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Dettaglio seduta n.75 del 28/01/72 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VITTORELLI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta. Prego un Segretario Consigliere di dar lettura del verbale delle sedute precedenti.



GERINI Armando, Segretario

Dà lettura dei processi verbali delle adunanze antimeridiana e pomeridiana del 24 gennaio 1972



PRESIDENTE

Se non vi sono osservazioni, i verbali delle sedute precedenti si possono intendere approvati. Non vi sono osservazioni, dunque sono approvati.


Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Beltrami, Fabbris, Franzi Simonelli e Carazzoni.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Situazione dell'azienda Leumann


PRESIDENTE

Prima di passare all'esame dei successivi punti del nostro ordine del giorno, l'Assessore Visone desidera fare una dichiarazione. Ne ha facoltà.



VISONE Carlo, Assessore al lavoro e all'occupazione

Signor Presidente, signori Consiglieri, ho chiesto di poter parlare brevemente sia per puntualizzare sulla situazione dell'azienda Leumann, dei cui dipendenti vedo in tribuna una folta rappresentanza, che fa ribadire l'assicurazione già data da tutti i Gruppi del Consiglio regionale all'interno della fabbrica di fare quanto possibile per evitare che si arrivi alla chiusura dello stabilimento.
Del grave problema della Leumann è stato investito il Ministro delle Partecipazioni Statali, Piccoli, il quale ha dichiarato la sua più ampia disponibilità per trovare rapidamente una soluzione. L'altro ieri, ho fatto pervenire, su richiesta del Ministro stesso, i dati sull'andamento economico dell'azienda negli ultimi anni. Ho accertato anche la disponibilità della parte padronale a recepire qualsiasi forma di intervento (mi riferisco in particolare alla possibilità di intervento GEPI). Sono stati interessati alla questione, e se ne stanno occupando tutti i parlamentari piemontesi, ed in modo particolare quelli del Collegio di Torino. Io spero di ricevere entro questa sera la notizia della convocazione presso il Ministero delle Partecipazioni Statali dei responsabili dell'Azienda per trovare una prospettiva di soluzione; a questo incontro parteciperò anch'io insieme ad un tecnico, un esperto scelto dai rappresentanti delle maestranze, per vedere insieme di sbloccare, non dico nelle prossime ore ma nei prossimi giorni, la situazione e poter riferire eventualmente già martedì, in un incontro che avrà luogo allo stabilimento Leumann, sui suoi sviluppi.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino

Informo che i Capigruppo del Consiglio hanno spedito poco fa un telegramma a tutti i Parlamentari piemontesi che già hanno partecipato all'assemblea in fabbrica al fine di assicurarsi il loro interessamento già nella giornata di oggi per ottenere che l'incontro possa avvenire prima di martedì, giorno in cui è prevista una verifica generale fra Assemblea regionale, parlamentari e dipendenti nella sede della fabbrica.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Funzionamento della Giunta delle Elezioni


PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Garabello.



GARABELLO Enzo

Mi rivolgo alla sua cortesia, Presidente, per avere notizie, a seguito di comunicazione già da lei fatta precedentemente, in merito alla ripresa di funzionamento della Giunta delle Elezioni.
In questi giorni la sinistra democristiana ha sollevato, anche in sede nazionale, una questione relativa a situazioni locali, che però hanno un significato anche più ampio e generale, di ineleggibilità e incompatibilità di eletti in assemblee elettive che fanno parte di amministrazioni e particolarmente di istituti di credito. La sinistra democristiana è disponibile anche per un chiarimento, eventualmente a livello legislativo di questo importante argomento, che attiene alla moralità generale della vita pubblica.
Pertanto, poiché in sede locale la situazione è stata sollevata proprio in rapporto alla designazione del Presidente della Giunta a Consigliere d'amministrazione della Cassa di Risparmio da parte del Consiglio provinciale di Torino, e siamo tuttora, come ben sappiamo, in carenza di verifica, in carenza di convalida di tutti quanti noi, riteniamo veramente urgente che questo chiarimento avvenga all'interno della nostra Assemblea.
Le sarò grato, pertanto, se vorrà darmi qualche informazione su ciò che si sta facendo per ridare funzionalità alla Giunta delle Elezioni.



PRESIDENTE

La Giunta delle Elezioni era persuasa che la convalida effettuata dall'Ufficio di Presidenza prima dell'approvazione del Regolamento di Consiglio avesse valore definitivo, almeno per quel che riguarda i casi di ineleggibilità. Il problema sorse nuovamente, e fu rimesso allo studio quando il Gruppo comunista presentò una mozione che poneva in pari tempo problemi di carattere politico e problemi di carattere giuridico, questi ultimi essendo di competenza della Giunta delle Elezioni. Chiesi allora alla Giunta delle Elezioni anche su sollecitazione dello stesso Presidente della Regione, di riprendere in esame i casi di ineleggibilità e di incompatibilità di tutti i componenti il Consiglio Regionale, procedendo, a norma di Regolamento, ad esaminare anzitutto i casi degli stessi componenti la Giunta delle elezioni, successivamente di quelli della Giunta di Governo e finalmente di tutti gli altri Consiglieri.
La Giunta delle Elezioni fu richiamata da me, se non ricordo male nella seduta del 29 novembre scorso, a procedere sollecitamente a questo esame anche perché non volevo far gravare sulla questione politica che era stata sollevata dal Gruppo comunista questioni giuridiche che erano di pertinenza del Consiglio e della propria Giunta delle Elezioni, in quanto le deliberazioni della Giunta delle Elezioni sono sottoposte successivamente all'esame del Consiglio. Purtroppo l'Assessore Paganelli, Presidente della Giunta delle Elezioni, si dimise, e dopo tale sua rinuncia l'accordo politico fra i Gruppi per la designazione di un nuovo presidente non è stato ancora raggiunto. Io stesso ho sollecitato i Gruppi, in particolare nell'ultima riunione dei Capigruppo, a concludere questo accordo per l'elezione del Presidente della Giunta, in quanto è difficile che la Giunta delle elezioni possa continuare a procedere nei propri lavori senza un presidente regolarmente eletto, ed in questo caso anche senza un segretario regolarmente eletto, non essendosi provveduto a sceglierne un altro dopo che il Consigliere Fassino, che era stato chiamato a tale incarico ritiratosi dalla Giunta delle Elezioni, era stato sostituito in essa, su indicazione del suo Gruppo, dal Consigliere Rossotto.
Colgo questa occasione per rinnovare a tutti i Gruppi consiliari l'invito, già loro rivolto all'ultima conferenza dei Capigruppo, a raggiungere un accordo possibilmente prima della prossima seduta del Consiglio, in modo che io possa in tale circostanza, oltre che dare notizia dell'avvenuto accordo e della elezione del Presidente e del Segretario della Giunta, rendere edotto il Consiglio su indicazioni della stessa, che nel frattempo si sarà riunita, circa i tempi di lavoro che si propone di seguire.
Desidero anche cogliere questa occasione per dichiarare che ciascuno di noi è sottoposto al giudizio dei suoi pari, nella Giunta delle Elezioni e nel Consiglio, ed ha il diritto, fino a quando le procedure che sono previste dal Regolamento non siano state messe in atto, ad essere considerato un Consigliere alla stessa tregua di tutti gli altri. Non posso non rammaricarmi pertanto sulle polemiche che si sono svolte all'esterno di questo Consiglio circa una inadempienza che non è certamente dovuta, come tutti i Consiglieri sanno, a volontà politica del Consiglio. Ribadisco ancora che ciò che è accaduto non è certamente accaduto per congiure complotti o sabotaggi nel lavoro di convalida dei Consiglieri. Siamo tutti edotti del fatto che la Giunta delle elezioni era persuasa che la convalida effettuata dall'Ufficio di Presidenza all'inizio dei lavori del Consiglio fosse definitiva a tutti gli effetti, e lasciasse quindi adito anche a procedure giudiziarie di ricorso contro eventuali decisioni del Consiglio Regionale; quella convalida, in effetti, su proposta dell'Ufficio di Presidenza, era stata poi successivamente deliberata dal Consiglio Regionale alla unanimità.
Riscontrato questo errore, v' è evidentemente da rammaricarsi che la Giunta delle Elezioni, quando il caso risorse, dopo la presentazione della mozione comunista, non abbia ancora adempiuto al proprio mandato, anche a causa delle festività natalizie e delle dimissioni del proprio Presidente.
Ma sono certo che, proprio perché questo problema è stato portato all'esterno del Consiglio, il Consiglio Regionale vorrà porre fine, con la massima sollecitudine, a questo stato di cose.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Vorrei dichiarare, a nome del mio Gruppo, che su questa questione, che interessa moltissimo, oggi, l'opinione pubblica, anche per le distorsioni che su di essa si sono compiute, il nostro Gruppo si colloca decisamente su posizioni di operatività della Giunta delle Elezioni.
Non credo sia il caso di ricordare tutte le iniziative che il nostro Gruppo ha preso, in sede politica ed anche nelle forme giuridiche che la situazione consentiva, per promuovere l'esame dei casi di incompatibilità e di ineleggibilità esistenti nel nostro Consiglio. Quindi, noi non possiamo qui che prendere atto della posizione ora assunta da "Forze Nuove" - e noto che i parlamentari del nostro Partito hanno sollevato questa questione in Parlamento - e auspicare, facendo appello a tutte le forze politiche, che la Giunta delle Elezioni sia posta il più rapidamente possibile in grado di funzionare. La nostra piena disponibilità in questo senso è stata dichiarata nell'ultima riunione dei Capigruppo, come lei, signor Presidente, certamente ricorderà. Noi siamo pronti a partecipare anche oggi ad una riunione dei Capigruppo per decidere in merito alla elezione del Presidente della Giunta delle Elezioni.


Argomento: Prevenzione infortuni

Problema degli infortuni sul lavoro


PRESIDENTE

Nessun altro Consigliere desidera fare dichiarazioni su questa questione? Ha facoltà di parlare il Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, vorrei chiederle di consentirmi una breve dichiarazione che si riallaccia alla trattazione dei problemi del lavoro.
Tutti noi abbiamo appreso come l'altro ieri, nello stabilimento dell'Italsider di Novi Ligure, sia avvenuto un grave fatto luttuoso. Si dà il triste caso che il lavoratore rimasto vittima di quel tragico evento fosse anche un mio conoscente, un amico. Mentre esprimo, a nome del mio Gruppo e mio, il più vivo cordoglio alla famiglia del lavoratore caduto sul lavoro ed ai suoi compagni, desidero dichiarare qui la nostra volontà di seguire il problema della sicurezza per i lavoratori in fabbrica nel modo più attento, senza scavalcare commissioni d'inchiesta, senza pretendere di assumere ruoli che non sono confacenti al nostro ruolo e alle nostre responsabilità, ma dedicando particolare attenzione e sensibilità all'esigenza di assicurare l'incolumità ai lavoratori in fabbrica e garantire loro più umane condizioni di lavoro.
Prenderò naturalmente contatto anche con gli altri Gruppi, secondo la prassi che abbiamo instaurato in questo Consiglio, per tradurre quella che per adesso è soltanto una dichiarazione fatta seguendo l'impulso del sentimento e sotto la pressione emotiva dell'avvenimento, in una previsione di atteggiamenti politicamente concreti.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Fassino.



FASSINO Giuseppe

Il Gruppo liberale si associa alle espressioni del Consigliere Bianchi auspicando che questo gravissimo problema venga risolto, nell'interesse dei lavoratori e del Paese.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Fonio.



FONIO Mario

A nome del Gruppo socialista, dichiaro di condividere tutte le espressioni del Collega Bianchi, sia sul piano umano, sia sul piano politico e giuridico. Ricordo nel contempo che proprio per iniziativa del Gruppo socialista è già stata presentata alla Segreteria della Presidenza una mozione in merito ai Problema degli infortuni sul lavoro. La discussione di questa mozione ci offrirà l'occasione per quella puntualizzazione politica alla quale ha fatto riferimento il collega Bianchi.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Raschio.



RASCHIO Luciano

Il Gruppo comunista condivide i sentimenti manifestati dal Consiglio Regionale attraverso alcuni suoi autorevoli componenti per il gravissimo incidente avvenuto all'Italsider Novi Ligure, che ha colpito un operaio in un momento delicato della lavorazione. Questo ennesimo fatto luttuoso - si tratta della duecentottantesima vittima nel complesso degli stabilimenti dell'Italsider - viene a richiamare in modo drastico non solamente le autorità di Governo, ma tutti i responsabili, in questo caso ed in primo luogo anche il nostro Consiglio Regionale, ad intervenire.
L'art. 6 del nostro Statuto ci consente in modo chiaro, lampante, di intervenire a far sentire tutto il nostro peso per quanto riguarda la condizione di salute e anche la condizione antinfortunistica, che particolarmente negli stabilimenti siderurgici, comportano problemi di grande peso.
Noi Consiglieri alessandrini conosciamo molto bene lo stabilimento dell'Italsider di Novi Ligure; queste preoccupazioni erano già state manifestate mesi addietro, attraverso assemblee popolari organizzate dai Sindacati, e se n'era discusso anche in seno al Consiglio comunale di Novi Ligure. Oggi la denuncia non basta più: oggi bisogna muoversi concretamente, perché si prenda non da noi soltanto, ma da Taranto, da tante parti d'Italia, una posizione chiara, netta attorno a questo problema. I sindacati, su scala nazionale, hanno già definito ampiamente questa posizione: bisogna che le forze politiche si assumano interamente la responsabilità di sostenerla, a livello nazionale ed anche a livello regionale.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Giovana.



GIOVANA Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi associo per la mia parte alle espressioni di cordoglio che qui ha voluto significare il collega Bianchi per l'ennesimo morto dell'Italsider: 288 caduti sul lavoro in un solo complesso aziendale configurano una realtà di strage dei lavoratori.
Vittime quasi quotidiane, che in genere non si commemorano e non si conoscono, ma sono il prezzo gravissimo che la classe lavoratrice paga alla disattenzione, alle inadempienze rispetto ai suoi sacrosanti diritti di sicurezza sul lavoro.
In questo senso, come diceva testé il collega Raschio, noi non possiamo limitarci ad esprimere soltanto il nostro rammarico ed i sensi della nostra solidarietà alle famiglie dei lavoratori caduti, ma dobbiamo quanto prima nel modo migliore, attrezzarci per intervenire direttamente, anche come Regione Piemonte, in questo gravissimo problema.



PRESIDENTE

Per la Giunta, chiede di parlare, e ne ha facoltà, l'Assessore Armella.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

La Giunta si associa alla proposta che il Consigliere Bianchi ha fatto in rapporto ad una situazione che è veramente motivo di ansia per tutti noi. Nel quadro delle nostre competenze, e cercando con l'autorità della Regione di provvedere anche a quanto il decreto delegato non consente in materia di controllo per la prevenzione degli infortuni sul lavoro utilizzando pertanto quelle competenze di diritto e quella autorità che ci deriva dalla elezione popolare, la Giunta provvederà a farsi promotrice di una precisa raccolta di elementi affinché tutto quanto succede nell'ambito della prevenzione infortuni e delle conseguenze relative sia portato a conoscenza degli organi deliberanti, e farà opera di sollecitazione nei confronti degli organi dello Stato perché si pervenga ad una effettiva sicurezza del lavoratore nell'espletamento della sua attività.



PRESIDENTE

Non credo sia necessario da questo scanno interpretare i sentimenti del Consiglio, che sono già stati espressi dai vari Capigruppo. Desidero tuttavia dichiarare, certo di interpretare i sentimenti di tutti i componenti l'Ufficio di Presidenza, che l'Ufficio si associa a quanto è stato detto fin qui.
Quanto è stato ricordato opportunamente dal Consigliere Bianchi sottopone all'attenzione dell'opinione pubblica, soprattutto in una regione industriale come la nostra, una situazione di estrema gravità. Lavorare oggi, costa in Italia quasi altrettante vite umane quanto combattere una piccola guerra coloniale: e questo non è giusto, perché se è vero che l'uomo deve guadagnarsi il suo pane, è anche vero che la collettività deve preoccuparsi di preservare il suo diritto alla vita. Sono lieto di aver udito l'Assessore Armella esprimere l'intendimento della Giunta di far ricorso a tutti i mezzi a disposizione nell'ambito delle leggi della Repubblica perché la Regione Piemonte provveda a tutelare meglio la vita e la sicurezza dei lavoratori.


Argomento: Beni demaniali e patrimoniali - Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Nuova sede della Regione: proposte della Giunta e relative deliberazioni del Consiglio


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame dell'ordine del giorno che al punto terzo reca: "Nuova sede della Regione. Proposte della Giunta e relative deliberazioni del Consiglio". A tutti i Consiglieri sono stati distribuiti in proposito due allegati.
Ha facoltà di parlare, a nome della Giunta, il Vicepresidente Cardinali, sui provvedimenti che la Giunta sottopone all'approvazione del Consiglio.



CARDINALI Giulio, Vicepresidente della Giunta Regionale

Nella proposta di delibera presentata dalla Giunta vi è la premessa di una relazione che fornisce alcune indicazioni sulle trattative che sono state svolte allo scopo di acquisire i due stabili di piazza Castello rispettivamente confinanti con via Palazzo di Città e via Garibaldi.
I signori Consiglieri ricorderanno che in varie riunioni di Capigruppo era emersa la considerazione che la ricerca della sede della Regione fosse da avviare nell'ambito del centro storico della città, e soprattutto che dovessero essere poste le basi per realizzare l'intendimento di un insediamento nell'ambiente storico caratteristico di Torino, così ricco di edifici monumentali di notevole pregio.
Le trattative sono state condotte in due direzioni, due essendo i proprietari degli stabili: la società Silvana, per il palazzo verso via Palazzo di Città, costruito ex novo sulle macerie di un preesistente edificio demolito dalle bombe, la SAI (Società assicurazioni industriali) per quello verso via Garibaldi, edificato nell'ambito di rigorose prescrizioni tecniche fissate dalla Sovrintendenza ai Monumenti, allo scopo di conservare le caratteristiche esterne dell'edificio. La differenza di modalità di costruzione ha determinato una certa sperequazione fra i valori unitari dei costi dei due immobili, essendo più bassa la valutazione di un immobile costruito ex novo, senza soverchie preoccupazioni di conservazione di strutture preesistenti, strutture essenzialmente murarie e che quindi si legano con notevole difficoltà con le strutture moderne, rappresentate o da cemento armato o da travature metalliche, che devono inserirsi in questo tipo di contesto. Ciò spiega il notevole divario da un punto di vista unitario fra le due offerte precisate nella delibera, frutto di trattative protrattesi a lungo e ancora in corso, che hanno già permesso di ottenere ribassi rispetto alle richieste iniziali. A motivare questa sperequazione concorre anche la diversità di giacitura, essendo evidentemente la via Palazzo di Città una strada di importanza relativamente secondaria rispetto a via Garibaldi.
La Giunta con la propria proposta tende a precisare al Consiglio un certo dunque al quale si è arrivati. Per i due stabili, costruiti con evidenti fini speculativi, è giunto il momento di una scelta definitiva: o la Regione se ne occupa o seguiranno la destinazione che vorranno loro dare i proprietari. E' parere della Giunta, mi pare largamente condiviso anche dal Consiglio Regionale, che e la posizione e l'investimento in sé abbiano caratteristiche certamente degne di apprezzamento. La Giunta, quindi, con la sua delibera propone l'acquisizione dei due stabili. Ma questa acquisizione è un fatto, diremo così, pregiudiziale, per poter portare a conclusione una trattativa, nel senso di garantire agli interessati che la Regione acquisterà questi palazzi, e non rappresenta nelle cifre che sono state riportate valori pacificamente accettati e sui quali non sia ulteriormente da eseguirsi alcun ritocco; anche perché, per quello che riguarda il palazzo della Società Silvana, occorre che la cifra che è stata oggetto della trattativa, e che è l'ultima conclusa nella trattativa stessa, sia verificata in rapporto alle trasformazioni che la Regione dovrà apportare per adeguare lo stabile alle proprie esigenze; ciò che oggi è ancora possibile, ma se lasciassimo trascorrere altro tempo finirebbe con il risultare ulteriormente compromesso.
Proprio perché si dovrà evidentemente valutare anche una possibilità di ulteriore aggiunta di cifra per quello che riguarda trasformazioni interne nella misura con cui si decidesse di alterare l'attuale capitolato d'oneri secondo il quale la società ha costruito, è evidente che le cifre che vengono indicate sono cifre che rappresentano la situazione attuale della trattativa.
Per andare incontro ad alcune valutazioni che sono emerse, la Giunta nello schema di delibera, propone che al punto 3 si faccia una piccola aggiunta al testo già distribuito Il titolo 3 della delibera precisava: "La Giunta Regionale è altresì autorizzata a compiere tutte le formalità necessarie ai fini dell'acquisizione al patrimonio regionale dei beni di cui trattasi, nei limiti dell'impegno di spesa di cui alla presente deliberazione". Noi riteniamo che si possa modificare l'articolo in questo modo: "La Giunta Regionale e altresì autorizzata a compiere tutte le formalità necessarie, ivi comprese le relazioni di stima". Perché occorre che, al momento della conclusione, sia chiara la stima effettuata e non ci siano dubbi sui valori che si sono acquisiti nell'ambito della compravendita. Mi pare che questo possa rappresentare un ulteriore elemento di garanzia per cercare di ottenere il massimo risultato possibile.
Devo aggiungere che si tratta di due contraenti aventi caratteristiche un poco particolari: da una parte, una società privata, con la quale la trattativa è più semplice ed anche più agevole; dall'altra una Società assicuratrice che in un primo momento era addirittura su posizioni negative in fatto di vendita, e all'atto della trattativa assume posizioni rigide nelle quali ci si urta trovando difficoltà a spuntare condizioni più favorevoli.
E' evidente che nell'ambito di una stima precisa, che tenga conto di tutti i fattori indicati nelle stime presentate dalla Società, si deve trovare il punto preciso per una valutazione congrua ed equa dello stabile che ci accingiamo a comperare. Dirò subito che una stima fatta da tecnici incaricati dalla Giunta nel momento da cui la trattativa lo scorso anno era stata avviata, dava cifre lievemente inferiori per quel che riguarda lo stabile SAI, mentre dava cifre superiori per quanto riguarda lo stabile della Silvana. Bisogna riconoscere, però, che i tecnici incaricati dalla Giunta non avevano tenuto conto, in quel momento, non avendo potuto immedesimarsi nella questione e vedere il problema in termini diretti della caratteristica costruttiva alla quale aveva dovuto assoggettarsi la Società.
Questo mi pare sia quanto la Giunta propone al Consiglio con la sua delibera, che con quella modifica di cui ho parlato per il punto 3 viene portata all'approvazione della nostra Assemblea.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Signor Presidente, signori Consiglieri, per questa deliberazione proposta dalla Giunta a nostro giudizio si impone tutta una serie di considerazioni, che investono problemi di metodo e problemi di merito dalle quali il nostro Gruppo, dopo aver esaminato a lungo la questione per decidere la propria posizione, deriva il suo atteggiamento in rapporto alla approvazione o meno.
Vediamo anzitutto le questioni di metodo.
In primo luogo, osserviamo che nelle altre Regioni in cui è stata subito affrontata la questione della sede, del problema è stato immediatamente investito l'intero Consiglio Regionale; in alcune Regioni sono addirittura stati richiesti contributi di suggerimenti all'esterno del Consiglio. Ciò perché una scelta così importante non fosse riservata all'ambito ristretto della Giunta, ma formasse oggetto di discussione per il maggior numero di enti e di organizzazioni interessate; mirandosi in tal modo a raggiungere lo scopo di avere una sede della Regione rispondente a tutte le esigenze di carattere politico, di carattere funzionale, di carattere di impegno amministrativo della Regione in una situazione in cui le limitate disponibilità di bilancio delle Regioni pongono l'esigenza di impegnare le disponibilità esistenti con grande oculatezza e destinandole in primo piano a spese di carattere produttivo, spese cioè in senso sociale, attraverso le quali la Regione possa svolgere il proprio ruolo.
In questo senso il nostro Gruppo, come ricorderete, circa un anno fa aveva prospettato nelle varie sedi - in sedute di Consiglio ma soprattutto in riunioni dei Capigruppo -, con interrogazioni, il problema nei termini che ho or ora accennato. Noi abbiamo chiesto fin dall'inizio che il problema della sede fosse portato all'attenzione del Consiglio, che una commissione espressa dal Consiglio fosse incaricata di presiedere a tutte le iniziative di accertamento che a questo proposito occorreva prendere, e quindi di fare proposte, in ultima analisi, al Consiglio Regionale, dopo aver sentito varie forze esterne, che sulla questione, del resto come provano le notizie su certe prese di posizione che abbiamo letto nei vari giornali - hanno dimostrato interesse ad intervenire con il contributo della loro opinione. In Piemonte, invece, la Giunta ha ritenuto la questione della sede di sua esclusiva competenza.
Questa prima considerazione ci porta subito a fare un altro discorso.
La Regione Piemonte è forse l'unica Regione a non avere discusso un bilancio, o comunque un piano di utilizzazione della gestione speciale.
Certo, si può opporre che la legge lascia questa utilizzazione alla discrezione della Giunta, ma, se non vado errato, in nessuna altra Regione d'Italia, quanto meno fra le più importanti, la Giunta ha pensato di avvalersi di tale facoltà, ritenendosi che comunque, l'utilizzazione dei fondi, si trattasse di bilancio di previsione o di gestione speciale dovesse essere considerata di competenza del Consiglio, non tanto in base ad una discussione di merito sulla competenza o no, ma in base alla valutazione della opportunità politica di rendere partecipi quanto meno i membri del Consiglio Regionale anche del modo di gestire la gestione speciale La Giunta Piemontese, dando una interpretazione quanto meno restrittiva della partecipazione alla gestione speciale, ha proceduto ad una utilizzazione dei fondi di questa gestione speciale di cui noi non conosciamo neppure i termini. Dobbiamo infatti rilevare - e l'occasione ci è qui propizia - che non siamo neppure in condizioni di sapere quali delibere la Giunta ha assunto, in quanto nessun atto della Giunta è stato finora pubblicato.



PRESIDENTE

Mi scusi, Consigliere Berti, se la interrompo. Non èe per ragioni di regolamento, ma perché le questioni che lei solleva sono di tale importanza che forse meriterebbero di essere argomento di discussione di per sé prima nella conferenza dei Capigruppo e successivamente in aula, distintamente.
Vorrei pregarla pertanto di tornare alla questione della sede, anche se riconosco che l'inserimento del problema del finanziamento dell'acquisto della sede nelle questioni di bilancio è pertinente.



BERTI Antonio

Signor Presidente, mi rendo conto della validità della sua osservazione, ma il prosieguo del mio intervento dimostrerà l'esistenza di un rapporto diretto con queste questioni, e che quindi non potrei sviluppare il mio intervento se non mi collegassi ad esse: c'è un problema di avanzo di amministrazione nella contabilità speciale che evidentemente introduce il problema della conoscenza di queste questioni. Lei mi consentirà pertanto di farvi cenno.



PRESIDENTE

Lo faccia, però, con discrezione, in maniera limitata.



BERTI Antonio

D'accordo. Dicevo che noi non siamo a conoscenza delle deliberazioni della Giunta, perché l'unico documento ufficiale del Consiglio Regionale e il bollettino, che pubblica esclusivamente i decreti del Presidente. Viene tuttavia alla luce, ad un certo momento, che in questo quadro di utilizzazione della somma a giudizio esclusivo della Giunta emergono degli impegni, quali, per esempio, un contratto di 70 milioni per l'affitto della sede di via Magenta, un altro mi pare di 10 milioni per l'affitto della sede di Via Maria Vittoria, contratti mai ratificati dal Consiglio Regionale. E come viene alla luce tutto questo? Nel momento in cui, dopo molto tempo, la Giunta improvvisamente presenta una delibera riguardante l'acquisizione dei due palazzi in discussione nella seduta odierna: nel contesto della delibera è infatti inserita l'approvazione implicita del contratto per via Magenta e di quello per via Maria Vittoria Attraverso questo atto, dunque, noi veniamo a conoscenza di una delle deliberazioni della Giunta. Cogliamo l'occasione per rimarcare quanto sia negativo il fatto che la Giunta non ritenga di dover discutere con il Consiglio tutte le questioni che attengono alla utilizzazione dei fondi, rilevando che all'interno di questo metodo possono passare questioni di contratti di sedi a livello, per esempio, di via Magenta, di cui siamo chiamati semplicemente a prendere atto senza essere mai stati interessati a partecipare ad una decisione. Noi non approviamo, io ripeto per l'ennesima volta, questo sistema, e rileviamo in ciò una prima carenza di metodo, che ci introduce poi alla fase finale, che riguarda l'affitto di queste sedi.
Veniamo oggi a sapere che l'acquisto delle due sedi verrebbe in parte finanziate con un avanzo di amministrazione, indicato in una prima bozza di delibera dell'ammontare di 800 milioni, ma che pare sia di un miliardo e mezzo, secondo una affermazione fatta dal Presidente della Giunta nella conferenza dei Capigruppo.
Noi non possiamo non rimarcare la gravità del fatto che proprio questo tipo di conduzione del bilancio della Regione, per cui la Giunta ha ritenuto di doversi arrogare l'amministrazione di questi fondi, ci porti oggi a registrare un avanzo di amministrazione di un miliardo e mezzo quando invece nel corso di questi anni sono emerse tutta una serie di esigenze, di proposte di iniziative, avanzate da noi e da altri Gruppi, per esempio riguardanti il funzionamento del Consiglio, oltre che altre indicazioni di possibili investimenti a fini sociali, come finanziamento di studi eccetera, che non hanno trovato mai accoglimento in quanto ci venivano opposte difficoltà finanziarie e noi non eravamo in condizioni di sostenere la possibilità di attingere a questo fondo.
Ed oggi ci troviamo nella situazione - se è esatto, e non ho motivo di dubitarne , quanto ha affermato il segretario generale, dott. Cicotero nella conferenza dei Capigruppo - di dover investire questo avanzo di amministrazione in proprietà immobiliari, ad evitare che lo Stato si riprenda il miliardo e mezzo. La cosa è molto seria, secondo me, ed appunto rimarca ancora negativamente il fatto di aver escluso il Consiglio Regionale dalla gestione del fondo speciale, riducendolo a dover oggi prendere atto dell'impiego di questo avanzo in una unica direzione, quella dell'acquisto di proprietà immobiliari.
Non mi permetto qui di insinuare - perché non ne ho il diritto, e non rientra neppure nei nostri metodi - che si sia trattato di una politica condotta avanti per poter disporre dei fondi occorrenti per questo acquisto; ma è probabile che l'intenzione di procedere all'acquisto di proprietà immobiliari abbia indotto la Giunta ad accantonare questo fondo per poterlo impiegare in questa direzione. Io non contesto nemmeno, in questo momento, il merito della questione: dico che eventuali scelte o considerazioni di questo tipo avrebbero dovuto essere fatte dal Consiglio Regionale. Insisto comunque nel dire che è assolutamente sbagliato che la Regione concluda la sua gestione speciale, ad un anno e mezzo dall'inizio della sua attività, con un avanzo di un miliardo e mezzo, quando sarebbe stata possibile una utilizzazione estremamente importante di tale somma tale comunque da mettere in movimento determinati strumenti, capaci di rispondere alle esigenze di studi, di ricerche, di iniziative sociali che più volte sono state evidenziate.
Non posso quindi, da questo punto di vista, far altro che riconfermare un'altra esigenza fondamentale che noi vogliamo far emergere in questa condizione: l'esigenza di avere un bilancio preventivo. Noi non sappiamo ancora qual è il bilancio consuntivo: dopo una discussione nella conferenza dei Capigruppo in cui la Giunta aveva in prima istanza proposto di darne conto ai Gruppi, a quanto mi risulta il consuntivo non è stato.....



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Il consuntivo dell'anno precedente è stato dato, per quello di quest'anno siamo ancora ampiamente nei termini



PRESIDENTE

I termini per la presentazione del rendiconto consuntivo scadono il 30 aprile.



BERTI Antonio

Comunque, quello che mi preme di più mettere in evidenza è la inderogabile necessità di preparare il bilancio preventivo per il 1972. E non lo dico soltanto perché le altre Regioni già l'hanno fatto, ma proprio perché, anche alla luce delle considerazioni che ho ora svolto, appare inderogabile la esigenza che la Commissione per il bilancio sia investita su proposta della Giunta, della preparazione del bilancio preventivo per il 1972. E' in questo ambito che possono collocarsi tutti i investimenti anche quelli relativi alla sede. Noi diciamo che ogni investimento finanziario della Regione in ordine alla questione della sede non pu essere deciso al di fuori di una impostazione generale del bilancio da cui risultino certe scelte prioritarie. Prioritariamente, noi proponiamo le spese di investimento sociale e produttivo, e, in caso di esigenza verificata, anche in ordine ad acquisizioni patrimoniali; il tutto non pu però avvenire con atti separati, bensì nel contesto di una situazione generale che riguardi per l'appunto il bilancio.
Nell'ambito di effettive necessità di locali si collocano le questioni che sono oggi proposte alla nostra discussione. Noi proponiamo quindi una seconda questione, ancora di metodo: in quale quadro di effettiva necessità di locali si collocano le decisioni riguardanti la sede? Ricordo che il Consiglio è diventato partecipe delle questioni della sede nel momento in cui la Giunta ha presentato la deliberazione riguardante l'acquisto dei due palazzi tra via Garibaldi e via Palazzo di Città. Il Consiglio Regionale ha richiesto, pressoché all'unanimità dei suoi componenti, per porsi in grado di esprimere un parere ed approvare una deliberazione in merito, di potersi investire direttamente della questione.
Si costituì allora, nella conferenza dei Capigruppo, la Commissione, e successivamente una sottocommissione di tecnici ed esperti, che si dedic all'esame del problema; ma questo, credo, con quasi sette-otto mesi di ritardo rispetto al momento in cui ponemmo per la prima volta ufficialmente la questione.
Noi già allora rilevammo anche l'opportunità di avere anche, in linea di massima, un quadro di riferimento sulla necessità di vani. Con quale conoscenza di causa effettiva è possibile oggi procedere all'acquisizione di due palazzi, disponendo della sede di via Magenta e dei locali in via Maria Vittoria, sapendo per certo che lo Stato, nel trasferire le sue sedi periferiche, i suoi enti periferici alla Regione, dovrà trasferirle anche il relativo patrimonio immobiliare, e che pertanto la Regione acquisirà pure i palazzi in cui operano attualmente tali enti? C'e chi solleva obiezioni anche a questo proposito, dicendo che siccome lo Stato trasmetterà alle Regioni solo parte del personale e delle attività degli enti stessi, trattenendo per sé certe competenze, si riserverebbe anche il patrimonio edilizio. Ma è una obiezione che è facile respingere, perché se anche lo Stato manterrà competenze residue, quelle fondamentali, più importanti, passeranno alle Regioni, e pertanto alle Regioni deve andare anche la disponibilità degli edifici.
In una situazione così complessa e poco chiara, in cui nemmeno sappiamo in linea di massima quali saranno le esigenze effettive della Regione quali uffici dovremo avere, noi ci troviamo a decidere sulla acquisizione di questi due palazzi, con un impegno di spesa così importante. Sul piano del metodo, siamo dunque chiamati a decidere senza un preciso quadro o comunque un quadro di massima di riferimento delle esigenze effettive che noi abbiamo di vani.
Dobbiamo poi aggiungere una seconda questione: le proposte che noi comunisti abbiamo fatto fin dall'inizio. Noi abbiamo affermato fin dall'inizio che per una sede della Regione che risponda ai requisiti richiesti nell'ordine del giorno recentemente approvato dal Consiglio Regionale occorreva muoversi essenzialmente in direzione dei palazzi storici, e da questo punto di vista abbiamo ovviamente orientato le nostre preferenze prioritariamente verso Palazzo Reale, estendendo la nostra proposta al Palazzo in cui vive attualmente il Prefetto, poiché riteniamo non logico che rimanga a disposizione di quest'ultimo, mentre la Regione assume sempre nuovi compiti, quell'ampia parte che è di proprietà della Provincia e che a nostro giudizio dovrebbe essere destinata agli Uffici della Regione.
Nei colloqui successivi, sulla base anche degli accertamenti compiuti dalla Sottocommissione, abbiamo potuto apprendere che, utilizzando l'ala nuova su via XX Settembre di Palazzo Reale e utilizzando tutta l'ala verso piazza Castello in cui hanno attualmente sede gli Uffici della Prefettura si potrebbe disporre di un complesso di locali non indifferente, tale da mettere in discussione l'opportunità dell'acquisizione di questi due palazzi.
Noi non possiamo non mettere l'accento, anche qui, su carenze di metodo e di volontà politica della Giunta, perché, se fossimo stati posti nelle condizioni, fin dal momento in cui abbiamo preso in considerazione il problema, di intervenire efficacemente in questa direzione, sui problemi cioè, della sede, probabilmente oggi disporremmo di un quadro di riferimento molto più ampio, sia in merito all'occorrenza di vani, sia al tipo di disponibilità che potremmo avere di palazzi storici. A nostro modo di vedere, si è atteso troppo a compiere passi per queste utilizzazioni, e si è operato senza la necessaria energia, ed è per questo che l'unica iniziativa concreta sulla quale noi ci troviamo oggi a decidere è soltanto quella dell'acquisizione dei due palazzi di nuova costruzione. C'è, sì, una deliberazione che riguarda la richiesta ufficiale della Regione per la utilizzazione di Palazzo Carignano, ma nella realtà questa deliberazione non dice niente, cioè non dà alcuna garanzia - anche se in questo senso si è pronunciato il Sovrintendente alle Opere e ai Monumenti - che si possa utilizzare effettivamente Palazzo Carignano. Riprendo qui una tesi che del resto ho sostenuto nella riunione dei Capigruppo: ci viene proposta l'acquisizione oggi di due palazzi, quando una garanzia assoluta di utilizzazione di Palazzo Carignano, con trasferimento del Museo del Risorgimento a Palazzo Reale, ci pone in condizione di disporre di un numero considerevole di uffici a Palazzo Carignano (non ho una esatta cognizione dei locali lì esistenti, ma so che sono moltissimi, e che pertanto è possibile ospitarvi molti Uffici, forse cinquanta, sessanta, o anche più, della Regione, non soltanto disporre dell'aula e servizi ad essa connessi).
L'acquisizione di questi due palazzi si colloca pertanto in un contesto in cui noi di fatto agiamo al buio. L'unica cosa certa è che abbiamo un contratto per sette anni per via Magenta, che mi pare si voglia mantenere e oggi ci si propone di acquisire permanentemente, in proprietà, due palazzi, sborsando una cifra sul cui ammontare intendo anche intrattenermi brevemente. Ma ci manca qualche elemento di giudizio che ci consentirebbe di decidere con maggior cognizione di causa: se e in quale misura possiamo avere disponibilità dei palazzi storici. Ciò accresce notevolmente per noi la difficoltà di prendere una decisione, a parte considerazioni di merito sulla deliberazione, che ci propongono delle serie riflessioni e, in ultima analisi, anche delle decisioni riguardanti il voto della delibera.
Sul merito delle due delibere presentate, ferme rimanendo quindi tutte le questioni di metodo che abbiamo qui indicato, noi diciamo che debbono essere discusse separatamente. La prima deliberazione, riguardante la richiesta ufficiale della Regione per Palazzo Carignano, la possiamo approvare, perché va nella direzione da noi molte volte sostenuta, a condizione che vi siano apportate alcune modifiche. La prima modifica da noi richiesta consiste nel togliere il riferimento preciso, al primo comma di utilizzazione come sede del Consiglio Regionale, "aula e servizi relativi": proporremmo di lasciare cioè impregiudicato l'uso perché è chiaro che se disponessimo di un numero elevato di locali colà potremmo collocare alcuni degli uffici. Vorremmo poi variato il punto 3, laddove si propone di "dare mandato alla Giunta Regionale di promuovere e concludere gli accordi con i competenti organi ecc. ecc."; perché con questa frase si rimetterebbe in discussione ciò che a noi pareva già acquisito, che a decidere queste questioni è competente il Consiglio Regionale, ed a condurre le trattative, ovviamente d'intesa con la Giunta, dev'essere la Commissione all'uopo costituita, e noi quindi non intendiamo assegnare alcun mandato alla Giunta che ci vincoli in questo senso, ma siamo per un'iniziativa aperta e condotta d'intesa fra la Giunta e la Commissione incaricata di occuparsi di questa questione.
Per la seconda delibera, quella riguardante l'acquisto di immobili, il nostro voto è decisamente contrario, per le considerazioni di merito che abbiamo fatto prima: che non ci sentiamo in condizione di decidere con tutti gli elementi necessari per decidere bene, ed anche per considerazioni in rapporto al prezzo.
Nell'ordine del giorno votato il 29 novembre '71, c'era un comma per il quale si dava mandato alla Giunta di procedere ad acquisire "a condizioni di convenienza" ecc. ecc. Ora, si può sostenere che 520.000 lire al metro quadrato per il palazzo di proprietà della SAI sia un prezzo di convenienza? Si può ammettere che la Regione Piemonte, come uno dei primi suoi investimenti di ampia portata, effettui, sia pure spinta dalla necessità di procurarsi una idonea sede di proprietà, operazioni che favoriscono gli scopi speculativi - per riprendere una frase pronunciata dal Vicepresidente Cardinali - dei costruttori? Noi non possiamo, e credo che nemmeno il Consiglio possa, giustificare di fronte all'opinione pubblica un tale investimento, che ci porta a pagare un prezzo altissimo alla speculazione, soprattutto dal momento che un impegno preciso in ordine alla utilizzazione dei palazzi storici potrebbe anche escludere completamente la necessità di acquisire questo palazzo. Noi diciamo che questo è un prezzo altissimo, un prezzo che premia la speculazione, considerato anche che nell'altro comma, riguardante il prezzo d'acquisto dell'altro stabile, quello della proprietà Silvana, abbiamo di fronte una richiesta di 224.000 lire per metro quadrato: c'è una differenza di oltre 300.000 per metro quadrato! E se anche questo non è certamente un prezzo modesto, l'altro è addirittura iperbolico. Noi ci rifiutiamo di dare il nostro consenso ad una operazione che in un contesto non chiaro porti la Regione a versare una somma di queste proporzioni. L'opinione pubblica, i lavoratori non ci capirebbero. Noi abbiamo certamente esigenze di funzionalità e di collegamento fra Giunta, Consiglio e vari uffici; ma queste non possono essere soddisfatte alle condizioni che questo tipo di contratto, che noi diciamo che "non è conveniente", ci propone.
Noi ribadiamo pertanto il nostro "no" all'acquisto di questi palazzi.
Potremmo tutt'al più modificare in parte il nostro atteggiamento solo di fronte ad una delibera profondamente modificata, in cui si rinunciasse al palazzo della Sai e si prendesse un preciso impegno circa il proseguimento delle iniziative per utilizzare per uffici la manica su via XX Settembre di Palazzo Reale e circa l'approntamento di un quadro organico del fabbisogno di base da sottoporre al Consiglio. In questo contesto, di una delibera che impegnasse Consiglio e Giunta in questa direzione, forse il problema della acquisizione del solo palazzo della proprietà Silvana potrebbe essere preso in considerazione, appunto perché collegato con la manica di via XX Settembre, il palazzo futuro della Prefettura. In un arco di tempo certamente non breve, ce ne rendiamo conto, ma comunque ancora accettabile noi potremmo realizzare una prospettiva che non impegna la Regione in operazioni finanziarie che andrebbero certamente a scapito di altre che noi vorremmo proporre non appena il bilancio preventivo sarà portato all'attenzione del Consiglio Regionale.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Viglione. Ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo

Colleghi Consiglieri, il nostro Gruppo, pur con tutte le riserve e le osservazioni che dirò, voterà a favore della delibera proposta dalla Giunta.
Già più di un anno addietro, in Giunta, si era sollevato il problema della sede: si parlava di sede della Regione, il che vuol dire sede del Consiglio e sede della Giunta. Rileviamo, per intanto, come il problema sia stato risolto tardivamente per i locali della Giunta e non sia ancora stato risolto per quelli del Consiglio. Se una osservazione, una critica di fondo qui deve essere fatta a questa deliberazione, è che essa giunge con un anno e mezzo di ritardo.
Perché non condivido tutte le argomentazioni di Berti? Egli dice che in altre Regioni il problema della sede è stato dibattuto e approfondito nella sede competente, il Consiglio Regionale, mentre da noi vi si accennò dapprima, di sfuggita, in Giunta, giungendo alla determinazione di optare per una sede centrale, preferibilmente Palazzo Reale. In effetti, la Regione non ha rinunciato a Palazzo Reale, perché i suoi uffici non potranno trovare posto tutti nei due palazzi di piazza Castello sulla cui acquisizione verte la delibera in discussione; in essi al massimo vi saranno da trecento a quattrocento posti di lavoro, e quando la Regione avrà i decreti delegati, e potrà assumere in pieno le sue funzioni, i suoi compiti, questi non saranno certamente sufficienti.
Secondo me - e qui sono in contrasto con Berti -, la Giunta non avrebbe nemmeno dovuto spostarsi in via Magenta: quel trasferimento è stato una vera assurdità. Dal momento che si dice che nei primi mesi del '72 uno dei due palazzi sarà agibile, e l'altro lo sarà verso la fine dell'anno, l'aver affrontato la spesa del trasferimento in via Magenta per un periodo di tempo di pochi mesi, mi sembra sia stato pura follia.



RASCHIO Luciano

L'ha scelta la Giunta, questa strada, non Berti.



VIGLIONE Aldo

Io non intendo affatto darne colpa all'opposizione, ho solo inteso dire che non condivido l'argomentazione di Berti per cui, siccome la Giunta ha già la sede di via Magenta, può fare a meno di acquisire il complesso di piazza Castello. Il mio Gruppo ha sempre auspicato una soluzione unitaria per Consiglio e Giunta, e secondo me l'avere scisso i due organismi trasferendo la Giunta in via Magenta è stato un nonsenso. E' una critica di fondo quella che muovo, mi pare abbastanza evidente.



RASCHIO Luciano

D'accordo, ma non vedo perché tu debba chiamare in causa Berti proprio su una decisione in cui lui non c'entra affatto



VIGLIONE Aldo

Il mio dissenso da Berti sta nel fatto che lui dice: dal momento che la Giunta e andata in via Magenta, può rimanervi; io dico invece: lo spostamento in via Magenta è stato una assurdità.
L'accenno che si fa in questa deliberazione al fatto che Palazzo Carignanno potrebbe diventare sede del Consiglio è una dichiarazione di buona volontà; ma non vorrei che rimanesse sulla carta e fra due mesi fossimo ancora qui a dire che Palazzo Carignano presenta interesse storico e la Sovrintendenza non ritiene pertanto di poterlo mettere a disposizione della Regione, per cui noi dovremmo rimanere confinati in via Maria Vittoria.
Quanto al prezzo e alle modalità di pagamento, è evidente che il prezzo che si propone non è un prezzo corrente, è tale da far riflettere. Per tenendo presente l'ubicazione nel cuore di Torino, in piazza Castello tenendo presente che si tratta di una ricostruzione, di un palazzo nuovo, e che nella zona i prezzi sono presso a poco della stessa entità (io vivo in via Santa Teresa, ad un centinaio di metri di distanza, ed ho avuto modo di verificarlo), considerando l'opportunità di acquisire un palazzo nel centro storico e di porre in tal modo finalmente termine alla situazione per cui gli uffici della Regione sono sparsi un po' in tutti gli angoli della città, mi sento indotto a concludere che questa deliberazione va assunta.
Sulle modalità di pagamento, Berti ha perfettamente ragione a muovere obiezioni. Suscita non poca perplessità il fatto che si sia realizzato un avanzo, il fatto che l'aver realizzato l'avanzo in questo modo possa dar luogo a conflitti per cui possano essere sollevate eccezioni. Però, come diceva Nesi poc'anzi, vi sono modi di pagare che possono anche non essere quelli dell'avanzo: mutui a breve scadenza, condizioni particolari fatte da banche per cui la spesa possa essere suddivisa in più esercizi finanziari della Regione. Si potrebbe, quindi, praticamente destinare questa somma ad investimenti sociali, come richiedeva Berti, provvedendo attraverso mutui a lunghissima scadenza all'acquisizione di questi due palazzi.



PRESIDENTE

Consigliere Viglione, le faccio notare che il progetto di delibera della Giunta non contiene alcuna indicazione sulle modalità di pagamento,quindi queste rimangono impregiudicate.



VIGLIONE Aldo

D'accordo, ma siccome ho sentito dire dal Capogruppo Berti che nella riunione dei Capigruppo si sarebbe accennato a questo avanzo....



PRESIDENTE

Nella riunione dei Capigruppo la questione delle modalità di pagamento fu posta, ma fu deliberatamente lasciata impregiudicata: al Capigruppo era stato distribuito un allegato puramente indicativo, che però non è stato allegato al progetto di delibera, e pertanto non può essere preso ora in considerazione. La decisione in proposito dovrà essere presa successivamente.



VIGLIONE Aldo

Non era mia intenzione, comunque, addentrarmi nell'argomento.
Desideravo soltanto far presente alla Giunta - anche se mi rendo conto che non è il caso di dare consigli in materia al Presidente della Giunta, di cui tutti conosciamo la spiccatissima competenza in campo finanziario - che vi sono altri mezzi di pagamento, oltre all'utilizzazione dell'avanzo, il ricorso ai quali permetterebbe, come proponeva il Consigliere Berti, di destinare se mai l'avanzo a quegli investimenti sociali che sino ad ora non si sono avuti. In questa critica concordo perfettamente con il Consigliere Berti, come pure sul fatto che il Consiglio non venga tenuto informato della situazione finanziaria, non essendo di pubblica conoscenza le deliberazioni di spesa della Giunta e non potendosi pertanto accertare l'andamento della gestione (se ne ha sentore solo nelle riunioni dei Capigruppo).
Concludo dicendo che il mio Gruppo dà voto favorevole con il significato da me specificato, con la speranza che il Consiglio non debba ritrovarsi fra due anni a prospettare un'altra soluzione di degna collocazione sempre nel centro storico della città.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Zanone.



ZANONE Valerio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Gruppo liberale ha già avuto occasione nella conferenza dei Presidenti di gruppo, di dichiararsi favorevole ad una scelta che localizzi la sede della Regione nel centro storico, in modo da contribuire ad arrestare il decadimento del centro storico di Torino, che è oggi forse il più deteriorato fra i centri storici delle grandi città italiane. Il Gruppo liberale è anche d'accordo sulla acquisizione dell'intero fabbricato prospiciente piazza Castello, da via Garibaldi a via Palazzo di Città.
Dovrei dire, in relazione all'intervento di poco fa del collega Berti che non mi sembra scandaloso il fatto che il bilancio della Regione (la quale, fra l'altro, lo scorso anno non aveva funzioni amministrative da svolgere e quindi avrebbe potuto spendere di più soltanto incrementando spese correnti di carattere generale) presenti un cospicuo reddito attivo che ci consente ora di costituire un patrimonio immobiliare sicuramente destinato a valorizzarsi per la sua stessa collocazione.
Vorrei anche dire, per quanto riguarda l'acquisizione alla Regione dei palazzi citati, che noi dovremo avere molta attenzione a non pregiudicare la disponibilità pubblica di quei pochi grandi complessi monumentali in cui si concentra, in fondo, la tradizione storica ed artistica del Piemonte, e mi chiedo se l'uso più conforme per palazzi di questo genere sia quello di adibirli ad uffici, ad archivi, e non piuttosto di conservarli nella loro integrità, come un monumento vivente - anche se la nostra gestione museografica purtroppo questo non sempre consente - della tradizione regionale.
Sul merito, invece, di questa deliberazione per l'acquisto dei due palazzi di piazza Castello, credo sarà opportuno che la Regione, prima di perfezionare gli atti relativi, effettui una stima più precisa, ufficiale e in questo senso credo vada accolta positivamente la proposta di emendamento presentata dal Vicepresidente della Giunta, ing. Cardinali. La delibera indica valutazioni di prezzo che non sono sorrette da alcuna relazione illustrativa, ma che, pur tenendo conto delle diverse caratteristiche delle due costruzioni di cui è proposto l'acquisto manifesta, mi pare, un notevole squilibrio fra l'edificio di via Garibaldi e quello di via Palazzo di Città. Questo penso ponga anche un rischio: che la sperequazione rilevantissima fra i prezzi unitari dei due immobili potrebbe invogliare la proprietà del fabbricato di via Palazzo di Città per cui la valutazione è stata fatta, se ho ben compreso, senza considerare le modifiche che dovranno essere apportate prima che la costruzione sia ultimata, per rendere i locali adatti alle necessità degli uffici regionali, per il che occorreranno certamente ulteriori trattative - ad avanzare richieste maggiorate. Proporrei che quanto meno si procedesse ad un emendamento di carattere formale, vale a dire che si formulasse il primo punto della deliberazione nello stesso modo in cui si è formulato il secondo, e quindi al termine del punto 1, anziché "al prezzo complessivo di L. 1 miliardo e 300 milioni" si scrivesse: "Ad un prezzo complessivo non superiore a lire un miliardo e 300 milioni".



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, signori Consiglieri, il mio Gruppo, in ordine a questo problema della sede, si è sempre mosso secondo certe direttrici d'azione e avendo presenti alcune preoccupazioni fondamentali: quella di corrispondere alle esigenze di funzionalità, di efficienza degli uffici quella di trovare collocazione nel centro storico della città, per ragioni di rappresentatività, di giusto prestigio ed infine quella di concorrere nel modo più efficace a valorizzare dal punto di vista urbanistico, della tutela e conservazione di ambienti e di edifici, di un patrimonio culturale e storico della città, edifici ed ambienti esistenti.
Le discussioni in sede di conferenza dei Capigruppo sono state numerose, ed ho l'impressione che, al di là del fatto formale dell'iniziativa della Giunta, della determinazione, dell'indirizzo verso queste scelte siano corresponsabili tutti i Gruppi; per cui non mi sembra si possa sottolineare in modo eccessivamente marcato una autonomia, uno splendido isolamento della Giunta nell'affrontare questi problemi e una quasi insufficiente informazione o sconoscenza da parte del Consiglio e dei Gruppi.
Abbiamo tutti visto e valutato che nel momento in cui si prospettava la possibilità di acquisire i due palazzi, ricostruiti o nuovi, pur ambientati architettonicamente in modo perfetto nel vecchio centro storico, si offriva alla Regione Piemonte una occasione unica per risolvere nella maniera più completa e corretta il problema, dando alla Regione stessa degli uffici centrali, funzionali, pur imponendosi necessariamente la ricerca della soluzione per le sedi rappresentative, direttive, nella utilizzazione di vicini palazzi storici; sì da non dover arrivare ad installare ad esempio i tavoli dei disegnatori o le macchine operative e calcolatrici in saloni sontuosamente adorni di stucchi o dorature, per non trasformare cioè in laboratori nei quali è previsto tra l'altro un notevole afflusso di pubblico locali che meritano di essere conservati nelle loro eleganti linee d'epoca.
In seno alla conferenza dei Capigruppo, attraverso i vari interventi mi era sembrato di poter cogliere un sostanziale consenso. D'altronde, al di là delle esigenze di dibattito, di differenziazione o di puntualizzazione che possono stare a cuore ad ogni Gruppo, mi sembra che un vero dissenso non sia emerso.
Non è neppure vero che nel compiere questa operazione di investimento ci muoviamo nel buio. Attraverso l'esame e le discussioni fatte - n obiezioni serie in questo senso sono state portate -, ci siamo resi conto che era opportuna l'acquisizione di entrambi i palazzi, perché formano un tutto unico, e l'acquisizione dell' uno valorizza l'acquisizione dell'altro. Rinunciando ad una soluzione globale in prospettiva che interessa l'intero isolato, svaluteremmo l'operazione a livello di operazione strettamente economica, come quella di chi compera un occhio di bottega, o un occhio di ufficio, dove gli capita. La soluzione si giustifica globalmente, nel suo insieme.
E' evidente che se si va a conteggiare la differenza fra il prezzo unitario per superficie di un edificio e quello dell'altro si rileva una disparità notevole. Ma qui siamo di fronte ad edifici le cui caratteristiche non sono quelle normali di mercato: formano un tutto unico ma uno è stato costruito sulla base di una certa situazione di fatto, ed ha un certo costo, l'altro è arrivato in porto attraverso altre difficoltà, ed ha un costo diverso. (Naturalmente, non mi pronuncio in maniera definitiva in questo senso, perché mi rimetto al giudizio dei tecnici, alle valutazioni attraverso le quali, sulla scorta degli esami e delle perizie fatte, ha potuto concludere sulla congruità dei prezzi).
A giudizio del mio Gruppo in questa sede, la Regione Piemonte commetterebbe un errore gravissimo, che pregiudicherebbe anche la soluzione ottimale al fine della utilizzazione degli edifici storici, se non facesse questa scelta di collocazione in edifici insieme moderni e storici, ben ubicati e che nel tempo porterebbero a raggiungere una soluzione globale premendo, non essendovi altra via di espansione, in favore della utilizzazione e acquisizione dei più o meno adiacenti palazzi storici.
In questioni di questo genere, è evidente che ciò che conta è il giudizio sintetico. Le obiezioni particolari, i dubbi che possono sorgere in ciascuno di noi, ad un certo momento, su questioni marginali, non possono essere decisivi. Qui siamo di fronte, intanto, al rischio di perdere un'occasione che, direi, relativamente a questo problema, èe veramente storica, condizionante; il dubitare, il tentennare, il cercare l'ottimo nella forma e perdere di vista il punto centrale essenziale del problema sarebbe non adempiere al nostro dovere. Possiamo rammaricarci qualcuno di noi potrà avere motivi di critica: per tutto quello che si fa c'è sempre, a posteriori, la possibilità di scoprire che metodologicamente si poteva far meglio. Quello che è essenziale è ricordare, a questo punto dopo che si è lungamente discusso, dopo che ampiamente i Gruppi hanno potuto esaminare, dopo che una commissione espressa dai Gruppi ha visitato ha controllato le varie possibilità, constatati e fatti salvi non solo la serietà delle intenzioni, ma il proposito e il carattere condizionante di questa scelta rispetto all'acquisizione dei palazzi storici, che non si pu fare marcia indietro.
Io penso proprio che se dovessimo, per un ritardo, per una incapacità di giungere al momento decisionale, perdere questa occasione e non acquisire questo complesso, che io considero un insieme unitario e da valutarsi unitariamente anche come onere e come costo, tutta la soluzione dei problemi della sede diverrebbe incerta, sfumata, finirebbe probabilmente con il portarci lontano nel tempo ed a soluzioni non sicure.
Perché non potremo certo pensare che, per quanti mezzanini, o altri locali adatti ad uffici, abbia Palazzo Carignano, al di là dell'utilizzazione della grande aula, al di là dell'utilizzazione per gli uffici del Consiglio Regionale, per gli uffici dei Gruppi, al di là dell'utilizzazione marginale per qualche altro ufficio operativo, si possano sistemare adeguatamente in un palazzo di quel genere, dove caso mai potrebbero essere meglio ubicate le attività culturali, biblioteche o simili, gli uffici degli enti che la Regione dovrà costituire, o gli uffici che le saranno attribuiti dallo Stato e che oggi sono in palazzi presi in affitto o in sedi inadeguate o dispersi, dei quali sarà pertanto indispensabile la concentrazione.
Guai se perdessimo questa occasione e dovessimo andare a cercare una sede, e la trovassimo anche, adeguata, in un palazzo storico, per gli uffici rappresentativi, ma fossimo costretti poi a seguire la logica della dispersione degli uffici operativi, dei molti uffici operativi distribuendoli un po' dappertutto per Torino.
Ritengo che una specie di coincidenza fortunata ci offra la possibilità, anche proprio per evitare contrasti di fondo fra di noi su questo problema. Perché la soluzione ci è indicata, direi, quasi in maniera univoca. Possiamo acquisire, nel punto migliore di Torino, un edificio nuovo, ma dall'aspetto architettonico di estrema dignità, in cui si concilia la funzionalità alla rappresentatività, con l'adiacenza o la vicinanza di una serie di palazzi storici del centro di Torino adatti per essere sedi del Consiglio Regionale e degli altri uffici rappresentativi.
Tutto si realizzerebbe, quindi, secondo l'orientamento che tutti abbiamo chiaramente individuato: avere il nucleo essenziale degli uffici operativi direttivi in quelle sedi, e tutto il resto, come ambito di espansione, in palazzi storici.
Credo quindi sia tempo di passare dalle affermazioni di principio ad una decisione, approvando la deliberazione che la Giunta ha proposto non motu proprio, ma dopo aver avuto una serie di incontri e di consensi preventivi di massima da parte della conferenza dei Capigruppo. Se si ritiene opportuno - io personalmente lo ritengo -, si ponga l'accento quanto più possibile sulla manifestazione dei nostri propositi di acquisire per le sedi di rappresentanza la disponibilità di uno dei palazzi storici così da esercitare una pressione sui Ministeri e gli Uffici dello Stato che hanno competenza a concedercelo; si faccia in modo, cioè, che la nostra presa di posizione non abbia solo carattere esortativo, ma comporti la sua sollecita traduzione in fatti concreti.
Ripeto ancora, e concludo: il modo migliore per garantirci che si debba camminare su quella strada sta nell'acquisire i palazzi di piazza Castello e acquisirli tutti e due, alle migliori condizioni, perché l'acquisizione di uno solo di essi costituirebbe una soluzione disarmonica, una soluzione non sufficientemente felice, una soluzione che non ci aprirebbe tutte le prospettive che invece noi potremmo avere acquisendoli entrambi.
Naturalmente, starà all'abilità, alla capacità della Giunta, nella fase conclusiva dell'operazione, di far abbassare il prezzo, che peraltro dev'essere valutato globalmente per tutto l'insieme, e non singolarmente per ogni palazzo.
E' già stato sottolineato come con questo acquisto non siamo noi a fare un segnalato favore a qualcuno che non riesce a dare diversa soluzione al problema di vendere in modo adeguato quanto ha costruito: ma sono i proprietari a dare a noi una preferenza, rendendosi conto dell'interesse che ha il nostro ente alla acquisizione di un complesso armonico sotto il profilo urbanistico e funzionale. Anche sotto questo profilo, pertanto, non dovremmo aver ragione di esitare.
Siamo di fronte ad un problema particolare: quello che si trova a dover considerare chi compera una casa che sceglie come dimora definitiva per s e per i propri figli in una determinata località. In tale circostanza la valutazione fatta sulla scorta del valore per metro quadrato è integrata da altre valutazioni; e, una volta compiuta l'operazione, questa, anche se prima poteva sembrare costosa, diviene subito bene accetta ed economicamente valida purché sia una soluzione ideale, organica, che corrisponde e raccoglie in sé tutte le fondamentali esigenze che ci si proponeva di soddisfare. Credo che la Regione abbia trovato nella forma proposta questo tipo di soluzione.
Noi pertanto daremo il nostro voto favorevole alla delibera impegnandoci ad operare, a premere, a sollecitare, ad agire affinché la prospettata acquisizione dei palazzi storici - per adempiere ad un dovere civile di valorizzazione del patrimonio urbanistico-architettonico della città ed a quello di valorizzazione di beni che sono della comunità e che non vengono sufficientemente utilizzati - sia perfezionata nel modo più conveniente.



PRESIDENTE

Sono iscritti a parlare il Consigliere Garabello ed il Consigliere Rivalta.
Prima di dare la parola al Consigliere Garabello, desidero informare il Consiglio che l'accordo fra i Capigruppo era di tenere seduta soltanto questa mattina. Poiché abbiamo un adempimento di legge al quale non ci possiamo sottrarre, cioè dobbiamo approvare anche lo schema di osservazioni al decreto del Presidente della Repubblica sul riordinamento del Ministero della Pubblica Istruzione, devo far presente che, se questo dibattito dovesse protrarsi troppo a lungo, rimarremmo qui fino ad ora avanzata, non potendo tenere seduta al pomeriggio.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Garabello.



GARABELLO Enzo

Intervengo brevemente, soprattutto per fare una modesta proposta subordinata.
In merito alla discussione sulla delibera, concordo con quanto già ha esposto il collega Bianchi. D'altronde, dal dibattito non è uscita una radicale opposizione alle proposte della Giunta, a parte alcune preoccupazioni di carattere generale in rapporto alla mancanza di un piano dei fabbisogni sulla base dei quali si sarebbe dovuto decidere, anche se obiettivamente si deve ammettere che è difficile disporre oggi di tutti gli elementi.
Vi sono però due osservazioni che mi pare la Giunta dovrebbe prendere in considerazione, e ad esse si ricollega la mia proposta concreta.
La prima è stata portata da Berti, seguito, mi pare, da tutti gli altri intervenuti, data anche la sua evidenza: il settore SAI del complesso ha un prezzo unitario che veramente, visto di per sé stesso, appare enorme spropositato. Non ho mai sentito parlare a Torino di palazzi passati di mano ad un prezzo superiore alle 500.000 lire il metro quadrato.
Probabilmente, quando si facesse un'analisi che ci potrà essere offerta in sede di ulteriore perizia, si troverebbero giustificazioni a ciò: penso anch'io, pur senza essere un tecnico, che comprare un palazzo efficiente anche se vetusto, svuotarlo e ricostruirlo con il vincolo di mantenerne intatte tutte le caratteristiche architettoniche, sia una operazione che possa portare ad un costo unitario assai superiore a quello dell'acquisto di un'area liberata dalle bombe durante la guerra con ricostruzione di un intero palazzo, sia pure con salvaguardia delle linee ambientali. E' evidente, però, che una cifra unitaria di questo genere lascia tutti perplessi.
La seconda considerazione, collegata a questa, la ricavo dall'intervento del Consigliere Zanone. Tutto sommato, egli ha detto, se si acquistano separatamente due edifici che formano un unico complesso immobiliare con una differenza di prezzi unitari superiore al cento per cento, diventa estremamente difficile far rimanere invariati i prezzi base fissati dall'una delle due proprietà, che appaiono abbastanza congrui a prima vista, per le varianti da apportare prima della ultimazione, con una operazione concordata nell'altro caso di ben diverso peso. Secondo me, se è vero che dobbiamo avere fiducia nell'abilità contrattuale della Giunta, che dovrà ulteriormente scavare in questi grossi importi qui proposti, non dobbiamo dichiarare nella delibera che essa è autorizzata a proseguire e concludere le trattative, specificando il prezzo complessivo: con un documento che reca una frase di questo genere mi sembra che il Consiglio fornisca un'arma preziosa non tanto alla Giunta quanto alla controparte che con la Giunta sta trattando. Proporrei quindi una modestissima modifica: i punti 1) e 2), quelli dispositivi per ciascuna delle due parti del fabbricato, non contengano il prezzo finale, ma si stanzi la somma globale in un apposito articolo aggiuntivo, o con aggiunta ad altro articolo. Pu sembrare semplicemente un artifizio di carattere formale, ma ritengo sia una modifica che insieme al peso del Consiglio Regionale, la Giunta deve cercar di far valere per ottenere una ulteriore riduzione di prezzo faciliterebbe la trattativa. Se non altro, per non avere immediatamente, in una delibera iniziale, un confronto fra due prezzi da cui si può risalire rapidamente al prezzo unitario, ricavando quelle differenze che abbiamo rilevato.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Rivalta, ne ha facoltà.



RIVALTA Luigi

Gli interventi, che hanno fatto seguito a quello del collega Berti hanno messo in evidenza la confusione che esiste attorno a questo tema, e il cattivo uso che viene fatto dei principi concordati in quell'o.d.g.
votato dal Consiglio Regionale. Cattivo uso che voglio sperare sia fatto in buona fede, e non per la volontà di concludere il contratto a questi prezzi, soddisfacendo così la richiesta della speculazione.
La commissione è corresponsabile soltanto dell'osservazione circa l'opportunità che gli uffici della Regione siano insediati in palazzi storici (a questo proposito c'e un dibattito che ha investito i gruppi del Consiglio). Ma a parte questo, il principio era di avere nelle zone centrali del capoluogo gli uffici rappresentativi della Regione (così li avevamo definiti in modo molto generico) ritenendo che quelle funzioni non potessero che essere svolte in una zona centrale rispetto al territorio regionale. Avevamo anche detto che non volevamo assolutamente dare corso a una politica di concentrazione di attività nel centro di Torino, ma ponevamo la priorità della Regione in alternativa alla possibilità di inserimento di altre attività. Avevamo anche aggiunto che l'uso dei palazzi storici doveva essere considerato un modo per ricuperarli dal loro attuale stato di decadimento. Tutto queste cose pare che siano state dimenticate.
Intanto si cominciano a confondere gli uffici della Regione a carattere direzionale con gli altri uffici, e si polemizza sul fatto che gli uffici operativi non possono stare nei centri storici. Noi l'avevamo già escluso.
E nel dire questo avevamo anche cercato di facilitare un lavoro metodologicamente corretto, per arrivare a definire un organigramma delle esigenze che la Regione ha; mi rendo conto che non è facile, ma ripartendo già le attività della Regione semplificavamo il problema, onde arrivare almeno a definire con una certa approssimazione un organigramma delle funzioni direzionali delle regioni e del loro fabbisogno.
Quindi non c'é nessuna confusione possibile fra uffici operativi e uffici direzionali. Se confusioni si vogliono fare é, allora, soltanto per mascherare la volontà di arrivare alla contrattazione così com'é.
E il recupero dei palazzi storici, il risanamento urbano del centro della città, come deve avvenire? E' stato qui detto, a dire il vero, che i palazzi storici devono rimanere dei musei e che non possono essere utilizzati come uffici, ritornando alla vecchia politica che ha voluto fare dei palazzi storici dei musei e che li ha portati al grado di decadimento in cui si trovano. Il Palazzo Carignano è stato sempre adibito a museo, ma andate a visitarlo, percorrete la scala principale del Guarini, uno dei gioielli dell'architettura: è difficile salirla senza sporcarsi. Questa è la situazione di tutti i palazzi storici, e non esiste possibilità di ricupero se non si trova loro una funzione.
Si stanno allora creando delle confusioni solo per coprire l'operazione che si vuole fare, e, d'altro lato, per portare innanzi una vecchia politica di decadimento dei palazzi storici e del centro cittadino per darlo in mano alla speculazione.
E' qui vicino l'ultimo punto che voglio toccare. Noi siamo per il recupero del centro storico attraverso l'intervento dell'operatore pubblico, in questo caso la Regione, la quale non deve sostenere la speculazione che vuole il centro cittadino come luogo principale per la crescita della rendita fondiaria. E qui ritorna a galla il problema dei bilanci e di come si utilizzano i soldi.
Facendo il conto delle cubature, per avere un elemento di misura, in quei due palazzi si possono ricavare 250 stanze del tipo convenzionale, e al prezzo che vi disponete a pagare, sarebbe come dire che quelle stanze costano 12 milioni e mezzo l'una, quando il costo di costruzione è di due milioni - due milioni e mezzo, tre milioni al massimo, se si sono avute delle difficoltà costruttive, per cui noi regaliamo almeno 8/9 milioni per stanza agli speculatori.
Io non credo che questo debba essere l'atteggiamento dell'operatore pubblico. Allora quell'ultima frase dell'o.d.g. che io ho voluto fosse messa circa il grado di convenienza, ha un significato, in quanto la convenienza per l'operatore pubblico va misurata nei confronti del fatto che i palazzi storici non costano, perché passano dal demanio dello Stato al demanio della Regione. Credo, occorreranno dei lavori di ripristino, ma al massimo si viene a spendere la cifra che occorrerebbe per la costruzione; ogni vano costerebbe sui due o tre milioni. Ricuperando, ad esempio, le 140 stanze che ci sono nell'ala nuova di Palazzo Reale spenderemmo al massimo 280-300 milioni, e non un miliardo e 800 milioni. Ma anche ove operassimo al di fuori dei palazzi storici, oggi abbiamo la legge sulla casa, che ci offre delle possibilità, e la Regione dovrebbe essere l'Ente che ne fa osservare l'applicazione. La legge sulla casa consente di espropriare nei centri storici proprio per dar vita a quella politica (che qui qualcuno ha richiamato) di risanamento dei centri storici; consente l'esproprio delle case fatiscenti al prezzo del valore edilizio e il terreno sulla base del prezzo agricolo. Non solo, ma l'art. 9 della legge sulla casa dice che l'esproprio è possibile nei centri storici per singole opere pubbliche. Quindi c'é una strada che può portare la Regione (gestore di questa legge) ad acquisire isolati nel centro storico, singoli edifici per poterli utilizzare ad uso di uffici pubblici. E questa è una strada estremamente meno costosa di quella che ci viene proposta. Si avrà il costo di un edificio nuovo, due o tre milioni a vano, aggiungiamo un milione per il costo dell'area, un milione per pagare l'edificio, si può arrivare a 4/5 milioni, non ai 12/13 milioni per vano che qui ci vengono presentati.
Ho voluto ribadire il discorso fatto dal collega Berti perché la confusione che si è voluta creare, con gli interventi successivi, al fine di coprire questa operazione, lo richiedeva. Qui c'è un problema di metodo che poteva essere affrontato correttamente con riferimento agli uffici direzionali; un programma di soluzione delle esigenze che l'organigramma avrebbe posto in evidenza era possibile. Non è stato fatto.
Il grado di convenienza è da misurarsi sulle possibilità alternative che l'Ente Regione ha; non è stato fatto neanche questo, e ci si viene a gabellare che il prezzo di 13 milioni ogni cento è conveniente.
Non è assolutamente ammissibile una cosa di questo genere.
Per queste ragioni di metodo e per lo sperpero di denaro pubblico che si fa a favore del rafforzamento della politica di speculazione nel centro cittadino, noi non possiamo essere d'accordo e il nostro Gruppo voterà contro.



PRESIDENTE

Non vi sono altri iscritti a parlare, la discussione generale è chiusa.
Non so se la Giunta desideri intervenire.
Ha facoltà di parlare il Vicepresidente Cardinali.



CARDINALI Giulio, Vicepresidente della Giunta Regionale

Vorrei dire due parole perché mi pare che sia emersa un po' di confusione da parte di tutti.
In realtà quando noi ci siamo insediati, abbiamo subito affrontato il problema della sede della Regione e credo che a nessuno di noi indistintamente, sia mancato come primo pensiero quello di ricercare il palazzo più autorevole, più storico, più adatto per questo tipo di insediamento. Mi ricordo che si era parlato anche del Castello di Stupinigi e di altri castelli fuori dalla cerchia dell'area metropolitana di Torino.
E' chiaro che ci trovavamo di fronte ad un problema immediato, che aveva le sue urgenze, ed io ricordo che proprio un anno fa il collega Viglione, a conoscenza che si stavano costruendo questi due palazzi in piazza Castello disse a me personalmente "insisti in Giunta perché è un'occasione che non si deve lasciar perdere".
E' evidente che questo non è il discorso conclusivo né per la sede n per la vita futura della Regione, ma è il discorso immediato che consente sulla base dei mq utili complessivi dei due palazzi (circa 8000 mq) di insediare 400 locali in media di 20 mq ciascuno, il che risolverebbe tutte le esigenze per quel che riguarda il solo aspetto direzionale della Regione, vale a dire gli uffici della Giunta, del Consiglio e delle Commissioni. Se pensassimo di risolvere con quei palazzi la questione degli uffici periferici man mano che verranno trasferiti, mancheremmo completamente allo scopo, e direi che sotto questo profilo neanche l'intero Palazzo Reale, se potessimo utilizzarlo al completo, così com'è, ci consentirebbe una risoluzione razionale del problema, Il che non significa che non si tengano gli occhi aperti sui palazzi storici (io concordo perfettamente con quanto diceva Rivalta); se partiamo dal presupposto che il palazzo storico, in sé e per sé, debba avere l'utilizzazione che ha affidata a gestioni di cui conosciamo tutti i limiti, commetteremmo l'errore di continuare a garantirne il decadimento. Ma torniamo all'oggetto specifico della nostra delibera.
Abbiamo detto che ci siamo trovati di fronte ad una trattativa e a delle offerte condensate nelle cifre riportate nella delibera stessa offerte che hanno rappresentato quel certo tipo di discrepanza tra l'uno e l'altro edificio. Però anche qui occorre che il ragionamento sia fatto a lume di osservazioni oggettive: quando i mq dell'edificio SAI sono 2500 mentre sono 8000 quelli indicati per l'edificio vicino, negli 8000 mq sono compresi anche i sotterranei che è stato possibile utilizzare proprio per avere trovato un'area completamente libera; i 2500 mq dell'edificio SAI hanno un'utilizzazione a livello diverso, non rappresentata da autorimesse archivi o che so io.
Nella delibera abbiamo voluto accogliere le istanze che permettessero di verificare, attraverso la stima (già fatta, ma da farsi al momento della trattativa), tutti quegli elementi che dovranno convincere della bontà dell'operazione. E' evidente che si tratta di due edifici costruiti con finalità ovvie; non credo che volessero metterci la Casa della Giovane o che si pensasse di portarvi la "Liebenhaus", di cui oggi si parla tanto a Torino per risolvere la piaga dei marciapiedi infestati. Sono edifici che sono stati costruiti per vendere o affittare in una zona che è la migliore del centro di Torino. Noi abbiamo verificato le offerte sulla base di tutto questo ed io ritengo che la somma complessiva che si spenderà per questi edifici rappresenta un investimento certamente non sbagliato in senso di investimento assoluto ed ha, oltre tutto, la possibilità di dare una risposta immediata alle esigenze, diciamo così abitative, della Regione.
Per concludere, mi pare che questo non pregiudichi nessuno degli altri discorsi sui quali tutti per sentimento, o per ragioni varie, siamo richiamati quando pensiamo a future sedi definitive nell'ambito della situazione storica della città di Torino.



PRESIDENTE

Abbiamo due proposte di deliberazione, presentate dalla Giunta, da approvare: la prima riguarda la richiesta di Palazzo Carignano, la seconda l'autorizzazione alla Giunta all'acquisto di immobili in Torino.
Procederemo all'esame di queste due proposte di deliberazione successivamente. Naturalmente ciò che viene posto in votazione è il dispositivo, è la proposta di deliberazione, non è la motivazione che l'accompagna, la quale costituisce la relazione illustrativa delle ragioni che hanno indotto la Giunta a presentare queste proposte di deliberazione.
La proposta relativa a Palazzo Carignano è composta di tre punti. Da varie parti sono state avanzate proposte, non formulate però per iscritto di emendamento. Come previsto dal nostro Regolamento, gli emendamenti si votano prima di votare gli articoli. Noi voteremo quindi successivamente i tre articoli e la delibera nel suo complesso. Ma per ciascuno di questi articoli, se vi sono proposte di emendamento, vengano formulate, allo scopo di poter votare prima sugli emendamenti a ciascuno dei tre articoli, e successivamente sul testo, così come risulterà, degli articoli stessi.
L'art. 1 della proposta di delibera relativa a Palazzo Carignano reca: "Delibera 1) di orientare la scelta, fra i palazzi monumentali facenti parte del centro storico di Torino, su Palazzo Carignano, che, per la sua posizione l'architettura, le caratteristiche tecniche e distributive, nonché le caratteristiche storicamente e culturalmente rappresentative, offre buone prospettive di utilizzazione come sede del Consiglio Regionale, aula e relativi servizi;" Vi sono proposte di emendamenti su questo primo articolo? Ha facoltà di parlare il Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Io ho fatto due proposte di emendamento: una è quella di eliminare le parole "utilizzazione come sede del Consiglio Regionale, aula e relativi servizi" per lasciare impregiudicata la destinazione; l'altra di raggiungere (non so se in questa delibera o nell'altra, questo me lo deve dire lei) l'impegno della Regione ad operare nei confronti degli altri palazzi storici, vedi ala di via XX Settembre del Palazzo Reale. Questa delibera riguarda solo Palazzo Carignano, non so se si può mettere questa aggiunta.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Presidente della Giunta.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Vorrei precisare che la proposta di fare due delibere è nata l'altro giorno in sede di conferenza dei Capigruppo, allo scopo soprattutto di consentire alla Regione di avviare, sulla base di un documento, le trattative su Palazzo Carignano. Ecco perché la delibera deve essere contenuta a Palazzo Carignano, salvo poi assumerne un'altra che impegni la Giunta a fare trattative per altri palazzi storici. Ciò che ci interessava era di avere in mano un documento di deliberazione del Consiglio Regionale che autorizzasse la Giunta a iniziare trattative con l'autorità governativa per acquisire Palazzo Carignano, in modo da consentire al Sovrintendente di uscire dalle affermazioni di carattere generale e assumere impegni in ordine ad una precisa richiesta del Consiglio. Ecco perché riterrei non necessario ampliare il discorso.



BERTI Antonio

Si potrebbe mettere nell'altra delibera.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Senz'altro non ho nessun ragionevole motivo per oppormi e la Giunta nemmeno a metterlo nell'altra delibera, ma per questa ritengo opportuno attenerci ad un documento che sancisca la scelta fatta dalla Regione in ordine a Palazzo Carignano.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Nesi.



NESI Nerio

Nella sede dei Capigruppo proposi io questa soluzione proprio perch avevamo avuto delle assicurazioni da parte del Sovrintendente, ma assicurazioni di carattere generico. Credo anch'io che in questa delibera si debba dire soltanto Palazzo Carignano, per dar modo alla Giunta di avere un documento preciso sul palazzo che si sceglie. Sono anch'io per favorevole a non lasciare cadere altre possibilità e quindi (in un'altra delibera che voteremo adesso) a parlare della famosa ala di Palazzo Reale.
Ma io credo sia opportuno identificare un palazzo sul quale la Regione punti per avere la sua sede.



PRESIDENTE

Mi pare - se il Presidente della Giunta concorda - che le parole dette in quest'aula abbiano il loro peso: da quanto ha dichiarato il suo Presidente, la Giunta considera impregiudicata l'eventuale successiva richiesta di altri palazzi storici e desidera che in questa delibera sia puntualizzata la richiesta di Palazzo Carignano per potere, sulla base di una precisa deliberazione del Consiglio Regionale, condurre le opportune trattative con lo Stato.
Se il Consiglio si accontenta di prendere atto della dichiarazione del Presidente della Giunta, questa mi pare di per sé stessa già sufficiente a impegnare la Giunta a non considerare esclusive altre possibilità qualora questa non vada in porto, o qualora questa risulti insufficiente ai fini che la Regione si propone.



(Il Consigliere Berti chiede di parlare)



PRESIDENTE

Attenda un attimo, chiudiamo questo punto. Vuole parlare su questo?



BERTI Antonio

Sì, la frase, per essere precisi sarebbe questa: "Nonché le caratteristiche storicamente e culturalmente rappresentative, offre buone prospettive di utilizzazione come sede di attività del Consiglio Regionale".



PRESIDENTE

Difatti è quello che temevo, lei non propone di risolvere il problema che mi pare già virtualmente risolto e sul quale credo che anche il Presidente della Giunta concordasse dopo le dichiarazioni che ha fatto. Se consideriamo risolto il problema di prendere atto della dichiarazione del Presidente della Giunta circa la possibilità di porre occhio ad altri palazzi, ci potremmo concentrare in questa delibera sulla richiesta formale di Palazzo Carignano.



BERTI Antonio

Va bene.



PRESIDENTE

Rimane l'altra questione: lei propone "offre buone prospettive di utilizzazione...."?



BERTI Antonio

....come sede di attività del Consiglio Regionale, può essere l'aula o anche altri servizi, dipende dagli uffici che avremo.



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere Berti, non è mia competenza intervenire in un dibattito, penso però che, agli effetti diplomatici (se così si può dire) il sottolineare il carattere di rappresentatività che dovrebbe avere Palazzo Carignano possa garantire meglio il successo della trattativa.
Successivamente, il giorno in cui Palazzo Carignano sia disponibile, o si sia verificata la disponibilità e la cubatura disponibile a Palazzo Carignano sia sufficiente, nulla vieta al Consiglio Regionale di destinare Palazzo Carignano oltre che a queste attività anche ad altre. Ma il dire oggi che si richiede Palazzo Carignano come sede del Consiglio Regionale e dei suoi servizi forse rafforza la trattativa diplomatica e non la indebolisce, senza togliere al Consiglio la possibilità successiva di riprendere in considerazione (probabilmente non nelle prossime settimane o nei prossimi mesi) la destinazione definitiva di Palazzo Carignano, quando soprattutto gli accertamenti tecnici avranno consentito di verificare di quanto spazio si possa eventualmente disporre a Palazzo Carignano e entro quali termini tale spazio diventi disponibile.
Se lei non insiste, il punto primo potrebbe essere perciò posto in votazione così com'é.



BERTI Antonio

Ritiro l'emendamento, mi ha convinto.



PRESIDENTE

Pongo in votazione il punto primo della proposta di deliberazione relativa a Palazzo Carignano. Chi è favorevole e pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità.
Punto secondo: "di chiedere allo stato la concessione per i fini di cui sopra di Palazzo Carignano, di proprietà demaniale, impegnandosi la Regione ad assicurare la rigorosa tutela monumentale degli ambienti cedutile e qualora sia concesso in uso, alle spese necessarie per la manutenzione ordinaria e straordinaria dell'intero edificio;".
Non vi sono proposte di emendamenti, pongo quindi in votazione il punto secondo. Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Punto terzo: "di dare mandato alla Giunta Regionale di promuovere e concludere gli accordi per i competenti Organi dello Stato, al fine di assicurare, anche gradualmente, la disponibilità di Palazzo Carignano come sede del Consiglio Regionale".
Ha facoltà di parlare il Consigliere Berti.



BERTI Antonio

L'emendamento che avevo proposto riguardava il mandato alla Giunta di promuovere e concludere. La nostra richiesta era di dare mandato alla Giunta; eventualmente aggiungiamo: "di concerto con la commissione del Consiglio di promuovere e concludere", ritornare cioè al metodo che abbiamo seguito in questi ultimi mesi.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Presidente della Giunta.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Il fatto di riferire in Consiglio mi pare che sia fuori discussione qui si tratta di concludere degli accordi che ovviamente andranno deliberati dal Consiglio, ma è chiaro che al Consiglio la Giunta deve potere riferire sugli accordi raggiunti, che potranno essere accettati o non accettati dal Consiglio stesso. Si tratta poi di impegni di spesa, fra l'altro, che è fuori discussione dovranno essere presi dal Consiglio, anche perché mi pare che al punto 2) si assumano già pregiudizialmente degli impegni in ordine alla manutenzione ecc. E' chiaro che si potrà arrivare tra Giunta e Organi dello Stato, alla conclusione di accordi che saranno evidentemente da approvare dal Consiglio Regionale.



PRESIDENTE

Forse l'intenzione espressa dal Presidente della Giunta si potrebbe tradurre in termini tecnicamente più appropriati nel sostituire la parola "concludere" con la parola "negoziare" perché in questo caso si lascia impregiudicata la facoltà del Consiglio, che del resto non ha bisogno di essere ribadita, di deliberare in merito alla conclusione.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Berti.



BERTI Antonio

La nostra proposta non voleva essere una mozione di sfiducia verso la Giunta (semmai di questo parleremo in altro momento), ma voleva rispettare le decisioni assunte nella conferenza dei Capigruppo quando si decise che l'Ufficio di Presidenza ed in particolare il Presidente ed il Vicepresidente della Giunta, unitariamente compissero dei passi a Roma per operare. In questo senso andava la nostra proposta di emendamento. A noi preme ribadire questo concetto che era già stato acquisito nella conferenza dei Capigruppo.



PRESIDENTE

Vede, Consigliere Berti, la decisione alla quale lei si riferisce, era una decisione in cui era necessario rappresentare i vari settori della Regione in un sondaggio con lo Stato, ai fini di verificare quali possibilità esistessero. Qui stiamo facendo un passo avanti; il sondaggio ha dato un risultato almeno praticamente positivo, si tratta adesso di dare sanzione formale a questo sondaggio e di giungere alla fase della trattativa vera e propria. Naturalmente la trattativa vera e propria deve essere condotta dall'organo esecutivo della Regione.



BERTI Antonio

Si potrebbe togliere "concludere" e dire "di promuovere gli accordi".



PRESIDENTE

"promuovere e negoziare".



BERTI Antonio

Va bene.



PRESIDENTE

Mettiamo prima in votazione l'emendamento: sostituire alla parola "concludere" la parola "negoziare". Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Pongo ora in votazione il punto terzo con l'emendamento testè approvato: è approvato.
Pongo in votazione l'intero testo della proposta di deliberazione: è approvato.
Passiamo ora alla proposta di deliberazione relativa alla sede della Regione e autorizzazione alla Giunta all'acquisto di immobili in Torino.
Anche qui vi è una relazione che accompagna la proposta, la quale si compone di cinque punti. Procederemo con lo stesso metodo all'esame ed all'approvazione di questi cinque punti.
Dò lettura del primo: "La Giunta Regionale è autorizzata a proseguire e concludere le trattative per l'acquisto dalla Società Assicuratrice Industriale S.A.I.
corrente in Torino, corso Galileo Galilei, 12, dell'immobile sito in Torino, piazza Castello, 161, angolo Via Garibaldi, al prezzo complessivo di L. 1.300.000.000.
Per ogni altra modalità relativa al trapasso di proprietà dell'immobile anzidetto, così come per i pagamenti del corrispettivo pattuito - ivi compresa l'assunzione dell'onere di interessi al tasso legale per le quote di debito eventualmente pagate in epoca successiva all'atto del trapasso della proprietà - è data ampia delega alla Giunta Regionale per definire al meglio le condizioni contrattuali".
Ha facoltà di parlare il Consigliere Fassino.



FASSINO Giuseppe

Noi avevamo proposto, dopo le parole "angolo via Garibaldi", di aggiungere "al prezzo complessivo non superiore a L. 1.300.000.000.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Presidente della Giunta.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta non ha niente in contrario a metterlo, ma la cifra di un miliardo e 300 milioni è la cifra finale sulla quale la S.A.I. si è dichiarata d'accordo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Per dichiarazione di voto su questa deliberazione.
Noi abbiamo avanzato delle proposte che non sono state accolte, in particolare, eravamo disponibili per una modifica del nostro atteggiamento se fosse prevalso l'orientamento di rinunciare al palazzo della S.A.I., per tutte quelle considerazioni che abbiamo svolto nei nostri interventi; ma poiché nessuna di queste è stata accolta e si dimostra la volontà di gran parte del Consiglio di procedere comunque a pagare questo prezzo di speculazione, noi votiamo contro tutta la deliberazione.



PRESIDENTE

Circa l'emendamento proposto dal Gruppo liberale non ho capito se rimanga.....
La parola al Consigliere Zanone.



ZANONE Valerio

Volevamo confermarlo anche in analogia a quanto si dice al punto secondo; è un emendamento più formale che sostanziale.



PRESIDENTE

Il parere della Giunta? E' favorevole: "..... al prezzo complessivo non superiore a", quindi l'emendamento consiste nel sostituire alla parola "di" che precede il prezzo, le parole "non superiore a".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano. L'emendamento è approvato.
Pongo ora in votazione tutto il punto primo.
E' approvato.
Punto secondo:" La Giunta Regionale è autorizzata a proseguire e concludere le trattative per l'acquisto della Società per Azioni Silvana corrente in Torino, Via V. Vela, 32, dell'immobile sito in Torino, piazza Castello, 165, angolo via Palazzo di Città, ad un prezzo complessivo non superiore a L. 1.900.000.000.
Per ogni altra modalità relativa al trapasso di proprietà dell'immobile anzidetto, così come per i pagamenti del corrispettivo pattuito, è data ampia delega alla Giunta Regionale per definire al meglio le condizioni contrattuali.
La Giunta Regionale è altresì autorizzata, ove se ne presentasse l'opportunità e la convenienza economica, a procedere all'acquisizione - ai sensi dell'art. 72 dello Statuto- al patrimonio regionale dell'intero pacchetto azionario della Società Silvana, proprietaria dell'immobile anzidetto".
Sono presenti emendamenti? Nessuno chiede la parola? Pongo in votazione il punto secondo. E' approvato.
Punto terzo: "La Giunta Regionale è altresì autorizzata a compiere tutte le formalità necessarie ai fini dell'acquisizione al patrimonio regionale dei beni di cui trattasi, nei limiti di spesa di cui alla presente deliberazione".
Non sono proposti emendamenti; nessuno chiede di parlare? Pongo in votazione il punto terzo.
E' approvato.



ZANONE Valerio

Il punto terzo comprende l'emendamento che era stato preannunciato dal Vicepresidente della Giunta, vero?



PRESIDENTE

Veramente, ho chiesto se c'erano emendamenti.



ZANONE Valerio

Ma era stato preannunciato nella relazione illustrativa della delibera.



CARDINALI Giulio, Vicepresidente della Giunta Regionale

Sì, è così, anche se mi vado convincendo che, tutto sommato....



PRESIDENTE

La votazione però è acquisita, sono spiacente.



ZANONE Valerio

Si potrebbe fare un emendamento aggiuntivo.



PRESIDENTE

Eventualmente possono presentare un emendamento aggiuntivo, vedano per a che punto, perché quando avremo finito, sarà finito.
Ho chiesto se ci fossero emendamenti, ho constatato che non ce n'erano nessuno chiedeva di parlare, ho posto in votazione, si è votato ed il voto e acquisito.
Ora, se si vuole aggiungere qualcosa, lo si può aggiungere eventualmente in altra forma, dopo.
Mi pare che ci tenga più il Consigliere Zanone di quanto non ci tenesse la Giunta! Quindi faccia una proposta.



ZANONE Valerio

Riassumo la situazione: nell'illustrazione della delibera il Vicepresidente della Giunta ha proposto che quando si fosse arrivati al punto terzo si inserisse, dopo le parole "tutte le formalità necessarie" l'aggiunta "ivi comprese le relazioni di stima". Poiché il punto terzo è stato votato, la Giunta potrebbe presentare un punto terzo bis in cui si dica che queste relazioni di stima saranno predisposte dalla Giunta Regionale prima dell'acquisizione di questi immobili al patrimonio. Si conservi cioè nel testo della delibera quella che era l'intenzione qui dichiarata dalla Giunta.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Presidente della Giunta.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Mi duole che questa precisazione non sia stata inserita nel dispositivo del punto terzo; devo tuttavia fare presente che in ogni caso devono essere presentate delle stime; dalla commissione di controllo sugli atti dell'Amministrazione Regionale è del tutto evidente che devono essere fatte delle perizie e delle stime. Il dire "tutte le formalità necessarie" comporta naturalmente il fatto di avere tutte le stime. Questo anche a discarico di ogni responsabilità amministrativa.
Mi sembra che aggiungerlo adesso, con un dispositivo della delibera con un emendamento aggiuntivo, non sia una cosa appropriata, quindi pregherei, se possibile, di soprassedere.



ZANONE Valerio

Prendiamo atto della precisazione.



PRESIDENTE

Passiamo al punto quarto: "Per quanto concerne gli oneri finanziari relativi alle acquisizioni immobiliari di cui alla presente deliberazione dei quali parte sarà imputata sui residui di bilancio dell'esercizio 1971 e parte sui bilanci dei successivi esercizi - ogni determinazione è rinviata a successivo provvedimento del Consiglio Regionale, adottato su proposta della Giunta".
Non vi sono emendamenti. Nessuno chiede di parlare? Pongo in votazione il punto quarto.
E' approvato.
Punto quinto: "La presente deliberazione, non appena divenuta esecutiva, sarà pubblicata sul B.U. della Regione, ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Non vi sono emendamenti. Nessuno chiede di parlare? Pongo in votazione il punto quinto.
E' approvato.
Pongo in votazione l'intera proposta di deliberazione: chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Funzionamento della Giunta delle Elezioni (seguito)


PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Nesi, ne ha facoltà.



NESI Nerio

Signor Presidente, in mia assenza è stata discussa la questione della presidenza della Giunta delle Elezioni. Chiedo il consenso di parlare su questo argomento.



PRESIDENTE

Ne ha facoltà.



NESI Nerio

Signor Presidente, l'elezione del Presidente della Giunta delle Elezioni avviene in un quadro assai deteriorato nei rapporti politici e anche personali. Vengo ora a conoscenza che il Consigliere del Comune di Torino, Berardi (che non ho il piacere di conoscere) nella seduta del Consiglio Comunale del 24 gennaio scorso ha dichiarato testualmente: "A 19 mesi dalla elezione del Consiglio Regionale i Consiglieri eletti in quell'assemblea tuttora non sono stati convalidati a livello formale, e questa mancata convalida è ufficialmente motivata da una serie di disguidi a livelli procedurali, a noi sembra, anche in rapporto alla posizione di Calleri stesso e di Nesi, entrambi Consiglieri Regionali e rispettivamente Presidente e Vicepresidente della Cassa di Risparmio di Torino. A mio giudizio essi non appaiono oggi soltanto incompatibili ma anche ineleggibili".
Dirà il dr. Calleri, come Presidente della Giunta, se crede, il suo pensiero.
Per parte mia non riconosco al sig. Berardi alcun diritto a sindacare come Consigliere comunale di Torino (privatamente può fare ciò che vuole) la mia posizione giuridica; soprattutto credo che l'intero Consiglio Regionale debba sentirsi offeso da una dichiarazione secondo la quale tutte le procedure di convalida dei Consiglieri si sarebbero fermate per due persone. Tutto ciò è palesemente ed evidentemente falso.
Dicevo che l'elezione del Presidente della Giunta delle Elezioni si svolge in un quadro diverso da quello in cui si svolse l'elezione del Presidente Paganelli, e questo è provato anche dal deterioramento del costume. Ne è stata testimonianza l'indegno tentativo di linciaggio di cui sono stato vittima in questi giorni, quando una lettera da me scritta in modo strettamente riservato e personale al Segretario del mio partito è stata sottratta e inviata in copia fotografica a tutti i Consiglieri Regionali, Provinciali e Comunali di Torino, ivi compresi quelli del M.S.I., cosicché, con ogni probabilità, comparirà anche sui giornali fascisti.
In questo quadro il Gruppo socialista ritiene che la presidenza della Giunta delle Elezioni debba essere affidata ad un uomo al di fuori della D.C. e del PSI, che dia tutte le garanzie, per il suo passato e per il suo presente, di obiettività e di serenità. Deve trattarsi anche di una persona che non possa essere, nemmeno lontanamente, sospettata di agire per amicizia personale, come è stato detto (e me ne scuso con lui) del collega Rossotto.
Per queste ragioni il Gruppo socialista, mentre ritiene che i metodi di lotta che si stanno instaurando in questa città siano gravemente lesivi dell'intera classe politica e della sua credibilità, propone quale Presidente della Giunta delle elezioni il collega Mario Giovana.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Mentre mi associo anch'io alle parole che esprimono amarezza in ordine alla confusione di piani e al tentativo (scarsamente efficace ai fini di una moralizzazione) di colpire le persone al di là dell'intenzione di salvaguardare gli istituti, confermo che la D.C. non ha difficoltà - per quanto si senta per la complessità e il numero dei componenti del suo Gruppo in condizione di offrire un Presidente sicuramente al di sopra di ogni sospetto sotto il profilo dell'equanimità -, in un contesto come questo, a dare la propria adesione (anche se la procedura è in qualche modo insolita per una dichiarazione di voto anticipata di questo tipo), per la nomina a Presidente della Giunta delle Elezioni del collega Giovana, della cui correttezza personale, della cui levatura intellettuale e sensibilità politica nessuno di noi ha mai dubitato.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola al collega Rossotto e al Presidente della Giunta che l'hanno richiesta, desidero dichiarare che ringrazio i gruppi che hanno preso l'iniziativa di questa procedura, anche se insolita, per portare alla luce del sole l'espletamento di un mandato che era stato affidato ai Presidenti dei Gruppi Consiliari.
Quando le dicerie raggiungono, anche sulla stampa, il grado che hanno raggiunto, e bene che un organo elettivo come il nostro ponga i problemi alla luce del sole e non si vergogni delle scelte che esso è chiamato a fare.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ringrazio l'amico prof.
Fassino mio capogruppo e gli amici del Gruppo liberale di avermi lasciato parlare in vece loro e per avere concordato, al di fuori di valutazioni strettamente politiche, su quella che è la dichiarazione che io effettuerò.
Il Gruppo liberale è pienamente d'accordo di appoggiare la candidatura del Consigliere Giovana. Un punto però è necessario chiarire a titolo non solo personale, ma di rappresentante del Consiglio Regionale e di un gruppo che si onora, nella sua tradizione politica, di non essere mai stato disposto ad azioni di basso potere politico, ma soltanto di tutelare i doveri e i diritti fondamentali sia degli elettori, sia di quelli che sono stati eletti.
Non porrò al collega Nesi la domanda di rito per sapere perché stamani ha parlato dell'amicizia mia con il Presidente della Giunta, poiché una forza politica ha diramato un comunicato a tutte le agenzie di stampa parlando di questa amicizia. Ora io credo, e non mi risulta il contrario fino a questo momento, di essere amico di tutti i Consiglieri Regionali componenti questo gruppo, e se così non fosse, gradirei che coloro che di tale amicizia non mi degnano, di dirmelo chiaramente. E a questo livello è l'amicizia mia con il Consigliere Calleri.
Quanto al sistema di voler precedentemente creare un'opinione sul metodo adottato e su ipotetiche ingiustizie, è da criticare prima di tutto perché è un'offesa ai principi fondamentali della giustizia, in secondo luogo perché scredita notevolmente la classe politica che è espressione di democrazia.
E allora, non per difesa della classe politica, perché se siamo arrivati a questo livello di lotta la classe politica è giusto che si dimostri per quello che è di fronte all'opinione pubblica, ma per difesa di quella democrazia di cui la classe politica è al servizio, è opportuna la massima chiarezza ed è per questo che con assoluta serenità proponiamo il collega Giovana come Presidente di questa Commissione. Noi siamo convinti che non può esistere alcun Presidente capace di plagiare la mentalità altrui o di coartare principi di logica e di diritto. Quanto alle forze politiche che hanno ritenuto di ricavare da un'amicizia (che può anche diventare stima) alcune anticipate considerazioni, vorrei invitarle non solo a occuparsi del mio nome, ma di quello di un loro compagno di lotta che oggi langue nel carcere di un paese comunista per aver voluto esprimere, in un sistema non assolutamente libero, alcuni concetti ed opinioni personali.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Vera, ne ha facoltà.



VERA Fernando

Il Gruppo socialdemocratico si associa alla proposta fatta da altri gruppi sul nome del collega Giovana quale Presidente della Giunta delle Elezioni. Al di là delle differenziazioni politiche, noi apprezziamo del collega Giovana le doti di carattere intellettuale, culturale e morale, ma nel contempo non possiamo non esprimere la nostra deplorazione per le illazioni, i pettegolezzi, i sistemi deteriori di lotta politica che si sono intersecati in questa vicenda e che certamente non giovano all'affermazione del costume democratico.



FURIA Giovanni

Bisognerebbe dire anche qualcosa sulle ragioni della polemica che è in corso; si parla di malcostume, ma da dove nascono queste cose?



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Gandolfi, ne ha facoltà.



GANDOLFI Aldo

Io credo di dovermi associare, a nome del partito repubblicano, alla stigmatizzazione che faceva il collega Nesi, al di là del caso personale degli episodi che sono successi in questa settimana. Va però rilevato che questi episodi che oggi ci troviamo a dover registrare non si alimentano tanto di una polemica tra i partiti - che mi sembra si sia sempre svolta nei limiti della correttezza - quanto invece di lotte tra componenti all'interno almeno di due grossi partiti, e questo è certamente il dato più deteriore, che colpisce maggiormente in questa vicenda.
Al di là di questo direi che la proposta fatta dal collega Nesi è certamente da accettare. E' fuori di dubbio che il collega Giovana è persona che dà ampie garanzie per la sua storia anche personale (per ci che vale) di saper assumere e condurre la presidenza di una Commissione di questa importanza, in questo momento. Devo peraltro rilevare che la proposta, probabilmente concordata dal collega Nesi con altri capigruppo del Consiglio Regionale, ci fa trovare in una situazione in cui pu apparire che la maggioranza del Consiglio Regionale non voglia o non sappia esprimere, per una Presidenza di questo rilievo, una persona che dia altrettante garanzie a tutte le componenti del Consiglio. ciò è spiacevole ed io, come rappresentante di una delle componenti della maggioranza, devo dolermi del tipo di interpretazioni che ne possono nascere.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Paganelli, immagino che desideri parlare nella sua veste di ex Presidente della Giunta delle Elezioni. Ne ha facoltà.



PAGANELLI Ettore

Signor Presidente, signori Consiglieri, un brevissimo chiarimento, che d'altra parte è già stato dato interpretando il mio pensiero e, penso quello dei colleghi componenti la Giunta delle Elezioni, nella fase precedente dal Presidente del Consiglio Regionale.
Si è affermato che la Giunta dopo 19 mesi non avrebbe ancora provveduto al suo adempimento di convalidare i Consigli Regionali. Ha detto (a mio avviso molto giustamente) stamani il Presidente del Consiglio, che la Giunta non riteneva di dover procedere ad un'ulteriore convalida in quanto ve n'era stata una già da parte dell'intero Consiglio e sulla quale nessuna obiezione era stata sollevata. La Giunta si era riunita in un giorno di novembre, che non ricordo, a seguito della lettera del Presidente del Consiglio Regionale che faceva riferimento ad una lettera del Presidente della Giunta ed anche in quell'occasione (se non vado errato, perch intervengo senza avere alcuna documentazione) si era sottolineato che non si voleva, attraverso degli argomenti procedurali, passar sopra ad un altro argomento sollevato dai colleghi di parte comunista con la presentazione di una mozione. In quella sede avevamo preso atto della richiesta del Presidente del Consiglio e la Giunta (dopo un colloquio che aveva avuto luogo tra me ed il Presidente del Consiglio) si era dichiarata pronta ad adempiere al suo mandato (la convalida, se ha da venire, è di competenza del Consiglio Regionale). In quel momento, quando cioè si doveva procedere a tutta una serie di convalide, io ho annunciato ai colleghi della Giunta la mia intenzione di dimettermi in quanto ritenevo che quell'incarico non fosse compatibile con la mia attività, non di poco conto, a livello di Giunta Regionale.
Questa mi sembra sia la cronistoria esatta, fedele della attività della Giunta delle Elezioni che nella sua ultima seduta ha ritenuto di accettare la mia richiesta di dimissioni, aggiornandosi per la nomina del Presidente.
Per quanto riguarda il nominativo del nuovo Presidente, l'opinione della D.C. è stata espressa dal Capogruppo; quale Presidente uscente della Giunta delle Elezioni (anzi, già uscito perché le mie dimissioni sono state accettate) sono d'accordo sul nome del Consigliere Giovana che durante la sua attività nella Giunta delle Elezioni ha sempre dato prova di correttezza, di equilibrio, di perfetta conoscenza della materia.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Il Consigliere liberale Rossotto ha voluto evidenziare la sua posizione personale commettendo, secondo me, un grosso sbaglio. Probabilmente gli è servito per la solita piccola speculazione di comodo contro i comunisti, ma lo sbaglio sta nell'avere individuato nel gruppo comunista una posizione negativa a Rossotto. Questo non risulta da nessun atto. Nella realtà qui c'è un atto solo ed unico: nella conferenza dei Capigruppo, l'ultima che si è tenuta, è stata posta dal Presidente dell'assemblea Vittorelli l'esigenza di concludere rapidamente l'accordo per far funzionare la Commissione. Nella stessa sede il sottoscritto, a nome del gruppo, ha proposto il compagno Giovana. La nostra proposta in quella sede non ha avuto nessun esito positivo e non è stato contrapposto nessun altro nominativo. Quindi non si vede la ragione di una polemica. La questione della Presidenza Liberale e il nominativo di Rossotto sono emersi ufficialmente qui, noi non siamo al corrente che si sia svolta una trattativa per eleggere Rossotto, cosa che risulta invece dall'intervento del collega Nesi.



(Dai banchi liberali qualcuno interrompe: "Erano voci")



BERTI Antonio

Erano voci, ma nel Consiglio Regionale non si può confondere un organo di informazione che accoglie le voci e ne fa cronaca con gli atti ufficiali del Consiglio che in questa sede fanno testo, e l'unico atto che fa testo è la proposta comunista alla conferenza dei Capigruppo sul nome di Giovana ma nessuna discriminazione è mai avvenuta e non ci permetteremmo di farla.
La Presidenza di un liberale semmai ha implicazioni di carattere politico che inducono a credere che lo spostamento della Giunta, già effettuatosi con il voto determinante dei liberali, continua con un Presidente liberale ma sono valutazioni di carattere politico per le quali non occorreva ricorrere alla speculazione politica, che del resto non ho bisogno qui di raccogliere perché i nostri atti dimostrano come noi ci collochiamo di fronte a fatti di questo genere; vorremmo che lo stesso fosse fatto verso altri paesi non di tipo socialista.
Siamo d'accordo sul nominativo di Giovana, ma non perché al di sopra delle parti; Giovana non è al di sopra delle parti, egli è espressione di una ben chiara posizione politica che non ha mai mancato di esprimere in questa sede, è un Consigliere del Consiglio Regionale che, come dimostrano le dichiarazioni di tutti, dà piena garanzia di impiegare la legge così com'è. Non si chiedono particolari garanzie e nemmeno di essere al di sopra delle parti; questo compito poteva essere adempiuto anche da altri membri del Consiglio. La proposta di Giovana a Presidente si colloca in un quadro certamente deteriorato, ma ha ragione Furia, deteriorato dalle lotte intestine che emergono da certi giornali di gruppi politici che son qui dentro, l'uno contro l'altro, da lettere che sono state effettivamente spedite, da tutta una serie di atti concreti; è questo che fa degenerare la vita politica del nostro Paese. E quindi ben venga il rapido lavoro della Commissione della Giunta delle Elezioni affinché su queste elezioni si faccia piena chiarezza, nel rispetto delle leggi, che è ciò che noi chiediamo.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Giovana, ne ha facoltà.



GIOVANA Mario

Signor Presidente, signori Consiglieri, devo un sincero ringraziamento ai colleghi per le espressioni lusinghiere, forse troppo lusinghiere, che hanno voluto usare nei miei confronti. Non mi sento, in tutta sincerità, di rivolgere loro eguale ringraziamento per il compito che hanno ritenuto, con tanta benevolenza, di chiamarmi ad assolvere; proprio per il momento nel quale sono chiamato ad assolverlo, per il clima (di cui si è avuta, anche nel corso di questa breve discussione, un'ulteriore conferma) nel quale la Commissione che sono stato chiamato a presiedere dovrà lavorare, e che certamente non induce ad alcun ottimismo. E' quindi un compito che, devo dire in tutta sincerità, mi risulta sgradevole, soprattutto perché non sollecitato (e credo di ciò qualunque collega del Consiglio mi possa dare esplicita testimonianza) e perché, ripeto, mi tocca in circostanze fra le più delicate e spiacevoli nei rapporti fra colleghi.
Poiché tuttavia così hanno deciso i colleghi dei partiti dell'arco costituzionale, i quali hanno voluto designarmi a tale compito, accetto la loro designazione, rinnovo il mio ringraziamento per le espressioni di stima personale e cercherò di assolvere a questa incombenza, con il loro attivo contributo, che mi è comunque necessario anche per sopperire a indubbie manchevolezze di preparazione nella materia, con equità e rispondenza alle norme che la legge ci impone, dando piena soddisfazione ai doveri ai quali statutariamente la Giunta per le Elezioni deve rispondere di fronte al Consiglio.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Presidente della Giunta, ne ha facoltà.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Signor Presidente, signori Consiglieri, io condivido le valutazioni di carattere politico che qui sono state fatte in ordine non solo all'opportunità, ma alla necessità che la Giunta delle Elezioni venga rapidamente ripristinata con la nomina di un Presidente, nomina rispetto alla quale, come ha dichiarato il Capogruppo della D.C., noi ci collochiamo in posizione nettamente positiva. Ed io personalmente mi colloco in posizione nettamente positiva proprio perché credo che, dato il clima di linciaggio personale al quale sono sottoposto, non sia possibile da parte di chicchessia avanzare insinuazioni e sospetti rispetto ad eventuali rapporti non dico di stima, ma certamente di amicizia che possano indurre il Presidente di questa Commissione a particolari compiacenze nei miei confronti.
Il giudizio che detta Commissione vorrà dare evidentemente è di carattere giuridico rispetto al quale io ritengo, dopo avere esaminato tutta questa posizione al momento stesso di decidere di presentarmi alle elezioni regionali, di essere perfettamente con le carte in regola. E io d atto al gruppo comunista della correttezza con cui ha inteso porre la questione nei miei confronti, ponendola sul piano dell'opportunità politica e quindi sul piano di una valutazione che non colloca le persone fuori legge, ma le inquadra in una valutazione di carattere politico.
E se io ho pregato il Presidente del Consiglio di porre alla Giunta delle Elezioni il problema delle eventuali ineleggibilità o incompatibilità, è perché è mia personale convinzione che in uno stato di diritto l'opportunità politica possa essere obiettivamente valutata dopo che sia stato valutato il problema di carattere giuridico, quando cioè sia ben chiaro se si è o non si è coerenti con le leggi vigenti.
Ecco perché ritengo di dovere, con estrema amarezza, rilevare in questa sede, come altrove, che il Consiglio comunale di Torino, da parte di colleghi (mi riesce in qualche modo difficile chiamarli amici) di partito sia stato posto in termini che personalmente ritengo inqualificabili nei confronti del Consiglio regionale gettando un'ombra di sospetto sull'intero lavoro del Consiglio non soltanto in riferimento a me, ma anche in riferimento al collega Nesi. Questo sistema di lotta politica, rispetto al quale io non ho che da porre la mia più viva deplorazione, non è degno dei rapporti tra persone, e soprattutto, se ci si appella all'etica politica dimostra chiaramente come di etica politica ce ne sia assai poca quando si pongono i problemi in questi termini.
Ma io non voglio scendere neanche qui a facili polemiche e ho fatto ogni sforzo personale per non farlo, dico soltanto che mi è sembrato doveroso aderire alla proposta che qui è stata fatta perché è prima di tutto opportuno che queste posizioni vengano esaminate e dibattute negli organi all'interno del Consiglio Regionale; ma a coloro che eventualmente ritenessero di avere qualche dubbio, qualche sospetto, e ritenessero di procedere nelle insinuazioni che hanno fatto, io rivolgo la viva preghiera di accedere anche ad altri organi competenti in proposito. Si sa che i ricorsi possono essere presentati, da qualunque cittadino, anche alla Magistratura,ed io personalmente non ho alcuna difficoltà ad essere sottoposto a questo giudizio. Desidero dichiarare questo perché deve essere ben chiaro che se si vuole fare la battaglia politica contro certe impostazioni politiche non si ha diritto, in uno Stato Civile, di farla su un piano personale, soprattutto estendendo ombre di presunto immoralismo senza averne la capacità, senza avere la volontà di dimostrarlo e senza credo, averne obiettivamente alcun motivo.
Siccome ciascuno di noi ha diritto di vedere tutelata la propria dignità personale, credo sia giusto in questa sede dichiarare la mia amarezza per questo modo di condurre la lotta politica mentre dichiaro di essere pronto a mettere a disposizione della Giunta delle elezioni, così come della Magistratura, tutta la documentazione che ritengo collochi la mia elezione a Consigliere Regionale in una posizione di perfetta compatibilità. E se avrò torto vuol dire che mi sarò sbagliato, ma mi sembra giusto che in questo momento io debba chiedere di tutelare la mia dignità e moralità personali, che fino a prova contraria ritengo di avere e rispetto alle quali so di poter andare a fronte alta di fronte a tutti.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, ci rimane ancora un punto che siamo tenuti a esaminare stamani.
La parola al Consigliere Besate.



BESATE Piero

Quale Vicepresidente anziano della Giunta delle Elezioni, mi trovo a svolgere le funzioni di Presidente, ed in questo momento comunico che convoco la riunione per giovedì 3 febbraio alle ore 9,30 in questa sede con all'o.d.g. la nomina del Presidente e del Segretario ed il programma di lavoro della Giunta. L'avrei convocata per oggi stesso, ma l'assenza in questa aula, per congedo, di taluni Consiglieri che sono membri della Giunta delle Elezioni, quali Benzi, Simonelli ed altri, mi impedisce di farlo, quindi comunico al Consiglio che è convocata per giovedì 3 febbraio alle ore 9,30 nel palazzo delle Segreterie.



PRESIDENTE

Gliene dò atto.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Esame dello schema di osservazioni al Decreto del Presidente della Repubblica relativo al riordinamento del Ministero della Pubblica Istruzione


PRESIDENTE

Passiamo al punto quarto all'o.d.g. che reca: "Esame dello schema di osservazioni al Decreto del Presidente della Repubblica relativo al riordinamento del Ministero della Pubblica Istruzione".
Ha facoltà di parlare la relatrice Soldano.



SOLDANO Albertina, relatrice

Ritengo, in sede preliminare, di dover informare il Consiglio che lo schema di decreto in esame è pervenuto alla Presidenza del Consiglio della Regione Piemonte il 29 novembre, fu assegnato per l'esame preliminare alla III^ Commissione il 1° dicembre; alla stessa Commissione pervennero in seguito il 21 dicembre le osservazioni della Giunta in proposito. Pertanto la scadenza per l'espressione del parere del Consiglio avviene oggi 28 Gennaio.
La relazione che viene presentata e il risultato di un lavoro collegiale svoltosi con l'apporto personale dei singoli membri. Tale lavoro, nella sostanza, è pervenuto alle stesse conclusioni cui in precedenza era già pervenuta la Giunta Regionale. Pertanto questa fu una nuova occasione di convergenza.
Si inizia con una serie di argomentazioni giuridico-costituzionali che risultano indispensabili per comprendere pienamente il valore delle affermazioni in essa contenute. In particolare, si è ritenuto di dover evidenziare che i decreti per il riordinamento dell'Amministrazione Statale sono emanati secondo le leggi di delega 18 marzo 1968, n. 249, indicati dalla legge 28 ottobre 1970 n. 775 che, oltre a prorogare la delega, ha stabilito che il riordinamento dell'Amministrazione dello Stato sia attuata in conformità e contestualmente all'attuazione dell'ordinamento regionale.
Inoltre, la Commissione ha rilevato che i criteri stabiliti per il riordinamento dei servizi e delle strutture prevedono in sede centrale la riduzione delle Direzioni Generali e delle Divisioni, come analogamente prevedono le riduzioni degli uffici periferici "in conseguenza del trasferimento alle Regioni delle funzioni amministrative a norma dell'art.
118, secondo comma della Costituzione"; inoltre fissano la riduzione dei ruoli organici degli impiegati civili e degli operai dello Stato "con l'effettiva riduzione o soppressione dei posti, richiesta dal trasferimento di funzioni, uffici e personale alle Regioni e dalla delega ad esse di funzioni amministrative statali".
Si osserva che i decreti per il riordinamento dovrebbero essere emanati "di norma contestualmente" a quelli di trasferimento e di delega delle funzioni amministrative alle Regioni. Infatti detti decreti dovrebbero seguire un iter analogo a quello dei decreti delegati sul trasferimento delle funzioni amministrative, per quanto concerne l'ordinamento degli uffici statali periferici.
Pertanto si deve prendere atto, anche in questa occasione, della mancata contestualità dei decreti relativi alla materia (istruzione artigiana e professionale; assistenza scolastica; musei e biblioteche di Enti locali). Inoltre si deve lamentare che il presente schema di decreto ignora completamente l'individuazione delle funzioni amministrative da delegare alle Regioni.
In base agli artt. 117 e 118 della Costituzione, nella relazione si ribadisce pertanto che spettano alla Regione le funzioni amministrative nelle materie enunciate e secondo l'art. 17 della legge 16.5.70 n. 281, e si sottolinea che resta allo Stato "la funzione di indirizzo e di coordinamento" e che il trasferimento delle funzioni amministrative "deve avvenire per settori organici di materie", sino a comprendere le cosiddette "competenze connesse" a quelle regionali, con l'attrazione nell'orbita della Regione di ogni altra competenza dello Stato. Non a caso, infatti sono previsti dalla legge il trasferimento e la delega, istituti che attribuiscono la totale responsabilità amministrativa della Regione nel settore.
Già in sede di discussione sui precedenti schemi di decreti delegati concernenti il trasferimento delle funzioni amministrative statali in materia di istruzione artigiana e professionale e in materia di assistenza scolastica e musei e biblioteche di Enti locali, il Consiglio Regionale piemontese aveva rilevato che detti decreti tendevano ad interpretare in senso restrittivo il trasferimento di funzioni amministrative dallo Stato alle Regioni, precostituendo la base per una mortificazione della competenza legislativa regionale.
Oggi ci si offre, purtroppo, una nuova occasione per prendere atto di un ulteriore tentativo da parte del potere centrale di vassallizzare, per così dire, l'Amministrazione Regionale, sino a spegnere quell'autonomia che, pure, e la legge e la Costituzione garantiscono entro la potestà d'indirizzo e coordinamento propria dello Stato. Si ritiene dunque di dover rilevare l'illegittimità dello schema proposto.
Nella relazione oggi presentata, dopo aver richiamato gli articoli ispiratori della Costituzione e dello Statuto della Regione Piemonte nonché l'art. 17 della legge 281, la Commissione ha ritenuto di dover sottolineare i concetti già espressi in occasione della discussione circa i precedenti schemi di decreti delegati. Mi rivolgo pertanto alla cortesia dei colleghi Consiglieri, per chiedere loro di riconsiderare, in questa occasione, i concetti espressi al riguardo in precedenza dal Consiglio Regionale sulla formazione professionale e sull'assistenza scolastica, che sono d'altra parte ampiamente riportati nella presente relazione.
A questo punto, occorre rilevare che il decreto in esame, concernente il riordinamento del Ministero P.I., non tiene in alcuna considerazione non soltanto la nuova impostazione dei problemi relativi alle materie di competenza delle Regioni in base al dettato costituzionale, ma tende a considerare le materie stesse in senso decisamente restrittivo, né tiene conto delle prospettive di decentramento democratico richiamate e dall'art.
118 della Costituzione e dall'art. 17 della legge 281.
Si tratta, cioè, di un provvedimento a sé stante, per così dire, chiuso in un isolamento tipicamente accentratore, burocratico, e gerarchico staccato dalla nuova realtà regionale, in netto contrasto con le elaborazioni programmatiche che, da tempo ormai, vengono fornite alle Regioni stesse a cura del Ministero della P.I., del Governo e di altri settori della Pubblica Istruzione.
In particolare, mi pare basti osservare che il numero delle direzioni generali del Ministero rimane invariato (n. 13 ), mentre le denominazioni delle medesime, che vorrebbero rivelare un certo spirito innovatore assumono, di fatto, un puro significato nominalistico e formale, sino a fare appena intravedere un modesto decentramento burocratico. Non si tiene conto, cioè, di alcuni gravi problemi che oggi travagliano il mondo della scuola, con particolare riferimento alla gestione, al modo di organizzazione interna, nonché ai rapporti della scuola con la società attraversando i quali la scuola va assumendo sempre più il ruolo di un servizio pubblico, in senso promozionale e partecipativo.
In sintesi, tutto lo schema rivela la mancanza, per non dire la negazione del ruolo determinante assunto dal nuovo istituto regionale nell'ambito dello Stato: manca, cioè, una chiara scelta politica di fondo in cui si possa configurare il corretto rapporto tra il potere centrale e le Regioni, nel rispetto delle reciproche competenze e in un quadro globale di crescita democratica.
Lo schema risulta oggi privo di tale chiara impostazione politica, e piuttosto denota un'evidente intenzione accentratrice; perciò è in netto contrasto con le esigenze di decentramento e con le competenze amministrative e legislative delle Regioni e compromette seriamente il ruolo politico e legislativo della Regione, anche ai fini della realizzazione della graduale riforma dello Stato.
L'ultima parte della relazione espone dettagliatamente alcune critiche e osservazioni, con particolare riferimento all'art. 1, che, in realtà risulta simile a quello di altri decreti emanati al riguardo per altri Ministeri, cioè tendente ad attribuire al Ministero la facoltà di sindacare, indirizzare, condizionare la stessa facoltà legislativa della Regione; anzi, si osserva che neppure il Commissario del Governo ha un tale potere.
Altre osservazioni sono relative alle Direzioni Generali che, così come sono presentate, appaiono in modo confuso e ambiguo. Ciò vale prima di tutto per la Direzione Generale per la programmazione ed il coordinamento che giunge, in sostanza, a contrapporsi o quanto meno a sovrapporsi in modo settoriale sia alla programmazione nazionale, sia all'attività di indirizzo e coordinamento, in un'assoluta negazione del ruolo regionale che, a tale riguardo, è insostituibile. Analoghe osservazioni si fanno poi relativamente agli istituti d'arte statali, alle scuole magistrali, proprio nel rispetto delle affermazioni espresse relativamente alla formazione professionale e, per quanto concerne le scuole magistrali, anche alla politica della famiglia.
Inoltre si precisa che l'aggiornamento del personale docente deve essere affidato alla Regione almeno sotto forma di delega.
Riserve si esprimono poi circa la Direzione Generale prescolastica, che risulta limitativa per la Regione, con particolare riguardo all'assistenza scolastica.
Circa le direzioni generali preposte al personale e all'ordinamento universitario, si ribadisce il principio dell'autonomia universitaria e quello della responsabilizzazione delle componenti universitarie rilevando, o meglio, ripetendo che la Regione è il vero interlocutore politico dell'Università. Altre riserve si esprimono circa la destinazione dei beni librari, archeologici, artistici, monumentali che, nel quadro dell'educazione permanente, insieme ai musei e alle biblioteche, dovrebbe considerare la presenza attiva e responsabile della Regione.
Sull'edilizia scolastica si precisa altresì che, avendo essa attinenza con alcune materie quali l'urbanistica e la pianificazione territoriale di competenza regionale, dovrebbe essere affidata, quanto meno per delega alla Regione.
Si esprimono quindi perplessità circa la figura del sovrintendente scolastico, in quanto corre il rischio di presentarsi come una duplicazione, sino a prefigurare una potenziale conflittualità con l'Assessore Regionale all'istruzione.
Per tutte le considerazioni espresse, e anche perché tale schema di decreto corre il rischio di determinare in senso pesantemente restrittivo l'attività legislativa della Regione, la Commissione conclude che detto schema per il riordinamento del Ministero P.I. è da respingere perché in netto contrasto con gli orientamenti di ordine giuridico-costituzionale ormai assunti dallo Stato in molti suoi atti e perché risulta unicamente ispirato ad una concezione antiregionalistica, gerarchica, burocratica tendente a paralizzare, nel modo più deteriore del termine, il ruolo politico e promozionale delle Regioni.
In verità, si deve ancora precisare che questo schema di decreto prefigura tutta una serie di attribuzioni che, in quanto ispirate a criteri accentratori e burocratici, a scapito dell'autonomia regionale e della ineludibile responsabilità politica oltre che amministrativa della Regione determineranno in senso restrittivo anche le leggi quadro in materia e lo stesso esercizio della potestà legislativa della Regione, provocheranno non soltanto infiniti conflitti di competenze, ma altresì contribuiranno ad accrescere la crisi della Scuola.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Besate.



BESATE Piero

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, io non mi soffermerò sugli aspetti generali e particolari delle osservazioni che la collega Soldano per conto della III^ Commissione, ha egregiamente ed esaurientemente svolto. Sono evidenti, del resto, gli elementi di novità che le osservazioni allo schema per il riordino del Ministero della P.I.
introducono rispetto ai documenti analoghi approvati per il riordino di altri Ministeri, come avrete potuto notare stamani, quando il documento vi è stato consegnato. Ciò è stato possibile d'altro canto perché la III Commissione ha potuto fare tesoro e avvalersi delle fatiche delle Commissioni che l'hanno preceduta su questa strada, ma non solo per questo è soprattutto il momento di effettivo trapasso di funzioni, quale quello che stiamo vivendo, ed è il fatto incontestabile che la materia - la scuola è tra le strutture della società quella che più fortemente è in crisi, ed è a sua volta una delle componenti non secondarie della profonda crisi politica e sociale che travaglia l'Italia.
E' tanto profonda questa crisi e i suoi dati sono tanto noti, che pu sembrare persino pedante che ci si soffermi su una materia il cui titolo la presenta come una delle tante riserve di caccia, tipiche della tecnica burocratica, cioè riordinamento del Ministero ecc.
In realtà, a chi ha presente il pesante contrattacco contro tutto quanto, in questi anni travagliati, si è mosso in senso democratico alla ricerca faticosa di vie nuove per collegare la scuola alla società, per fare entrare la vita viva nella scuola, in una parola contro tutto ciò che si muove per riqualificare e riformare la scuola, a partire dal diritto allo studio fino alla partecipazione, può sembrare futile o semplicemente rituale soffermarsi più che tanto su un provvedimento come questo. Eppure c'è un legame necessario e funzionale tra questo provvedimento e l'incredibile avviso di reato per le pretese assenze non registrate, che tanto scalpore ha suscitato e suscita nel nostro Paese, tra questo provvedimento e lo stato di insicurezza e di insoddisfazione di gran parte degli insegnanti a tutti i livelli, tra questo provvedimento e le lunghe esasperanti code agli sportelli dell'Università di Torino per ottenere un documento o per presentare gli statini.
A proposito dell'Università, mi pare che sia più urgente che mai che sia dato seguito alla mozione votata dal Consiglio e che ha impegnato la Giunta a muoversi in questa direzione.
Il legame di cui parlavo si stabilisce perché lo schema, lungi dal presentare un avvio di soluzione, dall'assumere un ruolo di componente rinnovatrice, ribadisce e aggrava tutti i mali della scuola. Quindi non si tratta tanto di una serie di osservazioni che siano la solita lamentazione circa il solito spirito antiautonomistico dei poteri centrali; si tratta di una seria, puntuale, competente quanto vigorosa denuncia di un tentativo di soffocare ancora di più la scuola. Non solo, ma riteniamo che o si prende consapevolezza del ruolo regionale in questo campo, cioè si prende coscienza che la competenza regionale è uno degli imprescindibili fattori di riforma del sistema educativo e formativo, o andremo verso una crisi ancora più aggravata della scuola, che non potrà non diventare crisi dell'intera società.
Si tratta quindi di responsabilità politiche, e noi non possiamo non lanciare un severo richiamo a quelle forze che giocano sulla crisi del Paese, con sconfinato cinismo e fredda determinazione. Non è senza significato che il terreno degli esercizi rituali di queste forze oscure sia quello dell'attacco alle componenti democratiche della scuola e dell'attacco all'occupazione, agli operai in - modo premeditatamente provocatorio, passando sopra ogni e qualsiasi elementare principio di rispetto civile e umano. Anzi, solo stamani abbiamo visto nella sede del Consiglio Regionale la presenza di molti di questi operai che subiscono questo attacco provocatorio.
C'é gente che ritiene di avere a disposizione le due pistole pendenti ai fianchi come i pistoleri di "Mezzogiorno di fuoco": referendum o elezioni anticipate; con queste pistole sperano di bloccare le riforme l'unità, la democrazia. Ebbene, se c'é un campo nel quale un simile calcolo non solo è socialmente criminale, non solo è irresponsabile, ma è destinato a scontrarsi con la realtà, questo campo è la scuola. Non varranno i grotteschi richiami forcaioli e provocatori come quelli che sono partiti proprio da Torino, quando uno scopritore dell'acqua calda scriveva minaccioso che a scuola si va per studiare. Certo, a scuola si va per studiare, e i primi a volerlo sono i figli degli operai e degli impiegati che non possono essere mantenuti dalle famiglie, ma in una scuola fallita per l'autoritarismo, per i privilegi di caste, per l'insipienza dei governanti, che non è soltanto fallimento del centro sinistra o dei.
Ministri Gui o Misasi, ma è il fallimento di un'intera classe dominante oggi non si è più in grado di accogliere i bambini delle elementari, né di consegnare un certificato amministrativo ad uno studente universitario.
Altro che fomentatori di disordini! I fomentatori di disordini cercateli in primo luogo nel Governo, tra i baroni, tra tutti coloro per i quali la scuola non significa istituzione sociale per i giovani e la società, ma riserva di caccia di sprechi, e che infine considerano la scuola pubblica di massa non più la loro pupilla prediletta che forma a spese della collettività i dirigenti integrati nel sistema di sfruttamento, ma un pericoloso focolaio di critici di questo sistema, cioè dei monopoli e delle concentrazioni finanziarie. Ma la stragrande maggioranza degli uomini di scuola vive, fatica e lotta sull'altro versante; non è esagerato dire che se oggi la scuola italiana si regge ancora in piedi e ha filoni di validità, ciò è dovuto essenzialmente allo spirito di sacrificio, spinto oltre una ben compresa coscienza della propria missione, della maggioranza degli insegnanti, soprattutto nelle scuole elementari e dell'obbligo in generale, ma anche nelle superiori e persino nell'Università, come dimostrano quei docenti che stanno pagando di persona l'amore all'insegnamento, ai giovani, alla scuola, alla cultura come diritto sociale; il loro amore alla democrazia. Ma non sono certamente costoro che hanno ispirato il provvedimento ministeriale che ci viene proposto, sono quelli dell'altra sponda. C'é in fondo, persino motivo di compiacersi nel constatare a quale grado di ottusità sono pervenuti; se sono in buona fede c'é da domandarsi come essi possano ricoprire incarichi tanto importanti perché provvedimenti come questo, se passassero così come ci sono stati presentati, non sarebbero che fonti di disordini, di sprechi, di regresso comunque hanno fatto il loro tempo, e lo dimostra la larga convergenza che magari con motivazioni diverse, respinge quel documento presentando le vere alternative semplici, concrete, valide per porre una delle basi strutturali per il rinnovamento e la riforma delle strutture educative e formative, per la riforma della pubblica amministrazione, la quale è una delle condizioni essenziali dell'attuazione delle riforme sociali e del consolidamento democratico.



PRESIDENTE

Non vi sono altri iscritti a parlare. Non so se la relatrice desideri replicare.
Scusi, Assessore Visone, spetta prima alla relatrice di replicare a chiusura della discussione, a termini di Regolamento, successivamente alla Giunta di esporre la propria opinione se lo ritiene.
Vi è ancora il Consigliere Conti che desidera parlare, ne ha facoltà.



CONTI Domenico

Sarò brevissimo per evidenti motivi, congiungendo ad un tempo le osservazioni su quanto la Commissione ci ha presentato circa la proposta di riordino del Ministero della P.I. e la dichiarazione di voto del mio gruppo.
Sostanzialmente, come è stato peraltro lumeggiato dalla relazione della Commissione, noi siamo per un rifacimento totale del documento, e in questo senso abbiamo portato un contributo nella Commissione, soprattutto per quattro ragioni fondamentali: innanzi tutto perché il documento di riordino prefigura un tipo di scuola inaccettabile; basterebbe leggere il disposto dell'art. 1 dove si dice che nella sostanza il progetto di riordino è ricalcato per la gestione nell'ambito delle vigenti norme in materia di istruzione, di antichità e belle arti, di biblioteche che non siano trasferite o delegate alle Regioni, per cui si prefigura - sia pure con dei dispositivi di razionalizzazione - un tipo di scuola che è superato in definitiva, un tipo di scuola garantista, formalmente garantista distributrice di titoli e di riconoscimenti formali, ma non una scuola che in senso promozionale risponda effettivamente alle attese e alle esigenze di chi la deve frequentare e dell'intera comunità sia regionale che nazionale. Quindi lo respingiamo per questo motivo.
In secondo luogo, per un motivo di illegittimità, perché riteniamo che la contestualità fissata dalla legge 765 secondo la quale si sarebbe dovuto operare congiuntamente il riordino del Ministero, le leggi quadro in materia, i decreti delegati per il trasferimento alle Regioni e le deleghe alle Regioni di materie amministrative ex art. 18 non è stata realizzata.
E' vero che il dispositivo della legge dice "di norma sia operata questa contestualità", ma qui credo che il concetto di norma valga soltanto per ciò che si riferisce cronologicamente alla promulgazione dei dispositivi non alla sostanza che collega in modo inscindibile queste quattro cose a cui ho accennato. Quindi è contro lo spirito e la sostanza della legge 765.
Una terza ragione è che offre parecchi spunti per sollevare eccezione di anticostituzionalità proprio perché lede i diritti dell'autonomia regionale fissati dall'art. 117 e desumibili in qualche modo dall'art. 118 e dallo stesso impegno che la legge 765 faceva al Governo.
Infine - e con questo concludo data l'ora - siamo contro e riproponiamo il rifacimento complessivo del documento, perché rende impossibile la riforma della scuola. Questa riforma non deve attuarsi al di sopra e al di fuori delle Regioni, le quali saranno poi chiamate eventualmente a gestirla questa riforma, ma il decentramento regionale (mi esprimo in forma sintetica) è un momento essenziale per la riforma della stessa. Difatti, la Regione e l'ambito territoriale e anche politico dove è possibile cogliere e in qualche modo tentare di governare tutte le fondamentali interrelazioni che debbono presiedere a una riforma della scuola, cioè le interrelazioni fra la scuola e la società nel suo complesso, la scuola e il mondo culturale, la scuola e il mondo del lavoro, la scuola e le famiglie e la comunità sociale. Ora, l'ambito dove è possibile governare e in qualche modo rispondere validamente a queste necessità, è proprio la Regione.
Bisognava che le leggi quadro considerassero questa eventualità, fossero un primo avvio della riforma scolastica, proprio configurando un'articolazione di massima della scuola che tenesse conto di quanto dicevo sopra; in un secondo tempo si sarebbe potuto poi giungere ai diversi dispositivi di legge concernenti, supponiamo, la scuola dell'obbligo, il diritto allo studio, la scuola media superiore e via dicendo, veramente con in mano gli elementi necessari per operare questa riforma.
Per questi quattro motivi il nostro Gruppo si associa pienamente a quanto espresso dalla commissione per bocca della Consigliera Soldano in materia del riordino del Ministero della P.I., e si augura che questo contenuto sia preso nella debita considerazione e che quanto prima siamo messi nella condizione di considerare un nuovo documento che tenga conto delle osservazioni e delle eccezioni sollevate.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Prof.ssa Soldano.



SOLDANO Albertina, relatrice

Desidero ringraziare per i loro interventi il Presidente della III Commissione Besate e il collega dott. Conti, in quanto hanno puntualizzato i problemi che sono affiorati nella trattazione quasi telegrafica che io ho dovuto fare.
In modo particolare dichiaro di essere d'accordo sulla necessità di considerare con tutta serietà e impegno il problema della scuola, quello dei rapporti tra scuola e società, il ruolo della Regione nei confronti della scuola, e asserisco che è venuto il momento in cui bisogna fare delle scelte coraggiose; ma ritengo doveroso precisare che occorre che anche il potere centrale comprenda questi complessi, inderogabili problemi.



PRESIDENTE

La Giunta desidera rispondere? Ha facoltà di parlare l'Assessore Visone.



VISONE Carlo, Assessore all'istruzione

Signor Presidente, colleghi, a nome della Giunta e mio personale desidero ringraziare la relatrice Consigliera Soldano e la III Commissione per il lavoro svolto, e dichiaro di concordare nello spirito e nella sostanza con le tesi enunciate.
Sia dal punto di vista giuridico-costituzionale, sia da quello dell'azione amministrativa e legislativa che la Regione dovrà svolgere occorre ribadire che alla Regione devono essere garantite tutte le sue competenze per trasferimento o per delega, nel rispetto dei settori organici di materie. Soltanto in una chiarezza di rapporti tra il Governo e le Regioni, nel rispetto reciproco e con ferma volontà di collaborazione nell'ambito delle specifiche competenze, sarà possibile rispondere adeguatamente alle esigenze sempre nuove della nostra società e, nello stesso tempo, attuare la riforma globale dello Stato in senso veramente democratico e partecipativo.
Il progetto di decreto presidenziale per il riordino del Ministero della P.I. che oggi è presentato al Consiglio, convenientemente illustrato dalla relazione della III Commissione, è da respingere per l'ispirazione accentratrice e burocratica che lo ha determinato, in modo del tutto avulso dalla nuova realtà regionale, anzi negatore di questa realtà.
Non ritengo opportuno ripetere a mia volta le argomentazioni che hanno ampiamente illustrato il problema sia nella relazione, sia nel dibattito che ne è seguito. Ritengo però doveroso dichiarare che la Giunta condivide la proposta di respingere il decreto in quanto lesivo, nella sua impostazione generale, dell'autonomia regionale, così come viene sancita dalla Carta Costituzionale e particolarmente avulso dalla realtà dei problemi generali, con specifico riguardo a quelli, sempre più gravi e indilazionabili, della scuola e del lavoro.



PRESIDENTE

Non sono stati presentati emendamenti. Non so se qualche Consigliere si riservi di presentarne al progetto che è stato presentato.
Nessun altro chiede di parlare per dichiarazione di voto, quindi possiamo procedere alla votazione delle osservazioni del Consiglio Regionale allo schema del decreto del Presidente della Repubblica concernente il riordinamento del Ministero della P.I.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.


Argomento:

Interrogazione (annuncio)


PRESIDENTE

Prego il Segretario Consigliere di dare lettura dell'interrogazione che è pervenuta al banco della Presidenza.



GERINI Armando, Segretario

Legge l'interrogazione dei Consiglieri Curci e Carazzoni circa la denuncia fatta dai cittadini di Lauriano Po sull'imperversare della delinquenza in quella località.


Argomento:

Ordine del giorno della prossima seduta


PRESIDENTE

Il Consiglio Regionale è convocato (in sede che mi riservo di stabilire successivamente, perché, data l'importanza degli argomenti trattati, se fosse disponibile l'aula di Palazzo Madama, sarebbe conveniente tenervi la seduta di Consiglio per discutere la situazione economica della nostra Regione), i giorni 2 e 3 febbraio alle ore 10 e alle ore 16, con riserva di proseguire il giorno 4 febbraio, con il seguente o.d.g.: 1) Approvazione verbali precedenti sedute 2) Comunicazioni del Presidente 3) Relazione della Giunta Regionale sulla situazione economica regionale, industriale in particolare, all'inizio del 1972. Discussioni ed eventuali deliberazioni 4) Statuto dell'Ires. Relatore Garabello 5) Discussione sugli adempimenti di legge relativi alle leggi della Repubblica sulla montagna e sugli asili nido 6) Esame di mozioni sui seguenti argomenti: a) nuovi prezzi delle autovetture Fiat b) situazione edilizia a Bardonecchia c) libertà di stampa 7) Interpellanze ed interrogazioni.
Vi sono obiezioni a questo o.d.g.? Non ve ne sono, quindi è approvato.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 14,20)



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