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Dettaglio seduta n.94 del 25/05/72 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE OBERTO


Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Informo il Consiglio che ha chiesto congedo per la riunione di questo pomeriggio il Consigliere Segretario Menozzi.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Calendario delle prossime sedute


PRESIDENTE

Informo altresì il Consiglio che nella riunione dei Capigruppo si è intanto convenuto di fissare la seduta del 6/7 luglio per la discussione del bilancio, questo in relazione al fatto che l'ultima consultazione avverrà il 21 giugno e quindi non vi è la possibilità di arrivare tempestivamente ancora in giugno alla presentazione del testo al Consiglio.
Il Consiglio resta convocato per l'8 di giugno con all'o.d.g., oltre a quanto potrà esservi (approvazione verbali sedute precedenti comunicazioni, interpellanze ecc.), due argomenti di notevole rilievo: piano di localizzazione e Commissione controlli. Nell'ipotesi che gli argomenti non possano essere esauriti nella giornata dell'8 giugno, si vedrà a quale altra successiva udienza portarli.
Il 15 giugno non si terrà seduta di Consiglio perché nel periodo dell'incontro a Nizza per i decimi stati generali d'Europa. E' prevista successivamente una probabile convocazione del 22 giugno, subordinata per al fatto che si sia potuto preparare già quanto attiene agli impegni del 23 giugno, giorno in cui si svolgerà la conferenza chimica. Se invece i lavori per la conferenza chimica assorbiranno l'interesse di molti Consiglieri Regionali, l'adunanza del 2 non avrà luogo e vedremo successivamente come determinarci nei nostri lavori. Per cui, quello che attualmente è fermo è 8 giugno: piano di localizzazione e Commissione controlli, 6/7 luglio: bilancio, 15 giugno compreso in quella delegazione che andrà a Nizza.


Argomento: Industria - Commercio - Artigianato: argomenti non sopra specificati - Problemi del lavoro e della occupazione

Mozione del Consigliere Menozzi e altri sulla crisi industriale della zona di Mondovì


PRESIDENTE

Continuiamo allora nell'o.d.g.: mozione presentata il 27 aprile '72 dai Consiglieri Menozzi, Soldano e Giletta. La Consigliera Soldano è presente ed ha facoltà di illustrarla, credo che l'assenza del Consigliere Menozzi e quella temporanea di Giletta non ne impediscano la trattazione.
La parola alla Consigliera Soldano.



SOLDANO Albertina

Signor Presidente, signori Consiglieri, la mozione in oggetto vuole richiamare l'attenzione del Consiglio Regionale del Piemonte sulla gravità e complessità della crisi in cui versa tutta l'attività industriale di Mondovì e della zona limitrofa, con evidenti conseguenze negative anche per ogni altra attività economica. Vi si accenna alle gravi difficoltà in cui versano i vari settori di attività, cioè l'abbigliamento, le ceramiche, gli stabilimenti meccanici, il settore dell'edilizia; in particolare si puntualizza la gravità della situazione in cui versano due stabilimenti delle ceramiche e precisamente Richard Ginori e Vedova Besio per i quali si profila un'eventuale prossima chiusura in vista del potenziamento dello stabilimento della Richard Ginori di Pisa.
I motivi possono essere sintetizzati nelle mancate iniziative, in passato, di ristrutturazione e rilancio. Si sottolineano gravi conseguenze poi per tutte le categorie dei cittadini di Mondovì e della sua zona e soprattutto dei lavoratori dipendenti, sui quali pende la minaccia della disoccupazione, dei giovani, per il mancato inserimento nel lavoro in sede locale, e di altre categorie di persone quali gli artigiani, i commercianti, gli agricoltori, sui quali si ripercuotono le difficoltà economiche delle altre classi lavoratrici. D'altra parte sono particolarmente eloquenti i dati relativi alla situazione occupazionale che si riferiscono appunto al 15 maggio del corrente anno; anzi, può essere interessante a tale riguardo fare un confronto con la situazione analoga nel '70. In realtà noi vediamo che su cinque stabilimenti del settore abbigliamento e precisamente Abitificio Rossi, Camef, Abitificio Gazzera Roni e Artex, i primi quattro sono pressoché a cassa integrazione fin dal settembre '71, mentre soltanto il quinto lavora a tempo pieno.
Del settore delle ceramiche e precisamente dei due stabilimenti Richard Ginori e Besio ho già detto che la chiusura pare imminente.
Tre poi sono le fabbriche del settore metalmeccanico nelle quali l'occupazione è diminuita, anzi, in tutto il settore possiamo dire che da tempo non si registra un numero effettivo di assunzioni, quando addirittura esse non sono bloccate, come attualmente.
Riguardo all'edilizia possiamo ricordare che già una ditta, la Turco Lobera si è del tutto trasferita a Cuneo, mentre la ditta Cavagno ha recentemente fallito e la Bessone &Dho per ora non può prevedere altri lavori oltre quelli, limitati, che ha in corso. Anzi, riguardo all'edilizia riscontriamo che nessuna impresa ha per ora assunto nuova manodopera tranne qualche piccola, limitatissima attività, che di fatto non incide sul mercato.
In questi ultimi tempi, vari incontri al riguardo, cioè sulla situazione occupazionale di Mondovì, si sono verificati e in sede locale e in sede regionale, a livello di categorie, di organizzazioni, di enti e pertanto io vorrei precisare che la mozione da noi presentata in sintesi riflette la situazione allarmante quale traspariva da un documento a suo tempo concordato e presentato dalle componenti interessate e precisamente: Amministrazione Comunale di Mondovì, Sindacati dei lavoratori dipendenti Associazioni degli artigiani e commercianti di Mondovì.
Desidero ancora precisare che, in sede regionale, è stata presentata un'interpellanza, in data 28 marzo, da parte dei colleghi Consiglieri Revelli e Giovana. Già la Giunta, il suo Presidente, l'Assessore al Lavoro l'Assessore all'industria hanno dimostrato il loro interessamento e così pure il Ministro Pella. Risulta nella giornata odierna che una delegazione di Parlamentari ha un diretto incontro con il Ministro del Bilancio e col Ministro del Lavoro. Ma occorre perseguire con decisione l'opera intrapresa, senza indugi, in modo da chiarire la situazione dell'economia monregalese in generale e della Richard Ginori in particolare.
La Regione non deve limitarsi ad interventi di pressione e di mediazione; è urgente attuare una politica di programmazione ben precisa ed anche una seria politica del credito per agevolare o sviluppo di ogni settore legato al mantenimento dell'occupazione.
Oggi i 260 ceramisti sui quali pende il pericolo gravissimo di essere licenziati, hanno per lo più 15/20 anni di anzianità e conseguenti lesioni polmonari di origine professionale. Praticamente non hanno possibilità di reimpiego per l'età, per le condizioni di salute o per la mancanza di un'altra riqualificazione professionale. Una seria volontà programmatoria ed equilibratrice non può freddamente accettare decisioni dettate esclusivamente da ragioni tecnico-finanziarie, pur comprensibili e tuttavia avulse da ogni considerazione di ordine umano e comunque tali da determinare un vuoto incolmabile in un'economia già depressa di una delle zone più povere del Piemonte, quale è l'area del monregalese. Si faccia dunque un chiaro discorso programmatico generale, nell'ambito delle rispettive competenze, sia da parte dello Stato, sia da parte della Regione in collaborazione con lo Stato e con le altre Regioni interessate, vale a dire Lombardia, Toscana e Campania. Analogamente si tratti con l'Amministrazione Provinciale di Cuneo, con le organizzazioni sindacali interessate, con le organizzazioni degli stessi imprenditori. Si affronti ripeto, una chiara politica del credito, cioè si cerchino e si usino tutti i mezzi per garantire a tutti i cittadini il diritto al lavoro e la sicurezza del posto, secondo le loro capacità e attitudini, in una visione globale, armonica, di vivere civile, mirando, cioè, a costruire in senso positivo, nella graduale trasformazione di ciò che può essere oggi vecchio e superato, ma che ha avuto e può ancora avere una sua funzione umana e sociale.



PRESIDENTE

La mozione è stata illustrata.
Il Consigliere Revelli chiede di parlare, ne ha facoltà.



REVELLI Francesco

Signor Presidente, la mozione presentata dai colleghi del partito D.C.
ci trova abbastanza d'accordo. Vogliamo ricordare che ormai la questione in particolare della Richard Ginori e della Besio, del settore cioè della ceramica che è maggiormente minacciato dal rischio di chiusura, è stata all'ordine del giorno del Consiglio nella nostra interpellanza presentata alla fine di marzo e discussa a metà aprile, alcuni incontri sono già avvenuti, alla presenza dell'Assessore al lavoro, a Mondovì, con tutte le forze interessate e sono stati presi dei precisi impegni, quale quello di convocare la Richard Ginori, di mettere cioè attorno ad un tavolo tutti gli interessati e far vedere quali fossero le reali intenzioni di questo gruppo nel quadro della ristrutturazione che sta attuando livello nazionale.
Sentite le richieste delle organizzazioni sindacali, il 10 maggio si è riunito il Comitato di coordinamento nazionale dei consigli di fabbrica della Richard Ginori, che ha appunto sottolineato le posizioni che erano già state assunte da Mondovì e in fondo ha appoggiato la linea di comportamento e di lotta che era uscita da quelle riunioni.
A seguito di tutto ciò non si è avuto un particolare interessamento, ci sono stati molti contatti a livello personale (contatti che noi non riteniamo possano essere validi per risolvere queste due questioni estremamente scottanti per la nostra provincia e per il monregalese) tra cui quello dell'Assessore con il Ministro Pella che si era detto particolarmente disponibile a trattare l'argomento, ma tutto questo lascia il tempo che trova. Se si tiene conto poi che da domani il governo è dimissionario e che quindi avrà ben altre cose da fare che occuparsi di questo, è giustificato il sollecitare il Gruppo D.C., che ha presentato la mozione, ad aderire ad un ordine del giorno che dia mandato alla Giunta e la impegni su alcune cose precise, che sono poi le cose dette in quelle riunioni che ho citato prima e che corrispondono alle richieste del comune di Mondovì, delle organizzazioni sindacali, delle altre organizzazioni di categoria.
Siccome il gruppo Richard Ginori ha in atto una ristrutturazione a livello nazionale estremamente importante, poiché ha detto che per potenziare Pisa si doveva addivenire alla chiusura o per lo meno ad una drastica riduzione della manodopera a Mondovì (si parlava di mantenere al massimo 50/60 operai per una produzione particolare che però a breve termine sarebbe andata diminuendo) riteniamo che la Regione Piemonte si debba occupare, insieme alle altre Regioni interessate a questa ristrutturazione (Toscana, Campania, Lombardia) di vedere la questione nel suo complesso. Noi siamo favorevoli a che aumentino i posti di lavoro a Pisa, a che i quattro miliardi che lo Stato concede alla Richard Ginori per la sua ristrutturazione aziendale vengano concessi e tutta l'operazione vada in porto, a patto però (e qui ricordiamo la posizione a suo tempo assunta dal Consiglio Regionale sulla Indesit) che non si eliminino i posti di lavoro già esistenti ed in particolare quelli di Mondovì. Bisogna anche tener conto che quello stabilimento necessita di grossi investimenti.
La ditta Vedova Besio è una ditta locale che però impiega tanti dipendenti quanto la Richard Ginori; essa ha fatto delle proposte precise: costruire un nuovo stabilimento qualora si potesse far confluire nella Richard Ginori e si garantissero dei cospicui livelli occupazionali rispetto agli occupati d'oggi.
Per tutto questo chiediamo l'intervento autorevole, puntuale della Regione Piemonte per coordinare e guidare tutte le iniziative che oggi si presentano per risolvere il quesito di Mondovì e anche perché venga affrontato da un discorso più generale. Noi chiediamo nell'o.d.g.
concordato con le altre forze politiche del Consiglio, che venga indetta una conferenza sull'occupazione (non che la debba indire la Regione) prestando orecchio, questa volta, a quanto più volte richiesto dalla provincia di Cuneo e da diversi comuni.
Noi crediamo così di poter aderire a tutti i concetti di fondo contenuti nella mozione dei colleghi D.C., ma occorre aggiornare i fatti alla situazione odierna con un o.d.g. che impegni la Giunta su due o tre cose precise. Sappiamo che la Regione Toscana si sta occupando del problema della Richard Ginori, come prima si è occupata di quello della St. Gobin (una lunga vertenza che ha riguardato anche la provincia di Cuneo che in quel caso ha tratto vantaggio dalla sconfitta che c'è stata ai livelli di occupazione proprio in Toscana); che la Lombardia è interessata perché la Richard Ginori vi ha quattro o cinque stabilimenti e anche questi subiscono delle variazioni occupazionali estremamente importanti.
A noi pare che il primo fatto da verificare sia di vedere le altre Regioni quali posizioni assumono nei confronti della vertenza Richard Ginori che è già stata portata di fronte a quegli esecutivi ed a quei Consigli Regionali, per non assumere delle posizioni contrastanti e per mantenerci fedeli al principio che vuole che sia uno sviluppo preminente nel Mezzogiorno, ma al tempo stesso non si chiudano delle industrie in zone già estremamente colpite e che sono i punti più deboli del tessuto della nostra economia regionale.
Non so se possiamo presentare questo ordine del giorno, dopo aver sentito il parere della Giunta ed eventualmente concordare alcune modifiche.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Fassino, ne ha facoltà.



FASSINO Giuseppe

In linea di massima mi associo a quanto ha detto prima la collega Soldano e mi associo non tanto come Capogruppo quanto come Consigliere Regionale della provincia di Cuneo. Mi consta che una delegazione di parlamentari di questa provincia deve essere stata o sarà ricevuta prossimamente a Roma dal Ministro, per la soluzione del problema che è serio e grave per quella zona e che in qualche modo dovrà essere risolto altrimenti la situazione si farà ancora più grave.
Noi siamo d'accordo, vengano i provvedimenti del governo, sono indispensabili, anche provvedimenti che portino adeguati aiuti alle industrie che vogliano operare degli insediamenti a Pisa, ma non devono essere tolti agli stabilimenti che esistono nella provincia di Cuneo e che debbono essere tutelati. Quella di Cuneo non è una provincia industriale ma eminentemente agricola, quel po' di industria che ha deve essere tutelata e salvata se si vuole evitare una crisi anche grave in questa zona che è già tanto provata. Noi riteniamo che quanto detto nella mozione sia esatto.
Abbiamo alcune riserve, invece, pur avendolo firmato, sull'ordine del giorno per quanto concerne gli interventi da parte dell'Assessore al Lavoro che a questo proposito dovrebbe pronunciarsi e che oggi non vedo e dal quale dovremmo sentire il parere per poterci regolare.
L'unica cosa che diciamo, sottolineando l'importanza che qualche provvedimento venga preso e che comunque un'azione venga dalla Regione perché sia tutelato il monregalese in questo campo, è che gli aiuti non servano a salvare, come in altri casi purtroppo, temporaneamente, delle aziende che sono finite, ma servano ad aiutare concretamente aziende che possono continuare a vivere. Se noi operiamo in questo senso, operiamo giustamente, per fare una politica sociale vera, ma se chiediamo degli aiuti che non servono a nulla facciamo unicamente della demagogia che non intendiamo invece fare.
Noi riteniamo che debba essere esaminato attentamente dalla Giunta quanto espresso nella mozione e che sull'ordine del giorno si esprima l'Assessore affinché possano essere presi gli opportuni provvedimenti che servano a dare degli aiuti, ripeto, concreti e non degli aiuti a parole che a nulla servono.



PRESIDENTE

Altri chiedono di parlare? Il Consigliere Viglione, ne ha facoltà.
Debbo fare presente però che l'Assessore al lavoro è impegnato in una riunione di altri Assessori convenuti a Torino dalle varie province piemontesi, per cui dovrebbe essere semmai il Vicepresidente Cardinali a dire qualche cosa a nome della Giunta.



PETRINI Luigi, Assessore all'industria

Parlerò io.



PRESIDENTE

Benissimo, allora c'è l'Assessore Petrini che lo sostituisce.
La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Veramente ritengo che l'argomento sia più di competenza dell'Assessore all'industria per ora, che non di quello al lavoro perché l'ordine del giorno parla di programmazione in ordine a questa industria ed anche ad altre industrie della provincia di Cuneo.
Abbiamo sottoscritto l'ordine del giorno, ribadiamo l'assoluta necessità di intervenire perché non si tratta soltanto di tutelare l'occupazione di circa 300 lavoratori di Mondovì, fatto già importantissimo, ma di prendere delle misure per impedire la degradazione economica del monregalese. Da 10/15 anni a questa parte è l'area più colpita dall'impoverimento delle industrie, dalla decadenza dell'agricoltura che si trova in condizioni assai difficili, anche sotto il profilo geografico è quella forse tra le più dimenticate della provincia di Cuneo, che va da Lurisia (unico centro, per ora, che possa considerarsi turistico) a Roccaforte in Valle Ellero, a Frabosa, a tutta la zona della Val Mongia, ai paesi della Langa monregalese come Cigliero, Ciglié colpiti costantemente da avversità atmosferiche, crolli, frane, smottamenti.
La vicenda della Richard Ginori si inserisce ed aggrava la situazione perché è una fabbrica di antiche tradizioni che si accompagna ad altre fabbriche in questa produzione che negli ultimi anni via via hanno chiuso oppure sono in procinto di chiudere. Se dovesse ancora abbattersi su Mondovi questa ulteriore disgrazia il monregalese verrebbe ad essere colpito in modo assai grave, pertanto l'impegno che assume con questo ordine del giorno il Consiglio Regionale è assai importante. Io in genere non credo molto agli ordini del giorno perché lasciano il tempo che trovano e servono spesso per mettere a posto la coscienza, però questo ordine del giorno riguarda una situazione che investe per lo meno centomila cittadini della provincia di Cuneo. E' un fatto drammatico che forse non trova riscontro, non soltanto in altre zone della provincia di Cuneo, ma in tutto il Piemonte.
Sottoscrivendo quest'ordine del giorno riteniamo di impegnare il Consiglio Regionale a fare veramente qualche cosa perché il monregalese abbia a rinascere.



PRESIDENTE

Qualcun altro chiede ancora di parlare sull'argomento? Nessuno? Allora la discussione è chiusa.
La parola all'Assessore Petrini.



PETRINI Luigi, Assessore all'industria

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'o.d.g. dei Consiglieri della Provincia di Cuneo sulla situazione economica del monregalese, richiama ancora una volta l'attenzione di tutti i Consiglieri Regionali, penso sulla situazione del Piemonte depresso, in un quadro acquisito dalla congiuntura generale, con gli appesantimenti che conosciamo, soprattutto nei settori dell'edilizia, dei tessili, dell'abbigliamento, della produzione delle piccole e medie imprese.
Senza dubbio zone come quella di Mondovì - come affermavano i colleghi Soldano, Revelli, Fassino e Viglione - risentono in maniera molto accentuata della crisi economica che travaglia il Paese e la zona pedemontana perché vengono colpite in una loro fase di trasformazione, in un momento particolarmente delicato di passaggio da una situazione economica ancora molto vicina alla realtà agricola tradizionale, ad una struttura economica più complessa e differenziata come quella dell'industrializzazione a mosaico delle piccole e medie imprese.
Se una riflessione è concessa, dobbiamo qui constatare come realmente sia debole il cosiddetto sviluppo spontaneo, al di fuori di una prospettiva generale di programmazione economica, soprattutto regionale, che sappia mettere al riparo da impennate congiunturali un'evoluzione di insieme di tutto un comprensorio.
Questa riflessione ovviamente la trasferiamo alle scelte d'ordine generale che la Regione dovrà fare appunto in previsione del piano regionale di sviluppo che dovrà essere discusso qui in Consiglio nei prossimi mesi.
Venendo ai problemi specifici prospettati nell'o.d.g., debbo dire che l'Assessore al lavoro Visone (assente, come ha ricordato il Presidente del Consiglio, per altri impegni della Regione e per il quale risponde chi vi parla) è immediatamente intervenuto presso la proprietà Richard Ginori e Vedova Besio per i quali, a causa di mancate tempestive iniziative di ristrutturazione e di rilancio, si prospetta, purtroppo, l'eventualità di una chiusura degli stabilimenti.
Per quanto riguarda la Richard Ginori, che ha 280 occupati, sono in corso interessamenti a livello ministeriale, precisamente al Ministero delle Finanze e al Ministero del Tesoro, per un assestamento dell'azienda contemporaneamente sono state affidate ad un esperto le predisposizioni di piani di ristrutturazione dell'azienda che saranno tempestivamente presentati all'Assessorato al lavoro della Regione Piemonte.
Legato alla vicenda della Richard Ginori è lo stabilimento Vedova Besio che occupa 165 lavoratori, per il quale v'è un'assoluta necessità di ristrutturazione. La proprietà ha promesso all'Assessore al lavoro di fargli conoscere, a seguito di una riunione del Consiglio di amministrazione, le sue necessità ai fini di un intervento regionale.
Nessuna notizia però è stata data a tutt'oggi. Consta invece che la società sarebbe disposta ad entrare nel gruppo della Richard Ginori qualora questa azienda continuasse ad operare nella zona di Mondovì.
Venendo poi agli altri problemi specifici prospettati all'ordine del giorno, con l'assicurare gli interroganti che la Regione e per essa la Giunta terrà nel debito conto la situazione particolare del monregalese come realtà comprensoriale avente caratteristiche e depressioni di una certa delicatezza, desidero comunicare che l'Assessorato all'industria ha già chiesto al sindaco di Mondovì una specifica documentazione sull'eventuale ubicazione di un'area industriale che possa beneficiare delle provvidenze riservate alle aree depresse e di altri particolari incentivi per tonificare con nuovi insediamenti il tessuto economico e produttivo di questa zona.
Altro indirizzo specifico sul quale l'Assessorato potrà assumere un proprio impegno, sempre nel quadro della programmazione regionale della qualifica della Giunta, è quello di interessare per quanto possibile all'area di Mondovi, alcune aziende di una certa consistenza e di un indirizzo produttivo proiettato validamente nel futuro. Le iniziative che potranno essere assunte dovranno tuttavia essere oggetto di attenta valutazione, dovranno seguire gli indirizzi di insieme, anzi, a promuovere non occasionalmente, ma in una dimensione di programmazione comprensoriale lo sviluppo equilibrato di tutta la zona.
Nel frattempo sarà cura della Giunta Regionale insistere presso gli organi di governo, quelli della programmazione centrale e presso ogni altro organismo perché nell'attuale delicata fase congiunturale si accentui l'impegno ad uscire dalla stagnazione mediante opportuni, rapidi ed efficaci incentivi. Senza dubbio, in una prospettiva di congiuntura economica generale migliorata, anche i problemi del monregalese potranno essere affrontati e risolti penso in maniera più serena e più efficace. La disponibilità di occasioni produttive che si verrebbe a formare sul mercato offrirebbe del resto ampio spazio di manovra all'indirizzo e all'orientamento che la Regione intende perseguire anche in questo importante comprensorio del Piemonte depresso.
Mancando però l'Assessore interessato al lavoro, sull'ordine del giorno annunciato, per quanto riguarda la parte industriale io non avrei nulla da rilevare, se non nelle conclusioni che riguardano precisi impegni relativi all'Assessorato al lavoro. Proprio per questo però chiederei eventualmente una brevissima riunione dei Capigruppo per precisare meglio impegni e proposte.



PRESIDENTE

La mozione è discussa, l'o.d.g. è stato illustrato. Vi è da parte della Giunta la richiesta di un incontro per alcune precisazioni. Io ne vorrei un'altra precisazione: i due documenti sono da mettere in votazione distintamente, o congiuntamente, o l'o.d.g. è sostitutivo della mozione?



REVELLI Francesco

Solo l'o.d.g.



PRESIDENTE

Io avrei bisogno però che me lo dichiarassero i firmatari della mozione. L'o.d.g. è da considerarsi sostitutivo?



SOLDANO Albertina

Anche a nome degli altri firmatari dichiaro di ritirare la mozione.
L'o.d.g. che è stato testé presentato sostituisce a tutti gli effetti la mozione.



PRESIDENTE

La mozione che è stata discussa è considerata ritirata e sostituita da questo o.d.g. del quale do lettura perché non è nelle mani dei singoli Consiglieri: "Il Consiglio Regionale del Piemonte considerata la gravità della crisi in cui versa l'attività industriale di Mondovì e zona e di conseguenza ogni altra attività economica preso atto delle evidenti condizioni di pesante difficoltà in cui versano il settore dell'abbigliamento (circa 300 unità lavorative), il settore della ceramica (circa 400 addetti occupati nei due stabilimenti Richard Ginori e Vedova Besio minacciati di chiusura), gli stabilimenti meccanici (circa 750 addetti legati per la produzione alla grande industria e pertanto colpiti dall'andamento negativo della congiuntura generale), il settore dell'edilizia aggravato di recente oltre che dagli effetti della crisi economica generale anche dal dissesto di un'importante industria cittadina nel settore stesso denuncia l'evidenziarsi preoccupato di conseguenze gravi per tutte le categorie dei cittadini di Mondovì e zona ed in particolare: a) per i lavoratori dipendenti sui quali incombe la minaccia della disoccupazione b) per i giovani che incontrano gravi difficoltà ad inserirsi nelle attività produttive in sede locale c) per gli artigiani, i commercianti ed i coltivatori sui quali si ripercuotono negativamente le attuali difficoltà economiche del settore industriale impegna la Giunta Regionale a promuovere in tempi brevi, in collaborazione con lo Stato, con gli Enti locali, con i nuovi organi comprensoriali, una chiara politica di programmazione, al fine di garantire organicità e continuità alle molteplici articolazioni delle attività industriali, con particolare riferimento alla salvaguardia e al potenziamento della piccola e media industria ed a realizzare pienamente il diritto al lavoro e la sicurezza del posto per ogni cittadino.
Il Consiglio Regionale del Piemonte, sottolineato in particolare l'aggravarsi della situazione produttiva nei due stabilimenti del settore ceramica Richard Ginori e Vedova Besio e l'imminente pericolo di disoccupazione per le maestranze impegna il Presidente della Giunta Regionale, l'Assessore all'industria, l'Assessore al lavoro a perseguire costantemente presso le sedi competenti l'azione già iniziata, in collaborazione con il Comune di Mondovì e l'Amministrazione Provinciale di Cuneo, al fine di ottenere che la crisi dei suddetti stabilimenti si risolva in senso pienamente favorevole, con chiare prospettive future di esistenza e di sviluppo degli stabilimenti stessi, sia per ridare serenità e fiducia ai lavoratori oggi direttamente interessati, sia per garantire l'equilibrio socio-economico di Mondovì e della zona monregalese.
Dà mandato in particolare all'Assessore all'industria e all'Assessore al lavoro di: a) prendere immediatamente contatto con la Regione Toscana, la Regione Lombardia e la Regione Campania per affrontare in modo organico tutto il problema della ristrutturazione del gruppo Richard Ginori i cui stabilimenti hanno sede nelle suddette Regioni b) intervenire presso il governo ed i Ministri competenti per sostenere le posizioni espresse dalle organizzazioni sindacali e già fatte proprie in data odierna da una delegazione di parlamentari piemontesi che deve incontrarsi con il Ministro del Lavoro e con il Ministro del Bilancio posizioni volte ad affermare che il previsto finanziamento di quattro miliardi da parte dello Stato alla Richard Ginori non deve servire, pur riaffermando la preminenza degli interventi a favore del Mezzogiorno, ad una ristrutturazione che implichi la chiusura dello stabilimento di Mondovì c) assicurare opportuni contatti fra tutti gli interessati per affrontare in modo concreto le soluzioni atte a garantire il mantenimento dei livelli di occupazione anche nell'azienda Vedova Besio.
Il Consiglio Regionale del Piemonte, considerate le generali difficoltà che gravano sui livelli occupazionali in tutta la provincia di Cuneo invita la Giunta Regionale a favorire una conferenza provinciale sull'occupazione articolata per aree ecologiche." L'o.d.g. reca le firme di Bianchi, Sanlorenzo, Viglione, Revelli Giovana, Giletta, Soldano, Besate e Fassino.
Pongo in votazione l'o.d.g. sostitutivo in quanto è stata ritirata la mozione precedentemente illustrata. Chi approva è pregato di alzare la mano.
L'o.d.g. è approvato all'unanimità.


Argomento: Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Mozioni dei Consiglieri Zanone e altri, Fonio e altri, Giovana e altri sulla difesa dell'ambiente e sugli inquinamenti


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della mozione presentata il 18 gennaio 1972 dai Consiglieri Zanone, Gerini e Rossotto.
Chi dei presentatori intende illustrare la mozione? Viene richiamato l'art. 5 dello Statuto che impegna la Regione ad adottare le misure necessarie per la conservazione e difesa dell'ambiente naturale e in particolare per l'eliminazione di cause di inquinamento.
L'Assessore Chiabrando chiede di fare una precisazione, ne ha facoltà.



CHIABRANDO Mauro, Assessore alla tutela dell'ambiente e agli inquinamenti

Desidero far notare che la successiva mozione firmata da Fonio, Nesi Bono, Giovana e Raschio ha più o meno lo stesso oggetto. Io avrei la risposta cumulativa perché si tratta in pratica dello stesso argomento quindi chiederei di poter rispondere ad entrambe le mozioni.



PRESIDENTE

Dai singoli proponenti le mozioni non vi sono difficoltà?



ZANONE Valerio

Vorrei che alla discussione di queste due mozioni fosse abbinata anche la successiva, presentata il 18 novembre dai Consiglieri Giovana ed altri sull'elenco dei biotopi da salvaguardare nella Regione Piemonte perché c'è un'evidente connessione di materia fra queste tre mozioni. A mio avviso se l'Assessore non ha nulla in contrario, sarebbe opportuno fare precedere l'esame della mozione sulla salvaguardia dei biotopi.



CHIABRANDO Mauro, Assessore alla tutela dell'ambiente e agli inquinamenti

Purtroppo i due argomenti sono distinti per quanto riguarda gli incarichi di Giunta: i primi due sono di mia competenza, il terzo è di competenza del collega Debenedetti, che è assente.



PRESIDENTE

Le mozioni che sono indicate nell'o.d.g. come presentate il 18.1.72 dai Consiglieri Zanone, Gerini e Rossotto, la successiva del 23.12.71 presentata dai Consiglieri Fonio, Nesi, Bono, Giovana e Raschio e quella del 18.11.71 presentata dai Consiglieri Giovana, Bono, Visone, Carazzoni Giletta, Vera ed altri, vengono illustrate e discusse congiuntamente e rispondono gli Assessori Chiabrando e Debenedetti.
Chi chiede di parlare sulla prima mozione? Il Consigliere Zanone, ne ha facoltà.



ZANONE Valerio

Non ho capito se posso iniziare dalla mozione sui biotopi, o se si desidera discutere prima quella sugli inquinamenti, probabilmente ci vorrebbero due distinte illustrazioni. Per l'economia dei lavori dir subito il mio pensiero su entrambe le mozioni, in modo da semplificare le cose.
Circa la mozione per un'indagine sui biotopi da salvaguardare nell'ambito della Regione Piemonte, si tratta di un'esigenza che è emersa nella V Commissione permanente nel Consiglio, quando essa ebbe ad occuparsi della costituzione in riserva regionale all'Alpe Veglia, in provincia di Novara.
La mozione, come risulta dalle firme dei sottoscrittori, è firmata da Consiglieri appartenenti a tutti i Gruppi di questo Consiglio ed è all'ordine del giorno del Consiglio da oltre sei mesi. Nel frattempo il Consiglio nazionale delle ricerche ha finalmente pubblicato, dopo un'attesa di parecchi anni, il cosiddetto "libro bianco" sulla conservazione, (o per meglio dire sulla degradazione) dell'ambiente naturale. Insieme a questo libro bianco è stata presentata una prima (e a mio avviso molto approssimativa) carta dei biotopi d'Italia, redatta dallo stesso Consiglio nazionale delle ricerche, in collaborazione con il Ministero dei LL.PP. La carta specifica le prime indicazioni sommarie che erano già contenute nel disegno programmatico preliminare per il quinquennio 1971/75 e contiene un primo elenco di biotopi da proteggere che è probabilmante incompleto ed occasionale perché è stato - com'è evidente dalla formulazione - raccolto in base a singole segnalazioni di associazioni o di privati.
Nell'elenco pubblicato dal volume risultano alcune aree comprese nel territorio della nostra regione, quali la Val Gesso, i Laghi di Avigliana la stessa Alpe Veglia e il Piano del Nivolet.
Il contenuto della mozione è molto semplice, e vorrei sollecitare da parte del consiglio l'approvazione perché mi sembra che l'affidamento di uno specifico incarico alla V commissione permanente affinché si riveda e si Integri l'elenco dei biotopi da salvaguardare nell'ambito della regione piemontese, sia un primo passo necessario per raccogliere le molte iniziative di enti pubblici, di associazioni, di privati che si stanno occupando del problema.
Quindi, per quanto riguarda la mozione che interessa l'Assessore Debenedetti, io non ho altro da aggiungere, se non di raccomandarne l'approvazione al Consiglio Regionale, in modo da mettere la V Commissione permanente, che non è particolarmente oberata di lavoro, in condizioni di iniziare, con uno specifico mandato consiliare, la redazione di un elenco completo delle zone da proteggere. Naturalmente questo lavoro dovrà essere svolto in collaborazione e in accordo con il competente Assessorato.
Credo che un discorso politico più complesso sia invece richiesto dalla mozione che riguarda il problema degli inquinamenti. Di questo tema c'è già stata qualche occasione episodica di discutere in Consiglio Regionale, ma è forse questa la prima occasione per un'analisi globale di una questione sulla quale vi è un'evidente attenzione dell'opinione pubblica e si appuntano molte attese proprio nei confronti del funzionamento della Regione.
Il tema, come ebbe a dire a suo tempo il Presidente della Giunta Calleri parlando al Congresso della Federnatura, è esso stesso un tema inquinato perché sugli inquinamenti vi è stata tutta una serie di esercitazioni fra ideologiche e letterarie che rischiano di ridurre il problema ad una sorta di moda pubblicistica e a un diversivo nel confronto di problemi politicamente più scottanti.
La stessa unanimità con cui a suo tempo il Senato della Repubblica ha votato la mozione sull'ecologia e che fu allora oggetto di larga pubblicità, come i colleghi ricordano, è in qualche modo sospetta e si presta a perplessità perché, a mio avviso, il problema ha un significato politico che comporta delle scelte molto precise. Si tratta infatti di un aspetto essenziale della politica di programmazione e di assetto territoriale; forse è l'aspetto più significativo del controllo politico che si deve esercitare sullo sviluppo del sistema produttivo, al fine di migliorare la qualità della vita cioè di controllare la crescita e di impedire la prevalenza di interessi settoriali. E' un problema che in primo luogo è civile e sociale, ma è anche economico. Come è noto l'Isvet ha calcolato che gli inquinamenti producono in Italia danni diretti per oltre 250 miliardi di lire annue.
Ora questo tema, se da un lato non può essere il pretesto di esercitazioni ideologiche o di previsioni catastrofiche più o meno inconcludenti, richiede da parte nostra un passaggio dall'impostazione teorica generica ai fatti. Noi non dobbiamo dimenticare l'esempio che ci viene da altri paesi, anche da paesi capitalistici collega Bono, come la Gran Bretagna, che ha iniziato una sua politica ecologica estremamente attiva già vent'anni fa e che tuttavia proprio recentemente ha stanziato una somma pari ad oltre duemila miliardi di lire soltanto per la depurazione dei suoi fiumi, mentre in Italia siamo in ritardo, non si è fatto pressoché nulla di concreto ed al solito ritardano sia le leggi sia gli stanziamenti finanziari.
La prima osservazione che vorrei fare da un punto di vista politico generale è che la polemica contro l'inquinamento non deve essere contro il progresso, complessivamente considerato. Noi non dobbiamo lasciarci trascinare da una facile letteratura, non dobbiamo dimenticare il rapporto che c'è fra una serie di fattori, per cui ad esempio l'acqua che si beve oggi, ancorché inquinata, è molto meno pericolosa di quella che si beveva nel passato quando il problema dell'inquinamento non esisteva. Ad esempio determinate campagne che si sono fatte anche nel Parlamento nazionale (pensiamo alla campagna per la protezione dei luoghi paludosi che sono i biotopi più ricchi dal punto di vista biologico) non possono far dimenticare la realtà che al limite può essere quella di scegliere fra il DDT e la malaria.
La domanda che da un punto di vista realistico ci si deve porre non è quindi se sia pro o contro l'inquinamento, ma quale sia il grado di inquinamento minimo sopportabile per consentire un certo sviluppo economico e determinate condizioni di ambiente naturale e di vita civile. Da questo punto di vista credo che anche fra le forze politiche così diverse componenti questo Consiglio, ci possa essere un sostanziale accordo nel respingere una prima tesi, che è quella della letteratura radicale americana, cioè che per un'efficace campagna contro gli inquinamenti occorre arrestare lo sviluppo tecnologico e combattere direttamente il consumismo. Questa tesi ha una validità assai scarsa, anche se riferita ad una società più consumistica della nostra, come quella statunitense, ma sarebbe certamente paradossale se applicata alla concreta situazione sociale italiana.
Vi è però un altro terreno su cui probabilmente l'incontro tra le forze politiche è più problematico perché si arriva a scelte che riguardano più direttamente la nostra situazione nazionale.
Devo dire che della mozione del collega Bono ed altri condivido la parte dispositiva, che anzi ho cercato di ampliare nella mozione del Gruppo liberale, mentre non trovo accettabili alcune motivazioni di carattere per così dire ideologico; per esempio non posso accettare, proprio da un punto di vista di principio, il modo in cui in questa mozione si addebita l'inquinamento al particolare sviluppo e tipo di sviluppo "che alla nostra società è stato impresso dal profitto capitalistico che concepisce l'uomo prescindendo dalla sua dimensione umana e lo immiserisce nella funzione di consumatore e quindi solo di produttore di profitti". La conseguenza che la mozione del collega Bono trae da questa impostazione, a mio avviso non corretta, è che "l'inquinamento non avviene per caso e non costituisce un tributo necessario che la società paga al progresso, ma è appunto la conseguenza di un suo particolare tipo di sviluppo. Infatti, l'imprenditore che ha come obiettivo il profitto, non trova conveniente investire parte dei suoi capitali in un impianto di depurazione, egli opera nell'ottica esclusiva del profitto, preferisce tenere queste somme per sé, il che sta a indicare come l'inquinamento è caratteristico dell'uso privato di beni pubblici, quali l'aria e l'acqua, necessarie alla salute, allo sviluppo e alla sopravvivenza della specie".
Devo obiettare ai presentatori di questa mozione questo che mi pare un errore di valutazione. L'inquinamento non è un prodotto necessario della logica del profitto; l'inquinamento è un prodotto in qualche misura inevitabile della logica della produzione, quando questa produzione non è vincolata a fini di tutela ambientale e quindi genera uno squilibrio ecologico. Però questo squilibrio avviene secondo la logica della produzione, indipendentemente dal sistema economico in cui la produzione è organizzata, e cioè indipendentemente dal fatto che la destinazione del prodotto vada a incremento dei profitti privati o a incremento del capitale pubblico.
A sostegno di questa tesi potrei citare pubblicazioni che ci dimostrano come anche in Russia, cioè in un paese dove le risorse naturali sono quasi illimitate, il problema ecologico sia oggi drammatico, urgente, dibattuto.
Anche in Russia il caviale puzza di benzina. C'è ad esempio lo studio di un biologo dell'Accademia delle scienze sovietica, sull'inquinamento degli scarichi industriali del Mar Caspio in cui si denuncia, in termini che hanno molta analogia con quelli della nostra letteratura contro gli inquinamenti, la polluzione dei fiumi che affluiscono al Mar Caspio, a causa degli scarichi industriali, il disordine provocato nel regime delle acque dalle centrali idroelettriche e così via. Quindi non dobbiamo ideologizzare il discorso addebitando gli inquinamenti alla logica del profitto, dobbiamo vederlo come un problema connesso a quello della produzione delle società capitalistiche, quale che sia la destinazione che esse assegnano alle loro risorse produttive.
Allora dovrei ricordare che l'analisi economica moderna non considera per nulla incompatibili determinati obiettivi con un punto di vista capitalistico. L'economizzazione può essere basata sulla massimizzazione del profitto senza vincoli ecologici; anche l'accrescimento del reddito nazionale deve essere visto in parallelo ed in integrazione con gli effetti che questo accrescimento del reddito nazionale provoca sull'ambiente perché l'ambiente è anch'esso una ricchezza, è anch'esso una componente del sistema che deve essere tenuta nella debita considerazione. Per cui, a mio avviso, i vincoli e gli obiettivi ecologici possono benissimo essere introdotti come elementi fondamentali di una politica economica nazionale basata su un sistema quale quello vigente nel nostro Paese.
In sostanza il mercato non è un meccanismo incontrollabile e che debba restare incontrollato, è soltanto uno strumento che deve essere adeguato agli obiettivi di interesse generale della comunità che si intendono raggiungere e vengono stabiliti dal potere politico e devono essere appunto attribuiti alla deliberazione degli organi politici.
Questa è l'impostazione politica su cui si fonda la mozione presentata dal Gruppo liberale. La mozione parte da un preciso richiamo statutario cioè dall'impegno che la Regione ha assunto con l'art. 5 dello Statuto di prendere cura direttamente del problema della tutela ambientale in generale e della lotta contro gli inquinamenti in particolare; e sviluppa alcune considerazioni politiche di carattere generale che già ho avuto modo di esporre sommariamente che il problema di preservare i valori naturali si pone in tutte le società industrializzate, indipendentemente dai sistemi economici e dai regimi politici con cui esse si conducono; nel sistema economico di mercato, quale esiste in Italia oggi, compete ai poteri pubblici stabilire gli obiettivi di tutela ecologica quali vanno vincolati e adeguati allo sviluppo della produzione e dei consumi; una valutazione realistica del grado di sviluppo al quale è attualmente pervenuto il nostro sistema non rende accettabile una tesi che connetta il discorso contro gli inquinamenti al discorso sulla compressione dei consumi: la risposta alla cosiddetta sfida ecologica non si può trovare nel "grande rifiuto" del sistema ma in una politica che ponga anche le risorse offerte dallo sviluppo tecnologico al servizio dei valori ambientali, che una coerente campagna ecologica non si può fare oggi se non usando proprio quegli strumenti tecnologici che sono i principali imputati nel problema stesso.
Premesse queste considerazioni di carattere generale, si passa ad individuare la competenza dell'ente Regione e la competenza deriva dalla combinazione di alcune competenze regionali dirette, principalmente l'urbanistica, perché quello degli inquinamenti è in fondo un problema di gestione del territorio, di gestione di quell'ambito politico che è in maniera determinante affidato proprio alla competenza anche legislativa delle Regioni; quindi l'ente Regione deve rivendicare dallo Stato le facoltà di intervento nella materia al fine di conseguire l'indirizzo programmatico a suo tempo espresso dal Presidente della Regione Piemonte.
Non dimentico che nel primo e finora unico documento programmatico discusso in questo Consiglio, accanto a vasti silenzi intorno ai campi di più diretta attribuzione regionale, vi era invece un diretto ed esplicito impegno del Presidente e della Giunta Regionale a porre la questione dell'ecologia prima di ogni altro problema di intervento settoriale. Su questa base quindi si possono stabilire alcuni orientamenti di intervento pratico e concreto della Regione. Anche qui la mozione liberale contiene prima di tutto due indirizzi politici generali: quello già detto delle rivendicazioni dei poteri dello Stato e quello della competenza amministrativa esclusiva.
La questione sarà grandemente semplificata se si arriverà alla possibilità di affrontare questi temi non attraverso un cumulo di competenze concomitanti, come è accaduto finora, ma attraverso una gestione politicamente individuata; vale a dire, se la Regione otterrà le competenze amministrative per gestire il problema ecologico, dovrà ottenerle in maniera globale e in modo da poter dirigere concretamente, seppure attraverso lo strumento delle deleghe, le azioni di tutti gli Enti locali di vario genere che hanno oggi svariate e in genere frazionate competenze in materia.
Su questa base le richieste che si pongono alla Giunta si riassumono in alcuni punti: il primo è la richiesta di conoscere le conclusioni dell'indagine conoscitiva che fu a suo tempo avviata dall'Assessorato attraverso il noto questionario inviato ai comuni e successivamente elaborato dagli uffici dell'IRES. Devo dire che ho appreso alcuni dati sulle conclusioni di questa ricerca attraverso i giornali che a più riprese hanno pubblicato delle indiscrezioni, non so se ufficiali o no: ma probabilmente un'informazione preliminare se non in sede di Consiglio quanto meno in sede di Commissione, sarebbe stata utile per mettere almeno quei Consiglieri che intendono specificamente interessarsi della questione preliminarmente in possesso dei dati senza dover ricorrere a sforbiciature di giornali che sono sempre molto aleatorie e non danno un sicuro affidamento sulle notizie che contengono.
Il secondo punto è di conoscere l'attività che finora e stata svolta dal Comitato Regionale contro l'inquinamento atmosferico, costituito a norma della legge antismog, soprattutto per quanto riguarda la necessità che mi sembra evidente - di inserire un nuovo elenco di comuni tra quelli sottoposti al controllo della legge la quale partiva da una concezione forse troppo poco rigida nell'applicazione dei controlli.
Il terzo punto riguarda la conoscenza dell'entità degli inquinamenti in atto e le proposte che si ritiene si possano presentare, soprattutto per il piano di tutela delle acque e per i consorzi tra i comuni per lo smaltimento dei rifiuti solidi.
Infine vi è la notizia più volte pubblicata dai giornali che la Regione starebbe approntando, forse in collaborazione anche con altre regioni, una legge contro gli inquinamenti; sarebbero stati assunti anche dei contatti con la magistratura alla quale credo va finora riconosciuto il merito di aver fatto molto di quel poco di efficace che s'è fatto sulla materia per diminuire soprattutto gli inquinamenti dei corsi d'acqua.
Vorrei a questo proposito pregare l'Assessore di dare, se lo riterrà opportuno, qualche informazione anche sulle riunioni interregionali di esperti (alcune tenute anche a Torino) per la evidente opportunità che vi sia un rapporto di collaborazione, di integrazione fra le varie Regioni.
Mi auguro, signor Presidente, che questo dibattito costituisca una premessa: la premessa di una tempestiva, puntuale informazione del Consiglio su una materia come questa, la quale vede da un lato un'evidente scarsità di mezzi operativi da parte della Regione, almeno in questa fase ma vede dall'altra anche una grande attesa da parte della comunità regionale. La pubblicistica che si è creata sul tema ha dato luogo a grandi aspettative e penso che sia necessario che ciascun Consigliere sia compiutamente informato di quello che la Regione intende fare e può fare proprio perché credo che se ciò avverrà sia possibile, su un tema degli inquinamenti, raggiungere una larga convergenza anche tra forze politiche per altri aspetti diversamente orientate.



PRESIDENTE

Chi chiede di parlare sulla seconda mozione? Il Consigliere Fonio, ne ha facoltà.



FONIO Mario

Signor Presidente, colleghi, la discussione, abbiamo detto, deve comprendere tutte e tre le mozioni e per quanto riguarda la prima, quella dell'elenco dei biotopi, credo che bastino poche parole per ricordare quanto ha già accennato il collega Zanone, che proprio in occasione della discussione sull'Alpe Veglia avevamo sottolineato questa necessità.
Attualmente, a seguito delle pubblicazioni del Consiglio nazionale delle ricerche e del Ministero, i tempi sembrano maturi. C'è una questione formale della competenza: noi siamo d'accordo che questo lavoro si compia conveniamo anche sul fatto che la V Commissione generalmente ha poco lavoro da svolgere e siamo propensi ad una delega del Consiglio in questo senso.
Lasciamo all'Assessore di fare eventualmente le sue osservazioni.
Venendo alla mozione sugli inquinamenti e conglobando la discussione sulla mozione liberale, per quel che riguarda l'intervento del mio Gruppo premetto che il Gruppo socialista è stato tra i primi ad aprire il discorso sugli inquinamenti nell'ambito della Regione, nel giorno stesso in cui ha studiato e patrocinato la costituzione dell'apposito Assessorato e si associa oggi ad una mozione (per la verità in una prima bozza stilata dal collega Bono) che sottolineando l'ottica attraverso la quale vanno guardati i problemi degli inquinamenti, vuole essere un doveroso mezzo di sollecitazione per iniziative sempre più specifiche e concrete da parte dell'amministrazione regionale piemontese.
Crisi ecologica, tutela dell'ambiente, lotta agli inquinamenti; questi argomenti sino a non molto tempo fa erano ancora riservati agli uomini di scienza e di cultura e la nostra regione è stata certamente tra i primi a farli calare sul piano politico e amministrativo, improntando delle ricerche di soluzioni per tali problemi come primo programma operativo. Nel frattempo, dopo i dibattiti promossi a Roma al Senato e alla Camera su questi temi, seguiva tutto un pullulare di convegni e dibattiti che, seppur con molti difetti, hanno costituito un mezzo di informazione rapida, anche se spesso incontrollata, attraverso i quali sono stati sensibilizzati al problema sempre più larghi strati della popolazione. Certo un pericolo pare evidente ed è quello della strumentalizzazione del disinquinamento da parte di coloro che vedono nella campagna per la tutela dell'ambiente, la possibilità innanzi tutto di una florida attività derivante dalle conseguenze di precedenti speculazioni.
E' indubbio che la questione ecologica, come è apparso dall'illustrazione del collega Zanone, è destinata a riproporre lo scontro tra interessi particolari e interessi generali. L'esito della battaglia per un migliore ambiente di vita, infatti, si gioca su un punto fondamentale: il riconoscimento dei valori ambientali, delle ricchezze naturali, delle risorse del territorio di acqua, aria, suolo, flora, fauna come beni di pubblica utilità quindi di proprietà collettiva. Ed è alla salvaguardia di questi caratteri che deve essere subordinato ogni intervento che tali beni investe.
E noi riteniamo che su questi concetti andranno in pratica misurate le buone intenzioni espresse in tanti discorsi di pronta utilità. Per noi il problema ecologico è ancora una volta problema di coerente volontà politica, di strumenti idonei ad affrontare tale volontà, di costi che non devono ricadere su tutta la comunità dal momento stesso che gli inquinamenti sono, lo ribadiamo, nella più larga misura e nei loro aspetti gravi, il risultato di un tipo di organizzazione economico-sociale che mira ad ammassare milioni di individui in ambienti sempre più ristretti ed a perseguire il massimo profitto.
Non vi è dubbio che vi è anche un altro aspetto più generale che la questione ecologica pone e che si affonda ancor più nella sostanza del problema, che è tale per cui penso che dobbiamo iscrivere tra le grandi riforme quella dell'ambiente che sotto il profilo sociale non è certo meno importante di quella urbanistica e di quella sanitaria alla quale è intimamente connesso.
Gli ecologi parlano ormai in termini di ecocatastrofe, di terricidio e cioè di vere e proprie scomparse della vita sulla terra. E' evidente a tutti, al di là dei termini apocalittici, che lo spazio nel quale viviamo la biosfera, è soggetta ad un sempre più rapido impressionante deterioramento ed inquinamento. Basta pensare agli aspetti preoccupanti che presenta ormai dopo l'aria, il suolo, l'acqua dei fiumi e dei laghi, lo stesso mare che costituisce il più grande ecosistema del pianeta, giacch copre il 70 per cento della superficie del globo.
La capacità di autodepurazione dell'acqua di mare viene superata dagli inquinamenti di tutti i prodotti chimici che finiscono nella pur immensa distesa dei mari e degli oceani, oltre agli scarichi di centinaia di migliaia di navi e di imbarcazioni, con i loro residui ed olii minerali e fondami di nafta. Di lì il pericolo della distruzione delle diattomee marine che danno il 70 per cento dell'ossigeno di cui la terra dispone e quindi il pericolo di ogni sopravvivenza sul globo.
E' di fronte a tale prospettiva che nasce la profonda critica allo schema economico in atto che è basato sulla ricerca del massimo reddito attraverso uno spensierato sfruttamento delle riserve naturali, quasi fossero illimitate. E in alternativa è stata proposta anche la cosiddetta economia dell'astronauta impostata sulla visione del nostro pianeta con una navicella spaziale nella quale le riserve sono limitate e non devono, in uno spazio puro limitato, confondersi e farsi sopraffare dai rifiuti.
E' in questo quadro che alcuni altri pongono delle valutazioni negative, ricordate dalla mozione liberale e dall'illustrazione di Zanone sullo stesso progresso tecnologico e presentano teorie basate sul suo arresto in una visione utopistica della conservazione.
Certo è però che l'attuale sistema di crescita incontrollata non pu portare che al disastro ed è altrettanto certo che la soluzione non pu stare nella pura e semplice progettazione e programmazione dell'ambiente in cui viviamo, perché tutto ciò che la scienza ed il progresso producono non si tramuti in veleno occorrono anche alcune modifiche degli attuali valori culturali ed epici e, come più volte abbiamo detto, occorre una riforma che sia la sintesi di tutte le altre portate avanti dalla nostra concezione del mondo della società.
A trattare ancora una volta, sia pure in una forma estremamente frettolosa, di questi temi di carattere generale, mi hanno portato ovviamente le premesse della mozione liberale che pur sottolinea ancora come gli interventi per la tutela ecologica concernano la pianificazione territoriale, l'aspetto idrogeologico, le misure and inquinamento, la difesa della flora e della fauna e ribadisce quindi la necessità di un'azione rivendicatrice verso lo Stato di ampie e dirette facoltà di intervento della Regione.
Non possiamo che essere d'accordo su queste cose che sono state non solo le premesse di ogni nostro discorso, sia per la costituzione dell'apposito Assessorato il cui titolo già ribadisce tutte queste esigenze, sia in ogni intervento successivo, ma addirittura anche il tema preciso ed ufficiale della relazione svolta al Congresso nazionale pro natura a nome della Regione. Abbiamo sempre indicato come primo compito della Regione quello di rivendicare un quadro istituzionale che, in ottemperanza allo spirito della Costituzione, le consenta di svolgere i propri specifici compiti a tutela dell'ambiente. Fino a ieri, mentre lamentavamo che purtroppo invece lo Stato attendeva, attraverso le leggi già in cantiere, a incidere sempre più in senso a lui favorevole e ad accentrare sempre più le competenze in organizzazioni di emanazione statale, relegando in un ruolo decisamente subordinato alle Regioni, gli Enti locali, auspicavamo che in parte qualche competenza ci potesse essere trasferita con i decreti delegati, mentre il resto avrebbe dovuto essere rivendicato attraverso un'azione concertata tra più Regioni a Statuto ordinario. Purtroppo, ahimé, i decreti delegati sono passati lasciandoci nettamente delusi in questo settore e non resta che l'azione coordinata con le altre Regioni. So, come ha già accennato anche il collega liberale, che le Regioni dell'alta Italia, compresa la nostra, hanno già avuto degli incontri ed auguriamoci davvero che da un'azione comune scaturiscano le soluzioni che tutti ci siamo proposte.
Più volte, modestamente, ho avuto occasione di dire e di scrivere in passato, in attesa che quest'azione rivendicativa abbia un esito nell'affidamento di adeguate competenze normative, la Regione Piemonte ha tuttavia ritenuto necessario operare sul piano della documentazione per arricchire il dibattito con le istanze accentratrici delle funzioni statali di nuovi elementi e per fornire alle iniziative dei vari Enti locali la traccia per coordinare e razionalizzare la loro azione in questo settore.
Parlavo, tra l'altro, del questionario inviato a tutti i comuni. Entrambe le mozioni chiedono notizia di questa grossa indagine. La cordialità del collega Chiabrando ha voluto che il sottoscritto partecipasse ancora ai lavori della Commissione tecnica all'uopo nominata, ma dopo una prima riunione dell'autunno scorso non so se si sia ancora riunita, probabilmente no perché forse sarei stato invitato. Dai giornali della settimana scorsa ho appreso comunque che l'IRES ha concluso l'elaborazione delle risposte dai 1209 comuni che permetteranno di fare il quadro degli inquinamenti nella nostra Regione. Ovviamente tutti ci aspettiamo che l'Assessore ci parli oggi delle risultanze definitive di tale indagine. Tuttavia la mozione, alla quale ho aderito, dando già per scontata una situazione nella quale siamo fin troppo immersi come cittadini e come amministratori o ex amministratori comunali provinciali, vuole impegnare la Giunta intanto ad individuare le dimensioni ottimali per la progettazione e l'attuazione di impianti sia per la depurazione delle acque di scarico delle fogne, sia per la creazione di un'efficiente rete di impianti per l'incenerimento dei rifiuti solidi urbani, a creare appositi consorzi intercomunali nel rispetto delle autonomie dei Comuni e delle Province, e ricercare le fonti di finanziamento necessarie In proposito non sarà inutile ripetere ancora una volta che difesa dell'ambiente e programmazione territoriale costituiscono, proprio per l'importanza e le dimensioni di tali problemi, il più naturale e valido banco di prova per i rapporti tra Enti locali e Regioni. Occorrerà molta chiarezza che delimiti gli ambienti di competenza di diversi livelli, che distingua la forma di controllo da quella di partecipazione, così da evitare sia una forma di sub-centralismo, sia una falsa autonomia quale risulta dalle attuali legislazioni. Allo stato attuale le amministrazioni comunali, mentre sembrano sommerse da ogni possibile competenza, sono per così mal ridotte nella disponibilità di risorse finanziarie che proprio diventa loro impossibile rispondere adeguatamente alle esigenze della comunità ed offrire soluzioni valide e soddisfacenti per i vari problemi.
Ciò vale in particolare proprio per quei problemi, come l'assetto territoriale e il disinquinamento, che superano per dimensione e portata l'area comunale e per i quali il mancato intervento di una singola amministrazione si riflette negativamente sul territorio circostante e sulle popolazioni in esso insediate.
Fatte tali premesse, avendo sempre parlato in passato di consorzi, di Enti locali e nella visione di un quadro operativo più vasto, fin dalle prime battute dello studio e dell'impostazione di una rete di depurazione devo precisare che avvicinandoci alle soluzioni concrete personalmente vedo più appropriata forse una soluzione con alla base delle aziende consorziali o delle agenzie. Vi prego di considerare questa ipotesi in considerazione dell'esperienza che tutti abbiamo, soprattutto dei nostri comuni e dei consorzi tra gli stessi già esistenti per compiti di ben minore importanza di quelli che stiamo esaminando. Le amministrazioni di tali consorzi, di regola non sono certo un esempio di agilità e di funzionalità, mentre mi sembra più utile che i comuni pervengano alla creazione di aziende consorziali le quali poi più facilmente avranno in sé l'efficienza necessaria.
Per quanto riguarda la ricerca delle fonti di finanziamento, vorrei rifarmi a quanto avevo già accennato al congresso Pro-natura dell'autunno scorso. L'esito dell'opera per il disinquinamento non può essere che connesso all'adeguamento delle entrate degli Enti locali e alla dinamica delle entrate stesse, alle spese legate all'incremento dei costi sociali provocati a livello locale dallo sviluppo economico. In difetto, ci resterà sempre l'ambito di una continua doglianza alla quale solo in piccola parte potrà opporsi il tipo di pubblico intervento che conosciamo, anche se riuscisse ad esprimersi finalmente in misura più massiccia che in passato e secondo le specifiche indicazioni del documento programmatico preliminare per l'impostazione del programma economico nazionale '71/75 che pure sembra prendere in seria considerazione i problemi dei quali stiamo qui parlando.
In tale documento si prevede che per restituire all'ambiente naturale e civile uno standard di qualità accettabile, il volume degli investimenti dovrà essere dell'ordine di 2000/3000 miliardi di lire nel quinquennio '71/75 e di 2800/3500 miliardi nel successivo quinquennio. Uno studio ENI ISVET, al quale forse si riferiva anche il collega Zanone, indica il costo della lotta contro gli inquinamenti, per il periodo '70/'75 in 7800/8900 miliardi di lire al valore del 1968. E' chiaro quindi che mentre ci compiacciamo che il piano economico nazionale sviluppi il tema della progettazione sociale per la tutela dell'ambiente, proponendo l'inserimento di cifre già notevoli, dobbiamo affrontare il problema di tutta la sua durezza, in tutta la durezza della sua realtà sia sotto il profilo tecnico che sotto il profilo finanziario che si presenta, a mio parere, ancora più arduo. Bisognerà applicare il principio del "paghi chi deve", ancorato ad un sereno senso di giustizia sociale, con una contemporanea seria valutazione in ordine alla crisi economica in atto. Il tutto sempre in funzione del concetto base già espresso, di adeguare le entrate degli Enti locali all'incremento dei costi sociali.
La Regione da parte sua, oltre i compiti di studio, di promozione, di progettazione, di rivendicazione, di coordinamento ecc., nel prossimo bilancio (anche qui ha ragione il Presidente del Consiglio che alcuni conoscono e io non conosco ancora e del quale si è letto qualcosa sui giornali) sarà bene che trovi il modo di impegnarsi ad aiutare gli Enti locali oltre che per il reperimento del finanziamento, per sostenere almeno gli oneri di tale finanziamento con un concorso sugli interessi. Sarà un incentivo di notevole efficacia e davvero la Regione dimostrerà di mantenere fede a quell'impegno programmatico che ha posto il problema dell'ecologia prima di ogni altro problema di intervento settoriale.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola a quanti altri la chiedesse, desidero salutare il Consigliere Minucci, che è stato per qualche tempo assente dai nostri lavori per ragioni di salute e formulare per lui l'augurio di un ristabilimento pieno e completo, che gli permetta di partecipare assiduamente, arricchendoli di interesse con i suoi interventi, ai lavori del Consiglio.
Chi altri chiede di parlare? Ha facoltà di parlare il Consigliere Bono.



BONO Sereno

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, con la mozione presentata dai Gruppi del partito comunista, del partito socialista italiano e dello PSIUP si intende, così come ha già sottolineato il compagno Fonio, richiamare l'attenzione del Consiglio su alcuni problemi specifici, sui quali già la Giunta ha avuto modo di pronunciarsi in occasione delle dichiarazioni programmatiche ma ha anche avuto modo di iniziare ad operare attraverso l'inchiesta che è stata già citata in questo dibattito.
Il problema di fondo è quello della difesa dell'ambiente naturale, e più in particolare quello della lotta contro gli inquinamenti. Sulla gravità del fenomeno degli inquinamenti già si sono soffermati i colleghi che mi hanno preceduto e vi è una pubblicistica ormai in Italia e nel mondo intero che mi esime dal soffermarmi ulteriormente ad illustrare a tutti i colleghi i gravi aspetti di questo fenomeno. Le denunce e i gridi d'allarme ormai si contano a centinaia e a migliaia; l'inquinamento atmosferico e delle acque ha raggiunto livelli tali e di tale pericolosità da mettere in discussione non solo più lo sperpero di immense ricchezze che sono patrimonio di tutta la collettività ma la stessa vita dell'uomo.
L'atmosfera nelle città, a causa delle industrie, a causa di una sproporzionata diffusione dell'automobile, a causa degli impianti di riscaldamento, si fa irrespirabile e si diffondono nuovi tipi di malattie particolarmente polmonari e cancerose, in misura che ormai viene da molti esperti definita più che preoccupante. I corsi d'acqua, così come i bacini sono diventati nella stragrande maggioranza vere fogne a cielo aperto, che contengono ogni tipo di rifiuti industriali ed urbani, mentre l'uso indiscriminato di sostanze tecniche, concimanti e diserbanti anticrittogamici e di altro genere, in agricoltura, aggrava ulteriormente questo stato di cose fino al punto che oggi non solo sulle rive dei nostri fiumi e dei nostri laghi troviamo cartelli con la scritta "E' vietato bagnarsi" perché è pericoloso bagnarsi, ma è seriamente minacciata la possibilità di rifornimento idrico per uso potabile del futuro della città e delle popolazioni. In molti casi l'inquinamento ha già raggiunto le falde freatiche, e questi pericoli, queste minacce alle possibilità di rifornimento idrico sono da un lato aggravate come dicevamo dall'accentuarsi dell'inquinamento e dall'altro dalla quantità sempre crescente di acqua potabile richiesta dalle grandi città.
Anche le ragioni di questo inquinamento sono a tutti note. In primo luogo, vi è un uso irrazionale - e su questo mi pare che tutti debbano concordare - delle risorse della natura, per cui si sta percorrendo molto rapidamente la strada che conduce verso il depauperamento delle nostre risorse naturali. A questo sfruttamento irrazionale delle risorse va aggiunto il fatto che per risparmiare, o meglio, per avere maggior profitto, le imprese industriali non realizzano i necessari iMpianti di depurazione. Di qui la nostra affermazione di denuncia dell'uso di un patrimonio pubblico quali sono le acque, qual è l'atmosfera, a scopo di interesse privato. Vede, collega Zanone, non si tratta di scegliere fra il progresso e un po' d'acqua inquinata: si può arrivare al progresso senza avere acque inquinate, cioè si tratta di far avanzare il progresso con quelle misure che si rendono indispensabili per salvaguardare e le acque e l'atmosfera, per salvaguardare il patrimonio naturale; non vi è da scegliere fra il DDT e la malaria, basta combattere la malaria senza ammazzare la gente con un veleno come il DDT, cioè scegliere delle strade che possono a breve termine anche costare qualche cosa di più ma che a termini medi e brevi hanno un rendimento pienamente maggiore della spesa non solo sul piano economico ma soprattutto sul piano umano. Pertanto, sono dilemmi falsi quelli che si poneva in termini così categorici, forse per puntualizzare meglio il suo pensiero, il Consigliere Zanone. Troppo spesso si fa ricorso alle materie prime più economiche da parte dell'industria anche se inquinanti. Solo pochi mesi fa in questo Consiglio abbiamo discusso una mozione che intendeva bloccare la costruzione di un impianto per produzione di energia elettrica di una grande azienda che opera sul lago d'Orta, che ha già inquinato le acque del lago, e che voleva far funzionare quell'impianto con un combustibile contenente un tasso di zolfo nella misura del 4 per cento. Quell'intervento ha permesso che fossero prese determinate misure per cui, forse con una spesa iniziale lievemente superiore, quell'azienda ha rinunciato ad adottare quel tipo di impianto e ne ha scelto un altro, nel quale il tasso di zolfo non dovrebbe superare lo 0,50 per cento.
Ma è anche responsabile dell'inquinamento la stessa politica dei consumi, caro Zanone, che è stata inventata non certo per favorire il consumatore, questo dev'essere ben chiaro, ma per produrre più profitti.
Questo perché certi consumi sono inutili e servono solo a far accumulare capitali e profitti, ma dall'altro lato si accumulano pure rifiuti e aumentano fonti inquinanti. Ora, si tratta di far avanzare veramente il progresso, ma in senso completo, per tutta la società, non solamente sulla linea di determinati profitti. E il progresso per tutta la società avanza nella misura in cui si salvaguardano i patrimoni fondamentali della società, nella misura in cui si salvaguarda la salute dell'uomo.
La politica dei consumi, dicevamo, genera una spinta irrazionale e di sprechi, che porta inevitabilmente ad un aumento pauroso della quantità dei rifiuti e quindi anche dell'inquinamento. Questo discorso, come, molto succintamente, ho cercato di dimostrare, non vuol dire "no" al progresso: questa è una tesi assurda, che si cerca di sostenere per giustificare questo stato di cose, per dire che se vogliamo che il progresso vada avanti, se vogliamo che la società si sviluppi dobbiamo pagare determinati prezzi. No, non sono termini antitetici "progresso" e "difesa dell'ambiente naturale": sono termini complementari. Lo sviluppo tecnologico non va arrestato, ma vanno anzi utilizzati a difesa dell'ambiente i nuovi ritrovati tecnologici; è un errore gravissimo, imperdonabile, confondere lo sviluppo tecnico e lo sviluppo sociale con il profitto capitalistico e con lo sfruttamento. Queste sì sono cose ben distinte, antitetiche e contraddittorie. Per i consumi, il discorso è in parte diverso; in parte perché vi sono dei consumi superflui, che vanno decisamente ridotti, da una politica di programmazione economica; per altro verso, però, vi sono dei consumi sociali, quelli che segnano veramente il grado di civiltà di un popolo e che sono nel nostro Paese al di sotto dei livelli di guardia, che invece vanno decisamente potenziati. Non è sufficiente portare le statistiche sul numero delle automobili, dei televisori e dei telefoni per dire che il nostro è un Paese civile: portiamo anche le statistiche sul consumo dell'acqua potabile, per esempio. Mi richiamo a quello che ho potuto leggere sui giornali, perché ancora non abbiamo avuto la relazione della Giunta nell'inchiesta fatta. Basti pensare che nella nostra Regione che dovrebbe essere una delle più sviluppate d'Italia, che detiene tanti bei primati - primati in fatto di automobili, di televisori, di telefoni abbiamo circa il 10 per cento dei Comuni privi di acquedotti, abbiamo un altro 10 per cento circa dei Comuni - che però come percentuale rappresentano una parte largamente superiore al 10 per cento della popolazione - costretti a spendere ingentissime somme per potabilizzare l'acqua (parlo del 10 per cento come numero dei Comuni, ma in quanto a popolazione è più del 10 per cento, perché inseriamo tra questi il capoluogo regionale, Torino). E potremmo andare avanti sulle necessità di aumentare e di potenziare i consumi sociali, ossia di differenziare il tipo di consumo che oggi viene attuato in Italia, per indirizzarlo sempre più alle esigenze della società.
Il discorso può e deve continuare anche su questo terreno, e noi non mancheremo all'appuntamento quando si tratterà di farlo. Oggi vogliamo per concentrare la nostra attenzione su alcuni aspetti particolari del problema, al fine di non trascurare il momento della denuncia che deve essere fatta e che è ben presente a tutti noi, senza però limitarsi alla sola denuncia perché dobbiamo anche già indicare alcune direzioni operative sulle quali nel concreto deve muoversi la Regione.
I concetti che io prima sostenevo circa lo sviluppo irrazionale di questa società, orientata più dall'interesse del profitto che dall'interesse sociale, sono concetti che d'altronde si rivelano anche nella dichiarazione programmatica fatta dal Presidente della Giunta al nostro Consiglio il 15 aprile '71, proprio nel capitolo che tratta dei problemi dell'ecologia. Che cosa significa? Che è in sostanza un problema quello della lotta agli inquinamenti, di nuovi orientamenti culturali, che presuppongono un rinnovamento delle concezioni che hanno fin qui di fatto fondato il progresso economico sul sistematico sfruttamento delle risorse naturali? Nella nostra mozione noi non abbiamo affrontato tutta la tematica degli inquinamenti abbiamo fatto solo qualche scelta, per evitare di discutere di tutto e di tutti senza concludere su qualche cosa di serio e di importante proprio per evitare di cadere nel generico e per permettere una concentrazione dei nostri interventi.
La scelta attuale, come è detto nell'ultima parte della nostra mozione non trascura il problema degli inquinamenti generati dall'industria e dall'agricoltura; anzi, su questi aspetti noi ci proponiamo di ritornare al più presto, proponendo anche per essi interventi e misure concrete. Questo è detto con un impegno solennemente fissato nella mozione.
Nella mozione chiediamo, così come hanno chiesto i colleghi del Partito Liberale, che la Giunta riferisca sui lavori della Commissione tecnica specializzata, già nominata al fine di redigere una carta sullo stato degli inquinamenti della Regione Piemonte, ed aggiungiamo "e su qualsiasi altra attività" svolta dalla Giunta in questi mesi di sua esistenza nella lotta contro gli inquinamenti, particolarmente contro l'inquinamento atmosferico.
E riteniamo poi che si debba impegnare la Giunta - e qui sta l'aspetto più concreto ancora della nostra mozione - a promuovere, dopo lo studio che si è realizzato, la individuazione delle dimensioni ottimali per la progettazione e per l'attuazione di impianti per la depurazione delle acque di scarico delle fogne urbane e per la creazione di una efficiente rete di impianti di incenerimento dei rifiuti solidi. La fissazione, la individuazione di queste dimensioni è assolutamente necessaria se vogliamo evitare un inutile sperpero di denaro, se vogliamo evitare che alcuni enti locali di propria iniziativa possano marciare su una strada che, oltre a comportare una notevole spendita di danaro, può anche dimostrarsi fallace perché si possono fare anche degli impianti che poi non depurano un bel niente, che magari arricchiscono ancora coloro che prima hanno inquinato perché prima hanno creato l'industria che ha inquinato e poi creano l'industria che produce gli impianti che dovrebbero inquinare.
Noi diciamo che si deve favorire, nel più ampio rispetto possibile dell'autonomia dei Comuni e delle Province, perché di questa autonomia siamo estremamente gelosi, la creazione di Consorzi intercomunali capaci di realizzare la progettazione e l'attuazione degli impianti ed infine di ricercare, in accordo tra di loro, con le Province e quindi con la Regione le fonti di finanziamento più convenienti. Certo, qui noi non abbiamo indicato ancora negli aspetti particolari queste fonti di finanziamento: esse vanno ricercate nelle leggi vigenti, al fine di evitare che, ad esempio, alla fine di ogni anno vi siano dei residui di fondi stanziati e non utilizzati a questo scopo, vanno reperite, per esempio, facendo pagare una giusta quota per la costruzione degli impianti di depurazione a quelle industrie che faranno inquinamento e che scaricano nelle fogne urbane intervenendo, come Regione, nei limiti delle nostre possibilità ma con interventi seri e consistenti, per un aiuto a quei Consorzi di Comuni che promuovono la creazione di impianti di depurazione.
Certo, anche questa attività, che è di largo interesse popolare dev'essere portata avanti con metodo democratico, attraverso un'ampia consultazione, così come stabilisce l'art. 64 dello Statuto, ed in primo luogo devono essere interessate a questa consultazione le Amministrazioni comunali, le Amministrazione provinciali, le organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro, dell'Industria del Commercio, del Turismo, dell'Artigianato e dell'Agricoltura, le associazioni naturalistiche e gli enti scientifici che operano nella nostra Regione. E tutte quelle associazioni, ad esempio le associazioni dei pescatori, che possono essere interessate al problema del acque pulite.
Negli incontri con le Amministrazioni comunali e provinciali, poi dovremmo mettere in discussione anche l'opportunità di una nuova ed aggiornata normativa contro gli inquinamenti. Tale normativa, a nostro parere, dovrà comprendere la fissazione per tutto il territorio regionale di limiti di tollerabilità negli scarichi che vengono effettuati in acque pubbliche, e prevedere strutture adeguate a garantire una efficiente vigilanza e un controllo che assicuri l'osservanza di tali limiti, ivi comprese, naturalmente, le misure atte a reprimere con la necessaria severità, in quanto si tratta di difendere un patrimonio sociale, e quindi la stessa salute pubblica, tutte le violazioni che si potranno verificare.
Questa iniziativa potrà concretizzarsi in una legge regionale, o in un aggiornamento dei regolamenti comunali di igiene? E' un quesito che pongo.
E' certo un problema che dovremo risolvere, ritengo abbastanza rapidamente e che dovrà comunque avere come parte attiva nella sua elaborazione ed applicazione le Amministrazioni Comunali e Provinciali.
Riteniamo di aver fatto un discorso e delle proposte serie, che meritano la massima attenzione sia da parte del consiglio che da parte della Giunta. Sono proposte che, a mio parere, pur partendo da premesse sulle cause che determinano gli inquinamenti diverse da quelle illustrate prima dal Consigliere Zanone, concordano nella sostanza conclusiva sulla necessità di un rapido e sollecito intervento della Regione, con quelle appunto fatte nella sua mozione dal Partito liberale. Per cui ritengo che se possiamo avere una posizione diversa, per quanto si riferisce alla premessa generale, potremo trovare un momento unitario nella parte conclusiva che è poi quella che deve impegnare l'attività della Regione.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Raschio.



RASCHIO Luciano

Intendo intervenire brevemente sui biotopi. Giustamente questa mozione è stata collegata alle due contro l'inquinamento, perché è ovvio che la trattazione di problemi di biocenosi, o associazione biologica, e quindi dell'insieme degli organismi, animali o vegetali, appartenenti a specie diverse che convivono nello stesso ambiente e che pertanto sono legate da relazioni di nutrizione e di spazio, andava messa in relazione con la discussione sull'inquinamento, sia atmosferico che idrico, e anche con tutta una politica per il rimboschimento, e quindi non solo per la tutela del paesaggio e della natura in senso generale ma con una politica che ci permetta di difendere l'habitat naturale che favorisce e consente queste associazioni biologiche fra animali e vegetali.
Alcuni esempi, colleghi Consiglieri, possono evidentemente mettere in risalto questa condizione primaria che veniamo ancora adesso ad esprimere.
Si pensi, ad esempio, alla quasi totale scomparsa dell'aquila in Piemonte legata alla diminuzione di numero di tutti i tipi di roditori nelle zone alpine, conseguente a fenomeni di slavine, disboscamenti, smottamenti mancato drenaggio dei torrenti montani: e così alla quasi totale sparizione del falco e all'aumento, per contro, del numero delle vipere. Se pensiamo a questa associazione biologica in rapporto alla nutrizione e allo spazio ci rendiamo veramente conto di come sia stato giusto legare la mozione per la difesa dei biotopi a quanto poc'anzi esponevano i nostri colleghi nella direzione della lotta degli inquinamenti. Così, io ritengo che non dobbiamo solamente prendere in esame quei luoghi che sono già parchi naturali o quelli sui quali si vorrebbe giungere ad un insediamento di parco, ma dico che bisogna prendere in esame l'intero territorio piemontese. Perché, ad esempio, la coturnice, o pernice dalle gambe rosse, che era presente abbondantemente nelle plaghe dell'Ovadese e dell'Acquese, oggi sta diventando una rarità. Altro esempio: in alcune zone dell'Alessandrino il capriolo, che prima era abbastanza fittamente rappresentato, oggi non esiste più.
Ecco quindi l'esigenza di un esame fatto attraverso gli Enti locali Province e Comuni, le organizzazioni di Pro Natura che esistono a livello regionale ed a livello provinciale, attraverso le organizzazioni scientifiche, zootecniche, veterinarie, di fitopatologia che abbiamo anche a livello regionale, alcune di queste decentrate a livello provinciale attraverso anche le varie associazioni di pescatori sportivi eccetera. Ci al fine di avere una cartella dei biotopi più interessanti - dicendo questo intendo sempre animali e vegetali - presenti nella nostra Regione, per vedere come sia possibile, mediante anche il rimboschimento, giungere alla creazione di spazi adeguati, tutelare questi elementi naturali financo giungere - lo dico a titolo personale -, poi, nella questione stessa della caccia, a vedere quali specie di animali dovremo in qualche modo drasticamente tutelare se ancora saremo in tempo (ripeto, non sono un cacciatore, parlo come amante della natura e preoccupato di questo problema). Però, tutto questo va visto a bocce ferme, cioè quando verrà fotografata rapidamente la realtà regionale attraverso una indagine conoscitiva.
Giungo rapidamente alle conclusioni. Ritengo quindi che questa mozione presentata nel novembre '71, non avesse altro scopo (allora facevo parte anch'io della V Commissione) che quello di richiamare l'attenzione del Consiglio Regionale sulla esigenza di giungere urgentemente a questa indagine. Qualora il modo in cui la mozione è redatta potesse aver ingenerato equivoci su chi dovrebbe determinare l'indagine conoscitiva o la Commissione o l'Assessorato in proposito competente, dichiaro subito che non si tratta di un problema di priorità ma di un problema di sostanza. Mi spiego meglio: se l'Assessorato, e quindi la Giunta, intende collaborare toto corde con la Commissione V per portare avanti insieme, e non a scavalco, tutto questo esame panoramico, rapido, per giungere poi, a panorama fatto, a indire un convegno regionale sui biotopi da salvare a livello piemontese, chiamando così tutti i dirigenti, ai vari livelli interessati alla difesa della natura ed in legamento a quanto si sta conducendo avanti, come giustamente proponeva il collega Bono, per una normativa, di legge o di altre forme, contro gli inquinamenti a livello regionale, ebbene, mi trova perfettamente d'accordo. Quindi penso che dobbiamo operare tutti insieme e rapidamente per costruire visivamente davanti all'opinione pubblica una nostra politica a difesa del suolo, della natura dei biotopi contro gli inquinamenti, che ci permetterà anche di intervenire non con dei palliativi ma, in termini concreti, a difesa di questo patrimonio, la cui distruzione colpirebbe la stessa vita dell'uomo e della sua progenie (non a caso queste simbiosi animali sono vitali per lo sviluppo stesso della natura e dell'uomo). Se noi esamineremo tutto questo con visione politica, economica, sociale ed umanitaria, noi renderemo un grosso servigio a livello della Regione Piemonte e faremo compiere in questo campo un passo qualificante alla Regione Piemonte, che ha giurisdizione su questo territorio che si presta moltissimo proprio alla difesa delle associazioni biologiche. Ritengo inoltre che sarà opportuno poi giungere ad un convegno regionale che puntualizzando la situazione primitiva, alla luce dei dati raccolti sarà un elemento qualificante essenziale per il nostro lavoro e ci aprirà notevoli prospettive.



PRESIDENTE

Poiché più nessuno chiede di parlare, pregherei l'Assessore Debenedetti di voler prendere per primo la parola sulla mozione, tenendo conto anche delle precisazioni che si sono avute nel corso della discussione.



DEBENEDETTI Mario, Assessore ai parchi naturali

Non certamente per atteggiarmi a geloso custode delle competenze che riguardano l'Assessorato, ma unicamente per una corretta interpretazione delle competenze dei diversi organi regionali, devo pronunciarmi, a nome della Giunta, contro questa formulazione letterale della mozione, là dove si dice che "si dà mandato alla V Commissione" di esperire le indagini.
Detta mozione, infatti, tende sostanzialmente a delegare alla V Commissione, competenze che peraltro sono anche proprie della Giunta.
Dicendo questo non voglio minimamente riconoscere la competenza e la necessità di collaborazione della Commissione consiliare competente, che sono peraltro ben definite dallo Statuto regionale: ciò che contesto, e per una ragione di principio, è la pretesa che l'Esecutivo abdichi a proprie funzioni delegandole attraverso la forma proposta della mozione, ad altro organo. Ripeto, la Giunta non intende affatto respingere ogni valida ed opportuna collaborazione tra l'Assessorato e la Commissione ma vuole in linea di principio affermare un corretto rispetto delle reciproche competenze. La Giunta è consapevole della necessità di avviare ed approfondire le indagini dello studio cui fa riferimento il contenuto della mozione, nelle forme e nei modi suggeriti dalla mozione stessa, avvalendosi sia della consultazione di esperti che della diretta collaborazione della V Commissione. Il dissenso, quindi è limitato a quell'aspetto formale che peraltro era già stato anticipato negli interventi dell'avv. Fonio e del Consigliere Raschio; mentre c'è adesione convinta alla esposizione delle necessità evidenziate e dalla mozione e dagli interventi susseguitisi in questo dibattito.
Proporrei pertanto di modificare la mozione nel senso che al secondo capoverso si dica: "Dà mandato alla Giunta, in collaborazione con la V Commissione, di..." eccetera eccetera.



PRESIDENTE

I proponenti di questa mozione accettano la precisazione fatta dall'Assessore Debenedetti a nome della Giunta? Mi pare che sia anche formalmente corretta.
Allora, la mozione si intende modificata e verrà al momento opportuno messa in votazione.
Ha facoltà di parlare l'Assessore Chiabrando per la risposta sulle altre due mozioni.



CHIABRANDO Mauro, Assessore alla tutela dell'ambiente e agli inquinamenti

Desidero anzitutto ringraziare i tre colleghi che hanno parlato sulle due mozioni concernenti gli inquinamenti, precisamente Zanone, Fonio e Bono, in quanto hanno svolto interventi veramente profondi, documentati e seri. Mi auguro che la mia risposta risulti altrettanto documentata e riesca soddisfacente. Sono lieto di avere finalmente modo di trattare questo problema, la cui discussione era stata più volte rinviata: da tempo sulla questione degli inquinamenti, in merito a quale già avevo fornito notizie, mi ripromettevo di esporre al Consiglio un quadro veramente completo del lavoro che il mio Assessorato sta portando avanti.
Siamo ora arrivati al culmine della fase di studio, di accertamento e di ricerca di documentazione. Da questo momento potremo senz'altro prendere le mosse per la seconda fase, quella programmatica, quella operativa vera e propria.
Partirò nella mia esposizione, appunto dalle considerazioni introduttive delle due mozioni, che, pur muovendo da premesse politiche un po' diverse, nella sostanza concludono con il sollecitare risposte e soluzioni che penso siano abbastanza simili.
Riferirò anzitutto sui lavori della Commissione tecnica istituita per gli inquinamenti già fin dall'anno scorso, quando presiedeva l'Assessorato il collega Fonio, a seguito della deliberazione della Giunta di fine maggio dell'anno scorso, che decideva di avviare un'indagine conoscitiva sul territorio regionale riferita agli inquinamenti dell'aria, dell'acqua e del suolo attraverso la preparazione di un apposito questionario, da trasmettersi, come poi è stato trasmesso, a tutti i Comuni della Regione con lo scopo di individuare da un lato la situazione di fatto in materia di inquinamenti e dall'altra la disponibilità esistente a livello locale per l'adozione di coordinate iniziative di lotta agli inquinamenti medesimi.
La Commissione, composta dai direttori dei Laboratori di Igiene delle Province piemontesi, da tecnici dell'Ires, da esperti vari, tra cui un ricercatore dell'Istituto di Idrobiologia di Pallanza, presieduta appunto dal collega Fonio, in varie sedute, nel mese di luglio scorso, ha preparato il questionario, che è stato trasmesso ai Comuni alla fine dello stesso mese. Sono poi intervenute le ferie. A fine settembre ho sollecitato i Comuni che ancora non avevano risposto ad inviare il questionario compilato: in quel momento avevano risposto l'80 per cento dei Comuni della Regione, per la precisione 977 su 1209.
Dopo aver sentito, ai primi di dicembre, la Commissione tecnica, nella seduta cui si riferiva il collega Fonio, la Giunta ha dato incarico all'Ires di elaborare i dati raccolti e predisporre una relazione di sintesi. Intanto, è proseguita la raccolta delle schede compilate dai Comuni, che, attraverso la collaborazione dei Laboratori provinciali, in particolare per quei Comuni per i quali si è ritenuto necessario conoscere la situazione in rapporto all'inquinamento, si è arrivati ad un maggior numero ancora di Comuni. L'analisi, infatti, si è potuta sviluppare in base alle risposte di 1084 Comuni su 1209, vale a dire l'89 per cento, in modo che l'esito dell'indagine può essere considerato assai positivo, oltre che sul piano quantitativo, anche su quello qualitativo, in considerazione anche del fatto che tutti i Comuni più popolosi e più assillati da problemi di inquinamento hanno risposto esaurientemente al questionario.
Scopo della ricerca affidata all'IRES era quello di fornire utilizzando i dati raccolti attraverso i questionari, un quadro della situazione piemontese, sia per quanto attiene allo stato delle risorse naturali interessate dagli inquinamenti che per quanto concerne le iniziative prese a vario livello per la loro tutela. L'analisi è stata condotta per aree ecologiche, quelle previste dall'Ires nel piano di sviluppo di alcuni anni fa, in modo che le sue indicazioni sono oggi facilmente collegabili con quelle del Piano di sviluppo regionale. L'Ires come concordato, ha consegnato proprio pochi giorni fa il rapporto integrativo di quello che già aveva dato circa un mese fa, completando così lo studio. Devo rispondere alle varie richieste che ho avuto da colleghi di avere copia di questo studio. Purtroppo non per cattiva volontà ma soltanto per difetto di tempo per far tirare le copie non ho ancora avuto modo di accontentarli: la litografia che provvede alla tiratura è sovraccarica di lavoro e pertanto non ha ancora potuto effettuare le consegne. Spero comunque di poter far pervenire a tutti i Consiglieri, nel giro di una settimana, copia dei risultati di questa indagine, compendiati in circa duecento pagine oltre le tabelle. Avremmo pensato di approntare copie complete per alcuni Consiglieri di ogni Gruppo e altre ridotte, contenenti solo la parte generale, per tutti gli altri Consiglieri, rimanendo però a disposizione per dare a chi la richiederà la copia completa.
Espongo ora in sintesi i risultati, alcuni almeno, di questa indagine.
Le prime domande del questionario concernevano lo stato dell'approvvigionamento idrico, con particolare riferimento alle modalità di captazione delle acque, alla estensione della rete di acquedotti e alla consistenza degli attingimenti individuali. E' risultato che il 90 per cento (ho notato con piacere che alcuni Consiglieri già conoscevano alcuni dati e già li hanno citati nei loro interventi) dei Comuni è fornito di acquedotto, però spesso esteso solo a parte del territorio. Gli attingimenti individuali sono in diretta proporzione alle carenze di estensione della rete di acquedotto e alle deficienze delle sue dotazioni idriche. La situazione qualitativa è comunque prevalentemente buona. La situazione di non potabilità delle acque si verifica prevalentemente negli attingimenti da pozzi, per la presenza di inquinamenti della falda di origine, sia industriali che domestici. Le condizioni che favoriscono questi inquinamenti sono date, tra l'altro, da scarichi di liquami sul terreno e in pozzi perdenti.
Altre domande erano dirette ad accertare lo stato di efficienza e l'estensione delle fognature. E' emerso che il 64 per cento soltanto dei Comuni della Regione è fornito di fogna nera o mista; tuttavia, questa non è quasi mai diffusa a tutto il territorio comunale, spesso anzi non giunge nemmeno a tutte le zone urbanizzate. L'insufficienza della rete fognante appare notevole, soprattutto in alcuni Comuni che hanno avuto un rapido sviluppo urbano, di cui le infrastrutture non sono state in grado di tenere il passo. Il trattamento di bonifica al termine degli scarichi viene effettuato soltanto in un terzo dei Comuni; però nella maggior parte dei casi tale trattamento, prevalentemente basato sul passaggio in fossa di sedimentazione, non è sufficiente per una soddisfacente depurazione.
Scarichi di liquami effettuati direttamente da parte di singole abitazioni nel terreno o in corsi d'acqua e scarichi di liquami di fogna negli stessi recapiti, senza un adeguato trattamento di bonifica, costituiscono le cause di una diffusa situazione di inquinamento di origine biologica particolarmente grave nelle adiacenze dei grossi centri urbani o in quei corsi d'acqua con portata stagionale insufficiente alla diluizione degli affluenti. Per quanto concerne gli scarichi industriali e le aziende agrarie, le indicazioni dei Comuni sono state prevalentemente assai attendibili e hanno consentito di costruire la mappa di cui si dirà appresso.
Fra i problemi che sono emersi dall'esame di questi aspetti occorre mettere in evidenza quello rappresentato dagli scarichi di allevamenti domestici e di mattatoi, che costituiscono cospicue cause di inquinamento in molti Comuni.
Il questionario affrontava poi l'aspetto relativo allo smaltimento dei rifiuti solidi. Anche da questa parte dell'indagine sono emersi notevoli problemi. Per molti comuni esiste il problema, essenzialmente di carattere finanziario, di istituire un servizio idoneo di raccolta, che oggi esiste soltanto nel 50 per cento dei Comuni piemontesi, oppure di mettere a disposizione dei cittadini adeguate aree per la discarica dei rifiuti. Il problema più grave è rappresentato dalla necessità di distruggere i rifiuti, per evitare il loro progressivo accumularsi, dovuto, com'è noto anche alla presenza di forti quantitativi di materie plastiche inalterabili agli agenti atmosferici. Perciò molti Comuni manifestano la esigenza di dotarsi di impianti di incenerimento; indicando altresì la loro propensione per iniziative consortili.
Altro problema relativo allo smaltimento dei rifiuti solidi è quello della loro discarica, incontrollata, con effetti negativi di ordine estetico e igienico. Nel caso di versamenti nell'alveo di fiumi e torrenti possono anche manifestarsi effetti negativi sulle condizioni idrauliche del corso d'acqua in caso di piena.
Un altro aspetto dei problemi di inquinamento riguardava la polluzione atmosferica, che è risultata presente in 135 Comuni (12 per cento, una percentuale non altissima). Anche la distribuzione di questi fenomeni è stata rappresentata in una carta regionale. Posso anticipare - lo dirò dopo che abbiamo proprio in questi giorni trasferito su una mappa tutte le zone maggiormente interessate agli inquinamenti, distinte per inquinamenti atmosferici, inquinamenti idrici e di altro genere. Nell'82 per cento di questi Comuni, in cui l'atmosfera risulta inquinata, tra le cause di inquinamento sono state indicate le immissioni atmosferiche delle industrie, nel 40 per cento gli effetti del riscaldamento, e nel 30 per cento quelle del traffico automobilistico. Solo il 40 per cento dei Comuni che presentano detti fenomeni di inquinamento atmosferico ha risposto affermativamente la domanda circa la necessità o meno di inserimento in una delle due zone di controllo previste dalla legge antismog. Circa l'esistenza di industrie insalubri, ha risposto positivamente solo il 5 per cento dei Comuni. Si tratta perciò di una percentuale esigua in confronto a quella dei Comuni che presentano fenomeni di inquinamento, e tenuto conto che l'elenco delle industrie insalubri comprende una assai vasta gamma di tipi di industrie. Più esigua ancora risulta l'applicazione delle norme sulle industrie insalubri: infatti solo poco più di un quinto dei Comuni che hanno riconosciuto la presenza di industrie insalubri nel loro territorio ne hanno effettuato l'assegnazione secondo le norme previste dalla legge del 1901.
Pure ridotta, nei confronti della diffusione degli inquinamenti, è l'aliquota dei Comuni che negli ultimi anni hanno preso provvedimenti contingenti contro gli inquinamenti (ordinanze, diffide eccetera) o hanno denunciato situazioni di questo tipo alle autorità competenti.
Si ricorda infine che il 36 per cento dei Comuni intende prendere iniziative contro gli inquinamenti: tali iniziative riguardano per lo più la costruzione di infrastrutture e servizi di cui si è parlato in questa relazione.
Dall'esame complessivo dei questionari emerge da un lato la notevole sensibilità dei Comuni verso i fenomeni dell'inquinamento, che è attestata dalla sostanziale esattezza delle loro osservazioni circa i fenomeni dall'altro la scarsa propensione ad utilizzare gli strumenti di legge che sono a loro disposizione per esprimere gli illeciti in materia. Si pu ritenere che fra le cause di questo fatto vi sia una scarsa conoscenza delle leggi e la difficoltà, per la mancanza di adeguate strutture tecniche, di applicare convenientemente tali norme.
Queste sono in sintesi alcune notizie contenute nella relazione sulla indagine. Ora passo ad informare il Consiglio sulla attività del Comitato regionale contro l'inquinamento atmosferico. Devo però precisare - e qui rispondo ad una domanda del collega Fonio - che il Comitato che era stato istituito per l'indagine sarà convocato nei prossimi giorni per prendere atto dei risultati della indagine e per dare dei suggerimenti conseguenti.
Per quanto riguarda l'inquinamento atmosferico, il discorso è diverso in quanto esiste un Comitato regionale antismog, riunitosi già più volte l'ultima delle quali il 10 maggio scorso, cioè in questi ultimi giorni, e che dovrà essere riconvocato a breve scadenza. Nel corso dell'ultima riunione il Comitato ha assunto una serie di decisioni che stanno attualmente impegnando gli uffici per la loro pratica attuazione, e che ora riassumerò.
Il Comitato antismog ha preso in esame ed approvato una proposta organica per la inclusione di un certo numero di Comuni della Regione nelle zone di controllo sugli inquinamenti.
Per la legge 615 infatti, e per i relativi regolamenti di esecuzione le norme in essi previste contro l'inquinamento atmosferico si applicano soltanto nei territori inseriti nelle zone A o B di controllo, su proposta delle Amministrazioni comunali o del Comitato regionale contro l'inquinamento atmosferico. Il Comitato ha concordato sulla opportunità che in linea di massima i Comuni della Regione superiori o intorno ai 10.000 abitanti, oppure facenti parte del Piano regolatore intercomunale dell'area di Torino, quelli con insediamenti inoltre industriali di media e grande dimensione o che rivestano particolare interesse turistico siano inseriti nelle zone di controllo, in applicazione appunto dell'art. 2 della legge antismog, che prevede l'inclusione in zone di controllo dei Comuni con caratteristiche industriali, urbanistiche o geografiche o meteorologiche particolarmente sfavorevoli nei riguardi dell'inquinamento atmosferico. A tale scopo ho recentemente trasmesso ai Comuni che rientrano nei criteri che ho detto sopra, cioè dei 10.000 abitanti, o di caratteristiche particolari, un questionario specifico, invitando a compilarlo esaurientemente e ad esprimere un parere, positivo o negativo, dell' Amministrazione sull'inclusione del Comune in zone di controllo A o B.
Anche in base alle notizie fornite dai Comuni e ai pareri espressi il Comitato potrà avanzare richiesta al Ministero della Sanità per la loro inclusione nelle zone di controllo. Devo precisare che stanno arrivando proprio in questi giorni i questionari, molto ben compilati, ma devo dare atto, di tutte le città, dei Comuni con oltre 10.000 abitanti, dove normalmente viene richiesto l'inserimento in zone di controllo A, che è quello che riguarda soltanto le industrie. Sono allegati normalmente gli elenchi delle industrie presenti nel Comune e una cartina con la posizione di ogni industria. Quindi, con questa documentazione, avremo una base seria sulla quale fondarci per dar corso alla fase operativa che seguirà.
Il Comitato, nel corso dell'ultima seduta, ha già deciso di proporre l'inclusione dei Comuni di Moncalieri, Settimo, Venaria in zona B, e dei Comuni di Asti, Pinerolo, Robassomero in zona A, in aggiunta alla richiesta di inserimento già avanzata in una precedente riunione dai Comuni di Beinasco, Chivasso, Collegno e S. Mauro in Zona B e di Carmagnola in Zona A; oltre ai Comuni che sono in zona di controllo per legge: Torino B Alessandria e Novara in zona A. Praticamente oggi sono soltanto una decina i Comuni nei quali noi possiamo intervenire perché sono inseriti in queste zone di controllo, mentre altre Regioni hanno un numero di comuni molto più elevato.
Il Comitato antismog ha poi esaminato una serie di esposti di Amministrazioni comunali e privati cittadini avverso le esalazioni provenienti da vari stabilimenti industriali situati in diversi Comuni della Regione, invitando tra l'altro i sindaci a far svolgere più precisi accertamenti circa il contributo delle industrie all'inquinamento atmosferico tramite i reparti chimici dei Laboratori provinciali di Igiene e Profilassi. Ha espresso parere su questioni poste da pubbliche amministrazioni circa i possibili inquinamenti derivanti da ampliamenti di industrie, ha preso atto di un rilevante numero di denunce all'Autorità giudiziaria (e qui concordo e sottolineo anch'io la collaborazione veramente stretta e costruttiva che abbiamo da parte dell'Autorità giudiziaria di Torino in particolare, con cui siamo in continuo contatto).
Denunce presentate su iniziativa dei Comandi provinciali dei Vigili del fuoco per trasgressioni alle disposizioni di legge e di regolamento relative alle caratteristiche e al funzionamento degli impianti termici (uso di combustibile diverso dal prescritto, mancata presentazione al Comando dei Vigili del fuoco del progetto particolareggiato dell'impianto eccetera).
Nell'ultima riunione del Comitato antismog del 10 maggio si è avviato l'esame delle relazioni che gli stabilimenti industriali situati in Comuni inseriti in zone di controllo (per ora, ripeto, Torino, Novara Alessandria) dovevano presentare alle Autorità comunali entro lo scorso mese di marzo, in base alle scadenze previste dalla legge, in applicazione appunto della legge 615, circa la qualità e quantità delle proprie emissioni massime, fornendo inoltre descrizioni e principi tecnologici di funzionamento dei loro impianti di abbattimento, se li possiedono. Il Comitato antismog ha già ricevuto dal Comune di Torino circa 40 relazioni di altrettante industrie sulle proprie emissioni, una decina dal Comune di Novara e una decina dal Comune di Alessandria. Un gruppo di esperti costituito nell'ambito dell'Assessorato agli inquinamenti, sta esaminando ed istruendo le singole pratiche, che saranno sottoposte via via alla discussione e al parere del Comitato regionale antismog. Il Comitato, in base all'art. 10 della legge, deve indicare agli stabilimenti industriali i limiti delle emissioni, che dovranno essere rispettati fino all'installazione degli impianti di abbattimento, e, nel caso che già ne siano dotati, deve approvarli o indicare le modifiche da apportare ad essi.
Nell'ultima riunione, il Comitato ha esaminato anche un problema di particolare importanza: l'ampliamento della centrale termo-elettrica dell'Enel di Chivasso, che dovrebbe triplicare la propria potenzialità e che interessa molto tutti i Comuni della zona e il territorio circostante.
A questo scopo è stato demandato l'incarico di esame approfondito ad una Commissione ristretta, la quale dovrà riferire successivamente al Comitato antismog.
Ancora a livello informativo, ritengo di dover portare a conoscenza dei colleghi che si è costituita una Commissione interregionale di amministratori e tecnici sui problemi della tutela ambientale tra le Regioni del Nord Italia. Ho sentito che i colleghi ne hanno parlato.
Proprio domani ci sarà un ulteriore incontro, al mattino, per la parte "inquinamento atmosferico" e al pomeriggio per "l'inquinamento dell'acqua" a Milano, fra tutte le Regioni del Nord- Italia. Quindi, l'attività cosiddetta interregionale di studio sta proseguendo e si sta avviando a conclusione, Anzi, posso dire che il progetto di legge che dovrebbe costituire il testo unico sugli inquinamenti delle acque sta per essere ultimato e dovremmo proporlo, come Regioni, al Parlamento per l'approvazione. Praticamente, è stato ripreso un vecchio progetto di legge di iniziativa parlamentare, stato aggiornato secondo le nostre vedute delle Regioni, prevedendo appunto le competenze spettanti alle Regioni.
Questa Commissione interregionale ha già tenuto tre riunioni: la prima di insediamento, il 20 marzo, in cui si è sottolineata la validità della collaborazione interregionale in tema di politica ecologica, sia sotto l'aspetto programmatico che sotto quello più immediatamente operativo, e si sono individuati alcuni temi sui quali è necessaria una visione comune per una discussione approfondita, al fine di raggiungere una omogeneità di vedute quindi di iniziative; il secondo incontro si è tenuto il 10 aprile e in esso si sono esaminati i problemi strettamente connessi alla legge antismog ed ai relativi regolamenti esecutivi, con particolare riguardo a quanto concerne il settore dell'industria; un ultimo incontro si è tenuto 17 aprile a Torino, e nel corso di esso si è fatto un approfondito esame critico del disegno di legge n. 695, "Norme per la tutela delle acque dagli inquinamenti", e si è abbozzata una prima formulazione di proposta di revisione dei contenuti di tale disegno di legge, ritenuto, per vari aspetti, inadeguato agli scopi che si prefigge, nella considerazione soprattutto, che non riconosce alle Regioni ed agli Enti locali sufficienti competenze nella difesa delle acque dagli inquinamenti.
Valuto estremamente positiva la formazione della predetta Commissione interregionale e il lavoro che essa sta conducendo con impegno vigoroso di amministratori ed esperti.
Per quanto concerne più specificatamente gli interventi operativi contro gli inquinamenti, e considerato quanto si va facendo a livello di inquinamento atmosferico attraverso il Comitato regionale antismog, si ritiene, sulla scorta dei risultati dell'indagine conoscitiva sugli inquinamenti di cui ho riferito, che gli interventi più massicci e di maggiore urgenza siano da farsi contro l'inquinamento delle acque.
Illustrerò pertanto brevemente le linee lungo le quali l'Assessorato e la Giunta intendono operare a salvaguardia del nostro patrimonio idrico e in difesa della salute dei cittadini.
Com'è ovvio, alcune di queste linee operative...



BERTI Antonio

Come si può ascoltare attentamente adesso un documento del genere, in risposta ad una mozione, nel momento conclusivo del dibattito.



PRESIDENTE

Veramente, sono tre le mozioni.



BERTI Antonio

Potevate mandarcelo per iscritto questo documento.



CHIABRANDO Mauro, Assessore alla tutela dell'ambiente e agli inquinamenti

Potrò darlo subito dopo, dovrò aggiornarlo perché...



BERTI Antonio

Tenetele ben segrete le vostre cose; poi, quando siete costretti dalle mozioni ci venite a leggere per mezz'ora malloppi del genere.



CHIABRANDO Mauro, Assessore alla tutela dell'ambiente e agli inquinamenti

Avevo comunicato al Consiglio un mese fa che avrei fatto una relazione in argomento. D'altronde, non avrei potuto riferire prima perché solo in questi giorni ho acquisito tutti i dati che mi mettono in condizioni di dare le informazioni richieste. Non le potevo dare un mese o due fa. Nella premessa ho detto che si è giunti ad un momento molto importante, al culmine di un'attività intensa che si è andata svolgendo: praticamente, la fase finale del periodo di studio e l'avvio del periodo operativo. Ritengo che sia proprio questo il momento giusto per informare il Consiglio, il momento in cui il Consiglio dovrebbe se non questa sera in seguito alla mia distribuzione del documento pronunciarsi e dare delle indicazioni.



PRESIDENTE

Proporrei una conciliazione: se lei condensasse quest'ultima parte del suo intervento e poi distribuisse a ciascun Consigliere il testo integrale in maniera da poter riprendere l'argomento troveremmo una via media accettabile per tutti.



CHIABRANDO Mauro, Assessore alla tutela dell'ambiente e agli inquinamenti

Senz'altro. Chiederei soltanto di accettare che la distribuzione del testo avvenga fra tre o quattro giorni, in modo da aggiornarlo alle ultime notizie, come ho già fatto con alcune interpolazioni verbali che però ora non figurano nello scritto.
Stavo dicendo delle iniziative che intenderemo intraprendere per quanto riguarda l'inquinamento delle acque, iniziative che prenderebbero lo spunto proprio da questa indagine che abbiamo fatto sul piano regionale e da questa mappa che non ho potuto ancora avere in via definitiva ma è appesa al muro, come avrà visto qualche collega che è venuto all'Assessorato, con già indicate le zone maggiormente interessate ed in cui intendiamo intervenire.
Queste iniziative dovrebbero seguire due linee fondamentali, alcune a breve scadenza, altre a più lungo termine. Quelle a breve scadenza prevedono: primo: l'approfondimento degli studi sulla base e della relazione dell'Ires circa la diffusione degli inquinamenti in Piemonte, a livello di comprensori o bacini, che sono stati individuati come maggiormente degradati dagli inquinamenti dell'acqua e del suolo, anche con lo scopo di determinare operativamente le dimensioni ottimali per la progettazione e attuazione di impianti di depurazione delle acque di scarico e di smaltimento o incenerimento dei rifiuti solidi. E aggiorno la relazione dicendo che il bilancio che abbiamo predisposto e che verrà in discussione, o lo è già, alla Commissione, prevede uno stanziamento per interventi di questo genere. Secondo: studio e promozione di consorzi fra Enti locali per la progettazione, costruzione e gestione dei sopraddetti impianti di depurazione delle acque ed incenerimento dei rifiuti solidi ricercando agili e moderni strumenti operativi, in massimo accordo fra Comuni e Province, come ha ricordato anche il collega Bono e come hanno ricordato gli altri colleghi, ai quali, ripeto e do ancora atto che hanno fatto interventi veramente centrati, perfettamente collimanti con le intenzioni della Giunta e con quello che io sto ora dicendo. Terzo: previsione di uno stanziamento sul bilancio regionale - e confermo che lo stanziamento è previsto - di una congrua somma e pronta preparazione di un disegno di legge regionale che preveda la possibilità di erogare agli enti o ai consorzi che saranno costituiti contribuiti sotto forma di concorso nel pagamento degli interessi, per esempio, per la costruzione di impianti di depurazione delle acque e di smaltimento dei rifiuti solidi. Quarto: confronto e approfondimento delle proposte circa una normativa tecnica riguardante lo scarico degli affluenti liquidi urbani ed industriali nei corpi idrici, al fine di giungere ad una formulazione coordinata e complessiva che possa trovare applicazione anche sulla base di una eventuale legge regionale nei regolamenti comunali di igiene e di pulizia urbana e rurale. E qui aggiorno di nuovo e aggiungo che abbiamo costituito una commissione di valenti esperti (tre sono universitari, ai quali si aggiungono quattro altri tecnici, uno dell'Ires) che stanno ricavando dai dati dell'Ires gli elementi atti ad individuare le zone su cui intervenire nell'intento anche di darci indicazioni su come dobbiamo intervenire sul piano tecnico (per esempio, individuati i bacini, dovremo prevedere delle canalizzazioni separate dai corsi d'acqua, un sistema di depurazione all'inizio a carico delle industrie, come qualche collega ha detto, e delle città, e una depurazione finale che sia comunque collegata con i precedenti impianti). Sono indicazioni e direttive tecniche che avremo nei prossimi giorni da questa Commissione di esperti che sta veramente lavorando a fondo e si riunisce giornalmente.
Per elaborare al livello di progetti di attuazione le linee operative di cui sopra l'Assessorato si avvale di una Commissione di esperti - quella di cui ho detto ora - per i problemi della tutela delle acque, che è stata insediata il 12 aprile, composta da un tecnico di acquedotti, un esperto di consorzi di depurazione (l'abbiamo reperito addirittura in Lombardia, dove già funzionano dei consorzi di depurazione), un chimico impiantista del Politecnico e un igienista dell'Università. Un gruppo ristretto, pertanto sono sette persone - ma altamente specializzato, con compiti da una parte di approfondimento degli studi necessari, dall'altra di formulazione di concrete proposte di intervento operativo, di cui la Regione deve farsi carico in collaborazione con tutti gli Enti locali interessati.
Alla Commissione di esperti sono stati affidati anche i seguenti compiti aggiuntivi, a più lunga scadenza, non immediati, non per questo meno importanti: a) studio e coordinamento di un piano delle acque a livello regionale per giungere alla conoscenza delle risorse idriche disponibili, delle utilizzazioni in atto e dei fabbisogni d'acqua, riferiti sia alle acque superficiali che alle acque profonde, anche al fine di prevenire a monte gli inquinamenti b) esame critico del disegno di legge 695, di cui ho già detto prima in collaborazione con gli esperti di altre Regioni, per una proposta di legge alternativa che si configuri come disegno di legge di iniziativa pluri-regionale.
Una osservazione merita ancora il problema delle fonti di finanziamento per la realizzazione degli impianti di depurazione delle acque di scarico e delle fogne e per l'incenerimento dei rifiuti solidi urbani, nonché per la relativa gestione.
Ovviamente, uno stanziamento della Regione non è sufficiente a far fronte alle necessità della depurazione. Un contributo in tale direzione viene dato dalle indicazioni contenute nel documento programmatico preliminare per l'impostazione del programma economico nazionale '71-'75 nel progetto obiettivo sulla tutela degli inquinamenti, compreso nella parte seconda le azioni programmatiche del documento. Dopo aver promesso che il riassetto delle attuali competenze istituzionali in materia di inquinamenti dovrebbe assegnare ad Assessorati regionali per l'ambiente, in via di costituzione e da noi già costituito, compiti di propulsione dell'iniziativa legislativa ed amministrativa regionale della materia correlati con gli indirizzi di programmazione economica e territoriale, e affidare competenze operative agli enti territoriali minori, come Comuni Province e Consorzi, sia per l'intervento diretto in esecuzione delle direttive regionali, sia per l'attività di controllo, il progetto obiettivo dice che la grave situazione della finanza locale esige un ragguardevole aiuto da parte dello Stato, per favorire l'attuazione di impianti di depurazione delle acque di scarico delle fogne e di incenerimento dei rifiuti solidi urbani tramite una sequenza di investimenti pianificati concordemente dallo Stato, alla Regione e dagli Enti locali. In tale contesto, sarebbe auspicabile l'istituzione di un fondo nazionale per finanziare o Comuni o i loro Consorzi.
La Regione Piemonte concorda con tale indicazione del documento programmatico preliminare per l'impostazione del programma economico '71 '75. Assicuriamo fin d'ora il contributo promozionale e finanziario, che si sta articolando già anche in sede di bilancio, affinché le comunità locali maggiormente toccate dal fenomeno degli inquinamenti siano convenientemente confortate nella loro azione di prevenzione e lotta agli inquinamenti.
Questo è il testo della mia relazione. Posso riepilogare, per l'economia della conclusione, e per chiedere e sollecitare eventuali suggerimenti, che oggi l'attività dell'Assessorato si articola in tre sedi: una che segue l'inquinamento atmosferico, con il Comitato antismog costituito per legge e con un sottocomitato di esperti, di tecnici, di nostri consulenti, che predispone e istruisce le pratiche per il Comitato antismog; un secondo settore riguarda l'inquinamento dell'acqua, per cui c'è una Commissione di sette esperti, come ho detto prima, che sta preparando da una parte delle proposte concrete operative per gli interventi che la Regione intende effettuare sulla base della indagine che è stata fatta, dall'altra parte un progetto di legge, quel testo unico sulle acque di cui ho detto prima, da proporre, eventualmente su iniziativa interregionale, al Parlamento.
Questa in sintesi, l'attività. Ripeto quel che ho detto in apertura: notevole è la mole di lavoro che abbiamo svolto; forse non l'abbiamo coordinata e non ho dato sufficienti indicazioni. Ritengo però di essere arrivato ancora al momento giusto a fare il punto: nel momento in cui conclusa la fase di studio, ci accingiamo a passare alla fase operativa. Io mi impegno senz'altro ad aggiornare questa relazione, completandola con gli ultimi dati che mi sono pervenuti, e a distribuirla a tutti i Consiglieri.
Possiamo eventualmente in una successiva seduta, dopo la distribuzione del testo, trarre delle conclusioni, se non vogliamo farlo questa sera.



PRESIDENTE

Il problema delle mozioni adesso è in questi termini: su una mi pare che l'accordo sia stato raggiunto, attraverso le dichiarazioni fatte dall'Assessore Debenedetti.....



DEBENEDETTI Mario, Assessore ai parchi naturali

Mi pare che ci sia la proposta di una mozione suppletiva corretta e modificata.



PRESIDENTE

Avevo inteso che fosse accettata la mozione con la modifica nei termini da lei proposti. Comunque, per economia di tempo, se sulle altre due vi è possibilità di intesa per la fusione sarebbe forse opportuno sospendere la seduta per qualche minuto al fine di trovarci e vedere di raggiungere un accordo, che potrebbe poi anche portare alla messa in votazione di una mozione unica e contestuale che recepisse tutte tre dal momento che sono sostanzialmente analoghe per argomento e contenuto, salvo, forse l'impostazione di premessa.
Se i firmatari delle mozioni sono d'accordo, sospenderei per una decina di minuti, per consentire che si svolga questa riunione.



(La seduta, sospesa alle ore 19,05 riprende alle ore 19,50)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
La mozione che era stata presentata, con la data 18 novembre 1971, dai Consiglieri Giovana, Bono, Visone, Carazzoni, Giletta, Vera ed altri, viene presentata in questo nuovo testo: "Il Consiglio Regionale, in ordine alla definizione delle zone da tutelare ai fini della costituzione di parchi e riserve naturali, in armonia con l'azione intrapresa dal Governo e dal Parlamento nazionale in materia di ecologia e con quanto è disposto nell'art. 5 dello Statuto della Regione Piemonte, impegna la Giunta a formulare sollecitamente al Consiglio, e per esso alla V Commissione permanente, le proposte necessarie per condurre una indagine ed esperire le opportune consultazioni al fine di determinare l'elenco dei biotopi da salvaguardare nell'ambito della Regione Piemonte".
Qualcuno chiede di parlare per dichiarazione di voto? Nessuno chiedendo di parlare, pongo in votazione la mozione. Chi l'approva è pregato di alzare la mano.
La mozione è approvata all'unanimità.
Pregherei però qualcuno dei sottoscrittori della precedente mozione di sottoscrivere questo nuovo testo, in modo che sia documentalmente ricevibile.
Le altre due mozioni hanno raggiunto una formulazione unica, frutto di alcune scritturazioni quasi criptografiche, per cui il Presidente non è in grado di leggerle. Pregherei pertanto il Consigliere Zanone di volerne dare lettura e ne raccomanderei la registrazione fedele.



ZANONE Valerio

Il testo unitario che risulta dalla formulazione delle due mozioni è il seguente: "Il Consiglio Regionale, a conclusione del dibattito sulle misure da adottare per la conservazione e difesa dell'ambiente naturale e in particolare per l'eliminazione delle cause di inquinamento, afferma la volontà della Regione di intervenire nell'azione per: a) rivendicare dallo Stato sia la diretta competenza legislativa regionale derivante dalla competenza costituzionale in materia di urbanistica, opere pubbliche, agricoltura e foreste, caccia e pesca, polizia locale; sia la delega di funzioni amministrative soprattutto per quanto concerne le norme contro l'inquinamento delle acque tuttora all'esame del Parlamento b) le suddette funzioni amministrative, il cui esercizio sarà normalmente delegato agli Enti locali, a norma dell'art. 67 dello Statuto, dovranno competere alla Regione in modo esclusivo al fine di evitare le complicazioni e i ritardi derivanti da competenze concomitanti.
Preso atto dell'ampia relazione già resa dalla Giunta nel corso del dibattito sulle conclusioni delle indagini finora svolte dal competente Assessorato e sull'attività del Comitato Regionale contro l'inquinamento atmosferico, impegna la Giunta a presentare al Consiglio la sua relazione conclusiva e: 1) a promuovere l'individuazione delle dimensioni ottimali per la progettazione e l'attuazione di impianti per la depurazione delle acque di scarico delle fogne urbane e per la creazione di una efficiente rete di impianti per l'eliminazione dei rifiuti solidi urbani 2) a favorire, nel più ampio rispetto dell'autonomia dei Comuni e delle Province la creazione di consorzi intercomunali capaci di realizzare la progettazione e l'attuazione degli impianti di cui al punto 1) 3) ricercare, in accordo con i Comuni e le Province della Regione, le fonti di finanziamento più convenienti".



PRESIDENTE

Qualcuno chiede di parlare su questa mozione, il cui testo, sia pure corretto, pregherei di passare agli atti, per avere poi il termine di raffronto con quello che è stato stenografato? Nessuno? Allora, la mozione viene posta in votazione. Chi l'approva è pregato di alzare la mano.
La mozione ha avuto la totalità dei consensi del Consiglio.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Mozione del Consigliere Berti e altri sulle iniziative per la tutela della salute


PRESIDENTE

Sono ormai le 19,50. Ho ricevuto da più parti istanza di porre termine ai lavori, perché alcuni alle 20 vorrebbero assentarsi. D'altronde l'ultimo punto all'ordine del giorno - quello per il quale c'era pure un certo impegno: "Nomina di tre rappresentanti della Regione nel Consiglio d'Amministrazione" - non può essere questa sera posto in discussione perch non sono stati raggiunti gli accordi necessari e una qualunque mozione che ponessimo in discussione credo assorbirebbe certamente molto tempo. Sono dunque a disposizione del Consiglio. Chiede di parlare il Consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Chiederei di discutere l'ultima mozione, quella presentata il 19 febbraio '71, la cui trattazione può esaurirsi rapidamente, nei dieci minuti che ancora mancano allo scoccare delle 20. Nel contempo, annuncio che ritiriamo la mozione presentata in data 18/11/'71 a firma Berti-Bono Fabbris-Ferraris e tutti gli altri componenti del nostro Gruppo, relativa alla incompatibilità della funzione di Presidente della Giunta con la carica di Presidente della Cassa di Risparmio; mozione caduta per quel tipo di incompatibilità, ma non per altre che si possono ravvisare, attualmente in discussione davanti alla Giunta delle Elezioni.



PRESIDENTE

In considerazione anche di questa rinuncia, che ci lascerà maggior spazio per il lavoro in un'altra riunione, il Consiglio, dato che veramente i dieci minuti richiesti bastino, è disposto ad ascoltare l'illustrazione di quest'ultima mozione? Il Consigliere Berti ha facoltà di parlare, per una decina di minuti.



BERTI Antonio

Vorrei prima di tutto fare una premessa. Mi rendo conto che una seduta dedicata esclusivamente a mozioni ed interrogazioni possa avere un andamento stancante, in un certo senso, anche se il dibattito avvenuto sulla mozione relativa agli inquinamenti ha visto dei discorsi anche di un certo livello, ed è secondo me risultato interessante. Tuttavia, credo sia impressione generale che il quadro offerto dall'assemblea quando si discutono queste mozioni non è dei più confortanti.
Noi invitiamo la Giunta a prendere atto che la presentazione di numerose mozioni è conseguente ad un metodo qui in uso, di cui abbiamo più volte parlato, per cui siamo costretti, per tutta una serie di attività amministrative che si dice sono di competenza della Giunta, a parlare, a discutere di queste questioni soltanto mediante il ricorso a tale istituto.
Vorrei che, data questa situazione, e nell'intento di dare all'assemblea del Consiglio Regionale un maggior interesse, si possa stabilire un rapporto diverso, un metodo nuovo di lavoro nel nostro Consiglio Regionale, tenuto conto che andiamo verso un nuovo regolamento.
Avanzo l'idea, per esempio, che la Giunta possa prevedere un tipo di rapporti diverso con le Commissioni, per esempio, anche per le attività amministrative, ferma rimanendo la sua competenza nel merito: potrebbero così essere eliminate tante mozioni di conoscenza sull'attività, non solo ma addirittura - è una proposta che avanzo - certe mozioni potrebbero essere discusse nelle Commissioni, salvo evidentemente votazione finale in assemblea concordante o discordante a seconda dell'esame che di questo si fa nelle Commissioni. E' un modo, credo, come un altro per risparmiare all'assemblea una discussione che finisce con l'interessare solo coloro che vi sono direttamente interessati.
Fatta questa istanza all'Ufficio di Presidenza e alla Commissione Regolamento, che domattina si riunisce per il nuovo regolamento del Consiglio, vorrei fare due brevissime considerazioni su questa mozione senza entrare nel merito.
Essa è largamente superata, nella sostanza, alla luce degli avvenimenti odierni. La lotta per la riforma sanitaria nel nostro Paese è una lotta che è presente alle masse lavoratrici: noi ci impegniamo a sostenere tutte le iniziative necessarie perché al più presto la famosa legge-quadro in materia sia dal Parlamento discussa ed approvata.
C'è tuttavia un punto di essa che voglio ricordare. La mozione presentata per iniziativa soprattutto del collega Lo Turco, riguardava le iniziative per la tutela della salute. Di questo si parla nella proposta di bilancio, e pertanto essa sarà, credo, oggetto di dibattito in sede di discussione sul bilancio e probabilmente di iniziative legislative nel merito. Ritengo tuttavia di dover sollecitare la Giunta a quel tipo di rapporto con le organizzazioni sindacali, con impegno dell'Assessore in proposito, che possono in materia dare un valido contributo per la formulazione delle proposte che ci accingiamo ad adottare in Consiglio Regionale. Ci fu un primo incontro mesi fa con le organizzazioni sindacali che l'Assessore si impegnò a riconvocare nel giro di quindici-venti giorni: sono passati mesi, ma nessun tipo di rapporto è stato ristabilito su queste questioni, c'è una giusta protesta delle organizzazioni sindacali. Invito quindi la Giunta a stabilire questo rapporto il più sollecitamente possibile, per sentire quali sono le proposte che da parte di quelle organizzazioni possono venire.
Ricordo che è più che mai urgente l'iniziativa del Consiglio a proposito di organizzazione sanitaria ed ospedaliera del Piemonte. Noi siamo venuti a conoscenza, attraverso il Bollettino Ufficiale del Consiglio, che pubblica oggi le deliberazioni della Giunta - sia pure, come ho detto l'altra volta, soltanto relativamente all'attività svolta entro l'agosto '71 - che in data 6 agosto '71 la Giunta ha conferito all'Ires l'incarico di elaborare il Piano ospedaliero della Regione Piemonte. Ho preso contatto con gli ambienti dell'Ires e da quel che ho appreso ho tratto l'impressione che l'incarico non sia stato conferito in questi termini ma soltanto nel senso di procedere all'accertamento di fabbisogni a indagini eccetera.
Noi in rapporto a ciò solleviamo alcune eccezioni: in primo luogo, a noi non era stato fatto sapere che la Giunta avesse conferito all'Ires l'incarico di elaborare un piano ospedaliero: l'abbiamo saputo un anno più tardi, dalla pubblicazione ufficiale della Regione. Credo che la cosa si commenti da sé, e per brevità non aggiungo niente. In secondo luogo, il conferimento dell'Istituto di ricerca di un piano ospedaliero credo debba essere (non parlo qui di competenza ma di opportunità e di esigenza politica) fatto dal Consiglio Regionale, che può non solo dare l'incarico ma anche alcuni indirizzi di massima su cui operare questo studio. Ad esempio, sarebbe stato interessante che lo studio seguisse le indicazioni o, se volete, tenesse conto dell'esperienza fatta in proposito dalla Regione Emilia, che, applicando la 132 per la parte (mi sembra l'art. 33) che riguarda l'elaborazione del Piano ospedaliero, ha tuttavia proceduto in via preliminare a stabilire delle circoscrizioni ospedaliere onde collocare all'interno di queste la funzione di ospedale e che tipo di ospedale anticipando con questo una dimensione di tipo comprensoriale che pu prefigurare l'unità sanitaria locale. E' chiaro che disponendo di un parametro di questo tipo è possibile esprimere giudizi, sia pure di massima, per le eventuali decisioni che più volte vengono richieste per l'istituzione di divisioni, di nuove sezioni ospedaliere all'interno degli ospedali, e la stessa organizzazione e la definizione dei vari enti ospedalieri. Noi, quindi, affermiamo l'esigenza che su questa iniziativa della Giunta e sullo stato di elaborazione dell'Ires si possa rapidamente aprire un dibattito qui, meglio in Commissione, dove possiamo discutere molto più tranquillamente, per verificare, intanto, a che punto è, e fare anche delle proposte.
L'esigenza di questo dibattito è da noi particolarmente sentita, oltre che perché si tratta di una nostra legittima aspirazione politica ad esercitare i nostri diritti di Consiglieri regionali, anche perch apprendiamo che, non sviluppandosi questo dibattito in Consiglio regionale abbiamo tuttavia una iniziativa della Regione Piemonte e dell'Associazione Piemonte Italia (lunedì alla Camera di Commercio, relatori il Presidente della Giunta e l'Assessore alla Sanità) sull'organizzazione ospedaliera in Piemonte. Ora, questa benemerita associazione culturale "Piemonte Italia" ha tutto il diritto, se lo ritiene, di interessarsi di problemi ospedalieri - magari interessando di meno le ditte che producono strumenti ma credo che l'Assessore alla Sanità (e il Presidente della Giunta, che mi disse prima che non ne sapeva niente) dovrebbero sentire l'esigenza di una iniziativa a parte, di organizzare, se mai, come Regione, dibattiti di questo tipo, con il confronto delle opinioni, quanto meno, dei Consiglieri Regionali. Devo dire che, non, avendo potuto fino ad oggi avere un dibattito di questo tipo, e per la curiosità di sentire esporre, dopo due anni, il punto di vista dell'Assessore alla Sanità in materia di organizzazione ospedaliera e sanitaria, noi andremo a quel dibattito, ad ascoltare ed a svolgere eventualmente in quella sede quel tipo di dibattito che non ci è stato consentito di tenere qui fino ad oggi.
Quello che importa è avere un dibattito su queste questioni, collegato anche alle iniziative che stanno assumendo gli ospedali, in particolare l'Ospedale San Giovanni, che ha presentato un piano di ristrutturazione sotto certi aspetti interessante per l'organizzazione all'interno della sua Sezione maggiore, ma che a nostro avviso esorbita dalle sue competenze, dal suo campo, là dove investe per esempio addirittura problemi di creazione di nuovi ospedali, di istituti per la prevenzione, qui ridotti ad una profilassi di massa delle persone quando sappiamo che la cosa è molto più complessa, molto più interessante. I dibattiti in corso dimostrano che queste questioni suscitano ampio interesse.
Di quanto ho detto, esattamente in undici minuti, chiedo alla Giunta di voler tenere conto. Spero che non sia necessaria la presentazione di una nuova mozione da parte nostra per sollecitare la risposta: se una volta tanto la Giunta deciderà di presentarsi spontaneamente ad esporre le sue idee su questa questione, penso che faremmo fare un certo passo avanti ai lavori del nostro Consiglio.



PRESIDENTE

Quindi, la mozione praticamente si traduce in una segnalazione e nella richiesta che la Giunta porti rapidamente all'esame l'argomento. Questa mozione, pertanto, non verrà riportata nelle successive tornate di lavori del nostro Consiglio.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20,10)



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