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Dettaglio seduta n.85 del 09/03/72 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE OBERTO


Argomento:

Approvazione verbale precedente seduta


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
L'ordine del giorno reca al punto 1: "Approvazione verbale precedente seduta". Prego un Consigliere Segretario di volerne dar lettura.



GERINI Armando, Segretario



PRESIDENTE

Ci sono osservazioni sul verbale? Allora lo si intende approvato all'unanimità.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazioni verbali dei Consiglieri Lo Turco e Sanlorenzo sulla crisi di alcune ditte piemontesi e sull'incontro con le maestranze della ditta Rossari e Varzi


PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Lo Turco. In rapporto al verbale? LO TURCO Giorgio No, per chiedere al Presidente della Giunta di voler fissare un incontro con i Capigruppo per discutere due problemi molto importanti e assillanti: la situazione all'Oreal, che si sta perpetuando e sta diventando sempre più drammatica per il frequente ricorso all'intervento delle forze dell'ordine, con arresti, in rapporto alla quale occorrerebbe esaminare che cosa in concreto sia possibile fare al fine di porre termine ad uno stato di tensione che investe tutto il Settimese; e quella alla Elli Zerboni e alla Cheallier in relazione alle voci che stanno circolando in merito ad una fusione fra queste due fabbriche e la NUI, del gruppo della Finmeccanica di Genova, non con partecipazione statale ma attraverso un grosso pacchetto finanziario della RIV-SKF, che probabilmente comprometterà i livelli di occupazione. I lavoratori di queste ditte sono molto preoccupati per la loro situazione occupazionale e vorrebbero avere un incontro con il Presidente della Giunta per studiare il modo di evitare che queste manovre di fusione industriale vengano concretate al di fuori del controllo del potere pubblico.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Sanlorenzo. Vorrei però richiamare tutti i Consiglieri a non disattendere la norma regolamentare che ci siamo dati. Situazioni di particolare urgenza possono trovare qui la loro collocazione, altrimenti bisogna seguire i canali regolamentari.



SANLORENZO Dino

Il ricorso a questa procedura particolare è giustificato dal fatto che è avvenuto un momento fa un incontro fra l'assessore Visone ed altri Assessori e Consiglieri Regionali e i lavoratori della Rossari &Varzi di Galliate e di Trecate ed i lavoratori della Rossari Moda di Borgomanero nel corso del quale sono stati fatti presenti impegni già in precedenza assunti e situazioni nuove che si sono presentate negli ultimi giorni, che consigliano una serie di iniziative e di misure sulle quali c'è un largo assenso non solo da parte dei lavoratori, ma anche dei Consiglieri Regionali e dell'Assessore.
Riterrei sarebbe opportuno che l'Assessore Visone potesse dare notizia di queste intese e di queste iniziative perché ne sia informata l'opinione pubblica e soprattutto in considerazione del fatto che anche il solo annuncio di iniziative che si intende prendere può avere influenza positiva sull'evolversi della situazione. La mia richiesta è pertanto che l'Assessore Visone possa prendere la parola per illustrare queste conclusioni.



PRESIDENTE

Il Presidente della Giunta è stato pure chiamato in causa. Ritiene sia opportuno dare la precedenza a questo argomento, o pensa che si debba seguire l'ordine del giorno fissato?



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

A me pare che dal momento cha abbiamo un ordine del giorno fissato, se si deve invertire l'ordine dei lavori deve intervenire un voto dell'Assemblea. Diversamente, non saremo più in grado di programmare assolutamente alcun nostro lavoro in sede di assemblea. Preciso che la Giunta è favorevole allo spostamento dell'ordine degli argomenti in discussione, nel caso specifico; però, deve esserci una esplicita richiesta e su questa l'assemblea deve votare.



SANLORENZO Dino

Non mi pare sia il caso di formalizzare la mia domanda che ho, già fatto d'altronde esplicitamente, dal momento che mi risulta esservi una larga intesa. Mi rendo conto che questo modo di procedere costituisca una innovazione nella prassi, ed assicuro che eviteremo il più possibile di ricorrervi in futuro. Dal momento, però, che sono qui presenti lavoratori venuti espressamente da sedi abbastanza lontane, e dal momento che vi è una intesa sulle cose da dire e che non vi sono obiezioni di sorta all'inversione degli argomenti, mi pare che la questione possa essere facilmente superata. Credo sarebbe opportuno si potesse fare questa inversione.



PRESIDENTE

Se il Consiglio non dissente, in considerazione dei particolari motivi di urgenza, e se l'Assessore è in grado di dare una risposta il più possibile breve, darei la parola al collega Visone.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Io chiedo che sia messo ai voti in modo esplicito questo mutamento di ordine, perché con esso si sta mettendo in atto veramente una prassi nuova.
Per parte mia, dichiaro che sono favorevole. Però desidero che il Consiglio si pronunci con un voto: non si tratta di un problema del Presidente della Giunta, ma di un problema del Consiglio, ed io chiedo esplicitamente al Presidente del Consiglio di voler sottoporre al voto del Consiglio questa richiesta di modifica.



PRESIDENTE

Il Consiglio è chiamato a votare.
Chi è favorevole a che si discuta questo argomento, attuando per la verità non una inversione dell'ordine del giorno ma addirittura l'inserimento di un nuovo argomento nell'ordine del giorno, è pregato di alzare la mano.
La proposta è approvata all'unanimità.
Ha quindi facoltà di parlare l'Assessore Visone.



VISONE Carlo, Assessore al lavoro

Signor Presidente, signori Consiglieri, riferirò rapidissimamente sulla questione Rossari &Varzi e Rossari Moda.
E' un problema del quale la Giunta, in particolare tramite l'Assessorato al Lavoro, è stata investita da alcune settimane. Non abbiamo mancato di interessarci presso i Ministeri competenti, perché si possa addivenire il più rapidamente possibile alla soluzione dei problemi di questa azienda.
La soluzione prospettata è quella dell'intervento in favore della Rossari &Varzi della Finanziaria Gepi. Per attuarla occorrerà che la questione fosse in partenza sgombrata da particolari difficoltà, una delle quali era quella che la Gepi fosse autorizzata ad intervenire nel settore tessile, che, come loro sanno, non rientrava nelle competenze di questa Finanziaria. Il CIPE la settimana scorsa ha autorizzato la Gepi ad intervenire, e quindi, anche in questa nuova prospettazione, al Ministero delle Partecipazioni statali e presso altri Ministeri, come ho potuto costatare anche soltanto martedì scorso, si stanno portando avanti con molta celerità questi problemi. Sono questioni indubbiamente molto complesse, che però per la loro particolare urgenza necessitano anche di soluzioni estremamente rapide.
Proprio per sottolineare l'urgenza della soluzione di questi problemi che per quanto riguarda la Rossari &Varzi è particolarmente rilevabile per il settore moda, questo Assessorato si farà promotore di un incontro che dovrà avvenire al più presto - io mi auguro già nei primi giorni della prossima settimana - presso il Ministero delle Partecipazioni statali, con intervento di rappresentanti degli Enti pubblici che finora hanno seguito con maggiore assiduità questo problema, di rappresentanti dei lavoratori e dei sindacati. In questo senso ribadisco ufficialmente in Consiglio l'impegno che ho già assunto nella riunione terminata pochi minuti fa perché questo incontro avvenga, per puntualizzare esattamente la situazione e trovare tutti uno sbocco affinché l'ingresso della Gepi nella Rossari Varzi possa avvenire al più presto, proprio ad evitare quei tempi morti che sono stati paventati e che potrebbero mettere in forse l'attività stessa dell'Azienda.



PRESIDENTE

Mi pare Consigliere Sanlorenzo che ora esorbitiamo in modo davvero eccessivo dal regolamento che ci governa e che non dobbiamo lacerare. Ha già avuto modo di fare la domanda che le stava a cuore ed avuto la risposta.



SANLORENZO Dino

Vorrei far presente che, a norma del Regolamento, essendo stato votato l'inserimento di una questione nell'ordine del giorno, mi sembra del tutto ovvio che chi aveva avanzato la richiesta possa esprimere succintamente un giudizio ed un parere su quanto in merito è stato detto.
Approvo pienamente quanto ha detto l'Assessore circa l'incontro romano.
Mi pare però che su due questioni debba ancora venire da lui una risposta sulla data della Conferenza tessile Regionale, di cui si è parlato in tutti questi incontri, e su una visita ai complessi Rossari &Varzi, che sarebbe molto opportuna per tutte le ragioni che evito di riprendere qui, ma che sono state illustrate negli incontri precedenti.



VISONE Carlo, Assessore al lavoro

Per quanto concerne la data della Conferenza tessile, mi permetta di dirle, Consigliere Sanlorenzo, che non posso dare personalmente una risposta in quanto non sta a me indire questa conferenza. Quanto alla visita alla Rossari &Varzi, personalmente sono disponibile ad effettuarla anche se debbo fin d'ora dichiarare che non sarò certamente in grado di esprimere un giudizio in merito alla validità o meno della trasposizione di dipendenti da un reparto all'altro.



SANLORENZO Dino

Questo penseranno i sindacati a dirlo.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Presidente della Giunta.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Vorrei precisare, essendoci stato evidentemente un equivoco interpretativo rispetto alla richiesta presentata dal Consigliere Lo Turco che io credevo che egli intendesse proporre la discussione immediata della questione e la posposizione dello svolgimento dell'ordine del giorno all'incontro con le rappresentanze sindacali delle Aziende da lui menzionate.
Siccome mi pare che così non sia, desidero chiarire che la Giunta è disponibile per tenere questo incontro questa sera, dopo lo svolgimento dell'ordine del giorno, o in altra data che si desideri fissare.
LO TURCO Giorgio Sono d'accordo sul modo di procedere indicato dal Presidente della Giunta.


Argomento:

Interrogazioni verbali dei Consiglieri Lo Turco e Sanlorenzo sulla crisi di alcune ditte piemontesi e sull'incontro con le maestranze della ditta Rossari e Varzi

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Informo che hanno chiesto congedo i colleghi Bertorello, Marchesotti Zanone e Carazzoni.


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione del centenario della morte di Giuseppe Mazzini


PRESIDENTE

Signor Presidente, signori Consiglieri, si compiono domani cento anni dalla morte di Giuseppe Mazzini, quasi esule in patria, ignorato, celato sotto il falso nome di John Brown, avvenuto in Pisa, ove era ospite di casa Rosselli. Aveva 67 anni, essendo nato a Genova il 22 giugno 1805. Garibaldi telegrafava: "Sulla sua bara sventoli la bandiera dei Mille".
L'uomo che Tommaseo aveva detto essere "nato più a ispirare che a cospirare", meno sfortunato come profeta e missionario che come uomo d'azione, quale pure era, profeta che, secondo l'espressione del De Sanctis, aveva intravisto la terra promessa senza riuscire ad entrarvi chiudeva gli occhi nella visione di una Italia ormai compiutamente avviata alla sua unità, ma non sotto il vagheggiato e professato segno repubblicano, fede che animò tutta la sua attività, e non per virtù, se non in minima misura, di quelle forze popolari in cui egli credeva ed alle quali affidava nel suo pensiero compiti rivoluzionari. Il messaggio mazziniano é, si può dire, tutto indirizzato al popolo. La "Giovine Italia" prima, costituita nella sua patria, sogno del carbonaro candido poi anche dissenziente, e la "Giovane Europa", da lui fondata a Ginevra nell'aprile del 1834, lo fanno il profeta armato di una realtà che da assurda ed utopistica che poteva apparire si è venuta faticosamente facendo concreta realtà. La visione repubblicana, che domina e pervade tutta la sua azione ed è la base del suo pensiero, gli consente tuttavia di scrivere, in una visione pratica, da qualcuno giudicata persino machiavellica, la famosa lettera del 1831 a Carlo Alberto: "Proclamate la santità del pensiero dichiaratevi vindice, interprete dei diritti popolari, rigeneratore di tutta Italia. Il silenzio dell'amletico destinatario lo indurrà, nello stesso anno, a dettare lo Statuto della "Giovane Italia", che postula concordia ed associazione di tutti, e afferma che "la vita inerente alle località deve essere libera e sacra mentre l'organizzazione amministrativa deve essere fatta su larghe basi e rispettare religiosamente la libertà di comune"; 1831, una data quindi importante nella vita del Nostro. In quell'anno, a febbraio, liberato dal forte di Savona, passa per Torino, ed annoterà che 10 di quel mese aveva contemplato il levar del sole dal Cenisio, mentre era avviato all'esilio. Non doveva essere una semplice annotazione di carattere estetico-naturalistico la sua: ad un altro sole aveva evidentemente fisso lo sguardo.
Il miglior biografo del Mazzini, l'inglese pastore protestante del Galles morto il 1° gennaio di quest'anno centenario, il Griffith, dà la misura dell'interesse che gli inglesi ebbero per l'esule Mazzini proprio al tempo in cui Cavour lo considerava il peggiore nemico dell'Italia. Certo riesce ancora difficile interpretare storicamente ed umanamente la complessa, non facile, figura di Mazzini, ma si può ben convenire nel ritenerlo tenacemente ed esemplarmente coerente ai suoi principi di elevata statura morale, di schietti sentimenti religiosi, assertore di una precisa esigenza di giustizia e di libertà, fervente e chiaroveggente europeo, che vivo, vedrebbe oggi realizzato il suo sogno di inserire la Gran Bretagna nella nuova Europa. Non senza perché il Presidente della Repubblica, on.
Leone, ha ricordato, nel suo messaggio alle Camere, il tormentoso sogno di uno dei maggiori artefici del nostro Risorgimento, fattosi ora realtà quale valido motivo ispiratore della vita italiana. "I doveri dell'uomo" la sua opera più popolare, potrebbero essere utilmente riletti nelle scuole italiane come degna celebrazione del centenario della morte.
Questa breve ed incompleta commemorazione che mi è parso doveroso fare e che si aggiunge al nobile manifesto che reca anche la firma del Presidente della Regione, indirizzato alla gente del Piemonte, sarebbe gravemente lacunosa se non sottolineasse ancora la sua fede nelle forze popolari. Il fuoco dell'apostolo è prossimo a spegnersi. Siamo al 1871.
Come ultimo atto pone il sigillo della sua fede popolare siglando il patto di fratellanza fra le società operaie. Quel suo atto di fede giovi oggi alle forze del lavoro tutte, del pensiero e dell'azione, e giovi alle forze politiche, le quali non possono scordare che il suo insegnamento è stato motivo morale ispiratore e base fondamentale per la nostra Costituzione e la nostra Repubblica, figliate dalla Resistenza, largamente ispiratasi al pensiero mazziniano.
Gli studi storici che certamente appariranno nel corso dell'anno celebrativo diranno, nel decantamento purificatore del tempo, molte cose in termini forse definitivi su di lui, sulla sua opera di pensiero e di azione. A me sembra di poter concludere auspicando che il suo vaticinio si attui appieno. La patria del popolo sorgerà, definita dal voto dei liberi sulle rovine della patria delle caste privilegiate.


Argomento:

Commemorazione del centenario della morte di Giuseppe Mazzini

Argomento:

Comunicazioni del Presidente


PRESIDENTE

Sono stati presentati in data odierna i seguenti progetti di legge: dai Consiglieri Sanlorenzo, Berti, Rivalta e Besate, un progetto di legge per le procedure democratiche di formazione del secondo Piano di sviluppo Regionale 1971-'75, con richiesta di esame con procedura d'urgenza dai Consiglieri Marchesotti, Sanlorenzo, Besate e Giovana, un progetto di legge sull'ordinamento provvisorio degli Uffici della Regione qualifiche e contingenti numerici del Personale dai Consiglieri Ferraris, Berti, Marchesotti, Sanlorenzo, Besate Raschio, Revelli, Bono, Fabbris, un progetto di legge sulla istituzione dell'Ente Regionale per lo sviluppo agricolo in Piemonte (ERSAP), con richiesta di esame con procedura d'urgenza dai Consiglieri Ferraris, Besate, Fabbris, Lo Turco, Raschio Revelli, Sanlorenzo, un progetto di legge sulla istituzione dell'assistenza farmaceutica ai coltivatori diretti.
L'assegnazione di detti progetti alle Commissioni competenti per l'esame in sede referente verrà effettuata dal Presidente del Consiglio una volta che sia eletto. Il Consiglio deve però deliberare sulla richiesta di procedura d'urgenza per due di questi disegni di legge, e precisamente per quello relativo alle procedure di piano e per quello sull'Ente di sviluppo agricolo. Chiedo pertanto al Consiglio, di esprimersi in proposito.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino

Per il progetto di legge sulle procedure democratiche di formazione del secondo Piano di sviluppo Regionale, la richiesta di procedura d'urgenza è motivata dal fatto che se si seguisse la procedura normale, la I Commissione, alla quale probabilmente sarà affidato l'incarico di esaminare il tutto, onerata da una mole ingente di lavoro, non riuscirebbe a rispettare le scadenze indicate nelle varie procedure appunto del progetto di legge. A me pare sia di interesse comune e generale che, quali che siano i contenuti di un Piano Regionale di sviluppo, a questo punto, essendo già stato il programma nazionale, si ponga mano a tutta la procedura preliminare per la formazione di un Piano Regionale. La richiesta di procedura d'urgenza è pertanto perfettamente coerente con i contenuti del progetto, che ovviamente mi riservo di illustrare in altra sede.



FERRARIS Bruno

Il motivo della richiesta di procedura d'urgenza per il progetto di legge sulla istituzione dell'Ente per lo sviluppo agricolo in Piemonte mi pare sia ovvio. La nostra Regione è una delle poche ad essere ancora priva di un tale Ente, e la lacuna viene da tempo lamentata.
Già in passato gli Enti locali avevano cercato, anche compiendo generosi sforzi, di condurre in porto una certa elaborazione (tutti ricorderanno i tentativi per creare l'Ente consortile di sviluppo): la cosa non poté concretarsi per varie ragioni, fra cui il fatto che era ormai imminente la creazione delle Regioni a Statuto ordinario.
Con il 1° Aprile la Regione dovrà iniziare ad operare in base ai decreti delegati: riteniamo che occorrerà operare subito, fin dall'inizio non come per il passato ma attraverso uno strumento che consenta organicità di interventi.



PRESIDENTE

Non vi sono altre richieste di intervento.
Sono state illustrate le ragioni del carattere di urgenza che si richiede per la procedura relativa ai due progetti di legge. Il presidente che sarà eletto esaminerà, oltre tutto, la ricevibilità di tali disegni e assegnerà, se del caso, subito, o tutti o parte, con carattere di urgenza o meno, alle Commissioni, tenuto presente quanto è stato detto in quest'aula.
La Cancelleria della Corte Costituzionale ha trasmesso al Presidente del Consiglio Regionale del Piemonte copia della sentenza n. 36 del 22 febbraio '72, depositata in Cancelleria il 1° marzo '72, con la quale la Corte Costituzionale ha dichiarato la illegittimità costituzionale della legge regionale piemontese relativa all'approvazione del rendiconto finanziario per l'anno 1970 approvata dal Consiglio Regionale il 6 luglio 1971 e riapprovata il 21 settembre '71. Nella motivazione della sentenza vengono ribadite le osservazioni già trasmesse dal Governo, tramite il Commissario di Governo della Regione, alla legge regionale, e se ne dichiara pertanto la incostituzionalità.
Si è pure avuta in questi giorni notizia che la Corte Costituzionale con sentenza n. 40, ha deciso in merito ai giudizi a suo tempo promossi con i ricorsi delle Regioni Lombardia-Veneto e Abruzzo verso la Legge 10 Febbraio '53 n. 62 sulla Costituzione e sul funzionamento degli organi Regionali. In particolare, la Corte Costituzionale ha respinto la questione pregiudiziale delle Regioni che contrasta la stessa ammissibilità di una disciplina legislativa sulla organizzazione interna delle Regioni. Ha inoltre dichiarato non fondata la questione di illegittimità costituzionale relativa all'art. 65 della Legge Scelba, che fa obbligo alle Regioni di provvedere alla organizzazione dei propri uffici esclusivamente con personale comandato, in riferimento alla 8° disposizione transitoria della Costituzione che fa salvi i casi di necessità. La Corte Costituzionale ha interpretato l'art. 65 in senso restrittivo come norma temporanea unicamente rivolta a disciplinare il primo impianto di uffici regionali. La Corte Costituzionale ha poi dichiarato la illegittimità dell'art. 67 della Legge Scelba nella parte in cui dispone che le norme sullo stato giuridico e il trattamento del personale di ruolo regionale debbano uniformarsi alle norme sullo stato giuridico ed economico del personale statale; ma al tempo stesso ritenuta, conforme alla Costituzione, la parte terminale del medesimo articolo, laddove stabilisce che per il proprio personale le Regioni non possono disporre un trattamento economico più favorevole di quello spettante al personale statale. La sentenza ha inoltre dichiarato costituzionalmente illegittima la norma di cui all'art. 58 della Legge Scelba nella parte che stabilisce l'obbligo di un regolamento regionale per definire le misure e le modalità dell'attribuzione di indennità ai membri del Comitato di controllo sugli atti degli Enti locali limitatamente alle parole "nella misura e con le modalità da determinarsi dal regolamento".
Il Comune di Pesaro e l'Amministrazione provinciale di Pesaro, d'intesa con i sindacati nazionali, indicono in quella città, per il giorno 25 Marzo prossimo, un Convegno nazionale per affrontare globalmente i problemi di carattere politico, economico e sociale sollevati dal programma di risanamento impostato dal Gruppo Montedison tendente a liquidare in vari modi aziende che occupano migliaia di lavoratori. A tale convegno dovrebbero partecipare i rappresentanti di partiti, Regioni, Province e Comuni. Io mi limito a comunicare per informazione al Consiglio la notizia di questa attività promozionale del Comune di Pesaro, riservandomi di prendere contatti con la Giunta e con l'Ufficio di Presidenza per le determinazioni che potranno essere adottate per il 25 marzo.
Con legge 25 Febbraio '72 è stato convertito in legge il Decreto 28 Dicembre '71 che determinava al 1 Aprile la data di inizio dell'esercizio delle funzioni amministrative da parte delle Regioni a statuto ordinario.
Il 23 Febbraio è stata firmata a Parigi la Convenzione internazionale per la realizzazione del traforo del Frejus. La notizia interessa la nostra Regione perché collegata alla costruzione dell'autostrada Rivoli Bardonecchia, che potrà avere favorevole riflesso sulla situazione economicamente pesante della valle di Susa. L'argomento, comunque, del quale do oggi notizia, verrà ripreso e ovviamente discusso allorché si parlerà in Consiglio della programmazione regionale.
Dai Sindaci di Galliate di Cerano sono pervenuti telegrammi nei quali si richiede, in relazione all'incontro avvenuto il 7 marzo a livello interministeriale, per valutare la richiesta avanzata dalla Manifattura Rossari &Varzi di intervento della GEPI, un incontro con la Giunta Regionale durante la seduta odierna del Consiglio Regionale, del che si è già anche parlato.
Il punto secondo dell'ordine del giorno, relativo alle "Comunicazioni del Vicepresidente", è così esaurito.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente

Argomento:

Sull'inversione dell'ordine del giorno


PRESIDENTE

Se il Consiglio concorda, proporrei, a questo punto, l'inversione dell'ordine del giorno, trattando il numero 5, che reca: "Eventuali dimissioni di Consiglieri Regionali ai sensi dell'arti 7 D.P.R. 30 marzo 1957, n. 361: a) Comunicazioni delle dimissioni b) presa d'atto delle dimissioni c) surrogazione ai sensi dell'art. 16 della Legge 17 febbraio 1968 n.
108".
Il Consiglio consente a che trattiamo questo punto dell'ordine del giorno prima di quello segnato ai numeri 3 e 4. Vi sono opposizioni? Ha facoltà di parlare il Presidente della Giunta.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Vorrei sapere da chi è venuta questa richiesta.



PRESIDENTE

Il Vicepresidente Sanlorenzo ha riferito nella riunione dei Capigruppo che era giunta questa richiesta all'Ufficio di Presidenza.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Vorrei far presente che questa richiesta dev'essere formulata in Consiglio, a norma di regolamento.



BERTI Antonio

Chiedo che sia invertito l'ordine degli argomenti da discutere affinch si possa provvedere subito alla surrogazione degli eventuali dimissionari.



PRESIDENTE

Pongo ai voti la richiesta che è stata ora formalizzata. Chi è d'accordo che si proceda all'inversione degli argomenti all'ordine del giorno come proposto è pregato di alzare la mano.
L'inversione, non essendovi opposizioni, è approvata all'unanimità.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Eventuali dimissioni di Consiglieri Regionali ai sensi dell'art. 7 D.P.R. 30 marzo 1957 n. 361


PRESIDENTE

Passiamo pertanto al punto quinto dell'o.d.g.: "Eventuali dimissioni di Consiglieri Regionali ai sensi dell'art. 7 D.P.R. 30 marzo 1957, n. 361: a) Comunicazioni delle dimissioni b) presa d'atto delle dimissioni c) surrogazione ai sensi dell'art. 16 della Legge 17 febbraio 1968, n.
108".
E' pervenuta alla Presidenza del Consiglio Regionale questa lettera da parte del Consigliere Gianni Furia: "In seguito all'intenzione del mio partito di presentarmi candidato nelle Prossime elezioni politiche, a sensi dell'arti 7 del Decreto 30 marzo '57 n. 361 rassegno le dimissioni da Consigliere Regionale.
Desidero rivolgere alla Presidenza del Consiglio e, suo tramite, a tutti i Consiglieri Regionali un cordiale saluto e l'augurio vivissimo di buon lavoro al servizio della Regione Piemonte.
Un particolare ringraziamento desidero esprimere a tutto il personale della Regione per la collaborazione che, in condizioni non sempre facili ha dato al mio lavoro di Consigliere Regionale".
Nel dare notizia di questa lettera ritengo giusto e doveroso dar atto del contributo che il Consigliere Furia ha recato ai dibattiti svoltisi in questo Consiglio, anche in quelli che sono stati motivo di particolare scontro fra lui e chi oggi presiede temporaneamente l'assemblea, ed augurare a lui il miglior successo nella campagna elettorale.
La signora Nella Bar, che avrebbe dovuto prendere il posto del Consigliere dimissionario, seguendo, in ordine di preferenze, l'ultimo degli eletti, ci ha scritto a sua volta: "Con vivo rammarico debbo Comunicarle che devo rinunciare alla elezione a Consigliere della Regione in sostituzione di un Consigliere Regionale già eletto nella mia lista che ha rassegnato le dimissioni.
Il motivo che mi spinge a rinunciare all'onore di rappresentare il Partito Comunista Italiano nel Consiglio della Regione Piemonte risiede nel fatto che debbo assolvere il compito di Assessore anziano nel Comune di Bussoleno. Tale carica assorbe l'intero tempo che posso rendere disponibile dalla mia attività di insegnante e ritengo quindi che assumere un altro incarico presso codesto Consiglio sarebbe poco serio.
Prego quindi la Signoria Vostra e il Consiglio della Regione di voler prendere atto di tale mia irrevocabile decisione, causata, come ho sopra scritto, da motivi di forza maggiore".
Il Consiglio è pertanto invitato a prendere atto innanzitutto delle dimissioni presentate dal Consigliere Furia e successivamente della dichiarazione di non accettazione di subentrargli da parte della signora Nella Bar.
Ha facoltà di parlare il Presidente della Giunta, Consigliere Calleri.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Io ritengo, signor Presidente, che prima di proporre al Consiglio l'accettazione delle dimissioni della Consigliera subentrante al Consigliere Furia occorra dar corso alla procedura di surrogazione. Mi sentirei infatti veramente a disagio a votare per le dimissioni di una Consigliera che, non essendo stata svolta la procedura di surrogazione, non è praticamente subentrata al Consigliere Furia; ritengo, anzi, che compiremmo un atto illegittimo se accettassimo delle dimissioni che in realtà non sono state date in quanto non è avvenuta la surrogazione.



PRESIDENTE

L'aspetto procedurale merita indubbiamente attenzione. Anche se tutti siamo d'accordo sull'opportunità pratica di sveltire le formalità burocratiche, non possiamo non considerare che effettivamente non c'é stata un'investitura, della signora Bar e che quindi ci troviamo di fronte ad un dichiarazione di rinuncia fatta prima che l'incarico fosse attribuito.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino

Mi pare che la procedura prevede innanzitutto la votazione di presa d'atto delle dimissioni del Consigliere Furia; immediatamente dopo pu avere inizio da parte della Giunta delle Elezioni la pratica per la surrogazione; non appena avuta comunicazione dalla Giunta delle Elezioni dei risultati di questa pratica, il Consiglio può provvedere alla surrogazione del dimissionario con il candidato che segue in ordine di preferenza l'ultimo eletto, in questo caso la signora Bar, e successivamente prendere atto delle dimissioni di quest'ultimo. E' una questione che si dovrebbe poter risolvere con una sospensione di pochi minuti, dopo che si sia posto atto delle dimissioni del Consigliere Furia.



PRESIDENTE

Allora sospendiamo la seduta, penso per breve tempo, per permettere ai componenti della Giunta delle Elezioni di riunirsi per dar corso alla procedura di surrogazione.



(La seduta sospesa alla ore 17,30, riprende alle ore 17,50)



PRESIDENTE

Metto innanzitutto ai voti l'accettazione delle dimissioni presentate dal Consigliere Furia. Chi le accetta e ne prende atto è pregato di alzare la mano.
Il Comitato ha preso atto all'unanimità delle dimissioni e le ha accettate.
Leggo ora il verbale che mi è pervenuto dalla Giunta delle Elezioni che si è riunita sotto la presidenza del Presidente Giovana: "Il Presidente Giovana riferisce che in relazione a quanto previsto all'ordine del giorno del Consiglio Regionale per la seduta odierna in ordine alle eventuali dimissioni di Consiglieri Regionali, il Vicepresidente anziano gli ha trasmesso la lettera di dimissioni del Consigliere Furia.
Occorre quindi procedere, a sensi dell'art. 16 della Legge (a questo punto si potrebbe introdurre un perfezionamento, se il Presidente della Giunta me lo consente, dicendo nel verbale che ha preso atto dell'accettazione delle dimissioni del Consigliere Furia avvenuta in Consiglio, così il verbale è ancora più completo e preciso). A sensi del citato articolo, il seggio che rimanga vacante, per qualsiasi causa, anche se sopravvenuta, è attribuito al candidato che nella stessa lista e circoscrizione segue immediatamente l'ultimo eletto. La stessa norma si osserva anche nel caso di sostituzione del Consigliere proclamato a seguito dell'attribuzione fatta dall'Ufficio Elettorale Regionale.
Il Consigliere dimissionario era stato eletto nella lista del Partito Comunista italiano nella circoscrizione di Torino. Dal verbale dell'Ufficio circoscrizionale presso il Tribunale di Torino risulta che all'ultimo eletto nel gruppo del Partito Comunista italiano nella circoscrizione di Torino, signor Francesco Revelli, segue immediatamente la signora Nella Bar, alla quale dev'essere attribuito il seggio vacante. La Giunta delle Elezioni esprime pertanto l'avviso che il Consiglio prende atto che al Consigliere Gianni Furia subentra, a sensi dell'art. 16 della citata Legge n. 108, la signora Nella Bar. La Giunta dà avviso altresì che la predetta deliberazione relativa alla surrogazione del Consigliere Gianni Furia con la signora Nella Bar sia dichiarata immediatamente esecutiva a sensi dell'arti 49 della Legge 10 febbraio '53 n. 62"..
Chi approva queste decisione della Giunta delle Elezioni.... Chiede di parlare il Consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Noi non possiamo ignorare che la signora Nella Bar ha mandato una lettera alla Presidenza del Consiglio, che è stata letta precedentemente quindi è ormai agli atti del nostro Consiglio, con la quale dichiara di rinunciare all'incarico, e quindi di rinunciare al diritto che le dà il posto in graduatoria. Anni di esperienza alla Provincia di Torino, di cui proprio il Vicepresidente avv. Oberto, per anni Presidente della Provincia ed il nostro Segretario Generale possono dare testimonianza, dimostrano che la prassi seguita normalmente è che il Consiglio prenda atto della rinuncia alla graduatoria della candidata in oggetto e passi all'attribuzione dell'incarico al candidato successivo. Noi non possiamo quindi non vedere nelle argomentazioni qui portate oggi un pretesto per privare il nostro Gruppo, oggi, di un suo componente. Siamo pertanto contrari a questa presa d'atto.



PRESIDENTE

Consigliere Berti, la questione non ha grande rilevanza perché la privazione per il suo Gruppo della presenza di un Consigliere potrà durare per il resto della seduta di oggi: la signora Nella Bar verrà immediatamente informata dell'avvenuta sua nomina in surroga al Consigliere Furia e potrà esercitare regolarmente il suo diritto di decidere se accettare o no l'incarico.
Aggiungo, come Vicepresidente anziano facente funzione in questo momento di Presidente, che se la firma della signora Nella Bar, o la presentazione della lettera di dimissioni, fosse avvenuta personalmente, in ufficio, di tal che risultasse l'autenticità della presentazione della lettera, la questione avrebbe forse potuto trovare una soluzione diversa: in realtà, la lettera è pervenuta, e potrebbe anche non essere autentica.



BERTI Antonio

Ma è proprio questo che respingo come inaccettabile: che sostanzialmente, ci si rifiuti di prendere atto della rinuncia per il fatto che l'interessata non è venuta di persona a convalidare tale rinuncia, con ciò facendo il processo alle intenzioni e dimostrando di arrivare a pensare che la firma sia stata estorta.



PRESIDENTE

Consigliere Berti, lei non deve persistere nel suo sistema di rovesciare le parole che vengono dette. Io ho inteso dichiarare che se avessi avuto la certezza della autenticità della firma avrei potuto forse anche conferire con i colleghi del Consiglio in maniera da far superare l'inciampo procedurale: la mancanza di questa certezza è un altro argomento che si aggiunge agli altri formali che sono stati prospettati.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Giovana. Ne ha facoltà.



GIOVANA Mario

Vorrei dire, anche per tranquillità del collega e compagno Berti, che il dubbio era sorto all'interno della stessa Giunta delle Elezioni nel momento in cui si era trovata di fronte a questo caso. Non si è affatto voluto mettere in discussione l'autenticità della lettera della Consigliere Bar: soltanto, un membro della Giunta - a mio avviso fondatamente, come ho dichiarato in Giunta e come non ho alcuna remora a ripetere qui - ha osservato come si potesse creare un pericoloso precedente per la eventualità che in casi futuri (e non si metteva dunque assolutamente in discussione il caso attuale riguardante la signorina Bar) ci fossero contestazioni. Tanto più che la lettera della Consigliera Bar disgraziatamente, non era datata, essa recava soltanto la data del protocollo d'arrivo all'Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale.
In tal senso è insorto il dubbio nella Giunta delle Elezioni e in alcuni Consiglieri. La maggioranza, poi, ha pensato che si potesse transare la questione in questi termini.



PRESIDENTE

Sentite anche queste dichiarazioni, pongo ai voti, con la indicazione del carattere di immediata eseguibilità, il conferimento alla signora Nella Bar del seggio lasciato vacante dal Consigliere Furia. Chi approva è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 9 astensioni.


Argomento: Esercizio delle funzioni amministrative trasferite o delegate dallo Stato alle Regioni

Esame della bozza di osservazioni allo schema di D.P.R. concernente il riordinamento del Ministero del Lavoro


PRESIDENTE

Passiamo al punto terzo dell'o.d.g.
La relazione è stata allegata all'ordine del giorno ed è quindi conosciuta dai signori Consiglieri. Il Consigliere Relatore Besate, se ritiene di parlare per aggiunte, o perfezionamenti, o sottolineature, ha facoltà di farlo.



BESATE Piero, Relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Consiglio esamina questo schema di decreto mentre sono giunti a maturazione grossi avvenimenti nel nostro Paese, quali lo scioglimento anticipato delle Camere e la pubblicazione dei Decreti delegati previsti dall'art. 17 della 281, fatto questo che ha fatto scattare la potestà legislativa delle Regioni, mentre l'esercizio delle funzioni amministrative si avrà il 1° Aprile prossimo venturo.
Con questi atti, lo Stato italiano, dopo più di un secolo di centralismo incomincia a trasformarsi in quello che, con una espressione ellittica, viene chiamato lo Stato Regionale.
Quando facciamo questa affermazione siamo ben consapevoli dei limiti dei Decreti delegati, delle tendenze degli schemi dei Decreti di Presidente della Repubblica sul riordinamento dei Ministeri e dei ritardi nell'attuazione della nona norma costituzionale transitoria. Tuttavia credo che non sarà mai abbastanza sottolineato che la emanazione dei Decreti, rendendo immediatamente possibile l'esercizio del potere legislativo delle Regioni (e proprio in questa seduta abbiamo registrato la presentazione di progetti e di disegni di legge) e dal 1 aprile '72 anche della potestà amministrativa, pone termine al meccanismo della delega legislativa al Governo, e il Parlamento potrà recuperare pienamente la funzione legislativa nazionale, gravemente compromessa anche dalla necessità di delegare al Governo troppi provvedimenti legislativi per scolmare la piena da cui è investito.
Un altro aspetto è poi da sottolineare: quello positivo che assume l'avvio dell'attività legislativa e amministrativa delle Regioni in una congiuntura politica che si protrae ormai da molto tempo e nella quale le istituzioni democratiche centrali Parlamento e Governo, sono travagliate da crisi profonde e rischiano l'inefficienza e la paralisi. Certamente, le vicende nazionali influiscono sulle giovani Regioni, ma intanto esse potranno svolgere una importante, anche se per ora limitata, funzione di copertura del vuoto o della paralisi istituzionale centrale, riequilibrando quindi in parte il tessuto democratico istituzionale. Ed è veramente un peccato che, mentre delle Regioni hanno urgente bisogno il Paese e la democrazia, si vedano circolare proposte di provvedimenti, come gli schemi di decreti di Presidente della Repubblica sul riordinamento dei Ministeri che vanno esattamente in senso diametralmente opposto.
Particolarmente importante è questo provvedimento, concernente il Ministero del Lavoro. In primo luogo, proprio perché il lavoro é posto a fondamento della Repubblica, il lavoro è un diritto del cittadino, sicch devono essere rimossi anche gli ostacoli di ordine economico e sociale per attuarlo. La Costituzione, in realtà, fa del lavoro, insieme con la democrazia, la libertà e la dignità umana, o valori fondamentali della Repubblica, che nella loro reciproca e costante compresenza e interazione la sostanziano e la rendono la Costituzione che è nata dalla Resistenza.
E' quindi funzione obbligatoria di ogni organo della Repubblica esercitare nell'ambito delle proprie competenze le funzioni specifiche convogliandole ai fini della promozione del lavoratore inteso come il cittadino stesso, non unicamente come il lavoratore dipendente ma come il cittadino che ha diritto al lavoro. Si tratta, quindi, sul piano politico di avere una vera e propria politica del lavoro. Ciò è stato anche confermato dal nostro Statuto. Più particolarmente, addentrandomi nelle osservazioni, faccio rilevare molto rapidamente che esse si pongono, prima di tutto, non soltanto dal punto di vista della rivendicazione delle potestà regionali, che sono violate dallo schema di decreto di Presidente della Repubblica così come è stato presentato alle Regioni. Questo naturalmente viene proposto nelle osservazioni, e diligentemente, mi pare secondo quanto ha fatto la 3° Commissione.
In particolare, la Commissione ha voluto anche addentrarsi ad esaminare il ruolo, la collocazione e la funzione che nella attuale situazione di avvio delle potestà regionali e di avviamento di una politica programmatoria devono avere i Ministeri, e deve avere in particolare il Ministero del Lavoro. Per questo si iniziano queste osservazioni dicendo che il primo problema che si presenta con questo schema è quello di definire nei capisaldi quali devono essere le funzioni del Ministero al Lavoro, considerando contemporaneamente l'avvio concreto dell'articolazione regionale con l'emanazione dei decreti delegati e la elaborazione e l'attuazione della politica di programmazione e la riforma della pubblica Amministrazione e collegandosi anche con le affermazioni in proposito del documento programmatico preliminare.
E' per questo, quindi, che, considerando che il Decreto, nel suo complesso, interferisce nella potestà regionale, sia per quanto concerne la formazione professionale, per quanto riguarda l'assistenza sanitaria ospedaliera, l'assistenza e beneficenza e le politiche del lavoro più in generale e la programmazione stessa, il documento che viene proposto al Consiglio considera questi problemi nel loro insieme, per grandi partizioni. In particolare, richiama, per quanto concerne la formazione professionale, la definizione e la posizione assunta e approvata all'unanimità dal Consiglio Regionale del Piemonte in occasione delle osservazioni sul Decreto delegato concernente l'istruzione artigiana e professionale, riconfermando pienamente quelle osservazioni e trascrivendole, come è possibile vedere nel documento. così pure per quanto riguarda la Sanità. In particolare, si fa presente nel documento l'interazione esistente necessariamente fra le funzioni del collocamento della mano d'opera, l'organizzazione del lavoro, la formazione professionale, le qualifiche e la programmazione, proponendo anche di considerare queste funzioni in modo interfunzionale fra quelle che sono le funzioni della Regione e le funzioni dello Stato; quindi, di definire anche a livello Regionale organi che siano tali da rendere snelle queste funzioni e da avere un carattere di promozione rispetto alle politiche del lavoro e alla politica della programmazione.
Così pure per quanto concerne le questioni che riguardano le associazioni sindacali, e in particolare soffermandosi anche sulla proposta contenuta nello schema di decreto di Presidente della Repubblica di istituire una divisione con compiti di assistenza alla famiglia del lavoratore; grosso tema, questo, che investe più propriamente problemi costituzionali di vasta portata, che la 3° Commissione ha ritenuto comunque di dover affrontare in modo tale da sottolineare l'esistenza e da proporre l'individuazione di strutture capaci di operare in questo campo.
Altrettanto dicasi, nell'ambito della programmazione, considerata non più soltanto settorialmente ma, pervenendo a definire l'idea del superamento della visione settoriale degli investimenti, della promozione e del finanziamento della cooperazione, per passare più precisamente ad una politica unitaria e specifica della cooperazione.
Per i problemi della informazione (quelli che vanno sotto il nome di "statistica", ma che sono ben presenti a tutti i Consiglieri nella loro complessità), quando si parla (e si vede) nello schema di decreto come ad ogni Direzione Generale venga collegato un servizio di statistica frantumato che non potrebbe servire se non a duplicazioni e a doppioni si rende inefficiente o deficiente addirittura l'intera politica della informazione.
Abbiamo rilevato, rifacendoci a quanto ha già fatto il Consiglio in materia, tutte le riserve avanzate in fatto di coordinamento e di indirizzo delle funzioni dello Stato riprese anche nel Decreto di Presidente della Repubblica. Non si vede proprio perché si debba continuare a ripeterle ogni volta.
Dopo queste osservazioni, si conclude con il respingere questo schema di Decreto di Presidente della Repubblica, richiedendo di riscriverli ispirandosi alle osservazioni che il Consiglio Regionale approva. In particolare, devo dire che nel documento vi sono alcuni errori di battitura dattilografica talmente evidenti che non ne propongo la correzione come emendamenti, in quanto ciò sarebbe ridicolo. Chiedo soltanto di considerare, a base degli emendamenti migliorativi che i colleghi volessero proporre, il testo già corretto che è a mie mani.
Questo è tutto quanto intendevo dire a commento della bozza di osservazioni presentata dalla Commissione.



PRESIDENTE

E' iscritta a parlare la Consigliera Soldano. Ne ha facoltà.



SOLDANO Albertina

Signor Presidente, signori Consiglieri, ritengo anzitutto di dover esprimere la mia adesione al lavoro svolto dalla III Commissione e, in particolare, dal suo Presidente, Besate.
Mi pare quindi opportuno evidenziare che i rilievi di natura tecnica oltre che di ordine giuridico costituzionale, formulati nella relazione sono validi non soltanto sulla base di quanto oggi è possibile constatare nella realtà quotidiana ma anche in vista di ciò che, in prospettiva, si vuol realizzare al fine di garantire la massima efficienza di uno Stato veramente rinnovato negli organismi e nelle strutture.
Pertanto, il giudizio globalmente espresso dalla Commissione sullo schema di D.P.R. per il riordinamento del Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale è da condividere, anche per ragioni di coerenza logica e politica se, come già altre volte si è fatto, si crede nell'Istituto Regionale quale articolazione viva e responsabile dello Stato democratico.
Mi sia ora consentito richiamare ancora una volta l'attenzione di questo Consiglio sul permanere, in sede centrale, di taluni atteggiamenti che sono in netto contrasto con quanto già assunto in occasioni diverse dal Consiglio stesso, al fine di dare una adeguata risposta ai problemi che urgono dalla nostra società.
Intendo cioè, anzitutto, ribadire che il termine "addestramento", come viene ripetutamente citato nello schema di decreto in esame, al di là del suo significato formale, pare voler consolidare una vecchia mentalità superata nei tempi e nei modi e tuttavia protesa a limitare, nei fatti, il processo di formazione professionale cui ha diritto l'uomo; l'uomo inteso evidentemente come soggetto, e non come oggetto, cioè strumento, nel processo produttivo. Sono, questi, principi illustrati e dibattuti dalla Commissione e approvati dal Consiglio particolarmente in occasione dei pareri espressi circa il decreto delegato sull'istruzione artigiana e professionale e, successivamente, quello sull'assistenza scolastica, come opportunamente richiamato testé dal Presidente Besate.
Eppure, ancora una volta, si deve oggi constatare che poco o nulla è stato recepito in sede centrale. Basti osservare che anche l'orientamento professionale, come viene presentato nel decreto, pare da interpretarsi in senso puramente addestrativo, cioè gravemente limitativo dei criteri promozionali e personali che sono tipici dell'orientamento, inteso in senso moderno e dinamico.
Un altro motivo di particolare perplessità è poi quello che deriva dalla citazione generica, settoriale ed equivoca relativamente alle famiglie dei lavoratori. Una serie di domande si affacciano alla mente circa il vero significato di questa precisazione, avulsa da un testo organico. Viene spontaneo riflettere sulla gravità dei problemi che travagliano oggi la famiglia italiana, sul nuovo ruolo della famiglia nella società, sui complessi rapporti tra la famiglia e il mondo del lavoro, con specifico riguardo al nuovo ruolo che, a sua volta, la donna che lavora fuori casa è chiamata ad assolvere e nella famiglia e nel lavoro e nella società.
Analoghe osservazioni si dovrebbero fare circa l'interpretazione dei problemi dell'assistenza, che evidentemente non emergono dal decreto in esame proiettati nel quadro globale della sicurezza sociale e dei servizi che, in termini nuovi, questo Consiglio ha ritenuto di dover accogliere in altre occasioni.
In sintesi, al di là di queste osservazioni particolari, mi pare che il Decreto del Presidente della Repubblica in esame sia criticabile quanto meno per omissioni, sia nello spirito che nella forma. Infatti, non traspare dal Decreto la configurazione di un Ministero quale elemento essenziale volto al fine di realizzare, in collaborazione con le Regioni una politica di piena occupazione, o meglio una politica attiva del lavoro di promozione delle risorse umane, in un quadro articolato di programmazione.
Ritegno pertanto di dover rinnovare al riguardo le più ampie riserve d'altra parte già espresse in sede di Commissione.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Conti, ne ha facoltà.
Il Consigliere ha anche presentato alcuni emendamenti integrativi ed abrogativi; se nel corso della discussione li volesse illustrare..



CONTI Domenico

Preferirei illustrarli nel contesto.
Signor Presidente, signori Consiglieri, la Repubblica italiana è dunque fondata sul lavoro, sul lavoro concepito come attività umana, peculiare espressione, manifestazione dell'uomo in quanto uomo, singolare e rivelativo rapporto dell'uomo con il mondo che lo circonda e con sé stesso dell'uomo impegnato a costruire il suo quadro di vita, costruzione che si fa sempre più ampia e interessa in modo particolare la realtà fenomenica.
La Repubblica è fondata sul lavoro concepito come rapporto sociale e civico di base del costituirsi della stessa società in quanto società politicamente organizzata; ancora, la Repubblica è basata sul lavoro concepito come risultato oggettivo dell'attività umana, come insieme cioè dei beni e dei servizi realizzati e disponibili quali mezzi e condizioni di vita; ancora, la Repubblica è fondata sul lavoro come attuazione di vita rapporto di vita, mezzo e condizione di vita sia come comunità nazionale sia nel suo vitale ordinamento politico giuridico.
Credo che bastino questi pochi cenni per riconfermare qualora, come non credo, ci fosse bisogno ancora di persuadersi, dell'importanza della piena occupazione come obiettivo e delle politiche del lavoro come fattore principale delle politiche di sviluppo globale programmato, nazionale e regionale. Se la piena occupazione deve coincidere con l'obiettivo fondamentale della programmazione, ne discende che le politiche del lavoro debbono potersi sviluppare come variabile indipendente e non solo come variabile dipendente del nostro sistema di sviluppo; come variabile indipendente, capace cioè di attrarre e determinare in qualche modo le altre variabili del sistema e della dinamica di sviluppo; come variabile dipendente, cioè concomitante e concorrente in ordine all'operare delle altre variabili del sistema economico, finanziario, tecnologico infrastrutturale ecc. Il passaggio da una politica del lavoro puramente subalterna alle altre politiche di piano, una politica, insomma, attiva del lavoro, cioè traente nel senso sopra indicato, si opererà allorché la piena occupazione sarà veramente posta come l'obiettivo principale dello sviluppo programmato e allorché si vorrà considerare e perseguire la qualità dell'occupazione come elemento capace di dilatare la stessa quantità.
Un'autentica politica di sviluppo globale dipende strettamente dal predominare di politiche sociali economiche, culturali, educative ecc.
intese a conseguire la qualità e attraverso la qualità la quantità occorrente. Il proseguimento della piena occupazione e delle corrispondenti politiche del lavoro, non può certo essere affidato ad un unico dicastero e nemmeno al solo Governo, ma deve mobilitare tutta la circolazione dello Stato e interessare l'intera comunità nazionale conferendole una permanente partecipazione politica attraverso le istanze ed i livelli politici legislativi esistenti quali sono i poteri centrali e le Regioni.
Il perseguimento della piena occupazione esige peraltro la mobilitazione di tutte le risorse, di tutte le energie, anche quelle che possono sembrare più remote dal fatto lavorativo e cioè le risorse culturali, morali e spirituali. Infatti, proporsi come obiettivo fondamentale la piena occupazione, significa optare per un fine di sviluppo che sia l'uomo considerato nella sua concretezza, nel suo divenire storico nel suo crescere, nel suo farsi, mentre fa, è perciò l'uomo che nel lavoro e per mezzo del lavoro si realizza come tale e come soggetto della vita sociale, civile e culturale.
Se queste premesse sono valide, come ritengo, ne consegue che il Ministero del Lavoro deve essere ristrutturato in modo da operare nel quadro di sviluppo summenzionato, in modo da esercitarvi una sua funzione specifica e peculiare e nello stesso tempo una funzione concorrente e concomitante rispetto a quelle svolte dagli altri dicasteri e dal Parlamento, per la determinazione e l'attuazione delle politiche del lavoro che siano davvero tematiche per l'azione di programmazione e di pianificazione.
Il Ministero del Lavoro dovrebbe porsi in primo luogo come dicastero istituzionalmente preposto a rendere operante una politica di promozione di formazione, di elevazioni e di conveniente impiego delle risorse umane dei cittadini cioè in quanto lavoratori, in piena corrispondenza con le esigenze umane e sociali di chi lavora, o si prepara al lavoro e per questa via concorre alla determinazione e al soddisfacimento delle esigenze di progresso economico e produttivo del Paese. Per conseguire tale obiettivo si deve stabilire un'intima connessione fra tutte le fasi relative all'esperimento al lavoro, della previsione dei fabbisogni qualitativi e quantitativi di risorse umane, all'orientamento, alla formazione professionale, al collocamento, ai controlli relativi alle suddette varie fasi e all'intero processo.
In secondo luogo il Ministero del Lavoro dovrebbe configurarsi come il dicastero che su di un piano operativo tutela il cittadino in quanto lavoratore, il lavoratore in quanto soggetto del rapporto individuale collettivo ed associato. Tanto per il primo che per il secondo caso, il Ministero del Lavoro non potrà non portare il suo contributo conoscitivo e indicativo in ordine alla stessa organizzazione del lavoro, da cui in qualche modo alla fin fine dipendono, sono condizionati gli obiettivi stessi della formazione e promozione professionale e gli stessi rapporti di lavoro, sia all'interno del mondo del lavoro, sia in ordine alle loro ripercussioni relativamente a tutti gli altri rapporti sociali, politici economici e culturali.
In terzo luogo il Ministero del Lavoro dovrebbe vigilare sull'applicazione delle norme intese a garantire la sicurezza e l'igiene del lavoro.
In quarto luogo il Ministero del Lavoro, dovrebbe, in modo assai più efficace ed incisivo di quanto l'attuale struttura glielo consenta diventare l'organo operativo per l'attuazione di un'effettiva politica di previdenza e di sicurezza sociale capace di svilupparsi in un sistema di autentica sicurezza sociale, non parallelamente però alle politiche del lavoro e all'attività lavorativa, ma come concorso ad esse e frutto di esse.
Infine il Ministero del Lavoro dovrebbe, con innovazioni radicali essere messo in grado di svolgere una politica a favore della cooperazione e dell'associazionismo, considerati ed attuati davvero come soluzioni particolarmente efficaci ed esemplarmente operanti ai fini umani, sociali culturali e politici che con il lavoro e mediante il lavoro si debbono perseguire.
A tutto ciò si dovrebbero aggiungere osservazioni sulla organizzazione dipartimentale dell'attività del Ministero del Lavoro che nel documento che abbiamo in esame non è affatto prevista, affinché vengano favorite organizzate le indispensabili interrelazioni tra i settori operativi di sua competenza, sulla base di una organica e dinamica riorganizzazione dell'informazione e delle comunicazioni interne da se verso l'esterno.
In nessun schema di riordino dei Ministeri, come anche nel presente non è mai comparsa l'esigenza della collegiabilità della partecipazione per l'attività degli stessi organi ministeriali; così manca sempre ogni riferimento alla funzione di accertamento e di sviluppo della loro produttività e della loro reale corrispondenza circa il servizio pubblico che debbono rendere.
Rimane da considerare tutto ciò che attiene ad una politica per la famiglia intimamente connesso con le politiche del lavoro.
Sono d'accordo con la relazione che un simile problema non lo si pu risolvere a livello di direzione generale del Ministero del Lavoro e tanto meno a livello di Divisione. In ogni caso il problema non va assolutamente eluso, ma approfondito e deve ricevere quanto prima una risposta adeguata.
Non vedrei male, tuttavia, che il Ministero del Lavoro, per la stretta connessione esistente tra attività lavorativa e vita familiare, si strutturasse nel suo insieme anche come organo operativo, attuativo e promozionale di una politica così essenziale e indispensabile come quella per la famiglia.
Lo schema di riordino posto al nostro esame risulta senza nerbo e senza efficacia ai fini politico-operativi sopra indicati, carente nelle premesse e nelle affermazioni di principio, ci propone un riordino concepito in termini puramente di aggiunta di alcune cose e funzioni rispetto all'attuale riordinamento, ma la sostanza del Ministero rimane immutata.
Rimane in sostanza un Ministero costituito da una sommatoria di funzioni burocratiche nemmeno capaci di determinare, al loro interno, un'efficienza operativa del dicastero nel suo insieme e dei rapporti tra il centro e le sedi periferiche.
L'istanza Regionale vi è negletta e anche ripetutamente negata sia con il trattenere funzioni residue spettanti alle Regioni, sia nel non prevedere opportune deleghe amministrative a norma dell'ultimo comma dell'art. 117 e dell'art. 118 della Costituzione deleghe tali da mettere la Regioni in condizioni di svolgere, in ordine alle politiche del lavoro quel ruolo che le compete come istanza e a livello legislativo decentrato come ambito di partecipazione politica, come soggetto politico operativo della programmazione e dello sviluppo socio-economico.
Non è nemmeno previsto nulla, non è nemmeno stabilito nulla circa il rapporto tra gli uffici statali periferici del Ministero del Lavoro e le Regioni.
Per i motivi che ho brevemente accennato ritengo anch'io, in conformità al parere della Commissione espresso dal suo Presidente Besate, che nella sostanza lo schema vada respinto, sia pure accompagnando questo atto con una serie di considerazioni, come quelle che sono state fatte appunto dalla Commissione.
Dichiaro infine di associarmi sostanzialmente al documento preparato dalla III Commissione anche se, devo rilevarlo, alcune proposte che ho fatto in sede di Commissione non sono poi comparse nel documento, ma ritengo che possa bastare così.
Concludo ringraziando in modo particolare il Presidente della III Commissione per il lavoro svolto anche in quest'occasione.



PRESIDENTE

Qualcun altro chiede di parlare?



BESATE Piero,Relatore

Mi dà la parola per una brevissima replica?



PRESIDENTE

Si, senz'altro.



BESATE Piero, Relatore

Più che per una replica ad osservazioni o ad approfondimenti prendo la parola per ringraziare in primo luogo i due colleghi che sono intervenuti sull'argomento e per dire che condivido le loro considerazioni che sono servite a lumeggiare più particolareggiatamente il problema che stiamo esaminando.
Colgo l'occasione per ringraziare le organizzazioni, gli Enti e le persone che hanno contribuito alla stesura del documento nella fase della consultazione. E' stata una consultazione molto positiva, che ha dimostrato ancora una volta come ci sia molta attesa da parte degli organismi pubblici, degli Enti, della popolazione piemontese per la vita della Regione. Credo che con questo la Regione abbia colmato, almeno in parte, la lacuna del Ministero il quale, è stato detto ufficialmente durante la consultazione, nello stendere questo documento non aveva nemmeno consultato il Ministro interessato, facendolo magari a posteriori e non a priori.
In particolare mi permetto di ringraziare i membri della III Commissione i quali tutti, appassionatamente, e con capacità, hanno contribuito a stendere il documento che ho avuto l'onore di presentare al Consiglio per conto della III Commissione.



PRESIDENTE

Vi sono degli emendamenti aggiuntivi e sostitutivi che sono stati proposti ritualmente per iscritto dal Consigliere Conti.
Li vogliamo vedere punto per punto, o intende illustrarli complessivamente.



CONTI Domenico

Ritengo che vadano illustrati al momento della votazione, punto per punto, perché si riferiscono a diverse parti della relazione, per cui non riuscirei a fare una presentazione unica.



PRESIDENTE

Allora la discussione di carattere generale è chiusa.
Passiamo all'esame di questi emendamenti.
A pag. 2, 15° riga del paragrafo, tra le parole "ruolo" e "condizionante" aggiungere "fondamentale e", naturalmente poi continua con il testo.
Ci sono delle osservazioni su questo emendamento aggiuntivo? Nessuna.
Lo pongo ai voti.
E' approvato.
A pag. 4, quinta riga, secondo capoverso, dopo le parole "del Ministero" aggiungere "e ciò che attiene alla funzione di indirizzo e di coordinamento nazionale".
C'è da illustrare qualche cosa?



CONTI Domenico

No.



PRESIDENTE

Su questa proposta di emendamento aggiuntivo qualcuno chiede di parlare?



BESATE Piero, Relatore

Quale relatore, approvo.



PRESIDENTE

Chi approva è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Altro emendamento sostitutivo a pag. 5: si propone di sostituire l'intero secondo capoverso con il seguente: "In questo ambito non può non essere considerata la necessità di un intervento pubblico conoscitivo periodico, con la partecipazione Regionale, sui fabbisogni quantitativi e qualitativi di risorse umane, sulla organizzazione del lavoro, in modo da garantire una corrispondenza tra formazione e impiego e una dinamica compensazione tra offerta e domanda di lavoro e capace di favorire e anche provocare modificazioni nell'organizzazione del lavoro, tali da adeguarlo alle esigenze dell'uomo e di volgere il progresso tecnologico ed economico al servizio dei lavoratori".
Il relatore è d'accordo? Si.
L'emendamento sostitutivo dell'intero paragrafo è posto ai voti.
E' approvato.
A pag. 6, dopo il terzo capoverso, aggiungere: "rimane sempre la necessità del riordino e del potenziamento del servizio di ispettorato del lavoro, per la vigilanza sulle attuazioni delle norme relative alla sicurezza e all'igiene del lavoro e alla Previdenza Sociale, collegandolo opportunamente su scala regionale e nazionale con gli altri servizi del Ministero del Lavoro e con quelli attinenti alle funzioni in materia di assistenza igienica e sanitaria".
Il relatore ha qualche osservazione da fare? La parola al Consigliere Besate.



BESATE Piero, Relatore

Propongo di aggiungere ancora, alla fine del periodo, affinché non possano sorgere equivoci, le parole "le cui funzioni sono di competenza delle Regioni".



CONTI Domenico

D'accordo.



PRESIDENTE

Allora, con l'aggiunta dell'emendamento, l'emendamento stesso è posto ai voti.
E' approvato all'unanimità, con un contrario.
A pag. 7, ultimo capoverso, quarta riga, emendamento abrogativo. Dopo la parola "costituzionali" eliminare quanto segue, sino alla parola "allontanare" compresa.



BESATE Piero, relatore

D'accordo.



PRESIDENTE

Ci sono delle opposizioni, delle richieste di parola? L'emendamento abrogativo viene posto ai voti: chi approva è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità.
Un altro emendamento integrativo, sempre a pag. 7, quarta riga, dopo la parola "costituzionali" aggiungere "al fine di conseguire".
Il relatore è d'accordo?



BESATE Piero, relatore

D'accordo, è consequenziale.



PRESIDENTE

Chi approva è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità.
Emendamento integrativo a pag. 8. Dopo l'ultimo capoverso aggiungere il seguente capoverso: "Il potenziamento e lo sviluppo della cooperazione richiede altresì la ristrutturazione dei controlli, la formazione di dirigenti e quadri appositi e una formazione professionale adeguata, a tutti i livelli, oltre che l'organizzazione dell'assistenza tecnica. Essa richiede ancora l'organizzazione dell'informazione sulla reale consistenza del fenomeno della cooperazione e a sostegno dello sviluppo di esso".
Il relatore concorda? Qualcuno chiede di parlare? La parola all'Assessore Visone.



VISONE Carlo, Assessore al lavoro

Signor Presidente, signori Consiglieri, nel prendere in considerazione lo schema di progetto del decreto sul riordinamento del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, si dovrebbe ripetere quanto precedentemente detto a proposito degli schemi di riordinamento di altri Ministeri, già esaminati dal nostro Consiglio Regionale, cioè che in questi schemi non si tiene nel debito conto la nuova realtà che è venuta a crearsi con l'attuazione dell'Istituto Regionale, dimostrando come sostanzialmente non si voglia creare nulla di veramente nuovo. Se volessi dilungarmi a questo proposito, non dovrei che ripetere concetti già ampiamente enunciati in quest'aula.
Desidero anch'io ringraziare la III Commissione per il lavoro svolto e per essa il suo Presidente ed i colleghi Consiglieri intervenuti nel dibattito portando un contributo personale di approfondimento del problema in esame. Nel complesso, anche sulla base delle argomentazioni già espresse dalla Giunta al riguardo, credo si possano accogliere in senso globale le osservazioni oggi formulate in questa sede, particolarmente quelle dei Consiglieri Besate, Soldano e Conti.
Pertanto tengo a dichiarare, anche a norme della Giunta, che è stato utile l'accoglimento degli emendamenti suggeriti dal Consigliere Conti, in quanto puntualizzano aspetti interessanti e validi nel rispetto dei principi già acquisiti dal Consiglio e dalla volontà politica più volte espressa.



PRESIDENTE

L'intervento dell'Assessore si è inserito però sull'emendamento integrativo che io non avevo ancora posto ai voti.
Pongo ai voti l'emendamento integrativo.
E' approvato all'unanimità.
Porrei allora in votazione, complessivamente e globalmente il testo delle osservazioni allo schema di decreto del Presidente della Repubblica concernente il riordinamento del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, nel testo che risulta emendato dagli emendamenti abrogativi e aggiuntivi che sono stati singolarmente votati.
Chi approva il complesso del testo è pregato di alzare la mano. E' approvato all'unanimità.


Argomento: Elezioni - Ineleggibilita' - Incompatibilita' - Consiglio, organizzazione e funzioni

Integrazione dell'Ufficio Presidenza - Elezione del Presidente del Consiglio Regionale


PRESIDENTE

Dobbiamo passare adesso al quarto punto dell'o.d.g. che reca "Integrazione dell'Ufficio di Presidenza; a) Elezione del Presidente del Consiglio Regionale".
A questo proposito debbo ricordare al Consiglio che la votazione avrà luogo per scrutinio segreto, a norma del terzo comma dell'art. 14 dello Statuto che reca "L'elezione del Presidente del Consiglio ha luogo a scrutinio segreto e a maggioranza assoluta dei componenti il Consiglio". Se nessun candidato ottiene tale maggioranza si procede ad una votazione di ballottaggio fra i due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti. In caso di parità è eletto il più anziano di età.
Chiede di parlare il Consigliere Bianchi, ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, stante l'importanza di questa votazione e dovendo procedere ad alcune rapidissime consultazioni, le chiederei, secondo la prassi, di consentire una breve sospensione della seduta.



PRESIDENTE

Sono, al mio orologio, le sette meno un quarto, alle sette possiamo riprendere?



BIANCHI Adriano

Si.



PRESIDENTE

Va bene. La seduta è sospesa.



(La seduta sospesa alle ore 18,45, riprende alle ore 19)



PRESIDENTE

La seduta è riaperta.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Bianchi, ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Signori Consiglieri, propongo per la elezione a Presidente di questa assemblea l'avv. Gianni Oberto, Vicepresidente anziano che - è qui più volte è stato sottolineato - ha retto in modo efficiente e brillante per molti anni il Consiglio Provinciale di Torino, che è persona dotata di sensibilità, di tatto, di cultura e di grande signorilità. Sono certo che al di là del risultato numerico del voto che potrebbe, per la particolare congiuntura politica, non essere così ampio come ciascuno dei Consiglieri presenti sicuramente vorrebbe, l'avv. Oberto sarà sentito, avvertito ritenuto da ciascuno di noi come il Presidente che riscuote la fiducia di tutto il Consiglio perché il suo senso di imparzialità, il suo vivo senso democratico, il suo rispetto per le persone, la sua preparazione ci assicureranno questa garanzia.
Lo propongo a nome del mio gruppo quale Presidente di quest'assemblea vedendolo inserito in un Ufficio di Presidenza costruito sulla stessa base numerica attuale e alla quale sia assicurata la più larga partecipazione delle forze dei gruppi presenti in questo Consiglio, secondo delle linee che sono state ampiamente discusse, già presentate negli incontri dei Presidenti dei gruppi e che il mio gruppo è deciso a portare avanti al di là degli atteggiamenti che possono essere suggeriti a ciascun gruppo della Regione politica in questo momento.
Quindi un Ufficio di Presidenza centrato su cinque componenti, con la più larga partecipazione di tutti i gruppi cosicché non sia espressione dalla maggioranza, pur essendo il risultato di una situazione politica presente in quest'assemblea che non può essere sicuramente ignorata, un Ufficio di Presidenza che sia garanzia per l'efficace lavoro del Consiglio.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Nesi, ne ha facoltà.



NESI Nerio

Signor Presidente, prendo la parola, molto brevemente per dichiarazione di voto.
Il Gruppo socialista voterà contro il Presidente del Consiglio proposto dalla D.C.
Noi riteniamo che la sostituzione di un socialista alla presidenza del Consiglio Regionale in una Regione così importante come il Piemonte soprattutto in questo contesto politico, costituisca un fatto di grave risonanza e di grave rilevanza politica che va al di là dell'ordinaria amministrazione.
La presidenza socialista, non possiamo dimenticarlo, era stata mantenuta a questa Assemblea anche dopo la rottura della coalizione di Governo Regionale e averla mantenuta significava, da tutte le parti mantenere un filo nella collaborazione tra la D.C. ed il PSI, una speranza e, se mi consentite, una indicazione (se pur tenue) di possibilità di collaborazione futura. Questo filo viene spezzato in questo momento con un colpo di maggioranza che non può non avere gravi ripercussioni politiche in Piemonte e al di fuori del Piemonte. E non valgono, mi consenta il Consigliere Capogruppo della D.C., le professioni di unanimismo, di ricerca di collaborazione e di altre cose che suonano, mi permetta la parola, molto ipocrite in questo momento.
Il nostro Gruppo è quindi contrario al Presidente proposto dalla D.C. e per queste considerazioni propone al Consiglio Regionale l'elezione del Consigliere Compagno Aldo Viglione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Berti, ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Noi siamo contrari alla proposta del Capogruppo D.C. per due motivi: il primo è relativo alla decisione di non affrontare subito, in un'unica seduta, l'elezione del Presidente del Consiglio e del nuovo Vicepresidente.
Questo del resto era scaturito in una precedente riunione dei Capigruppo ma in quella attuale non si è avuta la sensazione che la D.C. fosse disponibile per ragioni evidenti, cioè avere attorno al proprio candidato una certa maggioranza, salvo poi definire o lasciar definire dai gruppi liberale e socialdemocratico che avanzano entrambi la richiesta della Vicepresidenza, quale di questi deve assurgere alla suddetta carica.
E' quindi un modo molto semplicistico e impolitico di risolvere il problema e pertanto non può trovare il nostro accordo.
Certo che il partito liberale ed i socialdemocratici sono padroni di ritenersi appagati di questa soluzione che soddisfa la D.C., sono affari loro, ma per quanto ci risulta invece questo risponde ad una pratica in uso nel nostro Consiglio che è appunto quella di considerare come essenziali o problemi interni della D.C. (resi anche complicati da possibili dimissioni da segretario del Consigliere Menozzi annunciate nella conferenza dei Capigruppo e successivamente, credo, rientrate) che portano oggi a proporre una soluzione parziale della situazione, non consona al quadro che era stato ritenuto invece giusto e del resto precedentemente annunciato.
Il secondo motivo invece è di ordine politico. Noi abbiamo già detto, e lo riaffermiamo adesso, che la scelta delle due presidenze del Consiglio Regionale si collega alla volontà della D.C. di affermare il proprio prepotere, come ha ampiamente dimostrato in tutta la vita politica italiana. Non vale la citazione di altre assemblee regionali in cui è avvenuta la stessa cosa, perché è avvenuta dall'inizio dell'attività, con una soluzione concordata; farlo oggi (mi associo a quel che ha detto il collega Nesi) assume un preciso significato politico che da noi è decisamente condannato.
Deve poi essere ancora denunciato il fatto che la scelta di un altro D.C. alla presidenza del Consiglio, oltre al motivo che ho detto prima rende definitiva una scelta in campo politico che noi abbiamo già denunciato, cioè si considera definitiva una scelta che escluda il partito socialista, una parte della sinistra di questo Consiglio da organismi di direzione della nostra assemblea.
Abbiamo fatto osservare, nelle precedenti riunioni dei Capigruppo, che la situazione politica in cui operiamo oggi è tale da far prevedere possibili spostamenti; del resto il corpo elettorale è invitato appunto ad esprimersi in ordine al tipo di alleanze politiche che occorre fare nel Paese e pertanto era logico aspettarsi che la D.C. attendesse questo responso (che certamente è valido per il Parlamento, ma è valido come indicazione politica in assoluto anche per il Consiglio Regionale) prima di fare una scelta che a nostro giudizio è definitiva e che sancisce il collocamento di uno schieramento centrista alla Regione piemontese.
Non aggiungo delle considerazioni in ordine al nominativo proposto dovrei rifarmi agli unici due interventi per certi versi allucinanti in ordine alle questioni politiche che attengono alla attività del nostro Consiglio e che fanno dubitare della disponibilità di collocarsi al di sopra delle parti, come del resto la presidenza precedente ci aveva abituati. Ma questa è una cosa che dovrà essere valutata intanto da chi lo propone e da noi se, come prevedo, sarà eletto, nel prosieguo della nostra attività.
Siamo invece favorevoli alla proposta del partito socialista di eleggere il Consigliere Viglione per due motivi molto importanti: il primo è che ciò è conseguente all'unità delle forze di sinistra su cui si costruisce un'alternativa effettiva ed efficace alla direzione politica italiana; il secondo è che anche noi nel compagno Viglione individuiamo oltre a meriti di carattere personale, essenzialmente una grande fede antifascista che egli ha confermato qui in vari interventi e che certamente è una delle caratteristiche più importanti che deve avere il Presidente del Consiglio Regionale piemontese e che nella persona del compagno Viglione noi sentiamo interamente garantita.
Pertanto voteremo contro Oberto e a favore del collega Viglione proposto dai compagni socialisti.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Fassino, ne ha facoltà.



FASSINO Giuseppe

Il Gruppo liberale si associa a quanto ha detto il collega Bianchi e voterà in favore della candidatura del Consigliere Oberto. Le considerazioni fatte dal collega Berti ci lasciano indifferenti. Noi non abbiamo ufficialmente posto delle richieste, il tutto potrà essere visto in futuro, non lo poniamo come condizione al voto che diamo oggi che è determinato invece dalla particolare considerazione e stima che nutriamo nei confronti dell'avv. Oberto.
Sono la stima e la considerazione che altra volta, noi che non siamo certamente un partito di sinistra, abbiamo dato al collega socialista Vittorelli quando anche con il nostro voto è stato chiamato alla presidenza.
Non ne facciamo una questione di parti politiche. Siamo nel Consiglio riteniamo che il Consigliere Oberto ne possa essere un degno Presidente e glielo auguriamo caldamente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Vera, ne ha facoltà.



VERA Fernando

Il nostro Gruppo aderisce alla proposta del collega Bianchi della D.C.
per la candidatura dell'avv. Oberto a Presidente del Consiglio Regionale.
Vi aderisce tenendo conto, con una valutazione positiva, delle qualità della persona che viene indicata come atta a ricoprire l'incarico di Presidente del Consiglio Regionale e tenendo anche conto dell'esigenza della copertura di questo incarico lasciato vacante dal Presidente Vittorelli.
Ritiene tuttavia che questa sia una soluzione parziale del problema della presidenza che dovrebbe essere da parte del Consiglio Regionale valutato nel suo complesso, tenuto anche conto di dubbi, di eccezioni avanzate quando era stato rinnovato alcuni mesi fa l'Ufficio di Presidenza ritiene anche che questa valutazione vada fatta con una certa immediatezza onde ottenere la presenza di tutte le forze politiche nel collegio di presidenza, secondo una giusta funzione di responsabilità da parte dei partiti di maggioranza e dei partiti di minoranza.
In questo senso noi socialdemocratici daremo il nostro voto a favore del Presidente Oberto.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Giovana, ne ha facoltà.



GIOVANA Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, desidero dichiarare che mi associo alle considerazioni che faceva testè il collega e compagno Berti in ordine all'inopportunità della decisione parziale, come l'ha definita il collega Vera, per ciò che riguarda la soluzione inerente all'Ufficio di Presidenza. E' chiaro che questa parzialità è dovuta a conflittualità interna al sodalizio centrista che in questo momento regge con maggioranza il Governo della Regione Piemonte. Non risolvendosi il problema nei modi voluti dall'una o dall'altra componente di questo sodalizio, la maggioranza D.C. ci propone di superarlo comunque secondo le sue proprie particolari esigenze.
Desidero poi aggiungere che darò voto contrario alla soluzione presentata dal collega Bianchi a nome della D.C. per la presidenza del Consiglio, in quanto a nostro avviso la pretesa della D.C. stessa di imporre un proprio rappresentante suona ulteriore e precisa conferma del carattere esclusivistico e di prevalenti interessi di potere che contraddistinguono la natura di quel partito.
Noi riscontriamo, in questa pretesa del partito di maggioranza, un indice tanto più significativo del suo prevaricante spirito assolutistico in quanto tende scopertamente a restringere al minimo lo spazio di autonomia dell'assemblea rispetto alle scelte, agli orientamenti dell'esecutivo. A nostro avviso questo è un atto che si colloca con tutta evidenza contro il necessario principio non di una contrapposizione, ma di un rapporto dialettico fra l'istanza garante delle prerogative del Consiglio nella sua interezza e gli indirizzi politici di una maggioranza di Giunta la quale ha già fornito innumerevoli prove della propria vocazione al sequestro di tali prerogative, ha già fornito molte, troppe prove della sua volontà di ridurre il Consiglio a pura sede di ratifica delle proprie decisioni.
In terzo luogo - ed è questo il significato più grave e di più chiaro contenuto politico della pretesa D.C. al quale faceva cenno il collega Berti - la presidenza reclamata per un uomo della D.C. sta volutamente a dimostrare come il partito di maggioranza relativa abbia operato in modo definitivo quella scelta di campo qui negata dal Presidente della Giunta recentemente, ma nella realtà perseguita con una sua metodica coerenza.
Difatti, la esclusione di una possibilità ci convergenza con le forze della sinistra, attorno non già ad un programma di governo, ma alla persona di un presidente del Consiglio nella quale si potesse concordemente riconoscere oltre che dei connotati sicuri di antica e recente milizia antifascista, il segno di una volontà politica aperta alle concrete sollecitazioni innovatrici in sede istituzionale, economica, sociale e culturale a cui la Regione deve obbedire, assume, a nostro modesto parere, la portata di una inequivoca e ribadita opzione D.C. verso gli interessi della più chiusa conservazione di destra. E tanto maggiore rilievo acquista il significato di questa scelta in quanto essa investe la persona del Consigliere Oberto il quale, come già malinconicamente sottolineava il collega Berti, negli interventi di contenuto politico che ha avuto occasione di svolgere in questa assemblea, ha dato segno molto evidente di appartenere a quell'area dell'oltranzismo conservatore italiano cui manca persino il barlume di un avvertimento che l'evoluzione dei tempi ha generalizzato l'uso del telefono contro quello degli avvisi per falò da montagna a montagna.
Noi pertanto voteremo contro la candidatura D.C. e a favore del collega e compagno Viglione, al quale riconosciamo non soltanto competenza ma, come giustamente diceva il collega Berti, un intemerato e coerente passato e presente di antifascista.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Gandolfi, ne ha facoltà.



GANDOLFI Aldo

Signor Presidente, signori Consiglieri, mi sembra che quando si vuol dare all'elezione del Presidente del Consiglio la caratteristica di maggiore spostamento a sinistra o a destra delle maggioranze consiliari che si sono espresse all'atto della formazione della Giunta, evidentemente non si può sfuggire alla conseguenza: 1) che sia il partito di maggioranza relativa a porre la candidatura di un proprio uomo alla presidenza del Consiglio; 2) che l'integrazione degli organi di presidenza venga rinviata a dopo la scadenza elettorale, a quando cioè nel quadro politico complessivo del Paese sia più chiara la possibilità di convergenza o di divergenza tra forze politiche che oggi qua si trovano divise.
Da questo punto di vista le valutazioni fatte dal capogruppo collega Nesi del PSI ci sembrano francamente un po' strane; sembra strano che si possa sostenere che un minimo di collaborazione tra le forze di centro sinistra si basi non tanto su discussioni convergenze e collaborazioni all'atto della definizione di indirizzi programmatici, ma piuttosto sulla permanenza o meno di un socialista in certe posizioni di prestigio, di rilievo o di particolare consistenza politica. Il metro che sembrano adottare i socialisti (non solo in questa circostanza) cioè che la garanzia per loro sia esclusivamente la presenza di un proprio uomo in certe posizioni chiave è quanto meno dubbio e in molti casi si rivela persino fallace. Il problema è un altro, siamo tra i primi ad auspicare che nel quadro politico che emergerà dalle elezioni del 7 maggio ci possano essere delle possibilità di convergenza, anzitutto programmatica, a livello nazionale e a livello locale, che ci facciano ritrovare le possibilità di una collaborazione di centro sinistra organico anche alla Regione Piemonte ma evidentemente questo è un discorso di approfondimento, di contenuti e di indirizzi programmatici e non certo di garanzia di permanenza o meno di certe parti politiche in posizioni chiave.
Mi sembra che anche quando si è fatta la trattativa per la costruzione della Giunta di centro sinistra all'inizio della vita della Regione, gli accordi non prevedessero la permanenza di un socialista, alla presidenza del Consiglio, al di là del mandato di metà legislatura. Quindi questo discorso non ha ragione di essere portato avanti e non ha consistenza.
Le qualificazioni politiche della maggioranza, le volontà politiche che attraverso la maggioranza si manifestano, si devono individuare in fatti programmatici, nell'azione della Giunta, non certo in fatti, in indicazioni di carattere assembleare. E' un dato abbastanza scontato che, a meno di accordi di altro tipo, sia il partito di maggioranza relativa a porre la propria candidatura.
Questo modo di vedere le cose non mi sembra che pregiudichi la ripresa di un rapporto costruttivo tra le forze di centro sinistra dopo le elezioni del 7 maggio, mentre il partito repubblicano è ben lieto, attraverso la mia persona, di dare il proprio voto alla candidatura dell'avv. Oberto.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Garabello, ne ha facoltà.



GARABELLO Enzo

Signor Presidente, i precedenti di questa e di altre assemblee Regionali sono stati basati sul tentativo per la verità qui riuscito in passato, di ottenere il massimo di convergenze possibili sulla figura del Presidente del Consiglio proprio nella sua veste di speaker dell'assemblea tale cioè che non si escluda alla base il riferimento ed il collegamento dialettico tra le forze politiche, dando al Presidente il massimo di prestigio attraverso una votazione la più larga possibile.
Io credo che in fondo anche le dichiarazioni del mio capo Gruppo siano coerenti con questa linea: noi avremmo preferito poter condurre le cose in modo che, specialmente per l'Ufficio di Presidenza del Consiglio che deve essere al di sopra del dibattito programmatico e politico in senso immediato, si fosse potuto raggiungere un risultato di più ampia convergenza.
Devo riconoscere e spero che lo vogliano riconoscere altri colleghi che la linea su cui ci sono orientamenti più ampiamente favorevoli, di ampliare la partecipazione di gruppi politici all'Ufficio di Presidenza con la rinuncia da parte della D.C. di uno dei posti che ricopriva, ha un significato politico che non deve essere trascurato. La dicotomia, la rottura tra le due fasi tende a mettere in difficoltà la soluzione di oggi ma qui come altrove si è trovato e ritengo fosse auspicabile che si trovasse - un punto di convergenza proprio nell'Ufficio di Presidenza.
Io non intendo sottovalutare la votazione che facciamo oggi, penso per che la D.C. possa assicurare da un lato la funzionalità dell'istituzione non utilizzando strumenti incerti e quindi assumendo la responsabilità della guida dell'assemblea e nello stesso tempo, proprio perché è il partito che ha la maggiore responsabilità nella guida della vita della nostra Regione, non precluda la possibilità che nella ripresa dei contatti nelle discussioni che (non è la prima volta che auspico e desidero) dopo le prossime elezioni si potranno riprendere in quest'assemblea, si trovi una convergenza generale su tutti i temi in discussione.
A me pare che la funzionalità dell'assemblea esiga e comunque giustifichi questa decisione che - è stato detto e ripetuto dalle forze di maggioranza - non vuole essere un'imposizione per nessuno; la stessa figura della persona che viene eletta, cioè il Vicepresidente anziano dell'assemblea, con la sua notevole esperienza di attività amministrativa serva a confermarlo maggiormente. Io non voglio minimamente sminuire il significato formale della votazione che avrà luogo fra poco, però auspico (e ritengo di essere perfettamente in linea col mio gruppo) la prossima sistemazione dell'intero Ufficio di Presidenza con una rinuncia anche (prevista da parte della D.C.) e soprattutto con una ripresa di carattere generale che renda più significativo il momento post-elettorale e che ci faccia superare questo stadio intermedio che non mi trova completamente consenziente - assieme all'amico Conti - ma al quale in questa fase non riteniamo di poter far mancare la nostra adesione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Ho ripreso la parola per aggiungere un terzo motivo alla nostra opposizione al suo nominativo, affinché siano chiari tutti gli elementi che attengono all'elezione del Presidente dell'assemblea.
Questo terzo motivo è relativo alla situazione particolare del Consiglio Regionale, da tempo impegnato in un contrasto tra poteri dell'esecutivo e poteri dell'assemblea. In questo momento la figura del Presidente dell'assemblea ha un suo significato essenziale, vuol dire un Presidente che abbia la capacità, il coraggio, la forza politica di opporsi soprattutto alle vocazioni presidenzialistiche di chi presiede la Giunta.
L'abbiamo visto anche oggi, il Presidente della Giunta, improvvisamente invogliato a dimostrare il suo attaccamento al Regolamento, ha richiamato più volte la già avvenuta comunicazione del Presidente dell'assemblea quasi a significare che comunque a dirigere quest'assemblea sarà il Presidente della Giunta.
Ecco perché noi..



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Ma allora ce l'avete con me!



BERTI Antonio

.. cogliamo un altro elemento per dire che non crediamo che l'avv.
Oberto possa assolvere alla funzione di contrapposizione (quando necessaria) alle volontà presidenzialistiche del Presidente della Giunta.
Questo l'ho voluto aggiungere perché ci servirà per il futuro, quando verificheremo questa terza eventualità.



PRESIDENTE

Qualche altra dichiarazione di voto? Nessuna? Allora la discussione è chiusa. Passiamo alla votazione facendo distribuire le schede per l'elezione del Presidente.



GERINI Armando, Segretario

Procede all'appello nominale; i Consiglieri chiamati depongono la scheda nell'urna.



PRESIDENTE

A questo punto chiederei al Vicepresidente Sanlorenzo di presiedere l'assemblea al posto mio, essendo io direttamente interessato.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la votazione.
Si proceda allo spoglio delle schede.



MENOZZI E GERINI, Segretari

Procedono allo spoglio delle schede, in collaborazione con il Vicepresidente Sanlorenzo.



PRESIDENTE

Proclamo i risultati della votazione per l'elezione del Presidente del Consiglio Regionale.
Presenti e votanti 44. Hanno ottenuto voti: 28 l'avv. Gianni Oberto, 16 il Consigliere Viglione.
Proclamo Presidente del Consiglio Regionale l'avv. Gianni Oberto.
Propongo che la predetta deliberazione venga dichiarata immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 49 della Legge 10 febbraio 1953 n. 62.
Se non vi sono obiezioni pongo in votazione l'immediata deliberazione di esecutività.
Chi è d'accordo alzi la mano.
Essendovi la maggioranza richiesta, l'immediata esecutività è approvata. Il Vicepresidente Gianni Oberto è eletto Presidente e può prendere subito possesso delle sue funzioni.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE OBERTO



PRESIDENTE

Signor Presidente, signori Consiglieri, accetto con vivo e vigile senso di responsabilità il gravoso ed onorifico compito di presiedere il Consiglio Regionale piemontese, succedendo ad un Presidente di classe quale è stato Vittorelli, in un delicato momento di particolare impegno, proprio mentre, superato l'esaltante tempo della costituente, con la elaborazione e l'approvazione dello Statuto, si passa alla fase vera di decollo per le attività legislative ed amministrative, rese ora possibili dalla emanazione dei decreti delegati. Anche se il loro contenuto non è esattamente quello che responsabilmente si era chiesto fosse, attraverso ai dibattiti elevati e costruttivi, talora fortemente critici del nostro e di altri Consiglieri Regionali (per le materie di cui all'art. 117 della Costituzione) è certo che ci si può avviare ad un efficace, rapido, concreto lavoro.
Il Consiglio ha avuto in tal senso affidamento di una precisa volontà e di un fermo, rinnovato impegno nelle dichiarazioni qui fatte dal Presidente della Giunta dr. Calleri, in occasione di un recente accalorato dibattito.
Il Consiglio stesso ha del resto, più di una volta, manifestata la propria responsabile impazienza operativa, alla quale il Parlamento nazionale ed il Governo centrale, per consentire la possibilità di un effettivo svolgimento dell'attività pianificatoria su scala Regionale, dovranno dare al più presto l'esercizio di ulteriori funzioni amministrative, secondo la previsione dell'art. 118 della Costituzione, accompagnandole con adeguati finanziamenti che tengano in ogni caso conto che il Piemonte è oggi, per il costante anche se alquanto affievolito flusso immigratorio, una porzione di Sud trasferito al Nord.
Considero quello che mi è stato affidato un servizio da rendere, con la modestia delle mie forze, ma con la piena dedizione e la volontà di operare per il bene comune, insieme a tutti e a ciascuno di voi colleghi Consiglieri, per il bene del nostro Piemonte, per il cui sviluppo dovremo fare delle leggi; mi auguro che seguendo democraticamente i criteri della consultazione e della partecipazione, con tutte le forze politiche sindacali e degli Enti locali, le possiamo fare chiare e buone, semplici e meditate, sollecite ma non precipitose, quali la società piemontese, nelle sue diverse componenti e nelle varie problematiche del mondo del lavoro della sanità, dell'assistenza, della scuola, della cultura, dell'industria del commercio, dell'artigianato, dell'agricoltura, del turismo, dei trasporti, dello sport, della difesa dell'ambiente, le attende per un suo sviluppo organico e programmato, che eviti lamentate autonome, devianti compromissioni. Avvenga ciò che Luigi Einaudi auspicò: la Regione pu legiferare meglio di quanto possa fare il potere centrale.
Ringrazio cordialmente quanti mi hanno onorato ed insieme onerato del voto; farò tutto il possibile per essere degno della fiducia che mi hanno accordata. Chiedo a loro di accompagnarmi con lo stimolo e con la critica ma soprattutto con la cooperazione feconda in quelli che saranno i certamente non infrequenti incontri in quest'aula, per il molto lavoro da compiere.
Essi mi consentiranno, tuttavia, di sentirmi, di considerarmi e di dichiararmi "primus inter pares" e come tale il Presidente dell'intera assemblea nelle sue varie componenti, tutte confluenti nell'unicità ed unità dell'organo consiliare, il Presidente di tutti quindi, imparziale servitore e tutore delle norme statutarie che ci siamo dati, dei regolamenti che ci stiamo per dare compiutamente "servi legum sumus ut liberi esse possimus", forti di un'esperienza che abbiamo insieme fatta in questi poco meno di due anni passati, con fatica, con pazienza, con passione, con volontà tesa al raggiungimento di fini che pure in una diversità di metodi e di sistemi, ci proponiamo di raggiungere e quali le popolazioni piemontesi attendono. Sono i fermenti vivi che conducono, anche attraverso ai contrasti e persino attraverso alle crisi, a mete sicure, non certo alla stagnazione della palude. E' la vivacità della dialettica che può creare motivo di scontro costruttivo, non il silenzio opaco; è l'anelito di realizzare gli ideali in cui si crede, non la rinuncia agli stessi che può portare all'urto dal quale si sprigiona una scintilla di verità.
E' certo che si deve essere, tutti e ciascuno , quello che si è, senza compromessi, senza commistioni equivoche, senza cedimenti ideologici inammissibili. Ma tutto ciò essendo in buona fede, non impedisce, anzi stimola la realizzazione di un lavoro comune con le diverse e proprie responsabilità, in un civile raffronto di idee e di impostazioni. Ma questo posto che da oggi occupo, giovandomi della preziosa cooperazione dell'Ufficio di Presidenza, deve essere e sarà assolutamente imparziale per consentire l'esercizio dei diritti di tutti, nell'assolvimento dei comuni doveri.
Il Consiglio eserciterà così le sue funzioni sul piano proprio delle irrinunciabili sue competenze e prerogative, con la dovuta fermezza e dignità lavorando in prospettiva piemontese, italiana, europea. Se un giorno mi avvedessi che le mie energie non fossero più tali da consentire di essere il Presidente che voi desiderate, colleghi Consiglieri, non esiterei un istante a chiedere congedo. Gli uomini pertanto mi aiutino, il buon Dio mi assista nella fatica che mi accingo ad affrontare. Grazie.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Eventuali dimissioni dei membri dell'Ufficio di Presidenza: comunicazione delle dimissioni e presa d'atto delle stesse


PRESIDENTE

All'o.d.g., al punto quarto abbiamo "Eventuali dimissioni di membri dell'Ufficio di Presidenza: comunicazione delle dimissioni e presa d'atto delle stesse".
A questo momento non sono pervenute dimissioni, quindi l'argomento è aggiornato, per cui non si rende neanche possibile la surrogazione dei membri dimissionari perché non si è verificata questa circostanza delle dimissioni. Ci sarebbe soltanto la conseguenza che deriva dal fatto che il Vicepresidente è stato eletto Presidente: resta scoperto pertanto il posto di Vicepresidente.
Chi chiede la parola? Consigliere Bianchi, ne ha facoltà.
O



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, al di là del rilievo formale, sicuramente esatto che lei ha fatto in ordine all'interpretazione dell'ordine del giorno, in coerenza con le dichiarazioni esposte mentre mi accingevo a proporre la sua designazione, ribadisco la nostra intenzione di chiedere il rinvio della nomina di un Vicepresidente e dell'eventuale surrogazione di membri dell'Ufficio di Presidenza che si rendessero dimissionari, onde consentire che nel modo più ordinato e soddisfacente per tutti i gruppi consiliari si addivenga all'integrazione dell'Ufficio di Presidenza stesso.
Ribadisco peraltro che il rilievo già fatto è del tutto esatto perch l'eventualità prevista non si è formalmente verificata, esiste un'attività da compiere per reintegrare l'Ufficio di Presidenza nella sua pienezza, ma per questo chiediamo che si provveda in una prossima seduta.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Berti, ne ha facoltà.
O



BERTI Antonio

Signor Presidente, lei ha testè detto che non ci sono richieste di dimissioni. Devo farle notare che non abbiamo votato dimissioni del Vicepresidente e vale il riferimento alla discussione precedente: abbiamo votato un Presidente, mentre l'o.d.g. scriveva "Eventuali dimissioni ed elezioni", abbiamo quindi saltato un atto, quello delle sue dimissioni da Vicepresidente.
Io desidero sia messo a verbale che il Consiglio non ha preso atto delle dimissioni del Vicepresidente.
In secondo luogo, per collocarmi a livello del Presidente della Giunta chiedo che si voti per decidere se si proceda alla elezione oppure no del Vicepresidente.



PRESIDENTE

Qualcuno chiede di parlare su questi argomenti? Nessuno? Io devo precisare al Consigliere Berti che è impossibile far prendere atto di dimissioni che non sono state date.
E' giusto invece il rilievo che debba essere messa ai voti la proposta fatta dal Consigliere Bianchi di rinviare la nomina del Vicepresidente abbinandola eventualmente a quegli spostamenti dell'Ufficio di Presidenza che sono stati previsti.
La proposta fatta dal Consigliere Bianchi è di rinviare: chi approva è pregato di alzare la mano. Favorevoli 22, contrari....



VIGLIONE Aldo

Non abbiamo capito che cosa dobbiamo rinviare.



PRESIDENTE

L'eventuale surrogazione del Vicepresidente testé eletto Presidente.



ROSSOTTO Carlo Felice

Ma siamo in votazione!



PRESIDENTE

Si, siamo in votazione. Contrari: 14. La votazione ha dato il risultato di 22 per il rinvio.
Avremmo così esaurito l'o.d.g.



BERTI Antonio

E gli astenuti?



PRESIDENTE

Ci sono degli astenuti? Non mi pare, hanno votato tutti e il totale escludeva l'astensione.
Se i Capigruppo volessero riunirsi ancora cinque minuti vedremmo eventualmente di indicare con i rappresentanti della Giunta la data di convocazione della prossima seduta del Consiglio.


Argomento:

Eventuali dimissioni dei membri dell'Ufficio di Presidenza: comunicazione delle dimissioni e presa d'atto delle stesse

Argomento:

Interpellanza (annuncio)


PRESIDENTE

E' intervenuta un'interpellanza a firma dei Consiglieri Revelli Giovana e Viglione relativa all'azienda Orsina e alla Cartiera Suchon.
Intendono che se ne dia lettura o è sufficiente che si dia atto della presentazione? Non è necessaria la lettura, va bene.
Mi riservo di comunicare ai Consiglieri la data di convocazione del prossimo Consiglio.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20,05)



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