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Dettaglio seduta n.50 del 06/07/71 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VITTORELLI



PRESIDENTE

La seduta e aperta.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Disegno di legge relativo all'ordinamento degli Uffici della Regione qualifiche e contingenti numerici provvisori del personale - Presentazione - Iscrizione all'o.d.g.


PRESIDENTE

Prima di passare alla continuazione dell'esame del nostro ordine del giorno, ha chiesto di parlare, a nome della Giunta, il Vicepresidente Cardinali. Ne ha facoltà.



CARDINALI Giulio, Vicepresidente della Giunta Regionale

Signori Consiglieri, considerato che è stato assegnato all'esame della VIII Commissione permanente il disegno di legge regionale di iniziativa della Giunta Regionale, relativo all'ordinamento degli Uffici della Regione, qualifiche e contingenti numerici provvisori del personale, che la tabella riassuntiva dei contingenti numerici del personale, allegata al disegno di legge stesso, prevede il seguente quadro di personale ripartito per fasce di qualifiche, per la prima costituzione degli Uffici regionali secondo le norme del titolo VI "Disposizioni transitorie e finali della Legge 10 febbraio 1953 in. 62" e precisamente: carriera direttiva n. 72 carriera intermedia n. 44; carriera esecutiva n. 144; che in relazione all'inderogabile esigenza di funzionamento degli organi regionali, è stata rilevata l'opportunità e l'urgenza che, in attesa del parere della Commissione relativamente al disegno di legge citato, la Giunta sia autorizzata ad avviare tempestivamente le formalità con le amministrazioni locali e statali interessate, ai fini del comando di un ulteriore contingente di personale in aggiunta a quello già determinato con deliberazioni 17.9.70 n. 9 e 10 e 28.4.71 n. 22, 1075 del Consiglio Regionale, n. 52 dipendenti complessivamente, propone al Consiglio Regionale di approvare il seguente disegno di legge contenente uno stralcio di norme relative al numero e qualifiche di persone ripartito per fasce di qualifiche, di cui reputa necessario e urgente il comando.
Qualifiche e contingenti numerici del personale regionale; norme provvisorie.
Art. 1): per la prima costituzione degli Uffici regionali, è approvato il seguente nuovo contingente numerico di personale comandato dagli Enti locali, dagli Uffici periferici dell'Amministrazione dello Stato nell'ambito della Regione e, in quanto sia necessario, dagli altri Uffici statali, centrali e periferici. Carriera direttiva n. 25; carriera di concetto n. 15; carriere esecutiva e ausiliaria n. 40. Totale 80 comandi.
Art. 2) - La presente legge è dichiarata urgente ai sensi e per gli effetti del sesto comma dell'art. 45 dello Statuto Regionale ed entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione sul bollettino Uffici ale della Regione Piemonte.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, contrariamente alla consuetudine dell'Ufficio di Presidenza, il quale non interferisce nelle iniziative legislative che vengono sottoposte al Consiglio, debbo farmi anch'io portavoce, a nome dell'Ufficio di Presidenza, della situazione di estremo disagio in cui si trovano attualmente i servizi del Consiglio Regionale. Anche in caso di crisi della Giunta, essi continueranno, almeno per quello che riguarda il Consiglio, a funzionare in pieno. Dopo le decisioni prese dai Capigruppo nel senso di ritenere che gli impegni di carattere costituzionale del Consiglio debbano continuare ad essere assolti, anche in caso di crisi di Giunta, le Commissioni continueranno ad esaminare i decreti delegati continueranno a usare largamente della procedura di consultazione ed il Consiglio Regionale continuerà, entro i termini previsti dalle leggi della Repubblica, a esprimere i propri pareri entro i 60 giorni stabiliti da queste leggi.
Per tutte queste ragioni, mi è stato fatto notare da una delegazione del personale, che oggi ho ricevuto, che è assolutamente impossibile, a questo ritmo di lavoro, continuare ad adempiere a questi impegni col personale tuttora estremamente scarso del quale dispone la Regione.
Ecco la ragione per la quale condivido anch'io lo stato d'allarme che si è diffuso: infatti, mentre il Consiglio Regionale, nel caso in cui la Giunta entri in crisi, potrà continuare ad assolvere ai suoi impegni costituzionali, essa non avrà più facoltà di assolvere i suoi impegni legislativi, quale quello di prendere in esame e deliberare in merito al disegno di legge sull'organico, che è stato sottoposto e assegnato all'esame della VIII Commissione.
Se, poi, per caso, una crisi siffatta dovesse durare a lungo, ci troveremmo a dover continuare il nostro lavoro come prima per quel che riguarda la procedura consultiva, senza disporre del personale necessario per assolvere a questi compiti.
Per evitare di giungere ad una crisi funzionale, estremamente grave ritengo che sia utile il Consiglio consideri la possibilità: 1) che da tre Consiglieri venga proposta una modifica all'o.d.g. della seduta odierna che includa nella stessa l'esame di questo disegno di legge; 2) che il Consiglio deliberi la procedura urgentissima, per l'esame di questo disegno di legge, in modo da consentirmi, in un certo momento della seduta di oggi pomeriggio, di sospendere l'assemblea per consentire all'VIII Commissione di prendere in esame il disegno di legge e riferire oralmente. Sarei anche disposto, se la VIII Commissione lo potesse fare, a non sospendere i nostri lavori e a consentire che la Commissione stessa si riunisca a parte durante la discussione delle materie che sono all'ordine del giorno odierno.
Accade abbastanza di consueto, in Parlamento.
Potrebbe accadere eccezionalmente anche qui. Occorre tuttavia che il Consiglio prenda queste due iniziative o deliberazioni, e cioè che tre Consiglieri, come prescrive il nostro Regolamento provvisorio, propongano l'iscrizione di questa materia all'o.d.g.; secondo, che venga proposta, o richiesta anche dalla Giunta, la procedura urgentissima. Dopo di che io sarei in grado di prendere i necessari provvedimenti perché questo disegno di legge venga esaminato ed approvato nella seduta odierna.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Stavo redigendo materialmente il testo della richiesta signor Presidente, a nome dei Consiglieri Viglione, Pagarielli e del sottoscritto affinché ella voglia inserire all'o.d.g., tra il punto 6) e 7) (6 bis se si vuole) il disegno di legge proposto dalla Giunta in materia di personale e di organico.



PRESIDENTE

Ai sensi dell'art. 26 del Regolamento possono parlare un Consigliere a favore e uno contro.
Consigliere Berti?



BERTI Antonio

Io parlo sulla sua proposta.



PRESIDENTE

No, adesso parliamo sulla richiesta...



BERTI Antonio

Lei ha fatto una proposta e io intervengo sulla stessa, mica abbiamo detto che l'accettiamo.



PRESIDENTE

No, però è già stato proposto di iscriverlo all'o.d.g.



BERTI Antonio

Ma lei non mi ha dato il tempo di dire se eravamo, oppure no d'accordo. Dobbiamo pure dirlo se siamo d'accordo su quest'o.d.g. Io ho chiesto la parola per questo.



PRESIDENTE

Siccome poi ha attinenza anche con l'eventuale iscrizione all'o.d.g.
parli in merito all'iscrizione all'o.d.g. perché da questo scaturiscono poi le altre conseguenze.
Ha facoltà di parlare.



BERTI Antonio

Vorrei solo fare alcune considerazioni. Che si debba giungere ad un procedimento con questo ritmo e in modo così urgente mi sembra che al punto in cui siamo sia ovvio, anche perché conosciamo bene le condizioni di lavoro dei dipendenti della Regione; cogliamo anzi l'occasione per esprimere loro il nostro apprezzamento. Noi sappiamo che lavorano e che vorrebbero lavorare anche di più qualora fossero chiamati a farlo, siamo quindi d'accordo che il punto all'o.d.g. sia trattato con la procedura che è stata qui proposta, ad alcune condizioni, chi illustreremo nella Commissione, ma che vogliamo anticipare in aula: le assunzioni devono prevedere equamente il personale necessario per la Giunta e per il funzionamento del Consiglio; deve trattarsi di un contingente di personale assunto in base alle esigenze più impellenti e non invece già incasellato in un organico che ancora non c'è. Il tutto è provvisorio e da questo punto di vista potrebbe anche essere assunto soltanto con una deliberazione e non con provvedimento di legge. E' noto che per quanto riguarda il personale i tempi previsti erano tre: il primo, di comando, il secondo, quello che sta andando in porto, il terzo, la legge. Questa potrebbe ancora essere una deliberazione in attesa della legge finale che ci sarà in rapporto all'organico completo, ma è una questione tecnica che non ha molta importanza.
Vogliamo però sottolineare che accediamo a questa esigenza essenzialmente perché, come abbiamo dimostrato in questi giorni, è viva in noi la preoccupazione che il Consiglio Regionale lavori e che l'attività non sia intralciata dalle crisi di correnti di cui parleremo; per fare questo è necessario il personale che noi auspichiamo sia posto nelle condizioni migliori per lavorare, per svolgere il proprio mandato naturalmente anche in rapporto al tipo di lavoro che il Consiglio farà.
Devo solo aggiungere una cosa: il tono della proposta del Vicepresidente e anche del Presidente (non vorrei fare il processo alle intenzioni di nessuno) è certamente quello di chi si preoccupa di una crisi molto lunga, di una crisi, tra l'altro, che non è stata ancora nemmeno aperta. La cosa, così com'è stata posta, meriterebbe una lunga discussione perché crisi ancora non c'è e non ne conosciamo i termini. Certamente discuteremo questa sera o quando sarà, la crisi, gli elementi che l'hanno determinata, le conseguenze per la Regione, le conseguenze per i lavoratori piemontesi e diciamo in conclusione che non siamo affatto disposti ad adottare questa deliberazione in rapporto ad una lunga crisi. La adottiamo oggi, invece, in rapporto alla richiesta di prolungamento dei tempi di esame del progetto di legge richiesto dalla Commissione VIII. Questa è la motivazione, non in previsione di una lunga crisi che per quanto ci riguarda faremo di tutto per limitare (se ci sarà tra l'altro) nel tempo più breve possibile.



PRESIDENTE

Consigliere Berti, ho espresso ieri l'auspicio, che ribadisco oggi, che la crisi si possa evitare. E' mio dovere, tuttavia, di assicurare la continuità del Consiglio ed è soltanto per ragioni di previdenza che ritengo sia utile intanto assicurare l'assunzione di questo contingente di personale appoggiando, in via insolita, un'iniziativa di legge che è stata presentata testé dalla Giunta.
Non essendoci richieste d'intervento pongo ai voti la proposta di iscrizione all'o.d.g. della seduta odierna, prima del punto relativo alla Lancia, del disegno di legge testé presentato dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato ed è quindi iscritto all'o.d.g.
Propongo io stesso ora l'adozione della procedura urgentissima.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata.
Assegno quindi all'esame della VIII Commissione permanente l'esame, con procedura urgentissima, del disegno di legge presentato dalla Giunta chiedendo alla Commissione stessa di riferire nel corso della seduta odierna per consentirci di passare poi alla deliberazione relativa.


Argomento: Programmazione: argomenti non sopra specificati

Esame del disegno di legge del Governo n. 1525 e del disegno di Legge Abenante ed altri n. 1482 sugli interventi nel Mezzogiorno (seguito della discussione)


PRESIDENTE

Proseguiamo ora nell'esame del nostro o.d.g.
La I Commissione si era riunita per dare una stesura definitiva; vuole riferirci, Consigliere Nesi, sull'esito dei lavori in modo da poter concludere l'esame del punto 5) all'o.d.g.?



NESI Nerio, relatore

La I Commissione si è riunita subito dopo la chiusura di questa mattina del Consiglio, in presenza dell'Assessore Gandolfi per la Giunta ed ha predisposto alcune modifiche alla sua relazione sui provvedimenti riguardanti il Mezzogiorno, modifiche che mi auguro abbiano ottenuto il consenso generale dopo un parto molto laborioso.
Il Presidente Calleri, che è notoriamente scettico sul Mezzogiorno, sui provvedimenti, sulle relazioni, mi guarda con la sua abituale ironia, ma abbiamo lavorato molto, anche bisticciato molto. Le principali variazioni rispetto al testo precedente sono le seguenti (penso che tutti i Consiglieri abbiano il testo e quindi mi limiterò a leggere i punti che cambiano): i punti fondamentali che cambiano sono il 4 e 5 a pag. 7 delle proposte del Consiglio Regionale del Piemonte. Il testo definitivo è il seguente: 4) Il rifinanziamento della Cassa del Mezzogiorno deve essere accompagnato da idonee iniziative che portino alla sua rapida trasformazione da centro decisionale in strumento tecnico-esecutivo subordinato agli organi nazionali della programmazione e controllato dalle regioni meridionali, consentendo a queste di dare attuazione coordinata ai rispettivi piani.
Altre modifiche al punto 5): Introdurre un efficace indirizzo delle localizzazioni nell'intero Paese, mediante l'istituto dell'autorizzazione per gli insediamenti produttivi con le necessarie garanzie giuridiche e di controlli democratici.
Il secondo capoverso è rimasto tale e quale; il terzo è trasformato in questo modo: "L'autorizzazione per gli insediamenti produttivi dovrà essere rilasciata a livello regionale in stretto rapporto ecc."; il resto è come quello precedente.
Ci sono state poi delle modifiche di ordine formale che mi sfuggono in questo momento ma che non avevano un'importanza sostanziale.
C'è ancora al punto 3) a pag. 6: "Integrare il Cipe con i rappresentanti delle Regioni, affinché l'autorizzazione per i nuovi insediamenti produttivi, associ anche le Regioni e gli Enti Locali, in quanto tali insediamenti sono elemento determinante per la politica dell'assetto del territorio".
I Gruppi si erano riservati di dare il loro parere definitivo che non conosco ancora, quindi vorrei sapere se su questo testo la Commissione è unanime o no e a che punto sono le cose.



PRESIDENTE

Dal punto di vista procedurale, la discussione generale è chiusa. Ora siamo in sede di esame del testo che può essere esaminato e votato, come quello precedente, in blocco, o, se viene richiesto, per parti separate. E' quindi consentito ai Gruppi di esprimere la loro opinione sul testo che ci si appresta a votare, sia sotto la forma di adesione, di rifiuto o di emendamenti, sia anche sotto la forma di dichiarazioni di voto per motivare il modo in cui un Gruppo desidera esprimersi in merito a questo documento.
Perciò, sul testo che è stato testé illustrato dal Consigliere Nesi, i Gruppi hanno facoltà di pronunciarsi in questa forma.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Solo per dichiarare che il Gruppo della D.C. è pronto e disposto a votare questo documento nel suo tempo definitivo così presentato.



PRESIDENTE

Altri Gruppi desiderano fare dichiarazioni? Ha facoltà di parlare il Consigliere Zanone.



ZANONE Valerio

Poiché la I Commissione nel corso della riunione di stamane ha accolto alcune osservazioni avanzate dal nostro Gruppo in merito al documento, il Gruppo Liberale ritiene di poter modificare il suo primo atteggiamento e voterà a favore del testo ora proposto dalla Commissione.



PRESIDENTE

Non essendoci richieste d'intervento pongo in votazione la proposta di osservazioni, rielaborata dalla I Commissione, in merito al disegno di legge governativo n. 1525 e al disegno di Legge Abenante ed altri n. 1482 concernenti i provvedimenti a favore del Mezzogiorno.
Chi è favorevole alla proposta di "Osservazioni" presentata dalla I Commissione, è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità.


Argomento: Esercizio delle funzioni amministrative trasferite o delegate dallo Stato alle Regioni - Artigianato

Esame del progetto di parere sullo schema di decreto delegato concernente il trasferimento alle Regioni a Statuto ordinario delle funzioni amministrative statali in materia di istruzione artigiana e professionale


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame del punto 6 all'o.d.g. "Esame del progetto di parere sullo schema di decreto delegato concernenti il trasferimento alle Regioni a Statuto ordinario delle funzioni amministrative statali in materia di istruzione artigiana e professionale (relatrice Soldano)".
Il Consigliere Soldano ha facoltà di fare la sua relazione.
Scusi signora Soldano, ha chiesto di parlare il Consigliere Besate, ne ha facoltà.



BESATE Piero

Vorrei fare una piccola precisazione preliminare: in primo luogo intendo riferire al Consiglio, al suo Presidente - che ne è al corrente - e al Presidente della Giunta, che la III Commissione licenzia i suoi lavori con dieci giorni di anticipo sul limite massimo consentito al Consiglio Regionale per esprimere il proprio parere. Questo l'abbiamo fatto aderendo soprattutto ad un;! esigenza di ordine politico e, più generale, di correttezza nei rapporti con il centro, per poter formare questo convoglio di quattro pareri sui tre decreti delegati e sulla legge per il Mezzogiorno che costituisce questo treno che va al centro e riconferma la Regione Piemonte sul piano di piena correttezza nei rapporti con gli organi centrali della Repubblica e non offre nessun alibi ad eventuali carenze o disfunzioni ministeriali o di natura politica dell'esecutivo centrale. Il lavoro della III Commissione si compone di una relazione generale che inquadra l'argomento specifico nella situazione della scuola nel suo complesso e dei rapporti scuola-società, scuola-lavoro, scuola-aziende e formazione professionale.
In particolare il parere viene espresso sotto la forma di una proposta di delibera da parte del Consiglio Regionale e si articola in una premessa di carattere giuridico di fondazione per quanto vi viene detto dopo e nelle osservazioni ai singoli articoli. In questa parte, senza che ciò sia detto esplicitamente (ma occorre dirlo perché i Consiglieri hanno avuto come materiale il decreto delegato e la relazione ministeriale), le osservazioni della Giunta e gli emendamenti ai singoli articoli sono inglobati insieme alle osservazioni che aveva fatto la Giunta; non è che con questo (parlo come Consigliere) noi approviamo il metodo. Abbiamo ritenuto di non dover svolgere le osservazioni in forma di emendamenti o di ricostruzione degli articoli 1, 2, 3, ecc., ma di attenerci al dettato dell'art. 17 della Legge 281 che richiede, appunto, alle Regioni che facciano osservazioni, se intendono farle, allo schema di decreto delegato che viene presentato dal centro. Erano queste le osservazioni preliminari che intendevo fare a maggiore intelligenza di quanto la relatrice dirà adesso.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Professoressa Soldano per la relazione.



SOLDANO Albertina, relatrice

Siccome si deve affrontare il complesso problema dell'istruzione artigiana e professionale quale si presenta oggi nella situazione del nostro Paese, senza trascurare una doverosa proiezione verso il futuro, si ritiene anzitutto opportuno richiamare l'art 117 della Costituzione che annovera detto problema, insieme con quello dell'assistenza scolastica, in una dettagliata elencazione di materie per le quali viene riconosciuta alla Regione una competenza specifica. Analogamente si richiamano quindi l'art.
118 e, in un quadro più ampio, gli artt. 3, 4, 35.
Occorre tuttavia interpretare il dettato costituzionale secondo uno spirito innovatore e moderno, cioè tenendo nella dovuta considerazione tutto ciò che scaturisce dalle nuove pressanti esigenze della realtà in continua evoluzione sia per quanto concerne lo sviluppo scientifico e tecnologico, sia per quanto si riferisce alle trasformazioni socio economiche ed alle conseguenti richieste di ordine umano e culturale che segnano indubbiamente un momento di crescita qualitativa della nostra società.
In particolare, la competenza riconosciuta alla Regione dal dettato costituzionale deve essere definita in relazione al mutato rapporto "cultura-professione"; infatti, in una società che tende a presentarsi sempre più come tecnologicamente avanzata, il concetto di "mestiere" in senso tradizionale va gradatamente scomparendo sino ad essere superato mentre si delinea sempre più chiaramente l'importanza del momento culturale inteso come formazione professionale, a tutti i livelli, non rigorosamente limitata nel tempo, anzi collocata nella necessità di realizzare attraverso una sempre maggiore capacità critica, un tipo di educazione formazione permanenti. Da un lato, cioè, è vivissima la preoccupazione di respingere il sorgere in altra forma di una scuola di seconda categoria con nuovi tipi di selezione, dall'altro si vuole garantire, in collegamento con la scuola, ad ogni livello, un processo di formazione professionale permanente come momento qualificante dell'intero sistema educativo. Né è da trascurarsi la necessità di risolvere il complesso problema in armonia con la futura auspicata riforma della Scuola secondaria superiore e con le materie e le funzioni che, per una logica d'interna correlazione, saranno affidate alla Regione.
Si ribadisce anzi l'urgenza della riforma della Scuola secondaria superiore da parte dello Stato, tenendo presenti le esigenze ormai indilazionabili di tutto l'arco dell'attuale processo educativo, dalla scuola dell'obbligo all'Università.
Dal nuovo rapporto dinamico "cultura-lavoro" scaturisce il nuovo concetto di professionalità, in cui si evidenzia sempre più il momento culturale, sino a garantire una seria preparazione generale, una chiara capacità di orientarsi nell'impostazione e risoluzione dei problemi che insorgono nel lavoro, nonché una coscienza adeguata della funzione tecnologica nei moderni processi produttivi.
Sino ad oggi, di fatto, si è verificata una netta inadeguatezza fra l'istruzione professionale impartita e le mansioni da esercitare, cioè tra la scuola e la domanda di qualifiche da parte delle aziende. L'azienda e la Scuola sono state, e sono tuttora, due mondi animati da ritmi diversi: a un ritmo evolutivo assai elevato nell'azienda non corrispondeva, n corrisponde, un ritmo adeguato di formazione nella scuola. In questo senso si può spiegare come, sino ad oggi, al fine di ottenere un'adeguata risposta al ritmo produttivo, si mirasse da parte delle aziende, ad una flessibilità del soggetto alle modificazioni in atto, attraverso la qualificazione e la riqualificazione, in senso meramente praticistico.
Oggi, però, non si tratta più di conferire al lavoratore una mansione specifica, ma una formazione globale di capacità che ponga ognuno in grado di specializzarsi, di volta in volta, in un processo di crescita personale.
La scuola, dunque, deve poter dare al soggetto una preparazione formativo critica della personalità, che gli consenta di inserirsi nel mondo del lavoro con capacità di critica, cioè di autoformazione, in un quadro complessivo di educazione-formazione permanenti.
Occorre dunque conoscere ed approfondire i rapporti strettamente connessi, tra la scuola e il lavoro, nella ricerca di nuovi contenuti organici di cultura, ma altresì occorre respingere ogni visione efficientistica deteriore della prestazione umana, a qualsiasi livello poiché il massimo di efficienza globale della comunità si realizza con una scuola ed una successiva formazione professionale profondamente rinnovate nei contenuti, nei metodi e nella gestione. In particolare, la selezione e la dequalificazione sono due aspetti negativi di uno stesso fenomeno che debbono essere affrontati insieme, mediante un grande, complesso movimento di riforma organica che presenterà certamente fasi o articolazioni diverse ma che dovrà incidere sulla scuola sino a farla uscire dall'isolamento nei confronti della società in cui essa si trova, di fatto, oggi.
Per quanto più direttamente attiene all'argomento in questione, tale isolamento è da riferirsi all'istruzione professionale quale risulta oggi intesa e realizzata. Com'è noto, attualmente oltre al Ministero della Pubblica Istruzione e a quello del Lavoro, altri Ministeri e Organi statali, Enti pubblici diversi dallo Stato, imprese ed aziende private promuovono l'istruzione o la riqualificazione professionale dei giovani e dei lavoratori. Abbiamo principalmente tre sistemi: quello degli Istituti professionali, quello dei Centri di addestramento e quello delle scuole e dei corsi che fanno capo ai Consorzi provinciali per l'istruzione tecnica (oltre ai corsi complementari per apprendisti) spesso in concorrenza tra loro, mentre assai scarse sono le strutture e i controlli per la formazione aziendale e sul lavoro e quasi nulle quelle per la formazione permanente.
In tale complessa attività prevale una visione praticistica e subalterna della formazione professionale, in cui l'uomo, anziché soggetto, è oggetto cioè strumento, secondo fini prettamente economistici.
Con tale affermazione non si vuole sminuire il valore istituzionale di certe forme di preparazione al lavoro che, collocate nel loro tempo, cioè nell'immediato dopoguerra, allorquando vi era la necessità urgente di fronteggiare il grave problema della disoccupazione e della ricostruzione in situazioni spesso di emergenza, rappresentarono accettabili soluzioni.
Ma occorre riconoscere che oggi tale tipo di formazione, ridotto essenzialmente ad "addestramento", non corrisponde più né alle richieste socio-economiche, né a quelle più ampiamente umane e culturali, né alle esigenze di sviluppo programmato.
Soltanto una vera alternativa di riforma potrà risolvere il complesso problema, con tutte le implicazioni che essa potrà aprire, anche in ordine alla formazione della forza "lavoro", sino ad interessare, oltre la riforma della scuola media superiore, la stessa riforma universitaria.
In sintesi, nell'interpretazione organica del dettato costituzionale e delle esigenze socio-economiche, l'"istruzione professionale" oggi è da intendersi come "formazione" finalizzata all'inserimento responsabile nel lavoro o alla promozione sul lavoro, tale cioè da garantire una preparazione diretta e immediata allo svolgimento di funzioni o compiti di lavoro di ogni livello e settore di attività e da assicurare l'aggiornamento, la riqualificazione professionale, l'avanzamento a livelli operativi superiori. Tale ultima precisazione appare indispensabile anche al fine di assicurare a chi lavora la possibilità di passaggio da un tipo di attività ad un'altra, sia per rispondere a un'esigenza di promozione del soggetto, sia per evitare che, a causa delle rapide trasformazioni tecnologiche e dei conseguenti fenomeni di riconversione o di evoluzione possa venire a mancare, in caso di contrazione quantitativa o qualitativa di personale, la possibilità di un nuovo inserimento, diverso e pur qualificato.
La stessa "istruzione artigiana", annoverata all'articolo 117 della Costituzione, va ricompresa, in senso globale, in tale concetto di formazione professionale, pur considerando le tipiche caratteristiche dell'artigianato e garantendone l'autonomia e lo spirito d'iniziativa.
Inoltre, se si accetta la nuova concezione della formazione professionale, per logica conseguenza si giunge ad affermare che essa si estende alla formazione e all'aggiornamento del personale docente della Scuola e a tutti i livelli, ivi compreso quello delle iniziative di formazione professionale che debbono essere affidate alle Regioni.
A questo punto, è necessaria una precisazione circa il complesso problema delle competenze che, in materia di "istruzione artigiana e professionale", dovrebbero passare dallo Stato alle Regioni.
Sia concesso osservare che il trasferimento di competenze, previsto dallo schema di decreto delegato in esame, opera in modo restrittivo anche rispetto allo stato di fatto e senza una visione dinamica in prospettiva ed è giusto altresì rilevare che la Regione non vuole assumere nei confronti dello Stato atteggiamenti rivendicazionistici che porterebbero ad una visione unilaterale e pertanto errata della funzione della Regione stessa. La Regione tuttavia non può essere ridotta ad organo meramente amministrativo o burocratico, né vuole, per contrasto, avviarsi verso la riproposta di una deteriore cultura regionalistica, in funzione di una richiesta immediata di forza-lavoro. Se la Regione è, come deve essere, un nuovo strumento di vita democratica, un mezzo per avvicinare lo Stato al cittadino, essa deve avere un ruolo promotore, attraverso la "effettiva partecipazione", il "diritto allo studio" e "al lavoro", la "formazione e l'elevazione professionale dei lavoratori" (V.: Costituzione), nel concorrere alle riforme d'importanza nazionale della cui attuazione essa stessa è strumento fondamentale.
L'effettiva, organica attuazione dell'ordinamento regionale secondo i principi della Costituzione è condizione essenziale non soltanto per realizzare quella visione pluralistica e comunitaria che fu patrimonio dei costituenti e per garantire la pienezza dei diritti di libertà, ma altresì per attuare la riforma dello Stato democratico, nel rispetto delle competenze e dei mezzi di azione dell'apparato statale. In particolare, in base al criterio ispiratore dell'art. 17 della Legge 16.5.1970, n. 281, la salvaguardia degli interessi nazionali e di quelli delle altre regioni si realizza non già con la riserva allo Stato delle funzioni in settori specifici all'interno delle materie previste dall'art. 117 della Costituzione, ma con l'esercizio delle funzioni di indirizzo e di coordinamento da parte dello Stato relativamente alle materie da trasferire; pertanto il trasferimento stesso, nel rispetto del dettato costituzionale, deve essere pieno ed integrale. La vera riforma dello Stato si realizza cioè attraverso le Regioni quali enti di promozione e di sviluppo organico, in collaborazione con lo Stato, nel rispetto delle esigenze della realtà nazionale e delle altre Regioni.
Con specifico riferimento alla formazione professionale, non si tratta di amministrare l'esistente, ma di programmare, nella gradualità un traguardo di elevazione umana, sociale, culturale, in una chiara stimolante visione di sintesi operante.
In tale visione sono da considerarsi altresì gli aspetti dello sviluppo globale della Regione Piemonte, aspetti che dovranno ampiamente essere considerati dalla politica di piano. Occorre tenere presente che, se condizione essenziale perché si evolva il sistema economico previsto dal piano è potenziare la macchina produttiva a tutti i livelli, altrettanto importante è promuovere l'ascesa sociale, che si ottiene soltanto con lo sviluppo, cioè con la promozione dell'uomo.
La scuola, i processi di formazione professionale e di educazione permanente strettamente integrati tra loro sono strumenti di questa ascesa e per realizzare il fine proposto devono essere ancorati nei contenuti alle strutture negli strumenti della realtà regionale.
Da parte degli Organi competenti, nel pieno rispetto dei poteri centrali dello Stato si tengano dunque presenti queste esigenze nel formulare la legge-quadro sulla complessa materia in questione e si agisca con ampiezza di vedute, coraggio d'impostazione, fiducia nelle risorse umane e civili della realtà regionale.
E' questo un invito deferente e rispettoso, ma è altresì l'espressione di un impegno preciso di volontà e di energie.
E' doveroso precisare che la presente relazione espone, in sintesi, le conclusioni alle quali la Commissione è pervenuta dopo un approfondito esame del decreto delegato sull'istruzione artigiana e professionale nell'ambito della Commissione stessa e dopo aver ascoltato, in un'ampia sfera di consultazioni, secondo quanto sancisce lo Statuto della Regione Piemonte, organizzazioni, Enti e persone. Si è così realizzata una partecipazione, verbale e scritta, ricca di contributi concreti, sulla base di un'esperienza vissuta, spesso sofferta. La Commissione mancherebbe pertanto a un suo preciso dovere di obiettiva informazione qualora sottovalutasse, in sede referente, l'apporto costruttivo dato al riguardo da coloro che hanno in tal senso collaborato. Si citano pertanto: l'I.R.E.S., l'Università di Torino, le Amministrazioni Provinciali e Comunali dei Capoluoghi di provincia, Sindaci di altri Comuni Amministrazioni Ospedaliere, le Organizzazioni regionali sindacali dei datori di lavoro e dei lavoratori (industria, agricoltura, commercio artigianato), l'Ufficio regionale del lavoro e della massima occupazione le federazioni giovanili dei partiti.
Attraverso le suddette consultazioni, è stato possibile cogliere una corale adesione, pur con motivazioni diverse, alle tesi esposte, che risultano, in verità, convalidate assai efficacemente dal documento redatto al riguardo dalla Giunta Regionale, inviato in esame preventivo a ciascuno dei consultandi unitamente a copia del decreto delegato. A tale documento la Commissione, a sua volta, in seguito a dettagliato esame, aveva dato ampia adesione, condividendone tutte le tesi, sia sul piano teorico e programmatico, sia su quello giuridico, amministrativo e politico.
Nel corso delle consultazioni, la Commissione ha constatato, da parte di tutti gli Enti ed organizzazioni, una profonda conoscenza dei problemi e un'assunzione precisa di compiti e responsabilità, cioè una vera maturazione altamente democratica e civile.
In particolare si è riscontrata, nel mondo rurale, una competenza specifica e documentata nell'affrontare in termini nuovi i complessi problemi di riforma e, di conseguenza, la piena adesione ad un concetto esteso di formazione ed educazione permanente, strettamente legati alla scuola ed in grado di valorizzare pienamente la nuova capacità imprenditoriale, singola ed associata, nelle campagne.
Ugualmente dicasi per quanto riguarda le richieste del personale paramedico e degli Enti ospedalieri nel quadro della riforma sanitaria e del decentramento delle funzioni relative alla formazione professionale.
Si sottolinea inoltre come di particolare interesse l'adesione dell'Università al discorso che esprime il ruolo dell'Università stessa in materia di formazione e qualificazione professionale ed al conseguente rapporto che deve essere instaurato tra Regione e Università. In questo quadro particolare rilievo assumono le funzioni che devono essere demandate alle Regioni in materia di diritto allo studio, formazione ed orientamento professionali, programmazione e formazione di nuove sedi universitarie. E' stata quindi messa in rilievo come strumento di attuazione degli obiettivi sopra indicati la funzione che deve svolgere una corretta organizzazione del territorio e l'edilizia delle strutture universitarie, ed in merito è stata indicata dall'Università (che ha in fase di elaborazione un suo programma edilizio) la necessità e l'opportunità di un intervento organico della Regione.
Concordemente da parte dei consultati, è stato espresso un giudizio sfavorevole sul decreto delegato in oggetto sia nel merito che sul metodo.
Tale giudizio sfavorevole è stato motivato: sia perché si è rilevata la mancanza di organicità e globalità, in quanto nel D.D. non sono considerate tutte le funzioni di formazione professionale esercitate attualmente dai vari Ministeri; sia perché il decreto risulta formulato in base ad una concezione subalterna della formazione professionale e non trasferisce tutte le materie, connesse alla formazione professionale stessa, che ne costituiscono o parte integrante od indispensabili premesse o conseguenze sia inoltre perché il D.D. risulta ispirato ad una concezione burocratica accentratrice.
Come conseguenza di tali osservazioni, in contrapposizione al D.D. o contemporaneamente alla sua emanazione è stata anche richiesta l'emanazione di un'organica legge quadro che definisca convenientemente i compiti da conferire alla Regione a norma della Costituzione e della Legge 16.5.1970 n. 281: e ciò non per una gretta esigenza di potere, ma per la necessità di garantire un ordinato sviluppo socio-economico nel quadro della programmazione.
Per ulteriore chiarimento circa il parere della Commissione, sembra opportuno richiamare quanto risulta esposto dal Comitato Tecnico per la Programmazione presso il Ministero della Pubblica Istruzione nelle "Proposte per il nuovo piano della Scuola" (Roma, 1971).
In tale pubblicazione, particolarmente nel capitolo sulla programmazione scolastica e sullo sviluppo delle competenze regionali (pag.
82 e seguenti) si prospetta la novità del dialogo che deve avviarsi tra lo Stato e le Regioni, auspicando una chiara distinzione, ma al tempo stesso un opportuno incontro fra il momento dell'autonomia nell'esercizio di funzioni costituzionalmente proprie della Regione e quello del decentramento e della delega di funzioni dello Stato che vantaggiosamente possono esplicarsi a livello e con gestione regionale. Si precisa inoltre che gli obiettivi cui il nuovo piano della Scuola vuole tendere hanno tutti un profondo aggancio con i problemi tipici delle comunità locali e coinvolgono la responsabilità di chi guida detta comunità.
Nella prima parte del testo stesso si approfondiscono complessi problemi quali la partecipazione, la trasformazione della scuola in servizio culturale a tempo pieno, i rapporti tra formazione e professione il decondizionamento sociale ed il diritto allo studio sino a formulare chiaramente la necessità di creare un sistema di educazione permanente.
Parlando quindi dell'intervento regionale, si afferma che tali obiettivi difficilmente potrebbero essere perseguiti con un'azione tipicamente accentrata, qual è quella che ha sin qui contraddistinto la politica scolastica. E si aggiunge che non soltanto motivi di ordine politico, ma anche motivi di ordine tecnico ed organizzativo spingono ad esaltare il ruolo autonomo o delegato degli organi regionali (con specifico riferimento ai problemi di edilizia scolastica e formazione del personale insegnante).
La suddetta pubblicazione e inoltre corredata da alcuni allegati, di cui il n. 4 affronta il tema "Stato e Regioni di fronte alla programmazione", illustrando altresì i compiti della Regione in materia di istruzione professionale e di educazione permanente secondo uno spirito decisamente innovatore.
Per quanto concerne la Regione Piemonte, la Commissione asserisce che sulla base delle prospettive attuali di riforma della Scuola secondaria superiore che non potrà non prorogare l'età dell'obbligo al 16° anno di età e prevedere un'opportuna continuazione del processo formativo e con rientri nella scuola sino ad un aggancio organico con l'Università, la Regione vuole offrire un valido contributo di collaborazione al fine di garantire che ad ogni livello la formazione professionale si realizzi pienamente e qualitativamente, partendo dai traguardi raggiunti, pur attraverso gravi difficoltà, dall'attuale Scuola Media. In particolare, si rileva che il duplice aspetto personalistico e sociale che costituisce il motivo ispiratore della Legge n. 1859 del 31 dicembre 1962, non ancora pienamente attuato per le note carenze socio-ambientali, potrà trovare nella Regione uno degli elementi propulsori, vivificatori ed innovatori per garantire al soggetto-alunno la piena realizzazione della sua personalità, in un graduale, progressivo, dinamico processo di ricerca e di formazione. Tale conquista umana e personale si tradurrà per tutti i cittadini in un impegno di assunzione di responsabilità e di scambievole arricchimento, nel contesto della società civile. In particolare, dal rapporto organico scuola lavoro (elemento fondamentale, questo, di una politica di programmazione democratica che superi tutti gli sprechi di risorse umane e materiali; in una nuova funzione dell'orientamento scolastico e professionale) deriveranno per ogni cittadino possibilità di sbocco cioè di inserimento nella società attraverso una partecipazione responsabile e proficua.
Al tipo di domanda formulata dalla società non si risponderà più soltanto con una collocazione di tipo economico; anzi, in considerazione di un programmato sviluppo e della formazione professionale che si dovrà raggiungere, il sistema economico potrà essere adeguato alle esigenze dell'uomo; ossia allo sviluppo complessivo della comunità.
Tale problema è stato, tra l'altro, costantemente evidenziato nel corso della consultazione ed è risultato uno dei temi dominanti posti dai Sindacati e dai giovani e, in particolare, in rapporto agli studi in corso da parte dell'IRES per fornire un quadro della situazione attuale e delle tendenze in atto nella Regione.
E' questa, in ultima analisi, la vera funzione del Piano regionale cioè di uno strumento che, movendo dalla formazione del soggetto mira alla sua liberazione da ogni condizionamento, sino alla conquista di una "cultura" nuova, in senso più ampio e completo. Se ciò si realizzerà, sarà finalmente superato quel dualismo tra Scuola e Società che è uno dei motivi più gravi di contrasto ed incomprensione, Si deve infatti tener presente che oggi la richiesta di un'assunzione anche del motivo politico (partitico a volte) nella vita della scuola, pone il problema del limite entro il quale sia corretto far entrare la cosiddetta "società" nella scuola, e quanto sia ovvio che la scuola debba promuovere in termini di valori l'accesso alla socialità.
Con la presente relazione la III Commissione del Consiglio della Regione Piemonte, al fine di illustrare adeguatamente il parere richiesto dalla legge circa il decreto delegato in oggetto, ha ritenuto opportuno presentare alcune proposte di strutture e contenuti nuovi, in piena adesione a quanto risulta dall'art. 4 dello Statuto della Regione stessa oggi divenuto legge della Repubblica.
La Commissione formula pertanto un fervido auspicio: che in sede competente, si accolga la presente relazione con oculatezza e comprensione in modo da porre la Regione Piemonte nella condizione di dare ad ogni livello, e particolarmente al mondo della Scuola e del Lavoro, una risposta concreta alle istanze che urgono dal tessuto connettivo della società.
La III Commissione ritiene di concordare unanime mente con le osservazioni formulate dalla Giunta Regionale nei punti I, II, III, IV del documento della Giunta stessa.
I - Ritiene altresì di far presente che, per quanto concerne gli ultimi due paragrafi del punto 5, circa la questione degli Istituti Professionali dopo aver preso atto di una precisazione dell'Assessore Conti al testo del documento della Giunta (.... "occorre ribadire che a Frascati non si addivenne ad alcun testo concordato tra gli Assessori Regionali, che l'incontro era meramente informale e gli Assessori convenuti vi parteciparono a titolo personale, che l'argomento del decentramento amministrativo dell'Istituto Professionale fu toccato soltanto marginalmente e che, in ogni caso, l'incontro non aveva alcun potere deliberativo, né rappresentativo della volontà delle Regioni") e di un'ulteriore richiesta della Giunta ("la Giunta, per evitare equivoci richiede che si debba esplicitare nelle sue osservazioni all'art. 1 dello schema delegato la richiesta di decentramento amministrativo dell'istruzione artigiana e professionale scolastica - Istituto Professionale -". Si ritiene che con ciò possa venire accelerata la riforma della scuola dell'obbligo e media superiore e la ristrutturazione e l'estensione del biennio e triennio per la maturità professionale, per il reinserimento scolastico dei lavoratori) si sono manifestate in seno alla Commissione stessa due posizioni: la prima favorevole, secondo le indicazioni della Giunta Regionale alla rivendicazione del trasferimento alla Regione degli Istituti Professionali nell'attesa di una riforma globale della scuola media superiore che ricomprenda gli stessi nel nuovo carattere di onnicomprensività la seconda favorevole al passaggio alle Regioni della sola funzione di controllo sui Consigli di Amministrazione, lasciando allo Stato la gestione degli Istituti Professionali stessi, al fine di accelerare la più volte annunciata, dallo stesso Ministro Misasi, riforma della scuola media superiore.
II - Lo schema di decreto delegato si presenta criticabile anche sotto l'aspetto del trasferimento del personale. Infatti per ciò che concerne i tre Enti Nazionali - INAPLI - ENALC - INIASA si impone un trasferimento organico e globale non solo delle strutture periferiche ma anche uno smantellamento di quelle centrali, dovendosi trasferire alla Regione tutte le funzioni amministrative del settore. Per quanto riguarda poi il personale in generale non si può accettare l'indeterminatezza dello schema né il rinvio a separati provvedimenti giacché l'art. 17 della Legge finanziaria stabilisce espressamente che il trasferimento delle funzioni deve effettuarsi mediante il trasferimento degli Uffici e del relativo personale.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Inversione dell'o.d.g.


PRESIDENTE

Il punto 7 all'o.d.g. riguardava le "Dichiarazioni della Giunta sul progetto di insediamento Lancia nel Biellese". E' stato richiesto da tutti i Gruppi, per ragioni, direi, di economia dei nostri lavori, di spostare questo punto ad una seduta da tenersi domani mattina. La Giunta, dichiara il Presidente, ha subito questa richiesta; comunque l'ha accettata, con l'intesa, già raggiunta dal Presidente del Consiglio Regionale con tutti i Gruppi, che nella seduta di domani mattina, in cui non sarà forse assicurato il numero legale, il punto 7 dia luogo esclusivamente ad una discussione, che non potrà essere seguita da deliberazioni o anche da votazioni su punti di procedura. Non vi sono osservazioni da parte di singoli Consiglieri su quest'accordo fra i Capigruppo; quindi, possiamo procedere all'inversione dell'o.d.g., con rinvio del punto 7 all'o.d.g. a domani mattina.


Argomento: Organizzazione degli uffici - Regolamento del personale

Disegno di legge su "Qualifiche e contingenti numerici del personale regionale - Norme provvisorie"


PRESIDENTE

Avevamo adottato la procedura urgentissima per il disegno di legge, di cui non ho più il testo perché l'ho trasmesso alla Commissione, presentato all'inizio di questo pomeriggio dalla Giunta su "Qualifiche e contingenti numerici del personale regionale. Norme provvisorie". Questo disegno di legge è stato assegnato alla VIII Commissione con procedura urgentissima.
Tale Commissione ha accettato il termine ristrettissimo che le è stato concesso ed è ora in grado di riferire al Consiglio, il quale successivamente potrà procedere all'esame e alla deliberazione del progetto di legge che è stato presentato.
Ha facoltà di parlare il Presidente della VIII Commissione, che è anche relatore su questo disegno di legge che porterà il numero 2 nell'ordine dei disegni di legge della Regione.



VIGLIONE Aldo, relatore

Signor Presidente, l'VIII Commissione, che si è riunita ed ha proceduto all'esame con la massima celerità, ritiene di proporre un emendamento al disegno di legge n. 2 e di proporre altresì un ordine del giorno.
L'emendamento riguarda il contingente per la carriera direttiva, che l'VIII Commissione ha ritenuto concordemente si debba portare al numero di 30 anziché 25.
L'VIII Commissione mi ha dato altresì mandato di proporre questo ordine del giorno: "Il Consiglio Regionale, allo scopo di garantire l'utilizzazione più funzionale del personale del quale è disposta l'assunzione con decreto legge regionale n. 2, ritiene che convenga destinare tale personale nel modo seguente: "Proposta della Commissione VIII per la ripartizione fra i servizi regionali dei contingenti numerici indicati nel disegno di legge stralcio sul personale: Carriera direttiva: n. 17 alla Presidenza della Regione, alla Giunta Regionale ed ai Servizi generali regionali...".



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Perché proprio 17?



VIGLIONE Aldo, relatore

Si può anche scindere: 12 agli Assessori e 5 alla Presidenza. Possiamo comunque anche portare il numero complessivo a 18, aumentando conseguentemente il totale a 31. La Commissione non ha nulla da eccepire a che il numero sia aumentato a 31 elementi.
Riprendo la lettura dell'ordine del giorno con la modifica apportata: Carriera direttiva: n. 18 alla Presidenza della Regione, alla Giunta Regionale, ai Servizi generali regionali n. 5 al Consiglio Regionale ed Ufficio legislativo n. 8 alle Commissioni.
Carriera di concetto: n. 11 aggiunti di Segreteria, in relazione alle esigenze di tutti i servizi, di cui 3 addetti agli Uffici del Consiglio, 3 alla Ragioneria e Contabilità generale, 1 alla Contabilità-economato del Consiglio Regionale.
Carriera esecutiva ausiliaria: n. 12 al Consiglio (sono 40, questi impiegati), Commissioni e Gruppi consiliari. Il restante contingente da destinarsi in relazione alle esigenze dei servizi regionali.
Propongo quest'ordine del giorno, come Presidente dell'VIII Commissione avendone avuto mandato da tutta la Commissione.
Preciso quindi, che l'emendamento proposto dalla Commissione è nel senso di sostituire, relativamente alla carriera direttiva, il numero 25 con il numero di 31; l'ordine del giorno concerne l'utilizzazione di detto personale.



PRESIDENTE

Sulla proposta di legge che è stata presentata si apre ora la discussione generale. Successivamente, chiusa la discussione generale con la consueta replica, si passerà prima all'esame dell'ordine del giorno e successivamente del disegno di legge.
Ha facoltà di parlare, nella discussione generale, il Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi lascia perplesso, per non dire sbalordito, constatare che improvvisamente, come conseguenza di una battuta di spirito, si sia potuto decidere di assumere un funzionario in più della carriera direttiva, passando dai previsti 17 agli attuali 18. Se la Commissione aveva fissato la suddivisione in 17, 5 e 8, certamente l'ha fatto quale risultato di un certo tipo di considerazioni. Ad ora così tarda una battuta scherzosa può essere lecita, ma non mi pare serio mutare delle decisioni prese al termine di una indagine logica solo per una frase spiritosa.
Grazie, signori.



PRESIDENTE

Al termine della discussione generale la Giunta ha facoltà di parlare e il relatore ha facoltà di replicare, e quindi si potrà dar seguito alla obiezione del Consigliere Rossotto.
Nessun altro chiede di parlare nella discussione generale? Allora, ha facoltà di replica il relatore.



VIGLIONE Aldo, relatore

Il collega Consigliere Rossotto ricorderà che la Commissione, nella sua prima seduta, cui ha partecipato egli pure, aveva esaminato il disegno di legge n. 1, che prevedeva, se non vado errato, 264 dipendenti.
Naturalmente, gli Uffici della Regione già avevano predisposto un certo quadro di ripartizione, che il Segretario questa sera ci ha nuovamente rammostrato, per questo personale. Per fronteggiare le necessità più urgenti, si è ritenuto di dover dar corso all'inserimento in via provvisoria di un certo numero di elementi, da suddividere nell'utilizzazione nel modo che abbiamo ritenuto di proporre oggi. Ci si è consultati, in proposito, con il Vicepresidente della Giunta, che era bene a conoscenza del problema, con il Segretario Generale, che aveva già allo studio ormai da un anno la questione. Si è ritenuto di proporre il numero di 30 per la Carriera direttiva unicamente perché questo numero in rapporto a quello di 80 delle assunzioni da farsi, ci sembrava fosse quello che rispecchiava meglio le proporzioni, in considerazione delle mansioni che saranno chiamati a svolgere i funzionari della carriera direttiva.
Dapprima avevamo fatto distinzione in questo senso: 12 elementi agli Assessorati, 5 alla Presidenza; poi abbiamo pensato fosse più opportuno considerarli in un unico contingente da mettere a disposizione di Presidenza, Giunta e Segreteria Generale, lasciando a queste di distribuirli secondo le necessità.
Dal momento che a noi occorrono 264 dipendenti, se ai 40 attualmente in servizio ne aggiungiamo 86 anziché 85 non facciamo nulla che possa recar pregiudizio. Con un contingente di 126 dipendenti ci troveremo a dover mandare avanti una Regione che ha circa 5 milioni di abitanti, il che non è poca cosa. Non facciamo dunque questioni di carattere moralistico, per il piccolo ritocco proposto diretto a portare il numero dei funzionari da 30 a 31: quale che sia il motivo che suggerisce questa modifica, siamo sempre ben al di sotto delle necessità effettive. Ritengo che un comune della cintura di 30-40mila abitanti abbia più dipendenti dei quaranta di cui disponiamo noi oggi (dopo aver fronteggiato la situazione nei primi tempi con neppure la metà: non più di 19).
Ritengo che il disegno di legge sia giustificato sotto ogni punto di vista, e non vedo vi sia motivo di eccepire se si accresce di una unità il numero proposto per i funzionari di carriera direttiva, considerato che si dovrà arrivare a 264 dipendenti.



BERTI Antonio

E' ancora possibile intervenire nel merito?



PRESIDENTE

La discussione generale è chiusa. Però, Consigliere Berti, lei ha ancora quattro possibilità: può chiedere di parlare nel corso della discussione dell'ordine del giorno, della discussione degli articoli, e due volte per dichiarazione di voto dal momento che voteremo due volte.
Ha facoltà di parlare, a nome della Giunta, il Vicepresidente Cardinali.



CARDINALI Giulio, Vicepresidente della Giunta Regionale

La Giunta ringrazia la Commissione per la celerità con la quale ha acconsentito a che si approvasse questo disegno di legge. Quanto al numero si è accolto volentieri l'aumento proprio per le ragioni indicate dal Consigliere Viglione, cioè per il fatto che il fabbisogno è di gran lunga superiore agli 86 elementi che vengono richiesti adesso.
Al Consigliere Liberale Rossotto, che ha mosso obiezione circa una battuta a suo avviso poco seria, potrei ricordare che anche Benedetto Croce diceva che a queste cose non credeva, però non si sa mai...
Quanto all'ordine del giorno proposto dall'VIII Commissione, la Giunta lo approva senza obiezioni.



PRESIDENTE

Allora, passiamo adesso prima di tutto all'esame dell'ordine del giorno che è stato letto.
Chi chiede di parlare sull'ordine del giorno? Ha facoltà di parlare il Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Desidero aggiungere una considerazione a quelle che avevo fatto all'inizio della seduta, quando la Giunta aveva proposto questa delibera di assunzioni d'urgenza, su un particolare che mi era a tutta prima sfuggito dato il ritmo frenetico con il quale si procede, per effetto del quale molte cose sfuggono e a volte non si riesce ad avere piena conoscenza degli atti.
Leggendo la proposta di assunzione di questi 85, ora 86, funzionari, mi accorgo ora che non uno solo di questi è dichiaratamente destinato alle sei Sezioni decentrate di controllo, per le quali vi è l'esigenza più immediata, oltre ad esservi un impegno preciso. Che cosa significa questa omissione?



VIGLIONE Aldo

Dove si parla di "11 aggiunti di Segreteria in relazione alle esigenze di tutti i servizi" si presuppone che il primo nucleo...



BERTI Antonio

Consigliere Presidente dell'VIII Commissione, io non presuppongo niente. Quando approvo una delibera, approvo quello che in essa è esplicitamente indicato, e "tutti i Servizi" non vuole affatto dire "le Sezioni decentrate di controllo". Se le cose stanno come lei dice, bisogna scrivere esplicitamente che gli 11 applicati sono per tali Sezioni. A parte il fatto che 11 persone non bastano sicuramente per sei Sezioni decentrate: occorrono decine di impiegati.
Era presumibile che allo stato attuale delle cose la Giunta avesse elaborato le sue proposte per le Sezioni decentrate. E allora, semmai, se una esigenza c'era era quella di assumerli in rapporto a questa esigenza rimanendo impregiudicato tutto l'assetto degli Uffici e del Consiglio e della Giunta, salvo alcune assunzioni di carattere immediato per le esigenze veramente immediate. Allora, il provvedimento di emergenza avrebbe avuto una sua logica, in quanto avrebbe attenuto veramente a delle esigenze immediate.
Non so se vi sia ancora modo di provvedere. Certo, mi pare che una delle esigenze immediate sia proprio questa, il che non esclude che si soddisfino anche le esigenze riguardanti i quadri dell'Ufficio di Presidenza e della Giunta.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Presidente Calleri.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Sono grato al Consigliere Berti di aver sollevato questo problema.
Perché la richiesta d'urgenza della Giunta era precisamente in relazione ad esso ed era strettamente collegata con la presentazione di un altro disegno di legge che la Giunta si riprometteva di presentare al Consiglio, relativo proprio alla costituzione delle Sezioni periferiche di controllo.
Evidentemente, il fatto che non sia stata accettata la procedura di urgenza ha poi comportato una rapidità di elaborazione del progetto di legge per tamponare le esigenze di carattere immediato, nelle quali sono state evidentemente trascurate le costituzioni delle Commissioni periferiche di controllo ed il personale relativo. Che, faccio notare, deve essere anche personale qualificato, perché non v'è dubbio alcuno che si tratta di funzioni estremamente delicate, che investono l'esecutorietà di deliberazioni di Enti locali e quindi coinvolgono interessi di terzi.
Oggettivamente, l'attività di queste Sezioni, se non svolta sulla base di criteri ben precisati in dettaglio, è suscettibile di creare agli Enti locali controllati situazioni di imbarazzo.
Credo tuttavia che la cosa sia del tutto rimediabile. Operiamo ancora in regime di comando dei dipendenti, il che fa sì che tra il momento in cui formuliamo la richiesta ai singoli Enti locali o alle Amministrazioni dello Stato perché comandino presso la Regione questi dipendenti e il momento dell'effettivo inizio di utilizzazione dei dipendenti intercorra sempre un certo lasso di tempo, entro il quale è possibile collocare una ulteriore richiesta per dar modo all'Amministrazione Regionale di avviare anche la seconda fase, della costituzione delle Commissioni di controllo, che d'altra parte è divenuta realizzabile soltanto dopo l'approvazione dello Statuto Regionale.
Io direi - e in questo concordo con il collega Viglione - che indipendentemente dalla destinazione che è stata proposta per il personale di cui si sta per approvare l'assunzione al fine di far fronte ad esigenze immediate, il testo dell'ordine del giorno, così come è stato formulato non preclude assolutamente la possibilità di avviare e di nominare le singole Sezioni periferiche di controllo. Potremo poi approvare a breve scadenza, se la procedura che la Commissione ha ritenuto di dover seguire relativamente alla sistemazione di tutto il personale, in cui erano previste le Commissioni di controllo, dovesse dilazionare la soluzione del problema, un secondo stralcio al progetto di legge, relativo esclusivamente alle Sezioni periferiche di controllo.
Ci tenevo a fare questa sottolineatura perché indubbiamente il primo provvedimento che avevamo proposto come Giunta mirava a dare un assetto organico complessivo che consentisse di risolvere questo problema, che noi giudichiamo uno dei più qualificanti e volevamo risolvere con la massima rapidità possibile. Se la Commissione non dovesse riuscire, cosa che io non penso, a presentare le sue conclusioni nei trenta giorni, ci potremo ripeto, trovare nella necessità di fare un secondo stralcio di questo primo progetto, per la sola questione delle Sezioni di controllo.



PRESIDENTE

Nessun altro chiede di parlare sull'ordine del giorno? Allora, l'ordine del giorno rimane redatto nella stesura proposta dal Consigliere Viglione con la variazione del numero 17 trasformato in 18, che noi possiamo considerare non sia neppure un emendamento, dal momento che è stato lo stesso presentatore a proporre la correzione della cifra.
Pongo in votazione l'ordine del giorno presentato dal Presidente dell'VIII Commissione anche a nome dei suoi colleghi, accettato dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Passiamo ora alle deliberazioni relative al disegno di legge. Siccome il disegno di legge è stato presentato con la cifra di 25 funzionari della Carriera direttiva, e siccome la Commissione ha proposto di modificare la cifra di 25 in 31, dovremo prima votare sull'emendamento e successivamente sui due articoli e sul complesso del disegno di legge.
Qualcuno chiede la parola sull'emendamento o sull'art. 1 del disegno di legge? Nessuno vuol parlare per dichiarazione di voto? Allora, pongo in votazione prima di tutto l'emendamento sostitutivo all'art. 1 della cifra 25 riferita alla Carriera direttiva con la cifra 31.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Pongo ora in votazione l'art. 1, di cui do lettura: "Per la prima costituzione degli Uffici regionali è approvato il seguente nuovo contingente numerico di personale comandato dagli Enti locali e dagli Uffici periferici dell'Amministrazione dello Stato nell'ambito della Regione e in quanto sia necessario degli altri Uffici statali centrali o periferici.
Carriera direttiva n. 31, carriera di concetto n. 15, carriera esecutiva e ausiliaria n. 40".
Dichiarazioni di voto non ve ne sono.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Art. 2: "La presente legge è dichiarata urgente ai sensi e per gli effetti del sesto comma dell'art. 45 dello Statuto Regionale ed entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte".
Dichiarazioni di voto non ve ne sono.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Pongo ora in votazione il complesso del disegno di legge.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.


Argomento: Bilanci consuntivi (generale e del Consiglio Regionale)

Esame del progetto di parere in merito al Conto consuntivo 1970


PRESIDENTE

Passiamo ora all'"Esame del progetto di parere in merito al Conto consuntivo 1970", relatore Garabello.
Ha facoltà di illustrare la relazione, che è già stata distribuita, il Consigliere Garabello, che pregherei anche di indicare il metodo con il quale la Commissione propone di approvare il Conto consuntivo 1970.



GARABELLO Enzo, relatore

Signor Presidente, signori Consiglieri, la mia relazione sarà brevissima, sia per la natura del contenuto di questo documento, certo estremamente conciso, sia anche perché ritengo il parere formulato dalla I Commissione sul piano formale sintetico e dettagliato nello stesso tempo non essendo preceduto da premesse di carattere generale, e pertanto, penso chiaramente intelleggibile. Mi limiterò ad indicare alcuni elementi fondamentali che la Commissione ha evidenziato.
Anzitutto, mi soffermerò su un problema di collocazione del documento che la Giunta ha presentato al Consiglio definendolo Conto consuntivo. Per la verità, noi possiamo accettare la dizione di "Conto consuntivo" anche se, non essendo la Regione nel pieno possesso delle sue facoltà amministrative, non siamo in regime di bilancio ordinario, infatti, com'è noto, il denaro che la Regione amministra fa parte di una contabilità speciale dello Stato, e pertanto il bilancio a suo tempo approvato come "preventivo" si deve definire, più modestamente, una "ripartizione di spesa in capitoli". Se è esatta questa denominazione, che ci pare che la Commissione abbia giustamente inquadrato, risulta pertanto che anche il Conto consuntivo ha i limiti caratteristici di quella che è l'attuale gestione di fondi.
Questo ha anche importanza rispetto alle conclusioni che trarremo secondo la richiesta del Presidente del Consiglio. Tenuto conto, quindi, di questo inquadramento dell'argomento, la Commissione ha ritenuto di indicare preliminarmente quattro campi di lavoro nei confronti della proposta da portare al Consiglio Regionale: anzitutto, l'assunzione da parte della Commissione dei caratteristici poteri dei Revisori dei conti, cioè quelli di verificare concretamente la contabilità per accertare la regolarità della documentazione prodotta dalla Giunta il secondo compito che la Commissione si era riservato era di sollevare eventuali eccezioni od obiezioni in merito alla conduzione contabile il terzo, la evidenziazione di eventuali aspetti di carattere particolare, che proprio in questa fase introduttiva e non ancora completamente formale della gestione di bilancio possono servire anche come orientamento nello stabilire una prassi successiva finalmente, come quarto punto, la Commissione ha ritenuto di avere anche il compito di esprimere eventuali raccomandazioni alla Giunta rispetto ai problemi che il Conto consuntivo ha evidenziato.
Come risulta dal documento che è a vostre mani, l'esame di revisione formale della documentazione è stato regolarmente compiuto da una delegazione della Commissione di cui facevano parte il Vicepresidente Fassino ed i Consiglieri Bertorello e Raschio, i quali hanno adempiuto il loro compito, direi formale, di Revisori, rilasciando anche un verbale allegato al parere, da cui risulta la perfetta regolarità della contabilità stessa.
In merito al compito numero 2, cioè quello di "sollevare eventuali eccezioni od obiezioni", la Commissione non ha ritenuto di doverne fare alcuna.
Quanto al punto 3, è stata rilevata l'opportunità, del resto confermata dalla documentazione prodotta dalla Giunta, di assicurare sempre la regolarità rispetto agli aspetti fiscali particolarmente per l'applicazione dell'Ige. La Commissione auspica che intervenga una legislazione statale che consenta lo sgravio alla Regione di quelli che sono gli aspetti fiscali in particolare dell'Ige, fatta salva la riforma fiscale, e in ogni caso dà atto di regolarità e raccomanda alla Giunta di mantenere questa linea.
Una seconda osservazione è fatta sulle operazioni di economato.
E' chiaro che finora la gestione provvisoria che la Giunta Regionale ha dovuto condurre è stata una gestione di problemi da risolvere, direi giorno per giorno. La Commissione ne prende atto e ritiene però che sia ormai venuto il momento in cui un regolamento generale del conto economato della Regione debba essere affrontato, approntato ed approvato dal Consiglio Regionale. Pertanto, in questo senso si fa raccomandazione alla Giunta ed a titolo sperimentale si ritiene che, per le non irrilevanti spese che dovranno essere affrontate in sede di arredamento e di sistemazione degli Uffici del palazzo di via Magenta in corso di approntamento, si riterrebbe opportuno che fin d'ora fossero sperimentate le formalità di appalto e di acquisto che sono state discusse in Commissione anche con la presenza dell'Assessore al Bilancio, il quale ha convenuto sulla linea proposta dalla Commissione.
Trattandosi di economato, quindi facendo assoluta riserva per quanto riguarda altri aspetti delle future spese da parte della Regione sul piano dell'economato, si pensa che l'appalto-concorso o la licitazione privata estesa ad un congruo numero di ditte possa essere la formula tipica da seguire. Si valuta anche, quando vi siano motivi di particolare urgenza o per la natura degli acquisti da fare, la possibilità di ricorrere alla trattativa privata, con le gare esplorative che sono largamente usate presso gli Enti locali e con una Commissione, in ogni caso, di esame delle proposte. La Commissione esprime parere favorevole a che nelle Commissioni formate dalla Giunta con partecipazione del Consiglio vi sia la rappresentanza della minoranza consiliare.
Al punto 4, cioè "Raccomandazioni su punti particolari", la Commissione ricorda alla Giunta l'opportunità di evitare di intaccare il fondo residui passivi relativo a tutte quante le spese concernenti il Consiglio Regionale fin quando non siano state definite da un provvedimento che speriamo di prossimo esame.
In merito al personale in servizio, si è rilevata l'opportunità che la legge organica sia presto approntata. In questi giorni già ne abbiamo parlato e ci auguriamo che presto il Consiglio Regionale la possa definire.
D'altronde, la Commissione si rende conto e dà volentieri atto che il personale di cui la Regione dispone attualmente, in numero limitatissimo compie un lavoro indubbiamente encomiabile; nello stesso tempo, per rileva che si procede con una organizzazione di lavoro alquanto inconsueta ed eterodossa, in quanto ciascun dipendente porta con sé il regolamento organico dell'Ente d'origine. E' una situazione che può anche essere accettata - e del resto i nostri dipendenti in questo non hanno mai dato motivi ad eccezione di sorta -: riteniamo però che la Giunta debba fare la massima attenzione, anche in questo periodo di regime provvisorio, affinch a tutto questo personale, per tutte le prestazioni comunque date alla Regione, che sono sempre, come abbiamo detto, encomiabili per generosità ed impegno, sia garantita la corresponsione di compensi, che possono anche derogare dai regolamenti dei singoli Enti da cui i dipendenti provengono.
In questo senso la Commissione, convinta di interpretare il pensiero dell'intero Consiglio Regionale, è disposta ad esaminare un provvedimento quando la Giunta ritenga ed è augurabile che ciò sia presto - di adottarlo per regolare secondo vera giustizia e vera comprensione la situazione dei dipendenti stessi dal punto di vista economico.
Altro punto esaminato, quello dell'utilizzazione di un residuo passivo per il rimborso di spese di trasferta ad Assessori. Pur non avendo alcunch da eccepire nel merito, la Commissione ritiene che debba essere presto definita organicamente, con il resto dei problemi connessi, proprio una impostazione di carattere generale sia per quanto riguarda i movimenti degli Assessori sia per quanto riguarda anche il movimento dei Consiglieri Regionali per la partecipazione a manifestazioni che siano di ufficiale rappresentanza del Consiglio. A questo proposito, la Commissione ha anche raccomandato di prendere in esame alcuni provvedimenti recentemente comparsi sulla "Gazzetta Ufficiale" come adottati dalla. Regione Friuli Venezia Giulia, che possono essere indicativi su un modo dignitoso di porre questo problema anche per il personale che debba recarsi in missione.
Da ultimo, si è rilevato che proprio all'ultima voce dei residui, per una cifra che di per sé non è rilevante - 9 milioni e rotti - ma lo è in rapporto all'insieme delle spese, vi è una imputazione piuttosto generica.
La Commissione ritiene che la Giunta, nella ripartizione delle possibilità di spesa, farebbe bene a dare di ogni voce sempre il massimo di giustificazione, la più dettagliata possibile.
Detto questo, la sostanza del nostro documento è esaurita. Nella relazione di revisione formale che è allegata ai documenti sono riportate anche le cifre, che risultano corrispondenti a quelle presentate dalla Giunta e pertanto regolari.
La Commissione ha discusso in merito al problema che il Presidente del Consiglio ha sollevato, relativo alle modalità di approvazione, cioè se occorra una legge regionale di approvazione del Conto consuntivo oppure un'altra procedura, ed ha ritenuto di indicare nella deliberazione di presa d'atto la forma più opportuna, proprio richiamandosi alle considerazioni da me fatte all'inizio della non esistenza per il momento di un bilancio formale, autonomo, indipendente dalla contabilità dello Stato, per cui in realtà una legge di approvazione di un Conto consuntivo cosiffatto pare un elemento addirittura eccessivo. La deliberazione di presa d'atto potrebbe da un lato sgravare la Giunta dei suoi impegni nei confronti del Consiglio e nello stesso tempo mantenere negli attuali modesti limiti, sostanziali e formali, il nostro bilancio. La Commissione si esprime in questa direzione pur dichiarando nella relazione di essere completamente a disposizione del Consiglio nel caso che il Consiglio ritenesse di assumere un diverso orientamento.
Il parere conclusivo che mi permetto di leggere è questo: "La Commissione, all'unanimità dei voti espressi, dato atto della regolarità formale degli atti contabili, espresso un elogio al personale di ragioneria, che ha condotto le operazioni tra evidenti difficoltà d'ogni genere, ha l'onore di proporre al Consiglio Regionale l'approvazione del Conto consuntivo 1970".



PRESIDENTE

E' aperta la discussione generale. Chi chiede di parlare? Nessuno chiede di parlare, e quindi non si dà luogo a replica del relatore. Ha facoltà di parlare la Giunta, nella persona dell'Assessore al bilancio Simonelli.



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione, bilancio, finanze e patrimonio

Parlerò molto brevemente, perché ritengo che la relazione esauriente del Presidente della I Commissione e l'ora tarda ci esimano dall'intrattenerci ulteriormente su questo argomento. Desidero soltanto, a nome della Giunta, dare alcune assicurazioni al Consiglio ed alcune risposte rispetto alle questioni che la I Commissione ci ha prospettato.
La Giunta, rendendosi conto dell'urgenza e dell'opportunità di provvedere in merito, ha già dato mandato all'Assessore al Bilancio di predisporre un regolamento economale, la cui redazione è in corso e che dovrà evidentemente essere adottato con legge della Regione. Nel contesto di questa legge, che comprende il Regolamento economale e la gestione dei beni del patrimonio e del demanio della Regione, dovrà essere prevista anche quella norma sulla quale si è intrattenuto il Consigliere Garabello relativa alla formazione di una Commissione consultiva consiliare, aperta alle minoranze, per i grandi approvvigionamenti di beni da parte dell'Amministrazione regionale, a somiglianza di analoghe Commissioni che funzionano presso le Amministrazioni provinciali e comunali. Analogamente non ci sono difficoltà ad aderire alla richiesta di preferire le forme dell'appalto-concorso a quelle che danno comunque le maggiori garanzie per i grandi approvvigionamenti, salva restando la possibilità, direi, del ricorso alla trattativa privata, in questi tempi iniziali in cui premono ragioni di urgenza, soprattutto per gli approvvigionamenti di dimensioni minori. E' chiaro che, anche in caso di trattativa privata, si deve procedere ad inviare un formale invito ad un congruo numero di ditte richiedendo la fornitura di offerte in busta chiusa, con un capitolato da approvare in relazione alla tipologia dei beni di cui la Regione si deve servire e così via, cioè con l'osservanza di tutta una serie di formalità che garantiscano perfetta regolarità ed efficienza alla trattativa stessa.
Circa i rilievi particolari contenuti nella seconda parte della relazione della I Commissione, la Giunta non ha difficoltà a riconfermare quell'impegno che avevo già personalmente assunto con i membri della Sottocommissione incaricati della revisione del Conto, circa la voce relativa al Capitolo V dei residui passivi, che riguarda appunto il fondo a disposizione per conguaglio indennità di carica agli Amministratori regionali. Il fondo, evidentemente, è per intero devoluto a questa finalità, salvo quanto già erogato nel corso dell'esercizio e verrà per intero iscritto a residuo passivo esclusivamente a disposizione per il conguaglio.
Per quanto riguarda i problemi del personale, concordiamo perfettamente con le considerazioni svolte dal Consigliere Garabello, e possiamo fornire al Consiglio l'assicurazione che è in corso di presentazione un provvedimento tendente ad integrare il trattamento economico del personale della Regione, proprio secondo lo spirito cui si ispira la deliberazione.
Noi ci troviamo in una situazione di relativa difficoltà, dovuta in parte al fatto che praticamente ogni dipendente della Regione porta con sé il particolare trattamento dell'Ente da cui proviene, e in parte dovuta ai divieti di legge circa il conferimento di indennità particolari. Ma ci rendiamo perfettamente conto che il personale che ha lavorato in questi mesi alla Regione ha dimostrato non solo uno spirito pionieristico e una sensibilità particolarmente apprezzabili, ma ha anche svolto in effetti un cumulo di mansioni che per un lato hanno richiesto una mole di lavoro straordinario, notturno e festivo, enorme rispetto a quella modestissima quota che può essere retribuita dagli Enti di appartenenza, e per un altro verso hanno spesso computato lo svolgimento di funzioni superiori a quelle corrispondenti al ruolo occupato. Per l'una e per l'altra ragione, è non solo legittimo ma indispensabile intervenire con un provvedimento che la Giunta prenderà, che praticamente è già in corso di presentazione, e che grosso modo ricalca quella che è passata alla storia con il nome di "indennità del 30 per cento" e che è stata adottata per l'esercizio 1970.
Per quanto riguarda il problema della partecipazione di Assessori e Consiglieri a manifestazioni e convegni e i relativi oneri, direi che è un problema che si risolverà automaticamente quando la Regione potrà funzionare a ritmo normale, poiché nessuno pensa che sia il caso di porre dei limiti o dei vincoli alla partecipazione dei Consiglieri e degli Assessori a quelle manifestazioni che essi ritengono di particolare rilievo ed interesse: l'unico vincolo è dato dalle appostazioni di bilancio, che ciascuno per la parte di sua competenza, la Giunta ed il Consiglio dovranno rispettare per quanto riguarda i fondi da destinare a questo particolare tipo di spesa. E' chiaro che non presumiamo che Consiglieri o Assessori siano dei maniaci del viaggio e quindi siamo certi che si recheranno a convegni e manifestazioni solo quando ciò sarà necessario, non di più. La regolamentazione relativa la si vedrà nel quadro generale della legge di bilancio e di contabilità della Regione Piemonte. Per ora viene adottata indifferentemente per Assessori e Consiglieri, come unica soluzione possibile allo stato dei fatti, la forma del rimborso della spesa a piè di lista.
In merito all'ultima annotazione, relativa alla voce n. 71 del conto riportata a residui passivi per un ammontare di 9 milioni e 396.535 lire forse il rilievo formulato dalla Commissione non ci sarebbe stato se a questo fondo fosse stato dato il nome che tradizionalmente esso ha nei bilanci dei Comuni e delle Province, cioè "Fondo per le spese impreviste".
In realtà, questo fondo è stato ricavato per differenza quando si è fatto il piano di riparto delle spese della Regione. E' un fondo residuale, cioè: una volta calcolate tutte le spese per le varie rubriche, la differenza fra la somma totale a disposizione della Regione e la somma delle cifre attribuite ad ogni rubrica, è stata convogliata in un "Fondo per spese impreviste". E questo spiega perché è l'unico fondo per il quale non sia stata iscritta una cifra arrotondata, addirittura a milioni, come per tutte le rubriche. A questo "fondo spese impreviste", in effetti si è fatto ricorso, per somme già impegnate ed erogate nell'esercizio, per sole centomila lire. Abbiamo preferito riportare integralmente a residuo la somma restante proprio per poter fare i piccoli pagamenti di economato che restavano ancora scoperti, ma è certo che quando si darà conto della gestione residui ci si renderà conto che gran parte di questa somma non è stata spesa. E' chiaro che, con la normalizzazione del bilancio, a consuntivo si potrà valutare meglio anche la reale necessità del "Fondo spese impreviste" e del suo ammontare, e quindi anche questo problema si risolverà da solo.
In ordine alle modalità di approvazione, sono anch'io del parere che trattandosi in realtà non di un vero Conto consuntivo ma di un rendiconto di un piano di riparto, e quindi di contabilità speciale, sia sufficiente la presa d'atto del Consiglio. Lascerei al Presidente di risolvere il problema se la semplice presa d'atto vada fatta con delibera o con un atto che formalmente sia legge. So che le altre Regioni hanno in genere adottato in analoghe circostanze la semplice presa d'atto.
Non mi sembra di avere altre considerazioni da svolgere. Vorrei esprimere anch'io, a titolo personale ed a nome della Giunta, la mia gratitudine al personale di ragioneria per il lavoro svolto in condizioni molto difficili in questi mesi ed altresì ringraziare il Presidente Garabello ed i membri della I Commissione per l'attività fattiva e la collaborazione che hanno prestato.



PRESIDENTE

In effetti, l'art. 78 dello Statuto, che si riferisce evidentemente non alla Legge di contabilità speciale ma al Bilancio ordinario della Regione prevede: "La Giunta predispone il disegno di legge di approvazione del bilancio preventivo e quello del Conto consuntivo in armonia con le norme stabilite con la legge dello Stato, e li consegna nei termini di scadenza previsti dallo Statuto alla Presidenza del Consiglio Regionale".
Qui la Giunta ha presentato un Conto consuntivo, non un disegno di legge di approvazione del Conto consuntivo, e tuttavia il parere della Commissione è che, trattandosi del Conto consuntivo stabilito in base alla legge sulla contabilità speciale, sia sUfficiente la deliberazione di presa d'atto.
Su questa forma di approvazione, evidentemente, il Consiglio si deve pronunciare, prima di pronunciarsi poi sulla deliberazione stessa. Richiamo quindi l'attenzione del Consiglio sulla proposta della Commissione che la deliberazione relativa all'approvazione del Conto consuntivo venga presa come deliberazione di presa d'atto.
Ha facoltà di parlare il Presidente della Giunta.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Credo che la proposta che sto per formulare, di carattere meramente formale, si possa conciliare perfettamente con la proposta della Commissione. Non v'è dubbio che, trattandosi di una contabilità speciale al limite potrebbe bastare la semplice presa d'atto: tuttavia, io ritengo che, per inquadrare fin d'ora tutti gli atti della Regione in rapporto alle indicazioni che emergono dallo Statuto, e per sottolineare il potere legislativo che compete alla Regione, si possa proporre la votazione di un disegno di legge, formato semplicemente di un solo articolo, con cui il Consiglio prenda atto del Conto consuntivo presentato dalla Giunta e dichiari di approvarlo. Questo ritengo non contrasti sostanzialmente con l'indicazione data dalla Commissione, perché di fatto si tratta di una presa d'atto, ma in una forma che ritengo inquadri già fin da questo primo atto di approvazione relativo al bilancio, una funzione tipica della Regione, che è la funzione legislativa.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Raschio.



RASCHIO Luciano

Avevamo optato per la presa d'atto, attraverso delibera conseguente perché il bilancio era stato fatto dalla Giunta in un certo modo soprattutto con poteri di emergenza, e non vi era stata discussione in sede di Consiglio per la elaborazione di questo bilancio e quindi per la codificazione delle entrate e delle uscite. Però, personalmente non ho nulla in contrario a che si trasformi la delibera in un atto di legge regionale, quindi in una legge di approvazione, avendo anche presente che pure per l'anno in corso (già l'Assessore ne aveva parlato in Commissione) si dovrà andare avanti con questo metodo, essendo anche questo per il '71 un piano di riparto delle spese. Il grosso discorso si avrà invece per il 1972.
Colgo l'occasione per chiedere alla Giunta, e al suo Presidente, di porre allo studio al più presto possibile, non oltre settembre, comunque la elaborazione di una serie di bozze di decreti del Consiglio, da discutersi evidentemente poi in Giunta e successivamente in Consiglio, per i tributi propri della Regione, per una definizione, quindi, della politica tributaria. Su questo punto ci sarebbe molto da discutere e sarebbe il caso di stilare altri ordini del giorno per dire che si è fatto un gran parlare anzi vociare, ma le Regioni di poteri e tributi propri non ne hanno avuti affatto, che tutto si è risolto sotto questo punto di vista in una solenne presa in giro. E' un discorso che faremo certamente a suo tempo. So che l'Assessore al Bilancio si è molto documentato a questo proposito, avendo curato personalmente la ricerca di materiale. Ebbene, facciamo in modo che in luglio, o al massimo ai primi di agosto, sia pronta una deliberazione di Giunta con un piano di programmazione di spesa per il 1971, di modo che con settembre possa avere inizio il lavoro della Commissione, accanto a quello della Giunta, per definire i tributi della Regione.


Argomento: Bilanci consuntivi (generale e del Consiglio Regionale)

Disegno di legge n. 3. Approvazione del rendiconto finanziario del 1970


PRESIDENTE

Nessun altro chiede di parlare? Se volessimo conciliare le varie proposte che sono emerse, potremmo forse procedere all'esame e all'approvazione di un disegno di legge di un unico articolo così concepito: "Disegno di legge n. 3 della Regione Piemonte. Approvazione del rendiconto finanziario del 1970. Articolo I ed unico: "Il rendiconto finanziario 1970 presentato dalla Giunta Regionale è approvato secondo le risultanze del documento allegato".
Il documento allegato potrebbe essere quella parte del secondo documento che è stato distribuito e che alla fine della pag. 2 porta il titolo di "Conto di cassa", preceduto dalla lettera a) per distinguerlo dal successivo, "Conto amministrativo", che potrebbe essere invece contraddistinto con la lettera b). Questo allegato verrebbe approvato insieme all'articolo unico.
Porrei quindi in votazione prima l'articolo unico, poi l'allegato, poi il complesso del disegno di legge. Vi sono osservazioni od obiezioni? Ha facoltà di parlare il Consigliere Garabello.



GARABELLO Enzo, relatore

Credo di poter accettare, a nome della Commissione, la proposta del Presidente.



PRESIDENTE

La Giunta è d'accordo?



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Sì.



PRESIDENTE

Allora, pongo in votazione: "Disegno di legge n. 3 della Regione Piemonte". Approvazione del Rendiconto finanziario 1970. Art. 1: "Il rendiconto finanziario 1970 presentato dalla Giunta Regionale è approvato secondo le risultanze del documento allegato".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Leggo l'allegato, che sottopongo alla vostra approvazione: "A - Conto di cassa: Riscossioni L. 462.133.135 Pagamenti L. 184.934.020 Fondo di cassa al 31/12/'70 L. 277.199.315 B - Conto amministrativo: Somme rimaste da riscuotere L. 1.251.630 Totale attività finanziarie L. 278.450.945 Somme rimaste da pagare L. 202.444.930 Fondo disponibile alla chiusura dell'esercizio L. 76.006.015" Pongo in votazione questo allegato.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano. E' approvato.
Pongo in votazione il complesso del disegno di legge.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.


Argomento: Difesa idrogeologica

Mozione sul D.D.L. N. 1707. Alcune nuove norme per lo sviluppo della montagna


PRESIDENTE

Rimane l'ultimo punto all'o.d.g., ad esclusione naturalmente di quello che è stato rimandato a domani: "Mozione sul disegno di legge N. 1707 recante: 'Nuove norme per lo sviluppo della montagna', a firma dei Consiglieri Ferraris, Viglione, Giovana, Vera Chiabrando e Gerini".
Il testo è stato distribuito in precedenza. Qualcuno dei presentatori desidera illustrarlo? Ha facoltà di illustrarlo il Consigliere Ferraris.



FERRARIS Bruno

Cercherò di essere conciso, data l'ora. Però penso che un'illustrazione affrettata non sia producente, perché, anche se il testo è stato concordato fra tutte le forze politiche ed è quindi presumibile che sarà largamente approvato, ritengo vada sottolineato che si tratta di una presa di posizione assai importante, che ci allinea a molte altre Regioni interessate alla montagna che già hanno approvato analoghe o diverse mozioni o prese di posizione, allo scopo di ottenere una modifica del merito di questa legge e fondamentalmente per cercare di emendarne i caratteri antiregionalistici. Il testo di questo disegno di legge, già approvato dalla Camera, è ora all'esame dell'apposita Commissione del Senato, e noi non vogliamo certo ritardarne l'iter con la nostra presa di posizione, ma pensiamo che sia ancora possibile, attraverso un accordo ottenere modifiche e poi il rinvio all'apposita Commissione della Camera evitando quindi il ritorno in aula.
Questo disegno di legge, praticamente, si configura come una legge cornice. Basta leggere l'art. 2 di questa proposta, dove si parla, molto opportunamente, della eliminazione degli squilibri economico-sociali delle zone montane mediante interventi per l'esecuzione di opere pubbliche, di bonifica, di infrastrutture e servizi, di iniziative economiche diverse mediante piani zonali di sviluppo. Come legge-cornice non può essere accettata, a mio parere almeno e credo a parere dei firmatari della mozione, perché non si limita a fissare principi fondamentali ma contiene una vera e propria regolamentazione anche nei dettagli, soprattutto per quanto riguarda la normativa sulle comunità montane. Ora, pur non mancando diversi riferimenti alle Regioni, e pur prevedendo questa legge compiti ed attribuzioni alle Regioni stesse - delimitazione delle "zone omogenee" approvazione dei "piani di sviluppo economico-sociali" eccetera -, il provvedimento in questione è fortemente lesivo delle prerogative che la Costituzione assegna alla Regione (art. 117 e 118).
Vedasi, a questo proposito, l'inciso di cui all'art. 2 della legge che, senza specificazione alcuna, parla di "attribuzione dello Stato nel settore della difesa del suolo ed in quello della protezione della natura".
Tale inciso, che peraltro non si vede per quale ragione dev'essere inserito nella proposta di legge in esame, assume il significato di una vera e propria ipoteca sui decreti delegati. E come questa ipoteca funzioni già sanno coloro che sono a conoscenza di quel semiclandestino, ma intanto esistente, progetto di decreto delegato elaborato per quanto concerne l'agricoltura.
Pure inaccettabile ci pare debba essere considerato quanto previsto negli artt. 10, 11 e 14.
Con l'art. 10, ad esempio, il testo unificato della proposta di legge disciplina l'intervento contro l'incendio dei boschi. Tale intervento investe pienamente la materia delle foreste, che è di piena ed integrale competenza della Regione.
Con l'art. 11 si autorizza, invece, l'Azienda di Stato per le foreste demaniali ad acquistare terreni per la formazione di unità ambientali da preservare e da costituire ai fini di riserve naturali, disconoscendo il fatto che le foreste demaniali sono trasferite alle Regioni con la legge finanziaria n. 281 del maggio '70 e che quindi appare logico che le suddette operazioni rientrino nei poteri attribuiti alla Regione.
Con l'art. 14, infine, si prevede che lo stanziamento di 116 miliardi (uno stanziamento assai esiguo, ed in ogni caso del tutto inadeguato ad affrontare nel modo dovuto i problemi della montagna) venga iscritto nel bilancio di previsione del Ministero dell'Agricoltura e Foreste. Il che già di per sé contraddice lo sforzo che pure è fatto, ne do atto, in questa legge per superare la concezione settoriale agricola che aveva caratterizzato la legislazione precedente: a parte ciò - e non si tratta certo di una pura questione nominalistica - si prevede inoltre che il fondo speciale di 70 miliardi per il finanziamento dei piani di sviluppo venga ripartito fra le Regioni da parte del Ministero dell'Agricoltura di concerto con il Ministero del Bilancio e della Programmazione (gli altri 46 miliardi sono invece amministrati direttamente dal Ministero Agricoltura e Foreste).
Come si vede, le Regioni non sono neppure da "sentire". Così dicasi per quanto riguarda il Ministero per l'attuazione delle Regioni, il CIPE e la stessa Commissione interregionale per la programmazione. Anche a questo riguardo mi sembra palese il contrasto con i principi desumibili dall'art.
18 della Legge 281 del '70, per il quale tutte le erogazioni di spesa nelle materie attribuite alla Regione sono riservate a quest'ultima.
Nel merito, molte sono le altre osservazioni negative che si potrebbero fare, così come nel merito non si possono sottovalutare alcuni aspetti positivi ed innovativi. In particolare, a questo riguardo merita positivo apprezzamento il tentativo, peraltro riuscito solo parzialmente, di imboccare una strada diversa da quella tracciata dalle leggi sulla bonifica integrale del 1933, che era stata interamente riaffermata e posta in essere con la vecchia Legge n. 991 del 1952 e recentemente scaduta. Si è così superando la concezione che permaneva in queste due leggi, potuto finalmente abbandonare il vecchio e sbagliato criterio altimetrico per definire il carattere montano del singolo Comune o di parte di esso. Così come si è in parte abbandonato il criterio "agricolo" e settoriale della politica montana, anche se poi ciò risulta in parte contraddetto e compromesso attraverso l'art. 14 relativo alla parte finanziaria.
Si deve, infine, sottolineare tutto il valore positivo della costituzione delle comunità montane, organi di base con poteri promozionali ed operativi, della programmazione economica e dell'assetto territoriale; e le garanzie assicurate alle minoranze nella composizione delle stesse comunità montane.
Ma con altrettanta obiettività non si possono tacere altri aspetti negativi, oltre a quelli già sopra ricordati. In particolare, non si pu tacere la gravità della decisione non solo di mantenere in vita i consorzi di bonifica, enti privati con prerogative di carattere pubblico; ma soprattutto non si può tacere il fatto che, disattendendo lo stesso voto del CNEL del 3 maggio 1968, con l'art. 4 della proposta di legge di cui stiamo discutendo si stabilisce che i consorzi di bonifica entrino a far parte di diritto delle Comunità montane da costituirsi fra i Comuni e le Province ai sensi dell'art. 156 della Legge comunale e provinciale n. 383 del 3 marzo 1934. E la cosa è tanto più grave ed assurda quando si rifletta alle prerogative che sono state molto giustamente ed opportunamente estese alle comunità montane: e cioè alle prerogative afferenti all'elaborazione approvazione ed esecuzione del piano di sviluppo economico e del piano urbanistico territoriale ecc.
Cosa si viene così a stabilire? Si viene a verificare che una categoria di privati cittadini, solo perché possessori di beni ricadenti nel territorio delle Comunità montane, indipendentemente dal fatto che esercitino qualsiasi attività imprenditoriale nello stesso comprensorio che vi abitino o che vi abbiano o meno la residenza, avranno diritto di essere rappresentati negli organi direttivi della comunità, con poteri decisionali in materia di programmazione economica e di pianificazione urbanistica. Tutto ciò, a mio avviso, rappresenta una vera prevaricazione dei poteri degli Enti locali, Comuni e Province, che portano la rappresentanza globale degli interessi delle popolazioni, ed una gravissima discriminazione nei confronti di altre categorie di cittadini - non proprietari o piccoli proprietari -, i quali possono sì far parte dei consorzi di bonifica, ma siccome nei consorzi di bonifica vige il voto plurimo non contano in pratica proprio nulla.
Tutto ciò mentre, ad esempio, gli Enti di sviluppo agricolo non sono neppure menzionati in questa legge, e, stando alla lettera della legge, è dubbio addirittura che domani la Regione, se lo voglia stabilire, possa con sua legge regionale, una volta istituito l'ente di sviluppo, farlo operare in quelle zone o nel quadro di questa legge.
Tralascio altre osservazioni di minor rilievo per una ultima osservazione di carattere procedurale, cioè di metodo politico.
Personalmente, ritengo che non si debba passare sotto silenzio il fatto che Governo e Parlamento abbiano potuto portare a termine un provvedimento che investe in pieno i problemi della programmazione economica, delle sue procedure di attuazione (per quasi la metà del territorio nazionale), e che investe altresì materia e limiti di potestà legislative e di competenze amministrative delle Regioni, previste dagli artt. 117 e 118 della Costituzione, ponendo le Regioni di fronte al fatto compiuto e senza neppure sentire l'esigenza di consultarle.
Colleghi, la mozione che quindi abbiamo sottoscritto e presentato seppure in un modo molto inadeguato ancora e parziale, ritengo possa costituire anche un monito, pacato ma fermo, contro una prassi legislativa che rifiuta di prender atto che le Regioni sono nate ed intendono operare nella pienezza delle prerogative ad esse assegnate dalla Costituzione.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Chiabrando. Ne ha facoltà.



CHIABRANDO Mauro

Il Consigliere Ferraris ha già esposto tutte le valutazioni che avevamo fatto in merito a questo problema. A me non rimane altro che evidenziare due scopi che ci hanno indotto a sottoscrivere questo documento: il primo è di sollecitare l'approvazione di questa legge, che da troppo tempo si trascina in Parlamento, mentre le zone montane da almeno tre anni sono prive di finanziamenti di qualsiasi genere; il secondo è di sottolineare l'esclusione delle Regioni in buona parte degli aspetti del progetto di legge, sicché la Regione risulta emarginata da questo importantissimo compito di avviare a soluzione i problemi delle zone montane. Rinunciando ad elencare gli altri motivi, già indicati dal mio collega Ferraris annuncio l'adesione del mio Gruppo a questa mozione.



PRESIDENTE

A nome della Giunta ha facoltà di parlare l'Assessore Fonio.



FONIO Mario, Assessore alla sistemazione idrogeologica e forestale

Chiedo venia ai Colleghi se sono posto in condizioni di intervenire ad ora così tarda, e di fronte ad un Consiglio esausto. Ritengo tuttavia di doverlo fare per senso di responsabilità nei confronti di una materia che interessa tanta parte della nostra popolazione e di una legge fondamentale per la nostra Regione.
Proprio oggi si è svolto in quest'aula un notevole dibattito in merito al disegno di legge concernente provvedimenti a favore del Mezzogiorno disegno di legge sul quale è stata formulata una relazione di Giunta ed una relazione della I Commissione per arrivare al voto del Consiglio.
Quale Assessore investito di compiti che in gran parte hanno per oggetto la montagna, pensavo che proprio su una legge come quella per lo sviluppo della montagna la Regione Piemonte, possibilmente in coordinamento con altre Regioni, dovesse compiere un esame approfondito del tipo di quello fatto per la legge sul Mezzogiorno per far giungere al Senato le proprie osservazioni e proposte, anche se in questo caso non specificamente richiesto.
Non so se a questo punto può essere ancora valida l'idea di demandare alla Commissione V del Consiglio, contemporaneamente alla Giunta - secondo l'iter ormai in uso - l'esame approfondito del disegno di legge e il compito di formulare una proposta organica di revisione dello stesso, la quale, una volta fatta propria dal Consiglio, possa essere comunicata alla Presidenza del Senato ed alla Presidenza dei Gruppi parlamentari.
Il tempo, in verità, vi sarebbe, molto più abbondante di quello che la I Commissione ha avuto per la legge del Mezzogiorno, dal momento che evidentemente ormai il Senato non potrà affrontare la discussione sul testo già approvato dalla Camera se non dopo le vacanze estive.
Certo è che la mozione in discussione oggi su proposta di rappresentanti di quasi tutti i Gruppi consiliari, anticipa e supera il programma che ho appena illustrato e che avevo intenzione di proporre, e in verità, la mozione anticipa le più importanti osservazioni che sulla legge nascono spontanee e che mi trovano consenziente: fatto salvo sempre ogni ulteriore approfondimento al quale si potrebbe arrivare attraverso un'elaborazione più organica, come ho accennato, e nella quale voglio ancora sperare dal momento che il problema della Montagna per il nostro Paese è importante e grave quasi quanto quello del Mezzogiorno, dal momento che riguarda circa il 50 per cento del territorio nazionale, come ha ricordato il collega Ferraris.
E' un fatto che fino a quando l'Italia è stata un Paese fondamentalmente agricolo, anche la montagna ha partecipato, in buona parte almeno, alla dinamica dello sviluppo del Paese: quando si è trasformato in Paese industriale si è fatto, da parte nostra, in modo che il progresso si avverasse senza la montagna e contro la montagna, e i montanari accettandosi da parte di troppi il luogo comune che la montagna è destinata ad essere la naturale vittima dell'evolversi dei tempi. A questa teoria non intendiamo certo uniformarci.
Dobbiamo riconoscere che la Camera dei Deputati ha già migliorato il progetto di legge originario, comunque non sono state del tutto abbandonate le vecchie piste sulle quali da tanti anni si impostano le leggi. Ne deriva così quella confusione e quella contraddittorietà che la mozione presentata dai colleghi denuncia.
L'impostazione di partenza, attraverso le varie proposte che si sono poi fuse, era quella che scaturiva dal solito concetto che se si costruisce una fitta viabilità di penetrazione e di servizio in montagna, se si portano nei centri abitati attrezzature e servizi indispensabili l'agricoltura e l'allevamento gradualmente e spontaneamente, troveranno grazie ai contributi ed ai vari aiuti statali, nuovi assetti aziendali e cooperativi, tanto più stabili quanto più si incoraggeranno nei centri montani contemporaneamente gli sviluppi turistici, artigianali e di piccole industrie. Sulla base di un'economia montana riconsolidata su questa via anche se basata su una minor popolazione, potrà anche svilupparsi una razionale politica di rimboschimento e di difesa del suolo, corrispondente all'interesse nazionale.
Questa la concezione di vecchio stampo. Per fortuna, la legge è già stata migliorata attraverso l'esame della Camera; tuttavia, restano pienamente valide le riserve che si sollevano nella mozione. In proposito oltre a dichiarare la nostra adesione alla mozione stessa, ritengo necessario sottolineare alcuni problemi sollevati dal disegno di legge, con particolare riguardo alle competenze delle Regioni e la corretta impostazione dei metodi di programmazione territoriale a livello sub regionale.
Andrò in sintesi per punti precisi: 1) Suddivisione delle zone montane. L'individuazione dei territori montani, come la formulazione di piani che li riguardano, non può essere avulsa dal contesto della programmazione regionale, anche per ciò che concerne l'articolazione sub-regionale del piano. Pertanto, i piani per i territori montani devono essere una parte debitamente coordinata e collegata dei piani dell'area ecologica di cui i territori montani fanno parte. Conseguentemente, anche in sede di suddivisione dei territori montani, accettato il disegno di articolazione della Regione in aree ecologiche, non si potrà prescindere da questo.
2) Forma istituzionale dei comprensori montani. Lo Statuto Regionale prevede alcuni strumenti, quali i circondari ed i comprensori (artt. 70 e 71), i quali consentono di realizzare il disegno di articolazione sub regionale della gestione del territorio, secondo le modalità fissate dal Piano Regionale. Tali strumenti vanno considerati come i più validi per raggruppare i comuni di una determinata area ecologica e nell'ambito di questa, ove occorra per le condizioni ambientali, quelli facenti parte dello stesso comprensorio urbano.
Le competenze della Regione nella formazione dei comprensori di comuni non devono - né si vede, d'altro canto, la ragione - essere limitate nella fattispecie delle comunità montane.
3) Problema dei consorzi di bonifica montana. Il piano dei comprensori montani o comunità montane dev'essere, come si è detto, un'articolazione funzionale del più vasto piano di area ecologica, regionale ecc.
A gestire il piano devono essere state chiamate le istituzioni che rappresentano tutti i cittadini senza eccezione, cioè i Comuni riuniti in circondari e comprensori a norma degli artt. 70 e 71 dello Statuto Regionale. I consorzi di bonifica montana costituiti dai proprietari fondiari non hanno la caratteristica di rappresentare tutti i cittadini: rappresentano invece una sommatoria, sia pur vasta, di interessi privati caratteristica questa che contrasta con le finalità pubbliche loro attribuite dalle leggi finora in vigore.
L'esperienza, del resto, dimostra il fallimento dei consorzi di bonifica montana proprio negli intenti pubblicistici conferiti dal Legislatore. Si aderisce, pertanto, pienamente all'istanza di abolirli, o in difetto, che siano le Regioni a definirne specificatamente il ruolo ed i compiti.
4) Difesa idrogeologica. Il discorso sulla difesa idrogeologica va impostato tenendo conto che si tratta di un problema di preminente interesse pubblico, che, per le considerazioni su esposte, non può comunque essere lasciato ai consorzi di bonifica montana, anche ammettendo che la nuova legge ne sancisse la sopravvivenza. In secondo luogo, va garantito che alla Regione ed agli altri Enti locali vengano affidate adeguate competenze in materia.
Proprio questa Giunta ha inserito nel suo programma l'impegno per la Regione piemontese di farsi promotrice di una proposta volta a rivendicare (contro ogni impostazione accentratrice) la partecipazione effettiva delle Regioni nel compito primario ed essenziale della difesa del suolo. Così come abbiamo osservato che i problemi di difesa idrogeologica vanno affrontati in un'ottica che trascende i confini delle aree montane.
L'esperienza mostra infatti che ai fini della difesa idrogeologica occorre giungere ad un intervento strettamente coordinato dalla sorgente alla foce del corso d'acqua. Pertanto, anche l'organizzazione di difesa deve assumere un carattere unitario, considerando l'intero bacino. I nuovi consorzi di difesa dovranno pertanto tener conto di questo fatto, interessando tutti gli Enti locali. Data la complessità del sistema idrografico, si potranno tuttavia effettuare articolazioni dei comprensori, secondo sub-bacini. Tale articolazione dovrà essere però effettuata unicamente secondo criteri di funzionalità, in rapporto alle condizioni ambientali, socio-economiche ed amministrative.
5) Foreste. Il problema forestale riveste preminente importanza ai fini della difesa idrogeologica e dell'equilibrio ecologico. Come tale, esso non può essere limitato ai soli territori montani. L'impostazione dei piani forestali va effettuata tenendo conto dei problemi idrogeologici che riguardano l'intero bacino. Conseguentemente, quando l'intervento forestale riguarda i problemi idrogeologici ed ambientali, l'ambito istituzionale è quello del comprensorio di bacino, che trascende anche geograficamente i limiti delle aree montane, in quanto problemi di rimboschimento - per i fini sopra indicati - possono sorgere anche in aree non classificabili di montagna.
E' evidente che problemi di questa rilevanza vanno affrontati unitariamente in tutte le loro componenti e che per garantire un armonico quadro di interventi è necessario disporre di una base conoscitiva concreta, quale può derivare dalla redazione della "carta della montagna".
Questa deve veramente fornire la rappresentazione del territorio e delle sue caratteristiche, puntualizzare nei vari aspetti tutti i fondamentali fenomeni umani, sociali, economici, paesistici, nonché lo stato delle comunicazioni ed i fenomeni di degradamento del suolo, anche e soprattutto in funzione della loro pericolosità per i territori sottostanti.
Ci sembra, proprio in ragione di tali necessità, che la Regione debba essere più direttamente partecipe nell'ambito della formulazione dei piani ma soprattutto rimane valido il nostro principio di premessa che deve essere la Regione a trovare le strutture più idonee per il raggiungimento di quella collaborazione con gli Enti locali nella quale deve ritrovarsi la più autentica espressione della volontà e degli interessi della gente della montagna attraverso organi che siano validi strumenti operativi nel quadro del decentramento regionale.
Non risulta difficile, infatti, temere confusioni e difficoltà operative se - stando all'impostazione del disegno di legge -, accanto alle Comunità montane dovranno coesistere altri enti, quelli di sempre, vale a dire i Consorzi di bonifica montana, quelli di bonifica integrale, le aziende speciali consorziali, i consorzi di bacino imbrifero, i consorzi forestali ecc.
Da questa affrettata e succinta esposizione penso emerga chiara almeno quella esigenza che avevo esposto dall'inizio, e cioè che proprio da parte nostra, da parte di una Regione come il Piemonte, valga la pena di affrontare in modo più approfondito l'esame di una legge come quella per la montagna, legge che dovrebbe arrivare finalmente e realmente a scuotere le attuali strutture portanti, e che - anche qui concordo con la mozione per dare stabilità ed impulso a tutta l'economia della montagna, deve uscire dalla solita impostazione assistenziale e stanziare finanziamenti veramente adeguati che intervengano su tutta l'area delle attività economiche possibili (agricole, artigianali, industriali, turistiche) utilizzando tutte le risorse disponibili, valorizzando tutto l'ambiente economico e sociale.
Non senza ricordare a tutti - ed a noi stessi - che la montagna non ha più tempo di aspettare, e a prova di continui esodi, i montanari ancor meno.



PRESIDENTE

La discussione essendo chiusa, ha facoltà di parlare chi lo chiede per eventuale dichiarazione di voto. Poiché nessuno chiede di parlare, pongo in votazione la mozione illustrata dal Consigliere Ferraris e discussa or ora dal Consiglio: "Il Consiglio Regionale del Piemonte, esaminato il disegno di Legge n.
1707, approvato dalla Camera dei Deputati nella seduta del 29 aprile 1971 recante "Nuove norme per lo sviluppo della Montagna" ed ora in discussione al Senato considerato che tale disegno di legge, pur rappresentante un sensibile passo avanti in fatto di legislazione per le zone montane non è ancora del tutto adeguato e corrispondente all'attuale realtà, caratterizzata dalla istituzione dell'ordinamento regionale considerato altresì che il medesimo disegno legge, frutto dell'unificazione di diverse proposte presentate nel tempo sull'argomento, recepisce solamente una parte delle istanze formulate dagli Enti locali, dalle associazioni di categoria dalle organizzazioni dei lavoratori e che per contro contiene norme contraddittorie ed assolutamente inaccettabili quali ad esempio: il mantenimento dei Consorzi di bonifica montana, che continuerebbero ancora a ricevere i fondi del Ministero dell'Agricoltura e Foreste e ad essere subordinati ai medesimi, il che contrasta fortemente con il positivo riconoscimento di un potere autonomo alle Comunità montane, quali organi di governo locale e di base per l'elaborazione e la esecuzione in stretto collegamento con la Regione, dei piani zonali di sviluppo economico la limitazione di fatto, dei poteri della Regione e delle Comunità montane nel campo della bonifica che viene attribuita ai suddetti Consorzi la sottrazione di competenza alla Regione nel campo della difesa del suolo, della natura e della regimazione delle acque la parità di rappresentatività conferita agli Enti locali ed ai Consorzi di bonifica nel Consiglio delle Comunità montane la esiguità dei mezzi finanziari previsti, il loro stanziamento nel bilancio del Ministero dell'Agricoltura e Foreste e il mantenimento a questo Ministero di prerogative fino al 1974 per settori che la Costituzione riserva alle Regioni.
Tutto ciò premesso, il Consiglio Regionale pur ravvisando l'estrema urgenza dell'approvazione definitiva della legge e della sua rapida promulgazione ritenendo tuttavia che il Senato possa ancora discutere ed approvare alcuni emendamenti migliorativi, senza ritardare l'iter, sottopone all'esame del Governo e del Senato medesimo le seguenti proposte: 1) limitare le prerogative del Ministero dell'Agricoltura e Foreste per i settori, che in base all'art. 117 della Costituzione sono di stretta competenza della Regione alla fine del 1971, massimo al giugno 1972 e non al 1974 come previsto dal testo unificato del progetto di legge 2) sancire la piena competenza delle Regioni a definire il ruolo ed i compiti dei consorzi di bonifica e degli Enti di Sviluppo Agricolo nell'ambito del territorio montano 3) precisare quali siano le competenze dello Stato in materia di difesa del suolo e in quella della protezione della natura, eliminando l'inciso di cui all'art. 2 del testo unificato della proposta di legge 4) affermare il pieno riconoscimento della prevalente competenza della Regione in tema di incendi boschivi e nella determinazione delle riserve o parchi naturali 5) aumentare gli stanziamenti finanziari previsti dall'attuale testo della legge (116 miliardi per tre anni) ed in particolare la quota prevista a favore delle Comunità montane.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata.


Argomento:

O.d.g. prossima seduta


PRESIDENTE

Il Consiglio Regionale è convocato nel Palazzo delle Segreterie per il giorno 7 luglio p.v. alle ore 10 con il seguente ordine del giorno: 1) Comunicazioni del Presidente 2) Dichiarazioni della Giunta sul progetto di insediamento Lancia nel Biellese.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 21,15)



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