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Dettaglio seduta n.99 del 06/07/72 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE OBERTO


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Interrogazione del Consigliere Calsolaro sul riordino del viale della cappella di San Bernardo di Bastia a ricordo dei Caduti


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
E' il tempo dedicato alle interrogazioni. Interrogazione del collega Calsolaro del 19.5.72 "Riordino viale che porta alla cappella di San Bernardo di Bastia a ricordo dei caduti". Risponde l'Assessore Cardinali.



CARDINALI Giulio, Assessore all'urbanistica

L'interrogazione del collega Calsolaro fa riferimento a uno dei tanti avvenimenti che si verificano un po' dappertutto dove esistono sacrari partigiani, cippi commemorativi dei caduti della Resistenza molte volte uniti a quelli delle altre guerre. Nel caso specifico si riferisce alla conservazione del sacrario del Colle di San Bernardo di Bastia, a Mondovì che ricorda il sacrificio di oltre mille caduti partigiani del primo gruppo divisioni alpine.
Il presidio di Mondovì, almeno per tratti provvedeva alla manutenzione del sacrario. Recentemente il presidio non ottemperava a questa disposizione e pretendeva una domanda in via gerarchica. Noi abbiamo fatto degli accertamenti e la risposta che ci è stata data è piuttosto sibillina nel senso che il Comando militare si trincera dietro l'affermazione che il Ministro avrebbe dato disposizioni che riguardano soltanto gli interventi presso i cimiteri militari e non il sacrario o cose di questo genere. Noi abbiamo, come Giunta, puntualizzato presso il comandante di presidio il nostro punto di vista e abbiamo trovato una disponibilità, sempre subordinata alle cosiddette vie gerarchiche. E allora, proprio perch questo si riallaccia a tutta un'altra serie di avvenimenti, è nostra intenzione, a insediamento del governo avvenuto, richiedere al Ministero della Difesa una chiara puntualizzazione su tutti i compiti che riguardano le forze armate relativamente a questo tipo di monumenti: regolamentazione degli accessi a tutte le Forze che intendono onorare i caduti, senza che si verifichino, come è capitato spesse volte (addirittura in occasione del 25 aprile o di altre giornate commemorative) divieti di accedervi e contemporaneamente una regolamentazione che dia soddisfazione alla tutela di questi sacrari e di luoghi di memoria.
Riteniamo di poter agire solo in questa direzione; ce ne sono parecchi in Piemonte, nella misura in cui verremo a conoscenza chiederemo un intervento perché non si ripetano più fatti di questo tipo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calsolaro.



CALSOLARO Corrado

Ringrazio molto l'ing. Cardinali della sua risposta e mi auguro soprattutto, che i caduti partigiani, non siano considerati, come giustamente fa rilevare l'organo della Resistenza democratica per l'Europa unita "Autonomi", dei caduti di serie C.


Argomento: Edilizia e norme tecnico-costruttive

Interrogazione del Consigliere Calsolaro sulle condizioni di abitabilità delle case costruite dall'Ises


PRESIDENTE

Un'altra interrogazione del Consigliere Calsolaro del 19.5.72 "Condizioni di abitabilità delle case costruite dall'Ises".
La risposta è ancora all'Assessore Cardinali.



CARDINALI Giulio, Assessore all'urbanistica

L'Ises è uno di quegli istituti che fino ad oggi ha attuato costruzioni di case per propri dipendenti e per altre categorie; secondo la legge della casa dovrebbe cessare dall'avere alcuna funzione, tuttavia non è ancora stato chiaramente definito il passaggio, anche al fine della manutenzione e di tutti gli interventi, agli enti che dovranno costituirsi secondo i dispositivi della legge della casa.
Per quel che riguarda le case Ises Lungodora Voghera-Torino si tratta di due fabbricati di cento alloggi caduno, recintati e con cantinati chiusi. L'assegnazione degli alloggi è avvenuta nel febbraio del '69. Il collaudo, favorevole alle opere, venne effettuato dai Provveditorati alle OO.PP. di Milano e della Sardegna, nel 1971. Normalmente lo Stato fa collaudare i propri edifici dal personale del Genio Civile, o attivo, o in pensione.
In sede di abitabilità è intervenuta anche la Magistratura condannando gli assegnatari al pagamento delle spese di processo e delle perizie alcuni degli assegnatari avevano fatto dei ricorsi, ma non l'hanno spuntata.
Quali sono gli inconvenienti che si sono riscontrati in questi edifici? Vi sono, nei locali di servizio, dei distacchi di piastrelle (parzialmente l'impresa ha provveduto, successivamente al collaudo, al ripristino); si sono anche verificate infiltrazioni di acqua in alcune parti del cantinato e sono in corso gli accertamenti tecnici per verificarne la natura e studi per riassestare le fondazioni. Si tratta di edifici nati male, fatti non sappiamo in che modo, certamente collaudati perché qualcuno ha emesso i verbali di collaudo, ma dove i cosiddetti "vizi occulti" riaffiorano e anche in breve tempo rispetto all'epoca del collaudo.
Noi siamo intervenuti presso il comitato interregionale dell'Ises, che ha sede a Milano, e abbiamo chiesto di provvedere affinché queste lamentele cessino e le opere di ripristino vengano fatte. L'istituto ha dato dichiarazioni verbali che lo farà, però a mio modo di vedere potrebbe essere necessaria (e lo vedremo nell'ambito delle nostre competenze), una perizia tecnica da parte della Regione in merito allo stato effettivo degli alloggi, anche sulla base della fase transitoria che dovrebbe sancire il passaggio degli edifici da questi enti che sono provvisori a quelli definitivi, che dovranno reggerli permanentemente.
Quindi non escludiamo di intervenire richiedendo noi, come Regione, una perizia tecnica di questi edifici.



CALSOLARO Corrado

Ringrazio l'Assessore Cardinali per la sua risposta e mi dichiaro soddisfatto soprattutto per l'impegno che ha assunto a che queste case quando verranno passate al IACP per la fine dell'anno, non siano consegnate in condizioni disastrate.


Argomento: Edilizia scolastica

Interrogazione del Consigliere Calsolaro sulla costruzione dell'edificio scolastico nel Comune di Osasio


PRESIDENTE

C'è una terza interrogazione del Consigliere Calsolaro del 19 maggio 1972 "Costruzione edificio scolastico in comune di Osasio".
La risposta all'Assessore Visone.



VISONE Carlo, Assessore all'istruzione

Signor Presidente, rispondendo all'interrogazione presentata dal Consigliere Calsolaro, desidero affermare quanto segue.
Già fin dall'8 ottobre '69, l'amministrazione comunale di Osasio aveva incaricato una commissione di tre persone per la scelta dell'area nella quale sarebbe dovuto sorgere il nuovo edificio scolastico per le classi elementari.
In data 28.10.69 detta commissione segnalava al Consiglio Comunale i nominativi di tre persone disposte a cedere il terreno ed Consiglio deliberava, nella stessa data, di scegliere l'area proposta da una di queste, area che sarebbe costata 1.700 lire al mq.
In data 15.12.69, altro cittadino proponeva un altro terreno al costo di lire mille al mq. Pertanto il Consiglio comunale decideva per l'acquisto di quest'ultimo. Detta persona si dichiarava successivamente non più disposta a cedere l'area proposta e pertanto il Consiglio comunale, in data 25.7.70, deliberava di mettere a disposizione un terreno di proprietà comunale sito nella piazza del Comune. Tale proposta veniva inoltrata alla commissione provinciale per l'edilizia scolastica.
In seguito a tale decisione, i cittadini, mediante un referendum si pronunciavano contrari a tale scelta. L'Amministrazione Comunale, non intendendo ricorrere all'esproprio di aree, anche in considerazione del fatto che si trattava di opere di proporzioni molto limitate (due aule più servizi) inoltrò la proposta alla commissione di cui sopra.
In data 20.1.72, con decisione 1077, la commissione, composta da rappresentanti del Genio Civile, del medico provinciale, del Provveditorato agli Studi, ritenne idonea l'area proposta e fissò l'inizio dei lavori entro l'1.1.73 e la conclusione entro la fine del gennaio '74.
Al presente la delibera della scelta dell'area non è stata ancora restituita al Comune debitamente approvata da parte dell'autorità tutoria.
Per quanto riguarda l'affermazione del Consigliere interrogante in merito al complesso architettonico in cui si inserisce la chiesa della SS.
Trinità, tipico monumento dell'area barocco-piemontese del 1636, desidero chiarire che la legge n. 1089 dell'1.7.39 tutela delle cose di interesse artistico o storico e prevede che le zone circostanti edifici o monumenti storici, vengano tutelate al fine di salvaguardare l'interesse artistico storico del complesso. A questo proposito devo affermare che attorno alla chiesa della SS. Trinità, dichiarata monumento barocco del 1636 e vincolata come monumento storico artistico, secondo l'art. 4 della legge 1089 dovrebbe essere creata una zona di rispetto, secondo l'art. 21 di detta legge. Nel caso specifico però non esiste nessun vincolo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere interrogante.



CALSOLARO Corrado

Ringrazio l'Assessore Visone della sua risposta. Vorrei però fare rilevare che la decisione dell'Amministrazione Comunale è stata assunta dopo che la maggioranza degli abitanti si è dichiarata contraria alla costruzione della scuola in mezzo alla piazza del paese e che la prevista collocazione della scuola altera un complesso architettonico rurale costituito non soltanto dalla chiesa barocca, ma da un insieme di case rustiche che verrebbero del tutto declassate, dal punto di vista ambientale, dalla posizione dell'edificio scolastico Devo altresì far rilevare che contro le decisioni di questa o di altre amministrazioni comunali, la Regione appare del tutto impotente e non per sua responsabilità, ma per mancanza di strumenti idonei atti ad impedire situazioni di alterazione di quell'ambiente rurale in via di estinzione anche nella nostra regione.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa. Il punto secondo dell'o.d.g. è così concluso. La parola al Consigliere Bono.



BONO Sereno

Vorrei ricordare che in data 18 maggio ho presentato un'interpellanza e su suo invito ho accettato la risposta scritta. Però, in base al regolamento, la risposta scritta dovrebbe giungere nel termine di quindici giorni, e dal 18 maggio a tutt'oggi non l'ho ricevuta. Mi sono permesso di sollecitarla con lettera del 15 giugno, ma neanche a questa lettera ho ricevuto ancora risposta.
La lettera l'ho inviata a lei e al Presidente della Giunta.
Si tratta di conoscere le intenzioni della Giunta circa la nomina degli enti originari dell'ospedale San Biagio di Domodossola e degli Ospedali riuniti di Verbania. Siccome c'è una situazione piuttosto pesante in questi due ospedali, mi permetterei di sollecitare ulteriormente una risposta.



PRESIDENTE

La Giunta è presente, quindi ha sentito.


Argomento:

Interrogazione del Consigliere Calsolaro sulla costruzione dell'edificio scolastico nel Comune di Osasio

Argomento:

Approvazione verbali sedute precedenti


PRESIDENTE

Passiamo all'approvazione dei verbali delle sedute precedenti.



GERINI Armando, Segretario, dà lettura del verbale della seduta antimeridiana del 28 giugno 1972.



PRESIDENTE

Qualcuno chiede la parola sul processo verbale dell'adunanza n. 97 del 28.6.72 testé letto? Nessuno? Allora è da considerarsi approvato all'unanimità.


Argomento:

Approvazione verbali sedute precedenti

Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio


PRESIDENTE

Passiamo al punto terzo: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio".
Informo il Consiglio che ieri è pervenuto un telegramma del seguente tenore: "Nome sindaci comuni Ivrea, Trecate, Galliate, Varallo, Pombia Borgomanero interessati gruppo Rossari &Varzi chiedesi incontro congiunto scopo illustrare gravissima situazione gruppo aziendale suddetto durante lavori codesto Consiglio Regionale. Albertinale, sindaco di Galliate".
Ho ritenuto opportuno di accogliere l'invito, ma non nel corso orario dei nostri lavori, per non turbarli essendo particolarmente carica la tornata di oggi e di domani. Ho fissato l'incontro per le 15 di questo pomeriggio, cioè un'ora prima della ripresa dei nostri lavori successivamente, se il Consiglio concorda, i Capigruppo parteciperebbero alla riunione per allargare il discorso con la partecipazione di un rappresentante della Giunta. Potremmo perfezionare ancora le modalità dell'incontro.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio

Argomento:

Documenti - Annuncio e assegnazione a Commissioni


PRESIDENTE

Presentazione di progetto di legge ed assegnazione a Commissioni. In data 28 giugno i Consiglieri Calsolaro, Fonio, Nesi, Simonelli e Viglione hanno presentato alla presidenza il testo di una proposta di legge del Consiglio Regionale al Parlamento, per l'elezione unilaterale a suffragio universale diretto dei delegati italiani al Parlamento europeo. E' stata assegnata, in data 4 luglio, alla VIII Commissione per l'esame in sede referente.


Argomento:

Documenti - Annuncio e assegnazione a Commissioni

Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio (seguito)


PRESIDENTE

E' pervenuta risposta scritta dell'Assessore, del Consigliere Menozzi relativa a modifica decreto delegato su Agricoltura e foreste.
Colgo l'occasione per fare, a nome personale e del Consiglio, le felicitazioni al Consigliere Segretario Menozzi, che è stato designato in questi giorni della onorificenza di Commendatore al merito della Repubblica.
Il direttore di "Tribuna politica" ha comunicato che il secondo dibattito di "Tribuna regionale" dedicato al Piemonte, sarà diffuso il 15 luglio alle ore 19,45 sul secondo canale. Vi parteciperanno i rappresentanti della D.C., del PCI, del MSI, del PRI che discuteranno sul tema "Funzione della Regione nella tutela dell'occupazione operaia in Piemonte". La registrazione si effettuerà presso il centro di produzione TV di Torino, il 13 luglio alle ore 10, purtroppo in concomitanza con una seduta fissata da parte del Consiglio Regionale, che peraltro non credo di dovere spostare perché saranno assenti un rappresentante del PCI, uno del MSI, uno della D.C. e quello del PRI, che sarebbe il solo che potrebbe avere un certo motivo di doglianza per la non possibilità di essere contemporaneamente alla seduta del Consiglio Regionale a questa ripresa televisiva. Credo tuttavia che possa essere una cosa di rapida esecuzione e che egli riesca comunque a partecipare alla riunione del Consiglio.
Informo che sono pervenuti alla presidenza i seguenti documenti, di cui il Consigliere Segretario darà lettura.



GERINI Armando, Segretario

Sono pervenuti alla presidenza i seguenti documenti: lettera di commiato del Ministro Gatto ordine del giorno della città di Rivoli sulla situazione di molte industrie della zona ordine del giorno del Comune di Brandizzo sulle dichiarazioni del Segretario del MSI analogo o.d.g. è pervenuto dal Consiglio Regionale d'Abruzzo o.d.g. dello stesso Comune di Brandizzo con cui si chiede alla Giunta Regionale di convocare con urgenza i Comuni interessati e le forze politiche sindacali, per discutere il problema di applicazione della legge sugli asili nido dal comune di Incisa Scapaccino una richiesta di assegnazione di fondi per la costruzione di alloggi di tipo popolare dalla rappresentanza del personale della SIPRA un documento con cui si proclama stato di agitazione contro nuovi e mistificanti interventi che tenderebbero alla soppressione della SIPRA in atto nel Paese, in contrasto con le richieste dei lavoratori delle tre Confederazioni sindacali dal Comitato di coordinamento fra l'Unione nazionale inquilini assegnatari, l'Associazione provinciale inquilini case economiche popolari e il Comitato nazionale assegnatari ex INA Casa e Gescal, un documento sullo stato di attuazione della legge n. 865 dalla città di Tortona un o.d.g. con cui si aderisce alle istanze a conclusione dei X Stati generali del Consiglio dei Comuni d'Europa dal sindacato CGIL, CISL, UIL ente ospedaliero, un documento di denuncia della situazione esistente presso il centro traumatologico ospedaliero dall'Associazione nazionale fra gli IACP copia dell'o.d.g. approvato a conclusione del X Cognresso nazionale.



PRESIDENTE

Sulle comunicazioni del Presidente qualcuno chiede di parlare? Nessuno chiedendo di parlare il punto terzo è esaurito.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Deliberazioni del Consiglio Regionale sulla procedura abbreviata per l'esame dei progetti di legge


PRESIDENTE

Passiamo al punto quarto dell'o .d.g. "Deliberazioni del Consiglio Regionale ai sensi degli artt. 44, comma terzo dello Statuto, e 11 secondo stralcio del Regolamento circa l'adozione di una procedura abbreviata per l'esame dei seguenti progetti di legge" (sono elencati nell'o.d.g. di convocazione).
Si tratta dei progetti di legge n. 26, 27, 29, 30, 31, 33, 34 e 35.
Ricordo che l'art. 44 comma terzo dello Statuto recita: "In caso di urgenza la Giunta, il Consigliere proponente o per quanto riguarda l'iniziativa legislativa popolare o degli enti locali un gruppo di Consiglieri in numero non inferiore a tre, possono sempre chiedere al Consiglio che venga fissata una procedura abbreviata per l'esame e l'approvazione di un progetto di legge".
Mentre l'art. 11 del secondo stralcio di Regolamento prevede che: "Le relazioni delle Commissioni devono essere presentate al Consiglio nel termine massimo di 30 giorni, prorogabile dal Presidente del Consiglio sino a 60. Il termine di 30 giorni sarà ridotto a 15 per il progetto di legge di cui il Consiglio abbia deliberato l'urgenza. All'atto della presentazione di un progetto di legge ed anche successivamente, la Giunta Regionale o il proponente possono chiedere al Consiglio che si fissi il termine di urgenza o un termine speciale".
Se non vi sono richieste di interventi per illustrare la richiesta di procedura abbreviata...



BESATE Piero

Li pone in discussione tutti, adesso?



PRESIDENTE

Abbiamo detto: 26, 27, 30 ecc.
Se c'è qualcuno che chiede di illustrare, lo faccia, brevemente.



BESATE Piero

Illustro la richiesta della procedura d'urgenza sul progetto di legge per l'istruzione professionale, n. 30.



PRESIDENTE

Va bene, il Consigliere Besate chiede di parlare, ne ha facoltà.



BESATE Piero

Signor Presidente, colleghi, con il trasferimento delle funzioni amministrative alle Regioni, operato con il decreto del Presidente della Repubblica n. 10, che concerne la materia dell'istruzione artigiana e professionale, si è posto immediatamente il problema di assicurare la continuità delle funzioni le quali, per definizione, non hanno soluzione di continuità.
Per l'esercizio di queste funzioni, come è noto, la Costituzione impone, giustamente, che le Regioni deleghino gli enti locali (Comuni Province) o si avvalgano dei loro uffici. La legge Scelba, con l'art. 39 dice "normalmente la delega può essere data solo con legge, ma soprattutto per quanto riguarda il Piemonte, sono gli artt. 66 e 67 dello Statuto che impongono che la delega delle funzioni agli enti locali da parte della Regione debba avvenire mediante legge e per singole materie". In Piemonte non abbiamo una legge quadro per singole materie, per poter delegare delle funzioni agli enti locali; però le funzioni devono essere esercitate, non possono subire interruzioni. E' una carenza grave di cui dobbiamo semplicemente prendere atto in questo momento: il "normalmente" previsto dalla Costituzione e dalla legge Scelba non viene realizzato. Siamo quindi in una situazione che potremmo chiamare di esercizio diretto delle funzioni amministrative. Con ogni probabilità bisognerà addivenire molto presto alla legge di delega agli enti locali, altrimenti c'è il pericolo, gravissimo dell'esigenza che la Regione provvisoriamente (ma sono quelle provvisorietà che diventano definitive) debba darsi delle strutture per l'esercizio diretto delle funzioni.
Come va regolamentata la materia dell'esercizio diretto delle funzioni? Mentre per la delega agli enti locali lo Statuto dice che occorre una legge, per quanto riguarda l'esercizio diretto tace la Costituzione, tace la legge Scelba, tace lo Statuto. Per analogia si dovrebbe intendere che anche l'esercizio diretto debba essere regolamentato mediante legge.
Riteniamo tutti, lo stesso Presidente della Regione l'ha affermato, che ci sia il pericolo, anzi, c'è un'azione politica generale, di fare della Regione una somma di Consigli provinciali e comunali, di farne un grosso ente amministrativo, mentre la sua attività e la sua azione si qualificano mediante leggi, con un intervento legislativo che muti il quadro dell'ordinamento giuridico fondamentale dello Stato. Non solo, ma con una legge si avrebbe maggiore certezza di diritto anche per gli operatori, per gli amministratori, per noi stessi. Inoltre la legge è sempre uno strumento che dà più organicità al settore nel quale interviene, sia pure provvisoriamente; è un punto di riferimento non opinabile, non discutibile non impugnabile.
Il progetto prevede di unificare tutta la materia. Abbiamo visto in sede di discussione sullo schema di decreto delegato, quanto questa materia sia disorganica, sia fonte di sprechi e soprattutto inefficiente e con risultati molto discutibili per non dire negativi. Di qui l'esigenza di unificare in un'unica branca dell'amministrazione tutta la materia, per dirigere, coordinare, avere un fondamento politico culturale che presieda alla specificazione per settore dell'espletamento dell'attività e alla necessità di stabilire le attribuzioni agli organi della Regione.
Il decreto di trasferimento dice che le funzioni sono attribuite alle Regioni; il nostro Statuto dice che quando la legge recita in questo modo è da intendersi il Consiglio, ma è evidente che il senso politico dell'efficienza, buon senso e necessità richiedono di attribuire ai vari organi della Regione le singole attribuzioni, perché la Regione agisce attraverso o suoi organi (Consiglio, Giunta e Presidente) in modo da non avere conflitti di competenza, lamentele per le interferenze in campo altrui. Se questo viene stabilito con legge è una precisazione, almeno in questa materia, anche se provvisoriamente.
C'è la necessità di camminare, perché il progetto di legge prevede di esplicare la sua validità per l'anno formativo 1972-1973, secondo un programma che non è ancora il piano di settore, cosa ben diversa ed organica e che va concepita nell'ambito del piano di sviluppo nel suo complesso ma che è urgente, in modo da avere unificata, coordinata tutta l'azione della Regione sotto un unico strumento legislativo. Per questo parliamo di necessità di sperimentare autorizzando la Giunta, ad operare nel campo didattico, pedagogico, di ricerca, al fine di porre il Consiglio in condizione di legiferare con uno strumento organico e definitivo per un certo numero di anni.
Ecco quindi la necessità di assicurare che l'attività continui, perch c'è anche il pericolo, in questo periodo di transizione, di avere una caduta di certe attività che anche se criticabili (noi le abbiamo criticate e continuiamo a farlo) è bene che operino per poi, nell'ambito di criteri generali di orientamento della politica della Regione, mantenere ciò che è positivo, o trasformarlo o utilizzarlo in altra nuova funzione.
Il provvedimento, come ho detto, si riferisce solo all'anno formativo '72-'73; c'è un'urgenza data anche dal fatto che tutti gli elementi per la formazione del programma devono affluire alla Regione entro il 15 luglio secondo una circolare del Presidente della Regione inviata a suo tempo a tutti gli operatori interessati; forse si andrà un po' più in là, magari alla fine di luglio, ma c'è l'immediata necessità di vagliare tutto il materiale alla luce degli indirizzi, sia pure transitori, che la Regione intende darsi. A settembre intanto è necessario essere già pronti affinch gli operatori sappiano quello che devono fare, anche se la circolare del Presidente dice che tutto resta come prima per ora, perché è evidente che una circolare non è uno strumento di esercizio delle funzioni, lo stesso Presidente della Regione mi darà atto che non intende esercitare le funzioni, sia pure nella fase straordinaria di assenza di deleghe, mediante circolari, anche perché questo darebbe alla Regione un'impronta che nessuno credo, né opposizione, né maggioranza, intendono dare.
Detto questo, e in considerazione della reale urgenza, che c'è la possibilità di far cadere un'attività già in corso, che c'è l'esigenza di avere questo provvedimento transitorio per il '72-'73 e fino all'emanazione della legge sulle deleghe, senza pregiudizio per il provvedimento organico futuro, occorrono alcuni elementi che aprano la strada verso uno strumento organico che sia omogeneo alle osservazioni votate dal Consiglio sullo schema di decreto delegato per la formazione professionale. Inoltre, va considerato che questi scopi sarebbe meglio raggiungerli con legge.
Come ho detto all'inizio, la Costituzione, la legge Scelba, lo Statuto non dicono nulla circa il modo di regolamentare l'esercizio diretto delle funzioni nella fase in cui il "normalmente" non è operante e tenendo presente che comunque, anche nel caso di concessione dell'urgenza da parte del Consiglio per l'esame della legge e la sua attribuzione in termini abbreviati, si andrebbe molto avanti nel tempo, qualora la Giunta presenti un suo strumento per regolamentare l'esercizio transitorio delle funzioni amministrative in questo settore, limitatamente per il '72/73 e fino all'emanazione della legge sulle deleghe, noi potremo considerare la possibilità di ritirare la richiesta dell'urgenza per il progetto di legge regionale n. 30 e solo per questo, poi, esaminato il progetto di strumento amministrativo della Giunta, considerata l'eventuale coerenza con i principi che ho appena illustrato, vedremo come comportarci, se accettarlo magari modificarlo oppure mantenere la richiesta della legge in quanto tale.



PRESIDENTE

Non ho interrotto il collega Besate durante la lunghissima illustrazione, ma pregherei quanti altri chiedessero di prendere la parola di illustrare soltanto il criterio che induce a richiedere l'urgenza mantenendosi strettamente a questo tema e a non sviluppare l'argomento. Qui si è sviluppato il complesso evidentemente per un'eventuale presa di posizione di ritiro dell'art. 30.
Ci sono altri che chiedono la parola per il ritiro o l'illustrazione di altre?



REVELLI Francesco

Sulla 29 e la 31.



PRESIDENTE

Allora procediamo con ordine: sulla 26 nessuno chiede di parlare? La parola al Presidente della Giunta.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Per quanto riguarda la procedura d'urgenza, non entrando nel merito di ciascuna di queste singole richieste, mi pare che su alcune di esse si sia già raggiunto in sede di programmazione dei lavori del Consiglio l'accordo di discuterle in una delle nostre prossime riunioni. L'accordo concerne la n. 26 relativa all'assistenza farmaceutica dei lavoratori autonomi, per la 27 e la 33.
Per quanto attiene alla 29 e 30, che mi pare riguardino lo stesso argomento sostanzialmente, la Giunta pregherebbe di ritirare la richiesta di procedura d'urgenza avendo predisposto (e già inviata alla presidenza del Consiglio) una deliberazione da sottoporre al Consiglio Regionale con la quale si tenderebbe ad unificare tutta la materia relativa alla formazione di istruzione artigiana professionale presso gli Assessorati regionali al lavoro e all'istruzione; ad organizzare i corsi avendo come obiettivo la gratuità degli stessi per gli allievi, predisponendo le necessarie variazioni al bilancio '72 relative all'atto formativo in oggetto, fermo restando il principio di assicurare la continuità dell'attività formativa già esistente nel settore dell'addestramento; di predisporre il programma regionale nonché i parametri per la relazione dei relativi contributi, sentita la competente commissione consiliare; di assumere tutte le iniziative di indagine, studio, ricerche necessari per l'approntamento di un progetto di legge organico sull'ordinamento della formazione professionale in Piemonte.
Tutto ciò, ovviamente, nel quadro e nella direzione di una linea che la Giunta ha già avuto modo di manifestare e sulla quale mi pare vi sia concordanza fra tutti i gruppi presenti nel Consiglio, quella cioè di apprestare il più rapidamente possibile, per ogni singola materia, la legge di delega dell'esercizio delle funzioni amministrative alle Province, ai Comuni e agli altri Enti locali ai sensi dell'art. 118 della Costituzione nonché degli articoli che in proposito sono stati posti e votati nel nostro Statuto.
Quindi la mia richiesta sarebbe ai Consiglieri richiedenti la procedura d'urgenza, di ritirare questa richiesta, attesa la presentazione da parte della Giunta di questo documento che verrà portato alla votazione del Consiglio Regionale in una delle prossime sedute, secondo la richiesta che abbiamo avanzato al Presidente del Consiglio.



PRESIDENTE

Il Consigliere Revelli chiede di parlare, ne ha facoltà.



REVELLI Francesco

Signor Presidente faccio presente che le proposte di legge 29 e 31 e la 30 illustrata testé dal collega Besate, si propongono di dettare norme provvisorie per l'applicazione del decreto delegato n. 10 del 15 gennaio '72.
Per la n. 30 è stato presentato un documento della Giunta e su questo si pronuncerà il collega Besate. Per le 29 e 31, che si riferiscono rispettivamente agli artt. 3 e 4 del decreto delegato n. 10, noi manteniamo la richiesta di urgenza perché si tratta di nomine di consigli d'amministrazione. La proposta di legge n. 31 riguarda i Consorzi provinciali per l'istruzione tecnica, anche se sarà opportuno in una legge organica sulla formazione professionale superare questi strumenti.
La proposta di legge n. 29 invece, riguarda gli istituti professionali di Stato e la provvisorietà delle norme oltre l'anno formativo 1972-1973 perché nel primo comma dell'articolo 4 del decreto delegato si dice che queste funzioni rimarranno fino a quando non sarà fatta la riforma della scuola secondaria superiore. Qui non si tratta soltanto di nominare consigli d'amministrazione rispettando le competenze degli organi regionali (cosa spetta al Consiglio, cosa alla Giunta e cosa al Presidente della Giunta) ma anche di avere un'attività programmatoria, proprio in funzione del fatto che, stante ciò che allora pensava il Ministro Misasi, si prevede di intervenire nei programmi degli istituti professionali di Stato istituti che dovranno essere poi (sempre secondo l'ipotesi di Misasi riportati e nel decreto) conglobati nella scuola secondaria superiore con un'eventuale riforma.
Su questi due progetti di legge noi manteniamo la richiesta di urgenza che è ampiamente giustificata anche dalle posizioni che ha assunto il nostro Gruppo in merito alla questione generale delle competenze da attribuire al Consiglio.



PRESIDENTE

Qualcun altro chiede di parlare? Il Presidente della Giunta, ne ha facoltà



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Per quanto riguarda queste due proposte, la Giunta non si oppone alla procedura d'urgenza, semplicemente ritengo che il regolamento è un problema di opportunità; semmai si vedrà in sede di discussione della legge di regolamentare già queste attribuzioni relative alla legge da approntarsi in relazione alla delega delle funzioni amministrative agli Enti locali proprio per evitare un'eventuale distonia tra due progetti.
Comunque se i proponenti insistono la Giunta non ha motivo di opporsi.



BESATE Piero

Per il fatto nuovo dell'annuncio della presentazione da parte della Giunta di uno strumento amministrativo per regolamentare provvisoriamente la materia, fino all'entrata in vigore della legge sulle deleghe e limitatamente per l'anno '72-'73, con i principi enunciati dal Presidente della Regione (salva naturalmente la possibilità, in sede di discussione consiliare del provvedimento che è di competenza del Consiglio, di apportare eventuali variazioni ed emendamenti, come del resto è diritto di ogni Consigliere) dichiaro anche a nome degli altri tre proponenti colleghi Revelli, Rivalta e Giovana, di ritirare la richiesta d'urgenza e di verificare poi, a delibera presentata ufficialmente dalla Giunta alla Presidenza del Consiglio e in sede di dibattito consiliare, l'opportunità di ritirare il progetto di legge.



PRESIDENTE

Qualcun altro chiede di parlare? Nessuno, allora la discussione è chiusa.
Dobbiamo formalmente esaminare voce per voce perché non possiamo fare una votazione globale, mentre la discussione globale è servita a chiarire alcune cose.
Il progetto di legge n. 26 di iniziativa dei Consiglieri Ferraris Besate ed altri sull'assistenza farmaceutica ai lavoratori autonomi, al quale può essere, almeno come impostazione, collegato il progetto di legge n. 27 di iniziativa dei Consiglieri Menozzi, Bertorello, Giletta sull'estensione delle gestioni speciali lavoratori autonomi, si trova attualmente in esame presso la Commissione competente. Si è raggiunta per un'intesa che non si proceda alla procedura d'urgenza (mi consentano il bisticcio dei termini) perché si è previsto di discutere successivamente e congiuntamente questo argomento in una prossima riunione del Consiglio.
Se ho riassunto bene le cose, il n. 26 e 27 pertanto non dovrebbero essere posti in votazione perché si è raggiunta l'intesa che è stata ricordata dal Presidente della Giunta nel suo intervento.
Il Consigliere Raschio ha facoltà di parlare.



RASCHIO Luciano

Signor Presidente, d'accordo su questa intesa, però dovrebbe, a nostro giudizio, essere estesa al progetto di legge n. 33 presentato dalla Giunta e in discussione alla Commissione; così pure i progetti di legge 34 e 35.
Si tratta di ritirare l'urgenza per tutti, sia quelli presentati da gruppi di Consiglieri, sia quelli presentati dalla Giunta perché, ripeto, sono all'esame delle Commissioni competenti.



PRESIDENTE

Mi pare che il Presidente della Giunta avesse già espressa questa opinione nel suo intervento.
Se il Consiglio non è d'accordo, per non fare tante singole votazioni (come forse a stretto rigore del Regolamento dovrebbe essere fatto) propongo che si considerino depennati dall'o.d.g. i n. 26, 27, 33 e 35 perché pendenti già dinnanzi alla Commissione competente e perch raggiuntosi un accordo a livello di Capigruppo di esaminarli congiuntamente in una prossima riunione.



REVELLI Francesco

Anche il 30.



PRESIDENTE

No, il 30 è una cosa diversa perché il Consigliere Besate l'ha ritirato avendo oggi appreso......



BESATE Piero

Ho dichiarato che ritiriamo l'urgenza, era in discussione la richiesta d'urgenza.



PRESIDENTE

Ma per una ragione diversa, quindi direi che come sistematica di votazione è opportuno seguire questo criterio.
Chi è d'accordo che si ritiri la discussione relativa ai progetti di legge a carattere d'urgenza 26, 27, 33, 34 e 35 è pregato di alzare la mano. La discussione su questi progetti è considerata ritirata.
Resta la n. 30 per la quale vi è stata la dichiarazione da parte del Consigliere Besate del ritiro della richiesta d'urgenza intanto in quanto stamattina vi è stata la dichiarazione del Presidente della Giunta.
Chi approva questo ritiro della pronuncia sull'urgenza è pregato di alzare la mano. E' approvata all'unanimità.
Resta ancora il progetto di legge n. 29 di iniziativa dei Consiglieri Besate, Revelli ed altri, sulla nomina dei componenti i Consigli di Amministrazione degli istituti professionali di Stato e svolgimento provvisorio delle funzioni di cui all'art. 4 del decreto del Presidente della Repubblica 15 gennaio '72 n. 10.
Per questo che cosa dice la Giunta?



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta non si oppone.



PRESIDENTE

Allora il Consiglio è chiamato a dare il carattere di urgenza richiesto per questo esame. Vuole esprimersi con una votazione? Chi approva è pregato di alzare la mano. E' accordata l'urgenza per questa proposta.
Il n. 4 all'o.d.g. è esaurito.
Debbo informare che ha chiesto congedo per la seduta di questa mattina il collega Consigliere Garabello.
Passiamo al n. 5 dell'o.d.g. "Bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 1972".



REVELLI Francesco

C'è anche la proposta di legge n. 31.



PRESIDENTE

Sì, ma è collegata all'altra. Comunque precisiamo che sono interdipendenti la 29 e la 31 e che è accordata per tutte e due la procedura d'urgenza.
Non ci sono riserve? Nessuna.


Argomento: Bilanci preventivi

Bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 1972


PRESIDENTE

Passiamo allora al punto quinto dell'o.d.g.
La parola all'Assessore Paganelli.



PAGANELLI Ettore, Assessore al bilancio

Signor Presidente, signori Consiglieri, il bilancio della Regione per l'anno 1972, di cui si sta iniziando la discussione, è illustrato dalla relazione con cui la Giunta lo presentò in Consiglio, successivamente integrata e modificata nella sola parte che riguarda le varianti numeriche ed in alcune particolari impostazioni, questa relazione riflette gli indirizzi che la Giunta ha assunto. Assolvo tuttavia al compito di aprire il dibattito con un breve intervento, più che altro per ricordare la complessa procedura di formazione del bilancio e per compiere una valutazione su alcuni temi che nel dibattito saranno certamente toccati.
La formazione del bilancio, si è sviluppata seguendo un iter ampio e democratico, sia all'interno degli organi della Regione, sia nei confronti di forze particolarmente qualificate, sollecitate a dare consigli suggerimenti e spunti critici. In rapida sintesi si può dire che questo bilancio, sostituendo quello presentato in marzo al Consiglio e poi ritirato dalla Giunta per inserirvi le somme provenienti dal riparto del fondo comune, ebbe una prima stesura ricavata dai decreti che trasferirono le funzioni nelle materie divenute di competenza regionale. Su questa traccia la Giunta ha avviato di buon grado una collaborazione informale con la prima Commissione permanente del Consiglio Regionale, per trovare insieme ad essai punti da approfondire e sviluppare. Questo lavoro comune della Giunta e della Commissione, avvenuto nello scorso mese di maggio in uno spirito di aperta collaborazione, è risultato senz'altro proficuo. A questa fase ne è seguita un'altra dopo la presentazione ufficiale del bilancio al Consiglio, quella della consultazione con forze vive della Regione da parte della Commissione e con la presenza della Giunta consultazione svoltasi il 19, il 20 ed il 21 giugno ed alla quale furono invitati tutti gli organismi di livello regionale rappresentanti le forze sociali, sindacali ed economiche che in vario modo potevano essere interessate a partecipare al dibattito sul primo bilancio della Regione.
L'esito della consultazione, registrato puntualmente nella relazione della Commissione, che giustamente gli dedica una parte assai ampia scaturito da un aperto confronto su molti dei temi che nel bilancio affiorano, è quello di numerosi suggerimenti, alcuni dei quali vennero senz'altro recepiti e tradotti in cifre, mentre altri restano come un materiale che risulterà prezioso per la formazione del bilancio 1973 i cui tempi di compilazione appaiono estremamente ravvicinati.
Ringrazio tutti gli intervenuti e particolarmente quanti, con un impegno evidentissimo, recarono alla consultazione un apporto qualificato e qualificante.
Nell'aprire il dibattito e ricordando tutte le fasi in cui il bilancio si è venuto formando e perfezionando, posso dire che la Giunta è consapevole di tutti gli impegni che il bilancio comporta nella sua gestione, particolarmente per quanto riguarda la spesa. E' chiaro che la ricerca sistematica delle leggi che sostengono ogni capitolo di spesa, non è casuale, risponde al preciso scopo di darvi un'attuazione completa spedita ed al tempo stesso ineccepibile, ma è altrettanto chiaro che le procedure legislative, per attuare concretamente le erogazioni sono a volte così complesse da far temere che nonostante tutta la buona volontà si formino quei temibili residui passivi che sono ormai ben noti in tutti gli ambienti pubblici italiani e non solo presso la nostra Regione. I quattro o cinque mesi che contano per gestire questo bilancio sono obiettivamente pochi per scongiurare del tutto questa eventualità. Tuttavia la Giunta si sente impegnata a compiere tutti gli ulteriori sforzi che saranno necessari per evitarla.
Un documento che si sviluppa sulla base di una legislazione non sempre precisa e di decreti delegati che non hanno mantenuto la legittima aspettativa delle Regioni e che inoltre si è formato tra difficoltà di vario genere, compresa quella di attingere dati effettivi presso molte e diverse fonti, contiene ancora certamente alcune lacune anche tecniche, che ci si preoccuperà di colmare quando e dovunque se ne presenterà l'occasione. Ed in proposito segnalo io stesso, per esempio, all'attenzione dei Consiglieri che nella stesura finale del documento è sfuggito un capitolo di spesa per attività turistiche di tipo promozionale e per iniziative per la propaganda turistica del quale la Giunta si riserva di proporre l'inserimento in bilancio.
Altre carenze di impostazione ed altre insufficienze di fondi affioreranno ancora; con le esperienze che andremo maturando nei prossimi mesi cercheremo di colmarle.
Non intendo, in questa sede, soffermarmi ancora sulle cifre del bilancio che la relazione della Giunta Regionale e quella di maggioranza illustrano sufficientemente. Un solo accenno al quadro riassuntivo generale ci porta a rilevare entrate per 48 miliardi 860 milioni, di cui 7 miliardi e 800 milioni per i tributi propri, un miliardo 199.238.265 lire per entrate extra tributarie, 33 miliardi 438.775 lire per quote di tributi erariali. Di questi, 31 miliardi 980.438.735 lire rappresentano la quota di partecipazione al fondo comune per i 9/12 del 1972, quota che è inferiore a quella attesa e preannunciata e che quindi ha ridotto delle possibilità finanziarie regionali.
Mi limito a ricordare che il bilancio ha la possibilità di dilatarsi in futuro, sul lato spese operative e degli investimenti in campo economico e sociale e che attualmente le spese si distribuiscono nel seguente modo: per il funzionamento degli organi degli uffici e dei servizi della Regione 9,25%, per le spese operative al servizio delle funzioni trasferite alla Regione, 45,15%; per le spese di investimento, per l'assetto del territorio in campo economico ed in campo sociale, 41,70%; per interventi patrimoniali, 3,90%.
Per quanto riguarda la possibilità di indebitamento della Regione, tra le due interpretazioni possibili la Giunta è impegnata a sostenere quella derivante dalla completa interpretazione dell'art. 1 della legge finanziaria 16 maggio 1970 n. 281. Si ritiene tuttavia opportuno sottolineare che gli indirizzi comportanti il massimo impegno di indebitamento della Regione, dovranno attuarsi in correlazione con le linee fondamentali del piano di sviluppo regionale.
E' opportuno ancora segnalare che i due fondi globali delle spese correnti, 3 miliardi e 700 milioni e delle spese di investimento, 3 miliardi 100 milioni, sono la disponibilità a cui la Giunta ed il Consiglio possono attingere per le iniziative di legge regionale, alcune delle quali sono già all'esame del Consiglio stesso.
Tra gli argomenti cui il bilancio accenna, in un capitolo riguardante gli studi e le rilevazioni, vi è quello della delega delle funzioni alle Province, ai Comuni e ad altri Enti locali. L'attuazione delle deleghe è un impegno per attribuire la più ampia autonomia agli Enti locali e per rendere più rapida la spesa, proprio nel quadro delle sopra accennate preoccupazioni. Il fatto che la delega agli Enti locali non risulti ora quantificata in cifre di bilancio, è da attribuire in particolare ad esigenze di tecnica giuridico-contabile ed alla necessità di apprestare strumenti che la rendano operativa.
Con queste ulteriori brevi considerazioni ci accingiamo a raccogliere le indicazioni, gli indirizzi ed i suggerimenti che il dibattito certamente ampio ed approfondito, fornirà. La disponibilità della Giunta è per il dialogo e per l'approfondimento, ciò che non sarà possibile recepire come già detto - in questo bilancio, ci sarà di stimolo e di guida per l'imminente predisposizione del bilancio 1973.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Consigliere Dotti, che è relatore al bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 1972, quale Presidente della Commissione di programmazione al bilancio, finanze e patrimonio credo di poter e di dover anche, come Presidente dell'Assemblea sottolineare la grande importanza della discussione di questo documento, il quale forse costituisce, dal momento in cui venne approvato lo Statuto della Regione, il momento più impegnativo e più delicato che viva la Regione Piemonte, anche per la strutturazione di questo bilancio che è in definitiva un impegno di anticipazione di quel programma che verremo, molto rapidamente io penso, strutturando e dandoci perché soprattutto si eviti (e colgo qui quanto è stato detto dall'Assessore Paganelli) per quanto possibile e nella misura massima che si verifichino quei residui passivi che costituiscono piaga di una certa amministrazione dalla quale noi vorremmo differenziarci.
Talune dichiarazioni che il Presidente della Giunta in foro esterno ha fatto, illuminano quella che è l'intenzione della Giunta per l'attuazione di questo bilancio, ribadita stamattina dall'Assessore Paganelli.
Io credo che questa nostra discussione sarà ampia, sarà approfondita sentiremo varie voci. Vorrei, come Presidente dell'Assemblea, avere, almeno in larga massima, la conoscenza di coloro che intendono intervenire, anche per disciplinare - se l'assemblea mi consente questa facoltà - gli interventi, in maniera che vi siano degli interventi critici in un senso e nell'altro, adesivi o non adesivi ai concetti che guidano la formazione della Giunta, in maniera cioè da impedire che vi sia una discussione unicorde, mentre mi sembra che proprio nel dibattito, anche di risposta possa esserci un accrescimento di elementi che sono stati dalla Giunta sollecitati per il compimento di questo bilancio 1972, ma soprattutto - e mi sembra molto serio e concreto - per l'impostazione del secondo bilancio 1973 che praticamente è alle porte.
Darei la parola al Consigliere Dotti per l'illustrazione della relazione al bilancio di previsione.



DOTTI Augusto, relatore

Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta signori Consiglieri, questa relazione è il frutto di diverse riunioni della Commissione permanente per la programmazione e il bilancio, ancor prima che il bilancio fosse stato predisposto dalla Giunta, cioè ci sono stati i lavori di approccio al bilancio, in base alle indicazioni che potevano venire dalla Commissione stessa, espressione di tutto il Consiglio. Poi vi è stata la consultazione degli Enti locali di tutte le categorie che formano la comunità regionale e successive altre riunioni insieme alla Giunta, rappresentata dal suo Presidente e dall'Assessore al bilancio.
E' così venuta fuori la relazione che compare in quattro capitoli di considerazioni generali, di normativa, del riassunto e dell'espressione di quella che è stata la consultazione e del bilancio.
Dovrei dire che effettivamente con il 1º aprile e con la trasmissione delle funzioni amministrative alla Regione si inizia il dettato della Costituzione di uno Stato articolato, di uno Stato che, dopo cento anni di concentrazione di funzioni da Enti minori a Enti superiori, finalmente ha trovato la sua articolazione nella Regione. Il bilancio che noi presentiamo per l'anno in corso è il primo strumento di questa politica regionale.
Quando noi parliamo di autonomie locali, direi che fino allo scorso anno pensavamo a una tutela, a una difesa di queste autonomie, oggi ci accorgiamo, che l'Ente Regione, che l'autonomia locale appartiene ad un passato (per quanto glorioso) che non poteva vivere nel presente dove tutti i problemi hanno avuto più ampio respiro; soprattutto un grande respiro nazionale attraverso i partiti politici, i sindacati, le organizzazioni di categorie che si sono accorti che questi problemi grandi, che concernono tutta la nazione, dalla sanità alla previdenza, all'equilibrio della bilancia dei pagamenti, alla piena occupazione, non potevano essere trattati dagli Enti locali. Così lo Stato si è trovato a centralizzare tutte le principali funzioni pubbliche, anche attraverso l'evoluzione dello stesso sistema fiscale che non poteva più permettere che il Paese indifferente e agnostico, assistesse allo svilupparsi di una potestà tributaria e di imposizione ai singoli cittadini, molte volte anche più privilegiati di singole zone, province o comuni. Infatti, se noi pensiamo alla stessa imposta che dovrebbe essere l'imposta principe, progressiva individuale sul patrimonio, proprio per questi scaglioni maggiori di prelievo di ricchezza deve confluire ad un governo centrale per una sua ridistribuzione. Altrettanto dicasi per l'imposta di R.M. sulle società che ha la caratteristica di prelevare e di dare al centro per poter poi ridistribuire in quanto che le imprese non si diffondono spontaneamente e uniformemente sul territorio. Anche le grandi imposte sui consumi, per esempio della generale sull'entrata che sarà sostituita dall'IVA, hanno questa caratteristica di un'imposta erariale. Per non parlare di altre imposte dirette, come quelle sulla benzina, che effettivamente sono indice di ricchezza per la motorizzazione che si verifica in alcune regioni piuttosto che in altre.
Lo Stato moderno doveva centralizzare. Le Regioni sono invece a valle di questa centralizzazione, sono al decentramento, però hanno il dovere di fare la stessa cosa che fa lo Stato sul suo territorio, di perequare all'interno del territorio, mediante un principio di equità che risponde a una frase molto semplice, cioè che tutti i cittadini che sono più o meno soggetti ad una uniforme tassazione, abbiano diritto ad avere gli stessi servizi pubblici, in modo particolare agli stessi costi.
Quindi la Regione Piemonte, che presenta questo bilancio, deve essere strumento di questo principio di perequazione all'interno della Regione. Ma questo principio perequativo corrisponde ad un altro principio, cioè di togliere via quelle difficoltà, questi attriti che sorgono negli Stati e possono sorgere anche nelle regioni per uno sviluppo abnorme della Regione disequilibrato. Dobbiamo evitare assolutamente per esempio che si formino delle grandi concentrazioni urbane troppo dense, perché le lotte che qui potrebbero scatenarsi sarebbero forse peggiori delle guerre cui noi abbiamo assistito nell'ultimo conflitto mondiale.
Non ci nascondiamo che i ghetti di New York o di altre città americane sono una vera segregazione degli individui e possono essere così esclusivi come conflitti fra razze e fra popoli.
Voglio ricordare al Consiglio alcuni dati che sono delle Nazioni Unite per l'anno 1980 sulla popolazione mondiale e sull'urbanizzazione sconsiderata che avremo in questo prossimo decennio. Se facciamo riferimento al 1920, la popolazione urbana in tutto il mondo era di 360 milioni, nel 1980 si calcola vicina ai due miliardi, esattamente 1780 milioni di individui, vale a dire più della metà della popolazione mondiale. E le città sono solamente in numero di 107 superiori ai 500.000 abitanti, si calcola che saranno, nel 1980, ben 665 e il maggiore sviluppo di città lo avremo nei Paesi sottosviluppati. Questo per dire quanto sia pericoloso il non controllare la formazione dei centri urbani, che rappresentano in genere un'agglomerazione molte volte di individui disoccupati o sotto-occupati e ai margini della legge. Quindi ripeto, il taglio politico che noi vogliamo dare all'azione della Regione, al suo bilancio e alle sue leggi che lo completeranno, è proprio quello di allentare la presa sull'area metropolitana, la presa sul polo dominante che è Torino, per evitare che la Regione sia fagocitata dal polo dominante, con tutte le diseconomie che ne sorgerebbero.
E alla luce di questo orientamento riteniamo che debba essere formato il piano di sviluppo regionale, di cui abbiamo ricevuto in questi giorni un piano preliminare di giudizio. Io voglio rappresentare al Consiglio la necessità di giudicare la formazione di questo piano in base al principio di equità che ho detto, affinché tutti i cittadini del Piemonte siano trattati nello stesso modo, affinché l'effetto dell'urbanizzazione, proprio alla periferia, sia esteso a tutte le città di questa vita, perché il mondo della città sarà il nostro mondo e il mondo di oggi e futuro, ma senza quelle distorsioni che sono così gravi e che sono tutte presenti alla nostra attenzione. Evidentemente Torino deve rimanere il cervello del Piemonte, deve essere di quelle attività che hanno bisogno di una univocità di sede: sarà per esempio sede delle rappresentanze commerciali che devono essere riunite per l'esportazione, per la diffusione dei prodotti sul territorio nazionale; delle massime autorità di carattere scolastico, per esempio la sede dell'Università, del Rettorato potrà essere a Torino, ma le facoltà diffuse su tutto il territorio; sarà sede anche dell'alta finanza di tutti gli organi regionali; deve essere comunque il cervello, ma non deve essere unicamente il motore dell'intera Regione.
Siamo poi passati alla considerazione della normativa di questo bilancio. Ho voluto fare un riassunto di tutte le leggi che sono state emanate, essenzialmente due, che hanno costituito poi la traccia sulla quale si è sviluppato il nostro bilancio.
Per la legge le entrate sono divise in cinque titoli: entrate tributarie proprie della Regione; la partecipazione al fondo comune - e diciamo subito che il Piemonte ha avuto l'8,75% di questo fondo - che è stata calcolata per coprire le riduzioni di stanziamento del bilancio statale che i nove Ministeri, attraverso gli undici decreti delegati, hanno trasferito alla Regione. Questo fondo comune è stato ripartito in base a tre criteri: della popolazione per i 6/10, di un decimo per l'estensione del territorio e di 3/10 in base al coefficiente inversamente proporzionale al reddito pro-capite.
Diciamo subito che il Piemonte, che ha avuto l'8,75% di questo fondo però ha avuto un carico del personale solamente del 4,3%, cioè su 14.500 persone circa trasferite, ha avuto solamente 629/630 persone che rappresentano solamente il 4%; in proporzione avrà la possibilità di spendere meglio per beni e servizi la parte del fondo comune che ha ricevuto. Però dobbiamo rilevare come questo fondo comune è una piccola parte delle spese che sostenevano questi Ministeri, che sono per l'anno 1972 iscritte a bilancio per dieci miliardi e oltre, cioè solamente un altro 4,2%. E' veramente poca cosa. Però la forza della Regione non sta solamente nel suo bilancio, ma anche e soprattutto nel suo potere legislativo. Evidentemente la Regione vorrà esercitare questo potere che le è stato demandato, anche attraverso una legge delega agli Enti locali. Il Consiglio Regionale dovrà tener conto che non deve abdicare interamente alla sua funzione normativa a favore degli Enti locali, quindi dovrà fare queste cose con molto giudizio per non poi ritornare indietro e rivedere le proprie leggi di delega.
Nella normativa sempre, oltre al fondo comune, nelle entrate abbiamo anche entrate extra tributarie e fra queste vi sono anche i fondi per il finanziamento del programma di sviluppo regionale che quest'anno non ha avuto una cifra in base alle indicazioni della legge che approva il programma di sviluppo quinquennale dal '71 al '75, ma ha avuto solamente uno stanziamento di venti miliardi nel bilancio dello Stato per avviare i primi studi. Molto più cospicui saranno invece gli stanziamenti che in futuro dovrà fare lo Stato, per le singole Regioni, per l'attuazione della programmazione e saranno somme cospicue e diverse da Regione a Regione, a seconda degli obiettivi indicati per la programmazione regionale.
Altre leggi che trasferiranno importanti cifre, saranno quelle dei contributi speciali. Noi abbiamo già avuto una discussione e un'approvazione in Consiglio di un piano di ripartizione proposto dalla Giunta ed emendato anche dalla Commissione competente, relativa alla legge della casa, dell'edilizia economica e popolare, per cui la Regione Piemonte ha ripartito 63 miliardi. Ma su questa stessa legge stanno per venire assegnati alla Regione Piemonte altri 22 miliardi per progetti non appaltabili entro il 31 dicembre '72 e altri undici miliardi per le spese relative all'urbanizzazione delle aree. Vedete come queste cifre per s stesse sono ancora molto più importanti molte volte, almeno per la loro entità, di quelle assegnate al nostro bilancio.
Altre cifre importanti verranno assegnate alla Regione per l'edilizia scolastica, sono previsti mi pare cinque miliardi e rotti e poi abbiamo un altro stanziamento che abbiamo già ricevuto per le zone depresse, di due miliardi e 400 milioni e un altro stanziamento (che abbiamo pure già ricevuto) per le attrezzature ospedaliere.
Nel piano invece delle spese, abbiamo tre titoli di spese correnti, di spese in conto investimento e poi abbiamo un titolo per poter restituire i mutui che avremo acceso.
In questa normativa che così si conclude - verrà poi ripresa con la relazione concernente il bilancio vero e proprio - abbiamo potuto constatare come le finanze regionali siano abbastanza circoscritte, per cui varrà molto di più la parte legislativa regionale, per quella che sarà l'impostazione programmatica a seguito del piano di sviluppo regionale. E' una circostanza che non dobbiamo dimenticare, Anche se devo fare un commento: pur con queste modeste entrate, nell'attuale bilancio, per la parte investimenti abbiamo dieci miliardi di opere e altri otto miliardi in contributi pluriennali, in genere trentacinquennali, per l'accensione di mutui, e una parte in conto capitale di stanziamenti che concorrono solo a coprire una parte dell'opera, che per se stessi già rappresentano investimenti per 43 miliardi. Senza contare poi la disponibilità residuale di 3 miliardi e cento milioni che può essere utilizzata per l'accensione di 30 miliardi di mutui. Quindi, abbiamo un bilancio che, considerato in sé e per sé in questo momento, da 53 più 30 miliardi di mutui, quindi una ottantina di miliardi di stanziamenti che potremmo fare senza variare nulla nel nostro bilancio: una cifra veramente cospicua, che sarebbe auspicabile riuscire ad impegnare in questo scorcio dell'anno 1972. Qualsiasi altro suggerimento ritengo sia fuori dalla realtà, poiché è impossibile nell'autunno arrivare ad impegnare 80 miliardi di investimento: solamente attraverso un attivismo incredibile e attraverso sollecitazioni particolari che sono fuori della normalità si potrebbe pensare ad un bilancio serio che stanziasse cifre maggiori di quelle che sono state stanziate in questo che vi viene presentato.
Per quanto riguarda la consultazione, dovrei dire che siamo stati veramente sorpresi dell'interesse che tutti gli Enti che abbiamo consultato hanno dimostrato verso la consultazione. Direi che questo è proprio il momento storico diverso in cui si pone la Regione nello Stato italiano.
Finora i governi erano sempre stati "governi degli altri": perché la nostra tradizione era, salvo in Piemonte, una tradizione di oppressione (da parte di austriaci, o francesi, o spagnoli); sempre si trattava di governi che sfruttavano i cittadini italiani, ancora non riuniti in uno stato indipendente e libero. E' chiaro che il cittadino allora si muoveva facendo della fronda, magari organizzando movimenti mafiosi, che oggi rimangono in alcune regioni sottosviluppate, a protezione del più debole, nella tradizione, evidentemente, dell'incapacità dello Stato a proteggere il singolo, anzi della sua attitudine a sfruttarlo soltanto. Oggi i cittadini la comunità regionale hanno capito che questo è il loro governo, cui possono partecipare. E infatti tutti hanno richiesto che la partecipazione non avvenga solo per criticare, per far accettare qualche piccolo emendamento in relazione alle cifre di bilancio già scritte su proposta della Giunta e del Consiglio, ma che attraverso convegni, attraverso dibattiti, discussioni, contatti con la Giunta si possano dare migliori indicazioni per un migliore dosaggio delle cifre poste in bilancio.
Direi quindi che la Regione si pone, con questo bilancio, con la consultazione che ha effettuato, come un organo principe della partecipazione. E' veramente importante, come sottolinea la frase esortativa latina, così bella, elegante e significativa, sentire anche l'altra parte, audiatur et altera pars. E' questo il significato storico secondo me, di questo bilancio che noi presentiamo al Consiglio: il Governo della Regione vuol essere un Governo responsabile, e poiché non vi è governo responsabile che possa operare per cinque anni senza sentire l'opinione dei suoi amministrati, ogni anno si presenterà all'assemblea degli azionisti, cioè dei cittadini, della comunità piemontese.
Noi abbiamo sentito gli agricoltori, che hanno fatto un'ampia panoramica dei loro problemi, ponendo soprattutto in risalto, sollecitando i provvedimenti che possano portare alla estensione a tutti gli agricoltori delle provvidenze sociali, favorendo finalmente anche coloro che per lunghi secoli sono stati i più diseredati sotto tale aspetto, per una tradizione di pauperismo e di sfruttamento del mondo agricolo. Sono passati poi ai problemi circa le tecniche per migliorare le coltivazioni, gli allevamenti si sono dimostrati veramente attrezzati e conoscitori di tutti i loro problemi: dalla meccanizzazione, destinata a sollevare l'agricoltore dalla fatica manuale, alle associazioni fra agricoltori, al cooperativismo, ai problemi specifici della terra piemontese, che sono, tutti noi lo sappiamo l'incremento della razza bovina piemontese, così pregiata, dei vini tipici piemontesi, che in tutto il mondo rivaleggiano con i vini più famosi, della frutta, degli ortaggi e del riso. Hanno plaudito alla costituzione dell'Ente regionale di sviluppo agricolo, che, secondo loro, non dovrebbe però soffocare l'iniziativa dell'agricoltore ma attuare la programmazione economica agricola che il Consiglio delibererà. Però essi vedono in questo Ente anche l'Ente che può aiutarli a superare le loro difficoltà attraverso mutui agevolati, attraverso tutto quello che può essere per loro un passo avanti verso il miglior collocamento, anche, del prodotto, non fosse altro che per poter differire la vendita del prodotto; perché molte volte il contadino ha la stringente necessità di dover subito incassare l'equivalente del raccolto, e per tale motivo non riesce a spuntare che prezzi di fallimento e di esitazione a qualsiasi costo, mentre se avesse la possibilità di poter attendere per procedere ad una vendita differita nel momento in cui il mercato chiede il consumo di quel prodotto si avrebbe un effetto anche di progresso sociale, non solo, ma anche di aiuto alle prime manipolazioni.
Abbiamo avuto diverse proposte per la costituzione di un Centro del latte nel Novarese, per la creazione di stalle sociali aventi almeno un minimo di capi di bestiame da allevare, per la formazione di centri commerciali, associativi e cooperativistici controllati che abbiano a far da calmiere sugli stessi prodotti. Quindi, i contadini, i coltivatori diretti, gli agricoltori, non si ritraggono da alcun controllo regionale: sono pronti a seguire la Regione sulle proposte che saranno valide per aiutare l'agricoltura e per portare, al fine di frenare l'esodo dai campi le retribuzioni della mano d'opera agricola a livelli almeno comparabili con quelli dei settori secondario e terziario.
Gli artigiani hanno osservato che gli stanziamenti per l'artigianato che compete interamente alla Regione, sono troppo scarsi. Ovviamente, anche gli artigiani sono a perfetta conoscenza dei loro problemi. Vi sono evidenti indici di perdita di attività da parte dell'artigianato specialmente in taluni settori di produzione di serie, pur essendo ancora l'artigianato in altri settori in cui il lavoro umano si applica direttamente con la sua genialità, come nella oreficeria, nelle attività tipiche dell'area torinese, di invenzione di prototipi di carrozzeria dell'alta moda, delle confezioni di classe, notevolmente apprezzato. Per vi è un settore in cui l'artigianato si sente veramente in grado ancora oggi e per lungo tempo di dare un apporto rimarchevole alla società, ed è quello dei servizi, specialmente dei servizi più scabrosi, più difficili che sono da tutti ormai scartati, caratteristica per la quale diventeranno addirittura un oligopolio, un monopolio dell'artigianato. Mi auguro che sia così effettivamente, perché in questo modo la categoria riuscirà a trovare anch'essa un livello di vita confortevole.
Le piccole industrie hanno fiducia nella Regione, anche se effettivamente questa, per l'articolo stesso 117 della Costituzione, non le nomina. Esse pensano che la Regione debba valutare l'importanza della media e piccola industria, che nel solo Piemonte conta 250 mila addetti; anche per la sua caratteristica di democrazia: effettivamente, i piccoli imprenditori, così numerosi, partecipano attivamente alla vita democratica.
Hanno sollecitato da parte della Regione un intervento di carattere direi finanziario: vorrebbero che essa attraverso contatti riuscisse ad ottenere la fiscalizzazione degli oneri sociali, che costituirebbe un sollievo da un onere che sostengono pesa su di essi in modo così grave da impedire loro di affrontare la concorrenza.
Quanto ai lavoratori, essi sono stati piuttosto critici nei confronti della Giunta. Essi ritengono che il Comitato regionale di controllo, prima di respingere certe delibere ritenute estremamente onerose per gli enti locali abbiano anche a considerare le spese che lo stesso organo di controllo comporta.
Sono contrari ai patronati scolastici, in quanto ritengono che la Regione dovrebbe riunire tutta l'assistenza, con un fondo proprio, perché a loro avviso i patronati scolastici non sono in grado oggi di evitare le discriminazioni. Così pure affermano che la Regione dovrebbe riuscire evidentemente, a tal fine occorrerebbe modificare le leggi - anche ad unificare in un ente unico l'attività di formazione e addestramento professionale, gestendo in proprio il relativo fondo.
Ritengono inoltre sia compito della Regione - e questa penso sia veramente una proposta molto interessante - intervenire per la difesa dell'ambiente, ma non solo dell'ambiente esterno ma dell'ambiente all'interno delle fabbriche, per far ovviare, evidentemente, alla carenza di luce, di aria, all'emissione di polveri, rumori, esalazioni, per agire insomma, in virtù di questo provvedimento in qualità proprio di un'assistenza sanitaria preventiva per la tutela della salute, finalità contemplata anche nello Statuto dei lavoratori. E' un'attività certamente di grande rilevanza, una conquista a favore della comunità regionale cui la Regione non può rinunciare.
Hanno lamentato che in questo bilancio non vi sia ancora alcun accenno ai trasporti, nemmeno attraverso la menzione di un ente di coordinamento che si potrebbe subito istituire, non foss'altro che per la disciplina degli orari e delle percorrenze.
Altro intervento abbastanza significativo è stato quello degli impresari, industriali ed edili, che hanno sollecitato da parte della Regione più intensi contatti e soprattutto le operatività delle somme stanziate in questo bilancio per quanto riguarda le opere pubbliche, di viabilità, di acquedotti, fognature e sanitarie. Le Camere di Commercio fra l'altro, si sono presentate animate da intenzioni di piena disponibilità a collaborare sul piano degli studi con la Regione. Lo studio sui trasporti che esse hanno effettuato è stato avviato due o tre anni fa e non ha potuto recepire delle indicazioni che la Regione avrebbe potuto dare se fosse già allora esistita. Si pongono a disposizione della Regione per l'elaborazione di altri studi: trattandosi di organi ben dotati anche di mezzi finanziari, sarebbe anche motivo di economia per la Regione poterli utilizzare secondo le proprie direttive e i propri orientamenti.
Un'altra consultazione molto importante è stata quella delle Società ricreative, sportive, degli Enti provinciali per il turismo, che hanno soprattutto voluto segnalare due compiti regionali: quello di diffondere la coscienza sportiva, non come coscienza agonistica ma come attività oltre che per il fisico anche per lo spirito, e quello di far germogliare la coscienza anti-inquinamento, perché solo con il controllo da parte di tutti si potrà evitare questa calamità, non si deve pensare sempre che tocchi ad altri provvedere, ma noi stessi quando ci capita dobbiamo contribuire ad evitare che inquinamento vi sia. Hanno sollecitato, soprattutto gli Enti provinciali per il turismo, maggiori stanziamenti, perché le somme stanziate sarebbero addirittura inferiori a quelle erogate dallo Stato negli anni precedenti. E proporrebbero una scelta: quest'anno, ancora nel bilancio '72, salvare un parco, un qualche cosa, che sia la bandiera che la Regione Piemonte inalbera a simbolo della sua volontà di difesa del territorio.
Da ultimo, abbiamo avuto il piacere di consultare il Sindaco di Torino nella sua qualità di Presidente dell'Associazione nazionale, Sezione regionale, dei Comuni italiani. Questa associazione si è dimostrata interessatissima alla consultazione. Chiede però una maggiore documentazione, distribuita tempestivamente, così da concedere maggior lasso di tempo in modo da rendere possibile portare anche dei suggerimenti più meditati in seno alla consultazione.
Infine, l'Ires, la quale aveva poco da dire, ha suggerito che almeno nel bilancio del '73 si possa fare già qualche scelta.
Arrivati così al termine della consultazione (il quarto capitolo è quello del bilancio, avete tutti la relazione della Giunta, che è stata quasi interamente recepita), devo dire che suggerimenti venuti sono stati almeno per il 90 per cento accettati. La Giunta, a sua volta, ha introdotto altri capitoli di spesa, in base ad un nuovo recupero di voci in leggi esistenti che potevano essere applicate.
Termino con l'augurio che effettivamente si possa costituire in seno alla Regione Piemonte un organo di collegamento con il Governo centrale magari anche insieme alle altre Regioni: un organo di collegamento interregionale di cui facciano parte il Presidente del Consiglio e il Presidente della Giunta, affinché questi problemi siano dibattuti prima di essere portati a Roma, per non dar modo alle autorità centrali, mettendo in rilievo le contraddizioni che emergono fra le singole Regioni, di batterci affrontandoci una alla volta, come al tempo degli Orazi e Curiazi.
Ringrazio per l'attenzione e lascio la parola agli altri Consiglieri.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Sanlorenzo. Ne ha facoltà.



SANLORENZO Dino

Signor Presidente, signori Consiglieri, colleghi, la Giunta e il Presidente non me ne vorranno se in apertura del dibattito sul bilancio 1972, che è certamente il primo organico e completo dal punto di vista tecnico, ed è sicuramente il primo in assoluto, dato che non c'è mai stato consentito di discutere preventivamente anche né quello del '70 né quello del '71, tenterò di colmare una lacuna che, vorranno tutti riconoscere c'era nella relazione al bilancio: e cioè il quadro politico, o anche solo un riferimento alla collocazione politica attuale di questa Giunta che presenta questo bilancio. Il dibattito sul bilancio è infatti in linea normale, sempre, occasione per una verifica politica e per un giudizio politico sul Governo, regionale o nazionale che sia. Noi, cioè, vorremmo sapere al termine - e lo vedremo dal contributo, forse dalle richieste certo dall'atteggiamento dei singoli Gruppi, credo anche interni della Democrazia Cristiana - se il documento che ci è stato consegnato come base del dibattito per il bilancio è un documento politico che tende a consolidare questa attuale maggioranza oppure è un documento che mira ad aprire la strada ad una integrazione di questa stessa maggioranza, o ancora a congelare lo statu quo, o infine ad aprire la strada ad un nuovo capovolgimento oppure allargamento.
Partita come antesignana di una svolta politica nazionale a destra, che si è poi puntualmente verificata, su contenuti che hanno consegnato al regno dell'umorismo le vicende di quei tre paesi, che non tutti i Consiglieri credo ricordino ancora (mi pare fossero Castellamonte, Caluso e Nichelino), presi a pretesto un anno fa per dar vita a questa svolta politica, questa Giunta presenta oggi delle anomalie che meritano per lo meno di essere spiegate, illuminate, dato che i liberali, che a Roma sono dentro, qui sono fuori, mentre i repubblicani, che là sono fuori, qui sono dentro (per la verità, i repubblicani sono sempre dentro e fuori, non è una anomalia del tutto eccezionale), e i socialdemocratici che qui sono dentro fanno parte di quella corrente che là volevano fare fuori. Sono tutte questioni che una discussione politica in questa sede non sarebbe male chiarisse. Perché la Giunta Regionale piemontese è stata ed è una Giunta che ha avuto un rilievo politico nazionale, è opportuno che in questa sede di bilancio un tale chiarimento vi sia.
Voi sapete bene che noi non siamo stati mai per le omogeneizzazioni coatte o artificiali, e se c'è un momento in cui non bisogna prendere esempio dal Governo nazionale è proprio questo. Ma nemmeno credo possiate cavarvela, colleghi della maggioranza, dicendo che voi siete, che so?, una particolarità regionale del quadro della svolta a destra. Ci vuol chiarezza, crediamo, e la sollecitiamo sia sul piano politico che sul bilancio propriamente detto. Per parte nostra, diremo soltanto con chiarezza che, così come siamo, perché il Governo Andreotti-Malagodi sia liquidato il più presto possibile, noi confermiamo anche qui la posizione che prendemmo un anno fa, perché riteniamo che la Giunta attuale della Regione Piemonte non sia la Giunta che corrisponde alle esigenze, ai problemi, alla dimensione dei problemi politici della Regione, e se volete anche del nostro Paese, per il peso che la Regione Piemonte ha in grado di affrontarli e risolverli in un quadro corrispondente alle necessità dei lavoratori e delle grandi masse popolari.
E' quindi chiara fin dall'inizio del dibattito la nostra collocazione politica generale. Tuttavia, noi non rifiuteremo il confronto sui contenuti del bilancio, sulle proposte che sono state avanzate. L'abbiamo già dato questo contributo, nelle consultazioni, nei lavori della Commissione avendo sempre ben presente il momento particolare che le Regioni rappresentano nel nostro Paese, anche come terreno di confronto, più diretto, più produttivo in ogni caso, si potrebbe persino dire: al di là delle formule politiche. Chiaro l'atteggiamento politico generale, aperto e preciso il contributo alla discussione che il nostro Gruppo porterà anche in questo dibattito per confrontare, fino alla sua conclusione, le posizioni. Non è quindi una discussione asettica quella che faremo qui in termini di bilancio - non lo sarebbe nemmeno se qualcuno lo volesse nello stesso tempo non sarà solo uno scontro, perché il Partito comunista nello stesso momento in cui dà un severo giudizio politico, generale e regionale, sceglie la strada di sempre, cioè della partecipazione, di far sentire il peso delle forze che rappresenta per poter intervenire modificare, condizionare le scelte.
Noi stiamo discutendo, signori Consiglieri, il primo bilancio organico della Regione in una situazione economica regionale e nazionale che di organico ha una sola cosa: l'attacco all'occupazione operaia, al livello di vita delle masse popolari, di cui la minaccia di svalutazione della lira non è che uno degli elementi, con volontà dichiarata di procedere anche a controriforme, quale si rileva dall'affermazione dell'on. Andreotti almeno per quanto riguarda la legge sui fitti rustici, al diritto di sciopero, ai diritti dei pensionati, per i quali è prevista, ma nemmeno ancora si sa quando sarà concessa, una vergognosa elemosina.
Prima ancora di parlare di scelte e di cifre, non possiamo non rilevare che in Piemonte siamo di fronte, nei riguardi di questo disegno di carattere generale, ad una escalation particolare in alcune delle componenti di esso. Del problema dell'occupazione ci siamo occupati più volte: ma guai se non lo ricordassimo e non prendessimo consapevolezza anche di un certo salto di qualità che si sta verificando. Noi abbiamo visto svolgersi in tutti questi mesi un attacco che mette in discussione qualsiasi piano di sviluppo democratico o di decongestionamento industriale che poteva apparire persino, alcuni anni or sono, un obiettivo da raggiungere. Le cose stanno andando secondo una logica che certo ai comunisti non è nuova ma che credo dovrebbe risultare chiara a tutti: l'anarchia dello sviluppo spontaneo e poi la distruzione delle forze produttive. Ecco ciò che appare dai processi che sono in corso. Altro che Marx in soffitta! Persino le forme che assumono la distruzione delle risorse economiche e sociali e produttive e la difficoltà allo sviluppo di tutte le energie, di tutti i talenti, sviluppo che pure doveva essere, è l'obiettivo di fondo della programmazione, ripetono certe volte schemi tradizionali, antichi, potrei dire ottocenteschi. I padroni, i vecchi padroni, quelli di una volta, del vapore, delle ferriere o delle miniere che sembravano confinati al regno della preistoria, sono apparsi in questi mesi con il loro volto e con le loro iniziative, ricordandoci ancora un aspetto, certo non il solo, dell'Italia di oggi e della nostra Regione, e sgombrando il terreno da tutte le mitologie e da tutti i fumi che artatamente erano stati diffusi. Sapete voi dirmi come si può giudicare il comportamento dei Rossi di Montelera nei confronti della Leumann? Quale elemento di novità e di modernità c'è nell'atteggiamento di Sindona o del gruppo della Rossari &Varzi che ha deciso di sciogliere l'azienda e il giorno dopo manda 3600 lettere di licenziamento? Sapete dare un aggettivo ai padroni del Biellese, che non hanno atteso neppure questi ultimi mesi per comportarsi in questo modo? E quale giudizio dare dei padroni della Plastica di Trino, che ieri hanno licenziato tutti i 150 dipendenti, dopo aver succhiato tutto il succhiabile dai contributi per le aree depresse e dal Comune di Trino? E nelle ultime quarantotto ove abbiamo ancora visto il signor Lampugnani, dell'Unione Manifatture, firmare 80 licenziamenti e annunciarne per sabato altri 260, quasi si trattasse di distribuire diplomi o di dar via biglietti del tram. Oppure che dire di quell'altro personaggio da antologia dell'amministratore delegato della Bemberg, che quando la Regione l'ha chiamato a confrontarsi con i lavoratori in merito al futuro della sua fabbrica, una fabbrica che impiega duemila operai - è un personaggio che è già un sindaco vivente, si è già fatto persino intitolare una via - ha espresso la convinzione che la crisi tessile derivi dal fatto che le ragazze portano le gonne corte; perché siccome la sua fabbrica produce anche le fodere per le gonne, essendo queste più corte, vende assai meno, ed ha scritto una lettera per dire che non può partecipare alla conferenza perché impegnato a convincere i suoi operai ad accettare di essere considerati tessili anziché chimici, precisando che in tal modo si sanerebbe la crisi aziendale. Sono questi i personaggi che abbiamo nella nostra Regione, che per tanti versi è avanzata, perché c'è una grande classe operaia, e c'è anche una parte della borghesia che certo non si pu accomunare a quella tradizionale storica del nostro Paese. Qualcuno di questi ha preso coscienza delle sue responsabilità: uno è arrivato a togliersi la vita (non è la soluzione del problema, ma è già indicativo) ma la stragrande maggioranza segue la strada dei licenziamenti da un giorno all'altro, usando tutte le armi a disposizione per far valere unicamente la legge del massimo profitto.
E che dire, permettetemi, colleghi della maggioranza e della Giunta sul piano politico di quell'ineffabile ministro, l'on. Piccoli che dieci giorni prima delle elezioni viene a Novara, nella sede della D.C. (non in Comune, o in Provincia, o in Prefettura), convoca alcuni sindaci - quegli stessi che hanno già chiesto per oggi pomeriggio un incontro con il Presidente del Consiglio - e dice loro che sul suo onore (si legge su "La Gazzetta del Popolo", giornale della Democrazia Cristiana) la Rossari Varzi sarà salvata e il livello dell'occupazione pure. Oggi sono tutti licenziati. Questa sera c'è a Galliate un Consiglio comunale aperto, nel Palazzetto dello Sport. Si prevede interverranno circa duemila persone. Io chiedo che il Presidente della Giunta Regionale piemontese questa sera sia insieme a noi, Consiglieri regionali novaresi, al Palazzetto dello Sport, a rendere conto, nel vero senso dell'espressione: non per salvare l'onore piccolo di un piccolo ministro che si chiama Piccoli, ma per dire che cosa è stato fatto in questa situazione, dove non c'è soltanto la responsabilità dei padroni, cosa si deve fare e chiarire anche le prospettive che si aprono per quella e le altre aziende del Piemonte. Altrimenti in agosto e settembre, arriveranno ad 8000 i licenziamenti nel settore tessile. Se lasciamo che prenda piede questa procedura secondo cui, mentre si discute con la Gepi, con il Governo, a Roma, è possibile per chiunque licenziare a proprio piacimento, infischiandosene di tutti i tipi di autorità politica a che cosa servirà la discussione sul piano di sviluppo regionale, a che la consultazione che abbiamo svolto, le decisioni che abbiamo preso, l'animus che, tutto sommato, pare permeare tutto il Consiglio Regionale e che l'ha indotta a licenziare quel documento che ha licenziato in materia di programmazione.
A questo proposito, il Gruppo comunista ritiene di dover dire qualcosa di molto preciso: sono tutti democristiani quei Sindaci che verranno oggi pomeriggio qui, come sono tutti democristiani i ministri che hanno trattato su questa faccenda (uno non è più ministro, è capo del gruppo parlamentare alla Camera, ma quelli che sono rimasti devono accettare l'eredità lasciata da quelli che se ne sono andati: non si può giocare a scaricabarile dicendo "io non c'ero", bisogna rispondere di tutto quello che è stato fatto o non fatto). La Gepi non fa quello che dice, il Governo non dice quello che vuol fare, i padroni fanno quello che vogliono, le Regioni definiscono le zone tessili ma il Governo le rinvia, di modo che anche i 200 miliardi della legge tessile sono bloccati e non si può intervenire. (Perché c'è anche questo fenomeno: noi abbiamo fatto la ripartizione relativa alla legge tessile, ma i soldi non si sa nemmeno quando verranno; era una legge malfatta e abbiamo votato contro in Parlamento, ma adesso non si usa nemmeno quella, né si sa quando si userà).
In questa situazione chiediamo anche che venga fissata la data della Conferenza regionale tessile, al fine di sfruttare questo strumento che abbiamo per esaminare, per incidere, per premere politicamente, per fare un confronto che prima potevamo prevedere anche a distanza nel tempo, adesso occorre sia fissato con precisione perché anche la fissazione di una data è una decisione che può avere il suo peso in questo processo di chiarificazione e di lotta politica.
Chiediamo altresì che la Giunta, in attuazione della conclusione della Conferenza del settore chimico, provveda a fissare data e modi di quel confronto ravvicinato e preciso con la Montedison, per il quale la Montedison si è dichiarata disponibile (è stata questa, in fondo, la conclusione operativa della Conferenza chimica); perché non vorremmo trovarci, a settembre, di fronte a licenziamenti nei punti di crisi della Montedison, a rincorrere le situazioni che si saranno determinate senza che la Regione abbia potuto (dopo aver fatto la conferenza, dopo aver fissato un orientamento generale, dopo aver fatto scelte generali) intervenire a discutere fabbrica per fabbrica quel che si debba fare, come si debba affrontare la situazione.
Egregi colleghi, se non ci saranno questi precisi impegni e piani, sarà ben poca cosa quello che noi potremo fare discutendo qui come spendere i nostri 6 miliardi o 38 miliardi, o quei soldi che abbiamo a disposizione che sappiamo intanto essere assolutamente insufficienti ad intervenire efficacemente, come sarebbe necessario, in una situazione come questa.
Entrando adesso nella disamina di alcuni altri aspetti preliminari al discorso sul bilancio, dobbiamo dire che c'è un nesso profondo che lega questa realtà complessa ai primi atti, alle scelte che il Governo Andreotti di prima e quello che sta ora per nascere hanno già preso o si accingono a prendere in termini di politica economica e in termini di iniziative, o di atteggiamenti nei confronti della Regione. E' un fatto che questo Governo nasce senza che i decreti di riordino dei Ministeri siano stati emanati da quello precedente; e non è ancora noto fino a che punto il Governo Andreotti abbia assolto l'impegno che aveva preso nella campagna elettorale, quello di regalare agli alti burocrati dello Stato quello che questi avevano chiesto, anche se si sa che questo impegno verrà mantenuto: certe promesse elettorali si mantengono subito; ma chi ne fa le spese in questo caso sono le Regioni, che si vedono attribuire da una parte poteri minori di quelli che avevano richiesto. Tutto sommato, la vicenda dei decreti delegati si è conclusa con un rapporto, sì, tra le Regioni e il Governo, ma con un rapporto che tutti abbiamo valutato insoddisfacente rispetto alla distribuzione dei poteri e delle funzioni. Ma adesso ci troviamo con i decreti di riordino dei Ministeri non approvati (quei pochi sui quali il Governo ha espresso un parere tendono a rafforzare persino il potere centrale nei confronti delle Regioni). Insieme a questo, c'è il premio agli alti burocrati dello Stato, e quindi si rafforza questo nesso tragico fra potere politico e tecnostrutture, per cui mentre da una parte si fanno le Regioni e si dà loro poco potere, in realtà poi si mantiene l'inghippo a livello nazionale, e se non si rompe quello non si può dare il via ad un decollo delle Regioni che sia omogeneo a ciò che abbiamo scritto nello Statuto e che è scritto nella Costituzione.
E poi, la linea appare chiara anche se si considera il lato finanziario della questione. Le Regioni fanno i loro primi bilanci organici. Ma con quali fondi? 365 miliardi per nove mesi del 1972, del fondo comune; ma la determinazione appare inspiegabile almeno per 93 miliardi che mancano all'appello: non si riesce a spiegare come mai gli stessi criteri che portarono a valutare in 580 miliardi, in sede di formazione della legge finanziaria, sulla base dei dati riferiti all'anno 1968, e poi nel '70 anno cui si riferiscono i tributi da cui deriva il fondo comune di quest'anno, in presenza di un aumento del 25% del gettito delle imposte da cui il fondo generale deriva, portino poi ad avere 93 miliardi in meno caso mai, potevamo pensare di avere 93 o 100 miliardi in più. In sostanza le Regioni, nel loro complesso, avranno meno fondi - già lo diceva nella sua relazione il collega Dotti ed anche il collega Assessore Paganelli lo accennava nella sua presentazione - di quanti ne impiegava lo Stato per svolgere le stesse funzioni. Abbiamo meno soldi di prima, in sostanza, per fare le stesse cose. Governo tirchio, ma anche un po' ladro in questo caso perché c'è una legge che dice come si dovevano determinare questi tributi.
Allora c'è anche da indagare su questa vicenda, per chiarire come mai e andata a finire così.
Inoltre, non si ha notizia né del fondo per il finanziamento dei programmi regionali di sviluppo; questione che ci interessa alquanto perch siamo proprio una delle Regioni che si sono poste almeno il problema della metodologia, del dibattito, della formazione del Piano regionale di sviluppo, forse fra le prime d'Italia. Quali fondi ci daranno poi per il nostro Piano di sviluppo regionale? E' una questione prevista dalla legge istitutiva delle Regioni, quindi questo punto va chiarito, assolutamente.
Né si sa qualcosa dei contributi speciali previsti dagli artt. 9 e 12 della Legge 281. Da quel poco che si è appreso, si tratterebbe di contributi irrisori, e come sempre non si ha idea di quando potranno avere concreta attuazione, e quindi finiscono con l'essere, quali che essi siano un elemento dell'incertezza generale della costruzione dell'edificio regionale. Quanto vado dicendo rispecchia, in fondo, la critica di fondo che il nostro compagno segretario generale del partito, Berlinguer, ha fatto ieri alla Camera. Perché è poi questo il nocciolo, il punto di valutazione complessiva dell'istituto regionale dopo due anni dalla sua istituzione.
Il nostro Gruppo a questo proposito propone che il Consiglio Regionale faccia suo il documento conclusivo approvato nell'incontro tra gli Assessori regionali al Bilancio e alle Finanze svoltosi presso la sede della Regione Emilia-Romagna: una cosa seria, oculata, preparata bene.
In effetti, poi, come cifra globale la spesa per le Regioni è oggi di 600 miliardi, di fronte ai 14.000 miliardi del bilancio statale. Anche questo dice cosa siamo: tutti insieme, siamo una cosa da 600 miliardi nei confronti dei 14.000. Certo, non si poteva prevedere, e non si può nemmeno pensare, che all'inizio potesse essere qualcosa di profondamente diverso.
Purtuttavia, ci vuole una volontà politica per capire che se si vuole attuare le Regioni come previsto dalla Costituzione questo rapporto deve cambiare. Già questo costituisce un programma politico per orientare i nostri bilanci regionali, di tutte le Regioni. Perché, proprio per il fatto che mutui ne possiamo accendere, la capacità di intervento nell'economia nazionale potrebbe non essere di 600 ma di alcune migliaia di miliardi, se ci fosse un orientamento comune di tutte le Regioni, che attraverso le vie consentite dai mezzi, dalle leggi a disposizione, già agiscano, visto che non agisce il Governo, nel senso di dare più spazio e più poteri di intervento.
C'è poi il fatto - e questa mi pare la considerazione più convincente di tutte - che già nei primi tre mesi del '72 la spesa statale per investimenti è passata da 592 miliardi a 259 miliardi, meno della metà.
Credo che qui i repubblicani oggi debbano parlare e dire che si stanno superando tutte le loro richieste: una cosa è il blocco della spesa pubblica, una cosa è il meno che dimezzamento della spesa pubblica; qui si va al di là di tutto quello che ha chiesto anche La Malfa. Io capisco che c'è la crisi monetaria, che il Governatore della Banca d'Italia vuole avere maggior disponibilità di fondi. Ma qualcuno queste cose le paga, l'abbiamo detto e ripetuto già fino alla noia: da una congiuntura economica si esce sempre fuori, si tratta solo di vedere chi ne fa le spese. Quando noi facciamo la scelta dell'aumento della spesa pubblica abbiamo lo scopo di far pagare qualcuno piuttosto che altri. Certo, non diciamo che così facendo va bene per tutti nella stessa maniera - chi lo dicesse non sarebbe certamente in buona fede: dobbiamo però fare delle scelte, orientarci in una direzione piuttosto che in un'altra. Questo fatto, ed i fatti precedenti, ci dicono allora come ci si deve orientare, quali scelte prioritarie occorre fare per formare il bilancio del 1972 e certamente il bilancio 1973. E' in questo quadro che noi collochiamo le nostre proposte.
Credo che dobbiamo senz'altro convenire su un punto nella discussione qui avviata: è stato bene che si sia proceduto ad una consultazione delle organizzazioni regionali, delle forze sociali e della comunità regionale come ampiamente ha illustrato il Consigliere Dotti. Infatti, in questo modo un interesse si è destato. Ho visto Comitati regionali di tutti i partiti riuniti per discutere il bilancio: se non erro la Democrazia Cristiana l'ha fatto ieri, noi l'avevamo fatto prima, il Partito Socialista ha tenuto una conferenza stampa; questo a livello delle forze politiche. E abbiamo visto apparire articoli sui quotidiani. Un interesse nuovo. Ed è una componente non secondaria della crescita di consapevolezza democratica che deve sempre accompagnare la fase costituente delle Regioni, se esse non vogliono ridursi automaticamente a meno di un Comune, meno di una Provincia: perch da parte di un Comune, di una Provincia le possibilità di intervento sono sempre multiformi, varie, anche se piccole, modeste, mentre noi dobbiamo sempre inventare, reinventare il modo per riuscire a rendere partecipe la comunità regionale, in tutte le sue espressioni, dei nostri atti.
Quindi, la scelta è stata giusta. Si può soltanto dire che, quando la ripeteremo, dovremo farla meglio, allargando ulteriormente cordoni della consultazione. La Giunta stessa ha dovuto prendere atto di questo. Noi diamo atto del fatto che ne ha preso atto, nel senso che quando ha fatto la proposta di modifiche per 521 milioni rispetto alla primitiva presentazione è stata conseguente ad osservazioni, proposte, suggerimenti venuti dalla consultazione, sia pur modesta, sia pure a livello di vertici regionali, di cui non si poteva non tener conto.
Noi dobbiamo, quindi, essere sempre più convinti di questa scelta di fondo che abbiamo fatto nello Statuto, che si conferma giusta: dato che nessuno potrà mai pensare che, essendo molte delle proposte avanzate venute dall'Alleanza contadina, chissà quali vantaggi verranno dalla sua adozione ai comunisti. Se le proposte sono giuste, chiunque sia a presentarle bisogna che una Giunta che vuol governare in un certo modo ne tenga conto al di là del fatto che esse vengano dall'opposizione o da un singolo Consigliere della maggioranza. Per questo abbiamo voluto che anche questo dibattito avesse questo respiro; per questo interverranno nove o dieci Consiglieri del nostro Gruppo, e per questo noi non saremmo contrari a che intervenissero tutti coloro che hanno qualcosa da proporre, da chiarire perché è così che si costruisce un edificio nuovo. Ne consegue, come prima conclusione, che avanziamo una richiesta: si operi in modo analogo anche per il bilancio '73, questo sistema sia adottato come prassi normale del nostro operare.
Veniamo ora agli elementi di critica al bilancio così com'è stato presentato e così come si presenta anche dopo la relazione del Consigliere Dotti, cioè dopo l'ultima stesura del bilancio, quella che è sottoposta al nostro giudizio in questo Consiglio.
Le critiche che noi avanziamo sono di ambiguità e di indeterminatezza.
L'ambiguità deriva dal fatto che, mentre nella relazione si fa tutta una serie di affermazioni e ammissioni formali circa il carattere della situazione economica del Paese, nel Piemonte, circa la necessità di porsi l'obiettivo della prontezza della spesa e della massima mobilitazione delle risorse esterne, quando è ora di passare dalle dichiarazioni ai fatti vediamo che la Giunta è molto sollecita a presentare progetti di legge regionali che non si può dire si muovano in quella direzione.
Anche i tempi di collocazione delle iniziative della Giunta fanno parte della scelta, ed io non comprendo, collega Gandolfi, ad esempio, perché il progetto di legge dei trasporti debba avere la priorità su tutti gli altri.
Prima ancora di passare a dare un giudizio sul progetto di legge, sul quale è in corso un dibattito in Commissione, io domando: quella dei trasporti è davvero la questione centrale sulla quale dobbiamo intervenire oggi? Per parte mia, ho qualche esitazione a pensare che sia prioritario fondamentale nel bilancio 1972, trovare il modo di elargire quattrini alle aziende private, anche se un po' di soldi arrivano anche alle aziende pubbliche. Non è questo il punto. L'ambiguità sta nel fatto che alle dichiarazioni non corrispondono le iniziative: mentre si fanno ampie dichiarazioni di volontà di operare per evitare fin dal principio la pratica dei residui passivi, in conseguenza di tutta una serie di scelte che vengono indicate, o che vengono lasciate nella indeterminatezza, cioè per non voler scegliere, per non voler dire con chiarezza che cosa si vuol fare, ci si avvia di fatto, se non si modifica il bilancio, verso la pratica dei residui passivi, al di là di tutte le volontà qui dichiarate ci si mette in condizioni di tirare le somme, al 31 dicembre, di una serie di miliardi, quei pochi che abbiamo, neanche spesi tutti. Perché sappiamo tutti che in Italia, oltre ad essere difficile scegliere bene, è poi praticamente impossibile fare in modo che le scelte diventino qualcosa di concreto.
Fra le questioni che non fanno un passo avanti verso la soluzione c'è tutto il problema della riforma della pubblica amministrazione: anche qui non perché ci sia un'oggettiva impossibilità, ma perché appunto non c'è modo di fare una riforma della pubblica amministrazione che renda possibile attuare le decisioni che si prendono senza ledere interessi giganteschi quelli su cui, permettetemi di dirlo, tutto un potere politico si è tenuto in piedi per vent'anni. E' un fatto, però, che tutta questa faccenda gioca su di noi, gioca sulla Regione: e allora bisogna avere l'accortezza non solo di dire dove si vogliono investire i quattrini, ma di prendere tutte quelle iniziative che garantiscono che poi i quattrini siano effettivamente spesi. Ed è questione non facile, su questo siamo d'accordo: se però non operiamo per fare in maniera che questa situazione non facile sia affrontata con il massimo di volontà politica, allora siamo travolti dalle difficoltà dell'assetto attuale.
Quindi, le domande di fondo che noi poniamo, perché vogliamo che nella replica conclusiva ci sia risposta su di esse, sono queste: 1) come intende la Giunta operare per spendere effettivamente entro il 1972 il fondo a disposizione per iniziative legislative regionali? Questa domanda non trova risposta né nella relazione né nei singoli stanziamenti; 2) la Giunta intende operare per rianimare, attraverso le sue scelte, la domanda, specie nella componente investimenti, come è detto nella relazione, accendendo mutui per avviare su alcune scelte qualificanti una politica di programmazione? E, se così è, in quali materie, per quanti miliardi? Non si sfugge alla necessità di dare una risposta precisa su queste questioni. E ciò per una ragione che, al di là delle contrapposizioni politiche, è, direi, persino temporale. Noi ci dobbiamo tutti render conto che il calendario di lavoro del Consiglio Regionale fino al 31 dicembre tutto quanto da precisare da noi, in effetti è già in gran parte condizionato dai tempi, dalle circostanze, dal nostro metodo di lavoro dalle leggi, dal regolamento dell'assemblea. In effetti, noi avremo a disposizione, per legiferare, con leggi regionali, su materie previste dal bilancio, tutto sommato, il mese di settembre, il mese di ottobre, se vogliamo poi che le leggi abbiano tutte le sanzioni regolamentari e possano diventare esecutive. Se le cose stanno così, dobbiamo concludere questo dibattito del Consiglio con indicazioni di estrema precisione - e questo lo chiediamo alla Giunta rispetto alle scelte che farà lei, essendoci noi assunta la responsabilità di indicarlo con estrema precisione per le scelte che proponiamo da parte nostra. Non si sfugge a questa necessità, perché il non rispondere su queste questioni con estrema semplicità vorrebbe semplicemente dire che, al di là delle parole, la realtà diventerebbe un'altra: i soldi disponibili la Giunta li spenderà quando e come riterrà opportuno, sulla base di decreti legge che poi il Consiglio, se avrà tempo approverà entro il 1972. E' indispensabile una risposta puntuale, in rapporto all'aspetto temporale, occorre una iniziativa che si concluda prima della fine di questa sessione, con la presentazione di tutta una serie di progetti di legge che la Giunta deve presentare, che siano conformi a quella che lei ritiene, o che la maggioranza ritiene, debba essere la sua politica. Noi pensiamo che a questo ritardo contribuisca anche il rapporto dialettico che si apre in questo Consiglio. E' certo per che se non vengono presentati entro la fine di questo mese i progetti di legge non verranno discussi in settembre, non saranno approvati in ottobre e non si spenderà una lira di tutte le cifre iscritte in questo documento all'infuori degli stanziamenti che è possibile fare anche senza le leggi.
In questo caso, questi si effettueranno, ma bisognerà vedere come.
Io posso prevedere che siano possibili due obiezioni a questo discorso e le faccio subito, ad evitare di non poterlo poi fare in sede di replica.
La prima obiezione è: noi Giunta non abbiamo indicato scelte quantitative precise circa l'utilizzazione del fondo per lasciare aperto il campo alla volontà del Consiglio di licenziare leggi che tutti quanti insieme avremmo poi stabilito. E' un'obiezione che cade per effetto dell'argomentazione che ho svolto prima: sarebbe valida se noi avessimo già un piano quinquennale di sviluppo. Invece prima che si arrivi a formularlo pare sia prevedibile passino ancora mesi. La seconda obiezione è: noi non vogliamo impegnarci in scelte quantitative perché, non essendoci ancora dato un piano, non vogliamo fare passi che potrebbero risultare pregiudizievoli: prima facciamo il piano, poi spenderemo. Il che non è mai vero in Italia, ma lo è ancora meno in Piemonte. Perché il bilancio per il '72, intanto, l'abbiamo pur dovuto fare, e dovremo ancora fare, subito dopo, quello per il '73 senza attendere di disporre di un ipotetico piano regionale, che tutti vogliamo elaborare ma che, per bene che vada, sarà pronto in marzo o aprile (la fase preparatoria si concluderà nel febbraio del '73, ma agli effetti concreti, operativi, finanziari, programmatici si andrà piuttosto avanti nel tempo). Dobbiamo decidere, dunque, su due bilanci prima di poter disporre del piano.
Ma poi, è proprio vero che non è possibile fare delle scelte in termini di politica economica che siano in ogni caso coerenti con gli obiettivi che saranno certamente indicati ad illustrazione della filosofia del piano? Non è assolutamente vero: è invece possibilissimo. In questo senso si stanno orientando del resto alcune Regioni: è di oggi la notizia che la Regione Emilia ha già pronti ventinove progetti di legge per applicare gli stanziamenti e per spendere le somme inquadrate nel bilancio del 1972.



DOTTI Augusto, relatore

Perché non li ha meditati lungamente come abbiamo fatto noi?



SANLORENZO Dino

Parleremo anche di questo, Dotti, è una materia che sarà sviscerata ampiamente da un nostro Consigliere, perché ci sono alcuni articoli del progetto di legge del bilancio che richiedono per lo meno un chiarimento e che a me paiono piuttosto preoccupanti, in quanto denotano come la Giunta si avvii alla pratica della legislazione attraverso i decreti-legge che lei fa e poi il Consiglio ratifica. Se questa è la procedura che la Giunta intende seguire per attuare gli stanziamenti qui ci troviamo di fronte a qualcosa di molto più grave della indeterminatezza, e il termine "ambiguità" si attaglia perfettamente al caso. La scelta dev'essere invece fatta in maniera opposta: è il Consiglio che deve fare e approvare i progetti di legge, mentre alla Giunta esecutiva compete il mettere in attuazione quanto è stato deciso. Ma non voglio addentrarmi adesso in questa argomentazione, che verrà sviluppata nel dibattito in corso.
Lo stesso dicasi per la Regione toscana. Nella conferenza dei Capigruppo del 29 maggio e del 5 giugno la Regione toscana ha indicato con precisione date, tempi e argomenti di tutto il programma legislativo fino alla fine del 1972 per quanto concerne le scelte che la Giunta propone, che il Consiglio discute: argomenti, non singoli contenuti. Evidentemente saranno poi le leggi a determinare nei particolari il modo e le cifre da spendere per una determinata questione.
Noi non possiamo certo accontentarci dell'elencazione inserita nella relazione della Giunta.
Si parla di "dotazione di strumenti urbanistici a livello comunale e comprensoriali". Quali? Quanti? Per quale cifra? E così di urbanizzazione primaria anche in relazione alla legge sulla casa. Come? Quanto? In che maniera? Di medicina preventiva: che cosa si vuol intendere? Di asili nido e verde attrezzato. Benissimo. Ma quanti? Dove? Con quale spesa? Creazione di un demanio forestale (come fosse cosa da niente).
Benissimo, ma per quale ammontare, con quali fondi? E dove sono i progettini di legge che devono appoggiare questo discorso? Dobbiamo arrivare ad avere le idee chiare alla fine di questo dibattito. E di fronte a questa problematica il Gruppo comunista presenta una serie di proposte, di scelte, nell'intento di essere coerente con le premesse di carattere generale e con queste osservazioni metodologiche e di contenuto.
Prima di tutto, le nostre scelte sono relative agli strumenti della programmazione. E' giusto che nella fase costituente della Regione, tuttora in corso, un'attenzione di tipo particolare sia dedicata a tutti gli strumenti che - se noi riuscissimo a costruirli in questo periodo, in coerenza con il dibattito che si aprirà in settembre-ottobre-novembre, in coerenza con quanto abbiamo deciso in questo Consiglio - permetterebbero alla Regione Piemonte, una volta approvato il piano, di attuarlo sollecitamente. Sotto questo punto di vista, le tre indicazioni contenute nella relazione - l'Ente di sviluppo agricolo, la Finanziaria regionale e l'Ente per l'artigianato - vanno strumentalmente nella direzione giusta.
Raccomandiamo quindi che per queste tre iniziative siano previsti stanziamenti adeguati a dar loro vita. Anche qui, però, non dobbiamo dimenticare la questione di sostanza: cioè, dobbiamo precisare che tipo di finanziaria creiamo, che tipo di ente di sviluppo facciamo, che tipo di ente di assistenza per l'artigianato vogliamo. Perché non dobbiamo nascondere che si riscontrano anche esperienze decisamente negative in Italia a questo proposito. E allora, una cosa è lo stanziamento necessario per metterlo in piedi, una cosa ancora più importante è formarsi idee chiare su come devono essere spesi questi soldi che danno vita agli istituti.
Da questo punto di vista vorrei fare un'osservazione. Le cifre previste in bilancio a questo proposito sono superiori al necessario, superiori al possibile, per utilizzarle nel 1972, in base ad una disposizione di legge che fra poco citerò. Ma sono anche un po' ambigue, perché questi 400-500 600 milioni destinati a ciascuno di questi enti come potremo spenderli nel 1972? Anche essi fanno parte di quei fondi che hanno un senso se si specifica con chiarezza la direzione della spesa; se li si consegna soltanto ad altri perché li spendano si applica un concetto molto diverso da quello della funzione di direzione e di orientamento politico della Regione sugli strumenti della programmazione regionale. Per questa ragione noi proponiamo una riduzione degli investimenti in questo campo. Non perch non vogliamo gli strumenti, ma proprio perché li vogliamo: prima di tutto perché, per le note disposizioni di legge, che prevedono che per costituire delle società per azioni con capitale superiore al mezzo miliardo occorre una serie di autorizzazioni che, con i tempi che corrono, arriverebbero nel breve volgere di una generazione, è quindi forse opportuno che si faccia in maniera di realizzare queste società - quanto dico vale per la finanziaria come per l'Ente di sviluppo agricolo come per l'Artigianato - con stanziamenti inferiori al mezzo miliardo (450 milioni e anche meno). Non è neanche detto come si utilizzano questi fondi. In questo caso possiamo concretamente prefiggerci l'obiettivo di mettere in piedi questi istituti entro il 1972, anche se non sarà cosa di poco conto approntare le leggi approvarle, formare i Consigli di amministrazione, provvedere già anche soltanto all'impianto. Così si metterebbero a disposizione dei capitali per gli investimenti immediati, che, secondo il nostro principio, devono guidare tutta la filosofia del bilancio.
Accanto alla necessità della creazione di questi strumenti della programmazione indichiamo l'utilità, la necessità di dar vita, attraverso uno stanziamento di bilancio, a tutta la procedura che porterà alla costituzione dei comprensori, sia perché così è stabilito nel nostro Statuto, sia perché è uno strumento fondamentale della politica di piano sia perché forse il mettere lo stanziamento a bilancio convince più d'ogni altra cosa gli Enti locali che la procedura di formazione dell'istituto comprensoriale (mi rendo conto di usare una espressione impropria) è un qualche cosa che sarà loro utile. Ne potrebbero derivare, altrimenti diffidenze, localismi, qualcuno ha detto persino guerre, di fronte alle quali la seconda guerra mondiale sarebbe uno scherzo, in assenza di una volontà politica che si enuclei dal bilancio regionale, tendente alla costituzione dei comprensori, e con la messa a disposizione anche di una somma perché questi comprensori possano esser quel che devono essere: organi politici, certo, ma anche organi che hanno strumenti e mezzi per agire, per svolgere la loro funzione, ché diversamente non servono a niente. Ci vuole, dunque, una dichiarazione di volontà politica, che si concretizzi nel bilancio '72 attraverso uno stanziamento.
Sempre in rapporto al problema degli strumenti, c'è poi la questione delle deleghe. Ho letto con interesse l'intervista, rilasciata dal Presidente della Giunta, apparsa ieri su quel giornale semi-clandestino che è diventato "La Stampa". Vi si dice - ed è stato poi ripetuto stamattina che in ciascuna delle materie la Giunta è intenzionata ad emettere leggi specifiche che concernono e precisano anche le deleghe da dare. Nulla da obiettare sulla utilità di procedere senz'altro in questa maniera; ho per un dubbio di carattere generale; se non converrebbe avere anche una legge quadro sul trasferimento delle deleghe, che fissi con estrema chiarezza i procedimenti e i criteri che il Consiglio Regionale del Piemonte, la Regione Piemonte seguirà nell'emettere le deleghe per singole materie giacché non è poi cosa di secondaria importanza arrivare invece a definire le singole deleghe senza un quadro di riferimento di carattere generale.
Non voglio fare alcun processo alle intenzioni di chicchessia, ma noi sosteniamo che le deleghe vanno date, come lo Statuto prevede, a tutti senza discriminazione per alcun caso, con un rapporto partecipativo con i Comuni. E allora ci vogliono dei principi di carattere generale che regolino questa materia, a cui poi si attinge nell'elaborare e nel licenziare ogni singola legge. E' una questione aperta, sulla quale io richiamo la vostra attenzione. A quanto mi diceva l'Assessore Paganelli, il Presidente della Giunta nella sua replica tratterà ampiamente l'argomento: noi lo proponiamo come materia di discussione, per arrivare ad una chiarificazione su questo terreno Veniamo ora rapidamente a fare un quadro delle scelte quantitative afferenti alla cifre del bilancio sulle quali singolarmente i Consiglieri del mio Gruppo effettueranno un'analisi particolareggiata e avanzeranno capitolo per capitolo, proposte che la Giunta, speriamo, terrà in considerazione.
Dico subito che il complesso delle proposte di variazione al bilancio che il Gruppo comunista avanza comporta una maggiore spesa dell'ordine di 16 miliardi e 700 milioni. Forse a questo importo si aggiungerà ancora qualche cifra, perché anche la consultazione che abbiamo svolto l'ultima sera con le organizzazioni sociali del Piemonte ha portato a suggerimenti di cui noi abbiamo voluto tener conto, seppure in extremis: l'ordine di grandezza della maggiorazione non ne verrà comunque modificato.
I colleghi avvertiranno subito che con questa cifra generale il nostro Gruppo compie tre scelte: la prima è quella di definire subito la necessità di impegnare tutto il conto globale; la seconda di accendere una serie di mutui già nel 1972 (e mi pare di aver colto nella relazione del Consigliere Dotti una disponibilità in merito, o almeno il riconoscimento personale che tutto questo non solo è possibile ma è auspicabile: se ho inteso male mi corregga); la terza scelta è di stare al di sotto, nelle spese di investimento, sia della cifra di 22 miliardi, data come sicura, per l'accensione di mutui che noi dovremmo avere per effetto dei nostri tributi propri, sia dei 110 miliardi, cifra, credo, certa anche questa, ma che comunque potrebbe ancora essere discussa. Intendo dire, in altre parole che le nostre proposte si muovono al di sotto sia del minimo dei 22 che del massimo dei 110 miliardi.
Crediamo di avere già indicato i motivi di queste scelte di carattere generale: siamo per il massimo possibile di spesa pubblica, ma ci rendiamo conto che anche spendere i soldi, nell'attuale situazione, non è cosa facile; tuttavia ci distinguiamo dalle proposte della Giunta, che non ci convincono, sulla volontà, sull'opportunità, sulla sicurezza delle spese che vengono indicate; siamo per alcune scelte qualificanti da fare nell'ambito di questi 16-17 miliardi in più, cioè non vogliamo una dispersione in tutta l'area del nostro intervento; siamo per quel tipo di scelte che già oggi si possono compiere senza compromettere in alcun modo le scelte che deriveranno dal Piano regionale di sviluppo, potrei dire qualunque esso sia.
Nelle proposte, generali e particolareggiate, relative a ciascun capitolo che il nostro Gruppo nel suo complesso consegnerà oggi pomeriggio a ciascun Consigliere noi suggeriamo una serie di investimenti in agricoltura per un ammontare complessivo di 4 miliardi e 245 milioni, che proponiamo per il settore della casa in un incremento di 9 miliardi e 380 milioni, per la salute un incremento di 2 miliardi, per gli asili-nido un incremento di un miliardo, per l'assistenza scolastica un incremento di 945 milioni, per l'artigianato un incremento di 380 milioni, per il commercio un incremento di 150 milioni, più l'incremento per i comprensori come strumento della politica di piano.
Quanto alle indicazioni di riduzione, alcune le ho già precisate, altre riguardano la sede: pensiamo infatti che si possa far fronte al nostro debito nei confronti della sede della Regione non con le spese correnti ma con un mutuo; pensiamo che per gli enti di programmazione non sia indispensabile spendere due miliardi e si possano quindi rendere disponibili dei fondi; siamo anche per un ridimensionamento della somma a disposizione della Giunta, perché ci pare che 140 milioni per sei mesi, di cui non è neppure bene specificata la destinazione, costituiscano una somma eccessiva a disposizione degli Assessori e della Giunta, dal momento che nella legge di distribuzione dei fondi del Consiglio Regionale ci è parso di avere già previsto tutto ciò che si deve prevedere in fatto di remunerazione, di compensi, di viaggi e via dicendo (se ci sono altre valide ragioni la Giunta lo chiarirà, ma a noi pare che a questo proposito si debba operare una riduzione abbastanza cospicua).
All'interno di queste scelte quantitative, abbiamo indicato, poi, delle priorità.
Ad esempio, in rapporto al settore casa, l'indice di priorità lo puntiamo sul settore cooperativo. Vi faccio grazia di tutta l'argomentazione relativa; l'abbiamo già svolta in occasione del dibattito sulla casa, la richiamerà il nostro compagno che illustrerà il problema.
Dei nove miliardi stanziati non tutti sono destinati al settore cooperativo: noi, se c'è da fare una scelta prioritaria, indichiamo questo settore. Mi pare che la Giunta da questo punto di vista non sia del tutto sorda, ed infatti mi è parsa positiva, nel complesso, la ripartizione che è stata fatta in proposito sulla legge per la casa, proprio perché da essa si deduce che una scelta di questa natura, non prioritaria ma di un certo peso, è stata fatta in favore di questo settore.
Nel campo della sanità è per noi prioritario l'intervento di difesa preventiva sui luoghi di lavoro. Mi pare di aver colto nella relazione del Consigliere Dotti una dichiarazione in questo senso.
In agricoltura la priorità va data a tutti gli interventi inerenti a leggi già in vigore, che vanno in conseguenza incrementati. Sappiamo benissimo, infatti, che il meccanismo attraverso il quale si può arrivare ad emanare leggi regionali in questo campo, oltre a quella che sta per essere licenziata dal Consiglio Regionale sull'assistenza, renderebbe difficile realizzare la coerenza fra i discorsi che abbiamo fatto prima. In proposito, tutta l'argomentazione e la definizione sarà svolta dal nostro compagno incaricato per tale materia.
Quanto agli asili-nido, la priorità va data al piano. Lo stanziamento di un miliardo in più è il modo attraverso il quale pensiamo sia possibile avviare una politica, però di piano, in questo campo.
Assistenza scolastica: priorità al diritto allo studio e alle condizioni da creare per garantirlo. Quindi, le due voci che vengono indicate, tra il mare di voci possibili, operano una scelta. Abbiamo ben presenti certe statistiche. Esse ci dicono che il diritto allo studio specie in una Regione come il Piemonte, che ha tutta la problematica dell'inserimento nella Comunità europea - argomento che penso il Consigliere Calsolaro intenda sviluppare, dal momento che il Gruppo socialista ha formulato un progetto di legge di iniziativa della Regione su questa materia, indubbiamente di grande interesse - deve essere tutelato preoccupandosi di eliminare l'analfabetismo, mettendo i giovani in età di obbligo scolastico, in condizione di adempiere effettivamente tale obbligo.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Magari per studiare le lingue estere.



SANLORENZO Dino

Ci sono in Piemonte province considerate all'avanguardia - vero Borando? - nello sviluppo industriale, che hanno percentuali incredibilmente alte di evasione dall'obbligo scolastico.
Artigianato: priorità al credito di esercizio.
Per quanto riguarda le motivazioni di queste priorità, oltre a quelle che potete già prevedere che svolgeranno i nostri Consiglieri, voglio citare il piano Ires, che discuteremo la prossima settimana, sul quale non esprimo in questa sede alcun giudizio, riservandomi di parlarne al momento opportuno. Ho colto, scorrendo il volume, una serie di valutazioni di cifre.
Sul problema della casa, nel documento Ires si legge ad un certo punto ".induce a ritenere altamente improbabile il conseguimento dell'obiettivo fissato in sede di studi per il piano regionale 1966-1970, e cioè il conseguimento dell'obiettivo dell'eliminazione del fabbisogno insoddisfatto entro l'epoca 1980". Si parla di 450-500 mila vani per il Piemonte, come contingente di cui è assai improbabile la realizzazione entro il 1980.
Aggiungo questo all'argomentazione sulla necessità di spendere tutti i soldi, di accendere mutui, di fare una delle scelte prioritarie nel settore della casa.
Sugli asili-nido si dice ad un certo punto: "Per normalizzare la situazione secondo il quadro dei riferimenti indicati, la realizzazione del fabbisogno individuato di nuove infrastrutture comporterebbe un impegno finanziario per costi di costruzione e di arredamento dell'ordine di grandezza di 39 miliardi". Questo solo per le costruzioni: poi c'è il costo, che tutti sappiamo assai alto, della gestione degli asili-nido. Ne deriva una conclusione: bisogna indicare un fondo, per poi discutere come spenderlo, bisogna fare una scelta: del resto, lo sostenete anche voi, tra l'altro, nell'elencazione dei capitoli. Ma dovete dirci, alla fine del dibattito, che cosa volete fare, oltre a scrivere le parole "asili-nido".
Sanità e assistenza sociale. Leggo sempre nel documento: "Nella situazione attuale, le voci per cui la copertura finanziaria è molto al di sotto dei fabbisogni indicati sono la sanità, per la quale la copertura è di circa il 50%, l'assistenza sociale, per la quale la copertura non arriva al 20%. Si tratta tuttavia di impegni che appaiono indifferibili". Se un senso ha l'aggettivo "indifferibili" ci è parso di poter dare il senso delle proposte che noi abbiamo avanzato.
Temo di aver fatto non poche omissioni per dimenticanza, ma la sostanza della linea che il Gruppo comunista propone come fase di una discussione che ritiene ancora aperta, come d'altra parte in Commissione bilancio si è da tutte le parti convenuto, è questa. E pensiamo che ci sia bisogno di un impegno di tutto il Consiglio, che certamente non si sottrarrà al dovere di assumerlo, per arrivare a darci questa volta un rapporto fra proposte e risposte che sia un salto di qualità rispetto al passato.
In fondo, noi ci siamo scontrati sul piano politico, in questi due anni, tutte le volte che c'è stata una crisi di Giunta, tutte le volte che c'è stato un aggiustamento politico e c'è stata una contrapposizione di idee, afferenti alla collocazione dei nostri partiti. Un dibattito diverso si era svolto per lo Statuto, un dibattito diverso c'è stato per i pareri che la Regione ha espresso sui decreti delegati, perché lì la Regione ha vissuto di vita autonoma, di vita propria. Qui invece ritorniamo ad una materia che è certo di carattere generale, anche di respiro nazionale, ma che torna ad essere propria. E allora, la nobiltà di questo dibattito credo si giudicherà anche dalla capacità, che io auspico la Giunta avrà voglia di mettere in opera, di dare una risposta puntuale su tutte le nostre proposte, su quelle che verranno condivise, se ve ne saranno di condivise e su quelle che non lo saranno; con estrema chiarezza in rapporto ai tempi perché, ripeto e concludo, la risposta sui tempi rispetto a questo bilancio è forse ancora più importante delle scelte di carattere generale, in quanto l'una cosa è collegata all'altra e tutte le cose messe insieme devono fare in modo che la partecipazione alla costruzione della Regione tragga dall'esperienza del dibattito sul bilancio un incoraggiamento ad andare avanti; incoraggiamento oggi indispensabile perché molte forze, di varia natura, politica ed economica, concorrono a cercar di far sì che questo bambino nato da poco abbia una vita stentata, una vita precaria, e addirittura, come vorrebbe qualcuno, sparisca dalla circolazione perché, in fondo, frutto di un errore della storia italiana.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Viglione. Ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo

Il mio intervento si limiterà puramente al settore del bilancio che concerne quelli che sono stati definiti "interventi della Regione in campo sociale". Dovrò risalire un poco indietro nel tempo, per vedere quale logica ha accompagnato questo bilancio per quanto riguarda i problemi della sanità, della cosiddetta assistenza, quelli in genere ai quali noi diamo la denominazione più avanzata di "sicurezza sociale".
Abbiamo già ricordato ieri sera, nell'incontro avvenuto fuori aula per la presentazione del bilancio, che fin dal 1970, in sede di trattative per la costituzione della Giunta di centro sinistra, era stata da noi richiesta specificamente l'unificazione degli Assessorati che si ispiravano al cosiddetto campo sociale: quelli al lavoro, all'assistenza e alla sanità.
Sia allora che successivamente, al tempo della costituzione del secondo Governo di centro sinistra, si disse che ciò ancora non era possibile per il semplice fatto che la legge per la riforma sanitaria e le altre leggi che avrebbero dovuto investire questo campo non erano per il momento state approvate, per cui era necessario continuassero a permanere quelle divisioni.
Cominciò proprio in quel momento a profilarsi da parte della Giunta la tendenza al mantenimento dell'antico concetto, anziché a far procedere il problema verso il discorso dell'unificazione, che abbiamo poi vista confermata successivamente in occasione dei decreti delegati e delle relazioni che li hanno accompagnati. E' evidente che la Giunta tende ad eludere questo problema, a non tener conto degli impegni che erano stati assunti. E in occasione della discussione sul decreto delegato per la beneficenza, di cui fui relatore, si disse espressamente - e il Consiglio fu d'accordo in questo, e furono d'accordo anche il Presidente, l'Assessore all'assistenza, tutti gli altri Gruppi politici - che il problema doveva essere completamente innovato, attuando, si diceva, una politica effettivamente sociale, e cioè nei confronti di tutti i cittadini.
L'intervento, poi, si diceva, meramente assistenziale appariva del tutto inadeguato. Quindi, un superamento non soltanto del concetto della beneficenza era già stato, direi, una grave manchevolezza della Costituente, perché già in quel momento il termine di beneficenza era un termine antistorico.
Nel documento approvato dal nostro Consiglio in tale circostanza si diceva: "D'altra parte, occorre superare anche la distinzione fra intervento pubblico e privato, nel senso che l'intervento non è valido di per sé in quanto comunale o statale, provinciale o regionale, laico o religioso, pubblico o privato, mentre è necessaria la garanzia pubblica quale riconoscimento del diritto del cittadino, concretamente esigibile alle prestazioni inerenti alla sicurezza sociale".
"L'alternativa vera, quindi, è fra interventi cosiddetti emarginanti (termine di nuovo conio) e interventi partecipati, come si evince dagli studi che recentemente sono stati condotti in questo campo". Si diceva quindi, che "il superamento dell'intervento assistenziale, e cioè dell'emarginazione sociale, postula un'inversione di tendenza, di cui si enunciano (si enunciavano in quel momento) alcune imprescindibili condizioni, per l'attuazione delle quali è necessaria una politica veramente sociale da parte delle Regioni". E ancora si diceva che tutto questo arco, che nel suo insieme andava sotto la denominazione di "sicurezza sociale", doveva trovare collocazione in un certo indirizzo politico, un adeguato trasferimento di stanziamenti dai consumi privati ai consumi collettivi, l'unificazione di tutti i servizi di intervento sociale a livello sia politico che tecnico, onde evitare il riprodursi dei fenomeni di divisione e settorializzazione.
A questo punto si ricordava come dovesse pure prefigurarsi nel campo regionale il ricevimento delle competenze esclusive nella materia, elencate dal 117, che sono la beneficenza, sia pure nel campo più vasto dell'assistenza (dell'assistenza sanitaria, dell'assistenza ospedaliera); e quindi, direi, tutto un vasto arco nel quale doveva pure prefigurarsi qualche strumento che in quel momento veniva indicato e veniva recepito da tutto il Consiglio Regionale.
Si diceva, dunque, che era auspicabile l'unificazione di tutti questi servizi, sia a livello tecnico che a livello amministrativo: essa avrebbe permesso di evitare la dispersione delle disponibilità nei capitoli di bilancio, su un fronte vastissimo, con interventi da uno a due a tre milioni, sempre settorializzato, il che comporterà difficoltà non lievi alla realizzazione dei vari interventi innovatori nel campo.
Si auspicava ancora: la gestione dei servizi a livello locale, l'unità locale dei servizi sociali, i Comuni e il Consorzio dei Comuni, il momento più importante della programmazione come funzione democratica e partecipativa, il riconoscimento del diritto alla protezione sociale attraverso taluni strumenti fondamentali, quali la piena occupazione, un complesso sistema di servizi sanitari preventivi, curativi, riabilitativi la preparazione del personale per l'attuazione del sistema dei servizi sociali, l'assetto del territorio, la ricerca scientifica destinata ai fini sociali.
Dopo l'approvazione di questo documento, da parte del Consiglio c'è stata una legittima attesa, in noi che eravamo stati i relatori sul decreto per la beneficenza. Ma non si è avuto da parte dello Stato alcun trasferimento, bensì il mantenimento assoluto, una quasi ripartizione di competenze, proprio quello che noi paventavamo quando dicevamo che la competenza esclusiva della Regione postulava la non competenza residua da parte del Ministero degli Interni e degli altri Ministeri.
Il concetto contenuto in questo documento era un concetto assai innovativo. A quanto ho appreso, le forze politiche della maggioranza che l'hanno approvato hanno assunto questo atteggiamento a titolo di protesta verbale, considerandolo alla stregua di uno dei tanti ordini del giorno che vengono approvati ma in pratica non hanno alcun valore. Io non credo che le cose siano proprio andate così. E allora scendiamo un po' più a fondo nella vicenda. In questo bilancio manca una totale prefigurazione di quella che potrà essere la riforma sanitaria, e quindi l'assetto totale del problema della salute, che già scaturiva dall'approvazione dell'art. 6 dello Statuto, con cui la Regione si faceva carico e parte della tutela della salute dei cittadini, e quindi preveniva ancora quella che poteva essere la legge dello Stato per la riforma sanitaria, ne tracciava già le linee.
Noi in questo bilancio abbiamo prefigurato qualcosa del genere? Sinceramente, dopo un'attenta lettura, dopo avere ascoltato tutti gli interventi, in particolare quelli dell'Assessore e del Presidente della Commissione, direi di no. Apro una parentesi per dire che non condivido l'opportunità dell'asserzione del Consigliere Dotti secondo cui, in una visione quasi messianica, quasi nuovayorchese, si può dire, la Regione deve estendere a tutti i cittadini l'effetto città, perché ormai si vive in un mondo di città. Nego qualsiasi valore a questa argomentazione. Che le nostre città di provincia debbano diventare come Torino, o come Nichelino o come Grugliasco, o altre località della cintura torinese, lo nego proprio partendo da un concetto più alto della salute, da un concetto più vasto della personalità umana. Bianchi mi ha poi spiegato il pensiero: mi ha detto che l'intento è di portare la campagna agricola ai livelli di benessere che si sono raggiunti nelle città. Questa l'interpretazione che egli come Capogruppo mi ha fornito di questa affermazione.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

L'ha data Bianchi come Capogruppo dopo avere sentito il Gruppo.



VIGLIONE Aldo

Mi proponevo soltanto di sottolineare che il modo in cui si è espresso il collega Dotti non rispecchiava chiaramente il suo pensiero e quello dei suoi colleghi di gruppo. L'offerta a noi che viviamo alla periferia del modello di vita torinese, a noi che in questa bolgia cittadina non veniamo certo volentieri, non è per nulla allettante. Se si vuol dire che si intende rapportare i livelli della campagna a certe caratteristiche - ma non a tutte, sia ben chiaro - della vita di una metropoli, cioè il maggior benessere economico grazie al lavoro, alla produzione, siamo d'accordo. Ma rinunciamo anche a questi benefici se per ottenerli occorre modellare le nostre campagne esattamente sull'esempio di Torino. Il solo pensiero che si debba riflettere sulle nostre belle città, come Cuneo, un certo tipo di vita che noi riscontriamo qui a Torino mi porta a ribellarmi all'idea esposta da Dotti persino nei limiti dell'interpretazione che ne ha dato Bianchi, a dire che il concetto è completamente sbagliato, da abbandonare.



DOTTI Augusto, relatore

Rifiuti la cultura insomma.



VIGLIONE Aldo

Ecco la solita distinzione razzista: come se la cultura si trovasse soltanto nel centro di Torino! La cultura esiste a Mondovì, antica città degli studi, esiste a Cuneo; larghissime tradizioni culturali può vantare Saluzzo, e lo stesso vale per Alba, per Busca, ove ha sede una scuola molto importante.
Mi spiace dirtelo, Dotti, ma penso sia meglio che da questo documento scompaia completamente questo concetto, dell'adattamento della periferia al modello cittadino. Accetta invece tu la nostra offerta: quella di un tipo di vita della periferia applicato alla tua città.
Ancora di più vorrei dire per la prefigurazione del nuovo concetto dell'unità sanitaria locale, superato dal fatto che si crei l'unità dei servizi sociali e dei servizi, quindi qualcosa che superi il problema dell'unità sanitaria locale. A questo proposito, allorché si era provveduto a destinare i tre miliardi e 400 milioni per le apparecchiature degli ospedali, noi avevamo chiesto che si creasse un centro capace di preludere ad un'unificazione di tutti gli interventi, sia a livello di sanità che di assistenza che di sicurezza sociale, proponendo lo stanziamento di cento milioni da destinarsi all'avvio degli studi per un impianto di computerizzazione. La nostra richiesta non ha ottenuto la minima rispondenza. Mentre era importante quella iniziativa, in quel momento perché su questo primo impianto, su questo primo cervello, su questa prima memorizzazione avrebbe dovuto basarsi un concetto armonico del problema della salute. Non si trattava di una schedatura del grado di salute dei cittadini, bensì di porre le prime basi di una prefigurazione della riforma sanitaria. Anche a questo livello dobbiamo dire che siamo stati disattesi: in questo bilancio non vi è assolutamente niente, nemmeno un impegno, il problema viene totalmente ignorato.
Com'è possibile che, dopo che lei, Presidente, ci ha ripetuto una infinità di volte che gli ospedali sono ormai creditori di 1500 miliardi nei confronti degli istituti mutualistici, ci ha descritto le condizioni tragiche in cui si dibatte il settore sanitario (le medicine spesso non vengono più pagate, non si riesce più a corrispondere gli stipendi, si vive veramente su una trincea dalla quale si può poi cadere in modo assai grave) non si sia indicata alcuna soluzione, almeno come dimostrazione di volontà? In questo bilancio, pure, per quanto ho visto, manca totalmente un richiamo a ciò. E allora che cosa faremo? Continueremo a piangere, con un Governo o con l'altro, sui problemi della salute. Prima sul Governo di centro sinistra perché troppo spendaccione, adesso sul Governo di centro-destra perché non spende, e quindi non paga? E' sterile il nostro pianto: meglio dimostrare la nostra volontà di risolvere veramente i problemi. Non è vero del resto, che una prefigurazione, quindi un inizio di riforma sanitaria nella Regione comporti una maggiore spesa per lo Stato. Le soluzioni unitarie - che non siano interventi settorializzati di decine e decine e decine di enti, di istituti - che noi proponiamo con un raggruppamento unico di questi problemi comporterebbe invece un forte risparmio.
L'impostazione di impianti di computerizzazione e memorizzazione dei dati che noi auspichiamo sia a livello sanitario che a livello amministrativo al momento in cui scatterà la riforma sanitaria, con il servizio sanitario nazionale, permetterà di ridurre i servizi amministrativi, perch allorquando tutti avranno diritto ad essere tutelati nella salute, a livello di personale amministrativo si dovrà ridurre almeno del 50-60 per cento. A questo risultato si giungerà però soltanto se si sarà prefigurato un quadro generale piemontese che sia atto ad assumersi in quel momento tutti questi problemi.
Noi diciamo, quindi, che questo bilancio è carente sotto questo aspetto, ma lo è anche rispetto ai problemi più tipici dell'assistenza. Si prevede, ad esempio, la costituzione a Tortona di un Centro profughi.



VIETTI Anna Maria, Assessore ai servizi sociali

Esiste da vent'anni.



VIGLIONE Aldo

Si pensa comunque di potenziarlo. Nulla da eccepire: il fatto è per che c'è soltanto questo tipo di intervento, soltanto una prefigurazione, in luogo tuttavia di quelli che avrebbero carattere unificante e quindi sostitutivo rispetto ai sistemi tradizionali. E' inutile che si votino certi documenti in cui si prendono determinati impegni e poi immediatamente dopo li si dimentichi, E' ingiusto muovere poi accuse a forze, ad associazioni che questi problemi hanno prospettato, ed a ragione: non è colpa loro se essi rimangono al punto di prima.
Concludo, poiché ho deciso di contenere il mio intervento nei limiti dei venti minuti, e dico che sotto l'angolo visuale dei problemi che attengono alla salute e all'assistenza nel loro complesso, non si trova traccia in questo bilancio di attuazione di quanto dichiarato nei documenti che sono stati votati in questo Consiglio da tutte le forze politiche.
Sotto questo aspetto, diciamo pertanto che questo bilancio è a nostro avviso altamente negativo.



PRESIDENTE

Vorrei pregare il Consigliere Lo Turco di prendere la parola, anche in relazione al numero degli iscritti a parlare per ogni Gruppo.
LO TURCO Giorgio Signor Presidente, il compagno collega Sanlorenzo ha già fatto un'ampia esposizione sull'impostazione, sugli indirizzi e le scelte che noi avremmo voluto che la Giunta facesse o che comunque tenesse in considerazione in occasione del bilancio. Io mi limito a discutere il problema della prevenzione. Tutti noi pensavamo, dopo i dibattiti avvenuti in Consiglio dopo il varo di quel famoso articolo 6 dello Statuto, che non poteva non esserci nel bilancio un capitolo di spesa, un impegno sulla prevenzione in modo particolare, impegno che, per quanto io legga attentamente il bilancio, non trovo. Può darsi che nella replica il Presidente assuma degli impegni che non ho trovato scritti nel bilancio.
Io vorrei richiamare l'attenzione sulle lacune che denunciava il compagno Sanlorenzo. Se è valido il discorso della partecipazione e, se è valido il dibattito che si è fatto per tanto tempo in Consiglio Regionale se sono validi i rilievi fatti dai sindacati i quali sostenevano che non era giusto che la Regione si preoccupasse soltanto della tutela dell'ambiente fuori dalle fabbriche, ma che doveva intervenire con il peso necessario all'interno delle stesse, se è vero tutto questo, mi domando perché non sia stata cercata una soluzione per dare una risposta a questi quesiti. E' sempre valido il discorso che affiora in continuazione sull'assenteismo dei lavoratori dalle fabbriche ritenendoli responsabili, a causa degli scioperi, se l'economia va in crisi? E' valido continuare ad addossare le responsabilità di una situazione economica caotica, quando sappiamo che alcune categorie sono già in lotta? Nel giro di tre o quattro mesi saranno almeno cinque milioni i lavoratori che entrano in lotta per porre al centro delle loro rivendicazioni, al di là dei problemi economici che sono in second'ordine, riforme e in primo luogo quella sanitaria.
Se è vero tutto questo (è soltanto di questi giorni la denuncia di decine di lavoratori morti per cancro in fabbriche chimiche) io mi domando come possa una Giunta Regionale che raccolga le istanze popolari, che senta il bisogno di consultare organismi, associazioni, tenerne conto nel bilancio. E' possibile che questo bilancio vada in porto in questo modo? Io ricordo che alcuni mesi or sono, in Consiglio Regionale il Capogruppo della D.C. Bianchi aveva commemorato un operaio morto all'Italsider di Taranto. Noi oggi dovremmo qui commemorare decine e decine, centinaia di lavoratori che cadono ogni anno sul lavoro. Non è possibile pensare ad uno sviluppo economico e democratico della società se i lavoratori continuano a lasciarci la pelle e ad essere distrutti nel fisico, ricevendo in cambio dei ventri traumatologici bene organizzati dove trasformano l'uomo in mostro.
Sanlorenzo ha annunciato nel suo intervento che noi proponiamo un investimento di due miliardi, ma se andiamo a guardare ancora sono pochi occorrerebbero soltanto in strutture per dare strumenti agli organismi sanitari entro la fabbrica e all'esterno ed ai comuni che già hanno nei loro progetti l'istituzione di strumenti di prevenzione nei luoghi di lavoro. Pensiamo alla preparazione tecnica del personale che dovrà aver luogo, mentre nel bilancio ci sono cifre irrisorie che non serviranno a preparare nulla e nessuno. Sono due problemi in uno solo, ed è necessario riuscire a trovare una risposta perché saremmo incalzati nei prossimi mesi di lotte che i lavoratori stanno preparando. Il Consiglio Regionale non pu terminare questo dibattito senza aver detto ai lavoratori che cosa intende fare nella Regione Piemonte.
E vorrei dire, affinché nessuno pensi che abbiamo la testa nelle nuvole, che noi stessi ci rendiamo conto (lo diciamo anche nelle assemblee operaie a cui partecipiamo) che non è tanto ciò che si scrive nei bilanci nello Statuto che può risolvere tutti i problemi. Noi continuiamo a legare questo discorso a quello realistico del rapporto di forze. La gente ha la forza di far scrivere certe cose e di lottare perché vengano applicate; è la storia che si vive tutti i giorni nella fabbrica per i contratti di lavoro, si firmano alla sera, sono ancora freschi di inchiostro e il padrone li viola il mattino dopo, per cui continua la lotta per farglieli applicare. Così succederà anche per lo Statuto che ha fissato nell'art. 6 un impegno preciso e non è ancora stato fatto nulla. Il bilancio addirittura ignora queste cose, bisogna farle entrare ma poi bisognerà avere la forza per farle applicare. Noi sappiamo che molte fabbriche non l'hanno, è il caso dell'IPCA di Cirié dove l'organizzazione sindacale non ha avuto la forza per entrare e organizzare i lavoratori. Qui la rappresaglia è stata durissima, mentre in altre fabbriche dove l'organizzazione sindacale è più forte, è organizzata ed interviene con strumenti suoi, ottiene accordi, li fa applicare; è il caso, anche se marginale, della Pirelli: nel '71 ha dovuto spendere oltre otto miliardi per modificare tutti gli impianti di aspirazione, ha messo al servizio dei lavoratori (gestito da loro) un centro dove ogni giorno il comitato sanitario di base della fabbrica va a fare i rilevamenti con gli strumenti scientifici, analizza i dati raccolti e immediatamente indica l'azione da svolgere per modificare quell'ambiente. Ma non tutte le fabbriche hanno questo tipo di organizzazione, e allora dobbiamo essere noi Consiglio Regionale in prima persona a capire ciò che significa il bene supremo che è la salute e a dare gli strumenti necessari per aiutare i lavoratori ad aver coscienza dei propri problemi. Se non si salva l'uomo, non si salva nemmeno la produzione e l'uomo è il bene primario. Mi auguro che nella replica finale mi venga data una risposta precisa sul dramma che investe non soltanto il Piemonte ma tutta l'Italia.


Argomento: Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

Interrogazione urgente del Consigliere Rivalta e altri sul disservizio ferroviario in provincia di Cuneo per il trasporto della frutta


PRESIDENTE

Predisporrei, per il pomeriggio: il primo intervento del Consigliere Rossotto (che pregherei di essere puntuale in aula alle 16) poi il Consigliere Ferraris che non vedo e che vorrei fosse informato, quindi Nesi, Soldano, Revelli, e Vera e poi vedremo cosa fare.
Do lettura di un'interrogazione urgente perché la Giunta sia in grado di dire quando potrà essere disponibile per la risposta: "Il 3 luglio '72, presso la sede dell'Asprofrutt di Cuneo (ente a carattere regionale) in occasione di un incontro fra produttori ed esportatori di frutta e rappresentanti sindacali unitari dei ferrovieri, è stata esaminata la situazione economica dei produttori ed esportatori, in relazione al disservizio ferroviario nel ramo specifico del trasporto specializzato nella provincia di Cuneo, con particolare riguardo alle zone del saluzzese e del saviglianese. Dall'esame compiuto è emersa l'impellente necessità che il settore agricolo abbia a disposizione un quantitativo adeguato di carri frigo, tale da consentire il trasporto della produzione di frutta nell'annata, produzione altamente qualificata. L'urgenza di addivenire a soluzioni in tal senso è determinata dalla necessità di garantire continuità allo sviluppo agricolo e all'esportazione, nonché di pervenire al superamento delle crisi che stanno attraversando la piccola e media industria e l'artigianato, essendo risaputo come un trasporto pubblico efficiente sia strumento determinante per conseguire i risultati anzidetti.
I sottoscritti Consiglieri, in ordine a tali problemi, interrogano la Giunta per conoscere quali fatti essa intenda compiere e quali iniziative intenda eventualmente assumere. F.to Rivalta, Revelli, Giovana, Viglione." Ha chiesto di parlare il Presidente della Giunta ne ha facoltà.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Io mi permetto, non entrando nel merito della questione, n disattendendo l'importanza dell'argomento, di richiamare l'attenzione sua e dei suoi colleghi dell'Ufficio di Presidenza, rispetto alle procedure da attuarsi nel Consiglio. Qui siamo in sede di discussione di bilancio, non possiamo inframmezzare questi lavori con la lettura di interrogazioni alle quali mi pare dobbiamo dare lettura alla fine dello svolgimento di un o.d.g. secondo le regolamentazioni che ci siamo date, ed alle quali dobbiamo rispondere nell'ambito di periodi di tempo del Consiglio che noi abbiamo stabilito.
Devo richiamare l'attenzione altrimenti diventa veramente difficile anche per la Giunta organizzare i suoi lavori in relazione alle risposte da dare. La vorrei pregare quindi di regolamentare questa materia, attenendosi in definitiva alle precise indicazioni che tutti quanti insieme ci siamo dati per avere un minimo di regolamentazione nei nostri lavori, altrimenti leggeremo continuamente delle interrogazioni e non andremo avanti sui problemi specifici del Consiglio e con lo svolgimento dell'o.d.g.
Pertanto la Giunta si riserva di rispondere quando sarà in grado di farlo, a questa interrogazione, a chiusura della discussione del bilancio



PRESIDENTE

Desidero soltanto fare una precisazione: il Presidente di un'assemblea ha anche dei poteri discrezionali dei quali deve potersi avvalere, senza impingere in quella che può essere la norma regolamentare. Mi è pervenuta un'interpellanza sottoscritta ed evidenziata come urgente, ho ritenuto di utilizzare questi ultimi cinque minuti che ci eravamo proposti per arrivare alle 13, non potendo evidentemente far intervenire nessun altro a parlare per permettere tempestivamente alla Giunta di dare la sua risposta, quando la potrà dare.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13)



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