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Dettaglio seduta n.48 del 05/07/71 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VITTORELLI


Argomento: Esercizio delle funzioni amministrative trasferite o delegate dallo Stato alle Regioni - Polizia rurale, urbana e locale

Parere sullo schema di decreto delegato concernente il trasferimento alle Regioni a Statuto ordinario delle funzioni amministrative statali in materia di tranvie e linee automobilistiche di interesse regionale e di navigazione e porti lacuali


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Proseguiamo nello svolgimento del nostro o.d.g. Siamo giunti al terzo punto che reca "Esame del progetto di parere sullo schema di decreto delegato concernente il trasferimento alle Regioni a Statuto ordinario delle funzioni amministrative statali in materia di tranvie e linee automobilistiche di interesse regionale e di navigazione e porti lacuali" (Relatore Bianchi).
Il nostro stralcio di Regolamento non ha precisato con quale procedura debbano essere esaminati i disegni di legge ed i pareri. Solo lo Statuto contiene alcune norme di massima. Desidero pertanto precisare la procedura che ritengo sia utile seguire, almeno in questa fase dell'esame di decreti delegati. Siccome non è possibile distribuire con molto anticipo le relazioni e gli schemi di pareri preparati dalle Commissioni, sia per ragioni di urgenza, sia per la rapida scadenza dei termini, può accadere (come accade per esempio oggi) che i signori Consiglieri non siano in grado di esaminare le relazioni se non nel momento in cui inizia la discussione generale. E' quindi utile - perché la discussione si svolga in modo tale da consentire a tutti i Consiglieri di comprendere i temi dei quali si sta parlando - che, contrariamente alla prassi seguita in Parlamento, il dibattito si svolga in questo modo: il relatore nominato dalla Commissione illustrerà oralmente la propria relazione ed i documenti allegati alla relazione stessa (e cioè schema di relazione e di parere della Giunta risultanze delle consultazioni effettuate dalle Commissioni), in modo da dare al Consiglio un quadro completo delle conclusioni alle quali è pervenuta la Commissione. Sulla relazione orale del relatore, che pu attenersi e non attenersi al testo o allo schema della relazione scritta si apre il dibattito in Consiglio e ciascun Consigliere ha il diritto di esprimere il proprio parere. Si apre cioè la discussione generale. Questa si conclude con l'intervento della Giunta, se lo ritiene opportuno, e con la replica del relatore alle osservazioni che sono state fatte alla sua relazione dagli intervenuti.
Si chiude in tal modo la discussione generale e si passa all'esame del testo sottoposto all'approvazione del Consiglio. Secondo una centenaria prassi parlamentare, il testo è quello emanato dalla Commissione del Consiglio, che può essere identico a quello che è stato proposto dalla Giunta o anche differenziarsene. Gli eventuali emendamenti vanno quindi proposti al testo della Commissione, che è la base sulla quale si svolge la discussione in Consiglio. Sul testo della Commissione può avvenire o una votazione globale, o una votazione per parti separate. Possono essere proposti emendamenti. Non si tratta di un disegno di legge e pertanto non vi è l'obbligo di esaminarlo comma per comma, come si esaminano articolo per articolo i disegni di legge. Ma è evidente che se, su qualche parte dello schema di osservazioni (per attenerci più precisamente alla terminologia proposta dal Governo), dovessero manifestarsi particolari divergenze o discussioni, questa potrebbe essere votata per parti separate e a questa parte controversa potrebbero essere proposte tutte le modifiche che il Consiglio ritenesse di dover proporre. Potrebbe anche essere proposto, da parte della Giunta (qualora il parere della Commissione si differenziasse da quello della Giunta) il ripristino del testo da lei proposto. Ma tutto questo avverrebbe sotto forma di emendamento modificativo del progetto di osservazioni presentato dalla Commissione.
Credo che, in questo modo, potremmo effettuare in maniera abbastanza funzionale e rapida l'esame dei pareri sui decreti delegati.
Faccio presente anche un'altra osservazione: ci troviamo davanti a scadenze imperative, particolarmente in merito a due decreti delegati sui quali la nostra Regione è l'unica a non avere ancora espresso il proprio parere quelli che saranno presi in esame oggi. Analogamente, se si potesse oggi se non domani, si dovrebbe giungere anche all'approvazione del parere sulle leggi relative al Mezzogiorno, perché anche in questo campo il Senato non ha aspettato il Consiglio Regionale del Piemonte e ha proceduto con i propri lavori. Corriamo infatti il rischio di far pervenire al Senato il nostro parere quando la legge sul Mezzogiorno sarà già legge della Repubblica. Il nostro sarebbe quindi un parere critico, storico, - e ci sarebbe grave, per una Regione come la nostra, che non può disinteressarsi della programmazione del Mezzogiorno e della disincentivazione - il quale sarebbe completamente disatteso, per non essere stato espresso tempestivamente dall'organo autorizzato ad esprimerlo.
In conclusione, per l'esame del terzo punto all'o.d.g., darei ora la parola al collega Bianchi (pregando subito il Consiglio di scusare il collega Bianchi, che è stato avvertito da me di questa procedura soltanto questa mattina, e che tuttavia ha avuto la benevolenza di accettarla e di presentare la relazione orale che gli ho chiesto di presentare), allo scopo di porre il Consiglio in grado di discutere su una impostazione concreta già elaborata dal relatore a nome della Commissione, la quale consentirà di rendere più comprensibili i termini della discussione.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


CARAZZONI Nino

Vorrei fare una dichiarazione preliminare all'apertura di discussione sul terzo punto all'o.d.g. da lei or ora annunciata.
Abbiamo ascoltato stamattina, colleghi Consiglieri, le dichiarazioni rese dal Presidente del Consiglio e subito dopo le dichiarazioni del Presidente della Giunta. Soprattutto abbiamo ben presenti le altre dichiarazioni esplosive e dirompenti che sono state comunicate dallo stesso Presidente della Giunta alla stampa. Orbene, a fronte di queste dichiarazioni e delle situazioni che le medesime sono venute a determinare a noi sembra una procedura per lo meno anomala quella di proseguire così nella discussione dell'ordine del giorno. Infatti ci troviamo con un Presidente della Giunta che non si ritiene più tale, per sua stessa comunicazione, in tanto in quanto pubblicamente ha anticipato le sue dimissioni; ci troviamo con una Giunta che a seguito delle dichiarazioni rese dal dott. Calleri è praticamente decaduta; ci troviamo infine con una maggioranza che, sempre alla luce di queste dichiarazioni, è scollata e divisa. Soprattutto - e questo ci sembra essere l'aspetto più delicato e grave - ci troviamo con un Ufficio di Presidenza che, ancora questa mattina, in una riconfermata dichiarazione del dott. Calleri, sarebbe stato eletto (non è questo l'avviso nostro e l'ha chiarito il nostro Capogruppo) a seguito di una delibera viziata di illegittimità.
Noi non siamo presenti in questo Ufficio di Presidenza e quindi, pur con il massimo rispetto per i suoi componenti, noi non ci sentiamo n rappresentati né garantiti politicamente da questo Ufficio di Presidenza ci pare comunque indelicato che ci sia un prosieguo di discussione con un Ufficio di Presidenza che nel giudizio riconfermato stamane dal Presidente della Giunta potrebbe essere in una posizione di illegittimità.
Per tutte queste ragioni noi pensiamo che sia per lo meno anomalo, come dicevamo, proseguire nell'esame dell'o.d.g. seguendo la discussione sui diversi argomenti elencati e andando avanti sino a quando? Si dice sino al raggiungimento del punto 6) dell'o.d.g., allorquando, piacendo al dott.
Calleri e consenzienti tutti gli altri gruppi, ascolteremo finalmente la comunicazione ufficiale dell'apertura della crisi. Noi più volte in quest'aula abbiamo sentito da altre parti, non dalla nostra per la verità esprimere moti di impazienza nei confronti di atteggiamenti personali assunti dal dott. Calleri. Ci sembra strano che in questa circostanza tutti siano d'accordo nell'aspettare che la comunicazione delle dimissioni venga fatta, come si diceva prima, allorquando piacerà al dott. Calleri. Ma qui siamo ormai di fronte a una situazione di crisi che non si può nascondere che non si può contestare, che non si può neppure rinviare adducendo i motivi che lei, signor Presidente ricordava poco fa, e cioè la necessità di arrivare sollecitamente all'esame di almeno due decreti delegati.
Per queste ragioni noi riteniamo essere più corretto non partecipare a questa discussione: noi ritorneremo ai nostri posti, ci riassumeremo in pieno la nostra responsabilità allorquando il Consiglio Regionale giungerà finalmente ad affrontare quello che è il problema di fondo di queste ore e di questi momenti, il problema cioè della divisione, dello scollamento della maggioranza, cioè dello scadimento della formula di centro sinistra ossia della frattura profonda di rapporti tra D.C. e Partito Socialista.



PRESIDENTE

Consigliere Carazzoni e colleghi del M.S.I., vorrei fare due precisazioni ed un'esortazione: non mi è pervenuta nessuna lettera di dimissioni dal Presidente della Giunta. Perciò, per quanto rispetto io abbia per ciò che leggo sui giornali (e ne ho particolare rispetto essendo questo anche il mio mestiere), le dichiarazioni fatte fuori da quest'aula anche se non illegittime, non sono impegnative e vincolanti per quel che riguarda le conseguenze da trarne formalmente in quest'aula. Posso associarmi al vostro rammarico che ciò non sia accaduto in quest'aula, ma finché non accade e finché non è provocato con i mezzi procedurali che sono messi a disposizione del Consiglio Regionale, non possiamo trarre da un atto che non è avvenuto conseguenze che scaturiscono soltanto dall'accadimento di quest'atto, anche se è consentito, naturalmente, il giudizio politico che può essere espresso dalle varie parti circa il mancato accadimento di atti che si annunciano all'esterno e che non si compiono all'interno.
Vorrei fare rilevare, d'altra parte, che per quanto sia importante una Giunta, vi sono adempimenti di carattere costituzionale che incombono al Consiglio Regionale ed al solo Consiglio Regionale. La voce della Regione Piemonte non si può spegnere per le divergenza tra i partiti, quali che siano questi partiti. Per questa ragione, questa voce deve continuare ad esprimersi e, come ella sa (anzi forse non lo sa perché alla riunione dei Capigruppo di questa mattina partecipava il suo collega Curci), è stato ritenuto da tutte le parti, compreso il Presidente della Giunta, che, anche in caso di crisi di Giunta, il Consiglio debba far fronte ai propri adempimenti costituzionali, quali quelli del rispetto dei termini imposti per legge all'invio dei propri pareri, esattamente come le Camere sono costrette a votare i bilanci quando questi non siano stati approvati tempestivamente, nel caso in cui un governo sia dimissionario, vigendo anche in Parlamento la stessa norma che vige nella nostra Regione attraverso il nostro Statuto, che, quando una Giunta sia dimissionaria tutti gli atti politici del Consiglio vengano sospesi per consentire in primo luogo la soluzione della crisi di Giunta.
Siamo quindi rimasti intesi fra i Gruppi - e colgo l'occasione per darne l'annuncio in questo modo al Consiglio - che, qualora dovesse esservi una crisi di Giunta (che io auspico sempre sia evitabile, perché non è nell'interesse della nostra Regione, che non ha ancora cominciato a funzionare, o che ha funzionato poco, di pagarsi il lusso di crisi ministeriali una volta ogni sei mesi, quando non siano ancora ricorsi gli atti politici nel quadro della Regione che possano giustificare contrasti tali da provocare crisi ricorrenti di questa natura), dobbiamo evitare il peggio e, come Consiglio Regionale, dobbiamo mantenere fede ai nostri impegni costituzionali quali quelli, specialmente quelli più ritardati, di esprimere il nostro parere su qualche cosa che è essenziale per la nostra Regione e che è il conferimento, contenuto nei decreti delegati, delle funzioni amministrative previste dall'art. 117.
La mia esortazione - e so benissimo che il vostro Gruppo non è addivenuto all'idea di non partecipare al resto di questi lavori attraverso un capriccio - è di ripensare a questa vostra decisione e di non negare anche il contributo del vostro Gruppo alla elaborazione dei pareri che dovranno essere approvati dal Consiglio, in quanto ritengo sia utile che una volta espresso il vostro parere e la vostra protesta, non neghiate (adducendo il mutamento di opinione, se è il caso, all'esortazione che dal Presidente del Consiglio è venuta a voi come a tutti i Gruppi) di dare il massimo contributo possibile all'adempimento degli impegni costituzionali della Regione Piemonte.



CURCI Domenico

Posso replicare?



PRESIDENTE

Ne ha facoltà.



CURCI Domenico

Signor Presidente, la nostra decisione testé annunciata, non inficia quanto è stato deciso stamane dalla maggioranza dei Capigruppo. Nella conferenza dei Capigruppo io avevo chiesto di procedere all'inversione dell'o.d.g., cioè di anticipare il punto 6 e posporre il punto 3. Questa mia richiesta non è stata accolta dagli altri colleghi. Pertanto riteniamo di non poter partecipare alla discussione che avrà ora inizio in merito ai decreti delegati, in quanto tale procedura, come ha dichiarato poco fa il collega Carazzoni, ci sembra veramente anomala alla luce di quanto è successo.


Argomento: Esercizio delle funzioni amministrative trasferite o delegate dallo Stato alle Regioni - Polizia rurale, urbana e locale

Parere sullo schema di decreto delegato concernente il trasferimento alle Regioni a Statuto ordinario delle funzioni amministrative statali in materia di tranvie e linee automobilistiche di interesse regionale e di navigazione e porti lacuali (seguito della discussione)


PRESIDENTE

Ne prendo atto con rammarico e do la parola al Consigliere Bianchi per la relazione sul terzo punto all'o.d.g.
Ha facoltà di parlare.



BIANCHI Adriano, relatore

Signor Presidente, cari Colleghi, temo non mi sarà facile riassumere ed illustrare una relazione che, quale che sia il giudizio che vorrete portare su di essa, è piuttosto sintetica e densa ancorché non breve, ma non di poco momento era l'argomento che veniva affrontato e l'occasione in cui veniva in discussione.
La Commissione si è trovata di fronte, nel lavoro iniziale, al modo di ordinare i propri lavori e lo ha fatto nominando subito un relatore che ha redatto delle note introduttive con le quali si è sforzato di interpretare le prime manifestazioni del pensiero dei commissari, in ordine all'impostazione generale da dare ai lavori. Ha affrontato la questione della partecipazione, degli inviti da rivolgere e delle modalità con cui affrontare il dialogo con le forze sociali, gli organismi sindacali, gli organismi di categoria, gli Enti locali.
La Commissione, nel corso del suo intenso lavoro, si è trovata d'accordo che non si potesse limitare la sua attenzione all'aspetto meramente tecnico, giuridico e costituzionale di questo decreto. A questo proposito mi rifarò ogni tanto al testo là dove ci sono delle definizioni e dei tentativi di definizione che non vale la pena di scolorire ulteriormente con l'esposizione orale. La Commissione ha ritenuto poi che si dovesse passare a delle valutazioni più ampie di carattere politico sociale ed economico, per conoscere e valutare la realtà in cui si muovono i problemi che riguardano il settore dei trasporti e inquadrare rispetto a questa realtà, che è davanti ai nostri occhi, quale significato possa assumere uno strumento quale quello che ci è offerto col decreto di delega delle funzioni in materia di trasporti.
La Commissione ha subito concluso che alla Regione dovevano necessariamente, di fronte a questa realtà, essere riconosciute delle possibilità di intervento sull'intero sistema dei trasporti oltre che sulle vie di comunicazione e questo in connessione con le sue competenze in materia di piani di sviluppo economico e di assetto urbanistico territoriale. Ha anche convenuto che nel momento stesso in cui si fosse applicata a studiare in concreto questo decreto e a formulare delle proposte precise in ordine allo stesso, non doveva sfuggire a nessuno e non doveva essere tralasciata l'occasione di precisare che essa, come proposta da farsi al Consiglio, non rinunciava affatto ad indicare tutta la serie di altri interventi e di iniziative necessari a collegare la complessità della realtà con l'efficienza e l'organicità dei poteri da attribuire alla Regione.
La Commissione, che è partita lavorando su uno dei documenti principali e sul lavoro che la Giunta aveva già fatto con le sue proposte osservazioni ed emendamenti al decreto ministeriale, ha riconosciuto che già la Giunta, implicitamente quanto meno, aveva posto come premessa ai propri lavori quelle stesse considerazioni generali che vi ho brevemente esposto. Il lavoro si è inoltre svolto in presenza costante dell'Assessore ai trasporti che ha operato sia per rendere chiaro e motivato ulteriormente l'apporto e il documento della Giunta, sia per valutare e adottare e recepire le indicazioni e le valutazioni che la Commissione andava facendo.
In sostanza la conclusione è stata: che i trasporti vanno visti e concepiti come la principale delle grandi infrastrutture, come strumenti per organizzare il territorio ed un sistema socio-economico; che la Regione deve disporre di tutti gli strumenti che le consentano dì organizzare il suo sistema socio-economico in forma territorialmente definita; che la Regione in funzione delle sue competenze in materia urbanistica, in materia di programmazione economica, in funzione della sua competenza primaria in materia di formulazione del piano e della sua competenza integrativa e collaborativa ai fini della formulazione del piano nazionale, non poteva considerare il sistema dei trasporti come un quid a sé stante, ma come una delle variabili su cui operare per conseguire un determinato assetto di relazioni economiche, sociali e di organizzazione del territorio.
Partendo da queste premesse ne è conseguito che la competenza regionale in materia di trasporti non può essere definita secondo una specificazione dei mezzi-tranvie, filovie, autobus o altro, o delle sedi in cui si realizza, ma secondo la funzione del trasporto che abbraccia tutti i possibili sistemi attuali e quelli che la tecnologia potrà in futuro escogitare. In secondo luogo la Commissione ha riconosciuto, alla luce di queste valutazioni e di questi principi, che per quanto ampia sia la competenza che le possa essere attribuita, secondo l'interpretazione più lata della Costituzione, secondo l'adozione di tutti gli altri strumenti che verremo ad esaminare tra poco, si propone l'esigenza assoluta di uno strumento essenziale di coordinamento tra lo Stato e la Regione per la formulazione dei programmi, dei piani e della loro realizzazione in materia di grandi infrastrutture di trasporto, dei grandi trasporti, dalle Ferrovie fino alle linee aeree, per l'influenza che questi mezzi di trasporto hanno nella determinazione delle situazioni territoriali, sociali ed economiche in una Regione.
Fatte queste considerazioni, inquadrato in questo modo il problema, la Commissione si è collocata nei confronti dello schema di decreto delegato facendo alcune considerazioni che ritengo debbano essere richiamate qui per quanto possano essere ritrovate più puntualmente nella relazione scritta e cioè che la procedura adottata, l'aver fatto ricorso a questi singoli decreti delegati in modo non completo, frammentario, Ministero per Ministero, competenze limitate per competenze limitate, non è molto promettente perché minaccia di anticipare soluzioni che possiamo attenderci solo dalle leggi quadro, minaccia di condizionare lo stesso contenuto delle leggi quadro, minaccia di sollecitare richieste, domande di interventi regionali facendo ritenere all'opinione pubblica che esistano delle competenze e capacità che poi non esistono, determinando delle insofferenze e degli atteggiamenti di critica e di contestazione che colpirebbero in questo caso non solo l'istituzione Regione, ma le istituzioni nel loro complesso.
Ha poi ovviamente rilevato con la Giunta e con quanti hanno affrontato questo problema, che l'interpretazione dell'art. 117 al quale ha fatto riferimento per la delega delle funzioni amministrative in materia di trasporti è un'interpretazione notevolmente restrittiva e questo fatto, ha notato, è estremamente pericoloso perché non si tratta solo di delega di funzioni amministrative, ma attraverso questa delega di identificazione più esatta delle materie sulle quali la Regione avrà competenza legislativa.
Questo è il punto centrale dolente ed importante dell'esame compiuto.
La più ampia interpretazione evolutiva sulla base del mutamento storico dell'evoluzione dei mezzi, degli strumenti, delle tecniche in questa materia comunque è tale da non poter attribuire alla Regione i poteri sufficienti ad affrontare quelle situazioni e quelle responsabilità cui abbiamo fatto cenno poc'anzi. Si è vista quindi subito l'esigenza da indicare qui: una specie di formulazione di programma d'azione legislativo costituzionale ai fini di conseguire, in un arco tutto armonico, il complesso di competenze e di poteri che consentono di affrontare le responsabilità che derivano dalla configurazione dell'autonomia regionale.
E qui le sollecitazioni al ricorso alla delega delle funzioni amministrative previste dall'art. 118 della Costituzione. E poi ancora l'esame delle divergenze che possono sorgere dalla situazione di mancata armonizzazione di queste funzioni amministrative che vengono delegate ai due effetti dell'art. 117 e dell'art. 118 rivela e reclama l'urgenza assoluta del ricorso alla legge quadro. Guai se si pensasse che si procede intanto alla delega attraverso questi decreti, rinviando a tempi lontani e migliori le leggi quadro. L'adozione anche di questo strumento accentua accelera l'esigenza che si faccia ricorso alle leggi quadro.
Ed ancora, tutto questo complesso di interventi non può essere ritenuto forse al limite sufficiente, ma anche qui con assoluta correttezza e senza bisogno di ricorso a stravolgimenti eccezionali, ancora da adottare, da utilizzare l'ulteriore strumento, quello di leggi costituzionali per l'attribuzione di materie diverse che completino il quadro organico delle competenze regionali a' sensi dell'art. 117 della Costituzione, primo comma ultima parte. Questa complessità e l'apparente - sotto certi profili inadeguatezza del decreto se non visto come primo momento di un quadro, di un iter di questo genere, ha fatto sollevare in Commissione e in sede di consultazione il problema su cui ci si è soffermati per qualche momento se valesse la pena di accettare la logica del decreto o se valesse la pena di rifiutarlo. Di questa alternativa si sono fatti portatori principalmente i commissari espressi dai Gruppi di opposizione per poi abbandonarla per senso costruttivo e realistico. Ma il solo fatto che questa ipotesi venisse enunciata, getta una luce qualificante, di sottolineatura dell'impostazione che il Consiglio Regionale, secondo il parere della Commissione dovrebbe perseguire per giungere ad un risultato armonico.
Questa è la conclusione di carattere generale cui la Commissione è pervenuta; che ci si dedichi a rendere quanto più aderente, completo perfetto, costituzionalmente corretto il decreto delegato, ma che il Consiglio e la Giunta cui la Commissione sottopone senza alcuna presunzione il proprio parere, operino per avere presente in tutta questa materia il quadro al quale riferire l'attività degli organi regionali.
La consultazione è stata estremamente interessante. La Commissione intanto si è preoccupata di identificare gli interlocutori più efficaci e possibilmente validi in relazione anche alla ristrettezza del tempo e alla complessità della materia. Leggerete, più che non sentiate, i risultati molto sinteticamente espressi di queste consultazioni che hanno avuto un interesse estremo per i commissari perché hanno fatto balzare in evidenza al di là delle cifre, al di là delle indicazioni che la pubblicistica ogni giorno ci porta in ordine ai problemi scottanti di questo settore, tutta la realtà umana, tutte le conseguenze sociali, culturali che possono derivare da una non ben coordinata ma distorta politica in questo settore che è apparso tanto determinante. Non vorremo certo commettere l'errore di ottica di ritenere che perché ci siamo applicati noi a questo settore dei trasporti tutto va visto attraverso il trasporto. E' certo che l'importanza decisiva di questo settore, sottolineato dagli interlocutori, è molto superiore a quanto l'opinione corrente ritenga.
In ordine alle modalità della consultazione, è sembrato che qualche volta (poi sono venute le correzioni, si impara camminando, si impara a nuotare nuotando) prevalesse la tentazione di stabilire non solo il necessario dialogo, ma quasi un confronto tra la Commissione e i consultandi, qualche volta è potuta apparire la tentazione e il rischio che si avesse quasi più interesse a far conoscere la nostra opinione ai consultati che non di sentire la loro e registrarla, ma è stato solo un momento ed una tentazione che abbiamo sottolineato cordialmente, senza appunti reciproci, tra i commissari, come un momento di esperienza da rendere più penetrante, più viva e più efficace. E l'altra tentazione, è quella che riguarda i consultati, i quali, investiti della globalità di un problema, senza le necessarie puntualizzazioni, che richiamassero in modo specifico l'attenzione dei consultandi sulle esigenze che la Commissione avesse, erano indotti ad allargare il discorso al di là, non solo del decreto (e abbiamo già detto noi per quali motivi abbiamo allargato il discorso e credo con una certa coerenza logica impostato in un certo modo) non solo alla presentazione delle realtà sociali ed economiche che riguardano o che hanno attinenza con l'argomento, ma anche all'impostazione di programmi politici amministrativi di carattere generale che riguardano il settore.
Sono balzati in evidenza assoluta i problemi della congestione urbana con i suoi enormi sprechi di risorse umane e civili, il problema colossale della pendolarità dei lavoratori come fenomeno di massa, tanto più assurda e inaccettabile in tanti suoi aspetti quanto meno inevitabile nelle sue complicazioni, le sue gravi distorsioni che contraddicono ai concetti stessi di razionalità e di efficienza che dovrebbero presiedere ad uno sviluppo economico determinato sotto l'insegna della tecnologia. Abbiamo così visto, più che appreso, nella sua concretezza, il problema della pendolarità dell'interno verso l'esterno, il problema delle nuove dislocazioni di attività come quelle artigiane, la moltiplicazione dei flussi di traffico che balzano in evidenza a seguito dell'artificiosità di impostazioni, le conseguenze moltiplicate, enormi, aberranti che derivano da insediamenti che prescindono totalmente dalla considerazione delle conseguenze in termini non solo di trasporti ma economiche, di costi e umane che ne derivano.
In particolare i nostri interlocutori hanno richiamato la nostra attenzione sull'esigenza assoluta, al di là della rivendicazione di carattere generale, sull'opportunità dell'organicità e di poteri completi complessi, armonizzati, capaci di incidere sul settore, la necessità del coordinamento tra le competenze regionali, fra le possibilità di iniziative, le funzioni regionali e quelle di carattere statale. Non ignora nessuno come gran parte del trasporto che riguarda i pendolari avvenga sulle sedi ferroviarie delle grandi linee, in concorrenza o in commistione con queste; le conseguenze degli insediamenti di aeroporti, degli insediamenti di scali ferroviari, sull'urbanistica, sugli insediamenti ulteriori e futuri della città: le conseguenze sconvolgenti di tutto questo. Quindi l'esigenza assoluta del coordinamento e attraverso un qualificato intervento dell'Ires si è cercato, proprio per la difficoltà che si ha di contare a tempi brevi su un quadro di riforma giuridico costituzionale soddisfacente, di utilizzare lo strumento esistente, ma volto ad altre finalità per il coordinamento a livello regionale dell'attività di trasporto. Lunghe ed interessanti discussioni, sia d'ordine generale sulla funzione, sia d'ordine particolare sulla portata della legge che la regolano, hanno riguardato le metropolitane e quella che in particolare interessa l'area, il comprensorio torinese. Si è intanto sollevata la preoccupazione che, riconoscendosi alla Regione le competenze che ha in materia di metropolitana, non si rischiasse di fare una marcia indietro rispetto al decentramento che la legge del '69 n. 1042 dispone attribuendo competenze ai comuni, ai consorzi di comuni e ai comprensori rischiando di accentrare quanto già decentrato. Ma queste preoccupazioni hanno trovato risposte molto esaurienti perché la Regione già prevede attraverso il suo Statuto di agire a mezzo di deleghe; perché la materia è di così fondamentale importanza nell'economia dei trasporti e in quella generale della regione da non poter essere riservata ad una visione necessariamente di ambito più limitato; si diceva: ma queste metropolitane trovano la loro fonte di finanziamento nella legge dello Stato, nel piano nazionale e così via, ma sembra che di fronte a una volontà politica chiara e coerente questo non sia un problema di tanto momento perché sovviene a risolverlo l'art. 119 della Costituzione.
In ordine ancora ai trasferimenti pendolari è stato sottolineato come abbiano assunto un carattere intercomunale e interprovinciale, come si sia andata dilatando una pendolarità all'inverso di lavoratori che lasciano Torino verso la periferia per andarvi a lavorare e l'accentuazione enorme dei costi umani e sociali che derivano da questa situazione. Di qui ancora l'esigenza di un intervento ispirato all'unità di disegno che riguardi tutte le componenti del trasporto.
Gli Enti locali hanno fatto pervenire le loro osservazioni scritte; ma la ristrettezza del tempo, il tecnicismo della materia, la complessità dei problemi non ha consentito a molti di essi di fare un lavoro completo. Le indicazioni pervenute sono però univoche: identificazione dell'esigenza di unificazione e di organizzazione attorno ai poteri regionali di capacità di riordino nel settore. Un particolare problema è stato toccato con ricchezza di documentazione e di impegno dal Comune di Acqui e riguarda le idrovie le quali rientrano nel concetto delle comunicazioni interne e quindi della navigazione interna che, sia nello schema della Giunta Regionale, sia nelle indicazioni delle Commissioni, viene reclamata alla competenza regionale.
Per quanto riguarda le idrovie, che hanno dato luogo spesso a sorrisi scettici non giustificati, è da ritenere che, proprio m relazione agli sviluppi macroscopici e distruttivi che il traffico è andato assumendo possano assumere un ruolo importante e decisivo di fronte al quale i costi preventivati non sembrano più così proibitivi e lontani dalle possibilità da non poter essere affrontati. Poiché il problema delle idrovie riguarda solo alcune Regioni del nord Italia ed in particolare la Regione piemontese, si è constatato un disinteresse e un'indifferenza un'incapacità di percepire esattamente il valore e la portata di questi strumenti da parte dell'autorità centrale, e anche questa opportunità chiamiamola politica, che la competenza regionale si possa dispiegare su questa materia.
Si è poi avuta anche qualche posizione di dissenso in ordine all'impostazione generale, con preoccupazioni meramente giuridiche e di interpretazione letterale della Costituzione da parte dell'associazione dei trasportatori in concessione (ANAC) la quale non ha affrontato i problemi socio-economici cui abbiamo fatto riferimento, ma si è solo attenuta a considerazioni di carattere giuridico in ordine ai rischi costituzionali derivanti da interpretazioni che fossero un po' troppo estensive.
Infine, le Camere di Commercio sono venute, con straordinaria cordialità ed attenzione nei confronti delle Regioni, dichiarandosi per il coordinamento delle attività amministrative a livello regionale e con l'indicazione che su questo problema le Camere di Commercio hanno disposto e stanno completando (sta per uscire alle stampe) uno studio che sembra avere vasti propositi ed ambizioni, perché affidato, con dovizia di mezzi a una serie di specialisti e di tecnici e con la dichiarazione conseguente della disponibilità a mettere al servizio della Regione risultati.
Le osservazioni che nella relazione a pag. 18 seguono sullo schema di decreto delegato, riflettono in modo preciso, concreto e specifico le valutazioni di cui ho cercato di darvi conto in questo tentativo di sintesi. Al riguardo penso di non dovervi tediare riprendendo e ripetendo qui gli stessi concetti. Faccio solo rilevare che quanto al criterio di interesse regionale la Commissione ha ritenuto di sottolineare, nelle osservazioni di carattere generale, che il concetto di prevalenza dovrebbe correggere il concetto dell'interesse limitato prettamente all'ambito regionale, sì da considerare i confini regionali come delle barriere. Del resto in tutta la fase preparatoria e costitutiva dell'Ente Regione il problema dei rapporti interregionali e della loro fluidità e naturalezza è stato affrontato e largamente condiviso.
Particolari sottolineature meritano: il problema della rivendicazione della competenza in materia di navigazione interna di ogni tipo, fluviale mediante idrovie e canali. Le preoccupazioni che la Regione ha in ordine alle prospettive e alle modalità di trasferimento del personale degli uffici riguardanti i servizi e le materie di competenza regionale che secondo l'impostazione del decreto (e credo non solo di quello che è stato oggetto dell'attenzione di questa Commissione) sono state indicate.
In ordine ai singoli articoli - e mi avvio rapidamente alla conclusione la Commissione.



BERTI Antonio

Rifaremo la discussione tra i membri della Commissione.



BIANCHI Adriano, relatore

Capisco benissimo che non avendo il testo non è piacevole l'ascoltare ma adempiamo a questa funzione con tutta l'efficacia che ci è consentita.
In ordine al primo articolo la Commissione ha ritenuto che se ne dovesse rifondere interamente il contenuto perché c'è un'evidente contraddittorietà o disparità di disciplina tra quanto previsto dal primo e quanto previsto dal secondo comma. Il secondo comma non è esattamente coordinato col primo, non è esplicativo rispetto alla dichiarazione di massima dal primo contenuta e alla enunciazione esplicativa e numerativa che viene nel secondo comma. Nel primo articolo si afferma una cosa e nel secondo se ne afferma sostanzialmente un'altra con l'effetto, al momento delle interpretazioni di conflitti con delle conseguenze serie e gravi. Mi rimetto alle indicazioni più precise del testo, basta dirvi qui le preoccupazioni che abbiamo avuto.
L'art. 2 reca un'indicazione della funzione trasferita "navigazione lacuale" che è palesemente limitativa nei confronti del disposto costituzionale.
Anche per facilitare il lavoro delle stenografe, affermo che le dichiarazioni che vado facendo rispetto agli altri articoli, costituiscono proposta del relatore di osservazione in testa a ciascuno di questi articoli: per il primo c'è già il testo stampato che è stato distribuito per alcuni altri mi è sembrato che valesse la pena di aggiungere qualche parola di esplicazione che non altera né modifica nulla di quanto si è detto e scritto. Allora ripeto per le stenografe, come osservazione all'art. 2, l'art. 2 reca un'indicazione della funzione trasferita "navigazione lacuale" che è palesemente limitativa nei confronti del disposto costituzionale.
Osservazioni all'art. 3. L'art. 3 deve essere modificato e coordinato in relazione alla versione proposta dei primi due fondamentali articoli con l'inclusione delle competenze, in materia di sicurezza e di vigilanza tecnica, che non si vede come possano essere utilmente sottratte alla Regione, con duplicazione di uffici e di competenze. E così non trova motivazione convincente la riserva riguardante le norme sui collegi dei revisori per cui si propone la soppressione completa del comma già modificato dalla Giunta.
Per l'art. 4 si propone oltre alla modificazione richiesta dalla coerenza con i precedenti articoli, la soppressione del secondo comma riassunto e forse più esattamente collocato con l'inciso "decentrate dalle norme vigenti".
Nulla da dire sull'art. 5.
Nell'art. 6, invece, oltre alla riserva allo Stato delle attribuzioni in materia di pubblica sicurezza, la dizione "nonché nelle altre materie" comporta una specificazione perché è del tutto generica e vaga e tale da comportare incertezze future ed equivoci, da eliminarsi in un testo di legge. Il testo dell'articolo resta quindi solo materialmente invariato, a significare che non si contesta possano sussistere le altre materie, ma esprimendo l'assoluta esigenza che la norma contenga gli elementi per una loro sicura ed obiettiva identificazione.
Per l'art. 7 le modifiche suggerite sono richieste sia da ragioni di chiarezza del testo, non intendendosi cosa siano e a chi siano riferite le "altre attività", sia per l'esigenza di definire le modalità e le responsabilità nell'intervento del Governo, attraverso le quali l'indirizzo e il coordinamento si realizzano.
Vale la pena ancora di richiamare il testo governativo che è veramente sorprendente per l'oscurità non solo di significato, ma per l'oscurità letteraria nella sua stesura. Dice l'art. 7: "La funzione di indirizzo e di coordinamento delle attività amministrative delle Regioni a Statuto ordinario che attengono ad esigenze di carattere unitario, anche con riferimento agli obiettivi del programma economico nazionale ed agli impegni derivanti dagli obblighi internazionali, spetta allo Stato e viene esercitata mediante deliberazioni collegiali di governo oppure altre attività sotto la direzione del Presidente del Consiglio dei Ministri e sotto la sua responsabilità oltre che dei Ministri competenti".
Il testo che si propone è almeno intelligibile, anche se non da tutti esattamente condiviso, nel suo significato. "La funzione di indirizzo ecc.
spetta allo Stato e viene esercitata mediante deliberazioni collegiali di governo, oppure mediante altre deliberazioni assunte con la responsabilità del Presidente del Consiglio e dei Ministri competenti. Gli organi statali ecc.". Devo dare atto che in ordine a questo articolo e proprio per il suo carattere tormentato e quindi per le preoccupazioni che può far sorgere sono state sollevate riserve dai commissari dell'opposizione di sinistra.
La sostanza dell'art. 8 è fortemente limitativa dell'organicità della competenza regionale; la stessa terminologia usata "definizione dei procedimenti amministrativi" lascia largo spazio all'incertezza interpretativa.
Se ne propone la riformulazione prevedendo che, anche nel caso esaminato, la competenza relativa è attribuita alle Regioni dalla data del trasferimento delle funzioni.
Per l'art. 9 si ritiene necessario e conforme al ruolo della Regione che venga sancito l'impegno per il Governo a definire le modalità per il trasferimento del personale, d'intesa con le Regioni interessate.
Per l'art. 10 valgono le osservazioni svolte per l'art. 3 e vale la riserva sollevata dai commissari del Partito Comunista; in ordine all'art.
10 la Commissione null'altro ha da sollevare se non che si associa anche alla soppressione dell'art. 13 essendo la norma pleonastica, ovvia ed equivoca.
Questo è il risultato del lavoro della Commissione e concludo riaffermando che è stato particolarmente oneroso, ma è servito anche a dare l'avvio ad una tecnica, a collaudare una metodologia di confronto e di attività che credo possa fare bene sperare per i successivi lavori del Consiglio Regionale e delle sue Commissioni.



PRESIDENTE

La ringrazio molto Consigliere Bianchi.
Per l'economia dei nostri lavori, vorrei avere da lei, nella sua veste di relatore, un chiarimento che serva poi anche a stabilire su che cosa il Consiglio sarà chiamato a deliberare. Il Consiglio evidentemente delibera le osservazioni che sono state richieste dal Governo e tutti gli allegati che la Commissione desidera sottoporre all'approvazione del Consiglio e che diventeranno parte integrante delle osservazioni stesse.
Vedo qui che, nello schema di osservazioni presentato dalla Commissione al Consiglio, il primo capoverso dichiara: "La Commissione fa proprie le specifiche considerazioni della Giunta che integra secondo gli apporti ricevuti e le linee indicate nella parte generale". Questo primo capoverso fa ritenere che la Commissione proponga l'approvazione delle osservazioni della Giunta, con le integrazioni contenute in questo testo della Commissione. E fin qui va ancora bene. Però ad un certo punto, ci sono gli emendamenti agli articoli dello schema di decreto delegato proposti dalla Giunta ed emendamenti proposti dalla Commissione, più allo spirito, che non alla sostanza e alla forma degli articoli stessi della legge. Occorrerà che ad un certo punto la Commissione ci dica quali testi sottopone all'approvazione del Consiglio, perché non possiamo mandare al Governo, una volta che avremo deliberato, proposte diverse di emendamenti agli stessi articoli.
Se lei volesse chiarirci lo spirito nel quale la Commissione fa le proprie proposte, c'è qui anche l'assessore Gandolfi e probabilmente riusciremo con pochi minuti di discussione ad avere questo chiarimento in modo che la discussione potrà avvenire sapendo a quale conclusione deve giungere.



BIANCHI Adriano, relatore

Signor Presidente, forse una soluzione precisa, esatta delle modalità più corrette per addivenire ad una votazione potrà essere raggiunta con qualche momento di ulteriore meditazione. Mi sembra però di dover sottolineare, quanto al suo richiamo a quel capoverso delle osservazioni sullo schema di decreto delegato che sono portate alla pag. 18, che la Commissione ha inteso affermare che non si contrapponeva all'elaborazione delle osservazioni di carattere generale sostanzialmente coincidenti, ma non integranti e non complete rispetto al proprio lavoro, stese dalla Giunta. Quindi è un'affermazione che credo anche ai fini della presentazione del documento finale al Governo, significa che non c'è sostanziale contrasto rispetto al documento elaborato dalla Giunta e non c'è affatto contrasto perché la Giunta, attraverso il suo assessore, come in altro punto si dà atto, è intervenuta a questi lavori e tenendo essa stessa conto, come ne ha tenuto la Commissione, degli apporti partecipativi dei consigli venuti dall'esterno e dell'ulteriore elaborazione ed approfondimento della materia, è giunta a delle aggiunte, integrazioni e modificazioni e che qui sono state motivate.
La votazione potrebbe essere espressa su un documento che stralci le parti che riguardano la mera informazione di questo Consiglio e che non possono avere interesse esterno nei confronti del dialogo che è in corso con il governo centrale; ad esempio il primo periodo della relazione sarebbe, ai fini di una deliberazione, totalmente da omettere, il primissimo periodo e subito la Commissione si è trovata d'accordo e tutta la parte generale dovrebbe essere oggetto di deliberazione e così vorrei sentire se anche il riassunto della parte partecipativa che pure riterrei opportuno fare oggetto dell'approvazione e delle osservazioni specifiche allo schema di decreto delegato e al testo definitivo che il Consiglio riterrà di approvare.
In questa formulazione sembra che ci sia già il raccordo tra il lavoro della Giunta e quello che la Commissione ha compiuto e che rimette al Consiglio.



PRESIDENTE

Perciò, quel primo capoverso è più proprio di un testo di relazione nel quale si spiega che l'avvio della discussione è avvenuto sulla base della relazione e dello schema di parere della Giunta. Ma la Commissione fa anche sapere di avere poi raggiunto i risultati qui indicati, con la presenza, del resto, del rappresentante della Giunta in Commissione, il quale ha partecipato anch'egli, immagino, al lavoro collegiale. Ragion per cui il testo, che forse sarebbe bene il Presidente della Commissione o il relatore rielaborassero nel cappello, dovrebbe suonare: "Osservazioni allo schema di decreto delegato approvate dal Consiglio Regionale della Regione Piemonte nella seduta di ecc." cominciando dal punto I in cifre romane cioè dalle parole "In ordine ai criteri cui sembra ispirarsi ecc.", se ho bene inteso la sua spiegazione.



BIANCHI Adriano, relatore

Mi sembrerebbe che il documento da approvarsi dovrebbe contenere anche tutta la parte generale, dove si annunciano i principi e dove si reclamano le esigenze di intervento non limitato al decreto oltre a qualificarlo, che direi che è la parte più importante perché, per quanto si possa ottenere in sede di decreto delegato, questa materia non esaurisce, anzi, scalfisce appena tutto quanto il problema. C'è solo il primo comma, le prime sette otto righe del documento e qualche altro passo che ha un significato solo in questa sede che per ripulitura del testo può essere riportato.



PRESIDENTE

A quali prime righe si riferisce?



BIANCHI Adriano, relatore

Alle prime righe della relazione nella prima pagina.



PRESIDENTE

Ma allora lei intenderebbe inviare al Governo la relazione e le osservazioni?



BIANCHI Adriano, relatore

Credo di interpretare l'opinione che i Commissari per inciso avevano espresso nel corso dei lavori delle Commissioni. Peraltro siamo di fronte al Consiglio e di fronte all'esperienza del Presidente e dei colleghi per formulare nel modo più efficace e corretto il documento. Capisco benissimo che la parte generale può essere di minore interesse in sede di esame tecnico sul tavolo dell'esperto ministeriale, ma credo che si tratti di una parte anche politica, non impropria e non mal collocata che nelle sedi di esame parlamentare e da parte delle forze politiche ha un suo significato senza voler insegnare a nessuno; esprime nel modo migliore che si è saputo trovare il pensiero, l'urgenza dei problemi, le valutazioni. Credo che anche questa richiesta di parare alle Regioni abbia anche questo significato di far portare al centro delle valutazioni che non siano meramente tecniche, ma che abbiano un contenuto politico e sociale.



PRESIDENTE

Io non entro nel merito del contenuto delle varie parti del testo. Ma quando il Governo riceve un testo nel quale trova scritto "Relazione" e poi "Osservazioni", il testo vincolante che si ritiene approvato in maniera formale dal Consiglio Regionale e quello definito "Osservazioni". La relazione è certo letta come un documento integrativo interessante, che spiega i modi in cui si è giunti a quelle osservazioni, ma non ha carattere vincolante.
Ora, se si vuole che il nostro parere, corredato dagli altri quattordici degli altri Consigli Regionali, abbia un carattere almeno moralmente vincolante, occorre che, anche nella terminologia che adoperiamo per stenderlo, esso abbia il carattere di quelle Osservazioni ("Osservazioni", parola da mettere tra virgolette) che a termini di legge dal Governo sono state richieste entro 60 giorni ai Consigli Regionali.
Per cui, se la Commissione ritiene di dover conferire lo stesso peso a quella parte del testo che essa definisce "Relazione" e a quella parte del testo che essa definisce "Osservazioni" ed anche a quella parte del testo che essa definisce "Consultazioni", occorre che tutto quanto vada sotto il nome di "Osservazioni approvate dal Consiglio della Regione Piemonte" mettendo eventualmente dei titoli di capitolo che possono essere "Considerazioni generali", "Consultazioni di Enti locali, Sindacati ecc." "Analisi del documento sottoposto alla vostra approvazione". Lascio alla Commissione, naturalmente, il compito di vedere come enunciarlo, in maniera che il testo che mandiamo sia un tutto globale, che abbia lo stesso valore vincolante. Però, a questo punto, si pone anche il problema di sapere, per il momento in cui saremo chiamati a deliberare, quale peso abbia in questo contesto il parere della Giunta, se sia cioè un testo autonomo, integrato in quello della Commissione, o se vada invece messo da parte come corollario approvato. Non fosse altro che per consentire al Consiglio di sapere che cosa vota.



BERTI Antonio

Se apriamo il dibattito, io ho chiesto la parola; se andiamo in Commissione, andiamoci.



PRESIDENTE

E' un chiarimento di carattere procedurale che risolverà molti problemi anche per il seguito.



GANDOLFI Aldo, Assessore ai trasporti e comunicazioni

Io devo confermare quanto ha detto il relatore circa il modo in cui si è svolto il lavoro in Commissione e devo confermare in particolare che sulle osservazioni analitiche sullo schema delegato, la Giunta per il mio tramite ha di fatto discusso quelle variazioni che la Commissione proponeva alle osservazioni analitiche della Giunta. Il testo oggi sottoposto è di fatto un testo già concordato tra la Commissione e la Giunta ed al quale oggi la Giunta ritiene di poter dare la propria approvazione. Non si tratta di portare in approvazione dei testi in contrapposizione



PRESIDENTE

Non in contrapposizione, in aggiunta.



GANDOLFI Aldo, Assessore ai trasporti e comunicazioni

O in aggiunta. Questo è il testo sul quale il Consiglio Regionale si può esprimere con l'accordo della Giunta. Io non so se da un punto di vista procedurale è possibile



PRESIDENTE

E' perfetto, soltanto che a questo punto dovreste correggere il testo perché fa riferimento a un documento che non è sottoposto all'approvazione del Consiglio. Quando si dice "la Commissione fa proprie le specifiche considerazioni della Giunta" naturalmente la Commissione interparlamentare vorrà conoscere le considerazioni della Giunta fatte proprie, cioè diventa un testo approvato implicitamente nell'approvare questo.



GANDOLFI Aldo, Assessore ai trasporti e comunicazioni

Io direi allora che questo primo capoverso può essere modificato in un'altra forma "La Commissione propone le seguenti osservazioni che integrano quelle già precedentemente presentate dalla Giunta".



PRESIDENTE

Già, ma come facciamo a farle conoscere al Parlamento? E poi non è più la Commissione. La Commissione propone un testo, che deve portare la dizione "Il Consiglio".
Questo, caso mai, se lo rivedrà la Commissione, in maniera da sottoporre un testo che sia approvabile.
Aveva chiesto di parlare il Consigliere Berti, ne ha facoltà; e poi Rossotto.



BERTI Antonio

Vorrei che le cose fossero molto chiare, anche perché qui ritornano gli argomenti che abbiamo discusso per mezz'ora peli Commissione. Che qui si sia scritto che "La Commissione integra le considerazioni specifiche della Giunta" è una cosa che abbiamo voluto mettere per dare atto all'Assessore che si è comportato correttamente dando un contributo effettivo, ma non ci sono dubbi e non ce ne devono essere che il documento su cui si discute è il documento della Commissione su cui la parola Giunta può o non può essere scritta. La Commissione si riunisce e ha di fronte a sé il documento del Governo,a cui si è aggiunto come contributo alla discussione, il documento della Giunta; la Commissione si è riunita, ha discusso con i consultandi alla luce dei due documenti, ma il Consiglio discute su un solo documento che è quello della Commissione. Non ci possono essere dubbi e in Commissione non ce n'erano più dubbi su questo.
Mi pare che l'osservazione del Presidente sia giusta, così come è stata espressa: la premessa generale, a cui tutti abbiamo attribuito la massima importanza, è la parte più importante. Si tratta di far partire le osservazioni dall'inizio, cioè sono tutte osservazioni. Se vogliamo dire visto che l'impegno c'è già stato, che la Giunta ha elaborato un suo documento, che ha contribuito all'esame del documento del Governo diciamolo pure, ma non risulti che la Commissione ha integrato il documento della Giunta, perché la cosa non ha alcuna ragione di essere.
La mia proposta è che si continui adesso nella discussione, che si sospenda al termine degli interventi rapidamente per dar modo alla Commissione di cambiare ciò che deve essere cambiato e su questi testi poi si voti.



PRESIDENTE

Io devo soltanto dichiarare, nella mia veste di Presidente, che il documento è improponibile se fa riferimento ad un altro documento che non sia implicitamente approvato dal Consiglio. La Commissione può fare quello che vuole, il Consiglio può approvare quello che vuole, però non può far cenno a un altro testo che poi non viene mandato a Roma con la stessa autorità di quello che fa riferimento a questo testo.
La Commissione decide come le pare, ma sottoponga poi una proposta che o contenga in allegato anche il documento della Giunta, altrimenti.
Rossotto voleva parlare?



ROSSOTTO Carlo Felice

Rinuncio, dopo quanto ha detto il Consigliere Berti, perché era la posizione che volevo esprimere anch'io.
La frase inserita ora per non plagiare senza riconoscimento le fatiche della Giunta.
Le osservazioni della Giunta sono state recepite e non ci sono state modificazioni da parte della Commissione; vi era lo scrupolo quindi da parte dei Commissari di indicare come il lavoro della Giunta fosse stato trasferito integralmente nell'elaborato della Commissione. E' opportuno in questa sede quindi esaminare il testo della Commissione che ha recepito sia una parte del testo governativo, sia una parte delle modifiche della Giunta oltre ad altre che i Commissari hanno ritenuto opportuno concordarle preventivamente con l'assessore presente ai lavori.



PRESIDENTE

Ha la parola l'Assessore Gandolfi.



GANDOLFI Aldo, Assessore ai trasporti e comunicazioni

Dopo le dichiarazioni del Consigliere Berti devo ancora intervenire brevemente a nome della Giunta. Il Consigliere Berti ha riportato qua un tipo di considerazioni sui rapporti tra gli organi della Regione che già in sede di Commissione, a nome della Giunta, avevo dichiarato non essere accettabili in quella forma in quanto la Giunta ha diritto di iniziativa su certe materie mentre la Commissione non l'ha se non su proposte di singoli Consiglieri o di organi quali la Giunta. La Commissione dunque doveva pronunciarsi anche su una proposta specifica che nasceva dall'iniziativa della Giunta e che non può non essere ricordata in questa sede, dato che è stato riconosciuto il lavoro fatto dalla Giunta.
Si può accettare la proposta di riunire un momento la Commissione per risolvere il problema, ma se una soluzione soddisfacente sul piano dell'interpretazione dei rapporti degli organi non fosse accettata, la Giunta deve insistere affinché venga votato il documento nella forma proposta dalla Commissione e sia allegato il parere della Giunta.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Dotti.



DOTTI Augusto

Signor Presidente, chiedo se vi siano difficoltà per una procedura di questo tipo: se il Consiglio decide di fare propria la relazione della Commissione, quest'ultima può subito redigere un documento che è il documento del Consiglio senza citarsi e senza nemmeno citare la Giunta.



PRESIDENTE

E così dovrà essere. La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Vorrei dire all'Assessore Galdolfi, in merito alle sue ultime osservazioni, che la Commissione ha preso in esame un'iniziativa del Governo, e che questa è l'unica iniziativa che avevamo di fronte. Non ci può essere in questo caso un'iniziativa da parte della Giunta. Il fatto che si sia dato un riconoscimento al lavoro che la Giunta e l'Assessore hanno svolto, è una questione del tutto secondaria e che riguarda i rapporti che si sono stabiliti all'interno della Commissione, fra i Commissari e il rappresentante della Giunta. L'unica iniziativa presente, è quella del Governo, il decreto delegato; non ci possono essere altre iniziative sovrapposte.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Vicepresidente Oberto.



OBERTO Gianni

C'è un aspetto più formale che sostanziale: mi sembra che sia raggiungibile un accordo che fotografa oltre tutto la situazione. La Commissione, esaminato lo schema di decreto delegato, esaminate le osservazioni che in merito ha fatto la Giunta, formula le proprie in questi termini: 1), 2), 3), 4). Si stabilisce così l'esattezza della verità cronologica e si risolve il problema in un minuto.



PRESIDENTE

Va bene.
Allora rimaniamo intesi che al termine della discussione generale prima di passare all'approvazione del testo, la Commissione si riunirà per 10 minuti e procederà a quelle rettifiche di stesura che facciano del documento il documento del Consiglio, anche nella stesura, in maniera che risulti chiaramente che il Consiglio Regionale ha deliberato.
Nella discussione generale non ho ancora nessuno iscritto a parlare.
Ha chiesto la parola il Consigliere Rivalta, ne ha facoltà.



RIVALTA Luigi

Io cercherò di rispondere brevemente, come era richiesto implicitamente nelle parole del Presidente all'inizio. Cercherò di spulciare, dagli appunti abbandonati che avevo raccolto in sede di Commissione, il giudizio di merito sulla relazione che ha presentato il Consigliere Bianchi.
Intervenendo a nome del mio Gruppo, devo anzitutto mettere in evidenza l'attenzione con la quale il Partito Comunista ha esaminato il decreto delegato in materia di trasporti. Attenzione che deriva dal fatto che il settore dei trasporti è uno di quelli più intimamente connessi a problemi di ordine sociale; basta ricordare la questione della pendolarità per rendersene immediatamente conto e per avere la dimensione dei costi sociali che ciò determina e per avere la sensazione del significato politico e rivendicativo che i temi relativi a questo settore sono in grado di originare e hanno originato. Il settore richiede immediatezza di intervento per un suo riassetto e una riorganizzazione delle disfunzioni che oggi presenta. E' quindi, con questa attenzione particolare riferita alle lotte dei lavoratori di questi ultimi anni, che abbiamo esaminato il decreto delegato sui trasporti.
Partendo di qui noi abbiamo indicato (come posizione del nostro partito che vale in particolare per il decreto delegato sui trasporti, ma per ci che riguarda una questione di procedura e di merito vale per tutti i decreti delegati) alcuni punti fondamentali che sono diventati anche il cannocchiale attraverso il quale abbiamo giudicato il decreto delegato e la relazione presentata dalla Commissione.
I punti fondamentali possono succintamente essere così richiamati: 1) il trasferimento deve essere, per questo decreto delegato, come per tutti gli altri, pieno ed integrale, senza riserve nelle materie di competenza della Regione; 2) la materia deve essere individuata secondo un'interpretazione evolutiva delle materie previste dall'art. 117 della Costituzione e con criteri di organicità; e va effettuata con riferimento sia ai problemi di pianificazione territoriale a cui il problema dei trasporti è strettamente connesso (presentandosi addirittura come uno degli strumenti fondamentali della pianificazione territoriale), sia al metodo della programmazione rispetto al quale il sistema dei trasporti si pu considerare come una delle variabili fondamentali da far giocare in direzione degli obiettivi da conseguire; 3) le funzioni dello Stato in materia devono essere la parte complementare delle competenze che devono essere attribuite alla Regione; quindi una parte definita come complemento di un'organicità di competenze attribuite alla Regione; 4) le funzioni di coordinamento e di indirizzo che pur devono rimanere allo Stato, devono essere contenute nei limiti indicati dall'o.d.g. del Senato in data 18.12.70 e deve essere ricondotta all'attività di consultazione e soprattutto di programmazione nazionale di cui la Regione è uno dei soggetti fondamentali; 5) i decreti delegati devono essere anche l'occasione per un largo ricorso alla delega prevista dall'art. 118.
Lo schema di decreto delegato contrasta con tutti questi principi: è ispirato ad un'interpretazione letterale e restrittiva della Costituzione non tiene conto dell'evoluzione tecnologica avutasi in materia di trasporto; non tiene conto dei mutamenti quantitativi in termini di utenza e di dimensione territoriale raggiunta dai movimenti pendolari, consentendo così che una non ammissibile interpretazione letterale del dettato legislativo, formulato in situazioni e tempi diversi, possa tradursi in una condizione atta ad impedire alla Regione di intervenire in modo organico.
Questi principi, che mettono in discussione fortemente il decreto delegato (e non mi dilungo ad analizzare gli elementi di contrasto che presenta, per motivi di brevità), questi giudizi critici sono contenuti nella relazione del collega Bianchi soprattutto nella prima parte. Queste valutazioni critiche che ho succintamente richiamato e che riconosco essere presenti nella relazione Bianchi, potevano far sorgere la tentazione di ricusare la discussione del decreto, tanto si mostra inadeguata.
Come ha già accennato il collega Bianchi, abbiamo posto un problema di questa natura, a livello di discussione in sede di Commissione, ma poi l'abbiamo tralasciato per non cadere nel ricatto di chi vorrebbe rimandare nel tempo le attribuzioni di funzioni alla Regione e che troverebbe, nel rifiuto del decreto delegato e nella non immediata approvazione della legge quadro, una condizione per lasciare inoperanti le Regioni.
Gli appunti critici fatti dal relatore nelle prime due parti (se le osservazioni presentate si possono intendere divise in tre parti) ci trovano perfettamente concordi e ci sembra recepiscano gli appunti critici da noi formulati in sede di Commissione, e che qui ho richiamato per sommi capi. Approviamo perciò, senza riserve, le prime due parti in questione approviamo anche il metodo col quale è stato compiuto il lavoro della Commissione, in una condizione di lavoro e non di polemica, senza prevaricazioni, senza prepotenze da parte di nessuno; basato sulla consultazione di forze politiche e sociali che ci ha messo a contatto con la realtà che sta vivendo la popolazione nel settore dei trasporti (realtà che ci ha permesso di evitare un giudizio basato puramente su una dimensione tecnica e giuridica). E' stato un lavoro che io credo possa essere di esempio non solo per le altre Commissioni, ma anche per il Consiglio perché si è dimostrato efficace avendo noi tutti accettato il contributo di studio e di approfondimento di ciascuno di noi e ponendolo come base per una discussione cd un confronto di carattere politico.
Non possiamo invece condividere totalmente la posizione emersa nella Commissione per quanto riguarda le osservazioni contenute nella terza ed ultima parte della relazione del collega Bianchi, quella contenente osservazioni specifiche ai singoli articoli ed emendamenti.
Per esprimere la nostra posizione sulla terza parte delle osservazioni faccio riferimento esplicito ai vari articoli.
Art. 1: la definizione delle competenze della Regione in materia di trasporti rispetto al decreto delegato del Governo, ci ha condotti ad una definizione estremamente vincolante che ci fa rischiare di non introdurre tutti gli elementi del sistema dei trasporti che hanno un interesse di carattere regionale. Quindi non condividiamo questa elencazione per il carattere vincolante che viene ad assumere e che ci può impedire di vantare competenze in una serie di problemi che potranno risultare di interesse regionale e che lì non sono contemplati.
Art. 5: in materia di linee internazionali e di navigazione lacuale quando i servizi facciano scalo in porti situati fuori del territorio nazionale, si accetta che non sia indicata la competenza e la collocazione della Regione. Per il Piemonte questo problema non è marginale se si pensa al Lago Maggiore e a coloro che vanno a lavorare oltre frontiera; necessita di un maggiore approfondimento sia per quanto riguarda la navigazione lacuale che per quanto riguarda le linee ferroviarie di interesse regionale che fanno capo oltre frontiera, proprio per soddisfare la domanda di trasporto dei frontalieri. La competenza in relazione a queste linee è delle Regioni, salvo l'impegno di attenersi agli accordi internazionali che si stabiliranno, e per i quali, comunque deve essere sentita la Regione.
Art. 6: la categorica salvaguardia delle attribuzioni allo Stato in materia di pubblica sicurezza e anche in altri settori non indicati nell'art. 117 della Costituzione ma connessi con i servizi di trasporto può, formulata in maniera così generica e ambigua, configurarsi come una possibilità di limitazione di competenze di funzioni e di uffici per la Regione.
Art. 7: il nostro dissidio si fonda sul fatto che non vengono esplicitati gli aspetti di contenuto e di metodo attraverso cui si deve esercitare la funzione di coordinamento e di indirizzo dell'attività amministrativa della Regione da parte dello Stato; in questo modo vengono mortificate le possibilità di intervento dell'Istituto Regionale e ne deriva un'indebita ingerenza dello Stato su poteri attribuiti invece dalla Costituzione alla Regione. Inoltre in questo stesso articolo si fa riferimento, come strumento di intervento dello Stato, a non precisate altre attività che potrebbero dare adito ad un'ingerenza in via burocratica degli organi ministeriali sull'attività delle Regioni.
Artt. 9, 10, 14: non è precisato il contingente di personale da trasferire; non sono precisate le modalità di trasferimento e questo è rinviato ad un successivo provvedimento per cui non è fissata una data; non è indicato l'organo competente che deve emanare questo provvedimento; si afferma che le Regioni possono avvalersi dei servizi tecnici statali, per la qual cosa peraltro lo Stato definisce unilateralmente i costi dovuti alla Regione; si rimanda ad un successivo provvedimento il trasferimento alle Regioni interessate, della gestione sui laghi Maggiore, di Garda e di Como.
Si palesa così una pericolosa tendenza a rinviare l'inizio del funzionamento della Regione ed a stabilire le competenze che devono rimanere allo Stato. Tutto ciò in dispregio di un fine, quello di realizzare l'organica strutturazione dell'apparato statale e regionale, nel pieno rispetto delle loro relative competenze. Solo la piena attribuzione di competenze alla Regione potrebbe evitare burocratici trapassi di attribuzioni dallo Stato alla Regione generatori di conflitti di competenze e di inefficienze anche a livello degli uffici, raggiungendo invece la piena funzionalità delle strutture ed una maggiore partecipandone politica delle masse alla conduzione della vita pubblica.
E' per queste ragioni specifiche che il nostro giudizio nei confronti della relazione presentata dal collega Bianchi (frutto del lavoro collegiale della Commissione) ci trova concordi totalmente sulle due prime parti in cui sono raccolte le osservazioni e dissenzienti su una serie di altre osservazioni contenute nella terza parte.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Garabello. Ne ha facoltà.



GARABELLO Enzo

Il mio sarà un intervento breve, diretto soprattutto ad annunciare il parere favorevole del Gruppo della Democrazia Cristiana al documento.
Il collega Rivalta ha approfondito ampiamente la materia, svolgendo alcune valide considerazioni di carattere generale e su alcuni aspetti particolari di cui la Commissione si è fatto ampio carico. Non c'è alcun dubbio - anche in considerazione del fatto che questo è il primo decreto delegato che viene discusso in Consiglio - che alcuni temi dovrebbero ritornare, e ritorneranno certamente, in quest'aula, portati da altre Commissioni: temi di carattere generale, che riflettono il metodo con cui il Governo della Repubblica ha inteso dare attuazione alla legge di delega per il trasferimento delle funzioni amministrative; un criterio di netta restrittività dell'interpretazione del testo costituzionale ed un certo tentativo, che del resto è stato denunciato anche in altre sedi, anche da personaggi più autorevoli, anche da membri del Governo, di dilazionare ogni cosa, per togliere organicità alle materie.
Si è detto che le Regioni avrebbero potuto avere un quadro certamente più preciso, più attendibile, più certo delle proprie aspettative, dei propri poteri, qualora le funzioni fossero state trasferite per materia organica, cioè con il collegamento, o in una unica tornata di tutti i decreti delegati indipendentemente dalla materia, il che sarebbe stato certamente molto corretto, o in un unico decreto, di concerto fra diversi Ministeri, delle materie che hanno comunque attinenza. E' evidente, per fare un esempio, che discutere di trasporti quando non è ancora venuto in discussione il decreto sull'urbanistica è veramente cosa difficile, che probabilmente recherà pregiudizio, per alcuni aspetti, a suo tempo, proprio alla discussione che si farà in Consiglio Regionale per il relativo parere sul decreto di trasferimento delle materie urbanistiche.
E' un metodo che dobbiamo riprovare. Per questo la tentazione di rifiutare il consenso, che da qualcuno dei consultati è stata ventilata ipotizzata pure da noi nella discussione, è stata abbastanza forte. Ha prevalso in noi, è già stato detto, ciascuno con i propri limiti e con il proprio senso di responsabilità, un senso di realismo che però lascia i membri della Commissione come tali, e penso quindi il Consiglio Regionale piuttosto preoccupati per quanto avviene. Anche perché molte volte si è giocato sull'equivoco che si trattasse di un mero trasferimento di funzioni di carattere amministrativo, quando in realtà è la individuazione dei temi legislativi che la Regione potrà sviluppare in rapporto alle interpretazioni costituzionali.
Proprio per questo condivido quanto già è stato detto con molto discernimento e con molta autorevolezza dal relatore in merito alla serena alla realistica, ma soprattutto alla chiara interpretazione evolutiva della Costituzione. Noi abbiamo teso, nel lavoro della Commissione, a non uscire palesemente dai termini della Costituzione, ed abbiamo quindi cercato di dare nella relazione tutti i chiarimenti e le spiegazioni in rapporto a questioni che non fossero esposte proprio, direi, in maniera così esplicita da essere alla portata intellettiva di bambini della quinta elementare.
Però dobbiamo dire, dobbiamo riconoscere - e non è la prima volta che in quest'aula si sente riportare un concetto di questo genere - che la Costituzione, come formulazione, è figlia anche dei suoi tempi. Orbene, non si chiede una riforma, una revisione della Costituzione: si richiede per che gli organi di Governo, il Parlamento diano concordemente ai Consigli Regionali che stanno dibattendo questi problemi una interpretazione evolutiva.
Noi non intendiamo questa interpretazione evolutiva come un qualche cosa che ci porti a inutili fughe in avanti, a delle posizioni velleitarie senza concretezza: abbiamo inteso indicare al Governo, nella relazione che, qualora si intenda rispondere maggiormente alla richiesta di contenuti che le Regioni stanno facendo in questo momento proprio già all'atto della emanazione delle leggi quadro, queste leggi quadro - se vi sono ancora dubbi nei giuristi, nei costituzionalisti che affiancano il Governo ed il Parlamento - siano approvate con le forme procedurali previste per le leggi costituzionali, affinché l'interpretazione del testo costituzionale sia certa, sicura, per cui non ci troviamo di fronte ad ogni piè sospinto quando eserciteremo queste funzioni, quando eserciteremo le deleghe amministrative che ai sensi dell'art. 118 il Governo ci darà, la Corte Costituzionale. In sede di discussione sullo Statuto ricordo che in più di uno dicemmo in sede di Consiglio Regionale che noi non volevamo metterci in condizione di avere sempre la Corte Costituzionale davanti, bensì volevamo che la Regione diventasse un interlocutore valido a livello politico del Governo e del Parlamento. Da questa autorevole sede chiediamo a Governo e Parlamento di volersi rendere conto che non è con una lettura fatta con il paraocchi del testo costituzionale che si può legittimamente ed in maniera politicamente valida limitare i poteri alle Regioni, ma occorre una lettura che consenta quella visione evolutiva nella quale tutti quanti crediamo e che forse nelle leggi-quadro approvate come leggi costituzionali potrebbe trovare una soluzione giuridica pratica.
Riteniamo, d'altronde, che sul piano concreto, come è già stato ricordato, seguendo un modo corretto, un modo ampio, un modo capace di dare il senso della volontà politica delle autorità centrali, se questa volontà c'è, di decentrare alle Regioni la massima parte di poteri, si potrebbe far entrare nei decreti di applicazione dell'art. 118 quello che non è potuto entrare, molte volte per prudenza, nella stessa nostra formulazione di alcuni articoli (in parte quelli citati dal collega Rivalta prima, che peraltro vedono lui dissenziente e vedono me, diciamo così, consenziente con questa riserva).
Da ultimo, devo dar atto qui del buon lavoro compiuto dalla II Commissione, non tanto in termini di contenuto (su questo dovrà essere il Consiglio a pronunciarsi con il suo voto) quanto per il modo in cui i lavori si sono svolti. Do atto volentieri all'amico collega Dotti di aver presieduto con grande correttezza la Commissione; do atto al collega Bianchi con soddisfazione della fatica che ha compiuto, svolgendo un lavoro improbo e difficile, che tutti i colleghi hanno assecondato ed apprezzato ed in tempi certamente molto brevi.
Un'ultima osservazione la dedico ai problemi della consultazione.
Certamente, gli Enti, le associazioni, i sindacati che noi abbiamo consultato ci hanno dato un valido contributo. Dobbiamo tener conto che avevano anch'essi tempi brevi, brevissimi: molte volte qualcuno è venuto alla consultazione avendo potuto dare solo un'occhiata ai documenti ricevuti appena il giorno prima. E questo dev'essere un qualche cosa che ci deve ricordare che il rispetto della volontà popolare e la richiesta di partecipazione dev'essere condotta sempre in termini tali da essere veramente dignitosa, affinché il tipo di partecipazione possa essere serio compiuto ed approfondito. D'altra parte, il fatto che contemporaneamente parecchie Commissioni su diversi argomenti sentissero più o meno gli stessi Enti, le stesse associazioni, particolarmente gli Enti locali, ha portato a farci sentire qualche volta le osservazioni in specie di qualche sindaco di qualche presidente di provincia, di qualche rappresentante di associazioni consultate sulle difficoltà operative loro causate da questo rincorrersi proprio alla ricerca di pareri su argomenti i più disparati.
Certo, se noi avessimo avuto il quadro, come si diceva prima, completo organico di tutti i decreti, il parere avrebbe potuto essere, seppur articolato, più completo e meditato. Dobbiamo comunque affermare che la consultazione è stata valida: particolarmente, è giusto quello che si è detto in Commissione, che abbiamo visto, oltre che indicato da noi, portato in Commissione dai protagonisti.
Ritengo in particolare, per concludere, che questa parte della consultazione, su argomenti di per sé piuttosto ostici, perché piuttosto legati a strutturazioni, a valutazioni di ordine giuridico che non sempre sono alla portata di tutti, tenuto conto che in questo campo abbiamo avuto comunque dei contributi validi, ci fa bene sperare che quando potremo portare innanzi non più enunciazioni piuttosto vaghe ed in qualche caso anche teoriche, di natura strettamente giuridica, ma completi programmi leggi, cioè documenti che permettano alla Regione di avviarsi ad una effettiva operatività, avremo il meglio da parte di tutti coloro che consultiamo. Ritengo comunque che fin d'ora questa partecipazione abbia dato validi risultati; ritengo che le forze politiche presenti nella Commissione abbiano dimostrato, in una effettiva applicazione di una discorde concordia, un alto senso di capacità di discussione, che certamente lascia bene sperare per il futuro del lavoro delle Commissioni.
Ritengo, infine, che le stesse Commissioni debbano avere a disposizione, ogni qualvolta hanno da esprimere un parere, specialmente su materie delicate, difficili, anche di per sé che richiedono documentazione legislativa eccetera, il massimo lasso di tempo possibile; perch certamente, tenuto conto che i commissari fanno parte di solito di almeno due Commissioni, non è sempre facile condurre un'azione anche organizzativa di orari, di giornate, anche in rapporto alla disponibilità di sale e di personale, che sia veramente soddisfacente.
Comunque, tenuto conto che siamo in una fase di decollo, ritengo, a nome del mio Gruppo, di poter esprimere un parere complessivamente di soddisfazione per il lavoro che si è svolto e di approvazione della relazione del collega Bianchi.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Giovana. Ne ha facoltà.



GIOVANA Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, vorrei anch'io molto brevemente fare una dichiarazione in merito alla relazione che ci è stata presentata. Compatibilmente con gli impegni di natura decathletica che mi sono dettati dal fatto di tentar di seguire anche parzialmente i lavori delle varie Commissioni, ho cercato di essere partecipe dello sforzo dei Colleghi della Commissione presieduta dal collega Dotti attorno al tema del decreto delegato per i trasporti, giacché mi pareva che la sua rilevanza e la sua importanza obbligassero anche i Consiglieri che come me hanno maggior difficoltà, a seguire i lavori delle varie Commissioni, ad uno speciale impegno in quella sede.
Ritengo anch'io di dover sottolineare di aver rilevato, per il tempo che mi è stato consentito di dedicare ai lavori dei colleghi della Commissione, lo svolgimento di un lavoro estremamente proficuo, e dal punto di vista del clima, del modo dialettico, dell'incontro e dello scontro nel quale si è lavorato, e, come ha detto molto opportunamente il collega Garabello poco fa, dal punto di vista del ricorso alla consultazione.
Abbiamo avuto, in rapporto alla consultazione, uno dei primi e validi esempi di come e quanto la partecipazione abbia significato per il nostro stesso apprendimento e approfondimento dei problemi, nella misura in cui questa partecipazione ha appunto contatto con gente che vive i problemi stessi nella realtà quotidiana, che ne ha particolare competenza, che vi porta particolare responsabilità.
Avevo intenzione di fare una serie di considerazioni attorno alla materia delle osservazioni che sono state qui riportate dal collega Bianchi, al quale va peraltro il riconoscimento di avere, come sempre correttamente e puntualmente svolto in questa occasione un compito notevolmente gravoso. Il collega Rivalta, però, ha in modo molto limpido e molto chiaro già esposto quanto avrei voluto dire io. Io sono, come lui d'accordo sulle due prime parti di questo documento. Mi trovo in dissenso sulla terza parte e sugli articoli che il collega Rivalta ha citato, in modo particolare sugli articoli 5, 7, 9 e 10, per le motivazioni che appunto il collega Rivalta ha esposto e che pertanto non ripeterò.
Credo che un altro fondamentale motivo di soddisfazione generale per i membri della Commissione e per quanti hanno potuto partecipare, anche non essendone membri effettivi, ai suoi lavori, sia il fatto che fin dal primo momento si è verificata una naturale convergenza nella constatazione di come e quanto quella che alcuni di noi hanno voluto chiamare la "filosofia" che percorreva questo decreto delegato, come altri decreti delegati tendesse a rendere restrittiva al massimo ogni competenza delle Regioni, a ridurre in misura inaccettabile la parte di potestà alle Regioni spettante.
Questo elemento di constatazione mi pare costituisca una base non solo per rimanere tutti insieme, anche se questo è lecito e valido, preavvertiti di ciò che può attenderci per i successivi decreti che verranno, ma perch direi che ha dato misura di come sia largamente sentita, sia fatto di larga consapevolezza fra i Commissari, di parti politiche diverse, il problema di dover rivendicare integralmente alla Regione quelle potestà conferite ad essa dal dettato costituzionale e attraverso il cui possesso soltanto la Regione potrà realmente mettersi in cammino.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Rossotto. Ne ha facoltà.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, Signori della Presidenza, colleghi Consiglieri, a nome del Gruppo Liberale ho il piacere di esprimere giudizio positivo sulla relazione e sul lavoro compiuto dalla Commissione.
Il problema dei trasporti è per noi tema fondamentale della politica regionale, facendo riferimento a quei due obbiettivi essenziali della nostra azione che è necessario individuare nel problema urbanistico e nel problema dell'agricoltura. Pertanto, abbiamo dedicato a questo schema di decreto delegato tutta l'attenzione possibile. L'esame presuppone tre punti fermi: la Costituzione, l'art. 17 della legge finanziaria e l'ordine del giorno del Senato che è stato approvato.
Se deficienze ci sono nel modo in cui stanno nascendo queste Regioni noi non ci sentiamo responsabili; sono note le nostre critiche, ci nonostante c'impegniamo con tutte le nostre capacità per far sì che questo nostro Istituto possa rispondere alle attese degli elettori.
In base proprio a questi tre punti fermi, a seguito di quanto detto da parte dei Colleghi del Gruppo Comunista, mentre accettiamo integralmente quello che è stato scritto nella relazione, non possiamo nascondere alcune perplessità a proposito di certe giustificazioni sentite in quest'aula.
Pertanto nella nostra dichiarazione di assenso vogliamo sottolineare che questi dubbi assolutamente non intendiamo si trasformino in una fase essa pure evolutiva in principi nuovi arti costituzionali.
Occorre mettersi d'accordo sulla "interpretazione evolutiva" che dobbiamo dare alla Costituzione, all'art. 17 e all'ordine del giorno del Senato. Se intendiamo per "evoluzione" un adeguamento di espressioni tecniche, di parole usate dalla Costituzione, di interpretazione prettamente tecnica di problemi, siamo perfettamente d'accordo, e mi pare che i membri commissari possano confermare che su tutti i punti, in rappresentanza del Gruppo Liberale, ho dato piena adesione a questo concetto; se invece si cerca già attraverso la "interpretazione evolutiva" di superare anche nello spirito le norme fondamentali che costituiscono un ostacolo posto dai padri costituzionali all'azione delle Regioni, noi diciamo che quest'opera interpretativa evolutiva non è ammissibile e da questa ci dissociamo, perché questo è un problema di volontà politica che va rispecchiato, rivisto, ribaltato in altra sede. Se vogliamo compiere la nostra funzione di legali, leali servitori di una idea di regionalismo e di decentramento, dobbiamo operare solo in funzione degli strumenti che ci sono dati.
Fatta questa premessa, proprio perché in sede di Commissione sono emerse alcune diversificazioni sui contenuti evolutivi, intendo richiamare quelli che sono stati i tre punti sui quali ci sono stati dissensi, e che in questa sede, in questo Consiglio, sono stati richiamati.
Vediamo anzitutto l'art. 1. Giustamente è stata rilevata l'inadeguatezza della dizione contenuta nello schema di decreto delegato che poteva dare origine - e l'esperienza di molti di noi del mondo delle liti ha maggiormente convalidato questo timore - a contestazioni ed a interpretazioni assolutamente non ammissibili come primo atto fondamentale dell'inizio della nostra attività. Pertanto, giustamente la Commissione ha recepito quella formulazione dell'art. 1 che in maniera chiara inequivocabile, precisa, nell'interpretazione dell'art. 117 della Costituzione su quelle che sono le materie nostre specifiche.
Attraverso un'opera interpretativa legislativa (la legge 303 del 1919 all'art. 18), consideriamo le metropolitane come tramvie e così le abbiamo richieste perché nel 1946 era imperante quella legge e quindi dobbiamo ritenere, a tutti gli effetti, che quella legge del 1919 impegnasse i padri costituenti e che se poi nel 1969 lo Stato ha ritenuto di considerare le metropolitane come linee ferroviarie ha compiuto un qualche cosa che non era più nei poteri dello Stato, perché era già devoluto alle Regioni fin dal 1946.
A parte queste considerazioni, è stato anche esattamente specificato cosa che non è chiaramente evidenziata nello schema di decreto delegato che su queste materie c'è piena facoltà legislativa da parte delle Regioni.
Ma dove desidero differenziare nettamente la posizione del mio Gruppo che è di opposizione di centro, dalla linea sostenuta lealmente in questa discussione dai Consiglieri dell'opposizione di sinistra, è sugli artt. 6 e 7.
Su tali articoli i Consiglieri del Gruppo Comunista ed anche l'amico Giovana hanno voluto scindere dalla terminologia usata la loro interpretazione.
Io ritengo che con le modifiche apportate in Commissione gli artt. 6 e 7 siano chiaramente, esattamente tutelativi delle prerogative di decentramento e di potere decentrato da parte della Regione, e non vedo alcun pericolo nella espressione, all'art. 6, "in materia di pubblica sicurezza nonché nelle altre materie non indicate nell'art. 117 della Costituzione comunque connesse con questa materia".
Perché per quelle materie che l'art. 117 ha riservato, non parlandone come di materie attribuite alla Regione, alla competenza esclusiva dello Stato, ove si determini connessioni con materia a noi devoluta, è logico mi pare, che lo Stato mantenga la sua autorità ed i suoi poteri decisionali.
Sull'art. 7, dopo l'attuale chiara, precisa stesura che ha corretto l'italiano contorto, non "sciacquato in Arno", del testo che ci era stato proposto si sono fugati tutti i dubbi sulla effettiva volontà da parte dello Stato di attuare correttamente le leggi fondamentali, sono stati dissipati.
Perché mi pare chiaro che, indipendentemente dalla Costituzione e dagli accordi internazionali, dalle visioni fondamentali delle leggi dello Stato in materia di programmazione, la Regione dovrà chinare il capo ed adeguare le sue capacità in funzione delle decisioni prese. Questi sono i limiti di legge imposti alla nostra azione, e pertanto mi pare che le diverse interpretazioni rappresentano anche una corretta diversa interpretazione di quelli che dovrebbero essere, secondo alcune forze politiche, questi centri di potere decentrato.
Per questo motivo, e per questi dubbi che sono stati avanzati durante questa discussione in Consiglio, a nome del mio Gruppo dichiaro la piena totale adesione alle proposte formulate da parte della Commissione, e che il Consiglio è chiamato a fare proprie, appunto per una esatta e precisa tutela dei limiti alla nostra funzione e perché soltanto attraverso questi limiti chiaramente individuati noi potremo pretendere il pieno riconoscimento delle nostre capacità e legislative e amministrative decentrate ai sensi dell'art. 118.
Grazie, Signori.



PRESIDENTE

Non essendoci altri iscritti a parlare, a' termini dell'art. 39 comma primo del Regolamento provvisorio dichiaro chiusa la discussione generale.
Hanno ora la facoltà di parlare per la replica il relatore e a nome della Giunta l'Assessore delegato a tale compito.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Bianchi nella sua veste di relatore.



BIANCHI Adriano, relatore

Brevissimamente, solo per adempiere al dovere di ringraziare i colleghi intervenuti sulla relazione dei loro apprezzamenti, anche specificamente per quelli critici.
Rilevo subito, in ordine all'intervento del Consigliere Rivalta, che molte delle sue obiezioni riguardanti la terza parte, dopo il consenso sulle prime due, possono ritenersi valide in sé se inserite nella prospettiva dell'azione di riforma generale intesa ad attribuire alla Regione poteri complessivi efficienti ed organici per operare efficacemente in materia di trasporti. Ma non le trovo tutte egualmente pertinenti fatto il passaggio ed il salto di accettazione della logica del decreto delegato.
Abbiamo riconosciuto tutti, credo, nella discussione in Commissione, che a questo strumento sono posti dei limiti costituzionali invalicabili.
Sull'estensione delle possibilità interpretative ci possono essere pareri divergenti. Ma ci sono dei limiti fra l'interpretazione ristretta letterale e l'interpretazione evolutiva, anche la più lata, al di là della quale si parla d'altro e si introducono nuovi concetti, anche validi. Ritengo che la preoccupazione, diciamo così, realistica e politica di avere per riferimento i contenuti ancor più che la forma abbia portato forse a dare un giudizio di questa natura.
A questa impostazione squisitamente politica e generale si è associato in qualche misura, il Consigliere Giovana, che ringrazio per l'apprezzamento personale. Così come ringrazio il Consigliere Garabello per il suo intervento di adesione generale e per le integrazioni che ha portato con le sue lucide e chiare indicazioni integrative della esposizione forse un po' dura e rigida del relatore.
In ordine ad alcune osservazioni del Consigliere Rivalta, specie per quelle che riguardano gli artt. 6 e 7, pur apportando le modificazioni che sono state introdotte e che emergono dalla relazione e dal testo degli articoli così come sono stati formulati, risulta evidente la posizione critica quanto meno della maggioranza che si è espressa in Commissione, con la proposta che qui viene in Consiglio, ma risulta anche evidente il riconoscimento che, attraverso questo strumento e in questa sede, non possono non essere riconosciute certe competenze e certe riserve di competenze a favore dello Stato, specie per quell'argomento che non ci consente di andare oltre certi limiti nell'interpretazione dell'art. 117.
Abbiamo detto tutti, ha detto efficacemente anche il Consigliere Rivalta come si debba far ricorso ad una serie di strumenti e di interventi per integrare e completare il quadro, dall'interpretazione estensiva dell'art.
117 al ricorso ai decreti delegati ai sensi del 118, alle leggi-quadro e alle leggi costituzionali, e questi sono risultati complessivi e conclusivi in materia di trasporti e di interpretazione delle norme costituzionali.
Il collega Rossotto si è sostanzialmente schierato su questo tipo di interpretazione: che, una volta presa in considerazione la logica di un decreto delegato, non si sentisse la sua parte, come non si sente personalmente il relatore, di affermare attraverso una proposta di testo legislativo addirittura certe estensioni di limiti. Così come invece il relatore e la Commissione nella sua maggioranza si sentono di affermare che certe riserve espresse in modo generico devono invece trovare esplicitazione, per chiarezza del testo legislativo, per facilità di applicazione, per eliminazione dei rischi di conflitti interpretativi, di conflitti nell'attività legislativa domani tra la Regione e lo Stato.
Ritengo, attribuendo alle valutazioni critiche del Consigliere Rivalta un significato interpretativo e di colorazione dell'atteggiamento del Gruppo che egli ha rappresentato in questa discussione, che le sue osservazioni pur non traducendosi in espliciti emendamenti al testo e alla formula di questi articoli, possano contribuire al completamento del quadro e d'ordine interpretativo e di dichiarazione di impostazione della volontà politica della Regione nell'affrontare questo tema, così come altri che riguardano l'attribuzione delle funzioni amministrative e delle competenze legislative all'organo regionale.
Approfitto del fatto di avere la parola per comunicare al Presidente ed all'Assemblea che, pur ascoltando e seguendo gli interventi, man mano avendo ormai ben presente questo testo, ho cercato di arrivare ad una formulazione, diciamo tecnica - a parte il cappello generale, che possiamo desumere facilmente dai documenti che abbiamo a disposizione - di quello che potrebbe essere il testo finale da sottoporre a votazione. Ma forse sarà opportuno tenere una breve riunione della Commissione per esaminarlo.
Mi rimetto comunque in merito a questo alla decisione del Presidente dell'assemblea.



PRESIDENTE

A nome della Giunta sono iscritti a parlare gli Assessori Borando e Gandolfi. Ha facoltà di parlare anzitutto l'Assessore Borando.



BORANDO Carlo, Assessore alla navigazione interna e porti lacuali

Ringrazio il Consigliere Bianchi e la Commissione che ha esaminato i decreti delegati.
Dalla relazione emerge chiara la sensibilità della Commissione stessa nei confronti del lavoro della Giunta, anche per quanto riguarda quella parte, la navigazione interna, per la quale mi fu affidato incarico e responsabilità, e soprattutto per ciò che concerne alcune osservazioni fatte mi pare dal collega Rivalta; mi risulta che aveva dichiarato alla Commissione, a nome del proprio Gruppo, di non essere d'accordo sul contenuto dell'art. 14, là dove si accenna ai trasferimenti da farsi con separato provvedimento ai sensi dell'art. 11 della Legge 16 maggio '70, e che aveva suscitato non poche perplessità anche nel sottoscritto e nella stessa Giunta. Gli è che opporsi ad una indicazione del genere, tipo quella dell'art. 14 non sembrerebbe molto producente in questo momento, tenuto conto che soprattutto per ciò che riguarda la navigazione del Lago Maggiore, del Lago di Como e del Lago di Garda, e cioè la "Gestione governativa della navigazione per l'alta Italia" almeno per quanto concerne due dei tre laghi sono interessate più Regioni.
E' inteso, anche per contatti avuti con Assessori delle altre Regioni interessate, in particolare con quella lombarda, che si farà ogni utile pressione perché questo separato provvedimento possa naturalmente essere emesso con la massima sollecitudine, in quanto il Lago Maggiore interessa Piemonte e Lombardia e lo stesso Lago di Garda interessa Lombardia e Veneto e il Trentino-Alto Adige. E' una gestione governativa che, presa nel suo complesso, presenta tre bilanci distinti: del Lago Maggiore, del Lago di Como, del Lago di Garda; però, c'è parecchia materia, naturalmente, da esaminare e da regolamentare insieme.
Per ciò che riguarda, invece, la relazione in generale, là dove si accenna alle idrovie, non ho che da prendere atto e da ringraziare la Commissione per aver posto in risalto il problema delle stesse, e per aver sottolineato quella, che io spero solo apparente e non reale, insensibilità (c'è chi parla addirittura di accentuata insensibilità da parte degli organi centrali) per un problema così importante, almeno per quanto ci interessa, come quello della navigazione interna.
In sostanza, quella espressione "navigazione lacuale e porti lacuali" indubbiamente cambia le carte in tavola; si è preferito dire "navigazione e porti lacuali": ciò limita il concetto ai porti lacuali che significano "i porti dei laghi", ma quando si parla di navigazione interna dev'essere intesa tutta la navigazione e quindi tutti i porti.
Si pone a noi un problema che non è qui il caso di approfondire, perch investe infrastrutture che sotto l'aspetto tecnico e finanziario sono di proporzioni enormi, ma che è senz'altro uno di quelli che vanno affrontati oggi, almeno come studio e come impostazione, per vederli maturare magari fra tre, cinque, dieci anni. Una regione finitima alla nostra, la Lombardia, si è dimostrata molto sensibile riguardo a questo problema, e infatti lo ha già in parte realizzato anche sul piano pratico. Mi riferisco al fatto che sia già possibile la navigazione nella parte terminale del canale Milano-Cremona-Po, una volta ultimato consentirà il collegamento della città di Milano con l'Adriatico, e che potrebbe domani da Milano arrivare alle sponde del Ticino e collegarsi con il Lago Maggiore, e quindi con la Svizzera, e domani tale traffico con la Svizzera e l'Adriatico - via Milano - taglierebbe fuori completamente la Regione Piemonte. Dunque qualcuno si è già mosso prima e più di noi - anche perché ne ha avuto la possibilità, in precedenza. Ottenuta come abbiamo ottenuto la classificazione del collegamento Torino-Novaraticino e dell'asta longitudinale Sud, quella che da Biandrate va verso Acqui Terme e quindi il collegamento con il Mar Ligure, ritengo che la nostra Regione non debba più indugiare a battersi con la massima energia, per tutelare anche in questo campo gli interessi delle sue zone, iniziando quel lavoro a lungo termine che è necessario impostare ora per raccogliere i frutti poi. Mi ha fatto piacere vedere che la Commissione ha tenuto presente anche questo aspetto del che la ringrazio, e dichiaro quindi che sono perfettamente d'accordo sulle sue conclusioni.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare l'Assessore Gandolfi.



GANDOLFI Aldo, Assessore ai trasporti e comunicazioni

A chiusura del dibattito devo, a nome della Giunta, sintetizzare i criteri che hanno ispirato la stesura della relazione con la quale essa ha accompagnato le osservazioni stesse che sono state poi prese in esame dalla Commissione. Considerazioni che in larga parte hanno poi trovato riscontro negli orientamenti della Commissione e che hanno permesso, come dichiaravo all'inizio di questa discussione, di ritrovarci oggi con un testo di osservazioni conclusive della Commissione, quello oggi messo in discussione, di fatto concordato fra la Commissione e la Giunta e che raccoglie il pieno consenso di quest'ultima.
Qual era il tipo di considerazioni che sono state fatte e che anche il relatore collega Bianchi faceva? Direi l'orientamento che tutte le forze regionaliste possono esprimere qui in Consiglio regionale? Che la Regione deve riuscire ad avere una organicità di poteri e di possibilità di intervento nel campo dei trasporti. Questo è strettamente connesso con la possibilità per la Regione di incidere su una serie di materie, di problemi di estrema importanza, che sono anzitutto la programmazione economica regionale con tutto quello che essa comporta sul piano dell'assetto del territorio e degli interventi di carattere urbanistico e sociale e in generale di destinazione del territorio. Ma a questo dover essere, a questo obiettivo di carattere politico, che risponde ad una visione della Regione come momento di coordinamento di tutti gli interventi sul territorio evidentemente noi dobbiamo contrapporre una serie di atti, di momenti di politica costituzionale, che non possono essere solamente il decreto di trasferimento di funzioni amministrative. Il fatto che il decreto di trasferimento delle funzioni amministrative sia più o meno soddisfacente noi non lo possiamo commisurare a questo disegno di obiettivi regionali, ma direi - ce lo impone l'assetto istituzionale e costituzionale del nostro Paese, - lo possiamo unicamente commisurare al tipo di norme che ci consegna la Costituzione. Cioè, il decreto di trasferimento delle funzioni amministrative è un decreto di trasferimento delle funzioni amministrative relative alle materie di competenza legislativa regionale.
Noi, purtroppo, in materia di trasporti ci troviamo di fronte ad una delle indicazioni più restrittive che ci assegna l'art. 117 della Costituzione. Mentre nell'art, 117 si parla di agricoltura tout court, di urbanistica tout court, e questo dà certamente spazio ad una rivendicazione estremamente ampia di poteri in questi campi da parte della Regione, in materia di trasporti l'art. 117 parla di "tramvie e linee automobilistiche di interesse regionale", di "navigazione e porti lacuali", e i costituenti rifiutarono , quando si votò la Costituzione, un emendamento, invece, che parlava proprio di trasporti e di sistemi di trasporto di interesse regionale. Cioè, di fatto dichiarando e manifestando la volontà di dare alle Regioni dei poteri legislativi piuttosto restrittivi in materia di trasporti. Allora, evidentemente, noi da un lato possiamo, con riferimento al decreto di trasferimento delle funzioni amministrative in discussione cioè riguardante le materie comprese nell'art. 117 della Costituzione semplicemente tentare e sostenere una interpretazione evolutiva del dettato della Costituzione. Che evidentemente vuol significare poteri della Regione nei sistemi di trasporto aventi interesse di carattere locale, siano essi tramvie, linee automobilistiche, linee di navigazione. Ma una interpretazione che da un punto di vista costituzionale, non può andare al di là di questo. Le Regioni sarebbero fortemente scoperte in termini di credibilità se tentassero delle estrapolazioni, direi delle estensioni che non poggino su di una corretta interpretazione della volontà del costituente.
Questo non significa, evidentemente, rinunciare a quel quadro di indicazioni politiche e di assetto definitivo dei poteri regionali che noi abbiamo dato. Credo ci si possa dar atto alla Giunta di essere stata esplicita su questo punto. Facendo che cosa? La Regione deve evidentemente e il relatore Bianchi lo ha particolarmente sottolineato - far riferimento ad altri meccanismi costituzionali: mentre l'art. 117, nella indicazione delle materie, ci consegna un quadro rigido, che può essere modificato solo mediante leggi costituzionali - e potremo anche far ricorso a quello -, ci sono altri strumenti costituzionali, come la delega di funzioni amministrative, prevista dall'art. 118, la legge-quadro, prevista dalla legge finanziaria votata lo scorso anno, che diventano strumenti per un allargamento dei poteri regionali, non più nel campo dei poteri legislativi ma nel campo dei poteri amministrativi, che può permettere con una politica istituzionale coerente e credibile di arrivare gradualmente ad un assetto di poteri pienamente soddisfacente per la Regione.
Del resto, noi oggi verifichiamo che cominciano ad arrivare dei decreti di riforma della pubblica amministrazione che prevedono appunto un largo esercizio della delega prevista dall'art. 118. Ma non è il caso di addentrarci ora in una materia che sarà discussa dal Consiglio nelle prossime settimane. Direi però, con riferimento ad una polemica che si è sviluppata sulla stampa in queste ultime settimane, tra i Ministri competenti, che va notato che questo nuovo decreto di riordinamento del Ministero dei Trasporti, in realtà, è volutamente e strettamente coordinato al primo, cioè, accetta, del decreto di trasferimento delle funzioni amministrative, una interpretazione molto restrittiva dei poteri regionali e poi è molto largo, invece, in materia di deleghe amministrative, di deleghe di carattere amministrativo. Questo direi che, tutto sommato configura, al di là delle polemiche che sono intercorse tra il Ministro per l'attuazione delle Regioni e il Ministro della riforma della Pubblica Amministrazione, un disegno che è il disegno politico sul quale la Regione si deve pronunciare, come mi sembra si sia pronunciata anche nel testo della Commissione: quello secondo il quale alla Regione si vuol consegnare dei poteri legislativi piuttosto limitati, essendo magari anche larghi sul piano delle deleghe dì carattere amministrativo. Ecco la preoccupazione di carattere politico che noi dobbiamo aver presente in questa discussione e negli atti successivi che seguiranno nella discussione sul decreto di riorganizzazione del Ministero dei Trasporti: rivendicare, per la Regione il più ampio arco di interventi legislativi compatibile con una corretta interpretazione della Costituzione e integrare poi questi con una richiesta di esercizio della delega che sia effettivamente integrativa ai fini di quel disegno politico generale.
Ritorno a dire che evidentemente questo discorso dev'essere un discorso che si muove - e di questo si è preoccupata la Giunta - sul filo di una logica di carattere costituzionale giuridico ineccepibile, proprio per non far perdere di credibilità alla Regione con una contestazione al potere centrale fatta sulla spinta di condizioni politiche che però non si reggano rispetto al quadro di norme costituzionali che noi abbiamo di fronte stando bene attenti, appunto, a non avvalorare rispetto al Parlamento rispetto agli organi di Governo, una immagine di Regioni che contestano comunque e sempre, in ogni caso, senza un corretto, preciso, puntuale riferimento alle norme della Costituzione e della legge. Le norme della Costituzione le ricordavo, le norme della legge, già ricordate ampiamente sono quelle che ci vengono dalla legge finanziaria, che fissa alcuni principi ispiratori molto precisi per quanto riguarda l'esercizio di questo strumento di trasferimento delle funzioni amministrative dallo Stato alle Regioni. Su questa base la Giunta, e la Commissione in maniera ancor più articolata e precisa, hanno impostato tutta una serie di osservazioni richiedendo una puntuale e precisa osservazione e il rispetto delle norme inserite nell'art. 17 della Legge Finanziaria.
Mi soffermerò in dettaglio sui singoli articoli nella misura in cui saranno presentati emendamenti, come mi sembra che le dichiarazioni del Consigliere Rivalta fanno supporre, dal Gruppo Comunista. Una cosa, per vorrei osservare, di particolare importanza, sull'art. 7, perché su questo si è centrato un tipo di argomentazioni che hanno un carattere non di osservazione puntuale all'articolato del decreto ma di carattere di principi generali ai quali la Regione e lo Stato devono attenersi in questa fase delicata di attuazione dell'ordinamento regionale.
L'art. 7 ammette una riserva dello Stato di coordinamento delle attività amministrative delle Regioni per esigenze di carattere unitario con riferimento agli obiettivi della programmazione. E' valido certamente il riferimento che faceva il Consigliere Rivalta alla Regione come soggetto di programmazione. Ma evidentemente dobbiamo ribadire, avere ben chiaro che questa partecipazione della Regione al processo formativo del piano nazionale non può essere a senso unico. La Regione deve partecipare alla formulazione del piano nazionale: nel momento in cui su questo intervengono le decisioni e la ratifica del Parlamento certi fatti devono diventare vincolanti anche per le Regioni e le Regioni devono accettare anche un minimo, che può anche essere un massimo, evidentemente, un certo arco di poteri di intervento dello Stato a fini di coordinamento, rispetto alla programmazione nazionale, delle attività amministrative della Regione.
Cioè, i poteri della Regione non possono essere visti semplicemente come diritti da far valere rispetto agli organi centrali ma anche come una necessità di rispettare le indicazioni che il Parlamento può dare specialmente sul piano della ripartizione delle risorse tra Regioni e dell'articolazione di progetti di lavoro su tutto l'arco delle materie amministrative che possono anche interessare la Regione. Da questo punto di vista è quindi ineccepibile questo tipo di riserva da parte dello Stato.
Vorrei fare osservare di più che è una riserva che deriva da una norma legislativa vigente, quella dell'art. 17 della Legge finanziaria, che o è da noi impugnata per incostituzionalità - e potremmo anche farlo, e potremmo anche discuterne - o dobbiamo rispettare come norma legislativa tuttora operante nel quadro dell'ordinamento del nostro Stato. Quello che riporta il decreto, in una forma discutibile e che la Commissione giustamente ha corretto, ma direi ineccepibile, è, di fatto, una garanzia per le Regioni, perché il fatto che si specifichi come questo diritto dello Stato di coordinamento, lasciato così indefinito nelle modalità dalla legge finanziaria, si articola, e si articola solo attraverso deliberazioni collegiali del Governo o attività che si riferiscono alla responsabilità collegiale del Governo, è in ultima analisi una garanzia, non una limitazione, per le Regioni: perché, ripeto, una non specificazione del dettato della legge finanziaria potrebbe sì veramente prestarsi ad una possibilità di ingerenze molto pesanti nel quadro delle competenze regionali da parte dello Stato, con atti unilaterali di singoli Ministeri.
Non mi pare di dover aggiungere altro a nome della Giunta e mi riservo di far presenti le valutazioni della stessa sui singoli articoli nel momento in cui questi eventuali emendamenti fossero presentati.
Un'ultima raccomandazione vorrei rivolgere al relatore a nome della Giunta, e cioè che quelle osservazioni di carattere generale sui singoli articoli che il relatore Bianchi ha letto in maniera precisa e puntuale al momento della sua esposizione al Consiglio vengano riportate in maniera fedele nel testo. Nel testo che è stato distribuito al Consiglio, infatti queste osservazioni ci sono solo per uno o due articoli: su altri articoli in particolare il 6 e l'8 (quello in cui si parla dei revisori dei conti) mi sembra assai opportuno un chiarimento di carattere generale sugli emendamenti che la Regione si appresta a votare.



PRESIDENTE

Per consentire alla II Commissione di riunirsi e di dare al testo una forma che lo trasformi in un progetto di deliberazione del Consiglio la seduta sarà sospesa ora per alcuni minuti.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Giunta delle Elezioni. Convocazioni. Modifica della composizione


PRESIDENTE

Il Presidente della Giunta delle Elezioni mi ha pregato di annunciare la contemporanea convocazione della Giunta delle Elezioni.
Una delle due Commissioni potrebbe riunirsi nell'unica sala di riunione a nostra disposizione, l'altra nell'ufficio del Presidente.



PAGANELLI Ettore

La Giunta delle Elezioni è sempre composta dagli stessi membri o vi sono state integrazioni o sostituzioni?



PRESIDENTE

Vi sono state due sostituzioni, di cui mi proponevo di dar notizia a fine seduta. Ma, data la circostanza, e opportuno che le comunichi subito.
Il Gruppo Socialdemocratico ha deciso di sostituire il Consigliere Vera con il Consigliere Benzi. Leggo la lettera inviata in proposito dal Gruppo Socialdemocratico: "Onorevole Presidente, con la presente rassegno, in conseguenza della situazione in cui mi trovo per il ricorso presentato contro di me dal signor Ermenegildo Brezzo, le dimissioni da membro della Giunta delle Elezioni di questo Consiglio. Nella mia qualità di capo del Gruppo consiliare P.S.D.I., designo a sostituirmi in detta Giunta, in rappresentanza del mio Gruppo, il Consigliere dott. Germano Benzi." Do atto della comunicazione che mi è pervenuta dal Consigliere Vera e quindi designo il Consigliere Benzi a sostituirlo nella Giunta delle Elezioni.
Inoltre do atto che il Gruppo Liberale ha designato il Consigliere Rossotto a sostituire il Consigliere Fassino nella Giunta delle Elezioni.
Della Giunta delle elezioni fanno ora parte i Consiglieri Benzi e Rossotto al posto dei Consiglieri Vera e Fassino.
La seduta è sospesa.



(La seduta sospesa alle ore 18,45 riprende alle ore 19,40)


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni - Giunta, organizzazione e funzioni

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La seduta riprende.
La II Commissione mi ha fatto avere il testo del progetto di osservazioni aggiornato, contenente correzioni per lo più di forma ed alcune aggiunte ricavate dalla relazione orale del Consigliere Bianchi.
Mi pare che una votazione immediata di un testo di cui il Consiglio potrebbe prendere solo vagamente conoscenza, ascoltandone la lettura, non consentirebbe un giudizio veramente meditato. Le modifiche non sono di grande rilevanza, e, dopo essere state tutte discusse in aula, sono state or ora elaborate dalla Commissione; però danno un aspetto diverso al testo che è bene che i Consiglieri possano esaminare accuratamente. Io non credo che si possa votare in coscienza, senza averne preso attenta visione, un testo in cui in venti punti diversi sono state aggiunte le osservazioni fatte dal relatore nel corso della sua illustrazione orale e sono state modificate alcune formule: mi pare che una approvazione data in tali condizioni non sarebbe né responsabile né meditata. Quindi, per lasciare ai nostri servizi il tempo per distribuire il testo definitivo proposto dalla Commissione a tutti i Consiglieri Regionali ritengo si possa sospendere l'esame del parere della II Commissione. Si giungerebbe alla parte conclusiva di questo esame al termine della seduta di domani mattina, in quanto nel corso della mattinata di domani si potrebbe procedere alla ricopiatura del testo e alla distribuzione di esso a tutti i Consiglieri.
Così tutti i Consiglieri Regionali potranno votare avendo sotto gli occhi il testo su cui devono pronunciarsi ed a questo potranno evidentemente proporre modifiche ed integrazioni di qualunque genere.
Se quindi il Consiglio non ha obiezioni da muovere, direi di passare all'esame del punto successivo all'ordine del giorno, rinviando a domattina l'esaurimento di questo punto all'ordine del giorno.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Per la verità, sono abbastanza sorpreso da questa proposta, perché la Commissione ha terminato i suoi lavori, le modifiche, come lei stesso ha affermato, sono soltanto formali, non sostanziali, per cui si poteva benissimo, a nostro giudizio, passare alla votazione questa sera stessa.
Noi accettiamo un rinvio a domani alla condizione che, chiusa ormai la discussione sui contenuti della relazione, ci sarà una presa di visione ed una approvazione pura e semplice.



PRESIDENTE

La discussione generale è stata dichiarata chiusa e quindi non sarà riaperta. Sulle singole parti del testo potranno essere illustrati eventuali emendamenti che fossero proposti, come sarebbe accaduto questa sera. I l testo proposto per la votazione sarà lo stesso che è stato test esaminato ed approvato in Commissione.



BERTI Antonio

Il rinvio, allora, non è determinato dal piccolo conciliabolo che c'è stato dopo le conclusioni della Commissione?



PRESIDENTE

Consigliere Berti, la proposta di rinvio mi è stata suggerita dalla lettura, che ho fatto rapidamente, delle annotazioni scritte a matita, che mi ha convinto che l'illustrazione di quelle annotazioni non sarebbe stata sufficientemente chiara da permettere al Consiglio di votare un testo ben assimilato.
Non mi pare veramente che si possa valutare con la dovuta serenità un testo in cui sono state inserite cinquanta righe, sia pure già concordate nello spirito del testo precedente, rispetto al documento originario. Anche le osservazioni marginali che sono state aggiunte agli articoli per illustrare la portata degli emendamenti proposti, sia pure già ascoltate nella relazione del Consigliere Bianchi, sono state scritte ora, e credo che per votarle, dato che vanno come osservazioni sottoscritte dal Consiglio, occorre che i Consiglieri le abbiano davanti a sé.
Credo, ripeto, sia troppo complessa l'architettura del testo per poterlo votare così, dopo una semplice illustrazione orale delle modifiche.
Non vi è nessun altra ragione per la mia proposta di rinvio.



BERTI Antonio

Prendo atto della sua dichiarazione ed in questi termini accetto il rinvio.


Argomento: Esercizio delle funzioni amministrative trasferite o delegate dallo Stato alle Regioni - Circoscrizioni comunali

Parere sullo schema di decreto delegato concernente il trasferimento alle Regioni a Statuto ordinario delle funzioni amministrative statali in materia di circoscrizioni comunali e polizia locale, urbana e rurale.


PRESIDENTE

Passiamo quindi, ora, all'esame del punto 4 dell'o.d.g.: "Esame del progetto di parere sullo schema di decreto delegato concernente il trasferimento alle Regioni a statuto ordinario delle funzioni amministrative statali in materia di circoscrizioni comunali e polizia locale, urbana e rurale". (Relatore Paganelli) Ha facoltà di parlare il Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore, relatore

Signor Presidente, signori Consiglieri, le osservazioni che l'VIII Commissione rassegna su questo schema di decreto delegato sono contenute in un numero di pagine più ristretto rispetto alla fatica che precedentemente ha compiuto il collega Bianchi nell'esame dell'altro schema di decreto delegato, ragion per cui potrebbero anche essere lette integralmente.
Tuttavia, per aderire all'invito che il Presidente del Consiglio ha fatto precedentemente di una breve relazione, anche io darò, in limiti molto ristretti, nozione al Consiglio del criterio che è stato seguito e dei punti principali inseriti in queste osservazioni.
Anzitutto, noi abbiamo premesso un "cappello" che ritengo possa poi essere proprio quello che deve servire per giungere alla deliberazione, con una sola avvertenza di modifica del primo periodo, là ove si dice: "L'VIII Commissione" si dovrebbe poi dire: "Il Consiglio fa proprie le osservazioni dell'VIII Commissione, esaminato ecc. ecc.". In questa prima parte noi diamo atto della procedura che è stata seguita dalla Commissione, diamo atto delle osservazioni che sono state formulate dalla Giunta, e che in parte abbiamo integralmente trasferito nelle osservazioni, e diamo atto soprattutto della consultazione che è stata effettuata. Non siamo scesi in particolari circa la consultazione anche perché possiamo dire che tutte le persone - rappresentanti di Enti, Sindacati, Comuni ed altre associazioni che sono state sentite hanno sostanzialmente espresso pareri concordanti.
Le osservazioni sono articolate in quattro punti. Vi sono innanzitutto delle considerazioni di carattere generale. Devo avvertire i colleghi Consiglieri di una omissione di un paio di righe nel testo a loro mani. Nel secondo periodo della pag. 2 si legge: "La limitatezza inoltre il fatto che."; il testo integrale è invece: "La limitatezza delle funzioni trasferite è subito evidente e dimostrabile. Mortificante inoltre è il fatto che manchi qualsiasi accenno a nuove prospettive politiche".
In questa parte di carattere generale si è notata, come già aveva notato la Giunta nelle sue osservazioni, la limitatezza del decreto delegato. Penso che questo rilievo, che abbiamo già sentito fare nel precedente schema di decreto delegato, riaffiorerà in tutte le discussioni che si faranno in ordine agli schemi trasmessi alla nostra osservazione. Ma non soltanto abbiamo notato la limitatezza: abbiamo anche notato, come era già stato notato, che occorre revisionare tutta la materia in esame. Si fa anche voto che il Governo emani le interpretazioni e le direttive cui fa cenno la famosa votazione avvenuta in Senato in ordine proprio all'atteggiamento del potere centrale relativamente al trasferimento delle funzioni alle Regioni.
Il secondo punto riguarda più propriamente le circoscrizioni comunali.
Abbiamo osservato, e verrà poi nuovamente all'attenzione, questo, nella proposta di schema di decreto delegato che accompagna la nostra relazione che la dizione "funzione" e una dizione limitativa e che dovrebbe essere sostituita da una dizione più ampia, quella di "potestà legislativa e funzioni amministrative". Abbiamo fatto un preciso richiamo all'art. 133 della Costituzione, là dove si parla proprio dei poteri della Regione per l'istituzione di nuovi Comuni, accenno che era letteralmente sfuggito nello schema di decreto governativo. Ed abbiamo anche accennato ai consorzi dei Comuni, tenendo soprattutto conto in questo caso di una osservazione che ci era venuta dalla partecipazione e dalla consultazione specie dei rappresentanti dell'Uncem. Abbiamo anche proposto di modificare una frase dello schema di decreto delegato che riteniamo assolutamente infelice: là dove si parla di "contestazione di confini" ci sembra più proprio parlare di "determinazione" e di "rettifica" di confini.
Per quanto riguarda la polizia urbana e rurale, terzo punto delle osservazioni, la Giunta nella sua relazione aveva proposto giustamente una chiara modifica del testo governativo, che è fatto in modo da consentire al Governo di discutere poi su ogni questione così da ridurre nella misura maggiore possibile il potere delle Regioni. Noi abbiamo inteso andare ancora oltre: nella relazione, infatti, abbiamo ritenuto di ricordare tutti quei regolamenti che non sono propriamente regolamenti di polizia in senso stretto ma che tuttavia contengono ampie norme di polizia, ed abbiamo anche avanzato una ipotesi di divisione in settori dell'attività legislativa ed amministrativa delle Regioni, attività che pensiamo debba poi derivare dal decreto delegato ma che potrebbe eventualmente, se del caso, trovare una più completa trattazione in una successiva legge-quadro. Questi settori dell'attività legislativa ed amministrativa delle Regioni dovrebbero essere i settori della polizia urbana in senso stretto, della polizia sanitaria mortuaria e veterinaria, della polizia edilizia e della polizia rurale.
Abbiamo anche suggerito di eliminare il periodo che costituisce la prima parte del secondo comma dell'art. 2, perché finiva con l'essere in contrasto con l'ultima parte dello stesso comma dell'art. 2. E' evidente infatti, che se vi è una definitiva esecutività in sede regionale per quanto riguarda i regolamenti, non può essere questa definitiva esecutività in sede regionale certamente ben collegata con i fini dell'esercizio della funzione di indirizzo e coordinamento spettante allo Stato. Questa prima parte di questo secondo comma potrebbe far pensare che lo Stato si riservi determinate funzioni che sono incompatibili con la esecutività del Regolamento in sede regionale.
Per quanto riguarda il quarto articolo che è stato introdotto nella proposta della Giunta, abbiamo ritenuto valida questa proposta, che abbiamo ancora ampliato: la Commissione ha ritenuto di integrare questo articolo con alcune precisazioni, perché ha ritenuto che queste, funzioni non vengano svolte soltanto dalle Prefetture e dal Ministero dell'interno ma che vi siano delle funzioni attinenti a questa materia che sono svolte anche da altri Ministeri (dal Ministero dell'Agricoltura, dal Ministero dei Lavori Pubblici attraverso il Genio Civile, dal Ministero delle Finanze attraverso l'Intendenza di Finanza); ed abbiamo quindi suggerito una più ampia formulazione di questo articolo, così come abbiamo suggerito una diversa formulazione, per quanto riguarda il personale, poiché gli accordi che lo Stato dovrà cercare dovranno essere accordi non con le Regioni in genere ma con le singole Regioni, proprio per differenze innegabili, specie ambientali e climatiche, che ci sono fra le varie Regioni. Abbiamo poi, nel testo emendato, trasferito tutte queste osservazioni che io mi son permesso di richiamare succintamente.
Queste sono le osservazioni che la Commissione, praticamente unanime perché vi sono state piccole riserve solo da parte del Gruppo che oggi non partecipa a questa discussione -, integrata da quei Capigruppo che devono fare i salti mortali per partecipare ai lavori delle varie Commissioni, ha ritenuto di dover fare e che si augura possano essere recepite dal Consiglio.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Marchesotti.



MARCHESOTTI Domenico

Signor Presidente, egregi colleghi, nel corso delle consultazioni sono state fatte due osservazioni di metodo che ritengo giusto far presenti al Consiglio: a) E' stato osservato che le convocazioni giungevano in ritardo, e quindi che mancava il tempo per una adeguata preparazione. Abbiamo dovuto come Commissione e come Commissari, spiegare come stavano le cose, di chi era la responsabilità.
b) Da parte dei Sindaci ci è stato fatto osservare che per un corretto dibattito sui temi di merito, sarebbe stato bene inviare loro tutto il materiale, non solo lo schema di decreto e le osservazioni della Giunta perché in questo modo si limitava il confronto democratico e dialettico.
Alcuni Sindaci, non di parte comunista, ritennero persino di non poter esprimere in queste condizioni, pur avendone da fare, le loro osservazioni.
Poiché concordo su queste critiche, ritengo che il Consiglio debba essere edotto della posizione dei commissari comunisti, perché possa avere una precisa visione di come si è giunti a un documento unitario della Commissione, così come il relatore Paganelli lo ha testé presentato.
Rilevo che la Commissione, a nostro avviso, ha lavorato bene, con risultati efficaci ed unitari. La posizione dei commissari del Gruppo Comunista della VIII Commissione è stata precisata nella nota che illustrerò al Consiglio, consegnata nelle prime sedute della Commissione stessa. Questa nota non è stata inviata ai consultandi: è giusto pertanto che il Consiglio venga a conoscenza del contributo che i vari Gruppi danno sui problemi in discussione.
1) L'esame dello schema di decreto e della relazione del Governo sulle circoscrizioni comunali e di polizia locale urbana e rurale è strettamente collegato al giudizio sui principi generali informatori dello schema stesso. E' giusto e corretto chiedersi, prima di tutto, come sono intesi dallo schema di decreto i rapporti politici e giuridici generali fra gli organi dello Stato, centrali e regionali.
Il Senato il 18/12/'70 ha votato una mozione, accettata dal Governo, con la quale lo invitava ad attenersi ai seguenti criteri: "..., definire in modo unitario, in sede di Consiglio dei Ministri l'interpretazione dei criteri fissati dall'art. 17 della Legge 16/5/1970 n 281, per l'esercizio della delega legislativa concernente il trasferimento alle Regioni delle funzioni di cui all'art. 117 della Costituzione e del relativo personale, e impartire, conseguentemente, direttive vincolanti alle Commissioni interministeriali incaricate della stesura dei decreti delegati".
Sino ad oggi il Governo non ha fornito le interpretazioni né emanato le direttive. Manchiamo perciò di chiarezza e di garanzie per la Regione. Ci è grave. L'esame dello schema del decreto deve pertanto comportare la precisa richiesta di tale garanzia.
Un primo gruppo di osservazioni, ancora di carattere generale, sono state da noi avanzate allo schema governativo sotto i seguenti aspetti: la materia non è stata considerata nella sua integralità e organicità l'esercizio delle funzioni di indirizzo e di coordinamento, riservato agli organi centrali dello Stato, così come emerge dal decreto, lede l'autonomia delle Regioni manca nello schema di decreto il rapporto tra il trasferimento delle funzioni e il passaggio delle attribuzioni degli organi e degli uffici periferici dello Stato e del personale (che non sono previsti), unite ad eventuali deleghe, come dall'art. 118 della Costituzione non si ritrova nello schema l'influenza sulla potestà legislativa della Regione, a seguito del trasferimento delle funzioni amministrative.
2) Lo schema delle circoscrizioni tralascia le istituzioni di nuovi Comuni la denominazione di frazioni o borgate, e sarebbe preferibile parlare di "determinazioni e rettifiche di confini" più che di "cointestazioni di confini", come si fa invece nel decreto governativo.
La parte dello schema dedicata alla polizia locale, urbana e rurale ritaglia la materia, la restringe fino a deformarla. Il concetto di locale inteso come regionale o infraregionale, con una rilevante incidenza nella vita sociale e civile della comunità, non esiste; viene soltanto identificato - non si capisce perché - con il controllo dei regolamenti comunali di polizia. Non vi è traccia del fatto che l'oggetto della polizia amministrativa locale comprende una larga gamma di norme, da quella di polizia vera e propria (con la giusta esclusione di quella della sicurezza dell'ordine pubblico, compito dello Stato) fino a quelle di igiene, sanità veterinaria, urbanistica, sofisticazioni ed altre, ancor oggi esercitate dallo Stato.
Il controllo sugli atti degli Enti locali viene assegnato alle Regioni dall'art. 130 della Costituzione e dalla Legge n. 62 del 1953, non è compreso nelle materie dell'art. 117 della Costituzione, quindi non vi è nulla da trasferire. Inoltre, lo schema di decreto trasforma il potere di "indirizzo e di coordinamento" riservato agli organi dello Stato in un vero e proprio controllo di legittimità di secondo grado, là dove fa obbligo per il Comitato di controllo, di trasmettere i regolamenti comunali approvati al Ministero degli Interni: ciò è del tutto illegittimo, e per più aspetti.
Sotto il profilo del legame reale fra trasferimento di funzioni e passaggio delle attribuzioni degli uffici e del personale, nulla si dice. Vi e perci da dubitare se si sia in presenza di un decreto delegato che abbia i riferimento voluti dalla legge: infatti l'art. 17 della Legge 281 precisa inequivocabilmente che il trasferimento di funzioni "dovrà effettuarsi mediante il trasferimento degli uffici periferici dello Stato", e quindi anche del personale, come la norma citata peraltro precisa.
Circa il rapporto fra il trasferimento delle funzioni amministrative e l'esercizio del potere legislativo regionale, sembra opportuno richiamare qui la sentenza della Corte Costituzionale n. 39 del 1971, in quanto essa appare esplicita: l'emissione di un decreto delegato segna il preciso momento temporale in cui le Regioni possono iniziare ad esercitare la potestà legislativa sulla materia corrispondente. Per cui, il mancato trasferimento totale e pieno di una funzione amministrativa può limitare anche la corrispondente potestà legislativa.
3) E' chiaro, crediamo per tutti, che lo schema di decreto si muova in un contesto di laconicità e genericità; che e evidente la limitatezza delle funzioni da trasferire e manca, oltre tutto, un qualsiasi cenno a nuove prospettive politiche. in armonia con le grandi scelte (revisione delle leggi sugli Enti locali, pianificazione del territorio); che manca una pur minima relazione tra lo schema del decreto e le leggi-quadro; e che lo schema si riferisce a settori della nostra legislazione meritevoli di radicali rinnovamenti, non di sopravvivenza fossilizzata.
Poiché siamo nella fase delle osservazioni allo schema del decreto, ci sembra legittimo, efficiente ed opportuno porre il problema di come pu essere ricercato, creato e sancito un giusto spazio, rimanendo nel campo delle funzioni amministrative.
A noi sembra che tale spazio possa e debba essere trovato nelle seguenti direzioni: a) anzitutto nell'ambito delle funzioni di polizia amministrativa, con particolare riferimento a tutti i settori della polizia locale, attinenti alle materie attribuite dalla Costituzione alla competenza della Regione: sanità, edilizia, viabilità, trasporti, attività rurali, caccia e pesca sofisticazioni, ecc.
In questi settori non operano soltanto gli Enti locali e le funzioni di questi non esauriscono il campo della polizia locale. Molteplici sono oggi le funzioni amministrative che lo Stato svolge, con regolamenti, ordinanze d'urgenza, licenze, autorizzazioni, dichiarazioni, approvazioni concessioni ed altri tipi di atti. Pertanto pare corretto ritenere che occorra affermare chiaramente nel decreto che tutte le attribuzioni di polizia amministrativa che oggi svolge lo Stato nelle materie attribuite dalla Costituzione alla competenza delle Regioni debbono essere trasferite a queste ultime b) tra le funzioni svolte oggi, dalle autorità provinciali e locali di pubblica sicurezza, vi sono delle materie che rivestono un carattere prevalentemente amministrativo. Queste riguardano le autorizzazioni ad alberghi, locande, esercizi pubblici in genere, agenzie pubbliche ecc. che interessano direttamente settori di competenza della Regione, come turismo ed industria alberghiera, assistenza, cave, artigianato, acque termali fiere e mercati, tramvie e linee automobilistiche, navigazione. Per cui ferme le attribuzioni dei Sindaci e degli Enti locali, sembra opportuno unificarle nella Regione stessa.
A noi sembra da respingere l'ultimo comma dell'art. 2 dello schema perché si presta a più d'una interpretazione, e vi è il rischio che esso sia rivolto non solo a riservare agli organi statali attribuzioni come quelle sopra indicate ma addirittura a fare ritagli di competenza su aspetti di polizia locale come fino ad ora intesi.
Vi è inoltre da considerare il superamento di precise norme delle leggi di P.S., per liberare certe attività dai provvedimenti di polizia; il processo sarebbe più agevole con il trasferimento di tutte le funzioni alle Regioni c) il Governo può utilizzare il secondo comma dell'art. 118 della Costituzione: "Lo Stato può con legge delegare alla Regione l'esercizio di altre funzioni amministrative".
Una norma inserita nel decreto delegato, che prevedesse la possibilità di delega alle Regioni delle funzioni dello Stato, nel caso di pubbliche calamità - richiesta peraltro anche dai sindaci e nelle consultazioni dalle organizzazioni sindacali contadine - ribadirebbe la suddetta norma costituzionale e costituirebbe una espressione di volontà politica di notevole interesse sul modo di intendere le Regioni come un modo nuovo di essere dello Stato.
In questo contesto potrebbe essere avviato un processo di superamento della legge sulla protezione civile ed un discorso sulla regionalizzazione del Corpo dei Vigili del Fuoco, con un determinato coordinamento di carattere nazionale, come peraltro sostenuto dalla stessa categoria.
4) Lo schema di decreto non effettua, né per le circoscrizioni comunali, n per le funzioni di polizia locale, alcun passaggio di personale, e nemmeno alcuna riduzione degli stanziamenti del bilancio statale ed alcuna previsione delle spese che le Regioni dovranno sostenere per il trasferimento delle funzioni. E' quindi il concetto informatore dello schema che risulta gravemente negativo ed assurdo, e va radicalmente cambiato. Proprio su questo tema che ci sembra di fondo abbiamo cercato di dare un contributo aperto al confronto, ciò che è poi avvenuto in Commissione. E poiché, come si può constatare dal confronto, gran parte delle nostre osservazioni sono state recepite sia nella relazione che negli emendamenti, nel documento illustrato dal Consigliere Paganelli, dichiaro che il Gruppo Comunista approva il documento stesso.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Rossotto. Ne ha la facoltà.



ROSSOTTO Carlo Felice

Il Gruppo Liberale, come già detto in Commissione, concorda pienamente con la relazione effettuata dall'avv.to Paganelli, e desidera sottolineare l'importanza di alcune modifiche che sono state apportate, modifiche sulle quali è indispensabile sia richiamata l'attenzione del potere politico in sede centrale.
Intendo riferirmi alla chiarificazione della portata dell'art. 133 della Costituzione, circa la, possibilità di creare nuovi Comuni solo attraverso lo smembramento dei vecchi ma il che mi pare mezzo più valido per una coerente politica d'assetto territoriale e per risolvere situazioni abnormi che vi sono - unificandone parecchi in uno solo, e conseguentemente alla necessità di garantirsi che in merito a queste espressioni non sorgano domani delle controversie costituzionali.
Potrebbe infatti anche essere data questa interpretazione all'art. 133 della Costituzione, in quanto esso stabilisce soltanto la possibilità per le Regioni di costituire nuovi Comuni e non di sopprimere i vecchi.
L'altro appunto è che si è preferito indicare le materie di intervento non scendendo ad una singola casistica, pericolosa perché può sempre essere restrittiva di fronte alle evoluzione dei tempi; anche perché non c'e stato modo, nel brevissimo periodo in cui la Commissione ha dovuto redigere il parere, di conoscere tutte le possibili norme su cui il Consiglio Regionale ritenesse di avere particolare competenza.
Ciò detto, non mi resta che ribadire ancora una volta la piena adesione del Gruppo Liberale a questa relazione, che è chiara, precisa, e nei limiti di una onesta interpretazione è utile alla tutela delle nostre autonomie.
Grazie.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Viglione. Ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo

In qualità di Presidente della VIII Commissione non posso che approvare pienamente la relazione dell'avv. Paganelli, che è stata concordata unanimemente, a parte qualche piccola riserva del Gruppo missino.
Nelle consultazioni in merito allo schema di trasferimento del decreto delegato concernente il trasferimento alle Regioni a statuto ordinario delle funzioni statali in materia di circoscrizioni comunali, di polizia locale, urbana e rurale, la Commissione si è trovata anzitutto a doversi soffermare su quello che si deve intendere per circoscrizione comunale.
Secondo un concetto restrittivo di delimitazione territoriale la circoscrizione comunale è la zona entro cui le Regioni hanno funzioni delegate proprio di attinenza formale: le frazioni, l'aggregazione, la formazione di nuovi Comuni. Invece la Commissione, dalle consultazioni che ha avuto con le varie associazioni, gli Enti, numerosi Comuni, le Province ha tratto il convincimento che si tratti di cosa assai più sostanziale.
Cioè, quando la Costituzione parla di "circoscrizione comunale e polizia urbana e rurale" dice qualcosa di un certo contenuto, non soltanto formale non soltanto di delimitazione di confini, di aggregazione di frazioni, di costituzione di nuovi Comuni, ma si rifà proprio a quello che è il concetto del Comune come prima base democratica e popolare. Tant'è che giustamente rilevava il collega Marchesotti che ai Comuni, specialmente in questo decreto delegato, dovrebbe essere rimesso proprio tutto ciò che attiene alla vita comunale, cioè quanto attiene alle licenze (non soltanto la polizia urbana e rurale, che non avrebbe alcun significato in se stessa, ma tutto ciò che si riferisce ai compiti di polizia amministrativa, che vanno dalla polizia veterinaria a tutte le licenze di caccia e pesca anche all'interno dei Comuni); cioè tutta un'aggregazione di compiti di polizia che oggi sono sminuzzati attraverso mille rivoli che noi dovremo evidentemente liquidare. Pensiamo, ad esempio, a tutti i controlli sugli esercizi pubblici, sulle sofisticazioni, a tutta la complessa vita comunale. Noi intendiamo il decreto delegato in questo senso, e mi pare che la relazione stesa dall'avv. Paganelli rispecchi esattamente questo nuovo concetto.
Abbiamo poi voluto ancora puntualizzare una cosa, forse esagerando.
Abbiamo detto che vogliamo anche l'attribuzione legislativa. Non occorreva probabilmente inserire questa puntualizzazione, perché l'attribuzione legislativa ce la dà la Costituzione, in linea diretta e primaria, e il trasferimento delle sole funzioni amministrative non vuol dire che essa ci venga negata. Però, giustamente il collega Paganelli ha voluto inserire proprio come prima dizione: "Sono trasferite alle Regioni a Statuto ordinario le potestà legislative"; perché pareva, dallo schema di decreto che venissero trasferite soltanto le competenze amministrative. Bisogna pur dirlo che le competenze legislative, in quanto discendono direttamente, in via primaria e diretta dalla Costituzione, spettano alla Regione, in questa materia; quindi abbiamo ritenuto di dover ribadire questo concetto, anche se ovvio.
Questo concetto democratico del Comune come fatto primo popolare democratico della vita dei cittadini è rispecchiato in questo schema, in queste osservazioni, e noi pensiamo che possa essere recepito.
Un'ultima osservazione. La Commissione ha ritenuto anche di scendere alla formulazione di articoli di legge. Non so se sia compito delle Commissioni: è un discorso che dovremo fare un giorno, e che io questa sera introduco soltanto. Se tutte le Regioni non si limitassero soltanto a formulare delle osservazioni ma proponessero specifici articoli di legge si verrebbe ad avere quindici articoli di legge con relative osservazioni, una montagna di carta, direi, il più delle volte inutile. Noi, a mio avviso siamo chiamati unicamente a fare le nostre osservazioni in merito ai decreti, ed io vorrei invitare le Commissioni appunto a limitarsi ad osservazioni, evitando la formulazione di specifici articoli di legge nei quali si corre, fra l'altro, il rischio di dimenticare qualche particolare importante, mentre se si elaborano osservazioni di carattere generale è evidente che si comprende tutto.
Questo è quanto avevo da dire. Ringrazio in particolare l'avv.
Paganelli, che ha messo insieme in modo veramente encomiabile questa relazione, dimostrando abilità e concisione.



PRESIDENTE

Non essendovi altri iscritti a parlare, la discussione generale è chiusa. Ha facoltà di replicare, se lo ritiene, il relatore.



PAGANELLI Ettore, relatore

Ritengo di non aver motivo di replicare, dal momento che tutti i Consiglieri intervenuti hanno espresso consenso alla relazione. Mi limito a ringraziare tutti ed in particolare il Presidente della Commissione Viglione.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Presidente Calleri.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta condivide le osservazioni formulate dal collega Paganelli a nome della Commissione. C'è un solo aspetto che mi permetto di sottolineare e di proporre all'attenzione in sede di stesura finale che credo, anche per le osservazioni a questo decreto delegato, la Commissione si riserva di fare, ed è quello relativo alla questione della "contestazione dei confini", espressione che qui è stata modificata, secondo il suggerimento della Commissione, in "determinazione" e "delimitazione".
Faccio presente che parlare di "contestazione di confini" consente alla Regione di intervenire per la determinazione anche in caso di esplicita richiesta dei Comuni che hanno motivi per contestare i confini. Già abbiamo un esempio di ciò in provincia di Torino, precisamente vicino al Comune di Pinerolo, ove questa contestazione di confini c'è, e partendo da essa si potrà avviare una procedura per la successiva determinazione dei confini stessi sentendo per referendum, le popolazioni interessate.
Parlare di contestazione significa in questo caso precisare uno dei vari momenti attraverso i quali è possibile dare l'avvio ad una diversa determinazione dei confini dei Comuni. Ritengo perciò opportuno che su questo specifico argomento la Commissione voglia ancora soffermare la propria attenzione, al fine di evitare alla Regione l'impossibilità di intervenire, quando questo intervento sia richiesto attraverso la contestazione di qualche Comune per la determinazione dei propri confini.
Mi pare di non aver altro da dire se non confermare l'accettazione da parte della Giunta delle osservazioni che qui così autorevolmente, e raccogliendo unanimi consensi, il collega Consigliere Paganelli ha formulato a nome dell'intera Commissione, Grazie.



PRESIDENTE

Qual è il parere della Commissione su questa proposta?



VIGLIONE Aldo

L'accetta. Si tratta soltanto di studiare dove effettuare l'inserimento.



BERTI Antonio

Suppongo che l'accettazione sia a titolo personale.



VIGLIONE Aldo

E' fatta in qualità di Presidente della Commissione. Se ci sarà consentito un breve intervallo, naturalmente ne parlerò con gli altri componenti la Commissione



PRESIDENTE

Dato che vi è soltanto questa proposta di modifica, ritengo che il Consiglio sia in grado di deliberare questa sera stessa sul testo modificato.
Vorrei anche suggerire alla Commissione di dare al "cappello" una stesura così fatta: "Il Consiglio Regionale del Piemonte, sentita la relazione della VIII Commissione permanente (Problemi istituzionali, affari generali e dell'organico, Enti locali), sullo Schema di decreto inviato in visione dal Ministero delle Regioni ai sensi dell'art. 17, comma secondo Legge 16/5/'70 n. 281, esaminate le osservazioni già formulate dalla Giunta Regionale e che in parte si trasferiscono nelle presenti osservazioni".
poi, lasciato immutato il comma successivo, dove si parla della consultazione, mantener fermo anche il comma dove si dice: "Ritenuto di formulare le osservazioni, ecc. approva le seguenti osservazioni allo Schema di decreto in oggetto" in modo che appaia come una deliberazione del Consiglio Regionale.
Trasmetto comunque questo progetto alla Commissione, in modo che essa tornando, possa darci anche la formulazione definitiva del cappello. La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 20 riprende alle ore 20,30)



PRESIDENTE

La seduta è aperta. Vuol riferire il Presidente della Commissione sull'ultima formulazione proposta sia per il "cappello" sia per l'emendamento aggiuntivo?



VIGLIONE Aldo

L'emendamento aggiuntivo è stato formulato secondo quanto detto: "alla contestazione, determinazione e rettifica dei confini". Il cappello è stato, d'accordo anche con la Giunta, accettato in questi termini: "Il Consiglio Regionale del Piemonte esaminato lo schema di decreto inviato in visione dal Ministero delle Regioni ai sensi dell'art. 17 comma secondo Legge 16/5/'70 n. 281 approva le seguenti osservazioni allo schema di decreto in oggetto".



PRESIDENTE

Non vi sono osservazioni o obiezioni ai due emendamenti proposti? Si possono pertanto considerare integrati nel testo e si può procedere alla votazione del testo così come risulta emendato? Pongo allora in votazione lo schema di osservazioni proposto dalla VIII Commissione con le due integrazioni che sono state testò indicate dal Presidente della Commissione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità.


Argomento:

Mozioni - Annuncio


PRESIDENTE

Prego il Segretario Consigliere di dar lettura di due mozioni che sono pervenute alla Presidenza.



GERINI Armando, Segretario


Argomento:

O.d.g. della prossima seduta


PRESIDENTE

Il Consiglio Regionale è convocato nel Palazzo delle Segreterie domani 6 luglio p.v., per due sedute, quella del mattino avendo inizio alle ore 10, con il seguente ordine del giorno, che comporta lievi variazioni rispetto all'ordine del giorno della seduta odierna.
Do lettura della prima parte dell'ordine del giorno, che è mutata rispetto a quella dell'ordine del giorno di oggi, e per il resto far riferimento a quello che già conoscete e che, essendo molto lungo, non rileggerò in questa sede: 1) Approvazioni verbali delle sedute precedenti 2) Comunicazioni del Presidente 3) Dimissioni del Consigliere-Regionale Giovanni Borello e provvedimenti conseguenti ai sensi degli artt. 16 e 17 della Legge 17 febbraio 1968, n.
108. Dichiarazioni di immediata eseguibilità ai sensi dell'art. 49 della Legge 10 febbraio 1953, n. 62 4) Seguito dell'esame del progetto di parere sullo schema di decreto delegato concernente il trasferimento alle Regioni a Statuto ordinario delle funzioni amministrative statali in materia di "Tramvie e linee automobilistiche di interesse regionale e di navigazione e porti lacuali" (Relatore Bianchi).
Quello che era il quarto punto all'o.d.g., relativo al "trasferimento delle funzioni amministrative statali in materia di circoscrizioni comunali e polizia locale urbana e rurale", è stato esaurito oggi. Il resto dell'ordine del giorno rimane immutato rispetto all'ordine del giorno della seduta odierna.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Io farei una richiesta: che l'esame del punto all'ordine del giorno riguardante il decreto sull'istruzione artigiana e professionale sia anteposto alla discussione sul problema della Lancia, in modo da esaurire il discorso per tutti i decreti prima di affrontare altri argomenti.



PRESIDENTE

Il Presidente, a nome della Giunta, si è dichiarato d'accordo. Vi sono altre osservazioni? Allora, nell'ordine del giorno si invertono i punti 6 e 7, cosicché diventa punto 6 l'"Esame del progetto di parere sullo schema di decreto delegato concernente il trasferimento alle Regioni a Statuto ordinario delle funzioni amministrative statali in materia di istruzione artigiana e professionale" e al punto 7 passano le "Dichiarazioni della Giunta sul progetto di insediamento Lancia nel Biellese".
In sostanza, nella seduta di domani dovremmo: concludere l'esame del progetto di parere sul decreto relativo ai trasporti e deliberare sul parere stesso esaminare e concludere con una votazione il disegno di legge relativo al finanziamento della Cassa per il Mezzogiorno esaminare e concludere l'esame del progetto di parere sullo schema di decreto delegato concernente l'istruzione artigiana e professionale.
Dovrebbero poi seguire le "Dichiarazioni della Giunta sul progetto di insediamento Lancia nel Biellese".
Poiché non vi sono osservazioni, questo piano di lavoro è approvato.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20,40)



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