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Dettaglio seduta n.95 del 08/06/72 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE OBERTO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Debbo informare il Consiglio che le Organizzazioni sindacali hanno indirizzato alla presidenza del Consiglio ed anche ai Capigruppo un telegramma con il quale richiedono un incontro con il Consiglio: lo proponevano per questa mattina alle 9,30; lo abbiamo invece fissato per le 15. I Capigruppo sono pertanto invitati a trovarsi, per incontrare questa delegazione di tessili e i loro rappresentanti sindacali, alle 15 in questa sede.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio

Argomento:

Approvazione verbali sedute precedenti


PRESIDENTE

Procediamo all'esame dei punti all'ordine del giorno. Punto primo dell'o.d.g.: "Approvazione verbali sedute precedenti".
Prego il Consigliere Segretario di volerne dare lettura.



GERINI Armando, Segretario

Procede alla lettura del processo verbale delle adunanze antimeridiana e pomeridiana del 18 maggio, pomeridiana del 19 maggio, antimeridiana e pomeridiana del 25 maggio



PRESIDENTE

Vi sono osservazioni sui verbali che sono stati letti? Nessuno chiede di parlare? Nessuno ha osservazioni? Allora si considerano approvati all'unanimità.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Interpellanza dei Consiglieri Berti e Rivalta sulla costituzione della Società STEF


PRESIDENTE

Punto secondo dell'o.d.g.: "Interpellanze e interrogazioni".
C'è anzitutto una interrogazione Berti - Rivalta del 30 marzo '72: "Costituzione della Società STEF - Partecipazione e finalità della medesima". Risponde il Presidente. Prego il Vicepresidente di assumere la presidenza in mia vece.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SANLORENZO



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rivalta per illustrare l'interrogazione. Ne ha facoltà.



RIVALTA Luigi

La nostra interpellanza ha preso origine da una notizia apparsa nel mese di febbraio su un giornale, che informava della avvenuta costituzione di una società per studi tecnici, economici e finanziari (la sigla è per l'appunto STEF), avente lo scopo di operare nel campo delle opere civili delle opere industriali e delle opere infrastrutturali, nonché quello della pianificazione urbanistica dell'organizzazione territoriale.
Sono questi settori su cui in passato l'iniziativa privata ha avuto una grande influenza e ampia possibilità di intervento; quindi, sotto questo profilo non stupisce che altre società private intervengano in questo campo. Il fatto, però, assume aspetti preoccupanti proprio per le caratteristiche e le conseguenze che l'intervento privato in questa materia ha avuto nel passato e che ha corrisposto ad una posizione dell'Ente pubblico subordinata agli interessi e all'iniziativa di carattere privato una posizione dell'Ente pubblico dipendente certamente dall'ordinamento amministrativo del nostro Stato, arretrata e derivante da una visione centralizzata dei poteri, ma dipendente anche da una precisa volontà politica che ha caratterizzato la posizione dell'Ente pubblico in funzione di semplice garante dell'iniziativa privata, un ente pubblico che è venuto ad assumere un atteggiamento di neutralità rispetto all'iniziativa privata un atteggiamento che ha portato ad una autolimitazione di tipo politico, di tipo culturale e di tipo ideologico dell'Ente pubblico.
Gli ambiti di intervento di questa Società STEF riguardano le - opere infrastrutturali, l'organizzazione del territorio e la pianificazione urbanistica; riguardano cioè un ambito di materie che hanno una grossa incidenza, una capacità di determinazione sulle condizioni di vita sull'organizzazione delle comunità, quindi investono problemi che hanno aspetti e natura di carattere sociale. Le conseguenze di una estesa partecipazione della iniziativa privata nei confronti di una neutralità dell'Ente pubblico sono quelle negative che tutti conosciamo sul piano dell'organizzazione territoriale, della pianificazione urbanistica (tutti siamo concordi nel dire che non si tratta affatto di pianificazione urbanistica ma della sua negazione, non si tratta di organizzazione territoriale ma della sua negazione). Esse hanno determinato profonde deformazioni sul piano della infrastrutturazione del territorio, con accentuazione ed esaltazione di quelle infrastrutture che hanno operato una espansione di determinati consumi, in particolare quelli privati, e una riduzione, anzi, una nullificazione in molti casi, di consumi di carattere sociale. Basti pensare alla differenza che esiste nel nostro territorio fra chilometri di autostrade, di viadotti, di trafori e la presenza di chilometri di fognatura, molto spesso anche di acquedotti, persino della illuminazione elettrica della nostra Regione.
La riforma regionale era stata intesa come un momento di accentuazione dei poteri, delle autonomie dell'Ente pubblico proprio per correggere le deformazioni determinate nel passato dalla assenza dell'Ente pubblico in questi campi; essa aveva pertanto suscitato un'attesa, una aspettativa di potenziamento della autonomia degli Enti locali, di capacità maggiore di intervento dell'Ente pubblico, per assumere tutta la responsabilità di questi problemi, di questi fenomeni che hanno un carattere sociale. Ecco quindi che nei confronti di questa problematica, di questa esigenza politica di una maggiore responsabilità dell'Ente pubblico, la costituzione di una società come la STEF non poteva di per sé non richiamare la nostra attenzione. Cioè, non poteva non essere oggetto di nostro interesse specifico il fatto che mentre la Regione continua a non darsi gli strumenti, continua ad astenersi dall'assumere una posizione politica determinante su questi problemi, società private vadano potenziando la loro possibilità di intervento nella materia. E quindi, di per sé, questo fatto ci ha indotto a richiamare l'attenzione del Consiglio sulle responsabilità della Regione per accelerare, ricercare le occasioni di intervento in materia.
C'è però, oltre a questi motivi, un altro elemento che ha attratto la nostra attenzione: la composizione del Consiglio di amministrazione di questa società. Ne fanno parte esponenti del mondo politico, di partiti individuabili all'interno di quella nuova centralità di cui oggi si fa tanto parlare, e fra questi i massimi esponenti politici della Regione: il Presidente del Consiglio e il Presidente della Giunta, nonché alcuni massimi ex funzionari della struttura amministrativa della Regione. Mentre la Regione stenta ad utilizzare tutte le forze di cui dispone per svolgere in modo democratico le funzioni che ad essa competono nel campo dell'urbanistica e in quello della infrastrutturazione, mentre la Regione manca di strumenti adeguati per poter intervenire in questo campo, i suoi massimi esponenti politici ed amministrativi sono impegnati in prima persona in una iniziativa che ha ambiti di competenza propri della Regione contemplati nei decreti delegati ai sensi dell'art. 117 della Costituzione.
Cioè, questi massimi esponenti politici e amministrativi della Regione operano, in materia di competenza della Regione e in assenza di una posizione della Regione, fuori dall'iniziativa dell'Ente pubblico.
Non ci tranquillizza per niente il fatto che questa nuova Società é, a detta dei giornali, la proliferazione di una Società precedente, quella del traforo del Frejus; anzi, il rapporto di origine ci pone una serie di altri problemi. L'esempio di operatività portata proprio da questa società, come quella del Frejus, come altre operanti nell'area metropolitana torinese che hanno spostato al di fuori dell'Ente pubblico, delle assemblee elettive le decisioni in materia, sono elemento di preoccupazione: pensavamo che queste cose non dovessero più verificarsi, invece le vediamo protratte al 2000 attraverso questa società, perché questa è la scadenza che essa si è fissata. C'e un'estensione di obiettivi e di competenze, perché non si tratta soltanto più di un lavoro specifico ma di intervenire su tutta la sfera, che può consentire una indicazione generica, come quella delle infrastrutture, come quella dell'urbanistica e dell'organizzazione territoriale; quindi, un allargamento, anche, delle intenzioni di intervento di questa società.
Anche il fatto che il rapporto di origine sia, come si dice, quello del Frejus, delle opere infrastrutturali e viarie che si intende fare nella Valle di Susa non ci tranquillizza, proprio perché, con riferimento appunto alla Val di Susa, in particolare a Bardonecchia, si è visto che iniziative prese di carattere privato, fuori dal controllo di un Ente pubblico, hanno portato a degenerazioni gravissime, come quella addirittura mafiosa nel caso di Bardonecchia, tanto che la Regione ha ritenuto intervenire con una Commissione di indagini per cercar di recuperare un momento di intervento dell'Ente pubblico che non c'era stato in precedenza. L'Ente pubblico deve assumersi la responsabilità, attraverso le opere infrastrutturali attraverso l'organizzazione del territorio, di controllare tutto quanto mediante queste opere si va costruendo sul piano degli interessi, della speculazione, per eliminare interessi, speculazioni e rapporti mafiosi nel campo del lavoro che si sono andati creando.
Pertanto, nella situazione attuale, data dalla costituzione di questa società STEF e dalle condizioni reali, operative e strumentali, della nostra Regione, vediamo confluire ancora i due aspetti di un atteggiamento passivo dell'Ente pubblico, neutrale, e di una esaltazione del potenziale di intervento e di iniziativa di una società privata. Su entrambi questi aspetti operano le stesse persone: esse governano la Regione, governano questa società.
Noi riteniamo che questo sia un elemento di non chiarezza, politica soprattutto, che non giova certamente alle esigenze attuali di superamento di questa fragile possibilità di intervento della Regione, che non giova certamente alla costruzione di un rapporto democratico fra Regione e cittadini, che rende più difficile il cammino verso l'acquisizione di una capacità egemonica, politica e tecnica e culturale della Regione in questo campo, che costituisce una indicazione non probante alla assunzione di un potere di intervento della Regione. Un atto che può essere inteso come volontà di assumere ancora un atteggiamento di neutralità, culturale e tecnica, di neutralità ideologica nei confronti delle possibilità dell'iniziativa privata.
Non vogliamo fare qui processi alle intenzioni - i fatti ci consentiranno un giudizio ponderato -; ma la stessa ampiezza territoriale entro cui si vuole operare, in Italia e all'estero, suggerisce dubbi fondati che si possa giungere ad introdurre proposte e pressioni per un assetto del territorio piemontese non deciso dall'ente pubblico, non deciso dalla comunità regionale ma rivolto piuttosto ai processi di concentrazione del Centro-Europa che sono in atto per opera delle concentrazioni monopolistiche torinesi, strutturato congenialmente alla logica di accumulazione che è propria di queste strutture economiche, e che promuoveranno ancora iniziative per estendere i consumi che queste attività vanno determinando. Possibilità, quindi, ancora, di imporre condizionamenti sia al livello di formulazione delle decisioni sia nella costituzione di un modello di vita nella nostra comunità regionale, e di incentivare ancora quella logica di dinamismi fondata sugli squilibri e su determinati consumi.
Questi rischi sono tanto maggiori quando le stesse persone hanno incarichi politici e incarichi privati, racchiudono nelle loro persone poteri di carattere politico, di carattere finanziario, di carattere tecnico. Sono quindi, questi elementi di una equivocità e di non chiarezza politica che noi chiediamo vengano risolti, e per questa ragione, oltre che per quella prima che io avevo affrontato, noi abbiamo presentato l'interpellanza che chiede lo scioglimento di questi elementi di ambiguità lo scioglimento di questi elementi di incompatibilità politica.



PRESIDENTE

Ha facoltà di rispondere il Presidente Calleri.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

A parte le considerazioni di carattere generale che sono state qui svolte dal collega Rivalta, desidero innanzitutto precisare, proprio per evitare l'introduzione di elementi di equivoco che possono far sembrare una montagna quello che in realtà è un topolino, i contenuti operativi di questa società STEF di cui si è parlato, in relazione ai compiti che essa ci propone.
La Società STEF, il cui capitale ammonta a L. 5.000.000, è stata promossa e costituita dalla Società Autostradale del Frejus, la quale si può anche considerare una società privata, atteso che è una società per azioni, ma credo che ai Consiglieri interpellanti non sia sfuggito il piccolo particolare che è costituito da enti locali e da istituti di diritto pubblico. L'oggetto sociale della STEF, contemplato dallo statuto della Società, è stato come è consuetudine per ogni società per azioni previsto aperto a tutte le possibili implicazioni di attività conseguenti allo scopo principale, e ciò al fine di non incorrere in possibili ostacoli di ordine giuridico, nella esplicazione concreta della attività progettuale sopracitata, che è e resta la ragione per cui si è ritenuto opportuno costituire la Società STEF.
Fra gli scopi di questa Società e le specifiche competenze degli organi regionali non vi è pertanto alcuna sorta di incompatibilità, come non vi è incompatibilità tra l'attività professionale di qualsiasi progettista e la sua appartenenza al Consiglio Regionale, e ciò evidentemente in termini generali.
Sulla base di queste ovvie considerazioni, i componenti del Comitato direttivo della Società per Azioni SITAF che hanno incarichi e responsabilità a livello dell'Ente Regione hanno ritenuto di poter far parte del Consiglio di amministrazione della STEF, interamente formato dal Comitato esecutivo della SITAF, così come il collegio sindacale è lo stesso della SITAF medesima. La STEF, in sostanza, è sorta come società di progettazione al servizio della SITAF ed è espressione della stessa per realizzare progettualmente le finalità; non diversamente da quanto ha ritenuto opportuno compiere, ad esempio, la Società autostradale dell'IRI costituendo una analoga società progettuale, che è la Società SPEA, ed altre società sempre di carattere progettuale, come l'ITALSTAT ed altre.
L'opportunità per la SITAF di avere una propria società di progettazione va ricercata, fra l'altro, nei risparmi realizzabili, nella maggiore e migliore possibilità di sincronizzare i tempi di progettazione e i conseguenti tempi di costruzione, nonché di riportare ad un unico responsabile centro e di guidare la molteplicità e complessità degli interventi tecnici e finanziari relativi all'opera da realizzare.
Allo stato attuale delle cose, l'impegno progettuale al servizio della SITAF da parte della STEF assorbirà completamente l'attività di quest'ultima, e quindi non vi è assolutamente la benché minima lontana possibilità, probabilità o volontà, atteso il compito specifico che la STEF si propone, che questa faccia qualcosa di diverso dalla attività progettuale relativa al traforo del Frejus e alla autostrada di allacciamento al Frejus stesso.
Vorrei poi far osservare, per quelle implicazioni di carattere urbanistico generale alle quali si è riferito il Consigliere collega Rivalta, che da una attenta lettura dei decreti delegati non dovrebbe essere sfuggito il particolare che per quanto riguarda la classificazione delle strade e la competenza relativa tra i diversi organi preposti alla viabilità, alla costruzione delle infrastrutture varie, le costituzioni delle autostrade sono rimaste di competenza dello Stato e degli organi dello Stato; il che non significa affatto una posizione di indifferenza degli enti locali, che per legge sono anche, fra l'altro (gli enti locali territoriali, i comuni), coloro che redigono e coloro che approvano i piani regolatori. Peraltro, per quanto riguarda le autostrade, essendo preminente l'interesse dello Stato, il compito degli enti locali, evidentemente dopo una fase di discussione, che vi è sempre stata, la competenza anche nella determinazione delle indicazioni territoriali del tracciato autostradale resta pur sempre allo Stato. Del resto, voi sapete - e credo che sappia molto bene il collega Rivalta - che, al limite, i piani regolatori dei singoli Comuni per quanto riguarda le indicazioni viarie relative alle autostrade, devono necessariamente, ove non sia possibile ottenere eventuali modificazioni da parte dell'ANAS, recepire le indicazioni del Ministero dei Lavori pubblici, proprio per la competenza specifica che questo Ministero, e comunque lo Stato, si è riservata in ordine a queste infrastrutture viarie.
Non si viene nemmeno, dal punto di vista del controllo, a verificare minimamente, a parte il tipo di struttura, il tipo di partecipazione a questa società, una condizione di incompatibilità e di contrasto di interessi. Atteso poi che questa società autostradale, la SITAF, è a larghissima partecipazione pubblica, ed è costituita in base ad una legge dello Stato, quelle incompatibilità che potrebbero ventilarsi ove si trattasse oggettivamente di una società a capitale privato, di una società in cui non fosse già di per sé stessa dalla presenza dell'ente pubblico garantito l'interesse pubblico, non possono evidentemente sussistere, anche in riferimento a questa specifica competenza che lo Stato si è riservato.
Quanto alla Società che la SITAF ha figliato proprio ai fini della progettazione dei suoi lavori, si tratta di problema interno alla Società che segue, d'altronde, ciò che ha fatto la Società autostrade dell'IRI, ai fini di una più precisa sincronizzazione degli interventi progettuali e degli interventi esecutivi. In definitiva, la STEF è una società che opera al servizio della SITAF, e che solo apparentemente - desidero dichiararlo con chiarezza, perché mi rendo conto che l'espressione "esercita attività progettuale" ecc. ecc. possa far pensare che questa attività abbia un riferimento di qualunque tipo, di qualunque genere - si può arrivare a quelle considerazioni che sono state qui svolte dal Consigliere Rivalta, di una proiezione anche verso l'estero (mi pare si sia riferito ad una grossa zona di industrializzazione di Marsiglia): dell'estero qui si è parlato semplicemente perché, terminando il traforo in territorio francese, occorre che sia contemplata nello statuto della Società anche la possibilità di operare in connessione con la progettazione del traforo, tanto più che l'accordo fra la Società francese per la costruzione del traforo e quella italiana prevede esattamente una progettazione fatta insieme dalle due Società e quindi questa Società di progettazione deve, nel suo stesso statuto, contemplare la possibilità di lavorare all'estero, altrimenti si porrebbe evidentemente in una condizione di blocco dal punto di vista giuridico.
Non vorrei, quindi, che per quelle precauzioni che sempre, in ogni statuto, di società, si prendono ai fini di evitare che degli interventi possano collocarsi al di fuori della legittimità statutaria, si dovesse ritenere che questa Società intende essere una società progettuale come ne sorgono e ne sono sorte tante anche in cooperative di professionisti e cose di questo genere. Questa Società è stata promossa e costituita con lo scopo, di fatto, ancorché nello Statuto dichiari in modo generico le proprie competenze statutarie, le proprie attribuzioni statutarie - e lo indica la stessa esiguità del capitale sociale, solo cinque milioni, non è necessario infatti sia più cospicuo, avendo essa un cliente nella Società che l'ha figliata - della predisposizione di tutta la progettazione relativa al traforo e all'autostrada di collegamento del Frejus. Non a caso è esattamente ad intera partecipazione della Società del Frejus. Non si verifica, quindi, né sul piano della possibilità né sul piano della realtà concreta, alcun motivo di incompatibilità, anche nella considerazione che com'é noto a tutti, la Società del Frejus è una società a larghissima maggioranza di enti pubblici, promossa a suo tempo dall'Amministrazione Provinciale di Torino con la creazione di una infrastruttura nell'ambito di precise e specifiche leggi dello Stato.
Ecco perché noi non riteniamo che esistano, né in prospettiva né allo stato attuale, motivi di incompatibilità, né che questi motivi si possano minimamente verificare. Sulle altre considerazioni, che sono di valutazione politica, possiamo in parte essere d'accordo e in parte dissentire, ma quello che è sicuro è che una società di questo genere non può minimamente assumersi competenze specifiche che sono di carattere legislativo ed amministrativo della Regione, proprio perché in definitiva essa non rientra, per la sua operatività, in alcuna delle condizioni in cui la Regione abbia delle competenze, dal momento che, come ho detto prima e ribadisco, la competenza relativa alle autostrade è rimasta allo Stato.



PRESIDENTE

L'interpellante intende replicare? Ha chiesto di parlare il Consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Noi dobbiamo prendere atto delle dichiarazioni del Presidente della Giunta. Ci sono tuttavia motivi che ci fanno dichiarare insoddisfatti della risposta.
Intanto, se le cose stanno così come ha detto il Presidente della Giunta, cioè se questa società ha funzioni puramente progettuali al servizio della Società del traforo del Frejus, non si capisce perché la ragione sociale di questa società non sia stata esplicitata in tale senso.
I motivi, che lo stesso Presidente della Giunta ha voluto riconoscere validi, di perplessità sorgono proprio dal tipo di ragione sociale della Società e dal fatto che esiste una STEF francese. Questo non è un fatto singolare, e noi diamo ad esso un significato preciso. Direi che, a prescindere ancora dal motivo di incompatibilità, su cui mi soffermerò più avanti, secondo me c'è un rapporto diretto. La cosa appare abbastanza chiara (saranno discussioni che faremo, credo, quando si aprirà il dibattito sul Piano regionale di sviluppo) se si considerano le dichiarazioni del Direttore dell'IRES, riportate in questa sede dal mio collega Sanlorenzo nel suo intervento, apparse su una rivista francese, che già preannunciano un tipo di assetto del territorio, un tipo di politica di sviluppo che prefigura il Piemonte come area di servizio fra il MEC e la Francia. Continua, cioè, la politica per cui il Piemonte viene considerato elemento di collegamento, tramite fra le aree forti dell'Europa occidentale e la Francia. Il Frejus è già in funzione di questo disegno programmatorio di sviluppo e di assetto del territorio: lo vediamo da quanto appare ad una prima lettura di certi documenti, dagli stessi studi del piano fatti dall'ISTAT, che prevedono tutto un servizio che colleghi appunto le aree forti dell'Europa, attraverso il Piemonte, con Marsiglia, grosso polo industriale, mediante un sistema portuale e due grandi vie di comunicazione, passanti per i trafori quello del Frejus e quello del Ciriegia (assegnandosi, tra l'altro, a tutta la zona del Cuneese ed a Cuneo una funzione completamente diversa per effetto di questa progettata formazione di sistemi cosiddetti metropolitani, secondo un disegno che è inutile approfondire qui, ma di cui già si parla e si scrive).
Orbene, è incompatibile la presenza dei massimi esponenti della Regione, i Presidenti della Giunta e del Consiglio, ed il Segretario Generale, in un organismo che, anche ammesso che abbia soltanto compiti di progettazione, tuttavia è un tipo di iniziativa che serve già una politica di piano (perché il Frejus e già fatto in funzione di questo grande assetto, che colloca il Piemonte in quel certo modo) che dovrebbe essere di competenza della Regione, se non lo sono le autostrade, come lei ha detto (ma lei sa benissimo che noi non condividiamo questo concetto e che abbiamo soltanto subito il decreto delegato che esclude la Regione dal controllo delle grandi vie di comunicazione e non siamo certo disposti a rinunciare ad esercitare il massimo di iniziativa politica per arrivare ad avere un controllo anche su questo settore). E' inammissibile che, mentre la Regione in quanto tale non può intervenire, come il dott. Calleri ha affermato, in questo campo, il Presidente della Giunta, il Presidente del Consiglio ed il Segretario Generale, per vie diverse, servano una società che opera in funzione di una politica di piano che è di competenza della Regione.
Non so se sono riuscito ad esplicitare in questo intervento volutamente molto breve le ragioni della nostra perplessità. Noi diciamo che tutto quello che interessa il Piemonte è di competenza della Regione, e quindi la Presidenza della Giunta può e deve intervenire su queste grosse questioni nella misura in cui il Consiglio Regionale, la Giunta e gli organi del Consiglio sono impegnati nella discussione per la fissazione del piano di sviluppo economico regionale.
Ora, in conclusione, se il compito di questo Consiglio di amministrazione della STEF è soltanto di progettazione, direi che il modo più opportuno e più semplice per sciogliere queste perplessità, che permangono, evidentemente - dimostreremo in futuro, quando parleremo della politica di piano, che queste interconnessioni ci sono -, la cosa più opportuna é, secondo me, che il Presidente della Giunta, il Presidente del Consiglio ed il Segretario Generale si dimettano dal Consiglio d'amministrazione del Frejus, eleggendo altre persone, che a loro volta andranno in questa STEF. Così, il problema verrà veramente ridimensionato poiché è proprio la contemporanea presenza delle persone che fa sorgere queste perplessità, noi diciamo anzi incompatibilità.
Per questi motivi noi ci riteniamo insoddisfatti della risposta e vedremo quali altre iniziative sarà possibile assumere per poter sciogliere questa situazione.


Argomento: Industria - Commercio - Artigianato: argomenti non sopra specificati

Interpellanza del Consigliere Viglione sulla chiusura domenicale dei negozi in piccoli paesi e località turistiche (rinvio)


PRESIDENTE

La discussione su questo argomento è chiusa. C'é ora da discutere l'interpellanza del Consigliere Viglione: "Disagio per chiusura domenicale dei negozi in piccoli paesi e località turistiche". Chiede di parlare il Consigliere Ferraris.



FERRARIS Bruno

Vorrei chiedere se, prendendo occasione da questa interpellanza, non sia possibile e conveniente aprire la discussione anche sulla mozione presentata dal nostro Gruppo sullo stesso argomento degli orari. Mi pare che il Regolamento del Consiglio consenta l'unificazione di interpellanze e mozioni.



PRESIDENTE

Il Regolamento del Consiglio lo consente. Ma la Giunta è pronta a rispondere sull'argomento?



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE OBERTO



PRESIDENTE

Non c'é l'Assessore. Ha chiesto congedo.



FERRARIS Bruno

Mi permetterei di far presente che si tratta di un problema da discutere quanto prima, perché i decreti sono stati emessi: adesso la loro applicazione è stata sospesa...



PRESIDENTE

Potremmo se il Consigliere interpellante è d'accordo, non rispondere ora all'interpellanza ma farlo in occasione della discussione della mozione.



FERRARIS Bruno

Se l'interpellante concorda, credo che si potrebbe fare un'unica discussione, importante e decisiva.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Ho visto la mozione presentata dai Consiglieri Ferraris ed altri su questo problema, che è veramente molto importante.
Per parte mia, avevo presentato due interpellanze: una riguardante gli orari, l'altra le chiusure domenicali, che pensavo sarebbero state trattate congiuntamente nella seduta di oggi. Non vorrei che con un rinvio si procrastinasse all'infinito la discussione di questa questione.



PRESIDENTE

Le riporterei, come faccio sistematicamente in questi casi, alla prima seduta progressiva.



VIGLIONE Aldo

La soluzione di questa questione è importantissima, specialmente per gli abitanti dei piccoli paesi delle nostre vallate alpine, ove si attendono addirittura con ansia e con preoccupazione le ulteriori decisioni.
Comunque, accetto il rinvio. Poiché temo che non sia possibile unire nella discussione interpellanze e mozioni, ritengo di dover trasformare le mie due interpellanze in un'unica mozione, che potrà essere collegata a quella del Gruppo comunista, nella discussione.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza del Consigliere Viglione sull'aggravamento aziendale della Richard-Ginori di Mondovì


PRESIDENTE

C'é ora da esaminare l'interpellanza del Consigliere Viglione del 19 maggio '72: "Aggravamento aziendale della Richard-Ginori di Mondovì".
Ha facoltà di parlare, per la risposta, l'Assessore Visone.



VISONE Carlo, Assessore al lavoro

Signor Presidente, sulla Richard-Ginori si è ampiamente discusso già nel corso dell'ultima seduta del Consiglio Regionale. Vorrei quindi risparmiare ai colleghi e all'interpellante la cronistoria della vicenda limitandomi a puntualizzare ciò che è avvenuto dall'ultima seduta del Consiglio ad oggi.
Nella mozione che era stata approvata gli Assessorati al lavoro e all'industria erano stati impegnati ad alcuni interventi presso il Ministro del Bilancio e il Ministro del Lavoro in ordine al piano di ristrutturazione della Richard-Ginori; inoltre, era stata impegnata la Giunta a prendere contatti con gli Assessorati competenti della Lombardia della Campania e della Toscana, le regioni in cui opera la Richard-Ginori.
Ciò è stato fatto, e attendiamo sollecita risposta.
Posso inoltre comunicare all'interpellante che siamo in contatto costante con le organizzazioni sindacali e con l'Amministrazione comunale di Mondovì per contribuire insieme alla soluzione di questo problema. Le organizzazioni sindacali avranno un colloquio lunedì con l'amministratore delegato della Richard-Ginori, a Milano. L'intesa è che martedì si metteranno in contatto con l'Assessorato per comunicare ciò che sarà avvenuto e per concordare insieme l'ulteriore azione da svolgere.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

L'interpellanza viene in discussione dopo che già in una seduta precedente - non ricordo più se l'ultima o la penultima - era stata esaminata una mozione sullo stesso argomento. Sono lieto di potermi dichiarare soddisfatto della risposta data dall'Assessore, anche perch essa dimostra che il collega Visone ha mantenuto fede, del che gli sono grato, agli impegni presi in quella occasione nel cercar di promuovere un'azione comune con le Regioni Lombardia, Campania e Toscana, in cui la Richard Ginori opera. Mi auguro che da questi contatti nascano realtà concrete.
Mi richiamo un attimo alla precedente mozione per quanto riguarda il problema degli orari per le attività di commercio. La proroga del decreto scade il 1° luglio 1972, e, se il calendario che mi è stato dato è esatto fino al 6-7 luglio non sono previste riunioni del nostro Consiglio. Io non ho niente in contrario a rinviare, però a condizione che vi sia una ragionevole speranza che questo decreto possa essere ulteriormente prorogato, in attesa di un esame più approfondito.
Nei piccoli paesi si è infatti propensi a stabilire un orario diverso come certamente sa il nostro Presidente della Giunta, dato che anch'egli viene dalla campagna, in senso padronale, beninteso...



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Proprio tu lo dici, che sei uno dei più grossi proprietari terrieri del Cuneese!?



VIGLIONE Aldo

Far aprire i negozi alimentari, nelle nostre campagne come nei piccoli paesi di montagna, alle quattro e mezzo del pomeriggio, quando è notorio che dall'autunno all'inverno alla primavera si pranza alle 17,30-18, è un nonsenso, mentre quell'orario può andar benissimo in città, dove la maggioranza della gente è abituata ad andare a tavola alle 20,30-21.
Occorre pertanto sollecitare e seguire i pareri dei Consigli comunali, per poi dare un indirizzo comune di orario a zone omogenee. Se a Torino l'apertura alle 16,30 è accettabilissima, non lo è ad esempio per Bricherasio, o per gli abitanti della Val Pellice.



PRESIDENTE

Vorrei pregare il Consigliere Viglione di non far rientrare dalla finestra quello che avevamo deciso di lasciar fuori dalla porta.


Argomento:

Interpellanza del Consigliere Viglione sull'aggravamento aziendale della Richard-Ginori di Mondovì

Argomento:

Interrogazioni (rinvio)


PRESIDENTE

Ci sarebbe ora l'interrogazione del Consigliere Nesi in data 29 luglio '71. Essendo però assente l'Assessore Borando, che dovrebbe rispondere sono spiacente di doverla rinviare.
Seguirebbe l'interrogazione Simonelli, alla quale dovrebbe rispondere l'Assessore Chiabrando. L'Assessore c'é, ma non è presente l'interrogante per cui, in ossequio al Regolamento, devo dichiarare decaduta l'interrogazione.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Interrogazione del Consigliere Sanlorenzo sulla quantità delle delibere assunte dalla Giunta e sulla loro esecutività


PRESIDENTE

Veniamo allora all'interrogazione del Consigliere Sanlorenzo in data 30 marzo '72, su "Quante delibere sono state assunte dalla Giunta Regionale ed esecutività delle medesime".
Chiede di parlare il Consigliere Sanlorenzo. Ne ha facoltà.



SANLORENZO Dino

Sono molto lieto che la congiuntura abbia offerto l'occasione di discutere questa interrogazione, vecchia di sette mesi, rinfrescata due mesi or sono.
Non c'è molto da illustrare, perché si illustra da sola. Io sono, in fondo, un curioso di statistiche matematiche, e mi interesserebbe sapere quante e quali delibere abbia assunto la Giunta attualmente in carica quante e quali delibere della Giunta siano divenute esecutive per decorrenza dei termini o perché la Commissione di controlli ha comunicato di non avervi riscontrato vizio di illegittimità, quante e quali sono state annullate o sospese dalla Commissione stessa.
Posso soltanto aggiungere, a commento di questa curiosità, che ci si sta muovendo in tutte le Regioni italiane per cercare di fare in maniera che questi istituti, nati sulla partecipazione, riescano per lo meno a sapere ciascuna quello che viene fatto nel proprio ambito. Credo infatti che quasi nessun Consigliere della Regione Piemonte sappia che cosa ha fatto la Giunta attualmente in carica né che cosa hanno fatto le Giunta precedenti, almeno per quanto riguarda le delibere che sono state prese.
Perché nel corso di queste tre Giunte che hanno allietato la vita della Regione Piemonte abbiamo dovuto trascorrere mesi e mesi prima di sapere...



PRESIDENTE

Scusi se la interrompo: devo farlo per motivi di rispetto di Regolamento. Poiché quella su cui sta parlando è una interrogazione, e non un interpellanza, non può illustrarla, ma deve unicamente attendere la risposta.



SANLORENZO Dino

La lunga attesa mi aveva indotto ad aggiungere qualche parola al testo scritto per rinfrescare a tutti la memoria sulla materia del contendere.
Comunque, mi adeguo subito al Regolamento. Attendo con interesse la risposta del Presidente della Giunta.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Mi spiace dover tediare il Consiglio con una elencazione di dati statistici che credo appassionino, in quest'aula, soltanto il Consigliere Sanlorenzo.
Le delibere assunte dalla Giunta dal 6 agosto '71 al 28 marzo '72 sono 358, di cui 73 adottate nelle ultime due sedute della Giunta e quindi non ancora restituiteci dalla Commissione di controllo. Di queste delibere, per decorrenza di termini ne sono diventate esecutive 163; quelle approvate dal Commissario di governo sono state 106.
Quanto al contenuto, si tratta di deliberazioni di ordinaria amministrazione, che verranno comunque esplicitate, come già il Consigliere Vicepresidente del Consiglio Sanlorenzo sa, con la pubblicazione nel Bollettino Ufficiale. Abbiamo finora pubblicato, com'è noto, un certo numero di estratti in ogni bollettino: ora stiamo pensando di stringere i tempi approntando eventualmente un bollettino doppio in modo da aggiornarci più in fretta possibile, affinché i Consiglieri e coloro che possono avere interesse agli atti dei vari organi della Regione siano in condizione di poterli conoscere con la necessaria tempestività.
Devo fin d'ora dire che sarà opportuno che valutiamo in termini concreti, anche sul piano dell'impegno di personale che questo tipo di pubblicazione comporta, l'opportunità di articolare in modo diverso questo bollettino informativo (la cui elaborazione è piuttosto gravosa), anche in considerazione della relativa modesta consistenza delle delibere (si tratta per lo più di piccoli pagamenti poiché delibere al di fuori dell'ordinaria amministrazione la Giunta non è in condizioni, ovviamente, di assumerne) al fine di evitare spese per personale che in larga misura si rivelano non eccessivamente produttive.
Mi pare di non avere altro da aggiungere in risposta al Consigliere Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino

Permetterà, Presidente, che io non possa considerare una cosa ovvia o priva di significato le cifre che lei ci ha dato. Perché le cifre, anche senza entrare nei contenuti, qualcosa si dicono: 358 delibere della Giunta non sono una cosa da niente; ed è ancora da stabilire se si tratti di ordinaria amministrazione o no: lo sapremo, e potremo dare un giudizio politico su di esse, quando le conosceremo, perché saranno state tutte pubblicate.
Pensi, Presidente, che io sono tanto curioso da voler persino sapere perché il Commissario di Governo ne ha approvate solo 106, da voler sapere che cosa fa il Governo, cosa fa il Commissario di Governo, perché il fatto dà motivo a pensare che né l'uno né l'altro si attenga a certe linee, a certi programmi, rispecchiati nello Statuto, che interessano tutta la comunità regionale. E ci permettiamo persino ancora di volere che tutto questo sia conosciuto dall'intera comunità regionale, siamo addirittura tra coloro che richiedono sia applicato l'articolo dello Statuto che dice che si deve pubblicare tutto e portare a conoscenza tempestivamente del Consiglio Regionale, dei Consiglieri, della comunità regionale quello che si fa e quello che si decide.
Non è questione di poco conto, questa, non si tratta di cifre che tediano il Consiglio: è la vita della Regione in discussione in queste cifre e in queste delibere. Qui non è stato ancora risolto il rapporto fra l'attività amministrativa della Giunta e quella del Consiglio, la conoscenza dell'una e la conoscenza dell'altra. La nostra è l'unica Regione d'Italia, credo, che ancora non abbia organi di informazione (riviste della Giunta, riviste del Consiglio); altri sono arrivati già ad avere giornali noi non abbiamo ancora aggiornato il Bollettino Ufficiale della Regione.
Siamo stati posti in grado di conoscere in queste ultime settimane le delibere che questa Giunta ha preso: ma di quelle delle Giunte precedenti non sappiamo nulla ancora adesso. Siamo nelle condizioni di quel pensionato che, dopo aver rivolto sollecitazioni per due anni la liquidazione della sua pensione, quando finalmente riesce ad ottenerla si accorge che gli viene corrisposto la metà di quello cui aveva diritto. Non sappiamo niente di cosa abbiano fatto le due Giunte che hanno preceduto l'attuale, quante delibere abbiano preso, piccole o grandi, perché sul Bollettino della Regione non se ne è mai dato conto, in violazione di un articolo esplicito dello Statuto.
Io mi dichiaro quindi profondamente insoddisfatto, e preannuncio che il mio Gruppo tratterà ancora questa questione, in modo molto più ampio di quanto la si possa trattare in sede di replica su una interrogazione perché si tratta di questione vitale per la Regione Piemonte.



PRESIDENTE

L'interrogazione è stata discussa.
Ce n'é una seconda, che mi pare si potrebbe considerare praticamente già discussa. Il Consigliere Sanlorenzo desidera su di essa una risposta specifica?



SANLORENZO Dino

No, non occorre più.


Argomento: Istruzione e Formazione Professionale: argomenti non sopra specificati

Interrogazione del Consigliere Nesi sulla richiesta di intervento della forza pubblica per sgombero atrio del rettorato


PRESIDENTE

Nei cinque minuti che rimangono a disposizione per interpellanze e interrogazioni potremmo ancora prendere in esame l'interrogazione presentata in data 18 aprile '72 dal Consigliere Nesi, che si riferisce alla "Richiesta di intervento della forza pubblica per lo sgombero dell'atrio del Rettorato".
Ha facoltà di parlare l'Assessore Visone.



VISONE Carlo, Assessore all'istruzione

Signor Presidente, in data 4 aprile '72 alle ore 21 nello studio del Commissario straordinario dell'Università di Torino, avv. Pia, si è svolto un incontro fra il Commissario stesso ed i membri della Commissione interna e i delegati di istituto e uffici. Detto incontro era stato voluto dallo stesso avv. Pia in vista dell'assemblea del giorno successivo, 5 aprile per puntualizzare l'interessamento, senza risparmio di energie, svolto dal Commissario per la risoluzione dei moltissimi problemi dell'Università ed in special modo di quelli del Personale.
A tale proposito il Commissario ha comunicato di aver inviato una dettagliata relazione al direttore generale della Pubblica Istruzione dott. Comes, informandolo sui motivi della tensione fra il personale e sulla necessità di una sollecita pronuncia del Consiglio di Stato in ordine all'esatta interpretazione dell'art. 2 della legge Signorello relativa ai compensi chiesti dal Personale. Il Commissario ha comunicato altresì di avere interessato anche la Corte dei Conti, precisando nel contempo che nonostante il suo operato fosse sempre rivolto a tentare di trovare soluzione alle necessità del Personale, non avrebbe potuto assolutamente prendere posizione in contrasto con la legge.
Da parte dei membri della Commissione interna si è sollevata quindi la questione relativa alla dilazione ormai troppo lunga della risoluzione dei vari problemi: scarsità dei lavoratori addetti all'Ufficio personale, da ritenersi causa di ritardi nel pagamento delle competenze; problema dei fatturisti e loro inquadramento; danno conseguente alla mancata applicazione della legge n. 1042; mancata possibilità dell'esercizio del diritto di opzione; mancato incontro congiunto del Commissario straordinario e dei Presidi delle Facoltà urbanistiche, della Commissione interna e Sindacati con il Ministero della Pubblica Istruzione; locali angusti per il Personale, ecc. ecc.
Il Commissario ha risposto che non era nelle sue intenzioni tergiversare, ma che egli era al servizio dell'Università da pochi giorni ed era assurdo pretendere che potesse risolvere di punto in bianco tutti i problemi contemporaneamente. Ha precisato inoltre di non poter accettare la proposta di un incontro congiunto con i Ministri, in quanto esso avrebbe rappresentato una chiara prova di sfiducia nell'operato che egli stava svolgendo per la miglior soluzione del problema del Personale.
La Commissione interna ed i Sindacati si son fatti portavoce di queste risposte all'Assemblea del Personale svoltasi il 5 aprile '72. Ad un certo momento, durante i lavori dell'assemblea, un folto gruppo di persone composto da studenti, personale ed estranei - ha dato inizio ad un'azione di disturbo, irrompendo negli uffici dell'Università e reclamando a gran voce che il Commissario straordinario intervenisse all'assemblea a giustificarsi ed a spiegarsi meglio circa gli argomenti trattati il giorno prima nel corso dell'incontro con la Commissione interna.
Il Commissario straordinario, che non ha acceduto ad intervenire all'assemblea dal momento che aveva già illustrato ai rappresentanti del Personale quanto era di sua competenza, ed anche perché non ha voluto piegarsi a quella che considerava una manovra per degradare e ridicolizzare la sua autorità di commissario, ha ritenuto, al fine di evitare danni e devastazioni di locali dell'Università, di chiedere l'intervento della forza pubblica (agenti di P.S.). Gli agenti, prontamente intervenuti, hanno svolto opera di persuasione, invitando i più turbolenti alla calma, e successivamente ravvisando nel loro comportamento e negli episodi avvenuti gli estremi di reato di turbativa di atti d'ufficio, hanno sporto denuncia all'Autorità giudiziaria a carico di alcuni elementi, risultati in possesso di precedenti penali.
Successivamente, dopo ulteriori incontri tra la Commissione e rappresentanti del Personale dell'Università, al fine di ristabilire quel clima di tranquillità e di ordine che è essenziale per affrontare e risolvere i molti gravi problemi dell'Università, il Commissario stesso, in una dichiarazione resa pubblica il 21 aprile, si è dichiarato pronto ad esaminare con procedura d'urgenza il problema del personale e ciò che è contenuto negli articoli 1 e 2 della Legge 1042 relativi ai compensi per l'inquadramento del personale, nonché a prospettare al Ministero della Pubblica Istruzione la possibilità di addivenire in via eccezionale all'abbuono delle ritenute per le giornate di sciopero e di sdrammatizzare in sede di provvedimento penale l'episodio avvenuto il 5 aprile disponibile ed aperto ad un incontro con le componenti universitarie circa i problemi inerenti il Personale.
A conclusione, è da rilevarsi come l'episodio sia stato ampiamente sdrammatizzato e da riconoscersi che la richiesta da parte del Commissario dell'intervento della forza pubblica sia stato doveroso, dal momento che è risultato provato che all'invasione dei locali dell'Università parteciparono molti elementi estranei all'Università stessa.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere interrogante.



NESI Nerio

Devo dare anzitutto atto all'Assessore Visone di essere sempre animato da buona volontà in queste sue risposte. Naturalmente, le sue fonti di informazione sono diverse, in genere - e questo credo per una logica dialettica delle parti -, da quelle degli interroganti.
Io non escludo che a quell'episodio possano aver partecipato persone estranee all'ambiente universitario. Desidero però prenderne motivo per una considerazione di fondo, di carattere generale.
Ho avuto occasione di vedere l'altro giorno, davanti a questo palazzo una scena veramente incredibile: davanti ad ogni operaia di una delegazione di lavoratrici tessili venuta qui per chiedere la tutela del posto di lavoro, stazionava un agente di P.S. con tanto di elmetto. Per contro, in una di queste domeniche, quando una delle squadre torinesi ha vinto il campionato di calcio, certe deplorevoli manifestazioni isteriche paranoiche, di facinorosi, che hanno invaso la città scorrazzando per ore ed ore ed imponendo alla gente di gridare "Viva la Juventus! " o "Viva il Torino! " o cose del genere, sono state tollerate dalla polizia, anche quando si è assistito a degenerazioni in atti di teppismo. Ciò significa che da parte della polizia si usano due pesi e due misure: c'é prontezza di intervento quando si tratta di fronteggiare, di respingere (trattandone i componenti da nemici pubblici), delegazioni operaie, nel caso specifico di dipendenti dell'Università, che vanno a chiedere il sostegno dei rappresentanti dei poteri pubblici; c'é estrema tolleranza quando il "panem et circenses", comporta di far star buona la gente incitandola a fanatizzarsi per questa o quella partita di calcio. Esattamente come mi è accaduto di veder fare in Sud America, a San Paolo del Brasile o a Rio de Janeiro.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Richieste di notizie su interrogazioni con richiesta di risposta scritta


PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa. Ha facoltà di parlare il Consigliere Fabbris.



FABBRIS Pierina

Prima che si chiuda la discussione su questo punto, vorrei fare una domanda. Il 19 maggio avevo presentato una interrogazione urgente con richiesta di risposta scritta all'Assessore alla sanità. Il Regolamento prevede che in tal caso la risposta debba essere data nel termine massimo di quindici giorni. Non avendo a tutt'oggi avuto una risposta, chiederei una spiegazione.



PRESIDENTE

Non sono in grado di rispondere in luogo dell'Assessore, che è assente.
Mi farò portavoce presso di lui della sua doglianza.



FABBRIS Pierina

Vorrei però pregarla di fare in modo che la risposta mi pervenga prima della chiusura della seduta di oggi.
Il metodo della interrogazione urgente con richiesta di risposta scritta, secondo i nostri comuni intendimenti, dovrebbe servire a sveltire i lavori del Consiglio alleggerendoli di interrogazioni ed interpellanze dando nel contempo ai Consiglieri la possibilità di ottenere immediatamente una risposta. Ma se il risultato è di non saperne più niente..Già un'altra mia interrogazione allo stesso Assessore non ha avuto riscontro,- quella sull'Ospedale di Borgosesia, che ha finito con l'essere superata perché la questione che prospettavo si è nel frattempo risolta da sola. Non vorrei che il fatto si ripetesse per questa.



PRESIDENTE

Siccome hanno chiesto congedo l'Assessore Borando e i Consiglieri Garabello, Vera e Fonio ma non l'Assessore Armella, ho ragione di pensare che egli possa intervenire. In caso contrario, gli rappresenterò questa sua richiesta.



BONO Sereno

Anch'io devo muovere nei confronti dell'Assessore Armella un appunto analogo a quello della Consigliera Fabbris per una interrogazione da me presentata.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

Avrà la risposta scritta oggi.



FABBRIS Pierina

Meno male!


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Comunicazioni del Presidente del Consiglio (seguito)


PRESIDENTE

Passiamo al punto terzo dell'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio".
Signori Consiglieri, vorranno consentirmi di premettere alle vere e proprie comunicazioni qualche parola in relazione al fatto che cade oggi, 8 giugno '72, il secondo annuale della chiusura delle votazioni che hanno portato in questo Consiglio Regionale del Piemonte e in tutti i Consigli Regionali dell'Italia i Consiglieri, determinando conseguentemente il volto e la composizione delle Amministrazioni delle nuove Regioni. E' una data che mi sembra sia da ricordare, perché tutti noi dobbiamo ad un certo momento fare un personale esame di coscienza, responsabile, per vedere se abbiamo, ed in quale misura, adempiuto i compiti che ci sono stati assegnati da coloro che ci hanno mandati a questo posto di responsabilità.
Questo esame di coscienza mi pare dovrebbe essere sollecitato anche nei confronti degli elettori, i quali, avendoci investito di una responsabilità, hanno atteso e attendono i risultati della nostra attività al raggiungimento dei quali, però, debbono contribuire responsabilmente anch'essi attraverso quell'istituto della partecipazione diretta attraverso la consultazione, che il Consiglio Regionale piemontese ha voluto stabilire nelle norme del suo Statuto.
Che cosa possiamo dirci? Direi che la risposta non è di comodo ma risponde a realtà: si è fatto ad un tempo molto, ma contemporaneamente poco in relazione a quanto vi è da compiere, da inventare, da programmare partendo veramente da un punto dove non avevamo un ancoraggio certo e sicuro e tutto abbiamo dovuto insieme stabilire e determinare. Quello che importa è guardare oggi alla data del traguardo finale, fra tre anni, per fare, nel tempo che ci resta, quel piano che attraverso un dibattito svoltosi poc'anzi è stato rilevato di importanza, di esigenza particolare e peculiare, perché soltanto attraverso la creazione di quel piano veramente si darà un volto della volontà politica che anima il Consiglio Regionale del Piemonte.
Abbiamo comunque alle spalle alcune realizzazioni concrete. Dopo lo Statuto - e stiamo proprio in questi giorni rivedendo il grosso problema del Regolamento, che deve accompagnare lo Statuto, in sostituzione di quello provvisorio che ci eravamo dato - abbiamo avuto i decreti delegati che consentono un'operatività più intensa, più precisa e meglio delineata.
Si sono sviluppate le consultazioni su moltissimi argomenti e con notevole intensità; si sono costituiti i Comitati di controllo; ha preso vita il primo circondario della Regione Piemonte, che è il primo circondario dell'Italia; l'area di Crescentino e l'insediamento relativo è stata motivo ed oggetto di attenta disamina da parte di un'apposita ammissione; i problemi del lavoro, sempre presenti ed urgenti, sono stati esaminati trattati, assecondati da parte del Consiglio Regionale. Nati senza avere una sede, ospiti ancora oggi del Consiglio Provinciale per quanto attiene alle sedute di riunione, ci siamo procurati una sede degna, decorosa per le attività da svolgersi; e sono in corso le trattative anche per acquisire al più presto l'utilizzazione di Palazzo Carignano per un aspetto particolare della nostra attività. Si sono sviluppati in quest'aula dibattiti sulla crisi della piccola e della media industria, sulla situazione dell'agricoltura in Piemonte, sulla riforma tributaria, sui problemi della scuola, sulla situazione edilizia, sui problemi della montagna, dei trasporti, dei rapporti che debbono essere stabiliti con la RAI - TV; si è esaminato il problema, complesso e delicato, di cui vi è stato anche questa mattina un riflesso, dell'attività del commercio che si sviluppa in Piemonte; largo motivo di dibattito è stato l'argomento relativo alla sanità; i problemi dell'industria in genere sono stati sottolineati più di una volta e diventati motivo di discussione; il problema della difesa dell'ambiente e quello dell'assistenza sono stati oggetto e motivo di dibattito in questi due anni di vita del nostro Consiglio Regionale.
Sappiamo tutti che in questi giorni un grande giornale italiano è entrato in polemica con un presidente di una Regione, scrivendosi da una parte che è mancato il decollo delle Regioni, rispondendosi dall'altra che il decollo è stato difficoltoso ma vi è stato. Io credo di poter sottoscrivere questo parere, questo giudizio: che effettivamente il decollo c'è stato; se anche il rodaggio è stato difficile e non è del tutto superato, la Regione Piemonte non è a terra, i motori non rullano prima di far alzare ma già determinano il movimento di azione della Regione stessa.
Vorrei, signori Consiglieri, se me lo consentono, invitarli a meditare su questa considerazione che il Presidente del Consiglio fa. Nella critica qualche volta anche acerba e malevola, che viene fatta nei confronti dell'istituto Regione, non soltanto della Regione Piemonte, non uniamoci involontariamente a quanti forse pensano ancora, e nell'intimo auspicano ad un fallimento della Regione: saremo degli involontari partecipi all'azione di scollamento, negheremmo il modo nuovo di vivere nello Stato italiano, nella Nazione italiana attraverso le realtà regionali. Il nostro motivo di scontento, se mai, deve trovare ragione nell'ansia di fare di più e di fare meglio di quanto non sia stato fatto fino ad ora. Ed in questo stato d'animo vanno poste e accettate validamente anche le critiche, anche gli scontri, anche i dissensi che si sono più volte manifestati.
Il nostro Consiglio ha peraltro lavorato bene in questi due anni. La democrazia è stata sempre di casa, la vivacità dei dibattiti non è mai trascesa oltre limiti non consentiti. I Consiglieri sono stati tutti impegnati, in diversa misura, in diversa entità, dal giorno in cui, il 13 luglio 1970, avvenne l'insediamento del Consiglio Regionale, a quello in cui, il 23 luglio '70 ebbe luogo l'elezione della prima Giunta di centro sinistra, presieduta dal dott. Calleri, al 9 marzo '71, quando si elesse la seconda Giunta Regionale, sempre con la presidenza del dott. Calleri, fino all'aprile del '71, che è una data che dovremmo ricordare perché è quella in cui vennero formate le otto Commissioni consiliari, quelle Commissioni alle quali dovrà darsi una funzione e delle attribuzioni che, senza esautorare quelle proprie del Consiglio e della Giunta, tuttavia ne caratterizzino e ne identifichino meglio i limiti e le possibilità di comportamento; fino alla data del 29 luglio 1971, quando ebbe luogo l'elezione della terza Giunta Regionale, in carica tuttora, presidente il dott. Calleri. E in questo torno di tempo si creò lo Statuto, nel tempo stabilito dalla legge, lo Statuto piemontese, che è qualificato, da altri e quindi non ci lodiamo fuor di luogo, tra i migliori, se non forse il migliore, di quelli che si siano creati.
La prima legge regionale risale al 29 dicembre '71 ed è relativa all'istituto e all'applicazione dei tributi propri della Regione. I decreti delegati che vennero in vigore il 1° aprile '72 ci mettono in condizione di lavorare. Incontriamo difficoltà, e credo sia opportuno il sottolinearlo nel numero volutamente limitato di personale, che tuttavia deve trovare un certo allargamento per rendere possibile uno snellimento dei vari rapporti che si stabiliscono fra Consiglio, Giunta e necessità della Regione. A questo personale credo di poter inviare a nome del Consiglio una parola di compiacimento e di plauso per quanto ha fatto e di soddisfazione per gli accordi che sono stati raggiunti in questi ultimi tempi con l'organo esecutivo, che ha dimostrato in proposito la massima disponibilità e buona volontà.
E' iniziata l'attività dei controlli sugli Enti locali e sugli ospedali; si sono create sei Sezioni decentrate; sono sorte ragioni di critica e di perplessità, che vanno esse pure sottolineate. Si tratta di organismi nuovi, creati ex novo, composti da persone che devono anche farsi una esperienza in termini concreti e possibili. Dobbiamo superare certe ragioni di perplessità che permangono e realizzare al più presto - e la Giunta in questa direzione cammina speditamente - altre realtà, come quella del circondario di Biella, in altre zone, per farne per ora un motivo di decentramento dei controlli.
Il Consiglio e la Giunta hanno partecipato ad incontri con altre Regioni, per avere non soltanto dei motivi di contatto, ma arricchimento di esperienze e d'azione di quella che è la nostra esperienza. E' stata creata una Commissione speciale per compiere indagini sulla situazione edilizia di Bardonecchia, che sviluppa lentamente la sua attività. Un'altra Commissione straordinaria è stata quella per la raccolta e la conservazione degli epistolari degli ex combattenti. E' in corso di intensa preparazione una attività programmatoria per quanto attiene al problema della biblioteca della Regione piemontese, in accordo tra Consiglio Provinciale e Giunta Regionale, al fine di evitare anche finanziariamente delle spese doppie e per dotare i due organismi del materiale che è indispensabile.
Nel corso di questo tempo ha lasciato la presidenza del Consiglio il sen. Vittorelli e ha lasciato il Consiglio il Consigliere Furia, sostituiti l'uno dal collega Calsolaro e l'altro dal collega Vecchione. Sono al Parlamento e ci hanno assicurato il loro costante interessamento per i problemi che interessano noi. In passato era stato sostituito il Segretario Consigliere Rotta dal Consigliere Rossotto. Vorrei dire che vi è stato, in questo travaso di persone, un infittimento notevole della presenza degli avvocati in questo Consiglio Regionale.
Dal 9 marzo ho la responsabilità di presiedere questa assemblea, e credo di poter ripetere l'impegno assunto allora di farlo, per quanto mi sarà possibile, nello spirito del massimo rispetto dello Statuto e del Regolamento, per la dignità stessa del Consiglio. Il quale ha tenuto 94 sedute. Circa 200 sono state le riunioni delle Commissioni permanenti e speciali. Sono state presentate 24 proposte di legge e alcuni progetti di regolamento. Testé abbiamo appreso dalla voce del Presidente della Giunta il riepilogo dell'attività deliberativa della Giunta stessa: notevole, e indubbiamente pregevole, nel permanere di situazioni ancora difficili. Vari sono stati i contatti con le sei Province e con i 1209 Comuni che costituiscono l'entità regionale piemontese. Vi è stato un riuscito convegno per la tutela dell'ambiente, organizzato d'accordo con la Federnatura.
Le recenti elezioni politiche, come abbiamo già avuto occasione di sottolineare, hanno privato il Consiglio di due suoi elementi; ma abbiamo subito dopo avuto motivo di contattare i parlamentari piemontesi eletti ottenendo da loro assicurazione del loro interessamento sul piano parlamentare per i problemi di natura regionale. Permangono costanti i contatti a livello governativo per quanto attiene a problemi che si riferiscono alla vita della nostra Regione. Il 2 giugno ho avuto l'occasione di portare personalmente il saluto del Consiglio Regionale piemontese al Capo dello Stato, al Presidente della Camera dei Deputati, al Presidente del Senato della Repubblica e al Presidente del Consiglio.
E' questo indubbiamente, signori Consiglieri, mi sembra di poterlo e di doverlo sottolineare, un momento difficile e sotto molti aspetti preoccupante, tanto sotto il profilo politico quanto sotto il profilo economico. Il Consiglio Regionale non ha mai dissimulato questa difficoltà della vita economica, che attiene anche allo sviluppo della Regione Piemonte. Quel Piemonte che, attraverso conferme avutesi ancora nei recentissimi giorni, contribuisce con il 10 per cento di apporto alla vita economica della Nazione e risente peraltro anch'esso tutta la pesantezza della situazione generale.
I sindacati hanno chiesto - e recentissimamente hanno avuto un incontro con l'Ufficio di Presidenza, che io penso sarà esteso in successivi incontri con la Giunta stessa o con esponenti della Giunta - contatti di natura sistematica, in maniera che il dialogo sia rapportato sempre alla conoscenza dei problemi che vengono da loro dibattuti ed evidenziati.
L'organo esecutivo ha svolto le sue competenze e le sue attribuzioni assumendo le sue responsabilità, incontrando una mole di lavoro che certamente si farà sempre più pesante e che fa prevedere un'attività intensa non soltanto dell'organo esecutivo ma anche del Consiglio presumibilmente fino alla fine del mese di luglio.
Ho detto poc'anzi, signori Consiglieri, che la situazione è delicata.
Aggiungo che è tesa ed è appesantita - e sarebbe iniquo non sottolinearlo oggi in questo Consiglio Regionale - da recenti dichiarazioni che nel corso della campagna elettorale avevano avuto del resto già dei chiari preannunzi, allora intempestivi ai fini della condotta assunta da chi essendo lupo, ama farsi agnello, difensore ed assertore dei valori democratici della libertà, e pertanto, solo perché intempestivi, allora smentiti, ma poi ribaditi e rafforzati.
Si vuole, dunque, surrogare lo Stato ipotizzando delle sue carenze, e sostituirvisi. Si vuole dunque suonare il campanello d'allarme nelle fabbriche, nelle campagne, nelle scuole. E per non essere fraintesi, questa volta si precisa che lo scontro frontale con i comunisti - e non potrebbe evidentemente essere soltanto scontro frontale con loro, che pure hanno consolidato 9 milioni di suffragi nelle recenti elezioni politiche - sarà anche uno scontro fisico. Ci si vuol dunque preparare alla celebrazione del cinquantenario della marcia su Roma con questi discorsi? Programmaticamente, ecco di rincalzo, dall'alto della tolda ammiraglia il neo-deputato che ammonisce: "Quando si agisce, uno comanda e gli altri obbediscono". Conosciamo la vecchia storia e sappiamo dove essa conduce.
Anche cinquant'anni fa - io lo ricordo, con me non sono molti in quest'aula che lo possano ricordare - i discorsi avevano, su per giù, questo tono: sostituirsi per dare ordine, per dare credito, per salvare la patria. Ma questi di oggi, rispetto a quelli, hanno un'aggravante: l'aggravante della viltà. Perché le parole dette, e registrate dalla stampa, non vengono poi ritrascritte nei testi dei comunicati diramati, e quindi considerate come non pronunziate. Perché chi ha creduto all'agnello, dando un cospicuo apporto di voti, continui a confondere il belato con l'ululato del lupo.
Questo atteggiarsi non sorprende certamente. Il volto del fascismo, vecchio e nuovo, non è sicuramente quello affacciatesi alla televisione, ma piuttosto quello drasticamente emergente da uno dei più indovinati manifesti elettorali, che ricorda a tutti l'allucinante figura dello sterminatore di milioni di uomini in panni casalinghi.



CARAZZONI Nino

Lei ci farà rimpiangere Vittorelli.



PRESIDENTE

Non visione apocalittica, ma realistica la mia, signori Consiglieri signor Consigliere. Si comincia con qualche schiaffo, con qualche botta con qualche ingiuria, e poi si finisce con l'ingabbiare un intero popolo che obbedirà a chi ha sempre ragione, a chi pensa a tutto per tutti portando però il Paese ad un 8 settembre; pochi resistenti conosceranno come hanno conosciuto in passato, la via dell'esilio e della galera, e saranno il fermento del riscatto, o più, anche per esigenze e necessità familiari, resteranno ingabbiati; ci vorrà la guerra civile, il tremendo scontro fisico, per riacquistare dignità di persona e pienezza di libertà.
Ricordiamolo; tutto era incominciato esattamente così. Gli anziani lo sanno bene, e i giovani lo devono sapere. "Guai a quel popolo per il quale la storia deve ripetere il suo insegnamento", ammonisce Bertrand Russell. La civiltà del filo spinato non deve riacquistare credito, la guerra fratricida non deve ripetersi, i resistenti non devono pagare un altro contributo di sangue per riguadagnare la libertà. Ma perché tutto questo avvenga bisogna intervenire subito, con tutti i mezzi legali a disposizione e ci sono -, con tutta la sdegnata ripulsa ad un programma che fa della violenza la sua bandiera. Bisogna condannare il terrorismo, e gli ultimi episodi di Gorizia sono lì a dimostrare fin dove si arriva; terrorismo che non giova a nessuno. Bisogna essere solidali con lo Stato, al quale è giusto però chiedere una rassicurante presenza. Noi vogliamo lavorare in pace, signori Consiglieri, e per la pace. Respingiamo la minaccia, non raccogliamo la provocazione, ma fermamente la rintuzziamo. A chi tocca intervenire, intervenga e presto, con fermezza e con inflessibile rigore.
Il doppio gioco sia smascherato. Il Piemonte, che ha largamente pagato con vite umane e distruzioni di opere; il Piemonte, che vide in quest'aula, il giorno dell'insediamento del Consiglio Regionale, le bandiere comunali decorate di medaglia d'oro al valore della Resistenza, dice oggi che le vie di nostalgici ritorni sono sbarrate definitivamente.
Riprendiamo, signori Consiglieri, con animo sereno i nostri lavori.
Quello che noi scegliamo non è lo scontro fisico, ma quello civile delle idee, dalle quali nascono le opere feconde che per il bene del Piemonte noi vogliamo insieme costruire.



NESI Nerio

Credo che le dichiarazioni del Presidente del Consiglio Oberto abbiano colpito tutta l'assemblea, o per lo meno la stragrande maggioranza di essa.
Dopo queste dichiarazioni io stesso devo rettificare le parole con le quali il Segretario del mio partito, on.le Mancini, ha detto che ci sarebbe stata una barriera del 40% di fronte alla prepotenza missina e fascista. Se il Consigliere Oberto, Presidente di questo Consiglio, rappresenta, come mi auguro rappresenti, la D.C., questa barriera non sarà del 40% ma sarà certamente del 90%.
Il Gruppo socialista non ha ritenuto di fare delle dichiarazioni nel momento in cui il signor Almirante ha pronunciato quelle incaute parole. Io credo che l'esame di dichiarazioni di quel genere competano alla Magistratura, la quale deve pronunciarsi su questi reati, così come si pronuncia sui furti, sulle rapine, sugli stupri. La magistratura ha a sua disposizione gli strumenti (che sono i carabinieri, che sono la polizia) per indagare. La magistratura ha già definito il signor Almirante come assassino di patrioti italiani, l'ha ripetutamente definito e noi continuiamo a riaffermarlo qui: il signor Almirante è un assassino di patrioti italiani.



CURCI Domenico

Ma sta zitto, vergognati.



MINUCCI Adalberto

Si, è un assassino e tu sta zitto buffone, vergognati!



CURCI Domenico

Signor Presidente, lei non può consentire l'offesa ad un parlamentare!



MINUCCI Adalberto

E' un assassino! Buffoni! LO TURCO Giorgio Se vuoi lo scontro fisico cominciamo subito.



PRESIDENTE

Desidero invitare tutti i Consiglieri ad esprimersi in modo civile chiedendo la parola e facendo tutte le dichiarazioni che credono.
Continui Consigliere Nesi.



NESI Nerio

La magistratura italiana, in molte parti del nostro Paese, dovunque è stata interpellata, ha riconosciuto che la definizione di assassino di patrioti..



CURCI Domenico

Basta! Non lo consenta signor Presidente, non deve consentirlo.



PRESIDENTE

Consigliere Curci, io la debbo invitare a moderare i suoi termini e a non interrompere.



CURCI Domenico

Ma lei non fa il suo dovere signor Presidente!



PRESIDENTE

Adesso badi che sta oltraggiando il Presidente del Consiglio. La prego di moderare i suoi termini.



CURCI Domenico

Il regolamento non consente termini offensivi nei confronti soprattutto di chi è assente.



SANLORENZO Dino

Il regolamento consente di cacciar fuori dal Consiglio certa gente.



PRESIDENTE

Sanlorenzo Dino, per cortesia, non diamo motivo di ulteriori...



CARAZZONI Nino

Ci sono le sentenze di tribunali.



PRESIDENTE

Continui Consigliere Nesi.



NESI Nerio

Desidero ripetere per la terza volta che dovunque è stata interpellata la magistratura italiana ha assolto...



CURCI Domenico

Sai benissimo con quali motivazioni!



PRESIDENTE

Consigliere Curci, la devo richiamare, questo costituisce un richiamo.



NESI Nerio

...ha assolto i nostri compagni che avevano definito l'on. Almirante "assassino di patrioti".



CARAZZONI Nino

Noi non siamo in un'aula di tribunale...



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, non creino una situazione che mi disponga a togliere la seduta.



CARAZZONI Nino

Lei non richiami soltanto noi signor Presidente.



PRESIDENTE

Ma siete voi che interrompete.



CURCI Domenico

Lei ci fa rimpiangere il sen. Vittorelli!



PRESIDENTE

Consigliere Nesi, prosegua.



NESI Nerio

D'altra parte credo che il più bel elogio che le sia venuto è quello che lei fa rimpiangere il sen. Vittorelli! Noi non abbiamo altro da aggiungere su questi signori che per noi non esistono, la nostra storia con loro è finita nell'aprile del '45; piuttosto dobbiamo dire che questi episodi dimostrano come sia fallace, pericolosa la teoria degli opposti estremismi, la teoria che permette di considerare larghe masse di lavoratori e i loro rappresentanti sullo stesso spazio e nello stesso modo in cui viene definito un partito che non dovrebbe avere più spazio istituzionale in questo Paese.


Argomento: Rapporti Regione - Parlamento

Ordine del giorno sulle dichiarazioni rese dall'on. Almirante il 4 giugno a Firenze


PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Fassino, ne ha facoltà. Informo intanto, perché ne tengano conto eventualmente nella discussione, che è pervenuta una proposta di o.d.g. del seguente tenore: "Il Consiglio Regionale piemontese condanna con sdegno le provocatorie dichiarazioni di natura reazionaria violenta e fascista con le quali il Segretario del M.S.I. ha osato invitare allo scontro tra cittadini, evocando minacce di guerra civile a pochi giorni dalle elezioni politiche generali che hanno sconfitto ogni disegno eversivo, confermando la scelta del popolo italiano per una civile e pacifica convivenza democratica approva la pronta denuncia alla magistratura effettuata dal Ministro degli Interni impegna il Governo e sollecita tutti i poteri dello Stato ad un'energica, severa azione che faccia sentire l'autorità dello Stato ed il suo rigore a chi farnetica ed agisce per surrogarlo riafferma la decisione di operare affinché la lotta politica e le competizioni sociali siano costantemente mantenute nel quadro di un libero e democratico confronto garantito dalla comune fedeltà alle istituzioni repubblicane ed ispirato ai valori umani e civili della Resistenza".
L'o.d.g. reca le firme dei Consiglieri Bianchi, Beltrami, Menozzi e Soldano.
Solo perché ne tengano conto nella discussione, che pregherei tanto che fosse contenuta.
Il Consigliere Fassino ha facoltà di parlare.



FASSINO Giuseppe

Il Gruppo liberale si associa alle dichiarazioni fatte dal Presidente del Consiglio e all'ordine del giorno di cui è stata data lettura. Vorrei però fare, sempre a nome del mio Gruppo, alcune considerazioni aggiuntive.
Se, per estremismo, si intende ricorso a metodi estremi di lotta politica, non va dimenticato da nessuna parte politica che la Costituzione mette al bando ogni estremismo in tutta l'ispirazione democratica dei suoi 139 articoli ed in modo particolare degli artt. 17 e 18. Proprio per questo, la riscossa democratica che noi liberali abbiamo proposta e che insistiamo ancora oggi nel proporre, deve fondarsi sulla chiarezza e sull'intima adesione ai principi essenziali della democrazia libera e della Costituzione da parte di tutte quelle forze che non si rassegnano e non si rassegneranno mai ad un avvenire di degenerazione politica, quale potrebbe diventare il nostro se dovessero concretizzarsi - mi dispiace dirlo le affermazioni fatte dall'on. Almirante a Firenze. Se la democrazia liberale è sempre capace di correggersi (e non intendo "liberale" nel senso del P.L.
ma in senso generico di aggettivo) di adattarsi, di migliorare, così non va dimenticato che i sistemi autoritari e totalitari tutti, spezzano ogni slancio vitale e sono destinati a divenire sempre più oppressivi e sempre più aggressivi.
L'Italia non ha le risorse necessarie per la vita civile e l'avanzamento e la sicurezza dei 54 milioni di cittadini, in rapido aumento sempre, a meno di inserire la loro iniziativa, la loro inventiva, il loro lavoro nel circuito dell'Europa unita e dell'occidente. Un deprecabile ritorno a certi sistemi significherebbe, oltre tutto, una vera e propria rottura di tale circuito e ci porterebbe ad una reminescenza autarchica, in una parola ci porterebbe a povertà, a stagnazione.
Noi liberali abbiamo sempre affermato che l'Europa non si può fare in camicia rossa, affermiamo oggi che l'Europa non la potremo fare mai in camicia nera.
Un partito che si presenta con le affermazioni di Al mirante diventa poi l'avversario ideale per chi ha tutto l'interesse a costituire una fitta rete di solidarietà con cui intorbidare le acque ed impedire così quelle realizzazioni alle quali aspirano tutti i democratici in Italia ed in Europa.
Ecco perché noi respingiamo queste affermazioni e cogliamo l'occasione per invitare a meditare sulle stesse quegli italiani che non l'hanno saputo fare sufficientemente - a nostro avviso - il 7 maggio scorso.



CARAZZONI Nino

Avete il dente avvelenato voi liberali, vero?



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Curci, ne ha facoltà.



CURCI Domenico

Signor Presidente, mi consenta di dire che è semplicemente ignobile il modo con cui si è tentato di distorcere il senso di certe affermazioni affermazioni del cui esatto significato il nostro partito si assume tutta la responsabilità, politica e morale.



(Mentre il Consigliere Curci parla, si allontanano dall'aula i Consiglieri comunisti e socialisti)



CURCI Domenico

Qual'è il significato di queste affermazioni? Esso è stato esplicitato nel corso del colloquio che i rappresentanti dei nostri gruppi parlamentari hanno avuto recentemente col Capo dello Stato in relazione alla soluzione della crisi governativa. Tale significato discende da una premessa sostanziale: qualora il Governo non riesca a ricreare attorno alle forze armate e alle forze dell'ordine quel clima di solidarietà, la destra nazionale surrogherà il governo schierandosi politicamente...



PRESIDENTE

No no no, mi permetta una precisazione, non parla di Governo, ma di Stato, è una cosa molto diversa.



CURCI Domenico

E' stato un lapsus. Surrogherà lo Stato schierandosi politicamente e moralmente a fianco di quelle forze. Qualora il Governo non tutelerà il diritto allo studio ed al lavoro, la gioventù nazionale dovrà tutelare tale diritto, dovrà tutelare la libertà di quei lavoratori che non vorranno associarsi a manifestazioni di sciopero politico, se è necessario, anche reagendo con la forza alla violenza altrui.
Questi sono gli esatti termini delle dichiarazioni del Segretario del MSI, destra nazionale.
Questi temi, d'altronde, sono stati uno dei motivi della nostra campagna elettorale che è stata confortata dall'adesione di circa tre milioni di italiani.
La posizione della destra nazionale su questo argomento permane quella che è stata dichiarata e nella campagna elettorale e nelle recenti dichiarazioni e tutte le speculazioni che sono state tentate in questi giorni su iniziativa degli ambienti liberali e subito strumentalizzate dalle sinistre, allo scopo di ricreare quel tale clima di solidarietà antifascista, che dovrebbe magari favorire il reinserimento del partito socialista nel governo, tutte queste speculazioni non ci faranno minimamente deflettere da quello che e il nostro preciso impegno assunto nei confronti dei nostri elettori, nei confronti delle forze armate, nei confronti soprattutto della coscienza anticomunista della nazione italiana.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Minucci, ma non lo vedo in aula rinuncia?



(Rientrano in aula i Consiglieri comunisti e socialisti)



CURCI Domenico

Si respirava un po' meglio poco fa in quest'aula.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Minucci, ne ha facoltà.



MINUCCI Adalberto

La ringrazio signor Presidente.
Devo subito dire che io mi associo alle parole ferme con cui ella signor Presidente, ha voluto condannare un fatto politico di grande gravità e non di gravità grande per la portata dell'autore e delle forze che fanno capo all'autore di queste dichiarazioni; io qui vorrei anzi rifarmi a una definizione che ha dato uno dei più grandi filosofi di tutti i tempi quando diceva che i grandi avvenimenti storici si ripetono sempre due volte, la prima volta come tragedia e la seconda come farsa. E oggi con Almirante siamo alla farsa del fascismo, ma di gravità estrema par tutta una situazione..



CURCI Domenico

Tu sei tutta una farsa!



MINUCCI Adalberto

Buffone! Vuoi stare zitto buffone? Fascista! Fascista, vuoi stare zitto? Non hai nemmeno diritto di sedere in un'assemblea elettiva, fascista che è il più grave insulto che si possa dare ad una persona civile.
Fascista!



CURCI Domenico

Comunista!



MINUCCI Adalberto

Certo e me ne vanto.



PRESIDENTE

Consigliere Curci, l'ho già dovuta richiamare una volta, non mi metta in condizione di doverlo fare una seconda, con le conseguenze che il regolamento prevede.



VIGLIONE Aldo

Ma è incapace di intendere e di volere!



PRESIDENTE

Non ci si metta anche lei!



MINUCCI Adalberto

Di gravità estrema dicevo, per il significato e il retroterra politico che queste dichiarazioni sottendono; intanto per la figura di questo signor Almirante, che è stato un esponente di primo piano del regime fascista, che ha avuto un ruolo di primo piano nel sanguinoso periodo repubblichino. E qui mi rifaccio anch'io agli atti recenti della magistratura italiana, che lo ha definito di fatto un massacratore di italiani. E del resto c'erano i manifesti attaccati sui muri del mio paese nella Maremma toscana..



CURCI Domenico

Io non posso intervenire signor Presidente, intervenga lei.



MINUCCI Adalberto

Nonostante avessi allora soltanto otto o nove anni, mi ricordo anch'io quella firma di Giorgio Almirante



CARAZZONI Nino

Questa è una buffonata enorme!



MINUCCI Adalberto

Buffonata? La magistratura ha confermato quello che sto dicendo massacratori tutti siete voi.



CURCI Domenico

I magistrati alla Bianchi d'Espinosa!



PRESIDENTE

Per cortesia, lei lamenta che si nominino persone e fatti che sono notori perché ci sono state delle pronuncia giudiziarie, lei fa il nome di un alto magistrato interpretando..



CURCI Domenico

Io ho detto che sta morendo...



PRESIDENTE

Eh no, io la prego di non costringermi a fare..La prego.
Continui Consigliere Minucci.



MINUCCI Adalberto

...la cui firma è comparsa sotto manifesti che condannavano a morte i giovani italiani che si rifiutavano di essere servi degli invasori nazisti.
E del resto che cosa vogliono smentire questi figuri? Non si sa forse che la Repubblica Sociale Italiana... Figuri dico dei fascisti, se tu ti riconosci in questa definizione peggio per te.



CARAZZONI Nino

Io faccio la battaglia politica...



MINUCCI Adalberto

La Repubblica Sociale Italia, asservita agli invasori nazisti ha condannato a morte centinaia di migliaia di giovani italiani. Ma che cosa volete smentire?



CURCI Domenico

Da chi sei pagato?



BESATE Piero

Ma se sei stato pagato da Hitler!



PRESIDENTE

Prego i Consiglieri di mantenere la calma. Abbiano pazienza, ma proprio...



BERTI Antonio

Pazienza? Ma lei li deve espellere dall'aula, non hanno il diritto di stare qui dentro.
Vogliono lo scontro fisico questi disgraziati, ve lo darei io lo scontro fisico!



PRESIDENTE

Manteniamo la calma!



MINUCCI Adalberto

Grave la parte politica che questo signore rappresenta, perché il MSI a più riprese si è richiamato all'eredità del fascismo e addirittura alla specifica eredità della Repubblica sociale italiana. Ma grave soprattutto per una situazione politica più generale che è ricca di ambiguità (io sono lieto del discorso che ella ha fatto poco fa signor Presidente, perch rompe il velo di questa ambiguità) che consentono a questa forza politica che è un corpo estraneo nella democrazia italiana; del resto l'elettorato la condanna a essere una forza estremamente minoritaria, non incisiva negli equilibri politici italiani, però consente a questa forza politica di giocare un ruolo e un ruolo pericoloso, un ruolo di inquinamento generale della vita democratica e un ruolo di ricatto sulle libertà e sulle istituzioni democratiche. Già sorprende il fatto, ad esempio, che questo discorso che ha pronunciato l'on. Almirante in un teatro di Firenze sia stato reso noto soltanto dalla buona volontà di un cronista che era presente. Pensiamo alla solerzia con cui gli organi della magistratura denunciano qualche stupido volantino di qualsiasi gruppetto che non conta niente nella realtà italiana , pensiamo alla solerzia con cui gli organi di polizia arrestano nottetempo personaggi che non hanno nessun peso e che si limitano a delle affermazioni tanto innocue quanto idiote a volte, in questo caso nessun magistrato ha sentito il dovere di denunciare le dichiarazioni dell'on. Almirante, nonostante che queste dichiarazioni siano la più aperta espressione della sovversione dello stato democratico. Questo non può non preoccuparci: nessuno di noi può nascondersi dietro un dito di fronte a queste cose. Noi parliamo, noi comunisti, ma anche lei signor Presidente e tutto il Consiglio che si sente partecipe di questa grande nuova dimensione della democrazia italiana che ha rappresentato delle regioni e che lei giustamente ha esaltato poco fa, noi siamo espressione di una Costituzione, di una legge fondamentale dello Stato che è antifascista che condanna una sola forza politica.
Caro amico Fassino, ma come si fa a ripetere questo ritornello ormai stantio dei doppi estremismi? Ma ti riconosci nella Costituzione repubblicana? Se ti riconosci nella Costituzione Repubblicana allora devi sapere che le camicie rosse sono le camicie di Garibaldi che hanno già costruito una volta l'Italia e che le camicie rosse sono quelle camicie che vestivano decine di migliaia di giovani patrioti italiani che hanno riconquistato la libertà all'Italia e che la camicia rossa è un simbolo che sta dentro la Costituzione repubblicana in cui dici di riconoscerti. Allora questo velo di ambiguità va rotto. Se ci sono delle forze eversive, se ci sono dei gruppi estremisti che si contrappongono allo Stato, alla Repubblica, alla democrazia, ebbene, ci sono le leggi normali che servono a colpire. Il fatto è che non si fa valere una legge fondamentale dello Stato che condanna in blocco il fascismo ad essere estraneo alla vita italiana questa è la realtà. E con questa ambiguità non aiutate una battaglia per la democrazia vera. Questo è il punto.
Io credo che bisogna essere d'accordo almeno su questo fatto fondamentale, che le ambiguità ci sono state, che ci sono state forze politiche, forze sociali a cui noi riconosciamo - sia chiaro - una caratterizzazione antifascista. Come non riconoscere che nella D.C. ci sono forze antifasciste? Che nelle forze che hanno avuto in questi anni la responsabilità maggiore nella direzione dello Stato l'antifascismo ha un peso grande e anche la volontà di difendere la democrazia. Ma l'ambiguità nasce quando si pensa di poter usare delle forze antidemocratiche, di poter usare addirittura i fascisti come arma di ricatto contro il movimento operaio, uscendo in questo modo dal gioco democratico anche quando non lo si voglia.
Io credo che su questo punto debba esserci una chiarificazione di fondo. Occorre che chi dirige lo Stato, il governo in primo luogo e tutti gli organi che fanno allo Stato repubblicano, siano coerenti in una politica di difesa della democrazia repubblicana, della Costituzione repubblicana che è in primo luogo una Costituzione antifascista, che espelle ogni forma, ogni manifestazione di fascismo dalla vita del Paese.
Questo è il primo punto da chiarire. Invece noi abbiamo avuto delle manifestazioni che hanno addirittura incoraggiato la presenza dei fascisti che talvolta sono serviti come rilancio della presenza dei fascisti nel nostro Paese.
Io non prendo le parti dell'accusatore, non mi onora il fatto che questo Almirante abbia, come sempre del resto, preso a bersaglio fondamentale il partito che io rappresento e minacci lo scontro fisico contro i comunisti, i comunisti da sé, per conto loro sono sufficientemente attrezzati per qualsiasi tipo di scontro; e del resto il 25 aprile...



CARAZZONI Nino

Lo sappiamo, le brigate rosse.



MINUCCI Adalberto

Le brigate rosse sono degli aggeggi vostri e dovete tenervele, vostre e dei vostri colonnelli greci. E del resto verrà fuori sempre di più la verità e già sta venendo fuori.
Il fatto è che noi riteniamo che non possiamo assumerci il merito, noi comunisti, di essere i soli a difendere la democrazia e l'antifascismo in Italia, perché questo sarebbe oltretutto un errore, non è vero, perché ci sono tante altre forze politiche rappresentate in questo Consiglio che come noi, possono assumersi il vanto, il merito e la funzione di essere forze capaci di difendere e di sviluppare la democrazia. Però questo è possibile se certi veli di ambiguità vengono eliminati, se si mantiene ben saldo un rapporto unitario, pur nella differenza delle valutazioni politiche, delle prospettive politiche, un rapporto unitario tra quelle forze politiche che hanno come comune denominatore la Costituzione repubblicana e l'interesse fondamentale a sviluppare la democrazia.
Ecco perché io sono d'accordo con lei e chiedo una presa di posizione comune del Consiglio, diciamo della parte fondamentale del Consiglio. Non ho niente contro l'o.d.g. dei colleghi D.C., ma penso che forse, anche per una prassi corretta, sarebbe opportuno che i Capigruppo si trovassero e forgiassero assieme una presa di posizione. E chiedo che ci sia questa richiesta: che lo Stato italiano faccia valere la legge repubblicana e le leggi antifasciste che esistono, che discendono dalla Costituzione repubblicana, in primo luogo la legge del '52, perché qualsiasi forma di ricatto, di minaccia, di manifestazione fascista sia cancellata per sempre dalla vita politica del nostro Paese.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Cardinali, ne ha facoltà.



CARDINALI Giulio

Io credo che sarà opportuno in questo intervento lasciare da parte la legittima tendenza a vedere in senso emotivo i problemi. Naturalmente da questo banco parlo a nome del PSDI in merito alle dichiarazioni del Presidente Oberto e che dal mio partito vengono accolte interamente.
In genere non tendiamo a sopravvalutare determinate manifestazioni, noi siamo convinti che la democrazia in Italia abbia forze sufficienti per contrastare qualsiasi tipo di velleità; ci preoccupano però i fatti, siano essi di piccola o di grande portata e ci sentiamo sinceramente colpiti tutte le volte che avvenimenti di carattere drammatico gettano ombre sul modo del vivere civile del nostro Paese, sia che poi tutto possa essere facilmente risolto o rimanga nelle zone d'ombra, come purtroppo tende ancora a rimanere, almeno per i fatti recenti a cui abbiamo dovuto assistere. Ma qui ci troviamo di fronte a qualcosa di molto più grave, cioè alla presa di posizione di un movimento politico che possiamo contestare come vogliamo, ma che ha avuto diritto di esprimersi nella campagna elettorale e di avere la propria rappresentanza in Parlamento, quindi la gravità delle affermazioni fatte nel teatro di Firenze deve essere valutata al suo giusto valore. Ferma restando la competenza della magistratura per quel che riguarda gli intenti contenuti nelle parole e l'individuazione reale della loro portata, il giudizio che dobbiamo dare immediatamente è intanto di netta ripulsa per tutto ciò che questo rappresenta e che non è a mio modo di vedere, nella nostra democrazia, un caso isolato.
Abbiamo troppo spesso la tendenza, nello Stato italiano, a pensare alla risoluzione dei problemi in termini di ingiustizie e prevaricazioni fatte da parte di qualcuno contro qualcun altro. Credo che se non ci liberiamo di questa tendenza, se non espelliamo dal corpo della nazione questo veleno questo tarlo che rappresenta nella sintomatologia il tarlo che corrose a suo tempo la democrazia in Germania, in Spagna e in Italia, potremmo attraverso una successione di fatti, non essere più sufficientemente immunizzati contro il veleno stesso.
Ritengo pertanto, a nome del mio partito, che di fronte ai partiti democratici oggi stia la grossa responsabilità di dare corpo con efficienza, con efficacia all'attuazione di tutti i disposti sanciti dalla nostra Costituzione. I partiti democratici hanno questa responsabilità devono trovare la forza per portare avanti l'iniziativa che dia un governo al Paese e quindi automaticamente ed immediatamente la risposta a tutto questo (le leggi ci sono, ma sappiamo che valgono solo in quanto siano fatte operare), che formi un governo stabile, autorevole, un governo interprete della volontà della stragrande maggioranza dei cittadini che come diceva giustamente il Presidente Oberto, è una volontà, di pace, di vivere in pace e per la pace. Questo è il primo dovere che oggi compete ai partiti che devono assumere responsabilità di governo. Se ciascuno di questi partiti, se il governo che ne uscirà farà il proprio dovere, la democrazia in Italia non correrà nessun pericolo, quali che siano le affermazioni avventate, assurde e inconcepibili espresse da questo o da quel partito ed in questo caso particolare da chi obiettivamente ha gettato quella maschera che durante la campagna elettorale aveva preteso di mettersi e che ha anche attirato parecchie centinaia di migliaia di elettori che hanno creduto a cose diverse da quelle che in realtà avevano davanti.
Ciò che noi invochiamo pertanto, come partito socialista democratico proprio perché abbiamo nel ricordo l'olocausto del primo martire che fu pagato alla prima avventura fascista in Italia, è che lo Stato democratico faccia il proprio dovere e che i partiti democratici, a cui compete oggi la responsabilità di dare un volto, un aspetto allo Stato democratico, siano all'altezza della situazione



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Gandolfi, ne ha facoltà.



GANDOLFI Aldo

Signor Presidente, io desidero associarmi alle sue dichiarazioni e anche all'o.d.g. presentato dal Gruppo D.C., a nome del P.R.I. Ma facendolo ritengo anch'io di dover portare in questo dibattito alcune considerazioni.
Non c'è dubbio che quando ci troviamo di fronte a dichiarazioni come quelle dell'on. Almirante, sul piano emotivo, sul piano della riaffermazione di alcuni fondamentali principi del nostro Stato e di alcuni fondamentali principi di idealità e di valori civili non ci può non essere un'unità totale, un'esecrazione che unisce tutte le forze politiche che vanno dal partito liberale al partito comunista.
Il collega Nesi si è dichiarato piacevolmente sorpreso delle dichiarazioni che il Presidente del Consiglio, esponente di un partito come la D.C., ha fatto in questa assemblea. Io non ho mai avuto dubbi che sul piano di affermazione di principio, di idealità civili, di riaffermazione dei valori della nostra Costituzione, tutto l'arco costituzionale delle forze politiche italiane, dal partito liberale al PCI, non si possa, non si debba ritrovare concordemente unito nella riaffermazione dei principi che stanno alla base della nostra Costituzione. Però mi sembra che il problema che dobbiamo esaminare serenamente, sia piuttosto un altro, cioè come residui abili e intelligenti della Repubblica di Salò oggi possano fare questo discorso e come possano contare su un certo tipo di forza elettorale che è andata crescendo in questi ultimi anni, in maniera forse inferiore alle aspettative del MSI, ma certamente consistente. E allora, se ci addentriamo in questo tipo di analisi, in questo tipo di considerazioni direi che non basta richiedere - cosa che può essere giusta e legittima l'applicazione delle leggi e dei dettami della Costituzione contro la ricostituzione di un partito fascista, ma esistono nella società italiana le condizioni per cui tentazioni autoritarie, eversive di destra possono ripetersi. Questo è un problema che investe la responsabilità di tutte le forze politiche, indistintamente, rispetto al quale dobbiamo riuscire a fare un'analisi precisa, seria, e un discorso di prospettiva. Non c'e dubbio che la situazione politica generale di questi ultimi anni ha alimentato la spinta, la capacità di ripresa del movimento fascista. C'è stato da un lato un processo degenerativo all'interno delle strutture statali, dall'altro una mancata risposta, una inadeguata risposta politica a certi problemi emergenti del Paese, le cui responsabilità non vanno solo ricondotte ai partiti di governo, ma vanno ricondotte indistintamente a tutte le forze politiche nella misura in cui una protesta rispetto allo stato di cose si polarizza a destra, sull'estrema destra. Evidentemente c'è stato qualcosa nel meccanismo politico, istituzionale, costituzionale del nostro Paese che ha impedito di canalizzare in modo corretto delle proposte politiche alternative ad una situazione esistente e ha fatto sì che a una mancata dialettica tra Governo e opposizione si generasse una situazione in cui indistintamente tutta la classe politica venisse coinvolta con la identificazione di responsabilità e permettesse un movimento di protesta che si proiettasse sull'estrema destra. Abbiamo vissuto in questi ultimi anni momenti estremamente difficili e preoccupanti, nei quali si temeva (e credo che tutti temessimo) un'avanzata dell'estrema destra, ancora più consistente di quella che si è realizzata. Le elezioni amministrative del 1971 hanno segnato certamente un campanello di allarme preoccupante. Noi dobbiamo farci carico di questo tipo di problema e renderci conto che non è semplicemente questione di unità delle forze antifasciste sul piano dell'esecrazione di certi fatti o dalle riaffermazioni di principio che dobbiamo riuscire a realizzare, ma è in un corretto funzionamento delle istituzioni dello Stato, in un'adeguata risposta ai problemi politici emergenti, in una dialettica corretta tra forze di governo e forze di opposizione che risiede la possibilità di combattere e sconfiggere sul piano politico le tentazioni autoritarie e le tentazioni neofasciste. Il vero problema oggi in particolare è quello della ripresa economica del Paese, della possibilità di farlo uscire dalla recessione economica e ridare la possibilità di sviluppo alla nostra economia permettendo di assorbire la disoccupazione, creando nuovi posti di lavoro, rimettendo il Paese in un circuito di ripresa e di rilancio economico europeo. Questo è l'obiettivo che ci deve far ritrovare tutti concordi nell'articolare un dibattito politico che dia al Parlamento la possibilità di esprimere un Governo veramente efficiente, che abbia anche contrapposizioni politiche globali, ma sul piano di correttezza, di confronto corretto di tesi politiche, soprattutto su un piano di efficienza istituzionale e amministrativa. Se questo è il tipo di considerazioni che dobbiamo fare ripeto, è abbastanza evidente che al di là delle enunciazioni e riaffermazioni di certi valori ai quali giustamente tutti ci siamo richiamati e c'è il problema della caratterizzazione, dell'articolazione dell'approfondimento del dibattito politico. Occorre dare concretezza all'iniziativa politica parlamentare e del governo: è questa una questione che investe tutti, rispetto alla quale non potremo certamente trovare le unità di cui prima si parlava, ma alla quale tutti dobbiamo dare un concorso di dibattito di slancio per una ripresa del cammino delle nostre istituzioni in senso democratico.
E' con questo augurio quindi, associandomi a ciò che ha detto il collega Cardinali, che il Consiglio Regionale oggi può esprimere un voto soprattutto verso il nuovo Parlamento che è stato eletto il 7 maggio. E' da questo Parlamento che deve venire la ripresa politica che metta definitivamente fuori causa le tentazioni autoritarie neofasciste del Paese. Noi ci auguriamo veramente che prevalga in tutte le forze politiche il senso di responsabilità, della concretezza, la capacità di vedere i reali problemi del Paese, perché da questo e solo da questo può venire la definitiva sconfitta del neo fascismo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Giovana, ne ha facoltà.



GIOVANA Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, desidero naturalmente anch'io associarmi alle nobili dichiarazioni fatte dal Presidente di questo Consiglio e allo spirito e alle finalità dell'o.d.g. presentato dai colleghi della D.C.
I colleghi Nesi e Minucci che hanno parlato prima di me, con le loro motivazioni hanno compiutamente espresso il mio pensiero sulla vicenda della quale è stato protagonista l'ex capo redattore della "Difesa della razza" Giorgio Almirante (in quanto tale quindi corresponsabile, almeno morale, dello sterminio dei sei milioni di ebrei), l'ex funzionario della Repubblica sociale italiana Giorgio Almirante, mandante e responsabile diretto della tragedia che ha vissuto il nostro Paese e che lei così opportunamente e chiaramente ha voluto richiamare in quest'aula, signor Presidente.
Detto questo, voglio sottolineare anch'io, come faceva il collega Minucci, che la difesa della realtà democratica italiana, il consolidamento, lo sviluppo delle nostre istituzioni, il confronto civile per il progresso del Paese, parte essenziale, integrante delle nostre idee del nostro programma politico, non può essere soltanto il problema di una delle forze politiche comprese nell'arco costituzionale, ma deve essere problema di larga e operante unità, ed in primo luogo delle responsabilità maggiori di quella forza che nell'ambito di questo arco ricopre le responsabilità maggiori sul piano politico. E voglio anch'io riconoscere come ha detto poc'anzi Minucci, che certamente nella D.C. ci sono uomini, i quali hanno operato e ben meritato dalla causa antifascista. Vorrei dire a questi uomini, a questi colleghi, e anche amici della D.C., che mai come in questo momento, per essi che portano le responsabilità più onerose nel quadro generale della realtà politica italiana, si impone una riflessione seria sulle fonti migliori di ispirazione della loro prospettiva politica E quando affermo questo mi rifaccio ancora una volta a qualcuno e a qualcosa che viene dal loro campo, che è nella loro tradizione e nella loro cultura.
Ho richiamato qui, in altra occasione, il nome e la figura di Francesco Luigi Ferrari. Proprio in questi giorni mi è occorso di ripercorrere le pagine di un suo libro polemico nei confronti di una parte del mondo cattolico italiano nel momento dell'avvento del fascismo, "L'azione cattolica e il regime", un libro forse non a caso pubblicato da forze di parte laica in Italia dopo il 1945. Ebbene, in quel libro, il cattolico Francesco Luigi Ferrari, morto in esilio perché espulso dagli uomini che erano gli amici di Almirante, muovendo polemicamente degli appunti al suo stesso mondo, alla sua stessa parte politica, incitava i cattolici a prepararsi non solo a non ripetere quegli errori, ma a scegliere chiaramente per il futuro un rapporto di nuova disponibilità per la vita civile e per il progresso del Paese. Così scrivendo, Francesco Luigi Ferrari sollecitava i cattolici a rifarsi alle fonti dell'opposizione seria, chiara, serena che alcuni di questi cattolici come lui avevano manifestato nei confronti del regime, e a non ricalcare le strade disastrose dei Cavazzoni e dei Conti Grosoli, i quali pure disgraziatamente appartenevano alla tradizione politica e culturale del mondo cattolico.
Penso questo sia un motivo di seria riflessione da sottoporre a quegli amici cattolici e ai colleghi qui presenti che certamente hanno ben meritato e bene operato nella lotta antifascista, che non vogliono e non possono discostarsi da queste idee, che per la ragione di essere partecipi della maggiore responsabilità politica del Paese, sono anche quelli che in primo luogo portano le massime responsabilità morali e politiche di fronte alle reazioni che, forti dell'avallo della Costituzione e della legge, la nazione tutta deve esprimere contro ogni avvisaglia di ritorno di un'avventura fascista.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Bianchi, ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, ho ascoltato con attenzione e approvato nel mio intimo i motivi ispiratori del suo intervento. Mi richiamo agli argomenti che sinteticamente ho esposto nell'o.d.g. che ho redatto e sottoscritto con alcuni colleghi in rappresentanza di tutto il gruppo e devo dire, a spiegazione, che per me, per noi le dichiarazioni che Almirante ha ritenuto di fare a freddo, in un momento che segnava quasi fisicamente l'emarginazione politica e morale del fascismo e di chi tenta di rappresentarlo in termini nuovi nel nostro Paese, nulla aggiungono al giudizio, alla valutazione sull'essenza e il ruolo politico che questa forza svolge in Italia. Ma c'è, direi fortunatamente, provvidenzialmente un altro fatto; io ho constatato che queste dichiarazioni hanno raggelato letteralmente vasti e sprovveduti ambienti che credevano ingenuamente di poter ravvisare nel ruolo di questa forza politica il richiamo a dei valori fondamentali di ordine, di famiglia, di moralità, di tutela, in sostanza di ragioni essenziali del vivere civile. Spero che questo fatto sia salutare.
Ci sono dei momenti in cui si capiscono le cose come stanno.
Devo dire poi che la D.C., i democratici cristiani non hanno mai avuto (non apro polemiche) momenti di ambiguità in ordine ai problemi della libertà e della democrazia. Le fortune della D.C., al di là degli stessi errori, delle stesse insufficienze che essa può avere rivelato sul piano dell'azione di governo, derivano proprio dal ruolo pacificatore unificatore dei vari elementi fondamentali che costituiscono un popolo.
E' per questa ragione che riteniamo, col concorso di tutte le altre forze politiche democratiche e costituzionali di poter il più esattamente possibile interpretare il ruolo che uno Stato deve svolgere in una società democratica. Noi comprendiamo che forse in funzione della stessa nostra azione di governo, debole a livello dell'esercizio dei compiti dello Stato l'abbiamo ripetuto durante la recente campagna elettorale con profonda convinzione e lo ripetiamo qui: chi ha preso questa nostra mitezza per debolezza si è sbagliato. Vorrei ricordare qui un detto biblico che dice di guardarsi dell'ira dei miti. E l'ira dei miti e quella della stragrande maggioranza del popolo italiano che vuole la pace, vuole la libertà in tutti i suoi significati ed è deciso a tutelarla nelle forme consacrate da un patto fondamentale che è la Costituzione.
Pertanto riaffermiamo, in un momento così difficile, che deve cessare ogni forma di strumentalizzazione che è offensiva nei confronti della forza pubblica, dei carabinieri, dello Stato, quasi che questa potesse essere avulsa o utilizzata e blandita al di fuori di quelli che sono i suoi compiti a livello delle istituzioni- Così come deve cessare ogni ridicola contestazione di fronte agli interventi (che possono anche essere maldestri qualche volta, ma che hanno un significato nobile e profondo) che le forze dello Stato, la polizia può compiere. Io mi sono permesso di invitare dei manifestanti ad applaudire la polizia, svelenendo la situazione e ritenendo che la sua comparsa significa la presenza dell'autorità dello Stato, della legge, del patto di democrazia, di tutela dei nostri diritti che vengono rappresentati da queste istituzioni.
In ogni caso riaffermo qui, per quella poca autorità che ci è consentita in questa sede, sicuri di interpretare la volontà e la determinazione che sono ferme anche più in alto, che l'autorità dello Stato democristiano (non un'autorità sopraffattrice) che lascia lo spazio più ampio a tutte le forme di confronto, di lotta politica, di rivendicazione sociale, sarà riconfermata senza debolezze nel nostro Paese. E il fascismo che è una malattia dell'animo umano che si insinua in ciascuno di noi, che viene respinto e lo respingiamo soprattutto come tentazione alla sopraffazione sugli altri, non risorgerà nel nostro Paese, né nella sua forma storica conosciuta, né in altre forme più subdole che si è tentato di accreditare. Per questo noi non respingiamo solidarietà che vengano da alcuna parte, ma crediamo di trarre dal profondo della più autentica ispirazione del cattolicesimo democratico i motivi per dare il nostro contributo alla guida dello Stato e della società democratica italiana.



PRESIDENTE

Non ho altri iscritti a parlare. Da qualcuno è stata richiesta una riunione di Capigruppo, vorrei proporre che sia fatta subito, in maniera di chiudere questa parentesi nella seduta mattutina.
La seduta e pertanto sospesa.



(La seduta sospesa alle ore 12,45, riprende alle ore 13,05)



PRESIDENTE

Leggo il testo dell'ordine del giorno che è stato concordato fra i Capigruppo: "Il Consiglio Regionale piemontese condanna con sdegno le provocatorie dichiarazioni di natura reazionaria, violenta, fascista, con le quali il Segretario del M.S.I. ha osato invitare allo scontro tra i cittadini evocando minacce di guerra civile, a pochi giorni dalle elezioni politiche generali che hanno sconfitto ogni disegno eversivo, confermando la scelta del popolo italiano per una civile e pacifica convivenza democratica approva la pronta denuncia alla magistratura effettuata dal Ministro dell'Interno impegna il Governo e sollecita tutti i poteri dello Stato ad una energica, severa azione che faccia sentire l'autorità dello Stato ed il suo rigore a chi farnetica ed agisce per surrogarlo e ciò secondo il dettato costituzionale ed in ossequio alle leggi, con particolare riguardo alla legge del 1952 che persegue l'apologia e la ricostituzione del partito fascista riafferma la decisione di operare affinché la lotta politica e le competizioni sociali siano costantemente mantenute nel quadro di un libero e democratico confronto, garantito dalla comune fedeltà alle istituzioni repubblicane ed ispirato ai valori umani e civili della Resistenza".
L'ordine del giorno reca le firme dei Consiglieri Bianchi, Beltrami Menozzi, Soldano, Debenedetti, Nesi, Berti, Giovana, Gandolfi, Fassino.
Pongo in votazione l'o.d.g. nel testo concordato dai Capigruppo e che ho testé letto. Chi approva è pregato di alzare la mano.
E' approvato dall'intero Consiglio, con due voti contrari.


Argomento:

Ordine del giorno sulle dichiarazioni rese dall'on. Almirante il 4 giugno a Firenze

Argomento:

Documenti - Annuncio e assegnazione a Commissioni


PRESIDENTE

Avrei delle brevissime comunicazioni, informazioni al Consiglio, per chiudere questa parte dell'o.d.g. e rimandare al pomeriggio.
Sono stati presentati i disegni di legge sui trasporti "Erogazione per il '72 di contributi alle aziende concessionarie autoservizi di linea per viaggiatori. Contributi per rinnovo del parco autobus alle aziende concessionarie autoservizi di linea per viaggiatori. Concessione di contributi per investimenti ad aziende private concessionarie autoservizi di linea per viaggiatori. Concessione di contributi per investimenti nel settore degli autoservizi di linea per viaggiatori agli Enti locali, alle aziende pubbliche a partecipazione pubblica". In data 30 maggio ho provveduto ad assegnarli alla II Commissione per l'esame in sede referente.
Il 7 giugno i Consiglieri regionali Ferraris, Besate, Raschio ed altri hanno presentato un progetto di legge sull'assistenza farmaceutica ai lavoratori autonomi, coltivatori diretti, artigiani ed esercenti le attività commerciali, in sostituzione del progetto di legge n. 11 in data 9 marzo '72, che viene ritirato in data 8 giugno '72. Ho provveduto ad assegnarlo alla IV e VI Commissione per l'esame in sede referente.
E' stata richiesta la procedura d'urgenza che verrà posta all'ordine del giorno di un prossimo Consiglio.
In data 7 giugno '72 i Consiglieri regionali Menozzi, Bertorello e Giletta hanno presentato un progetto di legge sull'estensione farmaceutica ed integrativa ai titolari di pensione delle gestioni speciali lavoratori autonomi, in sostituzione del progetto di legge n. 19, che viene ritirato.
In data 8 giugno '72 ho provveduto ad assegnarlo alla IV e VI Commissione per l'esame in sede referente.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Comunicazioni del Presidente del Consiglio (seguito)


PRESIDENTE

E' stata indetta a Venezia per l'intera giornata di martedì 20 giugno '72, una riunione degli Uffici di Presidenza dei Consigli delle Regioni a statuto ordinario, per l'esame dei seguenti argomenti: rapporti con il Parlamento e problemi relativi all'autonomia dei Consigli Regionali (relatore Orcalli); problemi relativi al riordinamento dei Ministeri e alla riforma della pubblica amministrazione (relatore Gabuggiani); problemi dell'informazione radiotelevisiva (relatore Finocchiaro). L'Ufficio di Presidenza sarà presente.
L'incontro europeo delle Regioni di frontiera. L'assemblea consultiva del Consiglio d'Europa ha deciso di organizzare al 29 giugno al 1 ° luglio presso la sede del Consiglio d'Europa a Strasburgo, un incontro europeo delle regioni di frontiera. Scopo: operazioni già in atto nelle regioni di frontiera, ostacoli che si incontrano al momento della messa in atto di tale cooperazione, soluzioni e mezzi suscettibili di agevolare la cooperazione degli Enti locali e regionali attraverso le frontiere nazionali in Europa. I risultati di questo incontro dovranno fornire all'assemblea consultiva del Consiglio d'Europa gli elementi necessari da sottoporre al Comitato dei Ministri e ai Governi degli Stati membri sotto forma di proposte concrete per una collaborazione più efficace delle Regioni di frontiera. Parteciperanno i rappresentanti di tutte le Regioni di frontiera dei paesi membri del Consiglio d'Europa.
Sono pervenuti documenti alla presidenza: dalla Camera confederale del lavoro CGIL sindacale e provinciale UIL, Unione sindacale CISL una richiesta di larga informazione e discussione pubblica sulla definizione della politica regionale in materia di commercio dal laboratorio di pasticceria di Avignano di Domodossola un esposto circa l'orario delle pasticcerie, rosticcerie e rivendite di cibi cotti dalla CGIL, UIL, sindacati nazionali Iscal un documento circa l'attuazione della legge 22 ottobre '71 con riferimento al servizio sociale dal comitato di agitatone sindacale CGIL, CISL, UIL del personale del Provveditorato regionale alle OO.PP. un documento contenente le richieste del predetto personale circa il loro inquadramento nei ruoli regionali dai dipartimenti istruzione e cultura della Giunta Regionale toscana un progetto di iniziativa per diffondere nella scuola il valore dell'antifascismo, della Resistenza e della Costituzione repubblicana dalla Lega per le autonomie e i poteri locali un documento in cui si auspica una sollecita soluzione della crisi di governo; attraverso la formazione di un governo antifascista si indicano alcuni punti organici da inserire nel programma di governo per l'avvio di una politica di programmazione e di riforma incentrata sulle Regioni, sugli Enti locali e si chiede al Consiglio Regionale di fare proprie tali proposte dalla Confederazione nazionale dell'artigianato un documento presentato dalla Confederazione al Parlamento, contenente proposte per la soluzione dei problemi artigianali.
Sono pervenuti degli o.d.g. di Consiglieri che verranno letti questa sera in fine di seduta.
Il punto terzo all'o.d.g. è così esaurito.
Ricordo ai Capigruppo l'incontro previsto per le 15 e alle 15 i signori Consiglieri sono pregati di essere puntuali per la ripresa dei lavori.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,15)



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