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Dettaglio seduta n.92 del 19/05/72 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE OBERTO


Argomento:

Interpellanze e interrogazioni (rinvio)


PRESIDENTE

La seduta è aperta. Seguendo il criterio che ci siamo dati provvederemo anzitutto all'esame di interpellanze ed interrogazioni.
Una interpellanza è dei Consiglieri Zanone, Fassino, Gerini, Rossetto.
Sono assenti i Consiglieri Zanone, Fassino e Gerini, che hanno chiesto congedo, così come ha chiesto congedo il Presidente della Giunta, impegnato a Roma per la Direzione del Partito, ma c'è il Consigliere Rossotto......



ROSSOTTO Carlo Felice

Chiederei il rinvio della discussione, dato che l'argomento è seguito dal collega Zanone.



PRESIDENTE

Allora, l'esame di questa interpellanza è rinviato: prego l'Assessore Vietti di volerne prendere atto.



VIETTI Anna Maria, Assessore ai servizi sociali

Per parte mia, c'era piena disponibilità a dare la risposta.



PRESIDENTE

C'è poi un testo del Consigliere Viglione. L'Assessore è in grado di rispondere, ma non vedo il Consigliere Viglione, che pure poco fa mi è parso fosse in aula. Mi spiacerebbe dover cominciare a dichiarare la decadenza proprio di un documento presentato da lui, ma il regolamento va applicato. In attesa che egli venga informato e ritorni in aula, vediamo un altro documento: per esempio l'interrogazione Berti-Rivalta del 30 marzo '72 sulla "costituzione della Società STET - Partecipazione e finalità della medesima". La risposta spetta al Presidente, che è assente; va pertanto aggiornata.



BERTI Antonio

Se invece di dichiarare decaduta l'interpellanza dichiarassimo decaduto il Presidente della Giunta?



PRESIDENTE

Non è di mia competenza, Consigliere.
E' rientrato in aula il Consigliere Viglione: possiamo pertanto prendere in esame la sua interpellanza su "Interventi vari per lenire la grave situazione della popolazione dell'alta Langa." L'Assessore Falco ha facoltà di parlare.



FALCO Giovanni, Assessore alla viabilità

Veramente, con l'avv. Viglione avevo già concordato un rinvio dell'interpellanza.



VIGLIONE Aldo

Pregherei l'Assessore di spiegare il motivo del rinvio.



PRESIDENTE

Vorrei rivolgere rispettosa preghiera ai signori Consiglieri: chiedano ogni qual volta sia possibile, risposta scritta; altrimenti continueremo ad aggiornare ed appesantire i nostri ordini del giorno...



VIGLIONE Aldo

Aderisco a chiedere risposta scritta.



PRESIDENTE

Grazie. Allora, l'Assessore provvederà ad inviare risposta scritta.
Il Consigliere Nesi non c'è, il Consigliere Carazzoni neppure ma non c'è neanche l'Assessore Gandolfi, e quindi non posso far decadere l'interpellanza.
Per la discussione dell'interpellanza Fonio-Nesi-Simonelli-Viglione manca l'Assessore Visone che deve rispondere.
C'e poi una interpellanza del Consigliere Simonelli, in data 18 gennaio '72, sull'inquinamento del fiume Bormida dovuto agli scarichi industriali dello stabilimento chimico di Cengio dell'ACNA.



BERTI Antonio

Ma lei è in grado di dirci dove si trova l'Assessore in questo momento? Perché se è assente per altri impegni di interesse regionale nulla da obiettare, ma se così non fosse si dovrebbe dire chiaramente che non è possibile continuare in questo modo.



PRESIDENTE

Non posso darle torto. Non sono però assolutamente in grado di dirle dove sia l'Assessore. Per parte mia, ho fatto più volte presente in Consiglio che la prima ora è destinata all'esaurimento delle interpellanze interrogazioni e mozioni: più di questo io non posso fare. Tutto ciò che sono in condizione di dirle è che la sua censura risulterà agli atti.
Per l'interpellanza dei Consiglieri Curci e Carazzoni mancano gli interpellanti ma c'è l'Assessore Cardinali, che è pronto a rispondere.
Questa interpellanza dobbiamo pertanto dichiararla decaduta.
Data l'assenza del Presidente, non è possibile discutere l'interrogazione Sanlorenzo sulle delibere assunte dalla Giunta e la esecutività delle medesime.
Lo stesso dicasi per l'interrogazione del Consigliere Sanlorenzo che reca la data 30 marzo, in merito a "Ordine del giorno della Giunta Regionale e pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione"; a meno che il Vicepresidente voglia rispondere in sua vece.



BERTI Antonio

Forse sarà meglio attendere la risposta del Presidente. Tra l'altro vorrei fare, se mi è consentito, una proposta. Finalmente il Bollettino della Regione pubblica le deliberazioni della Giunta, ma siamo ancora alle deliberazioni dell'agosto '71, per cui continuando di questo passo conosceremo le deliberazioni prese nel mese di gennaio scorso grosso modo nel 1973 o '74. Tanto varrebbe, allora, fare una pubblicazione del Bollettino così ampia da esaurire tutte le comunicazioni che ci devono essere date, in modo che noi siamo messi al corrente adesso, non fra qualche anno, di quel che è stato fatto.



PRESIDENTE

Consideriamo il suo un intervento per mozione d'ordine, per poterlo collocare correttamente nel contesto dei nostri lavori.
Quanto all'interrogazione del Consigliere Nesi, essendo assente anche l'Assessore Visone, cui competerebbe la risposta, non posso dichiararla decaduta.
Per l'interrogazione Fassino-Gerini-Zanone-Rossotto, relativa a "Ripristino vie di comunicazione nel Comune di Piamprato" l'Assessore Falco è in grado di rispondere?



FALCO Giovanni, Assessore alla viabilità

Mi mancano gli elementi, in quanto è stata presentata solo pochi giorni fa.



PRESIDENTE

Rivolgo nuovamente una rispettosa ma vivissima raccomandazione a tutti coloro che fanno interpellanze, soprattutto quando queste sono circoscritte a problemi particolari, che non impingono in una valutazione di carattere generale, affinché chiedano la risposta per iscritto, che dovrebbe essere più sollecita e più pronta. Dico questo solo ai fini dello sveltimento dei nostri lavori di Consiglio, lasciando naturalmente ciascuno libero di valutare l'opportunità o meno di accogliere il mio suggerimento.


Argomento:

Approvazione verbale seduta precedente


PRESIDENTE

Passiamo al punto secondo dell'o.d.g.: "Approvazione verbale della seduta precedente".
Prego il Consigliere Segretario Menozzi di procedere alla lettura.



MENOZZI Stanislao, Segretario, dà lettura del processo verbale dell'adunanza pomeridiana del 19 aprile '72.



PRESIDENTE

Vi sono osservazioni da parte dei Consiglieri? Allora possiamo ritenere approvato senza alcuna riserva il verbale di cui il Consigliere Segretario ha dato lettura.


Argomento: Pianificazione territoriale - Urbanistica: argomenti non sopra specificati - Edilizia e norme tecnico-costruttive - Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Legge sulla casa - Piani di localizzazione


PRESIDENTE

Vorrei sapere ora se il Consiglio ritiene, secondo la proposta avanzata ieri, di trattare ora il punto 6: "Legge sulla casa Piani di localizzazione"; o se preferisce passare alla disamina delle mozioni per un certo periodo di tempo. Ha facoltà di parlare il Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Secondo me, sarebbe bene mantenere l'ordine che era stato stabilito ieri.



PRESIDENTE

Pregherei il Vicepresidente Sanlorenzo di assumere temporaneamente la Presidenza, perché, avendo questa mattina cercato dei contatti romani per i problemi dei tessili ed avendo ottenuto delle risposte direi nemmeno interlocutorie ma soltanto informative circa la probabilità che ci fossero notizie nel pomeriggio, vorrei assentarmi al fine di avere telefonicamente l'aggiornamento della situazione da parte della Presidenza del Consiglio e di mettermi quindi in grado, possibilmente, di ragguagliare la nostra assemblea sugli incontri previsti per oggi.



PRESIDENTE

Il punto sesto dell'ordine del giorno reca: "Legge sulla casa. Piani di localizzazione". Chi introduce l'argomento a nome della Giunta? Ha facoltà di parlare il Vicepresidente Cardinali.



CARDINALI Giulio, Vicepresidente della Giunta Regionale

Avevo già fatto rilevare ieri al Presidente del Consiglio la stranezza della collocazione all'ordine del giorno di questo punto, essendo noto che ormai l'Assessorato ha pressoché ultimato la predisposizione di un piano di approvazione di localizzazioni sulla base dei disposti della legge 865, che sarà portato in Giunta martedì prossimo. Un piano che ovviamente non era stato consegnato né ai Capigruppo né ai Consiglieri stessi. Come già avevo preannunciato a chi mi aveva interpellato in proposito, mi limiter pertanto ad alcune dichiarazioni.
Noi siamo tenuti, in base agli articoli 3 e 4 della legge, ad approvare le localizzazioni. Dopo l'annuncio da parte del CER sull'ammontare degli stanziamenti a disposizione della Regione Piemonte (stanziamenti che, come tutti i colleghi ricorderanno, assommano a soli 63 miliardi in cifra tonda), abbiamo messo in moto come Assessorato alcuni meccanismi rappresentati da commissioni costituite in ciascuna provincia, con la rappresentanza e degli Enti locali - la Provincia interessata e alcuni Comuni scelti secondo determinati criteri tra Comuni superiori ai 5000 abitanti e Comuni inferiori quanto a popolazione residente - e dei sindacati, e degli Istituti autonomi delle case popolari e delle grandi organizzazioni cooperative. Avevo avuto anche particolarmente cura a evitare che tutto questo venisse a coincidere con l'immediata vigilia elettorale, in quanto era mia preoccupazione che non si inscenassero speculazioni di alcun genere, essendomi risultato che venivamo anche in quella circostanza promesse localizzazioni a destra e a sinistra, il che mi sembrava disdicevole.
Dirò subito che il meccanismo adatto non ha portato a grossi risultati.
Perché le Commissioni si sono in parte riunite, in parte stanno riunendosi ma non hanno fino ad oggi rassegnato proposte concrete: le sole proposte che abbiamo ricevuto sono venute dagli Istituti autonomi delle case popolari e delle grandi organizzazioni cooperative, soprattutto da una di queste associazioni, la Lega delle Cooperative mutue.
A questo punto il problema è quello di accelerare i tempi, per non uscire dai termini per lo meno non uscirne in maniera tale da rendere necessarie ulteriori dilazioni, e arrivare ad un quadro di localizzazioni attorno al quale si possa evidentemente discutere. A questo proposito stiamo predisponendo il piano stesso, tenendo conto appunto delle segnalazioni fatte dagli enti cui mi sono riferito e aggiornando soprattutto i dati di partenza, secondo le indicazioni fornite dal CER sulla base di indici precisi che l'ISTAT, tramite l'IRES, ci ha fornito soltanto nei giorni scorsi.
Dirò subito che abbiamo rilevato una certa discrepanza, in taluni punti abbastanza sostanziale, fra i dati raccolti dai Comuni nell'ambito della ricerca fatta dagli Istituti autonomi delle case popolari, sui quali del resto mi pare alcuni Colleghi avevano a suo tempo formulato rilievi. Ora abbiamo aggiornato questo quadro con riferimento alla destinazione dei fondi stessi. Questi sono così ripartiti, secondo le indicazione del CER relativamente al Piemonte: a) fondi e stanziamenti attorno agli 8 miliardi per le case improprie o malsane b) fondi per 53-55 miliardi circa per la riduzione dell'indice di affollamento, in base a criteri contenuti, oltre tutto, nella legge sulla casa, con meccanismi tutt'altro che di semplice identificazione, la cui decifrazione ha richiesto un notevole impegno. Direi, solo per dare alcune anticipazioni indicative, che la cifra di 55 miliardi deriva grosso modo da queste fonti. 28 miliardi circa dai fondi Gescal residui non utilizzati entro il dicembre '72 (come i colleghi ricorderanno, i fondi Gescal non possono essere messi in movimento entro il '72 sono stati stralciati da questa prima fase di avvio della legge sulla casa); 27 miliardi circa da contributi diretti dello Stato sempre per gli scopi che abbiamo detto, cioè per abbassare l'indice di affollamento e per dare abitazioni alla generalità dei lavoratori (questo ovviamente come obiettivo, perché le cifre sono tremendamente esigue).
Nell'ambito di queste stesse cifre vi sono alcune percentuali stabilite dalla legge, che devono essere destinate ad opere di urbanizzazione primaria e secondaria, a case-albergo, a case per anziani che devono avere cioè destinazioni particolari , e di cui sono stabiliti limiti minimi e massimi. Il programma che verrà presentato dall'Assessorato alla Giunta martedì esprimerà qual è il concetto, quali sono le percentuali indicate, sempre nell'intorno stabilito dalla legge.
Dovevamo poi decidere circa la ripartizione percentuale fra gli Istituti autonomi delle Case popolari, secondo quanto stabilisce la legge e le Associazioni cooperative. Il documento del CER con il quale veniva effettuato lo stanziamento proponeva una percentuale del 10 per cento per le cooperative e del 90 per cento per gli Istituti autonomi delle case popolari. Noi abbiamo ritenuto che questa non fosse una percentuale adeguata, facendo oltre tutto, mi sembra, un legittimo credito a quella che a mio modo di vedere dovrà rappresentare in prospettiva una delle attività più importanti, proprio quella legata al sistema cooperativo. E nel piano che noi presenteremo verrà ritoccata al limite circa del doppio la percentuale indicata dal CER.
Diciamo subito che la preoccupazione fondamentale è quella di impegnare immediatamente queste somme, e quindi nell'ambito delle localizzazioni debbono essere tenute presenti, e ne fa riferimento specifico anche la legge, le località dove esistono strumenti urbanistici, o piani di zona, o piani della legge 167 che consentano l'attuazione dei programmi stessi. Il criterio - e mi limito ad accennare a questo - che noi abbiamo seguito e non solo quello di una ripartizione percentuale secondo le varie destinazioni ma anche di una individuazione, per quello che riguarda l'assegnazione per la parte riferentesi alle cooperative, e, diciamo nell'attesa di verificare con le organizzazioni a livello regionale l'agilità dei meccanismi da mettere in moto (mi riferisco sempre a indicazioni pervenute dallo studio delle cooperative stesse) di alcuni comprensori legati a comuni indicati per le localizzazioni delle cooperative stesse. A noi pare opportuno - e questa sarà la proposta che presenteremo alla Giunta - che l'assegnazione venga fatta in base a bando di concorso; bando che non solo tenga conto dei dispositivi della legge per quello che riguarda il reddito eccetera ma che contenga il massimo degli elementi atti ad impedire che si verifichi quanto più volte lamentato e cioè che persone che non hanno esigenza della casa si riuniscano in cooperativa e approfittino del meccanismo di legge per giungere alla costruzione di edifici di ben diversa consistenza e caratteristica di standard edilizio rispetto a quelle che sono previste dalla legge.
Questo è quanto io posso comunicare, ritenendo non utile addentrarmi in termini che dovrebbero far riferimento a quanto è previsto venga assegnato ad ogni singola provincia. Dirò a questo proposito, che per quel che riguarda la Provincia di Torino, tenuto conto dei parametri di competenza abbiamo deliberatamente ridotto la spettanza globale: è stata, questa, una scelta di carattere politico che mi sono permesso e mi permetterò di suggerire, in quanto la Provincia di Torino ha avuto, ed ha tuttora, un massiccio intervento per quanto riguarda gli stanziamenti speciali della Gescal, mentre ciò non si è verificato, per lo meno in tale misura, in altre Province, dove pure si rilevano situazioni evidenti di crisi.
Questi, per sommi capi, i criteri che saranno contenuti nella nostra proposta. Essa verrà presentata alla Giunta, e, sulla base delle modalità che la Giunta stessa ha per l'attuazione di questa e delle altre funzioni amministrative, la pratica verrà trasmessa al Consiglio e in questa sede saranno seguiti i canali previsti dalla nostra prassi statutaria e dal nostro Regolamento.



PRESIDENTE

La discussione sulle dichiarazioni del Vicepresidente Cardinali è aperta.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Rivalta. Ne ha facoltà.



RIVALTA Luigi

Colleghi Consiglieri, noi riteniamo che mettere all'ordine del giorno della discussione odierna la legge per la casa e la sua applicazione, e quindi il tema della localizzazione, fosse pertinente e necessario Non bisogna infatti dimenticare che questa localizzazione avrebbe dovuto essere fatta, a termini di legge, entro i primi giorni di questo mese: la ripartizione degli stanziamenti fatti dal CER risale al 3 marzo, ed essendo la comunicazione di pochi giorni dopo, sono ampiamente scaduti i sessanta giorni di tempo che le Regioni avevano per procedere alla localizzazione.
Abbiamo quindi provato una certa sorpresa, oggi, nel sentir dire che i lavori sono ancora notevolmente in ritardo; questo problema non è stato ancora neppure affrontato dalla Giunta e rimane nell'ambito dei lavori di Assessorato. Ma invero non dobbiamo stupirci considerate le procedure che sono state adottate. Noi avevamo nel mese di novembre, quando abbiamo presentato una mozione sulla casa, indicato i passi che dovevano essere compiuti per procedere all'applicazione della legge sulla casa. Avevamo anche osservato che il tempo disponibile era piuttosto limitato, e che quindi fin dal mese di novembre bisognava mettere in moto tutte le forze della Regione, non soltanto la Giunta, non soltanto l'Assessorato, ma il Consiglio, responsabilizzare il Consiglio e la sua Commissione competente per poter procedere rapidamente alla prima fase di applicazione della legge.
Ritornerò ancora su questo problema: mi pare però sia necessario, a discutere sul tema della casa con una certa ampiezza, visto che lo si fa così raramente (è la seconda discussione che facciamo sul tema della casa in due anni di vita del Consiglio Regionale, nonostante la sua importanza).
Pertanto intervenendo nella discussione sul tema: "Applicazione della legge sulla casa", voglio iniziare richiamando l'attenzione di tutti i Consiglieri sull'esiguità del finanziamento stabilito dal CER, che appare preoccupante se confrontiamo questa cifra con quella del fabbisogno regionale, accertata attraverso il sondaggio, fatto dalla Giunta attraverso i Comuni. La situazione, in tutta la sua drammaticità, è messa in evidenza dall'irrisorietà del finanziamento deciso dal CER nella misura di 63 miliardi, di fronte ad una esigenza di intervento sul problema della casa nella nostra Regione trenta volte superiore (la stessa Giunta aveva indicato come necessari 1800 miliardi). Rifacendosi ad altri tipi di sondaggi, questa differenza può arrivare all'ordine di grandezza di cinquanta volte.
Ho voluto richiamare l'attenzione dei colleghi su questo fatto perch mi sembra sia necessaria una responsabile presa di posizione politica nei confronti di questo problema: la Regione Piemonte, se vuole affiancarsi ai lavoratori su questo tema, non può tralasciare di portare avanti l'azione rivendicativa nei confronti dello Stato per ottenere maggiori investimenti in questo campo.
Sotto questo profilo credo vada anche detto, con estrema chiarezza, che la richiesta di maggiori finanziamenti dev'essere fatta con riferimento alla cifra globale destinata nel nostro Paese dalla legge 865: aumento quindi, dei finanziamenti globali e non aumento della cifra stanziata per il Piemonte a svantaggio di altre Regioni, come richiesto invece, almeno da quel che si è letto sui giornali, dal Presidente della Giunta della nostra Regione (da tempo abbiamo dovuto prender l'abitudine di cercare sui giornali le informazioni che ci interessano circa le prese di posizione della Giunta, non potendone avere di prima mano).
Noi siamo nettamente contrari a che il problema sia posto in questi termini: 63 miliardi sono certamente poca cosa rispetto ai quasi 2000 miliardi che la Giunta stessa ha dichiarato necessari per un intervento della Regione Piemonte, ma il problema si deve risolvere ampliando gli investimenti a livello nazionale, non certo ponendoci in concorrenza con le altre Regioni. Anzi, direi che sotto questo profilo è necessario che noi manteniamo il nostro atteggiamento e l'impegno politico, a favore dello sviluppo delle Regioni meridionali, e che vediamo l'intervento sul tema della casa come una delle condizioni fondamentali per favorire questo sviluppo.
Questa è una esigenza di fondo, che richiede da parte della nostra Regione una presa di posizione, ed una presa di posizione da assumere senza dilazioni, perché il triennio entro il quale decorrono questi finanziamenti scade alla fine del '73. Porsi oggi il problema dell'ampliamento degli investimenti destinati ad avviare a soluzione il problema della casa è questione di tempestività con riferimento tanto alla maggiorazione dei 63 miliardi, quanto agli investimenti che dovranno essere fatti nei successivi trienni. E' quindi un impegno che il nostro Consiglio deve fin d'ora prendere con riferimento anche alle successive applicazioni di legge.
Venendo ora al problema dell'applicazione della legge nella sua prima fase, quella della localizzazione, cui ha fatto riferimento l'Assessore Cardinali, come ho già detto all'inizio si deve ribadire innanzitutto come la Regione si stia muovendo tardivamente. I piani di investimento dell'edilizia economica popolare hanno avuto tradizionalmente nel nostro Paese ritardi di applicazione che hanno fatto sì che anche i già limitati investimenti abbiano poi perso consistenza proprio perché diluiti in periodi di tempo più larghi di quelli previsti Noi stiamo oggi correndo il rischio di ripetere l'errore: si è deciso un intervento a livello triennale; passato un anno e mezzo (certamente soltanto in parte per colpa della Regione, dato anche il ritardo con cui si è deciso di mettere in applicazione la legge); ora stiamo perdendo altro tempo. E ci evidentemente perché non si è voluto responsabilizzare il Consiglio Regionale nell'applicazione di questa legge; perché si è voluto trattenere come si fa per molte materie, nell'ambito della Giunta, dell'Assessorato la responsabilità dell'applicazione di leggi che fanno invece preciso riferimento alla Regione (e non soltanto alla Giunta).
Si è avuto un ritardo perché le procedure tecniche seguite non rispondono alle esigenze di applicazione della legge. Dobbiamo quindi far risalire questa volontà politica di non far intervenire il Consiglio, di non cercare il contributo di lavoro delle Commissioni del Consiglio, ad una più generale volontà politica di ritardare l'applicazione di questa legge diretta ad una riforma del regime edilizio e abitativo: ritardarla, com'è stato fatto sul piano nazionale (per mortificare le rivendicazioni operaie per cercare di mortificarle e dimostrare che lottare non è sufficiente anzi non conta, perché anche quando le lotte operaie riescono ad ottenere qualche legge di riforma, anche di piccola portata, poi questa non viene applicata): è un atteggiamento politico che tende al qualunquismo, che tende a smorzare la capacità e l'intensità delle lotte rivendicative.
Direi che forse un altro atteggiamento politico si inserisce attorno a questo tema: quello di non rendere disponibili le somme stanziate per gli investimenti dell'edilizia economica popolare. Come per il passato, è successo a livello nazionale, probabilmente, questi fondi limitati di cui si parla non sono, di fatto, a disposizione per investimenti in edilizia economico-popolare. E' capitato e probabilmente sta capitando anche oggi che questi soldi, raccolti attraverso i contributi dei lavoratori, tolti dalle buste-paga, rimangano presso le banche, a finanziare operazioni che hanno tutt'altro indirizzo di quello della edilizia economico-popolare. Non ci meraviglierebbe affatto che anche questi 63 miliardi abbiano una tale sorte e che quindi sostanzialmente questi ritardi che si vanno accumulando un po' per colpa del Governo, un po' per colpa della Regione, rientrino in un disegno che tende a ritardare l'utilizzo di questi denari. Ci sono autostrade e trafori da fare, e viene posta un'alternativa in questo senso.
Noi vogliamo, come Gruppo, mettere anche qui in evidenza la responsabilità dei partiti di maggioranza, che non sono su questo piano in grado di imporre una scelta di civiltà, una scelta di valori, e indirizzare l'utilizzo delle risorse nazionali i problemi prioritari per la vita del cittadino.
Un giornale milanese dava notizia, l'altro giorno, che gli investimenti per l'automobile assommano nel nostro Paese, ogni anno, ad una cifra superiore a quella per gli investimenti globali privati e pubblici nel settore della casa: da calcoli fatti è risultato che più di 5000 miliardi vengono spesi ogni anno per l'automobile, contro poco più di 4000 spesi per la casa. A chi gestisce la vita del nostro Paese va attribuita la responsabilità politica di non sapere fare delle scelte di valore e di lasciare invece sotto questo profilo, che il Paese si orienti verso uno sviluppo economico basato su forme di consumismo, che non rispondono alle esigenze fondamentali della vita dei cittadini e dei lavoratori. Noi con estrema chiarezza poniamo anche in questa sede, proprio per una responsabilizzazione politica dei nostri colleghi, il tema dell'assunzione di scelte di valore nella spesa pubblica. E in questa scala di valori, di priorità, poniamo ai primi posti il problema della casa.
All'interno di questi problemi di carattere generale, e dell'esigenza di aumentare gli investimenti va posto il problema della rapida applicazione di questa legge. Non vogliamo assolutamente che ancora una volta queste somme, anche se inadeguate, rimangano inutilizzate, che la domanda di case economico-popolari rimanga totalmente insoddisfatta; che questi soldi rimangano a disposizione per finanziare qualche altro traforo nelle nostre montagne. Chiediamo quindi un impegno nel senso che si addivenga rapidamente all'applicazione di questa legge e intanto alla conclusione della sua prima fase: la localizzazione. I ritardi che ci sono stati sono, come ho detto, ritardi di natura politica, e anche ritardi di natura tecnica. La Regione ha adottato una procedura che sul piano tecnico non poteva dare dei frutti.
Nel mese di novembre noi avevamo chiaramente indicato quale strada si doveva percorrere per avere degli elementi di conoscenza statistici sulla situazione regionale attraverso ai quali poter fondare con rapidità il programma di localizzazione. La Giunta Regionale non ha ritenuto di utilizzare questi apporti che venivano dal nostro Gruppo (come dal Gruppo socialista del Partito Socialista di unità proletaria, che avevano firmato quella stessa mozione) ha inteso procedere in tutt'altro modo. Ha incominciato con l'esautorare il Consiglio, non affidando alla responsabilità della Commissione competente un lavoro di questa natura. Ha preferito chiamare in causa Commissioni esterne al Consiglio le quali avrebbero dovuto risolvere il problema della localizzazione, commissioni anche queste sbagliate dal punto di vista politico e dal punto di vista tecnico. Due volte ciò è successo: non è bastato un errore solo, se n'è voluto commettere un secondo.
Posso anche valutare positivamente l'attenzione che l'Assessore ha voluto porre, onde evitare di cadere (ed eravamo in periodo pre-elettorale) in una campagna di promesse.
Ma non si può nascondere che non è bastata la dimostrazione dell'errore commesso al primo tentativo di commissione extra consiliare: esso è stato ripetuto una seconda volta.
La prima Commissione era stata costituita sulla base di una responsabilizzazione data all'Istituto autonomo case popolari. Di tale commissione facevano parte, oltre ai Presidenti a livello provinciale dell'Istituto autonomo Case popolari, rappresentanti del movimento cooperativo, delle organizzazioni sindacali, degli Enti locali. A fianco di queste rappresentanze, che possiamo ritenere valide (la legge è stata varata per venire incontro alle esigenze dei lavoratori; è una conquista delle loro lotte e quindi è giusto sia demandata la sua applicazione ai lavoratori stessi, attraverso le loro organizzazioni sindacali, le organizzazioni cooperative e gli Enti locali), c'erano però delle rappresentanze spurie che nulla hanno a che fare con i destinatari di questa legge. Anzi, si è corso il rischio di introdurre nei lavori della Commissione degli intendimenti di carattere corporativo che non possono certamente rispondere ai principi di gestione della legge espressi dalle rivendicazioni operaie. Queste rappresentanze spurie sono quelle dell'Ordine degli Ingegneri, dell'Ordine degli Architetti, dell'Ordine dei Geometri, dell'Ordine dei Costruttori. Davvero non si capisce perché la gestione di questa legge debba essere rimandata a questo tipo di rappresentanze: queste categorie hanno indubbiamente i loro meriti, ma certo fra i loro compiti non può esserci quello di intervenire nell'applicazione di questa legge. E pertanto le organizzazioni sindacali dei lavoratori, il movimento cooperativo hanno rifiutato queste Commissioni, di cui erano responsabili gli Istituti autonomi Case popolari.
Ebbene, la Giunta Regionale non ha voluto tenere conto di ciò, ed una seconda volta ha organizzato identiche Commissioni, questa volta responsabilizzando i Presidenti delle Province. Ne è derivato un nuovo motivato rifiuto delle organizzazioni sindacali e del movimento cooperativo a partecipare ai lavori di tali Commissioni non ritenendo essi che da una siffatta Commissione potesse emergere realmente la volontà dei lavoratori e non volendo, giustamente, esser messi alla pari con organismi che non hanno il mandato di rappresentare i lavoratori.
Noi avevamo indicato nella nostra mozione che la Giunta doveva fare una proposta di localizzazione. E' compito della Giunta fare proposte, prendere iniziative: noi non siamo certo fra quelli che ritengono che il Presidente e gli altri componenti della Giunta possono svolgere la loro attività in prevalenza al di fuori del Consiglio, diciamo invece che tutti i Consiglieri regionali, e quindi fra questi certamente anche gli Assessori e il Presidente della Giunta, hanno per compito fondamentale quello del lavoro all'interno del Consiglio Regionale. Siamo quindi convinti che la Giunta avrebbe dovuto prendere l'iniziativa e fare una propria proposta al Consiglio, e farla tempestivamente, senza lasciar passare troppo tempo.
Avevamo anche indicato come ci fossero elementi oggettivi di conoscenza della situazione tali da consentirci di lavorare opportunamente per una ripartizione dei fondi e per la localizzazione a livello regionale; e avevamo posto nei risultati dell'indagine dell'Ires fatta nel '64 sulla situazione abitativa nel Piemonte, articolata per aree ecologiche, la base di partenza di questo lavoro. Anche qui la Giunta, invece, ha voluto scegliere un'altra strada.
Non si capisce bene che cosa si sia proposta la Giunta, o ancora si proponga di ottenere dalle Commissioni che ha istituito a livello provinciale. Se si attende elementi di giudizio sulla situazione abitativa non resta che dedurre che la Giunta non ha tratto proprio alcun profitto dall'esperienza: proprio l'Assessore Cardinali poco fa dichiarava che il sondaggio effettuato attraverso i Comuni ha dato risultati non omogenei quindi poco idonei ad un confronto, tanto è vero che questi risultati inviati al Ministero, hanno dovuto essere accantonati perché non fornivano una condizione base di applicazione della legge, e quindi a livello nazionale si è dovuto far riferimento ai dati Istat del 1961. I casi sono due, o le Commissioni provinciali sono chiamate a fornire nuovamente dati sul fabbisogno ricavati in maniera del tutto empirica, non basati su criteri omogenei, dati quindi, anche questi, di cui la Giunta non potrà far uso per la ripartizione; oppure esse devono operare una ripartizione all'interno delle singole province, ma a tal fine si sarebbe dovuto fare prima una ripartizione a livello regionale fra le varie province, ciò che non mi risulta sia stato fatto. E' inspiegabile che la Giunta continui anche sul piano tecnico a commettere errori così grossolani.
Noi pensiamo che sia ora necessario eliminare rapidamente questi errori. Abbiamo avuto una dimostrazione di scarsa attenzione politica a questo problema da parte della Giunta, direi che abbiamo anche avuto dimostrazioni di scarsa capacità tecnica da parte sua ad affrontare questo problema. Riteniamo quindi necessario che martedì, quando la Giunta finalmente condenserà le proprie proposte attorno a questo problema, il relativo teste venga immediatamente mandato alla Commissione permanente competente in questa materia (trattandosi di localizzazione, dovrebbe essere competente la II Commissione) in modo che questa sia posta in grado di lavorare rapidamente e di giungere nel volgere di una settimana o dieci giorni, senza rispettare i tempi normali dei lavori delle Commissioni, ad una conclusione che possa avere il beneficio di una validità sia sul piano tecnico sia sul piano procedurale.
Vorrei anche, visto che l'Assessore Cardinali, sia pure in termini molto approssimati, di bozza, ci ha indicato alcuni criteri, esporre in modo chiaro l'impostazione che noi riteniamo sia necessario dare. I 63 miliardi, questa cifra inadeguata concessa per il Piemonte, pensiamo debbano essere destinati secondo un criterio che esprima una prima volontà politica, questa iniziale localizzazione deve tener conto dell'esigenza di procedere verso un riequilibrio della nostra Regione sul piano dello sviluppo economico e sociale, creando condizioni per più ampi ed intensi sviluppi delle Regioni periferiche, mortificate nel passato. Un accenno in questo senso l'Assessore Cardinali lo ha già fatto: noi lo riteniamo, se sarà seguito da fatti concreti, positivo. Pensiamo però che si debba anche vedere in che modo deve essere fatto, con quali criteri viene adottato.
A nostro avviso, si può risalire ai dati di conoscenza oggettiva che abbiamo della situazione abitativa, quelli dell'Ires del '64, tenendo conto di quanto è avvenuto successivamente in materia edilizia, e procedere ad una ripartizione sulla base di questo riferimento: sono dati facilmente conoscibili e che ci permettono una rapidissima definizione di parametri per la suddivisione a livello di provincia.
Ma al di là di questo criterio tecnico di procedura, che vorremmo discutere, verificare nel corso dell'attività della Commissione, ci sono altri problemi che hanno una portata politica di fondo sull'utilizzo delle somme disponibili. L'Assessore Cardinali, evidentemente non avendo ancora finito il lavoro intorno a questo problema, è stato in proposito molto parco di notizie: ci ha detto che 8 miliardi sono destinati alle abitazioni malsane, in condizioni di fatiscenza, mentre il resto sarà utilizzato per risolvere situazioni di affollamento. Nella discussione avvenuta nel mese di novembre era stato, mi pare, accettato da tutti i Gruppi il principio che le situazioni da affrontare fossero le situazioni abitative improprie e le case malsane ed anti-igieniche. Penso che questo criterio debba essere mantenuto, e poiché si tratta di situazioni molto diffuse, che vanno affrontate alla radice, penso si debba orientare anche gli altri canali di investimento alla soddisfazione di questa esigenza. Oltre tutto generalmente, le situazioni di abitazioni improprie, malsane e fatiscenti sono poi quelle che presentano anche il dato di affollamento più grave quindi sostanzialmente, i due problemi vengono a coincidere.
Ma c'è un altro problema generale che ci interessa toccare, ed è quello che riguarda l'utilizzo dei fondi che provengono dal Ministero dei Lavori Pubblici, dai filoni di finanziamento individuati dall'art. 68 A, (che si riferisce ad uno dei canali previsti dall'art. 67). Per quanto riguarda i finanziamenti Gescal, l'art. 55 della legge ne stabilisce una chiara ripartizione, e quindi qui non ci sono problemi, non è possibile fare altro che applicare la legge; ma per quanto riguarda invece l'utilizzo del denaro proveniente dalle sorgenti di finanziamento previste al primo comma dell'art. 67 non ci sono definizioni precise: si tratta pertanto di stabilire la ripartizione fra interventi che devono essere fatti dall'Istituto autonomo case popolari e dal Movimento cooperativo.
Accogliamo positivamente l'affermazione dell'Assessore Cardinali di voler superare il limite del 10 per cento in cui avrebbero dovuto, secondo una circolare del Ministro Ferrari-Aggradi, essere contenuti i finanziamenti alle cooperative, ma diciamo che ci pare insufficiente la percentuale del 20 per cento che viene fissata, e pertanto chiediamo che questa percentuale venga elevata. Ci sono già esempi probanti del fatto che si possano superare questi limiti del 10 per cento. La Lombardia ha già stanziato fino al 35 per cento di finanziamento per il Movimento cooperativo, e non è detto che noi non possiamo anche andar oltre. D'altra parte, una circolare consiglia, non ha carattere impositivo, e quindi una decisione politica della Regione di andare oltre quel 10 per cento è del tutto autonoma e possibile: noi chiediamo, quindi, che si vada oltre il 20 per cento.
Facciamo questa richiesta per una serie di motivi. Intanto, per il significato che ha il movimento cooperativo, di aggregazione dei lavoratori attorno ad un determinato problema (in questo caso, l'uso del bene casa), e di costituzione di strutture democratiche di gestione (in questo caso per l'applicazione di questa legge). Fatto questo, che va proprio nella direzione di quel decentramento che con l'Istituto regionale si intende operare, sancito dal nostro Statuto; anche un significato politico, dunque di attuazione della politica di decentramento della Regione.
C'è poi un significato di carattere tecnico, perché le cooperative nella misura in cui diventano strumenti di gestione di questi fondi e di questi capitali, sgravano gli organismi della Regione anche di una serie di attività di carattere burocratico.
Un duplice significato, dunque: di democrazia e, in quanto decentremento delle attività della Regione, di sveltimento, di sfoltimento delle attività della Regione, che difficilmente riescono ad essere svolte (ed abbiamo visto appunto nel ritardo accumulato nell'applicazione della legge sulla casa uno dei casi in cui la nostra Regione mostra di non riuscire a stare dietro a tutti i problemi).
Un altro significato di fondo è quello che pone i componenti delle cooperative non come beneficiari, come può essere nel caso dell'assegnazione, ma come elementi che partecipano a tutta l'azione politica ed amministrativa di intervento su questo problema, li fa coscienti dell'intero processo che conduce la soluzione dei problema della casa.
Per tutti questi motivi, noi chiediamo che questa percentuale venga elevata oltre il 20 per cento, avendo come punto di riferimento minimo superabile, quello del 35 per cento adottato dalla Regione lombarda.
Proprio a proposito dell'utilizzo di questi fondi da parte del movimento cooperativo, vorrei ancora indicare come debbano, a nostro avviso, essere fatte scelte precise. Noi sosteniamo che, come l'utilizzo dei denari dell'Istituto autonomo case popolari debba andare nella misura più ampia possibile per case in affitto a basso prezzo, e non per case a riscatto, così l'utilizzo dei denari operato dal movimento cooperativo deve andare in direzione della cooperazione a proprietà indivisa. La cooperazione a proprietà indivisa dà infatti tutte le garanzie di possesso senza limiti della casa, e corrisponde ad una scelta di valore fondamentale, alla quale noi chiediamo ai partiti di questa maggioranza di voler aderire: quella di non fare dei cooperatori i possibili beneficiari di una speculazione futura. La cooperazione a proprietà indivisa, nel dare ai cooperatori la piena disponibilità, senza limiti di tempo, della casa impedisce comunque che questo uso della casa si traduca in speculazioni future: se la casa dovrà un giorno essere ceduta, lo sarà ancora nella forma della cooperazione a proprietà indivisa; la cooperativa l'assegnerà ad altre persone riconosciute idonee, di accedere all'uso della casa, senza consentire speculazioni.
Credo che questo sia un atteggiamento politico da adottare ed una scelta di valori da compiere proprio perché nel nostro Paese la matrice dei grossi scompensi nella situazione del mercato della casa delle drammatiche situazioni abitative, degli alti costi che determinano così forti decurtazioni del salario dei lavoratori, è da ricercare, senza dubbio per una fetta anche importante, nei processi di speculazione che sono in atto.
Noi non vogliamo che costruzioni realizzate con l'intervento dello Stato con il denaro collettivamente versato dai lavoratori alla GESCAL, possano in un futuro entrare nel giro di un mercato speculativo: esse devono restare invece a disposizione per l'uso e il mercato della casa a basso prezzo, e quindi, costituire quel patrimonio di abitazioni che debbono avere, proprio per il loro basso prezzo d'uso, una funzione calmieratrice nel nostro Paese.
E' tutta una serie di problemi che vanno affrontati con responsabilità.
La scarsa attenzione, per esempio, che in questo Consiglio è mostrata da una grossa parte dei Consiglieri prova come in effetti soltanto attraverso una discussione, ed un esame adeguato fatto in Commissione si possa riuscire a responsabilizzare, com'è doveroso, tutti i Gruppi su questo tema. Mi rendo perfettamente conto che la trattazione di un tale argomento, da parte dell'Assessore Cardinali prima e da parte mia ad esso nell'aula consiliare, possa riuscire piuttosto ostica e noiosa. Proprio anche per questa ragione, e per evitare che questo problema venga affrontato senza una responsabilizzazione dei Consiglieri (non mi riferisco soltanto alla questione formale del venire in Consiglio a deliberare ma alla presa di coscienza dei Consiglieri, su cosa significa l'applicazione di questa legge), chiedo che martedì la Giunta dopo aver precisato la sua posizione sulla localizzazione, immediatamente trasmetta gli atti relativi alla Commissione, la quale nel volgere di una settimana o di una decina di giorni dovrebbe poter arrivare ad una conclusione (con responsabilizzazione politica attorno a questo problema da parte di tutti i Gruppi) dopo di che si tornerà in Consiglio per le decisioni definitive. Certo, vi sarà un ritardo di un'altra settimana, fors'anche di dieci o venti giorni; ma dal momento che la localizzazione, a termini di legge, avrebbe dovuto avvenire entro la metà di marzo, e si sono accumulati già due mesi di ritardo, una dilazione di un'altra settimana, o di dieci giorni compensata da una definizione soddisfacente sotto quei profili a cui ho accennato, di carattere democratico, di carattere tecnico e del tutto accettabile.
Aggiungo ancora - senza neppure metterli in discussione, evidentemente poiché vorrei farlo appunto in Commissione - che non sono neppure tutti qui i problemi da affrontare in fase di applicazione della legge, sin dal momento della localizzazione. C'è anche il problema dei tassi d'interesse.
L'Assessore Cardinali sa che l'applicazione della legge, per quanto riguarda i finanziamenti che provengono dal Ministero dei Lavori pubblici può avere relativamente agli interessi da pagarsi sui mutui, difformità a seconda della destinazione (secondo quanto proposto nella circolare del Ministro Ferrari Aggradi). Risulta che per la cooperazione a proprietà indivisa i tassi di sconto sugli interessi non dovrebbero superare il 4 per cento. Credo che anche questo sia un tema da discutere, perché anche qui ci sono implicazioni politiche: se la Regione si accolla soltanto 4 per cento in conto interessi, il canone di affitto di una cooperativa a proprietà indivisa (non cito quindi quelle a proprietà divisa, che, essendo a interesse più alto darebbe valori più elevati) ammonterebbe a 12.225 lire al mese per una stanza (a queste vanno aggiunte le spese di manutenzione e le spese di riscaldamento, che possono essere calcolate sulle duemila lire il mese); si arriverebbe, cioè, dopo una così sofferta gestazione, dopo questa grossa battaglia per la casa, dopo tutti i discorsi e le promesse ad una soluzione del problema che fornirebbe case ai lavoratori per un affitto di 14.225 lire al mese per ogni locale occupato. Cosicché ad un alloggio di due stanze corrisponderebbe un canone di 25.000 lire; ad uno di tre, di 36 37.000 lire. Sono gli stessi canoni che in molte parti della nostra Regione si pagano nella situazione di mercato odierno. Anche qui richiamo l'attenzione dei colleghi non tanto sui numeri in sé, quanto a considerare come l'applicazione di questa legge e l'assunzione di cifre consigliate dal Ministro Ferrari-Aggradi nella sua circolare può portare a risultati del tutto controproducenti, certamente contrari alla finalità che con la legge ci si proponeva, certamente contrari ai principi per i quali i lavoratori hanno combattuto. Mi sembra anche qui che una scarsa attenzione su questo tema potrebbe mascherare una mancanza di volontà politica.
Ma l'elenco dei problemi da affrontare a livello di Commissione pu ampliarsi ulteriormente: il tema del modo in cui devono essere pagate le spese di urbanizzazione, il tema dei preammortamenti di mutui che portano via in certi casi il 10 per cento di finanziamento (anche questo è un problema di carattere finanziario da discutere, perché non penso proprio che si possa accettare una situazione per cui, il 10 per cento degli stanziamenti vengono portati via per il preammortamento di mutui, quando non è escluso che i fondi GESCAL non vengano utilizzati per preammortare mutui che hanno una destinazione diversa da quella prevista per la soluzione del problema della casa).
Attorno a queste cifre, che sono di difficile apprendimento in un dibattito in Consiglio, si articola il significato politico dei modi in cui può essere applicata la legge sulla casa. Una serie di ragioni, quindi che, oltre a quella del ritardo e dell'incapacità, mi sia consentito di dire, mostrata dalla Giunta nell'applicare la legge, inducono a chiedere che, senza ulteriore perdita di tempo, da martedì la II Commissione sia investita di questo tema e impegnata (mi rivolgo in particolare in questo momento al Presidente Dotti) a portare a completa conclusione nel giro di una settimana o dieci giorni il proprio lavoro, in modo che ai primi di giugno il Consiglio, con piena coscienza di quanto dovrà decidere (e non soltanto per un atto formale) possa dare soluzione alla prima fase di applicazione della legge.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE OBERTO


Argomento: Ristrutturazione industriale - Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazioni del Presidente sul problema dei tessili


PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Consigliere Viglione, che l'ha chiesta sullo stesso argomento, desidero informare il Consiglio sui passi che si sono mossi in relazione al problema dei tessili.
Stiamo rincorrendo i vari Ministri nelle diverse sedi. E' una giornata segnata per essi da impegni di natura partitica - perché, come loro sanno è in corso una riunione del Partito. Tuttavia, ho avuto assicurazione che per le 18 di questa sera una risposta mi sarà data dalla presidenza del Consiglio. Si è cercato anche di raggiungere il ministro Piccoli al Ministero e poi a Palazzo Chigi, dove si era trasferito, ed infine alla Direzione del Partito, dove continuano i lavori.
Ieri avevo notiziato ampiamente il Presidente della Giunta, indisposto sapendo che oggi peraltro egli sarebbe stato a Roma, pure per la riunione della Direzione del Partito. Pochi minuti fa egli ha fatto sapere telefonicamente, tramite l'Assessore Visone, che oggi ha avuto dal Ministro Taviani, che è praticamente, poi, colui che presiede alle determinazioni del CIPE, tassativa assicurazione che nella giornata di martedì egli darà disposizioni al CIPE affinché intervenga in merito al problema dei tessili nella Regione Piemonte.
Queste le notizie che ho fino a questo momento: mi auguro che quelle che potrò avere fra qualche giorno possano confermare e forse anche precisarle meglio.


Argomento: Pianificazione territoriale - Urbanistica: argomenti non sopra specificati - Edilizia e norme tecnico-costruttive - Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Legge sulla casa - Piani di localizzazione (seguito)


PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Colleghi Consiglieri, mi ero preparato ad un intervento piuttosto lungo, nella speranza che la Giunta, a nome della quale si è espresso l'Assessore Cardinali, cui e affidata questa materia, annunciasse che l'impegno che la legge richiede alle Giunte Regionali è stato esaurito L'Assessore Cardinali ci ha detto invece di essere rimasto stupito nel vedere all'ordine del giorno del Consiglio Regionale questo adempimento di legge. A dire il vero, assistiamo con sempre maggior frequenza a questi stupori da parte di membri della Giunta: assistiamo a stupori quando si vuol procedere a degli adempimenti derivanti dalla legge del '53 n. 62 assistiamo a stupori quando si tratta, ad esempio, di formulare un piano sanitario ed ospedaliero che la legge assegna specificatamente alle Regioni, assistiamo sempre, sistematicamente, ad una sorta di rinvii o di inadempienze da parte del Governo regionale.
E' triste dover costatare, come già ha rilevato il collega Rivalta, che un argomento importante come quello della casa, che riguarda milioni di lavoratori del nostro Paese, non susciti il minimo interesse nei gruppi di maggioranza. Sarà bene, per le responsabilità che ne derivano ad ognuno di noi ed a tutte le forze politiche, che noi rileggiamo soltanto l'art. 3 della legge cosiddetta "sulla casa", che noi socialisti abbiamo tanto sostenuto quando abbiamo fatto parte del Governo di centro sinistra convinti che si trattasse veramente di un'importante riforma, che avrebbe dovuto, sotto questo aspetto e per questa materia, portare a incidere sostanzialmente in questa materia.
Dice l'art. 3 della legge: "Entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, le Amministrazioni dello Stato, le Aziende statali e gli Enti pubblici previsti dal precedente art. 1 danno comunicazione al CER dell'ammontare dei fondi disponibili per interventi di edilizia economica e popolare, comprendendovi quelli previsti dall'art. 67 lettera A della presente legge, con l'indicazione dei programmi già deliberati e dei loro stato di attuazione, nonché delle proposta di ripartizione dei fondi disponibili.
In sede di ulteriore applicazione della presente legge la comunicazione prevista al precedente comma viene data entro il 30 settembre di ogni anno.
Entro gli stessi termini previsti dai precedenti comma, le Regioni trasmettono al CER l'indicazione delle esigenze prioritarie in materia di edilizia economica e popolare. Entro venti giorni dalla scadenza dei termini previsti dai precedenti comma, il CER formula il progetto del piano di attribuzione alle Regioni dei fondi indicati nel precedente art. 1 recependo in sede di prima applicazione i programmi già deliberati dalle Amministrazioni dello Stato, dalle Aziende statali e dagli Enti pubblici prima dell'11 marzo '71 ed escludendo i fondi che risultino già impegnati per l'acquisto di aree, per l'esecuzione di appalti stipulati anteriormente alla data di entrata in vigore della presente legge, e per l'esecuzione di programmi dei quali si prevede l'appalto entro il 31 dicembre '72, il predetto progetto, riservata comunque a disposizione del Ministero dei Lavori pubblici una quota non superiore al 5 per cento per interventi straordinari per pubbliche calamità ed una quota non superiore allo 0,5 per cento per attività di ricerca, studio, sperimentazione, e sottoposto dal Ministero per i Lavori pubblici al Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica.
Il CIPE, previo esame in seduta comune con la Commissione consultiva interregionale prevista dall'art. 9 della legge 27/2/1967 n. 48, e sentite le Confederazioni sindacali dei lavoratori maggiormente rappresentativa a livello nazionale, approva il piano, con eventuali modificazioni, e lo comunica alle Regioni entro trenta giorni dalla scadenza del termine previsto dal precedente e qui viene il punto a tutt'oggi inadempiuto: "Le Regioni, entro i sessanta giorni successivi al ricevimento del piano di attribuzione regionale previsto dal precedente comma, approvano i programmi di localizzazione, acquisendo quelli deliberati dalle pubbliche amministrazioni e dagli enti pubblici di cui all'art. 1 della presente legge prima dell'11 marzo '71 e ne danno comunicazione al CER. Le Regioni nel predisporre i programmi di cui al precedente comma, si conformano alle finalità stabilite dalle leggi vigenti per l'utilizzazione dei fondi ad esse attribuiti".
Dopo l'ampia trattazione fatta dal collega Rivalta, ritengo non sia più il caso che io mi dilunghi molto. Faccio una sola considerazione: milioni di lavoratori attendono una casa; gli affitti che si pagano in Torino ed anche nei paesi e nelle città della regione Piemonte sono oggi molto elevati, tali da assorbire il 60 per cento del salario di un lavoratore. E' noto che in Torino ed anche nella cintura i canoni di affitto per alloggi atti ad ospitare una famiglia di quattro-cinque persone si aggirano dalle 40 alle 70 mila lire.
Ora, la legge ha stabilito un intervento che nella sua accezione finale, direi, può essere calcolato in 2600 miliardi, cioè tale da poter fornire un numero sufficiente di abitazioni per soddisfare le esigenze più immediate, più urgenti; e ha dato strumenti di natura urbanistica, che necessariamente devono accompagnare una legge per la casa, poiché è noto che nella città di Torino il costo dell'area incide per due milioni, spesso anche più, su ogni vano abitabile (nel palazzo che la Regione ha acquistato in piazza Castello possiamo dire che, come disse Rivalta in un suo intervento di qualche mese addietro, il costo dell'area ha inciso nientemeno che per oltre 6 milioni a camera), per cui senza uno strumento urbanistico atto a colpire la speculazione delle aree urbane, evidentemente non sarebbe stato possibile nemmeno accingersi ad affrontare il problema della casa.
Giunti a questo punto, vediamo come si stiano svuotando le riforme di ogni significato. Noi socialisti ed anche voi della maggioranza, tutti insieme, abbiamo varato, nell'ultima campagna elettorale, quale merito del governo di centro sinistra, l'avere approvato una legge sulla casa, che avrebbe dovuto, se non risolvere immediatamente, quanto meno creare le condizioni perché si realizzasse la conquista della casa per i lavoratori.
Oggi costatiamo che da parte del Governo della Regione Piemonte non si è adempiuto a quanto stabilito specificatamente nella legge: cioè che la Regione, entro i sessanta giorni successivi al ricevimento del piano di attribuzione regionale, approvasse i programmi di localizzazione. Non ci si è accorti che il Piemonte ha avuto un milione di immigrati? Che questa città è passata dai 400.000 abitanti di quando io ero studente qui a Torino a un milione e 150.000? Perché allora si ritarda? Perché noi in Consiglio Regionale ci sentiamo dire ad ogni seduta, sistematicamente, che ancora non si è pronti, che si trasmetterà alla Commissione? Ed è deprimente vedere ha detto bene il Consigliere Rivalta - come spesso cada nell'assenza più totale di interesse un problema di enorme importanza come questo, che costituisce una delle scelte prioritarie previste anche dal piano di programmazione, insieme a quella della scuola, a quella della sanità? Non è il caso che ripetiamo ancora una volta le solite cose: sappiamo come agisce questa Giunta, sappiamo che è una Giunta che non ha alcuna prospettiva, che vive senza una maggioranza. Questo lo dobbiamo denunciare.
Non voglio addentrarmi nei particolari tecnici. Non condivido del tutto quanto ha detto il Consigliere Rivalta, per quanto riguarda la proprietà indivisa. Spesso c'è un'aspettativa, che direi legittima, di avere anche in proprietà la casa, ed è difficile pertanto dire a qualcuno: l'alloggio ti viene concesso in godimento, secondo un concetto nuovo del bene, non in proprietà. A parte queste, che sono poi, direi, discussioni all'interno noi rileviamo e denunciamo all'opinione pubblica la macroscopica inadempienza del Governo regionale piemontese nei riguardi di un compito così importante: se non ci decidiamo ad elaborare tempestivamente questi piani, che dovrebbero dare la prima spinta alla legge sulla casa evidentemente passerà un altro anno, arriveremo al '73-'74 e faremo come la Gescal, che aveva ben 654 miliardi inutilizzati, che con questa legge sono stati trasferiti alle competenze regionali e anche statali.
Noi ci auguriamo che, come ha detto Rivalta, la Giunta voglia provvedere a trasmettere immediatamente, martedì, la questione alla Commissione, affinché entro il più breve tempo possibile si arrivi ad assumere quelle decisioni, quegli adempimenti, che sono previsti e prescritti in una legge della Repubblica Italiana.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Molto brevemente, signor Presidente.
Ho ascoltato la relazione del Vicepresidente, non meno interessante per il fatto di essere stata svolta in termini estremamente pacati, secondo lo stile, apprezzato, che gli è proprio.
Tutte le attività, di ogni organo e di ogni persona, sono assoggettabili a critica, ma mi sembra che nella situazione prospettata dal Vicepresidente non vi siano gli estremi per una clamorosa denuncia come quella che, con il temperamento esuberante e generoso che gli conosciamo il Consigliere Viglione ha fatto in questo momento. Direi che dovremmo tutti stare attenti a non subire troppo gli effetti della tribuna: parliamo di un argomento serio, trattiamolo dunque con totale serietà, con giusto senso delle proporzioni. Non c'è una maggioranza che si disinteressa del problema della casa, che è indifferente a queste questioni: siamo di fronte ad un problema limitato e tecnico, in ordine ai modi di formazione dei piani di localizzazione. Il Vicepresidente della Giunta ha indicato come ci siano stati due particolari tecnici importanti, uno tecnico politico: quello rappresentato dalle Commissioni Provinciali era un problema - come possiamo dire? - di decentramento, di formazione dell'iter di raccolta di indicazioni di dati; e l'altro, quello del tutto eccezionale straordinario, che ha tenuto in sospeso il Paese, rappresentato dalle elezioni che si sono svolte proprio in questo lasso, che hanno non paralizzato ma impegnato tutti a fini risolutivi di problemi generali.
E' indubbiamente compito dell'opposizione sollecitare e criticare anche duramente, l'Esecutivo, che ha anche bisogno di questa sollecitazione, in una dialettica democratica, per bene operare: ma non si presenti di fronte al pubblico una situazione di questo genere come una situazione di disinteresse, di indifferenza, di inadempienza, di nullismo di maggioranze che non esistono (mentre c'è qui una maggioranza larghissima, e lo vediamo ogni qual volta votiamo, anche se in genere ricerchiamo democraticamente i più larghi consensi su tutte le materie per le quali è possibile ricercarli, senza preclusioni).
La situazione si presenta dunque in termini diversi. Io posso associarmi da questi banchi, alla richiesta che la Giunta acceleri, al massimo superata ormai la fase elettorale, eventualmente sostituendosi integralmente, facendo una sua proposta, anche a quelle altre indicazioni che dovevano venire dal di fuori e che non sono state ottenute. Ed il Consiglio è in questa attività, attraverso l'assegnazione in esame del Provvedimento alla Commissione, effettuata dal Presidente.
Ascolterò con attenzione la risposta che il Vicepresidente potrà dare ma ritengo di dover respingere l'accusa di indifferenza e trascuratezza a riguardo di questo problema. Si tratta di formare dei piani di localizzazione per investimenti che hanno quelle dimensioni note. Il discorso più ampio che fa Rivalta, circa le sollecitazioni che devono essere fatte perché gli stanziamenti a livello nazionale abbiano le dovute dimensioni, ha grande validità, e lo potremo riprendere quando questo piano di localizzazione sarà arrivato rapidamente in Consiglio e alla sua approvazione potremo aggiungere quella di mozioni, indicazioni sollecitazioni, in vista dell'attività futura. Siamo vicini alla discussione sul bilancio, stiamo avviandoci allo studio, alle indicazioni relative alla programmazione regionale: in quelle sedi potranno essere recepite e sviluppate quelle stesse indicazioni che l'opposizione ha voluto qui presentare.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Lei, Consigliere Bianchi, fa sovente riferimento al pubblico che segue i lavori dalla tribuna. Noi vorremmo che fosse sempre presente numeroso.
Sono convinto che esso sia in grado di giudicare da solo se gli interventi qui svolti sono di carattere demagogico o sono costruttivi, e quindi di assegnare le responsabilità che competono. Non vorrei che l'osservazione sua e di altri membri del suo Gruppo, della Giunta, fatta anche in sede più ristretta, di conferenza dei Capigruppo, relativamente alla presenza di masse che premerebbero dalla loggia per determinate soluzioni finisse con il preludere ad un tentativo di regolamentare i nostri dibattiti in assenza di pubblico: noi desideriamo invece che le assemblee si svolgano alla presenza di un folto uditorio, di fronte al quale ognuno di noi assuma le proprie responsabilità.
Naturalmente, riteniamo nel contempo - e non a caso abbiamo chiesto che il Consiglio si convocasse una volta la settimana - che gran parte dell'attività debba svolgersi nell'ambito delle Commissioni, dove il pubblico non c'è e dove è possibile fare anche discorsi di carattere tecnico, quelli che, come ha detto Rivalta, in quest'aula possono non raccogliere attenzione da parte di tutti i presenti. Naturalmente, a tal fine occorre che le Commissioni siano investite in pieno delle loro funzioni, più di quanto sino ad oggi si è ritenuto che ad esse dovesse essere affidato. Prendo atto dell'affermazione, che mi pare di aver colto oltre che nel suo, anche nell'intervento del Vicepresidente della Giunta che quanto stiamo discutendo oggi, dopo la messa a punto della Giunta verrà discusso in Commissione, ove si potrà fare un discorso più completo di quello che è possibile fare qui oggi.
Ciò premesso, ritengo di dover richiamare all'attenzione della Giunta ancora alcune cose. Ecco, al Vicepresidente Cardinali che si è lamentato per la stranezza della procedura di questo dibattito, che lo ha obbligato ad improvvisare - tuttavia, come gli avevo detto personalmente l'improvvisazione non ha tolto molto alle informazioni che comunque avrebbe dato - devo far osservare che di questa assemblea del Consiglio sui piani di localizzazione si era ampiamente parlato in sede di Conferenza dei Capigruppo, presente il Presidente della Giunta, dove si è convenuto che fosse opportuno, dopo gli incontri che il Vicepresidente Cardinali ed i Gruppi hanno avuto con un numero importante di cooperatori del Piemonte che il dibattito venisse in Consiglio, non tanto per una approvazione dei piani di localizzazione quanto per una presa d'atto-verifica della situazione dopo il fallimento della I Commissione provinciale e dopo che solo con grande ritardo si sono poste in atto le seconde Commissioni istituite dalla Giunta, del resto, per la loro stessa composizione, non in grado, come in effetti si è dimostrato, di funzionare.
Devo ricordare che la decisione della Giunta di fissare dei criteri da portare poi in Consiglio rispecchierebbe una richiesta contenuta nella nostra mozione di novembre in termini che attribuivano al Consiglio Regionale, che naturalmente discute di queste cose su proposta della Giunta, il dovere di fissare propri criteri sui quali aprire le più ampie consultazioni a livello provinciale con tutti gli organismi interessati.
Siamo quindi arrivati a questa decisione un po' tardi, e mi sembrano giustificate le critiche rivolte in merito dal Consigliere Rivalta a nome del mio Gruppo. Si tratta di riguadagnare ora il tempo perduto, tenuto conto che il problema è altrettanto urgente e drammatico di tanti altri che travagliano la nostra società ed in particolare il nostro Paese.
Chiedo pertanto conferma ufficiale, da parte del Vicepresidente della Giunta, di un impegno politico circa l'iter da seguire: quello di presentare al Consiglio i risultati del lavoro che la Commissione competente sbrigherà, penso rapidamente, data l'urgenza dell'intervento.
Ove fosse il caso - ma non mi sembra lo sia, date le affermazioni ribadite prima dal Capogruppo della D.C. Bianchi - noi potremmo anche, riprendendo temi del dibattito di novembre, in base alla legge stessa che afferma essere la Regione che deve approvare i piani di localizzazione, visto che l'art. 16 dello Statuto, quando parla di Regione, si riferisce al Consiglio Regionale, richiedere una discussione in Commissione e in Consiglio.
Desidero solo avere conferma esplicita che questa sia effettivamente la volontà della Giunta.
Concludo ricordando che, mentre è aperta la discussione nei termini in cui è stata proposta per l'approvazione dei piani di localizzazione delle case, e ferme rimanendo tutte le critiche circa l'esiguità degli stanziamenti e il modo di applicazione proposto dalla circolare Ferrari Aggradi (noi riteniamo, come già ha sostenuto giustamente la Giunta, che non si debba applicare, per quanto riguarda la percentuale alle cooperative, i tassi di interesse di cui ha parlato prima Rivalta, che renderebbero vana l'applicazione di questa legge, pur costretta in limiti così angusti), ci sono altri adempimenti che credo possano e debbano essere affrontati immediatamente. Oltre all'utilizzazione dei 63 miliardi stanziati con questa legge, occorre anche una iniziativa costante tempestiva, per far spendere i soldi che già sono stati stanziati e addirittura assegnati. Voi sapete che nella sola provincia di Torino sono stati assegnati alle cooperative 8 miliardi di lire, per la cui utilizzazione da un anno e mezzo si attende soltanto di avere l'area per poter edificare le case in cooperativa. Sono note le posizioni del Comune di Torino circa il ritardo nell'assegnazione di queste aree, e si conoscono gli oneri, a livello di 800.000 lire per ogni vano, fissati a carico dei cooperatori per opere di urbanizzazione primaria e secondaria. Logica conseguenza di ciò è la non applicazione della legge da parte dei cooperatori, i quali non sono certamente signori in grado di pagarsi, oltre al prezzo del terreno - pur limitato rispetto al prezzo di mercato in quanto in cooperativa -, oltre al costo della costruzione, anche l'onere di urbanizzazione primaria e secondaria, e in misura così elevata.
Quindi, noi sollecitiamo, contemporaneamente all'avvio dell'iter per l'applicazione della legge, anche le iniziative necessarie per indurre il Comune di Torino ad applicare in modo direi democratico, tenendo conto delle possibilità finanziarie dei lavoratori che fanno parte delle cooperative, gli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria, in modo che si possano utilizzare questi 8 miliardi che sono da un anno a disposizione così contribuendo anche a limitare la crisi nel settore edilizio, molto seria, come sappiamo. Così come chiediamo che, in ossequio all'applicazione della legge, siano affrettati i tempi per rinnovare le amministrazioni degli Istituti autonomi case popolari. E' noto, per esempio, che il presidente dell'Istituto autonomo case popolari di Torino dev'essere assolutamente rimosso da tale incarico per l'incompatibilità, riconosciuta dalla legge, con la sua qualità di consigliere comunale di Torino: se il personaggio in questione non ha la sensibilità di dimettersi, ci dev'essere una richiesta della Giunta per provocare questa decisione e perché i Consigli d'Amministrazione delle case popolari siano rapidamente rinnovati secondo le forme democratiche che la legge per la casa prevede.



PRESIDENTE

Allora, possiamo considerare chiusa la discussione generale. Ha facoltà di parlare l'Assessore Cardinali, per una ulteriore puntualizzazione.



CARDINALI Giulio, Vicepresidente della Giunta Regionale

Nell'ascoltare gli interventi di alcuni colleghi mi sono sentito nella condizione di colui che attende di ricevere il cofanetto contenente il cordone di seta che il sultano normalmente mandava alle persone che aveva giudicato poco gradite e che invitava implicitamente ad autoeliminarsi. Ma non ho la sensazione di meritare il cordone di seta né alcuni dei rilievi fatti dai colleghi, e tanto meno mi sembra li meriti evidentemente la Giunta, alla quale il documento perverrà a suo tempo, come abbiamo detto, e che pertanto non l'ha ancora neppure esaminato.
Desidero dire subito al Consigliere Rivalta che sono perfettamente d'accordo con lui sulla inadeguatezza degli stanziamenti. Quando in sede di riunione Cipe sono personalmente intervenuto, ho subito premesso che non mi proponevo affatto di tentare di procacciare alla Regione Piemonte, a scapito di altre Regioni, una fetta più abbondante di quella che il ministro Taviani chiamava torta (io mi permisi di osservare che al massimo quello che veniva distribuito era un "Buondì Motta"): volevo soltanto mettere in evidenza la inadeguatezza dello stanziamento. Quella inadeguatezza di stanziamento che ci mette nella condizione che dovunque cada la pioggia di quei pochi miliardi cadrà bene, perché è evidente che si tratterà di utilizzarli in situazioni certamente adeguate. Quello che posso garantire è che saranno utilizzati soltanto in questo modo.
E' facilmente intuibile che abbiamo seguito un certo meccanismo, e a questo proposito vorrei richiamare l'attenzione di tutto il Consiglio su un certo tipo di criterio e un certo tipo di situazione che a mio modo di vedere sarebbe opportuno affiorasse, presto o tardi: quello effettivamente competenziale. Finora ci si è arrivati soltanto a spizzichi e bocconi, cioè per fatti occasionali, non nella visione di un quadro generale. Competenza della Giunta, competenza del Consiglio, competenza delle Commissioni. Se ci atteniamo allo Statuto, le Commissioni sono competenti per l'elaborazione e l'esame dei progetti di legge. Possiamo evidentemente adottare qualsiasi tipo di criterio. Io gradirei - e credo che debba essere problema, questo a mio modo di vedere, del Consiglio, del Presidente della Giunta, della Giunta stessa - che si addivenga ad una definizione, perché se no ci troveremo ogni volta a doverci rinfacciare il modo di agire.



RIVALTA Luigi

Proposte di legge e delibere del Consiglio.



CARDINALI Giulio, Vicepresidente della Giunta Regionale

La proposta di legge viene portata alla Commissione. Io, per esempio non dissi evidentemente questo: dissi che viene consegnata al Consiglio.
Personalmente, per essere sincero, non sono obiettivamente in grado - lo dico in qualità di consigliere e non come rappresentante della Giunta - di garantire che sarà seguito un determinato iter. In quella famosa delibera di assegnazione di competenze, delibera che altre Regioni hanno tradotto invece in legge - ho già accennato, mi pare altra volta a qualcuno che riteniamo non si debba fare una legge ma si debba procedere attraverso delibere - abbiamo usato un certo criterio che nella Regione Toscana, lo riconosceva ieri il collega Berti, dove le parti sono invertite, ha fatto addirittura accusare la Giunta di colpo di Stato.



BERTI Antonio

Però là ora sono state realizzate delle case.



CARDINALI Giulio, Vicepresidente della Giunta Regionale

Noi abbiamo detto nella delibera: è il Consiglio che approva le localizzazioni. Ora, a questo proposito vorrei anche ricordare che l'art. 4 della legge dice che "La Regione approva le localizzazioni"; e io pensavo che si dovesse intendere nel senso che l'approvazione delle localizzazioni costituisse effettivamente un atteggiamento assunto dalla Regione in confronto di proposte che scaturissero il più possibile dal basso.
Forse la ragione per cui abbiamo insistito - e abbiamo sbagliato, ne do atto ai colleghi che l'hanno messo in evidenza - per queste Commissioni periferiche è proprio quella di ritenere che per tale via potessero giungerci dalle indicazioni, delle richieste, delle proposte che ci dessero la possibilità di vedere da dove scaturivano in modo particolare le esigenze primarie. Dico con franchezza che è stata un'esperienza complicata e negativa, e il collega Rivalta può darmene atto: chiunque si è accinto ad affrontare questo problema si è trovato ad avere a che fare con un meccanismo di legge tutt'altro che agevole, tutt'altro che semplice, il che dimostra una volta di più la tortuosità dei nostri legislatori, anche quando sono animati dalle migliori intenzioni. In queste condizioni, per esempio, mi è arrivata una proposta da parte di un'associazione cooperativa della Provincia di Alessandria che indicava localizzazioni quantificate nell'importo di 42 miliardi, vale a dire circa il 75 per cento dell'importo totale in questo momento disponibile.
E' evidente che seguendo questa strada abbiamo indubbiamente sbagliato.
Però, io non sono del parere che l'iter che avremmo dovuto seguire fosse quello di vedere la cosa nell'ambito della Commissione consiliare, lo dico con estrema franchezza: una volta che il Consiglio ha nominato un suo organo esecutivo, al quale ha dato la propria fiducia (con la possibilità di revocarla in qualsiasi momento), compete all'Esecutivo portare avanti le indicazioni e attuare determinati programmi. Personalmente, non condivido pregando però di considerare questo un mio punto di vista strettamente personale - la tesi secondo cui, per lo meno come orientamento, si sostiene che tutto ciò che viene elaborato dall'Esecutivo deve trovare non soltanto l'indispensabile rettifica, ma un'adeguata valutazione, adeguata rettifica adeguata discussione nell'ambito degli organi del Consiglio, e non credo che avremmo potuto fare un lavoro proficuo se avessimo proceduto con questo sistema: ci saremmo trovati ad aprire vasti dibattiti, ma non saremmo arrivati a conclusioni concrete.
In ogni modo, uno dei problemi fondamentali è quello dei dati. Noi abbiamo avuto i dati ISTAT, che l'Ires ci ha comunicato, soltanto nei giorni scorsi; proprio perché il piano predisposto non aveva la verifica della validità dei dati sostitutivi di quelli sommari di cui eravamo in possesso, è stato tenuto in questa ultima settimana sul tavolo del mio Assessorato. Oggi i dati ci sono e quindi, martedì, la Giunta avrà certamente questo programma di localizzazione.
Sul problema del rapporto tra cooperative non so quale atteggiamento hanno assunto le altre Regioni. Io sono del parere, come ho già premesso che la percentuale indicata del 10 per cento suoni sfiducia nei riguardi di questo settore, che in questo come in altri campi dev'essere opportunamente valorizzato Però, quando mi sono rivolto alle cooperative, non sempre mi sono trovato con interlocutori che avessero caratteristiche di validità, e fossero immuni dalla frammentarietà per cui mi sono permesso io stesso di sollecitare la loro attrezzatura a livello regionale. L'esempio che è stato citato della difficoltà di impiego dei fondi Gescal, assegnati per la Provincia di Torino, alle cooperative, anche se ha individuato precise responsabilità, ha dimostrato come, tutto sommato, queste difficoltà l'organismo cooperatore fosse meno in grado di superarle di quanto, ad esempio, obiettivamente, occorre dire, abbiano potuto fare gli Istituti autonomi per le case popolari (dico questo senza minimamente voler dare un giudizio). Gli Istituti autonomi per le case popolari hanno oggi necessità di ristrutturarsi, e in moltissimi questo lavoro di ristrutturazione e già stato avviato. Io credo che con Consigli di Amministrazione di cui facciano parte i sindacati e tutti gli altri enti che operano nel settore si possa addivenire a qualcosa non dico di più democratico ma certamente di più aderente ad una realtà che si impone.
Sempre per quanto concerne questi terreni nella Provincia e nel Comune di Torino, siamo stati promotori di diverse riunioni con i sindacati, con le cooperative e con gli amministratori del Comune di Torino. Credo che la riunione tenuta ieri pomeriggio, presente anche il Sindaco del Comune di Torino, abbia definito non solo la nostra disponibilità ma il nostro impegno a portare avanti una serie di varianti che sono state adottate nell'ambito della legge 167 e che dovrebbero - così almeno è stato affermato dal Comune di Torino - dare questo tipo di risposta con i conseguenti espropri per avere la disponibilità delle aree. Quindi, ritengo che questo sia il momento in cui anche il problema segnalato possa.....



BERTI Antonio

Mi consente un'interruzione? Avete avuto un incontro con il Sindaco di Torino nel corso del quale avete concordato delle varianti alla legge 167?



CARDINALI Giulio, Vicepresidente della Giunta Regionale

No, con il Sindaco di Torino ci siamo semplicemente impegnati ad accelerare le procedure per l'approvazione dei programmi di esproprio relativi a certe zone della 167. Ci sono, tra l'altro, alcune varianti per destinare alcune zone a servizi sociali, a scuole eccetera.



BERTI Antonio

Varianti già approvate dal Consiglio Comunale di Torino o esposte dal Sindaco?



CARDINALI Giulio, Vicepresidente della Giunta Regionale

Già approvate dal Consiglio Comunale di Torino, è ovvio, altrimenti evidentemente non sarebbero state recepite dal nostro assessorato.
In conclusione, io sono grato sia delle critiche mosse che degli incoraggiamenti, questi venuti dal collega Bianchi. Al collega Viglione che afferma che il ritardo è la caratteristica e la prassi, posso ricordare un precedente: quando si è trattato di stabilire i criteri prioritari, noi siamo arrivati due giorni prima di qualsiasi altra Regione, due giorni prima dei termini stabiliti. Il CER ha a sua volta ritardato perché ha dovuto poi raccogliere tutte le indicazioni pervenute dalle Regioni, che hanno continuato a giungere non soltanto nel mese di dicembre (il termine scadeva il 30 novembre) ma addirittura per una parte di gennaio. Comunque credo che non sarà certamente questo breve ritardo, come mi pare abbiano già sottolineato sia Viglione che Rivalta, che possa compromettere i risultati. A mio avviso, questo non è che l'avvio, modestissimo assolutamente irrilevante, di un grosso problema intorno al quale si sono create molte aspettative e che dovrà certamente avere anche risposte. Ma credo che anche sotto questo profilo noi arriveremo ugualmente in tempo per fare in modo che le cose marcino bene. Il problema relativo ai mutui accennato dal Consigliere Rivalta, ha subito richiamato l'attenzione: evidentemente, soltanto se si provvederà con il contributo alla copertura dell'intero importo (non nella misura del 75 per cento, proposta, per esempio, dal CER per le cooperative), si potrà risolvere realmente il problema delle abitazioni.
Concludo rapidamente confermando che martedì esamineremo il documento in Giunta. Se la Giunta lo farà proprio e lo approverà, il documento verrà al Consiglio. C'è un impegno di scadenza al quale noi non ci sottrarremo.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SANLORENZO



PRESIDENTE

Possiamo, quindi considerare chiusa la discussione sul punto 6 all'ordine del giorno.


Argomento:

Sull'ordine dei Lavori


PRESIDENTE

Prima di passare all'altro punto, la discussione di mozioni, credo che forse il Consiglio potrebbe fare una breve sospensione di alcuni minuti, in attesa che il Presidente Oberto sia in grado di informarci sul colloquio telefonico che è in corso con la Presidenza del Consiglio.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Vorrei ottenere risposta in merito alla richiesta che avevo fatto ieri.
Noi dovremo, credo, fare una riunione di Capigruppo per concordare il calendario di lavoro da adottare per portare avanti il programma precedentemente fissato nella stessa Conferenza lei Capigruppo. Vorrei sapere quando si terrà questa riunione per vedere quali punti all'ordine del giorno sono per la seduta di giovedì 25.



PRESIDENTE

Credo che la richiesta sia legittima, perché in effetti l'intesa fra i Capigruppo era che nella prossima seduta il Consiglio avrebbe dovuto affrontare l'esame del bilancio. Poiché, però, il bilancio è stato consegnato soltanto ieri da parte della Giunta alla I Commissione competente, che ha già provveduto a fissare la riunione per la prossima settimana, ma non c'è ancora la relazione della Giunta (suppongo che questa sarà consegnata per lunedì), è del tutto probabile che la seduta di giovedì prossimo non possa in alcun caso prendere in esame il bilancio preventivo per il 1972, e quindi occorre definire i punti da porre all'ordine del giorno della prossima seduta. Penso che si potrà fare una rapidissima riunione dei Capigruppo al termine della seduta in corso.
Se i Consiglieri sono consenzienti, sospenderei la seduta fino a quando il Presidente del Consiglio non sarà ritornato. Pregherei i Consiglieri di non lasciare l'aula, perché credo sia proprio questione di pochi minuti.



(La seduta, sospesa alle ore 18,15, riprende alle ore 18,20)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE OBERTO


Argomento: Ristrutturazione industriale - Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazioni del Presidente sul problema dei tessili (seguito)


PRESIDENTE

Attraverso ad alcune comunicazioni che si sono potute avere con i Ministeri (non con i Ministri, intendo precisare) e anche con la presidenza e la direzione della Gepi, riteniamo di potere fondatamente confermare quanto è stato detto poco fa anche dal Presidente della Giunta all'Assessore al lavoro (il quale farà una precisazione, se lo riterrà opportuno) e cioè che effettivamente la riunione del CIPE che doveva tenersi ieri è stata rinviata a martedì 23; in quella riunione il Ministro Taviani, che la presiede per incarico del Consiglio dei Ministri, dovrebbe chiedere che si sciolga la riserva relativamente all'affidamento definitivo dei fondi e stabilire se la Gepi debba intervenire, in quale misura, in quale entità, per la soluzione del problema.
Noi sappiamo che la Gepi ha già studiato la questione, non è che la debba studiare martedì; la Gepi è a conoscenza di questi fatti anche per i colloqui che ha avuto con l'Assessore al lavoro da molto tempo, per cui c'è da dedurre che nello stesso momento in cui avrà l'affidamento del denaro necessario, prenderà le sue determinazioni.
Mi sembra che arrivati a questo punto ciò che noi dobbiamo ulteriormente puntualizzare è che al momento in cui la Gepi, attraverso alla decisione del CIPE, sia investita di questa funzione esecutiva, la Regione sia interlocutrice come quella che essendo stata interessata pu dare l'apporto dei suoi suggerimenti, dei suoi consigli per le determinazioni finali. Non è ancora una notizia estremamente confortevole perché occorrono ancora dei giorni fino a martedì ma devo dedurre che anche a seguito di tutte le pressioni che sono state esercitate, nella giornata del 23 il CIPE assumerà questa responsabilità; subito dopo entreremo in contatto con la Gepi.
Mi sono riservato di sentire ancora questa sera il prof. Grassini che rientrerà alla direzione della Gepi, per puntualizzare ulteriormente la posizione e la situazione.
Se l'Assessore Visone volesse, per esattezza, informare sul colloquio che ha avuto, farebbe cosa gradita.



VISONE Carlo, Assessore al lavoro

Io non posso fare altro che ripetere, signor Presidente, sia pure avendo avuto un interlocutore diverso, quanto lei ha detto.
Io ho parlato con il Presidente della Giunta dr. Calleri, egli ha avuto un incontro stamane con il Presidente del CIPE, Ministro del Bilancio, il quale lo ha assicurato che martedì il CIPE darà esplicito mandato alla GEPI di intervenire nelle aziende tessili piemontesi. Io ho ribadito che la richiesta della Giunta (condivisa dal Presidente) è che appena sarà formalizzato il mandato, la Regione sia interlocutrice con la Gepi per le modalità di intervento.



PRESIDENTE

Per quanto personalmente mi riguarda mi dichiaro disponibile, quale Presidente del Consiglio, di partecipare a queste riunioni, ove la cosa possa in qualche misura tornare utile e conveniente.
La parola al Consigliere Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino

Chiedo di non dovermi mettere nei banchi comunisti perché avanzo soltanto delle proposte che penso possano essere accolte anche dagli altri Gruppi Mi pare che fra la giornata di ieri e quella ci oggi qualche cosa di nuovo ci sia: c'è stata la pressione dei lavoratori, c'è stato il modo come la stampa piemontese e anche quella nazionale hanno riportato la giornata di lotta svoltasi in Italia su questi argomenti. Questi sono fatti nuovi che influiscono, perché la dimensione che la stampa nazionale ha dato a quanto è successo ieri è una cosa abbastanza inconsueta, possiamo quindi ritenere che entriamo in un periodo decisivo della vicenda, in un senso o in un altro, stiamo per imboccare non dico la retta di arrivo, perch questa sarà imboccata quando tutte le questioni verranno risolte positivamente, ma siamo alla stretta finale dopo la quale si sapranno le decisioni che vengono prese e che bisogna fare.
Da quello che ci hanno detto le organizzazioni dei lavoratori, esse pensano di sviluppare ancora la pressione che riterranno opportuna, nelle sedi opportune fino a martedì, perché non ci si può accontentare di queste assicurazioni, che pure vengono da fonti autorevoli, in quanto il problema ha aspetti multiformi: c'è l'aspetto finanziano, si tratta di vedere quanti miliardi vengono stanziati per rifinanziare la Gepi; c'è quello decisionale: si tratta di vedere se la Gepi, quando i soldi ci sono interviene secondo quanto detto una volta che poi non è stato tradotto nei fatti; c'è un aspetto tecnico, bisogna vedere se la Gepi, dopo che ci saranno i soldi, interverrà e in che forma; c'è un aspetto settoriale, mi pare di avere colto giustamente un'interruzione del Consigliere Bianchi che diceva "no, quando ci sia la decisione di martedì sarà una decisione di intervento nel settore tessile"; non è ancora detto che questa decisione significhi intervento per le aziende tessili del Piemonte; c'è infine l'aspetto della sede, dove la definizione deve avvenire.
Poiché tutti questi problemi vanno risolti congiuntamente, perché sono tutti quanti decisivi agli effetti dell'esito finale, la mia proposta è che al primo punto dell'o.d.g. del prossimo Consiglio Regionale di giovedì si dica pressappoco così: "Verifica delle decisioni del CIPE e della Gepi proposte della Giunta e deliberazioni del Consiglio per l'attuazione concreta in Piemonte, delle forme di intervento sulle aziende tessili; su quali aziende tessili devesi intervenire." Qualcosa del genere.
Ma oltre a questo credo che la Giunta potrebbe fin d'ora assumere un impegno politico perché si facciano tutti i passi necessari per garantire che la fase decisionale piemontese di intervento sia attuata con il concorso della Regione, oltre che dei sindacati e dei consigli di fabbrica ma sia attuata a Torino. E la motivazione è molto semplice. Non deriva solo dal fatto che la maggiore quantità di operai in pericolo è nella Regione piemontese, ma anche da ragioni di tattica politica, non localistiche. Una delegazione che andasse a Roma e decidesse là anche le forme di intervento sulle singole aziende piemontesi, potrebbe ritenersi soddisfatta qualora fosse risolto il problema per tre o quattro aziende su otto o dieci; invece il discorso va fatto qui, con la partecipazione di tutti i soggetti, di modo che le responsabilità vengano assunte con chiarezza di posizioni da parte di tutti i contraenti, senza contrapporre niente di piemontese ad altre aziende tessili italiane, ma attraverso un'approfondita conoscenza che può avvenire soltanto in questa sede.
La mia proposta è quindi che sin d'ora la Giunta si adoperi per fare in maniera che la fase decisionale di questa vicenda avvenga attraverso una riunione delle parti contraenti (sindacati, consigli di fabbrica, Regione Comuni e Province interessati, Governo, Ministero delle Partecipazioni statali, Ministero del Lavoro) in questa sede, cioè a Torino, in Piemonte.
Credo che la questione sia di una certa rilevanza e la propongo formalmente.



PRESIDENTE

L'argomento mi pare che sia di competenza dell'Ufficio di Presidenza e dei Presidenti dei Gruppi, quindi mi riservo di convocarli immediatamente dopo, per prendere gli opportuni accordi. Questa mi pare sia la prassi corretta.


Argomento:

Documenti - Assegnazione a Commissioni


PRESIDENTE

Sono soltanto le 18,30, non vogliamo troncare la seduta a questo punto? Ci sono delle mozioni, io direi di discuterle almeno per mezz'ora, poi riuniamo i Capigruppo, sarà una riunione un po' lunga anche perché dobbiamo fissare se facciamo seduta giovedì e con quale ordine del giorno.
Io debbo ancora dare alcune informazioni. Sono stati presentati in data odierna i seguenti progetti di regolamento: dai Consiglieri Sanlorenzo e Giovana, progetto di nuovo regolamento del Consiglio dal Consigliere Sanlorenzo, progetto di regolamento di amministrazione e contabilità del Consiglio Regionale.
Verranno assegnati per l'esame in sede referente, il primo alla Commissione Regolamento, il secondo alle Commissioni I e VIII ritenendo che la materia sia di interesse di entrambe.
I signori Consiglieri probabilmente hanno avuto il calendario settimanale delle riunioni delle Commissioni che è stato elaborato in un incontro fra i Presidenti delle Commissioni stesse ed il Vicepresidente Sanlorenzo e concordato. Se ciascuno di loro ne ha il testo, mi esimerei dal darne lettura e negli impegni che tutti noi dobbiamo assumere occorrerà tenere conto che il calendario resta così fissato.


Argomento:

Interrogazioni (annuncio)


PRESIDENTE

C'è un'interrogazione urgente, a risposta scritta, della Consigliera Carmen Fabbris, relativa alla pianta organica dell'Ospedale di Bioglio.
Verrà passata alla presidenza della Giunta ed all'Assessore competente che provvederà a rispondere.


Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Confermo che sono in congedo il Segretario Consigliere Gerini, il Presidente Calleri, l'Assessore Chiabrando ed i Consiglieri Zanone e Fassino.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio


PRESIDENTE

Sono pervenuti alla Presidenza i seguenti documenti che prego il Consigliere Segretario di voler leggere.



MENOZZI Stanislao, Segretario

Dal Comune di Calosso l'o.d.g. sull'assistenza farmaceutica ai coltivatori diretti dal Comune di Borgofranco d'Ivrea una relazione sul sopralluogo effettuato dal tracciato della superstrada Biella-Settimo Vittone relazione che contiene considerazioni sul problema già sollevato in Consiglio Regionale da un'interrogazione circa la salvaguardia del patrimonio paesaggistico della zona dei Balmetti dall'ASMI (Associazione Sanatorio Universitario Italiano) copia di un'istanza ufficiale inviata per competenza al Presidente della Giunta con cui si chiede alla Regione di assumere a proprio carico l'onere della dirigenza nel Sanatorio Universitario Italiano dal direttore e dai professori dell'Istituto Orto Botanico dell'Università di Torino, una lettera in cui si richiede una pianificazione territoriale e di conservazione ambientale della Valle di Susa, in relazione alla costruzione dell'autostrada del traforo del Frejus dal Comune di Trofarello una mozione in cui si chiede alla Giunta ed al Consiglio Regionale di indire un'assemblea generale degli eletti della Regione per esprimere la ferma volontà antifascista delle popolazioni piemontesi, nonché che la Regione promuova un'inchiesta sulle attività sulle strutture e sui finanziamenti delle forze eversive del movimento neo fascista in Piemonte dal Comune di Verbania un o.d.g. circa la nomina, da parte del Prefetto di Novara, del Consiglio di Amministrazione dell'Azienda autonoma di soggiorno e turismo di Verbania dal Circolo ACLI di Lanzo un documento sulla costruzione della nuova sede dell'Ospedale Mauriziano di Lanzo dal Comune di Castelnuovo Scrivia un o.d.g. contenente una presa di posizione contro il neofascismo dal Consiglio provinciale di Asti un o.d.g. circa la situazione della liquidazione degli espropri operati dalla Società Sataf con cui si richiede altresì l'istituzione di un casello nella zona di Villafranca sull'autostrada Torino-Piacenza.
Inoltre sul problema della caccia ed attività collegate sono arrivati i seguenti documenti: dall'Associazione Nazionale Stampa agricola un o.d.g. approvato dalla Giunta esecutiva di tale organizzazione con cui si esprime ferma protesta e profonda indignazione per il ripristino della caccia primaverile agli uccelli migratori in Puglia, Calabria e Campania dal Comitato Nazionale per la conservazione della caccia, una memoria contenente alcuni punti da tenere presenti per una regolamentazione razionale dell'attività venatoria che tenga conto dell'accresciuta esigenza di proteggere l'ambiente e la fauna e garantisca una severa, ma non punitiva disciplina della caccia dalla Preside e dai Professori della Scuola Media Matteotti di Rivoli nonché dal Gruppo valsusino azione non violenta, gruppo ecologico con sezione torinese del movimento non violento, Unione antivivisezionistica italiana, Associazioni regionali per la protezione e difesa della natura e degli animali, una protesta contro il campo di tiro a volo a Orbassano.



PRESIDENTE

Inoltre è pervenuta dal Comune di Grugliasco il testo di una deliberazione assunta da quel Consiglio riguardante la ristrutturazione dell'Enel, approvata nella seduta consiliare del 17.4.72. Era nel fascicolo di cui ieri non avevo la disponibilità la lettera con la quale i delegati di servizio dipendenti dalla Regione avevano chiesto appunto l'incontro che si è verificato ieri. I Consiglieri ne saranno informati, comunque vorrei dare seguito a questa istanza informando che questa mattina vi è stata una prima riunione delle due Commissioni, qualche passo innanzi è stato fatto i lavori sono stati aggiornati, se non vado errato, a mercoledì della settimana ventura.
Il Consigliere Segretario Menozzi ha informato che si dichiara disposto a ricevere la risposta iscritta alla sua mozione, al fine di guadagnare il tempo necessario ai lavori del Consiglio.
Il Consigliere Carazzoni, anche a nome del collega Curci, dichiara di accettare risposta scritta all'interrogazione concernente l'imperversare della delinquenza ed immoralità nel Comune di Lauriano Po.
Il Presidente dell'VIII Commissione, Consigliere Viglione, ha chiesto ai sensi del Regolamento delle Commissioni, di concedere una proroga di 30 giorni per la presentazione al Consiglio Regionale della relazione sul disegno di legge n. 8. Mi avvarrò delle facoltà che ho di provvedere in questo senso, ma desideravo che il Consiglio ne fosse informato.



VIGLIONE Aldo

Lei conosce il motivo, lo legga.



PRESIDENTE

"Nella seduta odierna dell'VIII Commissione permanente da me presieduta dovevo esaminare il progetto di relazione sul disegno di legge n. 8 della Giunta Regionale 'Iniziativa legislativa popolare e degli Enti locali e referendum abrogativo e consultivo'. La forzata assenza del relatore Zanone ha impedito alla Commissione di affrontare l'argomento. Dal dibattito è tuttavia emersa la necessità di effettuare, su di un argomento di tale importanza, la consultazione partecipativa prevista dallo Statuto".
Niente di straordinario e niente di male.
Il sen. Vittorelli ha ringraziato "Grazie di cuore a te ed ai colleghi tutti del Consiglio, Ripeto quanto dissi andandomene via: consideratemi sempre uno dei vostri, anche nella mia nuova attività. Ti verrò a trovare per concordare l'azione da svolgere in Parlamento per quanto si riferisce allo sviluppo delle Regioni".
Altra risposta ho avuto dall'on. Furia: "Ringrazio delle cortesi espressioni e vorrei assicurare lei e il Consiglio Regionale che troveranno in me un sempre assiduo collaboratore. Cordiali saluti".
Noi siamo naturalmente lieti di queste conferme, delle quali del resto non dubitavamo minimamente.
A complemento di quel che ho detto ieri e a precisazione perché sia verbalizzato, riferisco che nella riunione, nell'incontro dei Presidenti dei Consigli Regionali svoltosi a Bologna si è in particolare esaminato il problema che si pone, di stabilire se ai Consigli delle Regioni a Statuto ordinario spetti una forma di autonomia amministrativa e contabile del tipo di quella riconosciuta con recente sentenza della Corte Costituzionale alle assemblee delle Regioni a Statuto speciale.
A tale proposito occorre ricordare come l'autonomia riconosciuta ai Consigli delle Regioni a Statuto speciale trovi fondamento nella particolare natura delle funzioni politico-legislative attribuite dalla Costituzione a questi organi, al fine di evitare che il libero esercizio di queste funzioni possa essere compromesso da qualsiasi forma di ingerenza esterna di altri organi. Occorre quindi valutare se analoghe funzioni siano attribuite ai Consigli delle Regioni a Statuto ordinario.
La memoria trasmessa conclude che la "presenza di funzioni amministrative accanto a quelle politico-legislative, lungi dal compromettere la natura di queste ultime abbia semmai lo scopo di politicizzare le prime. La presenza di queste funzioni non potrà quindi mettere in forse l'autonomia contabile ed amministrativa delle assemblee ma potrà al massimo incidere sulla concreta estensione di questa autonomia che avrà evidentemente riferimento solo a quegli atti compiuti per l'autorganizzazione ed il funzionamento del Consiglio.
Va da ultimo rilevato che tutti gli Statuti Regionali che sono leggi dello Stato e perciò non disapplicabili, contengono norme che esplicitamente o implicitamente ribadiscono l'autonomia dei Consigli".
Questa mia comunicazione può essere integrata per parte di quanti possono avere interesse particolare all'argomento, dalla lettura di un lungo promemoria che mi è stato consegnato in quell'occasione e che eventualmente alla sede del Consiglio può essere preso in visione.


Argomento: Commercio

Mozione del Consigliere Ferraris ed altri sulla disciplina degli orari dei negozi


PRESIDENTE

Siamo disponibili per discutere qualche mozione? Mi giunge in questo momento una mozione firmata Ferraris, Marchesotti Besate, Revelli, Sanlorenzo e Berti di cui si chiede lettura e cioè non soltanto trasmissione come abbiamo ormai consuetudinariamente disposto di fare.
Prego il Consigliere Segretario di darne lettura.



MENOZZI Stanislao, Segretario

"Il Consiglio Regionale, presa visione dei decreti n. 40, 41,46, 48, 64 del Presidente della Giunta Regionale relativi alla determinazione degli orari di apertura e di chiusura dei negozi e degli esercizi di vendita al dettaglio, nelle rispettive province della Regione Piemonte a conoscenza delle proteste generali delle categorie interessate e dei consumatori, con particolare riferimento a quelli residenti ed operanti nei comuni rurali, che lamentano lo sfasamento degli orari rispetto alle reali esigenze dei consumatori presa visione altresì della legge 28.7.71 n. 558 che delega alle Regioni la disciplina dell'orario dei negozi e degli esercizi di vendita al dettaglio e dell'art. 16 lettera p) dello Statuto della Regione Piemonte che recita 'il Consiglio adotta ogni altra deliberazione per la quale la legge richiede l'approvazione del Consiglio, o stabilisca la generica attribuzione alla Regione'; riconosce che la disciplina dell'orario dei negozi e degli esercizi di vendita al dettaglio, di cui alla legge 28.7.71 n. 558 rientra tra le attribuzioni del Consiglio Regionale, revoca pertanto i decreti di cui sopra, demanda la regolamentazione della materia e quindi le eventuali nuove proposte della Giunta alla Commissione consiliare competente (VII Commissione) affinché quest'ultima, previa ampia ed articolata consultazione, intesa ad accertare le reali esigenze degli operatori del settore e dei rappresentanti dei consumatori, sindaci sindacati ecc., provveda ad istruire i provvedimenti da sottoporre al Consiglio Regionale per la determinazione di sua competenza".



PRESIDENTE

Io mi impegno a trasmettere immediatamente questa mozione, non ho approfondito naturalmente il tema perché è arrivata in questo momento al banco della presidenza, ma se non ricordo male questa attribuzione è di competenza specifica del Presidente della Giunta come tale.



BERTI Antonio

Noi chiediamo una volta per tutte se l'art. 16 dello Statuto si applica o no.



PRESIDENTE

Domani gli uffici sono chiusi, ma lunedì stesso trasmetto questa mozione e prego il Vicepresidente, se avesse occasione di vedere il Presidente nella giornata di domani, di informarlo di questa presentazione.



FERRARIS Bruno

In ogni caso si tratta di fare un dibattito in questa sede.



PRESIDENTE

Siccome c'è un po' di confusione pregherei di stare un momento tranquilli e quieti.
Io avevo capito che fosse stata presentata adesso la mozione, invece è stata presentata già il 16 maggio ed io l'ho già trasmessa al Presidente della Giunta. Ne era stata solo chiesta la lettura.



BERTI Antonio

E' importante stabilire la data per vedere quando risponderà.



PRESIDENTE

La data mia è il 16 maggio, la trasmissione è stata entro un'ora dal momento in cui l'ho ricevuta. Qualcuno di loro sa che è mia abitudine essere tempestivo.
Non apriamo il discorso su questo adesso.



FERRARIS Bruno

Siccome si tratta di decreti emessi e sospesi, in quanto la mozione che è stata letta affronta un problema di merito e....



PRESIDENTE

Ma la discuteremo a suo tempo.



FERRARIS Bruno

Però va discussa entro la fine di maggio.



PRESIDENTE

Io ho mandato lo stesso giorno la mozione, il dovere del Presidente del Consiglio si esaurisce con quello.



FERRARIS Bruno

Ma va discussa entro la fine del mese, anche per respingerla, ma va discussa.



PRESIDENTE

Avendola mandata evidentemente è per poterla mettere in discussione.
Quello è il mio dovere, poi....
Io non so che cosa fare di più, la posta pneumatica tra Via Maria Vittoria e Via Magenta non c'è ancora, però entro un'ora dal ricevimento della mozione io l'ho fatta pervenire in Via Magenta, più di questo non so che cosa posso fare.



FERRARIS Bruno

Io la ringrazio, ma il Vicepresidente della Giunta potrebbe assumere l'impegno di discuterla.


Argomento:

Interpellanze, interrogazioni e mozioni (annuncio)


PRESIDENTE

Poi ci sono delle interpellanze a firma del Consigliere Viglione in data 20 aprile '72...



BERTI Antonio

E' possibile fare una mozione d'ordine?



PRESIDENTE

Vorrei soltanto finire di dare queste comunicazioni.
Altra del Consigliere Franco Revelli, 11 maggio; altra dei Consiglieri Giletta - Soldano-Menozzi; altra ancora dei Consiglieri Calsolaro-Nesi delle quali non si chiede la lettura e che verranno allegate integralmente alla convocazione del prossimo Consiglio nella quale verranno discusse.
La parola al Consigliere Berti per mozione d'ordine.


Argomento: Turismo: argomenti non sopra specificati

Mozione del Consigliere Bono e altri sulla nomina dei Presidenti degli Enti del Turismo


BERTI Antonio

Lei ha chiesto se eravamo disponibili per discutere delle mozioni. Io le chiederei di discuterne una, quella a firma di Bono e altri, sulla nomina dei Presidenti degli enti del turismo, che è molto vecchia ed è molto importante.



PRESIDENTE

Eventualmente, per occupare ancora un po' di tempo, ne faremo qualcun'altra.



FERRARIS Bruno

Abbiamo ancora il punto quinto da fare.



PRESIDENTE

Ovviamente, se le mozioni sono brevemente illustrate, se le risposte sono esaurienti, dopo non ci siano delle riprese se non per dichiararsi soddisfatti o non soddisfatti a norma di Regolamento, altrimenti veramente occupiamo una quantità di tempo che ci porta molto lontani.
Il primo presentatore e firmatario è il Consigliere Bono, vuole brevemente illustrare la mozione?



BONO Sereno

Spero di essere il più breve possibile, ma alcune cose sarà necessario affermarle.
La mozione è stata suggerita dalla necessità di una chiara presa di posizione e di denuncia contro un metodo (che non è improprio definire scorretto e clientelare) usato dai Ministri per il Turismo degli ultimi due governi ed appoggiato da varie Prefetture, metodo che non solo costituisce un'offesa per la democrazia, ma è anche moralmente inaccettabile ed apertamente lesivo dei diritti delle Regioni che non potranno esercitare la loro completa potestà su di una materia che costituzionalmente gli compete e che una legge dello Stato gli ha finalmente trasferito.
Questa mozione viene purtroppo discussa con notevole ritardo dalla data di presentazione, fatti importanti nel frattempo si sono verificati, come ulteriori nomine, come la pubblicazione del decreto di trasferimento dei poteri, come la data del 1° aprile che vede questi potei trasferiti, per cui i presentatori sono costretti a presentare alcuni emendamenti al testo che illustrerò brevemente in questo intervento.
Questo ritardo della nostra discussione ha anche permesso ai Ministri ed alle varie Prefetture di continuare indisturbati nella loro attività in extremis di nominare Presidenti e Consigli d'Amministrazione senza che si verificasse da parte della Regione, e del suo massimo organo, il Consiglio nessuna presa di posizione. Dopo la presentazione della mozione sono stati ancora nominati: i Consigli degli Enti Provinciali per il Turismo di Vercelli e di Novara, rispettivamente il 20 ed il 31 marzo, esattamente l'ultimo giorno di facoltà del Ministro di operare in questo settore; i Presidenti delle Aziende autonome di Sestriere; i Consigli d'Amministrazione delle Aziende autonome di Baveno, Macugnaga, Stresa (tutti il 31 marzo); il Consiglio d'Amministrazione di S. Maria Maggiore.
Queste nomine sono state effettuate tutte dopo la presentazione della mozione e vanno sottolineati il buon gusto e la raffinatezza del Ministro e dei Prefetti (che rendono ancora più provocatoria, permettetemi il termine la loro violenza al diritto della Regione) nel scegliere la data del 31 marzo, esattamente il giorno prima, perché assieme alla usurpazione del diritto la Regione subisse anche la beffa.
Si tratta di nomine venute a conoscenza del sottoscritto, probabilmente ce ne saranno altre di cui non sono a conoscenza e che potranno aggravare ulteriormente la situazione. Sarebbe estremamente interessante se la Giunta fosse in grado di fornire una panoramica globale di che cosa ci è rimasto da amministrare come Regione per il periodo che ancora ci compete, fino al 1975, dopo le nomine fatte dai vari Ministri e Prefetti. Mi risulta che ad Alessandria ed a Novara non c'è più nessuna nomina da fare.
Vi sono nomine che sono state fatte prima della presentazione della mozione, ma comunque sempre in data successiva all'approvazione da parte del governo del decreto di trasferimento dei poteri alla Regione.
Io non sto ad elencare tutte queste nomine, ma è accertato che esse interessano la quasi totalità delle Aziende autonome di soggiorno e degli Enti per il Turismo della nostra Regione. E non si tratta nemmeno di scrupolosa diligenza del Ministro e dei Prefetti, che, puntuali alla scadenza, hanno provveduto ad assolvere al loro compito, si tratta nella maggioranza dei casi di una diligenza tardiva e sospetta, perché molti dei Consigli e dei presidenti nominati in questo modo erano ormai scaduti da parecchio tempo, da mesi, in alcuni casi anche da anni, per esempio a S.
Maria Maggiore da anni vi era un commissario prefettizio (fungeva da commissario il Viceprefetto di Novara), ma solo al 31 marzo si è ritenuto opportuno procedere alla nomina del nuovo Consiglio di Amministrazione.
La mozione che abbiamo presentato intende quindi sollevare contemporaneamente una questione di costume e, bisogna dirlo con estrema chiarezza, di condanna nei confronti di questo modo di procedere, ma è anche una questione di diritto, perché da un lato la legge dello Stato approvata dal Parlamento stabilisce che col 1º aprile le Regioni entrano nel pieno possesso dei loro poteri ed ha luogo il trasferimento delle competenze amministrative in materia di turismo, dall'altro lato un decreto del Ministro e del prefetto differiscono queste competenze, con marchingegni a loro congegnali e ricorrendo a poche ore di anticipo sulla data di scadenza dei loro poteri, al 1975, ed anche al 1976, trasferimenti che in base al decreto legge dovevano avvenire col 1º aprile 1972.
Ma la cosa è ancora più seria, perché un atteggiamento di questo tipo oltre ad essere una sfida verso le Regioni, costituisce una chiara dimostrazione di malgoverno e di malcostume clientelare che noi dobbiamo bollare, condannare, respingere. E' la chiara dimostrazione di malcostume clientelare tipico di certe camarille che degradano ed offendono il metodo democratico. Infatti, se dall'elenco degli organismi passiamo ad analizzare l'elenco degli uomini (cosa che io per amore di Patria non faccio) potremmo ricevere la falsa convinzione che la schiera degli esperti in turismo nel nostro Paese è rappresentata solamente dai socialdemocratici e dai D.C. Il feudo è chiaro.
Matteotti ha fatto la sua parte e chi gli è succeduto ha fatto la propria.
Ma se dovessimo ulteriormente approfondire l'analisi, potremmo ricavare un altro dato interessante, costituito dal fatto che almeno il 90 per cento dei Presidenti degli Enti Provinciali per il Turismo e delle Aziende autonome di soggiorno nominati con questi decreti (non conosco la percentuale dei membri dei Consigli di Amministrazione) è costituito da uomini che erano stati presentati e bocciati alle elezioni del 1970.
Morale: gente che non ha ricevuto dall'elettorato la fiducia per fare il Consigliere in un Comune, in una Provincia o alla Regione, viene promossa dai vari Ministri o Prefetti a Presidente di organismi quali gli Enti Provinciali per il Turismo e le Aziende autonome di soggiorno.
Per concludere, mi pare che la questione sia sufficientemente chiara a tutto il Consiglio e che non ci si possa esimere dall'esprimere una ferma protesta al governo e quindi alle varie prefetture per l'uso di metodi così offensivi per la vita democratica del nostro Paese. Non possiamo, come Regione, accettare di essere defraudati dei nostri diritti costituzionali e di essere responsabili di un settore diretto da organismi che in un modo palesemente scorretto ci vengono imposti per tutta la durata di questa legislatura. Ma la semplice denuncia e la protesta riteniamo che non siano sufficienti. Non so fino a che punto possa considerarsi legale un simile sopruso, certo è che se esiste anche una sola ragione, anche una sola possibilità per impugnarlo - e mi riferisco particolarmente all'articolo 1 della legge di trasferimento dei poteri che prevede la nomina e la revoca degli organismi del turismo - questi mezzi li dovremo utilizzare fino in fondo, ma penso che dovremo agire anche sul piano politico per ristabilire assieme alla legalità, un rapporto costruttivo di collaborazione tra la Regione e gli organi periferici del turismo e non un rapporto di dipendenza come ci viene imposto e come auspicano alcuni operatori turistici. A questo proposito sarebbe opportuno che gli enti turistici (questa è la mia proposta) rimettessero il loro mandato alla Regione (la mozione è stata presentata il 18 gennaio, da allora molte cose si sono modificate e questo impone di apportare alla mozione stessa alcuni emendamenti, alcune aggiunte) affinché si stabilisca subito un nuovo rapporto di fiducia e si sottolinei anche per questa via il momento di generale rifondazione della vita pubblica locale. Un atto importante come questo permetterebbe anche agli enti turistici ed a tutta l'attività turistica alberghiera di superare il loro vizio d'origine che li impoverisce e di cessare di essere enti separati dagli Enti locali, dai Comune e dalle Province ai quali occorre assegnare un ruolo centrale nel campo del turismo e dell'industria alberghiera.
Non dimentichiamo che la legge impone che le deleghe della Regione siano conferite solo agli Enti locali e quindi solamente ai Comuni, alle Province ed ai Consorzi di comuni e di province. Attraverso rassegnazione di questo nuovo ruolo, nella politica turistica ed alberghiera e dalle deleghe per l'esercizio delle funzioni amministrative, si creeranno basi per un fecondo coordinamento tra l'attività degli Enti locali e le [...



(manca una pagina nel fascicolo N.d.R. pag. 2842)



BONO Sereno

...] diversi dalla prima, per cui ci sarebbe anche una questione di carattere formale alla quale non posso sottrarmi ed ovviamente la Giunta non può, sugli argomenti nuovi, dare una risposta.



PRESIDENTE

Quindi vorrebbe rispondere alla prossima seduta, presa visione del nuovo testo, che tra l'altro dovrebbe essere sottoscritto (non per ragioni di eccessiva formalità) dai presentatori.
Il Consigliere Giovana chiede di parlare, ne ha facoltà.



GIOVANA Mario

Siccome l'Assessore ha detto che vi sono nell'illustrazione del collega Bono e nel testo della mozione degli argomenti nuovi, pregherei l'Assessore di indicarci cortesemente quali argomenti hanno caratteristica di novità rispetto alle indicazioni di fondo che ha dato, a mio avviso, il collega Bono nell'illustrare la questione.



DEBENEDETTI Mario, Assessore al turismo

Mi pare sia evidente che nella seconda mozione si è introdotto un argomento nuovo e di un certo rilievo, quello di impegnare il Consiglio a chiedere la revoca, cioè sollecitare coloro che sono stati nominati a rassegnare le dimissioni. Questo è un elemento nuovo.



PRESIDENTE

E di una gravità notevole.



GIOVANA Mario

Mi permetto di fare osservare all'Assessore che dal gennaio ad oggi sono intervenute delle competenze proprio nella Regione, in materia, per cui l'argomento non è nuovo.



DEBENEDETTI Mario, Assessore al turismo

Mi spiace signor Presidente, essere costretto a dialogare in modo poco formale. Le nomine sono state fatte entro il 31 marzo, quindi sotto il profilo della legittimità, dato l'avvenuto trasferimento dei poteri alle Regioni dal 10 aprile sono incensurabili; è una questione che va vista sotto un angolo visuale un po' diverso da quello illustrato dal Consigliere Bono. Il fatto nuovo che ho indicato permane e cioè che la mozione è stata cambiata e nella forma e nella sostanza; io ho ricordato un solo argomento ma ce ne potrebbero essere altri qualora avessi il tempo ed il modo di esaminarla a fondo.



PRESIDENTE

Io propongo di farne copia fotostatica e di farla pervenire nel testo completo all'Assessore che deve provvedere alla risposta ed a tutti i Consiglieri e di discuterla come primo argomento nella prossima seduta.



SANLORENZO Dino

Io penso che la mozione sia stata sufficientemente illustrata. Hanno preso la parola, sia pure interrompendo, un paio di volte sia i proponenti sia l'Assessore per esprimere ciascuno il proprio parere (tutti quanti validissimi). Io chiedo che la discussione sia chiusa e dato che la mozione è stata consegnata regolarmente con le firme di tre proponenti venga messa in votazione adesso.



PRESIDENTE

Devo aprire la discussione prima.



SANLORENZO Dino

Su che cosa?



PRESIDENTE

Sulla mozione.



SANLORENZO Dino

Ma io credevo che fosse chiusa nel senso che avevamo parlato tutti: hanno parlato l'illustratore della mozione, ed un Consigliere, ha replicato l'Assessore. Ma se voi pensate che si debba fare un'ampia discussione facciamola.



PRESIDENTE

Scusi Consigliere Sanlorenzo, l'art. 37 che regola la durata degli interventi dice che sono destinati 30 minuti per l'illustrazione delle mozioni, il che è avvenuto. L'Assessore, che avrebbe dovuto rispondere rileva che la mozione ha avuto delle modificazioni e le ha identificate per cui quella che viene posta oggi in discussione, dopo l'illustrazione fatta dal Consigliere Bono, non è più originale, ma è una mozione modificata sulla quale devo aprire la discussione per tutto il Consiglio tanto è vero che i Consiglieri hanno 20 minuti disponibili per la discussione delle mozioni.



SANLORENZO Dino

Se lei ritiene che questa sia la prassi, nessuna difficoltà.



PRESIDENTE

Di fronte alla richiesta dell'Assessore che dice...



SANLORENZO Dino

Che cosa? Di discutere adesso le modifiche. Discutiamole adesso.



DEBENEDETTI Mario, Assessore al turismo

No, io ritengo che di fronte ad una mozione diversa, nuova in alcuni contenuti, non posso riferire oggi il parere della Giunta.



BERTI Antonio

Ma non è obbligatoria la risposta dell'Assessore?



DEBENEDETTI Mario, Assessore al turismo

Non è obbligatoria, ma qui ci troviamo di fronte ad una mozione formalmente nuova...



BERTI Antonio

Ma emendamenti alle mozioni si possono presentare. Se lei è in grado di rispondere, bene, se non lo è si passa alla votazione.



PRESIDENTE

No, no!



BERTI Antonio

Se non avete il numero sufficiente per respingerla non attaccatevi a queste cose, i vostri Consiglieri non hanno che da restare nei loro banchi.



PRESIDENTE

Non è così esattamente. Se c'è una modifica alla mozione che la Giunta non accetta, ha evidentemente ragione di chiedere un termine per potersi mettere in grado di rispondere a ciò che non faceva parte della primitiva mozione. Questo è un criterio ordinatorio. Se poi andassimo molto lontano nel tempo, ma la proposta che ho fatto io è che se ne parli all'udienza di giovedì, non casca il mondo.
La parola al Consigliere Bono.



BONO Sereno

Non si tratta assolutamente di un'altra mozione, è la mozione presentata nel mese di gennaio, con la differenza che da gennaio ad oggi sono intervenuti una serie di fatti nuovi che impongono alcuni emendamenti: questi potevano essere presentati da qualsiasi Consigliere, e sono stati presentati dai proponenti la mozione stessa. La Giunta è d'accordo di accettare gli emendamenti? Dichiara di non essere pronta ad accettarli? Faccia la sua dichiarazione, ma non mi pare legale rinviare la votazione di una mozione quando la discussione è stata aperta; la Giunta si pronuncia a favore o contro gli emendamenti, ma dopo questo pronunciamento mi pare si debba passare alla votazione.
Come si possono sospendere il dibattito e la votazione di un punto aperto all'ordine del giorno? Mi pare una prassi che non si usa da nessuna parte.



PRESIDENTE

Non è questione né di prassi ne di emendamenti, ci sono delle richieste nuove.



BERTI Antonio

Noi chiediamo che si voti adesso sulla mozione vecchia.



PRESIDENTE

Allora occorre ritirare la nuova mozione e l'Assessore risponde.
Dare atto a verbale che a questo punto i firmatari della mozione presentata in sede di seduta la ritirano e chiedono che si proceda nella discussione sulla vecchia mozione e la si voti. Così non ci sono eccezioni da fare.



DEBENEDETTI Mario, Assessore al turismo

Ritengo doveroso informare il Consiglio, con una breve panoramica sulla situazione attuale degli Enti Provinciali per il Turismo e delle Aziende autonome.
Per quanto riguarda gli Enti Provinciali per il Turismo il Presidente scaduto interessa l'E.P.T. di Cuneo; i Consigli d'Amministrazione scaduti sono tre: Alessandria, Asti, Torino; un Consiglio d'Amministrazione, quello di Cuneo, è prossimo a scadere; per le Aziende autonome di cura e soggiorno i presidenti scaduti sono tre e riguardano Avigliana, Frabosa Soprana Terme di Lurisia; i presidenti di prossima scadenza sono due ad Arona e Baveno; i consigli di amministrazione scaduti sono nove: Avigliana Bardonecchia, Bognanco, Claviere, Frabosa, Garessio, Ivrea, Limone Sestriere; i consigli di amministrazione prossimi a scadere sono tre: Acqui Terme, Arona, Terme di Lurisia.
Nomine effettuate nel primo trimestre del '72: due Consigli d'Amministrazione degli Enti Provinciali per il Turismo a Novara ed a Vercelli.
Presidenti delle Aziende autonome nominati nel primo trimestre: uno, a Sestriere.
Consigli di Amministrazione nominati nel primo trimestre 1972, quattro: Baveno, Stresa, Macugnaga, S. Maria Maggiore.
Devo dire subito che concordiamo sul significato di fondo della mozione che intende protestare contro il metodo che è stato seguito nell'imminenza del trasferimento dei poteri alle Regioni; tale metodo evidenzia una scorrettezza nei confronti dell'Ente Regione. Devo precisare che avevamo già dal 14 aprile indirizzato al Commissario di Governo alcune lettere delle quali posso anche leggere il contenuto, rappresentandogli l'inopportunità dell'atto che era stato posto in essere dai prefetti con le nomine effettuate.
Il testo è questo: "E' pervenuta alla Regione copia del decreto n. 2396 datato 31 marzo 1972, adottato dal prefetto di Novara e concernente l'oggetto. In proposito, pur non avendo nulla da obiettare in punto di legittimità, non si può non rilevare l'inopportunità dell'atto posto in essere dal Prefetto proprio nell'immediata vigilia dell'inizio dell'attività amministrativa della Regione. La mancanza di sensibilità dimostrata nel caso, assume particolare rilevanza se confrontata con il comportamento di altri prefetti che, pur avendo ricevuto in tempo utile le designazioni necessarie, si sono correttamente astenuti dall'assumere i provvedimenti di loro competenza trasmettendo alla Regione la documentazione raccolta per gli ulteriori incombenti".
Diciamo quindi in termini chiari che anche la Giunta concorda nell'evidenziare l'inopportunità di queste nomine effettuate nel momento del trasferimento dei poteri alla Regione. Ma mi pare che la mozione, così come è formulata, non si limiti a questo e proponga dei temi che vanno approfonditi; intanto nel secondo capoverso, dopo avere appunto elevata la protesta di cui si parlava, si dice testualmente: "Il Consiglio Regionale sottolinea come difatti con tale comportamento si tenda ad imporre fino al 1975 degli organi dirigenziali burocratici che sono in netto contrasto con gli interessi effettivi del settore e ad impedire all'organo regionale una loro ristrutturazione che li adegui alla necessità di sviluppo democratico e sociale del settore".
Così come suona questa dizione, potrebbe anche essere interpretata come una condanna all'operato degli Enti che fino ad oggi hanno agito nel settore turistico, perché tutti siamo d'accordo nel ritenere che il fenomeno turistico oggi ha delle dimensioni, delle finalità diverse dal momento in cui sono stati creati questi organismi che sono inadeguati al soddisfacimento delle attuali esigenze, ma nei limiti delle competenze che la legge loro attribuiva e in relazione ai tempi in cui hanno operato e alla legislazione vigente, non mi pare si possa sanzionare una posizione di contrasto tra l'operato di questi enti e gli interessi del turismo. Questa è un'affermazione da respingere in quanto la ritengo superflua ai fini del discorso che la Regione deve fare. Qui non si tratta di emettere un giudizio sull'operato degli E.P.T. e delle Aziende autonome, ma di studiare delle forme più valide e più idonee per affrontare i problemi dell'organizzazione turistica anche sotto il profilo dell'organizzazione territoriale periferica.
Nell'ultimo capoverso il testo dice:"Riafferma energicamente la propria ed esclusiva competenza sull'intero settore turistico e dell'industria alberghiera, ivi compresa la facoltà di scegliere e deliberare una diversa normativa per l'elezione e la composizione dei Consigli di Amministrazione degli E.P.T. e delle Aziende autonome".
Siamo concordi nel riaffermare energicamente la competenza esclusiva della Regione in materia. Quanto poi al problema squisitamente di carattere giuridico che riguarda la eventuale ristrutturazione e una diversa normativa o per la soppressione degli enti attualmente esistenti, o per la loro ristrutturazione, anche se si può concordare senz'altro nel merito perché noi stessi riteniamo che l'attuale strutturazione dei Consigli d'Amministrazione non rispetti certi principi di democrazia (bisognerebbe riallacciarsi alla loro nascita, alla loro affermazione) va tenuto presente che essi sono sorti, come ha già osservato il Consigliere Bono, più come organizzazione a carattere corporativo che a carattere democratico. Ma ripeto, sorge un problema di carattere squisitamente giuridico: può oggi la Regione, in assenza di una legge quadro, di una legge statale provvedere alla soppressione di questi Enti o alla ristrutturazione degli stessi? Qui riaffiora quel vecchio tema della qualificazione giuridica degli Enti stessi, perché o sono enti locali, o sono enti strumentali periferici; se sono enti locali anzitutto diventerebbero soggetti di delega alla stregua delle province dei comuni, in secondo luogo opererebbe il disposto dell'art. 2 del decreto delegato che dice che fino a quando, con legge dello Stato, non si è provveduto al riordinamento ed alla distribuzione delle funzioni amministrative fra gli enti locali, sono conservate alle province, ai comuni ed agli altri enti le funzioni amministrative di interesse esclusivamente locale relative alle materie del turismo e industria alberghiera loro decentrate dalle norme vigenti. E non credo che oggi, con la mozione, intendiamo risolvere questo tipo di problema; se fosse possibile vorrei chiederlo ai presentatori della stessa.
Io credo che il senso della mozione era incentrato soprattutto sulla protesta per le nomine avvenute, ma non certamente a dirimere una questione di carattere giuridico che ha delle enormi implicazioni anche per le scelte future che dovrà fare la Regione.
Effettivamente è un argomento molto serio e che va ponderato, non si può sic et simpliciter affermare che gli E.P.T. sono enti burocratici periferici dello Stato e che con legge regionale si possa mutarne la natura o deciderne la soppressione. Intanto ricordo all'attenzione del consiglio che è già intervenuta una sentenza della Corte Costituzionale del 15 giugno 1956 che definisce gli E.P.T. enti pubblici locali. Di fronte a questa decisione non vedo come oggi si possa affermare con sicurezza che la Regione, con propria legge, può modificare questo stato preesistente.
Ecco quindi l'importanza di riflettere un momento su certe affermazioni. Perché ripeto, se il significato della mozione è quello di elevare una protesta per le nomine avvenute, noi siamo concordi, se viceversa si intende affrontare questo tipo di problemi, io richiamo il Consiglio alla delicatezza degli argomenti in discussione. Non possiamo impegnarci in un'affermazione del genere ove poi risultasse - e questa sarebbe una magra figura che farebbe il Consiglio Regionale del Piemonte che con legge regionale non potremo operare in questo settore, nei termini proposti dalla mozione.



BERTI Antonio

La magra figura la state facendo voi continuando a parlare in attesa che arrivi della gente, questa è una magra figura!



DEBENEDETTI Mario, Assessore al turismo

Io parlo perché credo di dire cose che meritano attenzione caro Berti quando parlano gli altri io sto a sentire.



BERTI Antonio

Avete venti minuti come tutti per parlare sulle mozioni.



PRESIDENTE

Questo è ancora da interpretarsi, ad ogni modo lasciamolo terminare e lo preghiamo di concludere. Non casca il mondo per questa mozione.



DEBENEDETTI Mario, Assessore al turismo

Anch'io ne sono convinto.



BERTI Antonio

Per dire che bisogna porre fine ad un'ingiustizia! E' una vergogna! Vi opponete al fatto che il Ministro abbia nominato il 30 marzo i presidenti degli Enti del turismo quando il 1º aprile....



DEBENEDETTI Mario, Assessore al turismo

Consigliere Berti, veramente sono mortificato perché lei non è stato a sentire una mezza parola di quanto ho detto.



BERTI Antonio

Allora metta in votazione la mozione....



DEBENEDETTI Mario, Assessore al turismo

Stavo spiegando che la mozione così com'è formulata, implica certi altri argomenti sui quali invito i proponenti a riflettere se sia il caso di lasciarli nella dizione proposta. Sulla protesta per le nomine siamo tutti d'accordo, ma evitiamo l'introduzione nel contesto della mozione di quegli argomenti che riguardano l'aspetto giuridico.
Quindi, se in sostanza la mozione si riduce al capoverso che esprime una protesta per le nomine di cui trattasi vi ho detto subito che la Giunta è d'accordo e possiamo anche votarle all'unanimità.



PRESIDENTE

Io ho acceduto alla richiesta fatta dal Capogruppo comunista Consigliere Berti di mettere in discussione la mozione là dove c'erano degli argomenti all'ordine del giorno indubbiamente preminenti, non immaginavo che avremmo poi impiegato tutto questo tempo anche se si tratta di una mozione che ha la sua rilevanza, la sua importanza. Non vorrei essere indotto d'ora innanzi a non invertire l'ordine del giorno per non trovarmi incapsulato e tenere il Consiglio vincolato per tanto tempo.



BERTI Antonio

Nessuno di noi si immaginava che si sarebbe fatto dell'ostruzionismo su una cosa che...



PRESIDENTE

E' una constatazione.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Giovana, ne ha ancora facoltà come firmatario della mozione.



BIANCHI Adriano

Io prendo atto di un comportamento che non ritengo conseguente ai rapporti che abbiamo tenuto fino a questo momento.



BERTI Antonio

Quale sarebbe ili nostro atteggiamento sgradito?



PRESIDENTE

Per cortesia, non facciamo dialoghi.
Ha la parola il Consigliere Giovana, non interrompiamolo, diamogli la facoltà di parlare.



GIOVANA Mario

Io credo che il collega Bono, come gli altri colleghi che con me hanno sottoscritto la mozione, ha il massimo rispetto delle esigenze di riflessione dei singoli membri del Consiglio ed in particolare degli Assessori della Giunta, soprattutto quando si tratta di una materia la quale interessa un campo di attività per eccellenza peripatetiche, come il turismo...



PRESIDENTE

Senza allusioni!!



GIOVANA Mario

Senza allusioni, per carità!! Il senso della mozione presentata dal collega Bono, da me e da altri Consiglieri è essenzialmente questo: in primo luogo (e do atto all'Assessore di avere dichiarato che su questo punto la Giunta concorda) deplorazione per il fatto che alla vigilia della scadenza delle possibilità di nominare nuovi organismi direttivi in questo settore, si è provveduto ad evitare che sfuggisse di mano questa possibilità. Vorrei dire che la dichiarazione dell'Assessore è monca perché il deprecare che ciò sia avvenuto non penso sia sufficiente. Mi sembra che il collega Bono facesse opportunamente riferimento alla potestà che ci è data in base all'art. 1 di provvedere alla revoca e allora proprio perché c'è il riconoscimento di un fatto di cattivo costume, il quale diventa adesso anche un fatto di illegittimità, dichiaro che non può non esserci la deprecazione della Giunta (della quale noi diamo atto) e l'impegno di provvedere in questa direzione.
C'è il secondo aspetto, che certamente investe tutto il problema generale della struttura, dell'organizzazione del turismo. Credo che se volessimo fare un discorso (e il tempo e l'opportunità non ce lo consentono) sul modo disordinato, caotico e quindi squalificante ed improduttivo dal punto di vista economico che si è venuto a verificare nel quadro dell'organizzazione del turismo italiano, per effetto della politica di questi enti, ne avremmo delle risultanze anche in termini di reddito economico quali quelle che sono state evidenziate nel corso di questi ultimi due anni. La stessa così detta grande stampa di informazione in inchieste (che credo molti colleghi conoscano) ha avuto modo di stigmatizzare gli errori di tale politica come uno degli elementi non di potenziale, ma di già verificato arretramento del quadro di sfruttamento di questo settore dell'economia italiana. Quindi, il significato di fondo della nostra mozione è quello di chiedere un atto di volontà politica da parte della Giunta che non soltanto rivendichi a sé delle prerogative che sue sono, ma che affermi, andando incontro ai criteri contenuti nella mozione, della volontà nella direzione di un totale e profondo rinnovamento del settore. Che questo poi voglia dire si debbano fare degli approfondimenti, che la ricerca critica per la riorganizzazione di questo settore debba essere un problema di più lungo tempo, siamo perfettamente d'accordo. Però il dato di fondo è che la richiesta di tale precisazione di volontà politica ed è questo il senso della mozione così come noi abbiamo voluto presentarla al Consiglio Regionale.



PRESIDENTE

L'Assessore ha chiesto di poter replicare, ne ha facoltà.



SANLORENZO Dino

Mozione d'ordine. C'è un Regolamento.



PRESIDENTE

L'Assessore ha certamente la facoltà di replicare, non c'è dubbio.



SANLORENZO Dino

Ma due volte no.



PRESIDENTE

C'è stato un altro intervento, replica a questo.



SANLORENZO Dino

Io mi richiamo al Regolamento.



PRESIDENTE

Non è questione di Regolamento, ma di prassi normale, l'ultimo ad avere la parola è sempre colui il quale deve rispondere se accetta o non accetta la mozione e le osservazioni che sono state fatte.



DEBENEDETTI Mario, Assessore al turismo

Comunque la mia richiesta è che sulla base di quanto è stato detto dal Consigliere Giovana si concordi seduta stante un testo accettabile: il concetto di fondo dell'esigenza di ristrutturare in forme nuove l'organizzazione turistica è valido, l'ho detto, però non vorrei che nascesse, dal tenore della mozione, un vincolo a determinate scelte che non sono state sufficientemente approfondite.
Quindi chiedo di preparare un testo nel senso che si concorda sulla protesta e sull'esigenza di studiare e approfondire strutture nuove per l'organizzazione turistica.



PRESIDENTE

Sulla proposta fatta dall'Assessore che cosa pensa il Consiglio?



SIMONELLI Claudio

Si riferisce al testo vecchio?



DEBENEDETTI Mario, Assessore al turismo

Dove fa riferimento agli organismi attuali mi sembra suoni male nei confronti dell'operato degli E.P.T. e delle aziende autonome. Non è il succo della mozione quello.



SIMONELLI Claudio

Si può fare una breve sospensiva di pochi minuti.



PRESIDENTE

Nel frattempo io potrei riunire i Capigruppo?



SIMONELLI Claudio

No no, pochi minuti.



PRESIDENTE

Va bene.



(La seduta, sospesa alle ore 19,40, riprende alle ore 19,50)



PRESIDENTE

Non è stata raggiunta un'intesa, si sono soltanto concordate due modifiche al testo, per cui leggo la mozione testualmente pregando i proponenti di volere controllare le parti che sono state modificate, dopo di che la metto in votazione, dichiarando preventivamente chiusa la discussione, salvo che ci siano delle dichiarazioni di voto.
La mozione suona: "Il Consiglio Regionale del Piemonte, a conoscenza che il Ministro per il Turismo e varie prefetture della Regione stanno procedendo alla nomina di Presidenti degli Enti provinciali per il turismo, di Presidenti delle Aziende autonome di soggiorno e di Consigli di Amministrazione delle stesse aziende, nomine che dovrebbero valere per il quadriennio '72/'75 esprime la sua più ferma protesta per un tale modo di procedere che è in aperta violazione delle attribuzioni della Regione, la quale, a partire dal 1972, deve assumere, in materia di turismo e di industria alberghiera tutte le competenze." Mi pare che sarebbe necessaria una precisazione, quanto meno "dall'1.4.1972".



PAGANELLI Ettore

Anche "stanno procedendo" va corretto.



PRESIDENTE

Concordano? Solo per non avere dei dissensi.
Invece di "stanno procedendo" "hanno proceduto" e "a partire dall'1.4.1972 deve assumere in materia di turismo e di industria alberghiera tutte le competenze, comprese quindi le nomine degli organi dirigenti gli enti strumentali e periferici sottolinea come di fatto, con tale comportamento, si tenda ad imporre fino al 1975 l'attuale situazione e ad impedire all'organo regionale una ristrutturazione degli enti operanti nel settore turistico che li adegui alle necessità di sviluppo democratico e sociale delle attività turistiche riafferma energicamente la propria ed esclusiva competenza sull'intero settore turistico e dell'industria alberghiera, ivi compresa la facoltà di scegliere e deliberare una diversa normativa per l'elezione e la composizione dei Consigli di Amministrazione degli E.P.T. e delle Aziende autonome di soggiorno".
Questo è il testo stenografato integralmente, corretto da parte della Segreteria e che pongo pertanto in votazione.
Ci sono dichiarazioni di voto? Ha la parola il Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Con rispetto e gratitudine per la sua fatica, chiederei un minuto per rileggere la mozione.



PRESIDENTE

Devo rileggerla?



BIANCHI Adriano

No no, vorrei leggermela.



PRESIDENTE

Personalmente? Va bene. Ha facoltà di parlare l'Assessore Armella per dichiarazione di voto.



ARMELLA Angelo

Io ritengo che il Gruppo si asterrà da questa votazione per dei motivi che paiono evidenti dalla semplice lettura della mozione. Si afferma nel documento che il Ministro del Turismo e altri organi dello Stato non avrebbe dovuto procedere alle nomine dei componenti dei Consigli di Amministrazione degli E.P.T. in un periodo che immediatamente precedeva quello del trasferimento delle funzioni in materia turistica e industria alberghiera alle Regioni. Noi riteniamo che in effetti la censura che si va facendo al Ministro del Turismo e agli organi dello Stato sia valida perché se anche le norme consentivano agli organi dello Stato di procedere a tali nomine, non era opportuno farlo, quanto meno è stata una dimostrazione di insensibilità procedervi immediatamente prima del trasferimento dei poteri alle Regioni.
Ma questa affermazione è contraddittoria là dove si dice che ci tendeva a impedire che le Regioni potessero espletare una loro attività ed in questo modo impedire che potessero provvedere alla ristrutturazione degli enti per il turismo fino al 1975, perché è chiaro che se questa competenza è stata trasferita alle Regioni col 1° aprile 1972, non può non investire anche i Consigli di Amministrazione e pertanto l'attività degli organi dello Stato e quella del Ministero del Turismo non poteva né pu essere pensata se non come un'attività che opera e che può essere resa operante fino al momento in cui le Regioni nella loro piena competenza possono modificare, ristrutturare, deliberare in merito agli E.P.T.
Questa affermazione pare pertanto contraddittoria con quello che segue.
Ci si rende conto di uno stato d'animo, che è quello di riaffermare i poteri delle Regioni su cui c'è una concordanza piena, assoluta, sincera e che non può essere messa in dubbio da parte nostra che queste dichiarazioni abbiamo fatto e sancito nei documenti inviati alla commissione interparlamentare per le questioni delle Regioni e ai Ministeri in tema di riordinamento dei Ministeri stessi.
C'è poi l'affermazione in questa mozione che la Regione possa immediatamente deliberare l'elezione e la composizione dei Consigli d'Amministrazione degli E.P.T. Su questo punto io non mi sento oggi di esprimere una sentenza drastica e definitiva. Osservo che nel testo di legge che regola questa materia si dice che gli E.P.T. sono dotati di autonomia amministrativa ed esaminando questo punto non si risolve la questione perché di autonomia amministrativa sono molti gli Enti dello Stato che ne sono dotati, ad esempio l'Anas, le Ferrovie, nessuno pu dubitare che questi due enti siano nel quadro dell'attività statuale e non degli Enti locali.
Si discute se siano Enti locali o no, la legge si limita a dire che gli E.P.T. sono enti di diritto pubblico, hanno personalità giuridica di diritto pubblico. Questa dizione nella sua ampiezza consente di affermare esaminata soltanto nella sua dizione, la competenza della Regione. Ma non bisogna dimenticare che tutto questo quadro di attività espletate dall'Ente Turismo è stato visto in un complesso, in un contesto di attività statuali.
Si può trarne argomento sicuro da quel decreto delegato? Mi permetto di dubitarne perché quel decreto delegato trasferisce delle funzioni amministrative, cioè quelle che lo Stato esercitava sugli E.P.T. La richiesta delle Regioni è Stata fatta allora, se ben ricordo, in altri termini, cioè trasferire le funzioni degli E.P.T., non sugli E.P.T.
E questa posizione che noi abbiamo portato (ricordo i colleghi che l'hanno discussa davanti alla commissione interparlamentare per le questioni regionali) non è stata accolta dal decreto delegato riportando invece quella dizione che noi allora abbiamo affermato essere restrittiva pur ponendo la nostra richiesta in termini subordinati a quella più generale di dire tutte le funzioni, in ogni caso l'intera materia si esprima in forma assoluta, che non lasci adito a dubbi sulla competenza delle Regioni.
Questo non è stato accolto e nel decreto delegato non compare.
In una situazione di questo genere io non mi, sento di esprimere una sentenza drastica. Un'affermazione di principio si fa già con la nostra dichiarazione di ritenere insensibili coloro che hanno provveduto alle nomine prima che le Regioni assumessero le loro funzioni e dico ancora che in una situazione di questo genere, in cui le Regioni stanno cominciando faticosamente a percorrere la propria strada legislativa, in cui quotidianamente ci stiamo scontrando non soltanto con atteggiamenti della burocrazia centrale, non soltanto con atteggiamenti politici, ma anche con decisioni che la Corte Costituzionale va prendendo (abbiamo visto leggi che ci sembravano di assoluta sicurezza di trasferimento delle funzioni prima ancora, come la materia sanitaria, dichiararsi dalla Corte Costituzionale che bisognava attendere 1º aprile 1972) esprimere sentenze così drastiche non significa fare opera a favore delle Regioni, significa invece apportare discredito verso questa istituzione nascente che noi rappresentiamo.
Per questo dichiaro la nostra astensione.



PRESIDENTE

Il Consigliere Simonelli ha chiesto di fare una dichiarazione di voto.
Chiedo venia se mi assento, ma c'è ancora una comunicazione telefonica da Roma.



SIMONELLI Claudio

Io credo che l'Assessore Armella abbia ragione quando ci ricorda la difficoltà dell'autonomia regionale, le lotte che si devono condurre in questa fase di fondazione dei nuovi poteri degli istituti regionali rispetto alle tendenze centralistiche, che non sono evidentemente soltanto del governo, della burocrazia, ma che sono proprie di ambienti che pesano all'interno della Corte Costituzionale e che pesano a tutti i livelli dell'apparato statuale. Però, se le considerazioni di Armella sono vere, la conseguenza che ne scaturisce è che noi dobbiamo impegnarci a fare andare avanti continuamente, una battaglia dopo l'altra, un giorno dopo l'altro le tesi regionaliste. E' che qui non si tratta, collega Armella, di dare una sentenza, ma di presentare una memoria di parte per arrivare ad una sentenza che altri emetteranno. Ma se già noi, nella nostra battaglia accettiamo le tesi dei centralisti contro cui ci stiamo battendo, la sentenza che avremo sarà certamente negativa. Questo è l'angolo da cui il discorso deve essere visto.
E allora, se condanniamo l'operato dei Ministri che, in spregio al disegno regionalista, hanno proceduto a quelle nomine il giorno prima del passaggio dei poteri alle Regioni, dobbiamo fare scaturire da questa condanna (sulla quale il Consiglio e d'accordo) l'affermazione che il procedere di quei ministri non è una burletta, uno scherzo fatto alle Regioni, quasi che noi il 1º aprile potessimo sostituire quei presidenti e quei consigli di amministrazione nominati dal Ministro il 30 marzo; per sostituirli, per imporre delle nomine diverse e dei metodi diversi dobbiamo fare una lunga battaglia che passa attraverso questa mozione, che passa anche attraverso le dichiarazioni che facciamo oggi qui.
Occorre, perciò, ribadire la nostra competenza piena e completa nel settore turistico, una competenza che non è soltanto amministrativa, ma legislativa; ci dimentichiamo, quando facciamo riferimento al decreto delegato, che la Regione accanto alle competenze che erano proprie del Ministero del turismo e dello spettacolo ha la competenza legislativa sul settore turistico, una competenza deve essere anche relativa agli E.P.T.
E' possibile perciò innovare profondamente la materia, solo che lo si voglia se, sarà il caso, attraverso quella dialettica di posizioni nei confronti del governo e della Corte che si è già visto in altri procedimenti.
Su questa mozione ci siamo noi stessi fatti portatori di un emendamento per venire incontro ad un'esigenza che abbiamo raccolto e che abbiamo sentito fondata, di togliere cioè da questo o.d.g. qualsiasi riferimento che potesse suonare polemico, e magari ingiustamente polemico, verso le persone che compongono i Consigli di Amministrazione degli E.P.T. e delle Aziende di soggiorno. Noi abbiamo modificato quella frase per togliere qualsiasi riferimento che suonasse critica alle persone che stanno operando oggi, ma ciò che deve essere ribadito è il giudizio politico di condanna all'operato dei Ministri, di battaglia per affermare la tesi regionalistica.



PRESIDENTE

Vi sono altri che vogliono la parola per dichiarazioni di voto? Intanto informo che la richiesta di comunicazione da Roma a è del prof.
Grassini della Gepi, potrebbe portarci qualche notizia.
La parola all'Assessore Debenedetti.



DEBENEDETTI Mario, Assessore al turismo

Chiedo scusa al Consiglio se sarò costretto a ripetermi, ma riallacciandomi alle conclusioni dell'intervento di Simonelli devo dire che se qui si parla di volontà politica di condanna, di protesta per l'operato dei ministri e dei prefetti circa le nomine e per riaffermare la competenza esclusiva della Regione in materia di turismo, siamo tutti concordi. Il problema però è di altra natura: certe affermazioni a mio avviso sono contraddittorie anche per un motivo diverso da quello che ha detto l'Assessore Armella, perché se fosse vero che la Regione con legge regionale potrà modificare la struttura degli enti, è altrettanto vero che potrà revocare le nomine di cui stiamo discutendo. Però richiamo l'attenzione dei Consiglieri sul fatto che c'è un equivoco di fondo, qui non si tratta di mancanza di volontà politica, ma ci troviamo di fronte ad un dilemma di carattere giuridico, cioè la definizione della natura giuridica degli E.P.T. e delle Aziende autonome, perché qualora fossero considerati enti locali diventerebbero, come ho detto, soggetti di delega da parte della Regione e se non intervenisse una legge statale che ne riforma la strutturazione, opererebbe l'art. 2 del decreto delegato che afferma che fino a quando, con legge dello Stato, non sarà provveduto al riordino di questi enti, rimarranno così come sono strutturati attualmente.
C'è poi un altro equivoco. Sembrerebbe dal contesto delle mozioni che noi non rivendichiamo alla Regione la potestà di nomina dei Consigli di Amministrazione; ma questo nessuno l'ha mai detto. Noi i poteri della Regione li interpretiamo in questo senso: se abbiamo facoltà di nominare i Presidenti ed i Consigli di Amministrazione, al tempo stesso recepiamo come istituzionalizzati almeno per oggi questi Enti.
Io ritegno che quando è stata presentata questa mozione, non si intendeva introdurre questo tipo di dibattito che dovremo peraltro condurre fino in fondo, ed approfondirlo: informo i Consiglieri che nessuno degli Assessorati al Turismo ha sciolto questo grosso enigma: se oggi con legge regionale si possa riformare la struttura degli E.P.T. o se viceversa debbono essere considerati Enti locali.
Ecco perché ritegno che sia stato introdotto in questa mozione un tema che merita ben maggiore approfondimento che non l'obiettivo primario che, a mio avviso, era quello di elevare una protesta per le nomine fatte nell'immediatezza del trasferimento dei poteri. Ed è la preoccupazione per una scelta che necessita di approfondimenti di carattere giuridico che ci induce ad astenerci dal votare la mozione, non perché non siamo d'accordo nel rivendicare le competenze della Regione, ma perché certe affermazioni contenute nella mozione ci vincolerebbero ad una soluzione che non siamo sicuri se sul piano giuridico si possa portare avanti.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE OBERTO



PRESIDENTE

Esaurita la discussione pongo in votazione il documento. C'è bisogno che lo rilegga? No, allora chi lo approva è pregato di alzare la mano: favorevoli 16; contrari 0; astenuti 15.
Il Presidente dichiara di non prendere parte alla votazione, com'è consuetudine.
La mozione ha riportato 16 voti, 15 astensioni ed un non votante che è il Presidente.


Argomento: Ristrutturazione industriale - Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazioni del Presidente sul problema dei tessili (seguito)


FABBRIS Pierina

Mi permetto di chiedere informazioni sulla comunicazione telefonica con Roma.



PRESIDENTE

Ho parlato personalmente con il prof. Grassini, direttore generale della Gepi, il quale ha confermato di essere a conoscenza che martedì si riunisce il CIPE e che tra gli argomenti vi è anche quello dei tessili; è in attesa di avere dal CIPE le determinazioni per potersene occupare e mi ha detto che conosce perfettamente la situazione del Piemonte, egli ritiene però che numericamente sia meno drammatica di quella che gli ho enunciato nel numero di 8000, così come era emerso qui. Secondo le sue informazioni sembra sia minore il numero delle persone interessate. Questo per essere fedelissimo nel riferire quanto mi è stato detto.
Salvo una diversa valutazione da parte dei Capigruppo, il Consiglio è riconvocato per giovedì venturo, mattino o pomeriggio lo determineremo nella seduta dei Presidenti di Gruppo.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20,20)



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