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Dettaglio seduta n.66 del 29/11/71 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VITTORELLI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Prego il segretario Gerini di dar lettura dei verbali delle sedute precedenti.



GERINI Armando, Segretario



PRESIDENTE

Non essendovi osservazioni i verbali si possono intendere approvati.


Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Comunico che hanno chiesto congedo la consigliera Fabbris e il consigliere Fonio. Ha pure chiesto congedo il consigliere Menozzi: dovendo egli assentarsi per la sopravvenuta morte della madre, desidero cogliere questa occasione per esprimere, anche a nome di tutto il Consiglio, al collega Menozzi le più profonde condoglianze del Consiglio stesso.


Argomento:

Documenti - Presentazione e assegnazione a Commissioni


PRESIDENTE

Comunico che la Giunta ha presentato in data 26 novembre un disegno di legge relativo all'iniziativa popolare e al referendum.
Delibero di assegnarlo in sede referente alla VIII Commissione permanente.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Comunicazione del Presidente del Consiglio regionale (seguito)


PRESIDENTE

Informo che sono stati inviati da alcuni Comuni i seguenti ordini del giorno : dal Comune di S. Salvatore Monferrato un ordine del giorno circa il problema del decentramento universitario e la disponibilità della Città di Alessandria ad essere sede della seconda Università piemontese un ordine del giorno del Comune di Alessandria per sollecitare il Parlamento ad approvare la legge sullo sviluppo di un servizio nazionale di asili nido un ordine del giorno del Comune di Asti in ordine alla eventuale assegnazione di un posto, nella istituenda Sezione decentrata di Asti del Comitato di controllo, ad un rappresentante del Movimento Sociale Italiano un ordine del giorno del Comune di Rivoli circa il decreto delegato relativo all'urbanistica.
E' altresì arrivato un ordine del giorno del Consiglio di Valle Alta Ossola circa il problema dei lavoratori frontalieri, in cui si sollecitano iniziative ed azioni anche del Consiglio regionale del Piemonte per ottenere i provvedimenti indispensabili per risolvere i problemi prospettati.
In merito alla proposta di deliberazione sull'Alpe Veglia, alla quale successivamente era stata data adesione dal consigliere Carazzoni, adesione da me comunicata in Consiglio il 14 novembre u.s., vi è stata una protesta dei consigliere Bono, che è uno dei firmatari di questa stessa deliberazione. Raccolte informazioni alla Camera e al Senato circa la possibilità di adesione di nuovi firmatari, dato che il caso non è previsto dal nostro Regolamento, mi è stato risposto che alla Camera e al Senato è possibile a persone non facenti parte del Gruppo presentatore di una proposta di legge di dare la propria adesione soltanto con il consenso del primo firmatario. In questo caso, evidentemente, l'adesione del consigliere Carazzoni si deve intendere come un'adesione esterna alla stessa, una manifestazione di volontà che non comporta la sottoscrizione della proposta di deliberazione e che figura perciò semplicemente come espressione di volontà, che non si può impedire, dello stesso consigliere Carazzoni.
Comunico che, essendo pervenuta, nel corso dell'ultima seduta, una proposta di mozione presentata da tutto il Gruppo comunista circa la incompatibilità eventuale del Presidente della Giunta, e che non essendo stata, come di dovere, presa finora in esame da parte della Giunta delle elezioni la posizione definitiva dei cinquanta componenti del Consiglio regionale, ho sollecitato il Presidente della Giunta delle elezioni, a termini di Regolamento, ad esaminare le questioni di ineleggibilità dei cinquanta componenti di questo Consiglio Regionale, in modo da consentire al Consiglio, secondo le forme previste dal Regolamento stesso, di deliberare in proposito. L'esame di questa proposta di mozione non pu perciò precedere la procedura prevista dal nostro Regolamento con tutte le garanzie in esso contenute circa la questione delle incompatibilità di tutti i cinquanta Consiglieri. La Giunta delle elezioni dovrà quindi, come prescrive il Regolamento, procedere prima all'esame della posizione dei propri componenti, poi a quello della posizione dei componenti la Giunta e successivamente di tutti gli altri Consiglieri. Spero che la Giunta delle elezioni sarà in grado di riferire quanto prima su questa questione.
Comunico finalmente di aver dato con telegramma l'adesione della Presidenza del Consiglio Regionale del Piemonte alla manifestazione nazionale antifascista indetta a Roma nella giornata di ieri in difesa dei valori della libertà e della democrazia nati dalla Resistenza. Do lettura del telegramma: "Interpretando sentimenti antifascisti della larghissima maggioranza dell'Assemblea regionale piemontese esprimo piena adesione alla manifestazione nazionale indetta in difesa dei valori di libertà e democrazia nati dalla Resistenza. In questa occasione le forze politiche democratiche devono sentire l'obbligo di ribadire chiaramente il loro impegno di ferma opposizione ad ogni rigurgito neofascista." La manifestazione che si è svolta ieri nella Città di Roma è certamente la più imponente manifestazione politica che si sia svolta nella Capitale dal tempo della Liberazione e delle manifestazioni indette intorno al referendum istituzionale dal 1946 fino ad oggi.


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione di Don Luigi Sturzo


PRESIDENTE



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

A nome della Giunta e a titolo personale, mi associo alla commemorazione che il Presidente del Consiglio ha voluto in questa assemblea fare di Don Sturzo, ricordandone la lunga battaglia politica e sottolineando gli aspetti di novità che essa ha avuto nel nostro Paese soprattutto nella cultura politica del nostro Paese.
L'inserimento dei cattolici democratici nella vita delle istituzioni politiche italiane è stato operato da Don Sturzo con grande senso di realismo, in un momento in cui nell'ambito stesso del movimento cattolico sembravano prevalere sugli aspetti realistici della vita politica le suggestioni ideologiche e le suggestioni antistatalistiche. Da parte di Don Sturzo si è operata questa seconda sintesi, che non soltanto ha prodotto i risultati del manifesto agli uomini liberi e forti e della fondazione del Partito popolare italiano, ma ha operato nella cultura politica italiana un intenso fermento di novità. Non è stato soltanto il peso del movimento dei cattolici democratici a portare alla formazione di una legge elettorale proporzionalistica, ma è stata una lunga battaglia di Don Sturzo, tesa ad ottenere per tutte le correnti politiche adeguata rappresentatività negli organi istituzionali della pubblica Amministrazione e del Parlamento e quindi a permettere alle correnti di idee e di opinione e alle forze che esistevano nell'interno del Paese di potersi meglio esprimere.
Ma non è stata soltanto quella della proporzionale la grande novità nella cultura politica, nella concezione stessa della democrazia portata avanti da Don Sturzo: la grande novità è stata di aver compreso come non bastasse una legge elettorale ad ampliare, a dilatare l'atmosfera e il respiro della democrazia ma come fosse necessario che essa democrazia fondasse le sue radici più profondamente nel Paese. Di qui la battaglia condotta da lontano ed approdata al manifesto agli uomini liberi e forti per una ampia autonomia istituzionale degli enti locali, ma soprattutto per la creazione delle Regioni come uno degli elementi di raccordo fra il cittadino, le sue istituzioni primarie e la Nazione. Quindi, una libertà concepita nel suo modo di vivificarsi, di realizzarsi, una libertà concepita nel misurarsi ogni giorno, a livello delle istituzioni e dei problemi, con i grandi temi della vita del Paese. Una realtà, cioè concreta e reale.
A coloro che polemizzavano con lui dicendo come in Italia non fosse ancora venuto il tempo di concedere queste ampie autonomie, che in altri Paesi erano già cosa acquisita, per un certo ritardo nella maturazione politica del popolo italiano e per essere pervenuto più tardi di altri popoli alla unità nazionale e alla affermazione delle istituzioni parlamentari, Don Sturzo rispondeva che invano si sarebbe cercato di poter insegnare al popolo italiano ad autogovernarsi se ci si fosse comportati in modo diverso da come ci si deve comportare per imparare a nuotare: come per imparare a nuotare occorre scendere in acqua, così per imparare a governarsi nella libertà occorreva mettere in movimento le istituzioni che quella libertà potevano suscitare, esaltare, rafforzare, insegnare a mettere in pratica.
Credo che in un'assemblea regionale come questa, in un momento in cui le Regioni si avviano gradualmente, attraverso molte difficoltà, attraverso contrasti, anche, ad assumere la loro funzione nella vita politica italiana, la commemorazione di Don Sturzo rappresenti per tutti noi, al di là delle nostre differenziazioni politiche, un momento di ripensamento e di rimeditazione sulla serietà, sulla vastità dell'importanza della libertà come elemento suscitatore delle autonomie locali e su come le autonomie locali siano a loro volta momento di espansione e di rafforzamento della libertà e come sia affidato a noi, quali membri di un'assemblea regionale il compito di dare a questa libertà una compiutezza, una vitalità in stretto collegamento con il movimento della società nel senso della sua avanzata ma soprattutto nel senso del rafforzamento della libertà inalberando una bandiera che, per il fatto di essere una bandiera storica e al di là delle posizioni particolari che può aver avuto Don Sturzo, che possono aver avuto i cattolici democratici, ma è una bandiera ormai di tutti perché è una bandiera delle istituzioni della nostra Repubblica.
Ricordando Don Sturzo noi ricordiamo, in definitiva, una lunga battaglia che è stata combattuta per la libertà, un successo che si è verificato con la formazione delle istituzioni regionali. Credo che possiamo, tutti quanti insieme, raccogliendo questa bandiera, anche riaffermare un impegno: di operare per il rafforzamento delle istituzioni repubblicane, ed in esse delle istituzioni regionali come quel momento che lega in modo valido ed esprime in modo estremamente certo e realistico le aspirazioni, le esigenze delle popolazioni locali nell'ambito della politica nazionale.
Queste le poche considerazioni - che peraltro meriterebbero di essere ben più sviluppate - che la Giunta intendeva fare associandosi con commozione al ricordo del messaggio che Don Sturzo ha lasciato per la vita politica italiana e per la cultura italiana, messaggio che non è solo diretto ai cattolici democratici ma, penso, a tutti gli uomini liberi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Intervengo per fare una breve osservazione sulle comunicazioni e per avanzare una richiesta.
A proposito della nostra mozione sulla incompatibilità del Presidente della Giunta, vorrei far osservare che noi non abbiamo sollevato una questione di ineleggibilità, ma abbiamo posto un problema sostanzialmente politico: la nostra mozione non intende assolutamente trattare questioni che sono di competenza della Giunta delle elezioni. A nostro giudizio quindi, le due cose sono staccate, non possono essere l'una condizionata dall'altra.
Comunque, ci riserviamo di parlare di questo nel corso della conferenza dei Capigruppo, per giungere ad un chiarimento.
Desidero inoltre chiederle, signor Presidente, se, tenuto conto che sono pendenti varie mozioni molto importanti presentate da alcuni Gruppi come quella sull'università, quella sulla Caesar, l'ordine del giorno approvato l'altro giorno - non ritiene sia il caso di riunire i Capigruppo possibilmente subito, per vedere come regolare l'ordine dei nostri lavori che potrebbe, credo, subire degli spostamenti, o addirittura essere ampliato in rapporto alle varie esigenze che questa mattina si prospettano.



PRESIDENTE

Avevo intenzione di proporre che i Capigruppo si riunissero nell'intervallo prima della ripresa pomeridiana. Però, se da questa riunione si ha l'intenzione di far scaturire l'inserimento all'ordine del giorno della seduta del pomeriggio di questioni nuove, occorrerà tenerla prima, in modo che io, al termine di questa seduta, possa comunicare al Consiglio, nelle forme previste dal Regolamento, l'inserimento di queste questioni all'ordine del giorno della seduta del pomeriggio e consentire al Consiglio stesso di accogliere o respingere questo progetto di ordine del giorno.
Potremmo, eventualmente, inserirla un po' prima del termine di questa seduta. In tal caso, chiedo però ai Colleghi di voler assicurare per lo meno una presenza simbolica, in modo che io possa tornare in aula e togliere almeno simbolicamente la seduta annunciando l'ordine del giorno di quella del pomeriggio in cui siano recepite eventuali richieste che la conferenza dei Capigruppo avesse fatto proprie.
A meno che vi sia una particolare urgenza per questa mattina, non mi parrebbe necessario far avvenire la riunione con immediatezza: se si vuol soltanto garantire che questo pomeriggio determinate questioni vengano discusse possiamo procedere prima alquanto nei nostri lavori.
Comunque, giudichi lei, consigliere Berti, sulla base delle questioni che si propone di sollevare, che io non conosco, se vi sia veramente motivo per tenere subito la riunione anziché attendere, come io proporrei, la fine della seduta.



BERTI Antonio

Si può attendere.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Onorevole Presidente, mi scuso innanzitutto con lei e poi con l'assemblea per essere giunto in ritardo. Ciò mi ha impedito di ascoltare una parte delle sue comunicazioni, che, a quanto mi ha riferito il collega Curci, mi riguarda personalmente.
Si è detto che in quest'aula è stata avanzata una protesta per l'apposizione della mia firma ad una proposta di deliberazione relativa all'Alpe Veglia. Vorrei soltanto precisare che quella iniziativa venne unitariamente concordata in una riunione svoltasi a Novara - come precisavo anche nella lettera indirizzata alla Presidenza - con il consenso di tutti i Consiglieri partecipanti all'incontro.
Vorrei altresì aggiungere che mi sembra essere estremamente censurabile, se mi è consentito dirlo, il fatto che si voglia stabilire delle discriminazioni a riguardo di una proposta di deliberazione che ha evidentemente grande interesse per la zona che in questo Consiglio Regionale sento di dover legittimamente rappresentare.



PRESIDENTE

Preciso al Consigliere Carazzoni che il problema non riguarda la partecipazione o meno del Gruppo che egli rappresenta alla proposta di deliberazione: è una questione prima di tutto di carattere formale, anche se mi rendo conto io stesso che dietro di essa c'è un sottofondo politico.
Non v'è dubbio che, quando un gruppo di Consiglieri facenti parte di uno o più Gruppi consiliari presenta una deliberazione ha il diritto di scegliersi i compagni di strada che preferisce. La sua adesione è venuta successivamente alla proposta di deliberazione: questa era già sul tavolo della Presidenza anteriormente alla sua adesione, tanto è vero che lei ha dovuto aderirvi.
Quindi, questo precedente stabilito oggi riguarda non la sua particolare adesione in generale, ma una questione di principio che potrà porsi anche ulteriormente, non necessariamente nei confronti del Gruppo del MSI, per quel che riguarda la presentazione di proposte di deliberazione o di proposte di legge da parte di uno o più Consiglieri Regionali.
Non c'è dubbio che chi le presenta ha il diritto di raccogliere le firme esclusivamente dei compagni di strada e degli alleati che vuole raccogliere; se qualcun altro desidera dire le stesse cose nessuno gli vieta di farlo, ma in altra forma, salvo poi a fondere, come accade spesso in sede parlamentare, le varie proposte che concernono lo stesso argomento.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione - Prevenzione infortuni

Incidenti alla Ditta Ferrero di Alba


PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Revelli.



REVELLI Francesco

Volevo chiederle, signor Presidente, se non ritiene opportuno informare l'assemblea dell'incontro che l'Ufficio di presidenza e poi anche l'assessore Visone hanno avuto con una delegazione degli operai della Ferrero in seguito ai gravi fatti avvenuti durante la lotta contrattuale nei giorni scorsi.



PRESIDENTE

L'assessore Visone si era riservato di fare una comunicazione globale su questo argomento, avendo egli avuto questi incontri anche a nome della Giunta.
Ha facoltà di parlare, pertanto, l'assessore Visone.



VISONE Carlo

Assessore ai problemi del lavoro e dell'occupazione. Signor Presidente signori Consiglieri, venerdì una delegazione di operai della Ferrero di Alba ha chiesto un incontro con la Presidenza del Consiglio e con l'Assessorato al Lavoro per render noto che durante lo sciopero, il giorno prima, si erano verificati fatti incresciosi; per l'intervento della forza pubblica erano rimaste contuse due operaie, a quanto pare senza che da parte loro vi fosse stata provocazione.
Io ho provveduto immediatamente, assicurando prima gli operai che avrei fatto una breve comunicazione in merito a questi fatti in sede di Consiglio Regionale, ed inviando poi un telegramma al Ministro dell'Interno e al sottosegretario on. Sarti chiedendo venisse aperta immediatamente una inchiesta e venisse assicurato che casi del genere non abbiano più a verificarsi. Sono in attesa di risposta, della quale comunicher eventualmente il testo al Consiglio.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Disegno di legge n. 7 contenente norme per l'istituzione e l'applicazione dei tributi propri della Regione Piemonte. Discussione


PRESIDENTE

Vi sono altre richieste di chiarimenti sulle comunicazioni? Allora passiamo al punto 3 dell'o.d.g.
"Disegno di legge contenente 'Norme per l'istituzione e l'applicazione dei tributi propri della Regione Piemonte' ".
Se lo ritiene, ha facoltà di parlare, per illustrare ulteriormente il disegno di legge, il relatore della I Commissione, consigliere Dotti.



DOTTI Augusto, relatore

Signor Presidente, signori Consiglieri, prima di dar luogo alla breve lettura della relazione, vorrei comunicare al Consiglio che il testo del disegno di legge n. 7 per l'istituzione e l'applicazione dei tributi propri della Regione Piemonte è stato concordato dalla Commissione, a grande maggioranza, con la Giunta, ed anche sottolineare che tutti i componenti la Commissione hanno dato un loro contributo al testo della relazione.
Ringrazio inoltre il Presidente della Giunta e l'Assessore al Bilancio, che sono intervenuti ai lavori della Commissione.
Come commento generale, dirò che questa legge, la prima legge sui tributi della Regione Piemonte, non comporta, almeno per l'immediato, alcun aggravio ai soggetti ad imposta. Inoltre la legge si presenta semplice e chiara, "tamquam veste detracta", per usare una espressione latina, cioè comprensibile a tutti, per la sua concretezza e la sua essenzialità.
Passo ora alla lettura della relazione, che è stata puntualizzata in ogni suo periodo, per cui mi rincrescerebbe trascurare la parte che costituisce l'apporto di un singolo membro della Commissione.
Il disegno di legge n. 7 per l'istituzione e l'applicazione dei tributi propri della Regione Piemonte è improntato ad una notevole semplicità e concisione. Le norme di carattere generale sono raggruppate nel capo I. Il capo II si riferisce all'imposta sulle concessioni statali, il capo III alle tasse sulle concessioni regionali, il capo IV alla tassa di circolazione e il capo V alla tassa per l'occupazione di spazi ed aree pubbliche. Infine, il capo VI raggruppa le norme comuni sull'applicazione dei tributi e sul relativo contenzioso.
Il disegno di legge è stato elaborato con responsabile cautela senza peraltro rinunciare ad alcuna delle potestà attribuite alla Regione dalla legge finanziaria regionale. Proprio per questo è stato opportuno l'esplicito rinvio a successive norme di attuazione, disposto dall'art. 17.
In tali norme di attuazione si ritiene necessaria l'istituzione di una Commissione consultiva, nominata dal Consiglio regionale, con il compito di fornire al Presidente della Giunta ulteriori elementi di giudizio sui ricorsi.
Esigenza primaria del presente disegno di legge è quella di offrire uno strumento efficiente e rapido alla Regione per un valido esercizio della sua autonomia tributaria e finanziaria.
Nella determinazione delle aliquote, sempre nell'ambito delle facoltà discrezionali concesse dalla legge finanziaria regionale, il disegno di legge afferma esplicitamente il proposito di astenersi, per l'immediato dal perseguire l'obiettivo di ottenere massimi proventi dai tributi in oggetto onde evitare di appesantire l'attuale congiuntura sfavorevole.
Questo orientamento è motivato non solo dalla necessità di non ostacolare in alcun modo la ripresa economica della nostra Regione, ma anche da altre considerazioni che riguardano l'esigenza di un coordinamento interregionale in materia di aliquote e di una giusta determinazione dei carichi fiscali conseguibile soltanto attraverso una più accurata conoscenza della materia imponibile e dei soggetti d'imposta e mediante l'indispensabile collaborazione degli organi statali competenti.
I tributi propri attribuiti dalla legge n. 281 alle Regioni, sotto il profilo dell'importanza e della dinamicità dei relativi gettiti, non configurano purtroppo una sostanziale autonomia tributaria per la Regione.
Dal punto di vista dell'importanza e della dinamicità del gettito l'imposta sulle concessioni statali, sui beni del demanio e del patrimonio indisponibile, la tassa sulle concessioni regionali e la tassa per l'occupazione di spazi ed aree pubbliche non sono destinate a costituire voci d'entrata rilevanti per i prossimi anni, né è presumibile che la base tributaria cresca ad un rapido ritmo.
Il gettito della tassa di circolazione si prospetta più importante, ma il tributo sembra avere la natura di una compartecipazione a quello erariale, pur tenendo conto dei margini di manovra nella fissazione delle aliquote. Inoltre, il ritmo di espansione del gettito della tassa di circolazione è condizionato dal tasso di incremento dei mezzi di trasporto stime attendibili, riferite agli autoveicoli, prevedono per il prossimo decennio un rallentamento del ritmo di incremento della domanda.
Purtroppo la Regione non partecipa alla fase di accertamento liquidazione e riscossione, e quindi, in un certo senso, la sua autonomia tributaria risulta addirittura più ridotta di quella di cui godranno le amministrazioni comunali dopo la riforma tributaria. Per questi motivi, la Regione Piemonte riafferma la propria autonomia tributaria, attribuitale dalla Costituzione, e, se pure in modo più ristretto, dalla legge riservandosi esplicitamente di esercitare in futuro quei poteri discrezionali in materia di aliquote il cui uso può essere oggi inopportuno, o sconsigliabile.
Per quanto riguarda il contenzioso, si è ritenuto di non dover insistere su un sistema che va radicalmente rinnovato a livello nazionale.
L'imposta sulle concessioni statali: non vi è dubbio che le concessioni statali siano un oggetto imponibile dal momento che esse rappresentano una possibilità di reddito. Pertanto la Regione Piemonte propone di istituire il tributo rinviando a successivo provvedimento l'ammontare dell'imposta.
Con tale rinvio la Regione Piemonte ha espresso la volontà di conoscere esattamente la materia imponibile.
Le concessioni sono molto numerose e diverse per entità del beneficio economico ad esse connesso, per il settore al quale si riferiscono, per la natura del concessionario. Lo Stato le distingue in almeno undici voci, a loro volta articolate in sottotitoli; la concessione statale abbraccia un'ampia casistica e non sempre è manifestazione di indubbia ricchezza: accanto a concessioni di un certo rilievo se ne trovano altre, assai numerose, che hanno un infimo valore economico, quali le concessioni per sfalcio d'erba lungo le sponde dei torrenti, per irrigazione di orti, per coltivazione di aree di golena. Non pare opportuno gravare indiscriminatamente tutte queste concessioni con un'identica aliquota prescindendo da un esame analitico dei singoli tipi.
Occorre poi notare che le concessioni relative alle grandi derivazioni idroelettriche restano tutte escluse dall'imposta regionale. Anche se l'esclusione è dovuta al fatto che le grandi derivazioni sono già gravate da altri oneri, si corre il rischio, procedendo senza un'accurata discriminazione, di aggravare possibili sperequazioni. Nel caso delle derivazioni ad uso irriguo, ad esempio, il piccolo coltivatore che deriva un modulo d'acqua potrebbe vedersi quadruplicato l'onere, mentre il grande concessionario che deriva oltre dieci moduli non sarebbe colpito per legge dall'imposta regionale. Si tratta di un problema economico-sociale di grande importanza; la Regione Piemonte non ha voluto accentuare il disagio di piccole e medie aziende che si trovano gia in difficoltà.
Inoltre, nulla vieterebbe allo Stato di adeguare i canoni delle concessioni alla svalutazione monetaria; nell'ipotesi che i canoni statali che costituiscono la base dell'imposta regionale, venissero rivalutati, i concessionari si troverebbero altresì gravati del corrispondente maggior carico regionale.
Per i motivi esposti, l'aliquota dell'imposta regionale sulle concessioni statali sarà determinata non prima che si sia proceduto tuttavia entro il 1972, ad un accurato inventario delle concessioni da assoggettare e ad una valutazione degli effetti socio-economici che ne conseguirebbero.
Tassa sulle concessioni regionali: tenendo conto del fatto che la legge finanziaria regionale esclude la possibilità di maggiorazioni della tassa durante tutto il quinquennio che decorrerà dal trasferimento delle funzioni, è apparso opportuno fissare l'aliquota della tassa sulle concessioni regionali al 120% delle corrispondenti tasse di concessione governativa. Si tratta del corrispettivo per un servizio richiesto dall'interessato.
La base tributaria per la suddetta tassa non esiste ancora e si verrà formando con il trasferimento delle funzioni amministrative dallo Stato alla Regione; essa quindi non dà luogo, per il momento, ad alcun carico fiscale addizionale sui contribuenti. La tassa sarà di fatto applicabile solo dal momento in cui la Regione potrà esercitare le funzioni costituzionali previste. A quel punto sarà possibile tener conto dell'onore addebitato ai concessionari e provvedervi di conseguenza anche con eventuali riduzioni della misura della tassa, riduzioni che si debbono ritenere ammissibili in qualsiasi momento, poiché la legge finanziaria regionale si riferisce esplicitamente soltanto alla possibilità di maggiorazioni.
La Regione Piemonte, inoltre, verificherà la possibilità di operare discriminazioni nelle voci indicate nel tariffario delle tasse sulle concessioni governative, al fine di stabilire misure differenziate in rapporto al beneficio che la concessione reca al richiedente. Se in sede di prima applicazione è impossibile operare una tale discriminazione, la Regione non rinuncia a priori a questa facoltà, che consentirebbe di tenere nel debito conto anche valutazioni socio-economiche nella politica attinente alle concessioni regionali. Il dovere stabilire una misura unica rappresenterebbe una inaccettabile limitazione della potestà impositiva regionale.
Tassa di circolazione: la decisione della Regione Piemonte di non far uso per il momento delle facoltà discrezionali concesse alla Regione dalla legge finanziaria è opportuna stante la necessità di un approfondito esame della situazione, che i tempi limitati e la mancanza di dati non hanno reso possibile. Inoltre, tenendo conto dell'esiguità delle differenziazioni tariffarie consentite alla Regione nei primi due anni, non è illogico pensare che si arrecherebbe agli utenti ed agli uffici ed enti abilitati alla riscossione, anche in caso di diminuzione della tariffa, un aggravio superiore al beneficio conferito.
Si afferma infine l'esigenza di un coordinamento della politica tariffaria della Regione con la politica tariffaria delle altre Regioni italiane: benché la diversità delle situazioni locali possa anche legittimare una differenziazione da parte delle singole Regioni nell'esercizio delle facoltà discrezionali, è indubbia la necessità di un coordinamento interregionale per evitare quanto meno sperequazioni ingiustificate e per facilitare modalità quanto più possibile omogenee per la completa riscossione del tributo.
Va comunque riaffermata la volontà della Regione di avvalersi in futuro della suddetta discrezionalità; la Regione è pienamente consapevole delle esigenze di carattere economico e sociale che possono suggerire l'istituzione di tariffe differenziate, entro i limiti consentiti, a seconda della destinazione, del tipo, della classe, e dell'anno di fabbricazione del veicolo.
Tassa per l'occupazione di spazi ed aree pubbliche: per questo tributo valgono in parte le considerazioni svolte a proposito delle tasse sulle concessioni regionali; una base tributaria attualmente non esiste, e si verrà formando con il trasferimento delle funzioni amministrative dello Stato alla Regione. Quanto alla misura, la Regione propone che siano fissate aliquote pari al 150% di quelle previste dalle norme dello Stato per le corrispondenti occupazioni degli spazi e delle aree appartenenti alle Province.
La scarsa rilevanza del gettito presumibile dalla tassa, il fatto che la Regione possa procedere, anche in questo caso, ad una politica fiscale differenziata a seconda del beneficio accordato, fanno considerare l'aliquota fissata un livello al di sotto del quale la Regione potrà esercitare la sua autonomia tributaria.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il consigliere Raschio. Ne ha facoltà.



RASCHIO Luciano

Signor Presidente, Colleghi, Consiglieri, questa mattina, dando una rapida scorsa ai giornali, siamo venuti a conoscenza di un rinvio da parte dei Commissari di Governo della Toscana e dell'Emilia....



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Del Governo, non dei Commissari.



RASCHIO Luciano

... delle leggi sui tributi regionali elaborate in queste settimane da queste due Regioni. La motivazione addotta di questo rinvio, a quanto almeno si deduce dalla lettura dei giornali - che sono l'unica documentazione in mio possesso su tale questione - è di una gravità estrema; particolarmente il motivo, che chiameremo di principio, almeno che il Commissario di Governo pone....



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Il Commissario di Governo trasmette....



RASCHIO Luciano

Qui si parla esplicitamente di Commissario di Governo.



PRESIDENTE

Da parte del Commissario di Governo si tratta di trasmissione, la deliberazione però è del Governo, quale che sia la forma in cui è stata adottata.



RASCHIO Luciano

Allora è anche peggio. Pur immaginando che la decisione fosse del Governo, avevo preferito per correttezza attenermi alla lettera di quanto contenuto in questa fotocopia che riporta la notizia. Comunque, ne discuteremo successivamente. Qui è detto: "Il Commissario del Governo dott. De Vito ha osservato che i tributi regionali vanno istituiti in rapporto a spese regionali necessarie per l'adempimento di funzioni normali che attualmente non sono precisate, in mancanza di definitivi decreti delegati sul trasferimento delle funzioni".
"Il Governo - si legge più avanti - ha rilevato che la Regione può varare norme soltanto in attuazione di quelle statali che siano necessarie per l'applicazione di tributi propri".
Con una presa di posizione del Governo - parlo anch'io di Governo visto che si insiste da più parti su questo punto -, c'è da domandarsi se noi siamo legittimati, in questo momento, a prendere una decisione su un gruppo di leggi, che poi fanno parte di un'unica legge regionale. Ebbene io voglio dire, a nome del Gruppo comunista, dal quale sono stato incaricato di sviluppare questo intervento, che noi ci sentiamo perfettamente legittimati a procedere nel nostro lavoro legislativo, anche se questo tipo di pressione prevaricatrice, fatta dal Governo nei confronti delle Regioni che già hanno approvato con legge i tributi propri potrebbe portarci a considerazioni diverse. Questo lo dico all'amico Dotti, relatore a nome della I Commissione; e lo dico poi in particolare alla Giunta ed al suo Assessore alle Finanze, che evidentemente può trovarsi, come certamente si trova, in grande imbarazzo.
Noi non avevamo assolutamente preso in considerazione questo elemento nell'ambito di tutta la discussione della Commissione competente. Una discussione che si è fatta a tamburo battente, in modo anche assolutamente fuori dell'ordinario, perché la Giunta, come già avevamo sottolineato in Commissione, ci ha presentato il provvedimento chiedendoci di esaminarlo con una fretta estrema. Cosicché ci siamo trovati a dover correre la cavallina, nella settimana di tempo a nostra disposizione, per trovare modo di mettere insieme un progetto il più possibile adeguato alle esigenze di legge ed alle esigenze delle nostre popolazioni piemontesi. Ma questo è un rilievo che riprenderò in altro punto dell'intervento che ho iniziato a svolgere.
Avevamo invece preso in considerazione un altro fattore, che si desume dalla seconda motivazione di ricusa che il Governo fa per quanto si riferisce alle leggi della Toscana e dell'Emilia, ed ha attinenza con tutti quei dispositivi che la Toscana e l'Emilia avevano posto, al fine di poter dare orientamenti precisi nell'ambito della riscossione e anche nell'ambito delle sanzioni agli uffici statali competenti.
Avevamo preso in considerazione ripeto (la problematica era stata sollevata in particolare dal Gruppo comunista) la necessità di essere precisi anche nella stessa stesura della legge sulle modalità di riscossione, sui tempi della riscossione, al fine di entrare, al più presto possibile, come tesoreria della Regione, in possesso delle somme di denaro per le varie leggi ed in particolar modo, in questo caso, per la tassa di circolazione, e non avere dei tempi lunghi o delle more che avrebbero provocato dei deficit di cassa notevoli.
Davanti alle precisazioni che nel dibattito l'assessore Paganelli ci aveva portato, precisazioni che, pur condividendo il tipo di impostazione da noi prospettato, sollevavano grosse perplessità a livello nazionale sulle possibilità di accettazione da parte del Governo di questi orientamenti esplicativi, noi abbiamo desistito. E troviamo, ad esempio qui, che nel rinvio delle leggi della Toscana e dell'Emilia si fa carico in modo pesantemente critico, nei confronti di quelle Regioni, di aver previsto termini prescrizionali e sanzioni non corrispondenti a quelli stabiliti dalla legislazione statale, che, si aggiunge, interferiscono nell'attività di accertamento e riscossione dei tributi.
Non voglio tediare gli amici del Consiglio regionale, ma sarebbe veramente interessante andare a verificare che cosa, poi, in realtà prevedono le leggi che hanno elaborato la Toscana e l'Emilia anche a questo proposito. Penso si constaterebbe che non c'è alcuna interferenza: se mai vi si dà prova da parte di quelle Regioni, di serietà amministrativa definendo, in modo corretto e preciso, le competenze dei vari uffici che hanno il compito di raccogliere i tributi e trasferirli alla Regione; e mettere dei termini, mi pare questione essenziale, per il reciproco rispetto. Inoltre, io non vedo assolutamente una disfunzione o una prevaricazione delle competenze dello Stato nel fatto che da parte delle due Regioni in questione sia stato fissato, nella normativa della legge anche un certo tipo di articolazione nell'ambito stesso della sanzione e si chieda una partecipazione, attraverso una Commissione consultiva del Consiglio regionale che affianchi il Presidente, per la adozione di decisioni concernenti i ricorsi. Noi non abbiamo inserito questo aspetto importante e sul terreno democratico e fiscale nel testo della legge, ma direi con molta intelligenza e cautela, lo abbiamo indicato nel corpo della relazione che accompagna il progetto di legge avendo avuto assicurata, in sede di Commissione, sulla disponibilità completa del Presidente della Giunta, che ha partecipato alla riunione, ad un inserimento mediante una codificazione regolamentare di questo momento di affiancamento in tale competenza a lui assegnata per legge nei confronti dei ricorsi.
Senza indulgere ad eccessivo pessimismo, vien fatto di domandarsi richiamandosi alle nobili parole che il Presidente del Consiglio prima e il Presidente della Giunta poi hanno dedicato all'opera culturale e politica di Don Sturzo ed al valore della Regione esaltato significativamente nelle sue opere politiche e sociali, se non sia il caso di procedere ad una rapida traduzione (potrebbe essere un invito al presidente Vittorelli, che conosce il francese così bene) di quest'opera edita in Francia del sacerdote di Caltagirone ed ancora ignorata dalla grande cultura politica italiana, per farne gentile omaggio agli attuali uomini di governo che hanno trovato un elegante modo per uccidere fin dagli inizi un momento importante qual è quello tributario delle Regioni.
Senza voler aprire una speciosa polemica nei confronti di questo diktat governativo (almeno come intendimenti, poi andremo a vedere se lo sarà nella sostanza, davanti al fronte compatto che opporranno le Regioni), il pensiero corre ad alcuni provvedimenti che abbiamo già discusso in sede di Consiglio regionale in queste ultime settimane, nel contesto dei quali abbiamo demandato al Consiglio, e al momento esecutivo del Consiglio, che è la stessa Giunta, degli impegni precisi. Ricordo, ad esempio, la questione della Sanità e l'impegno che ci siamo assunti, come Consiglio regionale, di esaminare lo stanziamento dei tre miliardi e mezzo a favore di un avvio di una prima seria politica ospedaliera nell'ambito del Piemonte. Mi tornano alla mente anche i problemi dell'agricoltura, alcuni dei quali già sono stati affrontati, pur non essendovi il decreto delegato approvato; e così mi corre il pensiero a quelli del commercio, dell'artigianato, a problemi per i quali abbiamo addirittura un termine entro il quale decidere (per esempio quello per la Sanità, quello per la casa, per cui dobbiamo prendere addirittura entro il 30 novembre provvedimenti ben precisi come Consiglio Regionale).
E' addirittura una aberrazione dire da parte del Governo che le Regioni non possono adottare provvedimenti di carattere finanziario perché non sono ancora in funzione. Ma come! Noi siamo in funzione fin dal momento in cui è stato varato dal Consiglio regionale lo Statuto della Regione Piemonte.
Semmai, potremmo dire di non essere stati attivamente funzionanti, per motivi che abbiamo espresso ripetutamente in sede di Consiglio regionale: carenza della Giunta, carenze di iniziative (abbiate pazienza, collega Cardinali, membri della Giunta se vi mettiamo anche questo zaino sulle spalle). Però, a parte queste posizioni, che sono doverose, di rispetto per il funzionamento del Consiglio regionale, cui intendiamo, noi particolarmente, dare il meglio di noi stessi, sia chiaro che dal rivolgere appunti ad una Giunta che non ha dato tutto quanto avrebbe dovuto dare all'accettare questo marchio, direi così, di infamia per tutte le Giunte delle Regioni a statuto ordinario, passa veramente non soltanto un mare, ma addirittura un oceano.
Ecco, dunque, la prima risposta che noi diamo: procediamo pure, in questa sede, alla discussione ed alla votazione di questo gruppo di leggi consapevoli che adempiamo un nostro preciso dovere, e consapevoli che ci apprestiamo ad affrontare, almeno a questo livello, una delle componenti essenziali per la preparazione del bilancio della Regione per il 1972. Tra l'altro, con questo gruppo di leggi noi ci apprestiamo a rendere esecutiva la legge del 16 maggio 1970 n. 281 sui provvedimenti finanziari per l'attuazione delle Regioni a statuto ordinario, precisamente gli articoli 3, 4 ed altri che si riferiscono a questo problema, ed anche l'art. 6, che riguarda i ricorsi e le sanzioni. Hanno pensato, vien fatto di domandarsi gli uomini di Governo che la loro obiezione di fondo, di principio, veniva proprio a scontrarsi violentemente con la stessa legge del 16 maggio '70 n.
281? Detto questo, che cosa ribadiamo noi, come elemento principale della relazione Dotti, fatta a nome della stragrande maggioranza, direi all'unanimità, delle forze democratiche e costituzionali? Questa legge 281 è talmente limitata nei confronti della potestà tributaria delle Regioni da negarci la possibilità di stabilire aliquote di imposta, di esercitare potestà sanzionatoria e di adottare decisioni in sede di contenzioso amministrativo. E' una legge, dunque, che dà a noi la possibilità di gestire assai poco, quasi niente, mentre avrebbe dovuto essere ispirata a tutto un dibattito che era poi quello della riforma tributaria dello Stato e avrebbe dovuto tener conto dello sviluppo del dibattito in sede parlamentare, in sede anche di convegni ANCI ecc. ecc., della nuova realtà che è poi quella delle Regioni. Altro che le Regioni non hanno nulla da fare o ben poco hanno fatto a questo proposito! Il Governo, con il suo atteggiamento e con la legge 281 vorrebbe ridurre le Regioni ad una mera attività contabile. Pur tuttavia, anche davanti ad un elemento di questo tipo ci troviamo ad un rinvio delle prime leggi tributarie delle Regioni da parte del Governo! Noi pensiamo che sia stato molto opportuno puntualizzare nella relazione anche questo elemento, ponendolo in collegamento con due questioni di fondo: noi non siamo venuti meno, nell'ambito della relazione fatta dalla Commissione, all'espletamento di un dovere ben preciso per allargare un'azione di reperimento dei mezzi necessari alle finanze della Regione al fine di poter concretamente sviluppare una politica di programmazione regionale nel contempo, non abbiamo omesso una presa d'atto consapevole, responsabile dell'attuale situazione economica nazionale e regionale, caratterizzata l'abbiamo detto e lo ripetiamo, da fenomeni di crisi in interi settori produttivi industriali, di crisi gravissima dell'agricoltura e di tendenza costante all'aumento dei prezzi.
Ecco perché noi ci siamo fatti carico di questa impostazione ed abbiamo insistito, particolarmente per quanto concerne la tassa sulle concessioni statali dei beni del demanio e del patrimonio indisponibile, sulla necessità di tener conto di questi due elementi fondamentali che devono essere ben presenti davanti ai nostri occhi. E' quindi doveroso ricordarsi in primo luogo, che quando si parla di tasse sulle concessioni statali dei beni del demanio e del patrimonio indisponibile, ad esempio, ci si trova in prima linea davanti a tutti i problemi dell'irrigazione derivanti da piccoli o medi corsi d'acqua, problemi che possono pregiudicare gravemente una situazione già pregiudicata qual è quella del reddito agricolo e dell'agricoltura in generale.
A questo proposito il dibattito è stato molto ampio e direi che siamo arrivati poi ad una conclusione, che era quella di chiedere alla Giunta (che aveva invece inizialmente proposto un aumento del cento per cento da parte della Regione su quanto è la concessione governativa) di ridurre a zero l'aumento richiesto e quindi di mettere come momento di legge l'esigenza che questa azione di reperimento finanziario venga tenuto presente ma per partire poi, con il 1972, verso una sua applicazione la più possibilmente differenziata, che tenga conto prima di tutto degli interessi dei contadini, dei nostri lavoratori dei campi. I dati esaminati sono stati notevolmente controversi: ci siamo trovati davanti a previsioni fiscali che facevano a pugni l'una contro l'altra. Davanti, quindi, ad una situazione che poneva i Commissari in condizioni di non poter veramente stimare quali erano le possibilità di reperimento di fondi attraverso l'applicazione della tassa sulle concessioni statali, si doveva procedere con la massima cautela e responsabilità.
Quindi, si è fatto bene, anzi benissimo, a tener presente questo dibattito positivo che la Commissione ha fatto ed ha indicato, considerando anzitutto che dovremo lavorare, e lavorare sodo, per ottenere dagli Uffici competenti dello Stato tutti i dati corrispondenti a queste varie leggi medianti le quali lo Stato pone le sue concessioni, i suoi canoni. E lo dico oggi, con molta più forza di quel che si poteva fare in sede di Commissione, perché l'esempio che ci viene dalla ripulsa che il Governo ha fatto sulle leggi dei tributi regionali della Toscana e dell'Emilia per la parte che riguarda i rapporti fra gli Uffici dello Stato e le Regioni anche in momenti, direi così, di rispetto normativo di tutti questi rapporti, ci richiama, con più forza, a quella domanda che tutti insieme molto obiettivamente ci siamo posti, nell'ambito della Commissione, sulla base delle informazioni che venivano anche in campo emiliano e in campo toscano su certe circolari arrivate agli Uffici competenti delle Finanze o alle Capitanerie di porto per non dare quanto comportava, ad esempio, sulla situazione degli arenili per ciò che concerne la Toscana e l'Emilia. Se le Regioni si trovavano in difficoltà qualche mese addietro a fissare nell'ambito di una possibile prospettiva di introito finanziario determinate posizioni, per mancanza di informazioni da parte degli uffici governativi, oggi, con questo diktat di violenza sulle autonomie delle Regioni a statuto ordinario, c'è da domandarsi se riusciremo ad entrare in possesso entro il 1972 di tutto quel materiale che ci consenta di concretizzare finanziariamente il nostro lavoro e nel contempo ci permetta di effettuare una politica differenziata fiscale che è poi la base della relazione della I Commissione e del suo relatore Dotti.
Orbene, io ritengo che nell'attuale situazione noi possiamo oggi impostare un discorso più serio e anche responsabilmente unitario a livello di tutte le Regioni a statuto ordinario del nostro Paese. In primo luogo noi facciamo bene a chiedere nella relazione stessa un coordinamento, ad esempio, per quanto riguarda la tassa di circolazione con tutte le altre Regioni del nostro Paese a statuto ordinario. E allora, oggi facciamo bene a chiedere una immediata convocazione - sempre dai giornali abbiamo appreso che la Regione toscana si è resa parte diligente, convocando a Firenze per mercoledì 1° dicembre, nella sede della Giunta della Regione toscana degli Assessori alle Finanze delle Regioni italiane per l'esame di questa impostazione e ripulsa da parte del Governo delle leggi toscane ed emiliane. Per cui io sollecito, adesso, davanti ai nuovi elementi in nostro possesso, il Presidente della Giunta, l'Assessore al Bilancio, a trovare al termine di questi lavori, il modo, nell'ambito della Commissione, o meglio incaricandone addirittura i Capigruppo, di stilare un ordine del giorno che suoni severa condanna dell'operato del Governo nei confronti delle Regioni e sia nel contempo, un forte documento che dia al nostro Assessore, che io penso parteciperà alla riunione del 1° dicembre a Firenze, mandato esplicito da parte del Consiglio regionale di battersi unitamente agli altri Assessori, perché venga modificato l'operato governativo auspicando anche un intervento preciso nell'ambito della Commissione interparlamentare sui problemi della Regione, perché si possa costruire uno schieramento che, nello stesso ambito del Parlamento, faccia superare uno dei motivi che per me sono fra i più lesivi per le autonomie delle Regioni a statuto ordinario.
Nella relazione, poi, si fa riferimento alla esigenza di un regolamento normativo per l'applicazione delle leggi sui tributi propri. Ritengo che sia urgente che questa esigenza di produrre, di costruire il regolamento normativo venga recepita dalla Giunta, e pertanto propongo che al più presto possibile il Presidente del Consiglio incarichi la Commissione I con la partecipazione dell'Assessore alle Finanze e al Bilancio, di mettersi all'opera per approntare un regolamento normativo, non dimenticando che tutte quelle parti che giustamente non abbiamo inserito nella legge ma abbiamo richiamato come momento di relazione devono trovare poi una loro specificazione democratica nell'ambito del Regolamento.
Da ultimo a questo punto intendo ribadire la esigenza che per il futuro non si metta più la Commissione in condizioni di lavorare in modo tanto affrettato, senza potersi documentare sufficientemente, soprattutto senza avere la possibilità di procedere ad alcuna consultazione; perché sarebbe stato opportuno interpellare i contadini, il movimento sindacale nelle campagne, eventualmente anche le Province. Alla Commissione è toccato in questa circostanza lavorare e faticare senza tregua, e senza alcun aiuto per arrivare ad un certo tipo di risposte della cui positività è giusto comunque darle riconoscimento: l'esigenza di poter programmare la nostra attività di preparazione del bilancio con tempo, con calma, con raziocinio è questione fondamentale. Già tempo fa ricordai, con un messaggio indirizzato al Presidente della Giunta, che è necessario arrivare rapidamente a tracciare già dei profili per quanto riguarda il bilancio del 1972. Il piano di riparto delle entrate e delle spese, che è poi il riparto del '71, è niente altro che un elemento di scelta che ha fatto la Giunta poi notificato, ma, ripeto, semplicemente "notificato", alla Commissione e al Consiglio. Appunto come elemento di notifica noi l'abbiamo considerato e non abbiamo voluto come Commissione entrare in merito a quelle impostazioni di entrata e di uscita che fanno parte del piano di riparto per il 1971. Ma così non può essere per il 1972! Già sentiamo di altre Regioni che hanno messo in cantiere, in dibattito in seno al Consiglio Regionale (l'Emilia, ad esempio, abbiate pazienza se cito sempre questa Regione), o già stanno discutendo in queste settimane il bilancio per il 1972. Noi, quasi all'inizio del 1972, stiamo ancora per prendere atto del piano di riparto del 1971. Questo tipo di richiesta vuol significare che un bilancio regionale, proprio per le implicazioni politiche, economiche e sociali che ha e proprio anche per gli ostacoli pesanti che ci stiamo già trovando oggi a livello di Regione a statuto ordinario a causa dei tagli delle inframmettenze, direi dei diktat che il Governo o meglio alcuni settori del Governo hanno fatto, richiede la massima attenzione, il massimo lavoro da parte della Giunta e della Commissione competente in proposito.
Pertanto, dichiaro che il nostro Gruppo Comunista ritiene che si debba procedere comunque alla discussione e alla votazione dei progetti di legge sui tributi propri della Regione, e manifesto pure l'accordo sulla relazione presentata dal consigliere Dotti. Pertanto annuncio il voto favorevole a questo progetto di legge del Gruppo comunista.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il consigliere Simonelli. Ne ha facoltà.



SIMONELLI Claudio

Signor Presidente, colleghi, anche il gruppo socialista è d'accordo sul testo proposto dalla Commissione e sulla relazione che ha fatto poc'anzi il Consigliere Dotti, relazione encomiabile per chiarezza, sinteticità e oculatezza; così come riteniamo encomiabile e da approvare il criterio generale che ha presieduto alla redazione di questa legge regionale e cioè la sua estrema semplicità con una duplice esigenza, da un lato di evitare con complicate anticipazioni normative rispetto agli orientamenti generali di suscitare altre ragioni di impugnativa da parte del governo, dall'altro per consentire alla Regione, in ordine all'entità degli imponibili e alle conseguenze sulla situazione socio-economica della Regione di questi nuovi tributi, di adattare ad una più approfondita conoscenza della realtà regionale l'applicazione di questi tributi, anche per quanto riguarda le manovre delle aliquote e le possibilità di discriminare ecc.
Detto questo, (non vorrei dilungarmi ulteriormente su questi punti perché mi sembra che la relazione e il testo della legge si commentino da soli) occorre invece spendere alcune parole sulle altre questioni alle quali il Consigliere Raschio ha già fatto cenno; innanzi tutto su questo inopinato rinvio delle prime leggi regionali, inopinato non tanto per le ragioni di merito che posso anche non conoscere dal momento che non ho visto i testi di queste leggi, ma certamente per l'assurda pretesa che sta in capo al rinvio da parte del governo e cioè la pretesa che le Regioni non possano legiferare in ordine tributi prima dell'emanazione dei decreti delegati. E ciò in espressa, aperta, palese tranquilla violazione dell'art.
14 della legge sulla finanza regionale, il quale recita testualmente, al suo primo capoverso: "Le Regioni istituiscono con leggi i tributi proprii di cui all'art. 1 e gli altri che saranno previsti dalla legge di riforma con decorrenza dal 1° gennaio dell'anno successivo alla data di approvazione dei rispettivi statuti." Ora, questa norma non consente alcuna manovra dilatoria da parte del Governo. E' chiaro che poi il momento dell'efficacia di alcuni di questi tributi può essere differito se non esiste al 1° gennaio '72 un patrimonio della Regione. Ma altro è il momento dell'efficacia, altro è il momento della legittimità della norma e quindi bene le Regioni fanno ad applicare i tributi a norma dell'art. 14 della legge finanziaria a partire dal 1° gennaio '72, salvo poi la possibilità di una loro efficacia in un momento successivo. E che questo possa avvenire lo dimostra anche il disegno di legge che noi presentiamo all'attenzione del Consiglio, nel quale tra l'altro viene istituita un'imposta sulle concessioni statali che viene applicata subito, ma la cui efficacia viene differita al 1° gennaio '73. E' quindi del tutto pretestuoso il rinvio sotto questo profilo delle leggi regionali e dobbiamo ribadire con vigore la piena legittimità del nostro operato. Ma io credo che in realtà il rinvio stia a significare qualcosa anche di più grave che deve essere subito contrastato sul terreno politico ancor più che su quello delle argomentazioni di diritto, cioè un fenomeno col quale ci troviamo a fare i conti e che è il crescente sabotaggio da parte dell'autorità di governo della vita e del crescere delle Regioni.
Noi abbiamo assistito ad un continuo infittirsi di ragioni di contrasto, di difficoltà create alla vita delle Regioni; abbiamo assistito prima ad una circolare del Ministero delle Finanze con la quale veniva fissato ad un certo ammontare la quota presumibile dei tributi fondiari che già nell'esercizio '71 facevano carico alle Regioni e abbiamo visto una settimana dopo il documento smentito da altra circolare ministeriale, in base alla quale la quota del 50% dei tributi fondiari attribuiti alle Regioni veniva calcolata in modo tale da consentire soltanto che passasse alle Regioni il gettito della sola competenza; abbiamo visto in questa fase la voluta mancata collaborazione degli uffici periferici dell'amministrazione finanziaria dello Stato, al di là della buona volontà e della cortesia dei singoli funzionari; abbiamo avuto le saracinesche chiuse nei confronti della Regione; abbiamo visto, anche in sede di riforma tributaria, il ruolo del tutto secondario e marginale in cui la finanza regionale viene ad essere riconosciuta con la legge della riforma tributaria, ruolo che si riassume nella partecipazione, per un'aliquota variabile dall'1 al 2%, all'imposta locale sul reddito delle persone fisiche, però contemporaneamente vengono soppressi i tributi fondiari. Da tutto questo meccanismo viene fuori che la Regione finisce di avere un'autonomia finanziaria ancora minore di quella dei comuni e delle province in quanto la capacità di esercitare autonomamente poteri impositivi, controllo sugli imponibili, manovra delle aliquote è minore per le Regioni di quanto non sia per gli enti territoriali.
A questo punto il discorso deve essere fatto globalmente e risalendo alla fonte di questo sistema che si rivela ogni giorno di più una trappola per le Regioni, bisogna risalire cioè alla legge sulla finanza regionale.
Il Presidente della Regione mi sta guardando con occhio furbo ed io non ho difficoltà a concordare con lui che si tratta di una pessima legge che deve assolutamente essere riformata, prima dei quattro anni che sono consentiti per il coordinamento tra le normative della riforma tributaria e le nuove norme che riguardano il riordinamento delle funzioni degli enti locali e delle Regioni. Il sistema costituzionale che prevede l'attribuzione alle Regioni di tributi propri e di quote di tributi erariali, non è sostanzialmente rispettata dalla legge sulla finanza regionale; i tributi propri previsti sono una presa in giro, perché oltre al fatto che appaiono in qualche caso frutto di un'inventiva fertile (la cui fertilità poteva essere indirizzata verso altri obiettivi più produttivi), immaginare per esempio che le concessioni statali siano un indice di particolare ricchezza, di particolare produzione di reddito al punto da basare su di questi una imposta regionale, è veramente il frutto più che di una fantasia, io credo di una farneticazione del legislatore...



MARCHESOTTI Domenico

Una farneticazione alla Preti...



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

No, il povero Preti non c'entra niente in questo.



SIMONELLI Claudio

No non c'entra, noi usiamo il termine di "legislatore" che nella sua eccezione copre tutti e non coinvolge nessuno.
L'unico fra i tributi propri ad avere una qualche rilevanza, una qualche consistenza non è un tributo proprio, ma è una compartecipazione ad un tributo erariale, perché è chiaro che la tassa sulla circolazione stradale è una compartecipazione a un tributo erariale. Qui dobbiamo registrare una situazione nella quale il meccanismo dei tributi propri che doveva essere, a norma dell'art. 119 della Costituzione, il primo fondamento dell'autonomia finanziaria delle Regioni, non funziona; abbiamo le quote dei tributi erariali che vengono convogliate nel fondo comune in cui, con un'estrema confusione di concetti, vengono messe insieme le esigenze di attuare una politica perequativa tra le Regioni e quella di garantire alle Regioni i fondi per il loro funzionamento, mettendo insieme in tema di legge finanziaria, quelle che invece sarebbero delle cose da affrontare separatamente, perché è chiaro che la perequazione tra le Regioni è un obiettivo di politica di piano, non può entrare nel momento in cui si articola il meccanismo per far funzionare la finanza regionale.
Abbiamo poi invece il fondo per il finanziamento dei programmi regionali di sviluppo, di cui all'art. 9 e gli altri contributi speciali di cui all'art.
12, che proprio nella misura in cui verranno a mancare le risorse da tributi propri e la quota di tributi erariali, rischiano di diventare non già l'intervento per realizzare la politica di piano e quindi un intervento aggiuntivo ad hoc per specifici programmi di intervento, ma rischiano di coprire le esigenze normali di funzionamento della Regione causando una completa distorsione del meccanismo previsto dalla legge e di un corretto rapporto tra spese che servono al normale funzionamento, spese di gestione e spese di investimento e quindi rischia di essere stravolto anche per questa via il modo corretto di funzionare delle Regioni.
Quindi, questo sistema che si rivela ogni giorno di più non solo per la sua impostazione legislativa, ma per l'interpretazione che la burocrazia ministeriale (per stare all'ipotesi più benevola) dà della legge, si rivela sempre di più limitante per le autonomie regionali, deve essere assolutamente modificato. E' chiaro che dietro a questa legge ci stava una filosofia che oggi dobbiamo respingere: i lavori della commissione Carbone e tutta l'elaborazione che le stava dietro erano mossi dalla preoccupazione difensiva dei fautori della Regione, i quali hanno mirato esclusivamente a dimostrare che con le Regioni non si spendeva una lira di più di quanto si sarebbe speso senza Regioni; e dunque la legge finanziaria regionale è stata impostata in modo tale da garantire che la finanza pubblica avrebbe speso, per le stesse funzioni esercitate prima dallo Stato, una somma uguale anche quando le stesse funzioni sarebbero state esercitate dalle Regioni. Criterio difensivo e limitante che non solo, ove attuato impedirebbe di esercitare tutte quelle funzioni nuove che con le Regioni devono essere messe in moto, ma impedirebbe anche di esercitare funzioni vecchie perché se non altro blocca le possibilità di finanziare l'attività delle Regioni al momento in cui quei provvedimenti furono varati, cioè in tempi di slittamento costante del valore della moneta li blocca a livelli che ogni anno si rivelano sempre più insufficienti. Ma poi, siamo veramente convinti che lo Stato quelle funzioni le esercitava bene? Siamo convinti collega Cardinali, che dovendo intervenire nell'urbanistica possiamo fare realmente degli interventi con il personale che lo Stato aveva a sua disposizione per esempio nei Provveditorati regionali alle opere pubbliche nelle sezioni urbanistiche, nei Genii civili? Siamo veramente convinti che tutta la politica di programmazione, che l'articolazione territoriale della politica di piano, la politica dei comprensori e dei circondari la si pu fare senza spendere una lira? Che la stessa attività di controllo dovremmo fare senza spendere una lira? E' qui che si rivela l'assoluta insufficienza e della legge e del ragionamento della filosofia politica che ha presieduto alla formulazione di quella legge.



CARAZZONI Nino

Le abbiamo fatte male queste Regioni!



SIMONELLI Claudio

Le abbiamo fatte male e perciò cerchiamo di migliorarle, visto che il bambino nato gracile può essere rafforzato. E io mi rendo conto che questo discorso voi lo seguiate con particolare attenzione e particolare gioia...



CARAZZONI Nino

E con particolare divertimento più che con attenzione!



SIMONELLI Claudio

Con particolare divertimento, certo, perché è chiaro che se questo bambino così gracile invece di rafforzarsi dovesse morire voi ne ricavereste un certo compiacimento, del resto il compiacimento funereo ha sempre accompagnato nella sua storia il movimento fascista e le sue componenti! C'è sempre stata questa componente macabra, questo desiderio di morte; anche nelle sue manifestazioni culturali e letterarie, il fascismo ha sempre avuto questa componente funerea.



CURCI Domenico

Ma siete stati voi, avete scelto il mese dei morti per commemorare l'antifascismo, più funerei di così!



SIMONELLI Claudio

Non credo che il Consiglio si meriti che più oltre raccolga queste interruzioni.
Siamo arrivati al punto che ci si rende impossibile non solo di esercitare meglio le funzioni, di esercitarne delle nuove, non solo di fare della Regione un qualche cosa di profondamente innovativo rispetto al funzionamento dello Stato, ma non le si lascia neppure fare il lavoro di routine, non saremo neppure in condizione di svolgere decentemente quelle funzioni di decentramento puramente burocratico che veramente nessuno si è sognato fin qui di contestare alle Regioni.
Ecco perché è importante, mentre approviamo questa legge, porre subito con tutta la forza di cui siamo capaci, il problema della riforma della legge sulla finanza regionale, perché si tocca uno dei nodi fondamentali della nostra economia, della vitalità, dalla credibilità delle Regioni.
Rimuoviamo questi ostacoli affrontando, anche sul terreno dello scontro queste interpretazioni distorte che vengono fatte sulle leggi regionali, le interpretazioni che gli uffici ministeriali danno su ogni provvedimento certo, bisogna affrontare, una per una, tutte queste battaglie isolate, ma sapendo che dobbiamo puntare sul bersaglio centrale, cioè sull'attribuzione di sufficienti risorse alle Regioni e quindi su una profonda, decisa revisione della legge finanziaria regionale.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE OBERTO



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Curci, ne ha facoltà.



CURCI Domenico

Signor Presidente, signori colleghi, a distanza di un anno e mezzo circa dall'istituzione della Regione, ci troviamo oggi, per la prima volta ad assolvere la nostra funzione di legislatori e la prima attività legislativa che abbiamo la ventura di assolvere è quella più delicata quella tributaria sulla quale il cittadino italiano si è sempre espresso in termini non certo confortanti.
Alla fine dei dibattiti in diversi Consigli Regionali sulla legge in discussione oggi, è stato sostenuto, per alterare la realtà denunciata dalla destra, che le Regioni non operano aggravi fiscali per i contribuenti. Il MSI, dalle diverse tribune assembleari, si è rivolto alla pubblica opinione per rettificare questa tesi difensiva in quanto: 1) l'imposta sulle concessioni statali e demaniali è aggiuntiva a quella dello Stato, è cioè tecnicamente un'addizionale, una super contribuzione regionale, in linguaggio povero, un nuovo balzello; 2) la legge finanziaria regionale lascia alla Regione un margine di manovra e per l'aumento e per la diminuzione della tassa di circolazione, delle tasse sulle concessioni regionali, della tassa sull'occupazione di spazi e di aree pubbliche.
Opportunamente, la prima Commissione, confortata in questa sua determinazione dall'assenso della Giunta, ha ritenuto di non gravare almeno per il momento, le concessioni statali di un nuovo tributo. Con tale rinvio, si dice nella relazione, la Regione ha espresso la volontà di conoscere esattamente la materia imponibile. Si riconosce successivamente che si tratta di un problema economico-sociale di grande importanza e si afferma che la Regione Piemonte non ha voluto accentuare il disagio di piccole e medie aziende che si trovano già in difficoltà.
Il gruppo del MSI rileva il senso di responsabilità che ha presieduto a tale decisione, assunta concordemente dalla Commissione e dalla Giunta.
Dobbiamo invece esprimere il nostro vivo rammarico per non aver voluto la 1° Commissione accogliere il nostro emendamento inteso a ridurre la tassa sulle concessioni regionali, determinando l'ammontare della tassa stessa nella misura dell'80% e non del 120%. In Commissione di fronte alle obiezioni dei colleghi riguardanti la irrilevanza economica del gettito delle imposte, mi riservai di decidere se presentare o meno l'emendamento in sede di discussione degli articoli. Sciolgo ora la riserva comunicando che il MSI insiste, per ragioni di principio, sulla riduzione emblematica delle tasse sulle concessioni regionali.
Le Regioni, secondo i partiti regionalisti, dovevano e devono costituire il fatto nuovo nella pubblica amministrazione e innovativo dei rapporti tra Stato e cittadini. A censura dei vecchi rapporti, i regionalisti hanno sempre lamentato l'alto costo dell'iter amministrativo e del contatto burocratico tra Stato e cittadini. Quale migliore occasione quindi, nel passaggio di funzioni dallo Stato alle Regioni, di ridurre le tasse previste dalla legge dello Stato accentratore? Con un secondo emendamento proporremo la determinazione dell'ammontare della tassa di circolazione nella misura del 90% e non del 100%. Infine con un ultimo emendamento, proporremo di fissare nella misura minima prevista dalla legge 16.5.70 n. 281, l'ammontare della tassa per l'occupazione di spazi ed aree pubbliche. Con l'accoglimento di questi emendamenti, la legge che oggi approveremo vedrà attenuati quegli aspetti che farebbero assumere al primo atto legislativo del nostro Consiglio regionale, nel momento in cui la pressione fiscale ha esorbitato i limiti della sopportabilità ed in cui l'opinione pubblica è scioccata dalla recente approvazione della nuova legge tributaria, un carattere iugulatorio.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Garabello; ne ha facoltà.



GARABELLO Enzo

Signor Presidente, signori Consiglieri, alcune semplici considerazioni aggiuntive in quanto mi pare che gli interventi sia del relatore, che di Raschio e di Simonelli, abbiano già apportato notevoli chiarificazioni al quadro che ci si presenta.
E' indubbio che nel pur breve, ma estremamente impegnato esame che la Commissione I ha compiuto sull'argomento, ci si è resi conto sostanzialmente che non esiste una vera e propria autonomia tributaria finanziaria delle Regioni. Infatti - e rinvio qui specialmente alle considerazioni di Simonelli - anche i capitoli sui quali si può esercitare la potestà legislativa delle Regioni, sono discutibili, perché al di là dell'imposizione fiscale di largo uso specialmente nella nostra Regione e che trova immediatamente, con un ritaglio nella tassa di circolazione, il gettito limitato però concreto e immediatamente rispondente, le altre tre previsioni tributarie sono quanto meno discutibili. Infatti una delle preoccupazioni che la Commissione si è trovata a dover superare nel licenziare il testo del disegno di legge, è stata proprio quella di non conoscere con dati certi il campo di applicazione di questi tributi abbiamo dovuto discutere su documenti, che pure sono ufficiali (il Presidente della Regione aveva con sé documenti di carattere parlamentare relativi all'approvazione della legge finanziaria regionale) possedevamo inoltre pubblicazioni ufficiali che derivano i loro dati dagli uffici finanziari periferici e c'era una discrepanza fra quelle previsioni e questi incassi che ci ha lasciati veramente perplessi, tanto che ci siamo chiesti se il legislatore, nel momento in cui la legge 281 è stata approvata, avesse veramente chiaro il quadro entro cui si doveva lavorare.
Il dubbio stesso portato dall'Assessore Paganelli sulle riunioni in sede romana in cui non era ben chiaro alle autorità politiche e ai massimi livelli della burocrazia statale quali fossero le voci sulle quali la potestà legislativa regionale poteva rivolgere la propria attenzione effettivamente ci hanno dato uno sconfortante quadro di imprecisione, di mancanza di chiarezza.
La decisione da noi presa di non applicare il dubbio dei tributi proprio su questa base anche di carattere impositivo, è stata motivata (e stamane Dotti ne ha dato contezza leggendo la relazione) con il fatto che è necessario avere idee più chiare; non sappiamo se in quel 300% in cui possiamo esercitare la nostra facoltà impositiva, vi è la possibilità di un'articolazione a seconda della natura delle particolari concessioni alcune delle quali certamente hanno un significato economico valido per coloro che ne usufruiscono, per altri invece qualsiasi aggravio non avrebbe altro significato che quello di un gratuito balzello particolarmente gravoso nei confronti della piccola agricoltura. Noi ci siamo trovati in questa situazione e abbiamo preso la decisione di rinviare di un anno il discorso, però con l'amarezza di dover prendere delle decisioni su di un quadro non chiaro, non preciso, non definito.
Abbiamo scelto concordemente la linea proposta dalla Giunta di una legge chiara contenuta nelle espressioni verbali, per avere anzitutto il massimo di precisazione dei concetti e inoltre per non incorrere proprio in quel pericolo in cui qualche Regione è incorsa (e oggi abbiamo in mano i documenti dalla ripulsa del governo) creando tutto un insieme di impalcature, di concetti che da parte dello Stato quanto meno oggi non possono essere accolti.
Io ho qui il testo del documento a cui si riferisce la ripulsa del Governo e in effetti ci sono degli aspetti di impugnativa che potranno essere approfonditi e discussi, ma che da una prima lettura lasciano delle perplessità. Io penso che in linea di massima risponde ad una nostra mentalità piemontese che mira all'essenziale, ad una forma di legislazione non declaratoria ma molto precisa, valida, sintetica nei concetti e nelle definizioni che prevede.
Per parte nostra abbiamo cercato di non offrire il fianco a forme di impugnativa; lo stesso attento ricorso (là dove è possibile) addirittura di una trasposizione dei termini della legge di Stato, dovrebbe dare il massimo di garanzia in proposito. Abbiamo indubbiamente qualche riserva mentale ad alcuni concetti introdotti dalle altre Regioni direttamente nel testo di legge, come ad esempio gli aspetti regolamentari di cui abbiamo esplicitato particolarmente quella certa commissione consultiva che dovrebbe aiutare il presidente nella risoluzione dei ricorsi, li abbiamo segnati nella relazione. Bisogna che stiamo molto attenti, almeno in questa fase, perché i rinvii sono stati uno degli argomenti di impugnativa addotti dal governo, se pure ammantati soltanto di perplessità rispetto a future decisioni di tipo regolamentare, di tipo applicativo che nei confronti della Regione emiliana a cui penso si riferisca questo documento, sono state avanzate dal governo. Però il testo di legge, secondo il nostro modesto punto di vista, non dovrebbe prestare il fianco ad agganci di questo genere da parte dell'autorità di governo.
Fra parentesi dirò (mi riferisco a quanto richiedeva Raschio prima) che agli aspetti regolamentari si deve porre mano al più presto, perché quando si rinvia ad un testo attuativo, è evidente che questo testo di fatto diventa contestuale per poter applicare la legge e in questo senso ritengo che la sollecitazione alla Giunta di prenderli immediatamente in esame sia quanto mai opportuna. Lascio alla Giunta l'accettare o meno la tesi proposta da Rischio che vede la I Commissione immediatamente in funzione.
Per parte mia, pur non contrastandola, ritengo che comunque dobbiamo lavorare sul canovaccio steso dalla Giunta, in ogni caso i tempi devono essere avvicinati perché dovendo definire particolari forse meno formalmente importanti, ma certamente, sul piano operativo, estremamente precisi, abbiamo bisogno di lavorare con calma.
Non c'e dubbio che con il discorso dei rinvii, delle ripulse che questa mattina è venuto quasi in contrappunto ai nobili discorsi del Presidente del Consiglio e del Presidente della Giunta in merito ad una figura e ad una linea politica di modifica dell'ordinamento tradizionale classico dello Stato italiano, ci possiamo rendere conto che con tutti i contenuti culturali, politici avanzati da Luigi Sturzo hanno trovato concreta attuazione ad ogni livello. L'argomento di maggiore importanza perch pregiudiziale, in quanto gli altri mi pare che non dovrebbero essere elementi contestabili al nostro testo di legge, è proprio quello che dice che i tributi regionali vanno istituiti in rapporto a spese necessarie all'adempimento di funzioni normali attualmente non precisate, in mancanza di definitivi decreti delegati di trasferimento delle funzioni. Questa pregiudiziale è quella sulla quale penso dobbiamo lavorare un po' e prendere delle determinazioni anche di natura politica.
Il collega Simonelli è ricorso a citazioni della legge n. 281, che dovrebbero demolire in un certo senso questo discorso pregiudiziale; se c'è una materia, limitata però determinata, definita da una legge apposita dello Stato è proprio questa. Io non so se i decreti delegati sull'agricoltura e sull'istruzione professionale o quali altri qui abbiamo discusso, diano poteri particolari rispetto all'imposizione dei tributi regionali, ma se c'è un argomento sul quale la legge quadro è già stata varata dal Parlamento è proprio questo, altrimenti non so che cosa occorre se nel titolo della legge si deve scrivere "legge quadro per" proponiamo una rapida modifica di natura strettamente formale.
Sulle modifiche di ordine sostanziale io concordo con quanto diceva Simonelli, e credo che concordiamo in molti data la vacuità e la mancanza di vero contenuto di autonomia fiscale, però sulla natura di questa legge finanziaria credo che non ci siano molti dubbi. Per cui penso che in ogni caso non sarebbe male che il documento di ordine politico e giuridico che Raschio invocava fosse attentamente esaminato nella sua opportunità politica dal Consiglio Regionale, al fine di dare maggiore contenuto ad una risposta prima che ci venga fatta la domanda. Condivido l'idea di accompagnare la legge con un documento che già risponda in merito.
Circa la perplessità sui rinvii regolamentari, che in un certo senso si potrebbe anche attagliare, anche se limitata a perplessità e a non formale impugnativa e soprattutto a questo argomento pregiudiziale, si tratta di vedere se il problema può essere risolto (dal punto di vista politico non avrei dubbi) dalla conferenza dei Capi gruppo con una proposta di documento, oppure se si debba riunire la commissione per stilare un documento che permetta di approfondire i discorsi fatti con una volontà precisa, definita del Consiglio Regionale. Ora che conosciamo la malattia vediamo di predisporre immediatamente un farmaco. Io penso che non dovremmo limitarci (pur confermando qui l'adesione mia personale e del gruppo politico cui appartengo) ad una pura e semplice approvazione del testo di legge come predisposto, ma dovremmo accompagnarlo con un documento.
Credo di non avere molto da aggiungere. Vorrei, come Presidente della Commissione, oltre a dare un riconoscimento al collega Dotti che ha steso rapidamente e in termini veramente accettabili la sua relazione, anche dare atto a tutte le forze politiche e alla Giunta del rapido e concreto lavoro compiuto dalla Commissione. Debbo dire che la disponibilità della Giunta autorevolmente rappresentata dal Presidente e dall'Assessore Paganelli - e della massima parte dei gruppi consiliari ivi rappresentati, a ricercare al limite massimo anche della rinunzia a punti di vista specifici o particolari, un testo largamente unitario, in questo caso ha un particolare significato. Perché? Perché l'argomento fiscale rappresenta un'indubbia possibilità, un indubbio appello ad un discorso di tipo demagogico; se si fa la corsa alla demagogia in queste cose veramente perdiamo di vista l'obbiettività del nostro giudizio e perdiamo di vista anche i concreti interessi della Regione vista come ente (che pure deve ricavare da queste leggi e dalle scarne possibilità che offrono, l'opportunità di attuare i suoi programmi) e vista come comunità, con problemi che coloro che potrebbero essere colpiti da una legge fiscale evidentemente avrebbero.
Un Presidente di Commissione regola i suoi interventi all'interno della Commissione in modo da ottenere il massimo risultato, quindi sono spiacente che non si sia ottenuta l'unanimità con la rinuncia da parte di tutti e non solo di alcuni dei propri punti di vista. Mi spiace che non tutti abbiano sentito l'opportunità di questo appello.
Le leggi fiscali dovremmo augurarci sempre che possano avere possibilmente l'unanime consenso del Consiglio.
In questo senso io rafforzo l'atteggiamento della Giunta che è partita da considerazioni di sostanza assolutamente analoghe a quelle di tutti coloro che sedevano in Commissione e ne ha tratto una convinzione di ordine tecnico diversa da quella che in Commissione si è affermata. Questa disponibilità, soprattutto nell'incertezza che all'inizio ho voluto ricordare, mi pare che sia di buon auspicio per un approfondimento di discorsi di questa natura, tali che si possa dire che il Consiglio regionale del Piemonte in queste cose va veramente con i piedi di piombo con estrema serietà ed attenzione.
Non so che cosa risponderà la Giunta o la presidenza dell'assemblea, ma conoscendo meglio gli appunti di carattere pregiudiziale che vengono fatti dall'autorità di governo ritengo che il Consiglio regionale si debba esprimere nel merito di queste cose, se pure al di fuori del testo della legge ed io annunzio il voto favorevole alla legge e propongo che in qualche modo questo documento accompagnatorio possa essere messo a disposizione per l'approvazione del Consiglio Regionale.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VITTORELLI



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Fassino; ne ha facoltà.



FASSINO Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non ho molto da aggiungere a quanto è stato detto testé molto bene dal Presidente della Commissione di cui faccio parte e anche da altri Consiglieri; tuttavia devo dire che il Gruppo liberale è favorevole a questo progetto di legge che appare conforme, nel suo insieme, alle disposizioni dettate dalla legge istitutiva 281 del 1970, più volte citata stamane, legge che, va riconosciuto, è limitativa dell'autonomia regionale sancita dalla Costituzione nelle forme e nei limiti delle leggi della Repubblica. Con tutto ciò, come abbiamo già fatto in Commissione, approviamo la proposta di legge e la relazione precisa, documentata che il collega Dotti ci ha letto stamane presentandola al giudizio e al voto di questo Consiglio.
Qualche perplessità è nata dalla lettura di alcuni punti però, che ritengo doveroso fare presenti. A proposito ad esempio dell'art. 15, mentre si osserva che per tutti i tributi erariali provinciali e comunali - a parte l'azione giudiziaria - il ricorso in via amministrativa si sviluppa attraverso più gradi del contenzioso, per i tributi regionali il contribuente ha solo il Presidente della Giunta, che è il vertice dell'amministrazione regionale. Ma, così come si è fatto giustamente fissando i termini di presentazione del ricorso stesso, ci siamo chiesti: non sarebbe forse logico fissare anche i termini entro i quali il Presidente deve rispondere e fare in modo che per i ricorsi in via amministrativa questo venga stabilito? Lo dico nel caso che qualcuno volesse modificare questo articolo con un'aggiunta o attraverso un regolamento successivo perché mi parrebbe più chiaro.
Così, là dove l'art. 17 parla di emanazioni di norme di attuazione dicendo "ove necessario" noi riteniamo che più che necessarie queste norme siano indispensabili, sia indispensabile un preciso regolamento che recepisca non in forma soltanto di riferimento le varie disposizioni di legge erariali, provinciali e comunali, ma possa richiamarle in una forma più concreta affinché non soltanto i cittadini, ma tutti gli uffici che vi si debbano riferire, lo possano fare con una maggiore semplicità.
Condividiamo invece - espresse queste due perplessità peraltro non molto importanti - senza riserve la necessità di un coordinamento regionale in materia di aliquote per quanto riguarda la tassa di circolazione, al fine di evitare sperequazioni che sarebbero senza dubbio ingiustificate condividiamo l'esigenza di una giusta discriminazione dei carichi fiscali specie per quanto concerne le concessioni statali che interessano in modo particolare i piccoli coltivatori per le derivazioni di acque ad uso irriguo. Concordiamo sulla decisione di applicare l'imposta sulle concessioni statali a partire dal gennaio '73, anziché dal 1° gennaio '72 come da principio si era deciso e di rinviare quindi la determinazione dell'ammontare dell'imposta stessa al momento in cui sarà possibile effettuare un accurato inventario delle concessioni da colpire (cosa che peraltro non è stato possibile fare oggi) ed una valutazione degli effetti socio-economici che ne conseguirebbero.
Per confermare quindi il nostro voto favorevole, io non posso non concordare sulle considerazioni fatte prima di me da molti colleghi.
E' chiara la nostra proposta, era chiara la proposta della Giunta, sono state fatte (mi pare concordemente) alcune modifiche; non altrettanto chiare le leggi dello Stato in proposito, leggi che sono state fatte in fretta e - ammettiamolo , senza i polemici riferimenti ai funerei discorsi cui faceva cenno prima il collega Simonelli - sono state fatte certamente non bene.
Forse il nostro può essere un esempio perché le leggi si facciano con maggiore obiettività, con maggiore serietà, con maggiore concretezza.



PRESIDENTE

Non ho altri iscritti a parlare.
Il relatore desidera replicare? Consigliere Dotti.



DOTTI Augusto, relatore

Voglio solo fare una precisazione signor Presidente: già un'altra volta abbiamo tolto da un articolo le parole "ove necessario", direi di toglierle anche in questo caso.
Per l'altra parte suggerita mi rimetto al Presidente della Giunta perché non so se la voglia mettere nella legge o in un regolamento.



PRESIDENTE

Caso mai, se lo riterrà necessario, in sede di emendamenti ne proporrà la soppressione.
A nome della Giunta ha facoltà di parlare il Presidente Calleri.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Siamo stati pressoché sorpresi tutti dalla motivazione di principio con la quale il Governo ha rinviato la legge approvata dal Consiglio Regionale dell'Emilia Romagna sui tributi propri della Regione; mentre meno sorpreso devo dire, sono stato rispetto alle osservazioni fatte su taluni articoli che in previsione che venissero fatti avevo suggerito che non venissero inseriti nel testo del disegno di legge della nostra Regione, proprio perché nel tentativo di specificare troppo, spesse volte si rischia di cadere nelle maglie di una legislazione obiettivamente difficile qual è la legislazione che è venuta fuori dalle norme emanate sulla finanza regionale.
La dichiarazione che io oggi vorrei fare è questa: la consegno alla meditazione del Consiglio Regionale, al fine di vedere se troviamo insieme, un modo di uscire dal rischio della posizione pregiudiziale assunta dal Governo nei confronti della possibilità legislativa attuale della Regione, cioè della possibilità della Regione di emanare oggi una legge tributaria, atteso che non sono ancora stati trasferiti alle Regioni i provvedimenti amministrativi il cui costo dovrebbe appunto essere coperto dalle entrate tributarie che la Regione istituisce. Si tratta di vedere se non ci convenga articolare questa legge, (questa che è di fatto una legge istitutiva di tributi, però in relazione ad una legge nazionale) anzich sotto il profilo di legge, sotto il profilo di regolamento o provvedimento amministrativo, in attesa di approvarla con un'altra legge. Probabilmente con questo noi di fatto istituiremmo lo stesso i tributi, daremmo alla loro istituzione, che discende come norma attuativa di una legge nazionale, il valore cogente di entrata in vigore nel momento al quale si riferisce la legge nazionale; ed al tempo stesso riusciremmo ad uscire da questa posizione di principio con una certa motivazione che peraltro già nella redazione della legge ci aveva lasciati in qualche misura perplessi, poich la legge nazionale, la legge statale sulla finanza regionale collega l'istituzione dei tributi all'esercizio delle funzioni normali della Regione. Da un punto di vista strettamente giuridico quindi, (ancorch immotivata dal punto di vista del tempo nel quale debbono entrare in funzione) una qualche perplessità sulla possibilità di istituire con legge questi tributi prima del trasferimento delle funzioni amministrative, ha una sua certa validità giuridica e noi stessi, in sede di elaborazione del disegno di legge, queste perplessità l'avevamo avuta. Aveva prevalso per la valutazione che la stessa legge statale dice "le Regioni costituiscono con legge regionale i tributi propri ecc." a decorrere dal gennaio 1972.
Essendo però così contraddittoria la dizione della legge statale, credo che rechiamo un contributo di chiarezza se approfondiamo il problema di opportunità e cerchiamo di evitare un impatto che, purtroppo, per le altre Regioni è stato negativo.
Io consegno quindi questa mia valutazione all'attenzione del Consiglio Regionale, dichiarando che la mia tentazione ovviamente è quella di approvare le legge sotto l'aspetto formale; tuttavia credo mi corra l'obbligo, il dovere avendo la Giunta presentato questo disegno di legge di fare presente al Consiglio come l'opportunità di valutare queste considerazioni nasca dall'esigenza che la Regione Piemonte si metta nella condizione di avere effettivamente istituiti questi tributi con la decorrenza che la legge statale indica nella sua formulazione.
Per quanto riguarda il contenuto articolato del dispositivo della proposta che la Giunta ha elaborato e presentato alla Commissione, la quale in collaborazione con tutti i gruppi l'ha valutata per giungere ad un testo che mi sembra ben definito e articolato, parlerà l'Assessore alle Finanze collega Paganelli, per cui a me non resta altro da aggiungere se non pregarvi di tenere conto della considerazione che io ho voluto sottoporre all'attenzione del Consiglio.



PRESIDENTE

Ha facoltà di rispondere ora, a nome della Giunta, sulle questioni indicate dal Presidente della Regione, l'Assessore al Bilancio Paganelli.



PAGANELLI Ettore, Assessore alle finanze

Signor Presidente, colleghi, io desidero ringraziare il relatore e il presidente della Commissione e tutti coloro che sono intervenuti e desidero sottolineare anch'io che è vero che la Commissione è stata costretta a lavorare a marce forzate. Ma - e con questo rispondo al collega Raschio voglio fare osservare che la Giunta non è che si sia svegliata all'ultimo momento e abbia presentato questo disegno di legge così, perché vi era un certo adempimento da compiere, ma è stata costretta a questo ritardo da tutte quelle ricerche, da tutti quei contatti che, come è già stato rilevato, sono stati difficilissimi; il ritardo non è stato quindi voluto ma necessario per cui non penso che la Giunta possa meritare le particolari doglianze che sono state avanzate in commissione come in Consiglio.
Indubbiamente si è dovuto lavorare in fretta, perché ciò era una conseguenza della situazione in cui abbiamo operato. Soprattutto il ritardo è stato determinato da quella volontà che la Giunta aveva di cercare di superare tutte quelle "impasses" che avrebbero ostacolato la legge.
Oggi, a ragion veduta, dobbiamo dire che quei timori che erano presenti in noi nel momento in cui si procedeva allo studio, alla redazione di questo disegno di legge, hanno avuto conferma in quanto purtroppo le leggi di due Regioni sono state respinte.
Nel nostro disegno di legge abbiamo già cercato di superare tutte le possibili obiezioni, tutti i possibili intoppi, ma stamane ci siamo trovati di fronte ad un fatto nuovo, quello della ripulsa delle leggi di due Regioni sotto un profilo preliminare che vuole legare le funzioni delle Regioni ai decreti delegati. E' già stato osservato che le funzioni delle Regioni sono scattate automaticamente dopo l'approvazione degli statuti, è già stato rilevato che in diverse materie le Regioni hanno delle funzioni: sanità, agricoltura, commercio; lo ha già ricordato il collega Simonelli ma voglio ribadirlo anch'io come la stessa legge sulla casa, come tutti gli adempimenti in ordine agli organi di controllo siano delle funzioni a cui le Regioni debbono adempiere. Ragion per cui pare anche a me che si debba respingere l'impostazione del governo e che si debba andare avanti con ferma volontà politica con la legge che abbiamo predisposto.
Il Presidente della Giunta ha portato alla meditazione del Consiglio un aspetto che sarà opportuno valutare; anch'io ho la sua stessa tentazione quella di portare avanti la legge con una manifestazione di volontà politica che mi pare non si debba trarre tanto da un o.d.g. che la pu accompagnare, ma che sia insita nell'approvazione della legge stessa.
Tuttavia la meditazione alla quale ci invita il Presidente della Giunta penso debba essere portata in commissione, anche in rapporto ad una proposta che mi permetto di fare.
Debbo ancora dire, per compiutezza di trattazione, che gli Assessori alle finanze delle Regioni, sono stati convocati con un telegramma firmato, per il Ministro delle finanze, dal sottosegretario Machiavelli "per il giorno 2 dicembre p.v. alle ore 16,30 presso questo Ministero scopo esaminare leggi concernenti tributi regionali". Il telegramma è un po' sibillino perché un incontro presso il Ministro delle Finanze di questi assessori c'è già stato; non vi dico a che cosa abbiamo assistito, il più favorevole alle Regioni era indubbiamente il Ministro; i direttori generali erano schierati verso tutte le interpretazioni più restrittive, più negative di ogni e qualsiasi potere da parte delle Regioni.



MARCHESOTTI Domenico

Non pensavo che comandassero i direttori generali!



PAGANELLI Ettore, Assessore alle finanze

Sono constatazioni che è opportuno fare.
Io non so se questo telegramma sia semplicemente l'invito alla continuazione di un discorso che è già stato iniziato. Ricordava Raschio la riunione di Firenze del giorno 1: quella riunione è avvenuta per esaminare particolarmente il problema delle riscossioni con l'ACI. Non so se l'incontro del 2 dicembre sia una conseguenza del precedente incontro con il Ministro delle Finanze, o se sia già da collegarsi con la situazione che è andata maturando e di cui stamane abbiamo preso atto: la reiezione delle due leggi da parte del governo. A me pare che nella riunione del 2 dicembre io dovrò portare, interprete della volontà della stragrande maggioranza del Consiglio, quella che è la volontà del Consiglio stesso di non vedere frustrata l'attività delle Regioni, ma soprattutto di non vedere creati dei vuoti che certamente si creeranno perché non si sa bene che cosa si debba fare.
Io propongo quindi che, prima di passare alla discussione dei singoli articoli della legge, ci sia una breve sospensione, in modo che la commissione possa valutare la proposta del Presidente della Giunta e soprattutto possa procedere ad un ultimo esame, tenendo presente le osservazioni che adesso possediamo non solamente da informazioni giornalistiche, ma anche dalle comunicazioni fatte al Presidente della Giunta emiliana. In questo modo ritengo che da parte nostra sarà stato fatto ogni e possibile sforzo per adeguare la nostra legge nell'ambito della legislazione nazionale e per non vederla respinta. E' un incontro che penso debba aver luogo durante le fasi di sospensiva della seduta del Consiglio perché urge, come manifestazione di una volontà politica, una decisione del Consiglio e urge avere davanti a noi ben chiara tutta la situazione.
Sono stati presentati degli emendamenti, ma penso che su questi ci pronunceremo partitamente allorquando verranno in discussione i singoli articoli. Voglio solo, in sede di discussione generale, fare presente ai Consiglieri che gli emendamenti hanno presentato, che indubbiamente con il criterio adottato di non toccare la tassa di circolazione e soprattutto con quello di rinviare ad un più approfondito esame l'imposizione per quanto riguarda l'imposta sulle concessioni demaniali, non si può dire che questa legge gravi sul contribuente. Faccio notare che per quanto concerne le concessioni regionali, come ha già detto il Consigliere Dotti nella sua relazione, la rinuncia a giungere al 120% ci inibisce ogni possibilità di aumento per un arco di cinque anni. A mio avviso quindi è improponibile l'emendamento che è stato presentato sull'art. 10 di sostituire alle parole "25%" le parole "15%" perché tocchiamo una precisa disposizione di legge che è intoccabile; faccio notare che eventualmente il nostro margine di percentuale è determinato tra il 90 e il 110%, quindi non giocherebbe mai un'aliquota del 10%, bensì solo la percentuale del 25% sulla aliquota determinata. Ma di questo discuteremo in sede di approvazione dei singoli articoli. Se il Consiglio accetta questa proposta, ritengo sia opportuno un brevissimo riesame da parte della Commissione, nella certezza che in questo ulteriore incontro la legge potrà solamente trarre degli elementi di perfezione e non certamente degli intoppi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Garabello.



GARABELLO Enzo

Sulla proposta che ha concretizzato l'Assessore Paganelli in rapporto all'elemento di meditazione avanzato dal Presidente della Giunta e che sostanzialmente si riallaccia alla mia proposta di approfondire il discorso, mi pare che vi sia molto poco di tecnico, anche se vi è un grosso discorso politico. Per cui, non rifiutando affatto quelle che sono le responsabilità della Commissione, a me pare che forse, proprio per l'insita questione politica che riguarda da un lato l'interpretazione della legge finanziaria regionale (cosa che non è sfuggita al Presidente della Giunta) e dall'altro un quadro politico generale in cui si colloca la ripulsa nei confronti di leggi già approvate da alcuni consigli Regionali che verrebbe a depotenziare la posizione che il nostro Consiglio potrebbe prendere in proposito, e dichiarando la piena disponibilità mia e della Commissione forse, dicevo, è il caso che l'argomento venga visto nella conferenza dei Capigruppo.
La Giunta ed il Consiglio comunque disporranno come meglio credono, mi pare però che la natura dell'intervento forse consiglierebbe un tipo di azione del genere.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Presidente della Giunta.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Faccio solo una precisazione perché non vorrei essere stato frainteso.
Non mi è sfuggito affatto il problema della solidarietà che esprimiamo nei confronti di tutte le altre Regioni che già l'hanno approvata o si prestano ad approvarla, approvando una legge per regolamentare queste disposizioni.
Il problema che io ponevo era questo: se approvare queste come delle norme regolamentari e poi fare una legge di approvazione delle norme stesse (la legge è di approvazione delle norme, non intacca il contenuto delle stesse), oppure se approvare le norme già come legge. Alla meditazione io ho posto questo quesito perché ritengo che sotto questo profilo possa evitarsi un impatto che, a mio giudizio, se resta la posizione di principio assunta dal governo in ordine alla possibilità alle Regioni di legiferare pone la nostra legge nella condizione (se approvate tutte le norme come leggi) di essere rinviata.
Io sono dell'opinione di dare un'interpretazione estensiva alla legge statale, nel senso che dovrebbe essere approvata con legge, tuttavia desidero precisare che la mia proposta alternativa è comunque di approvare le norme regolamentari o con una legge di approvazione o come legge essa stessa. La mia tentazione è di approvarle come legge, ma ritengo opportuno sottoporre al Consiglio la possibilità di aggirare il problema approvando le norme con una legge di approvazione; con questo non si modificano sostanzialmente le cose, si modificano dal punto di vista della possibilità giuridica di non incorrere in un impatto con questa posizione di principio assunta dall'autorità statale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l'Assessore Paganelli; ne ha facoltà.



PAGANELLI Ettore, Assessore alle finanze

Io volevo fare una proposta: mi sembra che siano forse necessarie entrambe le cose: la riunione dei capigruppo (che, d'altra parte mi pare sia già per essere convocata) potrebbe benissimo esaminare questo aspetto che è l'aspetto preminentemente politico del problema.
Ritengo d'altra parte necessario un lavoro di rifinitura della legge o del provvedimento, in rapporto a quelle osservazioni che oggi abbiamo in mano. Quindi mi pare che entrambe le cose dovrebbero svolgersi e poi trovare un punto di incontro.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Dotti.



DOTTI Augusto

Io non parlo come relatore, ma come Consigliere. Pur apprezzando la proposta del Presidente della Giunta...



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Non è una proposta.



DOTTI Augusto

. ritengo che in questo momento valga molto il momento politico e che dobbiamo approvare questi articoli come legge e non come norme regolamentari da essere successivamente approvati con un'altra legge. In questo modo noi ci schieriamo su un fronte comune con le altre Regioni. Se oggi uscissimo senza avere approvata la nostra legge, la prima legge tributaria, certamente infrangiamo questo fronte e ci presentiamo al 1 e al 2 dicembre carenti di una legge che riteniamo debba essere approvata anche solo da un punto di vista politico.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Sono state presentate alcune proposte circa il modo di studiare la questione affinché il Consiglio sia messo in grado di deliberare. Il Consigliere Dotti è già entrato in merito. Se ne discutiamo qui tutta la questione di procedura viene discussa dall'assemblea nel suo complesso e a questo punto ci soffermiamo su questo. Se viceversa viene accolto il metodo suggerito dall'Assessore Paganelli e parzialmente recepito dal Presidente della prima Commissione, è più conveniente prendere prima in esame nell'ambito di queste due riunioni (conferenza dei capi gruppo e I Commissione) gli aspetti politici nella prima e sugli aspetti tecnici nella seconda, dopo di che si riferisce al Consiglio su quanto i gruppi avranno stabilito di fare, altrimenti corriamo il rischio di avere adesso una discussione disordinata che tocca e gli aspetti politici e quelli tecnici che esistono, sono d'accordo con l'Assessore Paganelli.
La prima Commissione può anche rilevare, dopo dieci minuti di riunione che non c'è niente da toccare, però un attimo di meditazione, non solo su quanto ha detto il Presidente della Giunta, ma sulle ragioni per le quali le altre leggi sono state respinte, e un confronto tra queste ragioni e il contenuto del disegno di legge presentato qui è forse bene che ci sia da parte della Commissione, prima che il Consiglio si avventuri, senza nessuna indicazione di una Commissione competente per materia, a deliberare in merito. Ho due richieste di parola, non so se siano per continuare questa discussione...



SIMONELLI Claudio

La ritiriamo.



PRESIDENTE

Allora la proseguiamo alla conferenza dei Capigruppo. La prima Commissione ritiene di doversi convocare? I tempi sono relativamente stretti; ho anche una richiesta di convocazione della settimana Commissione in questo palazzo alle ore 15. Andiamo così incontro a tre riunioni che facciamo qua, poiché mi dicono che ci sono tre sale a disposizione. Ritengo tuttavia che l'argomento all'esame della settima Commissione, e cioè il "piano economico nazionale" possa anche essere esaminato in un altro momento; i commissari della settima si vedano se lo ritengono, però diano priorità, se fanno parte o della conferenza dei Capigruppo o della prima Commissione a ciascuna di queste due riunioni che decisamente sono prioritarie per urgenza. Io convocherei quindi la conferenza dei Capigruppo, in questo palazzo...



GARABELLO Enzo

Io sono d'accordo e penso che si potrebbe riunire alle 15 la prima Commissione nella sala superiore.



PRESIDENTE

Allora, la prima Commissione è convocata per le ore 15 in questo palazzo.
La conferenza dei Capigruppo è convocata alle 15,30 pure in questo palazzo.
Il Consiglio viene riconvocato alle ore 16,30, con la solita preghiera ai membri del Consiglio che non facciano parte di queste due Commissioni di perdonare eventuali ritardi nel caso in cui una o l'altra non abbia finito di discutere.
Mi è stata presentata la relazione sul disegno di legge istitutivo del circondano di Biella.
Il Consiglio è pronto a prenderlo in esame; se ve ne fosse il tempo all'o.d.g. aggiungerei anche l'esame del disegno di legge istitutivo del circondario di Biella.
Lo dico soltanto per iscriverlo, perché probabilmente il tempo non ci sarà, ma se ci fosse, avendolo già iscritto, se non vi sono obiezioni siamo in grado di discuterlo.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Curci.



CURCI Domenico

Io la pregherei di rimandare ad altre sedute la discussione sull'istituzione del circondario di Biella per dare la possibilità (penso che tutti i colleghi ne abbiano bisogno) di potersi preparare ad affrontare con maggiore efficacia la discussione.



PRESIDENTE

La sua richiesta è fondata e quindi l'esame del disegno di legge del circondario di Biella sarà effettuato in una prossima seduta che sarà indicata questa sera.
La richiesta di poter leggere un testo che è stato distribuito stamattina mi pare perfettamente fondata e debbo dire una volta per tutte che questo procedere a ritmi forzati leggendo le relazioni al momento in cui si comincia a discutere è un sistema che non può andare avanti.
Pertanto, quando mi venga fatta una richiesta di questo genere, da qualunque parte venga fatta, sarò sempre tenuto ad accoglierla perché i Consiglieri hanno il diritto di leggere i testi sui quali sono chiamati a discutere.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Faccio osservare che i Consiglieri sono tutti presenti nelle Commissioni.



PRESIDENTE

No, no, signor Presidente, la relazione è destinata a quei Consiglieri che, non facendo parte della Commissione, ma essendo poi chiamati a deliberare su un disegno di legge, hanno anche il diritto di sapere su che cosa deliberano.
Il Consiglio è convocato per oggi pomeriggio alle ore 16,30 per la continuazione dell'esame dell'o.d.g.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,15)



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