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Dettaglio seduta n.7 del 17/09/70 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VITTORELLI


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni - Presidente della Giunta Regionale

Comunicazioni del Presidente della Giunta


PRESIDENTE

La seduta e aperta Al primo punto all'o.d.g. sono iscritte "Comunicazioni del Presidente della Giunta" Ha facoltà di parlare il dott. Calleri.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Signor Presidente, signori Consiglieri, era mia intenzione, nella presente tornata del Consiglio Regionale, limitare il mio intervento ad alcune brevi e sintetiche comunicazioni, essendomi parso, dopo maturata riflessione, del tutto sproporzionata alla realtà del presente periodo di vita degli organi regionali, la pretesa di presentare, sotto la solenne dizione di "dichiarazioni programmatiche", i modesti traguardi, anche se importanti, verso i quali per ora possiamo camminare. Ed essendomi parso altresì non confacente alla dignitosa economia dei nostri lavori ed alla severa serietà del nostro impegno, l'una e l'altra tutelate con vigile scrupolosa ed abile attenzione dal nostro Presidente del Consiglio, recare a nome della Giunta, impostazioni ed indirizzi di carattere programmatico generale che il Consiglio può e deve certamente discutere, ma non può in questa fase essere la Giunta, organo di esecuzione e di attuazione, a proporre, in assenza com'è degli strumenti e delle possibilità operative necessari per trasformare impostazioni ed indirizzi in concreta realtà operante. Mi è sembrato in sostanza che di vere e proprie dichiarazioni programmatiche la Giunta potrà correttamente parlare solo quando attraverso l'iniziativa legislativa da un lato e le funzioni amministrative dall'altro, essa disporrà degli strumenti per incidere sostanzialmente nella realtà politica e sociale della Regione. Prima di questo tempo, che tutti peraltro auspichiamo a breve scadenza, la Giunta come gli altri organi regionali ha compiti, strumenti e mezzi così circoscritti che solo una fertile ed effervescente fantasia potrebbe loro attribuire un taglio programmatico.
Ecco la ragione per cui la Giunta ha richiesto di porre all'o.d.g. dei lavori del Consiglio, sotto la ben più modesta voce di "comunicazioni" questi suoi primi passi, indirizzati alla ricerca di un suo modo di essere di collegarsi e di misurarsi con la complessa realtà dei problemi dell'autonomia regionale e del suo strutturarsi nella prefigurazione dei compiti e delle funzioni che sarà, tra non molto, chiamata ad assolvere. E nel limite di queste comunicazioni mi sarei sicuramente trattenuto ed al solo scopo di recare doverosa conoscenza al Consiglio, da taluni aspetti delle nostre attività, se alcune interessanti ed impegnative questioni non fossero state diligentemente poste all'attenzione del Consiglio da alcuni colleghi Consiglieri, rendendo doverosa, se non sui piano di una specifica e peraltro non possibile attività operativa, certo sul piano delle dichiarazioni di principio, una mia precisa risposta. La quale peraltro non si inserisce, né si sovrappone come un fatto estraneo e diverso alle comunicazioni che mi ero ripromesso di fare al Consiglio, ma con esse si collega pur ampliandone il contenuto e collocandolo in un discorso di carattere più organico e generale che mi sembrava per ora di non poter ancora correttamente disegnare come impegno esecutivo proprio della Giunta.
Non mi pare dubbio ad esempio che la comunicazione che intendevo dare al Consiglio sull'incontro da me avuto con il Ministro delle partecipazioni statali, per cercare uno sbocco positivo al problema della Falconi di Novara, così come la comunicazione circa l'avvio di una serie di contatti preliminari, per appurare con precisione l'effettivo stato dei fatti e delle trattative relative alla Gallo e Rivetti di Andorno Micca, non tanto e non solo riguardano il pur doveroso e sentito impegno di solidarietà e di interessamento e di sostegno che da parte nostra non può certo mancare perché ritorni in tante famiglie la tranquillità del lavoro e la serenità del domani ed in un intera piaga la certezza di non dover precipitare nella sconsolata logica della depressione, ma anche molto più si riferiscono risalendo dalla viva ed umana concretezza delle singole situazioni ad una più ampia e generale problematica, all'impegno ed alle finalità programmatorie della Regione ed evidentemente ai suoi contenuti di equilibrio territoriale e settoriale delle occasioni e delle condizioni lavoro.
A questo impegno ed a questa prospettiva si collegano le comunicazioni intorno alla deliberazione assunta dalla Giunta, di affidare all'IRES la pronta elaborazione del secondo piano regionale di sviluppo e la proposta di deliberazione odierna intesa a porre le indispensabili premesse per una stabile regolamentazione dei rapporti tra la Regione e l'IRES stesso. Anche per mettere in moto prontamente, sia sul piano della definizione che della concreta determinazione, gli strumenti di interventi destinati a contrastare ed evitare quel tipo di indiscriminata proliferazione di localizzazioni industriali che ha lamentato il Consigliere Berti e le cui conseguenze non pare davvero che si collochino nella linea della programmazione regionale, ma molto più probabilmente sono, rispetto ad essa, in netta e totale contraddizione. Non da oggi personalmente lamento questo tipo di insediamenti e non da oggi sostengo che la cosiddetta contrattazione programmata contratta e programma in realtà ben poco se i risultati sono quelli ai quali assistiamo.
Questo specifico argomento, d'altronde, è stato oggetto del mio primo intervento in Consiglio Regionale e per quanto possa essere antipatico citare se stessi, mi permetto qui di ripetere ciò che dissi allora: la localizzazione di impianti industriali cosiddetti trainanti e comunque destinati a provocare vistosi fenomeni di agglomerazione e di addensamento non può sicuramente più essere abbandonata a scelte operate in base a criteri di mera convenienza aziendale, ma deve essere orientata verso obiettivi di ordinato e di equilibrato sviluppo territoriale. Poiché non abbiamo strumenti di intervento a disposizione e poiché comunque ritengo in concreto ed oggettivamente che si debba fare una preventiva verifica di compatibilità - perché una nostra posizione di protesta potrebbe in ogni caso apparire affrettata o aprioristica ove ciò non avvenisse, e sarebbe perciò pregiudizievole al prestigio ed alla serietà con cui intendiamo affrontare questi problemi - mi permetto di proporre al Consiglio, ai fini di questo tipo di indagine conoscitiva, la costituzione di una Commissione mista di indagine, formata dalla Giunta e da membri del Consiglio, alla quale demandare l'incarico di compiete tale verifica avvalendosi della collaborazione dell'IRES e cercando di raccogliere, a livello delle imprese interessate, ogni utile notizia. Ove la costituzione di tale Commissione venisse accolta, mi proporrei evidentemente di radunare i Capigruppo in una pausa dei lavori del Consiglio, per le necessarie determinazioni.
Nel quadro degli obiettivi di una politica decisamente volta alla tutela della salute dei cittadini, si inserisce la comunicazione relativa agli incontri avuti con il Sindaco della città di Torino per elaborare insieme un'incisiva linea d'azione nella lotta contro gli inquinamenti dell'acqua e dell'aria. Anche la Provincia di Torino, tramite l'Assessorato all'Igiene e alla Sanità, si è proposta di dare la più ampia collaborazione e di recare il proprio fattivo contributo alla soluzione di un problema che ogni giorno è destinato ad aggravarsi, ove non si varino presto provvedimenti capaci di rimuovere ed annullare le cause di inquinamento. E non appena gli uffici del medico provinciale mi comunicheranno di avere esperito le dovute indagini io, che sono il Presidente della Giunta Regionale e che pertanto ho facoltà di convocare il Comitato previsto dalla legge per la lotta contro l'inquinamento, impegnerò il Comitato stesso in un lavoro di attento e consistente intervento. Spero davvero che ciò non debba capitare, a causa di misteriose e poco comprensibili vischiosità burocratiche, in una qualche poco augurale giornata del prossimo inverno quando appare davvero che l'unico modo di non essere sopraffatti dallo smog sia quello che arrivi presto la primavera. Si tratta, come l'opinione pubblica comincia chiaramente a concepire, di un problema non certo secondario nella programmazione degli interventi nel settore sanitario e per di più sotto un profilo, quale quello della lotta preventiva, che costituisce uno dei capitoli più qualificanti della crescita civile.
Certo la Regione deve predispone i proprii strumenti su questo come su altri problemi, l'agricoltura, i trasporti, l'urbanistica, le scuole professionali, il decentramento amministrativo, per non citarne che alcuni.
Così come deve predisporre idonei strumenti per il compito legislativo che l'attende, che è il momento più significativo della più autentica rivoluzione istituzionale democratica del nostro Paese. Noi abbiamo la fortunata sorte di essere i primi protagonisti, ma sentiamo tutti certamente anche il carico di severa responsabilità che da questo deriva.
La proposta di delibera che la Giunta presenta al Consiglio per l'autorizzazione a richiedere all'amministrazione dello Stato e degli Enti locali il comando di un primo gruppo di dipendenti, si fa pienamente carico di questo senso di responsabilità. Con essa ci si propone di costituire un primo gruppo di uffici, impegnati ad approfondire fin d'ora e a dare concreta e qualificata impostazione agli aspetti legislativi, tributari e del decentramento, alla Regione e dalla Regione, delle funzioni amministrative, nonché di rinforzare autorevolmente i quadri funzionariali a disposizione del Consiglio, già ben chiaramente prefigurato, come ieri ho avuto occasione di accennare, nell'espletamento della sua più rilevante funzione di organo legislativo.
Signor Presidente, signori Consiglieri, la Giunta intende procedere con ordinata gradualità e sistematicità all'organizzazione degli uffici, fin d'ora avviando l'approntamento di tutto quanto potrà occorrere, sul piano degli studi e sul piano operativo, per essere immediatamente in grado di esercitare le proprie funzioni quando queste le verranno trasferite. Ma non certo per esercitarle nella prigione degli schemi e dei moduli tradizionali, ma in modo nuovo nella burocrazia delle nostre amministrazioni, in modo più agile, più funzionale, più aderente ai compiti nuovi che competono alla Regione.
Non scopriremo certamente la polvere e nemmeno la ruota nel perseguimento di questi obiettivi e nemmeno grideremo di averli scoperti molto più semplicemente recheremo un contributo di idee e di proposte in grado di realizzare un'articolazione funzionale e coordinata delle strutture burocratiche regionali, scevra da rigidità gerarchiche come da strozzature funzionali, capace invece di movimento, di iniziative, di inventiva e perciò riflettente le caratteristiche sulle quali vogliamo sia modellata la nostra Regione, nella sua funzione di interprete e di realizzatrice delle più profonde aspirazioni ed esigenze delle sue popolazioni alle quali è nostra ambizione offrire occasione e stimolo di partecipazione, in un ricco scambio di idee e di confronti affinché sia veramente possibile far crescere e prosperare quella virtù civile che è la democrazia in una comunità di progresso e di avanzamento.



PRESIDENTE

C'e qualche richiesta di chiarimento sulle comunicazioni del Presidente della Giunta? Nessuna.


Argomento: Organizzazione degli uffici - Regolamento del personale

Prima costituzione degli Uffici regionali - Determinazioni ai fini del comando di un primo gruppo di impiegati


PRESIDENTE

Non so se il Presidente della Giunta ritenga di avere già illustrato con le sue comunicazioni, il secondo punto all'o.d.g. o se voglia fare ulteriori dichiarazioni. Il secondo punto all'o.d.g. reca: "Prima costituzione degli uffici regionale. Determinazioni ai fini del comando di un primo gruppo di impiegati".



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Io non avrei che da aggiungere, allo schema di deliberazione che i Consiglieri dovrebbero avere, le determinazioni assunte in ordine alla prima costituzione degli uffici regionali. Quindi al punto 1) dovrebbe essere aggiunto: "determinare come segue, ai fini del comando, in aggiunta al primo nucleo impiegati di provenienza dall'Amministrazione provinciale di Torino, il primo gruppo di impiegati con qualifiche corrispondenti a quelle di diversa natura dei vari enti di provenienza: sei della carriera direttiva, tre per la carriera di concetto, otto per la carriera d'ordine e sei subalterni".



PRESIDENTE

E' aperta la discussione Qualcuno domanda la parola? Ha la parola il Consigliere Nesi.



NESI Nerio

Non ho capito bene quanti impiegati, dirigenti e funzionari comprende il primo nucleo che assumiamo e quali qualifiche hanno.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Sei della carriera direttiva, tre della carriera di concetto, otto della carriera d'ordine e sei subalterni.



NESI Nerio

In tutto ventiquattro?



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

No, ventitre.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Desidererei sapere se per la formazione di questo primo nucleo di funzionari si è dovuto ricorrere alla "chiamata" o se la Giunta si è trovata di fronte a un numero di domande (sarebbe interessante sapere quante) da parte di dipendenti di Enti locali. Questo per vedere se ha dovuto operare una scelta o no.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Non ho capito bene se si tratta dei primi che abbiamo già trovato presenti.



BERTI Antonio

No, di questi ventitré.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

No, si tratta di domande fatte all'Amministrazione regionale.



BERTI Antonio

Ma in numero di ventitré?



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

No, in numero molto superiore



BERTI Antonio

Si possono conoscere i criteri impiegati per la scelta dei funzionari?



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Non abbiamo criteri di scelta anche perché prima dobbiamo essere autorizzati dal Consiglio per quanto attiene alle qualifiche ed ai gradi.
Successivamente la Giunta prenderà contatto sulla base di valutazioni che spettano al Segretario Generale, in ordine alle funzioni che si vogliono attribuire a questi uffici, alle persone necessarie alla copertura di questi posti e ai successivi contatti con le Amministrazioni interessate in quanto tocca ad esse deliberare il distacco: non è competenza della Giunta.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Nesi.



NESI Nerio

La Giunta come interpreta l'art. 65, ultimo comma della legge Scelba quando dice: "Spetta al Consiglio Regionale determinare il numero e le qualifiche dei funzionari"? La Giunta per "qualifiche" intende "carriera direttiva" "concetto" ecc. oppure la specificazione "Capo Sezione" "Segretario economo" ecc.?



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Le qualifiche rimangono quelle che hanno nell'Amministrazione dove sono, non è che vi sia una grossa latitudine di interpretazione l'interpretazione è quella degli organici dello Stato in cui è dubbio se qualifica e grado hanno lo stesso significato sempre o solo per alcune particolari carriere. E' certo che l'interpretazione è la seguente: a seconda degli Uffici che si intende costituire, si prendono impiegati di concetto, d'ordine ecc. e il Consiglio ne determina il numero, naturalmente su proposta della Giunta che presenta il suo progetto.



NESI Nerio

Mi pare di notare una diversa impostazione tra la bozza che è a nostre mani e l'aggiunta che ci viene proposta verbalmente. Nella bozza a nostre mani le qualifiche sono precise: Segretario capo sezione, Segretario amministrativo, Segretario economo, ecc; e invece l'aggiunta verbale parla di carriera direttiva, di concetto ecc.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

La considerazione è molto attenta e pertinente, perché nella deliberazione precedente erano già stati concordati con l'Amministrazione provinciale quei determinati distacchi, quindi era possibile dare una definizione precisa. E' questa la differenza. Qui non c'e ancora nessun accordo con le amministrazioni di provenienza e quindi non si potevano definire i gradi.



NESI Nerio

Questo vuol dire che la Giunta riporterà in Consiglio i gradi più specificati? Cioè una volta che si siano conclusi gli accordi con le amministrazioni competenti la Giunta riporterà in Consiglio il tutto? O no?



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Penso di no, che non sia necessario sulla base delle competenze attribuite dall'art 65 comma ultimo della legge Scelba, perché per "qualifiche" si intendono esattamente queste grandi differenziazioni.



NESI Nerio

Se ho capito bene la Giunta intende, per qualifiche, secondo l'ultimo comma dell'art. 65 della legge Scelba: carriera direttiva, concetto ordine, subalterni. E' questo il pensiero della Giunta?



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Sì, grosso modo. Salvo quando sia in grado di dare più precise determinazioni. Nel caso di questa delibera ci sono state delle più precise determinazioni.



PRESIDENTE

Nessun altro chiede la parola? La discussione è chiusa.
Passiamo ora alla deliberazione. La proposta di deliberazione è composta di due punti con un emendamento aggiuntivo al termine del punto 1).
Non vi sono altri emendamenti presentati, credo che si possa procedere alla votazione sull'intero progetto di deliberazione, a meno che qualche Consigliere chieda la votazione per divisione. Nessuno la chiede.
Passiamo quindi alla votazione sulla proposta di deliberazione della Giunta. Nessuna dichiarazione di voto? Pongo allora ai voti la proposta di deliberazione di cui do adesso nuovamente lettura: "Il Consiglio delibera: 1) di determinare come segue un primo nucleo, con corrispondenti qualifiche previste nel Ruolo Organico del personale dell'Amministrazione provinciale di Torino - di impiegati di cui si reputa necessario il comando: Segretario Capo Sezione (Segreteria Generale) due Segretario Amministrativo uno Segretario economo capo d'Istituto scolastico uno Diplomato principale uno Aggiunto di Segreteria due Applicato dattilografo tre Di determinare pure come segue, ai fini del comando, in aggiunta al primo nucleo di impiegati di provenienza dell'Amministrazione provinciale di Torino, il primo gruppo di impiegati, con qualifiche corrispondenti a quelle di diversa natura dei vari Enti di provenienza: carriera direttiva........ 6 carriera di concetto...... 3 carriera d'ordine... 8 subalterni... 6 La Giunta Regionale, esperite le formalità relative al comando, sentito il Segretario Generale, provvederà ad assegnare agli impiegati comandati specifici incarichi, anche superiori a quelli relativi alle qualifiche di cui sopra".



(Si procede alla votazione per alzata di mano)



PRESIDENTE

La proposta è approvata all'unanimità dei 48 Consiglieri presenti.


Argomento: Enti strumentali

Istituto ricerche economico sociali Aldo Valente. Partecipazione della Regione e provvedimenti conseguenti


PRESIDENTE

Passiamo ora al terzo punto all'o.d.g.: "Istituto ricerche economico sociali Aldo Valente. Partecipazione della Regione e provvedimenti conseguenti".
La Giunta ha qualche comunicazione da fare? No.
Do lettura della proposta di deliberazione fatta dalla Giunta sulla quale i Consiglieri potranno chiedere eventuali chiarimenti alla Giunta e sulla quale si aprirà la discussione prima di passare alla deliberazione vera e propria.
"Proposta di deliberazione presentata dalla Giunta Regionale.
Oggetto: IRES. Partecipazione della Regione e provvedimenti conseguenti.
L'Istituto Ricerche Economico-Sociali "Aldo Valente", sorto nel 1957 in Torino, ad iniziativa dell'Amministrazione Provinciale di Torino e con l'adesione delle Amministrazioni Provinciali e del Comune di Torino, ha tra i suoi fini istitutivi l'esecuzione, per conto degli Enti partecipanti o di altri Enti pubblici di studi, indagini e ricerche sui problemi e sulle prospettive di sviluppo della Regione nel suo complesso o di parti della stessa.
Tutta l'attività dell'Istituto è stata dunque gradualmente indirizzata alla preparazione di piani che si inquadrassero largamente nell'attività propria dell'Ente Regione.
Il Consiglio Provinciale di Torino in adunanza 21 aprile 1970 deliberò una variazione dell'art. 16 dello Statuto che prima di allora prevedeva che ogni modificazione dello Statuto stesso dovesse essere approvata dall'Amministrazione Provinciale di Torino.
L'art. 16 risulta ora così concepito: "La competenza a modificare il presente Statuto è attribuita al Consiglio Regionale Piemontese, che la eserciterà sentito il parere degli Enti Pubblici aderenti all'Istituto".
E' evidente che la variazione proposta è intesa a consentire alla Regione Piemonte di adeguare finalità e strutture dell'Istituto alla nuova realtà regionale con modifiche statutarie che rendono l'IRES idoneo ad essere strumento di studio e di ricerca della Regione oltre che degli altri Enti locali piemontesi.
La proposta è quindi accoglibile sul piano formale e sul piano sostanziale perché permetterà sia di avviare e di indirizzare senz'altro gli studi relativi ai problemi connessi con la pianificazione regionale, settoriale e sub-regionale della Regione, sia di avviare e di sviluppare quel ruolo di coordinamento e indirizzo degli organi pubblici e delle forze economico produttive locali, che costituirà uno dei connotati salienti del nuovo istituto regionale.
La Giunta Regionale, del resto, nella seduta del 27 luglio c.a. aveva deliberato di invitare gli Organi dell'Istituto Ricerche Economico-Sociali a voler preparare gli studi necessari per la formulazione del secondo piano regionale piemontese, prevedendo un'immediata operatività della Regione Piemonte nel settore della programmazione economica.
Per quanto riguarda l'aspetto finanziario si può osservare che le disponibilità relative della Regione sono legate alla progressiva assunzione dei compiti cui consegue, gradualmente, l'attribuzione dei gettiti; è prevedibile, tuttavia, che la Regione possa, a partire dal prossimo esercizio finanziario, gradualmente assicurare una contribuzione nel funzionamento dell'IRES adeguata all'utilizzazione, che ciascun Ente aderente si propone, di tale strumento di studio di ricerca come risulterà determinata nelle nuove norme statutarie.
La Giunta Regionale, pertanto, unanime delibera di proporre che il Consiglio Regionale deliberi 1) di prendere atto della deliberazione 21 aprile 1970 del Consiglio Provinciale di Torino con la quale è stata introdotta nello Statuto dell'IRES una modifica, che trasferisce al Consiglio Regionale la competenza a modificare lo Statuto stesso, sentito il parere degli Enti Pubblici aderenti all'Istituto 2) di accogliere di massima la proposta della Provincia di Torino e di demandare alla Giunta Regionale gli incombenti relativi alle modifiche statutarie, da sottoporre all'approvazione del Consiglio, che dovranno articolarsi in modo da rendere l'IRES efficace strumento di studio e di ricerca della Regione Piemonte, oltre che degli altri Enti locali piemontesi 3) di riservare la successiva approvazione del Consiglio Regionale le proposte che saranno inoltrate, nelle opportune sedi, per la partecipazione finanziaria all'IRES; tenuto conto di quanto in premessa indicato rinviando anche per questa materia ogni determinazione alla definizione degli accordi che interverranno per le modifiche statutarie di cui al punto precedente".
La discussione è aperta.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Simonelli. Ne ha facoltà.



SIMONELLI Claudio

Io credo che questa delibera - sulla quale peraltro mi sembra non ci possano essere obiezioni da parte del Consiglio - meriti tuttavia alcune considerazioni, giacché incominciamo oggi ad affrontare il problema dei rapporti tra Regione e Istituto Regionale di Ricerche, rapporti che si configurano in termini di estrema delicatezza ed anche di grande importanza. Negli ultimi anni l'IRES - che (credo lo si possa dire senza nessuna riserva) è tra gli istituti regionali di ricerca, quello che forse più concretamente ha dato corpo a studi, a indagini di carattere socio economico sulla Regione - ha progressivamente ampliato la sua sfera di attività trasformandosi da un istituito espresso dagli Enti locali torinesi in istituto di dimensioni, di fatto, regionali. Questo peraltro è avvenuto senza che corrispondentemente alla progressiva assunzione di nuove dimensioni e di nuove responsabilità venisse ad essere elaborata una riforma dell'IRES, del suo organico, della sua dirigenza, dello status dei ricercatori e in definitiva senza che, anche dal punto di vista formale dello statuto e dell'organizzazione interna dell'istituto, si arrivasse a configurare questa veste nuova. Il che ha portato, tra l'altro, a qualche frizione, a qualche difficoltà di collaborazione tra IRES e Comitato regionale per la programmazione economica; in particolare è accaduto che proprio per il notevole prestigio dell'IRES, venne a configurarsi nei fatti una preminenza dell'Istituto di ricerca su quello che avrebbe dovuto essere l'organo politico, responsabile dell'indirizzo dello schema di sviluppo regionale. Evidentemente questa situazione deve essere affrontata dalla Regione e deve essere corretta, per evitare che disarmonie del genere abbiano a continuare anche in futuro. Anche perché nessuno in Piemonte, io penso, qualunque sia il partito politico o la provincia di appartenenza può mettere in discussione il livello scientifico, il prestigio e la capacità dell'istituto regionale di ricerca. Io credo che, in modo particolare dai colleghi che in questo Consiglio rappresentano le province piemontesi verrà sottolineata nel corso dei prossimi mesi l'opportunità che accanto all'IRES anche altri organismi di ricerche e di studio esistenti nella Regione, specie quelli che sono espressione di Enti pubblici, possano contribuire, evidentemente con diversi ambiti di responsabilità e di funzioni, all'elaborazione delle indagini necessarie per l'esercizio delle attività della Regione. Vi sono dunque due problemi importanti che il Consiglio Regionale dovrà affrontare nei prossimi tempi: il primo riguarda il rapporto tra l'IRES, in quanto fondamentale strumento di ricerca a disposizione della Regione, e gli altri istituti di ricerca esistenti; il secondo, il rapporto tra l'IRES e la Regione, tra l'IRES che resta e deve restare istituto di studio e di ricerca e gli organi della Regione, Giunta e Consiglio, cui compete la responsabilità politica della elaborazione del piano di sviluppo e che dovranno perciò commettere all'istituto di ricerca gli studi e le ricerche da compiere. E' chiaro infatti che l'IRES dovrà nell'elaborare gli studi e le ricerche per il piano di sviluppo della Regione, raccogliere le indicazioni che gli perverranno dagli organi della Regione e quindi dovrà essere, sotto questo profilo, non un autonomo elaboratore di linee per lo sviluppo della Regione, ma l'istituto che esegue quegli studi e quelle particolari ricerche che la Regione gli commette. Mentre, per un altro ambito, mi sembra giusto che l'istituto debba conservare una sua sfera di autonomia per poter proseguire e condurre ricerche diverse da quelle che gli saranno commesse dalla Regione. Da questo insieme di problemi - che ho soltanto accennato - scaturisce a prima vista la necessità che l'assetto dell'IRES e i rapporti tra l'IRES e quegli organi che all'interno della Regione porteranno avanti la politica di piano, siano tra i primi e i più impegnativi argomenti all'attenzione del Consiglio Regionale per i prossimi mesi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Borello. Ne ha facoltà.



BORELLO Giovanni

Poche parole a commento della proposta in discussione e ad integrazione di quanto ha detto il collega Simonelli e che condivido.
Mi pare chiaro che l'atteggiamento esposto nella proposta di deliberazione debba considerarsi degno di apprezzamento in quanto testimonia la volontà della Giunta Regionale di caratterizzare la propria azione su una linea di politica di piano. Ciò premesso si dovranno definire le precise attribuzioni del Consiglio Regionale nella sua veste di ente programmatore nell'ambito della nuova realtà regionale. Nulla infatti si è ancora detto circa questa nuova impostazione, in quanto non si è ancora potuto precisare se l'Ente Regione tende ad inserirsi o ad integrarsi nel sistema piemontese così com'è oggi, oppure se intende dare l'avvio ad un suo graduale, se pure radicale, rinnovamento. E' necessario quindi tenere conto, a mio avviso, delle difficoltà oggettive di portare avanti discorsi di fondo dopo così breve tempo di attività, anche se ritengo che il tempo che precede l'elaborazione dello Statuto sia il momento più favorevole a questa discussione. Occorre altresì sottolineare come in questo momento sia difficile collocare la proposta che stiamo discutendo nel quadro di insieme delle future competenze della Regione e degli altri enti e organismi pubblici piemontesi.
Un'ulteriore considerazione che intendo proporre alla valutazione dei colleghi si riferisce, almeno per il momento, alla mancanza delle indicazioni politiche procedurali per l'elaborazione del secondo piano di sviluppo piemontese. Se è vero che quelle procedurali possono essere ragionevolmente dilazionate, quelle politiche mi paiono invece elementi essenziali da discutersi prima di qualsiasi affidamento di incarico. In caso contrario si finirebbe di attribuire al secondo piano un carattere meramente tecnico da esaminarsi solo nelle sue risultanze finali, le quali essendo ad un certo momento elaborate con un tipo di politica a binario unico, cioè con un tipo di politica coerente, potranno solo essere accettate o respinte nel loro insieme.
A mio avviso il Consiglio Regionale dovrà, sin dall'inizio, dare degli indirizzi ben precisi su alcune scelte fondamentali, e cito solo alcuni esempi: sviluppo o riequilibrio, piano selettivo o piano generale programma squisitamente economico-territoriale o anche programma socio culturale. Questi temi dovrebbero essere, a mio avviso, portati all'attenzione del Consiglio sin dalle sue prime fasi di attività per lo studio della pianificazione territoriale.
Un'ultima considerazione: l'auspicio che riguarda l'esclusività dell'IRES quale organismo di ricerca. Ritengo giustificato che la Regione presti all'IRES un riconoscimento specifico che tenga conto delle sue competenze e quindi tenga con l'IRES stretti rapporti, ma, come diceva il collega Simonelli, non possiamo trascurare anche la realtà di altri organismi di ricerca a livello provinciale, a livello locale, soprattutto tenendo presente che gli organismi decentrati a carattere locale sono sempre quelli più attenti, sia nella formulazione dei programmi, sia per la verifica dell'esecuzione dei programmi stessi. Quindi io penso che nell'affidamento dell'incarico all'IRES, del quale riconosciamo tutti le benemerenze, le capacità tecniche e soprattutto il lavoro positivo fatto in tutto il passato, ad un certo momento si debbano stabilire delle precise direttive affinché non si cada in conflitti di competenza tra Ente Regione e IRES e tra l'IRES e tutti gli altri istituti di ricerca a livello locale e provinciale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Zanone. Ne ha facoltà.



ZANONE Valerio

La delibera in discussione propone, sia pure con alcune cautele procedurali, che l'IRES venga sin da questo momento individuato come lo strumento di studio e di ricerca della Regione per la formulazione del piano regionale. Le perplessità del Gruppo liberale ad accogliere la proposta già i n questa prima fase di strutturazione dell'organizzazione regionale, sono indipendenti, ci teniamo a dirlo, rispetto ai giudizi che si possono esprimere sulle risultanze scientifiche del lavoro sinora svolto dall'IRES. Noi ci rendiamo conto che per la formazione del piano la Regione potrà e dovrà ricorrere alla consulenza di organi specializzati, come è l'IRES e come sono gli istituti universitari, ma questo potrebbe, a nostro avviso, almeno in un primo momento, farsi attraverso l'affidamento di specifiche commissioni di ricerca, evitando di assumere già oggi una deliberazione di partecipazione diretta della Regione all'IRES partecipazione che non potrebbe non assumere presto un significato di partecipazione preminente anche se non esclusiva. Spetterà allo Statuto regionale, al quale stiamo lavorando, determinare le procedure della programmazione e anche la struttura degli organi consultivi che collaboreranno con la Giunta e con il Consiglio per la formazione del piano regionale. Noi non possiamo qui pregiudicare l'orientamento che sarà stabilito con lo Statuto, però possiamo dire subito che gli eventuali organi consultivi della programmazione regionale dovranno di necessità avere una struttura, una composizione, dei compiti e anche un'autorità difformi da quelle di un istituto di ricerche che è sorto a suo tempo per iniziativa di enti pubblici, ma dotati solo di autarchia amministrativa e non di autonomia legislativa.
La nostra opinione è perciò quella che la deliberazione possa più opportunamente essere riproposta fra un paio di mesi, cioè quando sarà possibile discuterla e valutarla nella cornice dello Statuto. Qualora per il Consiglio non ritenga di accedere alla nostra proposta di rinvio, allora in via subordinata ci sembra opportuno che il progetto per la modifica dello Statuto dell'IRES venga affidato non all'organo esecutivo, ma ad una commissione consiliare che offra possibilità di partecipazione e garanzia di pluralismo a tutte le componenti politiche. Qualora anche questo emendamento non fosse accolto, il Gruppo liberale darà voto contrario alla proposta di deliberazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Rivalta. Ne ha facoltà.



RIVALTA Luigi

Il Gruppo consiliare comunista ritiene indispensabile addivenire al più presto alla definizione del rapporto che deve instaurarsi tra Consiglio Regionale ed IRES. Un accordo sulla necessità di adeguare finalità e strutture dell'IRES all'intervento della Regione ci pare possa essere trovato nelle dichiarazioni fatte nelle sedute precedenti. Inoltre, in questo senso, cogliamo positivamente le dichiarazioni che il Presidente Calleri questa mattina ha fatto accettando il giudizio che avevamo espresso sul significato della programmazione e sul fatto che i processi di sviluppo sono stati dominati da interessi di carattere economico e non hanno tenuto conto dei valori sociali che devono essere invece posti in massima evidenza negli studi di programmazione.
Quindi a partire da questi elementi, che anche se - come ha precisato il Presidente Calleri - non costituiscono indicazioni programmatiche della Giunta, tuttavia possono configurarsi come linee di lavoro del Consiglio e quindi della Giunta -, si devono stabilire i rapporti con l'IRES per rendere questo istituto strumento della Regione per l'analisi della realtà regionale e di elaborazione delle possibili linee di intervento e di programmazione.
Detto questo ci pare necessario indicare come la definizione da parte del Consiglio del rapporto statutario con l'IRES non riguarda una semplice definizione funzionale ed amministrativa di questo rapporto, ma riguarda anche aspetti politici e cioè la partecipazione del Consiglio alla definizione degli obiettivi di lavoro che l'IRES deve darsi. Infatti, se da un lato è necessario difendere l'autonomia dell'IRES intesa come possibilità autonoma di analisi e di elaborazione da parte dei ricercatori d'altro lato è indispensabile indicare - come uno dei punti fondamentali i processi che definiscono gli obiettivi di lavoro da attribuire all'IRES.
Noi riteniamo che la definizione di questo problema debba dipendere dal Consiglio, attraverso un confronto che non può essere rimandato nel tempo perché esso può avere un riflesso non soltanto sulla formulazione dello statuto dell'IRES, ma anche sulla formulazione dello Statuto stesso della Regione.
Pertanto, anziché demandare alla Giunta gli incombenti relativi alle modifiche dello statuto dell'IRES, riteniamo ci siano problemi di fondo che vanno prioritariamente chiariti: quelli detti ed altri, come il senso della delibera circa la funzione dell'IRES nei confronti oltrechè della Regione anche degli altri Enti locali. Riteniamo che la vocazione regionale dell'IRES debba essere messa nella massima evidenza e che quindi il lavoro che l'IRES svolgerà per gli altri Enti locali debba comportare un interesse per la elaborazione del piano regionale.
Altro problema che ci pare debba essere oggetto di discussione è quello della composizione del Consiglio di Amministrazione. Se si tengono validi i discorsi fatti qui sulla programmazione da più parti, riteniamo che il Consiglio di Amministrazione, per sovvertire il meccanismo che ha delineato lo sviluppo sulla base di interessi economici ed aziendali, debba esclusivamente essere fatto da quegli enti che rappresentano la collettività e quindi da soli Enti locali.
Ci pare inoltre importante stabilire, assieme ad un rapporto di tipo politico tra Consiglio Regionale ed IRES, anche un rapporto relativo agli aspetti scientifici del lavoro dell'IRES.
In conclusione c'è materia complessa da discutere prima di arrivare ad una definizione del rapporto statutario con l'IRES. Tutto ciò compete al Consiglio; per questo noi proponiamo quindi che la delibera in discussione venga modificata nel senso, di porre a fianco della Giunta una commissione del Consiglio Regionale.



PRESIDENTE

Nessun altro chiede di parlare? Per la replica ha facoltà di parlare il Presidente della Giunta.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Io ho l'impressione che si sia inteso dare un significato che va notevolmente al di là dell'aspetto preliminare che la delibera assume, in ordine ai problemi posti dall'intervento di alcuni Consiglieri. E' evidente che addentrarci in un discorso di rapporti più o meno istituzionalizzati tra il Consiglio Regionale e l'IRES, o addirittura sui poteri indicativi in ordine agli obiettivi della programmazione che si vorrebbero vedere già in qualche misura predeterminati da una deliberazione di questo genere, è un errore di prospettiva. In realtà la deliberazione ha un contenuto molto più semplice e molto meno impegnativo: si tratta di vedere se attraverso la formulazione di un nuovo statuto dell'IRES si riesce a dare alla Regione un peso nell'intervento, negli studi e nell'indicazione degli studi che l'IRES conduce tutt'oggi con la preminente partecipazione dell'Amministrazione provinciale di Torino.
Non si intende, con questo, preventivamente assumere nessun particolare impegno se non quello di giungere alla formulazione di uno statuto dell'istituto di ricerca, che dovrà essere concordato con gli altri enti partecipanti attraverso tutta una serie successiva di accordi. Fra l'altro è uno statuto che definisce soltanto diverse partecipazioni e sul quale non credo ci possano essere grossi motivi di contesa nella misura in cui non penso che possa assumere particolare significato di carattere politico o di carattere programmatorio. Ma comunque tutta questa fase presuppone l'approvazione della delibera, pur non essendo essa ancora una fase di decisione, perché, come ripeto, per essere estremamente esplicito e chiaro noi assumiamo una deliberazione in relazione ad una precedentemente assunta dall'Amministrazione provinciale di Torino, che molto graziosamente consente alla Regione di poter modificare lo statuto, ma in termini di accordo con tutti gli altri enti attualmente partecipanti, per dare anche alla Regione un suo spazio all'interno dell'amministrazione dell'IRES e conseguentemente nel controllo dell'IRES stesso. E' evidente che se le definizioni che daremo non saranno accettate dagli altri enti, le modifiche statutarie proposte non avranno alcun significato perché rimarrà valido lo statuto attuale che vede l'Amministrazione provinciale in una posizione di preminenza.
Vorrei richiamare l'attenzione dei Consiglieri intervenuti su questo aspetto dei problema che è a monte di tutti i problemi che qui sono stati posti ed è molto più semplice di quanto non sia stato configurato in questi interventi. Quanto alle proposte, qui avanzate in ordine alla preparazione di una bozza di statuto, non ci si rende conto con esattezza che è prassi costante che queste cose, implicando degli accordi con altre amministrazioni, vengano condotte dalla Giunta. Così come è prassi costante che la Giunta non agisca al di fuori della logica del Consiglio, ma quando passa da una fase più consistentemente elaborativa ad una definizione saranno i Capigruppo a dare il loro apporto alla stesura dello statuto che consenta di non avere delle contrapposizioni in ordine ad un problema che è fondamentale rispetto alla vita dell'Ente ma non rispetto ai rapporti che l'Ente può avene verso l'esterno ed in modo particolare rispetto ai rapporti che può avere con la Regione. Né d'altra parte questo pu precostituire una posizione rispetto a delle definizioni che io davvero non vedo come possano essere inserite in uno Statuto della Regione, ma che vedo semmai definite nella legge della programmazione.
Tutte queste considerazioni che ritengo di dover fare al Consiglio, mi portano a rivolgere la preghiera ai Consiglieri intervenuti di interpretare nella sua giusta dimensione il senso della delibera. Ribadisco che essa non pregiudica nessuna successiva valutazione né alcun successivo tipo di rapporto che il Consiglio riterrà di dover definire con l'IRES.
L'altro argomento che mi pare di dover raccogliere, anche per assicurare i Consiglieri che in proposito sono intervenuti, è quello relativo al possibile monopolio dell'IRES in ordine all'elaborazione dei programmi, monopolio che non è sicuramente intenzione nostra conferire all'IRES, né che si può evincere dal dispositivo della delibera. E' evidente che la fase programmatoria sarà di tale ampiezza, comporterà una tale serie di rilevazioni ed una mole di lavoro che sicuramente non potrà permettere ad un solo istituto di potersi occupare di tutti gli aspetti della programmazione che dovranno dilatarsi ad una problematica assai più vasta che non quella dei piani fin qui elaborati, estremamente settoriali e raramente aperti a tutti i problemi connessi con la programmazione.
Ecco perché, assicurando che non vi è nulla di tutto questo implicito né esplicito nel contenuto della delibera, credo sia opportuno consentire alla Giunta questo lavoro preparatorio e preliminare, anche per poter accelerare l'esame del problema e tutte le successive determinazioni che ovviamente sono di competenza del Consiglio.
Questo mi pareva di dover dire per giungere ad una definizione del tema che ritengo sia importante anche per i prossimi futuri impegni di carattere programmatorio che occorrerà prendere proprio in relazione alla presenza della Regione nell'elaborazione e del piano regionale e delle sue connessioni con il piano nazionale.



PRESIDENTE

La discussione è chiusa, e pertanto ora la parola verrà concessa soltanto per dichiarazione di voto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Nesi. Ne ha facoltà.



NESI Nerio

Mentre dichiaro che voteremo a favore di questa deliberazione, avanzo alcune riserve.
Noi non abbiamo nulla in contrario che la Giunta, nell'ambito di quella che essa ritiene essere sua prerogativa, inizi le trattative con le altre Amministrazioni attualmente interessate all'IRES, per apportare variazioni allo statuto dell'IRES stesso, salvo, ovviamente, come dice la bozza di delibera, riportare tutto in Consiglio. Mi permetto però di dissentire dal Presidente della Giunta quando egli afferma che le eventuali correzioni allo statuto non comporterebbero importanti variazioni nella struttura dell'IRES. Quindi ritengo sarebbe opportuno che il Consiglio, all'atto di dar mandato alla Giunta di studiare queste variazioni d'accordo con altri enti, sapesse anche su quale linea si muove la Giunta.
Faccio un esempio. L'attuale statuto dell'IRES prevede la partecipazione di enti privati all'assemblea e quindi agli organi deliberanti dell'istituto. Qual é il pensiero della Giunta su questo punto? Altra osservazione. Sono previste, se non vado errato, delle commesse che l'IRES può accettare non soltanto dagli enti che fanno parte, ma anche da terzi. Qual'è il pensiero della Giunta su questo punto? E quale il pensiero della Giunta sul problema fondamentale che, come giustamente diceva poco fa il collega Simonelli, è il rapporto fra l'istituendo ufficio del piano della Regione e l'IRES? Pensa la Giunta che esso stesso IRES debba essere l'ufficio del piano della Regione? Sono problemi che vanno anche al di là della composizione, d'altra parte da esaminare, del Consiglio di amministrazione, della Direzione, del Comitato scientifico. Pensa la Giunta che il Comitato scientifico dovrà rimanere quello attuale? Quali saranno, inoltre, i rapporti fra il Comitato scientifico, il Consiglio di amministrazione e la Direzione? Dico questo anche alla luce delle recenti esperienze di noti contrasti fra il Comitato scientifico e l'attuale Direzione.
Ritengo quindi che sarebbe assai utile che, nel momento in cui riceve dal Consiglio il mandato di studiare variazioni allo statuto dell'IRES, che tendono a "regionalizzare" l'istituto, la Giunta ci dicesse il suo pensiero sui compiti e la struttura dell'istituto stesso.



PRESIDENTE

Dato che è stato richiesto un chiarimento, ha facoltà di rispondere il Presidente della Giunta



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Sono stati posti alcuni interrogativi sul pensiero della Giunta. Vorrei rispondere che la Giunta non è stata autorizzata a pensare su questo argomento, e quindi non è assolutamente in condizioni di dare una risposta che evidentemente d'altra patte anticiperebbe già delle soluzioni che la Giunta deve poter elaborare anche sentendo evidentemente gli altri organismi. Sarà nella fase di elaborazione statutaria che la Giunta potrà dire al Consiglio: ecco, gli indirizzi verso cui sono orientate le altre amministrazioni partecipanti sono grosso modo questi, il pensiero della Giunta è questo, gradiremmo sapere qual'è il pensiero del Consiglio Regionale. Ora non mi sento davvero di farlo, né mi pare che il dispositivo della deliberazione vincoli il Consiglio e la Giunta ad una preliminare definizione di questi argomenti, che, riconosco, sono di tale importanza da non poter certo essere prefigurati in un dispositivo quale è questo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il Consigliere Zanone.
Ne ha facoltà.



ZANONE Valerio

Le perplessità del nostro Gruppo derivano da un duplice ordine di motivi: in primo luogo non ritenevamo che fosse necessario procedere fin d'ora a questa deliberazione; in secondo luogo, non pensavamo che fosse opportuno demandare, come qui si propone, alla Giunta Regionale gli incombenti relativi alle modifiche statutarie dell'istituto. Preso atto peraltro della interpretazione attenuativa che il Presidente della Giunta ha dato a questa seconda proposta, annuncio che in sede di votazione il Gruppo liberale si asterrà.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Carazzoni. Ne ha facoltà



CARAZZONI Nino

Dichiaro che il Movimento Sociale Italiano, pur riconoscendo l'opportunità, e anzi la necessità, che si faccia luogo in un prossimo futuro ad un ampio dibattito sui rapporti Regione-IRES, ritiene di dover dare voto favorevole a questa deliberazione considerandola in quella limitata dimensione che è stata sottolineata e che anche da parte nostra risulta accettabile, quella cioè che si tratti di una preliminare presa d'atto di una precedente deliberazione dell'Amministrazione provinciale di Torino che consente alla Regione di intervenire alla modifica dello statuto dell'IRES, e tenendo conto dell'assicurazione data, che prima che siano introdotte modifiche statutarie, comunque da concordarsi con gli altri enti partecipanti, il Consiglio Regionale sarà chiamato a pronunciarsi su di esse.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il Consigliere Rivalta.
Ne ha facoltà.



RIVALTA Luigi

Noi rimaniamo dell'opinione che la definizione dello statuto dell'IRES sia oggetto di lavoro del Consiglio perché non si tratta solo di aspetti funzionali ma anche politici. Riteniamo infatti che a seconda del modo con cui si comporrà il Consiglio di amministrazione, a seconda del modo con cui si stabiliranno i rapporti tra Consiglio Regionale ed il gruppo dei ricercatori dell'IRES, si darà possibilità al Consiglio Regionale di far esprimere nel lavoro quei contenuti rivendicativi che sono nelle tensioni sociali presenti nella nostra regione e che sono rivelatori dei problemi che la nostra regione ha.
Infatti riteniamo che proprio per dar vita ad una programmazione con i contenuti annunciati fin dalla prima sessione del Consiglio dal Consigliere Berti per il nostro Gruppo, e che mi parevano accettati e ribaditi questa mattina dal Presidente Calleri, i rapporti che si devono stabilire con l'IRES devono garantire al Consiglio la possibilità di indicare nuovi obiettivi di lavoro e nuovi parametri di osservazione della realtà. Tutto ciò è di fondamentale importanza e si riflette sulla definizione dello statuto dell'IRES nonché sulla formulazione dello Statuto della Regione.
Reputiamo indispensabile lavorare come Consiglio attorno a questi problemi che sono connessi al discorso sulla funzione del Consiglio e sugli strumenti di cui deve dotarsi.
Non ci sentiamo di dichiararci soddisfatti della risposta del Presidente Calleri, che non ha accettato la nostra proposta, anche per altri motivi: ad esempio a me è parsa giusta la richiesta avanzata dal Consigliere Nesi di sapere con quali orientamenti la Giunta vorrebbe definire lo statuto dell'IRES; non possiamo ammettere che la Giunta non sia in grado di pensare se non stimolata. Se così fosse, quanto ha detto il Presidente Calleri a proposito delle balie asciutte diventerebbe per essa davvero pertinente. Siccome però siamo anche convinti della necessità di dotare al più presto il Consiglio Regionale di strumenti di lavoro, anzich opporci alla delibera, all'atto della votazione, come Gruppo, ci asterremo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il Consigliere Giovana.
Ne ha facoltà.



GIOVANA Mario

Io avevo gia parecchie perplessità sul contenuto della deliberazione che è stata proposta al Consiglio. Devo dire che dopo la risposta data dal Presidente Calleri alle richieste di chiarimenti del collega Nesi, con il quale concordo, e dopo aver udito le considerazioni testé svolte dal collega Rivalta, le mie perplessità sono fortemente aumentate, ragione per cui dichiaro apertamente che mi asterrò anch'io.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il Consigliere Bianchi.
Ne ha facoltà



BIANCHI Adriano

E' ovvio che la mia sia una dichiarazione di voto favorevole. Sembra al mio Gruppo opportuno sottoscrivere questa deliberazione, di cui il Presidente della Giunta ci ha gia indicato i limiti e gli scopi, volendo non tanto significare di aver bisogno di stimoli al pensiero quanto precisare che la Giunta ed il Consiglio Regionale in questa fase intendono solo manifestare l'esigenza di assumere un proprio ruolo, una propria responsabilità e una propria parte, nella misura del consentito, in un rapporto che sarà sicuramente di grande rilievo ed interesse per l'attività futura della Regione, specie in ordine ai problemi dello studio, della documentazione e della programmazione. A me è parso che le dichiarazioni del Presidente siano state non solo di interpretazione autentica in questo senso, ma di chiarimento assolutamente tranquillante.
Le sottolineature, le richieste, le domande che sono entrate nel merito sono un'anticipazione anche utile già anche in questa fase, se si vuole, di sollecitazione, di indicazione e di rivelazione di stati d'animo e di preoccupazioni che possono esserci in Consiglio in ordine alle soluzioni finali di questo problema; esse non escludono, ma hanno solo anticipato una discussione, un dibattito, un esame che dovrà e potrà essere fatto a tempo debito.
Quindi, le astensioni, le riserve, comprensibilissime da parte di chi non ha dirette responsabilità, mi sembra non possano essere considerate con altro significato se non quello di uno stimolo, di una attenzione, di una attesa nei confronti delle iniziative, delle proposte che potranno venire dalla Giunta, la quale si è impegnata - ed in questo senso noi accogliamo anche tale impegno - a sottoporre questo problema all'esame dei Consiglieri vuoi attraverso la partecipazione, la presenza, in commissioni o altro, di presidenti o non di presidenti, vuoi, nei momenti più significativi attraverso la discussione, la deliberazione in sede di Consiglio.
Totalmente aderendo alle spiegazioni date e facendole sue, il Gruppo cui appartengo preannuncia voto favorevole.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il Consigliere Debenedetti. Ne ha facoltà



DEBENEDETTI Mario

Noi riteniamo che nello spirito delle precisazioni fatte dal Presidente la delibera possa essere approvata. Non neghiamo che i problemi sollevati in questa discussione effettivamente esistano e richiedano degli approfondimenti, dei confronti: ma mi pare che dopo le precisazioni fatte dal Presidente debba esser chiaro che questo discorso sarà proseguito, che questa delibera non vincola affatto il Consiglio ad una scelta in un certo senso, in una certa direzione, direi invece che crea il presupposto affinché il discorso possa proseguire. In questo spirito noi daremo dunque, voto favorevole.



PRESIDENTE

Pongo quindi ai voti la proposta che il Consiglio Regionale deliberi: 1) di prendere atto della deliberazione 21 aprile 1970 del Consiglio Provinciale di Torino con la quale è stata introdotta nello statuto dell'IRES una modifica, che trasferisce al Consiglio Regionale la competenza a modificare lo statuto stesso, sentito il parere degli Enti pubblici aderenti all'Istituto 2) di accogliere di massima la proposta della Provincia di Torino e di demandare alla Giunta Regionale gli incombenti relativi alle modifiche statutarie, da sottoporre all'approvazione del Consiglio, che dovranno articolarsi in modo da rendere l'IRES efficace strumento di studio e di ricerca della Regione Piemonte, oltre che degli altri Enti locali piemontesi 3) di riservare alla successiva approvazione dei Consiglio Regionale le proposte che saranno inoltrate, nelle opportune sedi, per la partecipazione finanziaria all'IRES; tenuto conto di quanto in premessa indicato rinviando anche per questa materia ogni determinazione alla definizione degli accordi che interverranno per le modifiche statutarie di cui al punto precedente.



(Si procede alla votazione per alzata di mano)



PRESIDENTE

La proposta è approvata con il seguente esito: presenti e votanti 47 maggioranza richiesta 24 voti favorevoli 31 astenuti 16 (Si sono astenuti i Consiglieri Berti, Besate, Bono, Fabbris, Fassino Ferraris, Furia, Gerini, Giovana, Lo Turco, Marchesotti, Revelli, Rivalta Rotta, Sanlorenzo, Zanone).


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Proposta di mozione presentata dal Consigliere Berti sui problemi riguardanti provvedimenti in materia di assistenza sanitaria e ospedaliera


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 4) dell'o.d.g.: "Proposta di mozione presentata dal Consigliere Berti sui problemi riguardanti provvedimenti in materia di assistenza sanitaria e ospedaliera".
Della mozione è già stata data lettura ieri sera, e il suo testo riveduto ed emendato, è stato già distribuito ai Consiglieri questa mattina. Prego ora il Consigliere Berti di illustrarla.



BERTI Antonio

Signori Presidenti! Va bene dire così, no? Essendo due i Presidenti non so a chi mi devo rivolgere, se al Presidente dell'Assemblea soltanto o anche al Presidente della Giunta. Allora, signor Presidente Vittorelli! Colleghi! La discussione che noi facciamo su questa mozione si presenta, per i limiti che ieri tutti abbiamo accettato, in un quadro non completo, ed io mi permetterò di fare premessa che mi pare comunque indispensabile per inquadrare le osservazioni critiche e le considerazioni da farsi a proposito del principale, che è il decreto.
Noi discutiamo dei problemi della salute in un momento in cui nel Paese su questo tema è molto viva l'attenzione dei lavoratori, l'attenzione dell'opinione pubblica in generale e molto intensa l'azione di medici ed infermieri. Indubbiamente, questo della salute pubblica è uno dei temi più mobilitanti della situazione politica attuale del nostro Paese.
Sappiamo anche - nessuno di noi certamente può ignorarlo - che sui problemi delle riforme in generale, ed in particolare sui problemi della riforma sanitaria, è in corso un'azione di ricerca, di approfondimento, che l'opinione pubblica conosce essenzialmente per il dissenso-scontro che vi è stato fra due componenti l'attuale Governo; in realtà è un elemento di ricerca, di approfondimento, di dibattito di assemblee di lavoratori , che si esprime nelle posizioni unitarie che le organizzazioni confederali hanno assunto al proposito, che si esprime nelle posizioni, negli orientamenti che in merito a questo vari organismi hanno in questi giorni espresso; si esprime soprattutto, ed è cosa questa di oggi, nel fatto che il Governo sta elaborando un progetto di avvio di riforma, del quale, a quanto abbiamo appreso dai giornali, discute oggi con i sindacati.
Diciamo, - dunque, che noi discutiamo questo tema mentre è aperta nel Paese, oltre alla discussione sulle questioni di merito, una azione tendente a rinnovare le strutture del Paese per proporre una società nuova diversa, più rispondente alle esigenze che il movimento dei lavoratori, che la situazione, oggettivamente, ritengo esprima. In questo quadro rientra la istituzione dell'Ente Regione, che rappresenta, come più volte abbiamo detto, l'avvio di un dibattito tendente a riformare le strutture attuali dello Stato. A questo scopo pertanto risponde la presenza di uno strumento appunto quello della Regione, che in quanto si manifesta con questi intenti è evidentemente direttamente interessato ad intervenire in tutte le questioni che attengono a compiti che la Costituzione gli affida, in particolare nell'art. 117, come ricordate, quello della sanità.
Anche se per un complesso di motivazioni anche ovvie abbiamo deciso di ignorare in questo dibattito tutti i problemi di merito di avvio della riforma sanitaria, considerazioni che non riprendo avendole io stesso giudicate valide, non possiamo esimerci dall'avere presenti queste questioni, perché su di esse ci dobbiamo misurare. Perché se vogliamo, come tutti abbiamo affermato, conferire all'attività dell'Ente Regione il carattere di organo la cui attività stimolatrice sia permanente, viva, se vogliamo fare della Regione un qualche cosa che in collegamento con la collettività tenda a ristrutturare in forme nuove il Paese, non possiamo limitarci ad esprimere un parere positivo o negativo su atti o provvedimenti che in questo momento il Governo sta assumendo, ma abbiamo il diritto e il dovere di partecipare da interlocutori, essere organismo che esprime le proprie opinioni, che fa le proprie proposte in ordine ad un problema di riforma che lo interessa qual'è appunto questo della sanità.
Ecco, in questo senso io rivolgo un appello, a nome del mio Gruppo, a tutti i Consiglieri, alla Giunta. Mi è sembrato di cogliere accenti positivi per quanto riguarda il problema dell'inquinamento, che costituisce certamente un grosso problema per la sicurezza sociale e la sanità, ma in questo momento l'attenzione è ancor maggiormente accentrata sulla tutela della salute per la collettività dei cittadini, e quindi è soprattutto urgente dare una risposta per quanto ad essi attiene.
La mia proposta, pertanto - già formulata ieri - che torno a formulare oggi in forma ufficiale, è che mentre chiediamo, auspichiamo, sollecitiamo il Governo a trasferire il più rapidamente possibile dallo Stato alle Regioni, ogni competenza in materia di sanità e di assistenza sanitaria e ospedaliera, esercitiamo questa nostra capacità di intervento, di ricerca e di proposta attraverso un'azione all'interno e anche all'esterno dell'Assemblea regionale. All'interno costituendo una Commissione speciale per i problemi di merito della riforma sanitaria e in generale per l'avvio di questa. Si è già parlato anche nel dibattito sui problemi di regolamento di queste Commissioni, che in questa fase potrebbero essere provvisorie per trovare poi una definitiva sistemazione allorché, con l'approvazione dello Statuto e del Regolamento, noi potremo sapere attraverso quali Commissioni permanenti si dovrà articolare l'attività dell'Assemblea regionale. Noi pensiamo sia indispensabile la costituzione di questa Commissione, per non dover assistere passivamente al lavoro di altri che legifera mentre la Regione resta in attesa di esprimere un parere: essa potrà avviare il suo lavoro eventualmente partendo dai problemi che noi abbiamo posto nella nostra mozione o da altri che possono essere proposti da altri Gruppi partendo anche dalle proposte di riforma che il Governo tra pochi giorni farà; sì da aprire un dibattito nel nostro interno per vedere quali proposte autonome noi possiamo fare, in modo che sia salvaguardata l'autonomia di scelta della Regione in materia di sanità pubblica.
Le nostre proposte di merito nella mozione - lo dico soprattutto al Consigliere Bianchi - non riflettono la linea ufficiale del nostro Partito.
Se avrà modo di esaminare il progetto di legge che in materia il nostro Gruppo parlamentare ha presentato, e che va sotto il nome di Venturoli primo presentatore, il Consigliere Bianchi potrà rendersi conto che le proposte in esso contenute si differenziano alquanto da quelle che ieri ho presentato a nome del mio Gruppo. In realtà, le proposte di merito discutibili, di avvio della riforma sanitaria che abbiamo presentato sono già la sintesi di convegni, di prese di posizione, di richieste avanzate da più parti a livello di riunioni sindacali, di organismi confederali, di organizzazioni medico-ospedaliere, anche di Commissioni ministeriali. Noi ci siamo preoccupati, dunque, di presentare una piattaforma già abbastanza larga, in modo che ogni Gruppo non ritrovasse in queste proposte solo quelle del Gruppo comunista, ma potesse già avere degli elementi che provengono probabilmente da dibattiti del Partito o della forza politica in cui esso milita.
Concludendo, quindi, su questa premessa, noi avanziamo una prima proposta: quella, cioè, di formare una Commissione per dare inizio all'interno di essa ad un dibattito. Se poi volessimo anticipare la discussione avviata sulla formazione delle Commissioni, e, accettando il Consiglio di costituire questa Commissione, volessimo già allargare questa Commissione ad alcune forze esterne, scegliendole evidentemente con cura noi potremmo già esperimentare un metodo di lavoro che andrebbe poi, sulla base della esperienza concreta, più concretamente inserito nella formazione dello Statuto e del Regolamento del nostro Consiglio.
In sostanza, noi sosteniamo l'esigenza che il Consiglio Regionale non si limiti a recepire passivamente le proposte dopo che altri già le abbia espresse, ma si ponga come interlocutore valido. Noi vogliamo, cioè rappresentare effettivamente quello che nella Regione c'é a livello di organizzazioni operaie, a livello di organizzazioni ospedaliere e mediche per riassumerle, e quindi, presentando delle proposte regionali, non presentare soltanto elaborazioni che possono venire dall'interno di questa Assemblea, ma proposte di un organismo che sappia già oggi dimostrare, pur in questa fase di carenza di strumenti, di compiti legislativi, di essere in grado di esercitare la funzione di coordinatore, di portavoce di quanto dai vari movimenti viene espresso nelle varie forme. Ritengo che se questa formulazione potrà essere accettata noi otterremo anche il risultato di acquistare la fiducia della popolazione. Gli operai - parlo soprattutto di questi, ma anche di tutti coloro che della Regione hanno un concetto ancora molto vago - potrebbero, nella misura in cui noi recepiamo questo argomento di scottante attualità, che mobilita l'opinione pubblica, per fare delle proposte, immediatamente vedere nella Regione l'organismo che li rappresenta, che dibatte, che recepisce, che amplia e trasmette agli organismi superiori, pur lasciando loro piena autonomia, proposte contributi capaci di arricchire le future leggi nazionali. Aggiungerei che agire in questo modo consentirebbe anche, per quanto riguarda problemi della sanità, di evitare che i problemi di riforma di cui si parla si identifichino essenzialmente con la disputa di cui molto si parla tra questo e quell'altro Ministro: a nostro avviso, l'accento va invece posto e a questo tende la nostra proposta di mozione - sulla grave contraddizione esistente tra il contenuto del Titolo II del "decretone" governativo ed una politica di riforma del settore in questione.
La situazione attuale è stata preceduta, come credo sia largamente noto ai membri del Consiglio, da una ampia unità di vedute sulla necessità di procedere senza ripetere gli errori del passato. Citerò più avanti alcuni documenti a questo proposito. Tutti i Consiglieri certamente sapranno che il 30 ottobre '67 il Governo, con suo decreto legge n. 968, stanziò 476 miliardi di lire per il cosiddetto ripianamento di alcune gestioni dell'assicurazione obbligatoria contro le malattie. Questo decreto del Governo da una parte dimostrava lo stato effettivo di dissesto dell'ordinamento sanitario, evidenziando uno stato drammatico della situazione sanitaria, delle mutue, degli ospedali, e dall'altra la volontà politica del Governo di sottoporre il bilancio dello Stato, la finanza pubblica, in definitiva, ad un grosso sacrificio, senza peraltro andare a cercarne le cause e quindi senza modificare alcunché.
La situazione oggi è nota, i giornali ne hanno parlato, ma la cito egualmente perché ciò vale per uno dei punti della mozione che abbiamo proposto. Il CIPE, per quanto riguarda il disavanzo degli istituti mutualistici, ha calcolato che entro il 31 dicembre 1970, il disavanzo raggiunga la cifra di 1100 miliardi di lire, cifra accertata come accumulata nel giro di due anni, dopo che le mutue avevano ricevuto quei 476 miliardi (secondo una voce ufficiosa, però, il disavanzo sarebbe molto più alto, pare intorno ai 1500 miliardi). Tuttavia, interessa qui stabilire che siamo di fronte al ripetersi di una situazione di cui le cause erano state completamente ignorate nel precedente dispositivo del decreto.
Ritengo che in questo Consiglio tutti avvertiamo che ormai non si tratta più solo di un problema di cattiva amministrazione e di sperpero di denaro: noi sappiamo, ed in particolare ne hanno coscienza i lavoratori che questo disastroso ordinamento sanitario è il frutto della confluenza degli interessi e delle scelte della classe dirigente capitalistica del nostro Paese, delle baronie sanitarie e dei Gruppi politici ad essa collegati. Eppure, nel conflitto fra le forze che vogliono operare in questo settore una profonda riforma e le altre, quelle che vogliono impedirla, si sono, a nostro giudizio, determinate tali e tante ragioni e condizioni a favore delle prime che la loro prevalenza non può non manifestarsi in atti pratici. La coscienza del Paese avverte infatti che le motivazioni anche ideali che impongono la creazione di un sistema di sicurezza e di uguaglianza di tutti i cittadini per il mantenimento e l'accrescimento dello stato di benessere psicofisico sono di indiscussa superiorità rispetto alle scelte liberistiche, che in campo sanitario conducono all'ingiusto risultato per cui solo i benestanti possono curarsi mentre per la povera gente ed i lavoratori in generale vi sono solo prestazioni squalificate e per nessuno vi è una reale funzione di medicina preventiva.
Di questa coscienza abbiamo avvertito tutti la presenza, chi con favore chi con timore, nelle grandi battaglie sindacali e nella spinta operaia che vuol tradurla in conquiste effettive a livello di fabbrica e a livello di riforma. Questa ferma consapevolezza della esigenza e della urgenza della istituzione del servizio sanitario nazionale ha portato alla formazione di un vasto schieramento in cui sono compresi raggruppamenti politici e sindacali, dalla stessa FIARO ad alcune Regioni a Statuto speciale, come Trentino-Alto Adige e il Friuli-Venezia-Giulia, e numerosi comitati regionali di programmazione ospedaliera.
Ho qui la raccolta di documenti e mozioni che dalle varie parti sono state avanzate in questa direzione. Ne citerò una sola: quella del Comitato regionale per la programmazione ospedaliera del Piemonte, che per lungo tempo ha resistito decisamente ad allinearsi su una posizione che oggi è acquisita da tutti. In realtà, la maggioranza degli illuminati componenti il Comitato della programmazione sanitaria ha resistito a lungo prima di inserire in un documento ufficiale l'espressione "unità sanitaria locale" e, pur con queste difficoltà di comprensione da parte di gente che si presentava come innovatrice della situazione, nelle sue ultime riunioni credo l'avv. Oberto lo confermerà, ha approvato all'unanimità un ordine del giorno in cui, "rilevato che tale crisi non assume carattere di mera contingenza ma investe tutto il complesso problema sanitario in genere preso atto che con la legge 132 del 12 febbraio e successivi decreti ecc.
il servizio ospedaliero e sanitario non è più riconducibile ad una gestione economica di carattere privatistico, ma è assurto a servizio pubblico e come tale è parte integrante del tessuto socioeconomico dello Stato, alla cui soluzione deve darsi carattere prioritario, e che il regime assicurativo della mutualità non è più in grado di garantire con le sue entrate derivanti dai contributi del mondo del lavoro tale servizio pubblico, chiede una soluzione contingente a se stante perché ecc. ecc. e affronta il problema di una richiesta di risanamento del deficit delle mutue nel quadro di una riforma sanitaria".
La citazione che ho fatto è tratta dall'ordine del giorno dell'organismo che, a mio giudizio, si è allineato per ultimo a quelle istanze che ormai venivano da tutte le parti del Paese. Ho la borsa piena di documenti in materia: non starò a leggerveli tutti, perché ritengo che anche voi ne siate in possesso, ed eventualmente, qualora servissero per una ulteriore discussione, potrebbero certamente porre tutti i Gruppi politici in grado di conoscere mozioni che a loro insaputa probabilmente organismi dirigenti dei loro partiti hanno scritto ed hanno pubblicato su queste questioni.
Ecco, a fronte di questo schieramento molto largo, dimostrabile appunto si pone oggi il Titolo II del "decretone", o "decretissimo", se vi par meglio (noi lo chiamiamo "decretone" in senso dispregiativo). Alcuni elementi di critica sono stati, come voi avete visto, considerati nella nostra mozione, e quindi proposti alla attenzione dei Consiglieri, che negli interventi che seguiranno potranno suggerire emendamenti, modifiche oppure approvare o respingere in blocco. Desidero, anche per brevità sottolinearne solo alcuni, fondamentalmente tre.
La critica fondamentale è per la mancanza di contestualità, mentre dovrebbe esservi rigida contestualità, tra ripianamento dei debiti delle mutue ed avvio della riforma sanitaria. Mi rifaccio, quindi, a tutte le prese di posizione che ho appena citato, ma di cui credo tutti sono a conoscenza, alle stesse dichiarazioni del Governo; potrei rifarmi addirittura al primo piano quinquennale del Governo, dove al capitolo settimo si parla di riforma sanitaria e di formazione di unità sanitaria locale, ed anche in termini abbastanza particolareggiati. Dò per scontata questa acquisizione da parte di tutti e dico che pertanto la prima contraddizione di fondo che si riscontra nella logica del "decretone", o "decretissimo", è che pertanto noi invitiamo il Consiglio a respingere, è questa non con testualità. In parole povere, si è avviati a ripetere l'errore commesso con la legge del 1967, di provvedere a ripianare i deficit delle mutue anziché adottare una vera politica di riforma sanitaria e all'interno di questa, ma in funzione puramente complementare, porre il problema del risanamento, immediato, di cui certo nessuno vuol contestare la necessità, dei deficit delle mutue. Una delle richieste avanzate e sostenute dallo schieramento molto largo che ho citato è quella di un fondo sanitario nazionale che dovrebbe procedere secondo determinate forme ad avviare in un certo modo la riforma sanitaria, che, noi comprendiamo dev'essere graduale, e nel contempo a sanare i deficit delle mutue: in questo senso ci sarebbe contestualità fra pagamento dei debiti e avvio di una riforma. Così come si presenta il decreto, questa contestualità non esiste, e pertanto si ripete il gravissimo errore da vasti settori denunciato.
Quindi, noi proponiamo che il Consiglio per intanto si pronunci affinché il Titolo II venga modificato alla luce delle decisioni che in materia di riforma sanitaria saranno assunte, dalle quali si potrà partire per risolvere il problema del deficit delle mutue. La cosa e tanto più seria in quanto il provvedimento all'art 37 e segg. dimostra che non ci si propone soltanto di intervenire in modo contingente oggi per salvare una situazione che è drammatica - tutti ce ne rendiamo conto, e sappiamo che a pagarne le spese sono i cittadini che hanno bisogno di essere curati -, ma anche di assicurare agli istituti mutualistici stessi un considerevole aumento del loro gettito contributivo a partire dal 1971, di entità valutata intorno ai 23 miliardi circa. Tutto sommato, ecco, noi diciamo: che cos'é questo se non assicurare un avvenire alle mutue? Come credere dunque, alla sincerità delle forze governative, di quegli stessi Ministri che oggi sono in contrasto circa il fatto di volere la riforma sanitaria entro un periodo di un anno e mezzo, quando invece i contenuti che essi hanno approvato, del "decretone", consentono alle mutue non solo di salvare la situazione attuale ma di rafforzarsi e di riordinarsi nel 1971? Non c'é via di mezzo: se si vuol dare inizio alla riforma del settore sanitario, si deve superare, gradualmente, ma in modo che sia chiara ed inequivocabile l'intenzione di farlo, il sistema mutualistico; non è dar prova di voler fare la riforma sanitaria approvare un decreto che conferendo agli istituti mutualistici poteri nuovi, in pratica li rafforza.
Questa è la prima importante considerazione che noi facciamo con la nostra mozione e che proponiamo al Consiglio di convalidare, se mai proponendo le modifiche che si riterranno opportune.
La seconda critica si riferisce all'art. 46 del "decretissimo", in cui si prevede, cosa molto grave, il blocco dei nuovi organici degli ospedali.
Tutte le misure di nuovo inquadramento organico e contrattuale vengono così ad essere bloccate, in quanto possono essere approvate, sempre secondo tale articolo, solo in seguito ad autorizzazione tutoria che deve venire dal Medico provinciale, che dirigerebbe quel famoso comitato regionale di cui parlerò fra poco, illustrando la terza contraddizione di fondo che noi rileviamo nel decreto. Questa preclusione è estremamente grave, e credo che meglio di me possano affermarlo rappresentanti di ospedali, coloro che già hanno affrontato all'interno degli ospedali problemi di riforma. Pur senza fare cose eccelse, infatti, qua e là qualche tentativo c'è stato di approntare organici nuovi, che rispondano allo scopo di predisporre uno staff di personale atto ad avviare una riforma sanitaria. E' noto - quando entreremo nel merito la cosa risulterà anche più chiara - che oggi occorre procedere, oltre che ad un rinnovamento di carattere strutturale edilizio essenzialmente al rinnovamento dei quadri. Nei dibattiti sui problemi della riforma psichiatrica si è discusso molto di questo, concludendo che si tratta di una problema di equipe di personale, di staff, per dirla in una parola, capaci di affrontare la riforma sanitaria all'interno degli ospedali - parliamo solo di questo, non ancora di quello che dev'essere fatto all'esterno, perché questo è per ora una specie di oggetto misterioso, di cui si parla senza molta volontà di sviscerarlo -, per restare nel tema degli ospedali. Bloccare gli organici vuol dire arrestare quel processo di formazione di nuovi organici standard, e quindi arrestare di fatto la qualità, il merito di una politica sanitaria ed ospedaliera che si propone di apportare modifiche in senso qualitativo. Si pensi che l'art.
46 può bloccare i nuovi contratti dei medici ospedalieri e degli infermieri. Voi sapete quali lotte si sono accese, e quali difficoltà sono insorte in conseguenza anche di queste, ma si trattava dell'esercizio di un pieno diritto, da parte di medici, di infermieri che pretendevano contratti nuovi, Cosa può succedere nel momento in cui in virtù di questi articoli i contratti vengono bloccati? Si apre una fase che certamente non contribuisce alla ripresa funzionale positiva, rinnovatrice, direi, degli istituti ospedalieri. E' un serio attacco alla potestà e al diritto contrattuale del personale sanitario, e, tutto sommato, è un secondo attacco, che frena di fatto, anche se esplicitamente dichiarato, quel piccolo processo di avvio della riforma sanitaria che sta avvenendo intanto a livello di organici.
Vengo, infine, all'ultima questione: il Comitato previsto dall'art. 45.
Come sapete, il "decretissimo" prevede all'art. 45 che funzioni, fino all'entrata in vigore della riforma sanitaria e dei provvedimenti di trasferimento delle competenze in materia di assistenza sanitaria e ospedaliera dallo Stato alle Regioni - è questa la parte più negativa -, e quindi per un tempo prevedibilmente molto lungo, a meno che non intervenga una immediata volontà politica del Governo, e, noi diciamo, non intervenga una pressante azione delle Regioni per sollecitare questo trasferimento presso l'Ufficio del Medico provinciale, un comitato nominato con decreto del Ministro della Sanità di concerto con i Ministri ecc. ecc. diretto dal Medico provinciale del capoluogo della regione. In esso, come avrete letto nella nostra mozione, ove abbiamo già svolto in merito alcune considerazioni, su undici componenti i rappresentanti della Regione sono due. Sappiamo per esperienza che il controllo tutorio di organi burocratici dello Stato non è fatto per ampliare l'intervento ma in generale per comprimerlo, per bloccarlo: da questo concetto, che è abbastanza unanime a livello di Enti locali, noi traiamo la convinzione che da un tale controllo deriverebbe un duplice effetto negativo: da parte di questo comitato verrebbe svolto un controllo meramente di compressione; in secondo luogo ed è cosa che si traduce in un vero e proprio attacco alle Regioni - nel momento in cui si dice di voler regionalizzare l'intervento, nel momento in cui si parla di fare della Regione uno strumento di rinnovamento delle strutture, di affidarle competenze ecc. ecc., in pratica si approva un "decretone" che toglie ad essa il potere di intervenire nell'attuare misure che interessano il problema della sanità.
Concludendo, per le questioni poste nella nostra mozione, e fondamentalmente per le tre questioni che io ho illustrato nel mio intervento, noi proponiamo che il Consiglio voglia far valere ed esercitare il proprio diritto ad intervenire autonomamente nella discussione di merito sui problemi della sanità, eventualmente anche con la proposta di un incontro tra la Commissione parlamentare per le Regioni, o Commissioni del Parlamento, e rappresentanti delle Regioni, per definire i criteri e le modalità dell'intervento in modo che sia fatta salva l'autonomia di scelta, di decisione, anche contributiva della Regione.


Argomento: Statuto - Regolamento

Commissione Statuto. Modifica della composizione


PRESIDENTE

Prima di chiudere la seduta, vorrei fare una comunicazione.
Il Capogruppo della Democrazia Cristiana mi ha informato che, per sopravvenuta indisponibilità dell'avv. Angelo Armella, il Gruppo consiliare della Democrazia Cristiana ha designato a sostituirlo nella Commissione per lo Statuto il dott. Edoardo Calleri di Sala.
La deliberazione relativa alla formazione della Commissione per lo Statuto stabiliva al punto b) di "delegare al Presidente del Consiglio Regionale la composizione formale della Commissione, con possibilità di surroga nell'ambito delle designazioni dei Gruppi consiliari e l'investitura della stessa secondo le risultanze del dibattito consiliare".
In seguito all'indicazione data dalla Democrazia Cristiana, delibero quindi di sostituire l'avv. Armella con il dott. Calleri nella Commissione per lo Statuto.
La seduta proseguirà questo pomeriggio alle 16 per la continuazione del dibattito sul punto all'ordine del giorno relativo alla mozione sulla sanità.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12)



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