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Dettaglio seduta n.51 del 07/07/71 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VITTORELLI



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Comunico che ha chiesto congedo il Consigliere Giletta per la seduta di oggi.


Argomento: Industria - Commercio - Artigianato: argomenti non sopra specificati - Problemi del lavoro e della occupazione

Dichiarazioni della Giunta sul progetto di insediamento Lancia nel Biellese


PRESIDENTE

All'o.d.g. abbiamo un solo punto "Dichiarazioni della Giunta sul progetto di insediamento Lancia nel Biellese".
Dalle dichiarazioni della Giunta e dal dibattito che ne seguirà si intenderanno assorbite interpellanze e interrogazioni su questo argomento.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Berti, ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Ho chiesto la parola per una dichiarazione a nome del mio Gruppo, in questa aula dove la sensibilità dei Consiglieri ha possibilità di dimostrarsi in modo così palese.
Signor Presidente, siamo all'ultimo punto all'o.d.g. In questi giorni per l'interesse che abbiamo e l'impegno che mettiamo e abbiamo messo perch il Consiglio Regionale non avesse a interrompere i suoi lavori e giungesse rapidamente e concretamente alla discussione sui decreti delegati e sugli altri punti all'o.d.g. non abbiamo chiesto chiarimenti in merito alle ventilate dimissioni del Presidente della Giunta (dimissioni che così clamorosamente sono state annunciate nei giornali cittadini) e alle motivazioni altrettanto clamorosamente sconfessate dal Consiglio Regionale nella seduta dell'altro giorno. Tuttavia, essendo giunti al termine della seduta, passati ormai tutti i punti all'o.d.g. che ci interessava discutere, riteniamo che la riunione non possa concludersi senza che su questo argomento non ci sia quanto meno una dichiarazione in Consiglio del Presidente della Giunta ed eventualmente dei Capigruppo o dei rappresentanti di Gruppo.
Noi, così come abbiamo sempre fatto fino ad oggi, ogni qualvolta abbiamo ritenuto che i diritti inalienabili del Consiglio Regionale fossero violati, denunciamo la procedura seguita per annunciare le dimissioni contrariamente alla procedura che lo Statuto fissa in modo molto chiaro.
Noi riteniamo che ancora una volta si sia estromesso il Consiglio Regionale, dando all'opinione pubblica, attraverso i giornali, la visione di una situazione a cui il Consiglio Regionale non è stato minimamente interessato. E' un metodo che non possiamo accettare, così come non possiamo accettare le motivazioni che di volta in volta abbiamo dovuto leggere sui giornali con dichiarazioni talvolta rese in modo molto cretino e stupido come quelle di ieri sera attribuite al Presidente della Giunta sulla "Stampa Sera" circa il fatto che le deleghe verrebbero date a seconda della fedeltà oppure no agli indirizzi e alle formule di centro sinistra.
Si dimostra così dell'ignoranza, visto che la delega non è una cosa che si concede, ma è un trapasso di poteri amministrativi che vengono delegati a tutti i Comuni per determinate funzioni



PRESIDENTE

Scusi Consigliere Berti, lei ha chiesto la parola e io non conoscevo l'oggetto del suo intervento, ma rivolge una domanda al Presidente della Giunta o... Perché all'o.d.g. non abbiamo una discussione generale politica.



BERTI Antonio

Al termine di questo intervento rivolgerò una domanda, sarò brevissimo.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Sta facendo un comizio.



BERTI Antonio

Il comizio lo posso anche fare, se lei vuole.



PRESIDENTE

La prego di limitarsi a...



BERTI Antonio

....visto che non se ne può parlare fuori se ne potrà parlare qui dentro, oppure le dà fastidio di parlarne qui dentro?



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

No no, io sento...



BERTI Antonio

Benissimo.



PRESIDENTE

La pregherei soltanto di essere conciso.



BERTI Antonio

Sarò conciso, tuttavia permetterà che dopo avere letto sui giornali e segnatamente su "La Stampa" tutta una serie di motivazioni sulla crisi della Regione, se ne parli in questa sede, che è l'unica competente.
Noi chiediamo di conoscere l'esatte motivazioni che stanno alla base di queste dimissioni e che non possono non attenersi all'attività del Consiglio Regionale e chiediamo che si apra un dibattito adesso, quanto meno sotto forma di dichiarazioni. Se c'è una verifica da fare, questa non può minimamente comportare questioni che non sono all'interno del Consiglio. Quindi chiediamo che ci sia un dibattito prima che si concluda la seduta.



PRESIDENTE

Consigliere Berti, lei sa che non si possono discutere questioni che non siano all'o.d.g. D'altra parte a me non è pervenuta nessuna lettera di dimissioni del Presidente, evidentemente sarò tenuto ad un certo numero di adempimenti, tra cui la convocazione del Consiglio per la presa d'atto e poi, entro quindici giorni dalla presa d'atto, la riconvocazione del Consiglio per eleggere un nuovo Presidente della Giunta.
Non posso quindi consentire che si apra un dibattito su dimissioni che a me non risulta siano state presentate e che potranno essere valide soltanto il giorno in cui saranno presentate secondo le forme previste dallo Statuto.



BERTI Antonio

Chiedo la parola.



PRESIDENTE

Se facciamo una discussione su questo allora veramente discutiamo ci che non è all'o.d.g. Comunque, adesso il Presidente della Regione deve fare delle dichiarazioni, queste dichiarazioni riguardano problemi politici importanti, sulle stesse si apre un dibattito nel corso del quale si parlerà anche di politica suppongo, oltre che della Lancia, per cui esistono possibilità ampie di discutere senza bisogno di portare questioni che non sono all'o.d.g.
Ha facoltà di parlare il Presidente della Giunta per le sue dichiarazioni sul progetto d'insediamento Lancia nel Biellese.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

A me era sembrato che nella riunione di ieri si fosse inteso posticipare il punto relativo alle dichiarazioni della Giunta sul progetto dell'insediamento Lancia nel Biellese, per dare modo di discutere gli altri argomenti all'o.d.g. E mi era anche sembrato di avere accettato di posporre questo punto all'o.d.g. sulla base di una dichiarazione fatta dal Gruppo Comunista per cui, così facendo, si sarebbe avuto maggior tempo a disposizione per discutere il problema.
Mi pare che l'argomento introdotto questa mattina dal Capogruppo comunista contravvenga a degli accordi in base ai quali io avevo accettato di posporre questo punto all'o.d.g. Consegno quindi alla cortese attenzione dei Consiglieri Regionali questa strana procedura che stamane si è voluta introdurre per aprire un dibattito su qualche cosa di diverso dall'argomento all'o.d.g. e sul quale non ho alcuna difficoltà a dare una risposta, ma la darò nella sede dovuta, al tempo dovuto, nel momento dovuto.



BERTI Antonio

Ai giornali, quella è la sede dovuta.



MARCHESOTTI Domenico

La doveva già dare nella sede dovuta.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Ma lei non crederà che a me importi molto che mi interrompiate, io mi lascio interrompere, dopo di che vado avanti.



PRESIDENTE

Prego i signori Consiglieri di lasciar parlare il Presidente della Giunta



BERTI Antonio

Io avevo chiesto di fare questa discussione dopo la Lancia, non prima.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Ieri sera sono stato pregato di posticipare questo punto all'o.d.g. e ho dichiarato di essere d'accordo, se vogliamo discuterlo bene, altrimenti non ne discutiamo affatto e rinviamo la seduta del Consiglio. Questo è stato anche fatto a seguito di dichiarazioni che il Capogruppo della D.C.
ha ritenuto ieri sera di fare al Presidente del Consiglio. Introdurre degli argomenti nuovi contravviene a degli accordi che sono stati raggiunti. Dopo di che non ho altro da dire, consegno questo alla meditazione dei Consiglieri. L'annuncio relativo ad un insediamento della fabbrica di automobili LANCIA nel Biellese ha suscitato reazioni e polemiche sulle quali appaiono doverosi chiarimenti e precisazioni sia in ordine alle finalità ed al significato dell'insediamento stesso che in ordine al ruolo unitariamente espresso dal Consorzio degli 83 Comuni del Biellese e dai Sindacati al fine di promuovere la realizzazione di tale impianto in una zona della pianura biellese e sia, infine, in ordine all'intervento dell'Amministrazione Regionale.
Il 27 aprile scorso, in un incontro avvenuto a Palazzo Cisterna, il Presidente del Consorzio dei Comuni biellesi insieme ai Segretari dei 3 Sindacati e al Presidente della Provincia di Vercelli rappresentavano a me e all'Assessore all'Industria Petrini l'urgenza di un nostro intervento per sollecitare la LANCIA ad assumere prontamente una decisione per la creazione di un suo insediamento nel Biellese, insediamento di cui era già stata in precedenza ventilata la possibilità ma che al momento sembrava essere sfumata, essendosi appresa l'intenzione della Lancia di ampliare e ristrutturare le proprie lavorazioni, utilizzando l'area dello stabilimento di Chivasso.
L'urgenza appariva impellente, e tale appunto ci è stata rappresentata anche in relazione alla situazione dell'industria tessile biellese colpita da uno stato di crisi rispetto al quale, al di là degli auspicati specifici interventi di settore, era stata da più parti, ed anche dal C.R.P.E.
evidenziata l'opportunità di promuovere investimenti aggiuntivi volti a differenziare l'apparato produttivo per meglio assorbire i contraccolpi congiunturali particolarmente pericolosi in una situazione industriale monoculturale e per assicurare il mantenimento dei livelli di occupazione.
Tale urgenza si proponeva d'altronde, anche per limitare l'espansione della Lancia nell'area di Chivasso, coerentemente all'indirizzo, condiviso da un vasto arco di forze politiche, volto al decentramento dello sviluppo industriale piemontese.
Sul problema e sulle indicazioni che ci sono state sottoposte dal Consorzio dei Comuni e dai Sindacati l'Assessore all'Industria ha prontamente provveduto a verificarne la coerenza rispetto alle indicazioni del I Piano regionale di sviluppo, alla situazione del settore tessile ed a quella socio-economica generale del Biellese.
Da tale verifica è emerso che, nel quadro degli obiettivi della programmazione regionale, il decentramento industriale, almeno di una parte delle nuove iniziative produttive, nelle zone piemontesi in fase di stagnazione rappresenta una delle variabili strategiche per uno sviluppo equilibrato tanto sotto il profilo sociale quanto sotto quello economico.
La localizzazione di uno stabilimento della Lancia nel Biellese poteva configurarsi pertanto come strumento valido non soltanto per il potenziamento dell'apparato industriale locale, ma anche e soprattutto per la soluzione dei problemi sociali derivanti dal riassetto delle attuali strutture produttive della zona.
Per dare un'idea della necessità di questo intervento differenziale appare utile evidenziare i seguenti dati.
Negli ultimi 20 anni, l'incremento del reddito prodotto per abitante dal Biellese è stato complessivamente il più basso registratosi in Piemonte ed in Italia.
Ad un aumento medio nazionale, a prezzi correnti, del 320 per cento, ha infatti corrisposto una variazione del 190 per cento del Biellese e del resto della provincia di Vercelli.
Tutte le altre zone piemontesi hanno avuto sviluppi superiori.
Questo profondo divario è stato determinato dalla persistenza di condizioni di depressione e di stagnazione dell'economia locale.
Dal 1961 al 1970, l'aumento demografico biellese è stato di 5.272 unità, secondo un tasso annuo di sviluppo dello 0,3 per cento circa nettamente inferiore a quello registratosi in Piemonte nel corrispondente periodo. Soltanto 20 degli 83 comuni facenti parte della circoscrizione hanno denotato incrementi di popolazione.
In pratica, nel decennio, si è registrato un invecchiamento di popolazione ed un consistente deflusso delle popolazioni giovani.
Le forze del lavoro biellese nel 1970 ammontavano a 94.250 unità contro le 102.000 censite nell'ottobre 1961. La riduzione è stata rilevante (- 8 per cento circa) a fronte di un aumento dello 0,1 per cento per l'intero Piemonte. Il calo più forte si è verificato negli appartenenti al settore industriale (- 13 per cento, pari ad oltre 9.000 addetti). Per cogliere il significato di questa flessione basterà ricordare che, nello stesso periodo, per l'intero Piemonte, si è registrato un aumento di quasi il 14 per cento nelle forze attive dell'industria.
Lo stesso numero dei lavoratori dipendenti delle aziende industriali biellesi, dal 1962 al 1970, si è ridotto di circa 10.800 unità, passando da 62,687 a 51.879.
Tale massiccia contrazione è derivata principalmente dal settore tessile-laniero, gravato da problemi di natura strutturale e congiunturale ed attualmente impossibilitato a reggere da solo l'evoluzione sociale ed economica dell'intera zona.
La situazione tessile in generale e biellese in particolare in questi ultimi tempi si è appesantita tanto che è stato emanato il noto decreto del Ministero del Lavoro che riconosce - a norma della Legge 5 novembre 1968 n. 1115 - la "crisi economica generale" del settore tessile. Oggi, nel Biellese, è ormai diffusa la disoccupazione e la sottoccupazione. Il rapido deteriorarsi della situazione negli ultimi mesi, soprattutto per ciò che riguarda il settore laniero che assorbe ancora il 70 per cento dell'intera occupazione, è messo in evidenza da queste informazioni: nel primo trimestre 1971, oltre il 40 per cento degli operai ha lavorato ad orario ridotto. Circa 1.000 dipendenti, in media, sono stati mensilmente sospesi e messi in Cassa Integrazione tra il settembre 1970 ed il marzo 1971, oltre 1.000 persone hanno perso il posto di lavoro senza prospettive di rioccupazione nelle altre attività marginali dell'area.
Valutazioni ministeriali prevedono che entro il 1972 l'occupazione laniera biellese potrà subire una flessione di oltre 3.500 unità, cioè il 10 per cento degli addetti a fine 1970.
Questa traumatizzante evoluzione evidenzia l'urgente problema dell'economia biellese di uscire dalla stretta in cui si trova, conciliando diversi fattori: il ricupero cioè delle industrie più sane, l'adeguamento delle strutture obsolete ad un nuovo livello organizzativo l'incentivazione di nuove iniziative in grado di promuovere incisivi sviluppi.
Appare indubbio realisticamente che la ristrutturazione tessile passerà, com'è avvenuto in altri Paesi indipendentemente dal tipo di struttura economica, attraverso un'intensificazione degli investimenti a scapito dell'occupazione del settore.
Di fronte a tale prospettiva, il programma di una localizzazione industriale della Lancia nel Biellese serve ad eliminare i difetti dell'attuale monoindustria e può promuovere non solo un pronto assorbimento della manodopera che verrà espulsa gradualmente dal settore laniero, ma costituirà in particolare un'occasione di occupazione per le nuove leve.
Le condizioni abbastanza soddisfacenti delle attuali infrastrutture del Biellese (strade, abitazioni, scuole) sembrano permettere un'equilibrata rivitalizzazione economica della zona, sulla base di un rapporto favorevole fra costi e ricavi privati e sociali.
La localizzazione infine di uno stabilimento nella pianura immediatamente a Sud di Biella appare in proposito soluzione ottimale potendo minimizzare gli spostamenti pendolari e contenendo conseguentemente la popolazione delle valli e l'esodo dei lavoratori.
Rispetto al problema dell'industrializzazione del Mezzogiorno che la programmazione nazionale considera giustamente prioritario, l'insediamento della Lancia nel Biellese non si colloca in posizione contraddittoria per una molteplicità di motivi che mi pare opportuno sottolineare.
1) Priorità non significa evidentemente esclusività. Essa va considerata tenendo ben conto delle particolari condizioni di competitività che, in un mercato aperto, ogni impresa è chiamata ad affrontare e della potenzialità produttiva che ogni impresa è in grado di esprimere in rapporto alle dimensioni dei propri impianti.
Nell'ambito del MEC la Lancia, anche quando sarà dimensionata per una produzione di 120-130.000 vetture all'anno, rimarrà un'azienda di piccole dimensioni, in grado di realizzare economie di scala molto modeste e quindi particolarmente condizionata, per resistere sul mercato, dalla piena utilizzazione d'un alto grado di economie esterne, a differenza di imprese di più vaste dimensioni che dal massiccio volume di produzione sono poste in grado di assorbire i maggiori costi derivanti dalle diseconomie esterne proprie delle aree a basso grado di industrializzazione come è tuttora il Mezzogiorno.
2) Priorità dell'industrializzazione del Mezzogiorno non significa che non si debbano realizzare nuove iniziative nel Nord. Queste sono invece necessarie per mantenere l'attuale livello di occupazione e per offrire nuovi posti di lavoro almeno ad un livello pari all'incremento naturale della popolazione. Ove ciò non avvenisse si creerebbe disoccupazione o sottoccupazione sicuramente nociva alla situazione economica generale e quindi anche al Mezzogiorno.
3) Priorità, nella filosofia della programmazione, significa che occorre contenere il tasso di sviluppo industriale del Nord entro limiti che consentano di realizzare nel Sud quel tasso di incremento di sviluppo del 7,2 per cento necessario, secondo il Ministero del Bilancio e della Programmazione economica, per creare un numero di posti di lavoro sufficiente ad impedire l'esodo di popolazione così com'è avvenuto negli ultimi due decenni e per innescare un vigoroso processo auto-propulsivo di sviluppo.
Ciò premesso, le richieste espresse dal Consorzio dei Comuni Biellesi e dai Sindacati, nonché le valutazioni suesposte vennero da me comunicate alla Giunta nella riunione del 30 aprile u.s., rappresentando alla medesima la mia intenzione, e ricevendone l'adesione, di operare nel senso di premere sulla Presidenza della Lancia perché gli investimenti programmati a Chivasso venissero contenuti al minimo indispensabile ai fini della riorganizzazione produttiva dell'impresa e che una consistente parte di essi venisse invece localizzata nel Biellese.
Dopo aver anche interpellato in un incontro a Chivasso i responsabili di quella Amministrazione Comunale ed a seguito di alcuni incontri con la Presidenza della Lancia in cui, con l'Assessore Petrini, avevamo significato il punto di vista della Giunta Regionale in ordine alla localizzazione degli investimenti dell'Azienda, la Presidenza della Lancia in data 22 giugno mi comunicava che di fronte all'alternativa da lei prescelta di trasferire l'intero suo programma a Chivasso e quella di accogliere l'invito da noi rivolto di considerare la possibilità di una localizzazione nel Biellese, aveva deciso di operare questa seconda scelta tenendo conto delle esigenze di rivitalizzare il tessuto industriale dell'area attraverso l'innesto di attività diverse da quelle tradizionali tessili e laniere, e nonostante che ciò le comportasse maggiori costi d'insediamento e l'allungamento dei tempi di realizzazione del proprio programma.
Il piano di sviluppo predisposto dalla Lancia per concretare gli orientamenti sopra indicati, prevede di mantenere a Chivasso soltanto le lavorazioni di carrozzeria e terminali, portando la capacità di produzione dello stabilimento a circa 500 vetture al giorno, con aumento della manodopera di non più di 1.000-1.200 addetti. Nel nuovo stabilimento nel Biellese verranno trasferite la maggior parte delle lavorazioni meccaniche oggi eseguite a Torino e verranno successivamente concentrati tutti gli ampliamenti di capacità produttiva che si renderanno necessari per lo sviluppo di queste lavorazioni.
Tenuto conto dei programmi legati a questo sviluppo, la Lancia ritiene che sarà necessario acquisire un'area di 1.500.000 mq., in modo da rendere possibile successivi ampliamenti del nucleo iniziale.
La prima fase del progetto, da realizzarsi entro il 1972, consisterà nella costruzione di un primo nucleo di officine per un totale di 80.000 mq, coperti per le lavorazioni meccaniche.
Per questa fase è prevista un'occupazione diretta di 2.500 addetti di cui 2.200 operai, il 25 per cento dei quali saranno specializzati, il 50 per cento qualificati ed il restante 25 per cento operai comuni. In relazione al tipo delle lavorazioni che verranno eseguite l'occupazione indotta può essere prudenzialmente stimata in 500-700 addetti.
Circa la polemica sollevata in ordine a presunti impegni da me assunti nei confronti della Lancia, a nome della Regione, devo dichiarare che tali impegni sono del tutto inesistenti né d'altra parte potrebbe essere altrimenti.
Del resto nelle stesse dichiarazioni formulate dalla Lancia, e rese alla stampa, le richieste dell'Azienda, peraltro non condizionanti l'investimento, non sono rivolte alla Regione ma ad organi statali o comunali: l'ANAS e il Consorzio dei Comuni Biellesi, per quanto riguarda un breve raccordo stradale; i Ministeri competenti per quanto riguarda eventuali finanziamenti agevolati.
La Regione è stata menzionata nel comunicato dell'Azienda non già perché abbia assunto degli impegni ma in quanto l'Azienda ha ritenuto di formulare per se stessa un auspicio.
Il comunicato della Lancia recita testualmente: "Tenuto conto che, per aderire all'invito dell'Amministrazione Regionale, la Lancia dovrà sostenere maggiori oneri sia in fase d'investimento che di gestione degli impianti, si confida che i competenti Organi Regionali si impegnino ad adoprarsi al fide di evitare all'Azienda eventuali aggravi conseguenti all'emanazione di futuri provvedimenti che implicassero contributi a carico delle imprese per la creazione di infrastrutture sociali o che intendessero disincentivare l'occupazione nelle sedi in cui è in programma lo sviluppo dell'attività dell'Azienda stessa".
Il fatto che l'Azienda confidi che gli Organi Regionali assumano degli impegni dimostra chiaramente che questi non ne hanno proprio assunto alcuno.
L'intervento quindi che si è effettuato nei confronti della Lancia si è collocato nella logica della programmazione regionale e degli indirizzi di decentramento e di decongestionamento industriale da questa proposti affiancandosi agli Enti locali in un'azione volta a tutelarne lo sviluppo secondo l'esigenze da essi stessi responsabilmente ed autonomamente espressi.
E' stato un intervento che ha comportato molto impegno personale ma che non è certo stato fatto a titolo personale.
Coloro d'altronde che hanno espresso, attraverso interpellanze ed interrogazioni, la preoccupazione che la Lancia si localizzasse interamente a Chivasso non possono certo giudicare incoerente l'atteggiamento assunto dalla Giunta e dal suo Presidente; atteggiamento assunto, come in tanti altri casi, non già nell'esercizio di propri specifici poteri ma nell'espletamento d'un dovere reso assai più arduo e difficile dalla mancanza di strumenti operativi e giuridici.
Dinnanzi al Piemonte reale, ed ai suoi vasti e gravosi problemi interni, che oggi possono avere nome Biellese e crisi tessile e che domani potranno avere anche altri nomi ed altri volti, mi auguro possa comporsi in una serena valutazione dell'operato dell'Amministrazione Regionale e di chi la rappresenta, la necessaria e produttiva unione di intenti e di obbiettivi.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, su questo argomento sono state presentate numerose interpellanze e interrogazioni: per primo il Gruppo comunista ha presentato un'interpellanza prima e un'altra successivamente; il secondo Gruppo che ha presentato un'interrogazione è quello liberale; il terzo interrogante è il Consigliere Garabello; il quarto Gruppo che ha presentato un'interpellanza è quello socialista.
Sulle dichiarazioni del Presidente della Giunta potranno intervenire tutti i Consiglieri che chiederanno la parola. Hanno tuttavia priorità nell'ordine delle iscrizioni, coloro che hanno presentato interpellanze e interrogazioni: Gruppo Comunista, Gruppo Liberale, Consigliere Garabello Gruppo Socialista.
E' iscritto a parlare il Consigliere Furia, ne ha facoltà.



FURIA Giovanni

Vorrei, in via preliminare, aggiungere una considerazione sul dibattito scontro che c'è stato all'inizio della seduta, relativamente alle preannunciate dimissioni del Presidente della Giunta. Voglio dare atto al Presidente Vittorelli che la questione non è iscritta all'o.d.g., però in realtà il nostro Capogruppo ha chiesto se è possibile concludere la seduta di oggi e quindi licenziare il Consiglio Regionale senza affrontare l'argomento. Ed io devo prendere atto, esterefatto, della scorrettezza a cui ancora un volta il Presidente della Giunta fa ricorso quando dice che la questione verrà posta nelle sedi dovute, nei tempi dovuti ecc, però al di fuori del Consiglio Regionale, cosicché da venerdì scorso in avanti dappertutto si parla delle dimissioni del Presidente della Giunta meno che nel Consiglio Regionale.
Per ciò che riguarda il merito del punto all'o.d.g. e cioè all'insediamento Lancia devo dire che si e fatto gran rumore e molta confusione. Il Presidente Calleri ha parlato sui giornali di speculazione del P.C.I., ma probabilmente non sa, poiché è andato quel mercoledì a Biella ma forse non c'è più ritornato, che tipo di campagna è in atto nel Biellese da parte delle forze padronali e della D.C. Io credo che il Consiglio Regionale debba intanto prendere atto di un fatto positivo se oggi siamo qui a discutere dei problemi della Lancia per arrivare ad un chiarimento, è merito non già della Giunta né del suo Presidente, ma del Gruppo Comunista che ha presentato una richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio.
Vorrei affrontare a questo riguardo, innanzi tutto, una serie di questioni concernenti il metodo. Sono stupefatto che il Presidente Calleri nella sua introduzione non abbia sentito l'esigenza di rispondere ai numerosi interrogativi che abbiamo posto nell'interpellanza e che non voglio riprendere giacché è sotto gli occhi di tutti i Consiglieri Regionali. Ciò che è in discussione, non è il diritto del Presidente Calleri ad incontrarsi con i dirigenti della Lancia. Il Presidente Calleri ricorderà che noi stessi lo avevamo sollecitato in tal senso in occasione di una riunione della Commissione d'inchiesta sulla Fiat di Crescentino allorché, avendo notizia che la Lancia voleva ampliare i propri stabilimenti a Chivasso, demmo subito l'allarme e chiedemmo l'intervento immediato del Presidente della Giunta. In discussione è invece il diritto del Presidente della Giunta Regionale di andare a Biella a dare comunicazione ufficiale dell'insediamento Lancia nel Biellese ed a considerare questo insediamento come fatto acquisito, senza che vi sia stato un esame serio ed approfondito della questione, senza che il Presidente della Giunta abbia sentito il dovere di ascoltare quanto meno la Giunta Regionale, il Consiglio e gli Enti locali (dirò poi qualche cosa, a proposito del tipo di consultazione a cui Calleri ha fatto riferimento). Ed è clamoroso il fatto che proprio nello stesso giorno in cui il Presidente della Giunta è andato a Biella a fare la comunicazione ufficiale, i Consiglieri del P.S.I. abbiano presentato un'interrogazione alla Giunta per avere chiarimenti sull'argomento.
In discussione inoltre è il diritto del Presidente della: Giunta a fornire garanzie alla Lancia. Egli ci dice che questi impegni sarebbero presunti. Ebbene, sui giornali non è apparsa nessuna smentita a quell'affermazione così chiara, limpida dell'ing. Florio, dirigente della Lancia che dice: "La Regione si è impegnata a realizzare le necessarie infrastrutture nella zona". Io non voglio mettere in dubbio la sua parola dottor Calleri, ma certo la smentita è un po' tardiva. Lei che è così tempestivo nelle dichiarazioni alla stampa non ha sentito la necessità di dire tempestivamente che queste affermazioni erano infondate.
Ecco perché abbiamo accusato il Presidente Calleri di colpevole superficialità e di spirito presidenziale. Certo è ben singolare la concezione della democrazia che ha il Presidente della nostra Giunta: secondo lui è "un colpo di mano" una decisione assunta democraticamente dal Consiglio Regionale solo perché lui era assente ed è invece perfettamente legittima la sua azione personale sulla questione della Lancia, anche se è condotta nella più completa ignoranza della Giunta e del Consiglio, anzi ritiene addirittura illegittime le proteste che abbiamo avanzato. Giunta Consiglio, Enti locali dovrebbero inchinarsi al volere del Presidente della Giunta nel rituale "obbedisco".



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Lei mi vorrà consentire di interromperla, ma quanto meno per la Giunta non è vero ciò che lei dice.



FURIA Giovanni

Questo non l'ha detto e nessun membro della Giunta ci ha comunicato di esserne informato.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Ho finito di leggere adesso.



FURIA Giovanni

E non si può dire, come ha fatto Calleri sulla "Stampa" in polemica con l'on. Compagna, "che tanto la Regione non ha poteri per contrattare e autorizzare, che la Regione può al massimo fare solo opera di persuasione.
Il fatto é, e rimane, che il dottor Calleri ha avuto contatti con i dirigenti della Lancia, ha fatto comunicazioni come Presidente della Giunta impegnando una Regione che non ne sapeva niente. Del resto è lo stesso Assessore Petrini a scrivere su "Il Biellese" che la visita "non è stata solo un atto formale, ma un gesto concreto della Regione Piemonte verso il Biellese ed i suoi gravi problemi", e ancora che "la venuta della Lancia nel Biellese infatti, rappresenta il primo atto della Regione nella nostra zona".
Noi possiamo anche immaginare che Calleri avesse una certa fretta di fare la comunicazione, anche per sue ragioni di Partito o addirittura di corrente. Non si capirebbe altrimenti perché mai qualche ora dopo l'on.
Donat-Cattin si è affrettato a fare una dichiarazione, sottolineando propri meriti e assumendo a sua volta degli impegni. Tutto questo, dobbiamo dirlo con molta forza, aggrava le cose e sottolinea l'inammissibilità del metodo che è stato seguito. L'intero Consiglio deve rifiutare, in questo caso specifico e per il futuro, un metodo contrario ai principi che abbiamo fissato nello Statuto.
Mi sono voluto soffermare a lungo sulle questioni di metodo perch come vedremo, mai come in questo caso forse il metodo è strettamente connesso alla sostanza. E veniamo alla sostanza. Tutti ormai sanno di che si tratta. Le dichiarazioni di Calleri hanno chiarito le cose. Ci troviamo davvero in presenza di un'iniziativa che tocca il Biellese e più precisamente il basso Biellese, ma che investe anche il Piemonte e l'intero Paese. Incominciamo dal Biellese. Intanto vogliamo respingere sdegnati la vergognosa e gratuita calunnia alla quale, in mancanza di altri argomenti ha fatto ricorso il Presidente della Giunta quando ha detto che "non stupisce l'atteggiamento dei Comunisti, visto che preferiscono la contestazione e la protesta alla soluzione dei problemi", il Presidente Calleri, in questo caso, ha mentito sapendo di mentire, perché egli sa che in questo stesso Consiglio se c'è una forza che ha ricercato costantemente in cento occasioni, l'iniziativa e l'impegno della Regione per una concreta soluzione dei problemi, questa forza è proprio rappresentata dal Gruppo consiliare del P.C.I., anche quando le sortite più o meno avventurose del Presidente Calleri hanno avuto lo scopo e l'effetto, talvolta, di bloccare l'iniziativa e l'attività della Regione.
E dato che parliamo del problema del lavoro nel Biellese, sarà bene che Calleri non dimentichi che i Comunisti sono da decenni schierati con i lavoratori di quella zona contro lo sfruttamento dei padroni. Non altrettanto possono dire i D.C., né quelli biellesi né quelli piemontesi, i quali troppo spesso nel corso di questi ultimi decenni si sono trovati schierati dalla parte dei padroni contro i lavoratori e sui quali quindi ricade gran parte della responsabilità per la situazione che sì è determinata in quella zona. Certo poteva essere comodo per noi Comunisti dire di sì all'insediamento della Lancia, ma noi non siamo guidati da interessi particolaristici o di partito in queste cose; sono solo due i punti di riferimento a cui ci rifacciamo: da un lato le esigenze effettive delle masse lavoratrici e dall'altro lato le esigenze effettive di sviluppo generale del Paese. Perciò, come sempre, abbiamo rifiutato atteggiamenti demagogici e ci siamo mossi con molto senso di responsabilità.
Non occorre molta fantasia per immaginare quale sia stato il colloquio che il Presidente Calleri ha avuto col Presidente della Lancia, Canonica suppongo che Calleri avrà fatto presente che un eventuale progetto di ampliamento della Lancia a Chivasso, di quelle dimensioni, non avrebbe potuto essere attuato perché avrebbe suscitato la reazione delle popolazioni non solo del chivassese. La Lancia prenda in considerazione un'altra ipotesi: c'è una zona abbastanza vicina, quella del Biellese dirotti una parte dell'ampliamento in quella zona ed il problema si risolve senza che succeda il terremoto, senza che si suscitino reazioni; dal punto di vista dell'efficienza aziendale l'operazione potrebbe andare bene.
Siccome la conclusione si è poi mossa in questa direzione Calleri ha ritenuto di aver conseguito un notevole successo Allora bisogna rifarsi a quella che è la reale situazione del Biellese.
Io non ritorno sui dati che ci ha illustrato questa mattina il Presidente Calleri, sono esatti e quindi li faccio nostri. Potrei anche dire che da anni li andiamo denunciando. La situazione del Biellese ha bisogno di interventi, questo è un fatto accertato. Però nessuno può ignorare che nel Piano regionale di sviluppo del Piemonte (che noi a suo tempo criticammo per molti altri aspetti) era scritto che "la prospettata ristrutturazione dell'economia dell'area biellese deve in primo luogo affrontare la riorganizzazione dell'industria laniera, considerando la funzione svolta da Biella, come centro laniero, d'importanza mondiale Dovrà essere inoltre risolto il problema dell'integrazione produttiva". Pertanto, sull'esigenza di una diversificazione industriale e della piena occupazione nel Biellese non vi è discussione, su questo credo che possiamo essere tutti d'accordo.
Ma io debbo dire (ecco che ritorno sulla questione già accennata in precedenza) che è falso ciò che ci ha detto qui il Presidente Calleri che egli abbia avuto l'autorizzazione degli 83 comuni del Biellese e dei Sindacati per sollecitare una diversificazione industriale che viene prospettata con l'impianto Lancia. Avrà avuto sollecitazioni ad iniziative e interventi verso una diversificazione industriale, verso un'integrazione dell'industria tessile, ma nessuno l'ha mai autorizzato ad andare ad una scelta di questo tipo, di queste dimensioni, di questa qualità.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Non mi hanno chiesto la Lancia.



FURIA Giovanni

L'interrogativo che ci dobbiamo porre è se questo insediamento risponde o no alle esigenze del Biellese. In ogni caso dobbiamo avere presente fin da adesso che l'esigenza di diversificazione non può minimamente mettere in ombra che l'obiettivo primario biellese è quello di affrontare la riorganizzazione dell'industria tessile.
L'on. Donat-Cattin, qualche tempo fa, ebbe modo di dire che "il settore laniero ha lunga vita, ma sono gli industriali lanieri che invece di riammodernare le proprie aziende, preferiscono gli investimenti immobiliari fuori del Biellese". E allora bisogna sapere che l'insediamento Lancia ancora prima di compiersi, fa il gioco degli industriali tessili biellesi.
Non a caso l'ing. Frignanca, Presidente di quella Unione Industriale qualche minuto dopo la comunicazione del Presidente Calleri ha comunicato a sua volta che nel giro di poco tempo saremmo arrivati a 3/4000 licenziamenti nelle industrie tessili della zona. Non a caso nei giorni immediatamente successivi alla comunicazione, si è aperta nel Biellese, a catena, la serie dei licenziamenti: alla Bozzalla &Lesna con 121 lavoratori; alla Botto Giuseppe con 35; alla Pettinatura San Paolo (già Pettinatura Rivetti) con 300 ed in altre ancora, tanto che la Camera del Lavoro di Biella, pur non esprimendo ancora un giudizio definitivo sull'insediamento della Lancia, ha già denunciato che questa operazione per il modo in cui è stata avviata, si è trasformata subito in un sostegno alle tesi del padronato sulla crisi tessile, in una spinta ai licenziamenti (mentre in circa 100 piccole e medie aziende si fanno ore straordinarie) in una corsa all'aumento alla intensità del lavoro, in un aumento del potere dei padroni contro gli operai.
Sorgono poi molti altri interrogativi. Circa il numero dei dipendenti si è detto 2500 entro il '72/73, 4500/5000 entro il 1975. Ieri, in un comunicato della D.C. biellese abbiamo appreso che la Lancia nel basso Biellese, a più o meno breve scadenza, dovrebbe addirittura assorbire quella di Torino (San Paolo). Se ciò è vero le prospettive non sono neanche più quelle dei 4500/5000, ma dei 7/8000. In più e questo lo dicono tutti vi è da prevedere un certo afflusso di iniziative, di attività cosiddette indotte, collaterale per un migliaio di lavoratori. Allo stato attuale si può prevedere che come minimo in quella zona avremo 6000 lavoratori; se le previsioni poi fossero quelle della D.C. biellese andiamo a 8/9000. Non possiamo dimenticare che uno studio dell'IRES, a proposito della Fiat a Crescentino per circa 4/5000 dipendenti, ci ha detto che questi 4/5000 dipendenti, metteranno in movimento 15/20.000 persone. Altrettanto credo che dobbiamo ragionevolmente pensare che avverrà nel Basso Biellese.
A proposito della localizzazione (ho già detto che non è opportuno parlare del Biellese, ma del Basso Biellese) è bene che teniamo presente che, se è vero che per indorare la pillola in un primo tempo si è parlato di questo insediamento subito sotto Biella, nei pressi di Candelo successivamente si è detto tra Candelo e Verrone e infine è risultato che è al di sotto di Verrone. In realtà questo insediamento è più vicino all'autostrada Torino-Milano che non a Biella.
Il primo grosso interrogativo che sorge è: quanti di questi 6000 dipendenti saranno lavoratori tessili o lavoratori biellesi? Quanti sono ora i disoccupati? Io credo che le notizie fornite da Calleri non siano sufficienti, occorre un'indagine conoscitiva per stabilire l'esatta situazione dell'occupazione. Quanti dei licenziati di oggi potranno attendere che si realizzi l'insediamento Lancia? E quanti, in ogni caso, i licenziati dell'industria tessile saranno idonei per la Lancia? Ieri, Adelio Pella, Segretario Proviinciale della CISL biellese, dopo una fase iniziale di entusiasmo faceva qualche riflessione più critica e parlava anche lui di una "parziale possibilità di assorbimento di lavoratori provenienti dal settore tessile". Ma anche quando si realizzi ciò che dice Frignani (4000 licenziati dal settore tessile), mica il settore tessile potrà liberarsi della manodopera più vitale, e la Lancia vorrà assorbire la manodopera in età quasi pensionabile? Da questo punto di vista credo che le cose vadano riflettute con molta serietà.
Credo che, per rispondere a questo interrogativo, si debba prevedere che in ogni caso avremo, per l'insediamento della Lancia, un nuovo processo di immigrazione dal Sud. E poi, ammesso che siano molti i biellesi che vogliano e possano trovare un'occupazione in questo insediamento, quali grossi problemi sorgeranno? Cosa ne sarà delle vallate biellesi, della Val Sessera, del Triverese, della Valle Strona, della Valle Cervo? Cosa ne sarà di queste vallate di cui tutti, quando si tratta di fare della retorica parlano come di ridenti e industriose vallate Biellesi? Si può facilmente prevedere che vi sarà un ulteriore spopolamento, un degradamento di queste vallate.
E' ancora il Segretario Provinciale della Cisl biellese che ieri ha scritto che "occorre evitare che l'esodo da queste vallate finisca per costituire il loro abbandono". Andremo incontro a spreco di ricchezze andremo incontro ad un danno congruo, sul piano economico, sul piano civile ed anche sul piano umano che toccherà gli operai, ma che toccherà anche gli artigiani, i ceti medi.
E poi, quale sarà il processo di pendolarità, quali dimensioni avrà.
L'Assessore Petrini ha scritto che dovrebbe trattarsi di "una pendolarità breve". Eppure l'Assessore Petrini, che conosce almeno quanto me le cose biellesi, sa che il processo di pendolarità in quella zona è già in atto perché la cosiddetta "pianurizzazione dell'industria" va avanti da qualche anno e, proprio dove si vuole insediare la Lancia, abbiamo avuto nel corso di questi ultimi anni la nascita di una miriade di piccole e medie aziende per parecchie centinaia di lavoratori, forse per un migliaio, il 70/80 per cento dei quali già oggi è pendolare, proviene cioè dai comuni vicini.
D'altro canto l'Assessore Petrini non può non sapere, in particolare che le zone soggette a decadimento non sono Biella o le zone vicine all'insediamento Lancia, ma le zone dei comuni della Val Sessera: Coggiola Pray; del triverese: Ponzone, Soprana; della Valle Strona: Strona Vegliomosso, Mezzana; della Valle Cervo: Sagliano, Magliano e via di seguito, che distano dal luogo ove si insedierà la Lancia, 35/40/50 Km.
Altro che pendolarità breve! E' vero che vi è chi ha subito rilanciato in legame all'insediamento Lancia l'idea della direttissima Biella Vallemosso (sulla quale noi siamo d'accordo); è vero che vi è chi ha rilanciato subito l'idea dell'autostrada pedemontana (sulla quale invece non siamo d'accordo), ma forse è una pendolarità di poco conto quella che fa percorrere ai lavoratori 60/80/100 km, al giorno, sia pure con l'automobile e con il trasporto pubblico? Quale sarà infine, signori Consiglieri, il cumulo di esigenze che si porranno sul piano delle infrastrutture, dato che una cospicua parte di lavoratori tenderà spontaneamente ad insediarsi nei pressi del luogo di lavoro? E noi non ci riferiamo, quando parliamo di infrastrutture, solo a quelle che serviranno alla Lancia: stradali, ferroviarie, autostradali e via dicendo, ma a quelle che riguardano i lavoratori: case, scuole impianti sanitari, servizi sociali, servizi sportivi ecc.
Noi crediamo che questi siano interrogativi molto seri, che meritano una risposta preventiva e non a posteriori della scelta. In ogni caso appare fin d'ora assai più probabile che anziché a una soluzione dei problemi biellesi attraverso l'insediamento della Lancia, andremo incontro ad un profondo sconvolgimento dell'economia di quella zona. La D.C. ha pubblicata un manifesto in cui presenta l'insediamento Lancia come il toccasana di tutti i mali, dice che "la riconversione ormai è un fatto compiuto". Ebbene, quella che voi presentate come la soluzione migliore è certo funzionale alle esigenze di efficienza aziendale della Lancia, ma appare ben poco coincidente con le esigenze dei lavoratori biellesi.
E allora perché accettare quasi a scatola chiusa questa soluzione e non ricercare per il Biellese che ne ha bisogno, certo, interventi più idonei alle sue esigenze peculiari? Che razza di classe dirigente è quella che nel momento in cui si debbono compiere degli interventi per risolvere problemi di occupazione e di sviluppo dell'economia, non sa prospettare altro che una soluzione che solleva tante e legittime preoccupazioni? Anche dall'angolo visuale regionale, a nostro avviso, sorgono seri interrogativi. Il primo di questi è: anche ammesso che la Lancia rappresenti una diversificazione industriale per il Biellese, si può dire altrettanto per ciò che riguarda il Piemonte? Come non vedere che il carattere monoindustriale del Piemonte, incentrato appunto sull'industria dell'auto, attraverso questo ampliamento della Lancia si accentuerebbe? Come non vedere che pur parlando molto dell'esigenza di uno spostamento di risorse in alcuni settori fondamentali come l'agricoltura, in effetti l'unica cosa concreta che continua ad andare avanti nel nostro Paese è il processo di investimenti nel settore dell'auto? Noi abbiamo denunciato tutti - e il Presidente Calleri da questo punto di vista direi che è stato, per alcuni aspetti almeno, all'avanguardia - la pericolosità della situazione monoindustriale piemontese, dominata dall'industria dell'auto. Ma se ciò è, se crediamo nelle cose che abbiamo criticato e denunciato, non si capisce perché in questo momento dovremmo essere d'accordo su soluzioni che anziché contrastare questa mono industria finiscono con l'aumentarla.
L'insediamento Lancia, per le connessioni chiarissime, risapute, che esistono tra Fiat e Lancia e che ci fanno quindi apparire in realtà questo ampliamento della Lancia né più né meno che una delle modalità di espansione della Fiat, non può non essere visto collegato all'ampliamento della Lancia di Chivasso e all'insediamento della Fiat di Crescentino.
Mettiamo insieme le tre operazioni, mettiamo insieme i dipendenti delle tre aziende e delle attività collaterali e non siamo molto lontani dai 15/16/18.000 lavoratori interessati. Il che vuol dire, se le proporzioni hanno un senso, mettere in movimento in quell'area, sulla direttrice Torino Milano, qualcosa come 40/50/60.000 persone.
Qui nascono seri interrogativi: siamo in presenza di un atto che viene compiuto secondo la logica della programmazione - come ci diceva il Presidente Calleri -, siamo in presenza di un'operazione di decentramento dell'area metropolitana di Torino? Io vorrei ricordare, a questo proposito che nella Commissione d'indagine sulla Fiat a Crescentino, dopo attento esame, con il contributo dei tecnici dell'IRES, siamo giunti alla conclusione che la localizzazione della Fiat a Crescentino non corrispondeva alle esigenze di sviluppo del Piemonte (la relazione che presenteremo al Consiglio dovrà dire queste cose) ed abbiamo anche detto che se ne avessimo avuto i poteri, in quel momento avremmo negato l'autorizzazione all'insediamento. Purtroppo ci trovavamo in presenza di un fatto compiuto, i muri erano già costruiti ed abbiamo dovuto limitare i compiti della Commissione all'intervento sulle conseguenze, sull'ambiente di lavoro, sulle infrastrutture, cose certo molto importanti ma subordinate alla prima. Ed allora, se questo è il giudizio relativo alla Fiat di Crescentino, non si capisce perché dobbiamo dire di sì all'ampliamento Lancia a Chivasso e all'insediamento Lancia nel basso Biellese, quando si tratta non già di un decentramento, come mi pare risulti chiaramente, ma di un prolungamento o se volete di una dilatazione del congestionamento dell'area metropolitana torinese.
Infine c'è un'altra questione, da un angolo visuale regionale, che voglio sollevare e cioè se la localizzazione non dovrebbe molto più opportunamente toccare altre zone del Piemonte. Si badi bene che noi non abbiamo alcuna intenzione di contrapporre qui, in modo schematico, i cuneesi ai biellesi o gli astigiani ai cuneesi, ma ci serve per sottolineare quanto sia arbitraria, in ogni caso, una scelta compiuta con tanta leggerezza e senza un esame approfondito.
C'è poi un terzo problema ed è quello del Mezzogiorno. Abbiamo appena finito di discutere in questo Consiglio il parere sulla legge per il Mezzogiorno e certi concetti sono più che mai chiari. Li riprendo molto rapidamente, non certo per ricordarli al Presidente Calleri che tuttavia ne avrebbe forse bisogno perché quando discutemmo della questione del Mezzogiorno ancora una volta era assente. Abbiamo detto che l'esigenza di colmare il divario tra Nord e Sud è essenziale, abbiamo detto che si tratta non di un problema del Sud, ma di un problema nazionale, che sentiamo non solo per umana solidarietà (vogliamo bloccare l'esodo che costa tanti sacrifici ai lavoratori del Sud) ma anche per ragioni economiche, politiche e civili, giacché la frattura tra Nord e Sud va delineandosi sempre più chiaramente non solo sul piano economico, ma anche sul piano politico e sociale.
In concreto abbiamo scritto che "l'esigenza di uno spostamento del baricentro al Sud di alcuni fondamentali settori dell'economia italiana e lo spostamento di investimenti verso le aree meridionali, sono condizioni imprescindibili di un più rapido sviluppo delle stesse".
Noi diciamo che non c'è tempo da perdere, occorre rapidamente passare dalle parole ai fatti. Il Presidente Calleri crede di avere la coscienza a posto per l'atteggiamento assunto a proposito della Indesit. Noi vogliamo ricordare che abbiamo dato atto a suo tempo della giusta posizione assunta dalla Giunta riguardo a questo problema. Del resto abbiamo sempre detto che lo sviluppo del Sud non impone necessariamente un blocco dello sviluppo del Nord. Ma siamo certi che un insediamento tipo quello della Lancia, per le dimensioni e per le qualità, non debba essere necessariamente indirizzato al Sud, se vogliamo che le parole e le intenzioni diventino fatti concreti? Se quello dell'auto è ancora, seppure in parte, settore trainante, come non vedere che è necessario spostare al Sud il baricentro dello sviluppo di questo settore? E per quel che riguarda le dimensioni, se, come è probabile e come ho cercato di dimostrare, la Lancia nel Biellese darà luogo ad un processo di immigrazione dal Sud, perché dobbiamo farci carico di una scelta che costringerebbe migliaia di meridionali ad abbandonare le loro terre, anziché portare lavoro dove la forza lavoro già risiede? Anche qui non vogliamo contrapporre schematicamente il Sud al Piemonte, il Sud a Biella, ma riteniamo che una tale scelta non possa essere compiuta prescindendo da una visione nazionale dello sviluppo.
Si obietta che ai fini della funzionalità dell'azienda non è pensabile dirottare al Sud stabilimenti che sono direttamente collegati con la produzione di Chivasso e di Torino. Neppure noi ignoriamo le esigenze di funzionalità e di efficienza delle aziende, ma riteniamo che siano di gran lunga più importanti le ragioni di funzionalità e di efficienza generale del sistema economico nazionale. Abbiamo bisogno di una prova di coerenza da parte di tutte le forze politiche. Come già in altre occasioni voglio dire che siamo orgogliosi di dire le stesse cose, di presentarci ancora una volta con la stessa faccia, tanto qui come nel Biellese, come a Roma, come in Sicilia. Noi chiediamo che le altre forze politiche facciano altrettanto, giacché non è uno spettacolo edificante quello che ci viene presentato di forze politiche le quali dicono una cosa a Roma, un'altra cosa in Sicilia, un'altra nel Biellese e un'altra ancora su scala regionale, a cominciare dalla D.C., per finire ai Repubblicani e ad altre forze politiche ancora.
Mi avvio alla conclusione e chiedo scusa al Presidente se mi dilungo un po' troppo. Cosa fare dunque? Per ciò che riguarda il metodo non abbiamo dubbi: noi chiediamo al Consiglio di respingere il metodo usato dal Presidente della Giunta, lesivo delle prerogative della Giunta e del Consiglio Regionale (e voglio dire a questo proposito che anche se è una Giunta della quale non facciamo parte, non è problema che riguarda solo la maggioranza, ma l'intero Consiglio), è contrario ai principi di partecipazione che abbiamo fissato chiaramente nello Statuto, principi essenziali perché la Regione affermi, Presidente Calleri, un modo nuovo di far politica e di voler stabilire un rapporto democratico con i cittadini e le loro organizzazioni.
Noi vogliamo credere che il Consiglio Regionale, per la preziosa esperienza compiuta durante un anno di attività e di impegno, non voglia rinunciare ad un metodo di lavoro che è ormai divenuto qualificante. Darà Calleri le dimissioni? Queste dimissioni verranno accettate? Non saremo certo noi Comunisti a dolercene, viste le cattive prove che il Presidente Calleri, soprattutto da questo punto di vista, ha dato nel corso di tutto l'anno.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Potevate dirlo anche per la Magnadyne. Il metodo per la Magnadyne vi è andato bene.



FURIA Giovanni

Dev'essere chiaro in ogni caso - e questo lo dico non solo al Presidente Calleri ma all'intero Consiglio - che il Presidente della Giunta Regionale, chiunque esso sia, è un organo della Regione e non la Regione stessa.
Sul piano della sostanze diciamo che l'insediamento Lancia fa sorgere serie preoccupazioni per ciò che riguarda il Biellese ed appare nettamente in contrasto con le esigenze di sviluppo equilibrato del Piemonte e del Mezzogiorno. Ecco perché abbiamo scritto che l'euforia con cui Calleri è andato a presentare le cose nel Biellese era non solo ingiustificata, ma del tutto fuori luogo. Tuttavia non chiediamo al Consiglio Regionale di rispondere con un sì o con un no all'insediamento della Lancia nel basso Biellese. Se ciò facessimo contraddiremmo a tutta la nostra linea, che è invece quella di giungere ad un giudizio definitivo solo quando si sia compiuto un esame approfondito di tutti gli elementi, solo quando si siano democraticamente resi partecipi le assemblee elettive e gli altri organismi a tutti i livelli.
E' per questo che proponiamo che il Consiglio nomini, nella seduta di questa mattina, una Commissione speciale a cui affidare l'incarico di realizzare entro breve tempo un'indagine conoscitiva su tutti gli elementi concernenti l'insediamento della Lancia nel Basso Biellese. In secondo luogo proponiamo che il Consiglio indichi a questa Commissione l'esigenza di giungere rapidamente ad un incontro ufficiale con la Lancia nel quale l'azienda specifichi fino in fondo i propri intendimenti, che ancora non sono risultati del tutto chiari nella dichiarazione resa stamane dal Presidente Calleri; che dia luogo ad un incontro con i Ministeri e le Commissioni parlamentari competenti; che dia luogo ad un incontro con le organizzazioni sindacali, non sui problemi generali della diversificazione industriale nel Biellese, ma sui problemi specifici dell'insediamento della Lancia. Infine chiediamo che il Consiglio dia mandato alla Giunta di convocare al più presto, d'accordo con il consorzio dei comuni biellesi, la conferenza del comprensorio biellese, anch'essa chiamata a discutere in modo specifico sull'insediamento in oggetto.
Noi riteniamo che solo dopo questi passi potrà assumersi una posizione definitiva con cognizione di causa. In quel momento avremo superato le colpevoli superficialità e avremo dato una nuova dimostrazione della serietà del nostro Consiglio Regionale.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola al successivo relatore devo fare presente al Consigliere Furia che era stato convenuto con i Capigruppo che nella seduta di questa mattina non si sarebbe proceduto a deliberazioni. Le ultime proposte che egli ha fatto, perfettamente legittime, darebbero luogo però a deliberazioni e quindi mi rincresce di non poter procedere all'esame delle stesse.
Per il Gruppo Liberale ha facoltà di parlare il Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, signori Consiglieri, dopo le dichiarazioni del Presidente della Giunta ed in special modo a seguito di tutto il fermento che l'insediamento Lancia nel Biellese ha determinato, mi pare sia opportuno esaminare il problema sotto due diversi aspetti: uno procedurale e l'altro di merito.
Il primo è stato posto con notevole rilevanza ed animosità da parte del collega dell'opposizione di sinistra per il metodo, contrario a suo dire al nostro Statuto, adottato dal Presidente della Giunta.
Noi Liberali, opposizione di centro, riteniamo, e sia ben chiaro che con ciò non vogliamo assolutamente strumentalizzare lo Statuto, opportuno porre un punto preciso su quelli che sono i singoli compiti, doveri e diritti ammessi e stabiliti dallo Statuto e quali i rapporti che scaturiscano tra Consiglio, Presidenza della Giunta e Giunta.
Riteniamo ancora, proprio come opposizione, che la nostra competenza di Consiglieri non può assolutamente essere lesa da dichiarazioni che il Presidente della Giunta stessa rilascia in determinati momenti perché, se egli non avesse competenza sull'argomento sul quale s'impegna sarà responsabile della conseguente mancata esecuzione del suo impegno, ad ogni modo esprimerebbe sempre in quel momento una volontà politica che dovrà essere successivamente valutata, esaminata, criticata ed eventualmente approvata e respinta in sede di Consiglio.
Se questo discorso è valido per il Consiglio, altro può essere il rapporto tra Presidente e Giunta. Sia chiaro che però noi non vogliamo assolutamente fare i difensori d'ufficio dei membri della Giunta e se costoro, che con alcuni loro atteggiamenti hanno determinato l'impressione in notevole parte del Consiglio di non essere stati a conoscenza di particolari problemi e decisioni relativi all'affare "Lancia", questa è cosa che riguarda loro, il loro impegno e la loro dignità di uomini politici e di ciò il nostro Gruppo si disinteressa.
Noi prima di scendere nel concreto facciamo alcune considerazioni essenziali e ci chiediamo quali siano i poteri del Consiglio Regionale su questo specifico argomento.
Mi pare che i poteri siano stati ribaditi proprio ieri in quel parere sul Mezzogiorno che abbiamo mandato al Senato e vengono evidenziati maggiormente dal punto 5 nel quale dopo la modifica (alla quale abbiamo contribuito come Gruppo) si dice che l'autorizzazione per gli insediamenti produttivi dovrà essere rilasciata a livello regionale.
Questa è una speranza, è un'opzione, è una sollecitazione che il Consiglio Regionale in un parere espresso su quella legge all'esame del Senato ha espresso; ma oggi questa possibilità non esiste.
Oggi possiamo solo, come Regione, dimostrare una volontà politica indicare cioè una scelta che riteniamo positiva e poi ancora aiutare sollecitare, appoggiare certe iniziative se le riteniamo valide, oppure denunciarle e quindi cercare di ostacolare, altre che possiamo ritenere si realizzino con concreto ed evidente danno allo sviluppo equilibrato della nostra Regione.
Entriamo ora nell'esame del merito.
E' a questo punto che comincia l'esame critico da parte della nostra opposizione nei confronti delle dichiarazioni del Presidente della Giunta e ciò per valutare, come rappresentanti che hanno un mandato diretto dalla loro Regione, se le dichiarazioni e l'impegno del P residente Calleri abbiano leso o no gli interessi del Piemonte.
Il problema è molto ampio ed ammette infinite possibilità di esami dato che infiniti o per lo meno numerosi sono i parametri secondo i quali si può valutare se un insediamento industriale sia o no valido.
Ci sono questioni d'ordine politico, sociale, tecnico, ma è certo che ci troviamo di fronte ad una realtà, il Biellese monoindustriale, che conosce una situazione di crisi incancrenitasi negli anni e credo che ognuno di noi, per quel poco o tanto che ha fatto di attività politica, o per quel poco o tanto che ha fatto come partecipe ad una collettività conosce questo ricorrente discorso della crisi dell'industria tessile.
L'industria tessile laniera biellese, con le sue particolari caratteristiche, e l'industria tessile in genere, primo motore dell'industrializzazione del Piemonte, zona depressa nel lontano 1800 quando, dall'agricoltura si è passati ad una prima fase industriale, è entrata in crisi.
Da ciò deriva che la crisi del settore tessile è un problema che ha delle cause a monte del limitato ciclo produttivo, cause che per studiare il rimedio a fenomeni negativi e congiunturali, vanno attentamente individuate, per accertare se possono essere rimosse e se esiste la convenienza economica a farlo.
Tenterò di compiere questa analisi e il primo esame lo condurrò sul documento della Filtra-CGIL, pubblicato dall'Unità, anche perché se vogliamo che la parola "socialità" non rimanga vuota utopia, parlando di problemi del lavoro non è contrario al principio liberale esaminare le convenienze o meno degli operai. La crisi del Biellese è pacifica, ci sono 1051 persone che in questo momento hanno perso la loro possibilità di lavoro e c'è un forte numero di lavoratori ad orario ridotto, 40, 32, 24 12 ore.
E' un problema del quale indipendentemente dal già alto numero dei disoccupati, abbiamo il dovere politico e morale di preoccuparci.
Il documento delle associazioni sindacali sostiene che è un errore portare, in alternativa all'industria tessile, un insediamento industriale metalmeccanico nel Biellese, ed esprime invece l'opinione che è necessario ammodernare il processo tecnologico dell'industria laniera con ulteriori forti investimenti.
Questo è un bel discorso, e senza voler fare polemiche non meraviglia affatto che per i Sindacati questo problema, come tutti gli altri quando si pongono abbia una sola motivazione: l'incapacità il miopismo e l'egoismo padronale, ma la soluzione proposta è effettivamente idonea? Perché se questi auspicati investimenti risolvessero il problema dell'industria tessile, allora si potrebbe aprire dei nuovi orizzonti, si potrebbe, come Consiglio Regionale, batterci per un nuovo rilancio dell'industria tessile laniera del Biellese. La verità è un'altra, per vedere quali possono essere gli interventi concreti bisogna risalire all'origine di certi processi. La crisi tessile non è frutto di un processo tecnico congiunturale, è un mutamento radicale che si è creato nel settore tessile e per l'industria laniera del Biellese è ancora diverso per particolari aspetti da quello dell'industria cotoniera o di altri settori ma è un processo che ha colpito l'industria tessile in tutti i Paesi più altamente industrializzati.
L'Inghilterra ha subito il crollo della capacità di occupazione degli addebiti in questo settore, e indipendentemente dai Governi laburisti o conservatori, ha dovuto, per risolvere il problema, affrontare la riconversione di quasi tutta la manodopera addetta al settore tessile verso altre attività industriali.
Con l'abbassamento di certi dazi doganali internazionali, collegati al Kennedy Round c'è stato un crollo del prezzo di alcuni prodotti industriali, e segnatamente di manufatti e tessili che vengono importati ad un prezzo più basso del nostro costo di produzione da altri mercati.
Inoltre l'industria tessile richiede e pretende per la sua realizzazione un impiego di capitali inferiore a quello di altre attività industriali e ciò consente pertanto a Paesi in fase di industrializzazione iniziale e poco dotati di forti capitali di diventare concorrenti.
Qui si potrebbe a lungo parlare del Terzo Mondo e dei doveri e interessi che i Paesi industriali hanno verso di lui, ma implica troppo il problema e mi basta accennarne.
Il processo di sviluppo tecnologico dell'industria laniera biellese proposto dalle organizzazioni sindacali a cui l'Unità di ieri faceva riferimento e qui richiamato da Furia è un processo che non può portare a risultati concreti e pertanto dev'essere abbandonato.
Per contro, quello della monoindustria è un problema su cui tutti quanti hanno dato giudizi negativi perché si tratta di una monoindustria decisamente avviata ad un lento annullamento (possiamo soltanto ritardare questo fenomeno) per evitare questo dobbiamo alzare lo sguardo e guardare oltre.
Allora c'è un problema di fondo. Qui si stanno esprimendo concetti su cui siamo pienamente d'accordo, ma si cerca di dilatarli oltre il lecito.
Si parla di area metropolitana, di congestionamento: con riferimento all'area metropolitana torinese (che sta diventando veramente una cosa impressionante) ma è assurdo abbracciare in essa tutte le valli biellesi e proseguendo ad oriente arrivare fino al Lago d'Orta: una tale affermazione è priva di ogni collegamento fuso a qualsiasi corretto concetto urbanistico.
L'area biellese è un sub-polo a sé stante, che se opportunamente ristrutturata con nuovi insediamenti industriali, assorbirà tutte le forze lavorative ora disoccupate e i dati, l'ha detto con chiarezza il Consigliere Furia, sono inconfutabili.
Si parla di 1.051 unità già licenziate che saliranno entro il 1971 a 3.665 unità (di cui 3.312 operai, cioè quelli che hanno minore possibilità di resistenza in una situazione di disoccupazione).
Il problema è pertanto accertare se questo insediamento Lancia creerà realmente problemi di congestione oppure se non sia una prima netta presa di posizione da parte degli organi responsabili della Regione che vogliono creare un primo sbarramento che arresti un processo che con una forte disoccupazione del Biellese, farà gravitare sull'area metropolitana torinese un forte esodo di lavoratori.
Voi avete parlato di pendolarità; è un fenomeno drammatico oltre certi limiti (non esisteva solo nel borgo medioevale antico quando sotto il maniero si creava un'attività artigianale), ma quando la pendolarità raggiunge l'ordine di 10/15 Km., siamo a limiti non solo sopportabili ma ideali.
Guardiamo l'esperienza del Canavese, del centro industriale di Ivrea?



RIVALTA Luigi

Ti stai inventando certe cose.



ROSSOTTO Carlo Felice

Mi sto inventando niente. E' stato detto da Furia che l'insediamento nella pianura, a venti Km, a sud di Biella determinerà lo spopolamento delle valli biellesi. Io contesto questa affermazione con un dato di fatto che non mi invento; lo stabilimento Olivetti di Ivrea non ha assolutamente permesso lo spopolamento delle valli del Canavese, anzi, ha integrato ed ha realizzato un primo decollo di vita sociale in quelle vallate.
Parlo della Val Sacra e della Val Chiusella, parlo di tutte le valli dove c'è stato un risveglio sociale determinato da gente che la mattina va a lavorare e a sera rientra nella vecchia abitazione, potendo ancora prestare un po' d'attività all'orto familiare.
Sono pronto a rettificare il mio giudizio se voi mi smentite non a parole, ma con fatti.
Ad ogni modo è certo che una pendolarità a favore dell'Olivetti già si crea da molti comuni del Biellese interessati direttamente all'insediamento, una pendolarità molto più pesante di quella a favore della Lancia anche perché porta a dover superare il sistema orografico della Serra, che divide queste due sub regioni piemontesi.
Ma se vogliamo veramente parlare nell'interesse degli operai c'è di più: noi sappiamo che l'addetto all'industria tessile è quello meno retribuito, è quello che gode di forme di salario inferiore a quello della metalmeccanica. Questo ce lo siamo sentito ripetere infinite volte proprio da coloro che vi sono addetti.
Lo scarto di differenza sui minimi contrattuali è già del 20 per cento.
Basta questo dato di fatto per rendersi conto che chi vuol essere sociale deve aiutare la conversione di un operaio tessile in operaio metalmeccanico determinandogli la possibilità di paghe superiori. Se si considera poi che l'industria meccanica consente maggiori possibilità di qualificazione si noterà che l'addetto all'industria tessile percepisce paghe inferiori globalmente del 50/70 per cento di quello addetto al settore meccanico.
Si è molto parlato in linee generali della contrapposizione Sud-Nord.
C'è un'istanza biellese che dice: noi qui stiamo lentamente declinando: è un'istanza che viene dal mondo sindacale e dal mondo imprenditoriale il quale, pur sapendo che l'insediamento industriale meccanico determinerà un aumento della paga media nei confronti di quello tessile, lo accetta e cerca responsabilmente di favorirlo come un processo necessario perché il Biellese non muoia.
Anche questo è un punto a favore dell'imprenditore privato troppe volte tacciato di essere solo uno sfruttatore.
Riallacciandomi a questo concetto vorrei rispondere alla preoccupazione di Furia in ordine ai lavoratori che potranno essere assorbiti dal mondo della meccanica; che questo assorbirà solo le forze migliori mentre il settore tessile si libererà solo di operai ormai vecchi tenendosi per sé i migliori.
Questo è un falso problema ed è risolto dalla legge di mercato che automaticamente nel momento in cui ci sarà un complesso industriale che pagherà di più, determinerà un interesse nei lavoratori e sarà, con le concrete prospettive di miglioramento, una sistemazione ambita da tutti buoni e cattivi.
Siccome mi pare che non esista l'obbligo del dipendente di rimanere per tutta la vita presso un'azienda, se non lo vuole più (vero se mai il contrario), saranno proprio le forze migliori e più giovani, quelle più intraprendenti che lasceranno il mondo tessile per entrare nell'altro che darà salari più alti e che permetterà loro maggiori qualificazioni.
Eppure nonostante questa serie di motivi parlando in favore di interessi campanilistici o politici, si è detto: non questo insediamento deve venire al Sud. Signori Consiglieri siamo di fronte a un dato di fatto: mille disoccupati nei primi sei mesi del 1971, alla fine del '71 ne avremo tremila e più.
Dobbiamo difendere questa zona del Piemonte considerata la zona più industrializzata, che da vent'anni all'opposto conosce i tassi di incremento di reddito più bassi (da 320 di media nazionale ho sentito dire stamattina che si arriva a 190 nel Biellese), dobbiamo lottare per ottenere che venga concessa a dei nostri conterranei la possibilità di mantenere e di migliorare le loro condizioni di vita.
E qui vorrei ricordare agli amici dell'opposizione di sinistra quel libro di Pietro Secchia che è la storia del movimento operaio del primo centro laniero d'Italia, che parla di tutte le lotte sindacali avvenute nel Biellese dal primo sorgere dell'industria, che identifica in queste lotte sindacali il primo movimento di un sindacalismo a livello progredito che si verificò in Italia e nello stesso tempo individua in questa zona quel qualche cosa che ha non solo valore sociale ma etico e che non possiamo permettere che si distrugga o si dissolva: perché le lotte, i sacrifici di tempi passati, l'impegno leale delle parti in conflitto che porta nella sua composizione il progresso sociale in questa zona, meritano da parte nostra un profondo rispetto. Quando in Piemonte parliamo di biellesi abbiamo chiaro il concetto di gente laboriosa, di gente che attraverso l'industria che seppero crearsi ha evitato a sé l'amarezza dell'emigrazione.
Oggi i biellesi non sono più capaci di mantenere queste industrie e prima che avvenga il dissolvimento di questa nobile razza piemontese che tanto bene ha operato, è giusto e necessario fare concretamente qualche cosa.
Anche se grande parte del merito va ad una Giunta di cui non facciamo parte non possiamo che rallegrarci per ciò che sta avvenendo.
E' stata proposta dal Consigliere Furia una Commissione speciale. Io sono contrario, proprio per rispetto allo Statuto.
Noi abbiamo quattro Commissioni che di questo argomento, se fosse necessario se ne potrebbero occupare: esse sono programmazione urbanistica, lavoro, e industria.
Dobbiamo individuare qual è quella che preminentemente ha specifica competenza sull'argomento e che, ascoltato il parere delle altre, possa verificare se i dati, problemi e contenuti concreti del problema discussi oggi abbiano o no piena validità. Siccome noi non abbiamo capacità operativa e il nostro impegno è prettamente politico e siccome in funzione delle dichiarazioni di merito si è aperta una discussione che da parte nostra non si ritiene sia lesiva dei poteri del Consiglio, quest'ultimo deve dare il suo apporto, positivo o negativo, con la responsabilità delle singole parti, agli avvenimenti futuri, o direttamente o solo attraverso Commissioni che siano previste dallo Statuto.
Non possiamo ogni volta che c'è un problema di una certa validità creare una Commissione speciale.
Abbiamo uno Statuto, abbiamo le nostre Commissioni, evitiamo invece quel senso di precarietà e di assembleismo disorganico che pare emergere da un tale tipo di soluzione e troppo caro all'opposizione di sinistra. Io ritengo, come ritengono i miei amici di Gruppo, essenziale e chiara tutela degli interessi della Regione, delle forze lavorative che un giorno potranno venirci a chiedere dove devono andare a lavorare, perché oggi per un gioco particolaristico non le abbiamo sufficientemente difese, giusto approvare l'iniziativa del Presidente della Giunta.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Garabello, ne ha facoltà.



GARABELLO Enzo

Signor Presidente, signori Consiglieri, il giorno 17 giugno, prima che questo argomento assumesse dimensioni di natura diversa, io avevo presentato un'interrogazione chiedendo alla Giunta informazioni precise in merito ad un ampliamento degli stabilimenti Lancia a Chivasso.
Le notizie erano le più contraddittorie perché si andava dalla previsione conclamata di cento addetti, ad un magazzino che dovrebbe essere addirittura di sei ettari, sei ettari e mezzo, tale cioè da creare delle preoccupazioni e dei dubbi sulla possibilità con cento o con qualche centinaio di operai di risolvere il problema. D'altronde il Presidente quest'oggi, dandoci le ultime notizie, ha detto che l'ampliamento di Chivasso dovrebbe essere dell'ordine di 1000/1200 operai e quindi con prospettive diverse da quelle che in quel momento affioravano. Io chiedevo che la Giunta ci dicesse il suo pensiero in merito a questo ampliamento che certamente avrebbe favorito un'ulteriore polarizzazione di questa località la quale è, dal punto di vista della collocazione urbanistica, fuori da quella che è normalmente considerata, almeno negli studi degli anni precedenti, l'area metropolitana di Torino, che ha già assunto le caratteristiche di un'espansione. Del resto, nella stessa Commissione speciale per Crescentino, si è evidenziato che al di fuori di un puro problema di sistemazione tecnica interna di qualche reparto e tenendo presente l'insediamento di Crescentino su cui la Commissione presto riferirà al Consiglio, effettivamente vi era possibilità di un altro ampliamento della zona metropolitana di Torino in termini su cui oggi siamo veramente in difficoltà nel dare un preciso giudizio. La Commissione speciale per Crescentino nel complesso, pregiudizialmente, aveva dato parere negativo all'insediamento stesso, anche se poi si è posta realisticamente nella visione di dare il massimo possibile di assetto soprattutto di protezione a quei Comuni che saranno investiti da uno spostamento di manodopera e quindi da una certa immigrazione. Sul problema di Chivasso ritornerò ancora concludendo, perché mi pare che non sia liquidato dal discorso più ampio di Biella.
Chiedevo alla Giunta che cosa ne pensasse il 17 prima dell'esplosione se così si può dire, di questo aspetto del problema, quale procedura volesse proporre rispetto all'utilizzazione delle Commissioni consiliari cioè se dare nuovo mandato alla Commissione di Crescentino, tenuto conto di certi aspetti positivi del suo funzionamento e di un certo rodaggio sulle discussioni di problemi di questa natura, oppure se la Giunta ritenesse più opportuno rientrare nelle Commissioni consiliari.
Il collega Rossotto poco fa ha preso partito per questa tesi.
Personalmente non è che io abbia particolari preferenze, noto che la Commissione di Crescentino, non è prevista dallo Statuto, non è neanche una Commissione speciale e se ritenevo ci fosse possibilità di alternativa era soprattutto per l'esperienza che quella Commissione aveva acquisito. Per tutto sommato, se decidiamo di prendere un'altra strada forse è meglio; mi soffermerò un momento sul merito dei problemi che sono stati ricordati rispetto al collegamento che potrebbe venire ad avere l'area biellese con il polo fondamentale di Torino, cosa che non si può negare se non si fanno opportune distinzioni e chiarimenti; anche come metodo probabilmente sarebbe meglio tagliare di netto con un problema che comunque riguardava l'area di Torino e che dovremmo metterci in condizioni di considerare nell'ambito del polo di Biella con una sua particolare caratteristica autonoma rispetto al polo metropolitano di Torino, ma comunque su questo penso che la Giunta possa dire la sua in risposta e il Consiglio possa prendere una decisione.
I colleghi che mi hanno preceduto hanno condotto il discorso sul metodo e sul merito. Non è la prima volta che sui problemi di metodo ci intratteniamo in questo Consiglio. Io debbo dire che quando mi ci sono soffermato l'ho fatto sempre con accenni critici - come mi è tipico - di lealtà e di franchezza nell'esporre i punti di vista e nello stesso tempo con una pacatezza che non determini una contrapposizione di natura frontale che molte volte non riesce a fare uscire il ragno dal buco, allo scopo di ricercare tutti insieme la migliore soluzione ai quesiti che ci vengono prospettati.
Parlando di metodo altre volte ho contrapposto il mio punto di vista a quello dei colleghi Comunisti, i quali hanno sempre teso a riconoscere il minimo di autonomia agli organi (chiamiamoli di secondo grado) della Regione, la Giunta e la Presidenza. Io ho sempre affermato che la Giunta e la Presidenza hanno, come organi della Regione, una propria autonomia.
Però, al fine di evitare che ci palleggiamo l'argomento, dovendo entrare alle volte in Consiglio addirittura su problemi interni di rapporti di Giunta (c'è già entrato con molta delicatezza il collega Rossotto) penso che dovremmo semplicemente schematizzare una volta per tutte i metodi che dovrebbero essere usati. Non c'è dubbio che la Giunta ha una precisa autonomia amministrativa, però bisogna definire che cosa è "amministrativa" e penso che lo schema del nostro Statuto non sia difficile da interpretare: la Giunta propone, il Consiglio discute e definisce, la Presidenza e la Giunta attuano. Mi pare che questo possa essere una definizione abbastanza semplice, anche se schematica. Io però ritengo che in linea di massima essendo questa la linea in cui poi la Giunta ritrova una completa autonomia di funzionamento, seppure nel doveroso rispetto delle decisioni del Consiglio e con la necessità di riferire al Consiglio stesso man mano quando si giunge a certi punti dell'attuazione operativa, faremmo cosa positiva se tutti quanti gli organi della Regione tendessero a rispettare questa gerarchia di valori, questa cronologia di avvenimenti; il non mettersi in questa ottica comporta dei tipi di contrapposizione che molte volte vanno al di là delle intenzioni e di chi li determina e del Consiglio. Io sono d'accordo con chi ha detto che quest'anno di esperienza ha dimostrato che all'interno del Consiglio siamo capaci di un civile dibattito, che nell'interno delle Commissioni le posizioni si sono confrontate con estrema puntualità e non hanno portato a Commissioni di nessun genere e direi che indubbiamente, man mano che ci eserciteremo sempre di più su termini realistici, concreti che portano conseguenze di tipo amministrativo, è molto probabile che la contrapposizione non giunga ad una sanatoria e a un accordo su determinati argomenti, però in questo senso maggioranza e minoranza potranno meglio confrontarsi e poi ciascuna assumere le proprie responsabilità.
Io ho detto queste cose con riferimento ad un funzionamento ordinario dei poteri della Regione, ma siamo in una fase non ancora completamente ordinaria, cioè non abbiamo quei poteri che consentono alla Giunta di portare proposte di programmi, di operatività al Consiglio per riceverne il voto strettamente solidale o modificato e poi proseguire. Prima il Presidente Calleri, ricordava ad un collega che parlava piuttosto vibratamente, il precedente della Magnadyne, ed io personalmente, essendo stato uno dei protagonisti di una fase di quella vicenda, debbo dire che la Regione in certi campi è già riuscita a fare più di quello che la mancanza di poteri le consentiva. Questo però che cosa significa? Credo siamo tutti convinti che è perché abbiamo collocato nel modo giusto il prestigio dell'Ente ed abbiamo saputo usare di quegli strumenti che particolari situazioni ci hanno consentito di utilizzare.
Noi siamo ancora in questa fase (consentitemi di non porlo in termini polemici) e richiediamo veramente da parte di tutti la giusta collocazione in questa gerarchia; mandando i poteri, dovendo giocare di prestigio dovendo giocare di peso politico, evidentemente più è ampio il prestigio più è ampio il peso politico come impegno della Regione, più i risultati possono essere migliori. Per cui pongo queste cose, che poi sono un sunto dello Statuto, alla meditazione comune, sperando che le esperienze fatte specialmente quelle che hanno determinato una non soddisfacente condizione delle cose, possano portare ad un concreto miglioramento.
Nel merito, non c'è dubbio, il problema della Lancia a Biella è di enorme opinabilità ed io vorrei entrare subito in un argomento che è stato portato dal collega Furia, cioè la discussione conclusa ieri con un voto sulla questione del Mezzogiorno. Non c'è nessun dubbio che non era strumentale l'adesione nostra (in particolare mia) su quelle cose che abbiamo detto rispetto al Mezzogiorno. Il Mezzogiorno non è una questione di comprensione cordiale, è un problema di visione politica generale del Paese e non ce ne facciamo carico, lo abbiamo definito nello Statuto, ne abbiamo chiarito meglio la portata in un certo documento che dovrebbe avere e speriamo che abbia qualche influenza sulla determinazione legislativa che in questi giorni va facendo il Parlamento.
Il nostro Statuto all'art. 73, pur non ponendo dei problemi di gerarchia, dice: noi piemontesi ci dobbiamo occupare di tutto il resto d'Italia là dove vi sono delle aree di depressione. Mi pare più che logico che ci occupiamo di aree di depressione nella nostra Regione perché, in ultima analisi, i nostri elettori, coloro che ci hanno mandati qui potrebbero forse plaudirci per avere aiutato a risolvere certi problemi qualora non avessimo affrontato anche i nostri questo plauso non ce fo potrebbero più dare. Però si tratta di dire chiaramente (e qui è affiorato piuttosto bene nella relazione precedente e anche negli interventi, se pure positivi, che sono venuti) qual è il motivo per cui riteniamo di dover prendere in considerazione la proposta d'insediamento della Lancia nel biellese, anche se con dei limiti che per parte mia, a titolo di contributo, mi permetterò di portare.
Abbiamo detto in altre occasioni e io l'ho ricordato ieri in un intervento sul Mezzogiorno, che molte volte in Italia si è schematizzato troppo sull'ipersviluppo e sulla depressione; un'articolazione diversa, che tenga più conto di realtà effettive nell'arco dell'intero Paese, è forse quella che ci può condurre a risolvere questo problema. Il collega Rossotto ha ricordato che l'industria biellese è stata uno dei primi elementi di sviluppo della Regione piemontese e l'ha contrapposta alla realtà dell'attuale crisi di settore che però non è neanche da prendere con una supina posizione di accettazione, così, perché c'è, ma dev'essere affrontata. Sono d'accordo con Furia che c'è tutto un problema di strutturazione, di revisione interna nel mondo del tessile; quindi si comprende la dichiarazione di crisi di settore, si comprende l'iniziativa per la legge tessile che attualmente è di fronte al Parlamento.
Si è detto - e credo che sia un concetto sul quale siamo tutti d'accordo - che dobbiamo operare anche nei confronti di quest'area. Noi ci auguriamo che vengano fuori iniziative che consentano di affrontare analoghi problemi della nostra Regione, delle valli torinesi (toccate anch'esse dalla crisi tessile) del Cuneese più depresso per motivi non tanto di regressione, ma di mai avvenuto progresso, del Novarese dove accanto al problema dei tessili, vi è quello della crisi della siderurgia di valle. Questo dev'essere un elemento che ci deve portare alla difesa dell'occupazione attraverso una differenziazione della monoindustrialità che abbiamo riconosciuto da sempre essere l'elemento fondamentale di una certa cristallizzazione del nostro Piemonte e anche elemento di notevoli preoccupazioni, perché i settori quando vanno in crisi determinano, se sono marginali, crisi locali limitate, ma quando sono quelle portanti - pensiamo a Torino, all'automobile - provocano crisi di ben maggiore importanza e pericolosità.
Il tentativo di dare un apporto per uscire dalla monocultura e dalla monoindustrialità del Biellese lo ritengo positivo e credo che sostanzialmente su questo non ci sia vera divisione. Dove secondo me è significativo l'impegno dei Sindacati è che all'interno vi siano dei ripensamenti non sul problema di fondo, ma probabilmente sui metodi da tenere in considerazione per risolverlo al meglio. La pressione che è venuta da organizzazioni sindacali e dai Sindaci dei Consigli comunali preoccupati della situazione economica e sociale del Biellese in decadenza è chiaramente spiegabile. Nel momento in cui si rileva la possibilità che una iniziativa sia rilanciata e per di più strettamente nel campo della monoindustrialità della zona, si identifica meglio quell'aspetto politico che dalla localizzazione passa all'ubicazione dell'industria.
Qui sono stati portati argomenti, anche dall'opposizione, che penso debbano essere presi in considerazione: ad esempio il fatto che vi sia un certo scivolamento (parlando della Lancia nel Biellese), da Biella a zone che si avvicinano di più all'autostrada Torino-Milano, anche se vi sono dei motivi che possono spiegarlo, è ammissibile che possano sollevare preoccupazioni, dubbi, richieste di discussione in proposito.
Il collega Rossotto diceva: quando la pendolarità è dell'ordine di 10/15 Km, si tratta di organizzare bene i trasporti e non è un grosso problema. Qualcuno ricordava (non ho la carta geografica sottomano e non posso fare le valutazioni) che la pendolarità, con questo slittamento dello stabilimento, per certe località può arrivare a 40/50 Km. E' chiaro che quando parliamo di 40/50 Km, tenuto conto di quelle che sono le strade e i servizi oggi esistenti nel Biellese, non si tratta più di una pendolarità puramente funzionale, ma di una pendolarità che farà sì che qualcuno non si ingaggi e che altri ingaggiandosi vadano a ricercare una diversa collocazione di abitazione, con pericolo di spopolamento delle valli biellesi. Per me questo è un punto che dev'essere affrontato. La Regione nella sua visione urbanistica, nel dare un orientamento che tenga conto di tutti i fattori, non solo quelli produttivi. Sarà la razionalizzazione di una iniziativa che ha già assunto linee abbastanza chiare dal punto di vista portante, però ritengo che una razionalizzazione del genere non possiamo rifiutarci di porcela, perché in questo modo il nostro sarà un servizio più valido per le popolazioni e per i lavoratori.
Un'altra cosa che mi preoccupa e di cui coloro che sono stati con me nella Commissione di Crescentino mi hanno già sentito parlare è il numero degli addetti che si pensa saranno insediati in quello stabilimento.
Sarebbe, secondo me, un grave errore fermarci di fronte alla dichiarazione dell'azienda di voler insediare 2500 operai. Per quanto riguarda Chivasso e questo è un punto che mi pare opportuno mettere in rilievo - abbiamo visto ad esempio fluttuare fra i cento e i 1200 gli addetti previsti per l'ampliamento. Si parlò di cento, o al massimo di 500 e poi di 1200.
Crescentino: grosso modo si pensava che la Fiat facesse uno stabilimento dell'ordine di 2500 addetti, poi si è parlato del prevedibile migliaio per aziende esterne indotte e mi ero permesso di fare notare che ciò avveniva con un impegno, chiamiamolo edilizio, dell'ordine di 300.000 mq.; la proprietà della Fiat è di un milione e mezzo di mq, per cui mi pareva opportuno fare presente che qualora la discussione avesse dovuto andare avanti (e in questo caso ci pareva necessario andasse avanti), si mettessero i punti sulle i, perché una cosa è fare uno stabilimento di 2500 operai, e un'altra è farne uno aperto al numero in limiti che non sappiamo quali possono essere.
Biella: il Presidente parla di 2500 operai, con qualche induzione dell'ordine di 500/700, diciamo tremila in conto tondo. Sarà forse per l'esperienza di natura edilizia che ho compiuto al Comune di Torino, ma rilevo che si parla di uno stabilimento che coprirà 80.000 mq.; anche qui la previsione di carattere patrimoniale è di un'altra dimensione, si parla di un milione e mezzo di mq. Io non faccio il processo alle intenzioni di nessuno, però vorrei seguire questa logica: Chivasso ha un suo tipo di polarizzazione a bubbone accanto a Torino, con qualche minaccia di ulteriore polarizzazione; Crescentino si trova a un tiro di sasso, fa uno stabilimento con una certa dimensione, però con diverse possibilità di sviluppo; la Lancia prevede un certo tipo di stabilimento con diverse possibilità di sviluppo. Se noi non abbiamo una pianificazione di territorio e di ubicazione di questi stabilimenti fatta in modo tale da assicurarci fin d'ora che lo stabilimento fra l'autostrada e Biella non diventa un'appendice (non per la proprietà che in questo momento mi interessa poco, ma proprio come induzione di fenomeno di insediamento) ecco che per questa via, rapidamente, potremmo avere un'ininterrotta collana che parte da Torino e arriva fino a Biella senza soluzione di continuità.
Il collega Rossotto notava prima che lo stabilimento di Biella pu diventare un drenaggio per certi fenomeni di ulteriore polarizzazione di Torino e dell'area metropolitana. Se così fosse sarebbe un elemento positivo nella decisione relativa a questo insediamento, ma se non ci sono sufficienti garanzie che il tutto avvenga in una visione organica, questa ubicazione invece di costituire un muro di drenaggio rappresenterà una muraglia cinese sulla quale si potrà camminare tra Torino e Biella.
Lo dico proprio cercando di dare un apporto positivo, approfondiamone gli aspetti concreti, affinché domani non dobbiamo recriminare di aver preso una decisione troppo rapida o comunque non sufficientemente studiata.
E' evidente che entro certi limiti il rifiuto di manodopera da parte di stabilimenti biellesi e la pendolarità eccessiva verso stabilimenti meccanici determinata da quei rifiuti, può dare sufficienti garanzie che lo stabilimento trovi una manodopera non greggia ma con un certo livello di preparazione, di qualificazione tecnica. E' in questo senso che trova significato l'insediamento biellese della Lancia, bisogna però stare attenti che qualora non si prendano tutte le necessarie precauzioni in merito alle ubicazioni, alle dimensioni, alle interconnessioni dello stabilimento con il contesto del territorio, rischiamo, come ha già fatto qualcuno, di avere un'immigrazione magari inizialmente marginale e poi sempre più crescente. L'immigrazione libera aree del Sud e determina l'allontanamento di forze di lavoro (e qui entriamo nel discorso del Mezzogiorno) e quindi non la dobbiamo auspicare, dobbiamo tendere a frenarla là. In seconda istanza sul posto si determinano tutti quei problemi che l'immigrazione nell'area metropolitana torinese ci ha fatto conoscere. Quindi un intervento che serva a ridare potenzialità economica al Biellese, può andare bene, ma non un intervento che determini immigrazioni, specialmente se crescenti.
Il Consiglio ne faccia oggetto di meditazione perché nella catena Chivasso-Crescentino-Biella, potrebbe determinare domani dei fenomeni del genere di quelli che abbiamo già lamentato nell'ambito dell'area metropolitana torinese.
Io penso di avere, anche se in maniera disordinata, detto alcune cose con spirito estremamente collaborativo, sperando che questo contributo venga colto. Oggi il Consiglio è stato investito del problema, i pareri si affrontano, si scontrano, vi sono dei punti di convergenza, dobbiamo portare un contributo maggiore, proprio perché la Regione, non avendo ancora quei poteri formali che le abbiamo richiesto anche in merito all'autorizzazione, possa dare un parere tale da darci le migliori garanzie sullo sviluppo dell'iniziativa.
Io mi permetto, a conclusione, di chiedere più complete delucidazioni del Presidente della Giunta e degli Assessori in merito al problema di Chivasso che avevo sollevato all'inizio. Ritengo che faremmo cosa buona se compiuta questa prima rapida analisi, sedendoci con più tranquillità in quella Commissione che si riterrà opportuno di investire in proposito potessimo dire la nostra e dare alla Giunta e alla Regione tutti un forte contributo di solidarietà.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Nesi, ne ha facoltà.



NESI Nerio

Signor Presidente, io sento un lieve imbarazzo a prendere la parola oggi su questo problema dopo essere stato relatore al parere del Consiglio Regionale sulle leggi per il Mezzogiorno. Perché se dovessimo applicare integralmente quello che abbiamo dichiarato unanimemente ieri probabilmente tutta questa discussione sarebbe non inutile, perché non sono mai inutili queste discussioni, ma dovrebbe avere un taglio un po' diverso.
E io mi atterrò a quello che abbiamo dichiarato ieri, anche perché credo che un Consiglio come il nostro, di una così importante Regione com'è il Piemonte, non possa smentire se stesso a distanza di un giorno.
Noi abbiamo dichiarato ieri che la Regione, nella sua sintesi politica che è il Consiglio Regionale, pone il problema dell'Italia meridionale come una questione nazionale, anzi, che riguarda tutta Europa, e addirittura alcune aree che sono fuori d'Europa ma che interessano il nostro Paese.
Abbiamo anche posto alcuni punti fondamentali in ordine all'applicazione di questo concetto, che riguardano gli incentivi e i disincentivi, incentivi verso l'Italia e disincentivi nel Nord e la questione delle autorizzazioni delle dislocazioni.
Mi pare innanzi tutto di dover rilevare che questa discussione è molto importante, perché dimostra ancora una volta come la Regione sia capace di una grande sintesi politica, quella sintesi politica che la Regione ha già dimostrato una volta (d'altra parte l'hanno ricordato i colleghi, da tutti i banchi) e devo dire che nel momento in cui ci apprestiamo a formulare alcune critiche al Presidente della Giunta, dobbiamo anche inizialmente dargli atto che in una precedente occasione, quella della Magnadyne, egli ha operato pienamente nel contesto dei poteri che il Consigliere Garabello così acutamente - devo dargliene atto con molto piacere - diceva essere nell'ordinato rapporto fra il Consiglio e la Giunta. In occasione della Maginadyne ci fu un'ampia discussione preliminare del Consiglio Regionale dalla quale la Giunta e il suo Presidente in modo particolare trassero tutta una serie di indicazioni per andare a discutere; io credo (il Presidente della Giunta lo vorrà riconoscere) che nell'azione che svolse per la Magnadyne egli abbia avuto una notevole forza dal fatto di avere ottenuto preventivamente un grande consenso da parte del Consiglio Regionale. Così come bisogna dare atto che anche in un altro caso, quello della Indesit, il Consiglio Regionale e la Giunta dimostrarono di agire chiaramente, anche quando questo comportava forse una certa impopolarità in alcune zone del Piemonte. E' chiaro che tutti noi abbiamo dietro delle sezioni, delle federazioni, dei compagni (degli amici a seconda come vengono chiamati, ma non c'è molta differenza, gli operai o gli impiegati disoccupati, che siano cattolici, D.C. socialisti o comunisti hanno problemi identici), questa è la grande verità che non possiamo dimenticare e che ci spinge a operare in un certo modo. Non sarò certo io a negare, e non potrei nemmeno farlo per onestà intellettuale, ciò che mi vengono a dire il Segretario della federazione di Biella o i Segretari delle sezioni del Biellese, non sarò certo io a farlo perché non è costume né del Gruppo Socialista né mio personale mistificare le cose. Dobbiamo dire però che quel che è mancato in questa occasione è stata proprio una discussione collegiale che avrebbe permesso, a mio modesto avviso, al Presidente della Giunta, di fare quello che ha fatto per la Magnadyne, cioè di essere egli il primo cittadino del Piemonte che va a trattare col capitale, in forza di un mandato che ha ricevuto da un grande consesso come il nostro, che rappresenta la sintesi politica di tutto il Piemonte.
E vengo al secondo punto. Io so che il Presidente della Giunta non è d'accordo con me su quanto dirò, ma egli sa anche, per lunga consuetudine che è difficile non farmi dire quello che penso (e viceversa). Quando trattiamo con la Lancia non dobbiamo dimenticare che non trattiamo con un'azienda singola, autonoma, bensì con un'azienda che fa parte di un grandissimo gruppo. Io non ho dubbi sul rapporto di grande autonomia che un grosso dirigente industriale com'è certamente il prof. Canonica tende ad avere col capitale che rappresenta, non la maggioranza, ma la totalità dell'azienda che presiede, però è certo che questi rapporti sono di natura finanziaria, azionaria e nessun Presidente di un'azienda consociata pu ignorare qual è la politica generale del gruppo. E allora, quando partiamo da questo presupposto, abbiamo un'altra arma di contrattazione, che è quella di poter agire a livello di grande Gruppo; l'unica arma che abbiamo a nostra disposizione è la contrattazione. Non siamo dei massimalisti i quali pensano che in questo contesto storico o in questo contesto economico si possano dare degli ordini alle grandi aziende. Ricordo il pensiero del Presidente della Giunta quando ci fu l'affare Alfa Sud, quando lo Stato non ebbe la forza di dire alla Fiat: devi andare a costruire nell'Italia meridionale. Ricordo il pensiero del dott. Calleri e ricordo anche che concordammo allora che non era certamente stato un grosso affare mandare là l'Alfa Romeo e il capitale pubblico ed io sono convinto che non è stato un affare neanche per la Fiat, visto in questo contesto. Concordammo tutti allora che c'era stato un grosso errore da parte degli alti dirigenti della Fiat a fare come fecero e un grosso errore da parte dell'industria di Stato a fare quello che doveva fare il grande gruppo industriale privato: occorre uno spostamento fondamentale del baricentro industriale di alcuni grossi settori nell'Italia meridionale se vogliamo risolvere il problema meridione che è un problema dell'intero Paese.
Questo è il discorso preliminare che volevo fare per introdurre alcuni altri concetti. Il Presidente della Giunta ci ha dato delle indicazioni su alcune delle quali non si può non concordare, così come non si può non concordare con alcune indicazioni di segno non opposto, ma diverso che ci ha dato nella sua relazione il collega Furia. Io concordo con ciò che diceva il collega Garabello, cioè che su un dato dobbiamo tutti essere d'accordo perché l'abbiamo scritto nei programmi elettorali di tutti i partiti: occorre fare qualcosa per recuperare in termini di occupazione operaia e di occupazione intellettuale e in termini di utilizzazione delle infrastrutture, la situazione del Biellese.
Altri hanno già detto che questo era il metodo migliore. Io mi limito a dire che i dati che abbiamo in nostro possesso non sono ancora sufficienti per sapere se era il metodo migliore. Io non metto in dubbio, anzi, sono tenuto a prendere per assolutamente esatte le parole dette dal dott.
Calleri in ordine al tipo di accordi che ci sono stati con il Presidente della Lancia, ma è certo che avrei preferito vedere lo scambio di lettere (se ci sono state) che costituiscono la base degli impegni della Lancia e la base degli impegni che il Presidente della Giunta ha preso, o non ha preso. Anche perché le informazioni che abbiamo sono informazioni di giornali autorevoli i quali, virgolettando alcune cose, lasciano capire chiaramente, anche se non sono vere



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Ho virgolettato anch'io e questa è la frase di una lettera che ho letto in Giunta e che i suoi colleghi dovrebbero conoscere.



NESI Nerio

Dottor Calleri, lei avrà notato che io non sono entrato nel metodo di Giunta, dopo essermi consultato con i miei colleghi, ma debbo anche dire (se lei mi trascina sul piano dei rapporti di Giunta non posso non entrarci) che il discorso in Giunta è stato iniziale, non chiaro, e non certamente tale da far capire che si sarebbe arrivati a quelle scadenze, a quelle conclusioni.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Sono stato veloce.



NESI Nerio

Non ho altro da dire su questi rapporti.
Io però chiedo (credo di averne l'autorità, nella mia modesta persona) di sapere, al di là delle questioni formali che riguardano la Giunta nel suo complesso, quali sono questi rapporti. Io credo che il Consiglio abbia il diritto di chiedere quali sono le dimensioni iniziali e complessive dell'insediamento.
Ho ascoltato con molto interesse le cifre che sono state date e che in parte collimano con le varie parti di questo Consiglio sulla occupazione iniziale, sull'occupazione mediana e su quella finale. Ma il dato che non pare emergere con chiarezza da questa discussione, è quello che a mio parere è più importante. Sappiamo tutti che ci sono 2500 operai in cassa integrazione a quota zero e questo è un dato che non possiamo ignorare e che ci pone in condizione di non poter discutere in modo diverso. Ciò che però non è chiaro ancora e su cui vorremmo avere notizie più precise é: quanti di questi operai sono in grado di essere assunti dalla Lancia, in quale tempo e per quale tipo di lavoro? Sappiamo benissimo che gli operai non sono tutti uguali, che le qualificazioni, le specializzazioni, il tipo di manodopera maschile e femminile comportano diversi tipi di possibilità di assunzioni che sono assolutamente diversificate dal settore tessile al settore metalmeccanico. Ecco la seconda domanda a cui personalmente vorrei avere una risposta.
Non entro nell'atteggiamento degli industriali biellesi. Io non credo mi scusi il collega Rossotto - all'atteggiamento di benefattori degli industriali biellesi (con tutta la stima che ho per loro) i quali sarebbero contentissimi di questa cosa anche se li danneggiasse, perché ci costituirebbe un aumento del costo della manodopera (che influirebbe anche sui loro costi aziendali) perché gli operai che rimangono o escono, oppure se rimangono chiedono l'immediato aumento. Mi pare un ragionamento abbastanza contorto, sarebbe il caso piuttosto di chiedersi a chi appartengano quei terreni che la Lancia risulta avere già comprato da tempo, non dà ieri. Questa è la domanda che ci dovremmo fare e che ci potrebbe riservare alcune sorprese.
Ma vorrei anche sapere: il Presidente della Giunta ci ha detto - e di questo non possiamo dargli che atto, ha fatto una dichiarazione precisa che non ha preso alcun impegno per quanto riguarda le infrastrutture ed io gli credo sulla parola. Ma vorrei avere qualcosa di più, vorrei avere non un impegno della Giunta (che penso non possa dare perché non è nei suoi poteri): desidererei che fossimo tutti d'accordo che le infrastrutture non saranno pagate dai Comuni della zona, né dai consorzi dei comuni, né da nessun Ente, né dalla Provincia di Vercelli, perché se così non facessimo veramente allora andremmo a incentivare un tipo di occupazione e un tipo di insediamento contrari a tutto quello che abbiamo detto e approvato proprio ieri. Perché tutto il Consiglio è stato contrario al metodo degli incentivi e dei disincentivi? Perché abbiamo detto che i disincentivi non riguardano non interessano, non colpiscono le grandi aziende, e questa è una grande azienda; abbiamo anche detto che colpiscono invece le piccole aziende, che sono forse punitivi per le piccole aziende, che nessuno di noi qui vuole punire. Noi non vogliamo punire, sia ben chiaro, neanche le grandi aziende con le quali vogliamo avere un rapporto ad armi pari, in modo che ci sia una vera e reale contrattazione.
Noi abbiamo detto questo nel Consiglio Regionale di ieri: da questo momento in avanti, non appena fosse approvato quel tipo di legge che poniamo all'attenzione dei nostri colleghi a livello parlamentare, ogni insediamento di un certo tipo (e questo è un insediamento di quel tipo) dovrebbe avere l'autorizzazione degli organi nazionali in collaborazione con la Regione. E' questo il sistema dell'autorizzazione. Abbiamo anche detto che questo si differenzia dal costo delle infrastrutture, che è tutto un altro problema: è per esempio, la contrattazione che è avvenuta a Chivasso con la grande azienda perché gli oneri diretti e indiretti, i costi sociali delle infrastrutture non vengano pagati dagli Enti locali, ma costituiscano uno degli elementi del costo dell'azienda, come è giusto come è sacrosanto.
In questo senso sono rimasto colpito da ciò che hanno detto alcuni giornali quando hanno indicato il rapporto con la Lancia in questo modo: la Lancia ha "accolto" la richiesta della Regione, del Comune ecc., e "consente" ad andare in quella località. Questo è pericoloso, non le frasi in sé che non hanno nessuna importanza, ma perché questa frase sottende un altro fatto, sottende un credito che da questo momento deriverebbe alla Lancia per avere acconsentito a fare certe cose. Eh no, questo è un rapporto di contrattazione, come ci ha spiegato il dottor Calleri, anzi conviene alla Lancia secondo la tesi dominante che la Lancia non può andare che lì, a pochi chilometri da Chivasso o comunque in un'altra località a pochi Km, da Chivasso perché quelle parti meccaniche che servono alle lavorazioni globali si faranno tutte a Chivasso, neanche più a Torino.
Quindi la Lancia ha un interesse preminente ad andare lì e se è così è un rapporto di contrattazioni: io ti lascio andare lì, Ente statale, Ente Regione, ma tu fai questo. Questo è il vero rapporto che ci deve essere con la Lancia. Togliamo di mezzo ogni carattere di beneficienza e mettiamo invece insieme un rapporto di contrattazione, senza carattere punitivo per nessuno.
Ecco quali sono le osservazioni, signor Presidente e signori Consiglieri. Io penso di non avervi tolto troppo tempo ed in questo quadro noi ci apprestiamo (e torno a ciò che dicevo all'inizio) a fare una cosa che dà forza a tutto il Consiglio. Voglio dire al dott. Calleri che egli non deve vedere una diminuzione nel dibattito che c'è stato nel Consiglio è anzi una forza che il Consiglio dà, sentendoci tutti partecipi di questa drammatica (scusi la parola che uso raramente) situazione che si viene creando nel nostro animo. Ieri abbiamo votato una deliberazione in questo senso quando veniamo tutti - lo ricordava Sanlorenzo - dall'aver partecipato alla campagna elettorale in Calabria, o in Sicilia, sappiamo qual è la situazione di quelle terre e adesso ci apprestiamo a consentire un insediamento a 50 Km, di distanza.
Per queste ragioni e per approfondire questi tempi, il Gruppo Socialista non ha nulla in contrario ad accogliere, a fare propria la richiesta di una Commissione, che sia speciale o una delle otto Commissioni (probabilmente ha ragione il Consigliere liberale Rossotto) che esamini più a fondo e che risponda agli interrogativi che sono stati posti. Ma desidero anche dire che la Giunta e il suo Presidente non debbano vedere in questa richiesta nessuna diminuzione, ma un rafforzamento della loro posizione.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Giovana, ne ha facoltà.



GIOVANA Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, prima di entrare nel merito della questione specifica inerente all'insediamento Lancia nel Biellese non posso esimermi dal manifestare il mio sconcerto per alcuni dementi da atmosfera leggermente kafkiana che mi pare pesino sull'andamento delle vicende consiliari. In questi giorni credevamo di essere (penso in larga maggioranza tra i presenti) soggetti all'evento di un tornado di entità più o meno rilevante, che avrebbe cagionato delle battute d'arresto o comunque dei momenti di estrema difficoltà ai lavori del Consiglio Regionale. Questo tornado si è dissolto nel nulla, salvo per le cose che hanno detto a Torino e nell'Italia tutta il dott. Ronchey, il dott. Vecchiato, i direttori dei maggiori quotidiani italiani, ai quali dovrebbe andare quindi una menzione di censura per avere sparso voci allarmistiche tali da turbare l'ordine e la quiete pubblica, e soprattutto l'ordine e la quiete dei lavori di un'istanza non trascurabile quale quella del Consiglio Regionale del Piemonte.
Non è successo nulla, malgrado un autorevole personaggio di parte governativa qual è l'on. Nicolazzi, abbia prospettato l'eventualità di un momento apocalittico nelle vicende della compagine di Centro Sinistra sapendo quanto pesassero queste dichiarazioni, perché provenienti da un personaggio politico il quale appartiene a un partito che talune volte direi spesso, più che un partito si manifesta come fenomeno di riflesso di onde sonore della D.C. propagandate per amplificazione, fenomeno conosciuto in genere come "eco del Tirolo", ben noto all'on. Piccoli, nella misura in cui...



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Sud Tirolo.



GIOVANA Mario

Non ho parlato di Sud Tirolo perché il problema è troppo delicato...
L'autorevolezza dell'on. Nicolazzi e della parte che rappresenta all'interno della compagine cui appartiene, ci induceva a immaginare che quanto pesava sul nostro capo avesse un grave fondamento. Invece non è accaduto niente.
Ho la sensazione - e qui il problema si allaccia strettamente a quanto dirò fra breve, per ciò che entra nel merito della questione Lancia - che il Presidente Calleri, nel suo dinamismo (che nessuno gli nega, salvo in questa sede, dove direi che i nostri incontri servono più che altro a rinnovare la conoscenza) si sia fabbricato un regime di autorizzazione privato il quale, ancor prima - e già la cosa si è manifestata in concreto mi sembra, e ne parleremo più avanti - di rivolgersi agli insediamenti industriali, si è rivolto - in una fase in cui persino per il Presidente Nixon queste cose stanno diventando difficili - contro le norme dello Statuto, contro ogni norma elementare di correttezza politica all'appropriazione totale del diritto di rappresentare con la sua persona e secondo le sue decisioni e visioni, la volontà del Consiglio, gli interessi della Regione Piemonte. Se avessimo più tempo, direi come a mio avviso questo appartenga a un feinomeno che aindrebbe attentamente valutato dal Presidente Calleri, in rapporto a una sorta di dissociazione fra la sua indubbia raffinata e notevole capacità di avere nozione dei fatti storici l'intelligenza di ritenere che gli stessi producano delle conseguenze nella realtà della storia (per semplificare, sapere che è accaduta la rivoluzione francese, o che ci sono stati prima gli Stati Generali e poi anche una piccola cosa come la rivoluzione bolscevica ecc.) e il pensare che tutto questo non abbia prodotto nulla nella realtà effettuale della storia, e non si sia riusciti a trascendere dalla gravità politica di un tempo molto remoto, il quale potrebbe magari anche riconoscersi nei rapporti che regolavano la guida tribale del mondo germanico-barbarico.
Ecco le ragioni del mio sconcerto che mi sono permesso qui di manifestare e che, al di là della battuta, comportano una grave valutazione da parte del Consiglio. Sono rimasto un po' stupito, devo ammetterlo, che questa manifestazione di sconcerto finora sia venuta soltanto dal collega Furia, in una certa misura dai colleghi del Gruppo Liberale (ma in modo molto sfumato, molto elegante, com'è nelle tradizioni del Partito Liberale) e in una misura assai meno elegante e meno sfumata da me, com'è forse nelle tradizioni della mia parte politica, mentre altre parti si siano anche loro dissolte nel dissolvimento generale di quel tornado che ci pesava sulle spalle fino a ieri sera.
Se vediamo la gravità di questo fatto, possiamo anche darci ragione se non giustificazione (perché giustificazione non può esservi) dal comportamento del Presidente Calleri nella vicenda della Lancia; nella quale egli, in disprezzo dello Statuto, in disprezzo del Consiglio Regionale, in disprezzo di civili norme di rapporti di correttezza politica (che peraltro noi abbiamo modo di verificare come sempre siano mantenute da colleghi di parte diversa, nel momento in cui ci incontriamo nei lavori di Commissione), in disprezzo di tutto questo ha fatto uso del suo regime privato di autorizzazione che si è fabbricato per affrontarla.
Non sto a ripetere, perché mi trovano largamente consenziente e non saprei meglio né più stringatamente esprimerne i concetti, le obiezioni che il collega Furia ha avanzato riportando non solo con grande puntualità tutti i dati essenziali della questione, ma conferendo a questa sua informazione, a questa sua testimonianza anche quella necessaria carica di partecipazione di uomo di quelle terre biellesi che egli conosce molto bene.
Vorrei soltanto aggiungere, se mi è consentito, una considerazione di carattere generale attorno all'argomento in discussione. Perché qui si sprecano, come in altre occasioni, le condoglianze ai lavoratori disoccupati, all'aprirsi di fenomeni di degradazione politica, come se tutto questo (e non mi stancherò di ripeterlo) fosse l'effetto di una maligna influenza di gnomi dei boschi che nel corso di questi ventisei anni, imprendibili, inafferrabili, sorta di fuochi fatui, si sono aggirati per il nostro Paese e hanno, malgrado la volontà politica delle forze della classe dirigente, provocato scassi, generato squilibri, causato degradazioni sociali contro le quali nessuno sapeva come intervenire. Oggi abbiamo sentito rinnovare le lamentele per tutto ciò e noi rivendichiamo allora, come partiti del movimento operaio, il piccolo particolare di essere quelle forze le quali da anni vanno denunciando non soltanto il fatto di congiuntura che colpisce questo o quel momento, questo o quel punto della realtà italiana, ma la supina accettazione della classe dirigente politica al potere di quel certo meccanismo di sviluppo che è alla base di tutti i fenomeni di cui ora noi constatiamo la drammatica evidenza, permettendogli di andare avanti nel più completo e assoluto arbitrio.
Anch'io come il collega Nesi, esprimo riserve per ciò che riguarda lo spirito di beneficenza degli industriali biellesi. Meno ottimista del collega Garabello, probabilmente anche per diversità di dimensioni fisiche (dicono che questo abbia una sua influenza) ma con l'avvallo di una certa esperienza che non è mia personale ma di tutto il movimento operaio ritengo si possa dire con molta tranquillità che i meno colpiti da questa vicenda, sono gli industriali tessili del Biellese; e per le ragioni che il collega Furia qui elencava, e perché è notorio, almeno a quanti seguono attentamente anche le parti più di colore della stampa italiana, seppure talvolta leggendo fra le righe degli articoli, che questi industriali sono fra i più assidui frequentatori della Svizzera per ragioni, alcuni affermano, di turismo, altri (andate a constatarlo di persona) sostengono per ragioni di inserimento in quella lunga coda che sembra ci sia alle banche svizzere per depositare dei capitali i quali dovrebbero invece, in onore al patriottismo che questi industriali biellesi, come in genere tutti gli industriali italiani sempre alzano di fronte a noi sovversivi e traditori della Patria, reinvestire nel Paese. Noi ci rendiamo conto che costoro possono avere il cuore al tricolore, il portafoglio in Svizzera e il week-end con la bandiera panamense; ma proprio questi elementi ci inducono a delle forti riserve e, nella fattispecie del problema della Lancia, ci inducono a pensare che l'operazione torni a grande vantaggio anche per ragioni a monte dell'insediamento, di questi signori. Noi abbiamo in primo luogo la certezza che questa operazione contravviene non già alla manifestazione di un pensiero di parte nostra sui problemi dello sviluppo del Piemonte e delle correlazioni che questo ha col più generale quadro dello sviluppo e del sottosviluppo economico e produttivo del Paese, ma anche in rapporto a documenti e a ricerche che ci hanno impegnati nel corso di questi anni, in maniera pionieristica, in Piemonte.
E voglio qui richiamare, dato che il Presidente Calleri accennava ai problemi della programmazione regionale, gli studi che l'IRES ha fatto sullo sviluppo del Piemonte da più di un decennio. Pur divergendo soprattutto su certe conclusioni o non conclusioni che da questi studi si traevano, il caposaldo dell'analisi che abbiamo sempre accettato di quel tipo di rivendicazioni era il riconoscimento che esisteva un carattere monoproduttivo dello sviluppo industriale torinese non soltanto condizionante per Torino e per la sua area metropolitana, che oggi va dilatandosi in quei pericolosi modi che il collega Garabello poc'anzi descriveva, ma per il quadro complessivo dello sviluppo della realtà regionale piemontese. E il Presidente Calleri, che cerca avallo alla tesi della necessità e della proficuità dell'insediamento della Lancia nel Biellese nelle dichiarazione dei Sindacati, non può ignorare che non più tardi di una settimana fa, in sede di Commissione di Crescentino, un sindacalista (che non è neppure della CGIL) ci diceva con un linguaggio estremamente concreto, ma proprio per questo estremamente suggestivo: signori miei, se tutte le volte che entra in crisi una fabbrica, o un settore produttivo, lo vogliamo rimpiazzare con l'automobile, finiremo vestiti e calzati di automobili. Ce lo diceva non come battuta, ma all' interno di tutto un discorso quanto mai coerente di impugnativa della validità di quell'insediamento che andava prospettandosi e dei rapporti che fra questo e l'insediamento di Crescentino e di Chivasso si erano creati.
Si sostiene che la Regione non ha poteri per intervenire in queste situazioni. E' un concetto sul quale già il collega Furia si è perspicuamente fermato. Ma io vorrei dire un'altra cosa sulla quale non possiamo equivocare (dobbiamo infatti avere la dignità di assumerci, ognuno per la sua parte, le proprie responsabilità): la Regione ha il dovere di esprimere in primo luogo una volontà politica rispetto ai suoi diritti conclamati di rifondazione dello Stato (li abbiamo chiamati così quasi tutti nel corso dei nostri dibattiti, in sede di preparazione e di votazione dello Statuto). Abbiamo il dovere di esprimere questa volontà politica e di tentare immediatamente di far sapere, senza processi alle intenzioni, collega Garabello ma sulla scorta delle esperienze che abbiamo che le intenzioni degli industriali, guarda caso, quasi sempre si realizzano nelle condizioni ottimali per i loro profitti, mentre le intenzioni dei proletari non si realizzano mai, anzi, spesso vengono disattese al punto da ridurli in condizioni di miseria. Abbiamo il dovere di ergere il Consiglio Regionale del Piemonte, cioè il potere pubblico cioè la volontà della stragrande maggioranza dei cittadini, di fronte a questi vecchi centri di potere privato la cui lunga tradizione di totale arbitrio nelle proprie decisioni fa sì che nel momento in cui decidono degli insediamenti, non si preoccupano neppure lontanamente di avere un rapporto che non sia quello con il Presidente della Giunta. Rapporto sul quale, peraltro, il Presidente della Giunta, che appartiene al Consiglio...



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Che appartiene al loro Gruppo...



GIOVANA Mario

...non soltanto non ci riferisce, per il quale non soltanto non cerca nel Consiglio quella forza politica che giustamente veniva indicata come un momento di suo maggior potere di contrattazione, ma dal quale dimostra di volere instaurare un dialogo a due, una contrattazione anche qui di tipo privato, valendosi forse di quello strumento che si è fabbricato di autorizzazione privatistica, e quindi facendo svanire il potere pubblico di fronte a codesti signori.
Vede, Presidente Calleri, lei sorride perché il mio discorso non è intessuto d'invettive, come non è nelle mie abitudini. Esso è per intessuto, credo, di richiami che non sono né banali né estemporanei, n dettati dal piacere di dialogo o di battermi con lei, ma semplicemente dalla constatazione che abbiamo delle responsabilità enormi rispetto a gente che si avvia a un destino di fame e ad altra gente i cui problemi non sono risolti là nel Mezzogiorno e vorremmo far credere che li risolviamo sradicandoli dalle loro terre e portandoli ancora una volta in Piemonte, in condizioni ambientali difficili, con tutti i problemi che ciò comporta.
Vero collega Conti? Vorrò vedere come teniamo fede anche qui a un principio che tutti assieme abbiamo sancito, cioè quello di una diversa concezione della formazione professionale, tanto per prendere un esempio.
Ecco perché io - e spero di non avere, anche per la parte che mi riguardava, tediato troppo i colleghi - devo, oltre che stigmatizzare con estrema severità il comportamento del Presidente del Consiglio...



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

No, della Giunta.



GIOVANA Mario

E' un lapsus, prego il Presidente del Consiglio di scusarmi; ma è evidente che si tratta di un lapsus dovuto al calore e alla stanchezza di queste giornate, all'incombenza di quel tornado che per fortuna si è dissolto e che mi ha condizionato, si vede, i riflessi. Oltre che stigmatizzare, dicevo, il comportamento del Presidente della Giunta, devo dire che noi riteniamo che l'insediamento Lancia quale si prospetta, per le ragioni che qui sono state ampiamente documentate, non risolverebbe ma aggraverebbe non soltanto i problemi del Biellese, ma quelli generali e di Torino e della Regione Piemonte. Certo, non ci mettiamo in nessuna posizione di estraneità rispetto alle concrete esigenze che .qui alcuni colleghi, Furia in primo luogo, hanno avanzato, di penetrare più a fondo l'argomento, di arrivare alla conoscenza appropriata dei dati. Non siamo pregiudizialmente arroccati contro la questione della Commissione speciale o dell'investitura all'appropriata Commissione consiliare per un'indagine specifica. Ma debbo ribadire in partenza che noi diamo un giudizio fortemente negativo, per le ragioni generali di principio che ho cercato rapidamente di riassumere e per le conseguenze che sicuramente ne deriverebbero se si addivenisse alla localizzazione Lancia nel Biellese. E credo faremo tutti quanti, colleghi Consiglieri, signor Presidente della Giunta, un atto di vera responsabilità politica verso i lavoratori, verso il Biellese, verso noi stessi, se avessimo il coraggio, anche con quel tanto di impopolarità (ha ragione il collega Nesi, ma l'impopolarità viene soprattutto dall'impossibilità di spiegare e di colloquiare direttamente e quindi di far comprendere) che queste cose in una prima fase possono comportare, di dichiarare che le scelte le dobbiamo organizzare nel quadro dell'interesse generale. Solo così, signori Consiglieri, difenderemo il Piemonte reale e non il Lancia cavalleria, sia pure coi cavalli a motore.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Gandolfi, ne ha facoltà.



GANDOLFI Aldo

Signor Presidente, signori Consiglieri, mi sembra che gli interventi sul tema della Lancia affrontino in sostanza tre ordini di problemi diversi: il primo investe il discorso della programmazione della politica meridionalista, il secondo entra nel merito, nella sostanza della decisione dell'insediamento Lancia, il terzo investe i rapporti che intercorrono in proposito tra gli organi della Regione.
Vorrei cominciare ad affrontare il primo con un po' più di respiro, per due ragioni: in primo luogo perché è stata richiamata una divergenza di impostazione tra alcuni parlamentari repubblicani a livello nazionale e gli organi regionali del mio Partito che vorrei chiarire; e poi perché sono stati fatti alcuni richiami in modo particolarmente accorato dal Presidente del Gruppo Socialista, alla deliberazione presa ieri in merito alla politica meridionalista.
La storia di questi mesi è che per amore di posizioni unitarie all'interno del Consiglio riusciamo sempre ad arrivare a delle formulazioni o a deliberazioni unitarie ma che poi ciascuno si sente di interpretare a modo suo. Questo è un dato politico che dobbiamo pur considerare e sul quale è importante riflettere se vogliamo arrivare a chiarire realmente posizioni politiche all'interno del nostro Consiglio, ad evitare certi equivoci e far sì che veramente le forze politiche qui presenti arrivino a confrontarsi per quelle che sono e per le posizioni politiche che rappresentano, altrimenti andremo avanti continuamente sulla base di equivoci su interpretazioni che si pensa di poter sostenere legittimamente ma che non chiariscono niente né a noi né all'opinione pubblica.
Sulla politica meridionalista e sulla programmazione in generale sono intervenuto già ieri a nome della Giunta. Oggi, in un intervento che per me è ovviamente più libero, a nome del Partito Repubblicano, credo di dover richiamare alcuni elementi di carattere fondamentale, senza il riferimento ai quali certi discorsi di politica meridionalista veramente rischiano di essere puramente strumentali.
Quali sono i dati che dobbiamo avere presenti? Se mi è permesso semplificare tutti i discorsi che si sono fatti in questi anni sulla programmazione economica e sugli obiettivi della stessa nel Paese, sento di poter dire che gli obiettivi fondamentali che dal 1961 in poi si sono dati per la politica di programmazione economica e che il progetto 80 in questi ultimi due anni ha riaffermato, sono due: l'industrializzazione del Mezzogiorno come obiettivo democratico di fondo del Paese (lo sviluppo delle zone arretrate del Sud e anche delle zone depresse che ancora esistono al Centro Nord) e il ricupero in termini qualitativi dei guasti che lo sviluppo industriale di questi anni ha provocato nelle aree più congestionate, ma in generale in tutto il Paese con una politica d'investimenti e di consumi sociali in alternativa ai consumi individuali.
Quali sono gli obiettivi di una politica meridionalista e di una politica di programmazione in senso lato se questi sono gli obiettivi di fronte ai quali le forze politiche del Paese si devono misurare? Ci deve essere innanzi tutto la consapevolezza che questi obiettivi si possono raggiungere solo se il sistema è in grado di garantire un'adeguata accumulazione di capitali, se questo risparmio, sia privato che pubblico, è indirizzato a industrializzare il Mezzogiorno, se questa accumulazione di capitale viene utilizzata per migliorare l'assetto dei servizi sociali degli investimenti sociali, dei consumi pubblici nella Nazione, comprimendo il più possibile i consumi individuali.
Se vogliamo parlare di politica meridionalista - e questo era il discorso che il Segretario del mio partito faceva al convegno che si è tenuto a Palermo nei mesi scorsi - e di obiettivi meridionalisti della politica di programmazione, non dobbiamo dimenticare questa ferrea legge economica. E allora dobbiamo domandarci anche quanto è stata coerente su questa linea l'azione che le forze di sinistra hanno esercitato all'interno del Parlamento e attraverso l'azione rivendicativa nel Paese. Dobbiamo renderci conto che l'azione che complessivamente si è sviluppata in questo senso è andata contro l'accumulazione dei capitali, a favore dei consumi individuali, a favore di una ripartizione di reddito, ma certamente contro le possibilità di aumentare i tassi



FURIA Giovanni

Ma se ci sono capitali a iosa e hanno detto che il cavallo non beve!



GANDOLFI Aldo

Se mi permetti di finire, ti spiego anche perché il cavallo non beve.
A tutto questo si deve aggiungere un'azione rivendicativa che ha avuto come unico effetto di produrre un'azione di tensione permanente che ha provocato dei risultati che in termini di ore di scioperi, di ore improduttive sono dieci volte tante quelle che in tutto il resto del Mercato Comune si sono realizzate in questi anni. Questi sono dati che dobbiamo meditare. Non è con un'azione di contrattazione portata avanti in questo modo che si possono realizzare gli obiettivi; quando si riducono come si sono ridotti, anche attraverso l'azione di governo, lo devo riconoscere, i margini di utili e di accumulazione del sistema incidendo sui costi di lavoro nel modo in cui si è inciso in questi anni e quando attraverso un'agitazione permanente diffusa a tutti i livelli, si sono realizzate le condizioni che si realizzano, evidentemente si blocca un meccanismo di sviluppo che se opportunamente orientato e corretto è quello che invece può garantire le possibilità di industrializzazione e di consumi sociali che prima indicavo.
Questo lo dobbiamo meditare, perché se il discorso della politica meridionalista lo collochiamo non a questo livello, ma ad un livello inferiore, perdiamo l'ottica generale nella quale le scelte politiche del Paese si devono collocare. E allora è chiaro che poi si può scendere a una serie di elementi di valutazione che possono essere interpretati in tutti i modi possibili. E questo, amici e colleghi Consiglieri, che cosa significa? Primo, che dobbiamo aver ben chiaro che l'accumulazione di capitale e gli investimenti nel Sud si fanno solo se il sistema produttivo che ancora oggi è ampiamente localizzato al Nord, regge alla concorrenza dei mercati e in termini di produttività. Spetta poi al Governo ed ai poteri pubblici indirizzare l'accumulo di capitale che questo sistema può garantire verso gli investimenti necessari. Secondo, (e qua cominciamo a entrare nel merito della questione) che la priorità degli investimenti, la politica degli investimenti nel Mezzogiorno deve avere ben presente che il sistema produttivo del Nord ha necessità di elementi di equilibratura al suo interno e di investimenti complementari che è necessario pilotare. E allora (il Presidente della Giunta lo ricordava prima) tutto questo pu significare "investiamo al Sud e non al Nord" significa investire una percentuale preminente al Sud ma dobbiamo necessariamente investire anche al Nord. La percentuale che indicava il Presidente della Giunta riferendosi ai dati degli uffici del piano nazionale è il 7,2 per cento al Sud e credo che dovremmo dire il 4/5 per cento al Nord. Ed è su questa percentuale oltre che sulle possibilità di aumento dell'attività terziarie in Piemonte che dobbiamo necessariamente giocare, per due ordini di ragioni: per garantire la competitività delle industrie piemontesi, di qualsiasi tipo esse siano, condizione per lo sviluppo di tutto il Paese non solo del Piemonte; secondo, perché gli insediamenti industriali sono uno degli elementi sui quali l'Ente Regione può giocare per risolvere certi elementi di squilibrio all'interno del Piemonte.
Se ci collochiamo in questa ottica, se riconosciamo, come mi sembra sia stato dato atto, che la Giunta in precedenza su un problema grosso ed importante come l'Indesit ha preso coraggiosamente la posizione che era necessario prendesse perché si trattava di un insediamento che non aveva una logica né di collegamento con insediamenti esistenti in Piemonte dobbiamo avere il coraggio di riconoscere e di ammettere che nel caso della Lancia il problema si poneva in termini completamente diversi. Qua sta l'errore dei miei colleghi di partito, deputati meridionalisti, perché a un'industria come la Lancia o si propone di trasportare completamente tutti gli impianti nel Mezzogiorno, nel momento in cui ha necessità di incrementi, di aumento di investimenti e di produzione legati alle prospettive di mercato che interessano tutto il Paese, se non vogliamo nella situazione di mercato in cui siamo, che si vendano in Italia le macchine straniere (e questo sarebbe il magnifico risultato a cui arriveremmo), o lo Stato offre alla Lancia un incentivo adeguato per trasferire tutti i suoi impianti al Sud o non si può proporre alla Lancia di andare a fare stabilimenti complementari nel Mezzogiorno. E non pu sostenere il collega Nesi, come ha sostenuto, che la Lancia ha tutto l'interesse ad andare nel Biellese, l'interesse della Lancia è di ampliare lo stabilimento di Chivasso. La Giunta Regionale è intervenuta proprio per impedire questo tipo di soluzione, per contrattare con la Lancia un'alternativa possibile facendo pressione altrimenti - e lo attestano le interrogazioni che sono state fatte prima della contrattazione e dell'intervento della Giunta Regionale - la Lancia avrebbe certamente fatto i suoi investimenti nell'area di Chivasso, con quei risultati che tutti saremmo stati pronti a denunciare.
E allora il problema qual è? Ci sentiamo di sostenere che l'insediamento della Lancia nel Biellese, non contrattato perché non ci sono poteri, ma sollecitato dalla Giunta Regionale è un insediamento sbagliato? Ci sentiamo di affermare: che la struttura economica e sociale del Biellese non poteva e non doveva essere sostenuta in questo modo quando c'erano indicazioni di carattere economico, indicazioni dei piani precedenti; che l'insediamento di Crescentino doveva essere fatto più a Nord, quando è abbastanza evidente che non si possono trasferire gli operai dell'industria tessile nelle fonderie della Fiat, ma si può invece tentare di trasferire operai tessili in un'industria di tipo automobilistico? Ci sentiamo di sostenere una posizione di questo genere? Si possono fare eccezioni per 10 Km, più a nord o più a sud di Biella? Noi individuiamo una zona, un comprensorio che ha bisogno di un intervento di questo tipo e cerchiamo di sollecitare l'iniziativa privata a collocarvi il suo insediamento, ma non si può andare a ragionare sui 5/10 Km.
Ciò che dobbiamo cercare di realizzare in Piemonte è che in ogni comprensorio, particolarmente in quelli che stanno a ridosso delle montagne e che hanno fatto registrare in questi anni indici di spopolamento e di riduzione dell'occupazione più preoccupanti (basti ricordare il caso della Valle dell'Orco dove con la chiusura dell'industria tessile ci sono stati 4/5000 disoccupati negli ultimi anni) si riesca a collocare insediamenti industriali che arrestino lo spopolamento delle montagne. L'amico collega Rossotto aveva perfettamente ragione quando diceva che insediamenti di questo tipo arrestano il depauperamento della montagna e creano delle possibilità di vita civile e sociale che altrimenti non ci sarebbero. Ci sono certamente dei rischi, anche il collega Furia ha ragione; il rischio qual è? Che se abbandoniamo senza logica l'assunzione di manodopera per un insediamento di questo genere, faremo affluire migliaia di immigrati. Ma oggi ci sono anche degli strumenti legislativi che ci permettono, non a noi come Regione, ma allo Stato, di controllare questi fenomeni. Lo Statuto dei lavoratori ha tolto molti dei margini di libertà che le grandi aziende avevano nell'assunzione della manodopera: se gli uffici di collocamento funzioneranno bene, e vi sarà una politica selettiva e ragionata e rispondente alle esigenze che qua erano poste, i problemi occupazionali nel Biellese possono essere tranquillamente risolti. Questa è l'indicazione che si può dare alla Giunta e all'Assessore incaricato.
Ma allora tutta la polemica che si è sviluppata su questo insediamento quando nulla del genere è stato fatto alla Indesit o alla Magnadyne rispetto alle quali il Presidente della Giunta e la Giunta hanno fatto lo stesso tipo di interventi, che cosa significa? Ci può essere un primo tipo di interpretazione: un certo tipo di critiche dentro e fuori la maggioranza consiliare, cioè della maggioranza e dell'opposizione consiliare nascono per il fatto che a un intervento e agli atti pubblici che hanno accompagnato questo intervento, non ci sia stata un'adeguata partecipazione di tutte le forze politiche; c'è un'interpretazione forse più giusta, che è quella del voler proporre attraverso questo problema dei corretti rapporti tra Presidente della Giunta, Giunta e Consiglio.
E qua mi vorrei soffermare un momento, perché per quanto riguarda la Giunta è importante che si sgombri il terreno da ogni equivoco. La Giunta in una sua riunione ha dato al Presidente e all'Assessore competente un preciso mandato; come è sempre stato nei lavori di Giunta, chi si assume un mandato lo porta a termine come ritiene più opportuno e poi verrà verificata la congruità del risultato ottenuto rispetto al mandato ricevuto. E' spiacevole che il Capogruppo Socialista sollevi delle eccezioni e se si faranno delle verifiche questo è uno dei problemi che dovranno essere considerati all'interno di una verifica tra i partiti di centro sinistra.
Altre eccezioni invece si possono sollevare sui rapporti tra Consiglio Giunta e suo Presidente, cioè tra gli organi della Regione. Anche qua ci troviamo in quella situazione che io denunciavo all'inizio del mio intervento, che dopo aver votato lo Statuto, anche questo all'unanimità ciascuno poi lo interpreta a suo modo. Io inviterei i colleghi Consiglieri che hanno fatto certi rilievi ad andarsi a vedere certe differenze tra il nostro e altri Statuti votati in Italia che hanno caratteristiche veramente assembleari, e certamente troveranno alcune differenze fondamentali che configurano il nostro assetto statutario molto simile al tipo di rapporti che intercorrono nello Stato tra Parlamento e Governo nazionale, dove c'è un organo che ha potestà legislativa sui grandi atti della vita statuale e c'è un organo, che è il Governo, che ha il potere amministrativo e l'iniziativa amministrativa. Queste sono le caratteristiche che mi sembra dobbiamo riuscire a individuare, se non abbiamo lo sguardo deviato, nel nostro Statuto c'era un organo, che è la Giunta Regionale, che ha l'iniziativa amministrativa, c'è un organo, che è il Consiglio Regionale, a cui competono i poteri legislativi, le deliberazioni relative ai grandi atti della vita della Regione. Un giusto rispetto e contemperamento dei poteri dei due organi è fondamentale. Che cosa significa che la Giunta ha l'iniziativa amministrativa? Che gli atti amministrativi competono alla Giunta. Tutto questo riferito al problema specifico che cosa significa? Per quanto riguarda gli indirizzi della vita regionale la Giunta oggi non pu che fare riferimento, nel decidere e nel valutare le necessità di intervento, a quelle che sono state le formulazioni dei Piani regionali precedenti, in assenza di un Piano regionale nuovo. Il Presidente della Giunta ha chiarito la perfetta rispondenza di un intervento come quello della Lancia rispetto al Piano regionale che abbiamo alle spalle e che come indicazione tutti penso vorranno ritenere valido. Per il futuro tutto questo che cosa significherà? Che il Consiglio dovrà approvare i piani urbanistici, il piano di sviluppo, la definizione degli strumenti di articolazione del piano ecc., ma la Giunta poi sugli strumenti amministrativi avrà una propria autonoma sfera di decisione. Se noi introdurremo in Consiglio Regionale, con i nostri poteri urbanistici, un nuovo istituto amministrativo, quello ad esempio delle licenze, delle autorizzazioni di insediamento, non c'è dubbio che spetterà al Consiglio Regionale approvare, deliberare sui criteri ispiratori di un piano urbanistico, di un piano di sviluppo sulle grandi indicazioni di localizzazione delle aree. Ma poi questo strumento amministrativo come altri, come concessioni di tipo automobilistico ecc., saranno strumenti che dovranno correttamente essere gestiti dalla Giunta e rispetto ai quali il Consiglio avrà il diritto di verificare la congruità degli interventi rispetto alle linee approvate dal Consiglio stesso. Non c'è dubbio che la Giunta non dovrà, ogni volta che farà un intervento di carattere amministrativo, chiedere la partecipazione di tutte le forze consiliari o aprire un dibattito.
E qua mi rifaccio a discorsi fatti tante volte: il mio partito aveva votato certe disposizioni dello Statuto in questo spirito, cioè un organo esecutivo regionale estremamente consistente nei suoi poteri, con forti possibilità di controllo e pienezza di poteri legislativi e di controllo ma nel rispetto di una corretta impostazione della politica istituzionale della Regione. Se così non è penso che i chiarimenti che dovranno esserci nelle prossime settimane serviranno anche a chiarire queste cose.



PRESIDENTE

E' iscritta a parlare la Consigliera Fabbris, ne ha facoltà.



FABBRIS Pierina

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nel merito della questione vorrei esprimere alcune riflessioni personali riferite alla situazione dell'industria tessile biellese e all'inserimento della Lancia.
Non vi nascondo che ho alcune perplessità in merito alle previsioni alquanto catastrofiche illustrate qui da alcuni colleghi, riferite alle prospettive dell'industria tessile, in parte queste prospettive sono già state esposte dal Presidente della Giunta Calleri quando ha illustrato la decisione dell'insediamento della Lancia nel Biellese. Dico perplessità non perché io non creda alle difficoltà che sta attraversando l'industria tessile; in tal caso smentirei l'interpellanza da me presentata alcuni mesi fa, la successiva discussione in merito alla grave situazione di alcune fabbriche e (cosa ancora da discutere), l'interpellanza riferita alla Pettinatura Italiana di Vigliano. Non voglio vendere fumo e far credere che non ci siano delle difficoltà nell'industria tessile, però a mio parere è necessaria una certa demistificazione del problema perché credo di non scoprire l'America quando ricordo al Consiglio che prima di me le organizzazione sindacali, in maniera unitaria, proprio nel giornale di ieri hanno reso pubblico il loro pensiero in materia facendo anche delle proposte. Dal giudizio che danno le organizzazioni sindacali, se ne ricava sì una situazione di preoccupazione, ma non di drammaticità come esposto da parte di alcuni; situazione drammatica che così esposta, non serve ad altri che al padronato biellese per tentare di risolvere i problemi annosi dell'industria tessile alla vecchia maniera, aumentando cioè il supersfruttamento dei lavoratori, aggravando la condizione di lavoro all'interno delle aziende, cercando di risolvere determinati problemi, come quello della riduzione dei costi, non attraverso l'ammodernamento bensì attraverso l'aumento del carico di lavoro del supersfruttamento ecc.
La riprova? Non la faccio lunga a questo proposito perché i giornali ne hanno parlato a iosa, solo un esempio: in una pagina della Gazzetta del Popolo della scorsa settimana, a fianco alla notizia che il Presidente Calleri aveva dato l'annuncio nel Biellese dell'inserimento dell'industria Lancia, c'era la notiziola che il Gremmo, direttore amministrativo della Bozzalla e Lesna, attua immediatamente i licenziamenti preannunciati alcuni mesi fa perché ritiene che non sia più sopportabile per quell'azienda continuare a tenere i lavoratori a integrazione, usufruendo della 1115, ma sia invece necessario allontanare i lavoratori della produzione immediatamente. Per questo, senza togliere niente alla gravità dei problemi dell'industria tessile, alla necessità che gli stessi siano affrontati con serietà, l'aspetto catastrofico che si tende a dare alla questione merita di essere ridimensionato per un giudizio più obiettivo che è possibile ricavarne da tutta la situazione.
Chiedo scusa se mi permetto ricordare alcuni passi del comunicato unitario che ieri hanno emesso le organizzazioni sindacali in cui si dice che nell'ultimo decennio l'industria tessile nazionale (in questo ambito sappiamo quali sono i riflessi nell'industria del Biellese) ha espulso 100.000 lavoratori sulla base di due situazioni di fondo: 1) l'incapacità dei gruppi industriali di procedere ad un'adeguata massa di investimenti 2) la tendenza dell'economia italiana a comprimere i consumi interni, fra i quali i tessili che sono fra i più popolari e quindi i più esposti ai colpi dati dal potere d'acquisto dei lavoratori. Da un'analisi - prosegue il comunicato - oggettiva risulta che oggi è possibile mantenere i posti di lavoro e aumentarli, imboccando la strada delle soluzioni positive. Ecco perché dico che bisogna demistificare e dare un giudizio obiettivo della situazione, altrimenti siamo sempre alla ricerca di soluzioni negative. Qui sta uno dei difetti. Bisogna invece andare alla ricerca di soluzioni positive: più investimenti, minore intensità di lavoro nelle fabbriche ampliamento del potere d'acquisto degli strati meno favoriti della popolazione. Il primo passo su questa strada è un mutamento sostanziale dell'intervento pubblico dell'economia.
I sindacati tessili chiedono inoltre che le aziende che ricevono un finanziamento pubblico siano vincolate, per legge, almeno al mantenimento degli attuali posti di lavoro e da questo discendono le quattro richieste che le organizzazioni sindacali fanno al Parlamento: 1) le agevolazioni specifiche previste dovrebbero applicarsi solo all'industria tessile; (in questo caso la Lancia non dovrebbe usufruire di eventuali stanziamenti e finanziamenti); 2) la legge deve prevedere per tutte le aziende la garanzia al meno degli attuali livelli di occupazione, attraverso adeguati controlli e la rispondenza nel tempo dell'attuazione dei piani di ristrutturazione alla predetta garanzia occupazionale. Tale garanzia va intesa globalmente anche nell'ambito di tutti gli stabilimenti, ovunque ubicati, dei gruppi che accedono ai finanziamenti; 3) la legge deve prevedere un'appropriata utilizzazione dei finanziamenti da parte dell'industria di Stato ed a partecipazione statale per attività tessili e sostitutive, particolarmente nell'impegno specifico nelle regioni del Mezzogiorno; 4) agevolazioni contributive non devono essere a carico dell'Inps.
Chiedo scusa se ho ricordato queste cose, ma mi sembrano fondamentali per riportare la discussione in una situazione meno pessimistica, più realistica. Inoltre anche per un altro motivo, perché in seguito alla discussione che facemmo alcuni mesi fa in merito all'industria tessile e più specificatamente alla situazione della piccola e media industria abbiamo votato una mozione nella quale ci impegnavamo a fare determinate cose a sostegno dell'industria tessile e della piccola e media industria che, è l'industria maggiormente sviluppata nel Biellese e rappresenta la struttura fondamentale sulla quale è basata l'economia intera della zona.
Dò per scontato che abbiate presente i presupposti puntualizzati nella mozione approvata unitariamente il 15 dicembre, per dire che quando pensavamo di impegnare il Consiglio a prendere decisioni in un certo senso anche noi in quel momento abbiamo valutato che non erano cose campate in aria, ma fondate, che potevano rispondere ad una determinata realtà, che potevano andare incontro alle necessità di soluzione dei problemi di quella zona.
Vorrei inoltre dire alcune cose sulla diversificazione, perché mi sembra che diversamente ne verrebbe fuori un giudizio distorto. Già è stato detto da Furia che siamo sempre stati d'accordo - e a quanto mi risulta anche le organizzazioni sindacali - sulla diversificazione industriale nella zona del Biellese, a condizione però che non significhi due cose: intanto non la distruzione, il decadimento, l'annullamento delle vallate che, spopolate, si ridurrebbero ad una pura e semplice funzione turistica.
Noi pensiamo che il Biellese non debba avere questa sorte. In secondo luogo che la diversificazione rappresenti un sostegno, uno sviluppo di tutta l'ossatura dell'economia e della struttura economica del Biellese.
Un insediamento delle dimensioni che ancora stamane sono state qui ricordate, di 6/7000 dipendenti, non so quale vallata del Biellese potrebbe ospitarlo, Io credo che questo sia un elemento che vada detto per ribadire che siamo per una diversificazione che significhi lo sviluppo dell'ossatura dell'economia del Biellese collocata prevalentemente nelle vallate. Questo si lega anche alla questione della pendolarità, sulla quale vorrei invitare i colleghi Consiglieri a fare qualche riflessione. A parte che può sembrare un eufemismo, ma purtroppo non lo è, dal primo annuncio che è stato dato dall'insediamento della Lancia e illustrato con un pezzettino di carta geografica sul giornale (l'ultimo mi pare ieri l'altro, non so su quale giornale) la geografia ha cominciato a scivolare perché siamo partiti da Biella e siamo arrivati a Salussola, non so se di questo passo non arriviamo a Chivasso. Allora la pendolarità dei 10/15 minuti non so fino a che punto ci sta, nel percorso Val Sesserabiella magari con l'elicottero (scusate lo scherzo). Il problema è molto serio perché è vero che quella zona adesso è servita da una buona strada e la sua rete stradale sarà rafforzata con la direttissima Biella - Val Mosso, già programmata; per sarebbe alquanto interessante che come Regione avessimo i dati delle strutture civili esistenti nella zona in cui dovrebbe insediarsi la Lancia.
A quanto mi risulta la situazione è veramente preoccupante per quanto riguarda le scuole, scuole materne, asili nido. Il collega Furia ricordava che anche gli impianti sportivi sono indispensabili; ma queste cose sono prioritarie rispetto agli impianti sportivi e se avessimo l'esatta situazione esistente in quella zona penso che ci si accapponerebbe la pelle. Pensiamo che cosa significa questo in presenza di una pendolarità che non può reggere se in effetti il problema viene a collocarsi nell'ambito geografico contenuto nell'ultima enunciazione. Anche qui bisogna fare una riflessione: se è vero, come è vero e tutti noi ne siamo convinti, che i lavoratori hanno lottato e continuano a lottare per rivendicare una politica di riforme che migliori e sollevi l'attuale condizione umana e di vita dei lavoratori, siamo in contrasto con noi stessi, con la soluzione che proponiamo.
Infine, un'ultima considerazione per quel che riguarda l'occupazione toccata da Furia e anche da altri colleghi. Io penso sia indispensabile che facciamo un'indagine sulla situazione occupazionale nell'industria tessile ma anche sulla richiesta di occupazione che esiste nel Biellese. Io credo che intanto cominceremmo a verificare che alcuni dati enunciati dal Presidente Calleri stamane sono una drammatica realtà, perché la conseguenza del blocco delle assunzioni effettuato dagli industriali ormai da alcuni anni, ha portato al non inserimento della manodopera giovanile quindi all'invecchiamento della manodopera. Ma scopriremo anche che la manodopera occupata, che fino a qualche anno fa era per un 60 per cento circa femminile, ora questa percentuale è al di sotto del 50 per cento. A mio parere questo è in contrasto con il concetto costituzionale che prevede il diritto al lavoro e la parità di diritti per tutti i cittadini e dimostra che ancora una volta la manodopera femminile è considerata occasionale, da prendere quando fa comodo al padronato, da occupare a condizioni quindi di precarietà. E se andiamo a scoprire quali sono le condizioni occupazionali delle lavoratrici dell'industria tessile, vediamo che prevalentemente sono a livelli di qualifica più bassi, malgrado le lotte operaie in questi ultimi anni abbiano cercato d'imporre una svolta anche in questa direzione, perché è chiaro che quando l'occupazione ha carattere di provvisorietà non le si danno riconoscimenti che merita, ma si offrono condizioni da accettare perché occasionali.
E torniamo alle condizioni delle strutture civili e sociali: non a caso nel Biellese non si sono fatti gli asili nido, gli industriali hanno violato la Legge 860 per vent'anni non istituendoli e intascando i quattrini, perché era la donna, l'operaia che doveva badare ai propri figli, altrimenti che ci sta a fare nella famiglia? Perciò non si fanno gli asili nido, perché la manodopera femminile è occasionale e non occupata a condizioni di parità con gli altri. In una situazione di riflusso economico chi è il primo a essere emarginato? La manodopera occasionale, quindi quella femminile.
Credo che questo sia un argomento sul quale dobbiamo riflettere, non solo perché è umanamente ingiusto che ciò si verifichi, ma anche perch crea un'altra condizione di riflesso veramente inumana, quella dello sviluppo abnorme del lavoro a domicilio. Nella Val Sessera, che è la località che comprende le fabbriche delle quali abbiamo già discusso in Consiglio Regionale e cioè la Bozzalla e Lesna, la Fila, Trabaldo ecc, la comunità di valle mandandoci il documento sulla situazione occupazionale denunciava che negli ultimi dieci anni la manodopera occupata è diminuita della metà e che di conseguenza i cittadini residenti nella vallata sono diminuiti di tremila unità. La manodopera femminile è stata espulsa dalla produzione. Voi pensate che gli industriali biellesi, da quei magnanimi che sono, abbiano rinunciato ad usufruire di questa manodopera che per alcune mansioni è altamente qualificata? Certamente no. Hanno imposto alla lavoratrice, alla rammendatrice, alla tessitrice di prendersi il vecchio telaio che in fabbrica non rende più, di attrezzarsi in casa, di iscriversi all'albo degli artigiani (che ha avuto un incremento enorme nel Biellese in questi ultimi tempi) e di funzionare come lavorante a domicilio, come valvola di sicurezza dell'industriale che continua a sfruttare la lavoratrice anche quando essa non è più fra le mura dell'azienda, ma rimane nella casa.
Questo è un dato di fatto molto grave. Con l'indagine conoscitiva della struttura e della situazione dell'occupazione nel Biellese, possiamo prevedere che cosa dobbiamo fare come amministrazione regionale per impedire che queste cose possano accadere, per evitare che ancora una volta le conseguenze negative delle difficoltà dell'industria tessile ricadano sulle spalle dei lavoratori.
Alcune proposte sono state fatte. E' chiaro che di fronte ad argomentazioni come quelle che mi sono sforzata di portare al Consiglio verrebbe immediatamente da rifiutare l'insediamento della Lancia nel Biellese. Io non credo che un giudizio così drastico debba essere dato anche se ci sono tutti questi aspetti negativi che bisogna considerare.
Credo invece siano valide le proposte avanzate da Furia a nome del mio Gruppo di indagare ulteriormente, discutere e cercare più argomenti per dare un giudizio obiettivo della situazione.
Vorrei fare infine una domanda e una proposta: visto e considerato il continuo scivolamento del progetto geografico dell'insediamento, non so se i terreni sono già stati acquistati, faccio la domanda,...



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Erano miei e li ho venduti.



FABBRIS Pierina

Sono già venduti, allora un'eventuale speculazione...



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

E' già stata fatta.



FABBRIS Pierina

Bene, prendo atto. Propongo che nei limiti del possibile venga redatto nei prossimi giorni il verbale stenografico di questa seduta e inviato alla Commissione bilancio della Camera e al CIPE, dove sta avvenendo la discussione proprio sulle questioni del Mezzogiorno, degli incentivi e disincentivi ecc., perché mi pare sia giusto che di una discussione di questo tipo venga portata l'eco anche in quella sede.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Vera, ne ha facoltà.



VERA Fernando

Io cercherò, tenuto conto dell'ora che abbiamo raggiunto con questa discussione, di esporre brevemente il pensiero del Gruppo Socialista Democratico su questo argomento.
Intanto a noi pare che qui si sia fatta una commistione fra forma procedura, merito e sostanza in modo estremamente intersecato, commistione che non so neppure quanto sia opportuna tatticamente all'opposizione di sinistra che ha mosso questo attacco alla Presidenza della Giunta, comunque è una cosa che riguarda la stessa opposizione di sinistra e non il nostro Gruppo.
Sulla questione di forma a noi pare che se il richiamo alla necessità di una discussione preliminare su certi problemi nell'ambito del Consiglio Regionale può essere un utile, interessante avviso per quanto riguarda il futuro, non ci pare, per quanto attiene alla questione in specie, sia consigliabile stante l'urgenza che si evince dalla relazione del Presidente della Giunta e da tutto quanto abbiamo saputo dai giornali; una procedura tipo quella che richiamano gli interpellanti: sentire le Commissioni programmazione bilancio e finanze, pianificazione territoriale viabilità e trasporti, problemi del lavoro e dell'occupazione, agricoltura e industria che naturalmente può implicare, ai sensi del nostro Statuto, una larga consultazione partecipativa con tutte le esigenze di tempo a disposizione che ciò comporta, riteniamo sia particolarmente laboriosa e onerosa e potrebbe compromettere le possibilità di questo insediamento industriale nel Biellese, dopo di che ci troveremmo a rimproverare non al Presidente della Giunta perché non è nei suoi compiti né nelle sue possibilità di convocare delle Commissioni consiliari, ma a noi una perdita di tempo e la perdita di una possibilità d'insediamento e di lavoro in una zona come quella del Biellese.
Del resto ci pare che in qualsiasi Parlamento l'esecutivo abbia possibilità di interventi d'urgenza che sono poi sottoposti (almeno nei regimi democratici, per quelli autoritari il problema non si pone neppure) a quelle possibilità punitive di eventuali errori che sono nelle mani di una qualsiasi assemblea parlamentare sempre, ripeto, nell'ambito di un regime democratico. E mi stupisco veramente perché nella Giunta sono presenti, se ben ricordo, degli Assessori socialisti, che questo fatto possa essere stato dimenticato da parte del Gruppo Socialista, almeno nelle sezioni del suo Capogruppo. A nostro avviso, stante la situazione di urgenza, riteniamo perfettamente corretto il modo in cui il Presidente della Giunta e la Giunta stessa si sono comportati in questa vicenda.
E veniamo alla questione di sostanza che ci appare assai più rilevante ed importante. Non credo possa essere negato che la zona del Biellese è depressa. Basta guardare al basso incremento di reddito, di occupazione o alle realtà e alle prospettive di disoccupazione che esistono in questa zona, in cui è in atto la crisi dell'industria tessile; c'è tutto un problema di riorganizzazione dell'industria e a questo riguardo non possiamo tacere che vi sono responsabilità degli industriali del settore nella mancata e anche nella solo parziale riorganizzazione del settore, ma non crediamo che queste responsabilità debbano essere pagate dai lavoratori o dalla classe lavoratrice biellese; esiste tutta una serie di problemi ai quali la Regione non può essere indifferente? Io non credo che saranno totalmente risolti dall'insediamento della Lancia, però questo rappresenta un primo tentativo di soluzione attraverso la creazione di posti di lavoro che permettono di converso un ridimensionamento dei quadri aziendali di aziende in crisi.
Sono state fatte delle obiezioni in ordine al problema delle vallate e della pendolarità. Circa le vallate credo che nulla potrei dire di più di quanto ha detto - e che condivido pienamente - il collega Rossotto, facendo riferimento all'esempio del Canavese e della Olivetti, esempio che mi pare estremamente probante non soltanto sotto l'aspetto delle possibilità di creazione di posti di lavoro, ma anche sotto l'aspetto dello sviluppo sociale e addirittura culturale della zona.
Per quanto riguarda la pendolarità non dimentichiamoci che esistono nell'ambito della nostra Regione, dei fenomeni di pendolarità ben più rilevanti di quelli dei 15/20/30 Km, che potrebbero essere costretti a percorrere i lavoratori del Biellese per andare dalle loro vallate al luogo in cui si installa questo polo industriale. Vi sono casi di lavoratori, e sono numerosissimi, del Cuneese, dell'Astigiano, dell'Alessandrino che percorrono per venire a lavorare a Torino distanze ben maggiori di queste che probabilmente sarebbero lieti di avere, a non lontana distanza dal luogo di abitazione, una possibilità di lavoro che invece non hanno. Quindi ritengo che l'insediamento...



FURIA Giovanni

Ma non è un fatto positivo.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Ogni industria bisogna portargliela sulla porta di casa!



VERA Fernando

A un certo momento ci si poneva il problema; in quale vallata potrebbe trovare dislocazione questa industria? Evidentemente in nessuna vallata giacché sappiamo tutti che, oltre ad essere molte volte praticamente impossibile, è soprattutto non economica una dislocazione di questo tipo.
Ricordo le discussioni che in quest'aula, come Consiglio Provinciale abbiamo fatto sui problemi della montagna; c'è stato qualcuno che ha proposto l'insediamento industriale nelle zone montane. Il collega Oberto ricorderà bene queste discussioni, ma la conclusione a cui tutti si è arrivati è che purtroppo le possibilità di soluzione dei problemi della montagna erano di un altro tipo e non quella di andare a situare la Fiat sulle pendici del Monte Bianco o del Monte Rosa.
Quindi a me pare, per concludere e non far perdere molto tempo al Consiglio, che questo insediamento risponda a delle esigenze non della classe padronale come è stato detto, anche se non credo che ne derivi tutto quel danno e se ne possa ricavare invece un certo vantaggio, ma essenzialmente risponda a delle esigenze delle popolazioni e dei lavoratori del Biellese e in ultima analisi anche alle esigenze di lavoratori della Regione piemontese che hanno tutto l'interesse a che non si manifestino nell'ambito regionale dei fenomeni di disoccupazione, fenomeni che sappiamo benissimo che poi colpiscono i lavoratori meno qualificati e soprattutto quei lavoratori meridionali (visto che ci occupiamo dei problemi del Mezzogiorno) che ormai sono in larga parte irreversibilmente insediati nella nostra Regione e che a tutto diritto possono essere qualificati come cittadini della Regione Piemonte.



PRESIDENTE

Non ho altri iscritti a parlare. La discussione generale è chiusa.
Replicheranno ora per la Giunta prima l'Assessore Petrini e poi il Presidente Calleri.
Ha facoltà di parlare l'Assessore Petrini.



PETRINI Luigi, Assessore all'industria

Signor Presidente, colleghi Consiglieri. Avrò probabilmente da aggiungere e precisare agli interventi dei diversi Consiglieri, anche perché alcuni argomenti da loro evidenziati saranno oggetto di replica del Presidente Calleri, mentre ringrazio per il contributo offerto al problema oggi in esame al Consiglio Regionale, non posso tuttavia esimermi dal far presente che sono rimasto personalmente sconcertato dopo aver sentito i discorsi dei colleghi Furia e Giovana.
Il mio intervento, dopo quello chiarificatore del Presidente Calleri non servirebbe probabilmente a nulla, se non per dare una risposta (a cui certo non assolve il mio silenzio), al fatto che sono stato chiamato in causa almeno dal collega Furia e perché non voglio che questa discussione si concluda senza una mia precisazione che desidero pur fare, come appartenente alla Giunta e a questo Consiglio Regionale.
Vorrei premettere che se tutti, nel circondario di Biella, (e tutti significa cittadini, organismi, Enti locali, Sindacati o partiti politici) si sono pronunciati a favore dell'insediamento Lancia, ad eccezione di una sola forza politica per quanto mi consta, che evita però di entrare esplicitamente nel merito della questione e non si esprime né pro né contro l'insediamento Lancia, abbiamo invece sentito oggi dal collega Furia che per questo insediamento vi è in atto una campagna speculativa delle forze padronali e bontà sua, ha associato la D.C. biellese nella campagna speculativa alle forze padronali...



FURIA Giovanni

Non "bontà sua", "bontà vostra".



PETRINI Luigi, Assessore all'industria

..., che non è tra i diritti del Presidente di andare a Biella a fare comunicazioni ufficiali, adottando un metodo contrario ai principi della Regione; che la Regione si sarebbe impegnata per le infrastrutture necessarie relative al nuovo insediamento; che personalmente avrei affermato in un articolo che è stato un primo gesto concreto della Regione verso il Biellese, che l'insediamento crea problemi di pendolarità e di lavoratori e infine di non esprimere oggi un giudizio definitivo, senza essere andati a fondo del problema.
Per questo vorrei consigliare al collega Furia d'assicurarsi che le sue tesi sconcertanti che limitano l'esame e la comprensione del problema biellese ad una applicazione quasi di forma riducendo il tutto ad un argomento politico e nulla più, siano largamente diffuse nella zona biellese, in quest'area piemontese in crisi nell'ambito del congestizio triangolo industriale, dopo di che verrà assodato l'assunto, senza che lo dica il Presidente Calleri come il collega Furia ha citato, che per certi esponenti di certe forze politiche continua la pratica del tanto peggio tanto meglio, con le conseguenze relative.
Vorrei ancora precisare che sono intervenuto su un bisettimanale locale con uno scritto da me firmato, e non accompagnato da qualifiche di Consigliere o di Assessore, impegnando quindi solo il pensiero del giornale al quale da tempo collaboro, affermando che il circondario biellese apprezzava il gesto del Presidente Calleri e questo primo atto concreto della Regione, associando per la verità tutti coloro (quindi l'intera Giunta) che si sono adoperati per rendere attuabile e concreta l'istanza della terra biellese. E ciò soprattutto per distinguere onestamente il periodo attuale, senza poteri e quindi solo con la forza e il prestigio politico che si sa dare, a quello in cui la Regione potrà essere in grado di programmare tali insediamenti attraverso l'autorizzazione e la pianificazione territoriale avvalendosi della competenza legislativa ed amministrativa in materia urbanistica, avvalendosi quindi, in quel momento di diverse forze, di diversi organi della Regione Piemonte.
Vorrei ribadire sull'argomento, innanzi tutto, che i motivi di fondo che ci hanno guidati sono sostanzialmente questi: la scelta è stata fatta su indicazione del piano nazionale di sviluppo che, trattando della crisi settoriale tessile laniera, indicava le esigenze di una ristrutturazione del settore; queste esigenze per il Biellese sono accoglibili, solo nella misura in cui attività sostitutive vengono ad insediarvisi per realizzare sia pure a lunga scadenza, una conversione di manodopera e quanto meno prospettive di occupazione per i giovani in misura tanto consistente da superare le scarsissime prospettive offerte dall'industria tradizionale da lungo tempo in crisi. La scelta è stata fatta secondo le indicazioni del Piano regionale di sviluppo, il quale indica per il Biellese l'esigenza di una diversificazione produttiva. La Lancia nel Biellese vorrà dire infatti la realizzazione di un'indicazione di decongestione; infatti lo stabilimento di Biella eviterà indubbiamente l'elefantiasi di quello di Chivasso.
Circa i problemi di pendolarità e gli studi compiuti dalla Regione come risulta da indagini compiute dall'Ires e dalla Camera di Commercio di Vercelli tra il 1963 e il 1965, anche il fenomeno della pendolarità intervalliva ed extravalliva non è qualcosa che si produrrà ex novo, come taluni vogliono far credere. Il fenomeno della pendolarità da lavoro aveva allora le proporzioni di un terzo dell'occupazione biellese, interessando infatti circa 50.000 persone che svolgevano e svolgono la loro attività fuori dal Comune di residenza. La pendolarità era molto più evidente, lo è tuttora nelle vallate di più antica industrializzazione, le quali chiudevano con saldi attivi molto rilevanti il bilancio delle entrate e delle uscite delle forze di lavoro. Ciò vuol dire che sia pure sotto la spinta di una certa riduzione dei livelli di occupazione in queste vallate non dovrebbe verificarsi il fenomeno opposto, sia quello di un deficit di pendolarità nel senso che i residenti possono a loro volta divenire pendolari. Comunque è certo che una pendolarità breve si creerà mantenendosi le infrastrutture nei luoghi di origine; il problema sarà semmai quello delle infrastrutture soprattutto viarie e delle comunicazioni. E' un problema che del resto è già stato ampiamente impostato e nella cui strategia di soluzione e di opzione la dislocazione dello stabilimento Lancia si inserisce soltanto come una variabile determinante.
Anche altre infrastrutture, come quelle abitative, quelle scolastiche offrono la possibilità di organizzare lo sviluppo del Biellese compatibilmente con l'immissione del nuovo complesso. Sono aspetti, questi presi tutti in seria considerazione dall'Amministrazione regionale, man mano che i colloqui con la Lancia andavano avanti. Infatti la scelta dell'area biellese è stata fatta con alle spalle due studi particolareggiati sulla situazione socio-economica del Biellese, in rapporto ai problemi della congiuntura e delle strutture locali; studi questi, distribuiti ai membri della Giunta Regionale, anche a qualche Capogruppo che li ha richiesti e che evidentemente erano finalizzati alla soluzione del problema di fondo del Biellese, quello appunto della crisi tessile in ordine alla differenziazione della struttura produttiva da realizzarsi con l'impianto di un complesso che rispondesse a ben precise caratteristiche.
Nella ricerca stilata dall'Assessorato all'Industria, con la collaborazione del consorzio dei Comuni Biellesi, sulla localizzazione e sulla pendolarità, lo studio stesso recitava testualmente: "La localizzazione nella pianura a sud di Biella pare ottimale, ciò in quanto tale zona, oltre ad offrire una buona disponibilità di terreni idonei e d'insediamenti industriali di consistenti dimensioni, costituisce il punto di confluenza più prossimo, un naturale imbuto per la manodopera che si renderà disponibile nel Biellese, minimizzando gli spostamenti pendolari senza peraltro esercitare un'attrazione di rilievo sui lavoratori di altre aree adiacenti. A tal fine però è necessario che lo stabilimento sia ubicato a distanza sufficientemente breve da Biella, dell'ordine degli 8/10 Km., in modo che da un lato l'effetto città di quest'ultima venga potenziato al massimo e dall'altra i lavoratori residenti nelle località che maggiormente subiranno le conseguenze della ristrutturazione dell'industria tessile, possono accedervi con percorrenze non superiori ai 15 Km, e quindi con tempo di viaggio facilmente accettabile dell'ordine dei 15-20'.
Con l'entrata in funzione delle nuove strade in progetto, o già in corso di realizzazione, questi tempi di percorrenza si potranno ancora ridurre notevolmente. In questo senso potranno validamente coesistere l'asse dell'industrializzazione tessile laniera Biella-Cossato-Trivero e comuni contermini già esistente, con l'asse di industrializzazione meccanica che dovrebbe svilupparsi lungo la direttrice della strada Trossi nella zona pianeggiante.
Nella struttura così delineata un ruolo sempre più importante sarà svolto da Biella, quale centro di servizio di tipo urbano, ponendosi così come ulteriore fattore coesivo dell'area. Considerando la zona sud, la costruenda pedemontana dove più facilmente appaiono reperibili terreni idonei per dimensioni, caratteristiche geomorfologiche, rapidità di acquisizione, si rileva che gli abitanti residenti entro una distanza di 15 Km., calcolata sul percorso stradale più breve, costituiscono circa il 70 per cento del totale degli abitanti del Biellese, mentre gli occupati dipendenti in attività industriale sono circa il 68 per cento".
Quindi, Consigliere Furia, non 50 o 100 Km., ma entro 15 Km dall'insediamento abita e vive il 70 per cento del totale degli abitanti del Biellese.
Per quanto riguarda l'interessamento della Regione e per quanto la stessa può fare in questo periodo, mi limiterò a constatare che non disponendo degli strumenti e dell'autorizzazione della pianificazione territoriale con i relativi spazi di azione legislativa ed amministrativa la Regione agisce in forza del prestigio politico che sa esprimere e che sa applicare alla soluzione dei problemi appartenenti ad una sua realtà territoriale.
Da qui l'interrogativo che sorge spontaneo: dove la Regione ha potuto mancare, avendo limitato il suo ruolo, sia pure autorevole ed efficace, a quello delle interlocuzioni della mediazione tra l'istanza dei diversi corpi sociali o politici biellesi e gli organi della Lancia? La Regione attraverso il suo Presidente, ha invece impiegato tutto il suo prestigio e la sua attività, in accoglimento dell'istanza formulata dai biellesi, da quasi un anno a questa parte e perciò nota non solo agli iniziati della politica, ma a vasti settori della pubblica opinione non disattenti a problemi di questo genere. Basti ricordare le tappe più note di questa escalation biellese alla diversificazione, diversificazione mai richiesta come che sia, ma sempre indicata in industrie traenti e di sicuro avvenire.
Nello scorso dicembre, dopo incontri preliminari di vario genere avuti con responsabili regionali in occasione di crisi di talune aziende, ad esempio la Gallo Rivetti, una delegazione biellese venne ricevuta dal Presidente del Consiglio dei Ministri, dai Ministri del Bilancio, del Lavoro, dell'Industria, sollecitando un loro preciso impegno per la soluzione dei problemi dell'industria laniera e per l'insediamento di nuove industrie nel Biellese. Gli uomini di Governo assicurarono i biellesi di un loro diretto interessamento al problema, né vennero sollevate eccezioni in quella sede, alle richieste, che prospettavano di fatto una situazione come quella che si viene a creare con l'insediamento Lancia.
Frattanto il Biellese entrava sotto la protezione della Legge 1115 con l'emissione del decreto di particolare stato di crisi economica della zona ricordato dal Presidente Calleri, decreto rinnovato successivamente con periodica regolarità. Di recente, com'è noto, tutto il settore tessile nazionale veniva dichiarato in stato di crisi generale. Le riduzioni di orario frattanto nel Biellese colpivano ben 20000 operai tessili, ossia più del 50 per cento delle maestranze del settore. Il 27 aprile scorso il Presidente della Giunta ricevette ufficialmente i rappresentanti del consorzio degli 83 comuni del Biellese, i rappresentanti dei Sindacati tessili e i responsabili delle organizzazioni territoriali biellesi CGIL CISL e UIL, che tornarono ad illustrare la situazione di crisi della zona richiedendo gli interventi più volte auspicati, anzi, ponendoli come alternativa di fondo per la soluzione seria e globale della difficoltà più grave.
D'altra parte, quale documento più eloquente di quello compilato qualche giorno fa dalla segreteria della Filta-Cisl che compendia le tappe di questa complessa vicenda e che richiama tutte le parti ad un coerente e responsabile atteggiamento? Lo stesso documento (che non leggerò tutto perché è molto lungo) recita testualmente ai punti V, VI e VII: Punto V - "In una riunione congiunta tra le segreterie provinciali della Filta-Cisl, Filtra-Cgil, Uilta-Uil del 24.5.71, in un comunicato congiunto dove si ribadiva che la prospettiva futura del Biellese passa ancora con lo sviluppo dell'industria tessile, rendendola efficiente e produttiva attraverso piani organici di investimenti nel quadro della programmazione regionale e nazionale, si affermava che il processo di diversificazione, per il quale le tre organizzazioni sindacali si sentono impegnate, ed interessate, deve essere inteso come necessità atta a irrobustire il tessuto industriale della nostra zona, fonte di occupazione delle nuove leve del lavoro, garanzia di piena occupazione, noti già come giustificazione ai piani padronali di riduzione discriminata della manodopera dell'azienda".
Punto VI - "Dopo una giornata di lotta nazionale organizzata dalle Federazioni nazionali il 23.4.71, dopo che in tutti i più importanti comuni del Biellese si sono recate le delegazioni dei lavoratori in lotta per il superamento della crisi tessile e per il mantenimento dei livelli di occupazione, venivano nuovamente inviati telegrammi al Presidente del Consiglio, al Presidente della Regione, al Presidente della Provincia e del Consorzio dei Comuni biellesi, dove fra l'altro si affermava testualmente: 'Blocco assunzioni unitamente a continui licenziamenti dipendenti urge suo autorevole intervento per insediamento industrie diversificate et stabilimento Lancia nostra zona stop Chiediamo urgente convocazione per illustrare a lei gravità situazione stop Firmato Segreteria CGIL, CISL e UIL".
Punto VII - "Il 27.4 nel palazzo della Giunta Regionale il Presidente della Regione ha fissato un incontro con il Presidente del Consorzio dei Comuni biellesi e con le segreterie provinciali della Filta-Cisl, Filtra Cgil e Uiltauil e nel corso della discussione il Presidente della Regione e le organizzazioni sindacali hanno espressamente chiesto al dott. Calleri di intervenire nei confronti della Lancia per definire in un modo o nell'altro il problema dello stabilimento del Biellese. Il Presidente della Giunta si era impegnato a dare una risposta entro un mese alle organizzazioni sindacali e al Presidente del Consorzio dei Comuni".
L'incontro del 27 aprile ebbe quindi una particolare importanza in quanto realizzava, in pratica, i contenuti dello Statuto Regionale rappresentando infatti un esempio concreto di partecipazione. I rappresentanti del Consorzio dei Comuni biellesi e quelli sindacali proposero in quella sede, soluzioni di ordine produttivo e scelte di ordine territoriale, non in modo critico e rivendicativo, ma secondo una precisa logica di programmazione. E' infatti da ricordare che il Consorzio dei Comuni biellesi aveva in pratica realizzato, fin dallo scorso novembre, un profondo dibattito sull'argomento, un dibattito che l'interpellanza comunista tenta ora di ignorare, ma al quale ebbe cura di intervenire la reale e democratica rappresentanza dei più che venti comuni amministrati dalla maggioranza comunista nel biellese, senza che peraltro in quella sede nessuno alzasse obiezioni intorno ai modi di risolvere il grave problema della differenziazione industriale biellese, da conseguirsi con insediamenti in loco di industrie di alternativa.
La realtà, signori Consiglieri, è che dopo avere interessato la Giunta sull'argomento ed avere avuto da questa mandato di operare nel senso richiesto, collega Giovana, quindi non un'iniziativa presidenziale, forse molti attendevano che il problema rimanesse nel limbo dei dibattiti accademici, dove naturalmente è più facile la demagogia. Il problema invece ha avuto soluzione più rapida e concreta di quel che si opinasse, fuori cioè da ogni raggio propagandistico. Da qui una reazione comprensibile come tale, ma non accettabile nelle motivazioni informali, da respingersi proprio, come stiamo facendo, col ricorso alla stessa analisi dei fatti.
Circa il rilievo di non esprimere un definitivo giudizio senza essere andati a fondo del problema per prendere opportuni provvedimenti, non tocca a noi, come ha già riferito il Presidente, prendere determinati provvedimenti. Certo staremo a fianco del Consorzio dei Comuni biellesi degli stessi Sindacati per far sì che il loro sforzo per la diversificazione non comporti costi sociali e ne comporti in modo minimo per i problemi di adattamento, di qualificazione, di trasporti, di viabilità; e mano a mano che i problemi si porranno e ci saranno posti sarà senz'altro nostra cura interessare gli organi competenti della Regione.
C'è infine da rammentare che in questi mesi stiamo operando nel piena di una fase di stagnazione congiunturale, per cui il rafforzamento di alcuni punti deboli del sistema economico piemontese, non costituisce che una valida risposta ad eventuali possibili e gravi smagliature produttive.
E poiché presupposto di ogni programmazione nazionale è che le Regioni forti mantengano il loro tasso di sviluppo, riversando investimenti aggiunti autonomi nel meridione, ma queste risorse occorre pur produrle per investirle e per produrle occorre non dimenticare che vi sono habitat e condizioni meno sacrificati e più propizi, ne viene chiaro il proposito di agire nel campo del programma e della politica di piano e non fuori, come inesattamente è stato asserito.
Anche per questo la localizzazione nel Biellese risponde non solo alla logica della politica di piano, ma anche al rilancio del nostro sistema economico nell'attuale momento congiunturale.
Signori Consiglieri, la logica della democrazia alla quale ci ispiriamo e che forma ormai il patrimonio culturale e di civiltà del nostro Paese accetta sia la critica che la trasformazione, in quanto la società più giusta non si improvvisa, nasce giorno per giorno dal nostro impegno e dalla nostra esperienza, entro un processo di crescita che si propone di modificare l'attuale sistema. Ho detto modificare, non scardinare modificare ma anche non travisare gli atti compiuti per giungere ad una società più giusta che non si può certo raggiungere senza mantenere i livelli di occupazione.
Il nostro impegno per una società piemontese più giusta mi porta a concludere con la fiducia per questa scelta di carattere industriale, senza trionfalismi e pessimismi inutili. E penso veramente che un meditato esame della situazione dovrebbe appianare alcune valutazioni inesatte qui espresse e sostenute.



BERTI Antonio

Posso fare una domanda?



PRESIDENTE

Prego.



BERTI Antonio

Perché dopo di avere convenuto con me dieci giorni fa, quando lei parlava di 1000/1200 occupati nel Biellese ed essere rimasto d'accordo che sarebbe stato utile uno scambio di idee con la Commissione assetto del territorio e con la Commissione programmazione per informarlo della trattativa, questo non si è fatto e c'è stato una comunicazione al dì fuori del Consiglio? Mi dica perché.



PETRINI Luigi, Assessore all'industria

Intanto io le avevo prospettato che bisognava stabilire quale Commissione doveva essere interessata; mi pare d'altro canto che si sia interessato l'organo più rappresentativo, che è il Consiglio Regionale. E la volontà di interessare il Consiglio Regionale è venuta anche dall'interpellanza. Non è colpa nostra se nel frattempo c'è stata una sola seduta del Consiglio che si è conclusa senza l'esame di detta interpellanza. Praticamente, c'è stata solo quella seduta di Consiglio - la tornata attuale è quella che è iniziata il 2 - e non è colpa nostra se nel frattempo non ce ne sono state altre e se non si è definito ancora l'argomento (che è stato posto anche da un'interpellanza specifica del Consigliere Garabello) quale Commissione dev'essere investita di questo tipo di problemi, in quanto si è detto che quella della Fiat di Crescentino chiudeva i suoi lavori, ma non si è detto assolutamente a quale Commissione si doveva fare discutere l'argomento Lancia.



BERTI Antonio

La Giunta non ha risposto a due interpellanze nostre sulla Lancia.



PRESIDENTE

Pregherei i signori Consiglieri di evitare il dialogo. Ha facoltà di parlare il Presidente della Giunta.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Io non credo che avrò da aggiungere molte considerazioni a quelle già espresse nella mia relazione, alle quali si sono aggiunte le considerazioni svolte dall'Assessore Petrini. Vorrei solo, cogliendo dalla profonda conoscenza culturale umanistica del collega Giovana in riferimento a Kafka dire che veramente io non ho nulla da accettare in questo riferimento kafkiano che egli ha voluto fare, perché non mi sembra il caso di collocare questo dibattito su un nuovo insediamento industriale, facendo finta di non ricordare la pesante realtà della situazione industriale piemontese quale si sta verificando con tutte le situazioni di carattere aziendale che conosciamo; vogliamo ricordare quelle dell'ETI, della Magnadyne, alcune del Biellese che sono state evidenziate spesse volte dal collega che ha parlato prima, vogliamo evidenziare talune situazioni di rallentamento produttivo e di orari ridotti (ne abbiamo un ultimo annuncio alla Pirelli) vogliamo ricordare le situazioni che ci sono alla Vistarini o nella zona del Lago Maggiore, quella della Rhodiatoce. Ne ricordo solo alcune, perché potrei a questo elenco aggiungerne molte altre. Ed allora mi chiedo che significato ha, dal momento che si è tutti pronti poi a stracciarci le vesti quando ci si trova di fronte a situazioni di flessione produttiva da un lato e di sottoccupazione, quando non di disoccupazione dall'altro, comunque di fronte a crisi che si stanno manifestando nel tessuto imprenditoriale del nostro Piemonte; se non sia kafkiana davvero la posizione di coloro che di fronte ad un investimento industriale che propone il recupero di situazioni di sottoccupazione e di disoccupazione, vengono ad imbastire quella che io continuo a ritenere una speculazione di carattere politico ed un gioco al ribasso facendone una questione di metodo sulla quale sarà opportuno, una volta per tutte, fare delle precisazioni. Da parte mia faccio riferimento esclusivo ed esplicito allo Statuto, anche perché sia ben chiaro che le Commissioni che lo Statuto ha previsto sono - con buona pace di coloro che credono il contrario (e non mi interessa a che parte appartengono, anche se eventualmente appartenessero alla mia) - Commissioni per l'esame preventivo di disegni di legge e non mi risulta che attribuisca loro il carattere di Commissioni di indagine conoscitiva o cose di questo genere. Esiste un istituto a livello regionale che risponde al nome dell'Ires che si interessa di questi problemi, se non vado errato, certamente da più di dieci anni a questa parte. Ed è pertanto riferendomi a questo e allo Statuto, non per un ricordo di sonniniana memoria, ma semplicemente per richiamare tutti alle responsabilità che ci siamo assunte quando insieme lo abbiamo approvato che invito tutti ad una corretta interpretazione dello Statuto e non a questa interpretazione a "maglia bernarda" che si vuole dare e che per quanto personalmente mi riguarda non mi troverà mai d'accordo, e anzi troverà sempre la mia totale e radicale opposizione.
A ciascuno degli organi della Regione, perché funzionino, perch istituzionalmente possano esperire i propri compiti e le proprie funzioni deve essere dato e riconosciuto ciò che lo Statuto ha dato e riconosciuto se no è veramente inutile che tutti quanti insieme facciamo dei richiami che ritengo soltanto frutto di ipocrisia quando vengono utilizzati per sostenere delle tesi, mentre poi vengono utilizzati nello stesso, identico modo per sostenere tesi di carattere contrario. E questo per quanto riguarda in particolare le attribuzioni della Giunta, nella pienezza delle sue funzioni ed in riferimento anche a qualcosa di più; qui si parla spesso di autonomie degli Enti locali, si parla spesso della partecipazione che la Regione intende dare alle spinte di base. Quale maggiore spinta di base se non quella di 83 Comuni che in ordine a questo problema, attraverso il Presidente del Consorzio dei Comuni biellesi, accompagnati dai Sindacati e quindi da forze sociali specifiche, anche se non sono rappresentative di tutti i lavoratori (ma di questo discuteremo, semmai, in altra sede) sono venuti a chiedere esplicitamente non un investimento industriale di carattere indifferenziato, ma sono venuti a Palazzo Cisterna per parlare personalmente con il Presidente della Regione e a chiedere il suo intervento in ordine all'insediamento della Lancia? Non in ordine all'insediamento dell'Aspera Frigo o di qualche altra industria, bensì della Lancia nel Biellese.
E quale migliore occasione di affiancare questo sforzo, che è stato lungo, duro, fatto anche di tante amarezze se è vero che soltanto una settimana prima il dott. Sergio Garavini (che evidentemente non è esponente di mia parte) è andato nel Biellese a dire: "Fate attenzione perché di promesse se ne fanno tante; anche in ordine all'insediamento Lancia sarà bene che non ci facciamo invischiare da queste promesse"? Egli sostanzialmente ha manifestato in quel momento la sua adesione rispetto alla soluzione del problema.
E quale altro argomento rispetto poi a quell'interrogazione che era stata presentata e rispetto allo stesso atteggiamento che a livello di Amministrazione Comunale di Chivasso (devo dire giustamente) si è preso in ordine al pericolo di un totale insediamento della Lancia nella zona di Chivasso dove l'azienda ha un milione e 200.000 mq, di terreno e nel quale voleva programmare l'insediamento di tutto il suo ciclo produttivo? Quale migliore occasione dicevo, nel momento in cui si premeva per contenere l'espansione della Lancia a Chivasso, se non quella di riuscire contemporaneamente a venire incontro alle esigenze di un Piano regionale di sviluppo che prevede un decentramento dell'industria dall'area metropolitana torinese, alle esigenze espresse dal Consorzio, dai Comuni e dai Sindacati per dirottare verso il Biellese questo supero di insediamento che la Lancia intendeva fare? E a questo punto credo sia anche necessario demistificare queste facili e demagogiche posizioni che si assumono di fronte da un lato dall'industria automobilistica in generale e dall'altro all'interesse della Lancia e, se volete anche, della Fiat a fare l'investimento che è programmato.
Io non so se tutti coloro che parlano siano sempre a piena conoscenza dei fatti così come si svolgono, ma credo sia noto che vi è tra la dirigenza e la Presidenza della Lancia e gli organi dirigenziali e decisionali della Fiat, una precisa polemica in ordine alla sopravvivenza o meno della Lancia. Da un lato vi è il prof. Canonica che ritiene che la Lancia, per il tipo di industria che è, per il significato tradizionale di industria, debba mantenere una sua autonomia ed una sua esistenza autonoma mentre vi è taluno dei programmatori interni della Fiat molto più pessimista rispetto alle prospettive di industria che nel settore automobilistico è sempre una piccola industria, anche quando arriverà alla produzione di 120/130.000 automobili ed e invece più disposto a utilizzare gli attuali stabilimenti della Lancia per fare una produzione non autonoma di automobili Lancia, bensì per produrre delle componenti meccaniche o delle carrozzerie per la Fiat.
Io non credo che il conservare al Piemonte un'industria tradizionale che può collocare sul mercato - anche in considerazione di un mercato competitivo qual è il MEC, - una produzione qualificata in un settore che va sempre più standardizzandosi e ponendosi in condizioni di competitività sia un'operazione positiva; positiva intanto per il tipo di impiego che vi è in una azienda che produce in modo diverso, quale è la Lancia rispetto ad un'industria a larghissima produzione come la Fiat. Credo che vi sia anche questo da vedere come componente in un discorso che voglia veramente esaminare tutti i dati complessivi del problema. E credo quindi che il dire semplicemente, dandolo come uno dei fatti scontati, uno degli assiomi in cui si beano i massimalisti, a qualunque categoria, a qualunque parrocchia appartengano, che è comunque e sempre nell'interesse dell'industria fare un investimento, è quanto meno, sul piano economico, una cosa tutta ancora da verificare e appunto per questo abbastanza risibile e ridicola.
Vorrei inoltre che sotto questo profilo mi si dimostrasse con quale logica un paio di anni fa tutte le forze politiche presenti a livello regionale piemontese, si sono accanite a chiedere (in un momento in cui si aveva la sensazione che la Lancia volesse chiudere i propri stabilimenti e ridurre la produzione) l'intervento o dell'Alfa Romeo o della Fiat per mantenere i livelli di occupazione operaia; e che significato hanno avuto tutte le delegazioni che si sono recate a Roma e hanno fatto le varie code ai diversi Ministeri (e credo che tra i Ministri che hanno fatto le cose più lunghe vi sia anche il Ministro socialista on. Antonio Giolitti) per chiedere che si salvasse la Lancia, per chiedere che venisse assorbita dall'Alfa Romeo o dalla Fiat, ma comunque si mantenesse la prospettiva di un'esistenza autonoma della Lancia a dimensioni tali da consentire all'azienda un suo sviluppo ed una sua collocazione nell'ambito del mercato europeo e mondiale.
Ma queste sono cose che non credo (per ricordare ancora Kafka) si possano dimenticare, a meno che il cervello di tutti - per riferirmi ad altro noto romanziere - non sia diventato "il deserto dei tartari" per cui non ci si ricorda più delle cose che sono state dette soltanto un paio di anni fa e rispetto alle quali tutte le forze politiche, ivi presenti quelle comuniste, hanno operato per fare in modo che ciò si verificasse. Allora si voleva che la Lancia si mantenesse autonoma, non andasse a fare tutto l'investimento a Chivasso, vi era una pressione perché ciò avvenisse a livello dell'area biellese; la Giunta opera in questa direzione, secondo un criterio fatto proprio dall'Ires, fatto proprio dai Sindacati a livello locale e dal consorzio dei comuni, dopo di che si vengono a sparare palle infuocate addosso al Presidente della Giunta. Il quale è, come tutti quanti sapete, persona paziente, tollerante e anche disposta a fare quello che solitamente nei baracconi, a carnevale, si fa quando si mettono quei pupazzi che a tirargli le palle fanno gli inchini, è disposto a fare inchini e riverenze a tutti quanti, però non a scapito della verità signori, e non a scapito, soprattutto, di un indirizzo che ritengo sia giusto ed al quale richiamo la coerenza di tutte le forze politiche presenti in Consiglio. Rispetto alle quali è inutile che si venga a parlare del Mezzogiorno ed è poi inutile soprattutto, dott. Nesi, venire a dire "noi, che soltanto ieri abbiamo parlato del Mezzogiorno". Intanto vi è già un primo sospetto, perché rispetto alle tesi che qui sono state sostenute io non ho nulla, avendo una forte memoria, da dimenticare ma ho qualcosa da ricordare. Circa i problemi dell'autorizzazione, del 7,2 per cento di sviluppo nel Mezzogiorno, la necessità comunque di consentire, almeno fino ad un certo livello, dei nuovi investimenti, sono cose che sono state dette in un programma che peraltro non poteva essere completo e che da molti è stato constatato non essere completo; tutto ciò che potevamo dire è stato detto in modo molto chiaro, molto esplicito nella relazione programmatica che ho presentato in questa sede. D'altra parte nello stesso documento della Giunta (che le Commissioni ignorano con un persistente atteggiamento che io non posso non cogliere come un atteggiamento polemico nei confronti della Giunta) erano dette, in modo molto chiaro ed esplicito, le cose che poi il documento della Commissione ha obiettivamente recepito e che riguardavano i problemi delle autorizzazioni e dei nuovi investimenti rispetto al tasso di sviluppo che, se va decelerato in Piemonte, non vuol dire che debba essere totalmente annullato. Altrimenti dovrete anche andare a spiegare agli operai (soprattutto voi comunisti che portate le cose con tanta velocità e con tanta intensità alla Regione perché le situazioni aziendali vengano in qualche misura superate) che al tempo stesso non volete nuovi investimenti che creino e mantengano il livello di occupazione. E' su queste cose che ci dobbiamo misurare e sulle quali desideriamo misurarci.
Per quanto in particolare riguarda il problema dell'industria tessile biellese, sono perfettamente d'accordo che per la sua ristrutturazione (e questo è avvenuto anche per l'Unione Sovietica, per la Polonia e direi per tutte le strutture economiche, in qualunque modo siano organizzate, che esistano cioè i deprecati padroni o esistano gli alti papaveri della democrazia non ha nessuna importanza) si è dovuto addivenire ad un ridimensionamento. Ed è verissimo ciò che ha detto oggi Rossotto, è chiaro che tra l'altro se si vuole anche fare una politica di coordinamento nei confronti dei paesi del terzo mondo si deve accettare che questi paesi del terzo mondo inizino la loro fase di industrializzazione attraverso la procedura che in definitiva è stata quella di tutti i paesi che hanno iniziato l'industrializzazione, cioè proprio attraverso l'industria tessile. Ed è abbastanza evidente che così facendo proprio anche per il minore investimento di capitali per addetto, si trovi in difficoltà l'industria tessile dei paesi ad avanzata industrializzazione perché deve ristrutturarsi, trovare in questa ristrutturazione delle soluzioni alternative agli investimenti tessili e una produzione tessile sofisticata tale da poter mantenere sul mercato i suoi prodotti e quindi assicurare un certo livello di occupazione.
Questa industria tessile sofisticata non è una cosa che si scopre da un giorno all'altro, ma comporta notevoli difficoltà e notevoli investimenti fra l'altro è agganciata, nel suo sviluppo, allo sviluppo generale dell'industria chimica la quale in Italia non pare che si trovi nelle migliori condizioni, se è vero che lo Stato ha dovuto intervenire in modo piuttosto massiccio per assicurare un coordinamento di queste diverse condizioni. Ma non c'è dubbio che tutto il problema delle fibre tessili sintetiche ecc. è collegato alla sofisticazione della produzione tessile e quindi non si può collocare sic et simpliciter in una struttura tradizionale qual è quella di molti settori tessili del nostro Paese anche dal punto di vista delle localizzazioni (questo vale anche per il Biellese) ma deve essere visto in una situazione molto più generale.
E allora, se questo è vero, io chiedo esplicitamente al Gruppo Comunista perché con tanto accanimento, da anni, ci si batte perché la legge tessile non passi; perché questa è la verità.



FURIA Giovanni

Perché voi volete solo dare dei soldi ai padroni e non del lavoro ai lavoratori. Volete una legge tessile a favore dei padroni.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Di questa spiegazione io per la verità non ne avevo bisogno perché è da due anni che la date, però dovete darla non dicendo "volete dare dei soldi ai padroni" perché questo è uno dei soliti argomenti demagogici, facili che vanno bene detti così, ma non è proprio il caso di ridurre l'assemblea regionale ad una posizione di questo genere. Dovete spiegare qual è...



BERTI Antonio

Avrebbe fatto bene a parlare di queste cose prima di andare a Biella perché non è venuto in Consiglio? Lei doveva venire in Consiglio.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Non si arrabbi Consigliere Berti! L'ho già detto e non ho bisogno di ripeterlo.



BERTI Antonio

E' inutile che giri attorno all'argomento, ci risponda perché non è venuto in Consiglio.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Vorremmo sapere qual è l'alternativa sul piano che viene proposto.



BERTI Antonio

Discutendo l'avremmo trovata.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

No, la legge possiamo discuterla fino a dopodomani ma è un problema che riguarda il Parlamento e non mi risulta che né lei né io siamo, allo stato attuale delle cose, parlamentari, anche se le faccio molti auguri per la prossima volta. Ma...



BERTI Antonio

Queste sono cose sue, anche per questo lei va a Biella; Torino-Vercelli Biella.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

E Novara, dove la mette? Tenga conto anche di Novara.



PRESIDENTE

Questa discussione non è pertinente all'argomento.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Ma perché vi arrabbiate tanto? Noi vi abbiamo sentiti con tanta attenzione, rispondiamo ad uno ad uno ai punti che avete posto, perch prendersela tanto? Allora bisogna anche dirci qual è l'alternativa che ponete o intendete porre ad un tipo di legge tessile sulla quale la discussione può essere aperta. E anche ci si deve dire, per non ripetere il solito ritrito ritornello sui soldi dati ai padroni, perché ad un certo punto si debbano promuovere anche le leggi congiunturali, perché il cavallo beva (l'amico Gandolfi l'ha voluto ricordare stamattina) bisogna creargli le condizioni perché beva. E non credo proprio che tra le migliori condizioni vi sia quella che ogni volta che ci si preoccupa di promuovere, di stimolare investimenti in zone che richiedono interventi di questo genere, questi investimenti debbano venire con delle motivazioni che comunque restano motivazioni che non sono confortate sicuramente né dal rispetto delle autonomie locali (che poi non sono autonomie marginali, ma riguardano l'intero comprensorio di 83 Comuni) né di Sindacati che stranamente mentre prima hanno richiesto l'investimento della Lancia, in una fase successiva si sono non so se spaventati o preoccupati o se hanno avuto delle pressioni per spaventarsi e per preoccuparsi e sembra che non si ricordino più delle cose che il 27 aprile sono venuti esplicitamente a chiedere.



FURIA Giovanni

E' lei che non si ricorda più. Hanno chiesto qualcosa di diverso da quello che lei è andato a proporre. Questo deve essere chiaro, altrimenti falsificate la situazione. Petrini stesso si accontenta di essere falsificato: si tratta di un numero ben superiore di operai e non di 5.000...



PETRINI Luigi, Assessore all'industria

Leggi i telegrammi che sono agli atti della Regione.



FURIA Giovanni

Ciò che hanno chiesto i Sindacati e gli 83 Comuni, sono insediamenti integrativi all'industria tessile, ma non un insediamento delle dimensioni di quello della Lancia.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

I Sindacati degli 83 Comuni hanno avuto, come ho avuto io comunicazioni relative alle modalità dell'insediamento e alla quantità. Ve le ho lette stamattina, se voi non le avete sentite oppure le volete moltiplicare e data l'ora tarda una certa moltiplicazione dei pani pu essere comprensibile...



FURIA Giovanni

Quando lei ha fatto la comunicazione non c'è stata discussione, si è andati a scatola chiusa, anche questo dobbiamo dire.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Ma è male, c'erano dei Sindaci vostri compagni, c'era una Consigliera Regionale che se voleva sollevare delle obiezioni lo poteva fare. Io posso capire che la cortesia del momento possa avere indotto a non fare delle discussioni in quella sede, ad ogni modo non mi pare che siano state sollevate obiezioni, anzi, da Sindaci vostri sono state manifestate chiaramente delle opinioni in termini estremamente positivi. Quindi non è che l'investimento della Lancia non comporti degli investimenti specifici per quanto riguarda la ristrutturazione dell'industria tessile; questa ristrutturazione fa parte d'altronde di un indirizzo che è stato recepito nel primo piano regionale di sviluppo, che è da tutti quanti noi voluto perché nessuno può ritenere che si possano soltanto fare degli investimenti alternativi e dal punto di vista dell'investimento e della sofisticazione della produzione tessile laniera non si debba invece intervenire per assicurare il massimo possibile di occupazione operaia.
E per concludere devo dire che la Giunta, per quanto la riguarda in modo particolare, ha ritenuto di operare nell'ambito di competenze che le sono proprie, secondo indicazioni che sono state date a livello di organi responsabili, come possono essere la Provincia di Vercelli, il Consorzio dei Comuni e quelle forze sociali delle quali tanto parliamo ma che poi quando le ascoltiamo, veniamo accusati di averle ascoltate anche troppo.
Per quanto riguarda la Commissione che è stata chiesta, mi appello all'applicazione integrale dello Statuto, quindi rispetto a questo problema non mi pare di avere altro da aggiungere; vogliamo veramente portare avanti lo sviluppo del Piemonte, vogliamo contenere le obiettive difficoltà che oggi esistono dal punto di vista degli investimenti e delle ristrutturazioni, vogliamo promuovere un processo di diversificazione anche nell'ambito regionale piemontese? Io - l'ha ricordato il collega Furia e volentieri gliene dò atto - non sono certo stato né sono uno di coloro che ritengono che tutto debba essere affidato all'industria automobilistica, ma credo anche di avere detto, per non rimanere a fare un'analisi di carattere generale senza poi fare delle proposte concrete, che la diversificazione avviene nella terziarizzazione del Piemonte, avviene cioè nel fatto di collocare il Piemonte in una situazione che consenta di dargli un respiro nel settore della terziarizzazione che è d'altra parte, come tutti sanno il settore di più grandi prospettive dal punto di vista dello sviluppo economico e può quindi consentire di dare alla nostra realtà piemontese un indirizzo operativo e una linea di sviluppo sulla quale ci possiamo tutti quanti ritrovare. Ma se è vero che noi ci rifacciamo alla programmazione di carattere nazionale, coloro che oggi ci vengono a dire dello spostamento del baricentro dell'industria automobilista dal Nord al Sud, vorrei solo che mi dicessero in quale documento della programmazione esiste questa indicazione. Esiste certamente l'esigenza di far funzionare come industria motrice nel Mezzogiorno questa industria insieme a quella aeronautica, che di per sé sono capaci di provocare dei fenomeni indotti di investimenti di capitali e di alto livello di occupazione, il 7,2 per cento è appunto stabilito dalla programmazione nazionale come il livello minimo di tasso di incremento di sviluppo che per il Mezzogiorno è necessario realizzare nel prossimo quinquennio.
Noi ci collochiamo in questa logica ed in questa prospettiva in base alle quali abbiamo ritenuto di fare e di agire nell'insediamento della Lancia nel Biellese, in modo da assecondare le aspettative, le esigenze, le necessità delle popolazioni sia a Chivasso sia nel Biellese.



PRESIDENTE

Prego il Segretario Consigliere Gerini di dare lettura di due interrogazioni che sono pervenute a questa Presidenza.



FABBRIS Pierina

Posso fare una domanda?



PRESIDENTE

La discussione è chiusa, mi spiace.



FABBRIS Pierina

Vorrei solo fare una domanda in merito all'applicazione integrale dello Statuto.



PRESIDENTE

Sono dolente, ma la discussione generale è chiusa.
Legga pure le interrogazioni Consigliere Gerini.


Argomento:

Interrogazioni. Annunzio


GERINI Armando, Segretario

dà lettura dì interrogazioni pervenute alla Presidenza



PRESIDENTE

Il Consiglio sarà convocato a domicilio.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 15)



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