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Dettaglio seduta n.64 del 18/11/71 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VITTORELLI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta. Prego un Consigliere Segretario di dar lettura dei verbali delle sedute precedenti.



GERINI Armando, Segretario

Dà lettura dei verbali delle sedute del 14 ottobre '71, antimeridiana e pomeridiana, e del 15 ottobre '71, antimeridiana e pomeridiana.



PRESIDENTE

Se non vi sono osservazioni su di essi, i verbali testé letti si possono intendere approvati. Constato che non vi sono osservazioni: i verbali sono quindi approvati.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Comunico che hanno chiesto congedo: il Consigliere Dotti per la seduta di stamane; la Consigliera Carmen Fabbris per un periodo imprecisato sia dai lavori del Consiglio che da quelli delle Commissioni, per motivi di salute (colgo l'occasione per formulare, a nome del Consiglio, i più vivi auguri di pronto ristabilimento alla collega Fabbris); il Consigliere Zanone per le sedute di questa mattina e di questo pomeriggio.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio Regionale


PRESIDENTE

Constato la presenza nelle tribune del pubblico di una nutrita delegazione dei lavoratori della fabbrica Vistarini di Omegna. Desidero assicurare ai lavoratori di questa Azienda il più vivo interessamento e la più cordiale simpatia del Consiglio Regionale nei confronti delle loro rivendicazioni. Desidero anche a nome del Consiglio sollecitare la Giunta ad interporre, come già ha fatto in altre occasioni, i propri buoni uffici per riuscire a placare le preoccupazioni di questi lavoratori e a trovare una soluzione che, conformemente all'orientamento politico di questa Regione, miri a garantire il livello occupazionale e la stabilità del posto di lavoro dei lavoratori che sono attualmente in lotta.
Devo ora fare una serie di altre comunicazioni.
Informo i signori Consiglieri che al secondo piano di via Maria Vittoria 18 sono agibili - anche se dev'essere ancora completato l'arredamento - le sedi dei Gruppi consiliari. Come ho già comunicato per lettera ai Capigruppo, la corrispondenza indirizzata ai Consiglieri viene ora depositata presso la sede dei Gruppi, anziché nel casellario in uso quando ci trovavamo nella sede di via Maria Vittoria 12. Desidero anche avvertire i signori Consiglieri che molta posta loro indirizzata è giacente presso le sedi dei Gruppi, e pregarli pertanto di andarla a ritirare.
Sono pervenuti alla Presidenza del Consiglio Regionale ordini del giorno da vari Comuni.
Da Ovada, una mozione che sollecita la costituzione delle Sezioni decentrate dei Comitati di controllo.
Da Alessandria, un ordine del giorno per la salvaguardia del posto di lavoro delle maestranze della Imes-Montedison.
Da Bussoleno, un ordine del giorno di protesta circa le denunce di lavoratori partecipanti alle due giornate di lotta in difesa dell'occupazione e dell'economia della Valle di Susa svoltesi il 9 febbraio e il 7 aprile u.s.
Dal Comune di Verbania un ordine del giorno con cui, preso atto della istituzione delle Sezioni decentrate dei Comitati di controllo "esprime voti perché i decreti delegati siano conformi alle osservazioni del Consiglio Regionale, auspica la rapida emanazione delle leggi quadro nonch la convocazione entro breve termine delle elezioni amministrative test rinviate".
Per quanto riguarda le osservazioni del Consiglio Regionale, desidero assicurare il Consiglio stesso che la Commissione interparlamentare per le Regioni, come d'altronde potranno costatare i Consiglieri stessi, ai quali sarà distribuita copia dei pareri già espressi da tale Commissione, ha recepito larga parte delle osservazioni delle Regioni, fra cui quelle del Consiglio Regionale del Piemonte.
Infine, un ordine del giorno del Comune di Grugliasco in relazione alla valutazione della Commissione consiliare urbanistica sullo scalo ferroviario Comunico inoltre che, in relazione al disegno di legge n. 695 del Senato per la tutela delle acque dagli inquinamenti, che dovrà essere fra breve riproposto all'approvazione del Parlamento in una nuova formulazione il Presidente della Federazione nazionale Aziende municipalizzate gas acqua e varie, ha segnalato come la nuova formulazione preveda di sostenere gli imponenti oneri finanziari per l'apprestamento degli impianti di depurazione mediante l'istituzione di una soprattassa sulla tariffa dell'acqua per uso domestico, ponendo in tal modo la gran parte del gravame a carico degli utenti anziché di coloro che provocano gli inquinamenti.
Comunico ancora che l'Ufficio di Presidenza ha aderito alla manifestazione promossa domenica 15 novembre da un Comitato unitario in risposta alla organizzazione in Torino di un raduno del Movimento Sociale Italiano.



CARAZZONI Nino

Bella roba!



VIGLIONE Aldo

Cos'hai da protestare!?



RASCHIO Luciano

Silenzio!



PRESIDENTE

Comunico pure che il 12 novembre si è svolto il secondo incontro con la Commissione parlamentare per le questioni regionali, vertente sugli ultimi decreti delegati approvati dal Consiglio: urbanistica, agricoltura assistenza sanitaria e beneficenza pubblica. Ho ritenuto opportuno, in tale occasione, accogliendo una richiesta che era stata formulata qui in Consiglio, di invitare a partecipare all'incontro a nome del Consiglio anche i relatori sui decreti delegati in esame e i Presidenti delle Commissioni competenti. Nel corso della seduta odierna, come ho detto prima, saranno distribuiti i pareri fin qui approvati dalla Commissione interparlamentare per le Regioni.
Comunico che mi è pervenuta da parte del direttore di "Tribuna regionale" della Radio-Televisione italiana una richiesta di precisare le scelte che la Regione Piemonte intende effettuare per l'organizzazione delle trasmissioni del 1972. Sentiti i Capigruppo, è stato deciso di articolare "Tribuna regionale" in quattro trasmissioni di mezz'ora ciascuna, con la formula di dibattito parziale cui partecipano ogni volta la metà degli aventi diritto: due trasmissioni avranno area di diffusione nazionale e due regionale.
Informo ancora che mi è pervenuta la risposta della Giunta all'interrogazione del Comune di Collegno di cui a suo tempo diedi notizia al Consiglio circa l'apertura e l'esercizio di un magazzino per la vendita di merci a prezzo unico a Collegno. Il testo di questa risposta è a disposizione dei signori Consiglieri.
E' pervenuta dal Comune di Ovada un'interrogazione concernente la costituzione dei Consigli di amministrazione degli Enti ospedalieri, l' individuazione degli originari interessi dell'Ente. Quando questa interrogazione avrà avuto risposta da parte della Giunta ne dar comunicazione al Consiglio.
Signori Consiglieri, con la trasmissione alle Regioni da parte del Ministro per il Bilancio e la Programmazione, on. Giolitti, del documento programmatico preliminare, "Elementi per l'impostazione del programma economico nazionale 1971-'75", ha inizio finalmente un importante e qualificante momento di attività per la Regione Piemonte e per le altre quattordici Regioni a Statuto ordinario. Il documento programmatico preliminare dovrà, infatti, essere esaminato dai Consigli Regionali, i quali dovranno esprimere propri pareri e fornire qualificati contributi all'impostazione definitiva del Piano nazionale 1971-'75.
Essendo questa la prima occasione di grande rilievo nella quale la Regione è impegnata in compiti di programmazione, non v'è dubbio che la circostanza debba essere opportunamente sottolineata. Il nostro Statuto Regionale indica esplicitamente, all'articolo 4, la scelta dei metodi e degli strumenti della programmazione per la realizzazione delle finalità della Regione di guida dello sviluppo economico e sociale del Piemonte verso obiettivi di progresso civile e democratico. La programmazione regionale, però, non può essere vista in una dimensione strettamente locale, tanto è vero che nel Titolo VI dello Statuto si parla di "rapporto armonico" che deve esistere fra programmazione nazionale e regionale, e che all'art. 73 si dice testualmente: "La Regione, soggetto di programmazione concorre alla formazione ed attuazione del Piano nazionale, secondo procedure fissate con legge dello Stato e con la propria autonoma attività di programmazione, La Regione, nella politica di piano, opera per superare gli squilibri territoriali, economici, sociali e culturali esistenti nel proprio ambito e fra le grandi aree del Paese, con particolare riferimento allo sviluppo del Mezzogiorno".


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Documenti - Presentazione - Assegnazione a Commissioni - Richiesta di procedura d'urgenza


PRESIDENTE

Un impegno di grande rilievo costituisce, dunque, l'esame del documento programmatico preliminare; un impegno al quale la nostra Regione dovrà e saprà certamente far fronte con grande senso di responsabilità e attraverso un lavoro di attenta analisi da parte di tutti gli organi competenti.
A questo riguardo, informo il Consiglio di aver assegnato l'esame del documento programmatico nel suo complesso alla I Commissione permanente del Consiglio. Preciso inoltre che ho deciso di assegnare l'esame in sede consultiva delle seguenti parti del documento stesso alle seguenti Commissioni: parte prima, a tutte le Commissioni parte seconda, cap. I, fino a pag. 21, a tutte le Commissioni i paragrafi 10 e 56 da pag. 2 a pag. 65 alla Commissione III i paragrafi 57-96, da pag. 66 a 91, alla Commissione IV i paragrafi 80-81-82-83 anche alla Commissione III i paragrafi 97-125, da pag. 92 a 121, alla Commissione V i paragrafi 126-135, da pag. 121 a 127, alla II e III Commissione i paragrafi 136-146, da pag. 127 a 136, alla II Commissione parte seconda, cap. II i paragrafi 12-131, da pag. 216 a 225, alla VII Commissione i paragrafi 132-143, da pag. 26 a 241, alla VI Commissione parte seconda, cap. IV i paragrafi 4-11, da pag. 290 a 298, alla VIII Commissione allegato IV, progetto pilota area metropolitana di Torino, alla II Commissione.
Secondo accordi intercorsi anche fra i Capigruppo, le Commissioni procederanno ad uno studio preliminare di queste parti del programma che sono state loro assegnate. Esse saranno chiamate a deliberare i propri pareri soltanto quando sul medesimo programma la Giunta avrà fornito le indicazioni di sua competenza mediante un progetto di parere.
Comunico inoltre che il 15 novembre la Giunta ha presentato un disegno di legge regionale riguardante le norme per l'istituzione e l'applicazione dei tributi propri della Regione Piemonte. Ai sensi dell'art. 43 dello Statuto, ho trasmesso alla I Commissione il disegno di legge, per l'esame in sede referente, facendo presente che il Presidente della Giunta, nella sua lettera, aveva anticipato la richiesta di procedura abbreviata, per l'esame e l'approvazione dello stesso. Su tale richiesta il Consiglio è ora chiamato a deliberare. Faccio presente che perché possano essere rispettati i termini di promulgazione e pubblicazione occorre che il Consiglio esamini ed approvi tale legge entro la fine di questo mese. Il testo del disegno di legge verrà distribuito in giornata ai Consiglieri. Sulla richiesta della Giunta, che non si può considerare richiesta di procedura urgente, perché i termini di urgenza non ci consentirebbero di approvare in Consiglio tempestivamente, cioè entro la fine del mese, questo disegno di legge, ma si debbono intendere come riferiti alle procedure speciali, ai termini speciali, che comportano quindi facoltà per il Consiglio di fissare un termine, io propongo che il Consiglio deliberi la procedura urgentissima fissando alla Commissione un termine utile perché il Consiglio sia in grado di deliberare su questo disegno di legge in una seduta apposita, da tenersi il 29 del corrente mese. Si tratta, quindi, ora, di deliberare questo termine di procedura urgentissima. Vi sono osservazioni su questa proposta? Ha facoltà di parlare il Consigliere Garabello.



GARABELLO Enzo

Desidero soltanto comunicare che la Commissione I si è già investita del problema ed ha nominato il relatore. Pensiamo, quindi, anche se con qualche difficoltà, di poter rispettare il termine che lei ora ha proposto tenuto conto dell'urgenza veramente estrema che la legge possa procedere il suo iter rapidamente. Pertanto, per quanto concerne la nostra Commissione non vi è alcuna obiezione alla proposta



PRESIDENTE

La ringrazio, signor Presidente Garabello. Quindi, se non vi sono altre osservazioni, pongo ai voti la proposta di assegnare alla I Commissione i termini speciali previsti dall'art. 11 comma quarto dello Statuto, in modo da consentire al Consiglio di prendere in esame e deliberare sul disegno di legge sui tributi propri della Regione nella seduta del 29 novembre. Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.


Argomento: Parchi e riserve

Documenti - Presentazione di relazione


PRESIDENTE

Comunico inoltre che in data 16 novembre mi è pervenuta la relazione della V Commissione, relatore Oberto, sulla proposta di deliberazione presentata dai Consiglieri Sanlorenzo ed altri circa l'istituzione di un parco naturale della Regione Piemonte nell'Alpe Veglia. La proposta di deliberazione verrà posta all'ordine del giorno di una delle prossime sedute del Consiglio Regionale, da concordare in sede di conferenza dei Capigruppo. Il testo della relazione, con allegati gli emendamenti al testo originale, verrà distribuito in giornata ai Consiglieri.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio Regionale (seguito)


PRESIDENTE

Il Presidente della Camera dei Deputati mi ha informato che il 9 dicembre avrà luogo la convocazione del Parlamento in seduta comune con la partecipazione dei delegati regionali per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica. Pur nel pieno rispetto dell'autonomia di ciascun consesso regionale, il Presidente della Camera dei Deputati mi segnalava l'opportunità che i verbali dell'avvenuta elezione dei delegati siano fatti pervenire alla Segreteria Generale della Camera entro il 4 dicembre. In base a tali considerazioni, i Capigruppo hanno concordato di fissare la seduta consiliare in una data compresa fra il 28 novembre, data di formale convocazione del Parlamento in seduta comune, e il 1^ dicembre probabilmente in quest'ultima data.
Informo ancora il Consiglio che ho deliberato di assegnare alla VIII Commissione, in sede referente, la proposta di deliberazione della Giunta Regionale concernente: "Prima costituzione degli Uffici regionali Determinazione ai fini del comando di un quarto gruppo di impiegati Organizzazione delle Sezioni di controllo sugli atti degli Enti locali".
Non essendo stata deliberata alcuna procedura speciale in sede di Consiglio Regionale, ho inserito all'ordine del giorno della seduta odierna questo argomento con la riserva che la Commissione fosse in grado di riferire.
Desidero sapere dal Presidente della Commissione se è in grado di farlo nella seduta odierna.



VIGLIONE Aldo

La Commissione non è in grado di riferire perché, convocata con estrema urgenza, a quarantott'ore dal ricevimento della deliberazione, la seduta è andata deserta per mancanza del numero legale.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Presidente della Giunta.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Devo far presente che mi sembra che questa procedura si diversifichi in modo stravagante da quella fissata nel Regolamento, perché qui si tratta di una deliberazione della Giunta, non di un disegno di legge che deve necessariamente essere sottoposto all'esame di una Commissione. Insisto pertanto, trattandosi di personale da destinare agli organi di controllo che vengono costituiti nelle sedi decentrate, ed essendo prevedibile che passerà del tempo, una volta che il Consiglio abbia dato il suo benestare perché si possa procedere alla richiesta di comando, nel chiedere che questa deliberazione venga posta in discussione nella seduta di oggi.



PRESIDENTE

Ma se la Commissione non è in grado di riferire....



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

La Commissione non è tenuta a riferire, perché questa è una deliberazione, non è un disegno di legge.



BERTI Antonio

Ma a chi spetta decidere sull'organico?



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Questa non è ancora una decisione di un disegno di legge sull'organico.



PRESIDENTE

Mi riservo di comunicare nel corso della seduta le decisioni dell'Ufficio di Presidenza.



VIGLIONE Aldo

Vorrei far presente che la Commissione è convocata per domani alle ore 16.



PRESIDENTE

Confermo comunque la mia riserva.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Desidero parlare in relazione alle comunicazioni del Presidente. Poich il Presidente ha espresso nelle sue comunicazioni l'intenzione del Consiglio Regionale di appoggiare i lavoratori della Vistarini, dei quali è qui presente una folta rappresentanza, che si trovano in una precaria situazione, ed ha sollecitato la Giunta ad intervenire in loro sostegno noi vogliamo sapere, in quanto i lavoratori qui presenti sono venuti per incontrarsi con il Presidente della Giunta, se il dott. Calleri è disposto a riceverli subito.



PRESIDENTE

Il Presidente della Giunta mi comunica che risponderà successivamente.



BERTI Antonio

Noi vogliamo sapere adesso, dato che i lavoratori sono qui, e sono venuti per incontrarsi con lei: intende riceverli o no? Gli operai attendono una risposta, che quindi va data subito, non rinviata a dopo...
Lei non ha niente da dire?



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Non sono tenuto a dare alcuna risposta ad un intervento su una comunicazione non mia.



BERTI Antonio

Lei pone una questione di forma, allora.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

No, faccio una questione di sostanza.



BERTI Antonio

Allora, domando ancora al Presidente della Giunta se li vuol ricevere oppure no.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Ho già dichiarato che risponderò dopo.



BERTI Antonio

Ne prendiamo atto.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Curci.



CURCI Domenico

Noi desidereremmo sapere se l'Ufficio di Presidenza, prima di compromettere il prestigio, il decoro, il buon gusto del Consiglio Regionale nella adesione a certe squallide manifestazioni di parte non debba interpellare.....



BERTI Antonio

Ma quale prestigio! Ma sta zitto! Altre voci. Va fuori di qui! E' la vostra presenza qui dentro che offende il decoro e il prestigio del Consiglio!



CURCI Domenico

Sta zitto, imbecille! Altra voce. Buffone!



CARAZZONI Nino

Buffone sei tu!



CURCI Domenico

...non debba interpellare tutte le forze politiche presenti nel Consiglio.



SANLORENZO Dino

Interpelliamo le forze antifasciste, non voi!



CURCI Domenico

Tutte le componenti dovete interpellare!



PRESIDENTE

Rispondo al Consigliere Curci che l'Ufficio di Presidenza ritiene di interpretare la volontà della stragrande maggioranza del Consiglio ogni qual volta esso debba ribadire la posizione antifascista della stragrande maggioranza di questo Consiglio.



(Applausi)


Argomento: Commercio

Comunicazioni della Giunta Regionale sulla Legge 11.6.1971 n. 426 relativa alla disciplina del commercio


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame del punto terzo all'ordine del giorno "Comunicazione della Giunta Regionale sui seguenti argomenti: Legge 11.6.1971 n. 426 relativa a disciplina del commercio, capo II, piani di sviluppo e di adeguamento; decreto ministeriale 2.7.1971 relativo all'assegnazione alle Regioni delle somme stanziate nel fondo nazionale ospedaliero; Legge 22.10.1971 n. 865 relativa a programmi e coordinamento dell'edilizia residenziale e pubblica, art. 3 comma terzo".
La Giunta desidera fare queste comunicazioni separatamente su ciascuna di queste leggi, oppure globalmente? Se il Consiglio lo ritiene potremmo discutere le leggi separatamente; se invece il Consiglio ritiene che si possano unificare in una discussione unica, potremmo sentire le relazioni dei tre Assessori competenti e poi aprire il dibattito.
La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Come procediamo? Noi presentiamo, su ognuna delle proposte, una mozione, se la discussione è unica, alla fine si vota su ogni mozione?



PRESIDENTE

Le mozioni sono separate evidentemente.



BERTI Antonio

La pratica non è più facilitata se, invece, al termine di ogni discussione, si vota la mozione?



PRESIDENTE

Era per facilitare i lavori. Se i signori Consiglieri ritengono di dover instaurare, su ciascuna di queste leggi, una discussione specifica non vi è alcuna difficoltà. Se però vogliono possono parlare su tutte e tre in una sola volta.
La parola al Consigliere Nesi.



NESI Nerio

A me pare che sia meglio fare una discussione su ogni legge, è più serio.



PRESIDENTE

Va bene. Sentiremo allora le comunicazioni della Giunta su ciascuna delle tre leggi e apriremo la discussione, la chiuderemo e passeremo alla successiva.
Ha facoltà di parlare sulla prima delle tre leggi previste al punto terzo all'o.d.g., quella relativa alla disciplina del commercio l'Assessore Borando.



BORANDO Carlo, Assessore al commercio

Signor Presidente, signori Consiglieri, la Legge 11.6.1971 n. 426 sulla disciplina del commercio che riordina il settore economico degli scambi interni e delega poteri alle Regioni in questa materia, ha formato oggetto di attento studio e di immediato inizio di applicazione da parte della Giunta e del suo Presidente e dell'Assessorato Commercio e relativi uffici.
L'esame è culminato con le riunioni tenute sia tra gli Assessori dei Comuni capoluogo delle province piemontesi, a Torino, presso l'Assessorato al Commercio, il 16 settembre u.s., sia fra i Segretari Generali delle Camere di Commercio delle stesse province, sempre presso questo Assessorato.
La legge sul commercio penso sia conosciuta da tutti, però vale la pena qui di ricordare che tale legge interessa, oltre che alla Regione, a numerosi altri Enti e proprio per questo è stata oggetto di "lagnanze" in sede di osservazioni al decreto delegato in queste materie. Infatti dello stesso argomento finiranno con l'interessarsi le Camere di Commercio, i Comuni, la Regione, il Ministero dell'Industria, Commercio e artigianato direttamente, ed indirettamente le Prefetture, la GPA, i tribunali regionali amministrativi e le autorità di pubblica sicurezza.
Per quanto ci riguarda, vale la pena qui di ricordare che la Regione in particolare dovrà affrontare per il disciplinamento della materia, le seguenti funzioni: l'esame dei ricorsi avverso i provvedimenti che negano l'iscrizione al registro e che ne dispongono la cancellazione (art. 8 della legge); la nomina della Commissione consultiva per l'autorizzazione all'apertura di esercizi per generi di largo e generale consumo con più di 400 mq, nei Comuni fino a 10.000 abitanti e di centri commerciali e grandi strutture di vendita con più di 1500 mq, di superficie (art. 17) designazione dei tre membri nelle materie dell'urbanistica, del turismo e del traffico che devono far parte della Commissione consultiva regionale nomina in via surrogatoria (previo invito a provvedere rimasto senza esito) dei membri delle Commissioni consultive comunali di cui all'art. 15 e 16 tenuto conto delle designazioni effettuate; provvede autonomamente, previo invito rimasto senza esito, nel caso di mancata designazione di uno o più membri della Commissione consultiva regionale, alla loro nomina (art. 17).
La Regione esamina e si pronuncia entro 120 giorni dalla presentazione, i ricorsi contro i piani di sviluppo e adeguamento approvato dai Comuni nomina un Commissario per la redazione del piano di sviluppo e adeguamento qualora i Comuni entro 18 mesi dall'entrata in vigore della presente legge non vi abbiano provveduto; nulla osta, previo parere della Commissione consultiva regionale all'apertura di esercizi al dettaglio per generi di largo e generale consumo con più di 400 mq, nei Comuni fino a 10.000 abitanti; nulla osta all'apertura di centri commerciali e grandi strutture di vendita, previo parere della Commissione consultiva regionale, se superano i 1500 mq. Infine la Regione esamina i ricorsi contro reiezioni da parte del sindaco delle domande per autorizzazione all'apertura di esercizi al dettaglio per generi di largo e generale consumo con più di 400 mq, nei Comuni fino a 10.000 abitanti e di centri commerciali che hanno una superficie superiore ai 1500 mq.
Sul piano di applicazione della legge, è apparsa subito l'urgenza della nomina della Commissione regionale e delle Commissioni comunali del commercio, le quali devono esprimere il parere su determinate pratiche concernenti l'esercizio dell'attività di vendita al pubblico, ciò in relazione all'importanza che il legislatore attribuisce a detti consessi e ai compiti di eventuale surroga conferiti rispettivamente al Ministero dell'Industria e del Commercio e al Presidente regionale in caso di ritardo della nomina.
Il 6 agosto u.s. il Presidente della Regione ha chiesto agli Enti ed organi previsti, la designazione dei nominativi di competenza che sono successivamente pervenuti; con la deliberazione 26.10.1971 n. 21 la Giunta Regionale ha esaminato i primi nominativi giunti su consultazione e si riserva di definire la Commissione, proponendo i nomi.
Per quanto attiene alle Commissioni comunali, il Presidente della Regione ha ricordato ai sindaci, con circolare 27.9.1971, l'opportunità che esse siano tempestivamente nominate. Vale la pena qui di ricordare che al 15 di novembre purtroppo i Comuni non hanno risposto nella misura in cui ci si attendeva, perciò bisognerà sollecitarli affinché le Commissioni comunali siano tempestivamente, quanto prima composte. Fino ad oggi i Comuni del comprensorio piemontese, che sono 1206, sono riusciti a comporre in 206 Comuni la Commissione richiesta, in 223 non è ancora stata costituita, 777 dichiarano di non avere ancora ricevuto la circolare, cosa veramente strana perché è stata inviata un mese e mezzo fa. Naturalmente ci sforzeremo di sollecitare i Comuni inadempienti perché è indispensabile che le Commissioni siano composte e soprattutto che si mettano all'opera.
L'opinione prevalente è che col funzionamento delle Commissioni possa venire in gran parte ripresa l'attività amministrativa connessa col rilascio delle autorizzazioni commerciali, sospesa dall'entrata in vigore della Legge 426 che ha ristrutturato l'intera disciplina; anche se essa sarà limitata ai settori in cui non è strettamente necessaria l'applicazione del regolamento di esecuzione della legge prevista per il 6.1.71 e in attesa dei piani comunali di sviluppo previsti per il 6.1.72, è quel lasso di tempo che la legge consente alle Commissioni per la redazione dei piani comunali di sviluppo.
Pochi giorni or sono il Ministero dell'Industria e del Commercio ha compilato e reso noto uno schema di regolamento di esecuzione; l'esame del testo ha subito rilevato numerose deficienze. Da una riunione tenuta a Milano il 12 novembre tra alcuni Assessori al commercio, compreso il sottoscritto, è risultata la necessità di interessare al più presto il Ministro per ottenere alcune modifiche su questo regolamento. Sono stati concordati alcuni punti vitali ed è stato incaricato proprio il sottoscritto di rappresentarli direttamente presso l'on. Silvio Gava Ministro dell'Industria; essi riguardano il possesso da parte della Regione delle indispensabili potestà affinché possa avviare opportunamente tutte le grandi iniziative commerciali a largo raggio comunale e intercomunale.
Dopo l'emanazione della nuova legge, dopo gli scambi di idee intervenuti, appaiono evidenti gli indirizzi generali da seguire sulla disciplina delle vendite al pubblico, anche se non possono ancora essere impiegati tutti gli strumenti giuridici previsti e anche se sono già emersi alcuni difetti (vedansi le critiche mosse dalla CEA alla nuova disciplina leggere i giornali "Il Sole - 24 Ore" del 3 novembre scorso). Il fine principale consiste nella necessità che i Comuni redigano quanto prima il piano di sviluppo e di adeguamento della rete di vendita, diretto ad assicurare la razionalità, produttività ed equilibrio in vasti settori del commercio all'ingrosso e al dettaglio dell'ambulantato e delle altre forme nell'interesse dei consumatori e delle categorie del ramo. Al riguardo è presente a questa Giunta e all'Assessorato, la necessità che questa programmazione non debba soltanto attendere l'approvazione dei piani che potrebbe prolungarsi nel tempo, ma che nei limiti del possibile sia subito operante, eventualmente studiando fin d'ora degli schemi generali di riferimento che l'anticipino, per salvaguardare gli interessi di tutti gli operatori economici e per prevenire ingiustizie. Fra gli scopi essenziali verranno perseguiti la professionalità per l'accesso al commercio, la disciplina delle nuove forme di vendita e l'approccio urbanistico idoneo a inserire i centri e i punti di vendita in un contesto edilizio decentrato moderno ed efficiente. Dal che se ne deduce che è assolutamente necessario che la Commissione regionale, (magari con l'aiuto di sottocommissioni che non possono far parte della Commissione stessa, ma che possono essere degli utilissimi e comodi strumenti di consultazione, perché bisogna pur tenere conto che le situazioni nelle varie province, oserei dire nelle varie zone della Regione non sono tutte uguali, per quanto la legge inviti a tenere una certa omogeneità nel redigere questi piani e nel disciplinare la materia) mettendosi al lavoro, abbia la possibilità di fare quel coordinamento a cui accennavo prima.
Vale forse la pena di ricordare (senza leggere tutto il regolamento che sarebbe troppo lungo) che le prime osservazioni che si possono fare al regolamento sono proprio quelle dell'impossibilità da parte della Regione di provvedere ad un coordinamento preventivo nella redazione dei piani e nel lavoro delle Commissioni comunali. E' evidente che se non c'è questa possibilità potremmo trovarci di fronte a situazioni anomale. Faccio un esempio: voi sapete che le città di Novara e di Vercelli distano 20 Km l'una dall'altra; se per caso le Commissioni regionali dei rispettivi capoluoghi decidessero, una di fare un centro di vendita immediatamente a ovest di Novara e l'altra un centro di vendita immediatamente a est di Vercelli, ci troveremmo con due centri di vendita a distanza di 10 Km l'uno dall'altro, il che sarebbe irrazionale. E così sarebbe per Borgomanero Arona, Tortona-Alessandria ecc. Se la Commissione regionale avesse potestà di indicare degli indirizzi preventivi, il tutto potrebbe svolgersi con una minor perdita di tempo e soprattutto si avrebbe l'acceleramento di cose utilissime ed urgenti; altrimenti si finirebbe con il restare fermi; ci sono realizzazioni alle quali potrebbe essere dato subito il via e ad altre si potrebbe dire subito di no; però in modo definitivo in modo che ognuno si sappia regolare.
Con la settimana ventura spero, mediante la riunione della Giunta Regionale, di completare la Commissione, la quale si metterà subito al lavoro attraverso quel necessario processo di consultazione presso tutti i Comuni di una certa rilevanza, per iniziare la impostazione e la redazione del piano.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Ferraris, ne ha facoltà.



FERRARIS Bruno

Io prendo atto delle dichiarazioni dell'Assessore fatte a nome della Giunta su questa legge, dalle quali mi pare emerga una certa volontà di applicare la legge in modo che ci consenta di perseguire gli obiettivi che oggi si rendono indispensabili. E' chiaro che la discussione sulla legge e soprattutto sulla mozione che abbiamo presentato, esige che si abbiano presenti la situazione di fatto esistente nel settore della distribuzione e quella legislativa.
Questa legge, nonostante i limiti, nonostante la rigidezza di spazio che riserva alla Regione, indubbiamente può e deve essere considerata positiva, in quanto cancella d'un colpo i pilastri su cui fino a ieri poggiava il sistema distributivo e che sembravano intoccabili, cioè le legislazioni corporative generali del 1926 e del 1938, consentendo di superare quel coacervo di liberismo anarchico e di posizioni corporative.
Tutti conosciamo i mali del sistema distributivo italiano caratterizzato da una parte dalla polverizzazione della rete distributiva frammentata in una miriade di piccoli punti di vendita e dall'altro dalla penetrazione sempre più massiccia del capitale finanziario della distribuzione monopolistica e anche dalla presenza dell'industria di Stato la quale però, a nostro avviso, fino adesso non ha mai finalizzato i suoi programmi a quello che noi chiamiamo l'interesse generale. Credo che si debba avere presente questa situazione e la consapevolezza che non saranno sufficienti questa legge, anche se correttamente e democraticamente applicata e gestita, e neppure le altre che verranno sollecitate dalle categorie interessate, in primo luogo dagli esercenti, dagli operatori della stessa distribuzione, mi riferisco in particolare agli operatori autonomi, agli esercenti e ai dettaglianti e anche alle forze sociali che si raccolgono nei Sindacati e che sono appunto la larga massa dei consumatori. A questa legge dovranno seguirne altre, dovrà seguire soprattutto quella sul credito che individui nella cooperazione e nei consorzi, nelle forme associative degli operatori del settore, cioè dei dettaglianti, dei commercianti, l'asse fondamentale per un effettivo e democratico rinnovamento della rete distributiva italiana che corrisponda alle esigenze generali in quanto oggi, così stando le cose, le conseguenze vengono sopportate e dai produttori agricoli e dagli stessi operatori del settore ed in generale si riversano sulla massa dei consumatori e influiscono e condizionano negativamente tutto il sistema economico del nostro Paese. Quindi io, pur dando un parere estremamente positivo sulla legge, pur ritenendo indispensabile che a questa facciano seguito le altre che indicavo poc'anzi (quelle che fissano l'equo canone per le locazioni commerciali, le altre che dovrebbero riguardare l'istruzione professionale e via di seguito, materie che saranno di competenza primaria della Regione così come tutta la normativa nuova per quanto concerne i mercati generali) so benissimo che nessuna legge è taumaturgica, so benissimo (e mi preme ricordarlo in questo momento e in Consiglio) che è soltanto attraverso un nuovo tipo di sviluppo e alla sua penetrazione organizzata sul mercato che sarà possibile arrivare alla ristrutturazione del sistema distributivo del Paese. E' su queste cose che dovrà fondamentalmente impegnarsi il Consiglio, avrebbe già potuto fare di più, comunque dovrà iniziare ad operare il 1^ gennaio del prossimo anno con la trasmissione dei poteri delegati.
Detto questo, si tratta però di valutare, nel contesto delle esigenze i meccanismi che dobbiamo mettere in funzione per arrivare ad una gestione della legge la più democratica possibile. La legge contiene limiti per esempio per quanto riguarda il capitolo I e il registro e non si vede come mai, essendo sorta la Regione, debba rimanere al Prefetto la nomina della Commissione e debba essere incentrata intorno alle Camere di Commercio; la Commissione avrebbe avuto bisogno, a nostro avviso, di una presidenza più pubblica di quella rappresentata dalla Camera di Commercio e non credo che la battaglia possa considerarsi chiusa, in quanto non è abbastanza determinata la composizione della Commissione per cui un intervento di tutte le Regioni potrebbe anche modificare la parte prima, quella che riguarda il registro. E' indubbio che però i capitoli fondamentali sono II il III e anche il IV.
Ciò che deve essere da noi tutti apprezzato è l'istituzione dell'autorizzazione alla programmazione che viene affidata ai Comuni in via prioritaria per quanto riguarda l'elaborazione dei piani di adeguamento e di sviluppo dell'edilizia commerciale, autorizzazione che diventa prerogativa del Comune e sulla quale si inserisce ai vari gradi l'intervento della Regione che è poi quell'intervento di nulla osta. Noi riteniamo però che se si vuole che questa legge sia gestita nel senso che vada a contribuire alla ristrutturazione del sistema e a realizzare quella concorrenzialità di cui si parla, è indubbio che la tematica dei piani dell'edilizia commerciale di adeguamento e di sviluppo comunale non pu essere lasciata, anche se così dice la legge, unicamente al Comune, perch si verificherebbero quelle situazioni cui ha accennato lo stesso Assessore.
Teniamo presente poi che i piani di adeguamento e di sviluppo devono intrecciarsi strettamente con gli altri strumenti urbanistici tradizionali: i PRG, i piani particolareggiati, i piani dell'edilizia convenzionata.
Io credo che l'ambito ottimo non possa essere trovato nella sede comunale, soprattutto in una Regione come la nostra, noi sappiamo quali e quanti siano i Comuni, conosciamo le loro dimensioni e credo che troveranno notevolissime difficoltà nella composizione di una Commissione che prevede nove membri nei Comuni più piccoli. Naturalmente non possiamo modificare la legge per quanto riguarda la Commissione, ma io ritengo debba intervenire la Regione perché siamo gli intestatari del nulla osta per i Comuni al di sotto dei 10 mila abitanti relativamente ai punti superiori ai 400 mq, per i punti di 1500 per gli altri Comuni quando abbiano una rilevanza intercomunale. Non sarebbe possibile esercitare nel modo dovuto questa nostra funzione se non tentassimo di darci una dimensione ottimale.
Io credo che nella nostra Regione, allo stato attuale delle cose, la dimensione ottimale, con eventuali correzioni per quanto concerne i Comuni capoluogo, possa essere trovata nell'ambito delle così dette aree ecologiche, che è appunto il comprensorio base che l'Ires ci aveva indicato come modello per lo sviluppo della programmazione, per il piano regionale di sviluppo e quindi per i piani di area ecologica.
Io penso che la cosa sia possibile, e che soltanto la Regione possa svolgere una serie di iniziative in modo da recuperare le dimensioni a quel livello.
Di qui la nostra mozione con una serie di proposte, come quella di sviluppare materie di incontri fra i Comuni, fra l'Ente Regione e i Comuni fra la Regione, i Comuni e le categorie interessate, cioè i Sindacati che rappresentano i consumatori, le organizzazioni dei dettaglianti, e degli ambulanti, se vogliamo assolvere ad un certo ruolo che è quello di dare determinati indirizzi.
Intanto le Commissioni si troveranno di fronte ad un problema da risolvere; sappiamo che i piani dovranno essere pronti entro 18 mesi, al massimo potranno ottenere una proroga dal Presidente della Regione di altri due mesi, poi questo stesso Presidente potrà intervenire con il Commissario per la formazione del piano, ma in questo frattempo vi è tutta una serie di meccanismi da mettere in funzione, vi è da stabilire una serie di criteri di priorità ai quali le Commissioni comunali dovrebbero attenersi per l'esame delle domande di assenza del piano. E' ovvio che la definizione di determinati criteri potrebbe precostituire elemento di base per la stessa elaborazione dei piani dell'edilizia commerciale e di adeguamento e sviluppo della rete commerciale. Si tratta di stabilire gli standard, le superfici in relazione alle singole tabelle. Di qui l'esigenza immediata di una discussione iniziale che dovrebbe vedere impegnati la Giunta e il Consiglio (e per il Consiglio si potrebbe fare opportunamente riferimento alle Commissioni competenti VI e VII) ed elaborare una serie di criteri di carattere generale che dovrebbero riguardare le dimensioni ottimali e dovrebbero entrare nel merito, in modo da prefigurare un quadro di riferimento a cui le Commissioni potrebbero far capo per quanto concerne la normativa da stabilire all'interno, in relazione al loro comportamento nei confronti delle varie domande e anche in relazione - e questo concerne in modo particolare la Regione - ai pareri da esprimere nei riguardi dei ricorsi pendenti presso le GPA e presso il Ministero (sono 1500 e si riferiscono ai punti Upim, Rinascente, Standa, supermercati ecc.).
Come si comporterà la Giunta nei confronti di queste domande? Quante di queste riguardano la nostra regione, il nostro capoluogo? Noi riteniamo necessario un incontro che non può essere soltanto quello che finora ha avuto luogo fra l'Assessore, i Sindaci dei Comuni capoluogo e la Camera di Commercio, ma deve estendersi a tutti i Comuni al di sopra dei 10 mila abitanti, si devono ascoltare i Sindacati, le organizzazioni dei dettaglianti e dei commercianti. Soltanto così potremo definire di comune accordo i piani di adeguamento e di sviluppo dell'edilizia commerciale.
Vi è un altro problema che deve essere risolto in forma politica. E' forse stato giusto prevedere l'intervento del Presidente della Regione per riportare l'amministrazione comunale ad elaborare il piano. Noi per abbiamo serie perplessità su questo sistema; è una questione che dovrà essere risolta in forma politica, attraverso la consultazione, meglio ancora se la Regione è in grado di mettere delle equipes al lavoro, senza dover intervenire dopo, affinché tutti i Comuni siano compresi nel piano comprensoriale e sub-comprensoriale. In questo modo riusciamo a recuperare spazio e ad avere prerogative (non dico potere perché non è questione di potere) che dalla lettura della legge non emergono, ma possono e devono emergere se vogliamo utilizzare la legge per avviare una trasformazione dell'attuale sistema della distribuzione. Di qui alcune esigenze di carattere immediato. Intanto la nomina della Commissione regionale di cui all'art. 17 signor Presidente e caro Assessore, siamo già in mora di circa un mese; con quale ardire fra un mese o due interverremo nei confronti dei Comuni perché non hanno rispettato i termini?



BORANDO Carlo, Assessore al commercio

Siamo già intervenuti.



FERRARIS Bruno

Siamo intervenuti, ma intanto per quanto ci riguarda non abbiamo provveduto agli adempimenti che la legge prevedeva. Io non vorrei, caro Borando, che tutto ciò facesse la fine che ha fatto quell'o.d.g. votato in Consiglio nel mese di giugno che impegnava la Giunta e l'Assessore a riferire alla VII Commissione sul Centro piemontese di commercializzazione costituito dal Comune di Torino (mi domando se per caso la Giunta non abbia inteso di riferire entro il 15 luglio 1972, perché il 15.7.1971 è ormai superato da tempo).
Vi è infide da tenere presente quanto sta venendo avanti anche nella nostra Regione e mi pare che debba essere apprezzato da questo Consiglio il modo in cui sta procedendo, a quanto mi risulta, la Commissione del Comune capoluogo in relazione alla definizione di quei criteri a cui accennavo prima. La Commissione comunale mi pare che si stia orientando verso la riequilibrazione della rete distributiva, la garanzia di concorrenzialità e di economicità e blocco di determinate licenze. La Giunta Comunale di Torino ha aderito alla ricerca di quei famosi dieci punti di 1000/1500 mq nei quali costruire dieci centri di vendita controllata; questi complessi dovranno essere gestiti o dalla cooperazione di consumo o dai dettaglianti e dai commercianti organizzati in consorzi, in forme associative. E' già un primo passo che mi pare potremmo acquisire per sottoporlo al confronto e quindi alla discussione negli incontri che avremo con le organizzazioni della categoria per fare base di quei principi di orientamento generale a cui ancorare la elaborazione dei piani.
Naturalmente nella nostra mozione si tiene conto delle potestà legislative che competono alla Regione e quindi dell'intervento che dovrà mettere in atto immediatamente per la ristrutturazione dei Mercati generali, per lo sviluppo dei mercati alla produzione, nella convinzione che è soltanto muovendo e sviluppando tutti i meccanismi che potremo fare sì che questa legge possa rappresentare il punto di partenza per una radicale e democratica trasformazione del sistema distributivo del nostro Paese.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare Consigliere Viglione, ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo

Signor Assessore, io ho ascoltato con vivo interesse la sua relazione e quella del collega Ferraris che mi ha preceduto. La legge che disciplina il commercio e che viene dopo una serie di tentativi durati oltre 50 anni forse di più (la legge del 1926 non disciplinava il commercio con quella serie di dizioni che davano luogo ad una difformità di interpretazioni sia a livello di Commissioni comunali per la disciplina del commercio fisso che a livello della G.P.A.) segna certamente un grande passo perché per la prima volta non si limita ad indicare schematicamente la modalità del rilascio di una licenza, ma determina tutta una serie di strumenti per i piani operativi. Ma i piani operativi di che? I lavoratori, i cittadini, i consumatori prima di tutto vorrebbero sapere che cosa è che ha spinto a formulare la legge del giugno scorso e vorrebbero sapere soprattutto quale incidenza avranno gli strumenti posti da questa legge in relazione all'unico dato veramente importante, quello dei prezzi.
Prendiamo per esempio i prodotti agricoli a cui ci riferiamo sempre prendiamo la carne e tutti i generi di largo consumo e chiediamoci: perch un vitello viene compravenduto sulle 800/700 lire, a volte anche 650 lire e poi se andiamo dal macellaio (sono passato poc'anzi in via Bertola e ho dato uno sguardo ad una vetrina) dobbiamo pagarlo dalle 3500 alle 4000 lire? Ci deve essere un meccanismo che a questo punto non va più: io ritengo che i consumatori abbiano ben presente la legge per la disciplina del commercio e siano ben consci che ciò rappresenta un passo innanzi, ma che vogliano sapere quali saranno gli strumenti che la legge darà alla Regione ed ai Comuni per giungere all'unico risultato importante, quello dell'eliminazione della così detta intermediazione parassitaria.
Noi ci rendiamo conto delle difficoltà da superare. Un articolo di Salvatorelli riportava tutta una serie di tentativi che erano stati operati tra il 1925 ed il '28 in una serie di punti di vendita che allora andavano sotto il nome di "Opera combattenti" o "Fides", non ricordo bene le sigle per cercare di frenare prezzi che stavano salendo. L'abbiamo visto anche tornando dalle ferie (il meccanismo non c'è ancora stato spiegato): la carne costava 200 lire di più, la farina è sempre sulle 9000/9500 lire ma il pane era andato a 220 lire, si parla di portarlo a 250, 290 lire. Si parla di un piano urbanistico anche a livello di commercio, ma i cittadini i lavoratori vogliono sapere come la Regione opererà per frenare questo ingiustificato aumento dei prezzi. Noi vediamo nella zona di Lagnasco, di Alba, le mele pagate al produttore 50/60/70 lire, al massimo le Golden, le più belle, 80 lire, poi ce le troviamo a 250/300/350/400 lire nei punti di vendita. Mi si deve spiegare perché con un passaggio di 50 Km, dalla zona di Lagnasco e da altre zone qui attorno, dai produttori agricoli che sono quelli che compiono la fatica più grande, al consumatore, che è quello che dovrebbe beneficiare di questa diretta corrispondenza da produttore a consumatore, il prezzo sale tanto. Prendiamo le pesche, le mele, gli ortaggi delle zone ortofrutticole del braidese oppure di Motta di Asti, che sono i giardini alla periferia della città, prendiamo i peperoni e vediamo che da 30 lire al kg, a Carmagnola ce li ritroviamo sui mercati generali a 300 lire al kg, nella stessa giornata, dieci volte tanto. La legge, se ha un significato, deve spiegare esattamente come la Regione intenderà operare per eliminare la intermediazione parassitaria.
Il Governo qualcosa ha fatto, finalmente si è accorto dell'importanza della distribuzione nel nostro Paese e attraverso l'IRI si è impadronito di alcuni pacchetti azionari (SME, Gruppo Montedison e Standa), ma non è ancora sufficiente perché i grandi magazzini che dovevano rappresentare un freno ai prezzi in effetti non l'hanno rappresentato. Perché? Perché è vero che i grandi magazzini a volte hanno dei prezzi inferiori a quelli di altri punti di vendita, però la merce non è quella di cui si fa tanta pubblicità.
Praticamente c'è un prezzo minore però c'è anche una merce più scadente salvo alcuni centri di vendita a livello un po' più alto (senza far nomi) come la Rinascente....



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

L'hai fatto un nome, questa è pubblicità!



VIGLIONE Aldo

Allora lasciamo andare, non facciamo nomi.
Questi tentativi si sono svolti nell'arco di oltre cento anni, da quando è cominciata una certa spinta industriale, sociale più avanzata e noi abbiamo visto che i prezzi sono sempre saliti, non siamo mai riusciti a comprimerli. Perché? Il Governo, attraverso alcuni pacchetti azionari, ha fatto un certo tipo di operazione che avrebbe dovuto condurre lo Stato a fare da contraltare ai grandi magazzini che stavano appropriandosi del commercio e della distribuzione: questi pacchetti azionari rappresentano una fetta assai importante, basta pensare quel che rappresenta la Standa ormai la Montedison è a capitale pubblico, mi pare che la Standa abbia fatto affari che superano certamente i cento miliardi e forse si avvicinano ai 200 miliardi. I punti della SME? Leggevo la relazione proprio in questi giorni: diceva che il dividendo dell'Italsider, che rappresenta per la SME una certa fonte, va male, mentre va discretamente bene la distribuzione perché hanno localizzato i maggiori centri dei punti di vendita. Ma non vorrei che lo Stato agisse allo stesso modo dei gruppi privati, cioè che si accordassero...



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Hai passato il pacchetto dell'Italsider alla SME?



VIGLIONE Aldo

No, mi pare che la SME abbia l'11 per cento del pacchetto dell'Italsider per cui ne diventa l'elemento determinante. Credo comunque che lo Stato, attraverso la SME, o attraverso altri organismi della Italsider, abbia più del 50 per cento....



RASCHIO Luciano

Ma guarda che Calleri è pratico di pacchetti azionari!



VIGLIONE Aldo

Questo lo sappiamo tutti, è veramente abile, l'ha detto anche l'Espresso, a proposito di una grande società, la Talcografite della Val Chisone, ha pubblicato un lungo articolo che abbiamo letto tutti...



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Vedo che almeno impari qualche cosa!



VIGLIONE Aldo

E siamo lieti perché nel campo dell'economia una certa competenza è sempre un fatto importante, noi invece finiamo sempre per fare il nostro mestiere e non abbiamo grandi competenze, io infatti parlo come consumatore, però come tale, rappresentando alle mie spalle altri quattro milioni di consumatori, vorrei concorrere anch'io, unitamente all'Assessore e a tutte le altre forze del Consiglio, a far sì che finalmente questa intermediazione parassitaria abbia a cessare.
C'è un altro problema sul quale mi permetto richiamare l'attenzione dell'Assessore il quale ha fatto una relazione, e gliene va dato atto, con accenti nuovi anche sulla cooperazione. Ma la cooperazione perché ha avuto dei cedimenti? Perché un vero sostanziale aiuto anche da un'impostazione tecnica non è mai venuto. Le cantine sociali sono cresciute, a Presidente è stato messo un agricoltore che per tutta la vita ha lavorato la vite o uno che prima aveva fatto il farmacista e che improvvisamente si trova a capo di un'azienda commerciale importante dove magari si vendono due milioni di litri di vino all'anno. A questo punto siamo noi i colpevoli. Quando sorgerà una cantina simile la Regione dovrà chiedere "avete le specifiche competenze? Chi sono gli amministratori? Qual è la preparazione tecnica che avete sia amministrativamente sia sulla preparazione del prodotto?" Perché sono fallite molte cantine? Perché oltre alla produzione hanno preteso di vendere subito, hanno preteso di fare del commercio senza punti di vendita. L'Asti Nord da una relazione ho visto che aveva alcuni milioni di bottiglie in giro che non riusciva più a ritirare per mancanza di strutture adatte a tale lavoro e quindi alcuni milioni di bottiglie in giro a 20/30 lire l'una fanno subito 300/400 milioni.
La Regione è impegnata a impostare tutto questo, ma attraverso una specificazione tecnica in cui si dica: Cantine sociali, voi non dovete prendere il primo venuto perché è un brav'uomo, perché è onesto, non basta essere bravi e onesti, occorre anche una certa capacità, una certa preparazione.
E' su questo che vorrei richiamare l'attenzione. La legge è un grande strumento, però dobbiamo realizzare questo postulato prima di battere l'intermediazione parassitaria, di creare dei movimenti nuovi, democratici attorno alla distribuzione. In tutti questi anni è stato un problema sopito, a volte ci siamo interessati dell'agricoltura, a volte dell'industria, ma mai di un problema grandissimo come quello della distribuzione, che mangia tutto ciò che viene prodotto dall'agricoltura dall'industria, lo mangia parassitariamente. Quanti mediatori vediamo seduti ad un tavolo che con una telefonata guadagnano, su una partita 100/200/300? A centinaia, a migliaia. Perché l'insalata che parte a 50 lire dalle zone attorno a Torino qui viene venduta a 400 lire. Perché c'è tutta una massa di intermediazione parassitaria che con il commercio non ha niente a che vedere. Si è instaurata ormai da cent'anni, vive di padre in figlio e noi dobbiamo batterla creando un movimento democratico. Solo così i cittadini della Regione riusciranno a comprendere la legge e l'iniziativa della Regione.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare Consigliere Fassino, ne ha facoltà.



FASSINO Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nel prendere atto di quanto ci ha comunicato l'Assessore e di quanto ha fatto la Giunta su questa legge per ciò che concerne la competenza specifica della Regione, anche al nostro Gruppo pare opportuno esaminare, sia pure sinteticamente, la legge stessa ed esprimere un giudizio.
Per noi è singolare e forse potrebbe anche essere significativo che una legge così importante sia stata discussa interamente in Commissione e che abbia avuto quindi l'ovvia conseguenza di risultare quella emanata più frettolosamente, anche dopo 50 anni di attesa, come diceva prima il collega Viglione. Anche infatti se sono stati ripresi in questa legge alcuni istituti, come ad esempio quello dell'albo degli esercenti, la disciplina approvata tende, secondo noi, soprattutto ad una rigida pianificazione dell'attività commerciale, attraverso bardature sovente pesanti, molto più sovente burocratico-amministrative.
Intanto, in merito alla legge osserviamo che mentre le disposizioni del Capo I risultano generalmente positive, quelle del Capo II e del Capo III sollevano in noi motivi di perplessità, come ad esempio per la formulazione dei piani di adeguamento e di sviluppo che, in fondo, sono quelli più direttamente pertinenti alla Regione. Per formulare i piani di sviluppo e di adeguamento di cui all'art. 11 e per regolare il rilascio di nuove autorizzazioni con i criteri di cui all'art. 12, bisognerebbe innanzi tutto che ogni Comune fosse dotato delle necessarie attrezzature, dei necessari strumenti di indagine, degli strumenti più moderni. Il piano dovrebbe essere formulato tenendo conto della rete distributiva in atto e della prevedibile domanda della popolazione residente e fluttuante, in grado di garantire l'equilibrio tra installazioni commerciali e capacità di domande equilibrio che per i generi di largo consumo deve essere assicurato attraverso la fissazione di limiti massimi di superficie globale per settori merceologici e per ciascuna zona.
Ciascuno di noi si rende conto di quanto sia difficile un'indagine simile in tutti i Comuni; pochi sono quelli che hanno risposto e che hanno dato delle informazioni precise.
Per quanto riguarda le Commissioni comunali esistono le stesse perplessità per i Comuni con popolazione superiore ai 50.000 abitanti capoluogo di provincia come per i Comuni minori; a queste Commissioni devono essere demandati impegnativi compiti per redigere ed aggiornare periodicamente i piani di sviluppo e di adeguamento. Se non lo faranno bloccheranno tutta l'iniziativa che la Regione in quel senso vuole assumere. Vi sono perplessità infine per quanto riguarda la Commissione regionale competente per l'apertura di esercizi con superficie di vendita con oltre 400 mq, nei Comuni con popolazione inferiore ai 10.000 abitanti e per organismi di vendita, ovunque ubicati, di dimensioni superiori ai 1500 mq. Mentre non si sa quante di queste siano state costituite entro il 6 ottobre, come era previsto dalla legge, e quanti siano stati gli interventi surrogatori; mentre è certo invece che secondo un'abitudine invalsa in Italia si è dato vita ancora una volta (secondo il nostro punto di vista) a troppi macchinosi organi collegiali che sono di difficile funzionamento per il mancato collegamento fra l'uno e l'altro.
Poi c'è una grande novità, sulla quale nessuno si è soffermato, ma mi soffermo io se consentite: l'autorizzazione amministrativa. Abbiamo sostituito l'autorizzazione amministrativa alla licenza, cioè abbiamo solo cambiato il nome, lasciando le cose come stavano. Questa autorizzazione viene rilasciata dal Sindaco per l'apertura, il trasferimento e l'ampliamento, in base ad una serie di condizioni e presupposti tali per cui si dà luogo ad un potere discrezionale che in taluni casi diventa molto discutibile. L'apertura, infatti, di nuovi punti di vendita, viene subordinata al duplice requisito dell'iscrizione del titolare all'albo degli esercenti e dell'ottenimento della suddetta autorizzazione comunale che a sua volta è legata alle previsioni di un piano commerciale formulato da ciascun Comune sulla base della prevedibile evoluzione della domanda senza parlare dei requisiti richiesti, che non si limitano all'età, alla buona condotta, al compimento degli obblighi scolastici (in un certo Comune chiedevano ad un uomo di 45 anni la licenza della scuola media, quando non poteva averla poiché a quella epoca non era obbligatoria, confondendo il titolo di studio con il compimento dell'obbligo scolastico) ma anche a quelli di carattere professionale come quei corsi presso istituti specializzati che dovrebbero essere fatti dallo Stato o dalla Regione oppure opera prestata presso imprese commerciali, esame di idoneità da superarsi presso le Camere di Commercio.
Quando si leggono tutte queste cose e soprattutto quando si parla di esami di idoneità per essere commercianti, mi ricordo una certa affermazione fatta da Luigi Einaudi ne "Lo scrittoio del Presidente", là dove ha detto che "i compilatori di regolamenti e di relazioni ripugnano all'idea che la competenza nel vendere non derivi da nessun diploma e da nessun tirocinio riconosciuto con tanto di bollo, eppure è fondamentale ed è sicuro che il saper vendere deriva da un'infinità di circostanze con le quali la competenza merceologica molto sovente non ha proprio nulla a che vedere".
Ancora dall'art. 29 sul trasferimento della gestione o della titolarità, si ricava che sarà più facile forse con questa legge rilevare un negozio già aperto, magari a suon di milioni, che ottenere l'autorizzazione all'apertura di un negozio nuovo. Con questo sistema rendendosi più onerosi i subentri tra operatori, non si riesce a far diminuire quei costi eccessivamente collegati alla polverizzazione del settore. E mi riferisco a quanto diceva l'amico Viglione (che per quanto concerne la nostra zona io condivido pienamente) che la legge vorrebbe correggere e frenare mentre d'altra parte si impedisce uno stimolante ricambio fra operatori.
Lascia perplessi la disposizione di cui all'art. 30 nel caso di domande concorrenti nello stesso Comune o nelle stesse zone di un Comune, per il potere troppo discrezionale che viene lasciato all'autorità. Dobbiamo aggiungere che la stessa Commissione della CEE ha osservato che la nuova legislazione in proposito non favorirà certamente la necessaria evoluzione strutturale; che, data la situazione italiana, il Governo dovrebbe considerare più attentamente che nel quadro di una razionalizzazione e modernizzazione del commercio al minuto, il passaggio da un tipo di impresa senza salariati, ad un tipo di impresa con salariati, può incoraggiare la creazione di nuovi impieghi; che la lentezza delle procedure amministrative contrasta con l'urgenza di modernizzazione del settore; che la direttiva del Consiglio del 15 ottobre '68 relativa al commercio al minuto impone agli stati membri la soppressione delle procedure amministrative aventi carattere discriminatorio. D'altra parte lo stesso piano '66/'70 e lo stesso progetto 80 contengono indicazioni precise circa la necessità e l'urgenza di sopprimere il sistema dai vecchi vincoli amministrativi.
Ciò posto e con questi rilievi ad una legge, che peraltro la mia parte politica ha votato, sia pure con molti emendamenti, con molte critiche, con molte riserve, io ritengo che noi dovremmo, dopo avere rinnovato la nostra approvazione a quanto ha detto l'Assessore, a quanto hanno fatto in proposito la Giunta, sollecitare un impegno affinché a proposito del regolamento di esecuzione al quale Borando ha fatto cenno prima ma che noi non conosciamo ancora e che non conoscono ancora le Camere di Commercio e i Comuni, la Giunta intervenisse presso il Governo perché il regolamento venga emanato o corretto, se già emanato, poiché fino a quel momento io credo che questa legge rimanga messa là fra gli incartamenti delle Camere di Commercio e dei Comuni, senza che possa trovare la debita esecuzione. E' un problema che riguardava altre leggi per le quali noi abbiamo sollecitato il regolamento molte volte; credo che per quanto concerne il commercio, che non è parte ultima dell'economia nostra, dobbiamo insistere perché questo regolamento venga corretto se già emanato, emanato se invece non è ancora ufficiale quello a cui alludeva il nostro Assessore.


Argomento: Fondi sanitari

Comunicazioni della Giunta Regionale sul decreto ministeriale 2.7.1971 relativo all'assegnazione alle Regioni delle somme stanziate nel fondo nazionale ospedaliero


PRESIDENTE

Non ho altri iscritti a parlare su questo argomento. Penso che per l'organicità dei nostri lavori, forse, tutto sommato, convenga procedere all'esame delle mozioni al termine della discussione su ciascuno dei tre argomenti.
Potremmo iniziare adesso la discussione sulla seconda comunicazione della Giunta Regionale, dopo che l'Assessore competente avrà riferito in merito al decreto ministeriale del 2 luglio '71 relativo all'assegnazione alle Regioni delle somme stanziate dal Fondo nazionale ospedaliero.
Ha facoltà di parlare l'Assessore Armella.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

La Regione deve redigere un piano per la ripartizione a favore degli Enti ospedalieri del Fondo nazionale destinato dall'art. 33 della Legge 12 febbraio '68 n. 132, fra l'altro, al rinnovo delle attrezzature tecnico sanitarie degli ospedali ed al loro miglioramento e adeguamento. La competenza della Regione in materia scaturisce dall'art. 8 della Legge 8 maggio '65 n. 304, nel quale è sancito che l'importo di tale fondo comprensivo dei residui degli anni precedenti, è assegnato alle Regioni.
Con decreto 2 luglio '71, il Ministro della Sanità ha proceduto alla ripartizione del fondo in questione, ammontante complessivamente a 71 miliardi e 680 milioni di lire. Detta somma è stata ripartita, con l'art. 2 del citato decreto ministeriale, nella misura di 35 miliardi e 840 milioni a favore delle Regioni ammesse ai benefici di cui alla Legge 26/6/'65 n.
717 (provvedimenti a favore del Mezzogiorno) e di quelle entro i cui territori sono state riconosciute le zone depresse del Centro-Nord, di cui alla Legge 22 luglio '66 n. 614, in relazione alla popolazione presente nei territori delimitati dalle predette leggi, e di identica cifra a favore di tutte le Regioni, in relazione alla popolazione rilevata dal censimento del 1961: in buona sostanza, il 50 per cento è stato destinato al Mezzogiorno e alle aree depresse e il 50 per cento a tutte le Regioni.
Ciò ha portato a discrepanze, considerato anche che la popolazione presente, di cui alla legge qui indicata, è stata conteggiata sulla base del censimento 1961, cioè di dieci anni fa, quando non si era ancora verificato il massiccio fenomeno di immigrazione. Tanto per esemplificare noi in Piemonte abbiamo quindi a disposizione tre miliardi e mezzo contro i nove miliardi e più della Campania, i sei miliardi e 700 milioni della Puglia, i nove miliardi e mezzo della Sicilia ed i cinque miliardi e rotti se non vado errato, della Lombardia.
In base ai suddetti criteri, è stata assegnata al Piemonte la somma come si è detto, di 3 miliardi e 454 milioni, costituita da 617 milioni quale quota spettante in relazione a 466.000 abitanti interessati alla legge sulle aree depresse del Centro-Nord, pari a 1323 lire per abitante, e da 2 miliardi e 836 milioni quale quota spettante in relazione ai 3.940.000 abitanti rilevati nel censimento del '61, cioè pari a 718 lire per abitante. Evidentemente, la differenza è di oltre un 10 per cento, perch la popolazione supera oggi i 4 milioni e mezzo.
La ripartizione, ai sensi dell'art. 4 del già citato decreto ministeriale, dev'essere fatta con decreto del Presidente della Giunta in base a criteri idonei ad assicurare l'efficienza strutturale e funzionale e all'ordine prioritario dei seguenti servizi fondamentali: servizi di pronto soccorso, fissi e mobili, servizi di rianimazione, servizi di emodialisi servizi di radiologia, servizi di analisi, servizi trasfusionali poliambulatori, servizi di lavanderia, servizi di disinfezione e sterilizzazione, forni inceneritori, biblioteche, attrezzature per l'attività didattica negli ospedali. Con lo stesso decreto sono stati prescritti anche ulteriori criteri complementari cui adeguare la ripartizione, tra i quali quello preminente della disponibilità dei locali da destinarsi ai nuovi servizi e per gli ospedali di nuova costruzione, le cui opere murarie siano ultimate o in corso di ultimazione, quello che l'assegnazione può essere disposta per l'acquisto delle attrezzature di primo impianto, qualora difficoltà di carattere finanziario ostacolino l'entrata in funzione del nuovo stabilimento.
Esaminata la normativa concernente la materia, va fatto presente che il competente Assessorato regionale ha richiesto, con circolari dello scorso settembre, agli Enti interessati di far pervenire le proprie richieste.
Quelle relative agli Enti ospedalieri sono state formulate per un importo di 11 miliardi e 508 milioni, cui vanno aggiunte le richieste formulate da infermerie per 217 milioni. L'Assessorato ha quindi reso edotti gli stessi richiedenti, con circolare del successivo ottobre, sulla necessità, in relazione al divario fra le disponibilità di 3 miliardi e 454 milioni e le complessive richieste, ammontanti a 11 miliardi e 725 milioni, di segnalare le attrezzature aventi carattere di priorità e di particolare urgenza riservandosi però la Regione la definitiva assegnazione in base ad una valutazione comparativa a livello regionale del grado di necessità riferibile al fabbisogno. Questa nuova indagine ha fatto rivedere la richiesta, che complessivamente viene ad ammontare a 9 miliardi 435 milioni.
Le richieste riguardano sia nuovi impianti, sia l'adeguamento o il rinnovo parziale o totale delle attrezzature esistenti. Esse, per quanto concerne i presidi ospedalieri veri e propri, appaiono così articolate, in riassunto: per i servizi di radiologia, 2 miliardi e 334 milioni circa (oltre il 25 per cento) per i servizi di pronto soccorso, di anestesia e rianimazione, 2 miliardi e 119 milioni circa (il 23 per cento) per i servizi di analisi, laboratorio eccetera, 1 miliardo e 101 milioni (pari al 12 per cento) per i servizi tecnici, circa 947 milioni (pari al 10 per cento) per i poliambulatori, 819 milioni (pari al 9 per cento) per attrezzature chirurgiche varie, 626 milioni circa (pari al 7 per cento) per il servizio di emodialisi, 536 milioni (circa il 6 per cento).
Rimangono richieste per l'altro 3 per cento circa, pari a 736 milioni che si suddividono fra varie voci, come attrezzature per la disinfezione e sterilizzazione, servizi di degenza, servizi trasfusionali, fisioterapia eccetera.
A livello territoriale, l'ammontare della spesa segnalata concerne per il 47 per cento circa la Provincia di Torino, cui seguono quelle di Alessandria, Cuneo, Novara e Vercelli, con importi varianti dal 12,5 per cento al 10,5 per cento. Le richieste della Provincia di Asti sono dell'ordine del 6,5 per cento.
Abbiamo provveduto a fare un'esatta valutazione di tutte le richieste.
Esse ammontano, nella nuova ed ultima formulazione, a 4 miliardi e 300 milioni della Provincia di Torino, a 1 miliardo e 32 milioni della Provincia di Vercelli, a 959 milioni della Provincia di Novara, a 1 miliardo 151 milioni della Provincia di Cuneo, a 595 milioni della Provincia di Asti, a 1 miliardo e 150 milioni della Provincia di Alessandria. Le abbiamo poi ripartite, provincia per provincia, in base alle varie categorie di richieste e ai vari fabbisogni: per pronto soccorso, rianimazione, poliambulatori, radiologia, servizi di analisi, di emodialisi e via via, secondo quel quadro già previsto nel decreto ministeriale e secondo alcune formulazioni che abbiamo ritenuto bene di fare per ulteriore specificazione, ovviamente ancora distinguendole in richieste di nuove istituzioni, di rinnovamenti totali, di rinnovamenti parziali e di adeguamento di attrezzature già esistenti.
Inoltre, in base alle direttive ministeriali, è stato fatto invito ai Medici Provinciali di rendere noto il proprio avviso in rapporto alle richieste nell'ambito della loro competenza tecnica, in particolare sulla scorta degli elementi in loro possesso circa le attrezzature ospedaliere le attrezzature già in uso ed i servizi in funzione. Analoga richiesta è stata formulata alla FIARO. I Medici Provinciali sono, per disposizione ministeriale, destinati immediatamente alla collaborazione con la Regione e, in base allo schema di decreto delegato che è già stato discusso e le cui osservazioni sono in corso di esame alla Commissione interministeriale dovrebbero essere trasferiti con i loro uffici alle Regioni, è da ritenersi, al 1^ gennaio '72, e pertanto sono già considerati nell'ambito delle conoscenze e delle competenze che hanno le valutazioni delle possibilità di darci delle valutazioni tecniche, riservando naturalmente alla Regione le valutazioni di merito e l'ordine di priorità per stabilire il riparto finale. Alla luce di tutti gli elementi in corso di acquisizione, la Regione predisporrà il piano di riparto.
Veniamo ora ad esporre le linee cui la Regione si ispirerà per la redazione del riparto dei contributi. Si terrà presente il quadro generale indicativo dei fabbisogni connesso alla dislocazione della popolazione e alla rete dei presidi esistenti quale già può essere desunto dagli elementi raccolti per la redazione del piano stralcio ospedaliero in corso di formulazione, elementi che vanno valutati in relazione ai presupposti più ampi delle linee di riforma di tutto il sistema sanitario. In particolare prendendo a riferimento, ma senza erigerle a rigido schema vincolativo, le disposizioni ministeriali, si considereranno, comparativamente, insieme ai rilievi tecnico-sanitari espressi dai Medici Provinciali: 1) la distribuzione territoriale e la dimensione della popolazione da servire 2 ) le caratteristiche dei servizi sanitari ospedalieri e non ospedalieri esistenti nei comprensori, onde evitare doppioni di attrezzature che rischino di portare discapito alle esigenze di altri contesti, anche se quelle esistenti non sono nella disponibilità attuale degli ospedali bensì degli istituti previdenziali, esempio ambulatorio Inam. Queste disponibilità, nelle previsioni del servizio sanitario nazionale, dovranno essere infatti utilizzate in un unico organico sistema di servizio, e in questa direzione ci pare opportuno muoverci, in questa fase di transizione per supplire, nei limiti del possibile, alle carenze riscontrate attraverso la collaborazione degli istituti stessi 3) la qualificazione o destinazione di servizio già in linea di massima ragionevolmente prevedibile per i singoli presidi nell'ambito del piano ospedaliero.
Anche se questi provvedimenti appaiono condizionati da una situazione di provvisorietà e transitorietà, in cui occorre a fortiori ancora riferirsi ad un sistema ospedaliero in parte inadeguato e non idoneo appare ovvio indirizzare l'assegnazione di queste risorse verso quegli ospedali per i quali è pressoché certa la continuità della loro utilizzazione nel futuro riassetto del servizio, o che, comunque, nel caso di eventuali trasformazioni, fusioni eccetera si può presumere non diano luogo in misura vistosa ad irrimediabili disutilizzi degli impianti.
Saranno tenute presenti le indicazioni di priorità riferite dai singoli ospedali in ordine alle proprie richieste. Si ritiene infine che occorra dare una relativa più ampia considerazione alle esigenze di potenziamento della rete di servizi emodialitici.
Sarà comunque apprezzato ogni suggerimento che i Consiglieri volessero esprimere per il miglior risultato del compito affidato alla Regione dalle disposizioni in vigore.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Viglione. Ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo

Colleghi Consiglieri, ritengo che sia una prima grande occasione questa, che si offre alla Regione, perché è il primo momento in cui lo Stato, oltre che staccare delle leggi, stacca degli assegni, piuttosto consistenti anche, pur defraudandoci, con un calcolo fatto sulla base del censimento del 1961, che favorisce il Sud, non tenendo conto del massiccio spostamento a Nord delle popolazioni del Meridione nel corso degli ultimi dieci anni.
Un'occasione veramente importante non soltanto per fare una schematica distribuzione della somma che a noi viene data come ripartizione dei circa 72 miliardi messi a disposizione dal Ministero della Sanità con il suo decreto, ma anche per fare fra di noi un certo discorso che mi permetto di introdurre, sia pur succintamente.
L'esperienza ci insegna che se noi ripartissimo la somma fra tutti gli ospedali, fissando, che so, 40 milioni o 50 per Novara, 30 per Vercelli 200 per Cuneo, non risolveremmo assolutamente niente. Noi dobbiamo guardare con concezione nuova al rammodernamento degli ospedali, così come a tutti gli altri investimenti economici che si richiedono nel Paese, tener presente che, sia per quanto riguarda gli ospedali sia per le varie componenti economiche del nostro Paese, il futuro si identifica con la computerizzazione. Qualcuno ha detto, giustamente, che chi avrà gli elaboratori avrà il potere. Sarebbe irrazionale stanziare tre miliardi e mezzo - a parte quello che diremo rispetto ad un piano che è ancora diverso, quello che proporremo noi - senza predisporre con la computerizzazione un filo conduttore che leghi tutti gli ospedali piemontesi ad un centro al quale possano arrivare e dal quale possano partire tutti i dati che possano interessare relativi ai degenti.
Il 4 dicembre si terrà qui - mi pare vi siano invitati anche il Presidente della Regione al mattino e il Ministro Donat Cattin al pomeriggio, non so se per fare da contraltare - un convegno sull'informatica, che è proprio, direi, la materia nuova che noi dobbiamo tener presente. Perché, ripeto, non risolveremmo niente con il dare un apparecchio ad Acqui, o a Pinerolo, o a Torino, se non creassimo questo filo conduttore che è la computerizzazione; cioè la elaborazione dei dati con dei terminal e con un centro che li raccolga e faccia della Regione un punto unico di riferimento sulla salute dei cittadini.
Sarebbe pertanto opportuno che nel distribuire la somma il Presidente tenesse conto di questo. Perché è vero che per certa parte è rigido, ma per altra parte lascia delle speranze, questo decreto, che sa un po' di follia in quanto lascia giudicare da Roma quel che si dovrebbe fare in Piemonte per il pronto soccorso, la rianimazione, l'emodialisi, la radiologia e la lavanderia.....



ARMELLA Angelo, Assessore alla Sanità

Si tratta di verifica.



VIGLIONE Aldo

Si dice: "L'assegnazione dei fondi ai singoli Enti ospedalieri per l'acquisto di attrezzature tecniche ecc. ecc. ... dovrà essere effettuata tenendo conto delle esigenze. Potrà tuttavia essere autorizzata la spesa per l'acquisto di attrezzature". Quindi, in queste attrezzature possiamo certamente includere anche un inizio di studio per la elaborazione elettronica dei dati, un settore in cui il nostro Paese è indubbiamente in ritardo rispetto ad altri.
Il nostro Presidente della Giunta, che è attento lettore di pubblicazioni economiche, avrà probabilmente letto nell'ultimo numero del "Mondo" l'articolo finanziario su Carli, in cui si descrive come vive ed opera il Governatore della Banca d'Italia, che alcuni almeno considerano un vero ingegno economico. Sul suo tavolo, oltre a piccoli monitor certamente il dott. Calleri sarà stato ricevuto dal Governatore nel suo studio, e quindi l'avrà potuto costatare di persona - c'è tutta una tastiera, con codici che riportano tutti i dati monetari che interessano l'economia italiana e quella mondiale; e recentemente ha apportato un ulteriore perfezionamento, facendo effettuare la computerizzazione di tutti gli articoli economici e finanziari comparsi negli ultimi novanta giorni.
Sarebbe auspicabile la sollecita adozione di un analogo impianto alla Cassa di Risparmio di Torino, data l'importanza dell'istituto.
La computerizzazione è strumento veramente molto importante: se gli americani sono andati sulla Luna con l'Apollo è soltanto perché hanno avuto gli elaboratori. Essa permetterebbe di avere istantaneamente, con la memorializzazione di ogni dato, un quadro della salute dei cittadini della regione Piemonte nel loro insieme. Ogni individuo, che sarà contraddistinto da un numero di codice una volta che sia entrato in funzione il Servizio sanitario nazionale, verrebbe ad essere caratterizzato, dovunque venisse ricoverato nell'ambito della regione, da ogni notizia relativa a eventuali sue precedenti degenze, memorizzata e tenuta memorizzata per un lunghissimo periodo di tempo, con eliminazione delle cartelle cliniche. Il malato verrebbe visto nell'insieme, senza più suddivisione fra la parte medica, la parte amministrativa, la parte relativa ai farmaci somministrati: quando è stato ricoverato, quali medicine gli sono state somministrate, di che durata è stata la degenza, di che entità la retta.
So per certo che l'IBM ha già realizzato impianti del genere: Consiglieri dell'Ospedale di Cuneo si erano recati a Stoccolma con apparecchio a reazione, per organizzazione della stessa IBM, a visitare il Karolinskaja Ospedale di Stoccolma, che pare sia uno dei migliori del mondo, laddove pare sia già in funzione una sorta di computerizzazione, di elaborazione dei dati comuni. Da noi non avrebbe senso realizzare qualcosa di analogo per un singolo ospedale, dato il costo, per le difficoltà di impostazione e di preparazione tecnica del personale. Avrebbe invece un significato grandissimo, invece, se si abbracciasse l'intera Regione piemontese. Dal centro, dal terminal, che può essere a Carmagnola, o a Chivasso, o nel locale delle Molinette (perché oltre tutto la memorizzazione richiede raccoglitori di modeste dimensioni, quindi abolisce i chilomentri di carta o le pile di libri, per cui l'adozione di questo sistema riduce al minimo l'occorrenza di spazio) i dati raccolti vengono inviati in tutti gli ospedali o i centri che la Regione vorrà creare per proteggere la salute dei suoi abitanti, e il cittadino, ovunque si trovi nella Regione, potrà essere perfettamente individuato dal punto di vista sanitario.
Noi non chiediamo certo che la Giunta, o il suo Presidente, si impegnino a spendere i tre miliardi e mezzo di dotazione per la computerizzazione dei dati sanitari dei cittadini della nostra Regione: per dimostrare l'intenzione di innovare, di guardare al problema in modo nuovo è sufficiente che essi destinino anche solo cento milioni per l'inizio di studi in questa direzione, incaricandone l'IBM o altra grande organizzazione di questo tipo. L'assegnazione anche solo di cento milioni all'inizio di questo studio farà certamente onore alla Giunta e, direi, a tutto il Piemonte, che invece di limitarsi a distribuire meccanicamente queste somme agli ospedali, dimostrerà di tendere a creare un cerchio unito rispetto direi non soltanto più a un singolo ospedale ma a tutti gli ospedali, non soltanto più a un ricovero ma alla salute dei cittadini dell'intera Regione.
Naturalmente, questo discorso vale anche per l'impostazione del lavoro della Regione, e quindi lo riprenderemo certamente nel momento in cui di tale impostazione si discuterà in quest'aula.
Detto questo, non in contrapposizione alla relazione dell'Assessore Armella - l'Assessore sa bene che non sono mai stato un fautore della sua politica per la sanità, e ne ho fatto oggetto di critica anche recentemente, quando egli sostenne, sia pure in forma vaga, l'impossibilità di costituire un Consiglio d'amministrazione alle Molinette, come pure al Maria Vittoria (di ciò faremo poi oggetto di una mozione, in quest'aula) in quanto devo dare atto che oggi l'Assessore ha parlato in modo nuovo vorrei impostare anche un'altra questione. Non è sufficiente dire: distribuiamo o in relazione all'entità della popolazione, o in funzione dello stato di depressione delle varie zone, o sulla base di altre considerazioni, anche alla periferia, perché non si accresca il divario fra periferia e centro. Occorre invece che la Regione faccia assolutamente due cose: anzitutto, formuli un piano per cui si eviti di acquistare più apparecchiature dello stesso tipo nell'ambito della stessa provincia. Ho visto, per esempio, che Fossano ha chiesto gli "analyzer", apparecchiature che già esistono a Cuneo, e costano praticamente cento milioni: sarebbe più opportuno che l'Ospedale di Fossano curasse più particolarmente il settore della radiologia. Do una prima indicazione per un abbozzo di programma quanto meno ridotto rispetto a quello che dovrebbe essere il grosso programma di intervento in materia sanitaria. Così, se a Torino, per esempio, è ad un punto molto avanzato l'attrezzatura per la cardiochirurgia, o si decide di portarsi ad un livello eccezionalmente alto in questo campo, e si va in questa direzione, o ci si ritiene già soddisfatti delle attrezzature esistenti e si decide di non incrementare le attrezzature per tale settore di Novara, Vercelli o Chivasso, dove si opera anche la cardiochirurgia. Questo, direi, potrebbe essere un inizio di programma serio.
E veniamo al secondo punto che occorre esaminare molto approfonditamente, perché è molto importante. Chiunque abbia avuto modo di formarsi un po' di esperienza in materia, sa che le Case che vendono questi apparecchi, per motivi di concorrenza - tra l'altro, va detto che, tranne rari casi, quasi tutte sono in concorrenza, perché non vi sono più apparecchi in esclusiva (anche quello per l'esame radiologico dell'arcata dentaria completa, all'apparecchio di costruzione finlandese se ne sono affiancati altri, e nel campo degli analyzer, in cui la Tecnico aveva l'esclusiva, mi pare vi siano altri apparecchi sostitutivi in concorrenza) praticano sconti che vanno dal 30 fino al 50 per cento. Non è qui il caso di esaminare come possano concedere una tale riduzione, se grazie alla esclusione di rappresentanti o intermediari, o attraverso la soppressione di spese per pubblicità o per regali fatti agli ospedali per invogliarli all'acquisto.
Ora, se i tre miliardi e mezzo posti a disposizione della Regione venissero frazionati, la cifra verrebbe praticamente sbriciolata, a beneficio delle ditte produttrici degli apparecchi. La Regione, invece, non deve dare il denaro: deve fare il piano, indicare le apparecchiature che debbono essere acquistate zona per zona, addirittura arrivare a mettere insieme i suoi fondi destinati allo scopo con quelli di Liguria e Lombardia in modo da formare una massa di denaro pari a 15 miliardi. Con una tale cifra a disposizione sarà facile mettere in concorrenza queste ditte che producono ed ottenere da esse sconti considerevoli. Uno sconto del 30 per cento praticato con una massa di denaro rilevante significa il risparmio di un miliardo, che si potrà utilizzare per comprare nuove apparecchiature.
Su questo punto, direi, bisogna essere fermissimi. Parlo anche per esperienza personale, avendo trattato io stesso l'acquisto di un apparecchio di radiologia per l'Ospedale di Cuneo. Costava 56 milioni, ed a me è venuta l'ispirazione, ad un certo momento - tenete presente che non sono avvezzo a contrattare, il mio lavoro e di tutt'altro genere - di dire: "Non li abbiamo, ve ne possiamo dare solo 46". Dopo qualche tergiversazione, l'affare è stato concluso, sulla base di 10 milioni in meno rispetto al prezzo richiesto. "Però - ho detto ancora -, riceverete la somma quando il Ministero della Sanità ci darà i 42 milioni che ha decretato di assegnarci". Dopo qualche discussione , anche questa dilazione di pagamento è stata accettata. Mi sono poi informato preso altri ospedali ed ho appreso che, a seconda degli apparecchi, gli sconti che possono essere operati ad un certo livello vanno dal 20 al 50 per cento.
Quindi, la Regione Piemonte dovrebbe, a nostro avviso, utilizzare questi tre miliardi e mezzo: in piccola parte, nell'inizio di uno studio dell'IBM sulla elaborazione dei dati in secondo luogo, in una serie di iniziative atte a fare un primo, piccolo modesto programma, un abbozzo, a seconda della zona in terzo luogo, una volta stabilito quali sono le apparecchiature occorrenti, siccome le ditte produttrici, italiane o straniere, sono in concorrenza con altre che fabbricano apparecchi identici o con minime differenziazioni, nel procedere all'acquisto attraverso una gara privata a base di sconti significativi oppure una gara d'appalto (questa però pu diventare pericolosa, perché possono essere raggiunte intese fra le ditte).
C'è la possibilità di risparmiare, con un gioco veramente abile, che non dubito l'Assessore saprà certamente condurre, in virtù del suo ingegno della sua preparazione e dell'attività che svolge, qualcosa come un miliardo, e il gioco può diventare molto più grosso se ci si accorda con Lombardia e Liguria per mettere insieme una cifra allettante: di fronte ad un volume di affari per quindici miliardi le ditte non esiterebbero certo a venire a consigli abbastanza miti. Trattando direttamente con le ditte, con eliminazione delle intermediazioni all'infuori che nel caso di eventuali rappresentanze centrali delle ditte estere (tipo quella della Tecnico a Roma), sarà possibile risparmiare una massa di danaro che ci consentirà di dare agli ospedali attrezzature in misura superiore a quella corrispondente alla somma destinataci dallo Stato, supplendo alla inadeguatezza dell'intervento statale.
Queste le nostre proposte, che sottopongo alla Giunta e che ritengo non del tutto indegne di essere esaminate.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Noi non interveniamo sui suggerimenti, indubbiamente interessanti, dati da Viglione, anche perché siamo sicuri che l'impegno e la preparazione dell'Assessore ci metteranno a riparo da qualsiasi sorpresa di carattere negativo. Intendiamo invece discutere dei criteri politici sui quali deve poggiare l'applicazione di questo decreto-legge.
Ritengo di dover sottolineare come la forma scelta nell'ordine del giorno, "Comunicazioni della Giunta", non possa sottintendere che il Consiglio si debba limitare a prendere atto: si tratta, invece, di proposte della Giunta per la ricerca di idonei criteri di applicazione, anche se come vedremo, questi sono abbastanza vincolati. E' certo comunque che la Regione, in ultima analisi, approverà la ripartizione proposta dalla Giunta: questa è la legge. In merito, invece, ai criteri che qui discutiamo, ritengo di dover fare alcune osservazioni e proposte.
La prima è di carattere politico generale, ed è che noi dobbiamo essere tutti quanti consapevoli che ci collochiamo, discutendo di questa Legge n.
304, in un quadro che non è quello che abbiamo anche recentemente sancito nella discussione a proposito delle osservazioni sul decreto delegato "Assistenza sanitaria ospedaliera". Non mi soffermerò ad illustrarlo perché è certamente ben presente a tutti: lo ricordo come dato di fatto e come posizione politica della Regione, che abbiamo poi riassunto nella nostra mozione, nel senso che il problema essenziale è che oggi il problema dell'intervento in materia di assistenza sanitaria ospedaliera deve spostare il suo asse dal problema puramente ospedaliero all'intervento capace di costruire il momento preventivo che oggi in realtà è assente nel nostro Paese. Introducendo questa discussione, noi vogliamo collocarci - e credo che tutto il Consiglio sia d'accordo su questo - avendo presente che questo tipo di intervento che il Governo oggi ci assegna si colloca ancora nel quadro di un intervento rivolto a potenziare gli ospedali, a creare nuovi posti letto, e non invece nella logica stabilita dalle formulazioni dalle richieste che ormai generalmente ed ufficialmente sono venute da tutte le Regioni e di cui si parla anche nella legge di riforma di cui siamo ufficiosamente a conoscenza.
Sintetizzando questo quadro d'insieme - che però è opportuno sottolineare, perché se noi ci collochiamo in questo quadro essenziale possiamo anche produrre criteri di scelta e di utilizzazione delle somme probabilmente diversi da un frazionamento di esse in modo da venire incontro in qualche misura alle innumerevoli richieste che ci sono ma senza peraltro attenerci né ad un concetto di intervento che risponda a criteri di organicità né tanto meno ad un concetto più generale ed affermato che risponda a criteri di creazione di una politica di prevenzione nel campo dell'assistenza sanitaria -, il discorso (che ovviamente, però, come noi diciamo anche nella nostra proposta di mozione, a questo punto non può che collocarsi in modo non difforme dalle norme appunto contestuali della legge ma avendo presenti questi limiti di carattere generale) si presta ad alcune osservazioni.
Anzitutto, porta a rilevare la contraddizione esistente tra la Legge n.
304 e il decreto e la circolare esplicativa. Credo sia importante avere coscienza di questo, perché l'applicazione integrale della legge pu intanto portarci ad un primo criterio di selezione. Mi riferisco al fatto per esempio, che la legge, come qui è stato ricordato, dice esplicitamente volendo utilizzare i residui che sono rimasti in conseguenza dell'art. 33 della Legge 132, con la quale si costituisce Fondo nazionale ecc. ecc., che le somme vanno destinate "prioritariamente" (discuteremo pure di questo "prioritariamente", che è un po' quella porta aperta di cui parlava prima Viglione, per cui non saremmo vincolati di fatto a queste scelte: prioritariamente vuol dire molto, vuol dire che noi, volendo, potremmo anche scegliere una strada diversa; comunque, accettiamo per il momento il "prioritariamente", riservandoci di vedere se le voci che ci vengono indicate hanno un certo carattere di priorità, in un ambito di intervento ospedaliero e non preventivo) ad assicurare l'efficienza dei servizi ospedalieri di pronto soccorso, rianimazione, emodialisi, radiologia e analisi. Mentre nel decreto del Ministero e poi nella circolare esplicativa della legge - secondo un'abitudine che ancora recentemente una sentenza della Corte di Cassazione ha denunciato, rilevando che ai fini dell'applicazione è valida la legge, e non è vincolante per gli Enti che la devono applicare la circolare esplicativa - si estende questa indicazione tassativa e specifica della legge, oltre che ai cinque settori di intervento in essa indicati, anche ai servizi trasfusionali, ambulatoriali di lavanderia, disinfezione e sterilizzazione, forni inceneritori biblioteche e attrezzature.
Credo sia importante - e questa è una delle prime proposte che faccio da parte nostra decidere di non accettare questo concetto estensivo che il decreto ci propone e di limitare il campo di applicazione della legge essenzialmente alle indicazioni che la legge stessa ci dà. Questo è già un criterio selettivo, in quanto noi rinunciamo ad utilizzare queste somme per voci non comprese nella legge e riduciamo così il campo in cui occorre intervenire, così da avere la possibilità di dare un certo carattere di organicità all'intervento.
Veniamo ad un secondo punto. La circolare esplicativa, ma anche il decreto, all'art. 5 e all'art. 6, ampliano poi ancora il campo d'intervento a proposito di spese che potrebbero essere autorizzate, però, nel caso in cui, "con che", la Regione si impegni contemporaneamente a pagare i locali.
Se noi, quindi, escludiamo questa seconda indicazione del decreto di legge riduciamo ancora il campo d'intervento.
Ancora, l'art. 6 del decreto si riferisce a interventi in caso di ospedali di nuova costruzione, e quindi di utilizzazione delle somme per spese di primo impianto. La Legge 132 stabilisce in modo chiaro, a questo riguardo, che nessuna autorizzazione può essere data all'apertura di nuovi ospedali fino a che non vi sarà un piano ospedaliero (per ora, vi sono solo indicazioni per un piano nazionale transitorio). Varrebbe forse la pena di discutere quanto la Legge 132 stabilisce a proposito di piani regionali ospedalieri, anzi, di legge regionale a proposito di piani ospedalieri, per vedere come la Regione possa già oggi assumere iniziative legislative in materia di intervento ospedaliero, e io aggiungo sanitario. Ma questo è un argomento sul quale non mi soffermo, perché penso che sarà opportuno trattarne in altra sede, comunque successivamente. Mi limito qui a sottolineare che la nostra proposta è di non tener conto, oltre che dell'art. 5, anche dell'art. 6. In sostanza, allora, l'utilizzazione delle somme dovrebbe essere circoscritta essenzialmente a interventi per servizi di pronto soccorso, di rianimazione, di emodialisi, di radiologia e di analisi. Ce ne sarebbe già abbastanza, data l'entità non troppo considerevole della cifra disponibile e conoscendo la complessità e costosità degli interventi in questi settori in fatto di attrezzature. In altre parole, anche volendo indirizzare essenzialmente verso questi settori l'utilizzazione della somma, la cifra disponibile è ancora estremamente limitata e non consente un intervento che risponda a criteri di organicità piuttosto elevati. Credo tuttavia che anche qui possano emergere alcune indicazioni.
Prima di avanzare alcune proposte a proposito dell'utilizzazione in questi settori, desidero qui far presente ancora un'altra circostanza, su cui noi richiamiamo l'attenzione del Consiglio e sulla quale nella nostra mozione proponiamo un voto del Consiglio: cioè, che con la circolare e con l'art. 8 del decreto il Ministero si attribuisce compiti di controllo preventivo che ad esso non competono.



ARMELLA Angelo, Assessore alla Sanità

Di verifica.



BERTI Antonio

Verifica vuol dire controllo. La stessa Legge 132, come abbiamo tutti ben presente, dice chiaramente che i compiti d'intervento in materia di programmazione ospedaliera e sanitaria sono di competenza della Regione.
Dal momento che alla Regione è attribuita con legge la facoltà di disporre l'utilizzazione di quelle somme, la Regione è sovrana nelle decisioni sui criteri da adottare per la loro amministrazione. Quindi, noi diciamo che la Regione non può sottostare alla pretesa del Ministero di ergersi a verificatore, o comunque, io aggiungo, a controllore di scelte che la Regione deve poter compiere in piena autonomia. La nostra mozione pertanto, dice e propone anche in modo esplicito che, proprio per evitare questo intervento, la Regione Piemonte rivendichi, nel quadro delle leggi ordinarie e straordinarie, naturalmente, la propria competenza a fissare propri criteri di intervento, senza dover subire alcuna successiva verifica. Io credo che questa precisazione risponda non soltanto all'esigenza di mantenere fermi i criteri che la Regione fisserà, ma anche ad una risposta in difesa dell'autonomia della Regione, tanto più valida nel momento in cui assistiamo ad interventi di altro tipo - per esempio quello della infelice puntualizzazione telegrafica con cui sono state messe in causa le iniziative che la Provincia di Torino ha assunto a proposito dell'Ospedale psichiatrico torinese -, che dimostrano come non sia scomparsa del tutto la mentalità e la volontà comunque di intervenire e di considerare le Regioni in modo subordinato. E' importante, credo sottolineare questo, perché ciò ci metterà in grado di operare veramente in piena autonomia, ripeto, nel quadro delle leggi ordinarie e straordinarie che oggi vigono nel nostro Paese.
A questo punto credo sia emerso già abbastanza chiaramente dal mio intervento come noi siamo contrari ad un frazionamento dei tre miliardi e mezzo in provvidenze che, mi rendo conto, possono accontentare, sia pure in minima parte, qualcuno, ma che finirebbero con il disperdere anche quel poco di organico che invece si può ottenere.
Si pone allora evidentemente il problema di ricercare - una ricerca difficile, per la quale non ho la pretesa di portare qui dei criteri assoluti -, intanto, qual è la disponibilità di finanziamenti che gli attuali Enti ospedalieri che svolgono questo tipo di servizio hanno già.
Sarebbe importante, per esempio, censire quali somme i vari ospedali che dispongono di servizi nei cinque campi sopra ricordati - di cardiologia emodialisi eccetera - hanno già stanziato per interventi in tali campi.
Disporremmo così di un'indicazione abbastanza importante per valutare quali possibilità effettive la Regione avrà aggiungendo a questi i tre miliardi e mezzo ora assegnati. Potremmo, probabilmente, trovarci di fronte ad una disponibilità piuttosto elevata: a giudicare dalle proposte fatte al CRPO dagli ospedali credo che gli interventi finanziari sotto questo punto di vista siano abbastanza consistenti. La stessa distribuzione dei 33 miliardi fatta un anno fa circa aveva in misura abbastanza considerevole teso al miglioramento di questi servizi. Credo sia una questione importante questa, per vedere di quale entità finanziaria effettiva noi possiamo disporre.
Credo che tutti si rendano conto che disponendo globalmente ad esempio di venti miliardi - dico una cifra a casaccio - noi potremmo probabilmente costruire in Piemonte alcuni centri importanti, comunque certamente migliorare notevolmente quelli già esistenti nelle varie province piemontesi in modo da renderli efficienti e rispondenti a caratteri di organicità, tenendo conto della necessità di affrontare anzitutto le situazioni più drammatiche ed importanti.
Ricercando tra i miei vecchi documenti del CRPO, mi è venuto sott'occhio un rapporto sul fabbisogno urgente di Centri emodialitici in Piemonte. Si tratterà di stabilire se, per esempio, il problema della emodialisi, cioè dei nefritici, ai quali è necessario cambiare il sangue per tenerli in vita, è il problema drammatico e se è in questo settore che si riscontrano le maggiori carenze, se è cioè questo il tipo di malattia che produce il più alto numero di morti, o se la situazione non è più grave in altri settori indicati. Non posso certo essere io, avendo a disposizione come elemento di giudizio soltanto questo rapporto sulla urgente necessità di centri emodialitici, a dire se sia questo il settore da curare maggiormente, ma è certo indubbio che l'esigenza di un sollecito intervento nel campo dell'emodialisi è uno dei temi più drammatici di questa nostra epoca, che ricorre sovente anche sui giornali. Preciso che io non ho affatto l'intenzione di chiedere un intervento prioritario assoluto nel campo dell'emodialisi: ho solo voluto sottolineare una delle questioni che certamente tutti riconoscono di estrema importanza.
Il rapporto del CRPO in proposito considera un'esigenza emodialitica annua per un minimo, estremamente selezionato, di 40 pazienti per milione di abitanti, per cui nel complesso della Regione piemontese le richieste di dialisi per il primo anno riguarderebbero circa 175 pazienti. Considerando una sopravvivenza pari al 90 per cento dei casi trattati, nel secondo anno si avrebbe una richiesta totale per 330 pazienti circa. L'attrezzatura attuale è costituita da 25 reni artificiali, e non permette di soddisfare le necessità di cura che di 60 pazienti circa.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

A quelli vanno ora aggiunti altri 12 apparecchi, in funzione a Borgomanero.



BERTI Antonio

In effetti, si parlava, nel rapporto, che risale, come avevo detto, al 1969, della necessità di immediato potenziamento dei centri già esistenti... E questo in qualche misura forse è avvenuto.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

E' avvenuto, ma non con distribuzione uniforme.



BERTI Antonio

...fino a raggiungere una capacità operativa adeguata alle esigenze del territorio che può essere loro attribuito compatibilmente con il principio di ridurre entro tolleranze ammissibili il disagio del trasferimento dei soggetti. Inoltre, devono essere istituiti sul territorio altri nuovi centri al fine di far fronte, con una distribuzione il più possibile equilibrata, alle richieste insorgenti ecc. ecc.
Mi limito a leggere qualche stralcio di questo rapporto, che non avallo completamente ma che mi sembra interessante come base concreta su cui discutere: "Le strutture di servizio emodialitico che si devono potenziare ed istituire vengono quindi a costituire un sistema di centri territorialmente articolato (criterio accettabile, io credo), che ha il suo fulcro in un centro pilota costituito dall'attuale Centro universitario (criterio a mio giudizio discutibile) con annessa scuola di specializzazione ecc. ecc.". "Nella restante Regione piemontese si considera indispensabile, oltre al potenziamento dei quattro centri ospedalieri già esistenti - Borgomanero, Biella, Ceva, Cuneo l'allestimento di altri sei centri emodialitici presso gli Ospedali generali di Novara, Vercelli, Alessandria, Casale, Asti ed Alba. In totale occorre provvedere alla installazione di 152 nuovi posti-letto emodialitici, che con quelli oggi già in uso permetteranno di raggiungere una disponibilità effettiva di 170 posti-letto". In complesso, considerata una spesa base di 12 milioni per posto letto emodialitico, la spesa di previsione complessiva è di circa 1.824 milioni di lire, cioè un miliardo e 850 milioni circa.
Ho qui esposto le necessità in uno dei settori che sono qui previsti.
Se noi uniamo la cifra che ci è stata assegnata alle somme già stanziate dagli Ospedali o che questi hanno già avuto per precedenti contributi saremo probabilmente in grado di risolvere il problema dei posti-letto emodialitici, il che, in questa situazione di intervento, lo ripeto per la terza volta, non teso alla costruzione della medicina preventiva, che è una conquista da fare, e per legge e per finanziamenti, o con leggi che farà o con decisioni, della Regione, nel quadro della legge in cui noi discutiamo sarebbe una scelta, a mio giudizio, già abbastanza organica.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

Nessuno ha chiesto nulla per la riabilitazione, per esempio...



BERTI Antonio

Io concludo col dire che, se noi potremo fare - e dicendo "noi" non intendo affermare una competenza del Consiglio in questo settore, perch solleverei discussioni a non finire, ma assecondare la Giunta nella sua affermazione di voler accettare contributi, sostenere che è interesse di tutto il Consiglio, anche della Giunta, che si ricerchi insieme il modo di applicare organicamente questa legge - un'analisi di questo tipo anche per gli altri quattro settori, riusciremo a dare della somma assegnataci una utilizzazione che sarà certamente la più razionale possibile in questa situazione.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Su questo argomento non ho altri iscritti a parlare. Data l'ora proporrei di rinviare la terza questione contenuta nel punto terzo dell'ordine del giorno a questo pomeriggio.
Ha facoltà di parlare, per fissare la convocazione a cui l'ho sollecitato, il Consigliere Viglione, Presidente della Commissione VIII.



VIGLIONE Aldo

I componenti la Commissione VIII sono invitati a trovarsi qui alle ore 15 per l'esame della deliberazione relativa al Personale, affinché sia possibile riferirne nella seduta di questo pomeriggio.



BERTI Antonio

Per le 15 abbiamo già fissato la riunione del nostro Gruppo. Non credo che possiamo rinunciarvi.



VIGLIONE Aldo

Possiamo spostare la riunione della Commissione alle 15,30.



BERTI Antonio

D'accordo per le 15,30.



PRESIDENTE

Allora, la Commissione VIII è convocata per le 15,30 in questa sede. Il Consiglio riprenderà i suoi lavori alle 16,30 per il proseguimento dell'esame dell'ordine del giorno.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12,50)



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