavaliere.
Risponde l'Assessore Angeleri.
ANGELERI, Assessore al turismo Nel secondo semestre del 1995, in via sperimentale, la Regione Piemonte insieme alla Provincia ed al Comune di Torino, ha affidato alla Torino Servizi, Società costituita dalla SAGAT gestore dell'Aeroporto della Città di Torino, la gestione di due punti di accoglienza ed informazione turistica nell'ambito delle proprie attività di promozione turistica.
Si è riscontrato che l'iniziativa, che è proseguita e sta proseguendo in questi mesi, ha dato ottimi risultati in termini di servizi resi ai passeggeri in transito e, in particolare, in occasione della Conferenza intergovernativa del 29/3/1996 tenutasi a Torino. Per tale occasione sono stati allestiti due ulteriori punti promozionali con l'utilizzo dei fondi elargiti dal Governo centrale.
L'obiettivo degli enti pubblici torinesi era ed è quello di consolidare tali punti nel sistema informativo della città e della Regione. Pur disponendo di prodotti di grande valore artistico, storico e culturale, e di un'offerta di elevata qualità, Torino non gode di una valida e vincente immagine turistica.
La creazione di un'immagine della città è dunque fondamentale compito degli enti, propedeutica a qualsivoglia azione promozionale di più ampio respiro.
Uno degli obiettivi prioritari per dare a Torino un'immagine turistica è riconducibile al sistema di accoglienza.
Torino trasmette alla gente - questo è un fatto ormai acclarato - lo stereotipo della produttività e del viaggio d'affari, non quello del viaggio di piacere, perché lega la sua percezione al tempo di lavoro piuttosto che a quello di non lavoro. Quindi, migliorare il sistema di accoglienza e di ospitalità è un obiettivo strategico, in particolare per la Regione Piemonte.
L'industria dell'ospitalità produce infatti servizi per chi è fuori casa parliamo di trasporti, alloggio, ristorazione, intrattenimenti, eventi incontri, shopping e quant'altro annesso. Tutto questo è proponibile se funziona, ovviamente, un adeguato servizio informativo. Quindi razionalizzare il servizio informativo della città è un compito prioritario.
In quest'ottica si colloca l'intervento realizzato presso l'aeroporto ed è indubbio che, trattandosi di un intervento che dovrà incidere sull'immagine della città di Torino e della Regione, per estensione, mal si concilia con la promozione di altre aree territoriali non piemontesi.
Rientra negli obiettivi della Regione posizionare l'Aeroporto Città di Torino come aeroporto sovraregionale, ed è in collaborazione proprio con la SAGAT che si sta prevedendo un idoneo momento promozionale, perchè in particolare - ed era l'oggetto dell'interrogazione - la Valle d'Aosta possa essere adeguatamente rappresentata, ovviamente al pari della nostra Regione, quanto meno.



PRESIDENTE

Il Consigliere Cavaliere è d'accordo sulla risposta. Ne sono lieto.


Argomento: Partecipazione e informazione: argomenti non sopra specificati - Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 587 del Consigliere Cavaliere relativa alla trasmissione televisiva su Canale 5 - Partecipazione della Regione Piemonte con spesa di L. 148.750.000


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione n. 587 presentata dal Consigliere Cavaliere.
Risponde il Presidente della Giunta, on. Ghigo.
GHIGO, Presidente della Giunta regionale E' stato detto da un organo di informazione che il contributo sarebbe di 148 miliardi; non so se qualcuno di voi ha avuto modo di sentirlo, ma nella notizia che è stata passata sul TG3 regionale lo speaker, mi dicono in maniera del tutto casuale, invece di dire 148 milioni ha detto 148 miliardi. In realtà, la Mediaset vale qualcosa di più.
Mi sembra, comunque, che interessi sulla Mediaset in questo momento portino ad altre considerazioni.
Per ritornare, invece, alla risposta all'interrogazione del Consigliere Cavaliere, posso dire che la Giunta regionale ha individuato nella trasmissione "Paese che vai" un valido veicolo di promozione dell'immagine del Piemonte, in grado di produrre positive ricadute nel settore del turismo. La proposta di collaborazione per la realizzazione del programma è stata valutata positivamente per varie ragioni.
Le caratteristiche di tale ciclo di trasmissioni, che è stato ideato dagli autori appositamente per promuovere le varie realtà regionali italiane, ad incominciare proprio dalla nostra, rientrano nelle linee strategiche ed operative che il governo regionale ha abbracciato per il rilancio dell'immagine del Piemonte.
La scelta dei servizi (realizzati da personale giornalistico e tecnico qualificato ed assemblati con un'attenta e professionale opera di post produzione) è consona alle esigenze della Regione volte a promuovere il Piemonte attraverso la valorizzazione delle sue ricchezze paesaggistiche artistiche e culturali presenti nei suoi diversi ambiti territoriali.
La programmazione su Canale 5 ha garantito una capillare diffusione a livello nazionale del messaggio di valorizzazione del patrimonio culturale paesaggistico ed artistico piemontese. La rivelazione dei dati di ascolto indica uno share del 15%, oltre un milione di ascoltatori, e più di 4 milioni e mezzo di contatti.
La puntata dedicata al Piemonte, trasmessa lo scorso 12 maggio, essendo stata la prima del ciclo "Paese che vai" è stata lanciata attraverso "promo" a rotazione sulle reti Mediaset e attraverso la stampa televisiva specializzata, amplificando il clima di attesa nei telespettatori e ottimizzando le occasioni di immagine per la nostra Regione.
Tutti i diritti sulle immagini realizzate dalla troupe di Canale 5 - in gran parte si è trattato di riprese aeree - sono riservati alla Regione Piemonte, che potrà utilizzare, con notevole risparmio sui costi, lo stesso materiale televisivo per altre iniziative promozionali.
La richiesta di contributo per la partecipazione della Regione alla realizzazione del programma - inizialmente la proposta ammontava a L. 250 milioni - è stata ridotta a L. 125 milioni più IVA, grazie alla capacità di contrattazione dimostrata dalla Regione, che ha chiesto ed ottenuto una significativa riduzione dei costi a suo carico.
L'iniziativa non è da considerarsi in contrasto con la L.R. n. 52/90 sull'informazione locale, secondo i dettami della quale la Giunta attuerà come sempre, i propri interventi entro i termini previsti, ovvero entro il prossimo 31 dicembre. I tempi di realizzazione delle riprese televisive, a deliberazione avvenuta, risultano brevi soltanto all'apparenza, poiché per la fase progettuale i competenti uffici regionali avevano già fornito ai curatori del programma tutti i dati e le linee operative necessarie.
Per dare ancora un dato tecnico e specifico, in relazione ai dati di ascolto che abbiamo verificato, il costo contatto è stato di L. 32.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.
CAVALIERE Il costo contatto io non so cosa sia.
GHIGO, Presidente della Giunta regionale Il costo contatto è un parametro che viene usato nel mercato della pubblicità, per stabilire quanto costa raggiungere una testa, cioè quanto costa all'investimento pubblicitario raggiungere un potenziale consumatore o acquirente, o, comunque, un telespettatore.
CAVALIERE Stabiliremo anche quant'è il costo contatto di Garrone... Personalmente quando ho letto la deliberazione e ho predisposto l'interrogazione non ho pensato - come qualcuno ha maliziosamente supposto - a commistioni, al fatto che il Presidente provenisse dall'agenzia pubblicitaria di Mediaset: non si trattava di questo, ma di un semplice ragionamento sugli sforzi che stiamo facendo nel campo dell'informazione.
Mi riprometto di presentare un'altra interrogazione per essere al corrente di tali iniziative, che sono davvero tante e disparate.
Faccio un esempio, Presidente, relativamente al costo contatto, lo share ecc.: il 12 maggio, se non sbaglio, quando è andata in onda la trasmissione che abbiamo "pagato poco", mi pare siano andate in onda anche le riprese della maratona di Torino e di Avigliana. Sbaglio, Assessore Angeleri? Quanto abbiamo stanziato per la maratona di Torino? Parecchio denaro perché era un'iniziativa che dava lustro alla Regione. La stessa mattina lo share alla terza rete è stato abbassato.
ANGELERI, Assessore al turismo Qual è il problema? CAVALIERE Qual è il problema? Che abbiamo finanziato due iniziative che si elidevano rispetto alla promozione tra i piemontesi di informazione di attività della Regione. O io sono fuori dal mondo oppure i fatti stanno in questi termini.
Mi corregga, se sbaglio, Presidente.
GHIGO, Presidente della Giunta regionale C'è un problema di tipo tecnico che le sfugge, cioè il concetto di copertura. Non è assolutamente detto che se si parla nello stesso momento nello stesso giorno, su due trasmissioni, del Piemonte, questo sia negativo; tant'è vero che le campagne pubblicitarie, come lei vede, vengono fatte su tutti i mezzi, perché il target che si deve raggiungere è differenziato. Non è assolutamente detto che gli spettatori che guardano "Paese che vai" siano spettatori che "togliamo" alla trasmisisone della maratona di Torino.
Questi ultimi sono evidentemente indirizzati ad un certo tipo di spettacolo e coloro che guardano "Paese che vai" ad un altro tipo. In realtà, quindi dal punto di vista della comunicazione, se si volesse e si avesse la possibilità, sarebbe utilissimo differenziare molto il tipo di intervento per coprire tutti i target. Se in una trasmissione si parla della maratona di Torino si raggiungono coloro che sono interessati allo sport; in un'altra trasmissione di tipo promozionale sulle bellezze naturali, si colpisce un target più sensibile a quel genere di trasmissione.
Dal punto di vista della comunicazione, mi creda, Consigliere Cavaliere, il nostro non è stato un errore: relativamente al merito, naturalmente, ognuno fa le proprie considerazioni; dal punto di vista della comunicazione, mi creda, non è stato intervento sprecato intervenire in "Paese che vai" e contemporaneamente, sulla maratona di Torino.
Su quest'ultima, naturalmente, ci sono altri aspetti che prevalicano il principio di comunicazione: si tratta di un'iniziativa che dà lustro alla città e alla provincia di Torino, ed è giusto, secondo me, che venga sostenuta.



PRESIDENTE

L'integrazione del Presidente della Giunta regionale è stata sufficiente Consigliere Cavaliere? CAVALIERE Sì, è stata sufficiente: non parteciperò più allo stage che avevo programmato per approfondire la questione.



PRESIDENTE

Pensavo non volesse più partecipare alla maratona.
CAVALIERE Si potrebbe, a questo punto, fare una telenovela da mandare su Rete 4, così copriamo tutti i target: abbiamo sicuramente argomenti! GHIGO, Presidente della Giunta regionale Se ci vuole scrivere il testo...
CAVALIERE Volentieri, scriverò il canovaccio: sarebbe molto seguita, credo.
Dette queste cose, credo vi sia un aspetto formale e sostanziale.
Personalmente, ritengo che la questione si configuri come una produzione diretta della Regione. Tant'è che il Presidente ha tenuto a precisare diverse volte che, dato che "chi rompe paga e i cocci sono suoi", ci lasciano i filmati - e non a caso il Presidente ha sempre precisato questo dato. La cosa si configura come una produzione nostra: non si può spiegare in altro modo, perché entreremmo nel campo delle maliziosità, e non è il caso.
Configurandosi come produzione nostra, avremmo dovuto, Presidente, fare una ricerca di mercato diversa, ed arrivare a dire: "A noi interessa promuovere, su un network nazionale, un programma che spieghi, illustri valorizzi monumenti, parchi, ecc.", per verificare quali network nazionali potevano fornirci una produzione di questa natura.
Cos'ha fatto, Mediaset? E' andata da tutte le Regioni a proporre la trasmissione? Allora Mediaset interviene con un approccio molto istituzionale nei confronti delle Regioni? Ma noi non siamo in presenza di reti pubbliche, quali quelle della RAI, con le quali intrattenere rapporti istituzionali? Ritengo ci siano tutte queste implicazioni; tra l'altro, mi risulta che questo programma sia solo di sette puntate e, quindi, riguarderà solo sette Regioni. Quali sette Regioni riguarda, Presidente? Se potesse attingere questi dati sarebbe interessante.
I miei rilievi sono proprio questi. Credo che sia stato un intervento improprio; non è sbagliato il principio di voler valorizzare i parchi, i monumenti, le bellezze del Piemonte. Le attività promozionali, soprattutto dell'Assessorato al turismo, sono enormi per cui alla fine non si sa più che cosa promuovere, però non si devono utilizzare tutte le risorse per promuovere, occorre impiegarle anche per fare.



PRESIDENTE

Sull'informazione possiamo giustamente, come ha detto il Consigliere Cavaliere, ridiscuterne.
Posso soltanto dirle che l'accesso al network nazionale è molto più costoso di Mediaset. Lo so da altri Presidenti di altre Regioni: per esempio, la Regione Puglia per partecipare al programma della domenica mattina "Agricoltura", ha speso circa mezzo miliardo.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Ricordo ai Consiglieri che domani mattina il Consiglio verterà sulla psichiatria e nella seduta pomeridiana sul Difensore Civico.
Domani mattina alle ore 9 è convocata la I Commissione per licenziare il disegno di legge sul recepimento del disegno di legge n. 29 per la Dirigenza; alle ore 9,15 è convocata la V Commissione per licenziare il disegno di legge sui tributi per i rifiuti; alle ore 13,30 è convocata l'VIII Commissione per licenziare il disegno di legge sulla consulta delle elette.


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 424 dei Consiglieri Chiezzi e Moro ed interrogazione n. 500 dei Consiglieri Manica, Riba, Bertoli e Bellion relative all'immobile della Società Cooperativa Cantina sociale dei vini pregiati di Sizzano e Ghemme


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare congiuntamente l'interpellanza n. 424 e l'interrogazione n. 500.
Risponde ad entrambe il Presidente della Giunta, on. Ghigo.
GHIGO, Presidente della Giunta regionale La Cantina Cooperativa di Sizzano e Ghemme fu costituita nel 1960 associando più di duecento produttori vitivinicoli operanti nei due Comuni novaresi.
L'attività della Cooperativa proseguì con discreti risultati economici sino ai primi anni '80, dopodiché alcuni investimenti strutturali sovradimensionati e scelte azzardate nella gestione portarono l'azienda ad una progressiva ed irreversibile crisi economico-finanziaria. Nel 1986 il Ministero del Lavoro ne decretò la messa in liquidazione coatta amministrativa.
In conseguenza di ciò, la Regione chiese ed ottenne dal liquidatore l'inserimento fra i creditori privilegiati per la somma di L. 224.830.000 riguardante i contributi erogati alla Cantina sociale per gli investimenti realizzati nel periodo compreso tra il 1977 e il 1981, sui quali gravava il vincolo d'uso e di destinazione decennale previsto dalla vigente legislazione in materia.
La procedura di liquidazione si è protratta a lungo, sia per l'entità del passivo inizialmente valutato sui 3,5 miliardi e aumentato con il passare degli anni oltre i 4 miliardi, sia per il fatto che essendo la cooperativa a responsabilità illimitata i soci erano obbligati in solido, con il proprio personale patrimonio, nei confronti dei creditori della cooperativa.
Ebbe inizio pertanto una lunga trattativa tra il liquidatore e i creditori con l'intervento delle organizzazioni sindacali degli agricoltori e con la mediazione dell'allora Assessore all'agricoltura della Regione, per limitare il danno economico dei soci.
Nel 1992 due tentativi di vendere le strutture all'asta furono infruttuosi per l'eccessivo divario tra il prezzo base di aggiudicazione e l'effettivo valore di mercato dei cespiti. Pertanto il liquidatore ottenne dal Ministero del Tesoro l'autorizzazione a vendere gli immobili attraverso trattativa privata per un prezzo intorno ai 1.200 milioni di lire.
Alla fine del 1992 si concluse la trattativa con la vendita dell'enopolio alla ditta SO.RE.CO. s.r.l. per L. 1.230.000.000 più IVA.
Nel 1994 la procedura fallimentare si concluse con il deposito dello stato passivo che prevedeva il pagamento di tutti i creditori e l'addebito ai 244 soci della residua somma di L. 2 miliardi con un esborso di circa 8 milioni di lire a testa.
Nel febbraio del 1995 il liquidatore ha provveduto a versare nelle casse della Tesoreria regionale l'importo di L. 224.830.000, come a suo tempo richiesto dalla Regione.
Nel merito di alcune questioni sollevate dagli interpellanti si precisa che: la vendita delle strutture alla ditta SO.RE.CO. è stata fatta dal liquidatore in piena autonomia e nel rispetto delle sue prerogative, previo assenso degli organi di vigilanza l'Assessorato all'agricoltura non è intervenuto in alcun modo nella trattativa di cessione degli immobili, esulando ciò dai suoi compiti la ditta SO.RE.CO. s.r.l. non ha mai chiesto contributi all'Assessorato all'agricoltura, e nulla pertanto risulta sull'attività svolta o sulle iniziative che intendono intraprendere per il rilancio dello stabilimento.
Per quanto concerne poi la partecipazione di Finpiemonte in SO.RE.CO., la stessa, interpellata, in proposito mi ha comunicato quanto segue: Finpiemonte detiene in SO.RE.CO., costituita al fine di acquistare l'ex Cantina sociale di Sizzano, una partecipazione del 10% del capitale, il 90 del quale è posseduto da Unione Fiduciaria S.p.A.
La presenza di Finpiemonte era stata ritenuta necessaria in quanto espressione delle istituzioni pubbliche regionali e per tale ragione malgrado la posizione di assoluta minoranza di capitale, ad essa fu attribuita la presidenza della Società.
SO.RE.CO. è, al momento attuale, in posizione di stallo poiché i tentativi effettuati per procedere all'alienazione dell'azienda ad impresa che ne garantisse un regolare recupero di attività sono stati finora infruttuosi.
Finpiemonte si attiverà nel prossimo futuro per verificare le possibilità di cessione della propria quota di partecipazione all'altro azionista.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.
MORO L'interpellanza in discussione, presentata dal Gruppo di Rifondazione Comunista, risale al 26 gennaio ed è relativa alla vendita dell'ex Cantina sociale dei vini pregiati di Sizzano (NO) già in liquidazione.
Tale vendita particolare è avvenuta a mezzo di trattativa privata predisposta dal Commissario liquidatore, autorizzata dal Ministero del Lavoro e a favore della società SO.RE.CO. con il concorso della Finpiemonte, un ente finanziario che la Regione utilizza moltissimo.
Particolare curioso di questa operazione commerciale è che questa società citata è stata costituita il giorno prima della richiesta di acquisto del compendio immobiliare e non ha mai presentato un programma aziendale vero per il rilancio concreto dell'attività economica e produttiva della Cantina sociale.
Come Gruppo di Rifondazione Comunista denunciamo al Presidente della Giunta e all'Assessore competente che le pressioni del Ministero del Lavoro a favore della SO.RE.CO. hanno gravemente danneggiato la ditta vinicola Zanetta, anch'essa interessata all'acquisto, la quale aveva un preciso programma di rilancio della predetta Cantina sociale e aveva presentato una precisa offerta.
Nell'interpellanza, alla quale appunto non è stata data una risposta, si chiede se l'Assessore competente era a conoscenza della vicenda dell'ex Cantina sociale di Sizzano e se intendeva approfondire le ragioni per cui a quattro anni dalla vendita, la società SO.RE.CO. non ha mai avviato l'attività, e quali i motivi per cui la Finpiemonte è intervenuta in tale modo nella vicenda di acquisto - che ho descritto prima - creando non pochi dubbi e perplessità di legalità e opportunità.
Infine, desidero avere la risposta scritta del Presidente della Giunta per poi divulgarla agli organi di stampa. Grazie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE DEORSOLA



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.
MANICA Ringrazio il Presidente della Giunta per la risposta circostanziata che ha voluto dare alla nostra interrogazione. Essendo stata ripercorsa tutta la vicenda dell'acquisto della Cantina sociale, nel corso del tempo, in modo estremamente dettagliato, non richiamo questi particolari. Ero a conoscenza di alcuni elementi della risposta, in quanto il Presidente li aveva inviati tempestivamente al Sindaco di Sizzano al momento in cui il problema era stato sollevato presso la Presidenza del Consiglio e della Giunta, oltre che presso tutti i parlamentari piemontesi, che si sono occupati della questione anche a livello del Parlamento della Repubblica.
La richiesta che avanzerei al Presidente - senza richiamare i rilievi molto circostanziati che ha già fatto - è non solo di avere il testo scritto della risposta fornitaci, ma di valutare se non sia possibile avviare un tavolo, un incontro tra l'Amministrazione comunale e la Società che ha, in questo momento, acquistato e che sta bloccando nei fatti tutta l'attività al fine di verificare a che punto sia la situazione e quali possibilità di sviluppo ci siano o non ci siano.
Ritengo che l'Amministrazione comunale non sia in questo momento in grado di realizzarlo se non interviene un'autorità istituzionale superiore, che consenta di ottenere un tavolo come questo, auspicando che possa avere degli esiti e dei risultati; quanto meno dimostrerebbe una volontà di intervento da parte della Regione per poter verificare la situazione e la possibilità di un suo eventuale sblocco.
Siccome di questo sono stati interessati anche il Parlamento della Repubblica e i parlamentari piemontesi, se l'Assessore, il Presidente della Giunta, direttamente o attraverso l'Assessore, volesse assumere iniziative in tal senso, penso che potrebbe avere un'utilità vera.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Manica.
La parola all'Assessore Bodo.
BODO, Assessore all'agricoltura Due veloci considerazioni anche se non conosco il caso specifico.
Prima considerazione. Mi risulta che quando c'è la nomina del Commissario liquidatore nelle cooperative, la questione sfugge di mano a qualsiasi organismo, perché siamo in una situazione parafallimentare.
Seconda considerazione. Indubbiamente i rapporti giuridici sono definiti quindi, proveremo a fare un tentativo, ma non è escluso che questi signori ci dicano: "La Regione Piemonte stia a casa sua, come noi stiamo a casa nostra". Contatteremo prima il Comune ed eventualmente la ditta proprietaria dell'immobile per capire che cosa si può fare e cosa si pu sviluppare.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Bodo.
La parola ancora alla Consigliera Manica.
MANICA Chiederei all'Assessore se potesse avvisare i Consiglieri regionali del territorio quando farà questo incontro. Grazie.
BODO, Assessore all'agricoltura D'accordo.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
Prima di sciogliere formalmente il Consiglio, devo comunicare che la Commissione Nomine è convocata per domani, mercoledì 29 maggio, alle ore 12.
La seduta è tolta.



(Il Consiglio ha termine alle ore 18,50)



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