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Dettaglio seduta n.61 del 14/10/71 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VITTORELLI


Argomento: Viabilità

Interrogazione del Consigliere Oberto sui danni causati dalla costruzione del terzo lotto della Statale n. 419


PRESIDENTE

Prego i signori Consiglieri di prendere posto.
Vedo che purtroppo non c'è ancora il relatore sulle osservazioni al Decreto delegato sulla beneficenza pubblica, e perciò non possiamo discutere subito l'unico decreto delegato che è stato distribuito questo pomeriggio e che è pronto.
Direi allora di prendere in esame alcune interrogazioni per le quali siano presenti interroganti e Assessore.
Si potrebbe cominciare da quella presentata il 17 giugno '71 dal Consigliere Oberto in merito a danni causati dalla costruzione del terzo lotto della Statale 419, detta "della Serra". Ha facoltà di rispondere l'Assessore Falco.



FALCO Giovanni, Assessore alla viabilità e infrastrutture

Il progetto generale della nuova arteria in costruzione fra Mongrando Biellese e Settimo Vittone, Statale n. 26, è già stato approvato dal Consiglio d'amministrazione dell'ANAS fin dal 7 gennaio '62, anno per il quale era stato richiesto il parere del Comune di Mongrando.
A parere del Compartimento di Torino, non si potrebbe modificare il tracciato stradale proprio nella parte iniziale, quando sono stati definiti ormai il punto di partenza obbligato, perché punto di arrivo del lotto in costruzione immediatamente precedente, ed il punto di termine della Statale 26 a Settimo Vittone. Inoltre, sempre secondo il Compartimento di Torino la posizione di passaggio della nuova sede stradale non può avere alcuna influenza nella zona dei Balmetti, sia per il dislivello di circa 310 metri in orizzontale, sia per il dislivello di circa 170 metri fra le caratteristiche cantine e la quota della sede stradale. L'Anas fa ancora presente che non sono previste incisioni di rilievo nella zona in argomento, come sbancamenti di grandi masse rocciose, ma sono stati progettati due viadotti ad una luce unica, immediatamente adiacenti a due gallerie naturali, che non modificano assolutamente l'equilibrio delle masse o le caratteristiche del paesaggio interessato.
La Regione Piemontese si è rivolta al Compartimento di Torino per ottenere fa modifica del progetto in argomento secondo i suggerimenti del signor Vicepresidente interrogante. L'Anas ha significato che è a disposizione per ogni eventuale sopralluogo o riunione, cui potranno partecipare i rappresentanti del Comune di Borgofranco, il geologo dell'Anas e quello del Comune di Borgofranco.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Oberto.



OBERTO Gianni

Sono soddisfatto della risposta che mi è stata data, non altrettanto del contenuto, che non dipende evidentemente dal rispondente ma dalla presa di posizione dell'Anas.
Mi pare opportuno sottolineare qui l'opportunità che ogni qual volta d'ora innanzi almeno, ci saranno determinazioni di questo genere, gli Enti che assumono responsabilità come quella che viene assunta nel caso concreto avvicinino previamente gli Enti locali, sia i Comuni sia le Province sia l'Ente Regione: ciò ad evitare di fare riunioni a posteriori, come quella ringrazio comunque la Giunta per aver sollecitato - alla quale parteciperanno gli Enti locali interessati, nel caso specifico il Comune di Borgofranco, per la salvaguardia di una zona di particolare interesse e rilievo.


Argomento: Opere idrauliche ed acquedotti

Interrogazione dei Consiglieri Marchesotti e Raschio sulla costruzione della diga fra Mioglia e Sassello


PRESIDENTE

Prendiamo ora in esame l'interrogazione, presentata sempre il 17 giugno, dei Consiglieri Marchesotti e Raschio relativa alla costruzione della diga fra Mioglia e Sassello, cui ha facoltà di rispondere l'Assessore Falco.



FALCO Giovanni, Assessore alla viabilità e infrastrutture

La pratica oggetto dell'interrogazione risale al 1929. In quell'anno fu presentata un'istanza da parte di un certo ing. Bianchi, cui subentrò poi la Terni, tendente ad ottenere l'autorizzazione alla costruzione di una diga fra Mioglia e Sassello per l'utilizzazione delle acque del torrente Erro ad uso idroelettrico, con storno dell'acqua sul versante ligure. La pratica, opportunamente istruita dal Genio Civile di Savona, fu esaminata dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici ed ebbe esito verso il 1964 con l'emissione del decreto definitivo di concessione. Attualmente titolare della concessione è l'Enel, che sembra non intenda realizzare l'opera.
E' importante far rilevare che il disciplinare di concessione prevede l'obbligo da parte del concessionario di lasciar defluire la portata naturale dell'Erro, valutata in 800 litri/secondo, a garanzia degli utenti del corso naturale dell'Erro stesso. Per tranquillità dell'interrogante, si fa ancora presente che gli 800 litri/secondo previsti sono stati ritenuti sufficienti dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici per garantire le utenze e le necessità idriche della zona interessata.
All'epoca dell'emissione del decreto erano state presentate altre due istanze di derivazione, incompatibili con la precedente: la prima dalla ditta ing. Rodolfo Gianni e la seconda dalla Società Italsider per lo SCI di Cornegliano. Queste due ultime sono state ammesse ad istruttoria in concorrenza eccezionale, ai sensi dell'art. 45 del Testo Unico sulle acque pubbliche n. 1775 dell'11 dicembre 1933. La relativa istruttoria, con tutte le opposizioni degli interessati, compresi i Comuni dell'Acquese, è stata trasmessa dal Genio Civile di Savona al Ministero dei Lavori Pubblici sembra con parere favorevole per lo SCI di Cornegliano, alle determinanti condizioni di cui al precedente decreto di concessione alla Terni.
Nelle more dell'esame della pratica da parte del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici sono pervenute altre due domande: una del Consorzio per lo sfruttamento delle acque dell'Erro, sotto l'egida dell'Amministrazione Provinciale di Savona, e l'altra del Comune di Acqui. La visita di istruttoria su queste due ultime domande è avvenuta il 6 luglio '71 e durante la stessa sono state presentate le opposizioni di tutti gli interessati, che il Genio Civile di Savona trasmetterà al Ministero dei Lavori Pubblici con il proprio parere.
Indipendentemente dal quantitativo d'acqua riservato, 800 litri/secondo, che potrà sempre essere oggetto da parte del Ministero di riesame in relazione alla quantità atta a soddisfare le esigenze delle utenze sottese, mi permetto di sottolineare all'interrogante che la costruzione di una diga con tutte le necessarie garanzie di sicurezza che presenta la regolazione di un corso d'acqua, evita le piene catastrofiche e consente lo sfruttamento delle piene che altrimenti verrebbero scaricate rapidamente.
Relativamente all'interessamento della Giunta al fine di salvaguardare il rifornimento idrico delle popolazioni dei Comuni interessati, si fa presente che la Regione interesserà opportunamente il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici perché le istanze dei Comuni stessi siano tenute in considerazione.



PRESIDENTE

Ha facoltà di replicare, per dichiararsi soddisfatto o insoddisfatto uno degli interroganti, il Consigliere Marchesotti, che lo ha richiesto.



MARCHESOTTI Domenico

Innanzitutto, credo, signor Presidente, di aver motivo di elevare una protesta per il ritardo, di diversi mesi, con il quale si è dato corso alla risposta. Per quanto concerne il merito, credo di potermi dichiarare parzialmente soddisfatto, in quanto la Giunta non assume una precisa posizione in favore della salvaguardia degli interessi della popolazione dell'Acquese, che hanno acquedotti che attingono alle acque del Bormida e con probabilità certa, nel prossimo futuro, dovranno abbandonarli per l'inquinamento di detto fiume. E' chiaro che gli 800 litri/secondo l'Assessore Falco dava atto che il Ministero può sempre apportare variazioni a tale quantitativo, ma io osservo che la modifica può essere in più o in meno, a seconda delle decisioni che assumerà in relazione alle richieste ricevute - potranno in futuro non risultare più completamente adeguati alle esigenze della popolazione.
Occorrerà pertanto, a mio avviso, che la Giunta e il Consiglio siano investiti di questa questione, affinché le acque del fiume Erro rimangano non solo integre da inquinamento, ma a disposizione delle popolazioni delle zone dell'Acquese e dell'Alessandrino.


Argomento: Difesa idrogeologica

Interrogazione del Consigliere Soldano sulla sistemazione del Torrente Belbo


PRESIDENTE

Prendiamo ora in esame l'interrogazione presentata dalla Consigliera Soldano, sempre nella stessa data, sulla sistemazione del torrente Belbo.
Ha facoltà di rispondere l'Assessore Falco.



FALCO Giovanni, Assessore alla viabilità e infrastrutture

La grave alluvione del novembre '68 ha avuto, per quanto riguarda la provincia di Cuneo, il suo epicentro nella Valle Belbo. Alle precipitazioni invero abnormi - oltre 310 mm di acqua nelle 48 ore per il 1° e il 3 novembre registrati dal pluviometro di Mango - hanno fatto seguito colmi di piena dell'ordine di 850 mc/secondo a S. Stefano e di oltre 1000 mc/secondo dopo la confluenza del torrente Tinella.
Il Genio Civile di Cuneo, nella zona e nell'ambito degli interventi di competenza, ha provveduto come primo intervento ad eseguire i lavori di sgombero dell'alveo dalle montagne di detriti per ripristinare l'indispensabile sezione di deflusso delle acque di allagamento e di normale scorrimento; contemporaneamente, non appena autorizzato dal Magistrato per il Po, ha dato inizio ai lavori di ripristino definitivo con difesa delle sponde, rettifica delle anse, ecc. ecc., operando in modo specifico nel tratto Ponte Castino-Strada Statale 29 e del confine provinciale con la provincia di Asti.
Il concetto seguito per tali lavori, che il Magistrato del Po ha approvato, è stato quello di creare un alveo con sezione sufficiente per lo smaltimento delle piene, e successivamente consolidare le sponde di tale nuovo alveo con scogliere di massi megalitici di roccia di cava affondati nell'alveo a profondità variabile da m. 3,50 a 3, ed elevantisi sulle fiancate spondali fino alla quota di massima piena.
La scelta di tale tipo di difese, che l'Ufficio del Genio Civile esperimenta da oltre un decennio, è stata dettata dalle seguenti considerazioni di ordine tecnico ed economico: 1) difesa assolutamente robusta e nello stesso tempo elastica, quale è necessaria ad un alveo di natura instabile, con fondazioni costituite da alluvioni poco consolidate 2) possibilità, con adatta organizzazione cantieristica di trasporti, di eseguire sollecitamente grandi quantità di lavoro anche con maltempo, il gelo invernale e la presenza di acqua in alveo 3) costo unitario minore, in quanto a parità di volume il costo risulta ridotto almeno di un terzo rispetto a quello dei blocchi di cemento e di calcestruzzo adottato in altre province viciniori, pur ottenendo una prestazione di gran lunga migliore perché la roccia impiegata non risulta degradabile nel tempo ed ha un peso specifico superiore di circa il 20 per cento rispetto al calcestruzzo 4) possibilità di facile ricarico della difesa in qualunque circostanza futura e di recupero del materiale impiegato per eventuali altre destinazioni.
A tutto lo scorso mese di settembre '71 risultano presentate, per soli lavori idraulici di ripristino, esclusi cioè i pronti interventi, ben 25 progetti-perizie, per un importo di un miliardo e 427 milioni, delle quali 19 approvate, per un totale di un miliardo e 243 milioni.
Alcuni lavori di completamento sono al momento in fase di ultimazione essendo stata ritardata l'approvazione. Essi riguardano il completamento della difesa a S. Stefano Belbo, sponda destra, a monte del ponte di ferro altre in località Trassino di Cossano Belbo e a monte del cimitero di Rocchetta Belbo.
L'Ufficio del Genio Civile è tuttora in attesa del finanziamento delle seguenti perizie: S. Stefano Belbo torrente Tinella - lavori di ampliamento alveo e difese, per l'importo di 20 milioni torrente Belbo - lavori di difesa in destra in località cascina Bussi, per l'importo di 15 milioni lavori sulle due sponde in località Castiglione, per l'importo di 9 milioni e 500; consolidamento sponde e difese varie in località Tinto e Robini, per un importo di 80 milioni Rocchetta Belbo rio delle Grazie - difese spondali in destra, 7 milioni lavori difese sulle due sponde a monte di Rocchetta Belbo, per l'importo di L. 41.500.000 Cossano Belbo difese in località Vassa e a valle del monte di Cossano, per L. 30.000.000.
Nel programma di lavori da finanziare con la promessa legge sulla sistemazione del suolo, l'Ufficio del Genio Civile di Cuneo ha indicato un fabbisogno presunto di una spesa di 465 milioni per la completa sistemazione dell'asta del torrente Belbo, compreso l'imbrigliamento terminale dei numerosi affluenti collaterali e 100 milioni per la difesa del torrente Tinella. E' da porre nella dovuta evidenza il fatto che gli interventi eseguiti dal Genio Civile di Cuneo sono di carattere definitivo perché riguardano opere e manufatti idraulici di sicuro affidamento. Il completamento delle difese in modo da dare ad esse collegamento e continuità sarebbe, come si è detto, di grande utilità e sicurezza.
Altro provvedimento importantissimo è quello di effettuare almeno una volta l'anno lo sgombero e la manutenzione dell'alveo in modo da eliminare la fitta vegetazione spontanea che ostruisce il deflusso, restringe l'alveo e causa le inondazioni sulla retrostante campagna. Tale opera potrebbe utilmente farsi con modica spesa annua, dell'ordine di 5-6 milioni di lire che salverebbe da tanti ricorrenti danni e tante spese infinitamente maggiori La Regione è prontamente intervenuta presso il Genio Civile di Cuneo per sollecitare la ripresa dei lavori non appena il Magistrato del Po avrà applicato le ultime perizie presentate fin dal 1969. Nel contempo la Regione ha interessato il Magistrato stesso per la sollecita approvazione delle perizie in parola.



PRESIDENTE

Ha facoltà di replicare, per dichiararsi soddisfatta o meno, la Consigliera Soldano.



SOLDANO Albertina

Ringrazio l'Assessore comm. Falco per la ricerca accurata e diligente effettuata sul problema e per le precisazioni fornite nella sua risposta ampia ed esauriente. Mi dichiaro pertanto soddisfatta al riguardo, anche se mi permetto rivolgere alla Giunta viva preghiera affinché il problema stesso sia tenuto anche in futuro nella dovuta considerazione, nel quadro globale di altri problemi similari, tipici della nostra realtà regionale; e questo sia affermato nel rispetto delle specifiche attribuzioni dell'autorità competente.


Argomento: Edilizia scolastica

Interrogazione dei Consiglieri Giovana, Revelli e Rivalta sulle nuove sedi delle Facoltà ed edilizia universitaria


PRESIDENTE

Prendiamo ora in esame l'interrogazione presentata dai Consiglieri Giovana, Revelli e Rivalta relativa a nuove sedi delle Facoltà ed edilizia universitaria. Ha facoltà di rispondere l'Assessore Cardinali.



CARDINALI Giulio, Assessore all'urbanistica

Intanto, devo riconoscere che la risposta a queste interrogazioni viene data con notevole ritardo, per quanto i problemi, al di là della nostra volontà, acquistino quasi sempre via via nuovi aspetti per cui rimangono attuali anche a distanza di tre mesi dalla loro prospettazione. In merito all'interrogazione, posso precisare che il Corpo accademico dell'Università di Torino ha effettivamente preso in esame, in una riunione svoltasi ai primi di giugno, la ristrutturazione delle sedi delle Facoltà. In quell'occasione è stato deliberato il consolidamento delle Facoltà o Dipartimenti umanistici nel centro storico, su un'area definita della ex caserma; è stato inoltre deliberato il consolidamento dei Dipartimenti nella zona del Valentino, ove è in corso di costruzione l'Istituto di Fisica.
Il Corpo accademico ha preso in esame anche la localizzazione di una zona di espansione destinata allo sviluppo dei Dipartimenti scientifici per i quali, oltre tutto, si impone la necessità di accelerare i tempi allo scopo di beneficiare dei previsti contributi ministeriali. Dopo aver rinunciato alla localizzazione in località delle Valere, in comune di Moncalieri, lungo il torrente Sangone, in quanto il comprensorio è destinato da quel piano regolatore a verde attrezzato, il Corpo accademico si è orientato verso la zona del Comune di Santena. In tale località è in avanzata fase la trattativa per l'acquisto di un terreno ubicato all'incirca nei pressi della Fondazione Cavour. Tale scelta, sempre secondo il Senato accademico dell'Università, ha obbedito alla necessità di attuare una localizzazione il più possibile vicina al complesso universitario, per rendere minimi gli spostamenti (con l'attuazione della sopraelevata di Moncalieri questi implicherebbero una percorrenza attorno ai dieci chilometri come massimo).
Sempre secondo quanto comunicato dal prof. Sasso, dell'Università, tali programmi erano stati oggetto già nell'ottobre del '70 di un ampio colloquio con il Presidente della Giunta Regionale e sono stati recentemente illustrati alla Commissione del Consiglio in occasione della consultazione per il decreto delegato per l'istruzione professionale.
Questi i fatti.
E' evidente che non è stata interessata o sollecitata la Regione perch esprimesse un parere circa queste localizzazioni. Il parere della Giunta per quello che riguarda la localizzazione di Santena è che questa localizzazione possa essere valutata in senso positivo, perché la zona si trova al limite dell'area torinese, in località dove le possibilità offerte da quel programma di fabbricazione consentono l'attuazione di un piano di questo genere. Resta pero il fatto che le segnalazioni relative alle intenzioni del Senato accademico erano state soltanto tratteggiate nell'ottobre del '70 al Presidente della Giunta, senza però avere mai formato argomento di una vera e propria richiesta di parere.



PRESIDENTE

Ha facoltà di dichiararsi soddisfatto o meno uno degli interroganti: il Consigliere Rivalta, che chiede di parlare.



RIVALTA Luigi

Ringrazio il Vicepresidente per aver reso pubbliche informazioni che erano trapelate al momento della discussione al Senato accademico su questa questione.
Mi pare di dover sottolineare il fatto che proprio le informazioni che ci sono state date ora mettono in evidenza, tutto sommato, l'incertezza di orientamento da parte del Senato accademico nella ricerca di una soluzione per il problema dell'edilizia; incertezza e assenza di metodo per risolvere questo problema, che alla luce anche della situazione interna al Senato accademico, certo non ci può ispirare alcuna fiducia.
Quello che a me pare di non poter assolutamente accettare è che la questione dell'edilizia universitaria, venga individuato soltanto come problema di strutture in cui collocare alcuni impianti, in cui dare riparo agli allievi e ai docenti.
Esso è un problema che ha attinenza con l'organizzazione territoriale l'integrazione fra la struttura universitaria ed i vari momenti della vita della società; il rapporto tra il momento del lavoro e il momento dello studio, il diritto allo studio.
L'edilizia universitaria va affrontata con riferimento agli obiettivi che si vogliono, in queste direzioni, conseguire.
Di fronte a questo problema la risposta della Giunta a mio avviso è stata del tutto insoddisfacente e non mi pare possa essere assolutamente accettato che venga espresso un parere favorevole sulla scelta della zona di Santena, operata non si sa bene con quale motivazione, sulla base di quali indicazioni.
Io ritengo che il discorso non debba affatto considerarsi chiuso, che il parere che la Giunta ha espresso qui oggi non possa valere da incoraggiamento per il Senato accademico; quel Senato accademico che ha dimostrato di non meritare alcuna fiducia né da parte degli studenti né da parte dell'opinione pubblica, dopo quanto si è appreso in rapporto alla questione dei sanitari e dell'Amministrazione degli ospedali.
Su questo problema il Consiglio deve tornare a discutere, ed è opportuno che le Commissioni competenti vengano chiamate a lavorare.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interrogazione dei Consiglieri Giovana e Rivalta sulla progettazione di case d'abitazione dell'IACP


PRESIDENTE

Prendiamo ora in esame l'interrogazione presentata dai Consiglieri Giovana e Rivalta sulla progettazione di case d'abitazione dell'Istituto Autonomo Case Popolari. Ha facoltà di rispondere l'Assessore Cardinali.



CARDINALI Giulio, Assessore all'urbanistica

Il problema argomento dell'interrogazione è in gran parte superato, in quanto nello scorso mese di agosto l'Istituto Autonomo delle Case popolari di Torino, sentiti gli Ordini Professionali degli Architetti e degli Ingegneri, il Collettivo degli Architetti eccetera, ha predisposto in via di sperimentazione una nuova metodologia per l'assegnazione degli incarichi professionali, in attuazione dell'intervento straordinario della Gescal.
Sono stati infatti invitati i Sindacati e gli Ordini Professionali di Torino a sollecitare presso gli iscritti, opportunamente avvisati, la costituzione di gruppi di progettazione secondo le competenze riconosciute dagli Albi Nazionali della Gescal.
La sperimentazione di cui sopra riguarda un lotto di progettazione del Comune di Collegno per un importo di tre miliardi.
Fino a questo momento non sono pervenute da parte del notaio incaricato in tal senso le richieste di costituzione dei gruppi. Come appare dalla cifra, l'esperimento riguarda solo una piccola parte dell'intervento straordinario della Gescal, in quanto le assegnazioni dei grossi lotti in Torino sono avvenute per appalto-concorso fra le ditte costruttrici.
E' evidente che, con il prossimo passaggio delle competenze in materia di edilizia sovvenzionata, la Regione assumerà tutte le iniziative più opportune perché l'assegnazione degli incarichi professionali avvenga sulla base della più rigorosa imparzialità e senza soggiacere alle pressioni di gruppi più o meno forti.
Il criterio che sarà applicato dovrà tener conto solo delle competenze specifiche e delle verificate attitudini dei progettisti a cogliere gli indirizzi e le esigenze di una moderna impostazione del problema dell'edilizia.



PRESIDENTE

Ha facoltà di dichiararsi soddisfatto o meno uno dei due interroganti.
Parla il Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Mi spiace che in questo dialogo che si sta instaurando tra me e il Vicepresidente, io debba ancora dichiararmi insoddisfatto. Spiego comunque le ragioni di questa insoddisfazione.
Intanto, non mi è ben chiaro se è caduta l'iniziativa dell'Istituto Autonomo Case Popolari di procedere all'assegnazione degli incarichi professionali attraverso una struttura corporativa che non è rappresentativa dell'intera categoria degli architetti in quanto (date le posizioni di carattere ideologico assunte, che si sono tradotte in un comportamento nei confronti dei processi edilizi e dei processi urbanistici nettamente e costantemente a favore della speculazione) non ha raccolto l'adesione di molti architetti. Inoltre, non può essere ritenuto l'organismo in grado di offrire le condizioni culturali e di metodo necessarie per il lavoro di progettazione.
Mi permetto di sottolineare, aggiungendo un altro elemento di insoddisfazione, il fatto che ci si trova in una situazione di sottoccupazione (se non di disoccupazione) dei tecnici, siamo di fronte ad un processo di dequalificazione continua dei tecnici, che parte addirittura, in questo momento, dall'Università e si completa poi nel rapporto di tipo professionale che ad essi è preposto.
Ritengo che il corretto impiego delle somme che sono state stanziate dalla Gescal, fra l'altro messe insieme con i contributi dei lavoratori richiede che la progettazione e l'esecuzione tecnica dei programmi non siano disperse fra centinaia di professionisti privati, anche se raggruppati in piccoli gruppi, sottratti ad ogni rapporto con i lavoratori che devono essere considerati i reali committenti.
La progettazione delle case della Gescal, deve essere organizzata in modo da poter sfruttare tutte le migliori tecniche odierne di progettazione (lo stesso Istituto Autonomo delle Case Popolari di Milano si è attrezzato con macchine, i cosiddetti "Plotter"). Per poter procedere alla progettazione, è necessario dar vita a strutture pubbliche di progettazione, opportunamente strumentate, all'interno delle quali si realizzino rapporti professionali costanti, in grado di consentire un processo di sperimentazione e di qualificazione del progettista. L'Istituto Autonomo Case Popolari si dia una propria struttura di progettazione che offra le garanzie tecniche richieste, e sulla quale sia possibile esercitare un controllo democratico.


Argomento: Opere pubbliche - Edilizia: argomenti non sopra specificati

Interrogazione dei Consiglieri Fassino. Gerini, Rossotto e Zanone sulla costruzione di un elettrodotto nei Comuni di Valfenera e Cellarengo


PRESIDENTE

Prendiamo ora in esame l'interrogazione presentata dai Consiglieri Fassino, Gerini, Rossotto e Zanone il 9 luglio '71, sulla costruzione di un elettrodotto nei Comuni di Valfenera e Cellarengo. Ha facoltà di rispondere l'Assessore Falco.



FALCO Giovanni, Assessore alla viabilità e infrastrutture

I lavori di elettrificazione nel territorio dei Comuni di Valfenera e Cellarengo, in provincia di Asti, i quali interessano 60 utenti in atto erano stati preventivati dall'Enel fin dal novembre '70. Essi prevedono la costruzione di undici nuove cabine di distribuzione, di circa 10 chilometri di linea a media tensione (15 kw) e di circa 9 chilometri di linea a bassa tensione, per un costo presunto di 90 milioni. Il preventivo è stato esaminato dalla Commissione Regionale cui è demandata la formulazione dei programmi di massima per gli interventi in materia, ai sensi della Legge 404 del 28 marzo 1968, secondo quanto è stato riferito dall'Enel zona di Chieri, ed è incluso nel programma stesso che è stato trasmesso al Ministero dell'Industria, dell'Artigianato e del Commercio, Direzione Generale fonti di energia, a cura dell'Ispettorato Agrario Compartimentale per il Piemonte.
Nell'ambito di tali programmi verranno poi predisposti i piani esecutivi, che dovranno essere esaminati dalla stessa Commissione, composta dal Provveditore alle Opere Pubbliche, dal Capo dell'Ispettorato Agrario Compartimentale, da un rappresentante dell'Enel e dal Capo dell'Ispettorato Regionale delle Foreste, e quindi approvati mediante decreto del Ministero dell'Industria, Artigianato e Commercio, Spetterà alla Commissione disporre in merito ai programmi esecutivi delle opere da realizzare ed ai tempi di attuazione in rapporto alla suddivisione territoriale delle disponibilità di spesa.
Ma perché l'Enel possa predisporre il progetto esecutivo è necessario che il Ministero, esaminato il programma di massima, dia la preventiva autorizzazione per l'impianto che interessa Valfenera e Cellarengo. In tal senso la Regione è già intervenuta presso il Ministero con lettera del 6 c.m. e non mancherà di interessare la Commissione Regionale dopo che sarà stato approvato il programma esecutivo ponendo in particolare evidenza la necessità dei lavori in parola.



PRESIDENTE

Ha facoltà di replicare il Consigliere Fassino.



FASSINO Giuseppe

Ringrazio l'Assessore Falco per la precisa documentazione che ci ha fornito e mi dichiaro soddisfatto per quanto ha fatto la Giunta riservandomi di dichiararmi più soddisfatto ancora quando dall'intervento della Giunta presso gli organi costituiti troveremo realizzate le nostre aspirazioni e le aspirazioni non di poche persone, ma praticamente degli abitanti di questi due Comuni, che comprendono 48 aziende agricole un'entità abbastanza importante per la zona.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, ho la sensazione che ci sia qualche altra riunione in corso altrove, e la seduta non può più procedere né sul decreto delegato, perché manca il relatore, né sulle interrogazioni, perché o manca un Assessore, che ho visto in circolazione, o manca un interrogante.
A questo punto, desidero ricordare ai Consiglieri che, per rispetto verso l'organo elettivo, le sedute del Consiglio Regionale devono avere la precedenza su qualsiasi altro impegno, ad evitare che il Consiglio Regionale si trovi nell'impossibilità di procedere nei propri lavori perché qualcuno dei suoi componenti ha ritenuto di dover dare precedenza ad altre incombenze.
Mi vedo costretto a sospendere la seduta per alcuni minuti in attesa che i Consiglieri che siano nelle vicinanze, Assessori o no, avvertiti dai commessi, rientrino in aula.
La seduta è sospesa, ma prego i Consiglieri di rimanere in aula in attesa che i loro colleghi vogliano tornare.



(La seduta, sospesa alle ore 16,55 riprende alle ore 17)


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazioni dei Consiglieri Revelli, Besate, Giovana e Viglione sul licenziamento delle maestranze della Società ITA-TUBI di Racconigi


PRESIDENTE

La seduta è riaperta. Prendiamo ora in esame un gruppo di tre interrogazioni sulle quali vi sarà un'unica risposta poiché esse si riferiscono ad argomenti identici o analoghi. Sono le interrogazioni presentate dai Consiglieri Revelli e Besate in merito al licenziamento delle maestranze della Società ITA-TUBI di Racconigi, dal Consigliere Giovana relativamente allo stesso argomento, dal Consigliere Viglione circa la tutela dell'occupazione dei lavoratori della Società ITA-TUBI di Racconigi.
Le unisco sotto forma di interrogazioni, anche se due sono state presentate come interpellanze: gli interroganti, comunque, potranno, se vorranno, superare il limite di tempo previsto per la replica. Ha facoltà di parlare l'Assessore Visone.



VISONE Carlo, Assessore ai problemi del lavoro e dell'occupazione

Al problema aveva già dedicato un vivo e costruttivo interessamento il mio predecessore, dott. Conti, al fine di arrivare ad uno sblocco della situazione. E proprio grazie a tale interessamento è stata in parte superata la grave situazione dell'Azienda.
I licenziamenti, comunque, sono stati 103 e 22 i dimissionari su domanda, per un totale quindi di 125 unità, di cui 43 di Racconigi. Questi licenziamenti godono di una indennità speciale per sei mesi, che varia da L. 2.121 a L. 2.536 il giorno a seconda del salario percepito sul lavoro.
L'Impresa ITA-TUBI, secondo gli accordi stipulati in sede sindacale, ha anticipato ad ogni dipendente all'atto del licenziamento una quota integrativa di tale indennità, portandola al 100 per cento per i primi tre mesi e all'80 per cento per gli altri tre mesi in cui sarà ancora corrisposta la paga.
L'Impresa attualmente occupa 298 persone, di cui 60 impiegati e 238 operai. Non risulta che la ITA TUBI abbia assunto personale dopo i licenziamenti, all'infuori di un elettricista di prima categoria e di due gruisti, questi ultimi due compresi fra il personale a suo tempo licenziato.
La Società motiva la diminuzione del personale con la riduzione di commesse e un calo della produzione per ristagno dell'attività edilizia e la necessità di smaltire il materiale giacente in magazzino.
Questa risposta penso possa valere anche per il punto 1) dell'interpellanza dei Consiglieri Franco Revelli e Piero Besate, mentre per il punto 2) della stessa interpellanza - la richiesta che siano salvaguardati gli attuali livelli di occupazione - posso assicurare che ci verrà tenuto nella debita considerazione da parte della Giunta Regionale in occasione dei primi progetti della programmazione regionale, vista nel suo insieme e nei vari comprensori, con l'apporto e la collaborazione dell'Amministrazione Provinciale in particolare di Cuneo e degli altri Enti locali interessati.
Mi preme ricordare, a questo proposito, che la Giunta Regionale sta predisponendo incontri a livello di sindacati: ieri ve ne è già stato uno ad Asti di sindacati, imprenditori e altri Enti onde conoscere la situazione economica e di occupazione delle Province piemontesi.



PRESIDENTE

Può intervenire, per dichiararsi soddisfatto o meno, innanzitutto uno dei presentatori della prima interpellanza. Ha facoltà di parlare il Consigliere Revelli, che l'ha richiesto.



REVELLI Francesco

Prendo atto di quanto, a distanza di tanti mesi, ha detto l'Assessore Visone in risposta a questa interpellanza, che era stata presentata il 26 maggio, all'inizio delle lotte delle maestranze dell'ITA-TUBI, data alla quale hanno fatto seguito notevoli fatti in questa vertenza sindacale riguardo soprattutto all'atteggiamento del padronato, che è stato puntualmente riconfermato in tutti i punti che il Consigliere Besate ed io denunciavamo già allora alla Giunta chiedendo una pronta risposta ed un pronto intervento.
Vorrei ricordare molto concisamente alcuni aspetti importanti di questa vertenza.
I lavoratori hanno lottato in difesa dell'occupazione ed in risposta ad una manovra agli inizi dichiaratamente provocatoria del padronato, dei padroni dell'ITA-TUBI, e ad una pressione da parte dell'Unione Industriale Provinciale cuneese sugli stessi padroni, successivamente, perché non si giungesse ad una trattativa. Essi hanno condotto questa lotta in modo altamente civile, mentre gli operai e tutti gli uomini di sinistra che li hanno appoggiati in questa lotta sono stati oggetto di varie provocazioni da parte di carabinieri e forza pubblica (io stesso venni aggredito, di fronte alla Prefettura di Cuneo, insieme agli operai, dalle forze dell'ordine, quando mi recai in delegazione dal Prefetto).
Desidero poi sottolineare il lato politico di questa vertenza. In un primo momento c'è stata un'attiva, costruttiva presa di posizione del Comune di Racconigi e di tutte le forze democratiche di quel Comune, di maggioranza e di opposizione, tendente allo sblocco di questa vicenda cioè, come avevamo auspicato altre volte in occasione di analoghe vertenze l'Ente locale aveva preso in mano la situazione, e, schieratosi a fianco dei lavoratori, aveva chiesto l'intervento della Regione. Ma in un secondo momento la Democrazia Cristiana è intervenuta pesantemente, inducendo il Comune e l'Amministrazione a rimangiarsi tutti gli impegni che erano stati presi in merito, cercando in ogni modo di scavalcare l'opera fattiva che l'allora Assessore Conti stava imbastendo per arrivare ad un incontro fra padronato e lavoratori e soprattutto per respingere le posizioni più intransigenti ed ingiustificate del padronato e dell'Unione Industriale.
Addirittura, con un completo cambiamento di rotta, gli esponenti democristiani cuneesi vollero che la trattativa fosse portata in sede nazionale a Roma, con il dichiarato proposito di farla naufragare arrivando anche al punto di rompere in sedute pubbliche con il PSI, ed attaccando e cercando di umiliare le sinistre democristiane. Il fatto stesso che questa interpellanza si discuta in questa sede a tanta distanza di tempo dalla data di presentazione appare a noi come uno dei tanti sintomi del cambiamento di rotta della Democrazia Cristiana cuneese rispetto alle sue precedenti dichiarazioni in difesa dell'occupazione e di appoggio all'iniziativa di una conferenza provinciale economica sull'occupazione, cambiamento che ha portato a quegli eventi che abbiamo registrato poi molto più ampiamente qui, nella Regione Piemonte, con la crisi. Anche se prendo atto che forse l'Assessore Visone non poteva fare di più, devo pertanto dichiararmi profondamente insoddisfatto di questa risposta, e rammaricarmi che a rispondermi non abbia potuto essere l'Assessore Conti. Ma evidentemente perché la risposta potesse venirmi dall'Assessore Conti occorrerebbe che la Democrazia Cristiana, in primo luogo quella cuneese, che fa sentire il peso nefasto della sua arretratezza anche in campo regionale, avesse altre risposte da dare.
In merito alle dichiarazioni dell'Assessore Visone sulla iniziativa di conferenze, già da noi richieste dopo il dibattito sulla costituzione della nuova Giunta, si tratta indubbiamente di cosa interessante, ma deploro al tempo stesso che le conferenze siano organizzate in modo estremamente affrettato. Si direbbe quasi che dalla Regione Piemonte partano ordini dal Presidente Calleri per i suoi governatori di provincia affinché le cose siano fatte molto sbrigativamente, così da non concedere tempo ad alcuno neppure alle organizzazioni sindacali, di poterle valutare.
Detto questo, mi auguro che veramente la situazione economica provinciale ed occupazionale del Cuneese venga presa in seria considerazione dalla Giunta.
Sull'intera questione devo purtroppo dichiararmi, per i motivi che ho indicato prima, insoddisfatto.



PRESIDENTE

Ha facoltà di dichiararsi soddisfatto o meno il Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Concordo con quanto ha detto il Consigliere Revelli. Comunque, la situazione è stata sbloccata e l'intervento dell'Assessore Conti in quel momento è stato assai significativo ed è risultato determinante. Certo, si sono avute difficoltà gravissime per giungere ad una soluzione, ed ai lavoratori è stato imposto un durissimo sacrificio; purtuttavia, le forze sindacali e le forze democratiche popolari hanno ottenuto risultati che sono, per le condizioni in cui si svolgeva la lotta, assai ragguardevoli.
Sotto questo punto di vista, e per l'opera che ha svolto l'Assessore mi dichiaro soddisfatto.


Argomento: Commercio

Interrogazione del Consigliere Marchesotti sul Porto di Voltri


PRESIDENTE

Prendiamo ora in esame l'interrogazione presentata dal Consigliere Marchesotti relativa al porto di Voltri in seguito ai lavori per l'autostrada Voltri-Sempione.
Ha facoltà di rispondere l'Assessore Borando.



BORANDO Carlo, Assessore al commercio

Come hanno recentemente pubblicato i quotidiani - vedasi ad esempio "La Stampa" del 2 c.m. -, è da appaltarsi il primo lotto dei lavori per l'autostrada Voltri-Alessandria-Sempione concernente lo svincolo di Voltri.
Sono anche pronte per essere presentate all'ANAS le varianti tecniche al progetto esecutivo già approvato dal tronco Voltri-Alessandria e delle diramazioni di Predosa.
Inoltre, i lavori in corso da parte dell'ENI, di cui è stata data notizia dal giornale "Il Lavoro" di Genova, per attrezzare il porto di Voltri in modo da consentirvi l'attracco di superpetroliere riguardano un normale potenziamento di infrastrutture già esistenti, ma si riflettono anche sulla valorizzazione dell'arteria autostradale Voltri-Alessandria Sempione. Infatti, il varo della "pipeline" - per cui sono iniziati i lavori a Multedo - destinata a collegare un'isola artificiale sita a tre chilometri dalla costa per l'attracco delle grandi navi-cisterna al porto petroli genovese, aumenterà sensibilmente i rapporti commerciali e le esigenze di circolazione dei grandi mezzi di trasporto diretti verso l'entroterra.
La Regione si terrà in contatto con i competenti organi per essere aggiornata sugli sviluppi delle importanti iniziative nel settore e per esaminare l'eventualità di compiere taluni interventi, ed in proposito sta predisponendo una iniziativa tendente a far riunire il Consorzio dei porti liguri, di cui fanno parte anche gli Enti locali - Province e Comuni capoluogo - e le Camere di Commercio piemontesi e liguri allo scopo di trattare i vari problemi in forma ufficiale.



PRESIDENTE

Ha facoltà di replicare il Consigliere Marchesotti.



MARCHESOTTI Domenico

Debbo dichiarare subito la mia insoddisfazione per la risposta dell'Assessore Borando. Certo, anche in questo caso, se la risposta si fosse avuta quando Assessore era l'avv. Simonelli, probabilmente si sarebbe fatto qualche passo avanti, perché è un discorso iniziato diversi anni fa.
La possibilità di attracco di superpetroliere al porto di Voltri e la realizzazione dell'autostrada, comportano due grossi problemi, sui quali la Regione Piemonte, in primo luogo la Giunta, dovrà pronunciarsi: quello dell'insediamento di industrie per la trasformazione del petrolio e quello dello sviluppo che dovrà avere il territorio della provincia di Alessandria e del Basso Piemonte.
In questo senso è ovvio che non posso ritenermi soddisfatto della risposta dell'Assessore. Penso pertanto che l'argomento sarà nuovamente riproposto, in altra forma, a questo Consiglio, al fine di giungere ad un approfondimento della questione e all'assunzione di precise responsabilità perché la questione non riguarda soltanto la Liguria o Genova, ma investe direttamente lo stesso tipo di sviluppo del Basso Piemonte.


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati

Interrogazione del Consigliere Sanlorenzo in merito ai progetti di legge sugli interventi per il Mezzogiorno


PRESIDENTE

Prendiamo infine in esame l'interrogazione presentata dal Consigliere Sanlorenzo in merito ai progetti di legge sugli interventi per il Mezzogiorno.
Ha facoltà di rispondere l'Assessore Paganelli.



PAGANELLI Ettore, Assessore alla programmazione e bilancio

L'interrogazione del Consigliere Sanlorenzo, datata 16/6/'71, aveva preceduto di qualche giorno l'esame da parte della Commissione e del Consiglio della relazione del Presidente della Giunta e dei progetti di legge sugli interventi per il Mezzogiorno. Il Consiglio si è espresso definitivamente in materia nella seduta del 6 luglio u.s.



PRESIDENTE

Ha facoltà di replicare per dichiararsi o meno soddisfatto il Consigliere Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino

L'interrogazione ha preceduto di alcuni giorni l'esame della Commissione, ma la risposta mi è stata data solo a parecchie settimane di distanza.
Di fronte ad una risposta così tardiva, io non so che cosa dire. Un attore italiano molto simpatico, Gassman, ha dato vita ad una macchietta che ha divertito tutta l'Italia, quella di un tale che si dichiarava sempre soddisfatto: "Sono molto contento., molto contento...."; forse qualcuno di voi lo ricorda, era nel film "I mostri". Se mi dichiarassi soddisfatto della risposta che mi ha dato l'Assessore farei un po' la figura di quel personaggio caricaturale. E' un po' come se un deputato del Parlamento italiano avesse rivolto un'interrogazione al Presidente del Consiglio diciamo nel 1945, per conoscere le condizioni di salute del sen. Orlando (avrebbe avuto più di un motivo per farlo: era anziano di età e cagionevole di salute) ed avesse ricevuto la risposta dell'attuale Presidente del Consiglio Colombo: al massimo questi avrebbe potuto dirgli che il sen.
Orlando è defunto ed eventualmente dargli qualche informazione sul giorno della dipartita e lo svolgimento del funerale.
Se noi vogliamo che le interrogazioni abbiano una qualche utilità e seguano un iter un po' diverso nel nostro Consiglio Regionale dobbiamo fare in maniera che le risposte non seguano a quattro mesi di distanza, in modo da far apparire l'interrogante o scemo oppure nelle condizioni della macchietta impersonata dall'attore Gassman. Perché è logico che se si lasciano passare quattro mesi da quando il progetto di legge è stato discusso dal Consiglio Regionale, è stato approvato dalla Commissione, è andato in Parlamento, il Parlamento ha già persino votato la legge, delle due l'una: o il Consigliere non è in grado di valutare le cose che succedono nel nostro Paese, o la Giunta è un po' in ritardo con i tempi. Io ho la sensazione che sia la Giunta un po' in ritardo.
Se vogliamo, quindi, che il sistema delle interrogazioni diventi una cosa seria, due cose sono indispensabili: una riforma del Regolamento, a cui stiamo lavorando; e, fino a quando il Regolamento non sarà stato approvato dal Consiglio, il rispetto dei termini formali e sostanziali di quello che già il Regolamento prescrive, secondo cui entro quindici giorni la Giunta deve dare una risposta, o scritta o orale. In ambedue i casi comunque, ci deve essere questa rispondenza fra Consigliere e Giunta.


Argomento: Esercizio delle funzioni amministrative trasferite o delegate dallo Stato alle Regioni

Esame dello schema di osservazioni al decreto delegato sulla beneficenza pubblica


PRESIDENTE

Torniamo ora all'esame del nostro ordine del giorno.
Avevamo scritto, al termine della seduta di questa mattina, al punto 5: "Esame dello schema di osservazioni al Decreto delegato sulla Beneficenza pubblica". Il testo delle osservazioni è stato distribuito.
Ha facoltà di parlare il relatore Viglione.



VIGLIONE Aldo, relatore

Stamani sono andato via alla mezza e non ho così appreso dell'inversione dell'o.d.g., per cui mi sono attardato un po' oggi a preparare questo mio intervento. Mi scuso vivamente con il Presidente ed il Consiglio del contrattempo, del quale sono particolarmente dispiaciuto in quanto non è certo mia abitudine giungere tardi alle sedute. Cercherò di rimediare a questa involontaria mancanza con l'essere il più conciso possibile.
La Commissione, nell'esaminare il decreto delegato sulla Beneficenza tale è il termine adottato nell'art. 117 della Costituzione per indicare la materia da trasferire alle Regioni - ha teso ad assolvere un duplice compito: quello di indicare esattamente le competenze da trasferire alla Regione, con un richiamo di natura giuridico-costituzionale, e in secondo luogo quello di gettare uno sguardo, direi in termini panoramici, sul concetto della beneficenza, inquadrandolo negli schemi più attuali, più avanzati e più moderni, in modo da non limitarlo alla beneficenza in senso stretto ma da comprendervi tutto il campo della sicurezza sociale.
La Commissione ha rilevato come non sia del tutto vano richiamare ancora una volta i termini della questione delle competenze fra Stato e Regione. Premesso che spettano alle Regioni due tipi di competenze amministrative, quelle istituzionali - art. 117 della Costituzione - e quelle delegate eventualmente dallo Stato - art. 118 della Costituzione non può esserci motivo di dubbio sul fatto che questo art. 118, al comma I là dove prevede il totale trasferimento alle Regioni delle competenze amministrative nelle materie elencate all'art. 117, statuisce rispetto a queste ultime la competenza amministrativa esclusiva delle Regioni. In altri termini, l'intera e diretta responsabilità amministrativa spetta all'Ente Regionale, con il solo limite dei controlli di legittimità, e, in determinati casi, di merito, previsti dall'art. 125 della Costituzione. N l'affermazione sembra in contrasto con l'8^ disposizione transitoria della Costituzione, laddove è scritto: "Leggi della Repubblica regolano per ogni ramo dell'Amministrazione il passaggio delle funzioni statali attribuite alle Regioni", risultando evidente che l'attività legislativa dello Stato è circoscritta alla pura modalità del trasferimento.
Queste tesi, già di per sé assai chiare e semplici, sono altresì confortate dal parere di illustri costituzionalisti. Si osserva in particolare che, mentre per la competenza legislativa delle Regioni a statuto ordinario si parla di competenza concorrente o ripartita (in vista del fatto che l'art. 117 della Costituzione prevede una sorta di ripartizione verticale di competenze fra Stato e Regione, per l'uno le norme generali in relazione ai principi fondamentali, per l'altra le norme di dettaglio) per l'esercizio della potestà amministrativa, invece, non è previsto nulla di analogo. Oggetto del disposto dell'art. 117 della Costituzione è chiaramente ed esclusivamente la delimitazione della competenza legislativa regionale, mentre la perentoria formula con la quale l'art. 118 della Costituzione attribuisce la potestà amministrativa nelle materie enumerate, esclude la possibilità di una estensione per analogia del limite previsto per l'esercizio della potestà legislativa. Onde la conclusione che il cosiddetto parallelismo fra competenza legislativa e competenza amministrativa regionale, se vale ai fini di un discorso generale sulle competenze delle Regioni, non vale tuttavia ad estendere alla competenza amministrativa il limite dei principi fondamentali stabiliti dalle norme dello Stato.
Pertanto, il trasferimento delle funzioni amministrative alle Regioni deve riguardare tutte le funzioni oggi svolte dallo Stato nelle materie elencate dall'art. 117.
Con questo spirito, e fatte proprie tali conclusioni di ordine costituzionale, la Commissione è passata all'esame del Decreto, e naturalmente ha rilevato come nel corso della consultazione, che ha visto l'intervento di numerosi Enti, Associazioni sindacali, Comuni, Province, il problema sia stato affrontato in tutta la sua ampiezza. Al rifiuto nella sua interezza del Decreto delegato in oggetto hanno fornito un contributo determinante quasi tutti gli intervenuti, in specie le organizzazioni sindacali e l'unione italiana per la promozione dei diritti del minore e per la lotta contro l'emarginazione sociale, le quali hanno sottolineato come rispetto all'attuazione di una politica effettivamente sociale, e cioè che valga nei confronti di tutti i cittadini, l'intervento meramente assistenziale appaia del tutto inadeguato. D'altra parte, occorre andare oltre la distinzione, che qui si definisce "inadeguata" ma secondo me l'aggettivo più adatto sarebbe "superata"; qui sta il problema nodale, che noi sottoponiamo brevemente anche al Consiglio, perché ci pare di individuare in questo punto il superamento del sistema di pura beneficenza assistenziale ed anche una certa sorta diremmo di conflitto latente ma pur esistente e vero fra i due tipi di interventi, fra intervento pubblico e privato; nel senso che l'intervento non è valido, di per sé, in quanto comunale, statale, provinciale, regionale, laico, religioso, pubblico o privato. L'alternativa vera è fra interventi e marginanti ed interventi partecipati. Ad esempio, l'adozione dei bambini è garantita pubblicamente dal Tribunale dei minori, e non è laica o religiosa o dei comuni, ma è partecipata: una famiglia prende con sé uno o più bambini e li alleva come propri figli.
Il superamento dell'intervento assistenziale, e cioè dell'emarginazione sociale, postula una inversione di tendenza, di cui si enunciano alcune imprescindibili condizioni per l'attuazione delle quali è necessaria una politica veramente sociale da parte delle Regioni, che si concretizzi in un indirizzo del tutto nuovo. Più in particolare: 1) un adeguato trasferimento dai consumi privati a quelli collettivi; 2) l'unificazione di tutti i servizi ed interventi sociali a livello sia politico che tecnico onde evitare il riprodursi dei fenomeni di divisione e settorializzazione; 3) la gestione dei servizi a livello locale; 4) unità locali di servizi sociali a Comuni o consorzi di Comuni; 5) il momento importante della programmazione come funzione democratica e partecipativa; 6) il riconoscimento del diritto alla protezione sociale, attraverso alcuni strumenti fondamentali quali la piena occupazione, un complesso sistema di servizi sanitari preventivi curativi e riabilitativi, la scuola, la preparazione del personale per l'attuazione del sistema dei servizi sociali, l'assetto del territorio, la ricerca scientifica destinata a fini sociali, servizio per la collettività e non strumento della produzione monopolistica.
La Commissione ha ritenuto di poter condividere questa impostazione che rassegna al Consiglio, e che consegue al rifiuto del Decreto delegato nella sua interezza, ma che in questo rifiuto non si esaurisce, in quanto indica nuove soluzioni e si pone su una posizione attiva e concreta Per comprendere meglio questo nuovo indirizzo politico e sociale, sarà sufficiente osservare l'allucinante situazione nel campo cosiddetto dell'assistenza e della beneficenza. Il "Sistema" è riuscito negli ultimi decenni a costruire una piramide mostruosa, con ben 40.000 Enti diversi ciascuno libero di indirizzare, al di fuori di una visione unitaria, fondi ed attività. Occorre inoltre sfatare il mito della beneficenza, nettamente contrastante con la moderna concezione del diritto all'assistenza sociale sancito peraltro dall'art. 38 della Costituzione, che per grossa parte si realizza come forma discriminante ed oppressiva oltre che spesso del tutto discrezionale.
La Commissione ha ritenuto inoltre di far proprie tutte le conclusioni a cui era pervenuta la Giunta nel suo documento, documento che traeva forza ed origine da una consultazione collettiva che gli Assessori all'Assistenza delle Regioni a statuto ordinario avevano tenuto a Venezia, e che era stato illustrato ampiamente in Commissione dalla sig.na Vietti, Assessore alla Assistenza della nostra Regione.
Abbiamo ritenuto di accogliere inoltre tutti gli emendamenti che erano stati proposti dalla Giunta e che erano già stati anche concordati in quella riunione fra tutti gli Assessori delle Regioni a Statuto ordinario.
C'è un'ultima considerazione da fare: che si è richiesto, nel reclamare per la Regione la competenza sulla materia nella sua interezza, l'uso di una dizione che non lasci dubbi, che precisi cioè la destinazione alle Regioni di tutti i fondi iscritti, nel bilancio dello Stato e degli Enti parastatali. La Costituzione e la legge 281, se non vado errato, parlano di competenze spettanti allo Stato, ma, come è già stato sancito più volte in sentenze, quando si parla di Pubblica Amministrazione, si intende, oltre allo Stato, tutti quegli Enti che di esso fanno parte, e quindi non soltanto lo Stato nel senso dei Ministeri attualmente esistenti, ma nel senso di tutti gli Enti ed organismi che hanno carattere pubblico; per cui è già larghissimamente convenuto che Pubblica Amministrazione, per esempio sono le aziende tramviarie, e così tutti gli altri Enti dipendenti o emanazione dei Comuni, come, per fare un esempio, gli ECA.
Le osservazioni che ho sottolineato mi paiono le più rilevanti contenute nel documento.
Un altro motivo assai significante che compare nello stesso documento è che il Decreto parla soltanto del trasferimento delle competenze che appartengono al Ministero dell'Interno, e neppure tutte, perché dei 110 miliardi che mi pare siano stati stanziati per le spese di assistenza e beneficenza destinate al Ministero degli Interni (una somma enorme, direi con la quale si dovrebbe riuscire a realizzare non poco) si propone che soltanto 51 siano trasferiti alla Regione; né si parla nel decreto di tutti gli altri Ministeri o gli altri enti che hanno pure competenze in materia di beneficenza e assistenza (la Presidenza del Consiglio, la Cassa del Mezzogiorno, i Ministeri del Lavoro, di Grazia e Giustizia, della Sanità delle Finanze, degli Esteri, della Difesa, dei Lavori pubblici, della Marina Mercantile, delle Poste e Telecomunicazioni, della Pubblica Istruzione, del Bilancio e Programmazione, del Tesoro, dell'Agricoltura e Foreste, dell'Industria e Commercio, dei Trasporti e Aviazione civile, il Consiglio Superiore delle Pubbliche Amministrazioni), oltre a tutta una serie di Enti ed istituti pubblici, quali la previdenza Sociale, l'INAIL eccetera. Nel complesso, i fondi stanziati per scopi assistenziali raggiungono circa i 500 miliardi, una somma veramente considerevole, che sembra addirittura impossibile oggi controllare e che ha una destinazione spesso distorta, discrezionale, di natura oppressiva. Occorre che le Regioni instaurino una nuova normativa, che tenda ad unicizzare, a finalizzare gli stanziamenti in una certa direzione, a superare il vecchio concetto della beneficenza e della stessa assistenza, pure questo oggi non più adeguato, per inserirli in quel più grande capitolo che abbiamo aperto e che speriamo che anche nel nostro Ente sia recepito, della sicurezza sociale, cioè sicurezza del cittadino da quando nasce a quando muore; deve essere abbandonato il concetto di una forma di carità o di una forma di sufficienza ed adottato il concetto di una forma di diritto.
Questo è l'unico concetto che la Commissione abbia accettato e fatto proprio: di eliminare ogni forma, anche ogni parola, ogni dizione, ogni pur lieve riferimento ad una idea di carità discrezionale, per passare a parlare di diritto, cioè di una prestazione concretamente esigibile da parte del cittadino che si trovi in determinate condizioni, a qualsiasi fede religiosa, a qualsiasi partito, a qualsiasi opinione aderisca. Quante discriminazioni, migliaia, abbiamo visto proprio e specialmente in questo campo! La Commissione ha ritenuto di accogliere e di far proprie tali tesi che dovranno essere poi oggetto di una normativa più precisa nel momento in cui sarà trasferito con leggi quadro alle Regioni l'intero arco di questa materia. La Commissione rassegna pertanto queste osservazioni sul decreto cosiddetto "della beneficenza", termine che noi rifiutiamo, come non accettiamo più neanche quello di assistenza, in quanto vogliamo si parli di "sicurezza sociale". Le rassegna perché, ovviamente dopo essere state qui discusse, siano inviate al Parlamento. Noi pensiamo che le Camere, sia per le osservazioni di natura giuridico-costituzionale sull'attribuzione dell'intera materia amministrativa, sia anche perché questa materia successivamente alla emanazione delle leggi-quadro, dovrà essere unicizzata e recepita nella sua interezza, ne terranno conto nell'elaborazione delle leggi che dovranno approvare affinché il trasferimento avvenga.



PRESIDENTE

Non ho alcun iscritto a parlare su quest'argomento. Ha facoltà di parlare il Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

A nome del Gruppo liberale debbo dichiarare che il documento predisposto dalla Commissione, con la partecipazione del nostro Gruppo, ci soddisfa pienamente; vada un pieno riconoscimento al Presidente e al relatore per l'opera compiuta.
Riteniamo opportuno in questa sede, superando ogni ulteriore discussione sul significato costituzionale, sottolineare i punti più importanti della relazione sia sotto il profilo morale, sia di richiamo ai doveri fondamentali dello Stato per quella miriade di Enti assistenziali previsti attualmente nell'ordinamento amministrativo.
C'è un elenco veramente impressionante e che solo nella lettura richiama i fasti, le glorie, le disavventure della nostra storia patria negli ultimi cent'anni come istituti obsoleti che ancora sussistono. E mi pare che accentuare in questa sede, in un momento in cui si sta parlando di maggiore efficienza, attraverso il decentramento dell'amministrazione dello Stato e degli interessi dei cittadini, la necessità di unificare questi Enti, dando alle Regioni la piena potestà di operare in questo settore sarebbe un indizio di voler lavorare seriamente. Senza dimenticare che l'attività a cui siamo richiamati (chiamiamola assistenza o sicurezza sociale) deve prevedere lo sviluppo sociale del paese, perché non si pu imporre dalla mattina alla sera una certa regolamentazione senza considerare contemporaneamente l'evoluzione sociale ed economica nazionale.
E pertanto non è da pensare che improvvisamente, al di fuori della predisposizione concettuale che ci possiamo fare di questo che è un diritto del cittadino, non si può calpestare tutto quanto è stato fatto nel passato e nello stesso tempo non si può pensare che da domani si potrà operare con uno spirito diverso, ma con i mezzi limitanti che avremo a disposizione.
Occorre perciò evitare l'attuale sperpero dei mezzi attraverso questi infiniti rivoli, cioè attraverso gli Enti che la relazione ha elencato dipendenti da tutti i Ministeri e che pesano sulla nostra vita amministrativa.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Oberto, ne ha facoltà.



OBERTO Gianni

Dico subito che condivido lo spirito che ha guidato la Commissione che ha presentato il testo e l'elaborato di questo commento e in modo particolare la vivacità con cui l'ha illustrato il collega che ha test terminato di parlare.
Sono anch'io dell'opinione che non possiamo dirigerci verso un modo nuovo di operare nel campo assistenziale, buttando alle spalle totalmente quello che è stato l'intervento che si è verificato nel corso di secoli attraverso a quegli Enti di beneficenza che debbono oggi cedere il passo ad una forma diversa, che è quella dell'assistenza di carattere sociale e vorrei dire anche a quella vera e propria della sicurezza sociale.
E' tempo che non vi sia più soltanto l'attesa nei confronti di coloro che hanno bisogno, nell'atteggiarsi generoso di coloro che sentono l'esigenza di un'assistenza al prossimo sofferente, ma non possiamo dicevo, dimenticare totalmente quello che è il passato, pur camminando rapidamente su una strada che porta al riconoscimento del diritto pieno e completo del cittadino alla sicurezza sociale. Questo è il punto di vista che indubbiamente il gruppo D.C. condivide e fa proprio, nell'accezione dell'illustrazione che è stata fatta dal collega Viglione. Al quale tuttavia, nel calore della discussione, è scappata forse una frase (condivido con lui l'abitudine di parlare a braccio, senza uno scritto e quindi qualche volta queste cose accadono). Non cancellerei totalmente dal nostro discorso la parola "carità"; è impossibile dimenticarla. Abbiamo a Torino un monumento della carità che è il Cottolengo; non possiamo cancellare dal frontone di quell'edificio l'espressione "Charitas Cristi urget nos". Non è assolutamente concepibile. Prima che si arrivi a quella sicurezza sociale che tutti auspichiamo, prima che non vi sia più bisogno di questa formula e di questo apporto di coloro che sentono l'amore del prossimo in quella misura, passerà larghissimo tempo.
Ecco perché mi sembra di poter dire che oggi dobbiamo ancora riconoscere là fondamentale esigenza di sviluppo di queste opere attualmente esistenti e che assolvono ad un grosso compito al quale la società non è assolutamente disponibile ancora.
E' chiaro che noi dobbiamo tendere al raggiungimento di quel traguardo ma non possiamo dimenticare quella che è una realtà contingente vivissima ed opportunamente esistente.



PRESIDENTE

E' iscritta a parlare la Consigliera Fabbris, ne ha facoltà.



FABBRIS Pierina

Condivido quanto ha detto il Consigliere Viglione a nome della Commissione sul decreto delegato che stiamo esaminando in materia di assistenza e beneficenza pubblica. Condivido soprattutto gli aspetti critici che sono sottolineati nella relazione, alcuni dei quali, forse per questioni di tempo, il Consigliere Viglione non ha voluto leggere, ma che a mio parere sono estremamente importanti perché vanno inseriti nell'ambito delle osservazioni di carattere generale che qui sono state fatte anche su altri decreti e che se sono state valide per quei decreti, a maggior ragione lo sono per questo per i motivi che il Consigliere Viglione ha illustrato: questo decreto delegato, per la vastità della materia e per l'importanza che ha per la Regione che è investita direttamente dalla Costituzione e dal nostro Statuto, poteva essere l'occasione per affermare concretamente la volontà di avviarci verso la riforma dell'intero settore assistenziale, superando l'attuale situazione richiamata sia dal Consigliere Viglione e dal Consigliere Rossotto che vede non solo una dispersione, ma un'interpretazione errata del concetto che dovrebbe andare sotto questo principio di diritto di ogni cittadino ad avere l'assistenza in caso di bisogno; che d'altra parte vede superati determinati concetti anche nella discussione che noi Consiglieri Regionali abbiamo fatto in occasione dello Statuto e che ci ha portati ad affermare, a proposito dell'art, 4, che è compito della Regione coordinare e sviluppare i servizi sociali, con particolare riguardo alla salute e alla sicurezza sociale all'abitazione, alla scuola e all'affermazione professionale all'assistenza sociale. Quindi non all'assistenza e beneficenza perché è chiaro che noi intendevamo affermare il diritto dei cittadini singolarmente, come persone, come individui umani di fronte alla società ad avere, in caso di bisogno, quell'aiuto che la società ad essi deve dare.
Poteva, dicevo, il decreto delegato essere l'occasione, costituire il momento per affermare concretamente questa volontà di riforma, invece così non è stato. Questo è un rilievo fondamentale che è emerso e che ha improntato tutta la discussione della nostra Commissione, nel predisporsi ad affrontare il decreto delegato.
Ne discende quindi che da questo giudizio di fondo noi ci apprestiamo a rivendicare dallo Stato non delle piccole parti di una materia di carattere amministrativo, ma l'intera materia e tutto quanto ad essa è collegato, per superare tutte le attuali concezioni ormai superate, perché viviamo in una situazione per cui la Costituzione ci impone degli obblighi nuovi e per creare contemporaneamente strutture nuove corrispondenti a questo nuovo concetto.
E' in questo contesto che la Commissione ha lavorato, ha trovato l'unanimità ed è in questo ambito che a mio parere ne è uscito un impegno morale da parte di tutta la Commissione per far sì che in futuro ci siano atti corrispondenti da parte della Regione per rendere concreta l'attuazione della materia.
E' per questi motivi che noi ci sentiamo di approvare la relazione perché contiene tutti i presupposti per rivendicare, per sollecitare gli atti necessari da parte del Parlamento ad attuare la riforma dell'intero settore e a dare contemporaneamente alla Regione poteri e mezzi per attuare i postulati della Costituzione. E' in questo senso che ci sentiamo di approvare la relazione e ringraziamo il Consigliere Viglione dello sforzo che ha compiuto e tutti i Consiglieri che nella Commissione hanno lavorato.



PRESIDENTE

Non vi è più nessun iscritto a parlare. Se nessuno si iscrive dichiaro chiusa la discussione generale. Ha facoltà di replicare, se lo ritiene, il Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo, relatore

Io lo sapevo che la "carità" sarebbe uscita fuori, è un problema che anche in Commissione abbiamo affrontato molto serenamente, molto tranquillamente



OBERTO Gianni

Sotto forma di amore.



VIGLIONE Aldo, relatore

Non è che qui si contesti tutto ciò che è stato fatto. Vi farò una confessione: per tre anni sono andato a scuola passando davanti al Cottolengo (allora era solo Beato, Domenico Savio era solo venerabile, Don Bosco era già santo) e in quelle giornate nebbiose l'assistente raccontava a noi ragazzi tutta la storia del Beato. Nessuno nega lo sforzo compiuto nel momento storico, importantissimo, che va dalla metà dell'800 fino a pochi anni fa, forse ancora oggi. Ma non è questo il discorso che noi volevamo introdurre; nessuno si mette a discutere quanto ha fatto questo santo che da Castelnuovo Don Bosco è venuto a Torino raccogliendo i ragazzi sperduti, che riuniva le prime suore per vegliare sui primi malati che entravano nel piccolo ospedale sorto come infermeria e che via via si è ingrandito, fino ad assumere quelle strutture che oggi ha. Nessuno discute questo, non è questo il concetto ma quello del superamento del concetto della beneficenza e dell'assistenza; una cosa importante. L'altro giorno ho letto di un predicatore (non so se sia uno di quelli molto avanzati che dispiacciono anche ai cattolici di destra) che alla Crocetta diceva che i poveri debbono esserci perché così i ricchi si sentono la coscienza a posto, cioè la carità giustifica il fatto che ci sia il povero.



OBERTO Gianni

Non credo di essere molto d'accordo con quel predicatore!



VIGLIONE Aldo, relatore

L'ho letto non più di cinque o sei giorni fa, non mi ricordo su quale giornale. Il concetto della carità nessuno dubita che possa ancora esistere, ma il riconoscimento attuale non è più fondato sulla carità, è fondato sul diritto che è tutta un'altra questione. Avremmo già dovuto fino ad oggi almeno unificare questa assistenza come principio di diritto invece si è ruotato su due grandi binari: la beneficenza come un fatto di disposizione discrezionale, a seconda dei casi, senza alcun vincolo giuridico, l'assistenza già un vincolo giuridico e quindi già con una certa direzione; ma questi due binari avrebbero dovuto, almeno nella fase attuale essere quanto meno riuniti, invece no, tanto che lo stesso costituente parlò di beneficenza. Guardiamo l'arco come si è mosso, dal 47 il costituente, che presiedeva la Commissione dei 75 (se non vado errato proprio Terracini) passò il concetto della materia della beneficenza.



CARAZZONI Nino

Era Ruini.



VIGLIONE Aldo, relatore

Era Ruini? Terracini allora era Presidente della Camera; posso sbagliare riferimenti storici, ma non ha nessuna importanza. Il problema però andrebbe approfondito. Io confesso che ho accettato di preparare questa relazione a malincuore, perché non ero tra i più portati alla materia; ma man mano che mi ci sono addentrato ho scoperto che invece è di un interesse estremo. Forse noi non valutiamo esattamente quanto possa incidere, in una società più avanzata, un nuovo sistema di sicurezza sociale. E, badate bene, che l'arco coinvolge tutto, dal disadattato al minore abbandonato, alla vecchiaia. E quando noi mettiamo il cittadino in una condizione di sicurezza sociale, cioè di avere protezione dall'inizio della sua vita (protezione di diritto, concretamente esigibile perché egli si trova in date condizioni), fino all'ultimo se ne ricava una grande distensione. Perché diciamo questo? Perché fino adesso si svolgeva in questo modo: potrò averlo o non potrò averlo? Mi raccomanderò all'onorevole tale che è più influente o all'altro che è meno influente? Quante volte siamo andati a pietire nelle congregazioni di carità per far ricoverare un conoscente o chi ci era stato segnalato perché se non veniva accolto all'età che aveva, costituiva un gravissimo problema.
Inoltre la Commissione ha ritenuto di superare il divario che poteva sorgere tra assistenza pubblica e assistenza privata, o quanto meno parapubblica, nel senso che vi deve essere un diritto esigibile da parte del cittadino, mentre assistenza deve essere partecipata e non emarginante.
Fino adesso è stata data l'assistenza emarginante, da oggi in avanti chiediamo che sia data un'assistenza partecipata. Sei un disadattato? Sei un minore abbandonato? Sei un illegittimo? Ti chiudiamo in un istituto. Chi ha diritto a questa assistenza non deve essere emarginato ma partecipe della sua assistenza, delle decisioni da prendere sulla sua vita. Perché se abbiamo il Comune o altri che li mette ai "Poveri Vecchi" li rinchiude in cameroni e basta, non si risolve il problema; si ha soltanto il risultato che l'assistibile è passato da una mano all'altra, sempre con lo stesso concetto.
Rispondo ora alla Consigliera Fabbris che parla di occasione storica ma noi abbiamo indicato esattamente, nella premessa, che cosa voleva la Regione: la Regione intende essere protagonista delle scelte di fondo, vuol essere l'originale matrice di un nuovo tipo di rapporti eliminando un concetto sociale vecchio e superato. Questa era la parte più significativa.
Certo nella relazione non potevamo mettere tutti i concetti, ci siamo basati su due principalmente: 1) il giuridico-costituzionale; 2) la rivendicazione dell'intera materia; perché la materia amministrativa non ha competenza concorrente o ripartita nello Stato, quindi deve esserci, per Costituzione, assegnato tutto. Un altro concetto è quello del superamento.
Se non vado errato su questo ci trovavamo consenzienti tutti. Non si pu dire soltanto: "Noi vogliamo che l'assistenza sia pubblica", credendo con ciò di avere risolto tutto, no, perché ripeto, se l'illegittimo viene chiuso dal Comune o dallo Stato o viene chiuso dal privato, è sempre chiuso. La cosa più importante è che finalmente l'assistibile abbia il diritto di discutere la sua vita, di essere inserito in una società, di vivere in una società, non di essere emarginato come succede oggi che tutti quelli che ci danno noia per un verso o per l'altro li mettiamo nelle Congregazioni di carità o al Cottolengo, o in Istituti pubblici. Questo mi pareva dovesse essere il punto significativo della relazione. Mi scuso con i componenti della Commissione, non conoscevo la materia in nessun modo e quindi ho potuto dare un contributo assai modesto.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare, a nome della Giunta, l'Assessore Vietti.



VIETTI Anna Maria, Assessore alla sicurezza sociale e ai servizi sociali

Ringrazio tutti i membri della IV Commissione ed in particolare il Presidente Beltrami ed il relatore Viglione per aver accettato integralmente la relazione e le modifiche dell'articolato presentate dalla Giunta al decreto delegato in esame. La Giunta quindi non può che concordare sulle conclusioni cui è pervenuta la Commissione. Infatti dall'esame congiunto della relazione dell'avv. Viglione e dai documenti presentati dalla Giunta emergono le osservazioni di fondo che riteniamo debbano essere espresse al decreto delegato sulla beneficenza pubblica.
Innanzi tutto è importante l'affermazione dell'urgenza dell'emanazione della legge-quadro, affermazione che, se è valida per tutte le materie previste dall'articolo 117 della Costituzione, lo è, in particolare, per il settore assistenziale per la necessità di superare l'attuale sistema non più rispondente alle esigenze di una società civile, sia per la sua frammentarietà, sia perché conseguente ad un ruolo storico dell'assistenza ormai superato. Detto sistema deve essere trasformato con l'adozione di strutture idonee a garantire la sicurezza sociale per la totalità dei cittadini. Si è inoltre rivendicato il trasferimento globale delle competenze e non solo di quelle, e per di più solo in parte, oggi esercitate dal Ministero dell'interno, come è previsto dal decreto in esame, sostenendo l'esclusività della competenza della Regione in materia di assistenza; allo Stato devono rimanere solo funzioni di indirizzo e di coordinamento.
Pertanto le materie elencate all'articolo 1 del decreto delegato devono intendersi a titolo meramente esemplificativo perché la competenza delle Regioni deve estendersi a tutto intero il settore assistenziale.
Da quanto affermato è evidente che il termine beneficenza non deve intendersi in senso strettamente letterale, ma deve essere inteso come assistenza sociale con un significato globale, comprendente la generalità degli interventi e quindi anche di quelli preventivi. Tali concetti trovano conferma nel progetto '80, in cui si afferma che, "l'azione assistenziale dovrà ispirarsi a concetti più ampi di quello della beneficenza che ancora governa gli interventi diretti ad alleviare certe specifiche situazioni di povertà per assumere l'aspetto di una vera e propria organizzazione dei servizi sociali".
Sono importanti le affermazioni del superamento dell'attuale struttura verticalistica del sistema assistenziale oltreché del superamento della divisione in categorie degli assistibili. L'attività assistenziale attualmente svolta dagli organi centrali e periferici dello Stato e dagli Enti a carattere nazionale ha costituito un sistema che anche per i suoi numerosi vertici ha influito negativamente sull'efficienza pratica dell'azione assistenziale con sovrapposizione di strutture e di competenze che hanno creato incertezze e disorientamento.
La disparità di mezzi finanziari ha poi provocato spesso diseguaglianze di trattamento fra soggetti che versano in identiche situazioni di bisogno.
Da quanto affermato non si può che concordare sulla richiesta del trasferimento globale alle Regioni delle funzioni amministrative attualmente esercitate dagli organi centrali e periferici dello Stato in materia di assistenza e beneficenza sia pubblica che privata e delle competenze degli Enti pubblici nazionali che, a qualsiasi titolo, svolgano attività nel campo assistenziale.
Solo se ciò avverrà l'intervento delle Regioni potrà esplicarsi in modo organico e razionale e si porranno le premesse per operare al fine di dare concretezza al diritto soggettivo di ciascuno di essere garantito nelle sue esigenze di sviluppo umano superando l'attuale tipo di sistema assistenziale frammentario, caratterizzato da interventi, il più delle volte, discrezionali ed emarginanti per realizzare invece un sistema di assistenza aperta, partecipata, con strutture decentrate sul territorio e che rivaluti il ruolo primario ed insostituibile dell'istituto familiare attraverso il quale si deve intervenire ogni qual volta sia sufficientemente valido o suscettibile di miglioramento.



PRESIDENTE

Passiamo ora alla deliberazione in merito alle osservazioni proposte dalla Commissione.
Mi è stato fatto rilevare che vi sono due correzioni da portare al testo, ma siccome le correzioni possono anche apparire di sostanza e non soltanto di forma, credo sia più comodo prenderle in esame seduta stante e non di rinviarle alla sede del coordinamento, anche per ragioni di urgenza perché, come i signori Consiglieri sanno, queste osservazioni dovranno essere trasmesse immediatamente al Governo perché le comunichi alla Commissione interparlamentare che concluderà i suoi lavori tra pochi giorni.
Le due correzioni si riferiscono alla seconda parte del testo e cioè a quella parte che riguarda "Osservazioni ed emendamenti proposti ai singoli articoli".
A pag. 9 di questa seconda parte, seconda colonna, art. 8 penultima riga viene proposto di aggiungere, prima della parola "deliberazioni" le parole "legge o deliberazioni" in modo che suoni come segue: "spetta allo Stato e viene esercitata mediante legge o deliberazioni del Consiglio dei Ministri".
Non essendoci richieste d'intervento pongo ai voti l'emendamento.
E' approvato.
Una seconda correzione, leggermente più ampia, sempre nella seconda parte si trova a pag. 18, all'ultimo comma dell'art. 11, seconda colonna. Si propone di aggiungere, dopo il testo: "Sono altresì da ridurre i seguenti capitoli di spesa" le parole "iscritti nel bilancio dello Stato e degli Enti parastatali concernenti spese di funzionamento, ecc.".
Non essendoci richieste d'intervento pongo ai voti la proposta.
E' approvata.
La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo, relatore

A pag. 3, sest'ultima riga nella prima parte della relazione, vorrei che invece di "in chiave eminentemente caritativa" si dicesse "in chiave eminentemente elemosiniera"; e subito dopo "per le strutture portanti" invece di dire "disumane ed indecorose" dire "non più aderenti all'attuale grado di evoluzione civica e sociale".



PRESIDENTE

Allora vengono proposti questi due emendamenti: al posto della parola "caritativa" a pag. 3 sest'ultima riga, mettere "elemosiniera". Chi è favorevole è pregato di alzare la mano. E' approvato.
Nella riga seguente, al posto delle parole "disumane ed indecorose" sostituire le parole "non più aderenti all'attuale grado di evoluzione civica e sociale". E' approvato.
Possiamo ora deliberare sull'intero testo delle osservazioni così modificate. Vi sono dichiarazioni di voto sul complesso del testo? Non ve ne sono, quindi pongo ai voti le osservazioni e proposte di emendamenti allo schema di decreto delegato, secondo il testo contenuto nel documento che è stato distribuito al Consiglio Regionale. Chi è favorevole è pregato di alzare la mano. E' approvato.
Faccio rilevare (mi ero dimenticato di farlo prima) che il gruppo missino, come è stato preannunciato questa mattina, vota contro tutte le osservazioni ai decreti delegati per i motivi che sono stati esposti dal Consigliere Carazzoni.


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati

Interrogazione dei Consiglieri Sanlorenzo, Raschio e Furia sui criteri di designazione dei rappresentanti della Regione Piemonte nelle Commissioni incaricate di redigere il piano quinquennale


PRESIDENTE

Abbiamo quindi esaurito l'esame delle osservazioni a questo decreto delegato. Non essendo ancora distribuito il testo di quello successivo, non possiamo prenderlo ora in esame. Viceversa la Giunta mi ha comunicato di essere disposta a rispondere, adesso, all'interpellanza presentata questa mattina dai Consiglieri Sanlorenzo, Raschio e Furia sui criteri che la Giunta intende seguire nel designare i rappresentanti della Regione Piemonte nelle Commissioni incaricate dal Ministero del Bilancio di redigere il piano quinquennale.
Desidero però sapere dagli interpellanti o interroganti, che hanno intitolato "Interpellanza" il testo, ma che però poi "interrogano" la Giunta, se vogliono considerarla interpellanza o interrogazione. Siccome la interpretazione è dubbia, si può considerarla in un modo o nell'altro.



SANLORENZO Dino

Interrogazione.



PRESIDENTE

Allora in questo caso ha facoltà di rispondere un rappresentante della Giunta.
Ha facoltà di parlare l'Assessore Paganelli.



PAGANELLI Ettore, Assessore alla programmazione e bilancio

Debbo premettere che il giorno 5 ottobre si è svolto a Firenze un incontro tra Presidenti ed Assessori alla programmazione, sul documento programmatico 1971/75; erano presenti tutti i rappresentanti delle Regioni a statuto ordinario, a statuto speciale i rappresentanti delle province autonome di Trento e Bolzano. In rappresentanza del Presidente della Giunta, ha partecipato il sottoscritto ed era anche presente il direttore dell'IRES. Al termine di questa riunione, non è stato votato un o.d.g., ma è stato emesso un comunicato stampa che penso molti colleghi avranno visto ma che ritengo opportuno leggere.
"I Presidenti e gli Assessori delle Regioni italiane, riuniti a Firenze, hanno discusso gli orientamenti e le decisioni operative necessarie ad assicurare il contributo delle Regioni alla definizione del documento preliminare sulla programmazione nazionale, presentato dal Ministero del bilancio e della programmazione. Le Regioni, dopo aver concordato alcune proposte da presentare al Ministro del Bilancio on.
Giolitti, relativamente al metodo da seguire in tale definizione, hanno sottolineato ancora una volta che per contribuire al più stretto collegamento delle previsioni di piano, alle esigenze del Paese e per dotare il piano delle istituzioni necessarie a rendere credibile la nuova esperienza di pianificazione, dopo le delusioni del primo piano quinquennale, le Regioni debbono non solo essere consultate, ma partecipare attivamente al processo di programmazione, dalla preparazione delle linee di orientamento del piano fino al momento decisivo della sua gestione. Solo per questa effettiva e concreta impostazione, le Regioni si dichiarano disponibili ad assumersi responsabili impegni. A questo fine le Regioni debbono essere dotate di tutta la pienezza dei poteri prevista dalla Costituzione e vanno perciò superati i criteri restrittivi sui quali sono finora ispirati i decreti delegati trasmessi dal Governo alle Regioni.
I Presidenti e gli Assessori delle Regioni hanno ribadito la necessità di operare, sin da questa fase iniziale di avvio della politica di programmazione, resa più difficile dall'attuale situazione economica secondo gli impegni sanciti in tutti gli statuti di rendere partecipi accanto ai Consigli Regionali, gli Enti locali e l'insieme delle organizzazioni economiche e sociali".
Come risulta dal comunicato, sono state fatte alcune proposte. In particolare era stata fatta la proposta di inserire tre rappresentanti delle Regioni in ognuna delle sette Commissioni, intesi come esperti rappresentanti non delle "singole Regioni", ma "delle Regioni". E' stato dato incarico al Presidente della Giunta Regionale toscana, avv. Lagorio di conferire con il Ministro del Bilancio su queste proposte ed è stato preso impegno da parte dei Presidenti delle Regioni di segnalare entro un ristretto periodo di sette od otto giorni, uno o più nominativi di esperti con indicazioni delle loro caratteristiche.
Al mio rientro ho fatto una relazione al Presidente della Giunta il quale, in data 11 ottobre, ha segnalato al Presidente Lagorio due nominativi di esperti, il prof. Angelo Detragiache, docente di sociologia urbana ed economia dello spazio presso il Politecnico di Torino, Direttore dell'IRES, con una particolare indicazione per l'assetto del territorio ed il prof. Terenzio Cozzi, straordinario di economia politica presso la Facoltà di scienze politiche dell'Università di Torino, con una particolare indicazione per la Commissione Industria e servizi.
Informo ancora il Consiglio che proprio ieri è giunta dal Presidente Lagorio una relazione sul suo incontro con il Ministro del Bilancio. Tra l'altro il Presidente della Regione Toscana dice: "Ho potuto stabilire, col Ministro e col dr. Ruffolo che: 1) nella fase della consultazione prevista dalle procedure del piano stabilite dal CIPE, come ultimo momento nel processo di elaborazione del programma, le Regioni saranno consultate per gli specifici problemi di ciascuna; 2) nella fase dei gruppi di lavoro incaricati di redigere le azioni programmatiche specifiche e progetti, le Regioni parteciperanno all'attività di questi gruppi, a seconda degli specifici interessi di ciascuna; 3) nella fase dell'elaborazione dei temi del piano, affidata a sette Commissioni, di nomina ministeriale (le sette Commissioni sono: Contabilità nazionale; Programmazione del settore pubblico; Assetto territoriale; Politica del Mezzogiorno; Politica industriale e servizi; Politica agricola; Politica del lavoro), le Regioni parteciperanno con tre rappresentanti, esperti, in ciascuna Commissione." "Resta aperto il problema della presenza delle Regioni nella Commissione di coordinamento generale, che è l'ottava Commissione, che il Ministro vede costituita dai soli Presidenti delle altre Commissioni. Si fa notare in proposito che questa Commissione generale avrebbe solo compiti di coordinamento e non di redigere un rapporto di sintesi." "Tutti questi argomenti saranno comunque trattati e definiti nell'imminente riunione della Commissione consultiva interregionale della programmazione economica. Si prevede che la riunione possa aver luogo nei giorni 19 e 20 ottobre. In tale sede, oltre alla discussione sulle procedure, sulla organizzazione dei lavori e sul calendario delle riunioni si dovrebbe provvedere alla designazione di rappresentanti delle Regioni nelle Commissioni e a un discorso generale sul documento programmatico preliminare. Secondo le intese intervenute fra noi, il giorno 5 ottobre torno pertanto a segnalare ai colleghi l'urgenza di trasmettere a questa Presidenza la rosa degli esperti, in base alla quale un'apposita riunione di Presidenti, da tenersi a Roma alla vigilia della sessione della Commissione interregionale, provvederà a scegliere i rappresentanti regionali per le suddette Commissioni." Come ho già riferito, il nostro Presidente ha provveduto a segnalare i due esperti di cui ho letto i nomi.



PRESIDENTE

Ha facoltà di dichiararsi soddisfatto o insoddisfatto il Consigliere Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino

Devo dare prima di tutto atto della solerzia e della precisione con cui l'Assessore Paganelli ha immediatamente risposto all'interrogazione che i Consiglieri avevano presentato. E' un fatto raro, ma molto importante perché credo che di ciò se ne giovi il Consiglio in quanto attraverso a questa formula il Consiglio ha potuto venire a conoscenza dei risultati del convegno di Firenze, che forse sarebbe stato compito del Presidente della Giunta di introdurre come argomento di discussione in Consiglio.
Siccome il nostro Presidente ha l'idiosincrasia per la partecipazione alle riunioni di Presidenti di Giunta, meno male che c'è andato un Assessore che poi ha avuto la prontezza di rispondere alle questioni che sono state sollevate.
E fin qui l'apprezzamento sulla risposta dell'Assessore. Tuttavia c'è un'osservazione sul metodo che invece devo fare e che mi rende assai poco soddisfatto del contenuto della risposta: prima ancora di dare un giudizio sui nomi, che tra l'altro non sollevano, da parte nostra, grandi obiezioni rileviamo che le nomine sono state fatte senza consultare nessuno.



PAGANELLI Ettore, Assessore alla programmazione e bilancio

Sono indicazioni.



SANLORENZO Dino

Va bene, ma esiste una Commissione programmazione, vorrei sapere a che cosa serve. Il Presidente del Consiglio stamane ce l'ha detto: servirà, a seconda della decisione dei Capigruppo, ad esaminare il progetto di piano quinquennale; ma perché non poteva essere consultata su questa materia? Fra l'altro lo dice lo Statuto che decisioni di questa natura devono essere passate al vaglio di qualcuno, non può mica essere sempre e soltanto una decisione autonoma della Giunta. Il prof. Detragiache e l'altro professore che è stato indicato relazioneranno a chi su ciò che andranno a dire nel Comitato Regionale? Sarebbe curioso che la Commissione programmazione esaminasse per conto suo tutti i progetti del piano quinquennale, mentre gli esperti danno già il loro parere autorevole.
Voi capite che queste due entità di lavoro a livelli così distinti e non comunicanti, possono portare a dei risultati assolutamente contraddittori.
Concludo, dicendo che la questione principale è ancora quella del metodo; abbiamo redatto uno Statuto e dobbiamo accingerci a rispettarlo l'art. 24 dello Statuto (bisognerebbe ricordarlo al Presidente della Giunta), dice: "Una Commissione di cui fanno parte Consiglieri e rappresentanti di tutte le forze politiche presenti nel Consiglio, in relazione alla loro consistenza, secondo modalità previste dal Regolamento viene consultata dal Presidente della Giunta sui criteri di carattere generale, in base ai quali la Giunta stessa, o il suo Presidente provvedano alla nomina di loro competenza negli Enti e negli organismi cui la Regione partecipa".
E' l'articolo dello Statuto che dice così, perché viene disatteso violato? Questo è un interrogativo che pongo ancora. Se l'assessore è in grado di rispondere a queste contestazioni lo faccia subito, in modo che chiariamo la questione in questa seduta, oggi.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare l'Assessore Paganelli.



PAGANELLI Ettore, Assessore alla programmazione e bilancio

Avrei ancora una precisazione: secondo le intese di Firenze, come prima persona gli esperti che le Regioni nomineranno nelle sette Commissioni devono riferire ai Presidenti delle Regioni.



BERTI Antonio

E sull'applicazione dell'art. 24 dello Statuto? Tra l'altro, sorge un grosso problema, mi consenta signor Presidente.



PRESIDENTE

Parli pure.



BERTI Antonio

Non è per voler aprire una discussione, ma qui c'è una violazione di fatto dello statuto. Chi garantisce della sua applicazione? Non si poteva segnalare nessuno senza consultare la Commissione. La cosa è stata fatta e adesso? Deve continuare questo metodo in spregio allo Statuto? Lo dico non in relazione ai nominativi presentati.



PRESIDENTE

Io proporrei, Consigliere Berti, dato che prima di lasciarci dovremo avere una riunione dei Capigruppo, di prendere a quel momento in esame questa questione, assai delicata, anche per non iniziare qui un dibattito interpretativo dello Statuto per poi giungere a conclusioni che potranno essere concordate o meno in sede di Capigruppo. Daremo luogo eventualmente all'iscrizione all'o.d.g. di questo punto se non vi è accordo sull'interpretazione, in modo che il Consiglio si possa pronunciare.
In risposta alla domanda, pertinente, del Consigliere Berti circa l'organo che ha competenza a garantire l'applicazione dello Statuto, questo organo è il Consiglio Regionale, quindi quando sorgono dubbi, è sovrana l'assemblea elettiva che lo ha votato e che è la principale interprete nel corso di applicazione del testo dello Statuto stesso.
Abbiamo esaurito la possibilità di andare avanti con il nostro o.d.g.
perché i tre decreti presidenziali che rimangono ancora da esaminare non sono ancora maturi per essere esaminati dal Consiglio in quanto i testi delle osservazioni, consegnati agli uffici recentemente, non sono ancora stati tutti quanti distribuiti. Dovremo quindi procedere nella giornata di domani all'esame delle osservazioni proposte dalle Commissioni all'approvazione del Consiglio. Vorrei anzi, a questo riguardo, pregare i signori relatori Beltrami, Rivalta, Bianchi, di tenersi pronti nella giornata di domani, in quest'ordine, per riferire al Consiglio e consentirgli di prendere in esame le osservazioni proposte.
Abbiamo anche esaurito tutte le interrogazioni e interpellanze di cui sia l'interrogante sia l'Assessore competente erano presenti. Ne rimangono relativamente poche da esaminare, salvo quelle presentate nella giornata odierna.


Argomento:

Interrogazione (annunzio)


PRESIDENTE

Pregherei un Consigliere Segretario di dare lettura dell'ultima interrogazione pervenuta a questa Presidenza.



GERINI Armando, segretario



PRESIDENTE

Il Consiglio è convocato domattina alle ore 10 per la continuazione dell'esame dell'o.d.g.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,25)



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