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Dettaglio seduta n.89 del 18/04/72 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE OBERTO


Argomento:

Interpellanze (rinvio)


PRESIDENTE

La seduta è aperta. Desidero soltanto precisare ai signori Consiglieri che la convocazione della seduta odierna è stata fatta in relazione alla norma di cui all'art. 25 dello Statuto della Regione Piemonte il quale stabilisce che il Consiglio si riunisce in sessione ordinaria, in ogni quadrimestre, il secondo giorno non festivo della terza settimana dei mesi di gennaio, di aprile e di settembre. Al momento in cui avevamo determinato di convocarci per il 20 di aprile, non avevamo presente questa norma e abbiamo dovuto successivamente modificare e convocarci per oggi. Poi prenderemo le determinazioni del caso per la seduta che avevamo convocato per il 20 di questo mese, vedendo se revocarla o meno.
Diamo corso all'esame delle interpellanze. La prima è quella del Consigliere Carazzoni che è assente ed ha chiesto congedo. Dovrebbe rispondere l'Assessore Gandolfi.
Qui si pone un motivo di interpretazione della norma regolamentare che stabilisce che se l'interrogante non è presente, l'interrogazione o interpellanza si intende decaduta; se però l'interrogante ha chiesto congedo, mi pare che debba interpretarsi latamente la norma e quindi ritenersi giustificata e non dichiarata decaduta l'interpellanza.



GANDOLFI Aldo, Assessore ai trasporti

Chiedo scusa ma il Consigliere Carazzoni mi aveva fatto richiesta di una risposta scritta.



PRESIDENTE

E' stata fatta?



GANDOLFI Aldo, Assessore ai trasporti

Sì.



PRESIDENTE

Allora l'interpellanza è depennata. La seconda è l'interpellanza dei Consiglieri Zanone - Fassino - Gerini - Rossotto "Riforma controllo e vigilanza nei settori dell'assistenza psichiatrica e sociale". Risponde l'Assessore Vietti.



ROSSOTTO Carlo Felice

Chiederei di rinviarla perché non c'è il Consigliere Zanone.



PRESIDENTE

La rimandiamo a più tardi.
Interpellanza dei Consiglieri Besate - Ferraris "Divergenze tra il Consorzio irriguo 'Angiono Foglietti' e la gestione Cogne circa pagamento tariffe".
Dovrebbe rispondere l'Assessore Chiabrando ma non c'è. L'aggiorniamo sperando che l'Assessore arrivi nell'arco dell'ora destinata alle interpellanze e interrogazioni.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interpellanza del Consigliere Simonelli sull'individuazione degli originari interessi degli ospedali S. Antonio di Ovada e S. Giacomo di Novi Ligure


PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza Simonelli "Individuazione rappresentanti degli originari interessi degli ospedali "S. Antonio di Ovada e S. Giacomo di Novi Ligure" .
Risponde l'Assessore Armella.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

L'interpellanza del Consigliere Simonelli, per quanto avesse uno scopo lodevole, è arrivata in ritardo perché è stata formulata il 14.1.72 e il Presidente della Giunta in data 10.12.71, con le delibere n. 32 e 33 aveva già provveduto a individuare gli originari interessi dell'Ospedale Civile di Novi Ligure e dell'Ospedale Civile di Ovada. Evidentemente nelle more della pubblicazione, il Consigliere è pervenuto alla sollecitata di un atto già effettuato.
Per quanto riguarda l'Ospedale civile di Ovada, i soggetti sono stati individuati nel Vescovo di Acqui Terme e nel Prefetto di Alessandria. Il Consiglio di amministrazione dell'ospedale si è riunito e regolarmente funziona con l'elezione già avvenuta dei propri organi e cioè del Presidente.
Altrettanto non può dirsi per l'Ospedale civile di Novi in cui sono stati individuati il Vescovo di Tortona e il Prefetto di Alessandria. Il Consiglio si è riunito tre volte e si attende che pervenga a delle conclusioni con la nomina degli organi esecutivi.



PRESIDENTE

Il Consigliere interpellante Simonelli ha facoltà di parola.



SIMONELLI Claudio

E' difficile dichiararsi soddisfatti o insoddisfatti in questo caso giacché, come ricordava l'Assessore Armella, la mia interpellanza sollecitava il Presidente della Giunta alla nomina di membri del Consiglio di amministrazione che nel frattempo erano stati nominati, ma della cui nomina non era stata ancora data ufficialmente notizia.
Ciò che evidentemente sta sotto al problema, la preoccupazione che ha mosso l'interpellante è il funzionamento di questi istituti. E mentre prendiamo atto con soddisfazione che è intervenuto un accordo fra le diverse componenti del Consiglio di amministrazione dell'Ospedale di Ovada ci rammarichiamo ancora del mancato accordo per quanto riguarda l'ospedale di Novi Ligure e auspichiamo che anche rispetto a questo sia possibile addivenire ad una soluzione che consenta la funzionalità dell'ente ospedaliero.



PRESIDENTE

L'interpellanza è discussa.


Argomento: Interventi per calamita' naturali

Interrogazione del Consigliere Ferraris sul proseguimento della difesa contro la grandine da parte del Centro Nucleazione Aerosoli


PRESIDENTE

C'e un'interpellanza Ferraris del 30.3.72 "Intervento per il proseguimento difesa contro la grandine da parte del 'Centro Nucleazione Aerosoli'".
L'Assessore mi dice che non è in grado di rispondere.



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

Io potrei anche rispondere, però pregherei il collega Ferraris di avere la compiacenza di attendere una risposta più completa non appena avrò da Asti altre notizie sul programma tecnico che intendono svolgere per l'anno 1972.



PRESIDENTE

Il Consigliere Ferraris è d'accordo?



FERRARIS Bruno

D'accordo.



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

E' sufficiente una risposta scritta?



PRESIDENTE

Si tratta di vedere se è sufficiente una risposta scritta, anche perch sia più urgente, in relazione a quella che potrà essere la data di convocazione del nostro Consiglio.



FERRARIS Bruno

Proprio giovedì mattina si riunisce, speriamo per l'ultima volta, ad Asti, quel Comitato di cui fanno parte Enti locali, Provincia, Camera di Commercio e molte personalità, per la messa a punto del programma. Alla definizione di quel programma io attenderò la risposta della Giunta.



PRESIDENTE

Risposta orale o risposta scritta?



FERRARIS Bruno

Risposta scritta.



PRESIDENTE

Allora la possiamo considerare depennata dalle interpellanze, con risposta orale.
Il Consigliere Berti ha chiesto la parola per mozione d'ordine.



BERTI Antonio

E' una questione di procedura.
Alle interrogazioni l'Assessore risponde e l'interrogante si dichiara soddisfatto o insoddisfatto.
L'interpellanza non va illustrata dal Consigliere interpellante?



PRESIDENTE

Se lo chiede, sì.



BERTI Antonio

Ma la norma è che subito la si illustri.



PRESIDENTE

Siccome a tutti i Consiglieri sono state mandate in copia le interpellanze e le interrogazioni, si presume che i Consiglieri le conoscano. Se l'interpellante chiede di illustrarla può farlo. Va bene?



BERTI Antonio

Va bene.


Argomento:

Interpellanze e interrogazioni (rinvio)


PRESIDENTE

Interpellanza Revelli-Giovana del 30.3.72 "Situazione della Richard Ginori di Mondovì".
Dovrebbe rispondere l'Assessore Visone, ma in questo momento non è in aula e per guadagnare tempo passerei oltre.
Interpellanza dei Consiglieri Berti e Rivalta, 30.3.72.
Qui dovrei fare una dichiarazione pregiudiziale. Siccome l'interpellanza si riferisce anche alla persona fisica di chi in questo momento presiede i lavori dell'Assemblea, mi ero proposto di cedere la presidenza dell'Assemblea stessa al collega Sanlorenzo proprio perché ci fosse la massima disponibilità di discussione da parte degli interpellanti del rispondente ecc. Purtroppo il Vicepresidente Sanlorenzo ha dovuto lasciare sul mezzogiorno di oggi la sede del Consiglio, chiedendo congedo dovendosi trasferire rapidamente a casa sua a Novara per un malessere che ha colpito la moglie e devo pensare che sia di una certa rilevanza se è partito così improvvisamente. Per cui mi trovo costretto a rimanere al posto di Presidente, o a chiedere agli interpellanti se ritengono di rinviare la risposta. Loro capiscono l'aspetto, che non è soltanto formale di chi presiede l'assemblea che si è trovato senza sua volontà in questa situazione.
La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Noi siamo d'accordo di rinviare intanto perché vogliamo comprendere le ragioni che lei ha esposto, ma anche perché da qualche ora possiamo disporre degli atti costitutivi della società e ci interessa discutere l'interpellanza avendo ponderato più a lungo anche i documenti. Noi siamo quindi disponibili al rinvio.



PRESIDENTE

Il Presidente della Giunta concorda su questo rinvio? Sì.
Devo comunicare agli interpellanti Zanone - Fassino - Gerini - Rossotto che l'Assessore Vietti dichiara di non essere attualmente completamente documentato per la risposta, per cui deve essere aggiornata l'interpellanza ad altra seduta.
Passiamo alle interrogazioni.
La prima è del Consigliere Nesi "Atteggiamento della Magistratura nei confronti del proprietario di un arsenale clandestino in Montanaro Canavese". Abbiamo detto poc'anzi che quando l'interrogante o interpellante ha chiesto congedo, non decade l'interpellanza o l'interrogazione. E' una prassi che dovrebbe essere codificata nel Regolamento.
Il Consigliere Carazzoni è assente, anche lui con la richiesta di congedo.


Argomento: Asili nido

Interrogazione dei Consiglieri Nesi e Viglione circa provvedimenti sul funzionamento dell'asilo nido ONMI di Via Coppino


PRESIDENTE

Nesi - Viglione "Provvedimenti sul funzionamento dell'Asilo nido ONMI di Via Coppino, 154". Dovrebbe rispondere l'Assessore Vietti.
La parola all'Assessore.



VIGLIONE Aldo

Anche per questa ci dovrebbe essere il Consigliere Nesi.



PRESIDENTE

Io pregherei i Consiglieri di volere cortesemente essere attenti: si fa poi l'addebito alla Presidenza e alla Giunta di accumulare interpellanze e interrogazioni, alcune delle quali sono veramente anziane, per non dire vecchie e poi accade che quando si è pronti per rispondere non si risponde.
Se il Consigliere Viglione, consente, siccome è firmatario con il collega Nesi, diamo corso all'interrogazione; è pratico anche di asili nido penso.
La parola all'Assessore Vietti.



VIETTI Anna Maria, Assessore ai servizi sociali

L'interrogazione dei Consiglieri Nesi e Viglione si riferisce al funzionamento dell'asilo nido di Via Coppino, 154 della Città di Torino gestito dall'ONMI, denunciandone irregolarità e carenze.
Mi sono immediatamente interessata del problema presso la sede provinciale dell'ONMI e sono stata informata che tale sede sta esperendo indagini per accertare i fatti che sono oggetto di un esposto di alcune dipendenti. Per ora vi è il risultato di una ispezione del Medico Capo della I Ripartizione dell'Ufficio Igiene e Sanità della Città di Torino che dichiara di avere ispezionato la cucina, la dispensa, le camere dei lattanti ed i servizi igienici e che tutto è stato trovato in ordine.
Dichiaro inoltre che nella cucina era esposta la tabella dietetica e che gli alimenti e lo scatolame presenti nella dispensa erano in ottimo stato di conservazione e che i bambini più grandicelli che stavano consumando il pasto nel refettorio erano tutti in ordine e puliti.
A loro volta, i tre medici che svolgono attività presso il Consultorio ONMI annesso all'asilo nido, hanno dichiarato per iscritto che l'asilo funziona regolarmente e che la vigilatrice li tiene informati sulle condizioni di salute e la dieta dei bimbi avviando alla visita medica, di volta in volta, quelli che necessitano di cure.
Il Comitato provinciale ONMI ha inoltre incaricato tre suoi membri (la dott. Di Giovine, la dott. Valerio de Carli e la rag. Ardito) di indagare sul funzionamento dell'asilo nido e sul comportamento del personale. Tale Commissione ha iniziato da tempo la sua attività e sta per ultimare i lavori.
Ho anch'io visitato, non preannunciata, l'asilo in questione. E' certo difficile giudicare il funzionamento di un'istituzione da una sola visita tuttavia posso assicurare che i locali erano in perfetto ordine e che le scorte alimentari depositate nella dispensa erano di ottima qualità.
Devo inoltre comunicare che il Presidente della Provincia di Torino ha inoltrato alla Procura della Repubblica l'esposto delle dipendenti perch vengano accertate eventuali responsabilità. Mi pare di poter affermare che il problema è attentamente seguito.
Per quanto riguarda invece la situazione generale degli asili nido, di cui si fa cenno nell'interrogazione, questo Consiglio ha unanimemente espresso, mediante le osservazioni al decreto delegato sulla "Beneficenza pubblica", la necessità del trasferimento delle funzioni dell'ONMI alle Regioni; personalmente ho anche sostenuto tale tesi nell'incontro con la Commissione interparlamentare per le questioni regionali. Le nostre osservazioni non sono state però accolte e perciò non rimane che auspicare una sollecita approvazione della legge quadro che stabilisca lo scioglimento di tutti gli enti nazionali che svolgono attività nel campo assistenziale, al fine di superare l'attuale organizzazione verticalistica e permettere un'organizzazione dei servizi sociali decentrata sul territorio. Tali principi sono stati condivisi da questo Consiglio con l'approvazione di un ordine del giorno al termine della discussione sulla legge degli asili nido. Durante tale discussione la Consigliera Fabbris ha sostenuto la necessità della stipula di convenzioni tra l'ONMI ed i Comuni affinché la gestione dei nidi venga assunta da questi ultimi. A tal fine lunedì 27 marzo mi sono incontrata con i Presidenti ONMI delle varie province della Regione i quali concordano sull'urgenza dell'approvazione della legge quadro per i motivi su esposti. Alcuni presidenti sarebbero favorevoli alla stipula della convenzione con i Comuni per la gestione dei nidi, ma affermano che la competenza è dell'ONMI nazionale, la quale è contraria.
Sono in atto invece iniziative per trasferire la gestione degli asili nido ai Comitati comunali ONMI che in gran parte sono composti da rappresentanti dei Consigli comunali e che sono presieduti dal Sindaco o dall'Assessore competente.
Mi rendo conto che il problema è decisamente diverso, questo può essere tuttavia considerato un primo passo verso l'auspicata gestione da parte dei Comuni. Il discorso non è comunque chiuso: non vi saranno altri incontri per esaminare la possibilità di giungere a tale risultato.
Durante la discussione della Legge 6.12.71 n. 1044, è emersa la carenza di asili nido nella nostra Regione, ma è pure stata evidenziata la possibilità di gradualmente superare l'attuale situazione, rendendo tempestivamente operante tale legge che prevede contributi ai Comuni per la costruzione e la gestione dei nidi.
E' questo un impegno che la Regione ed i Comuni dovranno affrontare per venire incontro ad un'esigenza fondamentale della prima infanzia e delle famiglie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

L'interrogante è soddisfatto della risposta. La situazione l'avevo seguita a suo tempo (l'interrogazione è del 20 dicembre, ha circa quattro mesi) ed è quella descritta, tant'è che è poi sfociata in un esposto che è stato inoltrato alla Magistratura. Se siamo a questo punto dopo l'interrogazione, dopo l'intervento del Consiglio qualche cosa evidentemente deve essere cambiato, forse qualche cosa sarà migliorato nelle cucine, forse l'intervento della Regione a qualche cosa è servito.
Io prendo atto che la situazione è migliorata e spero che continui per il futuro. Certo che questi fatti sono ancora oggetto dell'esame del magistrato.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.


Argomento: Varie

Interrogazione dei Consiglieri Simonelli e Nesi sulla limitazione di accesso di un corteo alla cittadella di Casale


PRESIDENTE

Interrogazione Simonelli - Nesi "Limitazione di accesso di un corteo alla Cittadella di Casale durante la commemorazione dell'eccidio della 'Banda Tom"'.
Il Vicepresidente Cardinali ha facoltà di rispondere.



CARDINALI Giulio, Vicepresidente della Giunta Regionale

Il 19.1.72, in ricorrenza della cerimonia commemorativa dell'eccidio dei tredici partigiani fucilati nella Cittadella di Casale dei nazifascisti, è stato proibito il corteo, così come dice l'interrogazione dei Consiglieri Simonelli e Nesi. Il divieto è pervenuto da parte di un colonnello dell'esercito, comandante il presidio militare, che era stato inviato a Casale pochi giorni prima, il quale del resto si è attenuto ad una prassi che aveva già avuto, purtroppo, dei precedenti. Forse ha anche influito un poco, su questa decisione, la caratteristica che si è intesa dare al corteo al quale avevano confermato la propria partecipazione, forse in termini polemici, gruppi di "Lotta continua" e di "Potere operaio".
Io credo che non si possa fare altro che deplorare un fatto di questo genere e la Giunta deplora, anche se si rende conto che per certe forze politiche e per certe forze partigiane la commemorazione ufficiale di determinati fatti di date, quali sono quelle celebrative della Resistenza non ha mai assunto un carattere sufficientemente convincente (chi vi parla appartiene a questa categoria) e proprio nel momento in cui le cerimonie sono diventate governative, e molte volte si intenda dar loro un significato diverso, è venuto un po' meno l'interesse.
L'amministrazione comunale di Casale ha iniziato la procedura per smilitarizzare la Cittadella. Io credo che la Giunta, nella misura in cui potrà contribuire a questo risultato si adoprerà per farlo. Credo tuttavia proprio perché siamo alla vigilia del 25 aprile, che la Giunta sia in grado di affermare che fatti di questo genere rappresentano delle contraddizioni stridenti con il ruolo che ha assunto il ricordo di tutto ciò che è stata la Resistenza nel nostro Paese e poiché la Giunta non ha avuto ovviamente possibilità di intervento diretto in questo tipo di questione, coglie l'occasione per affermare la validità della celebrazione di tutto ciò che coinvolge la lotta della Resistenza e l'impegno che ogni cittadino e organizzazione deve assumere perché il patrimonio scaturito da quella lotta sia tutelato a tutti gli effetti. E' evidente che casi di questo genere implicano pericolose dicotomie tra valutazioni di tipo ufficiale e non ufficiale. Credo che uno degli obiettivi delle forze politiche sia proprio quello di dirimere queste dicotomie per dimostrare che non si tratta di celebrazioni di settori, ma di celebrazioni che coinvolgono tutto il paese e tutte le forze politiche. Non abbiamo effettuato altri interventi, ma credo che quest'affermazione della sua grande validità soprattutto alla vigilia del 25 aprile che ci accingiamo a festeggiare e a ricordare in questo difficile momento della vita politica italiana, rappresenti un impegno sufficientemente solenne da parte della Giunta.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante Consigliere Simonelli.



SIMONELLI Claudio

Prendiamo atto delle dichiarazioni del Vicepresidente Cardinali e sentiamo la necessità di ribadire che il fatto è stato grave, anche per il clima ed il momento in cui si è determinato. Non mi nascondo, colleghi del Consiglio, che in altri tempi avremmo potuto forse sorvolare con più facilità sul fatto di un colonnello che precluda l'accesso alla Cittadella ad una delegazione ufficiale che va a commemorare un eccidio di partigiani delegazione ufficiale con alla testa il Sindaco della Città col gonfalone comunale; ma coi tempi che corrono pensiamo che la cosa rivesta una particolare gravità, proprio perché è di moda in questo periodo, da parte di ammiragli, generali ed evidentemente anche di colonnelli, dimenticarsi che questo Stato che essi servono è uno Stato nato dalla Resistenza e del quale la Resistenza rappresenta il fondamento della rinnovata legittimità democratica. Dunque non è un fatto di parte, la commemorazione di morti partigiani, ma appartiene alla normale pratica di celebrare eventi fondamentali per l'essenza democratica dello Stato. Se un colonnello finge di ignorare queste cose e con pretesti vari impedisce una manifestazione di commemorazione della Resistenza noi dobbiamo segnalare la cosa e ritenerla di particolare gravità.
Resta da dire che in questi ultimi tempi il segno è stato anche passato ulteriormente e giacché il Vicepresidente della Giunta Cardinali ci ha ricordato le prossime celebrazioni del 25 aprile, dobbiamo dire che noi nutriamo una certa preoccupazione per ciò che succederà a quella data. Io credo che sia dovere di ogni democratico, e quindi delle forze politiche che si richiamano alla Resistenza, non solo celebrare degnamente quest'anno il 25 aprile, ma non tollerare alcuna provocazione e alcuna violenza da parte fascista; ogni giorno assistiamo a violenze e provocazioni e dobbiamo dire che sentiamo con profonda preoccupazione avvicinarsi quel momento.
Comunque, per parte nostra, non tollereremo provocazioni di questo tipo e ci auguriamo che sotto il profilo dell'impegno non solo verbale, ma imperativo, deciso, anche la Giunta, anche le istituzioni pubbliche a tutti i livelli sappiano il 25 aprile fare la loro parte, come organi e come rappresentanti dell'Italia che è antifascista e democratica.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione dei Consiglieri Revelli e Giovana sulla situazione della Richard-Ginori di Mondovì


PRESIDENTE

Ritorniamo allora cronologicamente alle interpellanze. E' presente l'Assessore Visone che è in grado di rispondere alla interpellanza 30.3.72 Revelli - Giovana "Situazione della Richard-Ginori di Mondovì".
Gli interpellanti chiedono di illustrarla prima? Ha facoltà di parlare il Consigliere Revelli.



REVELLI Francesco

Molto brevemente signor Presidente perché l'interpellanza è estremamente lunga e abbastanza chiara.
Noi chiediamo che, di fronte alla situazione venutasi a creare nel monregalese, con la prospettiva della chiusura della Richard-Ginori l'Assessore ci dica se ha avuto contatti con la direzione di questa azienda e se la stessa e intenzionata a chiudere o no.
In secondo luogo facciamo presente che la sua chiusura per l'estate come ventilato, implicherebbe in breve termine anche la chiusura della Ceramica Besio, quindi oltre ai 280 dipendenti della Richard-Ginori ne avremo altri 160 circa della Besio che rimarrebbero senza lavoro. Tutto questo si inserisce, come diciamo già nell'interpellanza, in un quadro drammatico per il monregalese, la cui situazione economica è veramente al limite e il problema della occupazione diventa sempre più pesante perch c'è stato un insufficiente sviluppo industriale in questo ma anche in altri settori; si pensi soltanto all'abbigliamento, su cinque aziende quattro sono quasi permanentemente a cassa integrazione. C'è poi la caratteristica che si va accentuando anche nel moregalese come nel resto della Provincia di Cuneo: l'accentuarsi della monocultura, cioè piccole e medie aziende che nascono e che dipendono sempre di più dalla Fiat: viene così eliminata quella diversificazione, quella ricchezza di iniziative locali che avrebbero una più valida ragion d'essere e si punta essenzialmente a strumentalizzare tutto in funzione della Fiat.
Tutto questo è stato denunciato ampiamente nell'Assemblea del 3 marzo organizzata dai sindacati, con i consigli di tutte le fabbriche del monregalese; a questa assemblea ero presente insieme alla signorina Soldano e abbiamo preso l'impegno di portare in Consiglio non soltanto il problema della Richard-Ginori, ma successivamente con una mozione, tutta la questione. La Richard-Ginori, come già a Fossano la Rossina, la Suchon ecc., si inseriscono in una politica che aggraverà sempre di più le condizioni della nostra provincia e di queste zone se non si giungerà ad una seria programmazione democratica e ad una cernita degli investimenti.
Vorrei anche dire come ebbi già a fare altre volte, che il Presidente della Giunta e l'Assessore all'industria e alla programmazione dovrebbero qualche volta rispondere sul problema generale che noi colleghiamo sempre alle tristissime vicende dell'occupazione nella Provincia di Cuneo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Visone.



VISONE Carlo, Assessore al lavoro

Signor Presidente, signori Consiglieri, non ho per il momento una risposta né definitiva né tanto meno soddisfacente per quanto si riferisce alla situazione della Richard-Ginori di Mondovì che occupa 260 operai e 20 impiegati, in quanto l'interessamento della Giunta è tuttora in atto. Per posso assicurare che la Giunta regionale si è interessata prima ancora di ricevere la interpellanza alla questione ed è venuta a conoscenza che l'azienda, oltre a trovarsi in locali stretti e senza possibilità di spazio, è pure in difficoltà per rammodernare lo stabilimento di Mondovì anche perché, come ben si sa, è impegnata nella costruzione del nuovo stabilimento di Pisa.
Un altro motivo che influisce negativamente sull'azienda, secondo gli amministratori, è quello della difficoltà di collegamento con la rete viabile di grande comunicazione.
E' cosa nota che il Consiglio di fabbrica ha avuto non molto tempo fa un incontro col Ministro Pella il quale ha assicurato il suo interessamento presso alcuni amministratori della ditta stessa. Una prima risposta è stata quella che, in seguito all'interessamento del Ministro, l'amministrazione è passata dalla ferma decisione di chiusura dopo il periodo delle ferie estive, a quella di rivedere detta decisione, sperando che questo possa essere un fatto favorevole.
La Giunta pensa di poter avere un abboccamento con l'amministratore delegato dott. Elli venerdì, per conoscere il pensiero dell'azienda.
Per ultimo posso assicurare che la Giunta Regionale sta organizzando un incontro, sempre a Mondovì (mi auguro per la prossima settimana) per esaminare da vicino il problema unitamente a quanti altri possono interessare l'economia ed il lavoro della città e dei paesi limitrofi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giovana.



GIOVANA Mario

Il collega Revelli ed io prendiamo atto delle dichiarazioni che l'Assessore Visone ha fatto in relazione ai tempi di intervento predisposti dalla Giunta per ciò che concerne la situazione della Richard-Ginori di Mondovì. Uno dei motivi che vengono accampati dai proprietari per sottolineare le difficoltà di sopravvivenza dello stabilimento è la ristrettezza dei locali, se ho compreso bene. Questo è uno dei punti salienti a dimostrazione di come la Richard-Ginori, in una zona di antichissime tradizioni di lavorazione di quel materiale, non si sia mai occupata di ristrutturare lo stabilimento. La Ditta ha lucrato, in un passato molto recente, fortissimi profitti su bassi salari, su un forte contingente di manodopera pendolare, e oggi, nel momento in cui non intende immettere capitali per ammodernare lo stabilimento di Mondovì, impegna gli stessi capitali nella costruzione di nuovi impianti a Pisa. Ci troviamo di fronte ad uno dei tanti casi di scelta da parte dei proprietari di aziende che prescinde totalmente da esigenze di natura sociale ed anche economica delle zone nelle quali agiscono. Questo è un primo elemento che deve richiamare la Giunta ad un'attenta sorveglianza delle motivazioni che i signori della Richard-Ginori accampano.
In secondo luogo, dalle parole dell'Assessore appare chiaro che se l'intervento della Giunta (e noi gliene diamo atto) ha impedito si addivenisse ad una decisione definitiva di chiusura che mi pare fosse già programmata, purtuttavia rimane ancora aperta la prospettiva che a tale chiusura si addivenga.
Pertanto le ragioni che il collega Revelli illustrava prima alla Giunta dimostrano come un atto di questo genere aggraverebbe la situazione di una città e di una zona già di per sé toccate da un forte tasso di decremento nello sviluppo produttivo industriale, e devono rendere avvertita la Giunta stessa di come, nell'eventualità si andasse incontro a una situazione di questo genere, non soltanto si avrebbe un aggravarsi dei già seri problemi occupazionali nella zona, ma si avrebbe un ulteriore indebolimento delle strutture produttive in un quadro economico-produttivo tradizionalmente depresso.



PRESIDENTE

L'interpellanza è discussa.


Argomento: Uso delle acque (regimazione, usi plurimi)

Interpellanza dei Consiglieri Besate e Ferraris sulle divergenze tra Consorzio irriguo Angiono Foglietti e gestione Cogne circa pagamento tariffe


PRESIDENTE

Interpellanza Besate - Ferraris del 18.11.71 "Divergenze tra il Consorzio irriguo 'Angiono Foglietti' e la gestione Cogne circa pagamento tariffe".
Desiderano illustrarla? No, allora ha facoltà di parlare l'Assessore Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro, Assessore all'uso delle acque

Questa interpellanza è un po' vecchia ed io ho già avuto modo di dare qualche notizia agli interpellanti. Sono quindi in grado di riferire abbastanza dettagliatamente sulla situazione piuttosto complicata della vertenza.
Ringrazio i Consiglieri Besate e Ferraris che con la loro interpellanza danno modo alla Giunta ed a me di illustrare il contributo che la Regione sta dando alla definizione di una controversia che tocca non poco i legittimi interessi di circa 9.000 coltivatori dei Comuni di Alice Castello, Cavaglià, Borgo d'Ale, Maglione, Cigliano, Moncrivello, Mazzè e Villareggia, che hanno necessità di irrigare, ad un costo equo, circa 10.000 giornate piemontesi di terreno, pari a 3800 ettari. Si tratta quindi di un comprensorio abbastanza ampio.
Da tempo il Consorzio irriguo "A. Foglietti", appoggiato dalle Federazioni provinciali dei coltivatori diretti di Torino e Vercelli, era orientato a contenere il costo dell'acqua per modulo/ora in lire 8000.
L'azione si era fatta più consistente quando la "Gestione Cogne" degli impianti demaniali del Comune di Mazzè aveva deciso di fissare la tariffa in L. 13.800 per modulo/ora a partire dal 1970.
All'inizio del 1970 si era giunti ad un compromesso che fissava in L.
11.000 la tariffa per modulo/ora dal '70 in poi.
Per il 1970 e 1971 il Consorzio Irriguo ha già versato alla "gestione" L. 15.500 per modulo/ora, comprese L. 2.000 per modulo/ora equivalenti ai venti milioni che il Consorzio ha avuto in prestito dalla Cassa di Risparmio, ed è disposto a versare ancora L. 3500 che, aggiunte alla somma già versata di L. 15.500, portano l'onere complessivo del Consorzio a 19.000 lire per modulo ora. La "Gestione Cogne" rivendica inoltre ancora la differenza tra 19.000 e 22.000 lire per modulo/ora e cioè L. 3000 a saldo del 31.12.71. Contemporaneamente il Consorzio Irriguo aveva avanzato delle proposte all'Amministrazione generale dei Canali Cavour per ottenere la concessione diretta dell'acqua di irrigazione sollevata dall'impianto di Mazzè (è noto che l'intero impianto idroelettrico e di sollevamento e la distribuzione dell'acqua è congiuntamente, ma provvisoriamente gestito dalla società Cogne in quanto la concessione è venuta a scadere nel 1966) al fine di giungere al contenimento delle tariffe del costo dell'acqua.
Le condizioni offerte dall'amministrazione generale dei Canali Cavour non sono però tali da assicurare al Consorzio la possibilità di diminuire il costo dell'acqua per gli utenti.
L'azione in atto condotta congiuntamente dal Consorzio Irriguo, dalle Federazioni provinciali dei coltivatori diretti, dalle amministrazioni comunali dei Comuni interessati, con l'intervento della Regione, è pertanto volta, attraverso argomentazioni varie - formali, giuridiche, di sostanza a far riconoscere dal Ministero delle Finanze, per mezzo di una trattativa in corso con l'amministrazione generale dei Canali Cavour, la fondatezza della richiesta del contenimento delle tariffe irrigue in una cifra che comunque non superi le L. 8000 per modulo/ora.
Si è detto all'amministrazione dei Canali Cavour che, in relazione ai prezzi correnti nella Regione per le utenze irrigue, la tariffa attualmente praticata di L. 11.000 per modulo/ora è obiettivamente molto elevata e tale comunque da ridurre sensibilmente, se non da annullare, la convenienza economica degli agricoltori alla conduzione dei terreni.
Si è fatto considerare che il comprensorio servito dal Consorzio Irriguo non presenta, sul piano economico, alternative di lavoro di qualche importanza e che l'occupazione nel settore agricolo costituisce l'ossatura fondamentale dell'economia della zona, rappresentando all'amministrazione dei Canali la necessità di ridurre la tariffa a L. 8000, prezzo che, pur essendo ancora sensibilmente più elevato dei prezzi correnti, vuole tuttavia tenere conto dei maggiori oneri di gestione degli impianti. La cifra di L. 8000 per modulo/ora rappresenta d'altronde, per la "Gestione" un'entrata superiore alla metà delle spese correnti per la produzione dell'energia elettrica di cui soltanto un terzo viene utilizzato per il sollevamento dell'acqua e va cioè per l'uso degli utenti, mentre 2/3 vengono ritirati dall'ENEL ad un prezzo ingiustificatamente basso: il prezzo pagato dall'ENEL dovrebbe coprire infatti i due terzi delle spese e invece ne copre soltanto un terzo.
Si è comunicato che, ciò nonostante, gli utenti sono disposti a coprire la metà delle spese, in considerazione del fatto che gli impianti producono anche energia meccanica per il sollevamento dell'acqua, ma al di là della cifra di L. 8000 essi ritengono di subire un'ingiustizia, aggiungendosi pertanto ai motivi economici del disagio che serpeggia nella zona, un motivo di carattere psicologico che appesantisce la situazione.
Si è evidenziato che il canone di L. 8000 a modulo/ora che si ritiene sia il massimo che gli utenti, nell'attuale congiuntura, potrebbero versare, è comunque notevolmente superiore a quello che essi sarebbero tenuti per legge a pagare. Infatti con la legge del 1961 (l'ultima disposizione sull'aumento dei canoni demaniali ) fu stabilito che "per le utilizzazioni agricole il canone rimane quello stabilito dall'art. 1 della legge del '49" e cioè 40 volte quello che si pagava alla data del 1.1.42 perché così precisato dall'art. 1 del D.L.C.P.S. (decreto legge Capo provvisorio dello Stato) del '47. Tutt'al più quindi si può pretendere dagli utenti che continuino a pagare oggi il canone che essi accettarono di pagare nel 1949, che era già più di 40 volte quello del '42, ma ben inferiore alle 8000 lire che, nonostante tutto, sarebbero disposti a pagare anche oggi. Nessuna disposizione legislativa, poi, stabilisce che le entrate della gestione demaniale di Mazzè debbono essere rese uguali alle spese, mediante l'aumento dei canoni, tutte le volte che si abbia, per qualsiasi ragione, un aumento delle spese.
Si è ricordato che il canone dell'acqua di irrigazione erogata lungo i canali demaniali è tuttora di L. 2400 per litro/secondo per i sei mesi estivi e L. 400 per litro/secondo per i sei mesi invernali, canoni rimasti immutati dal 1949, in forza dalla citata legge del 1961. Eppure, dal conto patrimoniale dello Stato per l'esercizio 1969, si rileva che la rete dei Canali Cavour ha un passivo di 976 milioni, evidentemente perché le spese di esercizio di tali canali sono molto superiori alle entrate. Cosa che significa anche per il Consorzio "Agniono Foglietti".
Si è perciò lecitamente domandato all'amministrazione dei Canali Cavour come sia possibile che, nella stessa Regione, anzi, nelle stesse Province di Torino e Vercelli, essa si attenga alle disposizioni legislative solo per alcuni, sia pure i maggiori, fra i Canali demaniali ed invece, per quelli minori, serviti dagli impianti di Mazzè, applichi criteri che non tengono in alcun conto tali disposizioni; quando basterebbe elevare il detto passivo dei Canali Cavour di altri 30/40 milioni, oltre quindi i 976 per attenersi sostanzialmente alla legge e rendere rapportabili i canoni dell'acqua di irrigazione per i coltivatori del Consorzio "Angiono Foglietti".
Si è infine sottolineato come la circostanza che trattasi di acqua sollevata trovi una ragionevole rispondenza (seppure entro i limiti rapportabili dall'agricoltura) nella differenza fra L. 8000 modulo/ora e le L. 2400 al litro/sec., tanto più se si tiene conto che la seconda misura corrisponde ad un volume più che triplo del primo. Infatti, se si converte il modulo/ora in litri/sec. risulta che gli utenti del Consorzio "Angiono Foglietti" accettando di pagare 8000 lire per modulo/ora, pagherebbero già l'acqua ad oltre L. 24.000 al litro/sec. e perciò circa 10 volte quello che pagano gli utenti del Canale Cavour.
Nel quadro delle considerazioni sopra esposte prosegue attivamente la trattativa con l'amministrazione generale dei Canali Cavour.
Si ha ragione di ritenere che alla fine si possa giungere anche per l'impegno della Regione e per l'impegno che, se pure verbale, abbiamo avuto dal Ministro delle partecipazioni statali, ad una soluzione che venga incontro ai legittimi interessi degli utenti del Consorzio irriguo "Angiono Foglietti".
La Giunta si riserva, sull'argomento, di informare ulteriormente il Consiglio non appena in possesso di altri elementi.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Besate.



BESATE Piero

Signor Presidente, colleghi, questa interpellanza ha avuto uno strano destino: è stata presentata in novembre ed io per la cortesia dell'Assessore della Giunta potei conoscere la risposta di alcuni mesi fa questo ci dice che il funzionamento del Consiglio deve essere riconsiderato perché non deve succedere che interpellanze così importanti (dalla risposta data dall'Assessore si è potuto comprendere quale enorme comprensorio vi è coinvolto e la quantità di aziende agricole a cui interessa) non si possono discutere in tempo utile quando anche la Giunta è in grado di dare la risposta.
Io devo dire che la risposta datami dall'Assessore a suo tempo era molto positiva, denotava la conoscenza del problema e un interessamento che andava al di là dell'interessamento formale. In realtà, partendo dal particolare relativo all'acqua per l'irrigazione, si tratta di affrontare un problema più generale, come giustamente ha detto l'Assessore, che nasce dal fatto che la Cogne, per esigenze di bilancio, aumenta i canoni di utenza.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Illegittimamente!



BESATE Piero

Illegittimamente, sì. Il Presidente della Giunta è perfettamente a conoscenza dell'argomento perché l'ha trattato più volte, anche come presidente della Cassa di Risparmio. Il Consorzio irriguo A.F. dice infatti "data la vertenza in atto fra il consorzio A. Foglietti e la gestione Cogne che intende destinare il prestito di L. 20.000.000 della Cassa di Risparmio di Torino a copertura del passivo dell'anno 1970", evidentemente il Presidente della Regione, che era anche Presidente della Cassa di Risparmio di Torino a quel momento, è a conoscenza di tutte queste peripezie.
Inoltre l'amministrazione generale dei Canali Cavour, con suo manifesto in data 28.9.71 diceva: "la riscossione delle due serie di bollette per complessive L. 8.500 modulo-ora consentirà di restituire i venti milioni versati recentemente dal consorzio A. Foglietti nelle casse di gestione per prestito ricevuto dalla Cassa di Risparmio di Torino, su interessamento del Signor Presidente della Regione Piemonte".
Infine, ancora il Consorzio A. Foglietti, in data 30 settembre diceva: "Poiché sono in corso trattative per la definizione delle questioni pendenti, si invitano tutti gli utenti a sospendere comunque ogni pagamento delle bollette sino a nuove disposizioni di questo Consorzio".
Siamo di fronte ad una di quelle vertenze che al di là della loro consistenza finanziaria, pure tanto importante per i coltivatori diretti mettono in luce lo stato di disgregazione del sistema delle utenze irrigue e la necessità di provvedere al loro riordino. Ciò deve meravigliare, tanto più che siamo in una Regione (Vercelli, Novara, l'Alessandrino, una parte del Casalese, la Provincia di Pavia sono collegate al Consorzio in un unico comprensorio irriguo) che vanta, e giustamente, di essere all'avanguardia in questo campo non solo in Europa; cose del genere, come si vedono da quelle parti, si sono viste in America col programma roosveltiano della TVA al tempo della grande crisi mondiale.
Così, da una situazione che si prospettava come una delle più avanzate adesso ci troviamo a dovere fare i conti con i cocci che restano delle rogge marchionali che sono rimaste indipendenti, delle utenze private e con la difficoltà di ricondurre all'unità il sistema irriguo non soltanto per quanto riguarda i prezzi, ma anche per la giusta utilizzazione delle risorse idriche per le culture agricole, per gli insediamenti industriali e per la caccia, la pesca e altro ancora. Nel 1400 i regnanti presero molte iniziative e Leonardo da Vinci, con intuizione geniale disegnò la presa alla Dora per il Naviglio di Ivrea, chiamato il "canale del sale"; in seguito vennero le grandi realizzazioni di Cavour che, come ebbi già modo di ricordare, disse alla Camera parlando di associazionismo: "l'esperimento che vi è proposto ed a cui prendono parte 3550 agricoltori riuniti in associazione, dovete approvarlo perché si tratta non solo di un grande fatto tecnico; ma sarebbe, per la prima volta in Europa, la più larga applicazione dello spirito di associazione che siasi finora fatta nel campo dell'agricoltura". "Quindi propongo - diceva un'altra volta in modo illuministico, ma sicuramente valido - una prospettiva all'agricoltura per quanto riguarda l'utilizzazione delle acque". Come mai ora ci troviamo in questa situazione? E se permettete, dopo Leonardo da Vinci e Cavour, vorrei citare talune persone che adesso siedono nella Giunta: l'Assessore Petrini nel '67, quale Presidente della Provincia di Vercelli, indice un convegno sull'irrigazione, con la partecipazione di grandi tecnici che in Piemonte svolgono la loro attività in questo settore, come l'ing. Tournon e così via. Diceva allora il Presidente Petrini, "è emersa l'urgenza di procedere ad un occulto riordino irriguo da promuovere e sollecitare anche mediante provvedimenti legislativi. L'esigenza di un simile riordino appare ancora più evidente se si considerano, accanto ad altre cause, quelle derivanti dal continuo accrescimento dei fabbisogni idrici globali al cui pieno soddisfacimento le disponibilità attuali stanno dimostrandosi insufficienti". E aggiungeva, l'allora direttore della Coldiretti di Vercelli, attuale Assessore all'agricoltura rag. Franzi "il riordino delle utenze irrigue costituisce un'esigenza estremamente importante per la zona risicola. Nel suo contesto, in primo luogo si rimarca l'esigenza di eliminare tutti gli antichi privilegi, famosi diritti di acqua propria".
Questo riecheggia quanto diceva già Cavour: non si trattava soltanto di questioni che andavano riviste ai fini della tecnica e dell'economia, ma occorreva eliminare i soprusi e le angherie degli appaltatori dell'acqua.
In Piemonte esistono residui di rapporti feudali che sono accettabili non solo perché feudali, ma perché si tratta di autentiche attrezzature per lo sviluppo delle comunità agricole.
In quel convegno la questione dell'impianto irriguo di Mazzè già sollevata dal Rag. Franzi, lo sanno anche l'Assessore che mi ha risposto il Consigliere Nesi, il Presidente della Regione ed altri che vi parteciparono (quel giorno ero impegnato in un'altra località). Da allora che cosa è avvenuto. Andando in quelle zone, svolgendo il mio lavoro di comunista, ho raccolto tra i contadini delle lamentele e l'esigenza di una soluzione immediata del problema delle tariffe e della disponibilità ad addivenire alla gestione delle acque del Consorzio irriguo ed all'allargamento del periodo dell'irrigazione dal 1° maggio al 30 settembre, a prezzi di un certo tipo (ma questo nella prospettiva di un'azione di politica di riordino delle utenze irrigue in generale). Al problema grosso che ci troviamo di fronte, sollevato dal caso specifico dobbiamo dedicare tutta l'attenzione per quanto vi è di scottante e di immediato, ma si ripropone immediatamente anche la questione del riordino delle utenze irrigue, senza di che sarebbe come gettare acqua in un mastello senza fondo.
Si è visto come i venti milioni dati dalla Cassa di Risparmio di Torino per andare incontro a questa esigenza vadano a finire immediatamente nella voragine di un'amministrazione la quale adopera due pesi e due misure, a seconda che si tratti di una zona o di un'altra. Bisogna eliminare queste disparità di trattamento, ma bisogna anche porre mano il più presto possibile a questa grande operazione di riordinamento degli utenti irrigui.



PRESIDENTE

L'interpellanza è discussa.


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati - Artigianato

Interrogazione del Consigliere Viglione sulla delibera respinta dal Comitato di controllo di Cuneo circa contributo sugli interessi a favore della Cooperativa Artigiana


PRESIDENTE

C'è spazio ancora per l'interrogazione del Consigliere Viglione del 2.3.72, "Delibera respinta dal Comitato di controllo di Cuneo circa contributo sugli interessi a favore della Cooperativa Artigiana".
La risposta all'Assessore Petrini, che ha facoltà di parlare.



PETRINI Luigi, Assessore all'artigianato

L'interrogazione del collega Viglione, che ha per oggetto la decisione adottata dal Comitato di controllo sugli atti delle Province e degli Enti ospedalieri, nei confronti della deliberazione con la quale l'Amministrazione Provinciale di Cuneo nel novembre dello scorso anno aveva deliberato la concessione per l'esercizio '71 di un milione e mezzo di lire a favore della Cooperativa Artigiana di garanzia di Cuneo, quale contributo una tantum per incrementarne il capitale iniziale e la somma di lire 750.000 a titolo di concorso nel pagamento degli interessi nella misura dell'1,50%, ci consente di procedere ad alcune considerazioni e di affermare - se mi consente il Consigliere interrogante - (come già facemmo in sede di osservazioni allo schema di decreto delegato, allorch sostenemmo la necessità che il problema del credito di esercizio particolarmente sentito dalle categorie artigiane, doveva trovare indispensabilmente collocazione nella programmazione regionale) di affermare, dicevo, come la Regione Piemonte riconosca alle cooperative artigiane di garanzia un valore altamente promozionale del settore artigiano e pertanto di una delle principali componenti dell'economia del proprio territorio.
La funzione di rilevanza delle cooperative artigiane di garanzia è stata d'altro canto sempre sottolineata anche dal Ministero dell'Industria e dell'Artigianato, concretamente, mediante la concessione di contributi che col tempo sono andati gradualmente estendendosi e ciò nella giusta riteniamo, considerazione che l'interesse per le Cooperative artigiane risponde ad un'esigenza che scaturisce dalla realtà, dal progresso economico che è appunto quella di stimolare anche tra gli imprenditori artigiani un organico sviluppo alla tendenza associativa; tendenza associativa che facendo ricorso ai mezzi approntati dalle forme comuni della mutualità priva di scopi di lucro e alle provvidenze in vigore per gli Enti cooperativi, viene a colmare almeno in parte una lacuna esistente nel campo delle provvidenze per l'artigianato.
Purtroppo non è con queste premesse e in questa visione che il Comitato di controllo ha effettuato l'esame della deliberazione 250 assunta dall'Amministrazione Provinciale di Cuneo il 22 novembre '71.
Siamo consapevoli che il Comitato di controllo deve attenersi nella formulazione dei propri giudizi, alla legislazione vigente, siamo per parimenti convinti che nel caso in ispecie la applicazione rigida dell'art.
312 del T.U. della legge comunale e provinciale del '34 e la decisione conseguente di respingere la deliberazione in argomento, perché trattandosi di spesa facoltativa non ha per oggetto servizi od uffici di pubblica utilità, urta palesemente con il riconoscimento di funzione sociale che la stessa Costituzione, all'art. 45 attribuisce alla cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata, (come è il caso appunto della Cooperativa artigiana di garanzia di Cuneo) e con il carattere anche se mi è consentito di sottolinearlo - di pubblica utilità, o meglio di pubblico interesse che indubbiamente il settore dell'artigianato riveste nei confronti dell'intera economia della provincia di Cuneo.
Per questi motivi desta perplessità l'atteggiamento del Comitato di controllo e noi ci permettiamo di augurare che tale atteggiamento venga rivisto, certi che alla luce di una moderna interpretazione dell'art. 312 del testo del '34 il provvedimento della Provincia di Cuneo troverà la sua giusta approvazione.
Bene ha fatto dunque a nostro avviso la Provincia di Cuneo a riconfermare integralmente, con proprio atto del 13 marzo scorso, gli interventi già deliberati per il 1971 e a prevedere anche una somma di tre milioni di lire per il concorso nel pagamento degli interessi relativamente al 1972.
In ordine a tale atto il Comitato di controllo ha richiesto alcuni chiarimenti, interrompendo così i termini per la decisione. Ci auguriamo quindi e faremo il possibile perché la nuova deliberazione trovi consenziente anche l'organo di controllo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere interrogante.



VIGLIONE Aldo

Ringrazio l'Assessore Petrini per la sua esauriente risposta e mi dichiaro soddisfatto.
Il problema è poco conosciuto, ma è molto importante e riguarda il credito delle aziende artigiane. A Cuneo si è formata un'associazione di artigiani per il cosiddetto fondo di garanzia. L'Amministrazione Provinciale di Cuneo aveva inserito da tempo nel bilancio relativo tale capitolo che era stato approvato in precedenza dalla Prefettura. Ma l'organo di controllo regionale si è dichiarato contrario al contributo di tre milioni per il fondo di garanzia. Che cosa dice la Costituzione rispetto all'artigianato? Dice che lo Stato italiano non soltanto riconosce l'artigianato, ma ne favorisce lo sviluppo. E allora perché il comitato regionale non riconosce quanto dice la Costituzione? Ecco l'errore che ha commesso, a mio giudizio questo comitato. Non si trattava di un giudizio di legittimità o meno ma di un potere discrezionale nell'ambito delle leggi esistenti, le quali riconoscono l'artigianato e la cooperazione. Molte volte dare a un artigiano 5/6/8/10 milioni per lui vuole dire costruire una piccola officina, la casa, i servizi. E' una questione molto importante, se non decisiva, per tutti gli artigiani.
Ringrazio l'Assessore e vorrei che mandasse direttamente la risposta agli artigiani perché domenica c'è il congresso dell'Associazione e per dimostrare che la Regione ha preso nota di questo importante problema e fa qualche cosa per cercare di risolverlo.


Argomento:

Approvazione verbali sedute precedenti


PRESIDENTE

E' trascorso il tempo che ci siamo dati per la trattazione delle interpellanze e delle interrogazioni, quindi passiamo agli altri punti all'ordine del giorno.
"Approvazione verbali sedute precedenti." Il Consigliere segretario Gerini vuole avere la cortesia di leggere il verbale?



GERINI Armando, Segretario, dà lettura dei verbali delle sedute antimeridiana e pomeridiana del 6 aprile 1972.



PRESIDENTE

Nessuno chiedendo di parlare devo considerare che siano approvati i verbali all'unanimità.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio


PRESIDENTE

Passiamo alle "Comunicazioni del Presidente".
Permanendo lo stato di sciopero del personale della Provincia, i Consiglieri avranno notato che l'aula oggi non era nelle condizioni ideali e noi non possiamo fare altro che adeguarci alle situazioni che si verificano, dovendo fruire di quest'aula e dei servizi che la Provincia dà.
Il 12 aprile ha avuto luogo una prima riunione della conferenza dei Presidenti di Gruppo, con la partecipazione del Presidente della Giunta nel corso della quale, tra l'altro, è stato affrontato anche il problema della programmazione dei lavori della sessione ordinaria che si inizia appunto oggi come prevede l'art. 8 comma 4 e 5 del Regolamento. In quell'occasione, dopo una prima disamina dei problemi che dovranno essere affrontati dal Consiglio nel corso di questa sessione, si è unanimemente concordato di rinviare ancora ad una successiva seduta, la determinazione definitiva del programma dei lavori. E' stata anche rilevata l'opportunità che a questa seconda riunione dei Presidenti dei Gruppi, siano invitati i Presidenti delle Commissioni, al fine di conoscere esattamente qual è lo stato dei lavori sulle diverse incombenze cui attendono le Commissioni stesse, e anche per avvertire qual è il tempo possibile di acceleramento dei compiti delle varie Commissioni.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Commissioni Consiliari. Variazioni nelle composizioni


PRESIDENTE

Su segnalazione del Gruppo della D.C. sono avvenuti questi cambiamenti nella composizione delle Commissioni permanenti: nella I Commissione il Consigliere Borando sostituisce il Consigliere Bertorello; nella IV Commissione il Consigliere Falco sostituisce il Consigliere Visone; nella V il Cons. Armella sostituisce il Cons. Oberto; nella VI il Cons. Bertorello sostituisce il Cons. Chiabrando; nella VIII il Cons. Vietti sostituisce il Cons. Oberto.
Inoltre, in sostituzione del Cons. Oberto entra a far parte della Commissione di vigilanza sulla biblioteca, e della Commissione speciale per la ricerca degli epistolari degli ex combattenti il Cons. Bianchi, il quale esercita la funzione di coordinatore per quanto attiene alla Commissione di vigilanza sulla biblioteca.
Quest'oggi verranno distribuiti ai Consiglieri gli elenchi aggiornati della composizione delle varie Commissioni, anche a seguito delle variazioni proposte e lette nella passata riunione da parte del Gruppo del partito comunista.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio (seguito)


PRESIDENTE

Alla presidenza sono pervenuti i seguenti documenti di cui si ritiene utile informare il Consiglio: dalla Provincia di Caltanisetta un o.d.g.
sullo stato giuridico dei Segretari generali provinciali dall'Amministrazione Provinciale di Alessandria un voto espresso dalla Giunta Provinciale relativo al finanziamento della Legge 24 maggio 1970 e successive integrazioni, riguardante provvidenze a favore degli ex combattenti da parte del Comitato permanente per lo sviluppo e la difesa dell'occupazione nel settore chimico della Provincia di Novara, un o.d.g.
approvato al termine del Convegno Provinciale dei lavoratori del settore chimico dal Comune di Asti e dalla Città di Nizza Monferrato ordini del giorno sull'assistenza farmaceutica ai coltivatori diretti dalla Provincia di Pesaro e di Urbino il documento conclusivo approvato all'Assemblea dei partecipanti al convegno sui problemi dell'occupazione in relazione al piano di ristrutturazione del Gruppo Montedison, svoltasi a Pesaro il 25 marzo '72 dal Comune di Brandizzo un o.d.g. del Comitato promotore del dibattito sulla casa, tenutosi a Brandizzo il 26 marzo dall'Assemblea dei professori del Civico istituto tecnico commerciale serale Rossi di Montelera, un documento che illustra le rivendicazioni economiche avanzate al Comune di Torino dal Sindacato nazionale dipendenti ISSCAL (Istituto servizio sociale case per lavoratori) aderente alla CISL un documento contenente la posizione del sindacato stesso sulla collocazione istituzionale del servizio sociale e sul trasferimento dei lavoratori dell'ISSCAL a seguito della Legge 865 da parte delle ACLI le associazioni che si interessano ai problemi dell'assistenza psichiatrica e del comitato di quartiere Vanchiglia e Vanchiglietta, un documento con cui si richiede che il quartiere Vanchiglietta continui a far parte del settore psichiatrico di Torino est e venga adeguatamente dotato di strutture idonee a rispondere ai bisogni degli abitanti del quartiere dalle Segreterie regionali dei tre sindacati un documento relativo alle iniziative della Regione Piemonte in materia di assistenza e beneficenza pubblica, in relazione al decreto delegato dalle ACLI-Casa e Associazioni cooperative di abitazioni, materiale documentario circa la mancata assegnazione di aree cooperative cui sono già stati assegnati fondi Gescal rendendone impossibile l'utilizzo.
Il 15 aprile ho partecipato ad Alba alla cerimonia ufficiale di apertura delle celebrazioni centenarie della Calissano.
Il 16 aprile ho partecipato all'assemblea dei combattenti e reduci per l'estensione dei benefici previsti dalla Legge n. 336 anche ai combattenti e reduci dipendenti da aziende private, assicurando l'interessamento da parte del Consiglio Regionale, per quanto non ci sia una possibilità di intervento diretto ma assecondando le richieste che formano oggetto di un o.d.g, votato all'unanimità da quell'assemblea.
Il 17 aprile l'ambasciatore di Jugoslavia Micho Pavicevick ha visitato il Presidente del Consiglio Regionale il quale gli ha rivolto il saluto a nome di tutto il Consiglio stesso.


Argomento: Caccia

Mozione dei Consiglieri Bono e altri sull'esercizio della caccia nel territorio regionale


PRESIDENTE

Passiamo all'esame delle mozioni e o.d.g. che sono allegati alla trasmissione dei documenti.
La prima mozione si riferisce all'esercizio della caccia nel territorio regionale; è proposta dai Consigliere Bono, Besate, Giovana, Ferraris.
Chi chiede di illustrare la mozione? Ne ha facoltà il primo presentatore, Sereno Bono.



BONO Sereno

Signor Presidente, signori Consiglieri, lo scopo della mozione mi pare sia abbastanza evidente: mettere la nostra Regione nella condizione di operare con la massima tempestività, dopo l'entrata in vigore del decreto del Presidente della Repubblica del 15.1.72 che trasferisce le funzioni amministrative in materia di caccia alle Regioni; in secondo luogo stabilire, in attesa dell'approvazione e dell'entrata in vigore di una propria legge che regoli l'esercizio venatorio su tutto il territorio regionale, una linea che affronti alcuni aspetti più significativi della materia, linea alla quale sia gli organi della Regione, che quelli periferici preposti allo scopo, dovranno attenersi.
La mozione, come potete constatare, affronta solo due aspetti del problema, che però sono di grande rilevanza in quanto investono alcuni nodi che contemporaneamente tendono a ridare all'attività venatoria un carattere esclusivamente sportivo, costituiscono degli importanti presupposti per la salvaguardia (come primo passa da compiere verso il potenziamento) del patrimonio faunistico e naturale della Regione e corrispondono alla fondamentale esigenza di partecipazione democratica; alla formulazione delle norme che regolano la caccia, di tutte le categorie dei cittadini ad essa interessati. Questa ampia partecipazione, poi, è necessaria per non fare della caccia un problema corporativo o peggio ancora una fonte di speculazione consumistica, come si è verificato in questi ultimi anni, ma per fare dell'attività venatoria uno sport al quale tutti i cittadini interessati possano parteciparvi.
La mozione tende a promuovere un voto del Consiglio Regionale e parte della valutazione del decreto del Presidente della Repubblica che trasferisce alle Regioni con l'art. 1 tutte le funzioni amministrative esercitate dagli organi centrali e periferici dello Stato e cita in particolare l'esercizio della caccia, ivi compresi il calendario venatorio la disciplina della bandite, delle riserve di caccia, il ripopolamento ecc.
Mi pare evidente che con il decreto di trasferimento si sia voluto chiaramente affermare (questa è la sostanza del problema) che tutte quelle funzioni che prima erano di competenza del Ministero dell'Agricoltura e delle Foreste, o quelle che lui delegava agli organi periferici, col 1 aprile sono divenute di competenza esclusiva della Regione e dei suoi organi. Pertanto dal 1° aprile, per quanto riguarda la concessione di nuove riserve, l'elaborazione e la pubblicazione di nuovi calendari venatori, la competenza è esclusivamente della Regione fintanto che la stessa, con una propria legge, non riterrà opportuno delegare parte di queste competenze a organi periferici.
Abbiamo detto che la mozione affronta due temi specifici: il primo è quello delle riserve, per le quali si ritiene opportuno, come è detto abbastanza chiaramente, impegnare la Giunta (competente nella concessione in questo periodo di vacanza della legge regionale) e non deliberare nel periodo che ci separa dall'entrata in vigore di una legge regionale nuove concessione per bandite o riserve di caccia su tutto il territorio regionale, a revocare tutte le concessioni di bandite o di riserve i cui titolari risultino inadempienti agli obblighi di legge in quanto non si possono mantenere le riserve a coloro che hanno violato lo spirito e gli scopi per cui le stesse sono state concesse, e a non rinnovare quelle concessioni di bandite o riserve di caccia che nell'arco di tempo che ci separa dall'entrata in vigore della nuova legge verranno a scadere.
Infine proponiamo, agli effetti del potenziamento del patrimonio faunistico, che le aree che prima erano destinate a riserve di caccia che tra l'altro sono le migliori, e le più adatte allo scopo, siano trasformate in zone di rifugio o di ripopolamento.
A queste proposte siamo giunti perché abbiamo la convinzione che le riserve rappresentino un privilegio assurdo, di chiara marca feudale (in netta contraddizione con il carattere esclusivamente sportivo che deve regolare la caccia) ed un motivo di grave contestazione e di malcontento di turbamento e di agitazione di grandi masse di cacciatori, che vedono nelle riserve, salvo rari casi, solo fonti di speculazione e di lucro.
Proponiamo questa formula interlocutoria nell'attesa che si giunga ad una soluzione definitiva del problema attraverso la discussione e l'approvazione di una legge regionale.
La proposta di vincolare queste aree a zone di rifugio e di ripopolamento è suggerita in primo luogo dalla necessità di limitare il territorio di caccia per tendere alla salvaguardia del nostro scarso patrimonio faunistico. Vogliamo anche però verificare, se ci è permesso, la sincerità di coloro che piangono su alcuni infelici decreti di altre Regioni del meridione d'Italia decreti che concedono la caccia primaverile (cosa che potrebbe provocare gravissime distruzioni) e vedere se queste lamentele sono sincere, se sono suggerite dall'amore per la natura, o se sono dei maldestri pretesti, per continuare a parlare male delle Regioni (fa sempre bene alle forze di destra parlare male di nuovi istituti come la Regione) usare la teoria del chiedere troppo o chiedere cose assurde - come fanno, ad esempio, alcuni organi di stampa - che chiedono la sospensione per alcuni anni di qualsiasi esercizio venatorio per intere regioni, al fine di lasciare che in pratica le cose rimangano come sono sempre state e non si modifichi assolutamente niente. E' questa una vecchia e logora tattica delle forze conservatrici.
Le proposte formulate nella mozione sono serie e di possibile attuazione e richiedono una precisa volontà politica da parte della Giunta e della maggioranza, non sono certo proposte demagogiche, ma tendono alla salvaguardia del patrimonio faunistico e noi pensiamo che saranno accolte favorevolmente sia dalla stragrande maggioranza della popolazione che non vuole assistere tutti gli anni a degli inutili e dannosi massacri del nostro patrimonio faunistico che dai veri amanti della natura.
Vi sarà, certo, qualche gruppetto di riservisti privilegiati che si schiererà contro queste proposte, ma che cosa rappresentano costoro nei confronti di altri centomila cacciatori piemontesi? Sono solo una piccolissima minoranza che non ha il diritto di soverchiare con la propria forza economica i diritti della maggioranza.
La Costituzione di zone di ripopolamento comporta naturalmente la predisposizione di un adeguato servizio di vigilanza, problema che noi pensiamo possa essere affrontato dalla VII Commissione, in collaborazione con l'assessorato competente. Potremo però già fin d'ora indicare, tra le fonti che potranno garantire il finanziamento necessario, i fondi trasferiti con il decreto del Presidente della Repubblica per la vigilanza nel settore, oppure i fondi che sono nelle casse dei Comitati di caccia (che in alcune province raggiungono l'ordine di centinaia di milioni) riscossi per le zone di caccia controllata.
Il secondo punto trattato nella mozione interessa la formazione dei calendari venatori per la stagione 1972/73. Anche questa è una competenza esclusiva della Regione, così come è stata trasferita dal decreto citato.
Il calendario venatorio deve essere fatto quest'anno in un modo radicalmente diverso da quello degli scorsi anni. Noi riteniamo (e siamo confortati dalla posizione assunta da numerose associazioni venatorie della Regione) che si debba giungere a un calendario unico per tutto il territorio regionale; la nostra opinione in merito di contenuti di calendari, potrà essere sentita in successivi incontri; in questo momento quello che ci interessa è di fissare un metodo per giungere alla formulazione del calendario venatorio con la più larga partecipazione possibile non solo dei cacciatori, ma di tutte le categorie interessate, in primo luogo, oltre che dei cacciatori, dei contadini e delle Amministrazioni Provinciali.
La nostra mozione si conclude proponendo che dal prossimo mese di maggio (il periodo a disposizione non è eccessivo: il 30 giugno è alle porte) siano indetti incontri tra la Regione, le associazioni venatorie e tutte le categorie interessate per iniziare una consultazione, la più larga possibile, e passare poi ad una seconda fase di verifica delle proposte formulate e quindi all'elaborazione definitiva del calendario. Anche qui si tratta di esaltare una competenza esclusiva della Regione e di una manifestazione della volontà politica della maggioranza nel portare avanti in modo democratico un'attività che interessa tanta parte della popolazione piemontese.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Viglione, ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo

Nel mio intervento desidero soltanto fare alcune osservazioni. Intanto direi che è illogico parlare esclusivamente di caccia, in effetti si dovrebbe parlare di utilizzazione del tempo libero. Infatti è vero che vi sono centomila cacciatori in Piemonte, ma probabilmente sono molto di più i pescatori.
Ha ragione il collega che mi ha preceduto di dire che tutti i cacciatori vogliono la liquidazione delle riserve, però occorre che il Consiglio Regionale inizi un dibattito (magari di alcune giornate perch l'argomento lo merita ed è molto sentito) su tutto ciò che concerne la caccia e la pesca.
Alcuni sostengono che abolendo le riserve il problema è risolto, ma è abolendo le 46 riserve del cuneese, le 50 probabili di Torino o quelle di Novara che si risolve qualcosa? Il problema è ben lontano dall'essere risolto e va affrontato nella sua interezza: i giorni di caccia, la limitazione delle catture, la vigilanza del patrimonio faunistico della Regione. La provincia di Cuneo che oggi penso sia la provincia più estesa ha sì e no 50 agenti per salvaguardare questo patrimonio. Il Consigliere Bono parlava di distruzione di massa; noi non vogliamo distruzione di massa, ma questa sarà evitata solo quando saranno fissate rigidamente, per tutto il periodo, le giornate di caccia. Anche quello delle riserve è un problema che va affrontato: le riserve, come sono oggi, non servono perch i titolari non pagano un canone adeguato.
In Jugoslavia oppure in Romania o in Polonia il problema è stato affrontato anche sotto il profilo delle riserve. Naturalmente chi ne beneficia deve corrispondere ai cacciatori locali somme che devono servire al ripopolamento delle zone libere.
Oggi chi ha la riserva di caccia che cosa paga? Niente. Se cominciassimo a fare in modo che vi fossero delle somme consistenti, non credo che sarebbero rifiutate dagli altri cacciatori. L'importante è che si faccia questo discorso, non è sufficiente dire che si risolve il problema della caccia abolendo le riserve. Abbiamo fatto un calcolo in provincia di Cuneo: se alle 46 riserve corrispondessero somme adeguate la nostra provincia disporrebbe di 500 milioni.



FERRARIS Bruno

I privilegiati però diventerebbero più forti.



VIGLIONE Aldo

Io non voglio fare questo discorso...



PRESIDENTE

Scusi Consigliere Viglione se mi permetto di intervenire. Questa mozione ha evidentemente il senso di una pronuncia, semmai, a carattere interlocutorio. Il grosso problema di fondo dovrà essere trattato quando parleremo...



VIGLIONE Aldo

Sono anch'io dell'opinione che per adesso si debba sospendere ogni pronuncia in proposito, però vorrei che fosse affrontato nella sua interezza, perché per esempio per quanto riguarda la pesca abbiamo i diritti dei comuni sulle acque, sul Po per esempio, e sugli altri fiumi i Comuni non sono disposti a perdere questi diritti che rendono più dell'imposta di famiglia. Andate a dire al Comune di Chiusa Pesio, a cui oggi rendono circa dieci milioni di canone, che domani la Regione glieli toglie; i dieci milioni come glieli rimborsa? Noi non vogliamo dire che debbono essere mantenute certe cose, però bisogna affrontare il tema nella sua interezza. Abolendo tutto non si risolve niente perché la selvaggina sarà massacrata lo stesso. E' evidente comunque che ogni provvedimento deve essere rimandato, in attesa della discussione e degli indirizzi generali della Regione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Simonelli. Prima di dargli la parola vorrei dire al collega Viglione che il suo conterraneo on. Giolitti ha ripetutamente detto che quando si vuole far cadere un Governo è sufficiente presentare un progetto di legge sulla caccia, si è sicuri che il Governo cade. Questo come motivo di meditazione.
La parola al Consigliere Simonelli.



SIMONELLI Claudio

Giolitti Giovanni o Giolitti Antonio? Il collega Viglione credo sia seguace del nipote di Antonio Giolitti più che di Giovanni!



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Comunque lui per far cadere la Giunta presenterà un progetto di legge!



SIMONELLI Claudio

Se noi sapessimo che basterebbe questo per far cadere la Giunta l'avremmo già fatto! Intervengo brevemente per dichiararmi d'accordo con lo spirito dell'intervento del collega Viglione e per precisare, in relazione alla mozione presentata dal Gruppo comunista, quale sarà la posizione del Gruppo socialista.
Il discorso della caccia è abbastanza importante e coinvolge una serie di problemi più notevoli di quanto non sia la semplice considerazione della sorte di alcuni uccelli o di alcuni animali che viaggiano per il nostro territorio: coinvolge un problema di impiego del tempo libero di masse crescenti di cittadini, un problema di uso del territorio e così via. E' chiaro che dobbiamo dire subito, concordando con quanto diceva il collega Bono, che le inadeguatezze sono innanzi tutto nella legge nazionale e a mio avviso la prima, la fondamentale, è la permanenza del principio della selvaggina intesa come res nullius, che impedisce qualsiasi tipo di disciplina pubblica del territorio. La selvaggina secondo una visione moderna, non può essere ritenuta, come era il concetto romano, cosa di nessuno, ma deve essere considerata cosa pubblica: se non si parte da una considerazione della selvaggina come bene della collettività, non sarà mai possibile arrivare ad una disciplina seria della materia.



MARCHESOTTI Domenico

Non sei d'accordo allora con Viglioine che sia un bene privato.



SIMONELLI Claudio

E' chiaro che senza una disciplina rigorosa, che parta da una legge quadro diversa, a livello nazionale, è difficile per le Regioni introdurre delle innovazioni sostanziali. Io credo che d'accordo con Bono e con Viglione, le riserve così come sono oggi, nella maggior parte dei casi non hanno neppure la funzione di perpetuare un privilegio; le riserve non sono più, salvo qualche caso sporadico, quelle del "padrone", come erano anticamente; sono aziende commerciali che vendono, ad una certa somma per capo, la selvaggina, sono iniziative di carattere speculativo che non hanno nulla a che vedere col privilegio di una volta e non hanno nulla a che vedere con un'organizzazione pubblica razionale della caccia, come noi vorremmo. Ciò nondimeno non possiamo liquidare l'istituto della riserva tout court, perché l'esperienza dei paesi dell'est ci insegna che probabilmente la strada per arrivare ad una caccia regolata ed organizzata in modo civile, che consenta l'uso del territorio nazionale e la possibilità di esercitare questo sport, passa attraverso la forma della riserva pubblica, cioè di un progressivo passaggio dal sistema della caccia controllata a quello della riserva di carattere sociale, non certo attraverso il ripristino dell'uso libero della caccia che è un fatto romantico ma completamente privo di qualsiasi fondamento nella società industriale in cui ci avviamo a vivere. La caccia libera, in cui uno prende il fucile, esce di casa e ammazza quello che vuole è veramente una sopravvivenza di tempi arcaici; occorre una disciplina pubblica rigorosa dell'esercizio della caccia.
D'altra parte sappiamo che nelle zone alpine la riserva è stato lo strumento unico che ha garantito la sopravvivenza di certe specie di animali che senza la riserva (anche privata) sarebbero state estinte in molte zone. Il problema è di interpretare e disciplinare diversamente l'istituto riservistico, più che non di una radicale e non sufficientemente motivata sua eliminazione.
Detto questo, noi siamo d'accordo col contesto della mozione, salvo il punto 3): siamo d'accordo che nelle more di un intervento ulteriore da parte della Regione non sia opportuno concedere nuove riserve, perché è chiaro che la materia deve essere vista e studiata con particolare cura siamo anche d'accordo che in questo periodo di transizione debbano essere revocate, attraverso controlli severi, tutte quelle riserve che non siano a posto con la legge: siamo d'accordo che le zone che vengono a rendersi disponibili per revoca di riserve in contrasto con la legge, siano sostituite da zone di rifugio; siamo d'accordo che il calendario venatorio sia fatto attraverso un'ampia consultazione democratica con tutte le categorie; non siamo d'accordo solo sul punto 3) perché riteniamo che allo stato attuale della legislazione sia illegittimo prevedere che non si rinnovino le riserve che vengono a scadenza in questo periodo; prima della nuova legge non sarebbe legittimo che noi ci arrogassimo l'arbitrio di non rinnovare delle riserve che rispondono ai requisiti di legge. Quindi d'accordo di non darne di nuove, d'accordo di revocare quelle contro la legge, non d'accordo di impedire il rinnovo di quelle che si presentino con tutti i titoli legittimi per la concessione in questo periodo.



PRESIDENTE

Altri chiedono di parlare sulla mozione? Il pensiero della Giunta viene espresso dall'Assessore Debenedetti, il quale ha facoltà di parlare.



DEBENEDETTI Mario, Assessore alla caccia

Signor Presidente, colleghi, ci troviamo a discutere una mozione lampo perché ha avuto la precedenza su altre mozioni depositate molto prima.
Del resto, come Assessore, ne ho preso visione soltanto venerdì pomeriggio e mi trovo...



BERTI Antonio

Non chiesta da noi, ci deve essere qualche amico dei cacciatori nell'Ufficio di Presidenza!



DEBENEDETTI Mario, Assessore alla caccia

Devo dire che mi ha stupito il fatto che non sia stato lasciato un margine di tempo sufficiente per illustrare al Consiglio i problemi proposti dalla mozione; lo spirito della mozione è stato illustrato dal presentatore Bono quando ha detto che non si intende in questa sede affrontare il complesso problema della caccia, mentre peraltro sono state introdotte, nel corso della discussione, argomentazioni che propriamente dovranno essere oggetto di discussioni successive.
La mozione, se ho ben capito, intende sollecitare un intervento della Giunta a carattere interlocutorio, impegnandola a non deliberare nuove concessioni per bandite o riserve di caccia su tutto il territorio regionale.
Mi pare di dover fare una considerazione preliminare che ha il suo fondamento su un presupposto di carattere giuridico e cioè: è la Giunta Regionale oggi che delibera sulla concessione di nuove riserve, è la Giunta Regionale che oggi ha la facoltà di revocare delle concessioni per riserve che non risultino adempienti e di non rinnovare quelle che siano scadute? Mi pare che il Consigliere Bono abbia derivato la competenza della Giunta Regionale dall'apodittica affermazione che, essendo trasferite alla Regione le competenze del Ministero, automaticamente la Giunta viene investita di questa facoltà. Ma qui si dimentica che all'art. 3 del decreto delegato si dice: "Fino a quando non si è provveduto con legge dello Stato al riordinamento ed alla distribuzione delle funzioni amministrative fra gli Enti locali, sono conservate alle Province, ai Comuni e agli altri Enti locali le funzioni di interesse esclusivamente locale attualmente esercitato". Come tutti sappiamo in base alla legge di decentramento amministrativo, la competenza al rilascio delle concessioni di cui trattasi era stata demandata ai Comitati provinciali della caccia, organi dell'Amministrazione Provinciale...



FERRARIS Bruno

In ultima istanza al Ministero dell'Agricoltura.



DEBENEDETTI Mario, Assessore alla caccia

Il Ministero interviene per la decisione dei ricorsi avverso le deliberazioni dei Comitati Caccia ma qui si tratta di stabilire se permane oggi la competenza del Comitato Caccia a queste specifiche funzioni: di fronte alla dizione dell'art. 3 converrete con me che non esista dubbio e non si possa semplicemente affermare che la Giunta Regionale può rilasciare concessioni di riserva, rinnovi. Inoltre l'istituto della revoca è previsto dalla legislazione vigente; esiste tuttavia una casistica per cui se ci sono delle riserve che non ottemperano alle prescrizioni di legge i Comitati Caccia hanno la facoltà di intervenire e di revocarle. Io non sto qui ad elencare questa casistica, che del resto è riportata dal T.U. sulla caccia. Quello che potrà fare oggi la Regione, a mio avviso, è intervenire presso i Comitati Caccia affinché facciano dei controlli più approfonditi per evitare che succedano gli inconvenienti lamentati che potrebbero addirittura portare la revoca. Esiste però il problema pregiudiziale a cui ho accennato che lascia veramente perplessi e che ci induce a riflettere ulteriormente sulle funzioni specifiche che in materia avrà la Giunta Regionale.
Del resto, per quanto mi consta, quasi tutto il territorio del Piemonte ormai, in virtù della norma del T.U. sulla caccia che statuisce che le riserve non possono superare il quinto del territorio effettivamente utile alla caccia, è quasi completamente impegnato. Ho potuto accertare che a Novara esiste una domanda per una nuova riserva, giacente non so da quanti anni, è sempre stata respinta e non c'è attualmente nessuna domanda di rinnovo; a Cuneo ci sono due domande per concessioni nuove pendenti e nessuna domanda di rinnovo; ad Asti nessuna richiesta di nuove concessioni mentre ci sono tre domande per rinnovo; ad Alessandria quattro domande di rinnovo e nessuna domanda nuova.
I Comitati Caccia si sono impegnati con la Regione a soprassedere in questo particolare momento ad adempiere a questi atti di loro competenza spetterà a noi, entro breve termine, dare delle direttive precise e quindi salvaguardare il nostro comportamento da conflitti di competenza. Del resto dobbiamo anche preoccuparci di non creare con la Regione un centro accentratore che disattenga quelle che sono le competenze decentrate delegate. Mi pare perciò che non si possa oggi accettare un impegno formale nel senso proposto dalla mozione proprio per le ragioni di carattere pregiudiziale cui ho accennato, che investono una valutazione di carattere giuridico, senza entrare nel merito. I problemi della caccia nella loro complessità li discuteremo e troveremo il modo di verificare le diverse posizioni e le diverse opinioni.
In questa mozione si dice alla fine "delibera che alla formazione dei calendari per la stagione venatoria si giunga attraverso la più ampia e democratica consultazione ecc." A questo proposito devo fare un rilievo di carattere formale: mi pare improprio parlare di "delibera": già l'anno scorso da parte dell'assessorato si era presa l'iniziativa di convocare i Comitati provinciali della caccia con tutte le rappresentanze delle categorie venatorie, proprio per giungere alla formulazione di un calendario che tendesse all'uniformità e alla salvaguardia dei diversi interessi sia dei cacciatori, sia delle categorie interessate al problema della caccia, consulteremo certamente le diverse associazioni di cacciatori, le Amministrazioni Provinciali, i Comitati Caccia, ma mi pare che non si possa accettare la proposta sotto forma di delibera, anche perché penso che ci troveremo sempre di fronte al problema delle competenza dei Presidenti delle Amministrazioni Provinciali.



PRESIDENTE

Dopo queste precisazioni i proponenti della mozione che cosa intendono fare? Mi pare che sostanzialmente sia accettato il motivo ispiratore circa il comportamento della Giunta per quanto di sua competenza: è una raccomandazione che in quel senso la Giunta ha accolto.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Come raccomandazione.



BONO Sereno

Mi pare che nel testo della mozione fosse sufficientemente chiaro che noi non volevamo mettere adesso in discussione l'istituto delle riserve, di questo parleremo eventualmente quando si discuterà la proposta di legge regionale (che qualsiasi Consigliere può presentare) per la regolamentazione della caccia nell'ambito della Regione; in quella sede stabiliremo se dovremo o meno accettare l'esistenza delle riserve. Adesso chiediamo un impegno politico da parte della Giunta che interessa il modo di esercitare i poteri del Presidente della Repubblica che ha trasferito il decreto che secondo me, paiono sufficientemente chiari e che però la Regione ha il dovere di interpretare nel senso più favorevole ad un concetto di decentramento al quale si ispirano i decreti di trasferimento.
I Comitati provinciali della caccia, così come sono costituiti, non sono strumenti di democrazia, ma sono strumenti del sottopotere governativo e della speculazione, questo è il discorso di fondo che va superato. Nei Comitati provinciali caccia, oggi la forza predominante, ed è per questo che noi contestiamo la validità della sola convocazione di questi organismi, vi sono forze economiche che dominano tutta la discussione sui calendari sull'intera politica venatoria.



BORANDO Carlo

Quali forze?



BONO Sereno

Le forze dei riservisti caro Borando! I Comitati Caccia sono organismi che necessitano di una profonda ristrutturazione e il problema non è di piccola entità ma interessa centinaia, migliaia, circa centomila cittadini in Piemonte che vogliono esercitare questo tipo di sport come un'attività che gli permetta di occupare il tempo libero a contatto con la natura.
Se la Giunta si assume l'impegno di non deliberare nuove concessioni di riserva (diversamente sarebbe in contrasto con quanto essa stessa ha affermato) e a revocare (e questo è nella sua competenza in quanto fanno parte dei trasferimenti del MAF e sarà alla Regione) le concessioni dei riservisti inadempienti...



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

No, non era del MAF.



BONO Sereno

Ma il ricorso favorevole alla revoca delle concessioni inadempienti dal 1º aprile va indirizzato alla Regione e noi chiediamo che la Regione si impegni ad accogliere tali ricorsi.
Ritegno però che l'incertezza con cui la Giunta esprime la sua convinzione circa le sue competenze in questo momento specifico di vacanza di una legge regionale, sia un elemento di debolezza che non fa onore alla Giunta. Noi abbiamo dei poteri che ci sono stati trasferiti, se non utilizziamo i punti fondamentali di questi poteri che cosa riteniamo che ci sia stato trasferito? Niente? La possibilità di interpellare solo i Comitati Caccia che poi fanno praticamente quello che vogliono, ossia quello che hanno sempre fatto in passato, è una posizione che non pu essere accettata, va respinta.
Ultima questione, e concludo, e per dichiararmi d'accordo che bisogna affrontare tutti i problemi, non solo della caccia, ma anche della pesca e parecchi altri ancora, però ritegno anche di dover affermare che per l'economia dei nostri lavori questi temi debbano essere affrontati separatamente e non in un unico calderone, il che sarebbe sinceramente improduttivo e creerebbe grosse confusioni.
Pertanto preso atto della disponibilità dichiarata dalla Giunta di accettare come raccomandazione, l'impegno a concedere nuove riserve a non rinnovare le concessioni scadute ed a revocare le concessioni degli inadempienti, io ritiro la mozione presentata.



PRESIDENTE

Anche a nome degli altri firmatari?



BONO Sereno

Sì.


Argomento: Informazione

Mozione dei Consiglieri Besate ed altri sulla riforma legislativa della RAI


BONO Sereno

TV



PRESIDENTE

Passiamo allora alla mozione successiva, presentata dai Consiglieri Besate, Sanlorenzo, Revelli, Giovana, Viglione, che sintetizzerei così: "Riforma legislativa della RAI-TV".
Qualcuno dei presentatori intende illustrarla?



BESATE Piero

Vorrei fare una precisazione, signor Presidente.
Erroneamente questa mozione è stata iscritta all'ordine del giorno con la denominazione di "Mozione sulla riforma legislativa della RAI-TV": in realtà, il documento, intitolato semplicemente "mozione", si inizia con queste parole: "Preso atto della vertenza in corso tra i dipendenti della RAI-TV e l'Ente radiotelevisivo per il rinnovo del contratto collettivo...", è, cioè, una mozione concernente la vertenza in atto all'epoca della sua presentazione, fra i dipendenti della RAI-TV e la RAI TV stessa.
Questa è una precisazione doverosa, perché, da una parte, la vertenza nel frattempo, è stata risolta positivamente, con l'accoglimento di buona parte dei punti sostenuti nella mozione, il che dimostra la fondatezza del nostro documento; d'altro canto, come tutti ricorderanno, si è avuto nel Consiglio un dibattito sulla questione della RAI-TV, e la III Commissione è stata incaricata di preparare una relazione su questo argomento di carattere generale, sarebbe stato scorretto da parte mia, essendo, io, tra l'altro, il Presidente della III Commissione, fare da primo presentatore di una mozione sulla riforma legislativa della RAI-TV mentre la Commissione ha in corso i suoi lavori (sarà il Consigliere Conti a relazionare su questo argomento, dopo il lavoro al quale stiamo dando tutto il nostro contributo di collaborazione anche attraverso le consultazioni).
Poiché, quindi, è venuta meno la materia del contendere, fatte queste precisazioni, dichiaro, anche a nome degli altri due presentatori facenti parte del mio Gruppo, colleghi Sanlorenzo e Revelli, che ritiro la mozione presentata.



PRESIDENTE

La mozione è pertanto ritirata con la precisazione fatta dal Consigliere Besate.
Vorrei comunicare al Consiglio che d'ora innanzi, ad evitare che si possa incorrere in errori per intitolazione non corrispondente fedelissimamente al contenuto della mozione stessa, ci si limiterà, come sistema di iscrizione all'ordine del giorno delle mozioni, ad indicare i presentatori e la data di presentazione: siccome la mozione viene inviata a ciascuno, ne hanno conoscenza e la identificano.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Ordine del giorno dei Consiglieri Giovana ed altri sull'intervento della forza pubblica contro i lavoratori Leumann riuniti alla Regione


PRESIDENTE

Passiamo ora alla terza mozione, relativa a "Intervento della forza pubblica contro i lavoratori Leumann riuniti alla Regione", presentata dai Consiglieri Giovane, Rivalta, Berti, Viglione e Lo Turco.
Chiede di parlare il Consigliere Giovana. Ne ha facoltà.



GIOVANA Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non credo di dover richiamare all'attenzione dei membri del Consiglio la gravità del problema della Leumann, al quale si riferiva in particolare l'ordine del giorno da me e da altri colleghi portato all'attenzione del Consiglio.
In quell'ordine del giorno noi scrivevamo allora che si prendeva atto della decisione del CIPE di autorizzare l'intervento della GEPI nel settore tessile e quindi di intervenire anche nella drammatica situazione dei dipendenti dell'Azienda Leumann. Dal tempo della presentazione dell'ordine del giorno ad oggi sono cambiate parecchie cose. Quegli impegni che erano stati assunti da parte governativa per intervenire non soltanto a riguardo della Leumann ma per tutta una serie di aziende in situazione analoga, sono andati disattesi, e oggi il problema si presenta più drammatico che mai.
Non a caso, nei giorni scorsi, l'opposizione di sinistra in questo Consiglio ha tenuto una conferenza-stampa per chiedere alla Giunta Regionale la convocazione di una giornata di conferenza tessile - a parte dalla conferenza regionale sul problema del settore tessile -, presenti i responsabili dei Ministeri interessati, per affrontare immediatamente i problemi di maggiore urgenza inerenti queste aziende, prima fra esse la Leumann.
Non sto quindi ad entrare nel merito della vicenda che riguarda la situazione della Leumann. Voglio solo soffermarmi su un episodio che si collega a questa vicenda e che è stato di indubbia, e a nostro avviso notevolissima, gravità, e sul quale forse i colleghi del Consiglio non hanno sufficiente informazione, perché avranno appreso notizie del fatto dagli organi della stampa, che hanno dato resoconto molto affrettato estremamente parziale e per alcuni di essi anche distorto. Credo che molti colleghi non sappiano che nella notte sul 26 febbraio (come si usa dire nei bollettini militari) vi è stata una spedizione militar-poliziesca alla sede della Giunta Regionale, con enorme spiegamento di truppe. Non abbiamo data l'oscurità, per l'ora notturna, potuto constatare se vi fossero anche reparti corazzati di quella Brigata dei carabinieri che nel bilancio dello Stato risulta sovvenzionata al capitolo della Previdenza sociale; riteniamo non ci fossero forze navali, forse per l'indisponibilità dell'ammiraglio Birindelli, e certamente per la non attribuzione di facoltà all'Assessorato competente di costituire una flotta regionale. Ma abbiamo costatato una presenza massiccia di forze, con uno stato maggiore di tutta rilevanza formato da ufficiali in tenuta d'operazioni. Non vorrei incorrere in qualche errore, perché non ho molta dimestichezza con i gradi militari, ma mi è parso di distinguere un colonnello dei carabinieri (potrei sbagliarmi sul grado che rivestiva, perché non ho soprattutto molta dimestichezza con i gradi dei colonnelli: l'ultimo che ho visto da vicino, e con il quale ho avuto occasione di un tete à tete, se così si può dire, è stato, il 10 settembre del 1943, un colonnello che fuggiva e che barattava la sua divisa con un abito borghese, insieme a casse di mitra nuovi, con un gruppo di minorenni), alcuni maggiori, capitani, tenenti e vice-questori.
Questa operazione, a cui i callidi strateghi avevano posto attenzione ad ogni minimo particolare, anche al momento nel quale doveva scattare, è stata rivolta, dicevo, contro la sede della Giunta Regionale. Nella quale stazionava chi? Forse una banda di tupamaros, oppure una banda di malviventi intenti a preparare un colpo simile a quello di cui è stato vittima - e io mi rallegro che ne sia uscito indenne - il collega Visone? No: in quella sede, quella sera, c'erano una ottantina di delegati della fabbrica Leumann, due parlamentari, tre Consiglieri Regionali che disponevano in tutto e per tutto, se non vado errato, di quella che nei mattinali della questura verrebbe forse definita un'arma impropria, cioè una chitarra, che erano lì in attesa di una telefonata da Roma. Si erano messi in comunicazione non con il nemico della Patria ma con la segreteria del capostazione di Termini, per cercare di avvertire l'Assessore Visone il quale si trovava a Roma per occuparsi della vicenda Leumann, secondo notizie avute poco prima, che la mattina seguente vi sarebbe stato un incontro di parlamentari con i competenti Ministri in relazione a questa situazione e suggerirgli di esaminare l'opportunità di rinviare il suo rientro in sede per partecipare a quell'incontro. Un contatto telefonico che per una serie di contrattempi non imputabili alla segreteria del capostazione di Termini né tanto meno all'Assessore Visone, non è stato possibile avere.
Poco prima della mezzanotte del 25 febbraio, di fronte a questo spiegamento inusitato di forze, di fronte al fatto che questi reparti d'assalto avevano costituito due corridoi all'ingresso della Giunta Regionale e sembravano intenzionati a non lasciare uscire alcuno di coloro che vi si trovavano, neppure per recarsi al vicino bar, i parlamentari e i tre Consiglieri Regionali presenti sono andati a colloquio con lo stato maggiore dall'operazione, il quale aveva posto il quartier generale sul campo, cioè sul marciapiede antistante la sede della Giunta Regionale.
Parlamentari e Consiglieri hanno fatto presente che, non essendo l'atmosfera, come si poteva facilmente costatare, tale da far temere incidenti provocati da stati di particolare tensione, e non essendo in atto una occupazione della Giunta Regionale ma semplicemente una attesa di informazioni, di contatti con l'assessore a Roma, non vi era motivo perch le forze di Pubblica sicurezza ed i carabinieri ed altri reparti eventualmente tenuti pronti nelle vicinanze per espugnare l'edificio, si schierassero in quel modo, tra l'altro con atteggiamenti chiaramente provocatori.
Quell'alto graduato con il quale avemmo il colloquio appunto quello che pareva comandare tutta la spedizione e che, se non ho visto male, doveva essere un colonnello - non fece obiezioni. Dieci minuti dopo che eravamo rientrati nella sede della Giunta com'è d'uso nelle operazioni militari di questo genere, fu mandato all'assalto il reparto di avanguardia, guidato dal vice-questore Vorìia; un vicequestore che definirei "di allevamento" non "istruito" nelle scuole di polizia, perché l'istruzione presuppone un certo tipo di concezione della funzione del funzionario, mentre l'"allevamento" presuppone la nutrizione con certi pastoni, magari di natura autoritaria, per l'esplicazione delle mansioni secondo un certo cliché. Questi si precipitò nell'atrio della sede della Giunta Regionale gridando: "Tutti fuori!", precisando, a nostra richiesta di chiarimenti che l'ordine riguardava anche i parlamentari e i Consiglieri Regionali.
Nello stesso momento entrò, manganello in mano, un reparto di agenti, che si schierò sui gradini all'interno della sede della Giunta Regionale, con l'atteggiamento di chi si prepara a lanciarsi fuori dalla trincea certamente non più al grido di "Savoia!" ma con chissà quale grido analogamente nostalgico, dati i tempi che corrono.
In un concitato dialogo, noi domandammo a questo vice-questore chi lo avesse autorizzato a penetrare nella sede della Giunta e ad ingiungere ai parlamentari, ai consiglieri regionali e a delegati che erano lì in attesa di una comunicazione, di uscire per evitare un intervento in forze della polizia. La risposta fu che eseguiva un ordine, dietro espressa richiesta della Giunta Regionale. Dichiarammo che non credevamo alla veridicità di tale affermazione e facemmo presente al vice-questore Vorìa che per ciò che ci riguardava avrebbe dovuto procedere al nostro arresto per farci uscire da quella che ritenevamo la sede naturale del nostro ufficio. Il vice questore Vorìa, a questo punto, si recò a telefonare a non so quale autorità: sta di fatto che non procedette all'arresto dei parlamentari e dei tre Consiglieri Regionali. Gli agenti entrati dopo lo sfollamento da parte dei delegati della sede della Giunta avevano un atteggiamento che per quel tanto che posso ricordare, avendo anch'io i capelli grigi rammentava da vicino certi atteggiamenti delle forze fasciste nei periodi peggiori del loro scatenamento, durante la repubblica di Salò. Il nostro stato d'animo era di incredulità, ancor prima che di indignazione, per ci che era accaduto.
Desidero quindi chiedere qui, formalmente, al Presidente della Giunta se è vero che la Giunta, quella sera, ha chiesto l'intervento della polizia all'interno della sua stessa sede. Anche perché affermazioni di richiesta di intervento della polizia da parte della Giunta, in una situazione che non richiedeva assolutamente, anzi rendeva del tutto illegittimo un atto del genere, sono state ripetute ancora di recente, in occasione dello sciopero del personale delle Province, da un altro funzionario, qui a Torino, e i colleghi Capigruppo che partecipavano alla riunione con la delegazione dei dipendenti delle Province rammentano come andarono le cose quel giorno. Anche perché, aggiungo ancora, quando, trovatomi circa un paio di settimane fa, alla sede della Giunta, avendo presenti duemila operai delle industrie tessili in procinto di perdere il pane, con una delegazione venuta per esternare il giusto risentimento e la giusta preoccupazione di questi lavoratori di fronte a ciò che accadeva, mi permisi di chiedere al vice-presidente Cardinali che si facesse garante che la polizia non avrebbe creato una situazione analoga a quella che avevamo vissuto la notte del 25 (o, se preferite, la notte sul 26 febbraio) precedente. Il vice-presidente Cardinali, oserei dire in modo un po' maldestro, dichiarò che questa richiesta era fatta per motivi personali da un Consigliere Regionale. Fu zittito, fortunatamente, dagli operai della Leumann che erano stati presenti quella notte; dopo di che, sollecitato da noi, andò - devo dargliene atto - a parlare con le forze del P.S., che infatti a seguito del suo intervento si ritirarono, o per lo meno tolsero quell'assedio apertamente provocatorio che ancora una volta era stato posto proprio agli accessi del palazzo della Giunta.
Non so chi avesse informato, quella notte del 25 febbraio, il Presidente della Giunta su come stavano andando le cose. So per certo che insieme ad altri due colleghi, il collega Lo Turco e il collega Rivalta, mi ero recato nel tardo pomeriggio a chiedere alla Segreteria del Presidente della Giunta se era possibile avere un contatto con il Presidente della Giunta stessa. Avevamo tutti tre protestato perché non si riusciva ad avere questo contatto, per quanto ci risultasse che il Presidente della Giunta fosse a Torino, e stesse partecipando ad una riunione alla Cassa di Risparmio. Abbiamo anche avuto modo, in quella occasione, di prender atto di un atteggiamento che consideriamo intollerabile da parte di un funzionario: egli si è permesso di interferire nelle nostre azioni accusandoci, in sostanza, di sobillare i lavoratori. Non abbiamo portato avanti ulteriormente richieste di provvedimenti che potevano anche essere di competenza della Magistratura, visto l'atteggiamento di fronte a tre Consiglieri, perché riteniamo che in primo luogo spetti alla Giunta prendere misure nei confronti di suoi funzionari che si permettono di assumere atteggiamenti di questo genere verso i membri del Consiglio.
Noi richiedemmo più volte che il Presidente della Giunta fosse informato esattamente della situazione. Devo aggiungere che trovammo altri funzionari i quali ci furono di notevole aiuto per ottenere qualche informazione da Roma, per rintracciare lo stesso Assessore Visone. La nostra intenzione era di consentire lo stabilirsi di un corretto e comune rapporto di responsabilità di fronte ad una situazione drammatica qual era quella che gli ottanta delegati presenti in quella sede ci rappresentavano.
Devo qui rinnovare la protesta più vibrata per quell'intervento della polizia, e penso di poter chiedere, e voglio ritenere che ne avrò una risposta soddisfacente, al Presidente della Giunta di scindere le proprie responsabilità da quell'avvenimento. Penso che il Consiglio non possa non sentirsi indotto a respingere unanimamente metodi e modi di intervento delle forze di Pubblica Sicurezza che impediscono ai suoi eletti di adempiere le loro funzioni. Su questo punto soprattutto vogliamo richiamare l'attenzione dei colleghi Consiglieri: non è un problema di maggioranza o di minoranza; è problema della tutela e della salvaguardia delle funzioni e delle attribuzioni che ci spettano in quanto membri eletti del Consiglio Regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Rossotto. Ne ha facoltà.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, signori colleghi, a me non è piaciuto affatto il taglio che a questo problema ha dato il collega Giovana né il suo modo di esprimersi nei confronti di gradi, di autorità, di funzionari. Lui l'ultimo colonnello l'ha visto il 10 settembre '43; io non ho visto in quei giorni un colonnello, mio padre, che la mattina del 9 settembre, a Bari, ha aperto il fuoco sui tedeschi e l'ha continuato fino a quando l'Italia è stata liberata, insieme ad altri colonnelli, ed altri capitani, ad un folto stuolo di soldati che hanno fatto parte del Corpo italiano di Liberazione e dei cinque Gruppi di combattimento.



MARCHESOTTI Domenico

Troppo pochi per salvarli tutti.



ROSSOTTO Carlo Felice

Perché molti non hanno saputo adempiere il loro dovere.
Ad ogni modo, non mi pare che a livello di questo Consiglio Regionale si possa parlare così di istituzioni che fanno parte dell'ordinamento dello Stato, riconosciuto dalla nostra Costituzione.
Neppure mi sono piaciute le sue considerazioni sui vice-questori "di allevamento" e termini similari: non sono, ripeto espressioni adatte ad un Consiglio Regionale che deve condurre avanti delle istanze di giustizia e di progresso sociale, e non soltanto un tono di demagogia che non pu portare se non ad ulteriore disordine, ad ulteriore confusione.
Parliamo, dunque, di quello che sarebbe avvenuto il 26 febbraio 1972 e degli altri due episodi. Il 26 febbraio '72 io non c'ero. Ero presente invece, con i Capigruppo, alla riunione in cui, con somma dignità, estrema chiarezza, estrema correttezza, il vice-presidente della Giunta, ing.
Cardinali, si è impegnato personalmente, a nome della Giunta e di tutti i Consiglieri Regionali presenti - tolto uno, che ha parlato precedentemente a far sì che le istanze di coloro che ci esponevano, con estrema serenità, la drammaticità della loro situazione, potessero essere appoggiate nella misura massima. Si era in attesa anche quella sera - parlo dell'ultima volta - di una telefonata da Roma in merito ad una riunione che era stata indetta ma che poi era stata rinviata al giorno successivo o a due giorni dopo. In effetti, la situazione dell'industria tessile è veramente drammatica, ed a farsene paladini non possono essere soltanto coloro che adoperano questi termini con demagogia: tutti quanti ne sentiamo pesare gravemente la responsabilità, se ne fanno fede tutti i dibattiti che abbiamo fatto, dal 29 luglio in avanti, da quando abbiamo avvertito che stava per abbattersi sul nostro Paese una crisi economica, quella di cui ora costatiamo le conseguenze. Molto più serio mi pare sia stato, quindi l'atteggiamento di forze che, senza demagogia, si sono assunte la loro responsabilità per scongiurare così disastrosi eventi.
Mentre i rappresentanti e delegati di fabbrica, coloro che veramente alle catene di montaggio, ai telai vivono di persona le attuali dolorose vicende, parlavano pacatamente di aziende che da diciassette mesi non pagano i contributi, ci illustravano situazioni di lavoratori che non avevano percepito la tredicesima mensilità, oppure gli arretrati che avevano maturato, invitandoci, con accenti di calda umanità, ad impegnarci ad un certo momento è riaffiorata la demagogia. Richiesto di una risposta l'Assessore Visone aveva dichiarato che, pur non sapendo bene quali risultati avrebbe potuto conseguire, si sarebbe ancora adoperato per trovar soluzione all'angosciosa situazione. A quel punto un rappresentante del mondo sindacale, uno di quelli che certo non vivono a contatto con telai o catene di montaggio (questi avevano impostato il discorso in una chiave diversa), ha detto: "noi occupiamo questa sede. La sede della Giunta è sede del popolo, e noi rimarremo qui per tutto il tempo che vorremo".



ROSSOTTO Carlo Felice

LO TURCO Giorgio



ROSSOTTO Carlo Felice

Stai raccontando fandonie, Rossotto. Bada che non è permesso dire falsità in Consiglio.



ROSSOTTO Carlo Felice

Fino a che ad accusarmi di falsità sei tu, posso ribadire tranquillamente le mie affermazioni. Mi appello ai colleghi che erano presenti: loro possono dire che non sono falsità.



ROSSOTTO Carlo Felice

LO TURCO Giorgio



ROSSOTTO Carlo Felice

C'ero anch'io, Rossotto. Non hai diritto di calunniare dei dirigenti sindacali.



ROSSOTTO Carlo Felice

Bertinotti ha detto ad un certo momento che pretendeva dal Vicepresidente Cardinali la garanzia che non sarebbe stato sloggiato dalla polizia. A quel punto l'on. Antonicelli ha affermato, rivolto a Cardinali in un clima veramente rivoluzionario, che quella era la casa del popolo e lì i lavoratori potevano fare quel che volevano. Questa è la verità: l'occupazione non l'hanno chiesta i lavoratori, ma i due rappresentanti sindacali e l'on. Antonicelli.



BERTI Antonio

Se sei onesto, devi riconoscere che si sono battuti perché non si occupasse.



ROSSOTTO Carlo Felice

Non è vero, Bertinotti ha fatto queste dichiarazioni.



PRESIDENTE

Lascino parlare.



PRESIDENTE

LO TURCO Giorgio



PRESIDENTE

Sei un bugiardo!



BERTI Antonio

Sei un disonesto!



ROSSOTTO Carlo Felice

Disonesto sei tu, che non c'eri neanche in quel momento. C'era il collega Fabbris!



BERTI Antonio

Non c'ero?! Non c'ero?! Nesi, dillo tu: ero presente? Vedi che sei un disonesto? Ripeto che i rappresentanti dei sindacati sono intervenuti per convincere gli operai a non effettuare l'occupazione.



PRESIDENTE

Lascino parlare, altrimenti sarò costretto a sospendere la seduta! Per cortesia!



FERRARIS Bruno

Va là, va là, è quello il tuo posto!



ROSSOTTO Carlo Felice

Sono inutili le accuse di menzogna, di falsità, e i suggerimenti di diversa collocazione politica da parte del collega Ferraris, che già una volta aveva ironizzato sulle mie conoscenze in materia agricola. Se voi arriverete al Governo potrete fare tutto quel che vorrete, ma fin che siete all'opposizione dovrete aver pazienza e lasciare che gli altri dicano perché così vuole la democrazia, di cui noi ci facciamo garanti, come stanno esattamente le cose.



BERTI Antonio

Basta!



PRESIDENTE

Per cortesia, l'oratore rimanga in argomento e i Consiglieri lascino parlare, altrimenti sospendo la seduta. E' il terzo richiamo che faccio.



BERTI Antonio

Ma questo intervento è tutta una provocazione!



PRESIDENTE

Scusino, ho pregato l'oratore di rimanere in argomento: loro lascino parlare. Soprattutto, cerchiamo di non adottare metodi e sistemi che si dicono ormai parlamentari, con ricorso a contumelie che non hanno niente a che fare con la dignità parlamentare.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, io sono rimasto perfettamente in argomento. Stavo esponendo come sono andate le cose e dicevo che, dopo che avevano parlato i delegati delle fabbriche e l'Assessore Visone aveva deciso di andare insieme a due sindacalisti, a fare una telefonata, il sindacalista Bertinotti chiese una dichiarazione formale secondo cui la polizia non avrebbe mai fatto sgombrare l'edificio, e dichiarò che fino a quando non si fosse avuta una risposta positiva da Roma la sede della Regione sarebbe stata tenuta occupata. Devo dare atto della chiarezza, della massima lealtà e della massima dignità che ha avuto il Vicepresidente della Giunta, ing.
Cardinali, nonostante gli inviti presentati con tono poco...



VIGLIONE Aldo

Fai proprio da "Novara Lancieri" oggi!



ROSSOTTO Carlo Felice

Veramente, ero nell'artiglieria da montagna. Comunque, lascia stare queste battute, Viglione! Tieni presente oltre tutto, che il "Novara Lancieri", insieme al "Genova Cavalleria", ha salvato Pozzuolo del Friuli ed ha permesso che si costruisse la linea del Piave, quindi se fosse questa la mia funzione ne andrei ben orgoglioso.
Il fatto che un incontro tra rappresentanti della Regione ed organizzazioni sindacali possa trasformarsi in un clima di assemblearismo totale, in un modo di rivoluzionare il sistema di funzionamento della Regione, da parte mia personale e da parte del mio Gruppo non può essere tollerato. In circostanze del genere, poiché esistono strumenti per riportare l'ordine quando questo viene alterato, mi pare non esista alcun motivo di contrasto con le leggi del nostro Stato, con i diritti garantiti dalla Costituzione se a questi strumenti si ricorre per evitare che un edificio pubblico, destinato a determinate funzioni, divenga luogo di assemblee. Le assemblee si possono fare dove si vuole, ma non nella sede di un organo cui dalla Costituzione è stata assegnata una determinata funzione, solo non certo disponibile per un assemblearismo confusionario.



PRESIDENTE

Mi risulta iscritto a parlare il Consigliere Nesi. Altri si iscrivono? I Consiglieri Fabbris e Lo Turco.
Sospenderei ora per cinque minuti la seduta, pregando i Capigruppo di venire da me nell'intervallo anche perché dobbiamo prendere alcuni accordi.



(La seduta, sospesa alle ore 18,30, riprende alle ore 18,55)



PRESIDENTE

La seduta è riaperta.
La Conferenza dei Capigruppo, con la partecipazione del Presidente della Giunta e dell'Ufficio di presidenza, ha determinato di informare il Consiglio che la convocazione che era stata prevista per il 20, cioè per giovedì, è da considerarsi disdetta. I lavori di questa sera, essendovi impegni di carattere elettorale da parte di molti Consiglieri, avranno termine alle ore 19,30 e la parte di ordine del giorno che non potrà essere trattata verrà portata in una successiva riunione, non ancora prefigurata nel tempo ma che verosimilmente sarà dopo le elezioni. I Capigruppo saranno convocati, invece, per predisporre lo studio del programma dei lavori quadrimestrali del Consiglio Regionale.
Ha chiesto ora di parlare il Presidente della Giunta. Ne ha facoltà.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Signor Presidente, signori Consiglieri, ho chiesto di parlare a questo punto della discussione perché mi pare sia opportuno, per l'economia dell'intera discussione, che da parte mia e della Giunta si precisino le posizioni assunte in relazione non solo ad un determinato episodio, un episodio in cui doveva essere garantito e tutelato l'ordine pubblico, ma in relazione alla più complessa situazione dei lavoratori della Leumann e in generale dei lavoratori che per la crisi dell'azienda in cui lavorano si trovano a dover esprimere tutti i tentativi per ottenere che il loro posto di lavoro sia tutelato e che gli organismi pubblici intervengano in situazioni che sono state spesso giustamente definite molto drammatiche.
Credo che il Consiglio vorrà dare atto alla Giunta di essersi sempre adoperata, e di adoperarsi tuttora, in particolare attraverso l'Assessore Visone ma in generale attraverso tutti gli Assessori interessati a questo problema, per intervenire con tutti i mezzi e gli strumenti, peraltro spesso inadeguati all'ampiezza e alla mole dei problemi, perché questi problemi occupazionali possano essere risolti: nessuno vorrà contestare l'affermazione che la Giunta ha fatto, fa e intende fare tutto quanto possibile perché i problemi di queste aziende possano venire risolti. In questo quadro, che ritegno qualifichi la solidarietà che la Giunta ha sempre dato per la soluzione di questi problemi, va vista la questione di cui oggi si è discusso: questione che peraltro è ancora sul tappeto e che con interventi pressanti la Giunta ritiene di poter risolvere in termini positivi nel più breve tempo possibile.
Detto questo, mi corre l'obbligo di dire che per quanto riguarda l'episodio accaduto nella sede della Giunta Regionale, al quale si è riferito nel suo lungo intervento il Consigliere Giovana, occorre precisare alcuni particolari che evidentemente sono sfuggiti, forse per insufficienza di informazione, necessari per giudicare tutto il complesso della situazione.
Gioverà innanzitutto dire che la delegazione della Leumann si era recata alla sede della Regione perfettamente a conoscenza del fatto che non vi avrebbe trovato il Presidente della Giunta Regionale. I delegati d'altronde, non avevano neppure chiesto di essere ricevuti dal Presidente della Giunta Regionale: avevano detto che si sarebbero portati quel giorno alla Regione con l'intenzione di discutere due argomenti: sanità e asili nido; avvisati che il Presidente della Giunta sarebbe stato assente per altri impegni, avevano risposto che a loro non importava, sarebbero comunque andati nella sede della Regione. Non faccio commenti: mi limito alla obiettiva esposizione dei fatti.
Non potendo essere presente (d'altra parte, tra persone di questo mondo solitamente perché ci si possa incontrare deve esserci una precedente reciproca intesa: non si può imporre ad alcuno di essere presente in un dato momento; e nel caso specifico mi pare sia piuttosto azzardato dire che l'incontro fosse stato concordato), ho ritenuto, però, di andare incontro al desiderio esternato dai richiedenti di discutere i problemi della sanità e degli asili nido, di far ricevere la delegazione dei lavoratori della Leumann dagli Assessori Armella e Vietti. Non starò a descrivere n l'andamento della discussione svoltasi presenti i due Assessori tra l'altro precisamente competenti a trattare le materie che la delegazione aveva dichiarato di voler discutere nella sede regionale: a chi desiderasse particolari l'Assessore Armella e l'Assessore Vietti potrebbero certamente fornirne in larga misura. Quel che desidero sia ben chiaro è che non si era combinato alcun incontro: la delegazione aveva dichiarato che sarebbe venuta alla Regione per parlare di questi problemi, e che non interessava affatto che ci fosse o no il Presidente della Giunta, il quale aveva fatto sapere che quel pomeriggio non avrebbe potuto trovarvisi.
Ciò detto, va anche sottolineato che evidentemente non è accettabile e credo che tutti i Consiglieri Regionali, a qualunque parte appartengano vorranno convenire - un tipo di incontro di questo genere, in cui dagli argomenti indicati quali tema di discussione ci si trasferisce disinvoltamente su tutt'altro terreno. Né mi pare ammissibile che qualcuno pur previamente informato dell'impossibilità per il Presidente della Giunta di essere presente, si rechi, com'è avvenuto, da un funzionario della Segreteria del Presidente della Giunta a dichiarare che "se il Presidente della Giunta non viene succede un mezzo cataclisma" e simili. Questo non mi sembra un esempio di comportamento corretto. La correttezza non può essere pretesa a senso unico, deve esserci in tutte le direzioni.
Esauritosi, evidentemente non in modo soddisfacente, l'incontro sui problemi della sanità e i problemi degli asili nido (tanto che si è cercato, quasi opponendo una barriera di corpi, di impedire all'Assessore Armella e all'Assessore Vietti di uscire dopo quella riunione), si è cominciato a parlare dei problemi relativi a quanto era oggetto di discussione, a Roma, da parte dell'Assessore Visone, e si è ritenuto opportuno fermarsi nella sede della Regione per prendere contatti con l'Assessore. Su questo nulla da eccepire, perché era evidente che dovendosi prendere contatti con l'Assessore Visone, che era a Roma, non si poteva che rimanere negli uffici, dato che lì vi sono i telefoni e la possibilità in qualche modo di utilizzarli. Gli è però che, dal momento che era noto che l'Assessore Visone aveva deciso di partire con il treno per Torino alle 23,15, non vi sarebbe più stato alcun motivo per trattenersi ancora a mezzanotte nella sede della Regione ad aspettare la telefonata: a quell'ora l'Assessore era già probabilmente nei pressi di Civitavecchia. Vi era invece la dichiarazione esplicita di voler occupare la sede della Regione.
Preferisco astenermi, per buon gusto, dal raccogliere i commenti del Consigliere Giovana sulla forza pubblica, sui colonnelli, sui tenenti o sui maggiori: penso che egli si sia lasciato prender la mano dal desiderio di colorire di tono umoristico un episodio che umoristico non è ma è molto serio. Nella mia qualità di Presidente della Giunta devo dichiarare con fermezza e con chiarezza che, come pubblico ufficiale, io non posso permettere l'occupazione di sedi in cui sono installati uffici della Regione né lasciare imporre sotto una pressione di questo genere una illegittimità rispetto alla quale ho anche delle precise responsabilità previste dal Codice. Il mio atteggiamento in circostanze siffatte non pu essere che quello di chiedere l'intervento della forza pubblica affinch sia evitata l'occupazione della sede della Giunta Regionale o degli Uffici Regionali.
La solidarietà della Giunta ai lavoratori della Leumann, come ai tanti altri lavoratori che si trovano in difficoltà, non si dimostra con il consentire o non consentire loro di occupare gli Uffici della Giunta Regionale o della Regione in genere, ma facendo pressione sugli organi di Governo che hanno la competenza per poter risolvere questi problemi operando in tal senso con impegno assiduo e costante. Daremmo davvero un pessimo esempio se lasciassimo commettere irregolarità e illegittimità con una indebita pressione, attraverso l'occupazione delle sedi della Regione sugli organi regionali. Mi sembra che questo sarebbe un venir meno a quel senso di responsabilità che tutti dobbiamo avere. Credo di non avere pertanto davvero di che rammaricarmi per aver ritenuto opportuno, per la dignità delle istituzioni, e proprio perché questo tipo di pressione non venisse ulteriormente esercitato, richiedere al Commissario di Governo di fare sgomberare la sede della Regione. Mi assumo per intero la responsabilità di tale iniziativa, della quale credo di poter rendere conto proprio sul piano della tutela, che a me compete come pubblico ufficiale della legittimità e legalità di comportamento all'interno degli organismi della Regione.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Nesi. Ne ha facoltà.



NESI Nerio

Signor Presidente, signori Consiglieri, non ero presente al primo degli episodi di cui si è parlato in questa seduta, e quindi non parlerò di quello se non per dire che la presenza, in quella famosa notte, del molto noto commissario Vorìa induce di per sé stessa a credere che il comportamento delle forze di polizia sia stato quello che è normale quando queste sono comandate da uomini di tal fatta (abbiamo conosciuto in altre circostanze il commissario Vorìa, che tanto male ha fatto nella città di Torino).
Alla seconda riunione, invece, ho presenziato dal principio alla fine cioè dalle 17 fino alle 23 o a mezzanotte, non ricordo più esattamente l'ora, e posso dichiarare nel modo più esplicito, proprio perché sono stato anche chiamato in causa su questo, che l'atteggiamento dei sindacalisti non è stato affatto provocatorio. Potremmo discutere - è molto facile farlo a posteriori - se la tattica da essi adottata in questa circostanza, come in molte altre circostanze, sia stata più o meno opportuna, vista nell'ambito generale della situazione, ma non può essere messo in dubbio il fatto che essi abbiano sempre, costantemente, detto che non intendevano occupare la sede della Regione, e che ci siano stati anche, per questo, notevoli dissensi fra gli stessi sindacalisti e una parte - devo dire una piccola minoranza - delle duemila persone che dentro e fuori la sede della Regione assistevano a partecipavano alla riunione. Tant'è che ad un certo punto quando questi sindacalisti hanno fatto esattamente questa domanda (ricordo benissimo le parole): "Vediamo, allora, chi di voi vuole veramente occupare la sede della Giunta, chi è disposto a trascorrere qui questa notte, ed eventualmente anche le prossime notti", in attesa della fantomatica riunione dei quattro fantomatici Ministri che non si trovavano mai (su questo sarà il caso di spendere qualche parola a parte), soltanto poche persone hanno alzato la mano. E proprio il sindacalista Bertinotti, che si può indicare come uno dei migliori sindacalisti della nuova generazione, ha fatto un discorso molto chiaro e molto serio per dire che la lotta dei tessili non si faceva occupando la Regione, che la occupazione della Regione era una lotta disperata, una lotta senza speranza, che non lasciava successivi margini: la lotta doveva essere proseguita, ha detto, nelle fabbriche attraverso gli scioperi, con le armi che la Costituzione dà al Sindacato e alla classe lavoratrice. Non metto in dubbio la buona fede del collega Rossotto, ma devo dire che egli in questo caso ha sbagliato, o non ha capito bene la situazione: la verità, lo dico pacatamente, è quella che ho detto a ragion veduta, avendo vissuto quella riunione dal principio alla fine.
Questo per quanto riguarda quella riunione. Riunione, signor Presidente e signori Consiglieri, che è stata caratterizzata (ho già avuto occasione di dirlo parlandone al Presidente della Giunta) da quella che il mio vecchio compagno Fernando Santi chiamava "la grande pazienza della classe lavoratrice", davanti alla quale tutti dobbiamo inchinarci, che può anche essere talora scambiata per debolezza, ma che a mio parere è invece un grande elemento di forza. Quando abbiamo sentito le donne che costituiscono la maggior parte della maestranza tessile, descrivere una per una, la situazione delle loro aziende, senza odio, senza rancore, ma con la precisa volontà di superare la situazione, e ci siamo resi conto della drammaticità delle condizioni in cui versano intere famiglie di lavoratori tessili quando abbiamo ricordato che tutta questa gente era venuta in pullman da paesi lontani, ai quali sarebbe tornata in pullman proseguendo poi fino a casa in bicicletta; abbiamo compreso come la situazione degli operai tessili fosse ancora più grave di quello che pensassimo. E quando ho udito i rappresentanti dei lavoratori prospettare, con ferma decisione, fabbrica per fabbrica, i problemi da risolvere, e alcuni operai dire - la ricordavo proprio in quella occasione al collega Berti (tanto vero è che c'era) e al collega Giovana -: "Eh, se ci fosse stato il vecchio - e citavano il vecchio padrone - queste cose non sarebbero accadute" dimostrando con ci un profondo attaccamento alla loro fabbrica, ed anche una completa assenza di odio, ma un profondo, giusto disprezzo per gli attuali reggitori delle fabbriche, che sono quelli che hanno fatto maturare l'attuale disperata situazione, mi son sentito onorato di rappresentare, sia pure molto modestamente, una forza della classe lavoratrice.
Abbiamo sentito 'or ora il Presidente della Giunta fare dichiarazioni che, al di là del loro significato per l'immediato, mi sembrano importanti per quel che possono valere per il futuro. Il Presidente della Giunta ha detto testualmente: "La Giunta ritiene di poter risolvere in termini positivi il problema dei tessili". Noi prendiamo atto di questa dichiarazione, di grande rilievo, certi che il Presidente della Giunta l'ha fatta rendendosi ben conto dell'importanza di queste sue parole pronunciate in un'assemblea solenne come è in questo momento quella del Consiglio Regionale e sapendo che se di colpa si può parlare nella situazione in cui sono le aziende tessili, questa si può far risalire a qualunque ma non ai lavoratori che sono in cassa integrazione: ai reggitori, ai tecnografi, agli industriali, al Governo, al fatto che la GEPI ignora le decisioni dei Ministri, che i Ministri (ce ne siamo resi conto nel corso delle affannose telefonate a Roma di quella notte) si smentiscono a vicenda clamorosamente.
Di un altro fatto importante ci siamo resi conto in occasione di circostanze drammatiche come questa, sul quale dovremmo meditare tutti: la gente non distingue più fra maggioranza e opposizione. Ci siamo sentiti dire molto spesso, noi socialisti, e con noi i comunisti, voi siete responsabili, perché siete al Governo. La gente non discerne più, accusa la classe politica in quanto tale. Questo è, direi, la cosa più grave. Non perché noi siamo all'opposizione e possiamo addossare la colpa ai componenti la maggioranza, ma perché da questo deriva una pesante responsabilità per tutta la classe politica, una responsabilità di cui noi non intendiamo farci carico, perché non è nostra, né di noi né dei comunisti. Io ho molta fiducia, ripeto, nella pazienza della classe lavoratrice ma è una pazienza che potrebbe ad un certo momento venir meno.
I Gruppi dell'opposizione hanno proposto che il 29 aprile si tenga una riunione per trattare i problemi del settore tessile: credo che noi dovremo insistere in questo senso. Perché noi vogliamo vedere, vogliamo sapere che cosa saprà dire un Ministro, di fronte all'altro Ministro, di fronte alle strutture tecnocrate. Non ci interessa tanto individuare chi abbia le responsabilità per il passato, ma vogliamo delle prospettive per l'immediato futuro, perché non c'è più tempo per aspettare.
Il discorso del Presidente della Giunta ha introdotto una discussione che venne fatta qualche volta in Parlamento con grande solennità: ricorder sempre il dibattito al Parlamento italiano dopo i fatti di Avola sul concetto di ordine pubblico. Non vi è ora tempo per addentrarci in questo argomento. Vorrei soltanto ricordare l'esempio di interpretazione dell'ordine pubblico dato dall'opinione pubblica inglese in occasione dei grandi scioperi che hanno sconvolto or non è molto tempo l'Inghilterra.
Cosa sarebbe successo nel nostro Paese se le città si fossero trovate al buio e al freddo, in pieno inverno, per cinque o sei ore al giorno? Probabilmente tutti avrebbero detto che sarebbero aumentati considerevolmente i voti per il MSI. In Inghilterra, invece, l'opinione pubblica ha parteggiato immediatamente per i lavoratori in agitazione: anche certi giornali conservatori, anche certi fogli tradizionali dell'Inghilterra hanno riversato chiaramente la colpa sul Governo, che non aveva preso le precauzioni idonee ad evitare che i lavoratori fossero costretti a fare quel che avevano fatto. Questo è un comportamento degno di un grande Paese, dobbiamo affermarlo chiaramente, al di là delle nostre divisioni.
E va detto ancora che non c'è nessuno che abbia più dei partiti di sinistra interesse a che l'ordine pubblico, nella legalità democratica repubblicana, venga mantenuto in questo momento al massimo: noi vogliamo che le imminenti elezioni si svolgano in modo assolutamente regolare perché abbiamo la certezza che da elezioni di questo genere non potrà che trarre vantaggio non questo o quel partito ma la democrazia repubblicana del nostro Paese.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Fabbris. Ne ha facoltà.



FABBRIS Pierina

Signor Presidente, signori Consiglieri. Il collega Nesi ha già detto molte delle cose che avevo in animo di sottolineare io. Anch'io non ho partecipato alla prima riunione in discussione, quella per la Leumann mentre ho partecipato dalla prima ora all'ultima a quella successiva, cioè all'incontro presso la sede della Giunta tra i lavoratori rappresentanti le aziende tessili su cui gravano minacce di licenziamenti ed i rappresentanti del Consiglio Regionale. Anch'io sono molto stupita dell'interpretazione data dal collega Rossotto a quell'incontro. Evitando di tornare su quanto ha già detto il Capogruppo del PSI, che condivido pienamente, mi limiter ad alcune considerazioni per contribuire a ricercare misure atte ad evitare che ci troviamo nuovamente di fronte a situazioni del genere.
Desidero perciò anzitutto chiarire che gli oltre duemila lavoratori si erano recati con intenti assolutamente pacifici alla sede di via Magenta per chiedere un aiuto politico all'Ente Regione, fermamente convinti di potersi attendere da questa tutto l'appoggio politico che loro necessita in questo momento. Dopo mesi di peregrinazioni da un Ministero all'altro, da un Ministro all'altro, e per sapere una buona volta chiaramente (il Vicepresidente Cardinali me ne può dare atto) se è possibile o no avere la certezza della garanzia del posto di lavoro. Ho preso atto in proposito con soddisfazione delle dichiarazioni del Presidente della Giunta circa l'impegno per la soluzione positiva dell'attuale vertenza tessile. Credo che tali dichiarazioni necessitino di una conferma nei fatti anche nei prossimi giorni. I lavoratori tessili si stanno infatti preparando ad uno sciopero generale tendente a chiamare in causa nuovamente il potere pubblico e la Regione, per avere risposta a quell'interrogativo, la sicurezza del posto di lavoro, che quella sera non è venuta. Questo era quindi l'intendimento, il proposito di quei lavoratori, non di occupare la Regione: essi volevano semplicemente stare lì per avere direttamente, al più presto una risposta, perché sapevano che doveva aver luogo in quelle ore un incontro a livello nazionale dei rappresentanti delle organizzazioni sindacali e dei Ministri e quindi sollecitavano l'intervento autorevole decisivo, dicevamo, dell'Ente Regione, nei confronti della trattativa romana.
Mi ha vivamente impressionato, quel giorno, arrivando alla sede della Giunta, trovarvi un imponente schieramento di polizia e di carabinieri che impedivano a chiunque l'ingresso alla sede della Regione, per cui chi vi parla e il collega Lo Turco hanno potuto entrare solamente esibendo il tesserino di Consigliere Regionale. E' intollerabile che persone che si sono recate pacificamente alla sede dell'Ente Regione, che è la sede di un ente pubblico, con l'intenzione di discutere responsabilmente determinati loro problemi, si siano trovate l'accesso sbarrato da polizia e carabinieri. Non è davvero una dimostrazione di buona volontà di affrontare serenamente e pacatamente i problemi ma è un mettere i lavoratori di fronte ad una situazione che li esaspera. Penso che, come Consiglio Regionale dobbiamo assumerci l'impegno di evitare che si ripetano cose di questo genere: io non so chi abbia chiamato là i cosiddetti tutori dell'ordine pubblico, ho però la sensazione che se essi non vi fossero stati i lavoratori sarebbero rimasti più tranquilli, tanto è vero che - il Vicepresidente Cardinali vorrà darmene atto - quando essi sono stati allontanati i lavoratori si sono calmati. Quando i lavoratori si rivolgono ai poteri pubblici per ottenere da essi solidarietà politica non dobbiamo metterli di fronte alle forze di polizia. Bisogna dare ad essi una risposta politica; bisogna dire se si è d'accordo sulle richieste che avanzano e bisogna dire loro cosa intendiamo fare perché queste loro richieste siano accolte. Questo impegno politico l'Ente Regione lo deve prendere.
Vi è un secondo punto sul quale desidero soffermarmi, in coerenza con le buone intenzioni espresse poc'anzi dal Presidente della Giunta, deriva secondo me la necessità di dire ai lavoratori tessili che si apprestano a scendere in sciopero generale in difesa degli attuali posti di lavoro, se la Giunta accoglie la richiesta, avanzata dai Gruppi Consiglieri PCI, PSI PSIUP di convocare l'incontro al quale devono prender parte appunto i rappresentanti dei Ministeri interessati e della Gepi perché precisino quale sorte intendono riservare a queste aziende minacciate di chiusura. E' una risposta che la Giunta deve dare quale indicazione della volontà politica che come Ente Regione si intende assumere a favore di questi lavoratori in lotta.
Di fronte a fatti seri e preoccupanti come questi, penso non regga l'accusa che è stata mossa dal collega Rossotto circa una cattiva volontà dei lavoratori, e tanto meno dei loro dirigenti sindacali. Caro collega Rossotto, il collega Nesi ha già detto molto bene come sono andate le cose quella sera: dobbiamo in effetti riconoscere che i dirigenti sindacali in una situazione di esasperazione come quella esistente sono riusciti a far prevalere il ragionamento sulle forme di lotta da attuare per ottenere soddisfazione ai loro problemi e decidere che le forze di lotta dovevano essere esaminate nell'azienda con le organizzazioni Sindacali, e altre considerazioni e valutazioni politiche apprezzate da tutti i presenti semplicemente questo.
Non occorre quindi chiedere l'intervento di alcuno per placare l'animo dei lavoratori: se noi ci assumeremo responsabilmente i nostri impegni politici non occorrerà che le forze dell'ordine intervengano per placare i lavoratori.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Lo Turco. Ne ha facoltà.



PRESIDENTE

LO TURCO Giorgio



PRESIDENTE

Non intendo riferirmi alla seconda vicenda, che già è stata ampiamente illustrata, ma alla prima. Sarò ingenuo, ma a me riempie di stupore sentir parlare, nei confronti di lavoratori esasperati da vicende che durano da sei-sette mesi, da oltre un anno, senza stipendi, senza modi e mezzi di sostentamento, di rapporti, in clima di democrazia, nei termini: bisogna prenotarsi prima per decidere un incontro, e poi comportarsi alla salottiera, questo è il mio the, eccoti il tuo, mettiamoci lo zuccherino.
Eppure, proprio questo è il concetto che vien fuori anche da quanto ha detto il Presidente della Giunta Calleri. Il fatto è che è estremamente difficile per chi ha modo di soddisfare abbondantemente il proprio appetito comprendere chi è ridotto alla fame, per cui certe esasperazioni difficilmente vengono comprese, proprio per effetto di una differenza di volume di pancia fra chi ce l'ha piena e chi l'ha vuota. Ma avete mai provato a trascorrere una notte accanto ai lavoratori alla Leuman, o a quelli della Oreal, che hanno avuto il coraggio di rimanere quaranta giorni sotto le tende, sotto la pioggia battente? Li avete mai sentiti parlare delle necessità delle loro famiglie, dei loro bambini? A voi queste cose non interessano, non le vedete nemmeno, e quando essi vengono da voi ad esporvi i loro drammi non li volete ascoltare, perché a voi non manca niente. E c'è anche chi ha la pancia più piena e anche il portafogli più gonfio di altri, il quale non esita a ricorrere alla calunnia e alla falsità, mettendo in bocca a certe persone parole che esse non hanno mai pronunciato.
Fino a qualche momento fa, avevo un grosso dubbio - ringrazio il Presidente della Giunta di avermelo tolto -: che il vicequestore Vorìa avesse detto una bugia quella sera, quando davanti a tutti aveva detto di essere stato mandato su richiesta esplicita del Presidente della Giunta Calleri. Le notizie che circolavano facevano invece pensare che non fosse così, che il Presidente scindesse le sue responsabilità.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Fin dal giorno dopo l'ho detto al Capogruppo del Partito comunista!



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

LO TURCO Giorgio



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

La mia impressione era invece che ella volesse scaricare su altri le sue responsabilità. La sua affermazione che così non è mi ha confermato il suo modo di concepire l'Ente Regione non come sede di incontro civile ma come sede di incontro in cui c'è chi sta sull'alto di una scala e di lass guarda gli altri, la gleba, dall'alto in basso. E' questo un modo di concepire i termini del far politica che collego direttamente con un discorso che recentemente il Presidente Calleri ha tenuto nell'Alessandrino, dicendo che certe crisi dell'agricoltura sono il riflesso della mania scioperaiola degli operai delle fabbriche, che obbliga a dirottare verso le fabbriche interventi finanziari togliendo così la possibilità di sovvenzionare altre categorie. Questo è un modo falso di far politica, che origina insoddisfazione, mancanza di fiducia nelle istituzioni democratiche, qualunquismo, che apre la porta, arrivo a dire alla spirale nera, alla spirale fascista. Noi accusiamo il Presidente Calleri appunto di concepire in modo distorto la funzione di un Ente come la Regione, voluto dal popolo, da quel popolo che ha dato la Costituzione repubblicana.
Affermando chiaramente di essere stato lui a mandare la polizia dunque, il Presidente Calleri mi ha tolto il dubbio che, oltre a tutte le benemerenze acquisite, il vicequestore "d'allevamento Vorìa" avesse anche quella di esse un emerito bugiardo! Possiamo dunque dire che, per una volta tanto, il vicequestore non è stato un bugiardo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Vicepresidente della Giunta Cardinali. Ne ha facoltà.



CARDINALI Giulio, Vicepresidente della Giunta Regionale

Intervengo per cercar di ripristinare, sempre nell'ambito della discussione che stiamo svolgendo, la verità: vorrei evitare che dovessimo arrivare alle conclusioni del film "Rashomon", per cui, sentendo i racconti di uno stesso episodio fatti da diverse parti, si finisce con il perdere di vista la verità.
Credo che in primo luogo si debba puntualizzare, così come ha fatto il Presidente della Giunta, una determinata situazione, comprensibile nella realtà della crisi che purtroppo travaglia oggi la nostra piccola industria. In realtà, anche alla seconda riunione di cui si è parlato, la delegazione del Consiglio Regionale, di cui facevo parte, si è recata alla riunione su convocazione telegrafica dei Sindacati, in cui era stato fissato luogo, giorno e ora senza la minima presa di contatto preventiva per chiarire modalità e tempi dell'incontro. Vi siamo andati convinti di dover ricevere una delegazione: in realtà, erano convenuti davanti alla sede della Regione centinaia di lavoratori, e centinaia di lavoratori costituiscono un elemento di indubbia carica, proprio per l'esasperazione che c'è da parte loro e soprattutto proprio perché la loro stessa compattezza, la loro stessa massa crea un problema oggettivo.
All'arrivo dei rappresentanti del Consiglio Regionale il problema mi pare però sia stato abbastanza facilmente risolto anche sotto questo profilo: invitammo ad entrare nella sede una delegazione, composta mi pare da diciotto rappresentanti, per ciascuna delle fabbriche. Entrarono così circa 150-200 persone, quante la sala poteva contenerne. E personalmente incoraggiai ad entrare chiunque riuscisse a trovar posto, poiché, per la verità, la mia preoccupazione non era per chi era dentro, ma evidentemente per chi rimaneva all'esterno. Avendo poi sentito esporre da parte dei rappresentanti delle fabbriche la loro situazione drammatica, che del resto conoscevamo, ed avendo visto che il discorso assumeva una certa intonazione, non certo tale da mantenere la manifestazione su quella linea di serenità nella quale io personalmente e credo i colleghi del Consiglio e della Giunta intendevano si svolgesse, mi adoperai personalmente in primo luogo per chiarire ai lavoratori che la Giunta non era lì per discutere con loro un problema occupazionale, e neppure per giudicare sul modo di svolgere un certo tipo di manifestazione, assicurando che, d'altra parte avrebbe fatto il massimo sforzo per intervenire, come era giusto, come già era stato fatto in precedenti occasioni, a sostegno delle loro giuste rivendicazioni e per contribuire a risolvere in sede nazionale i loro problemi.
Fu a questo punto che alcuni sindacalisti uscirono in espressioni non dico incaute ma certamente accese - è una affermazione che posso fare a ragion veduta, perché non è certo questa la prima volta che mi trovo a dovermi occupare di problemi sindacali -: essi hanno praticamente interpretato in anticipo - se posso usare una espressione che forse il collega Rossotto non ha colto - lo stato d'animo dei lavoratori incanalando una determinata situazione verso sbocchi che erano comunque legati ad una scadenza: quella delle telefonate che ci accingevamo a fare ai Ministri. Cercammo, infatti, i Ministri, ma potemmo parlare esclusivamente con il ministro Donat-Cattin, e devo dire che non fu un colloquio né facile né fluido; fu un colloquio che comunque ci mise al corrente che la riunione sarebbe stata rinviata al giorno successivo, per cui veniva meno il motivo dei nostri insistenti tentativi di contatto con i Ministri.
Da questo momento l'azione dei sindacalisti si è affiancata a quella che era stata e che poteva essere l'azione responsabile dei rappresentanti della Giunta. Vi confesso che fino all'ultimo momento sono stato assillato dalla preoccupazione di ciò che avrei fatto se fosse stata attuata la minacciata occupazione della sede, tanto più che avevo detto al Vicequestore, presente davanti all'ingresso della Sede della Giunta, che mi assumevo personalmente ogni responsabilità di quel che sarebbe avvenuto se la manifestazione non fosse rimasta nei limiti dello scopo per il quale era stata indetta, chiedendo che le forze di polizia, che non avevano alcuna ragione di fermarsi, si allontanassero; allontanamento che senza dubbio servì a sdrammatizzare la situazione. Nella situazione piuttosto confusa seguita all'esito delle telefonate, lo confermo, le forze sindacali partite con quel tipo di spinta preventiva (conosco anch'io questo tipo di tecnica), hanno fatto, anche correndo alcuni rischi di impopolarità (ricordo l'impopolarità dell'intervento dei rappresentanti della CISL) marcia indietro, e devo dire obiettivamente che sono stati decisivi gli interventi dei rappresentanti della CGIL a sbloccare la situazione, così da consentirci di andarcene tutti alle 22,30.
Contemporaneamente, la Giunta aveva proposto e fatto accettare un telegramma inviato ai Ministri interessati in cui si ribadivano i concetti espressi dal Presidente, espressi decine di volte dall'Assessore Visone.
Quanto all'impegno politico, Consigliera Fabbris, la Giunta non pu assumerlo nel senso di appoggio senza riserve a tutta la strategia, anche a quella di un certo tipo, dei sindacati; lo ha assunto invece quella sera, e in tutte le circostanze precedenti, ed intende mantenerlo, nel senso di operare nel proprio ambito perché determinati problemi siano risolti, con la sola preoccupazione di dare una risposta positiva alle esigenze dei lavoratori.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

La nostra mozione si riferiva in particolare al primo incontro, quello dei lavoratori della Leumann con la Giunta nel palazzo di via Magenta. In quella occasione si sono verificati i fatti denunciati nella mozione e qui illustrati in particolare da Giovana. Nei vari interventi sono state poi aggiunte molte considerazioni su una seconda manifestazione dei lavoratori in cui però non si sono prodotte quelle tensioni drammatiche che avevano caratterizzato la precedente.
Credo tuttavia che questa sovrapposizione di fatti non abbia nociuto alla discussione di questa mozione, perché intanto ci ha consentito di rilevare un elemento rimarchevole: negli organi esecutivi della Regione Piemonte abbiamo il Presidente che chiama la polizia contro i lavoratori e il Vicepresidente che la manda via: il primo contribuendo a drammatizzare la situazione, il secondo, come risulta da tutte le testimonianze, a far allentare la tensione e, in ultima analisi, a sciogliere pacificamente questa manifestazione.
Ho chiesto la parola spintovi dalle dichiarazioni del Presidente della Giunta. Il Consigliere Rivalta ed io ci eravamo recati da lui due giorni dopo il fatto, prima di stendere il testo della mozione che abbiamo presentato. Mi pare di aver aperto il discorso con il Presidente della Giunta in questo modo: "Siamo venuti perché non possiamo credere che siano veritiere le affermazioni del vicequestore Vorìa secondo cui l'intervento della polizia sarebbe stato richiesto espressamente da lei per far sgombrare gli uffici della Giunta". In quella circostanza il dott. Calleri aveva detto: "Io mi sono limitato semplicemente ad informare, com'è mio dovere, il Prefetto della presenza di estranei nell'edificio della Giunta".
In questo senso, credo, tendendo a declinare ogni responsabilità per il modo in cui la polizia è poi arbitrariamente intervenuta. La nostra mozione, pertanto, si rivolgeva e si rivolge essenzialmente contro la polizia, contro il metodo che la polizia usa nei riguardi dei lavoratori perché abbiamo preso atto della dichiarazione del Presidente della Giunta di essersi egli limitato a informare, come sostiene essere suo dovere - ed io non posso confutarglielo - gli organi della polizia della presenza di estranei (sia detto tra parentesi, tra gli estranei c'erano tre Consiglieri Regionali, ai quali nessuno, credo, può negare il diritto di trovarsi nella sede della Giunta eletta dal Consiglio Regionale, ed eventualmente di avere un incontro con i lavoratori nella sede del palazzo di via Magenta). Questa sera, invece, il Presidente della Giunta, in modo molto netto, e assumendosi tutte le relative responsabilità ha affermato di aver richiesto l'intervento della polizia in quel modo "per fare sgomberare" la sede della Regione, in quel modo contraddicendo, o comunque dilatando, la dichiarazione che ho citato e sulla cui esattezza può essermi testimone il Consigliere Rivalta, che era con me. Noi avevamo avuto in quella sede la sensazione che egli si fosse rivolto alla polizia a malincuore comprendendo le profonde ragioni sociali ed umane che spingono questi lavoratori a rivolgersi, molte volte in modo non del tutto pacato e tranquillo, ad organi che ritengono in grado di contribuire alla soluzione dei loro problemi. Ecco perché per me è estremamente grave l'affermazione che il Presidente della Giunta ha fatto questa sera, ed ha fatto a ragion veduta.
Occorre, dunque, a questo punto che tutti sappiano - e noi non mancheremo di farlo sapere ai lavoratori - che quando si rivolgeranno alla Regione per avere da essa un aiuto troveranno, su ordine del Presidente della Giunta, la polizia in assetto di guerra.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Questa è demagogia, Berti. Questo è travisare i fatti.



BERTI Antonio

Chiamala demagogia, chiamala come vuoi: è la realtà dei fatti. Perch non si può impugnare l'ordine pubblico e la legittimità di fronte a migliaia di persone che da mesi chiedono il posto di lavoro, di fronte a Ministri che si palleggiano responsabilità per ragioni elettorali, per cui mentre fino a ieri l'altro non c'eran fondi per intervenire, ieri il Ministro Piccoli, a Novara, nella sede della D.C., ha potuto convocare i Sindaci ed annunciare un intervento finanziario per la Rossari &Varzi (del che prendiamo atto volentieri: vorremmo che così fosse per tutte le altre fabbriche). Non si riesce a trovare un accordo fra i Ministri, e non si vuol comprendere che operai che da mesi non hanno più posto di lavoro, da mesi occupano la propria fabbrica per difenderla (e se questo è un delitto noi ci schieriamo dalla parte di quelli che compiono tale delitto) siano giunti ad uno stato di esasperazione tale da sentirsi in diritto di rivolgersi in qualsiasi modo a chi deve poter fare qualcosa. Il primo problema da porsi dovrebbe essere quello di fare tutto quello che è possibile. Un Presidente della Giunta veramente, intimamente convinto delle ragioni delle masse lavoratrici, non dovrebbe farci chiedere l'incontro dovrebbe essere egli stesso a cercarlo per unirsi ai lavoratori e scendere se del caso, con loro sulla piazza, come ha fatto il Vescovo di Ivrea venendo per questo denunciato, e come hanno fatto anche dei parlamentari.
Comunque, quando sono i lavoratori a venire, porte spalancate, se è vero che la Regione è aperta soprattutto ai bisogni dei lavoratori. E' discutendo che i lavoratori si calmano, non impugnando l'ordine pubblico non chiedendo l'intervento della polizia in assetto di guerra. Ancora in questi giorni abbiamo avuto un intervento della polizia, quando i dipendenti della Provincia son venuti alla Regione per chiedere un incontro: la polizia è ancora intervenuta - ci hanno detto i funzionari nell'Assemblea, indignatissimi - ad un certo momento, perquisendoli chiedendo i documenti, impedendo loro addirittura l'accesso in piazza Castello .......



ROSSOTTO Carlo Felice

Però sono arrivati...



BERTI Antonio

Ci mancherebbe altro che non fossero venuti! Solo, ne è venuta soltanto una piccola delegazione. E anche in quella occasione la polizia ha detto che a richiedere l'intervento era stato il Presidente Calleri, che però ha smentito.
Ma allora lei dev'essere coerente nelle sue dichiarazioni, signor Presidente. Lei è favorevole a che la polizia venga schierata ogni qual volta i lavoratori vengono nei locali della Regione sempre, o in certe occasioni? Le sue affermazioni di oggi sono molto nette. Lei non ha fatto distinzioni: lei è per l'intervento dei cosiddetti tutori dell'ordine pubblico contro le giuste istanze dei lavoratori; noi siano invece - lo dichiaro in modo molto esplicito - contro questo tipo di polizia, a favore dei lavoratori, soprattutto quando vengono alla Regione per discutere sulle possibilità di risolvere i loro problemi.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, signori, io, come altri, non sono stato n protagonista né testimone degli episodi che hanno originato questa discussione. Ma il dibattito si è allargato fino ad investire alcune questioni generali e di principio, ed è su queste che, brevemente, vorrei pronunciarmi, cercando di interpretare lo stato d'animo e la posizione del mio Gruppo.
Primo punto: devo ribadire la nostra profonda consapevolezza già espressa dal Presidente della Giunta, della condizione spesso drammatica in cui versano vasti strati di lavoratori, per situazioni e colpe che investono la classe politica nel suo complesso, maggioranza e opposizione per la situazione del Paese, per condizioni non controllabili facilmente dalla capacità e dall'intelligenza umana. Non possiamo qui fare il processo per individuare le responsabilità: forse l'istinto popolare non sbaglia a coinvolgere nel giudizio l'intera classe politica. Questa consapevolezza ci porta ad una solidarietà piena verso questi lavoratori, e alla comprensione della condizione psicologica, a volte di esasperazione, della drammaticità in cui essi si muovono, e quindi alla comprensione anche dei comportamenti che possono essere determinati e suggeriti da questo stato d'animo.
Secondo punto: impegno costante, fattivo, concreto, a ricercare non di occupare le posizioni più favorevoli e comode ai fini del giudizio che un'opinione pubblica suggestionata può dare ma a risolvere e concorrere a risolvere i problemi. Su questo piano credo non si possa non dar atto alla Giunta, al suo Presidente, all'Assessore Visone, che in questa sua attività ha dato ottime prove di attivismo e di passione, di essersi impegnati nei limiti delle possibilità, al di là dei margini delle competenze della Regione, per avviare a soluzione questi problemi. E credo che più di una volta, a questo impegno, si sia aggiunta anche una capacità tecnica, una abilità nell'affrontare problemi che non era domandata né demandata ad un organo politico quale è la Giunta e che ha concorso a risolvere più d'una questione. Quanto ai tessili, siamo di fronte ad un problema di ampiezza non solo nazionale, ma tale da toccare anche altri Paesi in una certa fase di sviluppo. Io confido - l'ho già detto in altre circostanze - che il nostro Paese, con iniziative di tipo democratico, sappia trovare le giuste soluzioni perché il fattore umano, e cioè la condizione dei lavoratori della loro occupazione, della loro sicurezza di vita, della loro serenità trovi risposte tempestive e adeguate.
Il terzo punto da tenere in conto è che noi abbiamo tutto l'interesse a che si rivolgano alla Regione quanti si trovino in una situazione di difficoltà ed abbiamo dei problemi da risolvere, ancorché questi problemi non siano di competenza specifica della Regione. Credo che con il suo comportamento la Giunta si sia dimostrata aperta e sensibile a questa impostazione. Per il futuro, accentuiamo pure questo indirizzo, e rimuoviamo ogni occasione di equivoco a questo riguardo. Alla Regione possono rivolgersi, e noi sollecitiamo che si rivolgano, i cittadini ogni qual volta si presenta loro un problema: a patto che non vogliano stravolgere gli scopi del nostro ente, né sommergerlo in attività che lo portino fuori delle sue linee. Laddove sarà nostra competenza cercheremo di risolvere i problemi direttamente; dove la nostra competenza non arriverà vedremo di concorrere alle soluzioni canalizzando sulle vie più corrette e più giuste le domande e le richieste che vengono dai cittadini, così stabilendo un più diretto, un più vivo contatto. E questo è anche la nostra funzione di accordo tra il Paese e il popolo, tra le categorie sociali e le istituzioni.
Altro punto. Anche qui è sorta (ed a me è parso di vederla dipinta sul viso anche dei colleghi dell'opposizione, e ve ne è stato anche qualche accenno) una preoccupazione per le modalità con le quali si andavano realizzando i contatti tra categorie di cittadini, pur sospinti da situazioni drammatiche, e la Regione. Con la delicatezza che lo distingue il Vicepresidente della Giunta ha accennato a convocazioni fatte telegraficamente in termini che si potrebbero definire intimativi. Poiché i testi dei telegrammi non sono certo redatti da assemblee di lavoratori in condizioni di spirito di particolare tensione, ma da funzionari che operano professionalmente, quindi a mente lucida, credo sia legittimo dire che se si vuole stabilire un rapporto quale è quello che si chiede con la Regione non lo si può instaurare su una base già così implicitamente intimidatoria come quella che abbiamo visto realizzare qualche volta. Abbiamo pure detto e qui ribadiamo, che bisogna operare - in modo non certo repressivo, non certo distanziante rispetto alle richieste - affinché le giornate di seduta del Consiglio non siano anch'esse sommerse da convocazioni che fanno piombare sull'Assemblea, mentre sta cercando di svolgere il suo lavoro delegazioni o masse di cittadini, poiché ogni giorno, per bene che vadano le cose, ci saranno e ci potranno essere sempre situazioni pressanti. E' evidente, dunque, l'esigenza di impostare correttamente ed efficacemente questo rapporto, che ha da essere un rapporto democratico.
In questo senso io avevo interpretato l'intervento del Presidente della Giunta. Egli ha detto: pur garantendo il nostro impegno, la nostra attività, dobbiamo sviluppare, creare un tipo di rapporto con i cittadini con le categorie sociali, con i sindacati, con quanti hanno da chiedere e da dire qualcosa nell'ambito della Regione, che consenta un dialogo corretto, serio, esente da ogni forma, diciamo così, di illegalità clamorosa, inutile, non produttiva.
Con grande efficacia il Consigliere Nesi ha ricordato come siamo tutti interessati all'ordine pubblico. Ma non lo siamo soltanto adesso perché ci sono le elezioni e perché i cittadini - forse egli ha involontariamente un pochino calcato l'accento su questo aspetto - in questo momento hanno di nuovo il potere in mano e potrebbero usarlo in qualche modo preoccupante per tutti e per ciascuno di noi. Deve essere instaurato un nuovo concetto di rapporti tra le istituzioni, i poteri pubblici e i cittadini fra di loro. Si son lasciate andare le cose oltre certi limiti, arrivando ad interpretare in modo distorto il concetto che la Regione è la casa di tutti. Certo che lo è, perché noi non siamo assisi su un trono, siamo qui per servire i cittadini, per ascoltare quel che i cittadini hanno da dire per raccogliere le loro istanze. Ma non siamo qui per consentire che la sede del Governo regionale venga occupata da masse di individui ignari convocati da chi li ha organizzati consapevolmente e condotti. Io non penso che sia legittimo, ad esempio, per un parlamentare convocare un'assemblea di duemila persone nelle sale e negli uffici della Presidenza del Consiglio o nelle sale e negli uffici del Ministero degli Interni, anche se si tratta di uffici e di sedi di istituzioni dello Stato. Occorre un po' di chiarezza un po' di misura in queste cose. E non faccio il torto di pensare che non ne sia capace alcuno di quanti siedono in quest'aula.
A me pare che anche attraverso questa discussione, che pure ha avuto i suoi accenti urtanti ed aspri, si sia andati ricercando una metodologia per i rapporti ed i modi di agire della Regione affinché questo contatto con i cittadini e in genere soprattutto con le categorie dei lavoratori quando si trovino in situazioni di emergenza e si svolga nel modo più rassicurante e più producente per gli effetti che si vogliono conseguire. Ed è, credo anche un residuo di una forma mentis, un atteggiamento che penso sia in via di superamento, quello - che credo veramente abbia urtato molti cittadini profondamente democratici - di vedere ogni volta nella presenza o nell'intervento della polizia, in uno Stato fondato sul consenso e sulla legittimità, una provocazione. Certi atteggiamenti di singoli elementi o la presenza di plotoni in assetto militare sono indubbiamente urtanti, di per sé: ma il far intervenire forze che appaiano sproporzionate rispetto alle necessità è proprio una misura classica adottata per evitare gli incidenti in quanto incidenti e fatti gravi succedono quando chi è preposto al mantenimento dell'ordine pubblico non è in condizioni di poter ridurre alla ragione chi provoca i disordini se non con il ricorso alle armi.



FABBRIS Pierina

E' un fatto, però, che i lavoratori si sono calmati quando la polizia è andata via.



BIANCHI Adriano

Ma poteva capitare come è successo tante volte, che nelle file di questi lavoratori - nella loro generalità, democratici, pacifici, pazienti solo preoccupati di assicurare un sereno benessere alla propria famiglia si fossero introdotti dieci, quindici, venti esagitati, magari lavoratori pronti ad innescare le polveri, a soffiar sul fuoco determinando incidenti anche gravi che richiedono interventi di emergenza.
Sarebbe opportuno che si ristabilisse da parte di tutte le forze politiche che si richiamano alla Costituzione, che si dichiarano democratiche, un rapporto diverso nei confronti di un organo dello Stato qual è anche la polizia, evitando un atteggiamento di costante disprezzo che potremmo rimpiangere in futuro di aver assunto, il giorno in cui le garanzie costituzionali che ci sono assicurate anche dalla polizia, che pu qualche volta intervenire in modo inopportuno o non perfettamente efficiente, ma che sostanzialmente è lì per tutelare tutti e ciascuno di noi. E' necessaria l'assunzione, anche nei confronti della forza pubblica degli organi dello Stato, di un atteggiamento più comprensivo, più collaborativo, un atteggiamento di cittadini che accettano anche il momento a volte antipatico dell'ubbidienza alle norme, alla legge ed a chi è chiamato a farla rispettare. Questo ho detto in linea generale, non certo per rivolgere un richiamo ai Consiglieri qui presenti, per esprimere un atteggiamento costruttivo che eviti al nostro Paese una spinta verso spaccature che noi non ricerchiamo e non vogliamo, per cui l'ordine non sia soltanto garantito da parte della polizia, ma sia assicurato dalla collaborazione fra i cittadini, dalla non drammatizzazione dei problemi da affrontare, dalla fiducia....



RIVALTA Luigi

Anche noi, in effetti, siamo contro l'uso che si fa della polizia, non contro la polizia.



BIANCHI Adriano

Voi avrete modo di dimostrare soprattutto con i fatti per chi siete e per quale tipo di gestione delle istituzioni democratiche optate. Io non voglio polemizzare, in questa sede: ribadisco solo, nell'ordine secondo il quale li ho esposti e con la sommarietà imposta ormai anche dalla tarda ora e dalla necessità di essere concisi, il nostro comportamento: piena solidarietà nei confronti dei lavoratori, totale disponibilità e sollecitudine affinché ogni esigenza, ogni richiesta trovi nella Regione un interlocutore piena solidarietà ed apprezzamento per il comportamento che la Giunta ha assunto e pieno impegno da parte del mio Gruppo di accentuare e sottolineare, ogni volta che questo si renda necessario, la nostra primaria preoccupazione di corrispondere alle esigenze che vengono dai ceti popolari e da quanti hanno necessariamente come interlocutori le pubbliche istituzioni infine, atteggiamento di rispetto e, di considerazione per quanti sono chiamati a svolgere uno dei compiti più ingrati, per quanti hanno il diritto oggi di chiedere che i cittadini sappiano anche apprezzare i momenti di difficoltà, i momenti in cui, di fronte a palleggiamenti di responsabilità, a ricerca di facili popolarità, c'è qualcuno che per tutti qualche volta paga, o per tutti deve assumersi i ruoli più antipatici.
Stabilendo anche da parte nostra un diverso comportamento a questo riguardo, credo che concorreremo ad un migliore consolidamento delle istituzioni nel nostro Paese.
Il richiamo all'Inghilterra fatta da Nesi mi fa ricordare una testimonianza che mi ha portato mia figlia, recatasi a Oxford questi giorni per un incontro del Movimento federalista europeo, il primo fra studenti dell'Europa continentale e studenti inglesi: il senso di solidarietà e il sorriso con cui si guarda al modo in cui vengono svolte le dimostrazioni nel nostro Paese, con riferimento in particolare agli atteggiamenti studenteschi, qualificati di tipo sud-americano, a base cioè di violenze gratuite, senza chiarezza di idee, senza capacità costruttive che puntino veramente alla trasformazione delle cose, alla modificazione delle realtà.
Questo non è certo un apprezzamento che possa valere per qualsiasi dei Gruppi presenti in questo momento in quest'aula, ma è un richiamo anche a vedere nelle istituzioni democratiche lo Stato, nelle sue esigenze e nella sua funzione di autorità esercitata esclusivamente in nome della legge e in nome del mandato ricevuto dai cittadini.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Gandolfi. Ne ha facoltà.



GANDOLFI Aldo

Desidero portare anch'io, signor Presidente, in questa discussione alcune brevi considerazioni di carattere generale sui temi in essa affiorati. Innanzitutto sul problema della crisi tessile, di cui già abbiamo avuto occasione di parlare, di cui certamente torneremo a parlare poi sui rilievi che sono stati fatti; sugli impegni assunti dalla Giunta e messi in atto in questi mesi, e via dicendo.
Io mi domando fino a qual punto noi possiamo ritenere davvero risolutivi gli interventi a livello nazionale delle autorità di Governo: certamente, qualche singolo caso potrà essere risolto oggi, nelle prossime settimane, nei prossimi mesi, nel settore tessile, ma non si può pensare che la crisi del settore tessile, che deriva da una situazione congiunturale, certamente, ma da una situazione strutturale dell'industria stessa, che è una industria matura, direi ormai obsoleta in Italia, possa essere sanata su un piano di interventi straordinari da parte dello Stato nella situazione attuale della nostra finanza pubblica. Ho sentito dire che l'on. Piccoli ha garantito un intervento per la Rossari &Varzi: può aver influito, anche, in questo caso, il fatto che siamo in fase pre-elettorale ma è certo che né il Ministro Piccoli né i Ministri che verranno eletti dopo la prossima consultazione potranno garantire a lungo interventi di questo genere, nel corso del 1972. Direi allora che gli impegni politici che noi dobbiamo assumere nella misura in cui ci competono, ma che soprattutto investiranno il prossimo Parlamento, e certamente il Governo nazionale, sono di altro tipo: è chiaro, cioè, che a una crisi di questo genere del settore tessile si può arrivare a dare soluzione solo in modo diverso, garantendo cioè una rapida ripresa dello sviluppo economico del Paese, che consenta, attraverso la ripresa degli investimenti spaventosamente calati negli ultimi tempi, il graduale riassorbimento della mano d'opera risultata in soprannumero nel settore tessile e quindi un ritorno ai livelli di occupazione.
Da questo punto di vista, l'osservazione fatta dal collega Nesi, che gli operai, tutto sommato, fanno ormai d'ogni erba un fascio e collocano in generale tutte le forze politiche a livello di responsabili di questa situazione, rispecchia un atteggiamento in fondo giusto dei lavoratori: perché è certo che le responsabilità del travaglio economico di questi anni non sono certamente solo di chi ha governato, ma, direi, per tutto un certo tipo di azione; e a livello legislativo, in Parlamento, e a livello sindacale, investono largamente anche tutti i settori della sinistra.
Perché nel nostro Paese si è verificata negli scorsi anni, certamente senza essere ratificata da accordi di Governo o da formule governative, ma direi, da situazioni di fatto che si sono create sull'onda di spinte soprattutto di carattere sindacale, una convergenza che potremmo definire largamente di sinistra, cioè una formula di Governo, di partecipazione al potere, largamente di sinistra. E' anche giusto, dunque, che da parte dei lavoratori si individuino globalmente in tutto lo schieramento politico dalla Democrazia Cristiana al Partito comunista, le responsabilità dell'impasse economico in cui ci troviamo.
Un altro ordine di considerazioni che ritengo si debbano fare, su un altro piano (ecco, il discorso dell'ordine pubblico, degli interventi della polizia eccetera), riguarda il modo in cui - e in questo condivido quanto diceva il collega Bianchi - le centrali sindacali, e specialmente talune centrali sindacali, gestiscono questo tipo di tensione. Sono cioè perfettamente d'accordo con i colleghi comunisti, i quali dicono che dobbiamo aver sempre presente la situazione drammatica dei lavoratori che si trovano all'improvviso senza possibilità di lavoro, o che non ricevono più regolarmente i loro compensi. Ma mi domando se ad un certo punto da parte delle forze che più direttamente rappresentano i lavoratori (i sindacati, i partiti dell'estrema sinistra eccetera) si sia consapevoli poi di qual è il modo più costruttivo e più corretto di gestire queste spinte questi stati d'animo, e se al limite non ci sia anche - ripeto particolarmente da parte di alcune centrali sindacali - un tentativo di strumentalizzazione di queste situazioni nel senso di forzare la mano al di là dei limiti che molto spesso i lavoratori stessi non vorrebbero superare.
Mi domando, cioè, realisticamente, che senso abbia, prima di tutto, il voler convocare in maniera imperativa delle controparti senza accordi preventivi (questo, direi, è però da un certo punto di vista ancora un meno), e poi, specialmente, che senso abbia, in quanto a risultati costruttivi, il portare mille, duemila lavoratori nelle sedi di uffici pubblici o di organismi rappresentativi. Sono iniziative che ad un certo punto non possono non provocare qualche presa di posizione.
Il Presidente della Giunta Regionale ha assunto su di sé la responsabilità di un certo tipo di decisione che riteneva fosse suo dovere prendere: possiamo anche discuterla, ma è certo che non è pensabile che quel che è successo non solo nella Regione Piemonte ma direi un po' dappertutto in Italia - l'adozione del sistema dell'occupazione, come arma di pressione per la soluzione di un certo genere di problemi, di edifici pubblici o di suolo pubblico - possa a lungo andare diventare accettabile come metodi di lotta politica da parte delle centrali sindacali e possa essere tranquillamente tollerato come metodo di rapporto politico da parte degli organismi pubblici. E' certamente un tipo di atteggiamento, questo in cui dobbiamo individuare responsabilità soprattutto di talune centrali sindacali, o addirittura di gruppi extrasindacali che in qualche misura deve trovare un certo tipo di risposta, perché la misura in cui tende a protrarsi in forme che obiettivamente non possono essere considerate costruttive richiede evidentemente prese di posizione che incanalino questo tipo di agitazione, basato su motivi certamente legittimi e comprensibili verso forme costruttive.
Da queste riflessioni, al di là dell'episodio di cui stiamo discutendo dobbiamo trarre la conclusione di un ampio impegno verso i lavoratori verso le organizzazioni sindacali, perché si realizzino forme di rapporto fra poteri pubblici e lavoratori evidentemente non di questo tipo ma accettabili e, ripeto, costruttive. In questo senso ritegno di poter aderire anche alle considerazioni che faceva poco prima il collega Bianchi.



PRESIDENTE

Avevamo previsto di concludere i nostri lavori alle 19,30. Al mio orologio sono ora le 20,10 e risultano ancora iscritti a parlare i Consiglieri Conti e Vera, i cui interventi non credo possano prevedersi brevi; si dovrà poi mettere in votazione l'ordine del giorno, che non credo possa esser votato nella sua interezza, ma dovrà probabilmente essere messo in votazione per divisione, perché su alcuni punti vi potrà essere consenso generale, su altri dissenso. E' opportuno che il Consiglio decida cosa intenda fare. Manteniamo ferma la decisione presa di cessare i lavori rimandando ad altra seduta la prosecuzione, oppure si preferisce ultimare? Noto, tra l'altro, che si sono aperti altri vuoti nei banchi, e tutti sappiamo che i vuoti sono determinati da impegni di natura politica.
Si preferisce continuare? Io non ho niente in contrario. Pregherei allora, molto rispettosamente, gli ultimi due oratori di essere il più possibile concisi. Ha facoltà di parlare il Consigliere Conti.



CONTI Domenico

Accolgo senz'altro, per evidenti ragioni di orario, e anche perché i colleghi sono già intervenuti ampiamente su questo argomento, la raccomandazione rivolta dal Presidente per il contenimento dell'intervento.
Prendo la parola unicamente a questo titolo: ero delegato del Gruppo della Democrazia Cristiana alla seconda riunione avvenuta presso i locali della Giunta Regionale e sento il dover recare la mia testimonianza sull'andamento di quell'incontro, dato che vi è stata qualche contestazione sullo svolgimento dei fatti e sul significato che essi avevano avuto.
La riunione non aveva affatto per scopo l'occupazione della sede della Regione, questo è fuor di dubbio. D'altronde, non vi e alcun elemento per poter affermare il contrario.



ROSSOTTO Carlo Felice

Ma se l'hanno detto, ad un certo momento.



RASCHIO Luciano

Hai raccontato panzane fino ad ora, lascia parlare una buona volta!



CONTI Domenico

Non vorrei far discussioni, anche in ossequio al richiamo alla brevità fatto dal Presidente. Prego pertanto i colleghi di consentirmi di dire quello che in coscienza mi pare di avere il dovere di dire, essendo stato presente quel giorno.
Ripeto che a mio modo di vedere non vi era nei dimostranti la minima intenzione di occupare la sede della Regione. Se c'era un po' di fermento che ha trovato modo di esprimersi attraverso alcune battute, era dovuto al disagio per la presenza della polizia (ciò dicendo, non intendo affatto entrare nel merito della opportunità dell'intervento della polizia: ho il massimo rispetto per le funzioni di tutti coloro che legittimamente le svolgono). Ho sentito qua e là insistentemente i lavoratori pronunziare frasi come queste: "Non siamo dei delinquenti! Non siamo venuti qui a fare la rivoluzione!". Per la verità ho dovuto assentarmi ripetutamente, durante il dibattito, anzi durante l'esposizione da parte dei lavoratori della situazione dolorosa in cui versano le aziende interessate, essendomi curato personalmente di facilitare i contatti telefonici con Roma da parte del Gruppo formato dall'Assessore e dai sindacalisti. Però, alla fine l'occupazione non c'è stata, e siamo usciti tutti non alla mezzanotte ma alle 22,30.
Il discorso conclusivo tenuto dai sindacalisti, dopo aver avuto i contatti telefonici con Roma, è stato appunto nel senso di rinunciare ad una occupazione che non avrebbe potuto sortire alcun risultato positivo che non avrebbe potuto approdare a nulla di concreto, che avrebbe solo creato difficoltà a chi l'avesse posta in atto, ma di tornare a continuare l'azione nelle fabbriche. Non ho rilevato nell'andamento generale dell'incontro alcun segno particolare di irrequietezza (tolta qualche esclamazione, del resto comprensibile, ma non credo sia il caso di costruire un castello di ipotesi su singole parole). Sottolineo una circostanza: era presente nel Gruppo dei sindacalisti il segretario nazionale del settore; e non mi pare si possa davvero pensare che un segretario nazionale - sia detto con tutto il rispetto anche per gli altri sindacalisti di grado meno elevato - si fermi per capeggiare dei lavoratori intenzionati, ad occupare la sede della Regione, se non si vuol essere fuori dalla logica, dalla concretezza dei fatti.
Per quello che mi riguarda personalmente, in merito a questa questione prendo atto soprattutto di questi elementi che mi sembrano in concreto assai importanti innanzitutto, le dichiarazioni del Presidente Calleri per ciò che concerne le prospettive di soluzione dei casi di crisi di queste aziende del settore tessile in secondo luogo l'impegno, l'appello, la dichiarazione del mio Capogruppo circa l'apertura che la Regione ha avuto ed ancora di più dovrà avere in avvenire a ricevere le istanze che provengono appunto dalla comunità regionale e dai suoi vari settori, dalle sue varie categorie, per farsene interprete sul piano politico, laddove non sia possibile diversamente, in modo da avviarle, diciamo, ad accoglimento. Mi interessa molto questa affermazione, che del resto è già stata fatta altre volte: l'averla ribadita così solennemente in questa occasione mi sembra estremamente importante ed incoraggiante circa lo sviluppo dei rapporti che l'Ente Regione deve avere con coloro che rappresenta.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Vera. Ne ha facoltà.



VERA Fernando

A noi pare che l'episodio che ha formato oggetto di questo dibattito abbia due risvolti. Da una parte ci troviamo di fronte a migliaia di lavoratori che la crisi dell'industria tessile - e non è evidentemente questo il momento di indagare sulle cause che hanno portato a questa crisi ha travolto, con le loro famiglie: quindi una situazione umana che merita ogni comprensione, perché per i lavoratori e le loro famiglie il momento è indubbiamente drammatico, e che ci pare dovrebbe essere tenuta nel debito conto anche da chi ha la responsabilità di fronteggiare manifestazioni di lavoratori per tutelare l'ordine pubblico. Dall'altra parte non si può non rilevare in molti casi una strumentalizzazione dei problemi e dei disagi di questi lavoratori per fini di carattere politico, che molte volte non hanno affatto connessione con gli interessi dei lavoratori stessi. Questa ci sembra cosa da evitare, e la responsabilità dell'evitarla va evidentemente a chi organizza questi lavoratori, a coloro che li portano a certe manifestazioni, che li portano ad azioni di un certo tipo. Noi auspichiamo ripeto, che il comportamento delle forze dell'ordine pubblico nei confronti dei lavoratori che protestano sia di tipo differente, del tipo che accennava il collega Nesi essere stato riscontrato in Inghilterra in occasione dei recenti scioperi, degno cioè di uno Stato civile e democratico. (Ben diversamente hanno operato i responsabili dell'ordine pubblico nei confronti dei lavoratori che manifestavano sulle piazze di Madrid o sulle piazze di Danzica).
Infine, per quanto riguarda il problema dell'industria tessile, il problema della crisi, la ricerca di soluzioni che ovviamente possono non essere soltanto di tipo conservativo nei confronti di industrie che hanno pesanti situazioni strutturali, ma devono essere di tipo dinamico, vale a dire volte ad assicurare il posto di lavoro ai lavoratori in questione siamo perfettamente concordi con i colleghi che ritengono che sia compito della Regione, in quanto ente che rappresenta i cittadini della Regione piemontese e in particolare i cittadini lavoratori, l'occuparsene anche al di là di quelli che possono essere i fini istituzionali. Diamo atto alla Giunta, al suo Presidente, al Vicepresidente che questo interessamento e questa ricerca di soluzioni attive e positive vi sono sempre stati e chiediamo che così si continui a fare anche per l'avvenire, maggiormente nel momento in cui la Regione assumerà compiti di programmazione che coinvolgeranno anche le sorti dell'industria tessile, la situazione di questi lavoratori, il cui futuro, il futuro delle cui famiglie, secondo noi, non può non interessare anche l'Ente Regione.



PRESIDENTE

La discussione sull'ordine del giorno è ultimata.
Mi si chiede dai presentatori di porlo in votazione nel testo proposto ma con esclusione del terzo periodo: "Preso atto delle decisioni del CIPE di autorizzare l'intervento della GEPI nel settore tessile e della indicazione dei criteri per la definizione delle zone a cui fa riferimento la legge tessile".
Il Consiglio mi esime dalla lettura dell'ordine del giorno, che del resto è dinanzi agli occhi di tutti i Colleghi? Ci sono richieste di dichiarazioni di voto? Allora, pongo in votazione l'ordine del giorno nel testo che è dinanzi agli occhi dei signori Consiglieri, con esclusione del terzo periodo. Chi approva è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno riporta: 12 voti favorevoli, 21 contrari, 2 astensioni.


Argomento:

Interrogazioni e mozioni (annuncio)


PRESIDENTE

E' pervenuta alla Presidenza una interrogazione urgentissima da parte dei Consiglieri Fassino, Gerini, Zanone, Rossotto, relativa alla condizione del Comune di Piamprato. Mi farò premura di farla pervenire al Presidente della Giunta. Se l'Assemblea me lo consente, la do per letta, con l'intesa che il testo sarà allegato di documenti per la prossima convocazione.
Sono pervenute altresì le seguenti mozioni: da parte dei Consiglieri Giletta, Bertorello e Menozzi, relativamente al decreto 15 gennaio '72 n.
11 in cui si propone un'azione analoga a quella anche per tutti gli altri decreti concernenti la materia attribuita alla competenza dell'art. 117 da parte dei Consiglieri Viglione, Simonelli, Calsolaro, Nesi relativamente ad una proposta di adesione, con ricorsi adesivi, ad istanze di ricorso presentate dalle Regioni Lombardia, Emilia, Romagna e Liguria a firma dei Consiglieri Viglione, Simonelli, Calsolaro e Nesi relativamente ai problemi dell'Inam .
Vi è poi una interpellanza del Consigliere Nesi relativamente al problema dello sgombero dell'atrio del Rettorato.
Con il consenso del Consiglio, non do lettura di questi documenti, con l'intesa che il testo verrà trasmesso in tempo utile per la prossima convocazione.
Prima di sciogliere la seduta, poiché non terremo più riunioni entro questo mese, mi sembra doveroso e giusto, non per adempiere ad una formalità, ma, per partecipazione profondamente sentita, ricordare che il 25 aprile ricorre una data che deve essere celebrata, prima ancora che esternamente, nell'intimo dei nostri cuori, delle nostre memorie, delle nostre intelligenze, con il proposito non soltanto di ricordare i morti ma di ricordare i vivi che portano nello spirito, nella volontà la tradizione venuta dalla lotta di Resistenza, lotta che ha permesso la nascita della nostra Carta Costituzionale, che ha consentito si realizzasse questa nuova entità che si chiama Regione. Credo che questo ricordo, sia pure frettoloso, valga a sottolineare la volontà unanime di questo Consiglio di rimanere fedele ai principi che da quella data han tratto origine e che vanno sostenuti.
La seduta è tolta. Il Consiglio sarà riconvocato a domicilio.



(La seduta ha termine alle ore 20,30)



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