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Dettaglio seduta n.62 del 15/10/71 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VITTORELLI


Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Il Consigliere Nesi e il Consigliere Franzi avevano chiesto congedo per le sedute di ieri e di oggi: poiché la comunicazione mi è giunta tardivamente, non ho potuto annunciarlo nel corso delle sedute di ieri.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta") - Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame dello schema di osservazioni al decreto delegato sull'assistenza sanitaria e ospedaliera


PRESIDENTE

Prendiamo ora in esame lo schema di osservazioni al decreto delegato sull'assistenza sanitaria e ospedaliera. Ha facoltà di illustrarlo il relatore, Consigliere Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi sia consentito di riproporre, concisamente, alcune considerazioni peraltro già contenute nella relazione accompagnante le osservazioni attorno a questo grosso decreto delegato, che interessa il trasferimento alle Regioni delle funzioni amministrative statali in materia di Sanità e Assistenza ospedaliera. Osservazioni e rilievi emersi in un concentrato di lavoro della IV Commissione, che in tempi veramente ristretti si è trovata ad esaminare questo decreto sulla Sanità e l'altro sulla Beneficenza pubblica ieri illustrato dal collega Viglione, realizzando una consultazione di notevole intensità, per il volume degli Enti toccati, circa 1400, ai quali sono state inviate altrettante copie dei due decreti.
Non riprendo il discorso introduttivo fatto ieri dal collega Viglione.
Devo dire però che la Commissione ha ritenuto di dover procedere congiuntamente alla consultazione attorno a questi due decreti attraverso un unico atto, o momento politico, proprio per la interdipendenza delle due materie, per il loro alto contenuto umano e sociale, per quegli aspetti di innovazione e di volontà riformatrice che devono accompagnare l'Ente Regione in questa fase che si potrebbe definire pionieristica, di introduzione nel tessuto connettivo della comunità, in chiave di superamento degli schemi tradizionali e con un adeguamento delle strutture e del modo di essere presenti nella comunità stessa, adeguandola alle trasformazioni e agli aggiornamenti anche di carattere scientifico, in specie nel settore della Sanità, in atto nella nostra società.
Ritengo all'uopo non dovuto semplicemente al caso che la nostra Commissione, la IV Commissione permanente della Regione Piemonte, sia definita Commissione per i problemi della Sanità, della salute e igiene della sicurezza sociale, operante in una Regione nella quale, oltre al richiamo all'art. 32 della Carta Costituzionale circa la tutela della salute come fondamentale diritto dell'individuo ed interesse della collettività, quale precisa scelta ed inequivocabile manifestazione di volontà politica, è stato dato vita, direi ambiziosamente, su un piano di avanguardia rispetto ad altre Regioni, all'art. 6 della nostra Carta statutaria sulla tutela della salute dei cittadini, con una adesione aperta, dilatata alla nuova realtà sociale in atto nella nostra comunità in fase di crescita.
Al centro ed animatore della nostra relazione, la relazione che accompagna le proposte correttive dell'articolato, è l'attenzione rivolta all'uomo, nella sua affermazione globale, è la volontà di integrare in un unico sistema organico le tre fasi di intervento attorno alla sua salute: quella preventiva, quella terapeutica, quella riabilitativa, risalendo alle cause, intervenendo nelle condizioni di vita, di ambiente nel quale opera vive, cresce, lavora e studia, predisponendone il quadro risolutivo introducendo una profonda innovazione concettuale per il recupero dell'uomo stesso in soluzioni promozionali e non emarginanti verso la socializzazione dell'individuo, identificando gli interventi in questo settore come interventi nel settore della sicurezza sociale.
Ai primi di settembre si è svolto a Venezia un convegno degli Assessori alle Regioni - è stato ricordato ieri dal collega Viglione -, inteso a tentare di coordinare le diverse osservazioni regionali intorno a questo decreto ed a quello della Beneficenza. Proprio per proporre alla Commissione Parlamentare, chiamata nei prossimi giorni ad esaminare le proposte regionali, una piattaforma organica, unitaria, di contributi correttivi; e ciò non per semplici motivi di facciata e di etichetta ma, a parte la semplificazione operativa, per offrire al Parlamento ed al Governo un documento direi prestigioso, carico, come si usa dire, di notevole potere contrattuale.
La relazione presentata al Consiglio regionale ricalca l'elaborato veneziano, ne amplifica lo sviluppo dei concetti informatori; per taluni aspetti è andato più in là, intendo come animo innovatore, cogliendo talune proposte correttive della Giunta che, in taluni passaggi all'articolato, ha cercato veramente di vivificare un documento incompleto, di una certa freddezza burocratica, traslando alcuni settori operativi, dai settori delegati a quelli squisitamente attribuiti alla Regione, investendo la Regione di nuovi compiti attorno a settori totalmente ignorati dalla proposta ministeriale, quali ad esempio gli interventi attorno all'ONMI ed ai settori assistenziali, mutualistici e di prevenzione.
Direi, succintamente, che la relazione prende spunto dall'affermazione che, oltre al naturale riferimento al dettato costituzionale dello Statuto della Regione, il Decreto delegato deve ispirarsi ai principi animatori della proposta di riforma sanitaria pendente al Parlamento. Riforma sanitaria che non può essere un episodio a se stante, ma va collegata ad altri atti, ad altre riforme: nel campo urbanistico, per la difesa e la trasformazione dell'ambiente in cui l'uomo è chiamato a vivere, in quello fiscale per assicurare le risorse finanziarie, in quello assistenziale per realizzare una completa sicurezza sociale, in quello scolastico, da ultimo per garantire la formazione di personale sanitario adeguato ai nuovi compiti.
Unanime è stato il rilievo emerso in sede di consultazione e nei lavori della Commissione sull'esigenza che il Parlamento avesse dovuto approvare prima la legge-cornice per stabilire i principi di cui all'art. 117 della Costituzione proprio per non mortificare sul nascere l'attività della Regione. Questa osservazione, però, è comune, ed è stata comune, a tutti i decreti delegati, ma nel nostro caso ha una sua validità particolare perché nel 1968 lo Stato ha emanato la legge ospedaliera con una interpretazione restrittiva delle norme legislative in atto. La Regione si troverebbe domani ad operare limitatamente a quello che disporrà il Decreto delegato, oltre ad esercitare le funzioni conferitele in forza delle leggi ospedaliere del '68 deducendo i principi fondamentali dalla legislazione vigente, inadeguata, farraginosa, certamente non calzante con le mutate esigenze di una società che comunque si sta trasformando.
Il ruolo della Regione non può essere quello prospettato dalla Legge ospedaliera, secondo la quale la Regione non solo ha visto ridotta la propria potestà legislativa ad una potestà regolamentare, ma si è vista altresì preclusa ogni possibilità di operare delle scelte di politica nei servizi ospedalieri. Noi rivendichiamo alla Regione una propria potestà legislativa, potestà che non può essere degradata a normazione meramente integrativa di attuazione della legislazione statale, senza ignorare che la Regione ha poi competenze esclusive nell'esercizio delle relative funzioni amministrative. Si tratta, dunque, non di razionalizzare il sistema esistente, ma di organizzare un sistema nuovo, che elimini le cause delle attuali contraddizioni e che realizzi, anche attraverso una distribuzione dei compiti e delle responsabilità, un servizio completo ed unitario per tutti i cittadini. Obiettivo di questo servizio è quello di promuovere la salute intesa come stato di completo benessere fisico, materiale e sociale non soltanto come assenza di malattie e di infermità, riconducendo ad una visione unitaria, cui corrisponda un intervento unitario in tutti gli aspetti settoriali della beneficenza, dell'assistenza sanitaria ed ospedaliera, dell'igiene e sanità pubblica, in un quadro di compiuto sistema di sicurezza sociale, così da consentire un pari sistema moderno sanitario, caratterizzato dalla stretta integrazione del momento igienico preventivo con quello curativo e riabilitativo, così com'è stato recentemente ancora affermato dal Consiglio superiore della Sanità nel marzo di quest'anno.
Da qui una vivace opposizione alla tendenza dello schema governativo a non riconoscere come propria della Regione alcuna competenza in materia di prevenzione e di profilassi. Pertanto, è stato affermato, nella relazione che accompagna le proposte correttive al decreto, che il passaggio all'esame degli articoli non può, né deve essere inteso quale accettazione degli elementi animatori del decreto delegato, quale rinuncia a perseguire traguardi non solo semplicisticamente ambiziosi e prestigiosi, ma obiettivi reali di traduzione in linea di concretezza del dettato costituzionale peraltro individuato nell'ampiamente richiamato nelle discussioni, intorno agli altri decreti ordine del giorno del 18 dicembre 1970 votato dal Senato della Repubblica, quindi, nella sostanza.
Per l'attività legislativa della Regione si persegue il fine di ottenere che l'emanazione di norme sia coerente con l'indispensabile globalità degli interventi, anche per non aumentare un inutile contenzioso.
Per l'attività amministrativa della Regione, affinché detta attività, che deve rispondere a criteri di organicità, non sia inceppata da duplicità di indirizzi e da sovrapposizione di interventi operativi.
Nell'esame dell'articolato, ci siamo preoccupati di tradurre, per quanto è stato possibile, in elementi di concretezza questi orientamenti risottolineando l'intendimento di affidare alla Regione, nel settore di specifiche competenze, sottraendole da quelle della delega, le materie che noi riteniamo debbano essere di competenza esclusiva della Regione concretizzando i concetti ispiratori della relazione, con particolare riguardo agli ampiamente sottolineati tre momenti di intervento nella salute del cittadino: quello preventivo, quello terapeutico, quello riabilitativo, in special modo quello preventivo.
Questi concetti sono stati acquisiti soprattutto all'art. 1 nell'elencazione delle funzioni trasferite alla Regione, aggiungendo inoltre la profilassi e l'assistenza sanitaria per la maternità e per l'infanzia, la profilassi e polizia veterinaria, e organizzazione per i relativi servizi, l'assistenza psichiatrica e igiene mentale, acquisendo competenze in materia di personale destinato al servizio trasferito. E' stata parimenti aggiunta all'art. 1 o), tra le funzioni trasferite, quella relativa alle Università e agli istituti universitari, attese le competenze conferite alla Regione in materia ospedaliera, nella programmazione regionale, alla quale, ovviamente, sono legate le istituzioni ospedaliere universitarie che la Giunta sottolinea interessate nel settore della programmazione ospedaliera, che è di squisita competenza della Regione. In effetti, questo problema delle istituzioni ospedaliere universitarie è già stato toccato dal Decreto presidenziale del marzo '69, dove viene stabilito che i Direttori universitari ed i loro aiuti ed assistenti, in quanto responsabili di una divisione o di un servizio di diagnosi e cura, sono paragonati a tutti gli effetti ai primari, aiuti ed assistenti ospedalieri.
Inoltre, la legge 213 del marzo '71 stabilisce le somme che gli enti ospedalieri dovranno versare all'Università per l'attività assistenziale svolta nelle unità convenzionate, similmente a quanto avviene in pari unità a direzione ospedaliera. Questo comporta che le unità ospedaliere universitarie dovranno attenersi, per il loro riconoscimento, la loro istituzione ed il loro convenzionamento, a quanto avviene per gli ospedali ossia dovranno essere deliberate dai Consigli d'Amministrazione, sentito il parere tecnico del Consiglio sanitario.
Pertanto, risottolineo come la Regione, che nella programmazione ospedaliera ha potestà sugli ospedali, parimenti dovrà avere potestà sulle divisioni e sui servizi a direzione universitaria, le quali, per quanto concerne l'assistenza, avranno compiti, strutture, finalità non difformi da quelle ospedaliere.
Sono state egualmente acquisite fra gli emendamenti proposti la profilassi, l'assistenza sanitaria e la vigilanza, l'igiene nelle scuole e negli istituti a convivenza di carattere educativo e sulle attività sportive; la profilassi, l'assistenza, la vigilanza sanitaria negli ambienti di lavoro; la tutela igienica del suolo e dell'abitato nonché la lotta contro l'inquinamento del suolo, delle acque, dell'atmosfera, la vigilanza sulle industrie insalubri. Rimando per ovvi motivi di tempo alla più attenta lettura delle proposte dì emendamento quanto sul piano correttivo la Regione intende acquisire nella globalità degli interventi, e che riflette materia tanto vasta e di estrema attualità: ad esempio controlli sanitari delle acque termali e minerali, controlli igienici degli alimenti e delle bevande, la raccolta e la conservazione e la diffusione del sangue umano, nonché, con una dizione alquanto generica, ma poi sufficientemente particolareggiata nelle successive precisazioni, la tutela degli aspetti sanitari e le prestazioni sanitarie nelle altre materie attribuite alla Regione nell'art. 117 della Costituzione; nonché ogni altra funzione amministrativa in materia di assistenza sanitaria e ospedaliera tentando con questa formulazione di abbracciare tutto il prevedibile campo di possibili interventi.
Altro aspetto innovativo ritroviamo all'art. 11, di nuova formulazione laddove si precisa che: "Sono trasferite alle Regioni le attribuzioni dell'Opera Nazionale Maternità e Infanzia relative ai settori della materia 'Assistenza sanitaria e ospedaliera', trasferite con il presente decreto" mentre all'art. 12, di nuova formulazione, si precisa che: "Sono trasferite alle Regioni a Statuto ordinario le funzioni relative agli aspetti sanitari della prevenzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali, nonché quelle relative agli aspetti sanitari dell'assistenza mutualistica; esercitata alla data del presente decreto dagli organi centrali e periferici del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale".
Riterrei veramente che tanto l'art. 11 quanto l'art. 12 del testo emendato siano espressione di quella volontà politica alla quale mi riferivo nella parte introduttiva e ampiamente consacrata nell'art. 6 del richiamato Statuto della Regione Piemonte.
La relazione e le proposte correttive restano purtroppo lacunose per quanto attiene all'ultima parte, laddove si parla di trasferimento del personale già dipendente dallo Stato e legato alle materie trasferite o delegate, e laddove all'art 15 del testo governativo (17 di quello emendato) si parla di soppressione o riduzione di stanziamento nello stato di previsione della spesa del Ministero della Sanità (così suona il testo) al quale si è aggiunto quello del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale per le indicazioni dianzi esposte.
La lacunosità è dovuta a motivi obiettivi, quali la non conoscenza degli organici e della reale situazione finanziaria dello Stato per la farraginosità della materia, le sovrapposizioni e le duplicazioni degli interventi, e per le diverse fonti di finanziamento degli stessi dispersive, in mille e un rigagnolo.
Resta poi per noi veramente incomprensibile quella parte dell'art. 15 del testo governativo laddove si prevede una riduzione per i capitoli di spesa concernenti i fabbisogni dello Stato derivanti dal trasferimento di materie amministrative alle Regioni. In effetti, è stato unanimemente riconosciuto che se tali funzioni vengono trasferite, e quindi lo Stato ne viene privato, non ha motivo di sussistere nelle previsioni di bilancio un capitolo di spesa riferito a tali voci sulle quali lo Stato evidentemente non dovrebbe avere più competenze.
Io concludo, signor Presidente e signori Consiglieri, invitando ancora per una più approfondita analisi, a rivolgersi alla relazione che accompagna il nuovo progetto di decreto proposto dalla Regione, perch ritengo proprio che si possa parlare di "nuovo progetto", per struttura per articolazione, per espressione di volontà politica. Abbiamo tentato di rendere più umano un freddo documento di chiara marcatura burocratizzante dando vita ad un altro documento al fondo del quale c'è la preoccupazione per la salute dell'uomo nella lotta quotidiana per la sua sopravvivenza con una problematica che investe famiglie, comunità, la società intera prospettando a volte quadri di vera Unicità e di posizioni veramente angoscianti.
Quante delle nostre osservazioni e proposte modificative al decreto delegato saranno accettate non so, né tento di indovinare, né voglio aderire così, stancamente, ad una tendenza al pessimismo che si è fatta strada nel corso delle discussioni anche nella stessa Commissione. C'è solo da augurarsi che lo sforzo su un piano correttivo ed integrativo del decreto delegato, nelle formulazioni del decreto, nel nuovo indirizzo offerto alla materia, che lo sforzo fatto dalla Regione Piemonte non abbia ad essere vano e che gli apporti correttivi sul piano delle indicazioni politiche, manifestazioni di precise scelte di pari volontà politiche possano essere tradotte integralmente nel nuovo decreto delegato che la Commissione parlamentare dovrà varare nei prossimi giorni.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Non ho osservazioni da fare sulle conclusioni cui è pervenuta la Commissione, e ciò è ovvio, dal momento che ai lavori hanno partecipato tutti i Gruppi, procedendo unitariamente. Approviamo, dunque, il documento che viene presentato al Consiglio.
Intervengo, invece, per portare in assemblea alcune questioni che non hanno, per ovvii motivi, potuto trovar posto nelle osservazioni, ma che sono di grande importanza e sono emerse anche nel corso della consultazione, che è stata ampia ed interessante e che ancora una volta indica quello del lavoro delle Commissioni come il momento più importante dell'attività del Consiglio Regionale Piemontese, l'unico momento in cui si ritrova lo spirito partecipativo dello Statuto. Intendo parlare di problemi che certi organismi consultati hanno posto e che investono l'attività del nostro Consiglio Regionale.
Il documento proposto al Consiglio premette, come è scritto e come adesso ha sintetizzato il relatore Beltrami, che il decreto va esaminato tenendo presente anzitutto la natura e le competenze delle Regioni, secondo il dettato costituzionale e la Carta statutaria regionale, e in secondo luogo i principi cui dovrà ispirarsi la riforma sanitaria. E' appunto in questo spirito ed in questo quadro che tutta la discussione, e la partecipazione, e i contributi che sono venuti anche da organismi esterni si sono mossi.
Ora, per quanto riguarda questo decreto in particolare, più che per gli altri, noi possiamo già procedere, come abbiamo fatto, del resto, ad un esame, avendo di fronte i principi della riforma. In generale, si rileva, a proposito dei vari decreti delegati su cui ci siamo pronunciati, che tutte le questioni che sarà necessario affrontare per rendere organico l'intervento della Regione sono rimandate a leggi-quadro che noi auspichiamo, siano rapidamente emanate dal Parlamento. Osservo solo, tra parentesi, che proprio i documenti preliminari sulla programmazione che ci sono stati consegnati, nel capitolo riservato alla funzione istituzionale e cioè la Regione, mentre affermano che i decreti delegati costituiscono essi più che leggi-cornice, i capisaldi di attività della Regione, dicono anche che con 90 probabilità su cento per questa legislatura non saranno emanate altre leggi-quadro che non siano questa della riforma sanitaria e la legge sulla casa, che non può nemmeno essere considerata una riforma una legge-cornice.
Quindi, il riferimento generale che si fa e il sollecito che si fa alla emanazione di leggi-cornice pare qui già trovare una risposta negativa nella enunciazione del programma, che esclude che per questa legislazione possano esserci altre leggi-cornice. Qui, però, noi sappiamo che avremo una legge di riforma; sappiamo anche che il Governo, nell'incontro con i Sindacati dell'anno scorso, si è impegnato a presentare in Parlamento entro il 15 marzo '70; sappiamo quindi anche che è trascorso più di un anno da tale data e questo progetto è ancora all'attenzione del Consiglio dei Ministri. Ma noi ne conosciamo il contenuto, e la situazione politica, le pressioni a destra non ci autorizzano a pensare, a meno che non intervenga come è auspicabile, una pressione urgente, tempestiva degli organismi e delle masse dei lavoratori interessati, che il testo presentato dal Ministro del Lavoro e dal Ministro della Sanità possa nel Consiglio dei Ministri essere addirittura migliorato.
E' a questo punto che pertanto emergono, come sono emerse nella discussione in Commissione, gravissime preoccupazioni. Il documento che è stato proposto qui dalla Commissione sul decreto delegato coglie, come poco fa ha affermato il relatore presidente della Commissione, Beltrami, come una delle carenze più gravi del decreto delegato il fatto che viene alla Regione negata la potestà legislativa in materia di prevenzione, facendo emergere anche il contrasto netto che ne deriva quindi con l'art. 6 del nostro Statuto, legge dello Stato approvata dal Parlamento, che invece conferisce alla Regione il diritto di legiferare, di intervenire in materia di prevenzione, soprattutto sui luoghi di lavoro, impegno fondamentale che la nostra Regione si è assunto e che deve mantenere, ma che il decreto governativo mette in causa, anzi, nega recisamente.
Si potrebbe dire, quindi, a questo punto, come per gli altri decreti che quello che non è considerato nel decreto noi auspichiamo sia compreso nella legge di riforma, nella legge-quadro. A questo proposito, la legge quadro presente attualmente al Consiglio dei Ministri afferma esplicitamente che la volontà già espressa nel decreto delegato si riconferma nel progetto-quadro, nel progetto di riforma, dove noi troviamo all'art. 8 le competenze delle Regioni, che sarebbero legislative in materia di assistenza medico-chirurgica, compresa quella psichiatrica, la generica, la specialistica e farmaceutica di tipo ambulatoriale. Cioè, noi troviamo qui assegnata alla Regione la funzione legislativa soltanto per il momento curativo, mentre lo Stato trattiene per sé i compiti legislativi per quanto riguarda l'igiene dell'ambiente il controllo sanitario su produzione, lavorazione e commercio, cioè igiene del lavoro e aspetti sanitari della prevenzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali, e li delega alla Regione ai sensi dell'art. 118 della Costituzione. Cioè, noi avvertiamo qui la gravissima situazione che renderà del tutto inoperante - perché sappiamo già, nel momento in cui, con le osservazioni che facciamo sullo schema di decreto delegato, auspichiamo chiediamo, in applicazione dell'art. 117 della Costituzione e dell'art. 6 dello Statuto piemontese, che la Regione possa esercitare la funzione legislativa in materia di prevenzione sul lavoro, di prevenzione in generale, che il progetto di legge-quadro già la esclude - questa nostra facoltà, che è certamente la più importante, tra le più innovative, nel campo della riforma sanitaria.
Rivolgo quindi al Presidente del Consiglio, al Presidente della Giunta o alla sua ombra, al suo fantasma, e all'Assessore alla Sanità, o anche qui alla sua ombra, al suo fantasma - è il caso di sottolineare, per inciso, la partecipazione molto sentita dell'Assessore alla Sanità ad un dibattito che affronta il problema del decreto sulla Sanità; ma questa non è che una delle tante occasioni che ci si offrono per denunciare l'insofferenza, la insensibilità degli Assessori al dovere di essere presenti, di dare la loro partecipazione effettiva alle discussioni in aula su queste questioni poiché ci è stato annunciato un loro incontro con la Commissione interparlamentare in cui sarà formulata una serie di richieste, un quesito lasciandone a loro la risoluzione: se non sia il caso di estendere la partecipazione, come già per lo Statuto, ad una rappresentanza del Consiglio.
Anticipo comunque già ora quello che potrebbe essere uno dei suggerimenti che il nostro Gruppo vorrebbe dare per l'incontro con la Commissione interparlamentare, in particolare in proposito di riforma sanitaria.
Noi già sappiamo quale risposta ci verrà dalla legge-quadro, e quindi come verrà risolto in sede di risposta ai decreti del Governo e soprattutto in sede di legge-quadro: la risposta positiva all'art. 6 dello Statuto è l'art. 117 della Costituzione, che dice chiaramente ed esplicitamente: "La Regione ha competenze in materia di assistenza sanitaria ed ospedaliera".
Questa è una grossa preoccupazione che noi abbiamo, che abbiamo espresso in Commissione, che diversi tra i consultandi hanno sottolineato, in particolare le organizzazioni sindacali, e che getta in partenza un'ombra di dubbio (Beltrami parlava di pessimismo, ma non di pessimismo si tratta bensì di consapevolezza, avendo conoscenza del testo del progetto di legge quadro) sull'accoglimento delle istanze della Regione. E questo non può non essere preso in considerazione dal nostro Consiglio Regionale, dalla Commissione interparlamentare, credo da tutte le altre Regioni.
Questa è una delle questioni che volevo sottolineare. Proporrei, se possibile, se tutti i Gruppi sono d'accordo, di accompagnare eventualmente questa deliberazione sulle osservazioni al decreto delegato con un ordine del giorno che in particolare colga questo aspetto negativo della legge quadro. Mi si dirà che il progetto di legge-quadro non è ancora ufficiale ma tutti ormai hanno avuto modo di conoscerne il testo: come lo abbiamo noi, penso l'abbia la Giunta. Se le cose non stanno come noi pensiamo da qualcuno ci verrà detto. Se non si vuol fare un ordine del giorno, si potrebbe formulare unanimemente una richiesta perché sia data ai due Presidenti o eventualmente al Gruppo del Consiglio Regionale che si incontrerà con la Commissione interparlamentare.
Da ultimo, desidero richiamare l'attenzione del Consiglio su quanto è emerso dall'incontro con le tre organizzazioni sindacali, della CGIL, della UIL e della CISL, un incontro certamente fra i più interessanti, tra i più concreti, certamente il più importante, data la natura dell'interlocutore oltre che per i contenuti, anche per la massa di rappresentanza. Si tratta di un documento nel quale è espressa tutta una serie di osservazioni che il decreto delegato recepisce ma che poi coglie l'occasione della consultazione per proporre al Consiglio Regionale una serie di richieste che sono state rivolte alla Giunta o al Presidente della Giunta ed alle quali non è ancora stata data risposta.
Le richieste del Sindacato partono dal fatto che i recenti accordi sindacali, relativi alle più importanti industrie torinesi, pongono il problema della tutela della salute dei lavoratori nelle fabbriche tra le conquiste più importanti e qualificanti. Esse conferiscono ai gruppi omogenei, ai lavoratori all'interno delle fabbriche, la facoltà di organizzarsi per gestire direttamente la loro salute attraverso la raccolta dei dati: tutte cose che abbiamo già illustrato altre volte e che ritengo siano sufficientemente note. Ma la posizione delle organizzazioni sindacali è stata nel senso di rivolgersi anche agli organismi esterni alla fabbrica: domani le future unità sanitarie locali, ora gli Enti locali, la Regione. E la Regione è stata considerata dalle organizzazioni sindacali l'interlocutrice più importante, perché essi sostengono che la Regione deve legiferare, soprattutto in materia di prevenzione.
A questo proposito, in attesa della legislazione regionale in materia gli organismi regionali, in un incontro con il Presidente della Giunta hanno proposto tutta una serie di interventi della Regione, poi fissati in un documento scritto che leggerò rapidamente. Si tratta di richieste che sono state avanzate parecchi mesi or sono e che esigono una risposta dal Consiglio Regionale, dalla Giunta per la parte che ad essa compete. Le organizzazioni sindacali hanno affidato ai membri della Commissione queste richieste, che evidentemente non potevano trovar posto nelle osservazioni ma che devono trovarlo nel dibattito che accompagna le osservazioni.
Fatta tutta una serie di premesse, le organizzazioni sindacali chiedono alla Regione le seguenti iniziative: "Una convocazione congiunta dei responsabili ed esperti della Regione con le organizzazioni sindacali assistite dai loro esperti, convocazione che è opportuno sia estesa, su iniziativa della Regione, agli Enti ed istituti pubblici di cui all'art. 8 del sopracitato articolo Fiat, e cioè l'Enpi e tutti gli altri organismi attualmente preposti ad interventi di profilassi e interventi di prevenzione con lo stesso intento, al fine di cominciare a realizzare il sistema suddetto, che la Regione provveda all'istituzione di libretti di rischio per i lavoratori Fiat e di tutte le aziende della Regione piemontese dove esistono accordi sindacali sull'ambiente di lavoro, di cui all'allegato d) si fornisce copia dei principali, dando la precedenza a tutti coloro che sono esposti a malattie professionali che la Regione realizzi, attraverso la sua Commissione e l'Ires, una ricerca biostatistica relativa a tutta la popolazione Fiat, sulla base dei dati a disposizione degli enti di cui all'art. 6-8 dell'articolo Fiat sopracitato che la Regione realizzi, una indagine rivolta alla definizione dei libretti sanitari e dei registri dei dati biostatistici, anche in collegamento con altre Regioni che abbiano iniziative analoghe che la Regione realizzi una inchiesta clinica a campione su una parte dei lavoratori della Sezione carrozzeria e della Sezione fonderie e fucine sulla base delle indicazioni delle rappresentanze sindacali aziendali allo scopo di definire i criteri dell'indagine clinica dell'unità sanitaria locale sui lavoratori che la Regione avvii la strutturazione di un servizio sanitario da essa indirizzato ed orientato per gli interventi che a livello locale si richiederanno con gli accordi sindacali, ciò in vista di dar luogo alle unità sanitarie locali che sia valutata infine l'opportunità di intervento dei patronati sindacali nelle aziende in base all'art. 12 dello Statuto dei diritti dei lavoratori." Il documento dei sindacati conclude invitando la Regione a coordinare in questa fase transitoria l'iniziativa degli Enti proposti alla prevenzione, con i limiti e le carenze attuali, l'Enpi e tutti gli altri organismi.
Queste questioni sono state poste quattro mesi fa al Presidente della Giunta, ed egli era apparso, a detta almeno dei sindacati, favorevolmente disposto a rispondere in merito. La risposta, però, finora non è venuta. E' venuto invece un sollecito, presente l'Assessore Vietti, da parte delle tre Organizzazioni sindacali. Noi chiediamo che in sede di risposta e di intervento della Giunta sul decreto venga anche la risposta della Giunta alle richieste che le tre Organizzazioni sindacali hanno avanzato.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Rossotto. Ne ha facoltà.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nel dare in Consiglio piena adesione alle osservazioni e alla relazione testé fatta dal Consigliere Beltrami, Presidente della Commissione, adesione già data in sede di Commissione durante i lavori e in sede definitiva di esame della relazione ritengo opportuno precisare l'indissolubilità dei tre elementi posti chiaramente in evidenza questa mattina dal Consigliere Beltrami, per una retta ed esatta interpretazione di quella che deve essere l'attività nel campo sanitario ospedaliero da parte dello Stato e da parte della Regione come potere delegato dello stesso.
I tre momenti, preventivo, terapeutico e riabilitativo, devono essere visti sempre unitariamente, sia per avere una perfetta ed esatta interpretazione, sia per poter dare perfetta esecuzione a questo alto compito sociale che gli Enti pubblici devono assolvere.
Ma qui, come per tutte le cose, tutti i provvedimenti che dobbiamo esaminare, c'è sempre il discorso a monte: che manca la legge-quadro mancano da parte dello Stato quei principi informatori in base ai quali noi poi, come Regione, potremo autonomamente operare in sede legislativa. Con l'equilibrio che lo contraddistingue sia nella funzione di presidente che di relatore e poi di Consigliere, Beltrami ha detto che c'è una corrente di pessimismo che sta investendo un po' tutti, a tutti i livelli. Se realmente vogliamo tradurre la nostra volontà riformatrice in risultati positivi dobbiamo, mi pare, reagire a questa tendenza al pessimismo che ci assale nel vedere l'istituto regionale tristemente avviato ad essere soltanto un organo di decentrato potere dello Stato, passacarte di volontà degli organi centrali.
Questa situazione ci deve far riflettere sul fatto che le riforme vanno non solo attuate come volontà politica ma anche coordinate. E proprio da come si sta realizzando l'istituto regionale noi possiamo renderci conto che la volontà politica di effettuare questo atto di democrazia non ha avuto certo l'aiuto e corrispettivo di un ben chiaro e preciso discorso organizzativo. E perciò vediamo tutta questa attività nostra in Commissione, in Consiglio per riaffermare i nostri principi fondamentali urtare contro a carenza di quelle famose leggi-quadro che dovrebbero essere il punto di partenza per la nostra attività. E siamo portati a parlare di fantasmi che esistono, di progetti che sono sui tavoli dei Ministri progetti che conosciamo e sui quali si deve aprire un dibattito politico.
Dal che nasce la tendenza al pessimismo, in seguito anche all'esame di questi progetti, tutti quanti buttati ad un certo momento su un Paese che ha già un'economia in fase di forte recessione, senza assolutamente senso di responsabilità per la realtà che ci sta dinanzi.
Se vogliamo operare veramente delle riforme, se vogliamo dare una risposta concreta, ma responsabile, alle istanze che da tutte le parti ci vengono, occorre che noi iniziamo con serietà un discorso di gradualità di queste riforme. Perché quando si legge nel documento Mariotti che attraverso vari stadi, fra il l° gennaio '72 e il 1° gennaio '76, con scadenza al gennaio '73, al l° aprile '73 (o '74, non ricordo bene), dovrà essere attuata questa riforma, che porterà, a quanto pare, ad una riduzione di spesa di mille miliardi su quello che attualmente si sta spendendo, con una estensione di questo servizio sociale a tutti quanti, non si può non essere investiti da un'ondata di pessimismo, che diventa sempre più acuto man mano che si constata che non si guarda più in faccia la realtà.
Le riforme hanno dei costi, lo sappiamo perfettamente, e per poterle attuare bisogna che noi non le affrontiamo tutte quante insieme, altrimenti le condanneremo tutte al fallimento, come stiamo costatando. Quando in Commissione urbanistica ci si sente dire, com'è accaduto l'altro giorno, da uno dei consultati, esponente di un istituto nazionale urbanistico, che la riforma della casa, che vada bene o male, non risolverà il problema dell'edilizia, perché mancano i soldi, mancano i finanziamenti; quando si sente parlare di una riforma sanitaria che avrà di nuovo queste lacune queste strettoie finanziarie; quando ci si trova di fronte ad un istituto regionale che continua ad aumentare uno stato di tensione con gli organi centrali, che verranno ancora acuiti da tutti quegli elementi che notiamo di mancanza di concezione esatta di quello che esso potrebbe e dovrebbe essere, non si può non lasciarsi prendere dal pessimismo.
L'adesione a queste osservazioni, l'adesione alle proposte di riforma dello schema di decreto delegato in materia di sanità, che il nostro Gruppo ha dato con ampiezza, con serenità, con tranquillità, a seguito del dibattito che in Commissione è stato fatto, non vuol dire che noi ci vogliamo assumere delle responsabilità in ordine alle conseguenze negative che, indipendentemente da tutti i trasferimenti che ci potessero essere dati dallo Stato, avremo se non si comincerà anche in sede nazionale a considerare che le riforme sono attuabili soltanto se si dà una concreta seria risposta a coloro che ce le richiedono, siano essi i cittadini o quella parte di cittadini che formano la classe dei lavoratori, ma che io voglio considerare cittadini come tutti gli altri con particolari esigenze settoriali. Io dico che noi non daremo ad essi alcuna risposta indipendentemente dal pieno adempimento costituzionale, se non vorremo riguardare queste riforme con realismo. Ritengo che pensare di ampliare il servizio sanitario portandolo al massimo di efficienza in un arco di tempo di sei anni, prevedendo addirittura una riduzione di spesa così da rientrare nell'ambito del 4-5 per cento che è il costo normale in tutti i Paesi civilizzati, sia veramente utopistico, e che partendo da questi concetti utopistici non si arriverà mai ad un risultato concreto.
In conclusione, la tendenza al pessimismo è possibile vincerla soltanto con un impegno veramente serio, che ci porti a guardare la realtà in faccia, tenendo conto di quelle che sono le effettive disponibilità, per avviare in funzione di queste, con ferma volontà politica democratica, a graduale soluzione i problemi dei singoli settori.



PRESIDENTE

Non ho altri iscritti a parlare. Dichiaro quindi chiusa la discussione generale.
Ha facoltà di replicare, se lo ritiene, il relatore Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, relatore

Sarò estremamente conciso.
Gli interventi dei Consiglieri Berti e Rossotto, i quali hanno, tra l'altro, validamente collaborato ai lavori della Commissione, hanno riecheggiato lo stato di inquietudine, le preoccupazioni ingenerati dal dubbio che lo sforzo avanzato dalla Regione Piemonte non possa trovare domani traduzione operativa in concretezza e fecondità di linee politiche nelle scelte che saranno stabilite a livello di Commissione parlamentare nell'emanando decreto delegato.
Per la verità, noi abbiamo cercato, attorno a questo aspetto, del momento preventivo nell'intervento attorno alla salute dell'uomo, di inserire ampiamente questi concetti, riformando - per non usare l'espressione "rivoluzionando", troppo ambiziosa - gli stessi schemi del Decreto delegato tentando attraverso questa manifestazione di buona volontà accettata ed espressa da tutti, di prefigurare e di anticipare attraverso la formulazione di taluni articoli, in particolare all'art. 1 della proposta di decreto delegato, i termini della futura legge-quadro.
Quando si è richiamato il documento di Venezia, evidentemente si è richiamato un documento, come ho detto introducendo il discorso, che intendeva raccogliere attorno alle sue conclusioni una piattaforma unitaria che rappresentasse al Governo, alla Commissione interparlamentare che opera attorno a questo decreto, una capacità contrattuale notevole, che fosse l'espressione della volontà coordinata di tutte le Regioni a statuto ordinario. Di fatto, questa volontà è stata espressa. Gli amici e colleghi che sono intervenuti nella discussione, gli altri che non sono intervenuti ma che hanno operato in sede di Commissione, potranno, attraverso le rappresentanze politiche, rappresentare e sollecitare a livello nazionale laddove questo problema potrà essere ulteriormente agitato, una revisione da parte governativa, da parte della Commissione interparlamentare attorno a questo particolare momento, che noi riteniamo debba essere assolutamente acquisito fra le funzioni legislative da attribuirsi alla Regione.
E' stato fatto richiamo ad un documento del 1° luglio 1971 delle Organizzazioni sindacali, documento che noi abbiamo approfondito e discusso all'interno della Commissione, esprimendo, oltre tutto, anche il desiderio che attorno a questo argomento, a parte l'intervento che la Giunta certamente vorrà fare, al di là dei tempi già maturati dalla presentazione ad oggi, la stessa Commissione possa ulteriormente intervenire con i contributi di conoscenza, di esperienza che ognuno dei Commissari ha acquisito nella sua milizia politica, nella sua milizia operativa. Devo anche pur dire che attorno a questo discorso della funzionalità nel campo operativo delle Commissioni esistono diversi modi di interpretazione: la Commissione non ha di fatto rapporti esterni se non attraverso l'istituto della consultazione che passa attraverso certi canali, che pu rappresentarsi esternamente attraverso certi nodi; esternamente, la facciata, la presidenza, la rappresentanza l'ha la Giunta. La Commissione fa voti perché questo rapporto di collaborazione che si è manifestato durante il discorso attorno a questi due grossi decreti attribuiti alla Commissione IV possa trovare domani concretezza di traduzione su un successivo piano operativo.
Dicevo che è stata colta, negli interventi che si sono avuti, quella indicazione che io avevo rilevato, di una corrente di pessimismo che si era introdotta nei discorsi della Commissione ed era echeggiata anche qui in aula. E' indubbio che le cose potrebbero andare anche in senso contrario alle previsioni, alle impostazioni ed ai voti che il Consiglio Regionale del Piemonte e le altre Regioni a statuto ordinario potranno esprimere. E' indubbio, però, che noi abbiamo una carta statutaria che riecheggia riassume e consacra questi principi ampiamente manifestati e sollevati e all'interno della Commissione e in questa breve discussione attorno al decreto nell'aula consiliare.
L'art. 6 dello Statuto della Regione Piemonte, che per risparmio di tempo mi esimo dal leggere, è estremamente chiaro attorno alla acquisizione alla Regione di queste particolari possibilità di intervento, in particolare attorno al momento preventivo della salute dell'uomo. E lo Statuto della Regione Piemonte, senza aprire qui una grossa discussione, è legge dello Stato e certamente avrà la possibilità di essere interpretato sul piano operativo da parte del Consiglio, da parte della Giunta della regione.
Circa l'altra manifestazione di pessimismo, che ha avanzato Rossotto attorno alle riforme, le quali vanno fatte, ma con manifestazione di volontà politica, vanno coordinate a fine di non renderle dispersive anche sul piano della spesa, in un quadro economico generale relativamente dispersivo, la stessa osservazione fatta attorno al costo della futura riforma sanitaria, devo dire che queste preoccupazioni ci trovano per altri versi in parte d'accordo Purtroppo, a casa nostra, nel nostro Paese, molte volte si opera all'insegna della episodicità, della provvisorietà, non dico in vista di scadenze semplicemente elettorali ma di altri motivi, per cui lo stesso progetto di riforma sanitaria, che non è stato ancora proposto in termini concreti ma che è, sul piano della bozza, offerto all'esame del Parlamento attraverso alcune espressioni tipiche del riordinamento, ad esempio, dei medici e dei dipendenti ospedalieri, ha dato luogo al ricostituirsi attorno a questo vasto settore di grossi carrozzoni, per i quali veramente si è arrivati alla conclusione, su un piano anticipativo di una crescita del costo della gestione, senza di fatto aver migliorato l'offerta della gestione e il tipo di assistenza che viene offerta al cittadino che ha bisogno dell'assistenza ospedaliera, deviando addirittura una certa attenzione del cittadino verso le istituzioni sanitarie di Stati confinanti con la nostra Regione (è noto, ad esempio, che molti cittadini vanno a curarsi nella vicina Svizzera, ove il costo delle prestazioni è meno pesante, incide meno nell'economia personale, ed a volte esprime anche elementi di conforto e di prestazione veramente lusinghieri). Lo stesso difetto, la stessa zona d'ombra si era creata nel 1968 - è un richiamo questo che è stato fatto in sede di Commissione allorquando lo Stato, in una curva elettorale, ha varato la cosiddetta legge Mariotti sull'assistenza psichiatrica, facendo sorgere in quel momento una grossa discussione, indirizzando l'attenzione dei settori politici verso questa materia, discorsi e attenzione che sono ancora piuttosto caldi anche in questo momento, evidenziando all'atto stesso in cui interveniva questo provvedimento di legge, la contraddittorietà tra la legge stessa e il sistema in atto e l'evoluzione anche nel campo scientifico attorno a questo aspetto operativo. Non ritengo di esemplificare, ma avrei titoli e possibilità per farlo, per una certa esperienza vissuta nel settore.
C'è veramente da augurarsi, concludendo, che le indicazioni che sono state raccolte, con larghezza di apporti, all'interno delle proposte correttive al decreto delegato, possano essere, fugando questa corrente di pessimismo, accolte largamente, con particolare ampiezza e con particolare riguardo per il settore preventivo dalla Commissione parlamentare.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare, se lo ritiene, un rappresentante della Giunta.
La parola all'Assessore Armella.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

Non posso che prendere atto con soddisfazione che quanto la Giunta nel caldo del periodo ferragostiano ha preparato per l'urgenza di addivenire all'esame dello schema di decreto delegato sull'assistenza sanitaria ed ospedaliera, è stato favorevolmente accolto dalla Commissione consiliare e sostanzialmente confermato, nel contenuto innovatore degli emendamenti proposti, dalla larga consultazione che la Commissione ha ritenuto di porre in atto. In definitiva sono stati messi in quadro, focalizzandoli nei loro giusti significati, alcuni dei temi fondamentali dell'assistenza sanitaria e della problematica che si pone in questo momento.
E' noto come, a differenza di altri, la Giunta abbia espresso anche in sede di riunioni fra Assessori delle varie Ragioni, un certo dissenso in relazione al fatto che il decreto delegato di trasferimento dei poteri precedesse la legge-quadro, cioè la legge di riforma, perché, attraverso le indicazioni dei principi fondamentali di una legge-quadro, si sarebbe avuta una più spedita attività delle Regioni in una materia che è squisitamente di sua competenza, addivenendo così a una duplicità di competenza e certamente alla difficoltà di ottenere un lavoro più globale e soprattutto a risolvere punti nodali e che riguardano il contrasto fra un indirizzo tradizionale confermato anche dalla Commissione affari costituzionali del Parlamento, del Senato soprattutto, per cui l'igiene - momento per noi determinante in quanto attiene alla prevenzione e quindi ad una visione moderna della tutela della salute - è esclusa dalla competenza regionale.
Sono note le discussioni in tal senso indirizzate ad un'interpretazione con argomentazioni storiche di esegesi della Costituzione in particolare di quella parte dell'art. 177 che indica nell'assistenza sanitaria ed ospedaliera la competenza propria della Regione. Sono note le argomentazioni che si portano e cioè che nei lavori preparatori, là dove e quando si è formata la Costituzione, si è voluto escludere l'igiene (per esplicata dichiarazione di più d'uno dei componenti la Commissione che ha redatto questo testo) in quanto questo settore pareva di importanza tale da dover essere affidato allo Stato e mantenuto o conservato alla competenza statuale. Come invece si è fatto rilevare da parte nostra, andando per questa strada della tutela della salute con l'estensione delle mutue e dell'assistenza mutualistica ad un numero sempre più vasto di cittadini assistendo con disparità di trattamento una fascia che arriva sul 90 per cento della popolazione, si pone il problema nei termini più propri di garantire la salute a tutti in quanto cittadini, non in quanto mutuati, non in quanto immessi in un sistema assicurativo; occorre una garanzia che superi quella disparità di trattamento che già esiste e che soprattutto non si limiti alla parte diagnostica e terapeutica che sinora è stato il compito e la preoccupazione del sistema mutualistico, con la possibilità di una valutazione globale dell'intero settore della salute, valutazione globale che comporta un intervento ridotto nelle stesse mani, un intervento che possa essere espresso in una unicità di direzione; affidando quest'ultima al settore dell'assistenza sanitaria ospedaliera non pu essere affidato anche quello relativo alla prevenzione. E' questo che negli emendamenti proposti al decreto delegato si è effettuato, questo spostamento tra le competenze che il Ministero ha individuato come statuali e quelle proprie della Regione. Dobbiamo constatare come ci sia stato proprio da parte del Ministero, uno sforzo a livello burocratico nell'attribuire una quantità di competenze alle Regioni in forza dell'art.
118 e cioè competenze delegate, mantenendo quindi non soltanto quell'azione di coordinamento che è ovvia e che non può applicarsi anche nelle materie indicate nel 117, ma la possibilità di sostituzione degli organi dello Stato per evitare una globalità di interventi. Per questo il lavoro è stato effettuato cercando di elencare tutte quelle norme e di riandare a tutti quegli istituti che hanno una specifica attività in materia sanitaria ed ospedaliera. Lavoro certamente di grosso impegno che con soddisfazione si è visto apprezzato da tutti i componenti la Commissione consiliare.
Che questa occasione di parlare del decreto delegato consenta di introdurre anche altri argomenti, è cosa che attiene al dibattito, alle esigenze di renderlo più interessante, ma indubbiamente, se vogliamo non dico limitarci ma attenerci ad un tema, io avrei maggiormente desiderato (vale come osservazione personale, non della Giunta ) una più particolare attenzione alle singole norme dell'articolato e non alle dichiarazioni che ormai sono diventate quasi ovvie nel quadro generale e che poi vengono riversate nelle relazioni che sono non molto diverse le une dalle altre. La Giunta ha avuto, attraverso l'Assessorato, dei costanti (non vorrei dire quotidiani) contatti con le organizzazioni sindacali e con tutti gli accompagnatori che lo vogliano fare, dipendenti ospedalieri, ecc. Mi fa meraviglia il sentir dire che dal lontano maggio a questo mese di ottobre questo contatto è mancato. Non vi sto ad elencare quanti sono stati gli incontri avvenuti con i sindacati, l'ultimo, essendo io impegnato fuori è stato tutto registrato perché ci potesse essere la puntualizzazione necessaria. Ci è stata prospettata una serie di problemi che vanno dall'istruzione agli infermieri, alle nuove scuole, alle retribuzioni all'assetto interno di organizzazioni ospedaliere, di istituti che non sono propriamente ospedalieri, alla quale la Giunta sta portando tutta la sua attenzione. Si è pervenuti ad alcune conclusioni positive, per il resto si cercherà di motivare il dissenso. Certo il problema dei libretti dì rischio in quella sede non è stato affrontato. Alcuni di coloro che intervengono a queste riunioni si sono doluti che non tutti i problemi possano essere affrontati. La questione dei libretti di rischio non è stata presentata in queste riunioni da parte dei sindacati, probabilmente hanno avuto delle cose più urgenti da discutere. E' fuori di dubbio che il problema esiste e che la Giunta lo vuole affrontare, tanto che è stato uno dei punti introdotti in quella relazione che poi venne sinteticamente condensata per esprimerla in Consiglio, sul programma della Giunta, ma questo credo sia noto anche ai contraddittori. Dal momento che la Commissione è stata investita del problema sarebbe utile che lo approfondisse perché il libretto di rischio, incidendo nella sfera personale di coloro che lo devono acquistare, indubbiamente è materia che deve essere risolta con legge da parte della Regione, non appena il decreto delegato giungerà alle conclusioni. E' chiaro che trattandosi di materia che attiene alla personalità del lavoratore, ma soprattutto dell'uomo, come debba essere formulato un libretto di rischio, che cosa debba esserci scritto, a chi essere rammostrato, comporta la risoluzione di problemi diversi che attengono alla tutela della personalità, per non dire della dignità della persona. Questi problemi non sono ancora stati risolti in sede legislativa nazionale, niente vieta che possano essere risolti in sede regionale; se ci saranno dei conflitti di competenze fra la Regione e lo Stato sarà utile poterli studiare in tempo per presentare eventualmente al Parlamento avvalendoci delle norme che lo prevedono, le nostre proposte. Quindi non diamogli un aspetto facilmente polemico, cercando in questo momento responsabilità che in effetti io, con assoluta serenità e tranquillità dico che non ci sono, che la Regione prosegua, ai diversi livelli di responsabilità, nei contatti con le organizzazioni e gli istituti interessati, in un settore che presenta oggi una vastità di problemi e di interventi sempre più urgenti, e cosa su cui non si può non concordare. Che cosa si può dire a questo proposito? Certo, di fronte alla situazione in cui sono stati messi gli ospedali con l'applicazione dei decreti delegati di cui già altra volta si è dovuto parlare (128, 129, e 130 del '69, in applicazione della legge ospedaliera del 1968) è chiaro che il primo dei problemi, il più urgente, che preoccupa (e questa preoccupazione viene espressa anche negli incontri degli Assessori con il Ministero della Sanità) è quello di una situazione finanziaria che si è appalesata al momento di impossibile risoluzione. Lo stesso Ministero non offre alcuna soluzione del problema; le rette si sono raddoppiate in applicazione di queste norme, gli organici si sono raddoppiati, i medici insistono presso le amministrazioni , la pressione campanilistica nel volere o nel pretendere riconoscimenti di istituzioni esistenti a determinati livelli è forte e tutto ciò che ha provocato, come ognuno sa, (come è stato detto e ricordato anche dal Consigliere Viglione) un deficit in Italia di mille miliardi. Il Ministero dice di rivolgersi al Presidente del Consiglio e questi ha risposto con poche, sentite e chiare parole: "Bisogna affrontare il problema della riforma". E' fuori dubbio che questa è l'intenzione; la riforma è indispensabile proprio "per questo motivo", cioè che gli aspetti finanziari del problema siano esaminati preventivamente perché non succeda ciò che è successo in passato e su cui oggi dobbiamo piangere. Direi al Consigliere Rossotto che non mi preoccupa, per quanto mi riguarda, che la riforma costi, certamente costerà, resta da vedere se la situazione attuale non costi più della riforma. La preoccupazione non e di un costo esclusivamente finanziario, ma che anche l'aspetto finanziario sia tenuto in un quadro generale. Occorre perseguire una riforma che elimini gli sprechi del sistema attuale, che lo razionalizzi, affinché a parità di prestazioni, si abbia un costo minore e con un costo maggiore si abbiano delle prestazioni che possono rendere maggiormente e più efficacemente a tutti, perseguendo lo scopo che è stato espresso nel dettato costituzionale e a cui tutti dobbiamo attenerci.



PRESIDENTE

La discussione è chiusa. Prima di procedere alla votazione, è facoltà dei Consiglieri di pronunciarsi per dichiarazione di voto.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Berti, ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Riconfermo il nostro voto positivo anche in rapporto alle dichiarazioni dell'Assessore, al quale tuttavia devo fare osservare che vi sono aspetti non molto chiari. E' vero che l'Assessore si è incontrato con i sindacati e che è stata esposta una serie di problemi, ma sono i sindacati di categoria. A questo punto però mi viene il dubbio che il documento che ho citato qui ed inviato personalmente al dr. Calleri, Presidente della Giunta, egli non lo abbia trasmesso all'Assessore alla sanità; è un documento degli organismi confederali, della CGIL, della CISL e della UIL di Torino che ho qui a disposizione di tutti, nel quale viene fatta tutta una serie di richieste; questo documento è conseguente ad un primo incontro tra il dr. Calleri e gli organismi sindacali che si concluse con l'invito di Calleri a questi ultimi a presentare le richieste per iscritto, cosa che essi hanno fatto ed a cui non è stata data nessuna risposta. Comunque colgo nella dichiarazione dell'Assessore alcuni elementi positivi tra i quali quello che, in quanto il problema è stato esposto anche alla Commissione permanente, l'Assessore invita (e non so se è una richiesta di collaborazione o una delega alla Commissione, o un mandato alla Commissione, dovrebbe essere precisato) ad approfondire le questioni che qui sono proposte (libretto di rischio, ecc.). Con queste mie osservazioni e con la richiesta di precisare ufficialmente il mandato della Commissione su queste questioni, dichiaro che il nostro gruppo vota a favore del documento.



PRESIDENTE

Vi sono altre dichiarazioni di voto? Ha facoltà di parlare il Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Anche il nostro Gruppo è d'accordo e vota favorevolmente.



PRESIDENTE

Non ci sono altre dichiarazioni di voto, non ci sono emendamenti proposti, quindi possiamo passare alla votazione del complesso del testo.
Il testo delle osservazioni è stato distribuito a tutti i Consiglieri.
Pongo in votazione le osservazioni e le proposte di emendamenti allo schema di decreto delegato secondo il testo contenuto nel documento che è stato distribuito. E' approvato con, immagino, il solito riferimento dei due Consiglieri del MSI alle loro dichiarazioni precedenti per giustificare il voto contrario.
Rispondo ora alla richiesta che è stata formulata nel corso del suo intervento dal Consigliere Berti, relativa alla possibilità di estendere la partecipazione alle consultazioni con la Commissione interparlamentare anche ad altri membri del Consiglio Regionale oltre il Presidente della Giunta ed il Presidente del Consiglio Regionale. La lettera di invito del Presidente della Commissione parlamentare è rivolta ai Presidenti di Consiglio e delle Giunte di tutte quante le Regioni, che verranno consultati gli uni dopo gli altri; quindi una procedura che è stata, per questa fase, concordata in questi termini. Tuttavia, al termine della lettera d'invito, il Presidente della Commissione interparlamentare, sen.
Oliva, dice che "sulle altre materie che la Commissione non ha potuto ancora delibare per il ritardo verificatosi nell'invio delle osservazioni regionali, la Commissione si riserva di proseguire le indagini in successive udienze da determinarsi. Si prevede di riservare alla delegazione di ciascuna Regione un tempo di 30/40 minuti nell'ordine successivo risultante dalla premessa elencazione".
Per queste successive udienze - perché ormai le convocazioni sono già partite e sarebbe anche difficile ottenere una modifica degli inviti - mi farò senz'altro promotore dell'iniziativa di chiedere alla Commissione interparlamentare di sentire delegazioni più ampie. Questo anche per ragioni pratiche, non solo per consentire ai gruppi di esprimere la loro opinione, ma perché, essendovi Consiglieri che hanno partecipato assai più del Presidente del Consiglio e del Presidente della Giunta ai lavori che hanno condotto alla elaborazione delle osservazioni, perché il pensiero del Consiglio possa essere più direttamente espresso, credo sia anche tecnicamente utile che partecipino questi Consiglieri. Si tratterà poi di vedere con la Commissione di lasciare una certa latitudine al Presidente del Consiglio Regionale per consentirgli di fare partecipare alle consultazioni una delegazione della quale facciano parte non solo una rappresentanza più estesa dei vari gruppi consiliari, ma anche alcuni dei Consiglieri che più direttamente hanno avuto partecipazione all'elaborazione dei testi sottoposti all'approvazione del Consiglio.
Suggerirò pure al Presidente della Giunta di estendere tale invito anche agli Assessori competenti che hanno preparato i testi in sede di Giunta.
Può essere utile avere una delegazione composta non solo di due persone, ma anche di cinque o sei o anche di dieci, quando di questa delegazione poi facciano parte quelle due o tre persone che, sulla materia in discussione hanno probabilmente (non ho nessuna difficoltà a confessarlo) una maggiore competenza, almeno del Presidente del Consiglio Regionale, per avere studiato più approfonditamente la materia.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interrogazione dei Consiglieri Giovana e Rivalta sull'iniziativa IACP sulla riforma della casa


PRESIDENTE

Non essendo ancora pronte le copie delle osservazioni sui due ultimi decreti delegati, concluderemo questa seduta con l'esame di altre interrogazioni che sono ancora pendenti.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Da lunghi mesi giace un'interrogazione relativa all'ospedale San Giovanni Molinette.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

Si risponde.



VIGLIONE Aldo

Subito? Va bene.



PRESIDENTE

La Giunta mi ha comunicato di essere pronta a rispondere a tutte le interrogazioni e interpellanze pendenti, tranne quelle presentate nella giornata di ieri. Ne abbiamo già esaurito una parte. Non potremo esaurirle tutte: ma non per mancata disponibilità della Giunta, in questo caso, bensì per l'assenza dei Consiglieri interroganti, che, pure essendo stati avvertiti preventivamente, hanno chiesto congedo per la seduta di oggi. Vi sono quindi alcune vecchie interrogazioni che non verranno discusse oggi sulle quali non ammetterò alcuna protesta degli interroganti quando saranno di nuovo presenti e quando, eventualmente, sia assente l'Assessore competente, perché, essendo stati avvertiti che sarebbero state discusse le interrogazioni, finalmente dopo tanto tempo avrebbero avuto il dovere di essere presenti a questa seduta. Non le faccio decadere perché sarebbe una punizione ingiusta, in quanto in molti casi si tratta di interrogazioni presentate parecchi mesi or sono: ma è soltanto per questa ragione.
Vi è anzitutto un'interrogazione presentata dai Consiglieri Giovana e Rivalta il 17.6.71 in merito alle iniziative dell'IACP sulla riforma della casa.
Ha facoltà di rispondere l'Assessore Cardinali.



CARDINALI Giulio, Assessore all'urbanistica e assetto territoriale

L'interrogazione mi pare che più specificatamente facesse riferimento al problema della costituzione del consorzio fra gli Istituti autonomi delle case popolari. La risposta della Giunta è quindi, anche se abbraccia abbastanza il tema in generale, limitata a questo specifico problema.
La Giunta Regionale ritiene eccessive le preoccupazioni contenute nell'interrogazione dei Consiglieri Giovana e Rivalta in merito al costituito consorzio fra gli Istituti autonomi delle Case Popolari delle province piemontesi. L'associazione in consorzio, anticipatrice del resto di quanto è contemplato dall'art. 4 della legge della casa in corso di approvazione, ha creato un organismo con il quale, nell'ambito dei compiti che attenderanno la Regione, potrà facilitare i rapporti fra la Regione e gli Istituti autonomi stessi. D'altra parte non si tratta di assunzioni da parte degli IACP di compiti in contrasto con quelli della Regione, in quanto la citata legge sulla casa definisce chiaramente le competenze di ciascuno e non vi è possibilità di dualismi o sovrapposizioni.
Per quanto attiene allo statuto del consorzio, la Giunta riconosce che nella sua compilazione non ci si è preoccupati di ricercare preventive consultazioni, ma anche tale fatto non deve essere sopravvalutato. E' evidente infatti che la ristrutturazione in senso più rappresentativo degli IACP prevista dall'art. 6 della legge sulla casa, non potrà non avere riflessi anche sul costituito consorzio. D'altra parte la Giunta ha già instaurato rapporti di collaborazione con gli IACP, anticipando, con il loro concorso, il censimento da parte dei Comuni della Regione del fabbisogno regionale di abitazioni, attraverso l'individuazione delle esigenze a carattere prioritario sulle quali competerà alla Regione effettuare le opportune scelte entro il termine di 30 giorni contemplato sempre dalla citata legge.
Pertanto, in nessun modo saranno sottratti alla Regione compiti primari di programmazione che le competono e che saranno espletati con la consultazione preventiva dei sindacati e degli organismi operanti nel settore.
Con tali premesse acquista un rilievo molto più ridimensionato la prevista composizione dell'assemblea e degli altri organi del consorzio regolata dagli artt. 3, 4, 5 e seguenti dello statuto del consorzio stesso.



PRESIDENTE

Ha facoltà di replicare uno degli interroganti.
La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Io sono convinto che in nessun modo debbano essere sottratte competenze alle Regioni nel momento in cui le stesse le acquisiscono.
Proprio per il fatto che mentre è in corso il dibattito per definire queste competenze (e le linee di definizione delle medesime sono ormai emerse all'interno di alcuni progetti di carattere legislativo, in particolare quello della casa), gli IACP senza aver cercato neppure una preventiva consultazione, abbiano proceduto, è indizio di una volontà di precostituire delle situazioni di fatto che potranno rappresentare elementi di resistenza ad un passaggio normale di competenze alla Regione. L'art. 4 della legge sulla casa dà delle indicazioni operative agli IACP, ma contemporaneamente la stessa legge all'art. 6 da delle precise disposizioni, rimandando alle Regioni tutto il compito della ristrutturazione della materia.
Allora, nel rispetto di questa normativa, a me pare che la procedura doveva essere assolutamente diversa e certamente il fatto di aver tardato a rispondere, dal mese di giugno ad oggi, ha favorito e coperto la conclusione.
Proprio in questi giorni abbiamo discusso il decreto sulle materie urbanistiche e lavori pubblici, e abbiamo unanimemente avvertito il significato che assume in materia di lavori pubblici l'edilizia economica popolare, peraltro sancito da una serie di sentenze in proposito. La conferma di ciò l'abbiamo avuta dalle consultazioni. Vi sono molte ragioni per ritenere che questo è un settore di competenza della Regione.
Sostanzialmente quindi già fin d'ora dobbiamo essere parte in causa di tutto quanto sta avvenendo all'interno degli IACP.
D'accordo su alcune delineazioni fatte dall'Assessore Cardinali, non traggo però le stesse conclusioni e perciò non posso dichiararmi soddisfatto della risposta.


Argomento: Organizzazione degli uffici - Regolamento del personale - Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Interrogazione del Consigliere Sanlorenzo sui contingenti e qualifiche del personale e sodi della Regione


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interrogazione presentata dal Consigliere Sanlorenzo il 17 giugno scorso su contingenti e qualifiche del personale e sedi della Regione.
Ha facoltà di rispondere l'Assessore Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro, Assessore al personale

Su incarico del Presidente, che è assente e a cui compete questa materia, rispondo all'interrogazione del Consigliere Sanlorenzo.
In varie riprese il Consiglio Regionale ha stabilito un contingente che ammonta fino ad oggi a 138 posti in totale, suddiviso in: 44 direttivi, 28 di concetto, 44 esecutivi e 23 ausiliari.
Adesso riferisco, in merito ad ogni gruppo, la situazione: dei 44 direttivi solo 25 sono presenti, mentre 10 sono stati richiesti ma non ancora ottenuti dagli enti di provenienza. I dieci posti riguardano dipendenti del Comune di Torino, del Ministero dell'Interno, del Ministero dei Trasporti, del Ministero dei LL.PP. e INAM. Questi sono gli Enti che nonostante le nostre insistenze, stentano a comandare il personale presso la Regione.
Dei 28 posti di concetto, 22 sono coperti e sei in attesa. Li attendiamo dal Comune di Torino, dal Ministero del Lavoro, dal Ministero della P.I. e dalla Camera di Commercio.
43 sono i posti della carriera esecutiva: 30 presenti e 13 in attesa del comando (4 Comune di Torino, Camera di Commercio, Ministero della Difesa, Ministero P.I., Ministero Finanze e Ministero dell'Interno).
Dei 23 posti ausiliari, solo sei sono coperti e cinque in attesa di comando; alcuni devono ancora essere richiesti.
Si deve rilevare che, stretta dalla necessità di personale, la Regione ha dovuto stipulare, (in aggiunta ai precedenti), dei contratti particolari di incarico professionale a sedici altre persone che chiamiamo comunemente parcellisti. Di questi, quattro sono laureati, cinque diplomati e sette hanno la scuola media.
Infine ci sono alcune persone che prestano servizio su incarico delle mutue, ma non fanno parte dell'organico del personale della Regione, anche se sono presenti negli uffici.
In sintesi, la situazione all'11 ottobre è la seguente: su 138 posti soltanto 83 persone sono in servizio, 34 richieste ma non ancora ottenute e 21 da richiedere.
Da quanto sopra emerge soprattutto che l'Ente regionale, che è obbligato per legge a funzionare per ora con personale comandato da altri Enti pubblici, incontra gravi difficoltà proprio nell'ottenere i comandi specie dagli organi centrali dello Stato, sebbene questi vengano instancabilmente e continuamente sollecitati.
L'attuale situazione si presenta così: i Ministeri della Sanità e dell'Agricoltura hanno inviato il funzionario richiesto; il Ministero dell'interno ha finora inviato sette unità su quindici; il Ministero delle Finanze due su quattro; il Ministro della P.I. due richiesti e nessuno concesso; l'INAM, il Ministero dei LL.PP. quelli del Lavoro, della Difesa e dei Trasporti, malgrado le sollecitazioni, tacciono sull'unico dipendente richiesto. Si è quindi prodotto uno stato di necessità che, sebbene non riconosciuto dall'art. 65 della legge n. 53, ma esplicitamente ammesso dalla Costituzione, ha costretto a ricorrere ai parcellisti di cui ho detto prima.
Riteniamo che, operando nell'intento di coprire tutti i 138 posti finora deliberati, si possa superare questa prima fase costituente. Nel contempo sta seguendo il suo iter un progetto di legge per un organico di 260 posti. Vi è però da notare che dopo il 1°.1.72, dopo il passaggio alla Regione delle varie funzioni e uffici, passerà anche tutto il personale statale degli uffici stessi. Pertanto tutto il problema del personale della Regione dovrà essere riesaminato alla luce della nuova situazione.



PRESIDENTE

Ha facoltà di replicare il Consigliere Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino

Dalla risposta dettagliata dell'Assessore, emergono alcune cose interessanti che riguardano la situazione di fatto esistente oggi per il personale. Non emerge però con chiarezza: 1) se il progetto di legge che una Giunta a suo tempo present all'esame della Commissione, è stato fatto proprio anche dalla Giunta attualmente in carica, o se ha intenzione di presentarne un altro o delle modifiche a quello precedentemente presentato, La questione è importante perché Commissione, che deve tra l'altro esaminare quel progetto di legge vuole conoscere dalla Giunta attuale se non ha alcuna innovazione o modifica dà apportare quattro mesi dopo al progetto presentato allora, mai esaminato, mai discusso, mai approvato dal Consiglio.
2) in questo caso farei presente che quel progetto di legge, o altro eventuale non fu discusso mai né con i sindacati, né con i dipendenti. E questa è cosa nociva perché non segue la prassi instaurata dalle altre Regioni d'Italia, tipo l'Emilia e la Lombardia, che hanno invece costituito delle Commissioni con i dipendenti per discutere delle proposte che riguardano la legge sul personale, innovativa rispetto a ciò che deve essere il rapporto fra i dipendenti della Regione e gli organi del Consiglio.
3) se non vale più quel progetto di legge, ma valesse eventualmente un nuovo progetto, bisognerebbe completarlo con le mansioni, con le qualifiche, con i parametri e con le normative del rapporto di impiego perché la situazione che ci ha denunciato l'Assessore, è abbastanza strana: la Giunta ha assunto 16 parcellisti, ma qui si pone una domanda, e se ne avesse assunti 160? E con quale tipo di contratto li ha assunti? E il Consiglio che cosa ne sa di queste assunzioni, di questi contratti? Lo Statuto della Regione Piemonte parla chiaro e dice all'art, 81 "per lo svolgimento di funzioni che richiedono elevata qualificazione, per l'esplicazione straordinaria a tempo limitato di mansioni specializzate, è ammesso il conferimento di incarichi specifici per periodi determinati. Le modalità e i limiti di tali incarichi sono regolati con legge regionale".
Legge regionale su questa faccenda non viene presentata dalla Giunta la quale però incomincia già ad assumere sedici persone e io spero sedici e non 160 o 250 perché qui non c'è nessun elemento di limite o di controllo su un'attività assolutamente di grande rilievo per la vita della Regione.
Capisco che nel momento in cui poniamo il problema della funzionalità della Regione c'è un invito a operare in questa direzione, ma questo invito non può e non deve essere inteso nella direzione di assumere qualunque contingente, in qualunque modo, senza addivenire immediatamente alla definizione dei compiti con un progetto di legge. Devo anche sottolineare il fatto (molto serio questo perché incide già sui dipendenti della Regione) che questi parcellisti vengono assunti e pagati in base al loro titolo di studio, mentre attualmente abbiamo del personale comandato dagli Enti locali in perfetta regola con la legge attuale, che hanno mansioni superiori alle loro qualifiche, ma queste mansioni non gli sono riconosciute dal punto di vista né formale né sostanziale. Per cui di quella delibera del 1970 che approvammo in questa sede, è andata certamente avanti la parte che riguarda l'attribuzione al personale di mansioni superiori alle loro qualifiche, ma non è andata affatto avanti la parte relativa alla remunerazione corrispettiva alle mansioni che ha. Questa questione va sanata al più presto, anche perché dobbiamo avvertire che c'è attualmente nel personale che lavora nella Regione uno stato di insoddisfazione profonda che ha più di un motivo per essere giustificata.
Infine, sta arrivando il personale degli Enti locali. Anche qui dobbiamo arrivare ad una definizione molto sollecita, invito anche il Presidente del Consiglio a prenderne atto. Noi non possiamo, come Consiglio Regionale vederci attribuiti i dipendenti che vengono dagli Enti locali, senza una consultazione preventiva, senza un'indagine di merito sulle loro qualifiche, senza un'analisi di ciò che a noi compete scegliere circa la funzionalità dei lavori del Consiglio. Non è assolutamente possibile che gli uffici del Consiglio si vedano arrivare del personale senza che nessun organo del Consiglio, né Ufficio di Presidenza, né altri, abbiano potuto interloquire e intervenire nella scelta di questo personale. La questione va risolta subito, perché anche qui si fa avanti una concezione di rapporti fra Giunta e Consiglio che è inaccettabile, non fa parte dello spirito dello statuto e nuoce gravemente alla funzionalità degli organi con la distinzione necessaria, ma anche con quel coordinamento e con quella lucidità di impostazione indispensabile per affrontare e fare andare avanti il lavoro del Consiglio Regionale.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione del Consigliere Nesi sul licenziamento di lavoratori della S.A.L.P.I, di Trofarello


PRESIDENTE

Prendiamo ora in esame l'interrogazione presentata dal Consigliere Nesi il 2 luglio scorso sul licenziamento di lavoratori della SALPI di Trofarello.
Ha facoltà di rispondere l'Assessore Visone.



VISONE Carlo, Assessore ai problemi del lavoro e dell'occupazione

In risposta alla sua interrogazione le posso comunicare che oggi non possiamo che prendere atto della situazione della SALPI di Trofarello. Mi limito a riferire ciò che ormai penso sia di dominio pubblico: dopo l'occupazione della fabbrica, durata ventiquattro giorni e con la messa in liquidazione della società, gli operai dipendenti, in seguito a laboriose trattative alla presenza dei sindacati, hanno accettato il licenziamento.
La società è ora in liquidazione e ciò dovrebbe concludersi entro l'anno in corso. Il personale dipendente, per l'esattezza, non era di 80 elementi presso la sede di Trofarello, ma di 90, mentre 30 erano a Castiglione e 12 a Beinasco, con un totale di 132 e non di 150 come risulta dal testo della sua interrogazione. Attualmente il personale operaio è di 4/5 unità.
Risulta poi che la società ha versato all'INPS per tutti i dipendenti quanto richiesto a favore della Cassa integrazione.



PRESIDENTE

Ha facoltà di replicare il Consigliere Nesi.



NESI Nerio

Non posso che dichiararmi soddisfatto per quanto ha detto l'Assessore ciò non toglie però che la gravità della situazione in quel particolare settore esiste. Credo che a questo punto, obiettivamente, non ci fosse altro da fare


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione dei Consiglieri Nesi e Viglione sulla mancata costituzione del Consiglio di Amministrazione dell'Ospedale S. Giovanni


PRESIDENTE

Prendiamo ora in esame l'interrogazione presentata il 2 luglio scorso dai Consiglieri Nesi e Viglione sulla mancata costituzione del Consiglio di Amministrazione dell'Ospedale San Giovanni.
Ha facoltà di rispondere l'Assessore Armella.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

In merito alla costituzione del Consiglio di Amministrazione dell'Ospedale Maggiore San G. Battista e della Città di Torino, occorre chiarire che la disamina della pratica, nel quadro dell'esame dell'intero settore ospedaliero che l'Assessorato sta compiendo a tappe forzate, ha consentito di rilevare: 1) i rappresentanti degli originari interessi dell'Ente sono stati, in passato, individuati dal Consiglio di Amministrazione dell'Ente stesso atto che non fu impugnato da alcuno ma che, ciò nonostante, non pu considerarsi legittimo in quanto il Consiglio di Amministrazione dell'Ente non era l'organo competente per l'individuazione 2) lo scioglimento del Consiglio di Amministrazione per l'impossibilità del suo funzionamento, e la nomina del Commissario effettuata per assicurare la continuità dell'Ente dal Presidente della Giunta su deliberazione della Giunta stessa, consentono il riesame del problema per un'individuazione dei portatori degli originari interessi che sia immune da vizi 3) è doveroso altresì informare che la Giunta, essendo addivenuta all'esame della situazione dell'ospedale elioterapico marino piemontese Ente ospedaliero con sede in Torino e stabilmente in Loano, è addivenuta alla determinazione di procedere alla fusione e concentrazione dell'Ente con l'Ospedale San Giovanni. Il provvedimento è indirizzato a garantire nel miglior modo la continuità del raggiungimento degli scopi dell'Ente, il cui stabilimento deve conservarsi al servizio della Regione Piemonte ed in particolare della città di Torino, trattandosi di ospedale climatico specializzato ai sensi dell'art. 7 della legge ospedaliera. Tale esigenza è stata prospettata anche alla Commissione consiliare dal Vice presidente dell'Ente in occasione della recente consultazione 4) l'individuazione degli originali interessi sarà effettuata tenuto conto anche di quanto sopra e sarà pertanto avviata a rapida soluzione.



PRESIDENTE

Ha facoltà di replicare il Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Colleghi Consiglieri, l'argomento è troppo importante perché possa essere discusso in pochi minuti poiché riguarda la salute non soltanto dei cittadini della città di Torino ma, per la sua ampiezza, quella dell'intero Piemonte.
Noi riteniamo del tutto pretestuosa, del tutto infondata, per non dire di peggio, la mancata convocazione del Consiglio del San Giovanni quando ormai tutti gli Enti che vi debbono concorrere, per legge o per interessi originari hanno già provveduto alle indicazioni, come il Comune di Torino il Consiglio Regionale e i portatoti degli interessi originari dell'Ente.
D'altronde lo stesso Assessore non ha potuto negare come il vecchio consiglio del San Giovanni avesse già individuato quelli che erano i portatori di questi interessi; la deliberazione è stata impugnata e pertanto deve considerarsi definitiva.
E' bene dire, anche per lo svolgimento dell'intera pratica, partendo da quel mattino di Giunta del febbraio scorso se non vado errato, quando fummo convocati telegraficamente (ero ancora in Giunta) che la questione non era all'ordine del giorno e ci venne proposta nell'ultima parte della riunione la nomina di un commissario, senza che ciò avesse uno scopo immediato in quanto già in quel momento ci si poteva riferire alla costituzione del Consiglio perché erano maturi i tempi e le condizioni giuridiche e anche di costituzione per procedere. Quindi è stata sospetta (e lo sa l'intero Piemonte) la nomina del Commissario Martini alle Molinette, sospetta perch almeno la parte popolare, democratica del Piemonte ritiene che detta nomina sia stata fatta in quel momento, solo per coprire certe cose che ormai tutti sanno che avvengono alle Molinette. Perché si protrae questo adempimento, sapendo benissimo che vi è da portare avanti la convenzione con l'Università, vi è da determinare all'interno tutte le strutture ospedaliere od universitarie le quali decideranno per anni e anni l'avvenire non soltanto dell'Università nel campo della medicina, ma anche delle strutture ospedaliere e ciò lo si vuol far fare ancora dal Commissario e non dai Consiglieri nominati dagli Enti democratici del Piemonte? Ormai è chiaro. Noi non vogliamo parlare di complicità morale, ma esistono tutte le condizioni per parlarne. Se andiamo avanti di questo passo esisteranno tutte le condizioni per parlare di complicità effettive non solo, ma di correità.
Questo è quanto noi vogliamo dire, quindi ci riteniamo del tutto insoddisfatti. Non si può lasciare un ospedale che rappresenta per il Piemonte una pietra miliare per le sue strutture, per l'alta specializzazione, per la tradizione, per il numero di posti-letto, 5,000 per la convenzione con l'università per quanto riguarda gli studenti di medicina, la scienza. Esso rappresenta qualcosa di veramente importante per il Piemonte se non addirittura per l'intero Paese nel campo della medicina non si può lasciare che tutto ciò sia stabilito tramite un Commissario nominato dalla Regione in sostituzione del Rettore (che per ora è stato rimosso, non ha ancora dato le dimissioni) e un Commissario di Governo.
Guardate a quale punto di degradazione siamo arrivati in Piemonte! Non ci sappiamo amministrare? Ma non siamo noi che non ci sappiamo amministrare sono quelle forze che ce lo vogliono impedire, e noi lo denunciamo pubblicamente qui e avremo la forza e tutte le condizioni per denunciarlo anche fuori



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

Devo respingere tutte le illazioni fatte dal Consigliere Viglione.



MINUCCI Adalberto

Sono fatti, non illazioni...



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, una discussione generale si giustificherebbe se fosse stata presentata una mozione. Se l'interpellanza fosse trasformata in mozione, essa darebbe evidentemente adito ad una discussione generale.
Altrimenti, il dibattito si esaurisce con la replica dell'interpellante.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione dei Consiglieri Zanone, Fassino, Gerini e Rossotto sulla competenza e sull'organizzazione degli Enti ospedalieri e sulla designazione dei rappresentanti


PRESIDENTE

Prendiamo ora in esame l'interrogazione presentata dai Consiglieri Zanone, Fassino, Gerini e Rossotto il 29 luglio scorso, sulla competenza e sull'organizzazione degli Enti ospedalieri e sulla designazione dei rappresentanti.
Ha facoltà di rispondere l'Assessore Armella.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

Gli interroganti, richiamando la legge 12.2.68 n. 132, interrogano il Presidente per conoscere se non intenda avocare alla propria competenza l'intera materia dell'individuazione dei rappresentanti degli originari interessi degli Enti, anche in relazione a ricorsi e proteste che sono avvenuti in alcuni casi specifici. Si cita quello di Domodossola, ma ve ne sono altri.
Per rispondere devo richiamare quanto già abbiamo segnalato ai Presidenti ed ai Commissari degli Enti ospedalieri della Regione, al Commissario del Governo e ai Prefetti delle province, nonché ai Medici provinciali, con circolare 23.3.71, a firma del Presidente della Regione.
Ne leggo la parte essenziale perché già da risposta al quesito che pongono gli interroganti. Come è noto, con la legge 12.2.68 n. 132, sono stati stabiliti i poteri spettanti alle Regioni nella materia ospedaliera in virtù dell'alt. 117 della Costituzione. In particolare va rilevato che in base agli artt. 4, 5 e 6 della predetta legge, spettano alle Regioni provvedimenti di riconoscimento quali Enti ospedalieri degli Enti pubblici di cui al primo e secondo comma dell'art. 3 della legge medesima. Va pertanto messo in evidenza al riguardo che ha cessato di avere vigore la norma transitoria contenuta nell'art. 54 della già citata legge in base alla quale, fino a quando non erano state costituite le Regioni a Statuto ordinario, i provvedimenti di competenza del Presidente della Regione previsti dagli artt. 4, 5, 6 e 17 della legge in questione, erano adottati dal Presidente della Repubblica. Le Regioni, quindi, esplicano dalla data della loro costituzione, in modo pieno, le proprie attribuzioni in materia ospedaliera. Ne consegue che tutti i provvedimenti concernenti l'organizzazione ospedaliera per i quali non sia stabilita dalla legge una diversa specifica competenza, sono attribuiti esclusivamente alla competenza delle Regioni e per esse ai loro organi che li adottano con la prescritta procedura. Tra questi rientra indubbiamente l'individuazione dei rappresentanti degli originari interessi. E' noto che con una circolare a firma del Ministro Mariotti, emessa quando già le Regioni espletavano le loro funzioni, si è demandato ai Medici provinciali il compito dell'individuazione degli originari interessi che in precedenza era stato demandato ai Prefetti, anche lì con una circolare emessa di concerto col Ministero dell'Interno. E' noto altresì che in forza di questa circolare i Medici provinciali, esistendo già le Regioni, hanno emesso in taluni casi dei decreti di individuazione di originari interessi, nonché forti perplessità da parte dei Consigli di Amministrazione degli Enti ospedalieri stessi. Preso atto di questa situazione, la Giunta è intervenuta con questa circolare che è stata indirizzata, come vi dicevo, oltre che agli Enti ospedalieri, alle autorità che in qualche modo potessero avere interesse a inerire alla questione. Siamo venuti a conoscenza che il Commissario di Governo, interpellato da uno o alcuni Prefetti, in merito a questa posizione presa dalla Regione, ha confermato, anche per iscritto, che la Regione si era posta in una posizione legittima e che la sua rivendicazione non poteva essere messa in dubbio in alcun modo. In forza di questo, non c'è dubbio che la Regione può e deve esercitare questi poteri e pu rivedere tutte le designazioni che fossero eventualmente state fatte dopo la sua costituzione e cioè dal momento in cui con l'elezione degli organi della Regione questa attività essa potesse compiere.
L'Assessorato sta provvedendo ad un esame accurato di ogni singola posizione, poiché si presentano posizioni molto diverse: in taluni casi vi sono state le indicazioni fatte dai Prefetti, in altri vi sono state quelle fatte dai Medici provinciali. La Regione ritiene di poterle rivedere tutte anche quelle che sono state fatte prima della sua costituzione, in via transitoria, ove ci sia motivo legittimo e plausibile per giustificare una modifica di precedenti provvedimenti. In tal senso sta operando e continuerà ad operare.



PRESIDENTE

Ha facoltà di replicare il Consigliere Fassino.



FASSINO Giuseppe

Ringrazio l'Assessore per le precisazioni che ci ha dato. Invito la Giunta a proseguire in questa azione molto decisa e mi dichiaro soddisfatto.


Argomento: Viabilità

Interrogazione dei Consiglieri Zanone, Fassino, Gerini e Rossotto sulla difficoltà di realizzazione delle tangenziali Nord e Sud


PRESIDENTE

Prendiamo per ultima in esame l'interrogazione presentata dai Consiglieri Zanone, Fassino, Gerini e Rossotto il 29 luglio scorso sulle difficoltà di realizzazione delle tangenziali Nord e Sud.
Ha facoltà di rispondere l'Assessore Falco.



FALCO Giovanni, Assessore alla viabilità e infrastrutture

Rispondo all'interrogazione del collega Fassino ed altri, informando che la realizzazione del sistema tangenziale nord-sud ha subito una pausa indipendentemente dalla volontà della Soc. ATIVA, concessionaria dei lavori.
Come è noto alcuni Comuni della cintura torinese avevano frapposto difficoltà alla realizzazione dell'opera, ordinando la sospensione dei lavori e denunciando il Presidente della Società per violazione all'art. 10 della Legge 6.8.67 n. 765.
Con tutti i Comuni, ad eccezione di Collegno e Beinasco, sono stati raggiunti gli accordi per il passaggio delle tangenziali. Il Consiglio di Stato, in sede di ricorso della Soc. ATIVA avverso all'intimazione di sospensione dei lavori da parte dei Comuni di Collegno e di Beinasco, ha accolto le domande incidentali di sospensione dei provvedimenti impugnati per cui la Società ha potuto riprendere l'esecuzione dei lavori stessi ed è in attesa dei provvedimenti definitivi in merito da parte del Consiglio di Stato, indipendentemente dal procedimento amministrativo e pendente il procedimento penale presso il Pretore di Torino per inosservanza della legge ponte da parte della Società. Denuncia presentata dai Comuni di Collegno e di Beinasco.
Sotto il patrocinio del Presidente dell'Amministrazione Provinciale di Torino sono in corso trattative dirette al raggiungimento di accordi che tengano conto delle esigenze della Società e dei Comuni interessati. Gli accordi dovranno basarsi essenzialmente sul reperimento di aree destinate a servizi dei due Comuni, a compensazione di altre aree che sono state espropriate. Allo stato degli atti la Regione potrebbe affiancare l'opera del Presidente dell'Amministrazione Provinciale di Torino, intervenendo sui Comuni interessati, affinché si rendano conto dell'urgenza e della necessità di realizzare il sistema tangenziale nord-sud che dovrebbe finalmente risolvere i problemi della congestione del traffico per la città di Torino.



PRESIDENTE

Ha facoltà di replicare, per dichiararsi soddisfatto o insoddisfatto uno degli interroganti.
Ha la parola il Consigliere Fassino.



FASSINO Giuseppe

Ritenevamo ormai superato l'argomento e che un intervento più tempestivo della Giunta fosse opportuno. La risposta data dall'Assessore Falco ci ha chiarito l'ultima parte, per cui ci dichiariamo soddisfatti.


Argomento:

Interrogazione (Annuncio)


PRESIDENTE

Prego il Consigliere Segretario di dare lettura di un interrogazione pervenuta questa mattina.



GERINI Armando, Segretario

dà lettura dell'interrogazione a firma dei Consiglieri Fabbris e Besate, relativa al nuovo Consiglio di Amministrazione dell'Ospedale di Borgosesia


Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Comunico che è stato chiesto congedo per la seduta pomeridiana dal Consigliere Giovana; che non avendo potuto raggiungere Torino, sarà assente il Consigliere Zanone; che ha chiesto congedo per le due sedute odierne anche il Consigliere Oberto.


Argomento:

Mozione (Annuncio)


PRESIDENTE

E' pervenuto alla Presidenza un progetto di mozione sottoscritto dai Consiglieri Marchesotti, Menozzi, Ferraris, Raschio, Simonelli, Bianchi Benzi, Soldano, Giletta, Bertorello, Garabello e Viglione.
Dò lettura di questo progetto: "Il Consiglio della Regione Piemonte, nella seduta del 15/10/71, presa in esame la situazione venutasi a determinare per la decisione annunciata dalla Società del gruppo Montedison di procedere allo smantellamento dello zuccherificio di Spinetta Marengo (Alessandria) e alla concentrazione della produzione nello stabilimento di Casei Gerola (Pavia), rileva: a) - quanto al metodo adottato, che una decisione di tale portata e gravità per l'economia agricola delle province meridionali del Piemonte, in particolare Alessandria e Asti, sia stata presa da un gruppo che per la ristrutturazione del settore si avvale del denaro pubblico, senza consultazioni e concertazioni preventive con gli Enti titolari di poteri di programmazione quali la Regione, mostrandosi insensibile agli interventi di Enti locali e di organismi di categoria giustamente preoccupati delle prevedibili conseguenze negative b) - dal punto di vista della sostanza, che il trasferimento dello stabilimento sottrae al Piemonte l'unico zuccherificio esistente sul territorio regionale, mentre l'economia agricola e la vocazione bieticola di vaste zone che si estendono da Alessandria verso Asti, Torino e Cuneo reclamano la presenza di adeguati impianti di trasformazione che condizionano direttamente la possibilità di mantenere, oltre che di sviluppare, la coltura.
Pertanto formalmente invita la Società responsabile a riesaminare e modificare le proprie deliberazioni e contemporaneamente dà mandato alla Giunta Regionale affinché prenda gli opportuni ed immediati contatti con i Ministri competenti o il CIPE per ottenere una soluzione del grave problema coerente con interessi regionali e con gli obiettivi della programmazione economica nazionale, ivi considerando il problema bieticolo nelle prospettive generali della politica agraria.
Il Consiglio Regionale Piemontese riafferma infine, la propria volontà di operare al fine di garantire alla bieticoltura e quindi ai produttori concrete possibilità di affermazione e sviluppo".


Argomento:

Ordine del Giorno della seduta pomeridiana


PRESIDENTE

Questa mozione viene da me iscritta all'o.d.g. al termine delle questioni che erano ancora pendenti. Nello stesso o.d.g. che verrà discusso nella seduta pomeridiana delle ore 16 (che in questo modo convoco), verrà pure iscritto all'o.d.g. il progetto di deliberazione della Giunta delle Elezioni in merito al ricorso del Signor Ermenegildo Brezzo, avverso l'elezione a Consigliere Regionale del Signor Fernando Vera.
Per il resto, l'o.d.g. rimane immutato e verrà preso in esame secondo l'ordine che è già stato indicato questa mattina.
Desidero anche annunciare che prego i signori Presidenti dei Gruppi consiliari di trovarsi in questa sede alle ore 15 al piano superiore, dove adesso il Consiglio Regionale dispone di una serie di locali, per una riunione dei Capigruppo.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino

Poiché ho visto che nell'elenco delle interrogazioni su cui la Giunta è impegnata a rispondere, manca soltanto quella che avevo presentato quattro mesi or sono sulla pubblicazione degli atti della Regione, desidererei sapere quando la Giunta intende rispondere.



PRESIDENTE

Non figura nell'elenco che mi è stato presentato.
La Giunta si può anche riservare di rispondere questo pomeriggio, se lo ritiene, così potrà chiedere informazioni e rispondere. Allora, a questa domanda sarà risposto questo pomeriggio.
Vi sono osservazioni sull'o.d.g.? La parola al Consigliere Garabello.



GARABELLO Enzo

Signor Presidente, io riterrei che, se lei lo crede opportuno e il Consiglio è d'accordo, qualora la documentazione stampata sugli ultimi due argomenti in discussione, cioè il decreto per l'urbanistica e il decreto presidenziale sui lavori pubblici, fosse pronto all'inizio di seduta sarebbe forse opportuno abbinare i due argomenti. In tal modo la discussione ne risulterebbe più rapida; inoltre prenderemmo un orientamento di valutazione unitaria dei problemi che fra l'altro risulta essere quella che la Commissione parlamentare utilizza nel suo lavoro.
Pertanto faccio questa proposta e mi rimetto ai suoi orientamenti.



PRESIDENTE

Vi sono osservazioni su questa proposta? Non ve ne sono. Io credo che la proposta sia razionale e funzionale e non ho nessuna difficoltà ad accoglierla. Perciò la discussione dei due decreti, delegato e presidenziale, di cui ai due punti successivi all'o.d.g. di oggi pomeriggio, sarà abbinata; procederemo naturalmente a votazioni separate sui testi delle osservazioni.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Besate sull'o.d.g.



BESATE Piero

Siccome lei, signor Presidente, ha comunicato che la Giunta non è disponibile per discutere le interpellanze e le interrogazioni presentate ieri, io rivolgo...



PRESIDENTE

Non mi risulta, non lo so, può anche darsi che lo sia. Rivolga pure la domanda e la Giunta le risponderà.



BESATE Piero

Vorrei sapere se la Giunta è disponibile a discutere l'interpellanza che ho presentato ieri concernente bilanci di previsione per l'esercizio '72 dei Comuni e delle Province che il Prefetto di Vercelli ha richiesto vengano inviati alla Prefettura, in contraddizione con la circolare del Presidente della Regione che richiede vengano inviati all'organo di controllo della Regione stessa.
Siccome la questione si esaurisce entro il 31 di ottobre, perché la data di presentazione dei bilanci è quella, per i Comuni inferiori ai centomila abitanti, è evidente che una risposta che venga data oltre questa data non ha più ragione di essere e intanto nei Comuni c'è confusione e la gente non sa che cosa fare. Ci sono centinaia di Comuni che si trovano in questa situazione.



PRESIDENTE

Il Vicepresidente Cardinali mi fa cenno che la Giunta è disponibile a discutere. Non so se voglia dirlo egli stesso.



CARDINALI Giulio, Vicepresidente della Giunta Regionale

Nella seduta di oggi pomeriggio risponderemo anche a questa interrogazione.



PRESIDENTE

Poniamo allora al termine della seduta del pomeriggio anche questa interrogazione. L'o.d.g., per essere precisi, viene integrato con l'esame e la deliberazione sul progetto di mozione che è stato letto poco fa, con il progetto di deliberazione della Giunta delle Elezioni e con l'interrogazione sui bilanci comunali e provinciali.
Altre osservazioni? Non ve ne sono, l'o.d.g. è approvato.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12,30)



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