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Dettaglio seduta n.84 del 02/03/72 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VITTORELLI


Argomento:

Approvazione verbali sedute precedenti


PRESIDENTE

La seduta è aperta Prego un Segretario Consigliere di dar lettura dei verbali delle sedute precedenti.



GERINI Armando, Segretario

dà lettura dei processi verbali relativi alle adunanze pomeridiane dell'8 e del 9 febbraio 1972, delle sedute antimeridiana e pomeridiana del 24 febbraio 1972.



PRESIDENTE

Se non vi sono obiezioni, i verbali delle precedenti sedute si possono ritenere approvati. Non vi sono obiezioni, sono quindi approvati.


Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Comunico che hanno chiesto congedo per la seduta odierna i Consiglieri Conti, Fabbris, Garabello, Marchesotti, Nesi, Vera.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione - Emigrazione

Comunicazioni del Presidente del Consiglio Regionale


PRESIDENTE

Comunico inoltre che sono pervenuti alla Presidenza i seguenti documenti: dal Consiglio comunale di Collegno un telegramma di protesta per l'intervento della forza pubblica al fine di fare sgombrare la sede della Regione dai lavoratori della Leumann dalla FILEF (Federazione Italiana Lavoratori Emigrati e Famiglie) il testo di un progetto di legge regionale per provvidenze a favore dei lavoratori emigrati, immigrati, frontalieri e loro famiglie, esprimendo l'auspicio che esso venga preso in considerazione ai fini di predisporre in ogni regione italiana norme atte a superare l'esodo di massima e ad assistere validamente coloro che hanno lasciato i loro comuni in conseguenza degli squilibri economici e sociali; dal Consiglio Provinciale di Asti un ordine del giorno relativo al decentramento di una sezione di Facoltà universitaria nella città di Asti.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Comunicazioni della Giunta delle Elezioni ed eventuali deliberazioni


PRESIDENTE

Passiamo al punto terzo dell'o.d.g.: "Comunicazioni della Giunta delle Elezioni ed eventuali deliberazioni".
Comunico al Consiglio di aver ricevuto dal Presidente della Giunta delle Elezioni, collega Mario Giovana, la seguente lettera, di cui d lettura: "Illustre Presidente, desidero comunicarle le decisioni formali assunte dalla Giunta delle Elezioni in data odierna.
La Giunta delle Elezioni, chiamata a votare circa il quesito se la convalida effettuata dal Consiglio Regionale in data 22 luglio 1970 fosse da giudicare definitiva o meno, ha espresso a maggioranza il parere che tale convalida sia da ritenersi convalida definitiva.
Ha altresì deciso quanto segue: qualora il Consiglio Regionale ritenga valido il parere espresso dalla Giunta delle Elezioni a maggioranza in ordine alla citata delibera assunta dal Consiglio il 22 luglio 1970, la Giunta stessa procederà a prendere in esame i casi di ineleggibilità sopravvenuta e di incompatibilità secondo le norme del Regolamento del Consiglio.
Qualora invece il Consiglio decidesse che la convalida effettuata con la delibera 22 luglio 1970 non aveva valore di convalida definitiva, la Giunta stessa procederà ad esaminare la condizione ai fini della eleggibilità e della compatibilità di tutti gli eletti al Consiglio Regionale, secondo le norme del Regolamento citato.
La pregherei perciò di voler sottoporre al Consiglio quanto sopra deliberato dalla Giunta delle Elezioni, al fine del proseguimento dei lavori della Giunta stessa".
Ricordo che avevo affidato alla Giunta delle Elezioni l'esame della eventuale natura provvisoria o definitiva della convalida effettuata dal Consiglio Regionale in data 22 luglio 1970. Dalla lettera del Consigliere Giovana risulta come a maggioranza la Giunta delle Elezioni abbia ritenuto di non dover procedere ad una convalida caso per caso dei casi di eventuale ineleggibilità, ritenendo in sede interpretativa che la convalida espressa dal Consiglio Regionale il 22 luglio 1970 era già essa stessa una convalida definitiva.
La Giunta ha infine chiesto, nel comma finale di questa lettera, che sia il Consiglio Regionale a pronunciarsi su questa interpretazione prendendo eventualmente atto della deliberazione adottata a maggioranza dalla Giunta delle Elezioni.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Presidente della Giunta delle Elezioni collega Giovana. Ne ha facoltà.



GIOVANA Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi corre l'obbligo di relazionare brevemente al Consiglio sui motivi e sull'iter che hanno portato alla deliberazione assunta dalla Giunta delle Elezioni di cui ha dato comunicazione testè al Consiglio stesso il suo Presidente.
Il 3 febbraio 1972, la Giunta delle Elezioni prese in esame la lettera ad essa indirizzata dal Presidente del Consiglio in data 23 novembre 1971 contenente la segnalazione dell'urgenza di procedere all'esame delle condizioni di ciascuno dei Consiglieri eletti, cominciando dai propri membri e dai componenti la Giunta Regionale, onde accertare che nei loro confronti non sussistessero cause di ineleggibilità.
Tale segnalazione del Presidente del Consiglio era motivata da alcune questioni sollevate nel merito in Consiglio stesso e da una richiesta espressamente rivolta in tal senso al Presidente dal Presidente della Giunta Regionale.
Nella lettera che ho citato, il Presidente del Consiglio, con richiami alle norme previste dall'arti 17 della Legge 17 febbraio 1968 n. 108 e a quanto contemplato nell'art. 13 del Regolamento del Consiglio Regionale indicava come la convalida degli eletti al Consiglio fosse avvenuta in via provvisoria nella seduta consiliare del 22 luglio 1970 e come tuttavia la convalida in oggetto non avesse potuto essere svolta con l'osservanza delle formalità previste, non essendo ancora stato approvato in tale epoca il Regolamento del Consiglio. Il Presidente del Consiglio segnalava pertanto la necessità di tale esame da parte della Giunta delle Elezioni affinché il Consiglio stesso potesse procedere alla definitiva convalida dei Consiglieri eletti.
In apertura di seduta della Giunta, il 3 febbraio 1972, non appena eletto a presiederla, mi sono fatto doverosa premura di sottoporre ai suoi membri la lettera del Presidente del Consiglio di cui sopra, proponendo si deliberassero le forme opportune onde procedere all'esame richiesto. Su eccezione del Consigliere collega Paganelli, il quale espresse l'avviso che non fosse parere certo e unanime del Consiglio il carattere meramente provvisorio della precedente convalida e che quindi si dovesse porre il problema della efficacia di tale convalida anche in relazione alle contrastanti pronunce giurisprudenziali in merito e risolvere tale problema in via pregiudiziale, la Giunta deliberò di approfondire la questione.
Nella successiva seduta dell'8 febbraio 1972, sull'argomento all'ordine del giorno si manifestarono nella Giunta contrastanti pareri, prevalendo infine l'orientamento favorevole a considerare la natura e l'efficacia della convalida del Consiglio effettuata alla data del 22 luglio 1970 come definitiva.
Aggiornata la seduta per esigenze di programmazione dei lavori del Consiglio su cortese sollecitazione del Vicepresidente Oberto, la Giunta tornò a riunirsi il 9 febbraio 1972. In quella sede il Consigliere Rossotto, sviluppando una tesi già adombrata nella precedente seduta sostenne che il Consiglio, poiché aveva assunto fin dalla sua prima seduta tutti i poteri e aveva proceduto in quella stessa seduta a deliberare la convalida, doveva ora pronunciarsi circa il valore della convalida medesima. L'eccezione del Consigliere Rossotto, avente carattere pregiudiziale rispetto allo svolgimento del programma di lavoro della Giunta in ordine al problema della verifica delle condizioni di eleggibilità e compatibilità di ciascun Consigliere, venne fatta propria dal collega Consigliere Simonelli, il quale propose di prospettare al Consiglio il parere della Giunta sulla questione, chiedendo su tale parere un suo voto. Nella discussione seguita, essendosi manifestata una netta disparità di vedute tra i membri della Giunta sulla natura e l'efficacia della convalida intervenuta in Consiglio il 22 luglio 1970, il Presidente dovette porre ai voti le questioni concernenti: 1) se tale convalida fosse da ritenersi non definitiva; 2) se tale convalida fosse da ritenersi definitiva. A maggioranza, la Giunta delle Elezioni deliberò che la convalida del 22 luglio 1970 era da ritenersi definitiva.
La Giunta ritenne poi unanimemente fosse da accogliersi il parere del Consigliere collega Simonelli che il voto espresso nel suo seno rivestisse valore di parere al Consiglio, e che pertanto tale parere dovesse essere ad esso sottoposto per la sua ratifica o meno.
La Giunta deliberò inoltre che, qualora il Consiglio avesse reputato fondato il parere espresso a maggioranza in ordine alla citata deliberazione, la Giunta stessa sarebbe passata a prendere in esame a norma di legge, secondo le modalità previste dal Regolamento, i casi di ineleggibilità sopravvenuta e di incompatibilità. Qualora invece il Consiglio avesse deciso che la convalida effettuata con la delibera del 22 luglio 1970 non aveva valore definitivo, la Giunta avrebbe proceduto ad esaminare la condizione ai fini della eleggibilità e della compatibilità di tutti gli eletti al Consiglio Regionale secondo le norme del predetto Regolamento.
Incaricato di comunicare al Presidente del Consiglio tale deliberazione, gliene ho dato notizia con lettera datata 9 febbraio 1972 cioè a dire il giorno stesso in cui le deliberazioni succitate furono assunte dalla Giunta alle Elezioni.



PRESIDENTE

Qualcuno chiede di parlare? Ha facoltà di parlare il Consigliere Berti.



BERTI Antonio

In rapporto a queste questioni abbiamo avuto tre momenti. Il primo è rappresentato dalla lettera, letta in Consiglio, quindi un atto pubblico con la quale il Presidente della Giunta, Calleri, invita il Presidente del Consiglio a sollecitare la Giunta delle Elezioni ad occuparsi della posizione dei singoli eletti (la cui convalida da parte del Consiglio definisce "provvisoria"), a seguito di una mozione di incompatibilità che noi comunisti avevamo presentato essenzialmente dal punto di vista politico. E' stato questo un primo atto ufficiale che ha orientato l'attività del Consiglio verso la provvisorietà della prima convalida.
Il secondo momento è costituito dalla lettera che il Presidente del Consiglio, Vittorelli, ha indirizzato al Presidente della Giunta delle Elezioni allora in carica, Assessore Paganelli, sollecitandolo appunto a convocare urgentemente la Giunta delle Elezioni a sottoporre al suo esame le questioni così come richiesto dal Presidente della Giunta. Il Presidente del Consiglio cita testualmente - leggo dalla lettera - precise norme di legge, e dice: "Le ricordo che, ai sensi dell'arti 17 della Legge 17/2/'68 n. 108 e dell'art. 13 del Regolamento del Consiglio Regionale, la Giunta delle Elezioni deve procedere all'esame delle condizioni di ciascuno dei Consiglieri eletti, cominciando dai propri membri, dai componenti ecc. ecc.
Compiuto l'esame, la Giunta ne rassegna al Consiglio le risultanze per l'eventuale convalida. Tale convalida era già avvenuta in via provvisoria c'é una seconda conferma, pertanto, del carattere 'provvisorio' - nella seduta consiliare del 22 luglio '70.
Essa non aveva però potuto essere svolta con l'osservanza delle formalità previste, non essendo ancora stato approvato il Regolamento del Consiglio".
Il terzo momento è costituito dall'intervento del Consigliere democristiano Garabello, il quale, in una seduta successiva, o nel corso della stessa, non ricordo esattamente, ha chiesto la parola per mozione d'ordine, sollecitando con urgenza - e aprendo quindi un dibattito in Consiglio su questa questione - la Giunta delle Elezioni ad occuparsi di queste questioni, in relazione anche ad una polemica che si era aperta circa la presenza del Presidente della Giunta contemporaneamente anche alla Cassa di Risparmio.
A questo punto la questione è diventata politica, tant'è che in merito tutti i giornali hanno preso posizione: ancora recentemente certi giornali sono intervenuti sulla questione, quasi con il timore che su questo si faccia silenzio e che, tutto sommato, la questione finisca poi con il passare nel dimenticatoio, nonostante la sua gravità.
E' chiaro che a questo punto, di fronte a questi due documenti ufficiali dei due massimi rappresentanti del Consiglio Regionale ed alla ferma richiesta di un componente del Consiglio Regionale, appartenente, fra l'altro, al Gruppo della Democrazia Cristiana, il problema non può essere risolto semplicemente con un non luogo a procedere. Data l'ampia pubblicità che ha avuto la questione, visto che di questo si è voluto fare un caso politicamente molto grosso, e lo è in effetti, occorre ora che l'opinione pubblica sia convinta del fatto, non può accontentarsi soltanto della dichiarazione che la convalida era già avvenuta.
Le opinioni possono essere diverse. Si può anche pensare che siano caduti in errore sia il Presidente della Giunta nel definire "provvisoria" la convalida, sia il Presidente del Consiglio nel confermare tale definizione. Se di errori si tratta veramente - ma io contesto che lo siano si tratta di errori che hanno coinvolto tutto il Consiglio Regionale, e naturalmente della cosa occorre discutere. Ho dichiarato che contesto che da parte del Presidente del Consiglio e del Presidente della Giunta si sia incorsi in errore richiamandomi alla legge. Secondo me, che quella convalida sia provvisoria, come affermano i due esponenti della Giunta e del Consiglio emerge proprio dal fatto che gli artt. 13 del Regolamento del Consiglio Regionale e 17 della Legge ecc. ecc. dicono che la posizione di ogni eletto dev'essere presa in esame dalla Giunta delle Elezioni, che al momento in cui il Consiglio Regionale ha dichiarato la convalida non era ancora entrata in funzione (non c'era ancora nemmeno il Regolamento).
Pertanto, quella prima convalida non è in effetti valida proprio perch avvenuta in modo non conforme alle leggi ed ai regolamenti vigenti. Noi sosteniamo, quindi, così come abbiamo sostenuto un mese fa, tre mesi fa allorché abbiamo affrontato, sempre nel modo più corretto, questa questione, che invece occorre che la Giunta delle Elezioni esamini la condizione di tutti gli eletti, per accertare che ognuno possa corrispondere al dettato della legge stessa.
C'é poi, in ultima analisi, un'altra considerazione da fare; non riesco a capire perché ci si voglia sottrarre a questo esame. La convalida era avvenuta sulla base di una striminzita richiesta di dati abbastanza formali fatta dal Segretario Generale, alla quale ognuno rispondeva precisando alcune notizie circa la sua condizione. Nella realtà, invece, la convalida dev'essere fatta sulla base di un questionario molto più ampio, da cui risulti chiaramente, e sotto la diretta responsabilità del Consigliere, la sua collocazione in organismi pubblici, privati ecc. Cioè, il problema della convalida non è soltanto un atto legale: è un atto politico, da cui deve emergere la piena disponibilità dei Consiglieri a svolgere pienamente il compito politico di Consigliere Regionale.
Ecco perché noi sosteniamo l'esigenza che la convalida sia fatta per tutti, e per questo siamo contrari alla decisione della maggioranza della Giunta delle Elezioni e riteniamo che occorra applicare la legge e che la Giunta delle Elezioni debba prendere in esame tutti i Consiglieri, fin dal giorno in cui sono stati eletti.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Rossotto. Ne ha facoltà.



ROSSOTTO Carlo Felice

A nome del mio Gruppo, e come rappresentante del Gruppo stesso in sede di Giunta delle Elezioni, ritengo opportuno precisare il carattere prettamente giuridico che ha l'esame di questo argomento.
Noi ci troviamo di fronte ad una delibera del Consiglio in data 22 luglio '70, la quale annuncia nelle forme legali di comunicazione a tutti gli elettori che il Consiglio Regionale della Regione Piemonte ha convalidato i nominati, dal primo al cinquantesimo eletto. Da questo momento, per effetto delle leggi elettorali, scattava il periodo in cui coloro che ritenessero di sollevare eccezioni nei confronti di qualcuno dei Consiglieri, convalidati malamente dal Consiglio, potevano ricorrere all'Autorità giudiziaria.
Ad un certo momento, due membri di questo Consiglio ritengono che questa delibera sia provvisoria. Tutti sono liberi di pensare quello che vogliono. Ma noi dobbiamo esaminare sulla base di sicuri elementi di giudizio se questa delibera sia o non sia provvisoria. E il mio Gruppo è lieto che questo dibattito si faccia pubblicamente, in Consiglio, non nel chiuso di una stanzetta, perché così tutti potranno prender conoscenza delle argomentazioni: proprio per la colorazione politica che si è voluto dare ad un certo argomento, è opportuno, per il rispetto della democrazia che tutti possano sapere quali problemi sono in discussione e per quale motivo ciascuno di noi si pronuncia pro o contro una certa tesi.
C'é chi sostiene che l'art. 17 della legge prevede la convalida; lo Statuto della Regione parla di una convalida secondo la legge elettorale di una convalida secondo il Regolamento: il Regolamento, si dice, allora non c'era, quindi questa convalida non ha valore. Signori, a me pare che il Consiglio abbia pienezza di poteri, tanto che ha il potere di darsi ad un determinato momento un Regolamento dopo esserselo direttamente approntato modellandolo a suo criterio. Se prima di elaborare il Regolamento ha convalidato la nomina degli eletti, è perché nella sua potestà massima legislativa e ordinativa nei propri confronti ha potuto farlo avendo anche la facoltà di regolamentarsi in quel momento in quella determinata maniera.
Quindi, il Regolamento cui fa richiamo la legge elettorale varrà per la elezione del 1975 - se sarà nel '75 e non prima, dato che nel nostro Paese ogni tanto le elezioni vengono anticipate.....



VIGLIONE Aldo

Purtroppo si anticipano solo le elezioni, non i contenuti.



ROSSOTTO Carlo Felice

Allora, la Giunta delle Elezioni farà tutte le sue particolari indagini.
Il Consigliere Berti dice che la convalida era stata fatta sulla base delle risposte date dagli interessati ad un questionario ridottissimo. La maggior parte di noi ritiene che si sia allora operato con regolarità; chi avesse avuto l'impressione di un qualcosa di irregolare nella constatazione degli elementi di ineleggibilità dei singoli Consiglieri avrebbe dovuto denunciare a suo tempo l'insufficienza informativa.



BERTI Antonio

Allora ci avevate detto che la convalida era provvisoria.



ROSSOTTO Carlo Felice

Io non facevo ancora parte di questo Consiglio, e quindi devo attingere informazioni su quanto avvenuto allora negli atti ufficiali. Ora, negli atti ufficiali i parla di una delibera di "convalida", senza specificare affatto che essa fosse provvisoria; a meno che mi si dica che è stato commesso un falso in atto pubblico omettendo la precisazione, in mancanza di tale precisazione la convalida è dunque da intendersi come definitiva.
Per questo, con altri colleghi Consiglieri mi sono sentito in dovere di sostenere in sede di Giunta delle Elezioni che noi non potevamo prendere una decisione in contrasto con il deliberato preciso di questo Consiglio e che, proprio per evitare che su questo si trascinasse un discorso che si prestasse ad interpretazioni malevole, volevamo se ne parlasse chiaramente.
Desidero ancora chiarire una cosa: mi preoccupa non poco sentire il Consigliere Berti dire che la convalida è un atto politico. La convalida è un atto di carattere prettamente giuridico: non si può ammettere che questo strumento attraverso il quale in un sistema democratico si consente ad un Consiglio di definire la eleggibilità o meno dei suoi componenti, la loro attitudine a rappresentare validamente parti che si trovano al di fuori di esso, sia utilizzato in chiave politica, perché partendo da un tale presupposto qualsiasi maggioranza potrebbe, liberandosene secondo una visuale politica, togliere di mezzo degli avversari che l'elettorato ha mandato a rappresentarlo in questa sede. Il problema, lo ribadisco, è prettamente giuridico: si tratta di vedere quali norme sono applicabili ad un determinato caso, e non per quali motivi, politicamente, quel Consigliere o quel personaggio non può sedere in un determinato consesso elettivo.
C'è poi un altro punto fondamentale: non mancano sentenze delle supreme Magistrature, scritte e pubblicate, a confermare che qualsiasi delibera venga assunta da un organo collegiale elettivo vale a convalida degli eletti, se non sia proceduto preliminarmente a tale convalida. Ora, io mi domando come sia possibile che, dopo che questo Consiglio ha operato per un anno e mezzo nella pienezza dei propri poteri, dopo aver convalidato i suoi componenti, improvvisamente sorga il problema che la convalida dovesse intendersi come provvisoria, con l'intenzione dichiarata - da parte del Consigliere Berti - di impostare un discorso politico, solo perché alcuni componenti di questo Consiglio, altamente qualificati (io non sono che un semplice Consigliere senza eccessiva qualificazione, ma penso che si debba rispettare a fondo i deliberati di questo Consiglio), l'hanno definita tale. Il fatto che così si siano espressi il Presidente della Giunta ed il Presidente del Consiglio non implica che noi dobbiamo accettare ipso facto la tesi della provvisorietà: dobbiamo esaminare a fondo la questione partendo da una piattaforma di dati certi e venirne a capo con assoluta chiarezza ed obiettività.
Io dico che la convalida assunta il 22 luglio '70 non può che essere definitiva. Ci sono in proposito argomentazioni giuridiche chiare e precise che ci danno la garanzia che il tutto è avvenuto nel rispetto della Legge 108, perché, torno a ripetere, approntare il Regolamento del Consiglio, il Regolamento della Giunta delle Elezioni era totalmente in facoltà di questo Consiglio, e prima che lo stesso delegasse questa Giunta tutto si è svolto in modo diverso da come poi stabilito perché era necessario per prima cosa provvedere alla convalida degli eletti. In questo senso parlano chiaramente tutte le altre leggi elettorali regionali - Friuli Venezia Giulia ed altre precedenti -; per le prime elezioni del Consiglio Regionale si intende questo, per le successive si intende quest'altro; e anche la Legge 108 fa un chiaro riferimento, agli artt. 23 o 25, alle norme che devono essere applicate per il funzionamento di un Consiglio Regionale nella prima fase in cui ancora non ha Regolamento. Allora si dice: per questo certo tipo di attività il Regolamento da applicarsi è quello stabilito dalla Legge del 1915 per i Comuni e le Province, per gli altri casi in cui essa tace la potestà è del Consiglio Provinciale.
Quindi, i casi sono due: o è applicabile, per la convalida dei Consiglieri eletti, la Legge Comunale e Provinciale, e allora questo Consiglio ha proceduto regolarmente; o non è applicabile, perché, si dice non vi si parla di convalida degli eletti, e allora è una potestà che la legge dello Stato ha lasciato esclusivamente al Consiglio Regionale, che nella interezza dei propri poteri, decidendo di convalidare in quella maniera, secondo quella prassi, in quel determinato sistema, in quel momento faceva un regolamento, un regolamento che poteva assolutamente darsi.
Per questo il mio Gruppo aderisce ad un ordine del giorno che è stato presentato alla Presidenza, nel quale si chiede che questo Consiglio, preso atto che la delibera del 22 luglio '70 è di convalida definitiva, proceda oltre nei suoi lavori.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Fonio.



FONIO Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nella mia qualità di membro della Giunta delle Elezioni che ha affrontato questo problema, ritengo di poter affermare che ognuno dei Consiglieri che la compongono si è fatto personalmente carico, al massimo grado possibile, di tener presenti tutti quei principi ai quali si è richiamato il collega Berti, sia di carattere giuridico sia di carattere politico, ma soprattutto si è investito della responsabilità che comporta, nell'ambito della Giunta delle Elezioni, la soluzione di questo problema, per tutte le conseguenze che ne scaturiscono.
Quando abbiamo avuto la lettera del Presidente del Consiglio, stilata sulla base della lettera del Presidente della Giunta, con cui si definiva "provvisoria" la convalida degli eletti al Consiglio Regionale avvenuta nel luglio del 1970, ci siamo proposti di esaminare anzitutto se questo giudizio fosse accettabile. Al di là di quello che poteva essere il ricordo di questo precedente vissuto nell'ambito del Consiglio nel luglio del 1970 ci siamo rifatti agli atti ufficiali del nostro organismo ed abbiamo riletto, nel contesto del processo verbale, queste dichiarazioni: "Do atto innanzitutto che, tramite la Segreteria provvisoria del Consiglio Regionale, ogni Consigliere ha ricevuto lo stralcio delle norme riguardanti l'ineleggibilità, l'incompatibilità, la decadenza, la surrogazione, e assicurato di averne preso visione.
Devo precisare che nessun reclamo è stato presentato circa la eleggibilità dei Consiglieri......"; e poi, più avanti: "Quanto sopra premesso, invito i Consiglieri presenti a dichiarare se risulti.... ecc.". Segue la deliberazione ufficiale di convalida, avvenuta nell'ambito del Consiglio, già pubblicata, come è stato ricordato, sul Bollettino ufficiale della Regione.
Di fronte a questi atti formali pubblici, passati, fra l'altro, al vaglio del controllo sulle delibere del Consiglio Regionale, noi dovevamo preventivamente accettare o non accettare questo giudizio di provvisorietà che era stato dato attraverso le lettere del Presidente della Giunta e di quello del Consiglio.
Non ho difficoltà a spiegare innanzitutto che personalmente, e penso con tutti i membri della Giunta delle Elezioni, ci siamo fatti carico di tutelare e di salvaguardare la sovranità del Consiglio Regionale stesso rilevando che un siffatto parere, pur venendo da personalità di primo piano della nostra assemblea, doveva essere sottoposto allo stesso Consiglio per essere accettato o respinto, proprio perché deliberazioni del Consiglio dell'importanza di quelle che abbiamo citato, formalmente prese formalmente approvate, formalmente pubblicate, non possono essere esposte ad ogni soffiar di vento, sia pure un soffio così importante come quello delle Presidenze. Il nostro scrupolo maggiore - voglio ribadirlo, per rassicurare i Consiglieri che possono non condividere questo nostro principio - è stato proprio quello di salvaguardare comunque la sovranità del Consiglio, quella sovranità attraverso la quale è scaturita la decisione del luglio 1970, a prescindere da ogni regolamento, che non poteva ancora esserci, ovviamente, perché eravamo all'inizio della vita dell'Istituto Regionale, e che comunque, rientrando esso stesso nelle funzioni e nella sovranità del Consiglio, non poteva subordinare la stessa.
E siamo addivenuti così ad una valutazione, sulla definitività o provvisorietà della convalida, al di là di quelli che sono gli atti ufficiali del Consiglio che abbiamo già ricordato, in rapporto alla sostanza e alla natura dell'atto di convalida che era avvenuto.
L'accertamento che doveva fare il Consiglio per la convalida era in rapporto, è chiaro, ad una eventuale situazione di ineleggibilità da parte dei Consiglieri. Ora, la convalida che deve avvenire, previo esame della eleggibilità o meno dei Consiglieri, che scopo ha? Innanzitutto, rendere operante il Consiglio. La convalida ha riflessi enormi sia in relazione al fatto che dalla data in cui essa avviene decorrono i termini per l'azione popolare di impugnazione, sia per impedire la decadenza degli atti stessi del Consiglio (che sarebbe automatica se venissero fatti da chi non è nelle condizioni volute dalla legge per adempiere al mandato ricevuto attraverso le elezioni).
Ora, a mio avviso, la convalida è avvenuta nella maniera più formale che un organo possa adottare anche in mancanza di un regolamento. (Bisogna ricordare che eravamo all'inizio della legislatura, per cui sorge un dilemma che ricorda quello della priorità fra l'uovo e la gallina; doveva esserci prima la convalida o prima il regolamento? Se un Consiglio i cui membri non sono ancora convalidati provvede a darsi un regolamento, questo risulterà infatti un documento messo insieme da persone che ancora non hanno avuto la sanzione della convalida, e quindi soggetto a decadere, come tutte le decisioni prese dallo stesso Consiglio). Ci siamo fatti scrupolo di esaminare, nella sostanza, questi principi, non dimenticando, per esempio, che in questo momento, se adottassimo la tesi della provvisorietà delle decisioni di convalida, potrebbe sorgere per analogia anche il problema della validità dell'attività delle Commissioni di controllo sugli atti dei Comuni e delle Province, pure entrate in funzione in assenza di un Regolamento. Ma soprattutto vorrei fosse chiaro che il nostro scrupolo era in relazione al contenuto di questa azione di convalida in rapporto ad uno stato di eleggibilità e di non eleggibilità, perché è chiaro che uno stato di ineleggibilità vizia l'elezione ed agisce conformemente al principio secondo il quale ciò che è viziato ab origine non può essere sanato con il tempo, quindi nell'elezione stessa rendendola nulla in modo insanabile ed assoluto. Si qualifica quindi come causa ostativa di valide elezioni, sulla quale opera ex tunc.
E' già stato ricordato che vi sono sentenze dei massimi organi giurisdiziali, che sono stati formulati dei pareri sul caso specifico posto alla nostra Giunta delle Elezioni con i quali è stato detto come questa convalida, avvenuta nel luglio del '70, sia intangibile ed immodificabile.
Ma, a parte questo, vorrei ricordare, dal momento che si parla anche di opportunità politica, che soprattutto il fatto di volere, semplicemente perché è stata sollevata una discussione in proposito, semplicemente perch è stato espresso un parere, sia pure autorevole dal Presidente della Giunta e dal Presidente del Consiglio, rimettere in discussione tutto, dopo due anni di vita della Regione, ci poneva, sia pure di fronte a quello scrupolo politico cui si richiamava il collega Berti, un problema enorme.
Ricordate quante discussioni abbiamo fatto qui, per esempio, in rapporto ai decreti ministeriali di riordino dei Ministeri e di concessione attraverso questi di alcune delle deleghe che andavano auspicando, in occasione delle quali ci raccomandavamo a vicenda: facciamo bene attenzione che quel poco che ci viene dato lo sia almeno nella maniera giusta, per la via corretta, perché l'attività, l'opera della Regione non risulti poi inficiata da qualche male che la mini alla radice? Proprio noi, che facevamo tutte queste considerazioni circa i provvedimenti ministeriali vorremmo, dopo due anni, sul punto della eleggibilità o meno dei componenti del Consiglio - quella eleggibilità che si riferisce ab origine e rischia quindi di avere conseguenze veramente drammatiche sull'attività svolta finora dalla Regione -, arrivare, sotto un profilo più strettamente politico che giuridico (perché sul piano giuridico riteniamo proprio che non vi sia dubbio sulla inesistenza di una convalida provvisoria, tanto è vero che si è parlato persino di convalida implicita, come qualcuno ha già ricordato, nel momento in cui un Consiglio passa alla sua prima deliberazione, e ci sono sentenze che in rapporto alle convalide dei Consigli Comunali dicono che non può nemmeno essere sospesa l'azione di convalida in attesa di accertamenti perché la convalida è un atto definitivo, che deve avere immediatamente corso e deve mettere sul piano della legalità e della legittimità l'organo che deve procedere) a mettere in discussione lo stesso lavoro fin qui svolto dal nostro Consiglio? Non daremmo certo prova di quella originalità e di quel primato al quale ambivamo per la Regione Piemonte.



BERTI Antonio

Perché queste considerazioni non sono state fatte quando Calleri si è alzato a chiedere perentoriamente che la Giunta delle Elezioni esaminasse i casi di ineleggibilità?



PRESIDENTE

Perché la complessità della questione richiedeva un momento di meditazione, Consigliere Berti.
E' iscritto a parlare il Consigliere Debenedetti. Ne ha facoltà.



DEBENEDETTI Mario

Ritengo di dover svolgere anch'io, a nome del mio Gruppo, alcune brevi considerazioni sull'argomento di cui si occupa oggi il Consiglio.
Confesso che quando ho sentito, nella relazione del Presidente della Giunta, adombrare la teoria della convalida provvisoria, sono rimasto piuttosto perplesso e meravigliato. Perché, a mio avviso, parlare sotto il profilo giuridico - e questo, è già stato osservato, è un problema di carattere preminentemente giuridico - di convalida provvisoria è veramente una contraddizione in termini: non può esistere, e non è neanche configurabile, sul piano giuridico, una convalida degli eletti a carattere provvisorio.
L'organo competente sovranamente a decidere la convalida dei Consiglieri è il Consiglio Regionale, e il Consiglio Regionale ha adottato un provvedimento di convalida. Ma, indipendentemente da questo atto formale, anche se il Consiglio volesse concepire e sancire attraverso una delibera il principio di una convalida provvisoria, giuridicamente non potrebbe farlo. Mi pare che questo sia un argomento che risolve ipso facto ogni possibile controversia in materia, e mi spiace che qualche collega forse preso da eccessivo scrupolo, abbia ritenuto di poter avanzare questa ipotesi della convalida provvisoria, che, ripeto, è giuridicamente inconfigurabile, è una contraddizione in termini. Del resto, c'é un'altra considerazione da fare: la Giunta delle Elezioni è un organo del Consiglio ma la sovranità delle decisioni in materia spetta comunque al Consiglio.
Altro riferimento che non ha alcuna ragion d'essere è quello al Regolamento. Cosa è il Regolamento? E' un atto del Consiglio, che nella sua sovranità ha delineato delle norme di procedimento per il funzionamento del Consiglio stesso. Ci porremmo veramente al di là di ogni inquadratura giuridica, cadremmo addirittura nell'assurdo, se, sotto un profilo puramente formale, richiamandoci ad un Regolamento che il Consiglio si è dato in epoca successiva, avvalendosi della pienezza di poteri acquisita con l'adozione in data 22 luglio 1970 della delibera ufficiale di convalida degli eletti, volessimo invalidare tutto quanto è stato deciso dal Consiglio prima della entrata in vigore di tale regolamento. Il Regolamento che abbiamo approvato lo possiamo variare quando e come vogliamo, arrivando persino a capovolgere la impostazione che abbiamo dato. Alla luce di queste considerazioni, mi pare evidente l'inammissibilità di certi scrupoli.
Ripeto, se sotto l'aspetto politico qualche preoccupazione può essere stata adombrata e può avere una validità, quantunque io dissenta da questa impostazione, quello che è chiaro e pacifico è che dal punto di vista giuridico - e la questione nella fattispecie è eminentemente esclusivamente, giuridica - il problema non sussiste. Chiariti questi concetti fondamentali , mi pare, non rimane che pervenire alla conclusione che è la più ovvia e la più esatta giuridicamente, di ritenere che la convalida fatta dal Consiglio Regionale in data 22 luglio sia una convalida definitiva.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Gandolfi. Ne ha facoltà.



GANDOLFI Aldo

Siamo chiamati a prendere atto di un parere della Giunta del Regolamento che è di carattere esclusivamente giuridico: la Giunta del Regolamento, esaminata la questione della convalida, fa rilevare al Consiglio Regionale che esso si è già espresso su questa materia con una decisione che è da un punto di vista giuridico ed amministrativo perfettamente valida.
Direi che non è il caso di distinguere fra convalide provvisorie e definitive, perché l'istituto della convalida provvisoria non esiste: una convalida, decisa in base alla legge con regolare delibera del Consiglio ha valore a tutti gli effetti.



BERTI Antonio

Non ho mai visto il Presidente della Giunta così tranquillo durante un intervento.



CALLERI Edoardo, 'Presidente della Giunta Regionale

Non dubitare, Berti, che poi parlerò.



GANDOLFI Aldo

Il caso, da un punto di vista giuridico, è chiarissimo, perché a mio parere non vale l'obiezione, con riferimento alla legge, che al momento della convalida il Consiglio non si era ancora dato un Regolamento. Il primo capoverso dell'art. 27 della Legge elettorale del Consiglio Regionale, in cui si dice che "al Consiglio Regionale è riservata la convalida della elezione dei propri componenti secondo le norme del suo Regolamento interno", tende a precisare il limite di autonomia del Consiglio, cioè definisce in sostanza che le norme della convalida sono una potestà integrale del Consiglio, che le determina in forma regolamentare e in base al suo Regolamento interno; ma in assenza del Regolamento, il Consiglio, quando stabilisce le modalità da seguire per arrivare alla delibera, di fatto fa riferimento ad una potestà di carattere regolamentare, cioè approva uno stralcio, una norma provvisoria di Regolamento, per cui la convalida che esso fa è perfettamente valida.
Questo comma, pertanto, non sta a significare che se non c'é il Regolamento la convalida non è definitiva, ma precisa il limite di autonomia del Consiglio, cioè la potestà propria del Consiglio in materia di convalida.
Mi pare che questo, da un punto di vista giuridico, non sia contestabile.
Veniamo invece, piuttosto, alle argomentazioni di carattere politico.
Mi sembra che nell'intervento di Berti, che portava un certo tipo di argomentazioni di carattere politico, ci sia la presentazione di illazioni e di argomentazioni che, tutto sommato, mi spiace dirlo, sono scorrette perché si viene di fatto a sostenere che il Presidente della Giunta, nel momento in cui richiedeva una convalida da parte della Giunta del Regolamento, il Presidente del Consiglio, nel momento in cui proponeva una procedura di convalida.......



BERTI Antonio

Attraverso tanti giri di parole qui c'é solo il tentativo di fare sfuggire ad una disamina i casi di ineleggibilità e sostenti in tutti i Gruppi. Per parte mia, mi sono limitato a citare delle leggi. Altro che scorrettezze! Pesa bene le parole.



GANDOLFI Aldo

Avrai modo di replicare, Berti. Di scorretto c'é questo: che di fatto si viene a sostenere, con questo tipo di argomentazioni, che sia il Presidente della Giunta che il Presidente del Consiglio, nel momento in cui proponevano alla Giunta del Regolamento di affrontare questa materia, di fatto avessero delle intenzioni diverse; o prevedessero già che si sarebbe giunti a conclusioni che avrebbero permesso di coprire delle ineleggibilità che di fatto si volevano coprire. Questo processo alle intenzioni, a mio avviso, non si può fare, perché la tesi che la convalida precedente fosse una convalida definitiva - che nessuno di noi aveva sollevato, perch evidentemente nessuno se n'era accorto e tutti eravamo in errore - non era stata poi avanzata dal Presidente del Consiglio o dal Presidente della Giunta ma è stata portata oggi in Consiglio della Giunta delle Elezioni cioè è la Commissione del Consiglio investita della materia che viene oggi a dirci che tutti insieme ci eravamo sbagliati e che da un punto di vista giuridico noi non possiamo tornare su una deliberazione che è stata presa che a tutti gli effetti di giustizia amministrativa ha piena validità dal momento in cui è stata presa.
Questo non significa, Berti, coprire dei casi di ineleggibilità esistenti: vi sono altre sedi, infatti, davanti alle quali essi possono essere portati in esame. Noi il 22 luglio '70 abbiamo chiuso l'iter amministrativo, senza probabilmente renderci conto che lo chiudevamo in una maniera certamente affrettata ed improvvisata, ma ci sono le sedi giurisdizionali cui qualsiasi cittadino, se ha qualcosa da eccepire, pu accedere. Io ti darei perfettamente ragione, Berti, se si potesse sospettare un tentativo da parte nostra di coprire con una specie di omertà certe situazioni irregolari: ma noi non facciamo altro che ribadire, da un punto di vista giuridico, che la deliberazione presa dal Consiglio Regionale il 22 luglio '70 è una deliberazione che era operante ed aveva piena validità giuridica, come mi sembra che anche gli organi di controllo abbiamo riconosciuto con l'apposizione del loro visto. Resta aperta la possibilità di avviare procedimenti in sede giurisdizionale, come è diritto di qualsiasi cittadino.



BERTI Antonio

Sono scaduti i termini.



GANDOLFI Aldo

Ma non ci sono tre anni di tempo?



GIOVANA Mario

Trenta giorni.



GANDOLFI Aldo

Non lo sapevo. Fra noi, comunque, ci sono degli avvocati, che potranno darci chiarimenti su questo punto.
A me sembra, ripeto, che con il sostenere la definitività della convalida dei Consiglieri noi non copriamo con l'omertà dei colleghi.
Noi dobbiamo, mi sembra, in questa sede esprimere un parere esclusivamente giuridico, che lascia piena libertà a chicchessia di avvalersi di tutte le possibilità che la legge offre di accedere non più ad una sede amministrativa come quella regionale ma agli organi giurisdizionali.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Carazzoni. Ne ha facoltà.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, noi siamo sinceramente lieti di questo dibattito anche perché, secondo una procedura che non possiamo non criticare anche in questa circostanza, il nostro Gruppo è l'unico a non essere rappresentato nella Giunta delle Elezioni e non ha quindi avuto la possibilità di esaminare prima il problema nella sua complessità.
Abbiamo seguito la discussione, e poiché ci pare che l'argomento sia di estrema delicatezza non vogliamo sottrarci al dovere di precisare quale sia la posizione che assumeremo responsabilmente in sede di votazione.
Noi condividiamo la tesi che qui si stia affrontando un problema su un piano esclusivamente giuridico. Stando su questo piano, è indubbiamente esatto dire che il Consiglio è sovrano nelle sue deliberazioni, e che quindi la deliberazione di convalida assunta il 22 luglio '70 è valida a tutti gli effetti. Non crediamo, pertanto, che sia adesso possibile far rimbalzare dalla Giunta delle Elezioni, che, come giustamente è stato ricordato, è una emanazione del Consiglio stesso, la questione ancora tra di noi. Su un piano strettamente giuridico, quindi, noi non possiamo fare altro - e lo facciamo senza alcun entusiasmo, lo facciamo perché costretti dalla logica stessa delle cose - se non considerare valido il voto espresso nel luglio dell'anno scorso.
Certo, una affermazione di questo tipo non esclude poi che accanto ad essa possano essere fatte anche osservazioni di carattere più squisitamente politico.



PRESIDENTE

Scusi se la interrompo, ma agli effetti della chiarezza quello che stiamo contemplando non è la validità del voto, che non è messa in discussione, ma il carattere definitivo della deliberazione assunta.



CARAZZONI Nino

E' questo infatti che intendevo dire. Questo, dicevo, non esclude per che possano anche essere sollevate questioni di carattere più squisitamente politico. La logica giuridica, dicevo prima, ci porta a dichiarare la validità di quel voto e la efficacia da quel momento della deliberazione assunta, sulla quale non è più possibile oggi ritornare; ma è altrettanto vero che restano in piedi questioni di perplessità politiche, perché in questo modo si dà la sensazione di voler evitare un successivo giudizio di convalida.
Anche la nostra parte ritiene di dover ribadire queste perplessità politiche, che evidentemente non riguardano il nostro Gruppo ma che pensiamo debbano riferirsi ed attenersi alla coscienza dei singoli, alla moralità dei Gruppi, soprattutto al giudizio che l'opinione pubblica su questa scelta, senza dubbio confusa e sconcertante, dovrà per forza di cose dare.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Presidente Calleri, ne ha facoltà.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Il Consigliere Berti mi pare che avesse dei dubbi sul fatto che io prendessi la parola, ma io la prendo con....



BERTI Antonio

No cominciavo a prendere atto che per la prima volta da tutti i banchi.......



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

.....la prendo con estrema tranquillità, anche perché devo innanzi tutto precisare che prendo atto che il problema non lo si vuole valutare nei termini in cui deve necessariamente essere valutato in uno stato di diritto. Ciò perché quando lo si pone in termini politici è persino troppo chiaro che tutti coloro che la pensano diversamente possono essere sottoposti a giudizi politici e fare sconfinare questi giudizi politici in una logica giuridica, in un momento sterile che a me sarebbe tanto più piaciuto se coloro che fanno parte del mio partito fossero oggi qui presenti e prendessero anch'essi la parola, invece di scrivere ignobili articoletti su giornali che non definisco ignobili ma che lo sono.
Io queste cose le dico tranquillamente, non ho alcuna difficoltà a ribadirle e poi faccio anche nomi e cognomi se è necessario, perch ciascuno di noi deve essere innanzi tutto chiaro con sé stesso e con coloro ai quali ha chiesto dei consensi e che sicuramente qualche volta gliel'hanno dato per essere eletto in questa sede.
Io ho sollevato la questione della convalida solo perché ritenevo che un giudizio da parte del Consiglio Regionale dovesse pure avvenire in ordine a questo argomento, perché prima del giudizio politico, a mio sommesso parere il problema dell'eleggibilità e dell'incompatibilità è innanzi tutto di carattere giuridico. Nessuno di noi, credo, pu serenamente discutere in termini politici se è ritenuto un fuori legge dal punto di vista giuridico e siccome io credo che questa incompatibilità e ineleggibilità non esista e ritengo di avere tutte le carte in regola, non ho avuto alcuna difficoltà a sottoporre il quesito in termini giuridici. Io non voglio entrare nel merito della valutazione che la Giunta delle Elezioni ha fatto, sono intervenuti avvocati, sono intervenute persone che hanno approfondito l'argomento, ho chiesto dei pareri anche io, ma al di là di questo non ho alcuna difficoltà a sottoporre il problema in qualunque sede se è, come deve essere, giuridico: se invece diventa un problema politico, allora consentitemi di dire, egregi colleghi, che noi commettiamo un atto di grave scorrettezza e rischiamo di trasformare la battaglia politica, che è una battaglia di idee, in un linciaggio personale, il quale non credo sia né un'arma democratica di discussione, né un metodo che possiamo condividere. Credo però che debba essere sottolineata una cosa: come mai ad un certo punto (e devo dirlo con un certo rammarico, l'ho già detto in un'altra seduta del Consiglio Regionale, non ho difficoltà a ripeterlo) il Presidente della Giunta viene accusato e diciamolo pure forse prima ancora che dagli altri partiti, da una corrente del suo stesso partito, di incompatibilità, di ineleggibilità? E vedi caso a ridosso delle elezioni politiche? Fa scomodo che il Presidente della Giunta continui a fare il Presidente della Giunta? Non lo so, sono domande che mi pongo. Dopo di che magari c'é anche la provocazione sugli altri partiti politici presenti in Giunta, i quali si accusano di fare un'opposizione così, tanto per gradire, su problemi di carattere personale, ed allora finiamo di essere tutti in difficoltà; e questo credo sia veramente un modo scorretto di porre la questione.
Io non ho nessuna difficoltà a dire che è molto strano questo, perch casi di questo genere nella città di Torino ce ne sono stati altri da dieci o quindici anni a questa parte e hanno riguardato uomini di altri partiti che hanno avuto importantissimi incarichi in istituti bancari e importantissime cariche pubbliche, come mai da nessuna parte è uscito nulla e viene solo fatto nei confronti di Calleri? E', questo, un motivo di mediazione che io pongo ai colleghi del Consiglio perché ritengo di avere le carte in regola sul piano giuridico, ma è un problema che non ho difficoltà ad affrontare sul piano politico. Ma deve essere anche ben chiaro che se lo affrontiamo sul piano politico, lo dobbiamo fare con estrema lealtà e con il dovuto senso della misura. Io non ho mai paura della polemica, non ho mai paura delle posizioni chiare, credo di prenderle sempre anzi, anche quando possono essere impopolari o essere reputate delle posizioni di durezza. Oggi viviamo in uno stato di diritto e credo che la legge debba essere rispettata e che il moralismo, le facili accuse, le posizioni troppo spesso prese nella polemica politica siano delle posizioni che in definitiva mortificano la libertà e mortificano il dibattito e il dialogo politico.
Ho ritenuto di dover fare queste brevi considerazioni in questa sede perché facendo la richiesta che ho fatto al Presidente del Consiglio di voler sottoporre alla Giunta delle Elezioni questo problema, devo anche dichiarare che non ho alcuna difficoltà a sottoporre il caso particolare alla Giunta delle Elezioni indipendentemente dalla convalida o meno, a patto che la Giunta delle Elezioni, come io credo, indipendentemente dai gruppi politici che la compongono - e ci sono tutti - dica con chiarezza che esamina il caso sotto l'aspetto giuridico e non politico, perché allora non sono più le argomentazioni di carattere giuridico che hanno validità ma sono semplicemente delle posizioni pregiudiziali, delle posizioni di rapporti di forze, delle posizioni polemiche che non soddisfano nessuno che non ci consentono certo di ritenere che il giudizio che viene espresso sia espresso sulla base di criteri obiettivi e giuridici.
Questo intendevo dirlo perché anche se da un punto di vista giuridico la richiesta di un riesame da parte della Giunta delle Elezioni può essere sembrata errata, dal punto di vista giuridico resta pur sempre per me la piena disponibilità ad un giudizio, ad un approfondimento, perché vi sia una precisa convinzione in ordine a questo argomento e perché non si dia la stura a troppo facili polemiche di carattere politico rispetto alle quali in uno stato di diritto, non credo si possano giudicare le posizioni di ineleggibilità o di incompatibilità, che sono pur sempre determinate dalla legge e quindi vanno viste in riferimento a dei criteri di carattere giuridico.
Detto questo, dichiaro con estrema tranquillità la mia disponibilità se il problema viene posto in questi termini, ad avere, sia pure informalmente, un incontro per sottoporre la questione alla Giunta delle Elezioni.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Consigliere Bianchi, che è l'ultimo iscritto, dò lettura di un o.d.g. che è stato presentato dai Consiglieri Bianchi, Viglione, Benzi e Rossotto, in modo da consentire al Consigliere Bianchi, che ne è il primo firmatario, di illustrarlo nel corso del suo intervento.
Eccone il testo: "Il Consiglio Regionale, sentite le comunicazioni del Presidente aventi ad oggetto il parere espresso dalla Giunta delle Elezioni sulla validità e definitività della deliberazione di convalida dei Consiglieri eletti assunta dal Consiglio Regionale il 22 luglio 1970, ne prende atto e passa all'o.d.g.".
Ha facoltà di parlare il Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, ritengo che sia stato già detto tutto quel che si poteva dire su questo argomento, quindi non ripeterò argomentazioni, n farò la parafrasi di altri argomenti, anche per rispetto al Consiglio.
Dal punto di vista giuridico non ho che da fare richiamo alle argomentazioni che si integrano fra di loro e che sono state esposte dai Consiglieri Rossotto, Fonio, Debenedetti e Gandolfi. Dirò, soltanto che eventuali deliberazioni di questo Consiglio che tendessero oggi a modificare, a rimettere in discussione o invalidare la precedente deliberazione, sarebbero prive, dal punto di vista giuridico, dell'effetto voluto, sarebbero dichiarazioni di contenuto politico, ma dal punto di vista giuridico non avrebbero alcun effetto pratico. Dal punto di vista politico, per quanto riguarda personalmente il Presidente Calleri ho già dato alcune risposte, alcune indicazioni ed io rilevo solo due aspetti: la sua lettera e la stessa lettera del Presidente del Consiglio sono da ascriversi alla volontà, alla chiarezza, alla sensibilità politica in ordine ad un problema che coinvolgeva delle persone. Quindi, proprio nel momento stesso in cui sono discutibili dal punto di vista giuridico, si propongono positivamente sotto l'aspetto politico.
Altro aspetto è che di questo argomento, nessuno può dire né che si è messo a tacere, né che si è evitato il confronto, infatti, è forse la terza volta che ne discutiamo in Consiglio e lo si è fatto con l'ampiezza di informazione e di dibattito che servono a evitare dei giudizi negativi nei confronti di quest'assemblea e della classe politica, come se ci fossero delle coperture reciproche in ordine a situazioni che invece sono state chiaramente esposte all'opinione pubblica.
Ed allora, considerato ancora che la definitività del provvedimento chiamiamolo amministrativo, della deliberazione, era tale in questa sede ma non in sede giurisdizionale e che sul piano del confronto personale lo stesso Presidente ha ancora dichiarato la propria disponibilità, se lo si vuole fare in termini pacati, tranquilli, sereni ed obiettivi, credo che il Consiglio possa prendere definitivamente atto delle conclusioni a cui è pervenuta la Giunta, la quale non poteva non riconoscere che quel provvedimento era giuridicamente definitivo e chiudere la discussione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, il Consigliere Giovana, ne ha facoltà.



GIOVANA Mario

Signor Presidente, colleghi, ho chiesto la parola per dichiarare che voterò contro l'o.d.g. presentato dal collega Bianchi, e desidero approfittare di questa mia dichiarazione di voto per chiarire anche come questo voto sia coerente con quello che ho espresso in sede di Giunta delle Elezioni sulla natura e sull'efficacia della convalida - avvenuta il 22 luglio 1970. In quella sede, ho votato con la parte che poi è risultato essere la minoranza della Giunta, dichiarando di non ritenere che la convalida del 22 luglio 1970 potesse avere valore ed efficacia definitivi.
Ho svolto in quella sede - e ne faccio grazia qui ai colleghi - una serie di argomentazioni, a mio avviso, valide, di natura giuridica, a sostegno della mia opinione. Devo anche dichiarate che una volta esaminati gli aspetti di natura giuridica, i quali giustamente debbono essere esaminati perché la questione (e il richiamo è valido) va vista in primo luogo per i suoi aspetti di natura giuridica, era assolutamente impossibile ed inopportuno non svolgere attorno ad essi delle considerazioni di natura politica. Questo proprio perché tutti quanti ci siamo detti, quando abbiamo accennato all'argomento in quest'aula, che il problema così come veniva posto aveva delle forti implicazioni politiche in quanto ne era investita largamente l'opinione pubblica ed avevamo il dovere, oltre che il diritto di chiedere chiarezza per tutti noi di fronte alle responsabilità che qui portiamo. Ho avuto occasione di riaffermarlo quando ho parlato nel corso del dibattito sulla mozione di sfiducia; noi pensiamo sia sempre sommamente nocivo, dal punto di vista politico, il cumulo delle cariche fra eletti nelle istituzioni e rappresentanti in incarichi esterni di Enti pubblici o comunque di Enti che possono essere in contrasto con la funzione che nelle istituzioni stesse si svolge.
Ho inteso fare questa dichiarazione di voto perché a mio avviso ripeto, sussistendo la validità di quelle ragioni giuridiche che mi hanno portato a votare con la minoranza nella Giunta delle Elezioni, sussistono anche delle ragioni di indole politica che noi non possiamo superare, e che, comunque vogliamo metterle, sentiamo ci pesano addosso come un giudizio, o come attesa di giudizio, da parte dell'opinione pubblica.
Non credo, almeno per la parte che mi riguarda, di avere mai avuto l'idea di fare il processo a questo o a quel collega; in modo particolare lo affermo francamente, non ho alcun problema di contrasto su questo terremo che abbia come obiettivo personale il Presidente della Giunta. Mi sono sempre posto, come la mia parte si pone, un problema politico, ed è quello che prima illustravo. Esso riguarda le responsabilità che si hanno nelle istituzioni e al cumulo di cariche che si possiede al di fuori delle istituzioni e che non crea a nostro avviso, delle situazioni corrette rispetto al mandato che si deve esplicare nelle istituzioni stesse.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Ma c'è la legge.



GIOVANA Mario

Lei sa, Presidente Calleri, che da sempre....



PRESIDENTE

Consigliere Giovana, mi scusi....



GIOVANA Mario

Accetto il suo richiamo e concludo rapidamente. Lei sa che da sempre noi abbiamo sollevato questo problema, non l'abbiamo sollevato solo ora.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Sollevatelo in Parlamento! Il Parlamento fa le leggi.



GIOVANA Mario

L'abbiamo fatto subito, signor Presidente, con delle interrogazioni in Parlamento.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Non mi risulta che ci sia una proposta di legge del PSIUP relativa a questo argomento.



GIOVANA Mario

Mi spiace, vada a vedere e troverà delle interrogazioni di nostri parlamentari in merito.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Le interrogazioni non mi interessano, fate una proposta di legge.



GIOVANA Mario

Voglio concludere dichiarando questo. Siccome mi è parso di cogliere in qualche intervento, l'insinuazione che, essendo presenti questi motivi di natura politica, i quali certo se non sono al di sopra sono al di là delle motivazioni d'ordine giuridico, vi possono essere membri della Giunta delle Elezioni perciò stesso non posti in grado di giudicare con equità e serenità i problemi inerenti alla posizione dei loro colleghi, per la parte che mi compete in questo stesso momento rimetto ai colleghi dei partiti dell'arco costituzionale del Consiglio il mandato che essi mi hanno affidato, se essi ritengono che questo compito io, come Presidente della Giunta delle Elezioni, non sia in grado di assolvere, o comunque non dia sufficienti garanzie di assolvere con la dovuta correttezza.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'o.d.g. presentato dai Consiglieri Bianchi Viglione ed altri, che rileggo: "Il Consiglio Regionale, sentite le comunicazioni del Presidente aventi ad oggetto il parere espresso dalla Giunta delle Elezioni sulla validità e definitività della deliberazione di convalida dei Consiglieri eletti assunta dal Consiglio Regionale il 22 luglio 1970, ne prende atto e passa all'o.d.g.".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato (con l'astensione del Presidente della Giunta Calleri).


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali

Composizione Commissione d'indagine sulla situazione edilizia di Bardonecchia


PRESIDENTE

Prima di passare al quarto punto dell'o.d.g., comunico che in adempimento a quanto approvato dal Consiglio Regionale con una sua recente mozione, sentiti i Capigruppo, ho deliberato che la Commissione speciale di indagine sulla situazione edilizia a Bardonecchia sia così composta: Dotti Conti, Bertorello, Besate, Berti, Rivalta, Fonio, Vera, Rossotto Carazzoni, Gandolfi e Giovana.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Comunico inoltre che nella riunione dei Capigruppo che si è svolta questa mattina prima della seduta del Consiglio (e mi scuso con l'assemblea se abbiamo tardato un po' ad aprire i lavori a causa del protrarsi di questa riunione) è stato convenuto di riconvocare il Consiglio per le ore 16 di giovedì 9 marzo.
L'ordine del giorno verrà comunicato al termine di questa seduta, ed occorrerà inserire l'esame della bozza di osservazioni allo schema di decreto del Presidente della Repubblica concernente il riordinamento del Ministero del Lavoro, poiché la relazione per questa mattina non era pronta.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Dimissioni del Consigliere Regionale Paolo Vittorelli dalla funzione di Consigliere Regionale e dalla carica di Presidente del Consiglio


PRESIDENTE

Il punto quarto all'o.d.g. è quindi l'ultimo punto della seduta odierna e reca "Dimissioni del Consigliere Regionale Paolo Vittorelli dalla funzione di Consigliere Regionale e dalla carica di Presidente del Consiglio. Eventuali dimissioni di altri Consiglieri ai sensi dell'art. 7 del D.P.R. 30 marzo 1957, n. 361".
Non essendo pervenute, fino a questo momento, altre dimissioni di Consiglieri Regionali, le uniche delle quali il Consiglio sarà chiamato ad occuparsi questa mattina sono quelle del sottoscritto Consigliere Regionale Paolo Vittorelli.
Nel comma a) del punto 4) sono previste le "Comunicazioni delle dimissioni".
Dò lettura della lettera che ho indirizzato al Consiglio Regionale del Piemonte.
Onorevoli Colleghi con sommo rammarico comunico a questo onorevole Consiglio Regionale le mie dimissioni dalla carica di Presidente del Consiglio e dalla funzione di Consigliere Regionale del Piemonte, pregandovi di prenderne atto immediatamente e di procedere alla mia surroga nella funzione di Consigliere Regionale.
Non posso lasciare il Consiglio Regionale senza ricordare le dure battaglie condotte insieme con Voi per salvaguardare le funzioni autonome e sovrane, insieme con la dignità e il prestigio, di questo Consiglio Regionale. La forza della Regione, della sua Giunta, del suo Presidente scaturiscono esclusivamente dalla forza della sua assemblea sovrana, la quale, sola, trae i suoi poteri dall'investitura popolare.
Senza questa forza democratica, alla quale contribuiscono tutte le componenti del l'assemblea, nessuno riesce, specie nei rapporti con lo Stato, a parlare con reale autorità, perché solo da questa investitura popolare viene ad ogni organo della Regione l'autorità politica e morale di far valere le ragioni dei cittadini che noi rappresentiamo.
Ma questa forza non si esaurisce nell'atto elettorale, con il quale ciascuno di noi ha ricevuto il mandato di rappresentare i cittadini del Piemonte in seno a questa Assemblea. Essa ha bisogno di rinnovarsi costantemente, mediante quella consultazione popolare, iscritta nel nostro Statuto, con l'istituto della partecipazione, che ci consente di offrire ai cittadini e alle loro organizzazioni democratiche la possibilità di trovare nella Regione il primo interlocutore attento della nostra storia costituzionale.
Non mi compete, nel momento di lasciarvi, di esprimere giudizi e di dare consigli, ma vi è un giudizio che, anche a rischio di essere tacciato d'indiscrezione, sento tuttavia il dovere di esprimere: la partecipazione popolare è la nostra vera forza, ed auspico che i massimi organi dello Stato, dal Parlamento al Governo, sentano quanto la loro forza si accrescerebbe da una maggiore consultazione popolare.
Nel dubbio, è sempre meglio eccedere, nella consultazione dei cittadini, dei loro Enti locali, dei loro sindacati, che rinunciare a sentirne taluno. Non avremo mai la coscienza di avere operato con rettitudine, finché qualcuno, che forse aveva un interesse legittimo da far valere, o un consiglio prezioso da far conoscere, non abbia avuto la possibilità di esprimersi.
Nessuno di noi possiede mai la certezza di essere nel giusto, ma non tutti hanno sempre la modestia - o la autentica forza politica e morale di ammetterlo e di trarne tutte le conseguenze. E fino a quando non si raggiunga tale forza, o meglio tale grado di maturità, si è ancora alle soglie della comprensione di colui che ci sta vicino o di fronte, della tolleranza per chi è diverso da noi, e pertanto della democrazia. Solo chi riesce a valorizzare le proprie minoranze fa forte la propria vita democratica.
Se molto abbiamo fatto insieme per raggiungere queste mete, troppo spesso, tuttavia, nella fase della elaborazione del nostro Statuto nell'approvazione delle prime leggi e dei primi provvedimenti amministrativi, nella interpretazione delle funzioni attribuiteci dalla Costituzione, negli stessi controlli su di noi o da noi esercitati mediante organi che solo in parte abbiamo contribuito ad eleggere, ci siamo trovati frenati o paralizzati.
Noi ci siamo scontrati contro la volontà di uno Stato nato un secolo prima di noi, contro un ordinamento amministrativo ancora permeato di spirito autoritario e geloso di ogni forma di decentramento e di autonomia locale, che ci hanno talvolta umiliati, spesso soffocati, costantemente limitati nei nostri primi passi, facendoci quasi paventare con terrore l'entrata in vigore delle funzioni che ci sono state riconosciute.
Anche chi si sforzi con umiltà di analizzare le cause di questa incomprensione, di questo senso di intolleranza, che in numerose occasioni gli organi dello Stato hanno manifestato verso le Regioni, anche chi sia giunto ad ammettere che ne siamo forse stati involontariamente responsabili, deve pure ammettere che proprio l'ostilità politica che in molti ambienti persisteva contro le Regioni, viene scemando, poiché in tutte le forze dell'arco costituzionale si conviene oggi di conferire alle Regioni una funzione qualificante nel contribuire a superare la crisi dello Stato e a determinare il suo rinnovamento e la concreta attuazione della programmazione economica.
La causa fondamentale di questa situazione è in realtà il sistema antiquato nel quale le Regioni sono state inserite, senza che fosse fatto uno sforzo preventivo e tempestivo per rendere possibile la loro nascita e per agevolarne il funzionamento, ai fini di questo rinnovamento dello Stato e della soluzione dei problemi sempre più gravi posti dallo sviluppo economico.
Senza una profonda riforma della nostra legislazione amministrativa pertanto, e senza una maggiore utilizzazione delle Regioni nel campo della programmazione, queste, come gli altri Enti locali, saranno costrette a vivere in un ambiente che non consente loro di respirare l'aria della libertà e dell'autonomia, quali pesci chiamati a vivere fuori dell'acqua.
Sono queste considerazioni, onorevoli Colleghi, che mi hanno condotto alla determinazione di portare questa lotta dove occorre tagliare i nodi gordiani che - ancora impediscono la reale nascita e la successiva crescita delle Regioni, e cioè in Parlamento, chiedendo al mio partito di farmi l'onore di consentirmi a presentare la mia candidatura alle elezioni politiche.
Desidero, per concludere, ringraziarvi, miei cari Colleghi, non solo per la pazienza con la quale avete sopportato, durante la prima fase di questa legislatura regionale, il vostro primo Presidente, e per la fiducia che, forse immeritatamente, mi avete a più riprese manifestato, ma anche per la diligenza e il senso di responsabilità con i quali voi avete assolto alla vostra funzione di ascoltare le richieste o i pareri espressi dai cittadini piemontesi, di elaborare lo Statuto e le prime leggi regionali di dibattere i problemi critici della nostra Regione, di esercitare il vostro irrinunciabile diritto di controllo sulle attività del potere esecutivo.
Desidero ringraziare, in pari tempo per la inapprezzabile collaborazione che ho da loro ricevuta nell'esercizio del mio mandato, i miei colleghi dell'Ufficio di Presidenza, i Presidenti delle Commissioni e i loro componenti, i funzionari che ci assistono nell'adempimento delle nostre ingrate funzioni, dal Segretario Generale a tutti i funzionari della Regione, in particolare i funzionari del Consiglio Regionale, che, pur limitati a pochissime unità, hanno saputo compiere con intelligente efficienza il lavoro di una pesante amministrazione di tipo tradizionale dieci volte più numerosa della nostra.
Nell'augurare al Consiglio Regionale del Piemonte di proseguire con successo nella sua altissima funzione, senza mai deludere le attese dei lavoratori e dei cittadini tutti della nostra Regione, in attuazione di uno Statuto che è stato pubblicamente elogiato da una delle più alte autorità dello Stato, desidero porgere a ciascuno di Voi, onorevoli colleghi, i sensi della mia affettuosa gratitudine.
E' iscritto a parlare il Consigliere Bianchi, ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, non è che io adempia ad un dovere di prammatica nell'esprimere il nostro rammarico per la decisione pur motivata apprezzabile, comprensibile che ella ci ha poc'anzi annunciato.
Noi abbiamo apprezzato vivamente, in questo scorcio di attività del Consiglio Regionale piemontese, la sua alta preparazione, la sua esperienza parlamentare che è stata messa al nostro servizio, la chiarezza del suo modo di pensare che si è tradotta in chiarezza di esposizione ed in grande ausilio spesso per la soluzione di questioni controverse. La sua cultura e la sua sensibilità politica, pur dalla posizione un tantino distaccata e necessariamente arbitrale che ella ha svolto, hanno pure operato in modo estremamente costruttivo per la vita di questo Consiglio.
Noi comprendiamo le ragioni che ella ci ha esposto, ma ci consenta di rammaricarci vivamente per la sua partenza da questo consesso e non possiamo farlo senza esprimerle i nostri auguri, gli auguri che da parte mia sono sinceramente e personalmente affettuosi, perché il suo equilibrio politico, il suo senso democratico, la sua alta preparazione possano raccogliere i successi meritati nell'interesse non solo delle sue soddisfazioni personali, ma nell'interesse della vita democratica del Paese, là dove lei si appresta ad andare, sicuramente assistito dal consenso del partito e degli elettori che al suo partito si rivolgeranno.
Ancora molti auguri, nella speranza che ella si consideri non più formalmente, non più giuridicamente, ma almeno affettivamente, partecipe di questa assemblea, sempre presente fra di noi.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Gandolfi, ne ha facoltà.



GANDOLFI Aldo

Desidero anch'io associarmi, signor Presidente, alle parole e agli auguri che ha voluto esprimerle il collega Bianchi e ricordare ciò che lei ha dato al Consiglio Regionale piemontese in questi due anni circa di permanenza tra di noi: innanzi tutto il contributo di una preparazione notevole che è stata particolarmente importante per la vita e la realizzazione dei primi passi della vita Regionale, l'esperienza parlamentare che ella lasciava alle sue spalle ha certamente voluto dire per il nostro Consiglio molto come capacità di impostare correttamente la vita dei nostri istituti e di dare un avvio felice ai lavori degli organi Regionali. Ma certamente non solo questo; l'equilibrio, la correttezza l'intelligenza operativa che ha portato nella vita del Consiglio Regionale io credo che resteranno nel nostro ricordo anche come insegnamento di un modo di procedere e di porsi anche in situazioni, politiche così difficili.
Al di là di questo però, credo di poterle esprimere, signor Presidente anche i sensi di amicizia prima ancora che di stima che credo tutti i Consiglieri oggi possano manifestarle per una presenza che è stata innanzi tutto umana, simpaticamente umana. E quindi è veramente con senso di amicizia che mi associo agli auguri del collega Bianchi, sicuro di poterla annoverare tra gli amici e di poterla considerare anche, nella prospettiva parlamentare che lei con il nostro augurio si appresta ad affrontare, come un punto di riferimento politico per il Piemonte e per i problemi piemontesi.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Fassino, ne ha facoltà.



FASSINO Giuseppe

Signor Presidente, ogni saluto è sempre triste, triste per chi parte e triste per chi resta e non mi voglio richiamare al noto adagio francese.
Quando poi chi ci lascia è il Presidente di questa assemblea, il primo Presidente di questa assemblea, collega e, se permette, amico Vittorelli, è evidente che la tristezza può essere maggiore.
Del Presidente in questi due anni circa abbiamo avuto modo tutti di valutare la competenza, l'obiettività e la signorilità e siamo certi che queste sue qualità hanno contribuito non poco a fare di questi nostri dibattiti un civile confronto fra uomini di convincimenti diversi, come vuole la democrazia vera, la democrazia senza aggettivi, ma rispettosi in ogni occasione della suprema dignità di questa assemblea.
Questo é, secondo il Gruppo liberale, sommamente importante e rafforza in noi tutti quei sentimenti che peraltro le sono stati già espressi e lo saranno, senza dubbio, anche dagli altri gruppi politici.
Paolo Vittorelli ci assicura di continuare, a livello più alto, quelle battaglie in difesa dell'economie Regionali che insieme, sia pure con punti di vista diversi, tutti abbiamo lealmente portato avanti dalle lunghe notti statutarie, se vogliamo così definirle, fino ad oggi.
Noi lo ringraziamo e lo ringraziamo in modo particolare a nome del Gruppo liberale formulando un augurio, così come noi porteremo di lui il ricordo, porti il Presidente Vittorelli con sé un costante ricordo di questo Consiglio, di questa Regione, ma vorrei aggiungere soprattutto di questo nostro splendido Piemonte che ancora una volta ha saputo dimostrare con questi due anni di lavori del proprio Consiglio, di non essere secondo a nessun'altra Regione d'Italia.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Simonelli, ne ha facoltà.



SIMONELLI Claudio

Il Gruppo socialista, signor Presidente, si è onorato di averla alla guida del Consiglio Regionale del Piemonte fin da quando, con una votazione, praticamente plebiscitaria, ella fu eletto in quest'aula.
Il Consiglio Regionale del Piemonte conosceva di lei il passato di combattente antifascista, una lunga coerenza di militante nella Resistenza una profonda esperienza politica e parlamentare; sapeva di poter contare sulle sue capacità, sulla sua dirittura morale, sulla sua coerenza politica.
Io credo che con l'esperienza di questi due anni circa, il Consiglio Regionale piemontese oggi può avere legittimamente l'orgoglio di avere avuto in lei non soltanto quello che si aspettava, ma anche un garante e un tutore inflessibile dell'autonomia del Consiglio, delle sue prerogative e quindi della autonomia e delle prerogative della Regione; un difensore dei nuovi istituti democratici, un maestro di democrazia per il modo con il quale ha saputo dirigere i dibattiti, comporre le questioni insorte mostrare in tutta la sua completezza come si deve esercitare una funzione così delicata e così importante come quella di presiedere un'assemblea elettiva di questa natura.
Il Gruppo socialista è perciò particolarmente rammaricato nel prendere atto che lei ci lascia e naturalmente con l'augurio più fraterno e più cordiale, che anche a nome personale voglio esprimerle, il Gruppo socialista crede di doversi impegnare negli ultimi attimi in cui lei siederà in questo Consiglio, per cercare di essere nel futuro degno del Presidente che ha avuto e che ha dato al Consiglio Regionale del Piemonte.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Debenedetti, ne ha facoltà.



DEBENEDETTI Mario

Signor Presidente, è difficile aggiungere qualcosa a quanto è già stato detto dai colleghi che mi hanno preceduto, ma è motivo di soddisfazione mi creda - personale che a nome del mio Gruppo sia chiamato a rivolgerle un saluto.
Io penso che sia già stata sufficientemente delineata l'attività che lei ha prestato come Presidente del Consiglio Regionale del Piemonte. E vorrei ricollegarmi ad un episodio che ho avuto occasione di riferirle recentemente, ad una valutazione che è stata data dalla sua persona come uomo di profonda ed autentica cultura che si trova impegnato nella politica, uno dei pochi uomini della classe politica italiana dei quali si possa dare un giudizio così come è stato formulato. E credo che ciò sia stato proprio alla radice della sua attività, del suo comportamento come Presidente della nostra assemblea. E' vero ciò che ha detto il Consigliere Fassino, ogni saluto ha qualcosa di commovente e sono sincero quando le dico che da parte nostra proviamo una sensazione spiacevole per il distacco che la sua scelta comporta.
Noi abbiamo avuto motivo di apprezzare profondamente la sua attività il suo operato e credo che con questa attestazione di stima lei possa aspirare a qualcosa di più alto. E vorrei chiudere cordialmente con un augurio: ad majora.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Giovana, ne ha facoltà.



GIOVANA Mario

Signor Presidente, desidero unirmi anch'io alle espressioni di rammarico che hanno qui manifestato i colleghi degli altri gruppi per il fatto che lei ci lascia, così come mi unisco ai riconoscimenti che le sono stati tributati dagli altri Consiglieri, riconoscimenti di cui credo possiamo tutti quanti testimoniare la fondatezza per il corso di questo anno e mezzo di lavori in comune sotto la sua presidenza.
Vorrei inoltre esprimere l'augurio che nel mandato che lei andrà ad assolvere, costituirà pur sempre un momento di riferimento e di legame con il lavoro che noi qui continueremo a compiere per la Regione Piemonte. Ed è in questo spirito, e nello spirito di un'antica amicizia, che io le auguro ogni migliore fortuna per il suo avvenire politico.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Carazzoni, ne ha facoltà.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, siamo dolenti di non potere allineare il giudizio del MSI agli altri che sinora sono stati qui espressi nei suoi confronti.
Noi riconosciamo che la sua presidenza ha dato tono e prestigio a questo Consiglio Regionale, ma in questo momento, e più con amarezza che per spirito polemico, noi non possiamo tacerle il nostro sereno convincimento che in talune occasioni ella non sia giunto ad elevarsi al di sopra delle parti e delle fazioni, garante di imparzialità e di obiettività nei confronti di tutti i gruppi rappresentati in Consiglio Regionale.
Questo dobbiamo dirle, senza alcun rancore astioso, ma con fermezza.
Qualunque altro saluto sarebbe stato velato di ipocrisia. Meglio dunque salutarla così, onorevole Presidente, con sincerità, da avversari leali quali noi siamo e quali vogliamo essere da lei considerati.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Berti, ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Signor Presidente, noi le abbiamo altre volte riconosciuto le doti di prestigio e di capacità necessarie per guidare un'assemblea Regionale che si sta costruendo, giorno per giorno, gliele abbiamo riconosciute particolarmente nell'epoca della preparazione dello Statuto, epoca forse la più difficile per chi presiedeva e lei lo ha fatto con competenza. Le riconosciamo anche un grande spirito antifascista, lei ha fatto della figura del Presidente del Consiglio della Regione Piemonte un interprete dei sentimenti antifascisti di quest'assemblea con le sue prese di posizione che di volta in volta ha assunto quando se ne è presentata l'occasione.
Anche noi ci associamo quindi al rammarico che gli altri gruppi hanno espresso per la sua decisione di collocarsi in un altro posto di lotta, ma non superiore, è un altro posto di lotta; per noi comunisti operare in fabbrica, o nella sezione, al Comune, all'assemblea provinciale o regionale o al Parlamento è sempre operare in un luogo di battaglia. Quindi noi sappiamo che lei, anche per l'esperienza che si è fatta qui, per quello che ha portato al Consiglio, saprà mettere le sue doti al servizio del Paese.
Forse dovrei augurarmi che non sia eletto, così potrebbe continuare a dare il suo contributo alla Regione Piemonte, invece le auguro di essere eletto con molti voti, così riuscirà al Parlamento o al Senato a continuare la lotta che noi conduciamo perché la Regione possa essere viva e operante.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Vicepresidente Oberto, ne ha facoltà.



OBERTO Gianni

Caro Presidente, credo di poter parlare da questo banco per essere stato vicino a lei, per ragioni di carica, forse più di quanto non siano stati altri colleghi, al di fuori di quelli della presidenza.
Io vorrei non aggiungere nulla, anche perché sarebbe difficile, a tutto quello che è stato detto, ma vorrei sottolineare che negli interventi non vi è stato veramente niente di convenzionale. Ciascuno ha manifestato chiaramente i propri intendimenti, i propri propositi nell'apprezzare le sue doti, le sue capacità, le sue prese di posizione anche formalizzando un dissenso che si è talvolta manifestato non soltanto attraverso l'aspetto critico che è stato sottolineato in modo particolare dal collega Consigliere Carazzoni, ma anche attraverso espressioni di altri Consiglieri i quali hanno detto chiaramente che non tutto e non sempre è stato all'unisono. E benedetto sia, sempre, quel consesso nel quale non tutto va all'unisono; perché là dove vi è uniformità e un modo di ragionare piatto là non c'è espressione di libertà, là non c'é espressione di dignità, là non c'é presa di posizione cosciente, là in definitiva non si è nemmeno portatori di una vera e propria libertà perché la libertà consiste nel dialogo con coloro i quali, in altra posizione si pongono per avere reciprocamente questo modo di esercizio della libertà.
Mi sembra di poter dire, in aggiunta a quello che è stato detto dai colleghi, che vi è stato un reciproco arricchimento. Gli uomini che si avvicinano danno sempre ciascuno all'altro qualche cosa, anche quando non sembra, anche quando appare molto modesto l'apporto che il più umile di noi può dare: invece c'è sempre un arricchimento. Il conoscere un uomo, il penetrare la coscienza, la mente, l'intelligenza, il cuore di un uomo è sempre un arricchirsi; e quell'altro che sia dotato di quell'intelligenza che le è stata riconosciuta, di quella capacità, di quell'ingegno, di quell'aspetto di cultura - mi permetta di particolarmente sottolinearlo questo - di quell'aspetto di cultura, riceve, è capace di ricevere; non c'è mai una piena completa del torrente che non sia capace di ricevere anche le piccole acque di una modesta sorgiva.
E allora vorrei aggiungere la mia parola di cordiale apprezzamento e di ringraziamento per ciò che lei ha compiuto al servizio della nostra Regione, aggiungendo la mia modesta voce a quella che è stata espressa dai diversi Consiglieri. Ma vorrei sottolineare un aspetto che pure già adombrato mi sembra sia la vera ragione per cui ci rende nello stesso momento rammaricati di questa sua decisione e soddisfatti, con l'augurio che lei raggiunga il Parlamento. La ragione è questa: avere al Parlamento italiano, in questo momento in cui le Regioni stanno facendo i passi definitivi per inserirsi come forma nuova di vita dello Stato, un amico della Regione, un servitore della Regione, uno che abbia conosciuto quelli che sono i problemi della Regione è certamente un fatto molto importante.
Vorrei augurarmi che con lei al Senato e alla Camera dei deputati ci fosse una pattuglia di Consiglieri Regionali, di Presidenti di Regione, di gente che ha fatto l'esperienza di questi due anni, in maniera che là possa esservi quella carica di volontari e di conoscenze nella espressione dell'attività legislativa della quale noi abbiamo ancora bisogno.
Ecco perché, unita al rammarico c'è in un certo senso la soddisfazione: ecco perché anch'io mi unisco nel formularle il voto del successo nella prossima campagna elettorale. Quando noi arriveremo a prospettare là in quella Camera ove lei siederà, i problemi della Regione Piemontese, li affideremo ad un uomo che questa Regione ha servito e accogliendo l'indicazione ancora una volta sottolineata dal collega Berti, se tutti noi considerassimo di essere chiamati a rendere un servizio in qualunque posto in cui si possa essere destinati, noi veramente avremmo il diritto pieno della cittadinanza; poiché servire deve essere la nostra divisa! E possiamo ben dire che il Presidente Vittorelli la Regione Piemonte l'ha egregiamente servita.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Vicepresidente Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino

Non si può lavorare due anni, quasi ormai, a contatto con un collega con un compagno, senza poi rammaricarci quando questo lavoro duro, aspro impegnato, per costruire un edificio difficile, viene in qualche modo interrotto. Ma sono d'accordo con quanto hanno detto altri colleghi, che qui non si è trattato di una scelta di campo, ma di una scelta di opportunità; a Roma come a Torino si può servire la Regione. Tuttavia io sono rammaricato e per nulla soddisfatto di ciò che sta per aprirsi alla Regione Piemonte, "mala tempora currunt" per il nostro Paese e se posso augurare al compagno Vittorelli di essere in grado di assolvere - come certamente ne ha la capacità - a tutte le incombenze che gli deriveranno dalla elezione a parlamentare, sono però presenti in me i problemi che nasceranno dal fatto che quando uno se ne va qualcun altro viene; si sa quello che si perde e non si sa quello che si trova. Poiché non sono abituato a scindere la morale della politica, non ho dubbio alcuno che siano stati tutti quanti sinceri augurando buona fortuna al collega Vittorelli, sia perché la merita, sia perché se ne va, ma non si sa bene che cosa avrà domani la Regione Piemonte; se un giudizio politico non mi può essere estraneo in un momento come questo, so già che problemi politici nuovi si apriranno in questa Regione, ma siamo abituati a lottare e lotteremo nelle nuove condizioni come abbiamo lottato nelle antiche. C'è da auspicare che l'esperienza che la Regione Piemonte ha compiuto in questi due anni, illuminata dallo Statuto, possa continuare su ciò che lo Statuto aveva indicato, su ciò che deve continuare ad essere il patto che ci lega per fare in modo che questo precario edificio, che tuttavia rappresenta la speranza della democrazia italiana, possa continuare a costruirsi secondo quelle linee, secondo quel metodo che il collega e compagno Vittorelli ha contribuito notevolmente a costruire in questa assemblea.



PRESIDENTE

Cari colleghi, desidero ringraziare tutti i Consiglieri che sono intervenuti e quelli che essi rappresentavano, per le parole cordiali affettuose che hanno avuto nei miei confronti, per gli elogi spesso immeritati che mi hanno tributato. E credo sarebbe di cattivo gusto se io concludessi la mia permanenza al Consiglio Regionale con discorsi o con parole di raccomandazione. Mi limiterò quindi a ringraziarvi molto cordialmente, riconfermando che la mia presenza in questo Consiglio Regionale durata 19 mesi è stata per me fonte di esperienze certamente non inferiori a quelle che ho avuto nelle altre parti della mia vita politica esperienze che certamente mi gioveranno, qualunque cosa io faccia successivamente, nella continuazione della mia azione politica, poich soltanto attraverso la partecipazione al primo Consiglio Regionale del Piemonte mi è stato possibile di toccare da vicino la realtà difficile complessa, nella quale si muove la vita delle Regioni ed in particolare della nostra. E debbo dire che una delle cose che mi angosciano di più, nel contemplare l'opera che abbiamo svolta fino a questo momento, è l'impotenza nella quale fino ad ora ci siamo venuti a trovare davanti ai problemi della nostra Regione ed in particolare davanti alle minacce che gravano sull'occupazione operaia. Noi siamo nati per far fronte all'esigenza di risolvere meglio, in maniera più articolata e più concreta, i problemi dello sviluppo economico del Paese nelle singole Regioni; pur tuttavia nessuno di noi ha potuto ignorare che fin dal momento della sua nascita la Regione è stata assediata da richieste legittime di lavoratori di una miriade di aziende che sono in crisi, che rischiano di perdere il posto di lavoro e che non riescono a trovare, in noi, se non quel filo di speranza di poterlo difendere, ma non ciò che, dalle funzioni che ci sono attribuite e che saremo chiamati ad esercitare, essi avrebbero il diritto di aspettarsi, e cioè la tranquillità circa il loro avvenire.
Questo è uno dei principali nodi che ci sono da tagliare; quella tranquillità che lo Stato non è in grado di dare, che ci si aspetta venga data dalle Regioni a tutti coloro che hanno bisogno degli organi pubblici della collettività, per risolvere i loro problemi, forse il nostro dovere principale.
Ecco perché, nel lasciare il Consiglio Regionale del Piemonte, io mi considero come distaccato dalla Regione Piemonte in un'altra sede che riconosco volentieri con il collega Berti, non è una sede superiore, è un altro posto di lotta, complementare rispetto a quello che ho occupato fin qui, e che continuate ad occupare tutti quanti.
Con questi sentimenti, cari colleghi, e con la massima affettuosità ringrazio tutti voi, tutti i gruppi senza alcuna eccezione, per il modo in cui hanno consentito a me ed al Consiglio Regionale di iniziare la propria attività nella prima legislatura Regionale, come un'assemblea democratica e sovrana, che ha saputo sempre, in qualunque circostanza, rimanere degna della missione che le è stata affidata dagli elettori piemontesi.
Il punto quarto lettera b all'o.d.g. reca "Presa d'atto delle dimissioni".
Prego il Vicepresidente Oberto di assumere la presidenza in mia vece.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE OBERTO



PRESIDENTE

Pongo in votazione il punto quarto dell'o.d.g. che reca "Dimissioni del Consigliere Regionale Paolo Vittorelli dalla funzione di Presidente del Consiglio Regionale e dalla carica di Consigliere. Regionale".
Chi approva e prende atto è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio prende atto all'unanimità.
A questo punto dovrei sospendere momentaneamente la seduta per consentire alla Giunta delle Elezioni di riunirsi onde procedere agli incombenti necessari per la surrogazione del Consigliere Vittorelli.
Quanto tempo si presume che occorra?



GIOVANA Mario

Pochi minuti perché abbiamo già predisposto quanto necessario.



BERTI Antonio

Le delegazioni della Leumann, Caesar e Rossari &Varzi hanno invitato i Capigruppo ad un incontro con loro. Preporrei che si svolgesse adesso questo incontro.



PRESIDENTE

Mentre si riunisce la Giunta, o dopo?



BERTI Antonio

Nel frattempo.



(La seduta sospesa alle ore 13,10, riprende alle ore 13,30)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
In ordine al punto d) all'o.d.g. "Surrogazione ai sensi dell'art. 16 legge 17 febbraio 1968, n. 108", dò lettura del verbale della Giunta delle Elezioni: "Il giorno 2 marzo 1972 alle ore 13,30 si riunisce, presso la sala del Consiglio Regionale, Piazza Castello, 205, la Giunta delle Elezioni.
Presiede il Presidente Giovana. Sono presenti i seguenti Consiglieri: Besate, Fonio, Rossotto, Paganelli, Petrini, Vietti, Lo Turco, Simonelli.
Il Presidente Giovana riferisce che in relazione alla determinazione adottata dal Consiglio Regionale in data odierna, in ordine alle dimissioni del Consigliere Regionale Paolo Vittorelli, occorre procedere ai sensi dell'art. 16 della Legge 17 febbraio 1968 n. 108 alla surrogazione del Consigliere dimissionario.
Ai sensi del citato articolo, il seggio che rimanga vacante, per qualsiasi causa, anche se sopravvenuta, è attribuito al candidato che nella stessa lista e circoscrizione, segue immediatamente l'ultimo eletto.
La stessa norma si osserva anche nel caso di sostituzione del Consigliere proclamato a seguito dell'attribuzione fatta dall'ufficio centrale Regionale.
Il Consigliere dimissionario era stato eletto nella lista del PSI e nella circoscrizione di Torino. Dal verbale dell'ufficio circoscrizionale presso il Tribunale di Torino, risulta che l'ultimo eletto del gruppo del PSI, nella circoscrizione di Torino, signor Nerio Nesi, segue immediatamente il signor Corrado Calsolaro al quale deve essere attribuito il seggio vacante.
La Giunta delle Elezioni esprime pertanto l'avviso che il Consiglio prenda atto che al Consigliere Paolo Vittorelli subentra, ai sensi dell'art. 16 della citata Legge n. 108, il signor Corrado Calsolaro.
La Giunta è d'avviso altresì che la predetta deliberazione, relativa alla surrogazione del Consigliere Vittorelli con il signor Corrado Calsolaro, sia dichiarata immediatamente esecutiva ai sensi dell'art. 49 della Legge 10 febbraio 1953 n. 62." Nessuno su questa comunicazione chiede di parlare? Allora metterei ai voti, per alzata di mano, la proposta che il Consiglio prenda atto che al Consigliere Vittorelli subentra ai sensi dell'art. 16 della citata Legge n. 108, il signor Corrado Calsolaro.
Chi approva è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità.
In relazione anche a quanto è suggerito dalla Giunta delle Elezioni propongo che la predetta deliberazione relativa alla surrogazione del Consigliere Vittorelli con il signor Corrado Calsolaro venga dichiarata immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 49 della Legge 10 febbraio 1953 n. 62.
Ci sono delle osservazioni? Nessuno facendo opposizione faccio presente che la predetta proposta deve essere approvata a maggioranza assoluta dei componenti il Consiglio Regionale.
Pongo pertanto ai voti la proposta di immediata eseguibilità della delibera.
Chi approva è pregato di alzare la mano.
La deliberazione viene approvata con la richiesta maggioranza.
Per quanto attiene alla convalida dell'elezione del signor Corrado.
Calsolaro, ricordo che essa deve essere devoluta ai sensi dell'art. 13 dello stralcio di norme di Regolamento, alla Giunta delle Elezioni, la quale accerterà se non sussistano nei confronti del neo Consigliere cause di ineleggibilità e di incompatibilità. A esame compiuto la Giunta delle Elezioni riferirà al Consiglio.
Poiché il collega Calsolaro è in aula, è pregato di prendere posto.
Gli rivolgo- un saluto di benvenuto quale collega al Consiglio Regionale, ricordando anche i lunghi anni trascorsi insieme in altra sede ed in altro servizio, conoscendone ed apprezzandone pertanto le doti di intelligenza e l'attività che ha svolto, per cui sono certo che anche in questa sede certamente darà al Consiglio Regionale lustro con la sua presenza e con il suo lavoro.



CALSOLARO Corrado

Grazie.



PRESIDENTE

Poiché l'altro punto dell'o.d.g. non può essere trattato perché non è disponibile ancora la relazione, per quanto è stato riferito dal Consigliere Besate, l'argomento viene portato alla seduta del 9 marzo 1972 alle ore 16 che avrà all'o.d.g. gli argomenti non trattati in questa riunione e l'elezione del Presidente del Consiglio Regionale e quant'altro in relazione a quanto sopra detto, risultasse essere necessario. Il che sarà evidentemente esplicitato nell'avviso di convocazione che far pervenire in tempo utile ai Consiglieri.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze e ordini del giorno (annuncio)


PRESIDENTE

Sono pervenute intanto alcune interrogazioni e interpellanze. Prego un Consigliere Segretario di volerne dare lettura.



GERINI Armando, Segretario

Dà lettura di tre interrogazioni e di un'interpellanza pervenuta alla Presidenza.



PRESIDENTE

Mi perviene ancora un lunghissimo o.d.g. a firma Giovana, Rivalta Berti, Viglione e Lo Turco. Lo possiamo considerare dato per letto e lo portiamo all'o.d.g. o se ne chiede lettura?



BERTI Antonio

Ne chiediamo la lettura.



GERINI Armando, Segretario

Dà lettura dell'o.d.g. pervenuto.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.
Il Consiglio è riconvocato per le ore 16 del 9 marzo.



(La seduta ha termine alle ore 13,50)



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