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Dettaglio seduta n.90 del 18/05/72 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE OBERTO


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Sulla crisi delle aziende tessili in Piemonte


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Desidero informare i signori Consiglieri che poco fa sono stato richiesto da una delegazione di lavoratori e di sindacati che li assistono di riceverli qui, sospendendo momentaneamente i lavori del Consiglio. Ho preso degli accordi, ai quali hanno immediatamente aderito, nel senso che saliranno i rappresentanti dei sindacati e i cinque lavoratori rappresentanti dei vari stabilimenti attualmente in crisi, per esporre il loro punto di vista. Ovviamente i Consiglieri Regionali che credessero di partecipare alla riunione ne hanno piena facoltà. Vorrei rappresentare l'opportunità che intervenissero i Capigruppo unicamente per ridurre, per quanto è possibile, il numero delle persone, intanto proprio per la carenza di disponibilità di locali ed anche in relazione alla proclamazione dello sciopero dei dipendenti della Regione, per cui i nostri lavori oggi dovranno svolgersi senza la presenza e senza la partecipazione dei nostri funzionari, i quali hanno peraltro chiesto che questa mattina si riceva una loro delegazione per rappresentare al Consiglio le ragioni delle rivendicazioni e le loro proposte.
Se il Consiglio concorda anche su questa seconda richiesta, subito dopo aver ricevuto i rappresentanti dei tessili riceverei anche questi delegati invitando i Capigruppo e quegli altri Consiglieri che credessero di partecipare alle riunioni. Dopo di che riprenderemmo i lavori del Consiglio che sono particolarmente impegnativi per la materia da trattare e perch penso che il ricevere queste due delegazioni sottrarrà una certa quota parte della mattinata.
Vorrei che il Consiglio mi esprimesse, anche soltanto con un cenno senza fare ovviamente delle dichiarazioni, se concorda su questa sospensiva e sulla procedura che mi sono permesso di proporre per ricevere le delegazioni. Se non ci sono dei contrasti considererei accettata la mia proposta. Pregherei i rappresentanti dei sindacati e i cinque delegati degli stabilimenti di volere riunirsi nella sala qui a fianco. Subito dopo i delegati dei dipendenti della Regione scenderanno a loro volta e prenderanno parte alla riunione prevista. La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 10,15, riprende alle ore 10,55)



PRESIDENTE

Informo il Consiglio che la delegazione dei rappresentanti dei lavoratori dei vari stabilimenti tessili della Regione Piemonte, che come tutti sanno, passano dei momenti che sono anche troppo lunghi, di una crisi che sembra non abbia uno sbocco possibile, concreto e rapido, ha aggiornata la situazione con una visione retrospettiva che io riassumo brevemente soltanto con delle cifre.
La questione interessa in Italia 13.000 lavoratori, di questi, 8.000 sono nella Regione Piemonte. L'argomento è quindi di grande rilevanza perché incide e riflette le sue conseguenze su tutta l'attività del mondo economico piemontese. Il numero delle imprese attualmente in crisi è cospicuo. Si è dato atto da parte dei rappresentanti sindacali e dei rappresentanti dei lavoratori che la Giunta attraverso soprattutto l'attività dell'Assessore al Lavoro, ha preso a cuore il problema assumendo dei contatti a livello parlamentare sino ad avere delle labiali assicurazioni di un intervento della Gepi che avrebbe dirottato sul settore tessile una determinata somma, al fine di risolvere questa pesantissima situazione.
La delegazione ha sottolineato l'urgenza della soluzione del problema dicendo che non è più assolutamente procrastinabile. Si sono resi conto, i lavoratori e i rappresentanti dei sindacati, che il momento è politicamente non molto facile per tutto il lavorio che Governo e partiti stanno sviluppando in vista del primo incontro del Parlamento il 25 di questo mese, hanno tuttavia insistito perché questo loro particolare, grave problema non ceda il passo neanche in relazione a quello più vasto, di carattere generale politico e hanno sottolineato che la loro richiesta che chiedono venga caldeggiata dal Consiglio Regionale, ovviamente oltre che dalla Giunta che come organo esecutivo e direttamente interessata alla questione anche nel quadro dell'inserimento della soluzione dello stesso nella valutazione economica dei problemi del nostro Piemonte - è essenzialmente diretta ad ottenere che tutti i posti di occupazione siano mantenuti, rifuggendo da soluzioni diverse che potrebbero essere ipotizzate ma che non tranquillizzerebbero coloro i quali sono investiti in questa vicenda.
E questo per varie e complesse ragioni; la prima, perché la media dell'età degli interessati è sui 35 anni almeno, per cui avrebbero delle difficoltà nel trovare una diversa sistemazione; la seconda è che per la natura del lavoro in cui si sono specializzati, difficilmente troverebbero lavoro in altre aziende con una differenziazione caratteristica del lavoro che sviluppano. Quindi la loro istanza è che ci si interessi come Giunta come Consiglio (hanno voluto investire anche il Consiglio) per una soluzione che comporti il salvataggio dei posti di occupazione.
Era prevista per quest'oggi una riunione del CIPE, organismo dal quale essenzialmente finisce per dipendere la soluzione del problema. Ieri sera il CIPE è stato rinviato a martedì 23 maggio; mi dicono che i giornali di oggi ne danno conferma. E' a loro conoscenza che domani dovrebbe esserci una riunione dei Ministri direttamente interessati al problema con i quali hanno chiesto che si prenda in giornata contatto. Oltre al Presidente del Consiglio on. Andreotti, i Ministri sono: del Lavoro on. Donat-Cattin delle Partecipazioni on. Piccoli e Taviani Presidente del CIPE. Ultimata questa mia informazione al Consiglio Regionale, cercherò di mettermi in contatto telefonicamente con i suddetti Ministri, in maniera da ragguagliarli di questa situazione che assume anche degli aspetti drammatici che potrebbero portare (io mi auguro e credo di no, per la civiltà che hanno sempre dimostrato i nostri lavoratori, la cui pazienza evidentemente però ha anche essa dei limiti), a motivi di tensione grave in un momento già estremamente delicato per la vita del nostro Paese. Cercher di prendere in giornata contatto e di riferire nella serata ai rappresentanti che sono stati ricevuti o ai rappresentanti dei sindacati l'esito dei colloqui.
Le richieste hanno avuto ancora quest'altra linea indicativa: che la Regione, il Consiglio Regionale si pronunci sull'esigenza del mantenimento dell'occupazione degli ottomila dipendenti del mondo tessile.
Hanno fatto poi un'altra domanda particolare relativamente alla concessione di un locale per continuare le trattative fino a che non sia risolta la questione, ma è un problema di competenza della Giunta. Erano presenti all'incontro: il Vicepresidente della Giunta ing. Cardinali l'Assessore al Lavoro e i Capigruppo dei vari gruppi e questa questione che ha la sua importanza, ma che è di interesse meno rilevante rispetto alle altre due, sarà trattata con la Giunta.
Io mi riprometterei di sottolineare, nel colloquio con i Ministri, che si hanno notizie (io le ho ricevute e naturalmente ritengo che le fonti che mi hanno informato siano a loro volta ben informate) che il finanziamento da parte della Gepi ci sarebbe, non è ancora stata disposta la disponibilità e quindi il chiodo sul quale è opportuno battere è proprio quello che la disponibilità si renda tale da impedire l'ulteriore messa in cassa di compensazione e peggio che mai licenziamento di questi dipendenti.
Questo sarà uno degli argomenti che approfondirò meglio.
Dopo aver avuto un colloquio con il Presidente della Giunta per sentire anche il suo parere, si potrebbe congiuntamente (è una mia proposta con la quale concludo la relazione, sperando di avere puntualizzato tutti gli aspetti che sono stati oggetto dell'incontro che soprattutto ha voluto sottolineare l'esigenza del mantenimento del posto di lavoro degli ottomila dipendenti, sfuggendo ad altre soluzioni compromissorie che non risolverebbero il problema e il Presidente della Giunta concorderà su questa proposta) convocare i parlamentari piemontesi prima del loro insediamento (il 25 maggio, se non vado errato) per illustrare loro la situazione e per richiedere a livello parlamentare e governativo un ulteriore intervento, anche se, sembra a me, che d'ora innanzi di questo come gli altri problemi, debba investirsene l'Ente Regione nel quadro più vasto della programmazione di carattere generale, perché non si pu programmare il complesso se non si ha riguardo a ciascun risvolto del particolare, che nel caso concreto si chiama "mondo tessile" e riguarda ottomila persone.
L'Assessore Petrini aveva in altra occasione relazionato circa il criterio dell'insediamento delle attività tessili. E' stato detto nel corso della riunione: ottima cosa, ma opportunità di allargare e approfondire ancora questa tematica proprio nella relazione, nella stipulazione di quello che sarà il piano programmatorio completo della Regione.
Credo di avere riferito compiutamente sugli argomenti che sono stati posti e sugli impegni che abbiamo assunto.
Arrivati a questo punto se qualche Capogruppo crede di fare delle precisazioni e delle dichiarazioni, che vorrei pregare siano piuttosto concise, darei la parola. Mi pare che l'Assessore al Lavoro ha chiesto per primo di parlare e successivamente vorrei pregare il Vicepresidente Cardinali, dopo gli eventuali interventi, di voler concludere esprimendo il pensiero della Giunta.
La parola all'Assessore Visone.



VISONE Carlo, Assessore al lavoro

Signor Presidente, sarò brevissimo, però tengo a ricordare l'azione svolta dalla Giunta, in riferimento alla difesa dei posti di lavoro nel Piemonte, in tutti i settori ed in modo particolare in quello tessile.
La Giunta non sottovaluta la gravità della situazione e si è ampiamente documentata; in base a questa documentazione ha svolto, nei mesi passati giorno per giorno, un'azione di presenza, di sensibilizzazione verso i poteri centrali per arrivare ad una soluzione che garantisca la salvaguardia di tutti i posti di lavoro. Questo tengo a sottolinearlo perché ci siamo sempre rifiutati di fare delle scelte prioritarie, di scegliere fra i buoni ed i cattivi, ma abbiamo sempre riconosciuto a tutti il diritto al lavoro.
Una prima azione è stata quella di far sì che il CIPE in una riunione che è passata alla storia (bisognerà vedere la traduzione nella realtà) desse mandato alla Gepi di intervenire nel settore tessile. Sono state svolte lunghe trattative per far sì che venissero reperiti i fondi ed abbiamo la dichiarazione da parte dello stesso Presidente del Consiglio che i fondi ci sono. Ancora l'altro giorno funzionari della Gepi dichiaravano che appena ci sarà l'accreditamento verrà dato inizio al piano che è stato preparato. Noi abbiamo sempre ribadito, come Giunta, che questo piano prima di passare alla fase di attuazione deve essere discusso con la Regione e con le organizzazioni sindacali, non ci devono essere scelte o interventi arbitrari, ma interventi concordati. Su questa strada continueremo a batterci, come continueremo a batterci in occasione di quell'incontro con la presidenza del Consiglio (incontro che chiederemo oggi perché domani c'è una riunione dei Ministri in preparazione a quella della Gepi).
La Giunta ancora ieri ha cercato di prendere contatto col Ministro del Tesoro e con il Ministro delle Partecipazioni statali, cioè con coloro che devono dare alla Gepi le possibilità finanziarie per intervenire.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Nesi, ne ha facoltà.



NESI Nerio

Signor Presidente, io credo che lei abbia detto una cosa giusta quando ha detto che la pazienza ha dei limiti e penso che da questo potremo prendere le mosse: siamo stanchi di peregrinare da Ministero a Ministero da burocrate a burocrate, da Gepi a Cipe ecc. Io credo che sia ora di dire qualcosa di definitivo.
Il problema ha due aspetti, uno politico e uno amministrativo. Quello politico è questo: bisogna che traiamo da questa occasione, purtroppo grave, un termine di confronto fra il Parlamento, il Governo e la burocrazia statale e parastatale. Bisogna chiarire una volta per sempre che cos'è la Gepi, attraverso la legge istitutiva il Parlamento ha detto che la variabile indipendente, per quanto riguardava la Gepi, è il mantenimento dei livelli di occupazione; gli altri burocrati, i dirigenti della Gepi si sono allontanati da questa linea e tendono ad un'altra linea, che probabilmente concorda con i proprietari della Gepi (cioè con l'ENI, con l'IMI, con alcuni grandi istituti finanziari). Bisogna anche andare a vedere se il non voler salvare una serie di piccole aziende non sia fatto apposta perché alcune grandi aziende tessili sono di proprietà di uno dei proprietari della Gepi, vale a dire dell'ENI.
Si è parlato molto in queste ultime settimane della ragione per cui tutta la procedura di aiuto alle tessili piemontesi è ferma e si è detto non senza ragione, che al fondo ci può essere anche un fatto di Gruppo cioè l'ENI, proprietaria della GEPI, vorrebbe salvaguardare il mantenimento della piena occupazione nella Lanerossi. Ma allora bisogna dire una volta per sempre che questa logica di gruppo, anche a livello di aziende pubbliche, non può interessare la Regione Piemonte, e non perché le aziende tessili in crisi siano in Piemonte, ma per una ragione istituzionale perché allora la Gepi non può essere di proprietà dell'ENI. Io credo che se non andiamo al fondo di queste cose potremo avere forse qualche successo parziale, ma non un successo generale.
Infine, che cosa è questo famoso piano Gepi, di cui parlava l'Assessore Visone? La Giunta è stata informata del piano Gepi? Non vorrei che quando arrivano i soldi del Ministero del Tesoro e il piano entra in funzione si scoprisse che il piano riguarda l'azienda dove c'è quel notabile piuttosto che quest'altro che non è caro a questo o a quel Ministro (perché arriviamo anche a questo) o che il piano Gepi riguarda Novara invece che Torino Torino invece che Novara perché c'è quest'azienda che è più cara o meno cara a questi o quei Ministri. E il discorso che dobbiamo fare diventa anche più lungo perché è vero che abbiamo un problema immediato da risolvere, quello del mantenimento dei livelli di occupazione, ma ne abbiamo anche uno a più vasto respiro, perché fra sei mesi la situazione tornerà quella che è se non diamo una soluzione globale. E la soluzione globale si trova dando una struttura diversa alle aziende tessili piemontesi.
Io, anche per ragioni professionali, ho avuto modo di vedere in queste settimane la situazione delle aziende tessili di Prato. Ma come è possibile, domando al Vicepresidente della Giunta e all'Assessore all'Industria della Regione Piemonte, che ci sia a Prato un tipo di aziende molto simili a quelle del Biellese e del Novarese, che vanno bene? Perch quelle aziende trovano un loro posto anche sul piano internazionale? Come è possibile che a 300 Km di distanza tutto cammini, mentre in Piemonte c'è una situazione totalmente capovolta? Io credo che ci troviamo di fronte ad un esempio clamoroso di inefficienza aziendale, di incapacità imprenditoriale, molti proprietari di aziende tessili piemontesi non sono capaci di fare gli industriali, non sono capaci di fare il loro mestiere.
Noi l'abbiamo visto azienda per azienda e dobbiamo dare un giudizio anche su questo: la ristrutturazione delle aziende tessili del Piemonte deve esserci, ma non deve passare sulla testa dei lavoratori; anche i bambini sono capaci di gestire licenziando la gente.
Vi sono altri stabilimenti in Piemonte che hanno attraversato dei momenti molto difficili, stabilimenti che sono all'avanguardia a livello nazionale ed internazionale nella loro tecnologia, eppure non hanno risolto e non pensano di risolvere i loro problemi diminuendo l'occupazione. Chi si comporti così è indegno di definirsi industriale. Abbiamo già detto altre volte, in questa sede, che un imprenditore nobilita la sua attività e giustifica i suoi redditi solo in un modo: attraverso il rischio. E' troppo facile negli anni grassi avere gli utili e negli anni magri licenziare la gente; questo non possiamo tollerarlo come potere politico, ma direi anche dal punto di vista delle possibilità economiche del nostro Paese.
Per questo credo che la situazione che si è creata, drammatica difficile, per molti aspetti può servirci per dire una parola definitiva su questo tema che, ripeto, ha degli aspetti immediati; ma non dimentichiamo che potremmo trovarci tra pochi mesi, se non risolviamo il problema globalmente, nella stessa situazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Berti, ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Nel recente dibattito che in quest'aula si è svolto sulla questione delle aziende tessili in crisi (non è il primo che il Consiglio Regionale fa sull'argomento) noi abbiamo sostenuto alcune tesi che ripeterò affinch i lavoratori, i quali hanno espresso indignazione per il fatto che il Consiglio Regionale non avesse ancora preso posizione, le possano sentire in questa sede e prenderne atto.
Esprimo, nel prendere la parola, la nostra solidarietà anche verso i lavoratori della nuova Fast che sono venuti stamane in delegazione (una fabbrica di Cumiana, non tessile, che ha licenziato 40 operai su 80). Essi sono stati ricevuti dall'Assessore al Lavoro e credo di poter affermare anche a nome di tutti gli altri Gruppi, che per la questione più drammatica delle aziende tessili, e così è vicina a loro la nostra azione per impedire che anche in questo settore vi siano licenziamenti.
Devo aggiungere, esprimendo assenso alle cose che lei ha detto signor Presidente, che tuttavia sarebbe grave da parte nostra se illudessimo i lavoratori con delle parole. Di parole ce ne sono state moltissime, la realtà è che dopo 4 mesi di lotta avanza la sensazione (già anticipata dal compagno Nesi) che ci sia un piano preciso, che gli organi centrali, i padroni delle fabbriche, in concorso naturalmente con le forze del Governo che non intervengono per chiarire questo equivoco, per i motivi che ha detto prima Nesi abbiano già deciso la liquidazione di tutta una serie di aziende. Ci si trova così continuamente di fronte all'assicurazione che il problema sarà affrontato, a voci discordanti a cui si sono aggiunte delle speculazioni su cui è inutile oggi ritornare, ma che sono comunque condannabili. Noi sosteniamo che il discorso deve venire fuori in modo chiarissimo e a questo proposito rinnoviamo la proposta che abbiamo presentato con i colleghi del partito socialista e con i compagni dello PSIUP circa un convegno delle aziende tessili in crisi, che avrebbe dovuto tenersi il 29 aprile, al quale avrebbero dovuto partecipare la Regione (con ciò assumendo una funzione primaria nella conduzione della lotta per la salvaguardia dei posti di lavoro), i Ministri interessati (che nell'incontro di Roma si erano dichiarati disponibili a partecipare a questo incontro qualora fosse stato indetto), i Consigli di fabbrica, le organizzazioni sindacali. Devo dire che siamo amareggiati per il fatto che la Giunta non ha minimamente tenuto conto di questa proposta e le stesse organizzazioni sindacali non hanno ritenuto di prenderla in considerazione e di appoggiarla. Rinnoviamo questa proposta, poiché vogliamo che a Torino tutte le forze, tutti gli organismi siano disponibili della questione tessili. Il convegno deve svolgersi al più presto perché non possiamo essere soddisfatti di una trattativa che si svolge a Roma con incontri di certi personaggi, in Piemonte con certe forze politiche, alla Regione con altri personaggi, al Comune con altri ancora. No, noi vogliamo che tutti siano allo stesso tavolo affinché si chiariscano gli equivoci che sino ad oggi abbiamo dovuto registrare.
Devo ancora aggiungere una cosa: la richiesta fondamentale che le organizzazioni sindacali dei lavoratori hanno fatto e cioè che la Regione si pronunci in modo inequivocabile sul mantenimento degli ottomila occupati, credo debba essere chiarita in modo altrettanto esplicito dal Consiglio Regionale. Lei lo ha già detto, per quanto riguarda il Gruppo comunista noi affermiamo che da questa seduta si esce con l'impegno del Consiglio Regionale di assumere in prima istanza la conduzione della lotta (e quando dico Consiglio dico il suo organo esecutivo primariamente) e con la stesura di un ordine del giorno - che potrebbe anche essere fatto seduta stante raccogliendo le dichiarazioni che tutti i Capigruppo vorranno fare affinché i lavoratori possano dire che il Consiglio Regionale del Piemonte pone in primo piano la necessità che nessun posto di lavoro vada perso.
Questa è la nostra richiesta fondamentale, che del resto deve soltanto essere formalizzata perché lei l'ha già espressa.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Benzi. Ne ha facoltà.



BENZI Germano

Signor Presidente, signori Consiglieri, noi concordiamo sulle dichiarazioni rilasciate dal nostro Presidente questa mattina.
La situazione nell'industria piemontese è molto grave: direi che oggi in Italia la nostra Regione è all'ultimissimo posto come attività industriale, e noi non possiamo non sentirci investiti nella ricerca di adeguate soluzioni.
Nel campo dei tessili, da quattro mesi stiamo perdendo tempo, dal che consegue perdita di ordinazioni, obsolescenza di macchinari, dispersione dei tecnici, che, lasciati liberi dalle industrie investite dalla crisi cercano una sistemazione in altre zone.
Ora, dal momento che si concedono aiuti al Mezzogiorno, ora che il Mezzogiorno, con l'immigrazione massiccia che vi è stata, si è trasferito nella nostra Torino e nella nostra Regione, il Governo deve sentire il dovere di venire incontro alle difficoltà che il Piemonte sta attraversando. Noi non possiamo pensare che le industrie piemontesi, i lavoratori e le loro famiglie possano essere abbandonate a se stesse. Noi dobbiamo insistere quanto occorre perché le nostre richieste vengano prese in considerazione: altrimenti bisognerà incoraggiare ad uno sciopero di protesta non soltanto gli ottomila lavoratori su cui pesa la minaccia di licenziamento ma tutti quanti i tessili. Solo in questo modo potremo avere un po' di giustizia. E' vergognoso che si lasci l'industria piemontese in queste condizioni.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Giovana.



GIOVANA Mario

Non ho quasi nulla da aggiungere a quanto è stato detto al collega Nesi ed in modo particolare per ciò che riguarda la ripresa dell'iniziativa proposta dal collega Berti. E' evidentissima a tutti la gravità della situazione e mi pare altrettanto chiaro il fatto che non ci troviamo di fronte ad un fenomeno occasionale. E' palese - ancora in questo senso concordo pienamente con quanto diceva il collega Nesi - che è più che fondato il sospetto che l'esistenza di un disegno tendente a quel processo di ristrutturazione il quale nella mente del padronato italiano deve portare ai già illustrati obiettivi. Non è il caso ribadisca nuovamente quanto e come noi, per la parte che ci compete qui, riaffermiamo l'impegno assunto, insieme con i compagni comunisti e con i compagni socialisti richiedendo la convocazione di una Conferenza tessile, non è soprattutto il caso ribadisca la nostra solidarietà con i lavoratori tessili in questa loro battaglia.
Voglio solo soffermarmi su un dato in rapporto al quale mi pare di dover leggermente dissentire dalla sottolineatura che vi ha declinato il collega Nesi. Se è vero, come indubbiamente è vero, che esiste un forte intreccio di interessi a livello dell'alta burocrazia, interessi che giocano nella direzione di quelli padronali, è però altrettanto vero - e questo dev'essere un terreno molto chiaro e molto aperto di confronto, e perciò anche la conferenza tessile deve avere un suo significato - che il problema della responsabilità politica è primario. Perché se alcuni burocratici, alti o meno alti, sono in grado di inceppare un qualunque meccanismo per il quale sono già state prese delle decisioni politiche allora bisogna riconoscere che la realtà italiana non cammina più in alcun modo, oppure che non esiste, o non esiste in misura sufficiente, una volontà politica capace di costringere questi burocrati ad applicare le decisioni assunte in sede politica.
Dico ciò perché nella vicenda di questi mesi in cui le questioni del settore tessile hanno assunto un carattere estremamente tormentoso, siamo stati coinvolti anche noi, Consiglieri Regionali, in una sorta di gimcana con ministri che di volta in volta o sfuggivano alla richiesta di garanzie o davano queste garanzie chiamando in causa tutti i ministri collegialmente, oppure dicevano di essere personalmente d'accordo ma di dover ancora sentire il parere di un altro ministro. A questo punto occorre evidentemente un chiarimento su tutta la linea: che cosa pensa la classe dirigente politica, la classe responsabile di Governo di questo problema del settore tessile? In qual misura, in che modo si pone di fronte a questa drammatica realtà, non in quanto singole persone che danno alle altre singole persone delle garanzie o che sfuggono alla ricerca che singoli individui conducono per ottenere garanzie da parte loro, ma in quanto corpo politico sul quale pesa la responsabilità delle vicende economiche e sociali del Paese? Ho voluto soffermarmi su questo aspetto - la tendenza a scaricare sulla burocrazia quelle che sono in realtà responsabilità politiche - perché mi pare che la mia interpretazione si possa prestare a pericolosi equivoci.
Tutti noi conosciamo - più volte ne abbiamo parlato in quest'aula - le caratteristiche di vischiosità e di inceppamento che produce questo apparato mastodontico e in genere profondamente inquinato di spirito conservatore e reazionario che è la burocrazia italiana. Però dobbiamo sapere se sopra questo apparato c'è una classe dirigente politica in grado di far marciare delle soluzioni nell'interesse della collettività o invece una classe dirigente politica che si nasconde dietro le inerzie di uno stato burocratico per proteggere in verità delle soluzioni contrarie all'interesse della collettività.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Dichiaro innanzitutto la mia adesione alla esposizione fatta dal Presidente. Noi ci eravamo recentemente già pronunciati, per quanto ci potesse valere, in linea di principio, su questo argomento, affermando come le soluzioni da ricercarsi all'angoscioso e grave problema delle aziende tessili dovessero fondarsi principalmente sulla difesa del fattore umano dell'occupazione, delle condizioni di vita e di sicurezza dei lavoratori.
Cioè, il problema posto alla classe politica, ai tecnici, alla burocrazia a tutti noi, ha fra gli obiettivi fondamentali la risoluzione in termini tecnicamente validi, economicamente producenti, della questione, ma avendo presente che il presupposto è la salvaguardia della condizione di vita e di lavoro dei dipendenti e delle aziende della nostra Regione, che stanno attraversando un momento di profonda crisi. Questo comporta anche un grosso problema che investe l'economia regionale. Mentre noi ci attardiamo a indicare la necessità di diversificazione della nostra economia, della nostra industria, tende a restringersi sempre più il quadro dei settori in cui l'industria piemontese opera e si sviluppa.
Fra queste difficoltà - difficoltà politiche generali, difficoltà tecniche, difficoltà finanziarie - che hanno contraddistinto questa fase iniziale di vita e di lavoro della Regione, devo dire, non per assumermi il compito di difesa d'ufficio, che la Giunta si è mossa con grande efficacia in relazione agli strumenti disponibili, alle competenze cha aveva. Ha già trovato una precisa collocazione, facendosi interlocutore permanente degli organi centrali governativi, tecnici e burocratici, interprete degli interessi regionali, mettendo sempre, mi sembra, al primo posto il principio della difesa e della valorizzazione dal fattore umano. Non è certo questo un momento di trionfalismi, ma credo si debba ugualmente dare atto che la Regione ha assunto le sue responsabilità, nei limiti delle sue forze, e delle sue possibilità. Qualcosa di molto più impegnativo è chiamata a fare in prospettiva, raccogliendo tutta la messe del lavoro fatto in questo tempo, per indicare poi nel momento della stretta finale le soluzioni secondo i principi affermati. Sappiamo bene anche noi che è molto più difficile risolvere certi problemi economici aziendali avendo per fermo e non toccabile, uno degli elementi non modificabili che è quello dell'occupazione. Ma qui varrà la nobiltà, la capacità della classe tecnica, economica e politica. Dovremo, del resto, dare anche un tantino di credito in ordine di tempo, purché sia un lasso di tempo tale da non portarci a mettere in atto le soluzioni quando le aziende siano già definitivamente stremate e non più recuperabili. Non possiamo, infatti genericamente, o demagogicamente, invocare grossi interventi finanziari, in un Paese che ha bisogno di investimenti che siano bene utilizzati rischiando palliativi che si rivelino poi, a distanza di qualche mese fonte di gravi delusioni, di dispersioni di risorse e di sconforto per i lavoratori interessati.
Io credo che, nonostante tutte le difficoltà, siamo sulla buona strada credo che possiamo confidare, per severa vigilanza e con l'impegno a raddoppiare gli sforzi da parte della Giunta, secondata dalla solidarietà e l'impegno di tutto il Consiglio perché si cammini in questa direzione. Noi non invochiamo - saremmo interlocutori poco ascoltati - genericamente degli interventi che tamponino e salvino l'occupazione come tale: chiediamo che si adottino interventi che salvino l'occupazione come tale, che salvino l'occupazione nel quadro di soluzioni tecnicamente ed economicamente valide nel concerto nazionale, valide ed efficaci in anche prospettiva futura.
La Regione, investita ormai dei suoi poteri, deve sentire e sente la sollecitazione di queste situazioni drammatiche, per accelerare la sua attività di programmazione, per inserire in via preventiva la sua attività perché crisi come quella che oggi ci tormenta non vengano a prodursi per altri settori in futuro.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

Signor Presidente, è già stato rilevato in alcuni interventi, ed anche in occasione dell'ultimo dibattito che abbiamo fatto sulla crisi del settore tessile, che questa crisi, fondamentalmente di carattere strutturale, si è verificata nel nostro Paese, ed in forme molto gravi nella nostra Regione, in una situazione congiunturale di mercato internazionale estremamente difficile, che ha impedito e ci impedisce di affrontarla con tipi di provvedimenti e di interventi economici in altri settori produttivi, che avrebbero potuto essere considerati in altre occasioni, e che avrebbero potuto permettere di diluirla nel tempo. Oggi, è chiaro, non è possibile pensare a risolvere una crisi di queste proporzioni, che investe in Piemonte oltre ottomila lavoratori, con interventi correttivi e di assorbimento della mano d'opera in altri settori: a questo punto è assolutamente indispensabile - è già stato detto e lo ripetiamo - un intervento pubblico che permetta di tutelare i livelli di occupazione in Piemonte, e livelli di occupazione di questa consistenza e di affrontare domani, più avanti nel tempo, provvedimenti di ristrutturazione del settore in una condizione congiunturale economica generale di altro tipo. Oggi non c'è dubbio che i poteri pubblici devono cercare in ogni modo possibile di intervenire per garantire il livello di occupazione per lo meno sul breve termine.
Il collega Nesi accennava ad alcuni problemi, alcune sensazioni, alcuni tipi di interpretazione che sono possibili su questo ordine di problemi.
Sono certamente interpretabili, la situazione e il tipo di rapporto che c'è stato nei mesi scorsi con gli organi di Governo, come frutto di certi disegni non del padronato predatore (scusi il collega Giovana se lo contraddico), ma, se ha una logica l'interpretazione data dal collega Nesi di gruppi che sono sotto il controllo pubblico, cioè di gruppi che hanno una grossa fetta del mercato nazionale, che hanno stabilimenti di produzione in altre regioni che evidentemente possono vedere un certo pericolo in un intervento pubblico che proponga di riorganizzare questo tipo di aziende nell'area piemontese. Non c'è dubbio che certi atteggiamenti a livello nazionale debbono assolutamente essere rifiutati debbono trovare una puntuale e precisa contestazione. Questo si tratta di verificarlo, si tratta di chiarire qual è l'entità e l'ordine degli interventi che deve operare il Governo di fronte alla crisi, che è una crisi generale dell'industria del settore pubblico. Noi registriamo passivi spaventosi e richieste di intervento finanziario governativo non solo da parte dei Gruppi tessili ma del Gruppo meccanico, del Gruppo siderurgico dello Stato, della Rai, dell'Eni e così via, richieste di interventi sui fondi di dotazione che di fatto probabilmente nascondono richieste di intervento a copertura di deficit e di gestione abbastanza ingenti.
La mia parte politica a livello nazionale ha chiesto al Presidente del Consiglio una chiara illustrazione sulla situazione delle aziende pubbliche, perché sia permesso all'opinione pubblica, ai sindacati, ai lavoratori anche di valutare con esattezza qual è l'ordine dei problemi che il potere pubblico oggi si trova ad affrontare. Quello che è certo è che comunque il potere pubblico deve riuscire, nel quadro generale dei problemi di assetto delle partecipazioni pubbliche, a dare una risposta, sia pure a breve termine, adeguata a questo tipo di problemi; cioè, non è concepibile che una Regione come la nostra si trovi di colpo con ottomila lavoratori in situazione di disoccupazione in un solo settore.
Il compito che spetta a tutte le forze politiche sindacali mi pare sia quello di far sentire che evidentemente l'ordine di priorità con cui si debbono considerare questi problemi è tale per cui il problema dell'occupazione in Piemonte deve diventare un problema di carattere nazionale.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Curci.



CURCI Domenico

A nome del Movimento Sociale Italiano aderisco alle dichiarazioni da lei rese, soprattutto per la parte che attiene alla ferma tutela del posto di lavoro degli ottomila lavoratori tessili. Riteniamo che tale tutela possa essere conseguita attraverso un'azione ancor più incisiva da parte della Giunta, che, confortata oggi dall'appoggio di tutto il Consiglio Regionale, possa far pesare tale esigenza come espressione della volontà di tutte le forze politiche piemontesi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Vicepresidente della Giunta. Ne ha facoltà.



CARDINALI Giulio, Vicepresidente della Giunta Regionale

L'Assessore Visone ha già illustrato i termini degli interventi che la Giunta ha fatto in merito alla grave crisi del settore tessile e credo che questi interventi si debbano qualificare tutti nella direzione che oggi ci accingiamo a sanzionare con questa discussione in Consiglio Regionale, vale a dire con l'obiettivo della salvaguardia dei posti di lavoro.
La Giunta si rende conto che nella sua attività non sempre si è trovata in sincronia con altre azioni collaterali, come quelle dei sindacati, per esempio. Ma, torno a ripetere ancora una volta, ognuno, sindacati e Giunta deve svolgere il proprio compito. Qual è il compito della Giunta in questo momento? Farsi interprete di un'esigenza che scaturisce da un settore in crisi come quello tessile e per il quale l'intervento dev'essere adeguato e dev'essere tale da assicurare a tutti i dipendenti delle aziende tessili un sicuro avvenire.
E' stato detto in questo brevissimo dibattito che il problema è generale, e io vorrei ricordare a tutti che, anche se abbiamo superato un periodo elettorale e ci accingiamo oggi a varare nuove forme di Governo comunque un nuovo Governo, ci troviamo ad affrontare gli stessi problemi che già erano sul tavolo qualche mese fa. E per quello che riguarda il Piemonte il problema di crisi generale è un problema che, pur non essendosi, a modo di vedere della Giunta, acuito negli ultimi mesi, riveste sempre aspetti preoccupanti, sui quali la Regione deve, per la propria funzione, soffermare la propria attenzione.
Ora, è evidente che in questo settore hanno ragione quei Consiglieri che ritengono che compete alla Regione l'adozione di una corretta programmazione e la scelta di adeguati strumenti di intervento per sopperire nell'ambito del proprio territorio a problemi che altrimenti non verrebbero risolti. Ma, per attenermi strettamente al tema oggi in discussione, la Giunta, che, ripeto, ha sempre operato nell'ambito di questa prospettiva, cioè di assicurare il mantenimento dei posti di lavoro minacciati, non si sottrae alla comune indicazione del Consiglio Regionale che fa propria: cioè, in questo momento concreto di interventi per quello che riguarda la crisi immediata del settore tessile, siamo giunti alla dodicesima ora, e non è possibile attendere più oltre. L'intervento della Giunta dev'essere quindi portato avanti in maniera ferma, com'è stato richiesto da alcuni Consiglieri, perché il CIPE, gli organi ministeriali competenti, si esprimano chiaramente, non in termini insoddisfacenti e frammentari, com'è avvenuto finora. Abbiamo altre volte ripetuto che il problema è globale: non si tratta di un intervento presso questo o quella azienda, si tratta di un intervento globale verso il quale dev'essere portata l'attenzione degli organi pubblici, i quali si accingono ad una forma di partecipazione, perché tale è, nel settore tessile oggi in crisi.
La nostra azione, quindi, sarà condotta con questi obiettivi, proprio per ottenere dagli organi di Governo una chiara indicazione prospettiva di ciò che oggi è possibile fare e che deve essere attuato. Non ritengo ci si debba in questo momento accontentare di mezze promesse o mezze affermazioni: se una realtà esiste, se, come qualcuno dice, esistono dei programmi o esistono delle tendenze ad attuare determinati programmi questi devono essere esplicitati, resi noti alla Regione Piemonte, la quale deve in questo ambito poter dire la propria parola.
E' stato domandato se la Giunta è a conoscenza dei piani della GEPI. La GEPI ne ha elaborati diversi, a seconda delle disponibilità finanziarie di cui aveva la promessa. Noi riteniamo che questi piani debbano essere rapportati oggi nella realtà delle cifre che sono state indicate e che lascerebbero supporre una disponibilità di intervento in tutto il settore Regionale dell'industria tessile. La Giunta si rende conto che il problema non è quello di consolidare comunque una situazione, ma quello di avere garanzia del mantenimento dei posti di lavoro. L'intervento della GEPI intervento che deve essere evidentemente sollecitato dalla volontà politica degli organi di Governo - deve creare la tutela immediata di questo tipo di situazione. Nell'ambito di questa tutela può essere inserita una programmazione, una ristrutturazione delle aziende tessili, che è a mio modo di vedere inevitabile, alla quale non ci si potrà sottrarre, ma che deve essere accompagnata anche da quella contemporanea visione della programmazione regionale là dove nell'individuare i settori dove la Regione può con più facilità intervenire potranno essere senza l'assillo immediato della minaccia all'occupazione, risolti i problemi della costituzione di nuovi posti di lavoro.
Ciò detto, per quanto riguarda la richiesta avanzata circa la conferenza tessile, noi riteniamo che questa conferenza potrà essere fatta.
L'aver predisposto per la fine del mese di giugno la Conferenza chimica che determinerà notevole attenzione da parte della Regione anche su questo settore che è in fase di ristrutturazione, non ci esime dall'assicurare che potremo predisporre la conferenza richiesta certamente prima della parentesi estiva.
In conclusione, ritengo che le considerazioni fatte dal Presidente del Consiglio possano esser fatte proprie dalla Giunta, la quale continuerà ad operare con l'obiettivo della salvaguardia dell'occupazione dei lavoratori di impedire cioè che la nostra diventi la Regione fanalino di coda del nostro Paese, per impedire soprattutto che si creino situazioni esplosive non solo dal punto di vista della pazienza, che potrà finire con il mancare, ma dal punto di vista delle ripercussioni negative che avrebbero su tutta l'economia piemontese, e che non farebbero altro se non gemmare altri problemi in questa direzione. La Giunta, pertanto, assolverà pienamente il proprio dovere, sia con intervento immediato presso gli organi competenti a decidere, sia, soprattutto, operando con l'obiettivo di avere un quadro chiaro e completo, dal quale confida possono uscire l'assoluta garanzia del mantenimento dei livelli di occupazione dei lavoratori e soprattutto l'avvio alla risoluzione di quei problemi di crisi economica del nostro Paese che non possono essere più oltre lasciati nel dimenticatoio ma devono essere immediatamente affrontati.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, mi sembra, allora, di poter concludere questo dibattito, sintetico ma che ha visto l'apporto di tutti i banchi del Consiglio (anche il Gruppo liberale mi ha fatto sapere, indipendentemente dalla sua dichiarazione esplicita, che accetta la linea d'impostazione).
Vorrei pregare il Consigliere Berti di consentirmi di non mettere in votazione un ordine del giorno, anche perché il farlo sarebbe formale violazione delle norme relative alla presentazione dell'ordine del giorno secondo il Regolamento. Nella sostanza, però, il Presidente del Consiglio fa questa dichiarazione: si sente investito a trattare la questione, per la unanimità delle espressioni venute dai rappresentanti dei vari Gruppi ed anche confortato dalla dichiarazione fatta responsabilmente dal Vicepresidente della Giunta Regionale, secondo la quale egli accetta questa linea d'azione nel senso che tutte le trattative che dovranno essere portate innanzi avranno per obiettivo fondamentale il mantenimento del posto di lavoro.
Con questa dichiarazione del Presidente del Consiglio credo possa considerarsi superato anche l'aspetto formale dell'ordine del giorno. Il Consigliere Berti è d'accordo? Allora l'argomento è praticamente concluso.
Dovrei ora nuovamente sospendere i lavori del Consiglio perché ci siamo impegnati a ricevere i delegati dei dipendenti della Regione per ascoltare l'esposizione dei loro problemi. Mi par di intuire che in questa situazione qualcuno stia pensando se non sarebbe meglio concludere ora la seduta per riprendere i lavori nel pomeriggio. Faccio pertanto questa proposta di rinvio al pomeriggio del proseguimento della discussione. Se nessuno ha obiezioni, ci ritroviamo oggi pomeriggio alle ore 16.
Devo informare i Presidenti delle Commissioni, i quali erano stati convocati per le ore 15 di questo pomeriggio dal Vicepresidente Sanlorenzo delegato ai lavori di coordinamento delle Commissioni, che il Consigliere Sanlorenzo ha chiesto congedo per tutta la giornata odierna perché la sua consorte ha dovuto essere sottoposta ad un intervento chirurgico, credo di non grande rilevanza. Mentre formulo, facendomi interprete dei sentimenti del Consiglio, l'augurio di pronto ristabilimento della consorte del Vicepresidente Sanlorenzo, chiedo se c'è qualcuno che lo possa sostituire nei lavori di coordinamento delle Commissioni, o se si preferisce rinviare la riunione della Commissione ad altra data.
Voci varie. Meglio rinviare.



PRESIDENTE

Allora, la riunione fissata per oggi alle 15 è disdetta: sarà riconvocata per altra data.
L'assemblea è sciolta.



(La seduta ha termine alle ore 12)



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