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Dettaglio seduta n.98 del 28/06/72 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE OBERTO


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione verbale del Consigliere Berti sui licenziamenti della ditta Leumann


PRESIDENTE

La seduta è aperta Continuiamo il dibattito sospeso stamani. E' iscritto a parlare il Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Chiedo la parola per un interrogazione urgente.



PRESIDENTE

Al di fuori di questo argomento?



BERTI Antonio

Si, ma molto breve, anche in attesa che termini la riunione della Giunta delle Elezioni ed i Consiglieri possano affluire per la discussone generale.
E' un interrogazione urgente che vorrei rivolgere al Presidente della Giunta ed anche a lei signor Presidente, che so ha ricevuto poco fa una delegazione dei lavoratori della Leumann. Noi abbiamo avuto notizia ieri che i dipendenti della Leumann hanno ricevuto la lettera di licenziamento con inizio dal 3 luglio. Contemporaneamente abbiamo saputo che anche 400 lavoratori della Rossari Moda hanno ricevuto ieri sera la lettera di licenziamento. La situazione è drammatica, tenuto conto anche delle precedenti prese di posizione del nostro Consiglio che ha assunto come compito principale quello di difendere l'occupazione, il posto di lavoro di questi dipendenti.
Io interrogo il Presidente della Giunta ed il Presidente del Consiglio per sapere quali iniziative è possibile assumere rapidamente tempestivamente, quanto meno per allontanare il momento del licenziamento ed avere così più tempo per proseguire nell'azione atta a trovare una soluzione.
Chiederei possibilmente una risposta immediata



PRESIDENTE

Credo di poter considerare questa interrogazione veramente urgente anche in relazione al fatto che può essere che il Consiglio esaurisca oggi i suoi lavori e non ci sia una riconvocazione nella giornata di sabato.
Risponde a realtà che un gruppo di rappresentanti della Leumann ha chiesto di essere ricevuto ed ha ripresentato la situazione che si è particolarmente aggravata perché sono pervenute le lettere di licenziamento con decorrenza dalla data del 3 luglio. Mi sono fatto premura di cercare (e spero che nel corso del pomeriggio si possa avere) un contatto a livello del Ministero del Lavoro col sen. Coppo che ieri ha ricevuto una rappresentanza di sindacati e di lavoratori della Leumann, per vedere che cosa può essere fatto in esaudimento di quella che è la linea di condotta tenuta sin qui dal Consiglio Regionale per evitare il peggio ed ottenere di conseguenza ed in quanto possibile la sospensione dell'esecutività del licenziamento. Conosco anche i termini della situazione della Varzi che si rende veramente drammatica, ad Ivrea in modo particolare, mentre meno grave sembra essere la posizione della Rossari Varzi Moda.
So, perché me l'ha riferito il Presidente della Giunta al quale dar subito la parola, che egli si è nel frattempo incontrato direttamente con la rappresentanza della proprietà Leumann alla quale ha già presentato, a nome della Regione Piemonte, una esigenza che corrisponde a quella prospettata dai lavoratori poc'anzi. Io spero nel pomeriggio di avere un contatto telefonico con il Ministro del Lavoro al quale chieder eventualmente, ove non sia sufficiente l'opera e l'autorità del Presidente della Giunta, che voglia a sua volta intervenire per ottenere dalla proprietà quanto noi auspichiamo, quanto meno la sospensione dei licenziamenti, il che avrebbe il grosso vantaggio di mettere in cassa integrazione, nel frattempo, i lavoratori che riceveranno o che hanno ricevuto la lettera di licenziamento e consentirà nello spazio di 20/30 giorni l'ulteriore sviluppo delle trattative.
La parola al Presidente della Giunta.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Credo che mi resti poco da aggiungere a quanto ha già riferito il Presidente del Consiglio.
Ritengo tuttavia di dover fare una precisazione che mi sembra estremamente opportuna, al di là dei contatti già presi con i rappresentanti della proprietà della Leumann, quella di elaborare una strategia rispetto alla tutela del posto di lavoro. Noi ci troviamo di fronte ad un atteggiamento della Gepi estremamente ondulante che non riusciamo a fare approdare ad una decisione concreta e positiva in ordine all'intervento nella società Leumann. Dobbiamo quindi proporci seriamente o di salvare la società nel suo complesso, con l'intervento della Gepi, o comunque di tutelare il livello di occupazione operaia. Io mi sono mosso in questa direzione con la Leumann chiedendo, atteso che i dipendenti possano godere ancora di un mese e mezzo di cassa integrazione, la sospensione dei licenziamenti. Dico con molta schiettezza e con senso di realistica responsabilità, in questo Consiglio, che ove l'intervento che farò presso il Ministro delle partecipazioni statali (che ben più del Ministro del Lavoro è in condizioni di poter intervenire sulla Gepi) dovesse approdare ad una risposta (che io chiederò, sia positiva o negativa) definitiva, si potrà procedere a richiedere per i lavoratori della Leumann a livello di organizzazioni sindacali, la possibilità di offrire loro delle alternative concrete.
Io credo che questa sia un'impostazione onesta e realistica rispetto alla quale impegnare l'operatività della Giunta.
Tanto ritengo di dover rispondere all'interrogazione del Consigliere Berti, condividendo le preoccupazioni che egli ha manifestato, che per la verità sono preoccupazioni che ci hanno tutti quanti accomunati in questa lunga, travagliata, drammatica vicenda sulla quale ciascuno di noi ha espresso non soltanto una generica solidarietà con i lavoratori, ma ha tentato di operare nel senso di salvaguardare i livelli di occupazione.
Ho già altre volte detto che ritengo che il voler salvare a tutti i costi un'azienda é, a mio giudizio, una scelta politica sbagliata quando questa azienda non abbia possibilità competitive rischiando di rendere difficile l'attività di altre aziende operanti nel settore. In uno Stato ben ordinato non si dovrebbero tutelare le aziende in sé e per sé, ma salvarle nel senso che quando non riescono a tenere il mercato in un'economia competitiva seguano il loro destino; si salvaguardi invece il destino dei singoli lavoratori coprendoli con una sorta di assicurazione da parte dello Stato rispetto alla possibilità di remunerazione nei loro confronti per un tempo sufficientemente lungo, tale da consentire la possibilità di una loro collocazione all'interno di altre imprese e di altre aziende.
Questa è una tesi che ho reiteratamente sostenuto e che va nella direzione della tutela dell'interesse generale dei lavoratori, al di là delle singole imprese nelle quali essi prestano occasionalmente la loro attività.
Mi rendo conto che ci sono problemi di altro genere come l'abitudine ad un certo tipo di lavoro, le consuetudini che sono, nel limite del possibile, da salvaguardare, ma che preminente su tutti resta il fatto di offrire occasioni di lavoro valide ai lavoratori.
Nell'ambito di questo impegno credo di poter rispondere all'interrogazione del Consigliere Berti nel senso che ho detto, facendo cioè ogni sforzo perché vengano ritirate le lettere di licenziamento e venga prorogata la cassa di integrazione per un mese e mezzo, in modo da consentire nel frattempo di avere una risposta precisa e definitiva da parte della Gepi e ove questa fosse negativa, riuscire, con l'intervento della Regione, ad assicurare il massimo possibile di posti di lavoro o di altre aziende ai lavoratori della Leumann. Questa mi pare una posizione onesta e realistica rispetto alla quale credo si possa avere il consenso e dei lavoratori della Leumann e del Consiglio Regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Noi prendiamo atto della risposta del Presidente della Giunta riguardante intanto l'impegno, che del resto già ci era stato, di operare subito per ottenere quella che oggi è la cosa più importante, sospendere i licenziamenti. Noi siamo convinti che il settore possa essere ristrutturato assicurando la permanenza di questa fabbrica che c'è chi sostiene essere in grado di produrre ancora; lo stesso giudizio lo hanno dato i tecnici della Gepi. La seconda strada indicata dal Presidente della Giunta noi auspichiamo sia veramente l'ultima da prendere in considerazione, perché lo sforzo maggiore deve essere fatto per tenere in vita l'azienda, ma non si può non tenere presente il fatto che in queste aziende vi sono in prevalenza donne, molte delle quali anziane, abituate a quel lavoro. Il problema non è di facilissima soluzione.
Prendiamo comunque atto che c'è l'impegno di esaminare con i sindacati le soluzioni che contribuiscono a salvaguardare la piena occupazione dei lavoratori oggi licenziati.


Argomento: Comitato regionale e sue sezioni

Regolamento provvisorio per il funzionamento del Comitato regionale di controllo e delle speciali sezioni decentrate


PRESIDENTE

L'interrogazione con carattere d'urgenza è discussa, passiamo all'ordine del giorno.
Era iscritto a parlare per la discussione generale sul progetto di regolamento del funzionamento del Comitato di controllo il Consigliere Berti, ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Signor Presidente, ho voluto prendere la parola per una discussione non di merito, ma piuttosto politica e con un atteggiamento non certo provocatorio.
Non credo che possa essere accettato quanto il Presidente della Giunta ha detto stamattina all'inizio del suo intervento circa il carattere provocatorio del nostro atteggiamento nei confronti della Giunta. Noi non abbiamo mai atteggiamenti provocatori, noi abbiamo atteggiamenti di carattere politico, giudichiamo le iniziative della Giunta esprimendo osservazioni critiche sul merito delle stesse e non mancando di sottolineare positivamente quanto riteniamo che positivo sia, come è avvenuto per la conferenza chimica, trovandosi in polemica con certi settori dello schieramento democratico che non l'avevano ritenuto tale.
Il nostro atteggiamento, ripeto, non è di provocazione nei confronti della Giunta, noi riconosciamo la validità della presente Giunta tant'é che le abbiamo più volte chiesto di promuovere determinate attività riconoscendo il ruolo che svolge. Le nostre sono critiche a volte anche feroci, ad esempio quando la Giunta ritiene di potersi attribuire certi compiti escludendo e non coinvolgendo le forze politiche del Consiglio prescindendo dalle competenze di legge che - e una nostra tesi - possano anche essere disattese quando esiste una volontà politica di coinvolgere il più ampio schieramento di forze e all'interno ed all'esterno dei Consiglio Regionale.
Nel merito della questione, dobbiamo prendere tutti atto che la situazione è piuttosto difficile e complessa. La sentenza della Corte Costituzionale, qui ricordata stamani è ripresa da Vecchione, è estremamente negativa. Il sostenere che la Regione non ha competenza a legiferare ed a regolamentare il controllo sugli atti degli enti locali è non solo negativo, ma secondo me è anticostituzionale, perché proprio la Costituzione affida alle Regioni, con l'art. 130, il compito di esercitare il controllo. Mentre la Regione ha la responsabilità politica e risponde all'opinione pubblica per tutto quanto attiene alla materia del controllo in pratica le viene dalla Corte Costituzionale negato questo diritto e reso più difficile dal dover osservare certe leggi vigenti, che collocano l'esercizio del controllo sugli atti degli enti locali entro un quadro che conosciamo e sappiamo essere molto carente e certamente non ancora in grado di salvaguardare l'autonomia dei Comuni.
Il passaggio del controllo sugli atti degli enti locali alla Regione aveva suscitato molte speranze in coloro che dovevano essere controllati l'abolizione del controllo prefettizio è una rivendicazione degli enti locali del movimento democratico, delle forze politiche democratiche. In passato è avvenuto che gli enti locali, a fronte di legislazioni molto vecchie, quella comunale e provinciale e quella sulla finanza locale, sono stati costretti, per essere all'altezza della situazione, di fronte a certe esigenze dei dipendenti comunali, provinciali, degli enti ospedalieri che giustamente richiedevano un adeguamento di carattere normativo salariale ed una loro diversa collocazione nell'ambito degli enti locali, hanno dovuto più volte andare oltre i compiti istituzionali ed assumere anche dei provvedimenti deliberativi in contrasto con le leggi vigenti - per dirla in termini attuali - illegittime. In occasione di certe delibere (vedi premio in deroga agli ospedalieri, vedi riassetto delle carriere, tanto per citare due argomenti che sono stati oggetto di molte polemiche e che hanno visto i lavoratori scendere in sciopero), relative a provvedimenti di legge che l'autorità prefettizia, esercitando un potere discrezionale, negli ultimi dieci anni aveva sempre concesso tant'è che i premi in deroga erano diventati ormai una parte dello stipendio, le commissioni di controllo hanno voluto applicare alla lettera le leggi vigenti, anti-autonomistiche per cui vengono giudicate dai controllati più arretrate del controllo prefettizio. E' una voce abbastanza diffusa che era meglio prima con la G.P.A., perché con il potere discrezionale loro concesso le prefetture autorizzavano deliberazioni, sia pure illegittime rispetto alla legge, pur di non fare nuove leggi per la finanza locale, per la legge comunale e provinciale, oggi però i comitati di controllo (io direi non tutti) in particolare quello regionale, più di altri si è attenuto alle leggi attuali, giudicando illegittime tutte quelle deliberazioni che invece il controllo prefettizio riteneva legittime.
A questo punto qual è l'atteggiamento da assumere? Noi sosteniamo che se l'autorità di governo, in una materia di sua competenza, poteva assumersi il potere di autorizzare delle deliberazioni, sia pure illegittime, questo diritto lo può esercitare anche la Regione. Di fronte a problemi come il riassetto delle rivendicazioni legittime di migliaia e migliaia di lavoratori degli Enti pubblici, noi riteniamo politicamente sbagliato l'atteggiamento di organismi i quali, per volere osservare alla lettera le disposizioni di legge, contribuiscono a screditare l'istituto regionale. I lavoratori non hanno più fiducia in questo ente che si comporta (dicono loro) peggio del prefetto.
Se quindi è valido questo ragionamento e cioè che di fronte a determinate deliberazioni, che hanno carattere di legittimità rispetto a leggi arretrate, occorre un intervento di carattere politico, la domanda che mi pongo è chi lo esercita questo intervento di carattere politico transitorio sino a quando non si riuscirà ad ottenere dal Parlamento un modo nuovo di intervenire nel merito del controllo. In questa fase transitoria chi fa la mediazione politica? Prima di tutto, ci deve essere una mediazione politica? Noi diciamo di sì, rispetto a certe situazioni occorre intervenire politicamente per liberare le delibere che affrontano problemi posti dalle masse lavoratrici, in questo caso dai dipendenti degli enti pubblici. Se per liberarle occorre una mediazione politica, chi la esercita? Noi abbiamo visto in questi ultimi tempi, in occasione di queste lotte che hanno interessato l'opinione pubblica, un tipo di mediazioni che non ci convince, sono mediazioni politiche di ministri in carica, i quali intervengono convocando in Prefettura parte dei rappresentanti del Comitato di controllo e degli enti locali. A questo punto non è più questione se ci deve essere o no una mediazione, mediazione ci deve essere, ma noi diciamo che non può essere che del Consiglio Regionale.
Ecco il problema esposto in termini politici e non giuridici, è una posizione che tiene conto delle difficoltà in cui gli enti, di controllo non devono agire come delle seconde magistrature, ci deve essere il Consiglio Regionale, quindi né ministri esterni, né soltanto il Presidente della Giunta o se non si vuole il Consiglio, gli strumenti del Consiglio stesso debbono e possono essere interessati per la soluzione di determinate questioni.
Io credo che un'impostazione di questo tipo sia veramente realistica e tenga conto di tutte le difficoltà.
Per quanto riguarda la soppressione dell'art. 15 che il Presidente della Giunta ha detto di accettare, io credo sia giusta. Rispondendo al Consigliere Zanone, vorrei dire che non si tratta di confermare la validità di ciò che si scrive, secondo me (e mi riallaccio a una dichiarazione del Presidente della Giunta) togliere l'art. 15 dal regolamento vuole anche dire responsabilizzare gli Enti locali.
Io credo di poter affermare, a nome del mio Gruppo, che l'autonomia non va solo richiesta, va esercitata. I comuni quindi non devono rivolgersi a questo o a quell'altro Ente per chiedere indicazioni e protezioni, i comuni devono organizzarsi, trovare le forme per operare quando si tratta di piccoli comuni, in modo da avere assicurata la propria autonomia, autonomia che non ci sarebbe più (non faccio neanche qui un'illazione di carattere politico), nel momento in cui i comuni dovessero rivolgersi, per essere assistiti, all'Ente che ha la responsabilità politica del controllo.
Quindi noi siamo contrari all'art. 15 per i motivi già esposti, ma anche perché riteniamo che i comuni debbano organizzarsi per esercitare la propria autonomia.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Consigliere Gandolfi e a quant'altri la volessero, vorrei ricordare che sono le 17. Abbiamo delle prospettive di potere anche chiudere in serata, eventualmente andando un poco avanti nell'ora, tutto l'ordine del giorno, a condizione però che gli interventi siano misurati nel tempo a quella che è l'esigenza effettiva dell'intervento, per non correre il rischio che ad una certa ora si debba egualmente chiudere senza aver concluso. Questo anche tenendo conto che il Presidente oggi è solo perché il Vicepresidente è partito in rappresentanza, per cui dovrei rimanere, come del resto è mia abitudine fermo qui fino a quando il Consiglio lo vorrà. Questo ridimensionamento è anche dovuto a questa esigenza particolare.
La parola al Consigliere Gandolfi che l'ha richiesta.



GANDOLFI Aldo

Signor Presidente, signori Consiglieri, intervengo brevemente non tanto per entrare nel merito del regolamento che oggi è in discussione, perch non avrei niente da aggiungere a quanto, a nome della Giunta, il Presidente della Regione ha dichiarato, ma per consegnare al Consiglio alcune brevi considerazioni di carattere politico che mi sono state più che altro ispirate, sollecitate dall'intervento che ho udito fare poco fa dal Capogruppo comunista.
L'elemento politico che in particolare il Gruppo comunista ha voluto portare in questo dibattito, è la situazione che di fatto si viene a determinare nel momento in cui gli organi di controllo sugli enti locali esercitano dei giudizi di legittimità, senza più quei margini di discrezionalità che la G.P.A. e il prefetto avevano e esercitavano: la tensione che si stabilisce fra gli enti locali e gli organi di controllo viene orientata verso la Regione, ritenuta responsabile dell'eccessivo fiscalismo e della mancanza di discrezionalità degli organi di controllo.
E' bene che analizziamo la situazione che oggi si è venuta a determinare, ma soprattutto i presupposti che l'hanno determinata, il cammino che è stato percorso dai controlli che una volta venivano esercitati e quello che oggi viene esercitato e se vogliamo dare una risposta precisa a queste osservazioni dobbiamo anche analizzare l'iter, il tragitto che si è percorso, i presupposti costituzionali e legislativi che abbiamo alle spalle, il significato politico della situazione che si è venuta a creare ed il tipo di risposta che correttamente bisogna dare a queste stanze e sollecitazioni.
Ci siamo mossi da una situazione nella quale quasi tutte le forze politiche hanno lamentato per anni, con estrema energia, che gli enti locali erano soggetti ad un controllo che lasciava dei margini di discrezionalità estremamente ampi al potere politico ed al potere statuale.
Rispetto a questa situazione si è richiesto che l'intervento politico venisse eliminato e che in maniera corretta rispetto al dettato costituzionale, gli enti locali venissero riportati ad una situazione di effettiva autonomia, con un controllo dal punto di vista della legittimità tranne il controllo di merito in casi eccezionali previsti dalla legge che rispondesse in pieno al dettato costituzionale e fosse esercitato quindi da un organo delle costituende Regioni.
Ora con sorpresa, si sente dire che non viene rispettato il dettato costituzionale, che le Regioni hanno istituito, in base ad una legge dello Stato, gli organi di controllo, ma non hanno possibilità di legiferare sulle modalità con cui il controllo viene esercitato. La Corte Costituzionale recentemente (è stato ampiamente ricordato) ha ribadito (e non poteva essere altrimenti) che tra le materie di competenza della Regione non esiste certo la possibilità di legiferare in materia di controlli sugli atti locali, che quindi la competenza su questa materia per intero va ricondotta al Parlamento, cioè che la tensione politica che pur si può generare, e naturalmente si genera, per la vetustà della legislazione alla quale si fa riferimento, deve essere ricondotta non alla Regione, ma al Parlamento, che è l'unico organo che all'interno del nostro ordinamento statuale è in grado di intervenire con innovazioni di carattere legislativo.
Qui direi che c'è una prima considerazione da fare: innanzi tutto in questa materia, come in tante altre, abbiamo fatto le tipiche riforme all'italiana, ci siamo preoccupati sì delle modificazioni strutturali da apportare, ma ci siamo poco preoccupati del contenuto che avrebbe dovuto caratterizzare questa diversa situazione. Ci siamo preoccupati cioè di riportare i controlli ad una diversa situazione istituzionale, ma non di modificare il quadro legislativo del Testo Unico sulla legge comunale e provinciale, che era invece la reale fonte di inconvenienti sul piano del controllo sugli enti locali.
Mi sembra che specialmente da parte dell'estrema sinistra, si sia caricata di significati e di rilievi l'attuazione delle Regioni in questo settore, significati e rilievi che non poteva assolutamente avere: si è commesso un grosso errore politico, perché quando per anni si è andati a dire agli enti locali che sarebbero stati sottoposti al controllo delle Regioni come di un fatto forse il più importante dell'ordinamento regionale, in realtà si sono alimentate certe speranze alle quali la Regione oggi non può dare una risposta. Quindi si è badato erroneamente solo al quadro istituzionale e non ai contenuti e si è caricato di significati e di speranze questo passaggio istituzionale rispetto al quale la Regione non poteva e non potrà dare una risposta diversa con la legislazione oggi in corso. Questi sono errori che si pagano.
Ma un terzo elemento che mi sembra incomprensibile ed estremamente contraddittorio e ancora un altro: e cioè che in questa sede si venga a chiedere un intervento politico alla Regione, che in termini giuridici e istituzionali non è assolutamente possibile, quando tutta la battaglia che è stata fatta contro i controlli prefettizi era una battaglia contro gli interventi politici e contro le possibilità di discrezionalità che aveva il potere politico in questo campo. Se c'è una logica in quella battaglia questa è che da questi controlli bisogna assolutamente eliminare qualsiasi tipo di discrezionalità politica, bisogna fare delle leggi che siano buone ma ci devono essere degli organi di controllo che di fatto siano organi di magistratura, di giurisdizione amministrativa, che abbiano soltanto il compito di pronunciare dei giudizi di legittimità sugli atti degli Enti locali. Certamente noi abbiamo sottratto al potere di intervento politico ed ai criteri di discrezionalità politica del governo centrale questi controlli, ma che cosa gli consegneremo? L'atteggiamento del Gruppo comunista sembra indicare che questi controlli vanno bene se la discrezionalità, se la mediazione sono di una certa parte politica Il problema invece che mi sembra abbiamo voluto affrontare e risolvere è quello di eliminare qualsiasi discrezionalità politica che è l'elemento distorcente di un aspetto giuridico ed istituzionale moderno in uno stato di diritto. Quindi sono veramente contraddittorie e strane queste argomentazioni.
Direi che, se vogliamo essere veramente consapevoli ed interpreti del passo avanti che è stato fatto con l'abolizione dei controlli politici, la prima cosa della quale dobbiamo esser coscienti e che dobbiamo dire con estrema chiarezza è che le tensioni che ci possono essere devono avere come riferimento le forze politiche presenti in Parlamento, perché è sul terreno della riforma, della legislazione che riguarda i comuni e le amministrazioni provinciali che questi problemi possono essere risolti. In secondo luogo, non ci deve essere su questi organi nessun tipo di intervento politico che non sia quello del Parlamento in sede legislativa perché questo è il modo corretto di collocare nell'assetto dello stato di diritto che deve essere caratteristico del nostro Paese.
Infine un ultimo elemento. Talune valutazioni che sono state date sui provvedimenti che comuni, province ed amministrazioni ospedaliere hanno preso in questi anni mi sembrano veramente strane e non accettabili. Io credo che tutti, anche il Gruppo comunista, abbiamo coscienza che in molti casi si è andati più in là di quello che la legge permettesse e non tanto per le legittime aspettative dei dipendenti, ma per l'incapacità degli amministratori degli enti locali di resistere a pressioni di carattere settoriale. Se andiamo a guardare quel che è successo negli enti locali o nelle amministrazioni ospedaliere, vediamo che la grossa crisi finanziaria di questi enti è obiettiva sproporzione fra ciò che è stato concesso al personale e le necessità evidenti di investimenti di carattere produttivo o sociale che avrebbero dovuto fare. La riforma ospedaliera di fatto si è risolta in un aumento spaventoso delle rette ospedaliere, dei costi degli ospedali, ma non in capacità di aumentare i posti letto o le attrezzature ospedaliere. Questo è il problema.



BESATE Piero

E voi lo appoggiate sempre dall'esterno.



GANDOLFI Aldo

Che cosa c'entra, queste sono osservazioni sciocche: appoggiamo dall'esterno quando le riforme hanno questo tipo di contenuti e di pericoli, è ovvio, perché non possiamo arrivare a questo giudizio, cioè che l'organismo di controllo nel momento in cui individua delle illegittimità che di fatto derivano dall'incapacità di amministrare da parte dei rappresentanti degli enti locali e degli enti ospedalieri faccia dei controlli indebiti, contrari allo spirito dei tempi. Per fortuna abbiamo ancora organi che a quel punto introducono un elemento di freno a questi fenomeni degenerativi, abbiamo delle leggi che, almeno a qualche livello vengono fatte rispettare, perché se ci fosse la consapevolezza da parte dei rappresentanti degli Enti locali, questi conflitti non arriverebbero a questo punto e sarebbero certamente risolti diversamente.
Quindi mi sembra che queste argomentazioni siano da respingere e che la nostra attenzione debba essere tutta tesa, se vogliamo intervenire in modo corretto, da un lato nel richiedere al Parlamento una diversa cornice legislativa a questi problemi e dall'altro nel garantire agli organi di controllo la possibilità di svolgere il loro mandato nel pieno rispetto delle leggi e senza nessuna interferenza di carattere politico.
Questo mi pare sia il compito che le Regioni dovrebbero assumersi in questo momento, il compito che delle forze sensibili al corretto ordinamento di uno stato democratico dovrebbero darsi in una situazione così delicata.



PRESIDENTE

Altri chiede di parlare sulla discussione di carattere generale? Nessuno? Allora possiamo considerare chiusa la discussione generale.
Il relatore ha qualche cosa da puntualizzare brevemente?



VIGLIONE Aldo, relatore

Ne avrei molte cose da puntualizzare, però mi mancano gli interlocutori.



PRESIDENTE

Semmai farà la puntualizzazione su ogni articolo.



VIGLIONE Aldo, relatore

Vorrei tanto farlo adesso, ma il Presidente, che ha fatto le maggiori bordate, non c'è, il capo del Gruppo comunista non c'é, Vecchione non c' quindi non mi resta che sedermi in attesa di poter dire qualcosa sui singoli articoli.



PRESIDENTE

Allora passiamo ad articolo per articolo. Non so se la mia voce arrivi anche nei corridoi, non vorrei che i Consiglieri che mancano dall'aula non si dicessero non informati che passiamo all'esame di questo progetto di regolamento, articolo per articolo.
Intanto informo che ha chiesto congedo dalla riunione di oggi il Vicepresidente Sanlorenzo Prego il Consigliere Segretario di dare lettura dell'art. 1.



GERINI Armando, Segretario

Art. 1: "Istituzione dell'organo di controllo.
L'organo di controllo sugli atti delle province, dei comuni e degli altri Enti locali, di cui all'art. 130 della Costituzione, è strutturato nella Regione Piemonte in forma decentrata, secondo il disposto dell'art.
69 dello Statuto, ed è costituito dal Comitato, con sede in Torino, e dalle speciali Sezioni, con sede in ogni capoluogo di Provincia, e, quando ci sia previsto da apposita legge regionale, nei capoluoghi di circondario."



PRESIDENTE

Da parte del Consigliere Bianchi c'é un emendamento modificativo del seguente tenore, che sostituirebbe integralmente l'art. 1.
"Il controllo sugli atti delle province, dei comuni e degli altri enti locali, di cui all'art. 130 della Costituzione è organizzato, nella Regione, in forma decentrata secondo il disposto dell'art. 69 dello Statuto.
L'organo di controllo è costituito dal Comitato con sede in Torino e dalle speciali sezioni con sede in ogni capoluogo di provincia e, quando ciò sia previsto da legge regionale, nei capoluoghi di circondario".
C'è un altro emendamento, questo aggiuntivo, del Consigliere Marchesotti: "L'organo regionale, quale unico organo di controllo sugli atti degli enti locali, non applica norme in contrasto con l'art. 130 della Costituzione".
Darei la parola ai proponenti degli emendamenti per una breve illustrazione.
La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Il mio emendamento direi che non richiede spiegazione perché di carattere formale, per evitare la parola "strutturato" e sostituirla con "organizzato" partendo con il soggetto "il controllo sugli atti delle Province" e riprendere con un capoverso, sopprimendo il riferimento alla Regione Piemonte perché è una legge della Regione Piemonte e direi che in tutti i provvedimenti di legge che andremo ad approvare dovremo fare a meno di richiamare questo aspetto; infatti al Parlamento non si dice che sono leggi italiane, c'è scritto "Repubblica Italiana" sopra e poi l'apposita legge che si trova in fondo quasi anticipa, obbliga, impegna ad un'attività legislativa, che non è conforme all'impegno legislativo.
Dò atto che è molto facile apportare qualche correzione quando un testo, lungamente e faticosamente elaborato è arrivato alla sua fase conclusiva, quindi non si tratta di correzione, è l'ultimo rapporto.



PRESIDENTE

Il Consigliere Marchesotti, brevemente, vuol dire qualche cosa a proposito di quell'aggiunta?



MARCHESOTTI Domenico

Io ho pochissimo da dire perché l'emendamento aggiuntivo all'art. 1 vuole concretizzare la parte già illustrata dal Consigliere Berti per quanto riguarda i poteri del Consiglio Regionale e dei suoi organi. Ritengo che affermare "l'organo regionale non applica norme in contrasto con l'art.
130 della Costituzione" è un'affermazione forse pleonastica, ma in questo caso corretta e necessaria.



PRESIDENTE

Vorremmo sentire il parere della Giunta attraverso la parola del suo Presidente su questi emendamenti.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Sono favorevole all'emendamento proposto dal Capogruppo della D.C. avv.
Bianchi e contrario alla proposta del Consigliere Marchesotti in quanto non aggiunge nulla al tipo di controllo che l'organo di controllo deve effettuare. E' evidente che lo stesso non può andare al di là delle competenze ad esso attribuite dall'art. 130 della Costituzione, né vedrei come potrebbe valicare questo limite. Mi sembrerebbe d'altronde, in una normativa di questo genere, esteticamente, dal punto di vista legislativo poco conforme ad un'articolazione legislativa valida mettere una norma che non reca nulla di più, ma ha quasi un carattere di richiamo repressivo sull'attività dell'organo di controllo.
Quindi pregherei il Consigliere Marchesotti di valutare il problema sotto questo profilo: non è nel merito la ripulsa della Giunta su questo emendamento, ma è di carattere formale. Lo inviterei a voler considerare questa posizione anche ai fini di un articolo della normativa che sia formalmente corretto.



PRESIDENTE

Il Consigliere Viglione come relatore?



VIGLIONE Aldo, relatore

Per quanto attiene all'emendamento di Bianchi, è certamente migliorativo del testo.
Per quanto concerne quello del Consigliere Marchesotti già la Commissione l'aveva preso in esame ed era giunta alla conclusione che il dire in un testo che non deve compiere atti o decisioni contro la Costituzione è inutile, è chiaro che non debba avvenire, pareva un eccessivo scrupolo, quindi direi che, tutto sommato, non debba essere accolto.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Sei d'accordo con il Presidente della Giunta?



VIGLIONE Aldo, relatore

Per la prima volta!



PRESIDENTE

Il Consigliere Marchesotti insiste?



MARCHESOTTI Domenico

Signor Presidente, chiedo scusa, ma all'emendamento..



PRESIDENTE

Guardino che è un lavoro, quello che stiamo facendo, particolarmente delicato perché deve essere registrata esattamente la posizione relativa agli emendamenti, prima di passare alla votazione di quello che sarà poi il definitivo testo di questa norma regolamentare, quindi vi pregherei di essere attenti al fine di evitare che sfuggano dei particolari.



MARCHESOTTI Domenico

Non ho sentito bene, per la verità, se si dice "delle" o "dalle" sezioni costituite dal comitato.



PRESIDENTE

Lo rileggo.
"Il controllo sugli atti delle Province, dei Comuni e degli altri Enti locali di cui all'art. 130 della Costituzione, è organizzato, nella Regione, in forma decentrata secondo il disposto dell'art. 69 dello Statuto. L'Organo di controllo è costituito dal Comitato, con sede in Torino e dalle speciali sezioni con sede in ogni capoluogo di provincia e quando ciò sia previsto da legge regionale, nei capoluoghi di circondario".



MARCHESOTTI Domenico

Noi siamo d'accordo con quella formulazione, che è più chiara.
Sull'emendamento aggiuntivo insistiamo in quanto riteniamo che, così com'é formulato, non è che chieda di andare oltre la 130, chiede di non essere in contrasto con il 130. La sentenza della Corte Costituzionale che ci ha informati ha sancito che la 62 è costituzionale, sappiamo che in Italia vi sono norme che non sono costituzionali e non si richiamano alla 130 Dagli interventi fatti qui stamani, da quelli fatti nella Commissione e dallo stesso intervento del Presidente della Giunta mi è sembrato di capire che si volessero affermare le autonomie. Se vogliamo davvero andare in questa direzione, un'affermazione di questo tipo, fatta nel regolamento riconosco che può essere pleonastica, però precisa certi poteri del Consiglio Regionale, certe possibilità di intervento. La domanda che viene spontanea é: chi stabilisce se è analoga la 130 oppure no? A questo punto può intervenire il Consiglio. Questo è l'obiettivo dell'emendamento che è moderno, avanzato, quindi lo mantengo.



PRESIDENTE

Non so se posso aggiungere qualcosa per vedere se è possibile non metterlo in votazione. E' possibile inserire in una norma un aspetto che dica: tu non puoi disapplicare una norma costituzionale? Vi è una tale contraddizione in un'affermazione di questo genere che non mi sembrerebbe opportuno dal punto di vista formale, mentre nella sostanza tutti quanti siamo convinti che non si può non applicare la Costituzione.
Ad ogni modo, se loro insistono, porrei in votazione articolo per articolo, al fine di evitare una rilettura finale.
Chi approva il testo modificativo dell'art. 1, che è accolto dalla Giunta e dal Consigliere relatore, nel testo che non rileggo più, è pregato di alzare la mano.
L'emendamento modificativo dell'art. 1 nel testo proposto dal Consigliere Bianchi e quindi sostitutivo del testo di cui alla relazione Viglione, è approvato all'unanimità.
Si tratterebbe adesso di aggiungere, a questo articolo, o di non aggiungere, l'emendamento del Consigliere Marchesotti che suona: "L'Organo regionale, quale unico organo di controllo sugli atti degli Enti locali non applica norme in contrasto con l'art. 130 della Costituzione".
Chi approva è pregato di alzare la mano: 11. Contrari: 28.
L'emendamento è respinto.



GERINI Armando, Segretario

Art. 2.
"Nomina, inizio dell'attività e durata dell'Organo di Controllo elezione del Presidente. Il Comitato e le Sezioni, eletti secondo le modalità stabilite dagli artt. 55-56 della legge 10/2/53 n. 62, sono nominati con decreto del Presidente della Giunta Regionale, ed iniziano l'attività ad avvenuto loro insediamento.
Il Comitato e le Sezioni restano in carica guanto il Consiglio Regionale: alla scadenza di questo, sia per fine mandato che per scioglimento anticipato, continuano ad esercitare le loro funzioni fino alla nomina del nuovo organo di controllo da parte del Presidente delle Giunta Regionale.
Come primo atto dopo l'insediamento, il Comitato e le Sezioni eleggono a scrutinio segreto, ed a maggioranza assoluta di voti, i rispettivi Presidenti, scelti fra i membri effettivi eletti dal Consiglio Regionale.
Se dopo due votazioni nessun membro ha ottenuto la maggioranza assoluta di voti, e proclamato eletto chi ha riportato il maggior numero di voti, e, in caso di parità di voti, chi risulta più anziano di età".



PRESIDENTE

Non ho nessuna proposta di emendamento, quindi l'articolo viene messo in votazione nel testo testé letto.
Chi lo approva è pregato di alzare la mano. L'art 2 è approvato all'unanimità.



GERINI Armando, Segretario

Art. 3 "Funzioni del Presidente.
Il Presidente del Comitato e di ogni singola Sezione, convoca e presiede le adunanze, assegna le pratiche ai singoli relatori, vigila sull'andamento dell'Ufficio di Segreteria istituito presso il Collegio che presiede, designa a turno tra i membri effettivi eletti dal Consiglio Regionale chi ha il compito di sostituirlo in caso di assenza o di impedimento, e ne dà notizia al Presidente della Giunta Regionale."



PRESIDENTE

All'art. 3 vi è un emendamento abrogativo dell'ultima parte relativamente all'inciso "e ne dà notizia al Presidente della Giunta Regionale" ed abrogativo dell'inciso "assegna le pratiche ai singoli relatori" da parte dei Consiglieri Marchesotti, Sanlorenzo, Vecchione e Giovana.
Non c'e bisogno di illustrarlo.
La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo, relatore

Vorrei prendere la parola perché è un punto importante e occorre essere chiari. Abbiamo cercato dei precedenti esistenti nelle altre Regioni, ma non ve ne sono. Certo, se avvengono delle discriminazioni all'interno dell'Organo, come ha detto stamattina Vecchione, è evidente che l'automaticità dell'assegnazione delle pratiche sarebbe un correttivo, non c'é alcun dubbio, però questa è l'abrogazione dell'assegnazione delle pratiche come facoltà del Presidente, con emendamento aggiuntivo per cui le pratiche vengono meccanicamente assegnate. Bisogna essere molto chiari su questo punto. Abbiamo studiato a lungo la cosa ed io non ritengo che possano essere assegnate meccanicamente, è un atto di sfiducia nei confronti del Comitato il pensare che tutti i Presidenti debbano meccanicamente procedere a questa assegnazione (per cui possono essere assegnate a relatori meno esperti in certe discipline o in certe materie sia nell'ambito del diritto amministrativo che nell'ambito delle deliberazioni), per un sospetto di discriminazione all'interno; ciò non mi pare debba essere immesso in un regolamento, sarebbe già un sospetto che nasce all'inizio.
Io so che qualche volta è stato fatto, ne ha dato testimonianza stamattina Vecchione, e però mi pare sia un atto che non rientra nella fiducia che un consesso regionale deve dare agli istituti che esso crea.
Quindi mi pare che, tutto sommato, il mantenere la dizione "assegna le pratiche" sia una questione di fiducia del Consiglio verso gli organi che esso nomina.



PRESIDENTE

Il Consigliere Zanone ha chiesto di parlare, ne ha facoltà



ZANONE Valerio

Per quanto riguarda il primo dei due emendamenti, quello relativo alla soppressione di parte dell'articolo "assegna le pratiche ai singoli relatori" mi associo a quanto è stato teste detto dal relatore collega Viglione. Mi pare invece sia fondata la richiesta di soppressione dell'ultima parte dell'articolo che dice "ne dà notizia al Presidente della Giunta Regionale" perché questa frase aveva un senso quando si prevedeva che il Presidente del Comitato designasse un proprio vicario, fra i componenti elettivi, che di fatto esercitava le funzioni di Vicepresidente.
Ma se questo incarico è svolto a turno, non vedo come ogni volta il Presidente del Comitato dovrebbe comunicare al Presidente della Giunta Regionale chi lo sostituirà in caso di impedimento in una determinata adunanza. Mi pare che in questo modo si creerebbe un meccanismo scarsamente funzionante.



PRESIDENTE

Il parere della Giunta espresso dal Presidente?



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Per quanto riguarda l'assegnazione delle pratiche mi pare di non poter non condividere le tesi già sostenute dal Consigliere relatore avv.
Viglione, il quale ha puntualizzato, con l'approfondimento che gli è proprio, il problema.
Per quanto concerne il fatto di darne notizia al Presidente della Giunta Regionale voglio solo fare presente questo: se si trattasse semplicemente di avvisare di un impedimento di carattere del tutto temporaneo, non ci sarebbe alcuna esigenza di mettere: "ne dà notizia al Presidente della Giunta Regionale" perché non avrebbe alcuna rilevanza. Vi è però il caso che la designazione di colui che deve sostituire il Presidente del Comitato di controllo delle Sezioni riguardi un impedimento non di breve durata, e atteso che si riconosca da parte del Consiglio Regionale ciò che la Costituzione riconosce e cioè che il Presidente della Giunta Regionale rappresenta, nei rapporti esterni, la Regione, problema sul quale mi pare che solo il Gruppo comunista veda rosso, mentre dovrebbe vedere rosso su tutto il resto tranne che su questo, mi pare che sia molto importante il fatto che se ne dia notizia perché non è del tutto irrilevante che il Presidente della Giunta Regionale sappia che il Presidente o del Comitato regionale di controllo, o delle Sezioni decentrate, impedito per un certo periodo di tempo viene sostituito dal signor XY al quale..
Voce dai banchi di sinistra. A turno.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Ma a turno vuol dire che se deve stare assente sei mesi ne designa uno può darsi che nel corso del mandato dei cinque anni debba rimanere assente per altri sei mesi, alla fine magari del suo mandato e proprio per quel turno ne designa un altro. E non è per nulla irrilevante che chi rappresenta all'esterno la Regione sia in condizione di sapere che in quella determinata Sezione o nel Comitato Regionale di controllo si è proceduto a quella determinata sostituzione.
Io richiamo l'attenzione su questo fatto perché è abbastanza evidente che anche ai fini amministrativi interni, i quali fra l'altro contemplano in relazione ad uno degli ultimi articoli del presente regolamento, anche il pagamento degli emolumenti che sono differenziati tra il Presidente del Comitato di controllo e delle Sezioni e i componenti dei medesimi, non è irrilevante che il Presidente della Giunta sia a conoscenza di chi esercita questa funzione, a turno o non a turno.
Quindi io ritengo che debba essere inserito questo "ne dà notizia al Presidente della Giunta Regionale" per le ragioni che ho esposto.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Marchesotti, ne ha facoltà.



MARCHESOTTI Domenico

Il primo emendamento abrogativo "e ne dà notizia al Presidente della Giunta Regionale" ha un suo obiettivo ed è quello che insieme a una parte dell'art. 4, dove si dice "sono alle dipendenze funzionali dei rispettivi Presidenti" che va tolto (l'emendamento non c'è ma lo presenter verbalmente) deve mantenere integri i poteri e le potestà del collegio.
Tuttavia, se all'art. 4 si toglie quella frase, possiamo accettare di ritirare l'emendamento, perché in fondo darne comunicazione al Presidente della Giunta..Viglione scusa, io non ti ho ancora interrotto, due ore ti ho ascoltato tra stamani e oggi, quindi ti prego. E' vero che sei stanco, hai difficoltà a presiedere la Commissione...



PRESIDENTE

Andiamo avanti.



MARCHESOTTI Domenico

Per quanto riguarda l'emendamento abrogativo "assegna le pratiche ai singoli relatori" lo manteniamo perché se riconosciamo - è il primo il Presidente della Giunta a farlo - che vi possano essere delle discriminazioni...



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Io non l'ho riconosciuto.



MARCHESOTTI Domenico

Il Presidente della Commissione invece lo ha riconosciuto e dice che non ha importanza. Se ci sono, come sappiamo che ci sono, e ci possono essere, è nostro dovere preciso fare in modo che non avvengano, quindi lo manteniamo.



PRESIDENTE

Allora a verbale diamo atto che viene rinunciato all'emendamento abrogativo "e ne dà notizia al Presidente della Giunta Regionale" da parte dei proponenti.
Viene mantenuto invece l'altro emendamento abrogativo dell'inciso "assegna le pratiche ai singoli relatori". A norma di regolamento devo mettere in votazione prima questo, in tanto in quanto è abrogativo.
Chi lo approva è pregato di alzare la mano: 11. Contrari: 29.
L'emendamento non è accolto Metto in votazione l'art. 3 nel testo che è stato letto dal Consigliere Segretario. Chi lo approva è pregato di alzare la mano; 29; contrari: nessuno; astenuti: 11.



GERINI Armando, Segretario

Art 4.
"Ufficio di segreteria. Presso il Comitato e presso ogni Sezione è istituito un Ufficio di Segreteria, diretto da un funzionario della Regione designato dal Presidente della Giunta Regionale.
Per tutti i problemi inerenti alla trattazione degli affari connessi all'esercizio delle funzioni di controllo, il Segretario ed il personale di ciascun Ufficio di Segreteria, istituito presso il Comitato e le Sezioni sono alle dipendenze funzionali dei rispettivi Presidenti, fermo restando il loro rapporto di servizio con l'Amministrazione Regionale"



PRESIDENTE

Qui non ho che una proposta di emendamento verbale del Consigliere Marchesotti e la richiesta, che è stata fatta nel discorso di stamattina da parte del Presidente della Giunta, che sarebbe aggiuntiva. Due sono gli emendamenti: uno proposto verbalmente, non ancora formalizzato, dal Consigliere Marchesotti, uno aggiuntivo proposto dal Presidente della Giunta che suona: "Il Segretario dell'Ufficio di Segreteria, istituito presso il Comitato Regionale di controllo, è responsabile della direzione generale di tutti gli Uffici di Segreteria, al fine di assicurarne l'uniformità dell'indirizzo organizzativo ed il coordinamento dell'attività".
Se il Consigliere Marchesotti vuole formulare il testo del suo emendamento.



MARCHESOTTI Domenico

C'è solo da sostituire "rispettivi Presidenti" con "rispettivi collegi".



PRESIDENTE

Il Consigliere relatore su questi due emendamenti ha qualcosa da dire?



VIGLIONE Aldo,relatore

Per quanto riguarda la proposta di Marchesotti mi pare che fosse già stata abbozzata in Commissione, nel senso che non è alle dipendenze di un Presidente, bensì dell'organo e quindi mi pare sia giusta. Ma bisogna contemperarla con l'emendamento del Presidente della Giunta che chiede l'abrogazione di questo comma e la sostituzione con un altro.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

No no, per me va bene.



VIGLIONE Aldo, relatore

Non è stato detto se l'emendamento è abrogativo o aggiuntivo e a quale punto.



PRESIDENTE

Al termine, come ultimo capoverso dell'art. 4.
La discussione è aperta.
La parola al Presidente della Giunta.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Per quanto riguarda l'emendamento proposto dal Consigliere Marchesotti credo che di fatto avvenga quello che egli richiede sia messo nell'articolo di cui discutiamo. E' evidente che gli uffici sono al servizio dell'Organo collegiale: d'altra parte non vi è dubbio che la responsabilità dell'Organo collegiale, operativamente si esprime attraverso il Presidente. Quindi mi sembra veramente di non aggiungere nulla a quanto in realtà succede, ma di fare soltanto uno sgarbo gratuito a chi è comunque chiamato elettivamente nell'interno dell'organo, ad esercitare le funzioni di Presidente.
Non vi è dubbio che il segretario di ciascuno di questi uffici deve avere un punto di riferimento al quale rivolgersi, non si rivolge all'Organo collegiale, si rivolge a chi è eletto dall'Organo collegiale.
Quindi, da un punto di vista funzionale, è giusto si dica che per tutti gli affari inerenti al funzionamento dell'Organo, il Segretario dell'ufficio istituito presso l'Organo si rivolge al Presidente, anche per dare un punto di riferimento al funzionario che è lì ad esercitare delle funzioni alle dipendenze della organizzazione del Comitato o delle sue Sezioni.
Pregherei perciò di considerarlo sotto questo aspetto, non dandogli un contenuto di carattere diverso.



MARCHESOTTI Domenico

Se lei formula la frase in modo che le cose vadano così, io sono disposto a ritirarlo.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Così cosa si dice? Si dice che chi ha la responsabilità dell'organizzazione degli uffici al servizio dell'Organo di controllo, di fatto si rivolge...



MARCHESOTTI Domenico

Vuol dire che sono alle dipendenze dei Presidenti.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Vuol dire che il Segretario, che è il capo di questo ufficio, sa di avere come interlocutore per tutto quanto attiene al funzionamento dell'ufficio stesso non un organo generico, ma una persona fisica che è poi il Presidente eletto nell'interno di questo Organo, dai suoi componenti. Mi sembra che questo sia un fatto funzionale e non una stramberia.
Circa l'altro problema, quello di garantire, al di là della dipendenza funzionale, un'uniformità di indirizzo, per quanto attiene a tutte le pratiche burocratiche che cominciano dal momento in cui si appone il bollo sulle delibere che provengono dagli Enti locali, al modo di catalogarle, al modo di archiviarle, che ci sia una uniformità di indirizzo e che questa debba fare capo ad una direzione responsabile, mi sembra un'esigenza fondamentale per l'organizzazione del servizio.
Io richiamo l'attenzione del Consiglio Regionale sul fatto che questi uffici costituiscono, oltre tutto, dal punto di vista organizzativo e della spesa che la Regione affronta per metterli al servizio funzionale degli Organi di controllo, un notevole peso e quindi l'organizzarne burocraticamente l'attività non è sicuramente un problema di secondario momento. Credo di avere chiarito in modo inequivocabile, negli articoli precedenti, che dal punto di vista funzionale, in relazione cioè all'esercizio della funzione di controllo, sono alle dipendenze del Presidente e dell'Organo di controllo in quanto il primo coordina l'attività del secondo, ma essendo fra l'altro la Regione responsabile delle spese che affronta in ordine all'organizzazione di questo servizio vi deve essere chi è responsabile dell'organizzazione burocratica e questo funzionario deve essere quello indicato come Segretario del Comitato Regionale di controllo. Questa è un'esigenza di ordine interno che credo non sia assolutamente disattendibile da parte dell'amministrazione regionale ed è per questo che l'avevamo proposta nel primitivo disegno di regolamento presentato al Consiglio della Giunta e ne riconfermiamo qui la validità chiedendo un voto positivo del Consiglio.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Berti, ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Mi rivolgo al Presidente della Giunta. Questo emendamento, che non è marginale come certi altri, secondo me merita qualche considerazione. Il Presidente della Giunta ha detto che normalmente avviene che è il Collegio che di fatto dirige l'ufficio di segreteria delle singole sezioni decentrate. La domanda che io mi pongo è questa: se non si vuole assegnare una funzione particolare, predominante al Presidente del Comitato di controllo, perché allora mettere in una norma quello che l'esperienza dimostra non essere necessario? Se l'esperienza (riprendo le parole del Presidente della Regione) dimostra che è l'Organo collegiale che dirige l'ufficio di segreteria e lo dirige ovviamente con il Presidente eletto dal Comitato, non vedo perché si debba poi riconoscere in questa normativa una funzione specifica al Presidente. Noi non possiamo ignorare, discutendo questo emendamento, che sulla questione e dei Presidenti e dell'impostazione, mi si conceda il termine, presidenzialistica, di questi Organi, abbiamo discusso moltissimo e che da parte nostra si è addirittura proposta (e in altre Regioni è avvenuto) una rotazione dei Presidenti dei Comitati di controllo, quasi a significare che la direzione del collegio è addirittura ovvia.
Noi sosteniamo quindi che mettere in una norma che il Presidente ha queste potestà sia pure dal punto di vista funzionale, è inutile, anzi serve per conferite dei poteri che la pratica dimostra non è necessario che egli abbia tenuto conto che gli uffici di segreteria si faranno coordinare dal rappresentante eletto dall'ufficio di controllo. Ecco perché insistiamo per togliere "Presidente" e mettere "Collegio", perché noi privilegiamo il Collegio ritenendo ovvio che la funzione specifica sarà svolta dal Presidente dello stesso. Se la questione è marginale, come dice il Presidente della Giunta non vedo perché non si debba cogliere questo emendamento che, ripeto, privilegia il Collegio.
Io inviterei a riflettere per non trovare spunti polemici quando non è il caso e a riconoscere l'importanza di alcune questioni presentate dal nostro Gruppo.



PRESIDENTE

E' iscritto parlare il Consigliere Simonelli, ne ha facoltà.



SIMONELLI Claudio

Mentre sull'emendamento presentato dal Gruppo comunista direi che appaiono tutto sommato, persuasive le considerazioni svolte dal Presidente della Giunta, cioè che dal punto di vista funzionale è difficile non prevedere una dipendenza da parte del Presidente, anche se di fatto gli uffici di segreteria sono a disposizione dell'intero Organo, ritengo viceversa estremamente contraddittoria, con l'insieme del disegno, la proposta fatta dal Presidente della Regione di privilegiare con funzioni di coordinamento il Segretario della Sezione del Comitato di controllo. E ci perché da un lato non è ammissibile pensare che possa, attraverso questa via, stabilirsi una specie di rapporto gerarchico mascherato per cui il Segretario del Comitato viene ad avere una specie di possibilità di direzione in ordine al funzionamento dei Comitati di controllo, giacch sarebbe una palese contraddizione con il sistema come è delineato nel progetto. D'altra parte non vedo perché, per ragioni che attengono meramente all'organizzazione degli uffici, non possa essere data in conformità a tutto il meccanismo previsto, quella giusta capacità di decisione e di autonomia ai Comitati ed ai loro Presidenti.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Ma i Comitati non amministrano mica il personale.



SIMONELLI Claudio

Se il Presidente- permette, io arrivo persino a dire che se si tratta di questioni che attengono al denaro o alla gestione del personale gli ordini al personale li dà l'Assessore e non il Segretario del Comitato.
Per quanto riguarda le spese dei Comitati di controllo sia l'Assessore all'economato ad averne la responsabilità, non privilegiamo un funzionario facendone una specie di super Assessore, perché in questo modo facciamo rientrare dalla finestra quello che diciamo di voler cacciare dalla porta cioè instauriamo una sorta di diarchia, di autonomia a tutti gli effetti dei Comitato di controllo rispetto alla Regione. Giustamente noi non vogliamo che ci sia una sovrapposizione del potere politico per quanto riguarda la libertà di decisione dei Comitati di controllo, ma non commettiamo l'errore opposto di lasciare un'autonomia e una gestione burocratica del personale,-delle spese, all'organizzazione dei Comitati di controllo; noi preferiamo che sia l'Assessore competente, che sia la Giunta ad avere questa responsabilità.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

A me sembra veramente ingenuo questo tipo di impostazione del problema e mi stupisco che una persona che ha un'esperienza di carattere amministrativo quale quella che ha il Consigliere Simonelli, dia un parere di questo genere. Il dire che è l'Assessore che dirige queste funzioni dal punto di vista burocratico è, consentimi Simonelli, ridicolo che. E' evidente che ci deve essere un funzionario che risponde di fronte all'Organo politico dell'organizzazione del servizio dal punto di vista burocratico e non dal punto di vista funzionale. Ci deve essere un coordinamento esercitato da chi è direttamente collegato a questa funzione bisogna che ci sia un funzionario responsabile di questo coordinamento, non si può certo affidarlo ad un Assessore; semmai questo tipo di servizio, che comporta- uno stanziamento di bilancio considerevole e che pertanto riguarda l'organizzazione burocratica del servizio stesso, deve avere un capo, come qualunque esercizio di funzione burocratica. Mi pare fuori discussione che debba essere attribuito a qualcuno che non sia fuori dal servizio, ma all'interno, perché è proprio lì che possono sorgere delle proposte di organizzazione burocratica verso la Giunta Regionale che è responsabile del servizio dal punto di vista burocratico e possono calare dalla decisione della Giunta Regionale attraverso il Segretario Generale attraverso il responsabile del servizio, le opportune indicazioni di coordinamento.
Si tratta qui, e io richiamo l'attenzione del Consiglio, di spese rilevanti e mi pare che un minimo di ordine all'interno della Regione comporti un'organizzazione di questo genere. Le innovazioni in ordine a questo problema non sono poche, in altre Regioni, ad esempio, sono stati previsti la microfilmatura delle pratiche, le modalità di archiviazione delle medesime, il modo di collocarsi rispetto alle comunicazioni agli Enti locali controllati; tutte questioni che non riguardano la funzionalità dell'Organo nel senso delle decisioni relative all'esercizio dei controlli ma la funzionalità burocratica di questi servizi istituiti dalla Regione pagati dalla Regione, che comportano spese notevoli in bilancio.
La mia insistenza deriva dal fatto che è l'unico modo per esercitare questo controllo, che d'altra parte è nelle competenze della Giunta (atteso che la Giunta amministra il patrimonio della Regione) è il minimo necessario, indispensabile per essere assolutamente certi che questa funzione fa capo ad un dirigente responsabile che risponde all'Organo politico. Senza questo strumento è evidente che nessuna organizzazione diventa possibile, perché non si può esercitare nessun coordinamento a livello funzionariale tra i diversi uffici istituiti presso le diverse Sezioni di controllo.
Io prego veramente, nel quadro di un'organizzazione gestionale di uno dei grossi problemi della Regione, di prendere in considerazione la proposta e di approvarla.



PRESIDENTE

Gli emendamenti sono stati ampiamente discussi.
Io le dò ancora la parola Consigliere Marchesotti, però vorrei ricordarvi che si tratta di emendamenti, non più di valutazione, altrimenti il lavoro delle Commissioni deve essere superficiale se tutto viene messo nuovamente in discussione in Consiglio.



MARCHESOTTI Domenico

Vorrei esprimere il parere del Gruppo comunista sull'emendamento aggiuntivo proposto. Credo di avere dimostrato al Presidente della Giunta il quale dice che è sensibile ai riconoscimenti di potere, di non aver mai sottovalutato la sua intelligenza, però lui non deve sottovalutare la nostra. Io mi rifiuto di credere che il Presidente della Regione non comprenda quale meccanismo viene fuori se approviamo l'art. 4 così com' formulato, con la sua aggiunta, viene fuori un meccanismo piramidale in cui il Segretario è alle dipendenze del Presidente del Comitato regionale.
Tutti gli altri Segretari delle Sezioni decentrate, quelle che abbiamo e quelle che verranno, sono alle dipendenze del Segretario del Comitato Regionale il quale le coordina, le dirige; all'interno della Sezione abbiamo una posizione contraria all'autonomia.
Se vi è un problema da risolvere questo è il rapporto con i dipendenti della Regione che lavorano nelle Sezioni, ma è problema della Giunta, del Consiglio, non c'entra il regolamento per l'esercizio di controllo, perch se ve lo inseriamo interveniamo sul lavoro diretto da quei funzionari i quali sono alle dipendenze del Collegio. E' da due anni che dibattiamo e non risolviamo niente perché c'é un modo di intendere lo sviluppo dell'autonomia e un modo di lavorare del Comitato e delle Sezioni che vanno in direzioni opposte.
Non voglio fare qui un discorso di principio, ma mi pare che il Presidente della Giunta sia in contraddizione con se stesso, con ciò che stamani ha affermato a proposito delle autonomie comunali, perché per assurdo può avvenire questo (ed è un potere che non possiamo consentire a nessuno): che il Segretario del Comitato Regionale, telefonando al Segretario di una Sezione qualsiasi, dia direttive che non gli competono che sono del Consiglio Regionale, non della Giunta e neanche del suo Presidente. L'ha riconosciuto il dr. Calleri questa mattina nel suo intervento. Zanone dice che di pressioni politiche ce ne sono molte, le conosciamo e non abbiamo bisogno di codificarle.
Ecco perché noi siamo assolutamente contrari all'emendamento.



PRESIDENTE

Sugli emendamenti la discussione è ultimata.
Debbo, a norma di regolamento, mettere prima di tutto in votazione la proposta di emendamento Marchesotti perché in un certo senso abrogativa e sostitutiva, che suona "Sono alle dipendenze funzionali dei rispettivi Collegi" anziché "dei rispettivi Presidenti".
Chi approva è pregato di alzare la mano: 11. Contrari: 27, Astenuti: 4 L'emendamento non è accolto.
Adesso devo mettere in votazione l'art. 4 nei primi due comma così com'è strutturato, poi voteremo l'emendamento aggiuntivo così com'è stato proposto, infine tutto l'articolo.
Chi approva i primi due comma è pregato di alzare la mano: 30.
Contrari: nessuno. Astenuti: 11.
L'art. 4 nei primi due comma è approvato. Pongo in votazione l'ultimo capoverso che suona: "Il segretario dell'ufficio di segreteria, istituito presso il Comitato Regionale di controllo, è responsabile della direzione generale di tutti gli uffici di segreteria, al fine di assicurarne l'uniformità dell'indirizzo organizzativo e il coordinamento dell'attività".
Chi approva questo emendamento aggiuntivo è pregato di alzare la mano: 24. Contrari: 15. Astenuti: 1.
Consigliere Conti, per regolamento non le posso dare la parola se non per precisare se ha votato a favore, se si è astenuto o se e contrario.



CONTI Domenico

Io ho votato a favore, ma siccome non ho potuto esaminare l'emendamento se non stamattina e tenuto conto di certi principi che noi abbiamo affermato nello Statuto (soprattutto per ciò che si riferisce all'organizzazione del personale) chiedo con molta ingenuità, mi si perdoni, se non si potesse eventualmente aggiungere a questo che è stato testè votato, un altro emendamento aggiuntivo che sostanzialmente affermi il principio per così dire della partecipazione o comunque di una certa quale collegialità da parte dei segretari degli altri Comitati di controllo, che potrebbe suonare (e mi rimetto al Consiglio se sarà respinto).



PRESIDENTE

Dobbiamo rifarci al regolamento, siamo entrati in votazione e non è più possibile ritornare indietro e proporre altri emendamenti.



CONTI Domenico

Ma è aggiuntivo. Se non mi si concede di parlare sto zitto.



PRESIDENTE

L'ermeneutica è quella. Ad un certo momento la discussione è chiusa, si passa alla votazione e, quando è possibile, nella integrità dell'articolo quando non è possibile, attraverso i vari capoversi, come abbiamo fatto qui e poi si approvano o non si approvano gli emendamenti che sono stati previamente presentati.
Io non voglio creare un precedente. Potrebbe anche essere utilissimo l'emendamento, io non lo so, non lo conosco, ma vado contro il regolamento un'altra volta mi troverei imbarazzato ad applicarlo.
Votazione complessiva dell'art. 4. Chi lo approva è pregato di alzare la mano: 25. Contrari: 11. Astenuti: 4.



VIGLIONE Aldo, relatore

Per non scindere ancora l'articolo ci asteniamo.



PRESIDENTE

L'art. 4 nel suo complesso è votato con 25 favorevoli, 11 contrari, 4 astenuti.



GERINI Armando, Segretario

Art. 5.
"Compiti del Segretario.
Il Segretario assiste alle adunanze del Comitato o della Sezione di sua competenza e può intervenire nella discussione a titolo consultivo provvede all'invio degli avvisi di convocazione, cura la tenuta del registro delle adunanze e redige il processo verbale. In conformità alle direttive del Presidente, il Segretario provvede a tutte le incombenze che gli sono commesse per il corretto e regolare funzionamento del Collegio ed in particolare cura che siano forniti ai relatori, anche dietro loro richiesta, tutti i dati e le informazioni istruttorie utili alla redazione della relazione.
Il Segretario, o un funzionario dallo stesso appositamente incaricato amministra il fondo per le minute spese, presentando ogni trimestre alla Ragioneria regionale il relativo rendiconto.
I Segretari degli uffici di Segreteria istituiti presso il Comitato e le Sezioni decentrate sono responsabili della direzione generale degli uffici, al fine di assicurarne l'uniformità d'indirizzo organizzativo ed il coordinamento delle attività.
Con proprio decreto il Presidente della Giunta provvede ad affidare le funzioni vicarie ad altro funzionario".



PRESIDENTE

C'è una proposta di emendamento abrogativo Marchesotti, Sanlorenzo Vecchione, Giovana relativamente all'inciso "può intervenire nella discussione a titolo consultivo", nel primo comma.
C'é poi una proposta di emendamento abrogativo del Presidente della Giunta, relativa al capoverso che inizia con: "I Segretari degli uffici di Segreteria..." fino alle parole " coordinamento delle attività".
La parola al Consigliere Marchesotti.



MARCHESOTTI Domenico

Sentita la discussione fatta prima rinuncio ad illustrarlo.



PRESIDENTE

Il Presidente della Giunta crede di dare delle indicazioni sul motivo dell'abrogazione richiesta?



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

L'abrogazione è ovviamente conseguente al fatto che l'art. 4 ha avuto un emendamento aggiuntivo che è stato approvato e che comporta come conseguenza la soppressione del comma terzo, quello che inizia appunto con "I Segretari degli uffici di segreteria ecc.". Mi pare quindi che ne sia per logica coerenza, necessaria l'abolizione.
Per quanto riguarda la richiesta di soppressione formulata dal Consigliere Marchesotti ed altri, esprimo il parere negativo della Giunta.



PRESIDENTE

Sono due emendamenti abrogativi. Era stato presentato prima quello del Consigliere Marchesotti ed altri.
Pongo in votazione l'abrogazione di questa espressione "e pu intervenire nella discussione a titolo consultivo". Chi l'approva è pregato di alzare la mano: 11. Contrari: 25. Astenuti: nessuno.
L'emendamento è respinto.
Prima dobbiamo votare i primi tre capoversi dell'art. 5 nel testo che abbiamo letto. Possiamo considerare fatta la rilettura? Va bene.
Chi approva l'art. 5 nella formulazione del primo, secondo e terzo capoverso che termina con "alla ragioneria regionale il relativo rendiconto" è pregato di alzare la mano: 25. Contrari: nessuno. Astenuti: 9. I primi tre capoversi sono approvati.
Mi si fa rilevare che gli astenuti sono 11.
Veramente il conto non riesce sempre agevole. Questa manifestazione del voto sia fatta non implicitamente, ma esplicitamente, in maniera che si abbia la possibilità di contare. Non vorrei poi che ci fosse una impugnativa di inesattezza del verbale. Allora gli astenuti sono 11.
L'ultimo capoverso che deve essere votato prima dell'emendamento soppressivo, per la sistematica del nostro regolamento, recita: "Con proprio decreto il Presidente della Giunta provvede ad affidare le funzioni vicarie ad altro funzionario".
Chi approva è pregato di alzare la mano: 26. Contrari nessuno.
Astenuti: 11.
E' approvato.
Passiamo adesso alla votazione dell'emendamento abrogativo del Presidente della Giunta del periodo che recita "I Segretari degli uffici di segreteria" fino a "coordinamento delle attività".
Chi approva e pregato di alzare la mano: 23. Contrari: 15. Astenuti: nessuno.
L'emendamento abrogativo è approvato.
L'art. 5 deve essere votato nel suo complesso, con l'abrogazione di quel capoverso che testé è stata approvata.
Chi approva l'art. 5 nella formulazione definitiva è pregato di alzare la mano: 23. Contrari: 11. Astenuti: 4.
L'art. 5 è approvato.



GERINI Armando, Segretario

Art. 6.
"Sedute del Comitato e delle Sezioni - Convocazione.
Il Comitato ed ogni Sezione si adunano, di regola, due volte la settimana, in giorno ed ora prestabiliti da un calendario deciso da ogni singolo Collegio, d'intesa, ai fini organizzativi, con il Presidente della Giunta Regionale. Il decreto relativo è pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione.
Il Comitato ed ogni Sezione si adunano altresì ogni qualvolta i rispettivi Presidenti lo ritengano necessario, o quando ne facciano richiesta, per iscritto e motivandone le ragioni, almeno due membri effettivi.
Gli avvisi di convocazione devono essere spediti, a mezzo lettera raccomandata, almeno un giorno intero prima di quello dell'adunanza al domicilio dei membri effettivi e supplenti. In caso d'urgenza, la convocazione avviene mediante comunicazione telegrafica".



PRESIDENTE

Ho due emendamenti:Marchesotti, Sanlorenzo, Vecchione, Giovana propongono di aggiungere dopo l'ultimo comma "le pratiche vengono assegnate ai relatori secondo l'ordine progressivo di protocollazione, in relazione alla successione dell'ordine di nomina dei componenti il comitato e le sezioni".
E un emendamento aggiuntivo dei Consiglieri Vecchione, Sanlorenzo Besate e Berti dopo l'ultimo comma: "L'ordine del giorno delle sedute è pubblico e viene depositato dal Segretario almeno due giorni prima della seduta, salvo il caso di collocazione di urgenza".
Credo che non ci sia bisogno di illustrarli, salvo che i Consiglieri proponenti lo vogliano fare.



MARCHESOTTI Domenico

Il primo emendamento è conseguente alla proposta già fatta, cioè che il Presidente dovrebbe assegnare le pratiche secondo quella formulazione.



PRESIDENTE

Lo mantiene?



MARCHESOTTI Domenico

Si.



PRESIDENTE

L'altro emendamento c'é qualcuno che chiede di illustrarlo? Il Consigliere Berti, ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Vede signor Presidente, qui non si tratta di voler illustrare, ma di capire (perché noi le battaglie non le vogliamo fare così, tanto per farle), se c'é una maggioranza ordinata e compatta che segue la linea che mi sembra emergere dalle posizioni del Presidente della Giunta, cioè un apparato burocratico che facendo perno su un personaggio riesca ad ottenere per questa strada un tipo di rapporto con la Giunta. Questo metterebbe in discussione tutto quello che abbiamo detto a proposito dell'autonomia ed un modo diverso di funzionare Se c'è la volontà di difendere a tutti i costi questo con una maggioranza compatta che non dice "bé", noi rinunciamo ad illustrare questi emendamenti: se invece c'è la volontà di fare un piccolo sforzo per capire che certe cose sono giuste e vanno intese nel senso giusto, allora discutiamo; ma vorrei sapere se c'e la volontà di prendere sul serio certi nostri atteggiamenti, altrimenti è inutile, votiamo su tutti gli emendamenti, ed è finito.



PRESIDENTE

Qualcuno chiede di parlare sugli emendamenti? Il Consigliere Viglione, ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo, relatore

Il primo emendamento proposto è rispetto all'assegnazione delle pratiche ed è già stato oggetto di discussione.
Il secondo invece rappresenta la correzione di un'omissione della Commissione. Io lo sosterrei molto perché riesce a rendere più corretto un determinato rapporto. Come può sapere un Comune, un Segretario comunale o un Ente controllato se la pratica viene discussa o meno? Viene a saperlo soltanto allorché l'o.d.g. viene affisso. E' un fatto che la Commissione non ha esaminato a fondo, le è sfuggito. Diversamente che cosa pu avvenire? Che per sapere qualcosa su una pratica tutti debbono recarsi dai funzionari, dal Segretario o dall'archivista. Se invece l'o.d.g. viene affisso, chiunque lo può vedere.



ARMELLA Angelo

Ci sono venti giorni per la scadenza.



VIGLIONE Aldo, relatore

Non importa, io ho anche il diritto di sapere se la mia pratica sarà discussa o no, la pubblicazione dell'o.d.g. mi pare che sia un rapporto corretto. Quindi sosterrei vivamente questo emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Io mi rendo conto della posizione che il Consigliere Berti ha assunto in ordine a questo argomento e vorrei rispondergli subito molto schiettamente.
Non so se esista o meno una maggioranza compatta rispetto alla posizione della Giunta, io ho creduto di impostare tutta l'attività regolata da questo documento secondo una linea che risponda a due criteri: da un lato l'autonomia dell'esercizio delle funzioni di controllo dall'altro un'organizzazione burocratica che consenta un'uniformità di indirizzo dal punto di vista funzionale. E pregherei veramente (al di là del processo alle intenzioni che io mi rendo conto può, da parte dell'opposizione, essere sempre fatto) di darci credito di un minimo di buona fede nel seguire i criteri che io ho espresso.
Non dobbiamo mai dimenticare, quando mettiamo in essere delle procedure che poi regolamentiamo, il punto di riferimento che sono i venti giorni entro i quali le Commissioni di controllo debbono necessariamente esercitare le loro funzioni. E allora cerchiamo di semplificare l'attività burocratica e non di complicarla. Ora, se voi ci pensate bene, questo emendamento comporta una suddivisione che necessariamente deve essere ordinata, comporta la presenza di persone che la ordinino e il tempo necessario per farlo, il che non è nella direzione dello sveltimento delle procedure, ma caso mai del loro appesantimento.



PRESIDENTE

Scusate se interrompo, ma mi devo assentare un momento per una chiamata telefonica urgente.



(La seduta è sospesa per alcuni minuti)



PRESIDENTE

Devo rendere edotto il Consiglio che il sen. Coppo ha avuto stamattina dei contatti con la proprietà e conta di averne ancora nel tardo pomeriggio, sulla scia di quanto ha fatto il Presidente della Giunta, al fine di ottenere quanto meno la sospensione dei licenziamenti alla ditta Leumann previsti per il 3 e 4 di luglio, in maniera da potere sviluppare l'ulteriore azione propostaci. Se avrà delle altre notizie prima della chiusura dei nostri lavori, me le telefonerà ed io le comunicherò al Consiglio.
Chiedo scusa al Presidente dell'interruzione, ma non è dipesa dalla mia volontà. Le ridò la parola.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Dopo le dichiarazioni che ho ritenuto di dover fare ai fini della funzionalità, richiamo l'attenzione di tutti i colleghi sulla mole di lavoro che assilla gli Organi di controllo e conseguentemente i funzionari e faccio presente che a questa complessa mole di lavoro dobbiamo prevedere fin d'ora ciò che si andrà aggiungendo con la costituzione delle Comunità Montane, i cui atti deliberativi andranno anch'essi alle Sezioni di controllo decentrate ed ai quali verranno date, non appena il loro funzionamento sia garantito, anche le funzioni relative ai controlli degli Enti ospedalieri. Richiamo anche l'attenzione sugli atti di controllo relativi alle deliberazioni che gli Enti locali andranno assumendo in relazione alle funzioni amministrative che con legge regionale è intenzione, in ossequio alla Costituzione ed allo Statuto, di delegare agli Enti locali stessi.
Sono quindi organismi che indubbiamente saranno oberati di lavoro e bisogna cercare di semplificare più che sia possibile le procedure, anche in relazione ai 20 giorni di tempo che gli stessi hanno per dare una risposta.
Quindi non vi è il desiderio di non esaminare approfonditamente perch vi è una presunta o reale maggioranza, vi è la preoccupazione che la Giunta fin dall'inizio ha manifestato in ordine a questi tre argomenti che ha esplicitato. Non credo quindi che la Giunta sia in contraddizione con se stessa. Comunque è contraria all'accoglimento di tutti e due gli emendamenti aggiuntivi proposti dai Consiglieri Marchesotti, Vecchione ed altri.



PRESIDENTE

Il Consigliere Viglione ha già espresso il suo pensiero. Si tratta di passare alla votazione degli emendamenti che sono tutti e due aggiuntivi.
Metto in votazione quello di Marchesotti, Sanlorenzo, Vecchione Giovana: "Le pratiche vengono assegnate ai relatori secondo l'ordine progressivo di protocollazione in relazione alla successione dell'ordine di nomina dei componenti il Comitato e le Sezioni".
Chi lo approva è pregato di alzare la mano: 11. Contrari: 27.
L'emendamento non è accolto.
Altro emendamento aggiuntivo, dopo l'ultimo comma: "L'ordine del giorno delle sedute è pubblico e viene depositato dal Segretario almeno due giorni prima della seduta, salvo il caso di convocazione d'urgenza".
Chi è favorevole: 15. Contrari: 23. L'emendamento non è accolto.
Metto pertanto in votazione, nel testo che è stato letto, l'art. 6.
Favorevoli: 28. Contrari: 10. Astenuti: nessuno.
L'art. 6 è approvato.



GERINI Armando, Segretario

Art. 7.
"Requisiti di validità delle sedute e delle deliberazioni.
Le sedute del Comitato e di ogni Sezione non sono pubbliche; per la loro validità è necessaria la presenza di almeno 4 membri.
Le deliberazioni sono assunte a maggioranza di voti espressi in modo palese; in caso di parità, prevale il voto del Presidente o di chi ne fa le veci.
Nei casi di assenza dei membri effettivi, i supplenti li sostituiscono secondo la provenienza di nomina; se si tratta di membri eletti dal Consiglio Regionale, si procede alla sostituzione nel rispetto della composizione del rapporto tra maggioranza e minoranza.
Alle sedute del Comitato e di ogni Sezione sono convocati anche i membri supplenti i quali, salvo il caso in cui vengono a sostituire il membro effettivo, partecipano senza diritto di voto.
I membri del Comitato e delle Sezioni debbono astenersi dal prendere parte all'istruttoria, alla discussione ed alla votazione di provvedimenti ai quali siano direttamente od indirettamente interessati."



PRESIDENTE

Sono stati proposti dai Consiglieri Marchesotti, Sanlorenzo, Vecchione e Giovana due emendamenti aggiuntivi. Dopo il primo comma: "Il Presidente del Comitato e delle Sezioni fissano ogni anno l'orario delle sedute"; dopo il secondo comma: "La seduta viene dichiarata deserta se il numero legale non è raggiunto entro un'ora da quella indicata nella convocazione".
Sono talmente espliciti che non credo ci sia bisogno di illustrazione.
Il parere del relatore?



VIGLIONE Aldo, relatore

Non so se sia sfuggito che nell'art. 6 è detto: "Il Comitato ed ogni Sezione si adunano di regola due volte alla settimana in un giorno prestabilito da un calendario deciso da ogni singolo Collegio". Nel fare il calendario stabiliscono l'ora ed il giorno e quindi mi pare che il primo emendamento sia superato.
Invece, per quanto attiene al secondo, mi pare che il dichiarare deserta una seduta dopo un certo periodo sia corretto, perché i presenti se se ne vanno possono essere rimproverati.



PRESIDENTE

Il parere della Giunta espresso dal Presidente?



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Stabilire l'orario è aggiuntivo rispetto al calendario il quale indica le giornate di riunione, ma non l'ora. Sotto questo profilo potrebbe anche essere accolto l'emendamento. Mi chiedo se sia il caso di prestabilirlo anno per anno.



MARCHESOTTI Domenico

Lo ritiriamo.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Visto che lo accetto lo ritirate, benissimo; allora accetto anche l'altro così ritirate anche quello!! Propongo invece un emendamento sul secondo emendamento: anziché dire che la seduta è andata deserta, dire che la seduta è sciolta, mi sembra più appropriato. Vi prego di fare vostro l'emendamento.



PRESIDENTE

Se mi è consentito vorrei dire che costringere i dirigenti a stare un'ora ad aspettare è tanto, la mezz'ora consuetudinaria è codificata ormai.
Il primo emendamento è ritirato? Non lo fa proprio la Giunta? No, è ritirato.
Allora il secondo resta modificato "La seduta viene dichiarata sciolta...".



MARCHESOTTI Domenico

Io direi "aggiornata".



PRESIDENTE

"La seduta viene aggiornata se il numero legale non è raggiunto entro mezz'ora da quella indicata nella convocazione". Questo è da collocarsi dopo il secondo comma. Essendo un emendamento aggiuntivo va votato prima del testo.
E' accolto all'unanimità.
Pongo in votazione l'art. 7 primo comma.
E'approvato Art. 7 secondo comma: L'art. 7 secondo comma si intende approvato all'unanimità con l'emendamento aggiuntivo testè approvato.
Pongo in votazione l'intero art. 7 nella formulazione definitiva.
E' approvato all'unanimità.



GERINI Armando, Segretario

Art. 8: "Svolgimento della seduta - Documentazione - Processo verbale.
Il Presidente del Collegio apre la discussione sulla legittimità e, nei casi previsti dalla legge, sul merito di ciascuna delle deliberazioni sottoposte a controllo, dando la parola al relatore.
Se nella deliberazione in esame vengono riscontrati vizi di legittimità o di merito, il Presidente indice la votazione su ciascuno dei motivi suscettibili di provocare l'annullamento o la richiesta di riesame della deliberazione stessa.
La documentazione concernente gli argomenti indicati all'ordine del giorno di ciascuna seduta è a disposizione dei membri presso la sede del Collegio almeno nei due giorni non festivi precedenti la data di convocazione, salvo il caso di convocazione d'urgenza. In questo caso, la documentazione deve essere disponibile almeno ventiquattro ore prima della seduta.
Tutta la documentazione necessaria per un corretto ed oggettivo giudizio deve essere messa a disposizione dei relatori, sia all'atto dell'assegnazione dell'argomento che successivamente, per tutto il corso della procedura.
Il processo verbale delle sedute, redatto dal Segretario e sottoscritto dal Presidente e dal Segretario stesso, deve indicare la data e l'ora della seduta, gli intervenuti, gli assenti; esso deve inoltre contenere le determinazioni di volta in volta adottate sui singoli atti, e, in caso di votazione, i risultati delle votazioni stesse e le dichiarazioni di cui sia eventualmente richiesto l'inserimento a verbale.
I provvedimenti di annullamento, di richiesta di riesame, di richiesta di chiarimenti o di elementi integrativi di giudizio devono essere allegati come parte integrante del verbale.
I verbali delle adunanze restano depositati presso la Segreteria di ciascun collegio. Tutti i cittadini hanno diritto di averne visione o di ottenerne, a proprie spese, copia semplice o autentica." Viene fatto notare che il periodo "Il processo verbale delle sedute redatto dal Segretario e sottoscritto dal Presidente o dal Segretario stesso" deve essere modificato "dal Presidente e dal Segretario stesso".



PRESIDENTE

La dizione "copia semplice o autentica" che cosa vuol dire?



VIGLIONE Aldo, relatore

Quella semplice è la copia velina delle nostre copie del Tribunale l'autentica è la copia della sentenza che notifica. A volte bisogna produrre una copia in giudizio e non la semplice velina, quella autentica ha certi requisiti, è in bollo.



PRESIDENTE

Autentica è anche quella in velina se ha da essere conforme alla decisione.



VIGLIONE Aldo, relatore

La velina è una copia libera.



PRESIDENTE

Allora diciamo "autenticata", non "autentica", altrimenti si potrebbe pensare che si diano delle copie anche non autentiche.
La parola al Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

La terminologia di copia semplice e copia autentica ha riferimento al mondo giudiziario, bisognerebbe quindi usare il termine "copia informe" e "copia autentica" così risolveremmo il problema dell'autenticità o meno.



PRESIDENTE

Mi pare che dicendo copia semplice o autenticata sia abbastanza chiaro.



VIGLIONE Aldo, relatore

L'abbiamo preso da...



PRESIDENTE

Non bisogna mai ripetere gli errori degli altri, perché si consolidano!! C'é un emendamento aggiuntivo all'art. 8 del Consigliere Vecchione che lo ha illustrato questa mattina nel suo intervento. Dopo il secondo comma aggiunge "La votazione avviene in ordine inverso rispetto all'ordine del decreto di nomina dei membri del comitato".
Il relatore ha qualcosa da dire?



VIGLIONE Aldo, relatore

E' sorto questo dubbio: in caso di contrasto potrebbe avere rilevanza un voto dato prima, per esempio quello del Presidente, per convincere magari dei dissenzienti a seguirlo. Per avere una maggiore garanzia in casi di contrasto su una decisione, si stabilisce che c'é un modo per votare può essere quello alfabetico; in passato si votava facendo riferimento all'età, partendo dal più anziano o dal più giovane. In ordine inverso all'ordine del decreto di nomina è una scelta, non è che il Presidente abbia stabilito un certo ordine.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Il Presidente decide su tutto, quindi anche sull'ordine.



VIGLIONE Aldo, relatore

In questa Regione l'ordine di nomina lo decide il Presidente, ma questo lo sappiamo tutti e noi esprimiamo il nostro dissenso, altri invece non lo esprimono. Si potrebbe anche stabilire l'ordine alfabetico, è un problema che non è stato risolto, lo si risolva. Io non ho alcuna preferenza.



PRESIDENTE

Il Presidente vuole esprimere il parere della Giunta.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta è contraria all'introduzione di una normativa che stabilisca i criteri di votazione, anche perché ritiene inutile introdurre procedure di questo genere; mi pare che su questo concordi anche il relatore Viglione il quale dice che è stato esaminato il problema ma è di difficile soluzione.
Si tratta qui, fra l'altro, di regolamentare un'attività di organi che hanno già cominciato a funzionare e che non hanno mai rilevato, nel modo di votare, alcun sostanziale contrasto. A mio giudizio è meglio lasciare che continuino come hanno fatto finora, scegliendo le procedure che ritengono migliori; tra l'altro ho la sensazione che le decisioni siano quasi sempre prese all'unanimità, e quando vi sono uno o due dissenzienti essi esprimono il loro dissenso, tra l'altro dichiarandone le ragioni. Secondo me è andare a complicare una cosa che per la verità si è rivelata semplice come fatto procedurale, perciò non inserirei l'emendamento. Ho l'impressione che il voler puntualizzare in modo esplicito, preciso, tutto quanto, rischia di creare dei vizi procedurali che possono essere invocati agli effetti della validità di una deliberazione e rischia di introdurre degli elementi nell'interno dell'attività e del funzionamento degli organi di controllo che possono costituire una distorsione ed un contenzioso rispetto all'obiettivo che noi vogliamo raggiungere, quello di far funzionare in modo efficiente l'organo di controllo.
La Giunta ritiene che l'accoglimento di questa normativa vada in direzione contraria a quello che è stato uno dei presupposti che sia la Giunta che il relatore hanno posto alla base della normativa che qui approviamo. La Giunta dichiara quindi di essere contraria all'emendamento.



BESATE Piero

L'emendamento viene ritirato.



PRESIDENTE

Fatti di questo genere sarebbe bene che avvenissero prima!!



SIMONELLI Claudio

Si sono convinti dopo le parole del Presidente!!



BESATE Piero

Avrei dovuto giustificarlo; ma per guadagnare tempo ho detto che lo ritiro senza specificare il perché.



MARCHESOTTI Domenico

La discussione per noi serve, per lei evidentemente no.



PRESIDENTE

Serve per tutti la discussione.
A questo proposito, non per aggiungere parole, ma evidentemente ciascun comitato nella prima seduta si darà una certa regolamentazione particolare e quindi fisserà dei criteri: l'età, l'ordine alfabetico ecc., senza che sia scritto proprio qui.
Metto in votazione l'art. 8 nella sua integrità. Chi lo approva è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità.
Prego la segretaria di fare molta attenzione a quella "e" anziché "o".



GERINI Armando, Segretario

Art. 9.
"Pronunce dell'organo di controllo Termini - Controdeduzioni nell'ente controllato.
L'organo di controllo pronuncia esclusivamente: a) dichiarazioni di presa d'atto per mancanza di rilievi b) ordinanza motivata di annullamento per vizio di legittimità c) ordinanza motivata di richiesta di riesame.
L'annullamento o la richiesta di riesame delle deliberazioni sottoposte a controllo degli atti stessi; il termine è di quaranta giorni per le deliberazioni di approvazione del bilancio. Decorsi tali termini, le deliberazioni sottoposte a controllo divengono esecutive.
Del ricevimento degli atti da parte del Comitato e delle Sezioni, i rispettivi uffici di Segreteria danno contestualmente notizia all'Ente interessato, ai fini della decorrenza dei termini, mediante la restituzione di una copia dell'elenco descrittivo dei documenti, sulla quale viene stampigliato apposito timbro-data. Entro i successivi cinque giorni dalla pronuncia deve essere data comunicazione per iscritto agli enti interessati dei provvedimenti adottati.
Ove l'organo di controllo chieda all'Ente locale, entro il suddetto termine di venti giorni o di quaranta, chiarimenti od elementi integrativi di giudizio, l'Ente controllato può fornire i chiarimenti e gli elementi integrativi di giudizio, che siano stati richiesti dal Comitato o dalle Sezioni, anche a mezzo del rappresentante legale o di un amministratore a ciò designato, il quale deve ottenere udienza presso il Collegio interessato prima dell'inizio della discussione del provvedimento.
In tali casi i suddetti termini di venti o di quaranta giorni rimangono interrotti, riprendono a decorrere dal giorno di ricevimento delle controdeduzioni. Tale giorno è provato dal timbro-data apposto dall'Ufficio Segreteria.
L'eventuale richiesta di chiarimenti o di elementi integrativi di giudizio può essere formulata per una sola volta, e deve, già in prima comunicazione, contenere adeguata motivazione delle regioni del provvedimento".



PRESIDENTE

Su questo articolo ho tre emendamenti aggiuntivi, tutti da collocarsi dopo il comma che finisce con le parole "...per iscritto agli enti interessati dei provvedimenti adottati".
A questo punto si propone di aggiungere: "In ogni caso i chiarimenti o gli elementi integrativi di giudizio devono pervenire entro i venti giorni dalla data di ricevimento delle richieste da parte del comitato e delle sezioni"; l'emendamento è a firma Marchesotti, Sanlorenzo, Vecchione Giovana.
Altro emendamento a firma Marchesotti, Sanlorenzo: "Se entro venti giorni dalla data di ricevimento dell'atto l'organo di controllo non provvede a far giungere all'ente controllato dei suoi provvedimenti, l'atto diventa esecutivo".
Terzo emendamento aggiuntivo a firma Marchesotti: "Se entro venti giorni..."



MARCHESOTTI Domenico

E' ritirato.



PRESIDENTE

Allora ne rimangono due. Il relatore?



VIGLIONE Aldo, relatore

Mi pare che chiedere l'impegno all'ente controllato di fornire gli elementi integrativi e i chiarimenti entro venti giorni sia lesivo dell'attività dei comuni. Se un comune non riesce, per ragioni interne, a dare questi chiarimenti, perché non convoca il Consiglio o per altre ragioni, decade la possibilità di riproporre l'esame della deliberazione.
In secondo luogo, il regolamento può avere un vincolo interno ma non esterno, questo è un vincolo che si dà all'ente controllato. La Regione non ha la gestione degli enti locali controllati.
L'altro emendamento invece, non è stato distribuito, non l'ho sentito bene. Potete rileggerlo?



PRESIDENTE

A firma Marchesotti, Sanlorenzo: "Se entro venti giorni dalla data di ricevimento dell'atto l'organo di controllo non provvede a far giungere all'ente controllato comunicazione dei suoi provvedimenti, l'atto diventa esecutivo".



VIGLIONE Aldo, relatore

Vorrei aprire una breve parentesi: non sono d'accordo col Presidente quando dice che i comitati non riescono a liquidare il lavoro che hanno; a me ha detto un membro del collegio di Cuneo che entro 10/12 giorni riescono a restituire le deliberazioni.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

A Cuneo, ma Torino è in un'altra situazione.



VIGLIONE Aldo, relatore

Basterebbe fornirlo del personale adatto?



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Il Consigliere Viglione è pregato di non dire delle castronerie.



VIGLIONE Aldo, relatore

Ma come si fa a discutere in questo modo? Questi termini non sono da Presidente della Regione.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Sono evidentemente rivolti al destinatario.



PRESIDENTE

Per cortesia!



VIGLIONE Aldo, relatore

La Commissione, ponendo i cinque giorni come termine al collegio per la comunicazione dei provvedimenti adottati agli enti controllati, ha già risolto il problema e che i venti giorni decorrano dalla data di presentazione dell'atto al comitato, lo si rileva anche dalla legge Scelba che è chiarissima su questo punto. Ed è ancora più chiara là dove dice che la motivazione del provvedimento deve essere inviata entro cinque giorni all'ente controllato, però posso sentire le ragioni che hanno consigliato questo emendamento.



PRESIDENTE

La Giunta ha da esprimere un parere su queste proposte di emendamento?



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

No.



PRESIDENTE

La formulazione del secondo, se mi è consentito, può far sorgere degli equivoci: "Se entro venti giorni dalla data di ricevimento dell'atto l'organo di controllo non provvede a far giungere all'ente" che cosa significa "far giungere"? Spedire? Inviare? Far giungere è cosa diversa far giungere vuol dire che è giunto, vuol dire che l'ente controllato deve esserne in possesso



MARCHESOTTI Domenico

Far giungere notizia



PRESIDENTE

Non tanto far giungere notizia, è "come". Come decorrono questi venti giorni? Se nascono degli equivoci possono nascere di un atto che diventa esecutivo Il Presidente della Giunta?



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Secondo me, tenuto conto del limite dei venti giorni, "far giungere notizia" significa che può verificarsi che un qualche provvedimento dell'ente locale sottoposto al controllo venga esaminato al 19° giorno cioè nei termini previsti e si decida per esempio di chiedere chiarimenti.
I chiarimenti che si richiedono evidentemente comportano la stesura di un dispositivo, il che può non giungere all'ente locale e di norma si segue la seguente procedura: si manda un telegramma dicendo "la deliberazione è sospesa in attesa di chiarimenti il cui dispositivo perverrà all'ente successivamente" in modo che l'ente sia avvisato che la deliberazione è comunque stata esaminata nei venti giorni e che vi è una richiesta di chiarimenti che giungerà successivamente. Quindi è giusto il dire "non giungere notizia" perché se non giunge notizia alcuna dopo i venti giorni anche telegrafica, è evidente che l'atto sottoposto a controllo diventa esecutivo: se giunge notizia entro i venti giorni, è consentito che la motivazione, sia essa sospensiva o di annullamento, possa pervenire successivamente ai venti giorni, nell'ambito dei cinque giorni.
Io non sarei dell'opinione del collega Viglione secondo cui se viene esaminata ad esempio dopo i dieci giorni sia tenuto il comitato ad inviare nei successivi cinque giorni la motivazione. Io richiamerei l'attenzione del relatore su questo, perché i cinque giorni sono nel momento in cui viene sospesa



VIGLIONE Aldo

Non dice "che giunga"



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Che sia redatta, d'accordo. Io farei comunque attenzione a non porre dei termini ultimativi quando la cosa è esaminata nell'arco di tempo prescritto dalla legge. Il significato è questo. Ciò che mi chiedo e se la dizione compresa a pag. 23, al secondo comma e cioè "il termine di 40 giorni per le deliberazioni di approvazione del bilancio, decorsi tali termini le deliberazioni sottoposte a controllo divengono esecutive", non sia già assorbente dell'emendamento proposto dal Consigliere Marchesotti ed altri. A me parrebbe di sì.
Sull'altro emendamento: "In ogni caso i chiarimenti o gli elementi integrativi di giudizio devono pervenire entro venti giorni dalla data di ricevimento delle richieste da parte del comitato e delle sezioni", non so se è esatta l'interpretazione data dal Consigliere Viglione, ma se lo è e cioè di porre un obbligo all'ente controllato di inviare i chiarimenti all'organo di controllo entro venti giorni, badate che facciamo una grave pressione di carattere normativo sugli enti locali che non sono affatto tenuti a rispettare questi termini. Noi non possiamo dire all'ente locale che entro venti giorni deve dare gli elementi integrativi di giudizio, non possiamo da un punto di vista giuridico. Quindi credo che l'osservazione fatta dal Consigliere Viglione sia condivisibile.



MARCHESOTTI Domenico

E' male formulato, ma non è da intendersi in quel modo. "In ogni caso i chiarimenti o gli elementi integrativi di giudizio" si riferisce all'atto del comitato.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Allora sarebbe "In ogni caso la richiesta di chiarimenti o di elementi integrativi di giudizio deve pervenire entro venti giorni.." eh no, questo è già compreso nel testo.



MARCHESOTTI Domenico

Lo ritiriamo.



PRESIDENTE

Metto in votazione l'art. 9 nel suo testo integrale quale è stato letto. Chi lo approva è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità.



GERINI Armando, Segretario

Art. 10.
"Casi di incompatibilità con l'ufficio di membro dell'organo di controllo I casi di incompatibilità con l'ufficio di membro dell'organo di controllo sono quelli previsti dall'art. 56 della legge 10 febbraio 1953 n.
62.
In tali ipotesi, il Presidente della Regione chiede al componente dell'organo di controllo di optare tra la carica di membro del Comitato o della Sezione e quella che ha causato l'incompatibilità- Se il componente non vi provveda entro il termine di dieci giorni, il Presidente della Regione lo dichiara decaduto".



PRESIDENTE

Non ho proposte di emendamenti. Se nessuno chiede la parola metto in votazione l'arto 10 nella formulazione letta.
L'art. 10 e approvato all'unanimità.



GERINI Armando, Segretario

Art. 11 "Casi di decadenza dall'Ufficio di membro dell'organo di controllo.
I membri dell'organo di controllo, che non ;intervengono senza giustificato motivo a cinque sedute consecutive, decadono dalla carica.
Importano altresì decadenza le cause sopravvenute di ineleggibilità e di incompatibilità previste dalle leggi del la Repubblica.
Nei casi previsti dai comma precedenti, la causa di decadenza è contestata dal Presidente della Regione all'interessato, il quale ha dieci giorni di tempo per rispondere; trascorso tale termine il Consiglio Regionale delibera definitivamente.
La dichiarazione di decadenza dei membri non elettivi è comunicata dal Presidente della Giunta Regionale al Commissario di governo o al Presidente del Tribunale amministrativo regionale o all'Amministrazione provinciale per le sostituzioni di competenza.
I membri dell'organo di controllo, qualora vengano sottoposti a procedimento penale per i reati di cui all'art. 2 n 7 lettera a) del T.U.
20 marzo 1967 n. 223, rimangono sospesi dalle loro funzioni dalla data della sentenza di rinvio a giudizio, ovvero dalla data del decreto di citazione, e sino al passaggio in giudicato della sentenza".



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Il terzo comma che alla fine dice: "Nei casi previsti nei comma precedenti, la causa di decadenza è contestata dal Presidente della Regione all'interessato, il quale ha dieci giorni di tempo per rispondere trascorso tale termine il Consiglio Regionale delibera definitivamente". Io lo modificherei così: "..trascorso tale termine il Consiglio Regionale assume alla sua prima riunione la deliberazione definitiva", perché bisogna porre il termine.



PRESIDENTE

C'è la proposta aggiuntiva di stabilire il termine "nella sua prima adunanza" .
Il relatore è d'accordo?



VIGLIONE Aldo, relatore

Noi pensavamo che non vi fossero dubbi su questo a meno che il Presidente abbia dei dubbi che quando un membro è scaduto debba essere immediatamente sostituito.



PRESIDENTE

Metto in votazione l'emendamento aggiuntivo proposto dal Presidente della Giunta che recita "trascorso tale termine il Consiglio Regionale delibera definitivamente nella sua prima adunanza" Chi approva è pregato di alzare la mano- L'emendamento è accolto.
Metto in votazione l'art. 11 nel suo complesso L'art. 11 è approvato all'unanimità.
Vi è la proposta di un emendamento aggiuntivo che però si estrinseca in un articolo nuovo che verrebbe indicato qui come art. 11 bis ed eventualmente nella sistematica prenderà il numero esatto.
"Definitività dei provvedimenti" a firma Marchesotti, Sanlorenzo Vecchione e Giovana "I provvedimenti dell'organo di controllo sono definitivi".



MARCHESOTTI Domenico

Vorrei illustrarlo.



PRESIDENTE

Sentiamo il Consigliere Marchesotti.



MARCHESOTTI Domenico

Ho qualche dubbio se debba essere collocato proprio dopo l'art. 11 probabilmente va bene dopo l'art. 9.
La proposta che facciamo di un nuovo articolo, ha un riscontro pratico per quanto riguarda i bilanci a spareggio e non è un elemento di poco conto perciò lo voglio illustrare perché si tratta di una scelta, di una linea.
Peraltro la stessa affermazione la fa la legge.
I bilanci a spareggio oggi in Piemonte subiscono uno strano trattamento che per me è assai difficile da qualificare: vengono inviati al Comitato di controllo e alle sezioni che li esaminano, fanno una serie di osservazioni per riportarli ai mutui a pareggio dell'anno precedente, li rinviano alle assemblee elettive con le osservazioni di merito per il riesame. I comuni le assemblee elettive si comportano come ritengono meglio. Il bilancio a spareggio va alla sezione o al comitato; se il comune ha ottemperato a tutte le osservazioni del comitato e della sezione e quindi in pratica è arrivato al mutuo dell'anno precedente, è chiaro che il comitato o la sezione lo approva, se non è così non approva e lo invia alla commissione centrale finanza locale. Questo è illegittimo ed illegale e ci sostiene nel fare questa affermazione, una sentenza della Corte Costituzione, la n.
94 del 16 dicembre 1965 "La nuova forma di controllo di merito fu concepita dai costituenti come strettamente ed immediatamente connessa col passaggio alle Regioni delle funzioni di controllo e pertanto sarebbe in contrasto con la chiara volontà del costituente di ipotizzare controlli di merito statali".
Questa è una sentenza della Corte Costituzionale.
L'art. 63 della legge Scelba afferma che i provvedimenti degli organi di controllo non possono essere interlocutori, devono essere definitivi.
C'é inoltre, una posizione assunta dal Presidente della commissione sen. Martinelli sulla leggina per i bilanci a spareggio '70/71, il quale afferma che l'autorizzazione al mutuo da parte del Ministero, è atto vincolante, nel senso che non può essere rinviata né discostarsi quanto alla misura del disavanzo ammesso da quella già determinata davanti al competente organo regionale di controllo. Qualora la concessione del mutuo da parte della Cassa Depositi e Prestiti si limitasse ad una parte soltanto del disavanzo (aggiungiamo noi) per la parte restante gli enti locali potranno trovare altre fonti di finanziamento. L'autorizzazione a contrarre il mutuo comporta l'automatica estensione della garanzia dello Stato quando gli enti locali non abbiano cespiti da delegare.
E' chiaro quindi che se noi non facciamo questa scelta, tutta la procedura per l'approvazione di bilanci a spareggio viene ad essere un atto praticamente illegale; l'invio dei bilanci a spareggio alla commissione centrale finanza locale non deve avvenire. Tra l'altro a me è stato detto che sono state date direttive in tal senso, gradirei conoscere da chi sono state date.
E' illegale ed illegittimo l'intervento della commissione centrale finanza locale e del Ministero degli Interni, tanto più che, il controllo di merito è un atto eccezionale, ma è un atto che può, dice la Costituzione, essere esercitato sulla base della legge dello Stato, quindi può essere esercitato. Ecco perché noi proponiamo di inserire "i provvedimenti dell'organo di controllo sono definitivi".



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bianchi, ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Mi rendo conto degli scopi pratici che l'illustratore dell'emendamento si propone, però vorrei sommessamente fare osservare che siamo in materia di provvedimenti o di atti amministrativi e si esamina la loro definitività a determinati effetti. Gli atti di organi collegiali sono già, per definizione di massima, definitivi; questi specifici atti degli organi di controllo, questi provvedimenti sono già dichiarati definitivi per legge e se per caso definitivi non fossero né per definizione né per legge, non potremmo certo noi dichiarare la definitività di un atto amministrativo con un regolamento; ma non lo potremmo neanche dichiarare con legge regionale perché andremmo ad intaccare i principi generali dell'ordinamento giuridico dello Stato che dichiara e stabilisce quali sono gli atti definitivi è quali non lo sono, definitivi vuol dire atti che hanno compiuto il loro iter amministrativo e che sono impugnabili in sede giurisdizionale. Questo è il significato del termine, pertanto questo emendamento è completamente fuori dal campo nel quale possa essere proposto ed applicato.



PRESIDENTE

Altri chiedono di parlare? Il Presidente della Giunta?



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta si associa alle considerazioni fatte dal Consigliere Bianchi.



PRESIDENTE

Poniamo in votazione l'emendamento aggiuntivo che recita "I provvedimenti dell'organo di controllo sono definitivi". Chi approva: 11.
Contrari: 26- Astenuti: 3.
L'emendamento non è accolto.



GERINI Armando, Segretario

Art. 12.
"Dimissioni dei membri dell'organo di controllo.
Le dimissioni dei membri, anche non elettivi, dell'organo di controllo sono presentate al Presidente del Comitato o della Sezione di appartenenza.
Il Comitato o la Sezione ne prende atto nella prima seduta successiva e ne dà immediata comunicazione al Presidente della Giunta Regionale".



PRESIDENTE

Sull'art. 12 non ho emendamenti scritti. Nessuno chiede di parlare? Pongo in votazione l'articolo così com'è formulato.
L'art. 12 è approvato all'unanimità



GERINI Armando, Segretario

Art 13.
"Sostituzione dei membri dell'organo di controllo.
Quando per dimissioni, decadenza o per altra causa un membro cessi dalla carica, il Consiglio Regionale procede alla sua sostituzione con elezioni suppletive, nel rispetto della composizione del rapporto tra maggioranza e minoranza dell'organo.
Nelle stesse ipotesi provvedono Commissario di Governo e il Presidente del Tribunale amministrativo regionale per le designazioni di propria competenza.
I membri subentrati restano in carica per la durata prevista per i membri surrogati".



PRESIDENTE

Nessun emendamento presentato per iscritto, nessuno a voce, nessuno chiede di parlare.
Pongo in votazione l'art. 13.
E' approvato all'unanimità.



GERINI Armando, Segretario

Art. 14 "Rapporti dell'organo di controllo con uffici dell'amministrazione regionale.
Il Comitato e le Sezioni devono avvalersi, tranne che sia altrimenti disposto con legge dello Stato, dei competenti Uffici dell'amministrazione regionale per l'assistenza, la consulenza, la documentazione e l'informazione ritenute necessarie od utili per l'espletamento delle proprie funzioni nei confronti degli Enti sottoposti a controllo, nonch per gli adempimenti necessari all'esercizio dei poteri di controllo sostitutivo previsti dall'articolo 59, comma ultimo, della legge 10 febbraio 1953 n. 62".



PRESIDENTE

Non ho emendamenti, pertanto pongo in votazione l'art. 14 nel testo testè letto.
E' approvato all'unanimità Sull'art. 15 vi è unanimità da parte della minoranza che aveva chiesto la soppressione di tutto l'articolo e la Giunta stamattina, per bocca del suo Presidente, si è dichiarata concorde.
La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo, relatore

Nessun dubbio da parte nostra nell'accettare la soppressione, anche se il Presidente per lunghi mesi ci ha fatto penare su questo articolo nel reclamarlo a spada tratta per poi dire che non ha alcuna difficoltà a sopprimerlo.
Soppresso questo articolo che aveva una propria logica, che era quella di dare quanto meno uno strumento per poter se non intervenire quanto meno assumere delle informazioni o richiedere dei pareri al collegio, al comitato, vorrei, se fosse possibile, ritornare a quell'antica nostra richiesta di sentire anche gli enti interessati al controllo, a richiesta degli enti Giunti a questo punto, scomparso l'articolo che aveva la sua logica nella richiesta di parere; scomparso quell'altro comma che prevedeva l'accoglimento della richiesta degli enti soggetti a controllo di essere sentiti comunque su deliberazioni che interessavano lo stesso ente, quindi non soltanto quando il collegio voglia chiarimenti, come è detto specificamente all'art. 9, ma anche quando li volesse l'ente controllato mi pare che almeno questa garanzia dovrebbe essere data.



BIANCHI Adriano

Nel momento stesso in cui viene avanzato il sospetto che una norma come è questa possa costituire la pretesa di esercitare una funzione paternalistica e di tutela di merito sull'attività degli enti locali filtrandone, indirizzandone e condizionandone quasi l'attività, va da s che diventa logico, comprensibile e doveroso addirittura sopprimere l'articolo.
Non vorrei, però, che, per contro, l'accoglimento dell'emendamento di soppressione di questo articolo potesse assumere un significato opposto che per quanto mi riguarda e egualmente non accoglibile, e cioè che la Regione non sia a disposizione con tutti i suoi mezzi - con i suoi Uffici con la sua organizzazione e con i suoi tecnici - degli Enti locali minori soprattutto dei più deboli, per facilitare ad essi, nel rispetto pieno dell'autonomia, l'espletamento dei compiti e delle funzioni loro demandati.
Ho ritenuto di dover dire questo non perché sia particolarmente autorevole quello che posso dire io, ma affinché resti almeno una traccia che sarà forse meglio definita anche attraverso un intervento, una parola al riguardo del Presidente della Giunta, ad evitare equivoci in un senso come nell'altro.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Presidente della Giunta. Ne ha facoltà.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Non è la prima volta che il Consigliere Viglione attribuisce al Presidente della Giunta, ovviamente per cattiva memoria, non certamente con lo scopo di prenderlo in contropiede, intenzioni inesistenti o fatti che non sono assolutamente capitati.
Anzitutto, non è certamente vero che io per sette mesi abbia bloccato l'iter di questo provvedimento amministrativo: se mai, ne ho sollecitato l'approfondimento e l'approvazione. Né in particolare mi sono intrattenuto su questo particolare argomento se non riferendomi alla consultazione direi faraonica fatta dal Presidente della Commissione stessa, il quale ha convocato i circa 1200 sindaci della Regione ricavando un documento che io conservo per utilizzarlo eventualmente a riprova di come certe consultazioni, se si prescinde da ipocrisie alle quali certamente io non mi abbandono, abbiano costituito un apporto - lo dico con molto rincrescimento, anche perché la mia critica tocca anche elementi e personaggi della mia parte politica - del tutto irrilevante, ed altresì per ripetere qui quanto avevo già detto a suo tempo in commissione, non eccessivamente qualificato (del che mi è stato dato peraltro atto da alcuni degli intervenuti in un incontro avvenuto in sede regionale con il direttivo dell'Associazione nazionale dei Comuni d'Italia, Federazione piemontese). Non diciamo, dunque, certe cose, caro collega Viglione.
E' chiaro che, come giustamente ha rilevato il collega Bianchi, poich viene ventilato il sospetto che si voglia utilizzare, in relazione all'organo di controllo e della sua autonomia funzionale, uno strumento non già a fini di collaborazione con le Amministrazioni locali, per facilitare la definizione di un provvedimento che può presentare particolari difficoltà, ma come strumento di pressione, non volendo lasciarci toccare da questo tipo di sospetti, che riteniamo ingiusti e non certamente nello spirito con il quale l'articolo era stato formulato e definito, non abbiamo alcuna esitazione ad accettare la soppressione di questo articolo. Non già e qui intendo rassicurare il collega Bianchi - per sottrarci ad un'azione di affiancamento consultivo che gli Uffici della Regione, gli Uffici tecnici, insomma, possono sempre dare, ovunque richiesti, alle singole amministrazioni, ma perché questa consulenza non sia collegata ad un rapporto con l'organo di controllo.
Noi sentiamo il dovere di andare incontro alle esigenze di una corretta definizione della formulazione di provvedimenti amministrativi da parte degli Enti locali che sono meno dotati di uffici legali o di uffici tecnici, ma è indubbiamente utile che questo tipo di consulenza non venga comunque collegato, come di fatto obiettivamente verrebbe collegato con l'approvazione di questo articolo, all'attività e al funzionamento degli organi di controllo. Questo intendo dire, perché mi sembra che non debbano esistere sospetti in proposito. Mi sembra, anzi, che i rapporti fra il Consiglio Regionale, la Giunta Regionale, l'organo di controllo, gli Enti locali, siano tutti rapporti improntati, nel rispetto evidentemente della reciproca autonomia di funzionamento, alla collaborazione ma senza normativa di carattere gerarchico che potrebbe alterarli.
Ho pertanto aderito alla soppressione di questo emendamento semplicemente perché l'apporto che gli Uffici della Regione potranno dare agli Enti locali, nel pieno rispetto delle loro autonome determinazioni, in relazione alla definizione di un procedimento amministrativo non sia collegato all'esercizio della funzione di controllo. Cosicché questo apporto collaborativo non possa essere considerato come arma di pressione da un lato verso gli organi di controllo e dall'altro verso gli Enti locali. E mi sembra che questa sia una posizione corretta. Devo peraltro dire che questa collaborazione da parte degli Uffici regionali agli Enti locali in relazione alla funzione di controllo è proprio stata uno degli elementi reiteratamente richiesti in quella consultazione di cui il Consigliere Viglione è stato promotore, e che pertanto era stata da me accordata con piena tranquillità. Ma è evidente che non tutte le richieste che vengono avanzate nel corso di una consultazione possono essere univocamente accettate da tutti, perché anche negli apporti collaborativi della consultazione vi sono evidentemente dei limiti, o delle interpretazioni, che possono non inquadrarsi in una esatta e corretta visione dei rapporti tra Regione ed enti locali.
Questa è la considerazione che mi ha spinto ad accettare, questa mattina, a seguito delle dichiarazioni qui rese dal Consigliere Vecchione l'emendamento soppressivo: il desiderio di rimuovere qualsiasi sospetto qualsiasi processo alle intenzioni che potesse essere fatto in ordine a questo problema di rapporti e di rispetto delle autonomie locali. Quindi assicuro al Consigliere Bianchi che la collaborazione con gli Enti locali resterà chiaramente aperta in ordine a questo problema, ma nel senso della reciproca collaborazione tra gli Uffici dell'Amministrazione regionale e gli Enti locali, non in relazione all'esercizio della funzione di controllo, proprio ad evitare ogni sospetto di indebita pressione o di clientelismo che possa essere avanzata a proposito di questa azione di collaborazione. Vengono così fatte salve le esigenze espresse dal Consigliere Bianchi, mentre viene rimosso, appunto con la soppressione di questo articolo, qualunque genere di sospetti.
Credo di avere con questo risposto anche in relazione all'atteggiamento della Giunta nei confronti della richiesta di emendamento avanzata dal Consigliere Vecchione. Credo non sia il caso a questo punto di inserire alcun emendamento aggiuntivo, essendo comunque chiaro che evidentemente gli Uffici della Regione sono disponibili per dare tutto l'apporto collaborativo agli Enti locali, soprattutto agli Enti locali meno dotati di strumenti per l'espletamento di queste incombenze.



PRESIDENTE

Se nessun altro chiede di parlare, metto in votazione l'emendamento abrogativo accettato dalla Giunta di soppressione di tutto l'art. 15. Chi approva è pregato di alzare la mano.
L'art. 15 nella sua formulazione è disatteso e pertanto abrogato. La sistematica porterà quindi a che l'articolo attualmente contraddistinto con il numero 16 assuma il numero 15 Il Consigliere Segretario è pregato di darne lettura.



GERINI Armando, Segretario

Articolo 15 (ex art. 16) "Indennità per i membri e spese per funzionamento dell'organo di controllo.
Ai membri del Comitato e delle Sezioni è assegnata una indennità di partecipazione ad ogni giornata di seduta nella misura di L. 30.000 al Presidente e di L. 20.000 a tutti gli altri membri, sia effettivi che supplenti.
Ai membri del Comitato e delle Sezioni decentrate residenti fuori della sede dell'Ufficio è corrisposto un rimborso spese fisso, nella misura di L 36 al chilometro.
Gli oneri relativi al funzionamento del Comitato regionale per il controllo sugli atti degli Enti locali e delle Sezioni decentrate, compresa la suddetta indennità chilometrica, sono imputati per tutto l'anno 1971 al capitolo 20 (spese per l'impianto ed il funzionamento del Comitato di controllo sugli atti degli enti locali e sue Sezioni decentrate) del Piano di riparto finanziario per l'anno 1971; per il periodo dal 1° gennaio al 31 marzo 1972 al cap. 20 (spese per il funzionamento del Comitato di controllo regionale e delle Sezioni decentrate) del Piano di riparto finanziario per il primo trimestre dell'anno 1972, e per il periodo dal 1° aprile al 31 dicembre 1972 al cap. 130 (Spese per la sedute del comitato regionale e delle Sezioni decentrate) del bilancio di previsione per l'anno finanziario 1972.
Gli stessi oneri, per gli anni successivi, sono imputabili al capitolo da istituire nel corrispondente bilancio di previsione per le "Spese delle sedute del Comitato regionale e delle sue Sezioni decentrate". Le indennità di cui ai comma precedenti, compresa quella chilometrica, sono corrisposte con decorrenza dalla data del decreto di nomina del Presidente della Giunta Regionale".



PRESIDENTE

In rapporto a questo articolo c'é una proposta di emendamento sostitutivo, che è stato questa mattina ampiamente illustrato dal collega Vecchione. Nel primo capoverso, al posto di "a tutti gli altri membri", si propone di sostituire: "..ai membri elettivi".



MARCHESOTTI Domenico

L'emendamento viene ritirato.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Chiederei una correzione all'ultima riga di questo articolo: ".sono corrisposte con decorrenza dalla data del decreto di nomina da parte del Presidente", anziché "del Presidente".



PRESIDENTE

Con questa interpolazione, che ha la sua rilevanza, il nuovo art. 15 è posto in votazione. Chi approva è pregato di alzare la mano. E' approvato all'unanimità.



GERINI Armando, Segretario

Articolo 16 (ex art. 17) "'Relazione della Giunta Regionale sull'attività dell'organo di controllo.
Il Consiglio Regionale esamina ogni anno una relazione della Giunta Regionale sull'attività dell'organo di controllo.
A questo scopo, il Comitato e ciascuna Sezione inviano separatamente entro la fine di ogni anno, alla Giunta Regionale una propria relazione sull'attività svolta".



PRESIDENTE

Qui va inserita, nel secondo capoverso, la variante "al Presidente della Giunta Regionale", anziché alla Giunta Regionale. In questi termini l'art. 17, diventato 16, viene posto in votazione. Chi l'approva è pregato di alzare la mano. Controprova: contrari? astenuti? E' approvato all'unanimità.
Pongo in votazione, nel suo contesto e complesso, il progetto di regolamento, con tutte le modificazioni che sono state singolarmente approvate o non approvate nel corso della votazione articolo per articolo.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Noi abbiamo presentato una serie di emendamenti ed esposto anche alcune tesi di carattere politico circa il modo con il quale affrontare i problemi che di volta in volta si possono presentare sulla questione dei controlli.
Per quanto riguarda questo secondo punto, illustrato da me personalmente non vi è stata alcuna risposta.
Devo dire, signor Presidente, che i sette mesi qui citati di iter ancorché non dipendenti da noi, che non dirigiamo questa commissione, non credo siano da addebitare a negligenza. Sappiamo tutti quali sono stati i vari punti di partenza di questa questione. Probabilmente, a difficoltà di carattere ordinario di tempo, si sono sovrapposte difficoltà di carattere straordinario, per motivi che non dipendono da noi. Del resto, per quanto ci riguarda, noi abbiamo più volte sollecitato in tema di controlli una decisione, anche in relazione alle varie vicende che hanno appassionato l'opinione pubblica. Appunto per questo, in un intervento del nostro Gruppo, noi abbiamo chiesto, sulla base di argomentazioni più propriamente di carattere politico, l'esercizio del controllo (abbiamo parlato di mediazione da parte del Consiglio Regionale qualora se ne presentasse l'opportunità). Ebbene, su questa questione, che a mio giudizio è tra le più importanti, noi non abbiamo avuto risposta alcuna da parte della Giunta: dobbiamo quindi supporre che siano completamente disattese le esigenze di carattere politico che noi abbiamo posto.
Nel merito, poi, delle questioni abbiamo presentato una serie di emendamenti, alcuni dei quali marginali, che abbiamo ritirato, altri invece di sostanza. La Giunta ha risposto con un diniego che risulta politicamente, a nostro giudizio, pregiudizievole, al di là del tentativo di spiegazioni del Presidente della Giunta, con la decisione di far assumere all'apparato burocratico dei Comitati di controllo, ed essenzialmente ai presidenti di questi, una funzione di carattere privilegiato che noi non approviamo e che a nostro avviso assume un significato di carattere politico. Così come particolarmente preoccupante è a nostro giudizio (è appunto questione di giudizi) che si voglia assegnare al Segretario della Sezione di Torino una funzione di coordinamento su tutti gli apparati burocratici delle altre Sezioni decentrate. Si spiega questo con esigenze di sveltimento: ma, a mio parere, molto più semplicemente, le esigenze di sveltimento e quelle soprattutto di autonomia, che presuppongono il massimo decentramento (assumo qui delle opinioni del Presidente della Giunta), non l'accentramento, potevano benissimo essere soddisfatte responsabilizzando i singoli apparati burocratici delle singole Sezioni decentrate. Il fatto, invece, di accentrare in un solo funzionario, quello del Comitato regionale di controllo, il controllo su tutti gli apparati burocratici è un elemento che va contro questa esigenza espressa e che serve invece un'altra linea da noi qui messa in evidenza, che certamente non è stata condivisa e che evidentemente incontra il nostro assoluto diniego.
Per questi motivi, al di là delle varie posizioni espresse sui singoli articoli, il nostro giudizio complessivo su questa legge non è positivo, e quindi su questo regolamento io annuncio il voto contrario del mio Gruppo.



PRESIDENTE

Chiederei una brevissima interruzione dei lavori dell'assemblea per permettermi di rispondere ad una chiamata telefonica da Roma: è questione di pochi minuti.



(La seduta è sospesa per alcuni minuti)



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo, relatore

Il Gruppo socialista voterà a favore del regolamento, anche se nel corso di questa votazione sono intervenuti fatti che possiamo considerare non certo migliorativi ma peggiorativi del regolamento, uno in special modo. Non voglio ripetere quanto ha già detto a tale riguardo il Consigliere Berti, ma certamente peserà su questa legge il fatto di avere ipotizzato un ministero dei controlli, un dicastero al di fuori della legge che è in preparazione per il Personale, quindi con una visione che dev'essere ancora discussa all'interno del Consiglio, inserito in un regolamento che mentre non avrebbe dovuto effettuare alcuna previsione al riguardo centralizza un servizio ideato come autonomo e con dipendenza esclusivamente all'interno dell'Amministrazione regionale.
Oltre a ciò, mi ha colpito profondamente il fatto che con le sue parole il Presidente della Giunta abbia gettato discredito sul sistema della consultazione. E' vero, è comprensibile che quando si riuniscono, come quel giorno, circa quattrocento rappresentanti delle Amministrazioni comunali degli Enti locali, non si può ottenere, in una giornata di consultazione con una presenza così numerosa, delle osservazioni, dai contributi immediatamente rilevabili: non abbiamo strutture adeguate a ricevere una tal massa di persone, mancano sale capaci di contenere in modo confortevole un così elevato numero di partecipanti, per cui si è costretti a fronteggiare notevoli difficoltà.
Ma non va dimenticato un fatto positivo, molto importante a nostro avviso: per la prima volta, su un regolamento che, se pure interessava moltissimo, certamente non era poi un fatto di estrema importanza, tale da riunire spontaneamente un così gran numero di rappresentanti dei Comuni quel giorno abbiamo avuto per la prima volta nelle consultazioni una partecipazione che possiamo veramente definire massiccia. E, per andare anche più a fondo in questa vicenda, le richieste più avanzate rispetto al problema dei controlli sono venute non solo dalla sinistra, ma anche ed in misura assai consistente, dai rappresentanti della Democrazia Cristiana, da Giunte monocolori democristiane, come quella di Cuneo, che ha sollevato dei problemi rispetto ai controlli che hanno poi trovato inglobamento nell'art.
9, l'articolo più importante del documento che ci accingiamo a votare.
Questa massiccia partecipazione, questo intervento dei rappresentanti degli Enti locali hanno dato avvio ad un nuovo procedimento democratico e partecipativo, proprio quello che richiede specificamente lo Statuto della nostra Regione.
Già due o tre volte il Presidente ha ironizzato su questa consultazione "faraonica", facendo intendere che non approva una così ampia partecipazione ma ne preferirebbe una più ristretta, a suo dire più qualificata. Noi non accettiamo questa distinzione fra rappresentanze minori che vengono definite qualificate e rappresentanze maggiori che vengono sempre definite inqualificate.
Comunque, poiché, nonostante la procedura che è stata seguita, e che non ci sentiamo di approvare, i risultati conseguiti, anche se hanno trovato limitazione nella sentenza della Corte Costituzionale, nonostante l'emendamento peggiorativo che è stato presentato qui in Consiglio dalla Giunta, costituiscono un passo avanti, pur se non hanno sortito l'effetto che noi speravamo, cioè modellare ancora i controlli nel senso nuovo dell'autonomia regionale, nel senso originale che si voleva dare al problema, il Gruppo socialista, mantenendo ferme le riserve formulate voterà a favore del regolamento.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Presidente della Giunta.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Penso che, al termine di una discussione indubbiamente ampia e approfondita all'interno del Consiglio Regionale in ordine ad una regolamentazione peraltro nei limiti che la legge consente, la Giunta debba esprimere mio tramite la propria soddisfazione che un primo provvedimento di carattere normativo, indubbiamente articolato in modo ampio, e con l'approfondimento di una tematica di rilevante importanza per l'attività della Regione, abbia concluso il suo iter, e, a mio avviso, in modo positivo, anche se alcune valutazioni sfavorevoli sono state fatte nel corso di questa riunione.
Il Capogruppo del partito comunista ha sottolineato un'esigenza rispetto alla quale ha sollecitato dalla Giunta una risposta che questa non ha potuto ovviamente dare prima, in sede di discussione generale, proprio perché il regolamento comporta le discussioni relative ai singoli articoli ma che non ha alcuna difficoltà a dare ora.
Io credo che l'attività di mediazione rientri fra quelle attività di carattere informale capaci di collegare l'Ente Regione nel suo complesso a degli organismi che ai sensi della Costituzione e delle leggi che regolano l'esercizio dal controllo hanno di fatto una loro strutturazione di carattere autonomo, e comporta responsabilità individuali nei componenti di questi collegi, rispetto alle quali ci dev'essere, io credo, da parte degli organi della Regione un atteggiamento di rispetto alla loro autonomia decisionale; e mi pare che tutta la linea che anche l'opposizione ha tenuto, proprio con lo stabilire la collegialità l'autonomia di questi organi, porti in realtà nella direzione alla quale ho accennato. E' evidente, quindi, che qualunque mediazione non può che essere una mediazione di carattere informale, intesa non tanto come pressione degli organi, non importa quali, della Regione sotto questo aspetto ma come una forma di collegamento perché sia sempre presente a questi organi di controllo che ogni loro decisione di notevole rilevanza, di grande importanza ha collegamento con l'attività dell'Ente Regione nel suo complesso, nel senso che ha risvolti di carattere psicologico e di carattere politico che possono comportare o meno un atteggiamento degli enti locali controllati favorevole o sfavorevole, di approvazione o di disapprovazione rispetto ad una attività che genericamente viene attribuita alla Regione ma che nella realtà si esplica nell'esercizio di autonome determinazioni di Collegi genericamente detti organi della Regione ma in realtà costituiti nel modo che ciascuno di noi sa.
La mia risposta al collega Berti in ordine all'esercizio di questa mediazione non può pertanto che essere una risposta che si rifà a questo concetto: del riconoscimento di un'autonomia che la legge stessa, direi consegna a questi organi di controllo, dell'ambito decisionale nel quale essi si muovono, che è in riferimento a leggi dello Stato (non a leggi della Regione, rispetto alle quali, ovviamente, ai sensi dello Statuto, la Giunta Regionale avrebbe il dovere di intervenire per imporne il rispetto) in rapporto alle quali la Giunta Regionale non ha, se non sul piano operativo, cioè sul piano dello sveltimento burocratico, un minimo di possibilità di incidere, di dire la propria opinione, di indicare un proprio indirizzo.
Noi dobbiamo tener conto di questo indirizzo, rispettando, oltre che l'autonomia, la responsabilità dei singoli componenti di questi organi, sia di quelli eletti dal Consiglio Regionale sia di quelli nominati da altri organi dello Stato, dell'amministrazione attiva dello Stato così come dell'Amministrazione giurisdizionale. Ecco perché questa mediazione è una mediazione necessariamente di carattere informale, che va esercitata, posto che venga esercitata, con tutta la delicatezza che questo particolare tipo di struttura degli organi di controllo, così come è stata determinata dalla Costituzione e dalla legge, impone.
La mia non è una risposta mirante ad eludere il problema, ma una risposta che tenta di evidenziare i limiti entro i quali una mediazione di carattere politico può avvenire nella corretta dialettica di rapporti fra organi a ciascuno dei quali è attribuita una propria specifica responsabilità.
Per quanto attiene alle considerazioni svolte dal Consigliere Viglione che io, al di là delle polemiche che abbiamo potuto fare, ringrazio per la faticosa attività dedicata all'elaborazione di questo regolamento (spero che avrà rilevato che io non l'ho assolutamente fatto responsabile dell'eccessiva durata di questa elaborazione, certamente non corrispondente alla sua volontà, perché lo conosco come elemento dinamico e piuttosto propenso a sveltire le procedure che a farle perdurare), - non posso accettare la sua generica affermazione che per quanto personalmente ho dichiarato io sia contrario alla consultazione. Io sono contrario ad un certo modo di condurre la consultazione.
Credo di essere stato uno di coloro che, parlando personalmente con tanti colleghi, all'inizio dell'attività del Consiglio Regionale, colleghi anche non della mia parte politica, si sono pronunciati apertamente in favore dell'istituto della partecipazione e della consultazione, in un modo però, mi consenta di dire, più produttivo di quello della generica consultazione che oggettivamente noi facciamo e che, così com'è fatta (e questa è una considerazione a parte rispetto a questa legge) non è in grado di poter contribuire all'approfondimento dei problemi legislativi che si pongono per ogni singolo progetto presentato, non perché sia vasta o perch si raduni una massa di persone ma perché evidentemente l'attività legislativa comporta tutto un complesso di approfondimento e di conoscenza delle leggi alle quali si riferisce, proprio per la particolare attività legislativa nell'ambito della quale si può muovere la Regione. E quindi lo vedremo poi bene, quando avremo tempo di discutere e di approfondire questo tema anche in sede di redazione del regolamento - comporta, anche da parte degli organi regionali, una più attenta considerazione delle modalità attraverso le quali avviene questa consultazione, proprio al fine di fare in modo che l'impegno richiamato nel regolamento a contenere l'esame dei progetti di legge nell'ambito delle Commissioni legislative permanenti venga rispettato e non disatteso proprio dalla difficoltà di mettere in essere questo grosso problema della consultazione.
Non è, quella che io manifesto, una ripulsa in ordine alla consultazione come sistema, ma in merito al tipo di consultazione. Prego il Consigliere Viglione di prender atto di questa dichiarazione, anche perch non sorga l'equivoco di una polemica in ordine a questo problema, secondo la quale egli sarebbe sostenitore della consultazione e il Presidente della Giunta un detrattore della medesima. Dobbiamo essere ben chiari in proposito, al fine di non confonderci reciprocamente le idee.
In ordine, poi, al problema delle modalità, ricordo sempre una battuta che l'on. Andreotti pronunciò una volta in ordine alla diversità fra modo in cui ciascuno si comporta quando parla in privato e quello in cui si comporta quando parla in pubblico (dico questo senza riferirmi al Consigliere Viglione, ma con riguardo indiscriminatamente a tutti quanti noi): egli ricordava come compaia nel Vangelo il personaggio di Niccodemo che durante il giorno sosteneva argomentazioni che poi si affrettava, di notte, in riunioni alle quali nascostamente partecipava, a smentire precisando diversamente il proprio pensiero.



VIGLIONE Aldo, relatore

L'hanno fatto santo lo stesso.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Non mi risulta: se così fosse, ciò potrebbe costituire per te un precedente indubbiamente molto positivo....
Vorrei dire che anche in questo noi dobbiamo avere la schiettezza di non venire a dire qui cose di carattere generico in ordine alle valutazioni ma di esaminare concretamente, senza ipocrisie populiste, il contenuto reale, perché queste consultazioni servano oggettivamente a dare apporti costruttivi, ad integrare le possibilità legislative nostre come Consiglieri regionali e il nostro modo di muoversi in ordine ai problemi della consultazione stessa.
Rispetto all'altro problema che il Consigliere Viglione ha posto, sia come relatore sia nella sua dichiarazione di voto a nome del Gruppo socialista, la costituzione cioè di un presunto "ministero dei controlli" rilevo che se si vuole accettare lo spirito con cui ho fatto questa proposta di emendamento aggiuntivo, non si ha obiettivamente il diritto di presupporre che vi sia un'intenzione del genere. Che vi debba essere, ad un livello di così rilevante importanza, un funzionario al quale l'Amministrazione regionale possa fare riferimento per un coordinamento di attività di carattere meramente burocratico che non toccano minimamente l'autonomia funzionale di questi uffici, che è riferita alla responsabilità dei Collegi e al loro Presidente, credo debba essere sottolineato: cioè, la nostra preoccupazione è evidentemente quella che vi sia un interlocutore responsabile. Valida l'affermazione del Consigliere Viglione rispetto al fatto che ciò può precostituire, rispetto alla legge sull'ordinamento organico del personale, una posizione di partenza: questa è una preoccupazione oggettivamente valida, in merito alla quale credo però di dover rispondere al Consigliere Viglione che non è questa né la sola n l'unica delle situazioni che di fatto si sono precostituite, e, pur non sottovalutandone l'importanza, devo dire che si sono costituite in relazione evidentemente all'esercizio di certe determinate funzioni di carattere dirigenziale e funzionale nell'ambito dell'Amministrazione regionale così com'è venuta articolandosi dal momento della sua costituzione ad oggi, e rispetto alle quali nessuno di noi ha mai sollevato delle obiezioni, riconoscendo l'opportunità che la Regione, per poter procedere, camminare, andare avanti, logicamente si precostituisse un minimo di attrezzature di carattere funzionale ed organico al fine di poter esplicare minimamente le proprie funzioni.



BESATE Piero

Ma qui codifica un ordinamento.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

No, non codifica nulla, perché evidentemente si tratta di un regolamento che, proprio per avere forza di legge ma non valore di legge, è comunque sempre, dal punto di vista giuridico, un ordinamento di carattere amministrativo, sempre quindi al di sotto della legge. Proprio per questo ho voluto dare questa risposta di chiarimento, che io credo sia precisa corretta e rispondente ad una obiezione valida sollevata dal Consigliere Viglione, rispetto alla quale credo sia doveroso da parte della Giunta dire che questo aspetto non era sfuggito.
Ringrazio i Consiglieri di tutti i Gruppi per l'ampia partecipazione a questa discussione e al suo approfondimento e per le indicazioni che, anche attraverso emendamenti magari respinti dalla Giunta, hanno costituito un contributo valido non solo all'approfondimento ma al miglior adeguamento dell'attività dell'Amministrazione regionale a questa funzione che è di particolare rilevanza nell'ambito delle competenze specifiche e delle attribuzioni che la Regione ha avuto dalla Costituzione.
Ciò premesso, è implicito che la posizione dei membri della Giunta non può che essere di favore all'approvazione del regolamento così come articolo per articolo, è stato fin qui approvato.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Desidero preannunciare l'ovvio voto favorevole del mio Gruppo ed esprimere la mia soddisfazione per la conclusione dell'iter formativo di questo regolamento. E' occorso, effettivamente, un certo periodo di tempo per giungere a questo elaborato, ma a frenare sono state in qualche momento ragioni obiettive molto serie, quali considerazioni di carattere costituzionale, discussioni che si sono fatte al riguardo e in relazione alle quali credo di dover esprimere un apprezzamento estremamente favorevole sul lavoro che il relatore ha compiuto al servizio di tutto il Consiglio e di ciascuno dei suoi componenti.
Ritengo che questo regolamento sia stato il frutto di un'ampia collaborazione e di una amplissima convergenza, che lo esprimeva già quasi come un documento dell'intero Consiglio Regionale. Non mi dolgo oltre misura per il fatto che l'opposizione scelga in questa contingenza di votare contro il regolamento: rispetto le motivazioni e le ragioni politiche palesi e quelle che possono non essere emerse ma che sicuramente sono valide. Constato però, e rilevo soltanto che gli emendamenti hanno potuto essere presentati proprio quasi fruendo di un rinvio dell'esame del regolamento. Questo modo di procedere è perfettamente legittimo, ma tutto faceva supporre che non sussistessero ragioni così dirimenti da far assumere un atteggiamento di decisa opposizione. Ripeto, è norma della dialettica democratica, e quindi non suscita scandalo, che chi non è d'accordo, anche se il disaccordo non è radicale, voti contro: però è da chiarire che il mancato accoglimento da parte della Giunta, di motivazioni che hanno almeno la serietà dell'argomentazione, di emendamenti alcuni dei quali anche gli stessi presentatori, rivedendoli con animo pacato, non possono non riconoscere di scarsa incidenza, non può avere una qualificazione politica tale da far modificare un comportamento che si preannunciava diverso. Tale ripulsa non è stata conseguenza di un partito preso di marcare ostilità preconcetta nei confronti di una parte politica posto proprio che sulla gran parte della sostanza del regolamento del suo iter formativo c'era stata una così larga ricettività per le indicazioni venute da tutte le parti politiche. Non c'è stato certamente un arroccamento, proprio nell'iter formativo di questo documento, di una qualsiasi maggioranza o parte politica su posizioni preconcette.
Chiarito questo, e preso atto delle dichiarazioni che sono state rese per giustificarne il voto contrario, penso che possiamo concludere compiacendoci di aver contribuito in modo diverso, data la diversità di posizioni, ma in modo egualmente efficace, al perfezionamento di un documento che realizza anche una presa di posizione, un atto di coraggio politico di fronte ad una sentenza della Corte Costituzionale che poteva mettere gravemente in crisi ed in forse una decisione e che rivela, anche attraverso gli emendamenti, gli interventi concreti, operativi ed amministrativi, la volontà di dare un profilo, un volto di efficienza e di operatività agli organi di controllo, organi che tanta parte hanno nel rapporto fra la Regione e gli Enti locali, al fine di realizzare questa collaborazione, questo nuovo sistema, nel quale, direi, non deve trovar posto demagogicamente una forma di lassismo o di abbandono alla discrezionalità a tutti i costi, confondendo il lassismo o la discrezionalità - nessuno qui l'ha mai fatto, ma lo rilevo - con il rispetto delle autonomie.
Certo che gli organi di controllo nuovi saranno, sotto certi profili molto più rigorosi di quanto potessero essere organizzazioni di controllo espresse dalle Prefetture: i prefetti erano coperti completamente, sotto il profilo politico, dal Governo nazionale, e potevano permettersi, per valutazioni politiche discrezionali, di far passare deliberazioni o di contrattare con gli Enti locali su un altro piano. Si inizia ora una nuova epoca di responsabilizzazione, da un lato degli Enti locali e dall'altro lato di chi esercita il controllo. Certo, questo non deve essere di ostacolo, di intralcio, di remora, di menomazione dall'assunzione di responsabilità: autonomia e responsabilità vanno insieme; non si può nello stesso tempo chiedere autonomia e respingere la responsabilità. Credo che un passo in avanti su questa strada sia stato compiuto.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Conti.



CONTI Domenico

La posizione del mio Gruppo è già stata espressa dal Consigliere Bianchi, del quale del resto io condivido sostanzialmente i concetti.
Desidero soltanto fare una precisazione, per quanto mi riguarda, sul merito del problema sollevato dal conferimento al Segretario del Comitato regionale di quelle funzioni che sono state votate. Io ringrazio il Presidente della Giunta di avere, soprattutto con la sua ultima dichiarazione, praticamente lasciato ancora aperta la porta, sostenendo che il regolamento è in ogni caso subordinato alla legge. Io ho preso atto con soddisfazione di questa dichiarazione, anche perché, se è vero che da un punto di vista di efficienza, oggi come oggi, si è andati in quella direzione, tuttavia il dettato dello Statuto, all'art. 81, stabilisce che i servizi regionali devono essere articolati secondo i principi dello Statuto, e tra questi principi c'è quello della partecipazione, che, sono convinto, verrà tenuto nel debito conto nel momento in cui si predisporrà per legge l'organizzazione degli Uffici regionali e perciò si ricaveranno elementi anche per rivedere, o per perfezionare, quello che attiene in modo particolare alla Segreteria del Comitato regionale e di controllo.
Ringrazio quindi il Presidente di questo chiarimento.



PRESIDENTE

Nessun altro chiede di parlare? Pongo allora in votazione nel suo complesso il regolamento, così com'è stato a singoli articoli letto e a volta a volta approvato e non approvato. Chi ne approva il contesto è pregato di alzare la mano.
Il regolamento è stato approvato con 32 voti favorevoli, 11 contrari nessun astenuto.
Il Presidente ha ritenuto di votare su questo regolamento, anche per aiutare con il suo voto un settimino - ho sentito ripetutamente questa sera ricordare che di sette mesi è stato il periodo di gestazione - a superare le prime difficoltà di vita: si dice che quando o settimini nascono bene e mi sembra che quello nato stasera sia nato bene -, se appena appena sono accompagnati nei loro primi passi, solitamente diventano uomini eccezionalmente dotati.
Vorrei ora sospendere per una decina di minuti i lavori del Consiglio pregando i Capigruppo di raggiungermi nella saletta delle riunioni al fine di prendere alcuni accordi.



(La seduta sospesa alle ore 20,30, riprende alle ore 20,45)


Argomento: Commercio

Mozioni dei Consiglieri Viglione ed altri e Ferraris ed altri sulla disciplina dell'orario dei negozi


PRESIDENTE

Nella riunione dei Capigruppo si è concordato di procedere ancora, se ovviamente il Consiglio è dello stesso avviso, all'esame di due mozioni che hanno un certo carattere di urgenza e poi alla nomina di tre rappresentanti della Regione nel Consiglio d'amministrazione dell'Istituto zooprofilattico, per passare quindi all'esame del progetto di legge di cui all'art. 7 dell'ordine del giorno, concludendo così i lavori questa sera e annullando la riconvocazione fissata per la giornata di sabato per andare invece alle previste riunioni del 6 e 7 luglio.
Le motivazioni sono: quella presentata il 9 giugno '72 dai Consiglieri Viglione, Giletta, Soldano, Bertorello, Gerini e Menozzi; e quella presentata il 16 maggio dai Consiglieri Ferraris, Marchesotti, Besate Revelli, Sanlorenzo e Berti. Poiché le mozioni sono su argomenti analoghi anche se su piani diversi, suggerirei di discuterle congiuntamente. A chi intende procedere all'illustrazione delle due mozioni farei viva raccomandazione di attenersi al massimo possibile di concisione.
Chiede di parlare il Consigliere Gerini. Ne ha facoltà



GERINI Armando

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sono disposto a ritirare la mozione da me firmata, nella quale riconosco l'infondatezza di alcune affermazioni, quali quella contenuta nel terzo comma, se potrò avere assicurazioni in merito all'accoglimento delle proposte che sto per fare.
Illustro anzitutto brevemente alcuni concetti. Qualche giorno fa precisamente il 23 giugno, mi ero permesso di inviare un telegramma al Presidente della Giunta e all'Assessore al Commercio per chiedere la sospensione della firma del decreto che disciplina l'orario dei negozi della Provincia di Alessandria, ai sensi della legge di Stato 28 luglio '68 n. 558, a far tempo presumibilmente dal 1 luglio 1972. Questo su suggerimento di molti Sindaci di Comuni toccati dal flusso turistico scontenti per non aver visto recepiti nel decreto gli interessi dei loro amministrati, avuto riguardo non solo ai titolari di licenze di commercio ma specialmente ai consumatori.
Sollevai il problema, come i colleghi ricorderanno, in questo Consiglio fin dal novembre scorso, mediante una interrogazione che venne poi discussa nel febbraio di quest'anno. Venuto a conoscenza della legge, io che vivo in un .paese rurale a flusso turistico avevo subito avvertito la gravità delle conseguenze che essa avrebbe determinato. Si tratta di una legge mal concepita, licenziata dalla Commissione parlamentare in sede deliberante forse con troppa frettolosità ed in piena estate; molti parlamentari si sono resi conto dei danni che così avrebbero arrecato ai piccoli Comuni in occasione della recente campagna elettorale, e quasi tutti hanno promesso emendamenti e correzioni.
La Giunta, delegata ad emettere questo decreto, dovrebbe comprendere che l'equilibrio economico di centinaia di paesi della Regione Piemonte oggetto di un importante flusso turistico e poggianti su secolari tradizioni di mercato, viene così rotto con pregiudizi notevolissimi. La decorrenza del decreto cade in un periodo di tempo poco appropriato, in piena estate, con l'ora legale. La Provincia di Alessandria, di cui mi occupo, e per cui ho avuto il decreto in bozza, ha almeno tre zone nelle quali il flusso turistico di fine settimana e notevolissimo: Ovadese e Tortonese, in zone collinari, frequentati specialmente dai genovesi Acquese, in zona collinare, frequentato da turisti della Riviera di Ponente e da piemontesi; Basso Monferrato-Casalese, situato in fertili zone di collina, meta di torinesi e milanesi.
E' noto che nel novese, nell'ovadese e nel Monferrato - casalese dall'aprile al settembre di ogni anno il tradizionale gioco del tamburello assurto ad alti fastigi, attira nei paesi masse di simpatizzanti di questo sport popolare, ed altresì che molti torinesi e genovesi hanno ora nei paesi di collina la seconda casa ove trascorrere serenamente il fine settimana. Cosa accadrà per questi sereni turisti, quasi tutti lavoratori con l'applicazione del decreto in questione? Non potranno la domenica neppure più acquistare una cartolina illustrata, rimanendo però il diritto di acquistare il francobollo. Importanti santuari della provincia, tra cui in primo piano quello di Crea, potrebbero veder diminuito il flusso turistico; e quegli oggetti che nella nomenclatura commerciale vengono definiti "oggetti sacri" non potranno più essere acquistati la domenica con grave danno per i negozianti.
Il decreto per la Provincia di Alessandria prevede l'apertura domenicale e festiva in un certo numero di comuni dei soli negozi di alimentari e macelleria, mentre il decreto per la provincia di Cuneo prevede per i consumi in esso elencati l'apertura domenicale e festiva per ogni genere Nella Regione Piemonte abbiamo dunque figli e figliastri? Questo fatto, si dice, è stato determinato dalla Commissione di cui all'art. 3 della Legge 558, che, si noti, in Provincia di Alessandria è composta di membri tutti residenti in città e che chiaramente dimostrano di difendere gli interessi della città, mettendo, si dice, regolarmente in minoranza il rappresentante dell'Ente provinciale turismo, che ben conosce il turismo, gli usi ed i costumi dei piccoli comuni.
L'Ente provinciale per il turismo di Alessandria, il 6 aprile 1972, e successivamente quello di Asti hanno espresso un voto, di cui posso risparmiarvi la lettura, facendo appello alla Giunta Regionale ed alla Commissione di cui all'art. 3 della Legge 558. Tutto, a leggere il decreto sembrerebbe disatteso. Si dice che la limitazione di vendita di generi alimentari e carne in certi paesi abilitati a vendere la domenica sia frutto di decisione della più volte menzionata Commissione. Se è vero, come probabilmente è vero, con quale diritto codesta Commissione è venuta a siffatta determinazione? E perché la Giunta ha recepito tutto ciò? A ben leggere l'art. 3 della Legge 558, codesta Commissione e le organizzazioni o Enti, o Sindaci, di cui al primo comma della prefata legge devono essere solo sentiti, ed è poi la Giunta che determina. E i sindaci dei piccoli paesi, sono stati sentiti? E' stata fatta una indagine appropriata? L'Assessore mi dirà di sì, ma è bene affermare che i sindaci furono convocati ad Alessandria una sola volta, il 13 marzo '71: quel giorno in Piemonte nevicava, e pochi sindaci dei paesi minori andarono alla riunione di quei pochi, quelli che fecero rimostranze furono zittiti dai rappresentanti degli enti cittadini, avendo ben altri interessi. C'é di più: a quell'epoca molti sindaci non si erano ancora resi conto dei danni che sarebbero derivati alla loro gente e sono ampiamente giustificati di questo in quanto si è visto che in aprile, durante la campagna elettorale come ho già detto, molti parlamentari, al sentire le giuste doglianze dei loro elettori, sono rimasti stupefatti.
Orbene, la legge è quello che è, le promesse di migliorarla ci sono l'agitazione in sensi opposti esiste nella categoria: occorre però venirne a capo. Proporrei che il decreto non vada in vigore per un certo periodo di tempo nei comuni fino a tre o cinquemila abitanti; in subordine, che nei comuni riconosciuti o da riconoscersi ad economia turistica in Provincia di Alessandria ogni negozio, titolare di qualsiasi licenza, possa essere aperto domenicalmente e nei giorni festivi, con l'abolizione dell'ingiusta limitazione ai soli negozi di alimentari e macelleria. Così cade ogni discriminazione fra negozio e negozio, fra Provincia e Provincia. Giungere a questo è facoltà della Regione e non costituisce diritto alcuno di altra Commissione, o enti o organismi. Il turista, a qualunque classe esso appartenga, non deve essere immaginato come la persona che va al paese per comprare il salame o "la salama", il bollito od il sottofiletto, o a sedersi tre ore a tavola per rimpinzarsi ben bene, ma dev'essere considerato come una persona che ha anche altre esigenze. In tutti i tempi in città si è sempre osservata la chiusura domenicale, e per questo fatto in tanti piccoli comuni, i più frequentati, si era venuto determinando un certo tipo di economia, che permetteva ai piccoli commercianti di sopravvivere, di pagare le tasse, ponendo un freno, in certo qual modo anche all'esodo dalle campagne. Ora, se andrà in vigore questo decreto, in questi tempi di magra economia, sarà inferto un duro colpo al turismo di fine settimana, con danno incalcolabile per i negozi dal decreto misconosciuti. Tutto questo, è naturale, fatti salvi i diritti dei lavoratori dipendenti.



PRESIDENTE

Altri chiede di parlare per l'illustrazione delle mozioni? Il Consigliere Ferraris: ne ha facoltà.



FERRARIS Bruno

I motivi che hanno indotto il nostro Gruppo a presentare una mozione per la revoca dei decreti emanati dal Presidente della Giunta sono di due ordini: alcuni di contenuto, di merito, con l'obiettivo di giungere a provvedimenti più confacenti e adeguati alle reali esigenze dei dettaglianti e dei consumatori, altri di carattere formale, di legittimità almeno a nostro avviso, in quanto si tratta di riaffermare in questo caso la piena competenza del Consiglio in materia.
A parte la forma molto meno drastica, mi pare che gli stessi motivi fossero compresi nella mozione presentata da un largo numero di Consiglieri, che sento ora dire che parte dei presentatori intende ritirare. Il collega Gerini ha anche illustrato tale mozione, giungendo ad un'affermazione che a me pare aberrante, in quanto egli si è detto disposto a riconoscere l'infondatezza del terzo comma a condizione che.... Eh no quel comma o è infondato o non lo è. Cioè, la Giunta può ancora fare un decreto che nei contenuti risponda a reali esigenze: ma rimane egualmente il problema di sostanza. Non so, quindi, come si possa barattare una tesi che si sostiene, ossia una competenza specifica, dicendo: sono disposto a riconoscere l'infondatezza... L'infondatezza o c'è o non c'è.



GERINI Armando

L'avevo riconosciuta subito dopo aver apposto la mia firma parlandone con il Presidente della Giunta.



FERRARIS Bruno

Ho ritenuto di dover rilevare il carattere a mio avviso aberrante di questo modo di argomentare.
Sul piano del merito, cioè dei contenuti, è notorio che i decreti emessi dal Presidente hanno suscitato le proteste pressoché generali delle categorie interessate, dei consumatori, specie di quelli residenti nei piccoli centri e soprattutto nelle zone rurali.
Molte sono state le mozioni inviate dai sindaci, e dalle organizzazioni di categoria. Del resto, ne abbiamo avuto conferma attraverso le ripetute continue comunicazioni che ci ha dato il Presidente della nostra assemblea.
Altre proteste si sono sviluppate, se vogliamo anche consumate - ma io non credo ancora consumate sul piano locale -, dove sono stati invitati i Consiglieri a partecipare: la Regione in quelle occasioni è stata sonoramente fischiata, se vogliamo così sintetizzare brutalmente la reazione delle categorie ed anche dei consumatori.
Senza stare ad addentrarmi nei particolari di carattere merceologico o gastronomico che ha sottolineato il collega Gerini, dirò che sostanzialmente, ci si lamenta che gli orari, così come sono stati definiti, siano sfasati rispetto alle esigenze degli stessi consumatori.
Ciò vale in specie per le popolazioni rurali, ma non solo per esse.
L'orario fissato, infatti, non solo non soddisfa le esigenze dei consumatori dei comuni rurali, avvezzi ad usi e consuetudini del tutto particolari, che mutano anche con il mutar delle stagioni, molto diversi da quelli della popolazione urbana; ma nemmeno quelle della popolazione urbana, cittadina, soprattutto dei lavoratori delle fabbriche, che, uscendo dal lavoro dopo mezzogiorno, hanno un minimo margine di tempo per i loro acquisti. Tralascio tutta una serie di questioni minori, proprio per rispondere all'appello alla sintesi del Presidente: si tratta, però, di una serie di questioni che andranno in seguito viste e che riguardano anche i contrasti che si vengono a determinare per effetto della doppia licenza cioè della licenza normale e di quella di pubblica sicurezza eccetera.
Le proteste più vivaci si preannunciano in rapporto alle decisioni in merito alla chiusura di tutti i negozi nei giorni festivi, ad eccezione dei paesi a prevalente carattere turistico, che è uno dei problemi più grossi sul quale del resto è già intervenuto il collega Gerini, problema peraltro non ancora regolamentato ma per il quale era prevista la regolamentazione.
A nostro avviso, si tratta di proteste sostanzialmente legittime. La questione concerne fondamentalmente i comuni rurali, e qui vi è appunto una stretta coincidenza fra le inveterate abitudini delle popolazioni locali avvezze per esempio a fare la spesa una volta o due la settimana, la domenica in particolare, e l'interesse dei dettaglianti degli esercizi, i quali puntano sulla domenica per offrire un servizio ai turisti di passaggio che si recano a fare il week-end o soprattutto alla gente di ritorno, cioè ai molti che hanno abbandonato le campagne e al sabato sera o alla domenica mattina tornano al paese d'origine.
Si potrà obiettare che la legge è legge e va rispettata, o al massimo si potrà fare qualcosa per modificarla: d'accordo, si tratta di fare qualcosa anche per modificarla, ma intanto si tratta, a nostro avviso, di interpretarla nel modo più elastico possibile. A mio modo di vedere, non calza l'argomentazione di alcuni, secondo cui le popolazioni locali dovranno cambiare le abitudini e che quelle di transito o di ritorno potranno benissimo fare la spesa in città il sabato. E ciò per due motivi: intanto, la distribuzione è un servizio, e come tale dovrebbe soddisfare le esigenze e la comodità della gente. L'argomento, sotto questo aspetto, vale anche per la città. In proposito vorrei riportare una battuta che ormai circola fra la gente, ed è che questa dell'orario e la riforma del tabacco fresco e del pane raffermo, nel senso, cioè, che ha sortito solo questo risultato.



BORANDO Carlo, Assessore al commercio

Il pane raffermo è conseguenza di una decisione che risale a due anni fa. Tu vorresti far festa la domenica, ma pretenderesti che i panettieri lavorino. Anche loro vogliono far festa!



FERRARIS Bruno

Si tratta di vedere.
Occorre, quindi, tener presente anche il giusto interesse dei dettaglianti, nel senso che in molti piccoli e piccolissimi comuni del Piemonte la totale chiusura domenicale significherebbe anche la chiusura di tanti esercizi che si reggono appunto sul lavoro alla domenica. Ed anche se è vero che è fondamentale andare ad una ristrutturazione della rete di vendita, troppo polverizzata, come diciamo continuamente, non ci si pu andare per questa via, e soprattutto non si può cominciare dalle campagne perché si creerebbero disagio e disservizio, senza riformare un bel nulla contribuendo, come mi pare sia stato detto, se mai, anche per questa via all'ulteriore decadimento delle campagne.
Certo, la legge nazionale, cioè la 558, costituisce per alcuni aspetti una grande conquista, valida non soltanto per i lavoratori dipendenti ma a mio avviso anche per i lavoratori autonomi, i quali non ancora nel loro complesso ma in una parte consistente, hanno maturato nuovi valori ed hanno affermato ed affermano giustamente l'esigenza di orari meno bestiali, meno indefiniti di quelli di una volta. Per quanto ci riguarda, noi riteniamo pertanto che debba rimanere fermo, e ben fermo, l'orario ridotto di 44 ore (e quell'ordine del giorno pervenuto da non so più quale comune, che chiede l'adozione delle 50 ore, o qualcosa di simile, non è nemmeno da prendere in considerazione). Fermo il principio delle ore, del riposo settimanale, si tratta di vedere come operare per soddisfare egualmente determinate esigenze.
Desidero essere quanto mai obiettivo e non ho esitazione alcuna a riconoscere le difficoltà che si frappongono alla risoluzione equa di un problema come quello che ho posto: tener fermo l'orario di 44 ore concedere il riposo, e tuttavia far sì che gli orari si adeguino alle esigenze della gente a seconda delle zone, e soprattutto risolvere il problema della domenica. Ma ritengo che la possibilità ci sia. Così come non ho difficoltà a riconoscere che da parte della Giunta, dell'Assessore è stata svolta una certa consultazione, c'é stata sensibilità - né poteva essere diversamente, di fronte alle generali proteste -, dal momento che i decreti sono stati tutti sospesi e c'è stata un'ampia consultazione, alla quale però i Consiglieri sono stati interessati come tali, personalmente senza che il Consiglio o la Commissione consiliare competente su questi argomenti potesse collegialmente esprimere un giudizio. Voi però dovete darmi atto che non dappertutto si sono investite tutte le organizzazioni.
Per esempio, mi risulta che la Confesercenti non sempre è stata invitata non è stata inclusa in certe commissioni, come quella di Asti, che sta elaborando le nuove proposte. Questa è una discriminazione: se è una discriminazione fatta dalla Regione è inaccettabile, se è frutto di un equivoco che si è determinato chiedo che venga riparato al più presto.
Comunque, nonostante ciò che è stato fatto e di cui ho qui dato atto, i risultati sono quelli che sono. Di qui la richiesta da parte nostra di revoca dei decreti, per avviare una più ampia ed articolata consultazione diretta ad accertare tutti gli elementi validi ed utili per una soluzione più adeguata.
Intanto, noi individuiamo l'esigenza di operare alla ricerca di una più idonea soluzione proponendo l'articolazione degli orari per grandi centri zone rurali e montane, operando sul riconoscimento del principio dei paesi turistici in estensione (orari estivi e orari invernali), specie per le zone rurali e montane, e almeno per tutti i grandi centri, facendo distinzione fra negozi alimentari e negozi di merci varie; occorre poi trovare il modo di lasciare una certa libertà di decisione ai sindaci, come è stato fatto in molti altri decreti di diverse Regioni; infine, in ogni caso (questa è per noi una delle questioni di principio), le decisioni quanto meno la competenza a fissare i criteri e le norme generali in questa materia, spettano al Consiglio, non alla Giunta.
Su questo punto particolare e fondamentale ritengo basti qui ricordare al Consiglio le argomentazioni già svolte nella seduta scorsa in merito al problema della casa dal nostro compagno avv. Vecchione. Mi guardo bene pertanto, dal ripetere male ciò che egli ha detto con molta chiarezza, con dovizia di argomentazioni giuridiche e sulla base di una logica che mi è apparsa stringente. Argomentazioni alle quali è stata promessa una risposta puntuale che però non è ancora venuta. Per parte mia, a conclusione, vorrei soltanto dire ancora che molte altre Regioni, non posso dire tutte, perch non ho visto i decreti, che suppongo contengano a loro volta un articolo del tipo del nostro art. 16 lettera b, anche se putacaso recheranno il numero 33...



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Sarà meglio non insistere troppo su questo testo se non si vuole che ritiri l'adesione all'emendamento abrogativo..



FERRARIS Bruno

.....hanno adottato il sistema di investire il Consiglio. Posso anche ricordare che nel caso di una Regione che forse non l'aveva fatto subito c'è stata una mozione del Consiglio, approvata all'unanimità, e quindi anche dalla maggioranza, alla quale la Giunta si è adeguata.
Non sollevo qui il problema delle Regioni a statuto speciale, perch probabilmente questa materia è trasferita: anche qui c'é stata una Giunta quella siciliana, che ha cercato di agire con propri decreti e c'è una proposta di legge di revoca di quei decreti.
Abbiamo dunque l'esempio di altre Regioni, e la stessa mozione sottoscritta da un gruppo notevole di colleghi socialisti, liberali e democristiani, di cui si è preannunciato il ritiro, afferma la piena competenza del Consiglio in materia. Mi pare che questo dovrebbe essere un argomento convincente per l'intero Consiglio e soprattutto per la Giunta.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Signor Presidente, nel momento in cui abbiamo presentato la mozione ci riproponevamo di discutere tre argomenti: gli orari, il problema attinente alle festività e la competenza in materia del Consiglio, non come fatto meramente formale ma, direi, come fatto sostanziale. Alcuni dei sottoscrittori della mozione hanno avuto un ripensamento in merito alla competenza del Consiglio e sono giunti alla conclusione che il problema non sia di stretta competenza del Consiglio bensì di competenza dell'Esecutivo.
Solo su questo terzo punto sono insorte divergenze di vedute fra di noi. La maggioranza, tuttavia, pare aver ora deciso il ritiro della mozione, per i motivi che esporrò.
La mozione riguardava in specie per noi che rappresentiamo la provincia di Cuneo, un problema del commercio in tale provincia. Per quanto attiene agli orari, dobbiamo dar atto all'Assessore di avere introdotto nel suo decreto un concetto direi democratico, cioè dell'intervento dei sindaci quale correttivo laddove gli orari non fossero conformi alle esigenze o alle tradizioni locali o in genere all'interesse dei consumatori. L'avere immesso questo articolo nuovo nel decreto, che lascia ai sindaci la facoltà di modificare gli orari pur rimanendo ferme le 44 ore di apertura fissate dalla legge per ogni settimana.....



BORANDO Carlo, Assessore al commercio

Di adattarli.



VIGLIONE Aldo

...corrisponde praticamente ad un accoglimento delle nostre istanze, e di questo bisogna dargli atto.
In rapporto poi alle festività, per quanto concerne la Provincia di Cuneo si è fatto un notevole sforzo, interpellando tutti i sindaci nel corso di una consultazione assai ampia (erano presenti per lo meno duecento rappresentanti di comuni della Provincia di Cuneo), e quindi mi pare di poter dire che si è operato in modo molto democratico.



BORANDO Carlo, Assessore al commercio

Purtroppo c'é stato anche un episodio luttuoso, in margine a quella consultazione: un Segretario comunale ha perso la vita in un incidente nel viaggio di ritorno a casa.



VIGLIONE Aldo

Dopo di che l'Assessorato ha sentito anche le organizzazioni di categoria, e quindi ha compiuto un ulteriore passo. La Commissione ha espresso il suo parere consultivo - su questo le nostre opinioni coincidono con quelle espresse prima dal Consigliere Gerini, perché la Commissione evidentemente ha un potere soltanto consultivo, necessario ma non vincolante -, e quindi praticamente l'Assessorato ha recepito in larga parte, quanto la Commissione aveva proposto.
Resta un problema, che noi vorremmo discutere con l'Assessore, non senza averlo prima ringraziato per l'ottimo lavoro che il suo Assessorato ha svolto per quanto attiene alla Provincia di Cuneo: non vorremmo che il concetto di turismo fosse applicato soltanto per il periodo estivo autunnale, da maggio a ottobre. E' noto che nella nostra provincia il turismo ha una serie di situazioni abbastanza differenziate: vi è il turismo delle Langhe, con certe sue particolarità, e vi è il turismo montano, estivo ed invernale, con una serie ormai imponente di impianti alcuni dei quali in grado di competere anche a livello europeo (cito Prato Nevoso, Artesina, gli impianti nuovi della zona di Limone, Frabosa, nella valle del Po, quelli notevolissimi che si preannunciano a monte di Paesana)...



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Perché non elenchi i 203 Comuni?



VIGLIONE Aldo

Li ho già elencati, ed ho anche detto che l'Assessorato ha operato bene, con larghezza di vedute, e che da questo punto di vista mi dichiaro soddisfatto. Non vorremmo però che il periodo di apertura fosse limitato.
Ci sono delle spinte da parte di certi settori, più propriamente da parte di tre o quattro città della provincia di Cuneo, oltre a Cuneo, una o due altre città tendenti a far limitare questo periodo cosiddetto turistico (visto che siamo ormai alle soglie del luglio, esso durerebbe quest'anno solo tre mesi, luglio, agosto e settembre) ai mesi da maggio al settembre.
Si afferma che il turismo, salvo pochissime stazioni classificate, come quelle di Limone e di Frabosa, o qualcuna della Valle Po e della Varaita praticamente, in sostanza, non riguarderebbe più tutto l'arco della restante parte della Provincia di Cuneo, quando invece è noto - vediamo specialmente i 120 Comuni delle Langhe - che proprio un certo tipo di turismo si apre con l'inizio dell'autunno e perdura per tutta la stagione estendendosi fino ad inverno inoltrato; inverno inoltrato che vede tutto l'arco alpino interessato al problema turistico. Si è calcolato che fra la parte della Liguria che accede a Genova e Savona alla zona sud della provincia di Cuneo, la parte di Sanremo e della Francia che accede invece dagli altri due valichi internazionali, e quelle di Torino più propriamente verso la Varaita, la Po e tutti i paesi attorno, siano circa 150 mila coloro che ogni settimana invadono per motivi turistici la provincia di Cuneo. Quindi, non ci si può limitare al periodo cosiddetto estivo autunnale, che andrebbe poi dal giugno all'ottobre ed investirebbe, sì e no, dai quattro ai cinque mesi dell'anno lasciando scoperti sette mesi.
Noi chiederemmo pertanto all'Assessore l'impegno di rivedere, nel corso dell'estate e dell'autunno, il decreto sotto questo profilo, di concedere una proroga del decreto stesso fino al maggio dell'anno venturo. Si consideri che la Provincia di Cuneo non ha ancora caratteristiche industriali, ma rimane ancorata ad un'economia preminentemente agricola per cui il flusso..



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Ma non hai sostenuto finora che si tratta di zona ad interesse turistico?



VIGLIONE Aldo

Il flusso turistico delle 150 mila persone che ogni settimana, per un verso o per l'altro, percorrono la Provincia di Cuneo, sia dirigendosi verso le Langhe, sia verso la montagna, sia nelle località di collina costituiscono un interesse assai notevole per la Provincia di Cuneo: mentre nelle zone ad alta concentrazione industriale del Piemonte problema del commercio al sabato e alla domenica praticamente è di scarsa rilevanza perché l'industria di per sé riesce ad assorbire tutto quanto il problema del commercio, laddove invece, come in provincia di Cuneo, vi è un'economia ancora preminentemente agricola il turismo ha una rilevanza notevolissima.
A Torino, la sola Fiat ha 2000 miliardi di fatturato, e, mettendo insieme gli altri gruppi industriali, si raggiungono i 2300-2400 miliardi di prodotto lordo industriale; ciò contro i nemmeno 200 miliardi di prodotto per tutto l'arco agricolo che si ottengono nella nostra Provincia eminentemente agricola. E' un divario enorme, che equivale ad un rapporto da 15 a 1. Ecco perché è balzato fuori con tanta prepotenza il problema dei 203 comuni: essi finora hanno speranze soltanto sul flusso turistico del sabato e della domenica, del periodo delle ferie, del periodo invernale sulla possibilità di offrire i loro prodotti a coloro che arrivano dalla Liguria e dalla più ricca area torinese.
Lascio aperto l'altro problema, della competenza del Consiglio, perch comprendo le esitazioni dei miei colleghi. Su questo punto, pertanto, la mozione viene ritirata, e mi riservo, per quanto riguarda la competenza del Consiglio, di intervenire, se mai, sulla mozione presentata da Ferraris e altri.
Per quanto mi riguarda, non mi resta - se gli altri presentatori non hanno niente in contrario - che ritirare la mozione dichiarandomi soddisfatto dell'operato dell'Assessore.



PRESIDENTE

Avevamo cominciato con il dire che saremmo stati estremamente sintetici nell'illustrazione delle mozioni, ed invece dilaghiamo. Non è certo mia intenzione togliere la parola ad alcuno, però, dato che il programma di lavoro che ci siamo fissato va ancora innanzi nel tempo, osservo che se gli interventi di coloro che si propongono di ritirare la propria mozione assorbono uno spazio di tempo così ampio non riusciremo certamente a svolgerlo entro questa sera.
Rivolgo pertanto un caldo invito ai colleghi che ancora intendono intervenire: a meno che si decida di ritrovarsi sabato mattina per la prosecuzione, come del resto era stato previsto, siano più stringati nei loro interventi; non è questo il momento di dilungarsi sulla valorizzazione turistica delle varie valli, di quella di Cuneo o di quella di Asti, o di quella di Torino, o di quella di Ivrea, ma è necessario essere pertinenti all'argomento delle mozioni, che è l'orario dei negozi.
Qualcuno dei presentatori delle due mozioni intende ancora intervenire? Nessun altro chiede di parlare per illustrare le mozioni? Allora ha facoltà di parlare l'Assessore per la risposta. Anche a lui rivolgo la preghiera di essere il più possibile conciso.



BORANDO Carlo, Assessore al commercio

Sarò assolutamente schematico, signor Presidente, tanto più che avevo già preparato la risposta, che concerne le due mozioni contemporaneamente.
Com'é noto, la Regione sta determinando gli orari di apertura e di chiusura dei negozi delle sei province piemontesi, in esecuzione della legge 18/7/1971 n. 558, recante norme dirette a raggiungere una possibile uniformità e il godimento di tempo libero in questo importante settore del commercio. Ha già emanato alcuni decreti ed altri ne ha in corso.
E' la prima volta che viene attuata in Piemonte una disciplina che tocca da vicino milioni di persone, abitudini inveterate e rapporti tra consumatori e commercianti estendentisi su vasta scala.
La preparazione dei decreti ha impegnato il tempo necessario ed ha richiesto la consultazione preventiva e reiterata di Comuni, Associazioni Organizzazioni sindacali, enti turistici e raggruppamenti di vario genere.
Ovviamente, sono state modificate notevoli consuetudini. Tuttavia mentre si può già affermare che non sono avvenuti guasti di alcun genere si è tratto e si continua a trarre tesoro dagli insegnamenti pratici che sorgono dalla reale valutazione degli interessi dei consumatori e delle categorie commerciali allo scopo di adeguare sempre più la disciplina degli orari alle effettive esigenze dei loro destinatari.
Ho già risposto alle interpellanze dell' 11 novembre 1971, del 20 aprile e del 20 maggio corrente anno su specifici problemi sorti in questa materia. Confermo ora che è necessario che i decreti vengano applicati poiché, oltre ad ottemperare al comando di una specifica legge dello Stato soltanto dalla loro applicazione, che viene scrupolosamente e attentamente seguita, emergono le rettifiche da apportare per il miglioramento dell'intero servizio. Infatti, ogni decreto successivo reca norme più comprensive e realistiche.
Aggiungo che sono pervenute energiche sollecitazioni al riguardo. Cito fra tutte, quella dell'Associazione provinciale commercianti di Alessandria, la quale vuole il decreto così come è stato preparato e raffigura nell'eventuale proroga il reato di omissione di atti di ufficio Ritengo infine che il Consiglio Regionale non possieda il potere giuridico di revocare i decreti in parola. Questi sorgono da una potestà delegata dallo Stato con la legge n 558 al Presidente della Giunta Regionale richiamandosi al preciso disposto degli artt. 118 secondo comma e 121 quarto comma della Costituzione. Spetta al Presidente della Giunta, e per esso all'Assessore al Commercio, il compito di determinare gli orari dei negozi addossandosi un servizio tutt'altro che invidiabile, e che però, entro non lungo tempo, darà i suoi frutti.
La stessa impostazione giuridica ha dato la Regione Lombardia con i decreti del suo Presidente 23.12.71 n. 39 e 12.4.72 n 36.
Peraltro, sono sempre disposto, com'é mio dovere, a rendere conto ai colleghi e ai Consiglio del mio operato, traendone stimolo e guida per il proseguimento dell'azione.
Questo per ciò che riguarda la risposta sul piano giuridico alle due mozioni, là dove si pretende di avocare al Consiglio un compito che ad esso non spetta perché la legge demanda, con una delega, al Presidente della Giunta Regionale il compito - e io aggiungo la responsabilità di firmare questi decreti.
Ritengo di dover dire, molto succintamente, qualche cosa in risposta agli amici Gerini, Ferraris e Viglione.
Gerini aveva chiesto a suo tempo la sospensione della firma dei decreti: guai se ciò fosse avvenuto, perché questi decreti sono stati fatti due mesi fa, prorogati di un mese e poi di un altro mese e se non si fossero fatti i decreti nuovi sarebbero rimasti in vigore quelli precedenti, che non erano stati abrogati ma semplicemente prorogati.
Si parla di una legge frettolosa: evidentemente, a volerla esaminare molto attentamente, si potrebbero trovarvi dei nei, com'è ovvio che accada per una legge nazionale che dev'essere applicata all'intero territorio italiano, sul quale da zona a zona ci sono sensibili differenziazioni. Per sappiate che si tratta di una legge la cui elaborazione è durata per ben quattro anni, insieme a quella sul commercio, presso la Commissione Industria e Commercio della Camera.
Ferraris è troppo intelligente per non ammettere nel suo intimo che le osservazioni fatte non hanno portato ad alcuna conclusione, lo spirito critico da lui dimostrato non lo ha condotto a concretizzare con indicazioni precise su come ci si deve comportare. Così com'è fatto, il decreto, ha detto, non soddisfa i consumatori: avrebbe però dovuto specificare come dovrebbe essere fatto per soddisfarli. Abbiamo una legge che ci parla di 44 ore settimanali di apertura, da dividersi in sei giorni di cui uno viene dimezzato come disponibilità perché è previsto nell'art. 1 il riposo settimanale di mezza giornata obbligatoria. Gli orari che abbiamo stabilito, si afferma, non si adattano alle esigenze di alcune località (in particolare ci si è riferiti a località di campagna, località agro turistiche, se così le possiamo definire). Tenete presente che ci troviamo di fronte ad una legge la quale ci impone, fra l'altro, nello spirito ed anche nella lettera, al termine dell'art. 1: "Le Regioni provvedono a rendere il più possibile uniformi gli orari praticati nelle diverse province della Regione". E' sottinteso ovviamente che si pretende, di conseguenza, l'uniformità degli orari almeno nei vari comuni di una stessa Provincia. Ebbene, nel nostro decreto che cosa abbiamo fatto? Convinti di non andare contro la legge, ma proprio per quella sensibilità, quel realismo pratico che cerchiamo di non perdere di vista nel trattare queste cose, abbiamo concesso ai sindaci la facoltà di adattare, dandone avviso alla Regione, l'orario, ferme restando le 44 ore settimanali, alle esigenze locali. Non dobbiamo mai dimenticare questo punto fermo delle 44 ore settimanali: in proposito tu, Ferraris, sei in contraddizione con te stesso, perché, dopo aver detto che gli orari vanno modificati, sostieni che devono rimanere immutate le 44 ore settimanali di apertura. Noi abbiamo dato una traccia dei decreti (7,30-12,30, 15-17) ma consentiamo ai sindaci di anticipare o posticipare l'apertura e la chiusura antimeridiana e pomeridiana a seconda delle esigenze locali; i sindaci dei paesi dove ci sono, ad esempio, i frontalieri che partono al mattino presto, dove ci sono i contadini che tornano a casa dopo il lavoro nei campi alle 9 di sera hanno la facoltà di adattare a queste situazioni gli orari dei negozi.
Certo, la coperta è corta, Ferraris: se copri la testa scopri i piedi o viceversa Ecco perché non possiamo derogare da certi principi.
Lo stesso vale per il problema della chiusura obbligatoria infrasettimanale, da farsi al lunedì , o al mercoledì, o al venerdì pomeriggio o mattina, in sostanza, pur raccomandando una certa uniformità quanto meno a zone. Non si dimentichi che a questi problemi ne sono legati molti altri, con una catena di altre conseguenze piuttosto complesse, e cioè tutto un movimento. Per fare un esempio, c'è la situazione del mondo dei rappresentanti che devono fare il giro della clientela: senza un minimo di uniformità essi dovrebbero avere sempre in tasca un taccuino per controllare quali sono le mezze giornate in cui sono chiusi i negozi del comune A o del comune B o del comune C, quando aprono e quando chiudono al mattino e alla sera.
Conciliare questo insieme di cose, convenitene, non è cosa semplice.
D'altro canto, l'Assessorato e il sottoscritto avevano il dovere di predisporre dei decreti per sottoporli alla firma del Presidente della Giunta Regionale, al quale spettano il compito, e la responsabilità, lo ribadisco, di sottoscrivere tali decreti, facendo attenzione a non metterlo in difetto. Ritengo che non dobbiamo metterci nella condizione di farci impugnare un decreto in conseguenza di un tentativo di svisare o snaturare in esso la sostanza della legge.
Abbiamo dunque cercato di adottare quell'elasticità cui si riferiva nel suo intervento il collega Ferraris, ricorrendo ad accorgimenti, tipo quello della facoltà ai sindaci, così come di spostare la mezza giornata, anche per ciò che riguarda il concetto dell'orario festivo.
Questo della chiusura festiva è il punctum dolens più acuto della situazione. Ci sono comuni che vogliono avere i negozi aperti la domenica.
So che anche in Lombardia la questione è molto dibattuta; nella vicina regione non è stata avocata dal Consiglio Regionale la trattazione della materia ma si è formata una commissioncina di cinque o sei membri del Consiglio Regionale, che si è messa ad esaminare la situazione dei singoli comuni per individuare quelli da definire località turistiche. Noi abbiamo pensato di far bene, interpretando la legge in una certa maniera e cioè in omaggio al principio del decentramento dei poteri, dare possibilità a coloro che vivono in loco di fotografare meglio le situazioni - si sono costituite commissioni con la partecipazione di rappresentanti di Camere di Commercio, Enti provinciali per il turismo, categorie interessate, perch cominciassero a esaminare i comuni che l'avessero richiesto se effettivamente avevano le caratteristiche dovute per essere considerati turistici ai fini degli orari d'apertura dei negozi. Abbiamo ritenuto di poter riuscire in questo modo a puntualizzare meglio la situazione. Così abbiamo fatto per Cuneo, con quei concetti larghissimi che ha riconosciuto del che lo ringrazio, il Consigliere Viglione nel suo intervento sottolineati in verità con un certo sarcasmo dal Presidente della Giunta il quale non riesce a capacitarsi come in Provincia di Cuneo ci possano essere ben 203 comuni ad economia turistica (in effetti, la legge parla di "comuni ad economia turistica", ma si tratta di stabilire che cosa si deve intendere con questa dizione: perché se si intende nel senso più ampio che in essi la domenica la popolazione aumenta in quanto giungono molte persone dalla città per fare una scampagnata e mangiare pane e salame all'aria aperta, il numero di questi comuni è altissimo; ma "ad economia turistica" dovrebbero essere invece, a rigor di logica, quei comuni il cui reddito è prevalentemente, quindi almeno nella misura del 51 per cento, turistico).



VIGLIONE Aldo

Questo la legge non lo dice.



BORANDO Carlo, Assessore al commercio

Dice "ad economia turistica e limitatamente ai periodi di maggiore flusso turistico".
Devo poi far rilevare al Consigliere Viglione, il quale si preoccupa di allungare questo periodo, che intanto sui 203 Comuni della Provincia di Cuneo definiti "ad economia turistica" solo 142 hanno l'orario estivo autunnale, perché già per 63 nel decreto è prevista la possibilità di deroga all'art. 1 e quindi l'apertura completa anche domenicale, per tutto l'anno. Le Commissioni presso le Camere di Commercio in ognuna delle province rimangono tuttora in funzione e continueranno a lavorare su richiesta dei Comuni interessati e per ciò che riguarda la determinazione di località turistiche e per ciò che concerne i problemi particolari esistenti in ogni luogo, e per vedere come sia possibile, nel rispetto della legge, favorire in misura massima commercianti e consumatori.
Una preghiera: secondo me, il problema non va esasperato. Non ci si impegni in crociate a favore dei commercianti di campagna contro i commercianti di città, magari con esortazioni (non è questo certo il caso dei Consiglieri regionali, però qualche sindaco già lo ha fatto) a non rispettare il decreto. Ricordate che abbiamo tutti interesse a che la gente osservi le decisioni prese dalle autorità costituite, nel caso specifico la Regione, la quale si interessa di queste e di mille altre cose, la situazione si farebbe critica il giorno in cui questo rispetto venisse meno: una qualsiasi condiscendenza nostra verso un'inosservanza in questo momento potrebbe ritorcersi contro di noi come un boomerang domani, in circostanze in cui vorremmo vedere riconosciute e rispettate le nostre decisioni.



PRESIDENTE

Le mozioni sono discusse. Vorrei avere l'atto formale che è stato preannunciato del ritiro di una di esse, al fine di procedere alla messa in votazione dell'altra.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Gerini.



GERINI Armando

Mi sono espresso forse impropriamente nell'aprire l'intervento che ho svolto poco fa, con il dire che avrei ritirato la mozione e che il terzo comma di essa non era proponibile, ho dato evidentemente l'impressione di voler fare un baratto. Non era questo lo spirito del mio intervento: io desideravo semplicemente dal Presidente della Giunta un'assicurazione quella che la Provincia di Alessandria avrà un trattamento pari a quello riservato alla provincia di Cuneo. L'importanza del turismo per l'economia della Provincia di Alessandria, nel suo insieme, non è inferiore, mi pare a quella della Provincia di Cuneo. Se il Presidente della Giunta mi vorrà dare questa assicurazione, del che ho piena fiducia, ritirerò la mia adesione all'intero documento, non solo relativamente al terzo comma che avevo già precisato di non voler più sostenere.



PRESIDENTE

Allora, in rapporto a queste mozioni abbiamo le seguenti posizioni: Il firmatario primo, Consigliere Viglione, la ritira e si riserva di esprimere il proprio pensiero sulla mozione n. 2, per così dire il Consigliere Gerini la ritira relativamente al punto dove è scritto: "Dichiara la competenza del Consiglio Regionale per l'intera materia" e riserva la sua decisione di ritiro totale alla valutazione della risposta del Presidente della Giunta sulle altre sue richieste verbali di assicurazione.
Qual è l'atteggiamento degli altri firmatati?



GILETTA Giuseppe

Ritiro la mozione, dichiarandomi convinto delle argomentazioni dell'Assessore Borando.



SOLDANO Albertina

La ritiro anzitutto per motivi di ordine giuridico, così come ampiamente è stato illustrato, in secondo luogo perché ho fiducia che la Giunta terrà nella dovuta considerazione i problemi di ordine sociale economico, e, se mi è lecito, anche politico che affiorano dalla mozione stessa.



BERTORELLO Domenico

Sono anch'io d'accordo sul ritiro.



PRESIDENTE

Il Consigliere Menozzi dichiara di essere sulla stessa posizione.
Così, abbiamo fatto ordine su una mozione. L'altra mozione è stata illustrata e discussa. Qualcuno ancora intende intervenire prima che io dia la parola al Presidente della Giunta sulla mozione che chiamerei Ferraris dato che è stata illustrata dal collega Ferraris? Nessuno? Allora, ha facoltà di parlare il Presidente della Giunta.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Signor Presidente e signor Consiglieri, ci troviamo di fronte ad uno dei classici casi di provvedimenti in materia di competenza legislativa dello Stato, non facente parte di quanto elencato all'art. 117 della Costituzione, per cui si verifica quanto previsto dal secondo comma dell'art. 118 della Costituzione e dall'art. 121 della stessa Carta, quarto comma, come ha sottolineato il collega Assessore Borando. Devo dire che sono molto lieto che questa discussione sia avvenuta. Non soltanto per quanto attiene al merito della materia, sul quale mi riservo di fare alcune puntualizzazioni, quanto piuttosto perché mi offre la possibilità di richiamare l'attenzione del Consiglio Regionale sulla ben triste situazione nella quale si trova in un caso del genere il Presidente della Giunta Regionale, al quale è demandato dal Governo di firmare dei decreti in rispetto di una legge emanata dallo Stato mentre al tempo stesso dal Consiglio Regionale gli verrebbero imposte delle indicazioni che non sono l'esatta traduzione dell'articolato legislativo statale.
Quella figura ibrida, secondo la singolare aggettivazione usata dal Consigliere Vecchione nella scorsa seduta, in un intervento al quale mi sono riservato di rispondere e risponderò, del Presidente della Regione si trova a dover attuare una legge dello Stato; però, siccome la materia, si sostiene, è di competenza del Consiglio Regionale, dovrebbe stare a sentire quello che dice il Consiglio Regionale; per cui non si sa bene, poi, se debba attenersi alla legge dello Stato, e quindi, qualora metta in essere decreti sulla base delle indicazioni del Consiglio Regionale, possa trovarsi in contrasto con la legge dello Stato e quindi in una posizione in cui potrebbe essere, disattendendo degli interessi obiettivi che si mettono in movimento, anche chiamato in causa sul piano giudiziario (com' avvenuto, peraltro, da parte dell'Associazione dei Commercianti di Alessandria, la quale ha annunciato che, ove il decreto non venga emesso il Presidente della Giunta Regionale sarà chiamato a rispondere penalmente per omissione di atti d'ufficio. Questo è il classico caso di quelle funzioni che la Costituzione dice dover essere dirette dal Presidente della Giunta Regionale, nel caso che con la legge dello Stato se ne deleghi, per le materie non comprese nell'art. 117 della Costituzione, appunto il Presidente della Giunta Regionale, il quale le svolge conformandosi alle direttive del Governo, o, quando non sia del Governo, dalla legge stessa.
Pongo il Consiglio Regionale di fronte a questa problematica, perch questo è il caso specifico: la situazione in cui si trova chi vi parla nella sua qualità di Presidente della Giunta Regionale, delegato dallo Stato ad applicare una legge, con relativo articolato, la quale, a leggerla bene in certi punti dà direttive che vanno in direzione diametralmente opposta a quella che qui, io non dico se giustamente o no, viene additata da più parti del Consiglio Regionale



BERTI Antonio

E' un fatto che quando una questione diventa oggetto di manifestazione di massa il problema politico, in quanto tale, dev'essere visto dalle forze politiche del Consiglio.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Io non escludo tutto questo: dico soltanto che, a questo punto, il Presidente della Giunta Regionale può anche rifiutarsi, se le indicazioni del Consiglio sono in direzione opposta a quella della legge dello Stato di firmare i decreti, rimettendo la decisione al Governo, dal momento che il Governo si riserva sempre e comunque, anche ai sensi della Costituzione di intervenire per supplire ad eventuali inadempienze del Presidente della Giunta Regionale. Questa è l'alternativa sul piano giuridico e su quello costituzionale. Sottopongo quindi il caso alla vostra attenta considerazione.
Per entrare nel merito della questione medesima, mi rendo conto che questo è anche il classico caso in cui la burocrazia nazionale ha voluto trasmettere ai Presidenti della Giunta Regionale l'impopolarità di accollarsi l'applicazione di una legge di questo genere, di emettere essi in luogo dei Prefetti, i decreti che riguardano peraltro l'applicazione di una legge nazionale. Dobbiamo anche dire che gli onorevoli parlamentari lo dico a titolo di semplice constatazione, senza alcun intento polemico sono stati ben lieti (lo dimostra quello che vanno dicendo nelle varie Province quando devono discutere di queste cose) di rovesciare la patatina che scotta sul piatto dell'Amministrazione Regionale dicendo che tocca alla Regione intervenire, modificare e via dicendo, quando dovrebbero ben sapere che la Regione non può né modificare né fare cose diverse da quanto è prescritto dalla Legge nazionale.
Devo dire che evidentemente qui si tratta di una riforma intesa dobbiamo sottolinearlo, a razionalizzare un settore in cui da parte di tutti si è sempre lamentata una polverizzazione che comporta aumento di costi. Tutto ciò in un momento in cui la congiuntura economica pone in termini drammatici il problema dell'opportunità o meno, non presentando alternative, dell'attuazione.
Mi rendo conto che l'amministrazione di questa legge, se così vogliamo dire, debba essere fatta con mano estremamente morbida, cercando di conciliare, di contemperare le esigenze di seguire l'indicazione generale verso la quale si muove la legge stessa come obiettivo e gli interessi effettivi, che fra l'altro sono anche in fase di trasformazione, con passaggio di molte zone da un'economia agricola ad un'economia fortemente integrata da flussi turistici. Ma, ponendo questo problema di fronte al Consiglio Regionale, io dico che accanto a queste esigenze sacrosante delle quali occorre evidentemente prendere atto, che è necessario approfondire cercando di convincere e non di imporre, vi è peraltro anche l'esigenza da parte del Presidente della Giunta Regionale di non disattendere, quanto meno nella sua indicazione di larga massima, pur con tutto questo spirito di conciliazione e di cattura dei consensi, la legge altrimenti ci si porrebbe in una condizione che non è sicuramente la migliore, quando viene affidata al Presidente della Giunta Regionale da parte dello Stato l'amministrazione di una certa legge o di certe determinate direttive che non sono di competenza legislativa del Consiglio e conseguentemente non sono nemmeno di sua competenza amministrativa.
Ho desiderato che si svolgesse questo dibattito, intanto, per porre un problema concreto: è la prima volta che si pone un problema in termini concreti dal punto di vista giuridico, e io credo che tutti i Consiglieri si rendano conto della situazione estremamente delicata sul piano giuridico in cui si viene a trovare il Presidente della Giunta Regionale.
In secondo luogo, per dire che abbiamo cercato di svolgere questa che è la classica funzione di delega affidata alla discrezione del Presidente della Giunta Regionale con la partecipazione più ampia possibile, per poter venire incontro nella maggior misura a tutte le esigenze che in un settore così delicato si possono manifestare; infine per assicurare il Consiglio che, avendo camminato lungo questa strada, riteniamo che non vi siano motivi per non proseguire su di essa, richiamando però Consiglio e Consiglieri alla responsabilità di rispondere a tutte le categorie interessate che in definitiva si tratta dell'applicazione di una legge che non è una legge della Regione ma è una legge dello Stato, e che certi obblighi, nell'applicazione di questa legge, bisogna comunque evidentemente adempierli.
Quindi, contemperamento, nella gestione, delle esigenze obiettivamente valide, ma affermazione del principio che, dovendosi assumere la responsabilità il Presidente della Giunta Regionale - non il Consiglio Regionale, che non legifera su questo, non la Giunta Regionale, che della fedeltà nell'applicazione della legge non deve rispondere, perché la responsabilità è oggettivamente dell'organo esecutivo nazionale, e per esso, con quel dispositivo costituzionale, affidata al Presidente della Giunta Regionale -, egli non può disattendere le indicazioni che la legge contiene. Il Presidente della Giunta Regionale lombarda, nel termine dei due mesi, che era quello stabilito dalla legge per l'emanazione di questi decreti, li ha emanati, e così molti altri: un mese, unico decreto per tutti. Noi abbiamo voluto gestire questa legge in modo profondamente diverso.
Prendo atto volentieri del riconoscimento dato all'Assessore di aver fatto ogni sforzo in questa direzione. Ma il Consiglio Regionale si renda conto che non si può andare al di là di un certo limite, che nel dire "a prevalente economia agricola" si può certamente innestare il discorso dell'integrazione del turismo in questa economia agricola, ma se si apre una breccia come quella che si è di fatto aperta si corre obiettivamente il rischio di usare due pesi e due misure sul territorio regionale a seconda delle Province, a seconda delle pressioni che dalle Province pervengono.
Perché il fatto che si dichiarino 203 Comuni su 250 della Provincia di Cuneo "a prevalente economia turistica" non può non far aprire il problema per le altre Province, ed infatti il Consigliere Gerini si è sentito in dovere di farsi portatore di certe analoghe esigenze relative alla Provincia di Alessandria.
Il senso del mio intervento è quello di richiamare ad una gestione che vada incontro agli interessi obiettivi e motivabili, ma che non costituisca l'apertura di una breccia che determini delle posizioni che se non riconosciute anche a favore di altre Province finiscono con il fare della Regione un organismo che usa due pesi e due misure a seconda che un problema riguardi una Provincia piuttosto che un'altra. Questo è un problema, se mi consentite, anche di credibilità dell'Amministrazione Regionale, e per essa di tutti i suoi organi, perché un'amministrazione che assume atteggiamenti diversi a seconda delle diverse Province finisce con l'essere un'amministrazione non più credibile nemmeno nelle Province dove è stata più larga nell'applicazione del dispositivo di legge.
Mi permetto, quindi, di richiamare alla realtà, al vivo senso di responsabilità, e anche, dal punto di vista giuridico, ad un'esatta rappresentazione di questi poteri delegati dallo Stato alla Regione, perch ciascuno assuma le proprie posizioni, ritenendo che siano posizioni motivate certamente ma che devono avere alla base della loro motivazione non delle spinte corporative, la cui esistenza è pur comprensibile, ma delle obiettive e reali motivazioni, tali da consentire un'applicazione omogenea sul territorio regionale, anche larga, se si vuole, per facilitare questo passaggio che la legge di fatto prevede nell'organizzazione del sistema commerciale ma non contravvenga e non si muova in direzione opposta agli obiettivi che la legge approvata dal Parlamento, che ha competenza in questo settore, dispone si debbano raggiungere.



PRESIDENTE

Dopo le dichiarazioni del Presidente della Giunta debbo chiedere al firmatario della mozione, Consigliere Gerini, se chiede di mantenerla o la ritira.



GERINI Armando

Osservo che Aldo Viglione, Giuseppe Giletta, la signorina Soldano hanno ritirato la mozione perché il decreto soddisfa gli interessi della Provincia di Cuneo. Rimango pertanto unico firmatario della mozione io, che ho esposto gli interessi della Provincia di Alessandria.
Dalla risposta, piuttosto generica, in verità, del Presidente della Giunta mi è parso di capire che egli potrebbe tenere nella dovuta considerazione l'esposto che ho fatto poc'anzi. Perciò, fidando nel senso di giustizia verso la Provincia di Alessandria, ritiro anch'io la mozione.



BERTI Antonio

Il Presidente non ha affatto lasciato intendere quanto tu affermi.



GERINI Armando

Mi è parso di poter rilevare questa intenzione dalle sue parole, anche se piuttosto generiche



BERTI Antonio

Il Presidente ha detto che c'è una legge, che va applicata, e che per questo motivo non darà ascolto al Consiglio. Non è possibile trarne alcuna dichiarazione di accoglimento delle richieste della Provincia di Alessandria.



GERINI Armando

Io avevo fatto una richiesta specifica, Berti, che i negozi compresi nei comuni a flusso turistico possano anche in provincia di Alessandria, a somiglianza della provincia di Cuneo, rimanere aperti domenicalmente per tutti i generi. M'è parso di capire, dalla risposta generica del Presidente della Giunta su questo punto, che forse verrà incontro anche ai desiderata della Provincia di Alessandria. Per questo motivo ritengo di dover ritirare la mozione.



BERTI Antonio

Ma non può essere discrezionalità del Presidente della Giunta: o egli si limita ad applicare la legge alla lettera, o la discrezionalità, se c'è è del Consiglio. Su questo ci vuol chiarezza.



PRESIDENTE

Consigliere Berti, qui ciascuno assume le proprie responsabilità in merito alle dichiarazioni che rende: a nessuno è lecito pertanto censurare l'atteggiamento di un collega che prende una decisione nei riguardi di una questione che lo tocca direttamente come firmatario di una mozione.
Atteniamoci alla norma del rispetto delle posizioni che ciascuno assume.
Questa mozione, quindi, è considerata da tutti i firmatari ritirata.



BERTI Antonio

Io non mi rivolgo a Gerini, ma a Calleri, che ha il dovere di chiarire l'equivoco, se c'è discrezionalità o meno.



PRESIDENTE

Mi pare che il Presidente sia stato molto chiaro: ha persino parlato di responsabilità nell'applicazione della norma.
Comunque, il problema resta aperto, perché c'è un'altra mozione che fino a questo momento non è stata ritirata e sulla quale il Consiglio pertanto sarà chiamato ad un certo momento a votare.
Vorrei anzi chiedere se qualcuno desidera ancora parlare su questa mozione o se la possiamo porre senz'altro in votazione. Ha facoltà di parlare il Consigliere Ferraris.



FERRARIS Bruno

Ovviamente, noi manteniamo la mozione, Devo dire che non ritengo infatti per nulla soddisfacente, adeguata, convincente la risposta data dall'Assessore. Vorrei ricordare al collega Borando, per intanto, che un contributo mi pare di averlo dato quanto a formulazione di criteri, e se il tempo l'avesse consentito avrei potuto fargli proposte più concrete. Tanto meno mi è parsa logica e convincente la risposta del Presidente. A parte il problema dell'interpretazione della frase dell'art. 121: "Il Presidente dirige le funzioni amministrative", sul quale dovremo ovviamente ritornare mi soffermerò a cogliere alcune perle.
Il Presidente ha detto di trovarsi in una triste situazione. I Consiglieri regionali si trovano a loro volta in una triste situazione: quella di dover constatare lo scontento fra la gente e di doversi giustificare con il dire di non poterne nulla, non essendo stati chiamati a partecipare alla formulazione non soltanto del decreto ma nemmeno dei criteri. Il dott. Calleri ha rivolto preciso invito ai Consiglieri regionali perché si facciano parte responsabile nel sostenere questi atti della Regione. Perché mai un Consigliere dovrebbe farsi paladino di certe decisioni delle quali non è stato fatto compartecipe? Perché deve assumersi una qualsiasi responsabilità in un caso come questo? Ecco una delle ragioni per cui riteniamo di dover mantenere la mozione.
D'altra parte, in altre Regioni è stato fatto diversamente la stessa Regione lombarda, qui più volte citata, che si è complessivamente comportata nel senso di lasciare al Presidente la responsabilità delle decisioni in questa materia, ha costituito non una Commissione di alcuni amici, come diceva l'Assessore Borando, ma una vera e propria Commissione consiliare - suppongo si tratti di una Commissione consiliare istituita ad hoc, o della Commissione consiliare che ha competenza sui problemi del commercio (nel caso nostro dovrebbe essere la VII).
Quanto poi alla coperta, sappiamo bene che è corta, ma siamo certi che sia possibile adattarla alle necessità, fissando e rispettando criteri che vadano nella direzione di soddisfare la maggior parte delle esigenze reali Del resto il fatto che questi decreti siano stati sospesi una volta, e una seconda volta, e il fatto che proponiate cose diverse, e il fatto che si dica che bisogna cercare di operare con mano leggera, indicano che ci si rende conto di questa esigenza. La Regione lombarda, del resto, con l'aprire ai Sindaci determinate possibilità, si attiene a questo criterio.
Con mano morbida si può andare tutti insieme. Se la questione sarà rimessa al Consiglio o ad una sua Commissione io sono certo che si raggiungeranno migliori risultati; comunque che i Consiglieri tutti collaboreranno a fare ciò che è possibile fare, con l'intento di farlo nel modo migliore. La Giunta respinge per motivi di principio questa esigenza, che del resto verrà riproposta successivamente, e per questo problema e per altri? Allora passiamo senz'altro al voto e ciascuno si assuma le sue responsabilità.



PRESIDENTE

Nessun altro chiede di parlare sulla mozione? Allora la mozione, nel testo che i Consiglieri hanno dinnanzi agli occhi, e che vorrei evitare, se tutti sono d'accordo, di leggere, viene posta in votazione. Chi l'approva è pregato di alzare la mano.
La mozione ha riportato 10 voti favorevoli e 25 contrari; 4 sono state le astensioni.


Argomento: Nomine

Nomina di tre rappresentanti della Regione nel Consiglio d'amministrazione dell'Istituto zooprofilattico


PRESIDENTE

Passiamo al punto quinto dell'o.d.g.: "Nomina di tre rappresentanti della Regione nel Consiglio d'Amministrazione dell'Istituto Zooprofilattico sperimentale del Piemonte e della Liguria".
Prego distribuire le schede. I Consiglieri sanno che la votazione avviene su due nomi soltanto per ciascun Consigliere.



(Si procede alla votazione)



PRESIDENTE

Dallo spoglio delle schede risultano eletti: Garlanda Aldo con voti 27 Ghio Michele con voti 26, Bottazzo Silvio con voti 13; schede bianche 1; un voto disperso su un nome: Galli.


Argomento: Trattamento economico dei Consiglieri

Esame del progetto di legge sulle indennità ai componenti il Consiglio Regionale


PRESIDENTE

Passiamo all'ultimo punto che ci siamo prefissi di trattare questa sera, il punto settimo dell'o.d.g.: "Esame del progetto di legge sulle indennità ai componenti il Consiglio Regionale".
E' relatore il Consigliere Bianchi.
Desidero solo ricordare ai colleghi Consiglieri che l'approvazione dei disegni e delle proposte di legge deve avvenire mediante votazione sui singoli articoli più una votazione finale, sempre per appello nominale.
Essendo cinque gli articoli, occorreranno cinque votazioni più quella finale, cioè sei. Così vuole lo Statuto che ci siamo dato, in un articolo che forse sarà meglio rivedere perché di non poco intralcio ai nostri lavori.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano, relatore.

Non farò ai colleghi Consiglieri il torto di leggere la relazione, dato che il testo è sotto gli occhi di tutti e quanti non l'avessero letto avrebbero il tempo di farlo, data la sua stringatezza.
Ricordo soltanto come questo argomento sia stato affrontato nel tempo più volte, e come siamo giunti, con lenta e meditata progressione, ad una proposta che tiene conto delle conclusioni cui sono pervenute le altre Regioni, del tipo di impegno amministrativo, politico e di lavoro che è richiesto ai Consiglieri regionali, della collocazione e delle dimensioni della Regione e anche dei problemi personali ed umani in vista della soluzione del problema previdenziale. In sostanza, è una proposta di legge che, con il suo aggancio alla soluzione data a livello parlamentare, poggia su basi, crediamo, serie ed obiettive, ovviamente criticabili soprattutto da chi si volesse abbandonare a valutazioni di carattere demagogico sicuramente migliorabile. Non si contesta che siano possibili soluzioni alternative in questa materia: certo, quella qui proposta cerca di avvicinarsi il più possibile a criteri obiettivi riconoscibili come validi da quanti affrontino con serenità questo argomento.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Fassino



FASSINO Giuseppe

Parlo in qualità di Presidente facente funzioni della I Commissione.
Questa proposta di legge è stata discussa ed esaminata dalla I Commissione ed approvata a maggioranza, così come peraltro sta scritto sulla facciata stessa della proposta. Debbo anche dire, per dovere di Presidente, che stamani uno dei Consiglieri, il Capogruppo del MSI, mi ha pregato di comunicare, non potendolo fare personalmente in quanto impossibilitato a partecipare alla seduta odierna, l'adesione del suo Gruppo a questa proposta di legge.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Noi abbiamo sempre affermato che occorre corrispondere adeguate indennità a coloro che svolgono un mandato pubblico, se si vuole che lo svolgano compiutamente. E' questo un concetto perfettamente democratico che contrasta con quanto sostenuto da qualcuno in tempi lontani: che le cariche pubbliche dovevano essere ricoperte a titolo gratuito, per il che ne venivano automaticamente esclusi coloro che non possono rinunciare al proprio lavoro, dal quale traggono i mezzi per vivere. Siamo quindi fermamente convinti dell'opportunità che si giunga ad una legge di istituzione regionale per definire questa indennità.
Tuttavia, non possiamo concordare su parte almeno della proposta che è stata qui avanzata, per alcune questioni di carattere, almeno a nostro giudizio, fondamentale. Noi respingiamo, ad esempio, il principio dell'agganciamento all'indennità parlamentare, perché un tale agganciamento metterebbe in movimento un meccanismo a catena molto complesso. Noi non ci identifichiamo con i parlamentari e vogliamo regolamentare con nostra legge, con nostri criteri il modo di retribuire coloro che svolgono il mandato di Consiglieri. Siamo per meccanismi che stabiliscano autonomamente un'indennità di presenza ben definita ed un'indennità collegata alla presenza, all'attività di carattere consiliare. Un'impostazione della legge che non contenga una differenziazione collegata alle presenze effettive non ci trova d'accordo, anche perché una corresponsione indifferenziata delle indennità costituirebbe un incentivo per chi non senta l'esigenza politica di partecipare sempre, come dovere primario, all'attività del Consiglio, a limitarsi a percepire mensilmente tali indennità senza dare presenza attiva a tutti i lavori del Consiglio.
La nostra adesione alla legge di istituzione delle indennità si collega anche al fatto che queste per i Consiglieri regionali sono giustificate dal lavorare essi praticamente come il Parlamento. Il complesso di materie che ci è stato attribuito, con un limitato numero di Consiglieri, ci costringe ad un lavoro di Commissione e di Consiglio, non soltanto, ma per chi voglia svolgere politicamente e concretamente bene il mandato, richiede un'attività di approfondimento e di studio di rapporti partecipativi con le forze politiche esterne tale da impegnare quasi totalmente il tempo dei Consiglieri. E' quindi, il nostro, un lavoro molto impegnativo, per il quale, ripeto, stabilire una indennità ad un certo livello è cosa giusta.
Precisata questa prima discordanza dall'impostazione data dalla maggioranza che presenta questa legge, siamo poi anche di diverso avviso per il livello di differenza fra organi esecutivi e organi del Consiglio cioè i Consiglieri. A nostro giudizio, per misurare l'ammontare della retribuzione non si può far riferimento tanto all'assunzione specifica di responsabilità a norma del nostro Statuto quanto all'attività che effettivamente ognuno svolge. E per l'esperienza che abbiamo fatto non riteniamo che l'impegno di tempo per gli Assessori sia molto superiore a quello per i Consiglieri, almeno per quanto riguarda il nostro Gruppo consiliare. Non è il caso di stare qui a prendere in esame l'attività di ogni singolo Consigliere (potremmo farlo qualora fosse necessario, ma in questo momento non interessa). Siamo dunque contrari alle differenziazioni che sono state previste, e questo è il secondo motivo del nostro contrasto.
Riteniamo, poi, che l'ammontare dell'indennità sia troppo elevato: per quanto molto inferiore a quello delle indennità parlamentari, tuttavia ha dei livelli, partendo da quelli per gli organi esecutivi per giungere a quelli per i Consiglieri, a nostro giudizio troppo alti, anche se le retribuzioni di funzionari di enti pubblici ad un certo livello non siano oggi inferiori alle cifre che qui sono proposte. E' un indirizzo sul quale non è facile mettere tutti d'accordo certo però che una nostra decisione di fissare quote più modeste di stanziamento effettivo dell'indennità potrebbe anche avere un utile effetto di calmiere.
C'è infine un ultimo elemento, certamente il più importante, che motiva la nostra opposizione; il rifiuto dei presentatori di inserire una norma in questa legge che vieti la cumulabilità all'indennità di carattere consiliare di gettoni o stipendi comunque percepiti da enti pubblici. Non ci riferiamo volutamente ad attività di carattere professionale, perch sappiamo benissimo che non è possibile pretendere che un professionista abbandoni completamente la propria professione, con il rischio, in caso di mancata rielezione, di non poter ritrovare l'attività che aveva intrapreso.
La richiesta è, a questo proposito, nel senso di ridurre al minimo questa attività professionale per dedicare il massimo delle proprie energie al Consiglio Regionale (e non mancheremo di verificare nella pratica l'adesione a questo principio, nel momento in cui le indennità avranno assunto il livello che voi proponete, per accertarci che nessuno segua l'altra strada, di dedicare il massimo di impegno alla propria attività professionale e il minimo consentito all'attività in Consiglio Regionale).
Non intendo in questo momento rivolgere ad alcuno accuse in particolare: indico soltanto un'esigenza che noi vorremmo vedere rispettata, e dico che verificheremo che lo sia.
D'altra parte, il principio della non cumulabilità è molto importante: perché noi pensiamo che nel momento in cui si assumono decisioni a livello di quelle che vengono prospettate possa non essere giusto che grazie a compensi per altre attività eventualmente finanziate dalla collettività le indennità finiscano con l'essere addirittura raddoppiate. Questo è un problema che noi lasciamo ai proponenti e che però non possiamo assolutamente condividere. Questi i motivi che ci vedono contrari alla proposta di agganciamento all'indennità parlamentare.
Siamo invece favorevoli a quella parte del dispositivo di questa legge regionale che riguarda i rimborsi spese per trasferte a Roma che ognuno di noi deve effettuare per intrattenere contratti necessari allo svolgimento del proprio mandato, per mantenere i legami con i parlamentari. E ancor più per quella parte che riguarda invece il trattamento pensionistico, che è una cosa molto importante proprio perché noi sappiamo benissimo come l'attività parlamentare, e l'attività di Consigliere regionale, svolta in continuità, può benissimo portare i singoli Consiglieri a giungere alle soglie dei sessant'anni senza aver potuto accumulare, per effetto dello stesso svolgimento del mandato, quel tanto di pensione che consenta loro di terminare dignitosamente la propria vita.
Il nostro atteggiamento è pertanto: voto contrario sulla prima parte voto favorevole sulla seconda parte, concernente i rimborsi e trattamento pensionistico.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Simonelli. Ne ha facoltà



SIMONELLI Claudio

Il Gruppo socialista ha firmato questa proposta di legge ed è ovviamente favorevole alla sua approvazione.
Questa proposta viene presentata dopo una lunga meditazione e dopo che diversi testi sono stati esposti e confrontati. Non è, ad essere sinceri molto lontana dal primo di questi testi, ma ci sembra che tenga sufficientemente conto delle diverse esigenze di cui ci siamo tutti preoccupati nei mesi scorsi: commisurare le indennità ai diversi incarichi dei diversi Consiglieri, tener conto di un rimborso spese forfetario globale, articolato secondo il disagio maggiore per coloro che risiedono più lontano da Torino, regolare la pensione e i rimborsi. Ci sembra quindi nel complesso, una proposta accettabile e riteniamo possa essere avallata senza particolari difficoltà.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare, per dichiarazione di voto il Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

Ho ascoltato con profonda attenzione quanto è stato detto dal collega Berti in ordine alla necessità che un'attività svolta nell'interesse della collettività, abbia un suo corrispettivo; questo proprio per quel rapporto che deve esistere e che deve consentire ad un certo momento al rappresentante degli elettori di poter svolgere in piena serenità il suo mandato.
Ritengo anche opportuna l'adozione, con un ridimensionamento percentuale del criterio con il quale vengono retribuiti i parlamentari nazionali, proprio per la funzione legislativa che viene svolta dai Consigli Regionali. E questo mi pare sia uno dei modi - a parte l'impopolarità di dover decidere noi stessi quanto dobbiamo percepire anche per richiamare l'attenzione sulla nostra funzione, notevolmente diversa da quella svolta da altri colleghi facenti parte di Consigli comunali e Consigli provinciali: la nostra è una funzione legislativa, che presuppone tutta un'attività anche di studio, di preparazione, di adeguamento ai problemi.
Sul criterio della non cumulabilità di altri proventi che possano venire da diversi incarichi pubblici debbo apertamente dissentire dalla tesi del collega Berti, non per spirito polemico ma per logica e obiettiva corrispondenza a quanto egli stesso diceva dell'esser riconosciuto nei confronti del professionista. Se al professionista - non parlo certo nel mio interesse, dato che il mio interesse è già tutelato - viene lasciata per l'attività che svolge, quale premio per le responsabilità che si assume, la possibilità di cumulare agli emolumenti che riceve per l'attività in Consiglio Regionale quelli derivanti dalla sua professione perché in caso di assunzione di responsabilità pubbliche, che devono essere soppesate in pieno per quelle che sono responsabilità pubbliche (c'è da presumere che chi assume questi incarichi li assolva nel pieno della coscienza, non dovrebbe essere consentito un premio aggiuntivo per l'aggravio di impegni che viene a pesare sulla persona fisica e psichica di chi se ne fa carico?) In questi termini, a mio modo di vedere, va affrontato questo problema.
E' una questione, quella che stiamo trattando, che può essere impopolare, che però ha a fondamento il giusto riconoscimento che chi si impegna, chi paga di persona, chi rischia nelle scelte, nelle responsabilità che assume, deve poter trarre un giusto compenso della sua attività. E' stata posta sul tappeto la valutazione del modo in cui da parte di ciascuno viene svolto il proprio mandato, se in conformità dell'ampiezza dell'incarico rappresentativo ricevuto dagli elettori dedicandovi in misura massima le proprie energie: questo però non riguarda più la nostra sfera di legislatori ma la persona singola nel suo foro interno e cioè un suo problema etico. Nel corso della mia permanenza in questo Consiglio Regionale debbo comunque dire di aver sempre rilevato da parte di tutti i colleghi il massimo attaccamento a questo lavoro, un dinamico fervore di attività. E mi pare proprio che, trovandoci in cinquanta con gli impegni che ci legano alle otto Commissioni in cui siamo divisi, con i lavori in Consiglio Regionale, con le incombenze esterne che l'attività politica, legislativa e amministrativa comporta per gli appartenenti ad un Consiglio Regionale, nessuno di noi sia qui in una posizione soltanto di favore e possa astenersi dal compiere compiutamente il suo dovere: se qualcuno tuttavia dovesse farlo, torno a ripetere, dovrà vedersela prima di tutto con la sua coscienza, e poi risponderne di fronte all'elettorato: perché così vuole la democrazia.
Questa legge mi pare contribuisca a farci assumere dignità e responsabilità nelle nostre funzioni, sia pure forse a scapito della popolarità, a causa di una certa impostazione del problema: con essa noi esprimiamo chiaramente l'intenzione di farci carico delle nostre responsabilità, sia dal punto di vista di legislatori che da quello di amministratori.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare per dichiarazione di voto il Consigliere Vera.



VERA Fernando

Il Gruppo socialista democratico ha aderito alla proposta ed è ad essa favorevole, proprio in considerazione delle ragioni che all'inizio del suo discorso ha esposto il collega Berti: perché consideriamo l'attribuzione di un'indennità ai Consiglieri regionali un fatto democratico, nel senso che elimina quella concezione dell'attribuzione delle cariche per censo che tanta parte ha avuto nella storia del nostro Paese e che ha costituito una delle remore frapposte alla partecipazione delle classi popolari alla vita pubblica.
Siamo pure favorevoli all'aggancio all'indennità parlamentare, sia perché riteniamo che parzialmente le funzioni di Consigliere regionale siano funzioni di tipo parlamentare, sia anche per l'importanza stessa della rappresentanza popolare che viene ad avere attraverso l'elezione il Consigliere regionale, che ci può commisurare a quella del parlamentare nazionale. Avremmo forse preferito un collegamento alla presenza alle sedute ed ai lavori di Commissione. Però ci soffermiamo anche a riflettere sul fatto che questo rischierebbe di portare ad una finzione, come molte volte purtroppo vediamo che si verifica nei Parlamenti nazionali, oltre ad essere in certo qual senso lesivo della dignità del Consigliere regionale.
Pensiamo sia meglio lasciare al giudizio del Consiglio Regionale stesso, e in ultima analisi, poi, al giudizio degli elettori la valutazione dell'impegno e dell'attività portata dal Consigliere regionale; impegno che indubbiamente, anche in relazione proprio al fatto che questa situazione economica consente uno svincolamento del Consigliere regionale da una sua attività professionale, penso tutti i Consiglieri regionali debbano sentire profondamente.
Vorrei fare un'ultima osservazione di carattere particolare che ho sentito sollevare da alcuni colleghi e che mi pare vada tenuta in conto per ragioni di giustizia (essendo scapolo, almeno per il momento, non posso essere sospettato di parlare per interesse personale!): non è stata prevista la reversibilità della pensione. A mio avviso, si dovrebbe colmare questa lacuna, perché come avviene per qualsiasi altro lavoratore, non dobbiamo soltanto preoccuparci, come diceva Berti, della condizione nella tarda vecchiaia del Consigliere regionale ma anche della eventuale sua vedova (i Consiglieri sposati facciano i debiti scongiuri, perché non vorrei acquisire fama di menagramo).



PRESIDENTE

C'è un complesso freudiano, però, nel suo intervento: si direbbe che sia prossimo, a passare ad una posizione diversa.
Allora, le dichiarazioni di voto sono concluse. Passerei alla lettura dei singoli articoli della proposta, su ognuno dei quali si dovrà votare per appello nominale.
"Art. 1 - Indennità di carica.
L'indennità di carica spettante ai sensi dell'art. 12 dello Statuto ai Consiglieri regionali è determinata nella misura del 55 per cento dell'indennità mensile globale lorda spettante ai membri del Parlamento della Repubblica italiana ai sensi della legge 31 ottobre 1965 N. 1261.
L'indennità è corrisposta in dodici rate mensili con decorrenza dalla prima convocazione del Consiglio Regionale dopo la proclamazione degli eletti e fino alla cessazione del mandato.
Ai componenti il Consiglio Regionale cui siano conferiti gli incarichi previsti dallo Statuto l'indennità di carica è invece commisurata alle seguenti percentuali dell'indennità parlamentare di cui al precedente comma: Presidente della Giunta Regionale e Presidente del Consiglio Regionale: cento per cento Vicepresidente della Giunta Regionale: 85 per cento Assessori regionali e Vicepresidenti del Consiglio Regionale: 75 per cento Componenti l'Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale e Presidente di Commissione legislativa permanente del Consiglio Regionale: 35 per cento.
L'indennità di carica è corrisposta in dodici rate mensili, con decorrenza del conferimento dell'ufficio o dell'incarico e fino alla cessazione dell'ufficio, o dell'incarico comunque motivata".



PAGANELLI Ettore

Ritengo occorra apportare una correzione: "Presidenti di Commissione legislativa", non "Presidente".



PRESIDENTE

D'accordo. Nessun altro chiede di parlare sull'articolo?



VIGLIONE Aldo

Io direi "Presidenti di Commissione permanente", cancellando il "legislativa".



GANDOLFI Aldo

La dizione dello Statuto parla di Commissione legislativa: dobbiamo rifarci a quella.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

L'art. 1 è approvato con seguente esito: Presenti e votanti: 40 Hanno risposto SI: 29 Consiglieri Hanno risposto NO: 11 Consiglieri.
Passiamo all'art. 2- "Rimborso delle spese. Ai componenti il Consiglio Regionale compete il rimborso delle spese per l'espletamento del loro mandato nella seguente misura lorda mensile: L. 120.000 per i Consiglieri regionali che abitano nel Comune di Torino od in comuni la cui distanza da Torino non superi i 25 chilometri L. 160.000 per i Consiglieri regionali che abitano in Comuni la cui distanza da Torino è compresa fra i 25 e i 50 chilometri L. 200.000 per i Consiglieri regionali che abitano in Comuni la cui distanza da Torino è compresa tra i 50 e i 100 chilometri L. 240.000 per i Consiglieri regionali che abitano in Comuni la cui distanza da Torino supera i 100 chilometri".



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

L'art. 2 è approvato con il seguente esito: Presenti e votanti: 39 Hanno risposto SI: 28 Consiglieri Hanno risposto NO: 11 Consiglieri.
Passiamo all'art. 3 - "Trattamento di missione.
Al Presidente della Giunta Regionale, al Presidente del Consiglio Regionale, agli Assessori regionali, ai componenti dell'Ufficio di Presidenza, ai Presidenti delle Commissioni legislative permanenti che si recano fuori sede per ragioni del loro ufficio, spettano il rimborso delle spese di viaggio e l'indennità di missione di cui al quarto comma del presente articolo.
Il rimborso delle spese di viaggio e l'indennità di missione di cui al precedente comma spettano altresì ai Consiglieri nel caso in cui siano stati ad essi affidati dal Consiglio Regionale speciali incarichi che comportino trasferte fuori sede.
Ad ogni Consigliere, in relazione alla sua appartenenza alle Commissioni legislative parimenti del Consiglio, spetta il rimborso spese per viaggi dal luogo di residenza alla capitale e ritorno, effettuati a mezzo aereo o per ferrovia, fino ad un limite di numero cinque viaggi annuali.
Il rimborso delle spese per i viaggi in ferrovia, in aereo o su altri servizi di linea viene corrisposto nel limite del costo del biglietto di prima classe e degli eventuali supplementi, nonché del costo per l'uso di un posto-letto in compartimento singolo. Per i viaggi che l'interessato dichiari di aver compiuto con automezzo proprie, il rimborso è corrisposto nella misura prevista dalle leggi relative alle trasferte eseguite per conto di enti pubblici.
L'indennità di missione è stabilita nella misura di L. 15.000 nette al giorno. L'indennità è aumentata del 20 per cento per le missioni compiute fuori del territorio nazionale.
L'indennità di missione ed il rimborso delle spese ai Consiglieri regionali sono corrisposti sulla base dei documenti presentati all'Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale.
Per quanto non previsto nel presente articolo si applicano le norme della legge 15 aprile 1961 n. 291 e successive modificazioni ed integrazioni".



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

L'art. 3 è approvato con il seguente esito: Presenti e votanti: 39 Hanno risposto SI: 39 Consiglieri.
All'art. 4 è stato proposto un emendamento da parte del collega Consigliere Viglione, al terzo comma: "La Giunta Regionale previo parere della Commissione permanente, è autorizzata ad affidare il relativo servizio a trattativa privata ad istituto ecc. ecc." Noto però che mentre prima abbiamo parlato di "Commissione permanente legislativa" qui parliamo solo di "Commissione permanente": per non avere una discrasia nel testo della legge, quindi per ragioni di uniformità bisognerà usare sempre l'una o l'altra delle due dizioni.
Sulla proposta di emendamento ha facoltà di parlare l'Assessore Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Accedo allo spirito della proposta, però suggerirei che questo articolo fosse così formulato: "La Giunta Regionale è autorizzata, sentita la I Commissione legislativa permanente del Consiglio Regionale, ad affidare il relativo servizio a trattativa privata ad istituti di assicurazioni operanti in sede nazionale e ad approvare il capitolato delle condizioni da porre a base dell'affidamento e in prosieguo le condizioni convenute".
Faccio ancora notare che questo articolo, nel testo che ho in mano e penso sia lo stesso che ha il Presidente del Consiglio, porta un errore alla nona riga: non è esatto "salva l'approvazione" ma "salva l'opzione".



PRESIDENTE

Il Consigliere Viglione ha seguito attentamente la lettura di questo nuovo testo? Lo accetta, cioè è d'accordo di proporre l'emendamento nel testo ora letto dall'Assessore Paganelli?



VIGLIONE Aldo

Ho ascoltato la lettura. Stavo solo ora cercando di persuadere il Consigliere Dotti che l'emendamento da me proposto non contiene alcunché di innovativo, ma è soltanto un miglioramento del testo preesistente, che suonava cosi: "La Giunta Regionale, sentita la I Commissione legislativa permanente, affida il relativo servizio ecc. ecc.", per cui sembrava che la Giunta Regionale affidasse, mentre era il Consiglio ad autorizzare la Giunta.
Comunque, il mio parere è che fosse più giusto dire: "La Giunta Regionale, previo.."



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Mi pare che potresti già esser contento di aver ottenuto la precisazione che la Giunta viene autorizzata dal Consiglio.



PRESIDENTE

Vorrei la collaborazione del Consiglio per risolvere un problema procedurale: dobbiamo rifare la votazione sul primo e secondo punto di questo articolo, sui quali non vi sono modifiche, e poi votare nominativamente sulla modifica, o intendiamo questa modifica senz'altro incorporata nel testo nuovo?



GANDOLFI Aldo

Poiché i presentatori l'accettano, può entrare nel testo senza bisogno di votazione.



PRESIDENTE

Secondo me, va votata, altrimenti possono poi nascere contestazioni.
Io direi questo: siamo d'accordo di votare l'art. 4 come già compilato con il testo testé proposto dall'Assessore Paganelli? Ci sono opposizioni? All'unanimità, allora, si concorda di passare alla votazione dell'art. 4 nel testo che risulta formulato con l'enucleazione di questo capitolo l'inclusione nel testo del capitolo Paganelli, e la correzione, di ordine puramente formale e materiale, per cui il termine "approvazione" si muta in "opzione" D'accordo? Allora votiamo in questo senso sull'art. 4.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

L'art. 4 è approvato con il seguente esito: Presenti e votanti: 39 Hanno risposto SI: 39 Consiglieri.
Veniamo all'art. 5: "Finanziamento degli oneri". Chiede di parlare l'Assessore Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Nel testo a mie mani, che penso sia sempre il testo che ha nelle mani anche il Presidente, rilevo un errore, al secondo comma: "A partire dal 1° aprile 1972, agli oneri finanziari derivanti dall'applicazione degli artt. 1, 2, 3 e 4 della presente legge, previsti in lire 450 milioni". Non è esatto 450, ma 480, e infatti aggiungendo 480 a 160 si hanno i 640 milioni previsti anche per gli anni successivi. Ritengo si sia commesso semplicemente un errore di copiatura.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Voglio far presente che, essendo il finanziamento unico, noi votiamo contro il riferimento alla prima parte della deliberazione.



PRESIDENTE

Dò lettura del testo dell'articolo: "Agli oneri finanziari derivanti dall'applicazione degli articoli 1, 2 3 e 4 della presente legge, previsti in lire 300 milioni per l'anno 1970 in lire 640 milioni per l'anno 1971 e in lire 160 milioni per il primo trimestre dell'anno 1972, si fa fronte con i fondi attribuiti alla Regione Piemonte, nei corrispondenti periodi ai sensi degli articoli 7 e 16 della legge 16 maggio 1970 n. 281.
A partire dal 1 aprile 1972, agli oneri finanziari derivanti dall'applicazione degli articoli 1, 2, 3 e 4 della presente legge, previsti in lire 480 milioni per l'anno 1972 e in lire 640 milioni per gli anni successivi, si farà fronte con le entrate attribuite alla Regione Piemonte ai sensi dell'articolo 7 della legge 16 maggio 1970, n. 281, e con il provento dei tributi propri di cui alla legge regionale 29 dicembre 1971 n. 1, a carico dei capitoli che saranno iscritti nei corrispondenti bilanci di previsione".
Nessuno più chiede la parola sull'articolo testé letto? Passiamo allora all'appello.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

L'art. 5 è approvato con il seguente esito: Presenti e votanti: 39 Hanno risposto SI: 28 Consiglieri Hanno risposto NO: 11 Consiglieri.
Per concludere, occorre ora votare una sesta volta, per appello nominale, la legge nel suo complesso.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Il testo della legge nel suo complesso è approvato con il seguente esito: Presenti e votanti: 39 Hanno risposto SI: 28 Consiglieri Hanno risposto NO: 11 Consiglieri.


Argomento:

Esame del progetto di legge sulle indennità ai componenti il Consiglio Regionale

Argomento:

Ordini del giorno (annuncio)


PRESIDENTE

Vorrei informare il Consiglio che sono pervenuti diversi ordini del giorno, che dovrebbero essere letti a conclusione di seduta, come preannuncio per la seduta successiva. Come abbiamo fatto altre volte, se i Consiglieri sono consenzienti, li manderemo unitamente all'avviso di convocazione, in maniera che possano prenderne visione direttamente.


Argomento:

Ordini del giorno (annuncio)

Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Il punto ottavo dell'o.d.g. reca: "Deliberazione del Consiglio Regionale per alcune richieste di adozione di una procedura abbreviata per l'esame di diversi progetti di legge", che sono precisamente: il progetto Ferraris-Besate in materia di assistenza farmaceutica quello Besate-Revelli su "Nomina dei componenti i Consigli di amministrazione degli Istituti professionali di Stato" quello recante il n. 30 dei consiglieri Besate-Revelli ed altri, su "Norme provvisorie relative allo svolgimento delle funzioni in materia di formazione professionale" quello recante il numero 31, di iniziativa dei Consiglieri Besate Revelli ed altri, sulle "Norme provvisorie sullo svolgimento delle funzioni di cui all'art. 3 del D.P.R. n. 10 in materia di Consorzi provinciali per l'istruzione tecnica" quello recante il n. 33, di iniziativa della Giunta Regionale, sulla "Istituzione dell'assistenza farmaceutica ed integrativa ai titolari di pensione della gestione speciale Coltivatori diretti".
C'è poi, da parte del Presidente della VI^ Commissione, anche a nome dei presentatori del progetto di legge n. 27 sull'estensione dell'assistenza farmaceutica ed integrativa ai titolari di pensioni delle gestioni speciali lavoratori autonomi, la richiesta di esame con procedura d'urgenza a sensi dell'art. 44 dello Statuto e secondo i tempi fissati dall'art. 11 del Regolamento.
Ha chiesto di parlare il Presidente della Giunta. Ne ha facoltà



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Faccio presente che nella riunione dei Capigruppo si era deciso di esaurire questa sera alcuni argomenti che sono stati ormai esauriti: non si era messo in conto l'esame di questa richiesta. Chiedo che si rimanga aderenti a quanto stabilito in sede di riunione di Presidenti dei Gruppi perché evidentemente su alcuni di questi argomenti credo che la discussione meriti un approfondimento che a quest'ora non sarebbe obiettivamente possibile. Il Consiglio Regionale è d'altronde convocato a breve scadenza penso quindi si possa rinviare la questione, se mai, all'inizio della prossima seduta.



PRESIDENTE

In effetti, era stata raggiunta un'intesa per la discussione dei punti che abbiamo ora ultimato di esaminare. Peraltro io mi sono trovato davanti l'ordine del giorno con le suddette richieste di procedura d'urgenza e ho dovuto farle presenti al Consiglio. Sono comunque disponibile a rinviare la deliberazione su questo argomento alla prossima seduta, ponendolo come primo punto all'ordine del giorno, prima ancora del bilancio, in maniera che questo possa essere esaurito. Non ci sono riserve da parte di coloro che hanno avanzato la richiesta di procedura d'urgenza? Allora, il punto 8 viene aggiornato.
Alla stessa maniera viene aggiornata per essere discussa in altra seduta la proposta, che non so bene se sia di mozione o di ordine del giorno, presentata questa mattina, nel corso della discussione, da parte dell'avv. Vecchione, recante le firme Marchesotti, Sanlorenzo e Vecchione se ho decifrato bene quest'ultimo nome, poco chiaro, relativamente all'impegno per la Giunta Regionale di predisporre un'immediata iniziativa politica, di concerto con tutte o almeno parte delle Regioni italiane, con impegni di convocazione dei parlamentari piemontesi.
La seduta è tolta. Il Consiglio è convocato per i giorni 6 e 7 luglio.



(La seduta ha termine alle ore 23,45)



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