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Dettaglio seduta n.69 del 01/12/71 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VITTORELLI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Prego il Segretario Consigliere di dar lettura dei verbali delle sedute precedenti.



GERINI Armando, Segretario

Dà lettura dei processi verbali delle adunanze antimeridiana e pomeridiana del 29 novembre 1971 e della seduta antimeridiana del 1 dicembre 1971



PRESIDENTE

Richiamo l'attenzione dei Consiglieri su questo punto, il verbale della seduta di questa mattina, perché esso deve autenticare la deliberazione che è stata presa ed essere inviato, come da me comunicato in precedente seduta, al Presidente della Camera dei Deputati a convalida dell'espressione della volontà del Consiglio. Pertanto, mentre in generale l'approvazione dei verbali ha carattere più formale che sostanziale, in questo caso ha valore formale e sostanziale, perché dovrà confermare l'autenticità dell'interpretazione che dal verbale stesso è stata data all'espressione della volontà del Consiglio nella elezione dei suoi tre delegati questa mattina.
Ci sono osservazioni? Ha chiesto di parlare il Consigliere Carazzoni. Ne ha facoltà.



CARAZZONI Nino

Onorevole Presidente, mi trovo costretto ad intervenire in sede di approvazione del verbale della seduta di questa mattina, non essendomi stato concesso, al termine della seduta antimeridiana, di svolgere un'osservazione con la quale intendevo contestare la validità della proclamazione da lei effettuata a seguito della votazione per la nomina dei tre delegati della Regione Piemonte all'elezione del Presidente della Repubblica.
Devo confermare le mie perplessità in ordine alla procedura che lei ha ritenuto di dover seguire, in quanto mi sembrava, e mi sembra, che una contestazione sulla proclamazione di un risultato vada fatta subito dopo la proclamazione e non in una seduta successiva, anche perché possa essere correttamente e giustamente inserita nel verbale di quella seduta e non demandata al verbale di altre sedute.
Lei può aver pensato che io intendessi sviluppare considerazioni di carattere politico su un voto già espresso dal Consiglio Regionale. Se così fosse, devo assolutamente contestare questa interpretazione e dire che non ritengo corretto che ci vengano attribuite intenzioni che noi non abbiamo la onde per cui mi vedo costretto a dichiarare ancora una volta che il Gruppo del Movimento Sociale Italiano non ritiene di essere stato trattato in questa circostanza con equità dall'Ufficio di Presidenza. Perché, per la verità, onorevole Presidente, io intendevo fare solo una questione di interpretazione di una norma costituzionale: intendevo, per la precisione sollevare eccezione in ordine alla proclamazione da lei effettuata dei Consiglieri Calleri e Petrini, della D.C., e Berti, del P.C.I., quali delegati alla elezione del Presidente della Repubblica.
Le ragioni di questa contestazione si esplicitano nella dichiarazione che ora farò, che è stata volutamente messa per iscritto e di cui chiedo sia fatto preciso cenno nel verbale della seduta di questa mattina o in subordine allegando un estratto del verbale della seduta di questo pomeriggio al verbale della seduta di stamani in modo tale che nell'un caso come nell'altro risulti comunque precisa l'eccezione sollevata dal Gruppo del M.S.I.
Il collega Curci aveva detto nel suo intervento - richiamandosi giustamente, per arrivare alla conclusione che andava denunciata ed osservata, all'art. 87 della Costituzione, secondo il quale il Presidente della Repubblica è il Capo dello Stato e rappresenta l'unità nazionale che la precostituita esclusione di una parte politica dalla sua elezione si poneva per questo stesso fatto fuori e contro il dettato costituzionale e poneva in essere una fondata questione di incostituzionalità per un'assemblea elettorale che viene a formarsi in modo illegittimo.
A questa valutazione politica, onorevole Presidente, in questo momento non intendo richiamarmi ancora: intendo invece rifarmi all'art. 83 della Costituzione, per osservare e denunciare a mia volta che a mio avviso la proclamazione è stata da lei fatta in patente violazione della norma richiamata. Il secondo comma del citato art. 83 della Costituzione infatti, così recita: "All'elezione del Presidente della Repubblica partecipano tre delegati per ogni Regione, eletti dal Consiglio Regionale in modo che sia assicurata la rappresentanza delle minoranze".
Da tale precetto appare senz'altro chiaro, nello spirito e nella lettera, che il legislatore costituzionale ha voluto assicurare la rappresentanza "delle minoranze" al plurale e non al singolare, cioè di tutte le minoranze.
Ora, onorevole Presidente, io rilevo che questa disposizione non è stata osservata in sede di proclamazione dei risultati sulla nomina dei delegati, essendo stati attribuiti alla maggioranza, cioè alla Democrazia Cristiana, due delegati e non essendo stato attribuito alcun delegato all'altra minoranza, cioè al M.S.I., che ha riportato voti con il Consigliere Curci. Pertanto, onorevole Presidente, io le chiedo formalmente di voler rettificare la proclamazione effettuata stamani, e di conseguenza rettificare il verbale della seduta così come ci è stato or ora letto, e di voler proclamare eletto delegato della Regione Piemonte alla elezione del Presidente della Repubblica, quale rappresentante della minoranza di destra, cioè del Movimento Sociale Italiano, il Consigliere Curci, in sostituzione del secondo delegato illegittimamente attribuito alla maggioranza, cioè alla D.C.
Posso convenire che questa sia, nel giudizio politico delle altre parti, una interpretazione forzata, ma mi pare che su un piano di altrettanta corretta interpretazione non si possa considerare rappresentante delle minoranze, in particolare rappresentante della minoranza del Movimento Sociale Italiano, il Consigliere comunista Berti.
Coro di voci. Questo è più che sicuro!



CARAZZONI Nino

Una volta tanto mi trovo d'accordo con i colleghi comunisti. Noi dunque, non sentendoci affatto rappresentati e affatto onorati dalla designazione del collega Berti, solleviamo questa questione. Se l'on.
Presidente riterrà di non poter accogliere questo invito, il Gruppo del Movimento Sociale Italiano proporrà formale ricorso al Presidente della Camera quale Presidente di seggio dell'assemblea elettorale.



PRESIDENTE

Devo ricordare prima di tutto le ragioni per le quali questa mattina non ho consentito a che fosse presa la parola dopo la proclamazione del voto. L'art. 34 del comma quinto del Regolamento dispone che non è ammesso neppure con richiamo al fatto personale, che in effetti in questo caso non è stato fatto, che si ritorni su una discussione chiusa o si formulino apprezzamenti sui voti del Consiglio. Ritengo che,per la parte politica che si riferisce al giudizio sul voto, il Movimento Sociale abbia diritto a chiedere che la dichiarazione fatta preventivamente al voto dal Consigliere Curci questa mattina venga più estesamente inserita nel verbale della seduta di questa mattina: in tal caso, evidentemente, anche il Presidente si riserverebbe di far inserire la sua replica alla dichiarazione fatta dal Consigliere Curci.
Per quanto riguarda, viceversa, la proclamazione del risultato del voto, ritengo di non poter accogliere la richiesta del M.S.I. né per quel che riguarda la sostanza né per quello che riguarda l'inserimento nel verbale della seduta di questa mattina, perché mi consentiranno di dire che dietro una argomentazione apparentemente giuridica vi è un giudizio di carattere prettamente politico che rientra nella normativa che esclude gli apprezzamenti politici sull'espressione del voto.
Ma vorrei aggiungere un'altra cosa: credo difficilmente sostenibile, e per quanto mi riguarda, in questa assemblea respingo, la tesi che la dizione dell'art. 83 comma secondo della Costituzione circa la rappresentanza delle minoranze tenda a trasformare in sede regionale le minoranze in maggioranze; essendo attribuiti tre delegati ad ogni Regione è evidente infatti che qualora le minoranze dovessero intendersi al plurale, in ciascuna sede regionale alla maggioranza spetterebbe un seggio alle minoranze ne toccherebbero due, quale che sia l'importanza di queste minoranze, purché ve ne sia più di una. E in questo caso, naturalmente, la questione avrebbe dovuto essere sollevata prima, in modo da consentire alle varie minoranze di questo Consiglio Regionale, compresa la minoranza più importante che esiste dopo quella comunista (non voglio stabilire se sia la minoranza del P.S.I. o quella del P.L.I., ma certo si tratterebbe di uno di questi due partiti, dato che il P.S.I.U.P. conta un solo Consigliere e quindi sarebbe stato battuto nell'elezione dal M.S.I.), preavvertite di questa possibilità, di far eleggere un proprio delegato.
Ma, al di là di queste considerazioni, che sanno più dell'aneddotica e della satira che non della discussione di carattere politico o giuridico credo che questa tesi sia assolutamente insostenibile, e non ho naturalmente nulla da obiettare a che il Gruppo parlamentare del Movimento Sociale Italiano possa sollevare questa eccezione presso il Presidente della Camera dei Deputati.
Per quanto mi compete, respingo la eccezione sollevata dal Movimento Sociale, le conferisco un carattere di polemica politica e delibero quindi che non vada inserita nel verbale della seduta di questa mattina.


Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Comunico che ha chiesto congedo la Consigliera Fabbris.


Argomento: Circondari

Disegno di legge sull'istituzione del circondario di Biella (discussione e approvazione)


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto terzo dell'o.d.g.: "Esame del disegno di legge sull'istituzione del circondario di Biella". Relatore Oberto.



VIGLIONE Aldo

Chiederei una sospensione di dieci minuti per poter riunire la Commissione VIII al fine di esaminare un emendamento che è stato presentato poco fa dal Capogruppo democristiano e di vedere come inserirlo nel contesto della legge.



(La seduta sospesa alle ore 16,50, riprende alle ore 17,30)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Ha facoltà di parlare il relatore sul disegno di legge, Consigliere Oberto.



OBERTO Gianni, relatore

Signor Presidente, signori Consiglieri, è stata loro distribuita la relazione che accompagna il parere della Commissione permanente alla quale è stato devoluto l'esame del disegno di legge regionale numero 5. Ritenendo che i signori Consiglieri abbiano potuto trovare il tempo di esaminarla nella sua estensione, mi limiterei ad indicare alcuni aspetti per rapidissima sintesi.
La Commissione ha innanzitutto voluto obiettivamente controllare se l'istituzione del circondario di Biella trovasse riscontro in precise norme legislative nazionali e nelle norme altrettanto legislative - perché noi consideriamo lo Statuto come la legge fondamentale della Regione - di carattere regionale.
La prima parte della relazione fa riferimento alle norme contenute nello Statuto all'art. 70, che collega poi alle disposizioni dell'art. 129 della Costituzione e all'art. 5 ancora della Costituzione nella parte programmatica, in cui è stabilito appunto quali possono essere le diverse forme in cui viene decentrata l'attività amministrativa. In definitiva poi, si richiamano gli artt. 66-67 dello Statuto Regionale, che attengono alla delega di funzioni amministrative proprie della Regione alle Province ai Comuni ed agli altri Enti locali. La Commissione ha ritenuto opportuno richiamare anche l'attenzione dei signori Consiglieri sulla norma contenuta nell'art. 71: "La Regione, sentiti gli Enti locali interessati, può istituire i comprensori con legge regionale".
Pur avendo ben presente che allo stato attuale si deve tenere necessariamente dinanzi agli occhi una situazione diversa da quella dell'istituzione di un circondario con determinate funzioni e deleghe da quella che sarà invece l'istituzione di comprensori veri e propri, è sembrato alla Commissione di sottolineare questa importanza anche in relazione a quanto era stato richiesto con atti deliberativi dagli Enti locali - Consorzio dei Comuni biellesi e Comune di Biella - a cui far brevissimamente riferimento in seguito.
Nella seconda parte della relazione, i componenti la Commissione hanno voluto dare uno sguardo alla realtà del circondario nel corso dei tempi in Italia fino ad arrivare al momento in cui sono stati definitivamente soppressi dopo aver avuto taluno la sorte, come quello di Biella, di essere inglobati nella nuova provincia di Vercelli, come quello di Ivrea, nella nuova provincia di Aosta.
La Costituzione, promulgata il 27 dicembre '47, fa riemergere all'attenzione dello studioso e all'attenzione del politico l'opportunità della creazione di un altro ente intermedio fra il Comune e la Provincia nel quadro regionale. In effetti, non vi è stata fino a questo momento una particolare attenzione a questo ente, o forse meglio istituto, del circondario, perché non si sarebbero verificati, se noi non facciamo delle omissioni certamente involontarie, che due casi, quelli dei circondari creati a Pordenone e ad Isernia, poi trasformati in Provincia, mentre le Regioni a statuto ordinario, fino a questo momento, almeno per quanto se ne sa, non hanno preso in considerazione l'istituzione di circondari nel nuovo spirito della norma costituzionale, sicché la legge che ci apprestiamo ad esaminare e ad approvare costituirebbe precedente assoluto con riferimento a quello che i biellesi hanno chiesto. Nella relazione si è voluto, a parere unanime della Commissione, che si è riunita ancora recentemente fare a ciò preciso richiamo, nel senso di specificare che il disegno di legge regionale n. 5 recepisce per la parte attualmente proponibile le istanze contenute nelle deliberazioni 8 maggio '71 n. 14 del Consorzio dei Comuni e 14 giugno '71 n. 189 del Comune di Biella. Sottolineiamo infine che il Biellese è una circoscrizione naturale locale, con caratteri omogenei evidentissimi, con delimitazione territoriale chiarissima.
Un'entità che obbedisce al concetto universalmente accettato che le circoscrizioni amministrative debbano essere formate secondo criteri geografici, demografici, etnici, storici e di attività economica per modo che l'omogeneità geografica economico-sociale fa dei due fattori territorio e popolazione, elementi base obiettivi, reali e pratici. Nel caso concreto, poi, la circoscrizione territoriale del circondario corrisponde esattamente a quella dell'esistente Consorzio tra i Comuni biellesi.
La Commissione non ha mancato di porre attenzione, cercando di dare una risposta, all'interrogativo che immagino ciascun Consigliere si sarà pure posto: quale sarà la fisionomia del nuovo circondario? Certamente esso non potrà assumere la fisionomia del circondario soppresso nel 1926. Noi lo consideriamo una fase di transizione che deve portare all'istituzione quanto più rapida e meglio formulata possibile del comprensorio, anche perché al comprensorio potrà essere dato, con legge regionale, dopo averne definite le caratteristiche, un contenuto indubbiamente più completo di quello che non possa essere demandato al semplice circondario. E questo perché si è ritenuto dalla Commissione che l'organo comprensoriale, con una sua capacità politica, assumendo delle responsabilità dirette anche non lievi, si inserirà nell'attività regionale in una valutazione particolare globale dell'insieme degli interessi che attengono al bene dell'intera comunità.
La Commissione si è soffermata ad esaminare che cosa è accaduto negli Statuti di altre Regioni in proposito ed ha rilevato che in alcuni Statuti si parla di circondari mentre in altri si omette l'indicazione dei circondai e più largamente si prevede la costituzione degli enti comprensoriali. La Commissione ha ritenuto che la semplice deconcentrazione ai fini del controllo sugli atti amministrativi, controllo che viene cioè tecnicamente esercitato alla periferia, non sia sufficiente, laddove la realtà comprensoriale riconosce agli Enti locali l'esercizio di funzioni proprie di soggetti primari nella vita dell'affermatesi realtà regionale che è il modo nuovo di essere dello Stato unitario.
Fatte queste premesse, la Commissione si è trovata d'accordo sul documento accompagnatorio redatto dalla Giunta proponendo la legge regionale n. 5, dove afferma che si prevede con questo la realizzazione di un complesso di rapporti e di attività suscettibile di fornire la base per un ulteriore decentramento a livello provinciale, e ancora ha sottolineato quanto nella relazione della Giunta è detto: che "si arriva ad un profondo significato politico ed amministrativo nella valutazione dell'iniziativa della città di Biella quale ente esponenziale della comunità biellese tendente a realizzare la formazione completa di tutta l'impalcatura amministrativa regionale", per modo che - sono ancora parole della relazione - "le strutture organizzative consentiranno un ampio ed organico decentramento, considerando quello che si realizza con la legge istitutiva del circondario come il primo passo per l'attuazione degli articoli 2, 3 e 4 dello Statuto su tutto il territorio regionale, specialmente quando si porti attenzione e considerazione al fatto che la legge proposta costituisce la prima significativa apertura su un problema che troverà assetto definitivo di soluzioni nel quadro di un'apposita normativa regionale sui circondari coordinata con quella relativa ai comprensori nell'ambito anche del necessario coordinamento con la legge sulla procedura di pianificazione".
La Commissione VIII, nell'accompagnare con questa relazione il disegno di legge regionale, richiamata la illustrazione fatta in proposito, non manca di sottolineare a sua volta l'esigenza di approfondimento concettuale e di determinazione tecnica sulla natura dell'Istituto del circondario struttura completamente diversa da quelle esistite sino al 1926 e quindi sostanzialmente da inventare, e di quello che vi si possa innestare eventualmente del comprensorio come espressione totalmente nuova e in certo senso anche ardita dell'ordinamento amministrativo italiano. I Commissari si sono trovati tutti d'accordo nel ritenere che sarà l'incontro della volontà politica a fissarne i limiti, che sono ora appena segnati nella mente di ciascuno di noi.
Diamo poi atto che le formalità procedurali richieste per la formulazione e l'approvazione della legge sono state osservate, in quanto la Provincia di Vercelli ed i Comuni compresi nel costituendo circondario hanno espresso nella forma di legge il proprio unanime parere favorevole all'istituzione del circondario così come viene proposto sostanzialmente nel disegno di legge n. 5.
Riteniamo, conformemente a quello che è stato il pensiero ed il parere della Giunta, che almeno attraverso il conforto che può venire dalla lettura della dottrina - perché non vi sono fino a questo momento precedenti di carattere giurisprudenziale - chiariscono quello che noi pensiamo essere esatto, che la Regione come tale, e non soltanto lo Stato abbia la possibilità e la capacità di creare questi comprensori. Facciamo riferimento soprattutto ad uno studio del Mortati, il quale illustra il punto di vista in questi termini.
Vi sono state testé, in sede di Commissione, delle proposte di emendamento che verranno regolarmente formalizzate e che io brevissimamente illustro ai fini anche dell'economia successiva della discussione.
L'art. 1, che richiama la normativa di legge dalla quale deriva la potestà - che ad avviso della Commissione, ripetiamo, è indubbia - del Consiglio Regionale a legiferare in materia, resta praticamente immutato nella forma e nella sostanza.
Per l'art. 2 è stata proposta una formulazione lievemente diversa, nel senso che si dice: "Il circondario di Biella comprende i seguenti Comuni" mentre la formula proposta è: "Il circondario di Biella è costituito dal territorio dei seguenti Comuni". E' sembrato infatti alla Commissione ed al proponente dell'emendamento che questa formula sia più chiara ed eviti interpretazioni che potrebbero essere contrastanti, sostenendosi da taluno che praticamente il circondario e costituito dall'insieme dai Comuni mentre altri sostengono che l'elemento territorio potrebbe essere preminente sul concetto dell'insieme dei vari Enti locali. Raccomanderei nell'elencazione dei Comuni una semplice correzione grafica: uno dei comuni è Dorzano, non Dorsano.
L'art. 3 rimane invariato.
La formulazione dell'art. 4 verrebbe ad essere proposta in maniera di poco diversa, puntualizzando quello che è nell'intento del legislatore cioè del Consiglio Regionale, il fine da raggiungere in questo momento avendo ritenuto la Commissione che possa apparire pleonastica la manifestazione di una volontà futura che appare d'altra parte dalla relazione della Giunta e dalla relazione della Commissione che accompagna il testo del disegno di legge, e limitandolo, anche ad evitare possibili interpretazioni difformi suscettibili di farci ritornare la legge, proprio al sostanziale concetto di quello che noi desideriamo fare, per cui la formulazione sarebbe in questi termini: "E' istituita per il circondario di Biella una speciale Sezione decentrata del Comitato di controllo sugli atti dei Comuni e degli altri Enti locali nei modi e nelle forme previsti per le speciali sezioni di decentramento nei capoluoghi di provincia".
L'art. 5, che attiene al finanziamento di questa istituenda Sezione di controllo, recita: "Ai fini dell'attuazione del controllo sugli atti dei Comuni previsti all'art. 56 Legge 10 febbraio '53 n. 62, dall'art. 79 dello Statuto e dagli artt. 1 e 2 di questa legge, si provvede con gli stanziamenti disponibili all'art. 20 del Piano di ripartizione finanziaria per l'anno 1971 approvato con deliberazione dalla Giunta Regionale e per l'anno 1972 sui capitoli di spesa del relativo bilancio destinati al funzionamento del Comitato di controllo e delle sue Sezioni speciali decentrate".
La Commissione, che ha con il suo Presidente ed alcuni componenti consultato una numerosissima schiera di Sindaci di Biella nella sede del loro Consorzio, ha creduto di concludere questa relazione, della quale sono stato incaricato di essere l'estensore, sottolineando quella che è stata la manifestazione della volontà della base consultata, e cioè degli Enti locali, con queste espressioni che per brevità leggo in maniera da non allungare troppo il discorso: "La Commissione fa proprio il voto espresso in sede di consultazione dagli oltre settanta Sindaci partecipanti, e cioè che si affrettino al massimo i tempi per rendere attuabile già per il 1972 il controllo degli atti amministrativi nella sede del capoluogo del circondario, snellendo il servizio e avviando un discorso più agile ed in certo senso anche più nuovo in merito al modo di esercizio e all'essenza dei controlli stessi, ovviando a lamentati inconvenienti remoranti, per modo che i controlli siano conformi alla volontà espressa dai Comuni consultati, consistente non tanto nel mutamento di un interlocutore nei rapporti quali erano stabiliti fino a ieri tra Enti locali e Stato, e sono ora tra Enti locali e Regioni, ma tali da portare gradualmente al sostanziale e radicale rinnovamento del sistema e cioè tenendosi conto della fondamentale esigenza del totale rispetto dell'autonomia pienamente responsabilizzata degli amministratori locali considerando l'Ente locale quale soggetto attivo e rappresentativo della comunità, nello spirito che emerge anche dalla mozione conclusiva della sesta assemblea dell'ANCI a Bordighera nel novembre del 1971, per cui i controlli sono da esercitarsi a sensi dell'art. 130 della Costituzione dall'organo regionale in toto ed esclusivamente nei termini delle norme generali da fissarsi secondo il criterio costituzionale che limita in via normale alla verifica della legittimità, riducendo all'eccezionalità quello di merito che dovrebbe costituire in sostanza una forma collaborativa al servizio dell'Ente locale, ridotta alla sola forma dell'invito al riesame sì da arrivare nel tempo al raggiungimento di un pieno, rigoroso autocontrollo che costituirà la soluzione ottimale".
La Commissione ha espresso già direttamente ai Sindaci interessati, ma vuol ribadire qui, dinanzi al Consiglio Regionale, il proprio compiacimento per il largo e generoso apporto di idee e di collaborazione che è stato prestato per l'allestimento del testo definitivo di questa legge.



PRESIDENTE

E' aperta la discussione generale.
E' iscritto a parlare il Consigliere Zanone, ne ha facoltà.



ZANONE Valerio

Signor Presidente, signori Consiglieri, con la legge istitutiva del Circondario di Biella il Consiglio Regionale dà una prima concreta manifestazione della volontà di attuare quel raccordo democratico fra gli Enti locali che costituisce uno degli indirizzi politici fondamentali del nostro Statuto. Non a caso, questo disegno di legge presentato dalla Giunta, al quale non è mancato, in Commissione, ed è ora confermato dal Consiglio, il consenso del nostro Gruppo, ha origine in una iniziativa legislativa promossa fin dalla primavera scorsa dal Consorzio dei Comuni biellesi in applicazione dell'art. 51 dello Statuto, e quindi con la votazione di oggi, che ci auguriamo avrà esito positivo, si conclude il primo esperimento di partecipazione democratica alla legislazione regionale.
In sede di Commissione, e con gli ultimi emendamenti testè proposti, si è ulteriormente specificata l'indicazione, che già è contenuta nel primo articolo della legge, relativa alla finalità più immediata e diretta di questo provvedimento, e cioè alla istituzione nel capoluogo circondariale di Biella della Sezione decentrata del Comitato di controllo per gli atti dei Comuni. Viene così rispettata una raccomandazione che era stata rivolta durante i lavori preparatori per la redazione dello Statuto da molte delle Amministrazioni comunali interpellate, la raccomandazione, cioè, che si ponesse qualche strumento di riforma alla complessità dei controlli esercitati dall'autorità tutoria. Si tratta di un grosso problema di ammodernamento, di riforma democratica del sistema amministrativo, che potrà trovare un incentivo nell'avvicinamento della sede in cui si esercita il controllo oltre che nella almeno parziale politicizzazione dell'organo al quale il controllo è affidato.
Non è il caso di affrontare qui il problema nella sua globalità: mi limiterò ad osservare che, in questo modo, il vecchio istituto del circondario, istituito più di un secolo fa come secondo grado periferico dopo le Province, della gerarchia burocratica territoriale, viene recuperato e riadottato in una concezione ben diversa, direi quasi in una concezione opposta a quella tradizionale: da longa manus del potere sottoprefettizio, quindi governativo, a strumento di amministrazione decentrata, democratica, e, almeno in prospettiva, di partecipazione democratica della comunità locale intermedia fra il Comune e la Provincia.
Nel caso specifico, la comunità biellese ha come poche altre, forse più di ogni altra, in Piemonte, un'evidente omogeneità di condizioni sociali ed economiche, tanto che credo si possa anticipare, anche in carenza della determinazione dei comprensori in cui si dovrà articolare la programmazione regionale, quella identità fra circondario e comprensorio che a mio avviso è la situazione ottimale per il decentramento amministrativo sub-regionale e che del resto, come ricordava poco fa il relatore avv. Oberto, è prefigurata dal preesistente Consorzio dei Comuni biellesi.
Voglio aggiungere, infine, che la nostra iniziativa credo si differenzi alquanto dalle numerose richieste di costituzione di uffici di Enti pubblici periferici che assillano il Parlamento e che in molti casi sembrano soprattutto dettate dall'intenzione di promuovere, per così dire una lievitazione dell'occupazione terziaria attraverso l'ipertrofia dell'impiego pubblico. La situazione di Biella è ben diversa, e il circondario servirà proprio ad evitare, almeno in parte, quei ritardi che una amministrazione pubblica residente all'esterno può causare all'esplicazione delle autonome iniziative economiche e sociali che contraddistinguono positivamente il Biellese pur nella presente situazione di congiuntura recessiva. Dice una vecchia massima che non si può governare bene da lontano senza amministrare da vicino; oggi, anzi, questa vecchia massima va modificata e aggiornata nel senso di ridurre le distanze fra il momento dell'amministrare e il momento del governare, perch l'Amministrazione democratica è essenzialmente, nella più estesa misura possibile, sinonimo di autogoverno.
Noi condividiamo, quindi, la relazione del collega Oberto, che ha saputo anche andare oltre il fatto contingente ed ha compiuto una pregevole analisi di chiarimento preliminare destinata a rimanere come impostazione di altre iniziative e di altre richieste di decentramento già oggi facilmente prevedibili; e daremo quindi voto favorevole all'approvazione della proposta di legge.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Besate. Ne ha facoltà.



BESATE Piero

Signor Presidente, noi comunisti dichiariamo il nostro voto favorevole all'istituzione del circondario di Biella.
Questa, per noi, non è una scelta di circostanza o di opportunità, ma una scelta coerente con la nostra linea e la nostra battaglia per le autonomie (quella "e" galeotta che è mancata dal telegramma mi ha impedito di portare la documentazione che mi ero preparata, che comprovava come fin dal 1957 il mio partito abbia affrontato i problemi del decentramento amministrativo in rapporto alla battaglia per l'istituzione dell'Ente Regione, e che faceva riferimento proprio ai movimenti per l'istituzione delle Province di Pordenone, Isernia, Biella, Oristano, Lanciano ecc.
avvertendo come queste spinte, che traevano origini da oggettive esigenze non localistiche ma di autonomie mortificate dal modo in cui erano state ritagliate le Regioni, le Province, le circoscrizioni, con atti imperativi e burocratici, non dovessero far dimenticare l'essenziale positività di un fatto del genere quando sia collocato in una battaglia per le riforme e soprattutto collegato con la riforma dello Stato). Noi non adottiamo dunque, questa posizione in rapporto ad un'esigenza, per così dire demagogica, di andare incontro ad un'espressione di volontà venuta dal profondo del Biellese, ma in adesione ad una linea coerente, nazionale, non regionale, non localistica.
L'istituto del circondario, così com'è definito dalla Costituzione come suddivisione di circoscrizione provinciale per un ulteriore decentramento, e così com'è definito nel disegno di legge che stiamo esaminando, accoglie una parte delle esigenze espresse dal Biellese con quell'atto del Consorzio dei Comuni che è stato ricordato dal relatore Oberto nella relazione approvata all'unanimità dalla Commissione VIII del Consiglio Regionale. Con questo atto si accoglie il circondario con il conseguente decentramento dei controlli sugli atti dei Comuni e degli altri Enti locali che fanno parte del circondario. L'atto dei Comuni del Biellese esprimeva, peraltro, almeno altre due esigenze, come ha ricordato Oberto: l'istituzione del comprensorio e l'esercizio delle funzioni amministrative per delega. Sappiamo che attualmente non si può dare sanzione di legge a questi due punti qualificanti. Tuttavia, noi rileviamo il ritardo, la pigrizia politica della Giunta ad affrontare questi temi in Piemonte con la partecipazione necessaria di tutti gli Enti locali, delle forze politiche delle forze sociali, dei sindacati, dei centri culturali, delle personalità e degli esperti, in modo da far sì che quando si presenti un'esigenza sia possibile soddisfarla. Il giorno in cui saranno mature le condizioni per l'istituzione dei comprensori, o avremo a monte del nostro provvedimento un'esperienza di dibattito partecipativo, che raccolga tutto il potenziale e le capacità che ci sono nel Piemonte in questa direzione, e allora faremo veramente dei comprensori o degli altri Enti che saranno funzionali alle scelte politiche che abbiamo fatto con lo Statuto, oppure dovremo affidarci a determinazioni di tecnocrazia, di qualche demiurgo che pensa con il suo cervello e pensando crea.
A questa esigenza evidente hanno sentito la necessità di adeguarsi altre Regioni - e non mi riferisco in questo caso alle Regioni cosiddette rosse, tanto per intenderci - come ad esempio la Lombardia, che hanno già iniziato tutto un lavoro per definire la zona agricola, i comprensori, in modo da avere un quadro di riferimento anche per queste richieste.
Anche Zanone ha ricordato che ci sono spinte in questa direzione, ed ha detto che questo provvedimento non può essere che il primo di una serie.
Ebbene, come ci comporteremo di fronte a tutte queste richieste? Semplicemente in forza di opportunità, o secondo il criterio di non fare distinzioni, discriminazioni tra figli e figliastri, o avremo invece un quadro di riferimento regionale, in base al quale decideremo a ragion veduta? Nel vuoto di iniziativa della Regione, avremo richieste di proliferazione, come dire, amministrativa, burocratica, perché manca una iniziativa-guida, politica della Regione - della Giunta in questo caso - o avremo un apporto regionale per discutere del comprensorio, per definire la zona agricola, per definire altri Enti, per definire quali Enti bisogna creare per l'esercizio delle deleghe delle funzioni amministrative? Nel vuoto di iniziativa politica della Regione, paralizzata dalla Giunta, direi che è logico attendersi quelle spinte di cui parlava Zanone, verso una proliferazione di subcircoscrizioni provinciali. Con questo ci riteniamo assolti, noi, autorizzati a gettar la croce addosso a chi farà queste richieste, definendole campanilistiche. Liquidandole con così sbrigativa semplicità? Non credo che dobbiamo trovarci in questa situazione, e per questo noi comunisti cogliamo l'occasione, anche in questa discussione, per sollecitare la Giunta, vigorosamente, a mantener valida una precisa delibera del Consiglio Regionale adottata quest'anno, con la quale il Consiglio aveva impegnato la Giunta ad organizzare i convegni di comprensorio proprio per il Biellese, per l'Alto Novarese e per altri territori ancora. Evidentemente, qui siamo di fronte non solo ad una carenza da parte della Giunta, ma ad un atteggiamento politico della Giunta, o quanto meno ad un suo negligere rispetto alle esigenze reali che abbiamo in Piemonte e che si, esprimono anche con queste richieste.
Per il circondario del Biellese, noi riteniamo che questo problema per non si ponga, e non si ponga per la singolarità del Biellese rispetto ad altri territori del Piemonte. Intanto, ha il requisito di essere area ecologica, come richiesto dallo Statuto; a conferma della profonda funzione autonomistica già esercitata nel Biellese, esiste un consorzio tra i Comuni del Biellese con funzioni generali, non un consorzio per il veterinario, un consorzio per l'ostetrica, un consorzio per la gestione di un qualche cosa che pure sono molteplici in tutto il Piemonte, in tutta Italia, ma un consorzio con funzioni e caratteristiche generali; in terzo luogo, a parte come già detto anche da Oberto, la sua area economica, è un territorio organicamente definito. Da sempre, non dal dopoguerra soltanto ma già nel periodo di amministrazione democratica precedente il fascismo, nel Biellese sono esistiti organismi politici e sociali di tipo provinciale; non vi è alcun partito, nella provincia di Vercelli, di cui fa parte appunto il circondario di Biella, che non abbia una sua fisionomia di tipo provinciale a Vercelli ed una sua autonoma di tipo provinciale a Biella. Voi tutti lo sapete, perché siete anche uomini politici. Altrettanto vale per le organizzazioni sindacali dei lavoratori e dello stesso padronato.
Credo che una tale somma di connotati autonomistici, ben prefigurati già nel tempo, saldamente operanti, ben difficilmente si possa trovare altrove e ci permetta di dare con serenità e sicurezza una risposta positiva a quest'esigenza del Biellese di essere eretto a circondario.
Noi riteniamo anche che l'autonomia del Biellese sia un elemento di unità regionale: perché il negare il riconoscimento dell'autonomia ad un territorio che ha evidenti caratteristiche autonomiste sarebbe causa di divisione regionale, mentre il riconoscimento di queste caratteristiche ed il loro organico inserimento ed utilizzo ai fini dello sviluppo della Regione costituiscono elementi di unità e di sviluppo regionale. Quindi noi consideriamo l'istituzione del circondario - pur se provvedimento insufficiente, perché limitato a determinate funzioni, ed in questo concordiamo che, senza remore derivanti da affrettate anticipazioni l'ulteriore evoluzione della dinamica politica, economica e sociale, viste nel quadro della programmazione, ne chiarisca implicazioni e conclusioni.
Si tratta, ovviamente, di un'apertura di prospettive per quanto riguarda un disegno istituzionale più completo e più organico, però, a breve scadenza sia a livello di programmazione comprensoriale che per gli effetti anche "istituzionali" che il circondario "indurrà" sul Consorzio dei Comuni l'istituzione del circondario diventa elemento determinante nella vita del Biellese. L'auspicata e necessaria istituzione successiva in Biella della Commissione di controllo sugli atti degli Enti locali, con giurisdizione sugli 83 Comuni del nuovo circondario, significa, prima di tutto, sul piano burocratico, un grande passo innanzi, poiché consente un espletamento senz'altro più veloce delle incombenze, finora di prerogativa prefettizia e sinora inquadrate in un organigramma di lavoro di una provincia con oltre 160 Comuni. Inoltre, la posizione geograficamente centrale di Biella rispetto al Biellese, una fitta rete di scambi tra i Comuni del circondario e il suo naturale capoluogo sono tutti elementi che depongono a favore della semplificazione, dello snellimento, della ristrutturazione burocratica, che appunto il circondario compirà con l'entrata in funzione dell'importante organismo di controllo democratico sugli Enti locali.
Ma c'è ancora un fatto più significativo che desidero sottolineare parlando della Commissione di controllo sugli atti degli Enti locali: il quadro programmatorio del Biellese sarà fortemente agevolato da una visione anche territorialmente ben circoscritta. Infatti, la Commissione che eserciterà le prerogative democratiche del controllo sugli atti degli Enti locali lavorerà soltanto, l'abbiamo detto poc'anzi, sugli atti degli 83 Comuni del Biellese, in tal senso potrà formulare i suoi giudizi di merito soprattutto in riferimento al quadro generale del Biellese, ai problemi di reciprocità esistenti fra un comune e l'altro nel quadro generale di una destinazione unitaria nel territorio, sia sotto il profilo urbanistico che sotto quello della programmazione economica vera e propria e dello sviluppo che ne deriva.
Il vantaggio di questa visione unitaria sarà constatato soprattutto quando si tratterà di prendere in esame deliberazioni che riguardano le scelte complessive del Biellese nell'ambito del Consorzio degli 83 Comuni dei comprensori che la Regione istituirà, delle scelte di politica territoriale e delle infrastrutture. Infatti, com'é noto, il Consorzio dei Comuni del Biellese, operante da qualche anno nel nuovo circondario funziona - volenti o nolenti -, secondo i disposti della legge comunale e provinciale del 1934, per cui gli obiettivi di insieme che esso sta perseguendo e che dovrà realizzare sono obiettivi che vanno al di là delle "disponibilità" operative messe a disposizione di Comuni e Province dal legislatore del 1934, e a causa di ciò le procedure restano appunto quelle previste per consorzi di servizi, come quelli medici-ostetrici o per la gestione di acquedotti, che orbene, la Commissione di controllo sugli atti degli Enti locali e la sua coincidenza con il circondario, rappresenta una "fuoruscita" dal sistema ideologico e istituzionale che fa da sottofondo alla legge comunale e provinciale del '34, realizzando con ciò una diversa serie di apporti tra e con gli Enti locali, in special modo i Comuni soprattutto su aspetti e problemi di programmazione territoriale ed economica e di sviluppo sociale, che erano sconosciuti alla ideologia e alla pratica del legislatore del 1934.
Orbene, è un dato acquisito che la programmazione, con il suo strumento per elezione che è il Piano di sviluppo, ha tre importanti dimensioni: la nazionale, la regionale e la comprensoriale. Ed è pure acquisito come il Piano di sviluppo si realizzi con l'attuazione di piani settoriali e come la realizzazione di piani settoriali a livello comprensoriale passi attraverso scelte di carattere urbanistico, per non dire di piani urbanistici veri e propri. A questo punto è evidente il ruolo interpretato dai Comuni riuniti in consorzio, ruolo che però sarà arricchito ed agevolato in notevole misura dalla Commissione circondariale di controllo sugli atti degli Enti locali, poiché essa, per sua stessa natura e per sua competenza territoriale, avrà chiaro dinanzi a sé il quadro d'insieme di un comprensorio omogeneo, che persegue obiettivi ben definiti. Ed in quel senso finalizza, o deve finalizzare, le sue scelte tanto di ordine generale che di ordine particolare.
La decisione che oggi il Consiglio Regionale assume con l'approvare la legge che istituisce il circondario di Biella, oltre a dare una risposta concreta e diretta alle esigenze di quest'area ben meritevole di considerazioni e attenzioni da parte della Regione, alla cui crescita partecipa in modo preminente, seppure nella congiuntura odierna travagliata, soprattutto per la classe lavoratrice, è decisione di primaria importanza, perché imprime una modifica non irrilevante all'assetto amministrativo degli Enti locali, realizzando concretamente il suo Statuto a neppure un anno dalla sua approvazione, e proprio in una delle scelte più significative. Un fatto nuovo nella vita della comunità biellese, che eretta a circondario, potrà essere destinataria di ulteriori deleghe amministrative da parte della Regione, quelle deleghe sulle quali riposa in concreto la capacità della Regione di esaltare l'autonomia locale e di realizzare al massimo il decentramento riservando una cospicua parte dei poteri delegati anche ai singoli Comuni. Finalmente, dall'unità nazionale ad oggi, per merito della prima struttura nuova nata in senso democratico ed autonomistico dal 1860 in poi che è la Regione, si rompe la spirale del centralismo, dando un nuovo assetto a talune funzioni degli Enti locali e riconoscendo in entità naturali come il Biellese le entità giuridiche ed operative più rispondenti alle logiche di una moderna acquisizione dei compiti della pubblica amministrazione, in direzione cioè della programmazione e della politica di piano.
Come Consigliere Regionale, come democratico cristiano, come cittadino biellese, mi permetto quindi di sottolineare l'importanza della decisione ringraziando la Giunta e il suo Presidente, ringraziando il Presidente del Consiglio, il Presidente della Commissione VIII e il relatore avv. Oberto ed esprimendo la certezza che questo sia il primo, concreto passo di un lungo e operoso cammino intrapreso dalla Regione Piemonte per la creazione di strutture più democratiche e la valorizzazione delle autonomie a livello locale.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VITTORELLI



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Gandolfi. Ne ha facoltà.



GANDOLFI Aldo

Signor Presidente, signori Consiglieri, ci troviamo di fronte, con questo progetto dell'istituzione del circondario di Biella, ad un fatto che è stato determinato, direi per la prima volta nella storia della nostra Regione, da una spinta che ha le sue origini in sollecitazioni di carattere locale indubbiamente valide e portate con estrema energia nei confronti della Regione. Il fatto stesso che ci sia stata, prima dell'iniziativa della Giunta, un'iniziativa del Consorzio dei Comuni del Biellese è caratteristico da questo punto di vista.
Direi che nel discutere questa legge dobbiamo peraltro aver ben presente, proprio per non lasciarci tentare ad assumere toni trionfalistici o ad indulgere al facile ottimismo, quali ragioni hanno portato in questi anni una zona come quella del Biellese, di alta tradizione democratica e con una esperienza di vita autonoma locale molto profonda, a condurre avanti una spinta di questo tipo. Non dimentichiamo che negli scorsi anni un'altra delle proposte che è stata portata avanti nella zona biellese è stata quella della creazione di una provincia di Biella, con distacco dalla provincia di Vercelli. Direi che è caratteristico, questo, di un modo abbastanza epidermico e superficiale di vedere delle possibilità di sviluppo per una situazione locale che si andava gravemente deteriorando.
Cioè, non c'è dubbio che la classe politica biellese, in tutta la sua articolazione, ha ritenuto che la possibilità di superare una crisi strutturale della vita del Biellese passasse attraverso il potenziamento e il rafforzamento delle autonomie locali.
Ma direi che dobbiamo avere ben presente in questa discussione, per tutte le implicazioni che essa ha, che la crisi economica e sociale del Biellese ha implicazioni estremamente profonde ed è una vera e propria crisi strutturale di tutta l'organizzazione produttiva e sociale della zona. Cioè, noi dobbiamo avere presenti alcuni dati del momento economico della nostra vita nazionale. Non è che nel Biellese, come mi sembra abbia voluto sostenere il Consigliere Besate, siano in atto attentati contro i livelli di occupazione: ci sono problemi ben profondi, che noi dobbiamo riuscire ad analizzare, e che sono connessi alla situazione di articolazione tecnologica e di specializzazione del lavoro a livello internazionale, che vede i tipi di produzione di beni di consumo più maturi e tecnologicamente più assestati trasferirsi gradualmente verso i Paesi più depressi, dove c'é mano d'opera disponibile a livelli salariali più bassi.
E questa è una logica inevitabile, che va a favore, evidentemente, degli interessi dei Paesi più depressi, determinata da una logica di evoluzione di articolazione della produzione e degli scambi a livello internazionale.
C'è in atto, a livello nazionale italiano, un meccanismo del tutto particolare. Il mio partito, il Partito Repubblicano, da alcuni anni va denunciando come una certa politica economica scoordinata da un lato, una certa spinta rivendicativa dall'altro, che si proietta su tutti i settori in modo assolutamente non coerente nel suo complesso, può portare ai risultati che oggi si stanno producendo nel Biellese; e cioè che tale spinta rivendicativa, non proporzionata alle effettive possibilità dei vari settori, è destinata ad incidere maggiormente, a rendere più precarie le condizioni dei settori dove c'è una intensità di capitale più ridotta rispetto ai posti di occupazione. E questa è proprio la crisi che oggi sta vivendo il Biellese, cioè una crisi che ha dei collegamenti e dei risvolti di carattere di mercato internazionale e dei collegamenti e dei risvolti di carattere nazionale, ed è purtroppo irreversibile, per tutta la storia economica mondiale e nazionale che noi ci lasciamo alle spalle; una crisi particolarmente grave, perché direi che il Biellese si presenta oggi come una zona omogenea investita nel suo complesso e per intero da una crisi strutturale ben definita, con una caratteristica, cioè, che non si riscontra in alcun'altra zona del Piemonte.
Direi, quindi, che il problema che la Regione nel suo complesso, in tutti i suoi organi, deve avere nel momento in cui si discute questo progetto di legge è che non dobbiamo vedere in esso un modo di scaricarci dei problemi e di salvarci la coscienza per il futuro ma un elemento di una politica ben coordinata, che si deve proiettare nel futuro e che deve avere occhio, prima ancora che ai momenti istituzionali, ai momenti ed ai problemi di carattere economico che oggi investono il Biellese.
Cosa significa tutto questo? Che dobbiamo stare attenti anche alle delusioni che possono seguire a certi momenti di euforia trionfalistica che noi vediamo oggi rispecchiati dai giornali con riferimento a questa proposta di legge. Perché questa proposta di legge oggi si viene ad innestare in un momento particolarmente delicato della vita regionale.
Giustamente si parlava prima del collegamento fra questa legge ed i momenti di tipo diverso: il decentramento amministrativo da un lato, la programmazione economica regionale dall'altro. Ora, mi sembra che sia realistico valutare e rendersi conto di come un'articolazione organica, che certamente la Giunta dovrà proporre nei mesi prossimi alla Regione, e dei problemi del decentramento amministrativo e dei problemi della programmazione economica, richiederà certamente tempi mediamente abbastanza lunghi. Sul piano del decentramento amministrativo non si può sostenere come si è qui sostenuto, che bisogna avviare immediatamente il discorso delle deleghe amministrative agli Enti locali, quando in realtà non siamo ancora in condizioni di sapere con certezza quali saranno i poteri di carattere amministrativo e legislativo di cui la Regione concretamente potrà disporre nei prossimi mesi. E, per quanto riguarda la programmazione economica, non c'è dubbio che bisognerà riuscire prima a discutere e ad approfondire certe linee direttrici di carattere generale sulla politica di programmazione economica regionale. Cioè, non c'é dubbio che la Giunta dovrà riuscire a proporre nei prossimi mesi l'impostazione globale di questi problemi, ma è chiaro che la concreta articolazione di questi elementi, e quindi la concreta valorizzazione e il concreto potenziamento di istituzioni come il circondario, il comprensorio, che andremo a fare richiederanno tempi che hanno una loro logica.
Quindi, nel momento in cui noi, accettando quella spinta, quel tipo di sollecitazioni, che, ripeto, io indicavo come un po' superficiali ma che sono certamente comprensibili e più che legittime da una zona come quella del Biellese, le traduciamo in un momento istituzionale, dobbiamo avere la consapevolezza che dietro queste sollecitazioni c'é la spinta che deriva da una realtà estremamente difficile, precaria, e che può anche essere tragica nei prossimi anni, e che va quindi seguita su tutta una serie di livelli che sono livelli di intervento economico, di organizzazione di servizi, di sostegno ad una trasformazione che indubbiamente ci sarà in questa zona.
La Giunta, da questo punto di vista, il problema in una certa misura l'ha già visto e parzialmente affrontato quando è intervenuta sul problema degli insediamenti industriali cercando di provocare, e provocando, una decisione di localizzazione che in parte alleggerirà la gravità di questi problemi. Ma essi saranno tutt'altro che risolti dall'insediamento della Lancia nel Biellese. Direi quindi che se noi individuiamo in questi i veri problemi del Biellese, dobbiamo avere la consapevolezza che la Regione deve vedere in questa legge, cui daremo il nostro voto favorevole, il primo momento, o un ulteriore momento, di articolazione di iniziative nei confronti del Biellese, avendo anche la consapevolezza che il momento essenziale e fondamentale per i prossimi anni per il Biellese stesso sarà il momento di accompagnare questa trasformazione strutturale dell'attività economica del Biellese con un'iniziativa particolarmente attenta appunto ai problemi di riconversione industriale, e riorganizzazione, anche per certi versi, di tutti i servizi della zona. E' quindi su questo terreno che si deve aprire concretamente, nel momento in cui istituiamo il Circondario, un discorso estremamente attento e vicino agli interessi del Biellese con questa nuova entità e con gli Enti che già oggi operano nella zona.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Viglione, ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo

La Commissione ha avuto il 7 ottobre la proposta di legge della Giunta: a poco più di cinquanta giorni, il disegno di legge è stato oggi portato in aula; in cinquanta giorni, cioè, la Commissione è riuscita ad esprimere un proprio parere, a fare le consultazioni esterne, per la prima volta, ed a portare in aula il disegno di legge. E' senza dubbio un buon risultato.
Desidero ringraziare il Consigliere Oberto, che ha curato e svolto la relazione, prescelto a tale incarico dalla Commissione, per il pregevole lavoro che ha messo insieme, arricchito di tutta una serie di argomentazioni storiche e giuridiche che hanno approfondito veramente, per la prima volta per la nostra Regione, la materia. E desidero anche ringraziare tutti i Gruppi che fanno parte della VIII^ Commissione: il Gruppo comunista, che con la sua nutrita partecipazione ha dato un contributo assai rilevante, il Gruppo liberale e il Gruppo del PSIUP.
Dobbiamo rilevare alcuni dati molto significativi. Per la prima volta si è fatta una consultazione esterna, cioè circa ottanta, fra Sindaci e rappresentanti di Comuni, sono convenuti a Palazzo Cisterna, in Biella, per esprimere il loro parere. Ma non si è trattato soltanto di un parere. I Commissari presenti in quell'aula il giorno della consultazione hanno avuto veramente la sensazione fisica di che cosa sia il Biellese: dalle esposizioni dei Sindaci, dalle opinioni che sono emerse, da tutta una serie di comportamenti, si è dedotta netta e chiara l'impressione che il Biellese è comunità che per tradizione, per cultura, per economia ha una propria singolarità. Io, che pure ero andato con sincera disposizione per il Circondario di Biella, solo quel giorno mi son reso conto, sulla base di tutta una serie di argomentazioni che hanno approfondito tutti gli aspetti di questo argomento, della presenza nel Biellese di una comunità che si difende; una comunità di tipo nordico, in cui tutte le strutture hanno un vincolo ed un collegamento, per cui vi è una caratteristica collettiva in ogni manifestazione della vita che rende veramente interessante questo angolo del nostro Piemonte. Il Biellese, come ha detto già Petrini possiede tutta una serie di strutture - Inam, Inail e via dicendo -. Si pu dire che a mano a mano che lo Stato ha proceduto a creare suoi organismi siano organismi parastatali, siano Enti, Biella è sempre stata individuata come entità a sé. La stessa Unione Industriale ha una sede a Biella, oltre a quella di Vercelli, e così le Confederazioni del lavoro hanno una propria configurazione a Vercelli ed una propria configurazione a Biella. Solo lo Stato è rimasto assente rispetto a questo problema. Non avendo la volontà di renderla provincia (d'altronde, il concetto di provincia è oggi del tutto superato con l'avvento della Regione), rimaneva soltanto il circondario come nuova entità politica, sociale, economica, diciamo anche culturale, di tradizione, per rappresentare effettivamente quelle che sono nell'ambito della nostra Regione determinate zone, che, dice il nostro Statuto, possono coincidere con entità ecologiche o sub-ecologiche e si individuano certamente come elementi per la formazione del circondario.
Io mi rendo conto della preoccupazione per una polemica che è venuta fuori in quest'aula, sopita peraltro perché non si ha il coraggio di portarla innanzi, quella di dire: però, adesso tutti chiederanno il circondario! Questa è una tesi da respingere. Non possiamo certo dimenticare la zona di Ivrea, né quella di Casale o di Alba, o del Verbano di Domodossola. Gli stessi avvenimenti storici ne danno importante testimonianza, perché se si è costituita durante la guerra partigiana la Repubblica del Verbano, se vi sono stati i ventitre giorni di Alba, e la Repubblica delle Langhe è perché qualcosa di comune e singolare avevano queste zone.
Noi rassegniamo quindi al Consiglio la legge, proponendo alcuni emendamenti, unitamente ai colleghi Bianchi e Besate. Durante il corso dei lavori sono sorte perplessità, perché si riteneva che l'art. 56 della Legge Scelba concedesse al Presidente della Giunta con proprio decreto d'istituire le Sezioni decentrate. Poi è sorto un dubbio: che, superata la Legge Scelba, votato e varato lo Statuto, questo fosse in sostanza praticamente la legge ultima cui ancorarsi.
E' sorta, direi, anche una questione relativamente ad una più esatta dizione di "circondario". Non si è trattato soltanto di un dibattito linguistico ma di una discussione che aveva una sua ragion d'essere. L'art.
2 è stato così definito: "Il Circondario di Biella comprende i seguenti Comuni", che mi sembra la dizione più giusta e che meglio si attaglia.
Qualcuno aveva avanzato l'obiezione che si dovesse parlare di territorio dei Comuni, non dei Comuni; ma la Commissione ha respinto tale tesi perch il concetto di Comune è comprensivo del concetto di territorio, di popolazione, degli istituti che ne fanno parte; il Comune è cioè entità molto più vasta del territorio.
In questo spirito, ringraziando ancora il relatore, da elogiare vivamente per la preparazione e l'acume, per le interessantissime citazioni storiche, che ne denotano l'alta cultura, ritengo di dover dare, come Presidente della Commissione e a nome anche del Gruppo del Partito Socialista, piena adesione a questa legge con la quale si istituisce il Circondario di Biella.



PRESIDENTE

Sono stati preannunciati emendamenti; penso che i presentatori non sperino di farli approvare senza che il Consiglio li abbia letti, perché io a questa consuetudine metterò fine non ponendoli nemmeno in votazione. Non è consentito nei cinque minuti che precedono l'inizio delle votazioni e la chiusura della discussione di presentare degli emendamenti che nessuno ha ancora veduto. Questa è un'assemblea democratica dove la gente ha il diritto di votare sapendo per che cosa vota. Questa avvertimento lo dò per l'ultima volta. La prossima, se eventuali proposte di emendamenti non venissero presentate all'inizio della seduta in modo da poter essere stampate e distribuite a tutti quanti, non sarebbero nemmeno prese in considerazione, a termini di Regolamento.
Il relatore desidera replicare?



OBERTO Gianni, relatore

Nossignore.



PRESIDENTE

Allora ha facoltà di parlare il Presidente della Giunta.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Sul significato ed i motivi che hanno spinto la Giunta Regionale a presentare tra i primi atti legislativi, il disegno di legge riguardante l'istituzione del circondario di Biella, mi pare che siano già state fatte alcune puntualizzazioni e notazioni da tutti coloro che sono intervenuti in questo dibattito, e dividendone i contenuti non credo si possa aggiungere molto.
Da parte della Giunta io ringrazio vivamente i componenti della competente Commissione legislativa che hanno esaminato con attenzione, con rapidità e anche attraverso una verifica sul posto, le motivazioni che la Giunta aveva indicate nella relazione accompagnatrice del disegno di legge.
Mi resta quindi - se i signori Consiglieri me lo consentono - la necessità e l'opportunità di fare alcune valutazioni in ordine al tema dei circondari, proprio perché il fatto di avere presentato questo disegno di legge non abbia un effetto inutilmente moltiplicativo e soprattutto sia collegato a valutazioni che io ritengo debbano comunque essere fatte prima di prendere in esame problemi di questo genere.
Non vi è dubbio che la costituzione dei circondari è prevista in relazione ad un decentramento degli organi di controllo, vale a dire è costituita a questo solo fine. Noi nello Statuto abbiamo - credo giustamente - parlato di circondari aventi delega di carattere amministrativo nella misura in cui questi circondari venissero a coincidere con i comprensori. Pertanto la verifica, per quanto riguarda l'istituzione di nuovi circondari (credo di doverlo sottolineare raccogliendo anche alcune sollecitazioni che sono da più parti venute durante la discussione odierna), dev'essere fatta in relazione alla validità dei comprensori soltanto dopo questa verifica si potrà procedere a quel decentramento di carattere amministrativo, anche in relazione al decentramento della funzione dei controlli, istituendo dei circondari. Altrimenti cadremmo in un'inutile moltiplicazione degli organi di controllo a livello decentrato senza produrre un'esaltazione delle autonomie locali che, a mio giudizio può essere esaltata, ampliata ed estesa solo se è riferita alla programmazione economica regionale e conseguentemente è riferita ad una realtà con dei contenuti che siano di delega amministrativa e di decisione in ordine ai problemi dello sviluppo dell'economia e dell'assetto territoriale regionali.
Desideravo fare queste precisazioni perché nel momento in cui si presenta l'istituzione di un nuovo circondario, la Giunta ha il dovere di avvertire circa la direzione lungo la quale intende camminare e di raccogliere anche le valutazioni che vengono fatte in Consiglio, affinch non vi siano delle perplessità nel momento stesso in cui, verificata l'esigenza di dare al Biellese una sua articolazione di controllo decentrato, si ritiene di proporre l'istituzione del circondario di Biella.
Noi siamo certi, con questo disegno di legge - siamo lieti che la Commissione lo abbia sottolineato - di avere proposto al Consiglio Regionale un atto significativo nella direzione del decentramento, atto che di per sé non risolve certamente i grandi problemi che toccano oggi in modo particolare il Biellese, ma che si colloca come manifestazione di una volontà politica del nostro Consiglio, della Giunta, di camminare nella direzione delle deleghe e del decentramento amministrativo. Si colloca cioè in quella visione che anche il nostro Statuto ha prefigurata di una Regione centro decisionale, articolata in un decentramento di carattere amministrativo il più che sia possibile delegato a livello degli Enti locali e anche dei circondari nella misura in cui questi coincidono con dei comprensori, con delle entità che non sono meramente di carattere territoriale, ma sono delle realtà aventi un particolare carattere di vita associativa e culturale.
Anche con questo disegno di legge vogliamo ribadire e risottolineare la direzione del decentramento che noi abbiamo scelta. Nell'esame dei singoli emendamenti la Giunta farà eventualmente alcune precisazioni, ma accettiamo in via di massima le modificazioni che sono state qui proposte dalla Commissione, perché mi pare siano mosse da una preoccupazione che ci deve rendere tutti quanti attenti e che è quella di non prestare minimamente il fianco a dei dubbi di ordine giuridico che possono essere colti come motivo di rinvio della legge da parte del Governo e degli organi statali.
Anche questa legge, come avrete visto, risponde o almeno ha tentato di rispondere all'esigenza della massima semplicità, soprattutto della concisione, proprio perché la Giunta si muove con estrema preoccupazione nella difficoltà, nella disorganicità spesso degli stessi testi legislativi entro i quali deve operare e muoversi. Per cui non sarà mai troppo da parte nostra lo sforzo di giungere al massimo di semplificazione per evitare di prestare inutilmente il fianco a delle critiche e a situazioni di difficoltà di approvazione da parte dello Stato, del Governo.
Io rinnovo il mio ringraziamento ai colleghi della Commissione per il lavoro che hanno compiuto, ringrazio il relatore avv. Oberto per l'ampiezza culturale con la quale ha attentamente valutato il problema, al di là della semplice formulazione legislativa che di per sé non comportava la soluzione di difficili problemi dal punto di vista legislativo. Ringrazio per lo sforzo che è stato fatto e per la collaborazione che è stata data per rendere questa legge la più semplice possibile.
Colgo l'occasione per sottolineare come nei confronti di una zona particolarmente colpita oggi da difficoltà economiche, ma che è anche sempre stata estremamente sensibile alle sollecitazioni di una sua autonoma presenza nella Regione piemontese, il Consiglio Regionale abbia inteso dare una risposta positiva, abbia cioè voluto venire incontro a queste esigenze tentando di risolverle, sia pure limitatamente ai poteri specifici che il Consiglio stesso ha del punto di vista legislativo in questa direzione.
Io credo che questo primo passo che la Regione ha compiuto sia una buona premessa per i passi e per gli impegni successivi che la Regione si ripropone di compiere anche nella direzione della soluzione dei gravi problemi che incombono sul Biellese e che sono della Regione la quale li fa propri cercando con tutte le sue energie e con tutte le sue forze di dare un positivo contributo alla loro soluzione.



PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame degli articoli di questo disegno di legge; al termine dell'esame di ogni articolo procederemo, come di consueto, alla votazione per appello nominale.
Dò lettura dell'art. 1 il cui testo proposto dalla Commissione è invariato rispetto al testo originario proposto dalla Giunta: "Art. 1 - E' istituito, ai sensi degli artt. 129 e 130 della Costituzione e dell'art. 70 dello Statuto, nonché per gli effetti di cui all'arti 56 della legge 10.2.1953 n. 62 e dell'art. 69 dello Statuto, il circondario di Biella, nell'ambito della circoscrizione provinciale di Vercelli".
Qualcuno chiede la parola? No.
Pongo in votazione per appello nominale l'art. 1 di cui ho dato test lettura: chi è favorevole risponde sì, chi è contrario risponde no e chi si astiene risponde "astenuto".
Prego il Consigliere Segretario Gerini di procedere all'appello nominale.



GERINI Armando, Segretario

Procede all'appello



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti 42 Consiglieri hanno risposto SI 41 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere E' approvato.
All'art. 2 c'è un emendamento sostitutivo e poi c'é una correzione materiale.
L'emendamento sostitutivo consiste nel proporre che al posto del primo capoverso il quale suonava così: "Fanno parte del Circondario di Biella i seguenti Comuni" sia sostituito il seguente testo: "Il circondario di Biella comprende i seguenti Comuni".
Nessuno chiede di parlare? Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato La correzione materiale, che non porrò nemmeno in votazione, consiste nel testo che è stato distribuito, nello scrivere il nome del Comune di Dorzano con la "z" anziché con la "s".



BESATE Piero

C'è un altro errore materiale, ossia bisogna togliere il trattino fra le parole "Andorno-Micca" trattandosi di un unico comune.



PRESIDENTE

Anche per questa correzione materiale non credo ci sia bisogno di una votazione formale.
Non ci sono altri emendamenti e quindi dò lettura del testo dell'art. 2 così come è uscito modificato in seguito all'approvazione dell'emendamento al comma primo e alle due correzioni materiali che sono state segnalate: "Art. 2 - Il circondario di Biella comprende i seguenti comuni: Ailoche - Andorno Micca - Benna - Biella - Bioglio - Borriana Brusnengo - Callabiana - Camandona - Camburzano - Campiglia - Cervo Candelo - Caprile - Casapinta - Castelletto Cervo - Cavaglià - Cerreto Castello - Cerrione - Coggiola - Cossato - Crevacuore - Crosa - Curino Donato - Dorzano - Gaglianico - Graglia - Guardabosone - Lessona - Magnano Massazza - Masserano - Mezzana Mortigliengo - Miagliano - Mongrando Mosso S. Maria - Mottalciata - Muzzano - Netro - Occhieppo Inferiore - Occhieppo Superiore - Pettinengo - Piatto - Piedicavallo - Pistolesa - Pollone Ponderano - Portula - Postua - Pralungo - Pray - Quaregna - Quittengo Ronco Biellese - Roppolo - Rosazza - Sagliano Micca - Sala Biellese Salussola - Sandigliano - San Paolo Cervo - Selve Marcone - Soprana Sordevolo - Sostegno - Strona - Tavigliano - Ternengo - Tollegno - Torrazzo Trivero Valdengo - Vallanzengo - Valle Mosso - Valle S. Nicolao - Veglio Verrone - Vigliano Biellese - Villanova Biellese - Viverone - Zimone Zubiana - Zumaglia".
Nessuno chiede di parlare? Pongo ai voti per appello nominale il testo dell'art. 2 che ho test letto. Prego di procedere all'appello.



GERINI Armando, Segretario

Procede all'appello



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti 42 Consiglieri hanno risposto SI 41 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere E' approvato.
Art. 3. Il testo proposto dalla Commissione è lo stesso di quello proposto dalla Giunta. Ne dò lettura: "Art. 3 - Capoluogo del circondario, è Biella".
Nessuno chiede di parlare. Lo pongo in votazione per appello nominale.
Prego di procedere all'appello.



GERINI Armando, Segretario

Procede all'appello



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti 39 Consiglieri hanno risposto SI 38 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere E' approvato.
All'art. 4 è proposto un emendamento sostitutivo dell'intero articolo.
Ne dò lettura e poi lo porrò in votazione per appello nominale poich dovendo sostituire l'intero articolo deve essere votato per appello nominale.
Ecco il testo dell'emendamento sostitutivo: "Art. 4 - E' istituita, per il circondario di Biella, una speciale sezione decentrata del Comitato di controllo sugli atti dei Comuni e degli altri Enti locali, nei modi e nelle forme previste per le speciali sezioni decentrate nei capoluoghi di provincia".
Desiderano illustrarlo? Se non vi sono osservazioni lo pongo ai voti per appello nominale. Prego di procedere all'appello.



GERINI Armando, Segretario

Procede all'appello



PRESIDENTE

Proclamo il risultato della votazione: presenti 37 Consiglieri hanno risposto SI 36 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere.
E' approvato.
Art. 5. Vi sono due emendamenti al testo, del resto incompleto dell'articolo; il primo é, dopo le parole "sugli atti dei Comuni" inserire le parole "e degli altri Enti locali".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Il secondo emendamento consiste nell'aggiungere, al posto dei puntini e delle parole "del bilancio" che stanno al termine del testo, le seguenti parole "20 del piano di ripartizione finanziaria per l'anno 1971 approvato con deliberazione della Giunta Regionale in data 30 settembre 1971 e per l'anno 1972 sui capitoli di spesa del relativo bilancio destinati al funzionamento del Comitato di controllo e delle sue speciali sezioni decentrate".
Desiderano illustrarlo? Non credo. Non vi sono richieste di parola quindi lo pongo ai voti per alzata di mano.
Chi è favorevole? E' approvato.
Dò ora lettura dell'intero art. 5 come è stato modificato: "Art. 5 - Ai fini dell'attuazione del controllo sugli atti dei Comuni e degli altri Enti locali previsto dall'art. 56 Legge 10.2.53 n. 62 dell'art. 69 dello Statuto e degli artt. 1 e 2 di questa legge, si provvede con gli stanziamenti disponibili all'art. 20 del piano di ripartizione finanziario per l'anno 1971, approvato con deliberazione della Giunta Regionale in data 30 settembre 1971, e per l'anno 1972 sui capitoli di spesa del relativo bilancio destinati al funzionamento del Comitato di controllo e delle sue speciali sezioni decentrate".
Nessuno chiede di parlare? Lo pongo ai voti per appello nominale. Prego di procedere all'appello.



GERINI Armando, Segretario

Procede all'appello



PRESIDENTE

Comunico i risultati della votazione: presenti 39 Consiglieri hanno risposto SI 38 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere.
E' approvato.
Prima di procedere alla votazione finale sull'intero disegno di legge comunico una lettera che mi è pervenuta a firma del Consigliere Domenico Curci, relativa alla votazione alla quale stiamo per procedere, in cui viene scritto: "Essendo costretti il Consigliere Carazzoni ed io ad allontanarci dall'aula, pregola di voler far risultare, nel verbale della seduta odierna, il voto favorevole del Gruppo del MSI sul disegno di legge che istituisce il circondario di Biella".
Posso soltanto dare atto ai Consiglieri del MSI di essere favorevoli a questo disegno di legge, ma evidentemente non posso chiedere che sia registrato a processo verbale un voto che per essere espresso validamente dev'essere espresso nelle forme previste dallo Statuto e dal Regolamento democratico della nostra assemblea, in aula. Forse in altri regimi si pu anche procedere diversamente.
Se non vi sono richieste di parola per dichiarazione di voto, potremo procedere alla votazione finale sul complesso del disegno di legge regionale n. 5, presentato dalla Giunta Regionale in data 5 ottobre 1971 contenente "Istituzione del circondario di Biella". Voteremo per appello nominale.
Prego di procedere all'appello.



GERINI Armando, Segretario

Procede all'appello



PRESIDENTE

Proclamo il risultato della votazione: presenti 39 Consiglieri hanno risposto SI 38 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere.
L'intero disegno di legge è approvato.


Argomento:

Interrogazione urgentissima (annuncio)


PRESIDENTE

Discutiamo ora, rinviando il resto a domani, un'interrogazione urgentissima che è stata presentata dal Consigliere Garabello e alla quale la Giunta è disposta a rispondere questa sera stessa.
"Il sottoscritto Enzo Garabello, Consigliere Regionale, interroga il Presidente della Giunta Regionale per sapere quale atteggiamento abbia adottato e quale iniziativa intenda svolgere in relazione allo sciopero del personale non medico iniziato negli ospedali della Regione. L'interrogante ritiene che in questa situazione ogni sforzo debba essere messo in atto, al fine di garantire massima regolarità di servizi, avendo riguardo al riconoscimento dei diritti sindacali dei lavoratori ospedalieri.
Richiede cortese risposta seduta stante".


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati

Interrogazione del Consigliere Garabello sull'orientamento della Commissione interregionale per la programmazione economica


PRESIDENTE

Mentre l'Assessore Armella si prepara a rispondere, l'Assessore Paganelli risponde ad un'interrogazione, pure del Consigliere Garabello relativa all'orientamento della Commissione interregionale per la programmazione economica.
Ha facoltà di parlare l'Assessore Paganelli.



PAGANELLI Ettore, Assessore alla programmazione

Ringrazio il Consigliere Garabello per la sua interrogazione che dà modo d'informare il Consiglio dell'attività svolta nella Commissione interregionale della programmazione economica, alla quale partecipo per delega del Presidente della Giunta. Abbiamo partecipato vivamente ad una fase che ritengo di notevole interesse.
Rispondendo in una precedente seduta di Consiglio ad un'interrogazione del Vicepresidente Sanlorenzo, avevo riferito sulla proposta accolta dal Ministro Giolitti circa la designazione, da parte delle Regioni, di tre esperti per ognuna delle sette Commissioni costituite dal Ministero.
Nella prima delle riunioni della Commissione interregionale, dopo adeguati contatti fra le Regioni, si è discusso appunto della partecipazione degli esperti, intesi come rappresentanti delle Regioni nel loro complesso. Considerato che le Commissioni nominate dal Ministro erano già al lavoro, considerato che il Segretario Generale della programmazione dr. Ruffolo in detta riunione ha ribadito che le Regioni venivano consultate e quindi non avevano un ruolo primario, le Regioni hanno sì segnalato i nominativi dei loro esperti, ma hanno anche fatto presente che la partecipazione degli esperti regionali avveniva senza particolare compromissione e per così dire senza eccessivi entusiasmi. Con vivo entusiasmo è stata accolta invece un'altra proposta del Ministro Giolitti.
Il rappresentante del Governo, infatti, sottolineando la connessione fra i temi del documento programmatico preliminare e i decreti delegati, aveva affermato che si sarebbe potuto rivedere qualche questione posta dai decreti delegati anche in sede di Commissione interregionale.
Come già detto, i rappresentanti delle Regioni hanno dichiarato la loro piena disponibilità per l'ulteriore discussione per le materie dei decreti delegati.
Non potendo il Ministro inserire esplicitamente all'ordine del giorno il riferimento ai decreti delegati, si è rimasti intesi che le riunioni da tenersi nel giro di un mese, sarebbero state accentrate sui seguenti argomenti: 1) indirizzo e coordinamento da parte dello Stato, finanza regionale; 2) ambiente, abitazioni a tutti i livelli, sviluppo urbano trasporto; 3) agricoltura, politica delle strutture; 4) formazione a tutti i livelli; 5) sicurezza sociale.
Si sono già svolte quattro riunioni che hanno visto larghe convergenze delle Regioni ad una particolare comprensione del Ministro del Bilancio e della programmazione e degli altri Ministri di volta in volta intervenuti.
Nella prima riunione si sono riaffermati i principi che hanno trovato eco in un comunicato emesso dall'ufficio stampa dello stesso Ministero e che in parte qui leggo: ha invitato il Ministro del Bilancio e della programmazione economica a sostenere in sede di Governo una rielaborazione dei decreti delegati che tenga conto delle esigenze della programmazione economica, a livello regionale e nazionale, sia attraverso il trasferimento per blocchi di competenze organicamente definite, sia attraverso disposizioni che riservino l'esercizio della funzione di indirizzo e di coordinamento da parte del Governo, a livello di sua responsabilità collegiale anziché affidare tale funzione ai singoli Ministri settoriali.
Ha espresso altresì l'avviso che il finanziamento delle Regioni, a completamento delle entrate derivanti dai tributi propri e dal fondo comune di cui all'art. 8 della Legge n. 281, debba realizzarsi, anziché attraverso fondi settoriali, attraverso un fondo di sviluppo da impostare e amministrare unitariamente e con la necessaria flessibilità e da destinare alla spesa d'investimento quale dev'essere il fondo previsto dall'art. 9 della stessa Legge n. 281. Ha sottolineato pertanto la necessità di addivenire, con la partecipazione delle Regioni, ad una quantificazione del fondo di cui all'art. 9 della legge su indicata e delle sue tranches annuali, nel quadro dell'elaborazione del programma economico nazionale e con riferimento ai suoi tempi di attuazione.
Nella seconda riunione, dedicata ai problemi dell'assetto del territorio, le Regioni hanno preso atto con compiacimento di una precisa affermazione del dr. Ruffolo che di fronte a timori manifestati dai rappresentanti regionali, ha dichiarato che in ordine all'assetto del territorio la Regione è un Ente con responsabilità esclusiva.
In fase critica verso i sistemi metropolitani proposti dal piano preliminare, abbiamo auspicato che anziché usare schemi astratti di organizzazione per l'intero territorio nazionale, si ricorra a degli indirizzi che devono essere tradotti, Regione per Regione, in schemi di organizzazione configurati a livello delle singole realtà territoriali. E' in questo modo che viene anche garantita la potestà delle Regioni in questo campo. In sostanza, lo Stato deve avere un potere di indirizzo, ma si deve negare la possibilità di un piano urbanistico nazionale.
Successivamente è iniziata la discussione che dovrà ancora essere continuata, dedicata ai problemi dell'agricoltura, mentre l'ultima riunione ha affrontato invece i problemi della sicurezza sociale. Detta riunione ha presentato ai rappresentanti regionali, che nell'occasione erano per la verità pochi, nonostante la presenza di tre Ministri, più ombre che luci le ombre, è facile a capirsi, riguardano la riforma sanitaria. Merita tuttavia sottolineare come in tale ultima riunione il Ministro Giolitti abbia fatto propria un'osservazione unanime delle Regioni ed abbia affermato che in materia sanitaria, anziché ricorrere alla delega, debbano essere trasferite alle Regioni tutte le funzioni amministrative unitamente alle funzioni di altri Enti, ad esempio OMNI, Croce Rossa.
Da quanto detto ci siamo attenuti ai principi espressi dal Consiglio nelle osservazioni ai decreti delegati, sostenendone anche in sede di Commissione interregionale il più largo accoglimento.



PRESIDENTE

L'interrogante ha facoltà di dichiararsi soddisfatto o meno.



GARABELLO Enzo

Una rapidissima replica per ringraziare l'Assessore Paganelli delle sue comunicazioni che, come immaginavo nel momento in cui ho presentato l'interrogazione, hanno aperto delle finestre sulla discussione che in sede governativa, a livello di Ministero del Bilancio e della programmazione, si fa rispetto all'attività delle Regioni. Mi pare che i rapidi cenni che l'Assessore Paganelli ha dato, ricordando alcune delle affermazioni fondamentali uscite dalle riunioni della Commissione interregionale, siano veramente di vasto interesse.
Io sarei lieto (credo di poter parlare a nome del Consiglio se l'Assessore Paganelli - per non addentrarci qui in una discussione che sarebbe troppo vasta e poco documentata - volesse documentare il Consiglio fra l'altro ha davanti alle Commissioni permanenti i vari stralci del piano generale prima stesura, proposto dal Ministero del Bilancio) che tutto quanto è in suo possesso, affinché la discussione che nelle Commissioni settoriali per ora, in attesa di riunire il tutto nell'ambito della I Commissione bilancio e programmazione, ha avuto luogo, possa arricchirsi di maggiori elementi. Sarei lieto se venisse data un'assicurazione in proposito.
Fra l'altro si sente dire che il piano generale nelle Commissioni di ordine tecnico sta subendo un vaglio estremamente attento, severo ed approfondito che ne hanno già modificato alcuni presupposti, per cui sarebbe il caso che tutta la documentazione che è possibile ottenere fosse fornita alle Commissioni stesse.
Colgo l'occasione per sollecitare alla Giunta, oltre alla fornitura di questo materiale, anche la stesura delle memorie necessarie affinché le Commissioni camminino nella direzione che la Giunta può impostare come proprio punto di vista.
Nei limiti quindi di questa mia replica che è problematica, ma lieto di avere presentato un'interrogazione che può aprire una discussione nell'ambito del Consiglio Regionale, non posso che dichiararmi soddisfatto soprattutto della puntualità e dell'impegno che l'Assessore Paganelli ha messo nella risposta.



PRESIDENTE

Ha la parola l'Assessore Paganelli.



PAGANELLI Ettore, Assessore alla programmazione

La documentazione di cui si parla si riferisce a degli appunti che l'Assessore si è preso nelle varie riunioni, non va oltre questo. Comunque il Presidente della Giunta desidera fare delle dichiarazioni in proposito.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Presidente della Giunta Regionale.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Noi abbiamo ritenuto di dover dare la documentazione che ci era pervenuta dal Ministero del Bilancio e della programmazione, alle Commissioni, per dare loro modo di fare una prima indagine conoscitiva e apprendere quali erano i documenti dandogli una scorsa. Era evidente, ma desidero ribadirlo qui, che la Giunta intende preparare sui singoli documenti che sono stati forniti alle Commissioni, un documento contenente la propria valutazione sia in ordine alle indicazioni generali del piano sia in ordine alle indicazioni di carattere settoriale. Ciò che la Giunta si è posta come problema era se recare un suo documento molto articolato e dettagliato, o se viceversa dare delle indicazioni di carattere generale.
Credo che prevalga la seconda tesi, anche perché molto dipende, per quanto attiene alla valutazione delle Commissioni, dalla valutazione che le Commissioni, nell'ambito delle proprie specifiche competenze faranno sui singoli argomenti, in riferimento all'argomento centrale che è poi, come è noto a tutti, l'impostazione di carattere generale data al documento dal Ministero e soprattutto il tipo di sviluppo previsto nel piano stesso.
Quindi è in relazione alla posizione che la Giunta assume in ordine alle indicazioni generali del piano, in ordine al tasso di sviluppo e del tipo di sviluppo previsto dal piano che discendono, nell'articolazione dei singoli settori, le valutazioni che il Consiglio Regionale può fare sulle singole articolazioni del piano stesso. Allora noi daremo la valutazione della Giunta sulle indicazioni generali del piano, sul tipo di espansione sul tasso di sviluppo e quindi sui tipi di intervento di carattere monetario e finanziario che stanno alla base del documento.
Io mi auguro di essere già nella prossima settimana nella condizione di poter dare alla Commissione il documento della Giunta come un primo contributo di valutazione sulle premesse fondamentali sulle quali è fondato il piano nazionale. Mi pare che sia opportuno partire di qua perch dall'ottica dalla quale guardiamo il piano molto dipende per quanto riguarda la redazione del piano regionale.
Desideravo dire queste cose, anticipando appunto che contiamo la prossima settimana di poter dare alla Commissione questo primo documento.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Interrogazione urgentissima del Consigliere Garabello sullo sciopero del personale non medico


PRESIDENTE

Esaminiamo l'ultima interrogazione urgentissima, (le altre verranno prese in esame domani) di cui avevo dato lettura, presentata dal Consigliere Garabello e alla quale risponderà ora l'Assessore Armella.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

La stampa quotidiana ha dato notizia oggi che i sindacati hanno indetto una serie di scioperi nel settore ospedaliero che interessa i dipendenti non medici dei vari ospedali della provincia di Torino ed alcuni di altre province nella regione. Ritengo sia noto l'interessamento della Giunta per riuscire a risolvere i problemi pendenti relativi alla retribuzione ed a varie normative in corso di trattative con il personale ospedaliero da un lato e la federazione degli ospedali o singole amministrazioni ospedaliere dall'altro. Sono state risolte questioni di notevole portata, come quella dell'istruzione professionale delle scuole infermieri, mentre vi sono state e vi sono tuttora delle difficoltà inerenti a premi così detti in deroga che in passato sono stati erogati, anche per un lungo periodo di tempo dagli Enti ospedalieri ai dipendenti non medici della provincia di Torino e di altre province.
Il tema dei premi in deroga ha investito la Giunta e l'Assessorato rappresentato da chi vi parla ed il Presidente della Regione ha sintetizzato le imposizioni della Giunta in una lettera inviata al Comitato regionale di controllo. E' noto infatti che il Commissario del San Giovanni ha fatto presente al Comitato di controllo, con apposita delibera l'opportunità che un premio, comunque denominato, pagato da molti anni ai dipendenti, dovesse essere confermato anche per l'anno in corso, ormai ritenendo essere entrato in quella categoria dei cosiddetti diritti acquisiti, quantunque la forma dell'erogazione non consentisse una tale qualificazione giuridica.
Per brevità e per rendere conto della situazione, leggo in stralcio la lettera che il Presidente della Giunta, dopo un incontro con i sindacati e le loro rappresentanze, ha inviato al Presidente del Comitato regionale di controllo il 20 novembre scorso: "Ho fatto presente agli interlocutori il fondamento giuridico dei provvedimenti di codesto consesso (il quale consesso aveva annullato questa deliberazione del San Giovanni come di altri ospedali) stante il denunciato titolo di erogazioni in contrasto con le modalità stabilite e con le norme che disciplinano la concessione di premi in deroga. Sennonché va rilevato che proprio per le modalità di attribuzione, generalità dei dipendenti e periodicità ininterrotta dal '57 al 1970, le somme in parole, quantunque impropriamente qualificate 'premi in deroga', costituiscono degli assegni che pur non facendo parte dello stipendio, tuttavia rappresentano, per le caratteristiche anzidette, una voce del trattamento economico e come tale concretano, secondo la costante e consolidata giurisprudenza, un diritto acquisito anche se la liquidazione ha avuto luogo annualmente. Ciò stante, in attesa che la situazione sia regolarizzata in sede di accordi nazionali, ritengo opportuno sottoporre la questione all'attenzione sua e degli altri componenti del consesso perch l'aspetto anzidetto sia tenuto presente in sede di esame delle eventuali deliberazioni che l'amministrazione degli Enti ospedalieri interessati dovessero adottare in proposito".
Nonostante questo intervento prospettando la situazione alla Commissione di controllo, in assemblea di dipendenti ospedalieri si è ritenuto di dover entrare in sciopero articolato in una serie di astensioni dal lavoro di cui i giornali stamani hanno dato notizia.
E' altresì noto che in successione temporale, non riferendosi specificamente a questo problema, il Ministro della Sanità ha telegrafato alle Regioni, ai Medici provinciali e a quant'altri interessati alla materia, di non consentire deroghe ai contratti nazionali, poiché la legge dispone che la contrattazione sia esclusivamente nazionale. Sono in corso trattative per alcune provvidenze (43 miliardi) a favore del personale dipendente non sanitario. I Sindacati hanno posto anche l'accento su questo intervento che il Ministro della Sanità ha fatto al fine di non aggravare ulteriormente la situazione finanziaria degli ospedali; i sindacati non hanno in questo caso una questione di nuovo trattamento retributivo, ma fanno la questione di un trattamento già in atto presentato sotto la voce "premi in deroga" eccezionalmente consentita dai Medici provinciali in passato e che ad un certo punto, per la generalità dell'estensione dell'erogazione e per la sua periodicità, finisce per assumere un significato diverso da quello che originariamente aveva avuto nominalisticamente indicazione.
La situazione quindi è la seguente: intervento da parte della Giunta in persona del suo Presidente presso la Commissione di controllo, perch esamini sotto questa diversa motivazione e alla luce di queste considerazioni, le delibere del San Giovanni e anche quelle che perverranno da altri Enti ospedalieri della provincia di Torino e di altre province ove questo premio "in deroga" veniva erogato da molto tempo e sempre limitatamente a queste istituzioni.
Poiché l'interrogante, come la Giunta ed il Consiglio d'altronde, si preoccupa di garantire anche in occasione degli scioperi (che noi speravamo sarebbero stati evitati) la massima regolarità dei servizi, occorre precisare che la regolarità dei servizi ospedalieri, proprio per le implicanze che comportano sulla tutela della salute dei cittadini, va tenuta ben presente. Noi abbiamo una vigilanza, un controllo sugli atti espresso attraverso l'organo regionale a ciò disposto, abbiamo possibilità di intervento sugli organi ai fini dell'eventuale scioglimento, ma non abbiamo certamente una competenza diretta ai fini di garantire la regolarità del servizio, che resta tuttora affidato alla competenza tecnica dei Medici provinciali. Ciò nonostante la Regione non può essere sorda ad un problema di tale rilievo, di tale portata. A questo proposito è il caso di ricordare che il Medico provinciale di Torino ha trasmesso, anche con l'assenso della Regione, in epoca precedente e cioè nel gennaio e nell'aprile scorsi, le indicazioni del Ministero della Sanità là dove si verificano scioperi di personale sanitario e non sanitario, precisando per il personale sanitario quanto segue che mi permetto di ricordare leggendo il telegramma del Ministro stesso inviato il 20 marzo: "In occasione recenti scioperi sanitari è stata rilevata diffusa tendenza considerare come unico limite a diritto di sciopero effettuazione prestazioni sanitarie urgenti configurabili in casi gravissimi comportanti pericolo di vita, devesi at riguardo precisare che giurisprudenza anche costituzionale ha stabilito principio secondo cui diritto di sciopero trova un limite obiettivo ogni qualvolta comporta lesioni di altri diritti costituzionalmente garantiti. Ravvisasi pertanto necessità conciliare diritto di sciopero garantito con Costituzione con salvaguardia diritto alla salute egualmente tutelata dalla Costituzione mediante protezione qualsiasi danno derivante dalla mancanza o differimento interventi terapeutici rilevanti. Sotto tale ultimo profilo sono da considerare urgenti tutti quei casi nei quali, pur non sussistendo immediato pericolo di vita, ritardato intervento terapeutico specie se operatorio determini aumento del rischio terapeutico e pregiudizio su prognosi quod vitam gravi ripercussioni negative sullo stato della salute del paziente confidando nell'assenso delle Regioni".
In senso analogo sono state indirizzate, da parte del Ministero della Sanità, ai direttori sanitari e tramite il Medico provinciale, indicazioni in materia di sciopero di personale non sanitario, ancora richiamando che la mancata incolumità dei ricoverati comporta anche delle responsabilità gravissime che possono assurgere a carattere anche penale per cui, gli stessi direttori sanitari devono provvedere attraverso un'ordinanza di servizio da inoltrare in copia allo stesso Medico provinciale che esercita l'organo di vigilanza, a stabilire il contingente e i turni del personale minimo indispensabile a garantire un'adeguata e continua assistenza ospedaliera in caso di emergenza.
La Giunta richiama alla responsabilità dei sindacati, come ha fatto attualmente, affinché il diritto di sciopero non si traduca in un danno per tutta la collettività e soprattutto in un pericolo all'incolumità delle persone che di questo servizio ospedaliero hanno bisogno.



PRESIDENTE

L'interrogante ha facoltà di dichiararsi soddisfatto o meno.



GARABELLO Enzo

Una rapida risposta per ringraziare l'Assessore Armella della dovizia di argomenti e per fare presente che il rosario di astensioni dal lavoro da parte del personale non medico, specialmente in una stagione in cui l'ospedale è di maggiore utilità per la popolazione, mette quest'ultima in grosse difficoltà.
Senza addentrarmi a fondo e senza voler dare dei giudizi che sono propri delle organizzazioni sindacali, mi pare che nel caso di compensi extra busta, anche se conferiti in maniera non del tutto legittima e per lunghi anni, sia estremamente difficile riuscire a dimostrare, almeno sul piano sostanziale, che non si tratta di diritti acquisiti, perch l'eliminazione di premi in deroga di questa natura vorrebbe dire di fatto una riduzione degli stipendi, una riduzione delle buste paga e quindi una riduzione del potere d'acquisto dei lavoratori. Si può auspicare a questo punto, al di là di quella che può essere una posizione di controllo e di legittimità da parte della Commissione di controllo regionale, che la trattativa attualmente in corso a livello ministeriale trovi una valida soluzione. E' certo che quando vi sono trattative di carattere nazionale quelle parti che hanno avuto maggiori possibilità di apertura delle casse padronali (anche se in questo caso i padroni sono Enti pubblici o para pubblici) fanno da guida e non potranno certamente andare indietro.
Io chiederei ancora alla Giunta - a prescindere dal doveroso e giusto intervento nei confronti della comprensione della Commissione di controllo che voglia intervenire a livello ministeriale affinché il problema venga risolto veramente presto, tenendo conto del forte disagio che la situazione crea nella popolazione.
Ringrazio poi perché avendo presentato l'interrogazione poche ore fa la Giunta mi ha già voluto rispondere. Penso comunque che ci fossero le premesse per un intervento estremamente urgente e speriamo che sia di aiuto alla soluzione del problema.



PRESIDENTE

Il Consiglio Regionale è convocato domattina alle ore 10 per la continuazione dell'esame del medesimo ordine del giorno.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,55)



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