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Dettaglio seduta n.45 del 17/06/71 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VITTORELLI



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori delle prossime sedute


PRESIDENTE

Devo chiedere scusa al Consiglio Regionale se questa seduta si apre con un certo ritardo: ciò si deve al fatto che la conferenza dei Capigruppo si è protratta fino ad ora per stabilire il calendario dei nostri lavori durante le prossime due settimane e per trovare il modo di far fronte ai nostri adempimenti entro termini non troppo lunghi, al fine di consentire alla Commissione interparlamentare per le Regioni di tener conto anche delle nostre osservazioni sui decreti delegati.
E' stato convenuto, nella riunione dei Capigruppo, che il Consiglio Regionale tenga seduta il 2 luglio prossimo venturo, per prendere in esame il tema: "Iniziative della Giunta in merito alla situazione edilizia nella regione". Su questo tema interverrà la Giunta, dopo avere effettuato un ciclo di consultazioni che la porranno in condizioni di riferire sulle proprie iniziative e sulle opinioni che è riuscita a rilevare nella regione. Alle dichiarazioni della Giunta farà seguito un dibattito che si concluderà con una mozione in cui verranno fissati i risultati raggiunti.
In quella stessa seduta si porrà il problema, essendo ormai entrato in vigore lo Statuto della Regione per la scadenza dei quindici giorni dalla sua pubblicazione sulla "Gazzetta Ufficiale", della durata del mandato del Consiglio di Presidenza.
Coglieremo tale occasione, della prima seduta dopo l'odierna, per procedere alla elezione del Segretario del Consiglio che succederà al Consigliere Rotta.
Il Consiglio dovrà anche esaminare se applicare o no la norma dello Statuto che conferisce ad esso la facoltà di portare a sette il numero dei membri dell'Ufficio di Presidenza, e procederà pure all'elezione dei componenti la Commissione per la Biblioteca.
Il Consiglio terrà poi nuovamente riunioni a decorrere dal 5 luglio con due sedute al giorno il 5 e 6 luglio e forse anche nei giorni successivi, per prendere in esame i pareri sui tre decreti delegati che sono finora giunti alla Regione Piemonte: il parere da esprimere in merito alla legge sul Mezzogiorno e sulle aree depresse del Centro-Nord, il disegno di legge sull'organico della Regione, il disegno di legge di approvazione del bilancio consuntivo della Regione. Entro questo termine presumo che tutte le Commissioni competenti, sia quando questi progetti debbano essere esaminati con procedura d'urgenza sia quando siano già stati esaminati con procedura ordinaria, avranno concluso i loro lavori e posto l'Ufficio di Presidenza in condizione di distribuire ai Consiglieri Regionali le risultanze dei lavori delle Commissioni, e cioè il progetto di parere sui decreti delegati e sulla legge del Mezzogiorno che scaturirà dalle deliberazioni delle Commissioni competenti, corredato dalla relazione effettuata dal relatore che la Commissione competente avrà voluto designare.


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione di Domenico Coggiola, ex-Sindaco di Torino


PRESIDENTE

Prima di passare al secondo punto all'ordine del giorno, mi corre l'obbligo, signori Consiglieri, di ricordare la figura di un grande scomparso, che fu sindaco della nostra città. Mi riferisco a Domenico Coggiola.
Domenico Coggiola aveva 77 anni, essendo nato a Voghera il 22 novembre 1894. Laureatosi in medicina, si iscrisse nel 1918 al Partito Socialista Italiano e nel 1925 al Partito Comunista Italiano. Durante il regime fascista mantenne i collegamenti clandestini tra l'emigrazione antifascista ed i militanti che continuavano la lotta contro la tirannide in Italia.
Ufficiale medico allo scoppio della seconda guerra mondiale, continuò sul fronte l'azione di propaganda contro il fascismo. Dopo l'8 settembre '43 ebbe incarichi di alta responsabilità nel Comitato di liberazione nazionale. Fu arrestato due volte e torturato dai nazi-fascisti. A seguito di uno scambio di prigionieri venne liberato e continuò la lotta di liberazione con la XIX Brigata Garibaldi, operante nell'Astigiano fino al 25 aprile.
Sin dalle prime elezioni del '46 fu eletto Consigliere comunale a Torino e il 31 maggio 1948 divenne sindaco della città, impegnandosi con grande abnegazione e capacità nell'opera di ricostruzione. Mantenne la carica fino al 1951 e nel 1953 fu eletto alla Camera per la circoscrizione di Torino- Vercelli-Novara e riconfermato nel '58. L'aggravarsi dell'infermità che l'aveva colpito alle gambe lo costrinse poi ad abbandonare la vita politica attiva. Ma Domenico Coggiola non abbandonò mai l'impegno ideale e lo spirito di lotta per una società più giusta che avevano caratterizzato l'intera sua esistenza.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Comunicazioni della Giunta delle Elezioni sulle conseguenze da trarre dalle dimissioni del Consigliere Rotta e deliberazioni conseguenti


PRESIDENTE

Passiamo al punto secondo dell'o.d.g. che reca: "Comunicazioni della Giunta delle Elezioni sulle conseguenze da trarre dalle dimissioni del Consigliere Rotta e deliberazioni conseguenti".
Mi è pervenuto un verbale della Giunta delle Elezioni del seguente tenore: "Riunione della Giunta delle Elezioni, il giorno 17 giugno 1971, alle ore 15,30, nella sala del Consiglio Regionale, con la presenza dei signori Besate, Vera, Lo Turco, Marchesotti, Petrini, Fassino, Vietti. Sono assenti Paganelli, Giletta, Fonio, Simonelli e Giovana, tutti giustificati.
Assume la Presidenza, in sostituzione del Presidente assente, il Vicepresidente Besate. Egli riferisce che in relazione alle determinazioni adottate dal Consiglio Regionale in data odierna in ordine alle dimissioni del Consigliere regionale Cesare Rotta occorre procedere, ai sensi dell'art. 16 della Legge 17 febbraio 1968 n. 108, alla surrogazione del Consigliere dimissionario.
Ai sensi del citato articolo, il seggio che rimanga vacante per qualsiasi causa, anche se sopravvenuta, è attribuito al candidato che nella stessa lista e circoscrizione segue immediatamente l'ultimo eletto. La stessa norma si osserva anche nel caso di sostituzione del Consigliere proclamato a seguito dell'attribuzione fatta dagli Uffici centrali regionali. Dal verbale dell'Ufficio centrale circoscrizionale presso il Tribunale di Torino risulta che all'ultimo eletto del Gruppo del Partito Liberale Italiano nella circoscrizione di Torino, Valerio Zanone, segue immediatamente il signor Carlo Felice Rossotto, al quale dev'essere attribuito il seggio resosi vacante.
Si dà atto che interviene ed assume la Presidenza della seduta della Giunta delle Elezioni il Consigliere Paganelli. La Giunta delle Elezioni esprime pertanto l'avviso che il Consiglio possa prendere atto che al Consigliere Rotta subentra, ai sensi dell'art. 16 della citata Legge n.
108, il signor Carlo Felice Rossotto. La Giunta è d'avviso altresì che la predetta deliberazione relativa alla surrogazione del Consigliere Rotta con il signor avvocato Carlo Felice Rossotto sia dichiarata immediatamente eseguibile, ai sensi dell'art. 49 della Legge 10 febbraio '53 n. 62." Il verbale porta la firma del Presidente della Giunta, Paganelli, del Vicepresidente Besate e del Segretario Fassino.
Propongo, quindi, adesso, la seguente deliberazione conseguente alla comunicazione della Giunta delle Elezioni.
Preso atto del verbale in data odierna della Giunta delle Elezioni, pongo ai voti la proposta che il Consiglio prenda atto che al Consigliere Rotta subentra, ai sensi dell'art. 16 della Legge 17 febbraio '68 n. 108, il signor Carlo Felice Rossotto.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata.
Propongo ora che la predetta deliberazione, relativa alla surrogazione del Consigliere Rotta con il signor Carlo Felice Rossotto, sia dichiarata immediatamente eseguibile, ai sensi dell'art. 49 della Legge 10 febbraio 1953 n. 62. Faccio presente che la predetta proposta deve essere approvata a maggioranza assoluta dei componenti il Consiglio Regionale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità.
Prego il Segretario Consigliere, prima di passare ad un successivo punto all' ordine del giorno, di contare i presenti in modo da poter registrare l'esistenza della maggioranza assoluta dei componenti il Consiglio Regionale. I presenti sono 39, di cui 38 votanti in quanto il Presidente non ha partecipato alla votazione. E' quindi conseguita la maggioranza assoluta dei componenti il Consiglio Regionale ed è pertanto approvata l'immediata eseguibilità della deliberazione.
Per quanto attiene alla convalida della elezione del signor Rossotto, essa resta demandata, ai sensi dell'art. 13 dello stralcio di norme di regolamento approvato dal Consiglio Regionale, alla Giunta delle Elezioni la quale accerterà che non sussistano nei confronti del neo-consigliere cause di ineleggibilità e di incompatibilità. Ad esame compiuto la Giunta delle Elezioni riferirà al Consiglio. Siccome questo esame non potrà cominciare se non fra quindici giorni, e le prese d'atto con eseguibilità immediata approvate testé dal Consiglio consentono al collega consigliere Rossotto di prender posto fra di noi, se egli fosse nelle vicinanze dell'aula pregherei qualcuno dei suoi Colleghi di invitarlo a venire a sedersi nei banchi del nostro Consiglio.



(Entra in aula il neo-eletto Consigliere Rossotto)



PRESIDENTE

Colgo l'occasione per porgere i migliori auguri del Consiglio Regionale al Consigliere regionale Carlo Felice Rossotto, che certamente ci darà il suo valido aiuto nell'opera che tutti insieme stiamo svolgendo in questo Consiglio.


Argomento: Gruppi consiliari

Composizione dei gruppi consiliari


PRESIDENTE

Ricevo dal Consigliere Carlo Felice Rossotto la seguente dichiarazione "Il sottoscritto Carlo Felice Rossotto dichiara di aderire al Gruppo consiliare del Partito Liberale Italiano". Egli viene quindi a far parte del Gruppo Liberale.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Commissioni consiliari - Modifica della composizione


PRESIDENTE

Il Capogruppo del Partito Liberale Italiano, collega Fassino, mi ha fatto pervenire contemporaneamente la seguente lettera: "A nome del Gruppo Liberale, comunico che, in sostituzione del Consigliere Cesare Rotta, ai lavori delle Commissioni 2^ e 4^ parteciperà il subentrante Consigliere Carlo Felice Rossotto". Prendo atto di questa comunicazione e dispongo pertanto l'assegnazione del Consigliere Rossotto alle Commissioni 2^ e 4^.


Argomento: Emigrazione

Mozione sui problemi dell'emigrazione


PRESIDENTE

Passiamo ai punti terzo e quarto dell'o.d.g.
Do ora lettura della mozione Garabello, che è già stata elaborata ristabilendo così il corso regolare dei nostri lavori: "Il Consiglio Regionale del Piemonte esaminati i problemi relativi all'emigrazione all'estero di molti concittadini alla ricerca del lavoro considerata la necessità di avviare, sul piano regionale, e di sollecitare, sul piano nazionale, una politica di programmazione che preveda l'equilibrata localizzazione degli investimenti nelle aree depresse del Paese - segnatamente nel Mezzogiorno - e ciò allo scopo di consentire la massima occupazione della manodopera disponibile nelle aree che sono servite di serbatoio di fuga ritenuto indispensabile che, accanto all'azione di programmazione economica, venga svolta un'approfondita e diffusa opera di formazione professionale ritenuta necessaria un'azione costante di assistenza morale e materiale che consenta agli emigranti una valida soluzione dei problemi personali familiari e collettivi e che dia loro il tangibile segno della fraterna solidarietà della comunità nazionale di cui continuano di pieno diritto a far parte considerato che di tale legame l'esercizio del diritto di voto rappresenta il momento più solenne e qualificante ritenuto che tale esercizio debba essere reso possibile, sia con provvidenze di ordine economico, sia con accordi internazionali che facilitino sia il rientro in patria in occasione delle consultazioni elettorali che, eventualmente, il voto nei luoghi di residenza fa voti che la Regione Piemonte realizzi al più presto quanto di sua competenza nel campo della programmazione e della formazione professionale che il Governo e il Parlamento affrontino e definiscano una politica dell'emigrazione che, in merito all'esercizio di diritto di voto, provveda a fornire le opportune garanzie agli emigranti, con una legge che tenga nel debito conto le numerose proposte giacenti in Parlamento".
La mozione reca soltanto due firme, quelle dei Consiglieri Garabello e Vera, ed è quindi improponibile senza l'aggiunta di altre. Prendo atto che dichiarano di sottoscriverla anche i Consiglieri Berti, Viglione, Fassino Giovana.
Dispongo la fusione dei punti terzo e quarto all'o.d.g., che riguardano problemi analoghi.



CURCI Domenico

Chiedo la parola su questa decisione della Presidenza.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Curci.



CURCI Domenico

Signor Presidente, è chiaro come da tutta questa vicenda emerga soltanto l'assoluta mancanza di senso del ridicolo da parte dei Consiglieri della maggioranza....



PRESIDENTE

La prego di moderare i termini, Consigliere Curci.



CURCI Domenico

Dimostrerò il perché, signor Presidente.



PRESIDENTE

Non mi interessa la dimostrazione ma la terminologia.



CURCI Domenico

Dirò allora: mancanza di spirito.
Essi hanno chiesto stamattina prima la sospensione della seduta, poi l'inversione dell'o.d.g., infine hanno presentato una mozione rabberciata in extremis al solo scopo di evitare di doversi pronunciare su un nostro ordine del giorno.
Sono ricorsi cioè a questo futile espediente, tanto futile quanto denotante mancanza di spirito, unicamente per sottrarsi all'espressione di un giudizio su un ordine del giorno che pur condividono solo perché esso reca la firma del collega Carazzoni e la mia.



PRESIDENTE

Rimane bene inteso, evidentemente, che, essendovi due testi, essi saranno votati successivamente nell'ordine in cui sono stati presentati.
La mozione non essendo ancora stata illustrata, e non essendovi stato dibattito, prego uno dei presentatori della mozione, se lo ritiene necessario, di illustrarne il senso.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Garabello.



GARABELLO Enzo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il collega Curci ha voluto dare alla nostra iniziativa, che ora è diventata praticamente l'iniziativa dell'intero Consiglio, tranne il suo Gruppo, una interpretazione che noi dobbiamo respingere nella maniera più recisa e formale, sia nei termini sia nella sostanza.
A noi pare che il Consiglio Regionale, ogni qualvolta prende in esame problemi di carattere generale, faccia bene ad individuare, nell'ambito dei caratteri generali di un problema, le proprie specifiche competenze, le proprie specifiche responsabilità. Pertanto, a noi pareva che la trattazione di un ordine del giorno di un problema - quello di dare modo agli italiani all'estero di partecipare alle elezioni che si svolgono in Patria - che riconosciamo di notevole importanza, tant'è che l'abbiamo affrontato nel contesto del nostro documento, avesse un significato solo a patto di affrontare il problema più generale dell'emigrazione, certamente una malattia nel corpo della nostra società, con qualche indicazione di carattere solutivo, anzi direi, parlando di malattia, con l'indicazione di un rimedio curativo, o, meglio ancora, preventivo. Il problema, nel suo merito fondamentale, non è di dimensione regionale, non può essere risolto dalla Regione con propri dispositivi di legge, con proprie determinazioni noi abbiamo però ritenuto di affermare, data la caratteristica figura della Regione di ente autonomo e responsabile della programmazione e dell'istruzione professionale, vale a dire di quella medicina preventiva che riteniamo potrà servire in futuro a risolvere prioritariamente il problema dell'emigrazione, che prima di tutto si dovrà risolvere, con impegno diretto della Regione nel proprio campo, con sollecitazione diretta della Regione a livello nazionale, la soluzione di quegli eterni problemi di squilibrio particolari di quelle aree che sono state aree di fuga per la migrazione interna come per la più dolorosa emigrazione esterna. Mi pare che il qualificare di futilità o di senso del ridicolo una impostazione di questo genere non possa essere interpretato che come volontà di uno scontro a tutti i costi su problemi sui quali sono convinto che, andando ad analizzare bene, avremmo veramente il parere unanime del Consiglio.
Abbiamo poi dato quelle indicazioni che riguardano, dopo la funzione tipicamente regionale, la funzione tipicamente di governo e di legislazione che ci pare debbano essere incrementate, risolte, definite. Sappiamo tutti per venire al nocciolo finale e per non tediare il Consiglio con una troppo prolissa esposizione -, che il problema del voto degli italiani residenti all'estero è un problema difficile a risolversi in maniera univoca, perché i Paesi in cui i nostri connazionali lavorano hanno legislazioni, usi, costumi e mentalità che possono porre il problema in maniera diversa. Pertanto a noi pare che prima di tutto debba essere riconfermata in maniera assolutamente netta la possibilità con legge per gli italiani all'estero di tornare a votare con le agevolazioni di ogni genere, comprese quelle economiche, salvo a trovare con accordi internazionali la possibilità di far esercitare il diritto di voto là dove si trovano, là dove lavorano.
In questo quadro a me pare non si possa dire che il Consiglio Regionale fa una dichiarazione di principio su un esclusivo problema che ha una dimensione risolubile in sede regionale, ma si impegna per le questioni che sono di sua competenza e si fa portavoce nei confronti del potere centrale per problemi che devono essere risolti a quel livello. In particolare auspichiamo che vengano riesumate, dopo aver rimosso la polvere del tempo che le ricopre, le numerose proposte di legge giacenti, e vengano attraverso quell'opera di coordinamento che è necessaria, di decisione politica, risolte a livello del Parlamento.
Avevo presentato la mozione in maniera non perfettamente regolare perché, secondo l'accordo intervenuto stamane fra i rappresentanti della maggioranza stessa, avrebbe dovuto essere sottoscritta dai rappresentanti dei Gruppi della maggioranza. Se avessi avuto modo di parlare prima avrei potuto dire di aver avuto autorizzazione formale dal collega Gandolfi, in quanto egli non era certo di essere presente all'apertura della seduta, a dichiarare la sua adesione piena, e che lo stesso valeva per il Gruppo Socialista, non rappresentato in quel momento in sala. La mozione che abbiamo presentato è comunque aperta a tutti, lo diciamo senza esitazioni.
Le adesioni che sono già venute finora consentono di dire che su questo problema vi è un consenso piuttosto ampio da parte del Consiglio Regionale e noi non poniamo alcuna restrizione a che diventi un parere unanime. E' un problema di adesione politica ad un'idea che riteniamo più completa e più qualificante. Se le adesioni pervenute sono sufficienti per consentire il passaggio alla votazione, mettiamo senz'altro ai voti.
Ci assoceremmo ben volentieri anche ad una richiesta di sospensione di seduta se questa fosse necessaria per facilitare il massimo ampliamento possibile del fronte di adesione. Veda lei, Presidente, di fare quel che le sembrerà più opportuno in relazione alle dichiarazioni che verranno dal Consiglio.



CURCI Domenico

Signor Presidente, chiediamo la sospensione della seduta.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa per alcuni minuti.



(La seduta, sospesa alle ore 17 riprende alle ore 17,05)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Desidero anticipare una dichiarazione di voto.
Noi pensavamo, ed ancora pensiamo, che il Consiglio Regionale si sarebbe benissimo potuto pronunciare, senza alcuna preoccupazione di carattere politico e partitico, sull'ordine del giorno discusso questa mattina; e continuiamo a ritenere per lo meno strana l'iniziativa assunta da altri colleghi.
Non abbiamo tuttavia alcuna difficoltà, visto nel dettaglio il testo della mozione presentata (testo che recepisce nella sostanza la questione da noi sottoposta all'attenzione del Consiglio Regionale, cioè l'auspicio che il Parlamento abbia finalmente ad affrontare le proposte di legge provenienti da iniziativa diversa relative al voto agli italiani all'estero) a ritirare il nostro ordine del giorno e a sottoscrivere a nome del MSI la mozione che ora sarà posta in votazione.



PRESIDENTE

Un solo testo verrà allora sottoposto alla deliberazione del Consiglio: la mozione di cui è stata data lettura e il cui dattiloscritto verrà fra poco distribuito a tutti i Consiglieri.
E' stata bene intesa nel suo senso e si può procedere alla votazione, o si preferisce aspettare che sia stata distribuita? Dato che nessuno ha obiezioni da fare penso che si possa procedere fin d'ora alla votazione.
Pongo quindi in votazione la mozione presentata dai Consiglieri Garabello ed altri e sottoscritta ora da tutti i Gruppi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità.


Argomento: Ristrutturazione industriale

Interrogazioni dei Consiglieri Nesi, Rivalta, Garabello, Dotti, Rotta Zanone ed altri sul rinnovamento delle Ferriere Fiat


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame delle interrogazioni e delle interpellanze nell'ordine in cui sono pervenute.
Il Consigliere Zanone, che si dovrebbe più tardi assentare, mi ha pregato di far mettere in discussione prima delle altre, se non vi sono obiezioni, l'interrogazione della quale egli è firmatario e che avrebbe interesse a discutere. Credo non vi sia alcuna difficoltà, dato che poi esamineremo anche tutte le altre.
Ci sono tre interrogazioni che riguardano argomenti analoghi, sui quali l'Assessore Petrini, già delegato dalla Giunta, è pronto a rispondere globalmente: sono le interrogazioni presentate dai Consiglieri Nesi Viglione - Berti - Rivalta - Giovana sul rinnovamento degli impianti Ferriere Fiat, dai Consiglieri Garabello e Dotti sul problema urbanistico delle Ferriere Fiat, dai Consiglieri Rotta - Gerini - Fassino - Zanone sulle difficoltà inerenti al trasferimento degli impianti delle Ferriere Fiat. Risponderà anzitutto l'Assessore incaricato; successivamente gli interroganti potranno dichiararsi soddisfatti o meno.
Ha facoltà di parlare l'Assessore Petrini.



PETRINI Luigi, Assessore all'industria

In relazione alle interrogazioni presentate rispettivamente dai colleghi Consiglieri Viglione - Berti - Nesi - Rivalta - Giovana, Garabello Dotti, Rotta - Gerini - Fassino - Zanone sulla decisione della Fiat di rinnovare gli impianti delle Ferriere di Torino ubicati in corso Mortara attraverso la demolizione e conseguente ricostruzione dello stabilimento nella stessa località ove è attualmente insediato, si ritiene di dover comunicare quanto segue.
Dagli accertamenti eseguiti è stato appurato, e ritengo di doverne fare subito precisazione, che l'informazione divulgatrice della notizia di cui sopra ha creato, almeno per quanto concerne la portata delle opere eseguende, ad un certo equivoco. In essa si parla infatti di demolizione dell'attuale stabilimento con ciò intendendo il complesso delle Ferriere mentre in effetti non si tratta che della sostituzione di un impianto comportante la demolizione di 30.000 metri quadri su un totale di ben 600.000 metri quadri, e che interessa quindi 600 operai circa sui 7000 addetti alle Ferriere.
L'impianto che sarà rinnovato e ricostruito è quello delle acciaierie Martin, dove ai forni esistenti verranno sostituiti moderni forni elettrici.
La ragione fondamentale che ha indotto la Fiat a tale decisione comportante tra l'altro un investimento di circa 18 miliardi, va ricercata nell'impossibilità pratica di ottemperare in modo veramente efficace e definitivo alle richieste avanzate dall'Amministrazione comunale di Torino in materia di inquinamento atmosferico se non attraverso un rinnovamento completo del reparto acciaieria. Infatti, la natura stessa del processo tecnologico che si realizza nei forni Martin non consente di raggiungere un'effettiva assenza di fumi e di polveri, mentre invece il processo produttivo sviluppato con l'uso dei forni elettrici fornirebbe tutte le garanzie richieste sul piano della lotta all'inquinamento.
E' indubbio che i benefici derivanti da tale operazione sono di notevole rilevanza. Essi sono rappresentati, per la cittadinanza di Torino dalla eliminazione di una tra le più preoccupanti sorgenti di inquinamento dell'ambiente cittadino, e per le maestranze da un ambiente di lavoro ove sarà possibile realizzare già in sede di progetto condizioni sensibilmente migliori delle attuali nel campo dell'ambiente, dell'igiene e della sicurezza.
Da quanto accertato si è quindi dovuto dedurre che la sostituzione dell'attuale acciaieria Martin non costituisce che un episodio relativamente modesto, anche se oneroso, dell'aggiornamento tecnologico degli impianti e non può essere configurato in alcun modo come l'inizio di un totale allontanamento delle Ferriere dalla loro attuale sede.
L'Assessorato all'Industria, convenendo tuttavia con i Consiglieri interroganti sulla necessità di cogliere l'attuale occasione per intraprendere con la Fiat un discorso volto a risolvere a fondo il problema urbanistico rappresentato da tale insediamento industriale, ubicato a ben limitata distanza dal centro cittadino, ha invitato la Società a voler considerare l'opportunità di un trasferimento integrale delle Ferriere.
Alle argomentazioni addotte, riferentisi in particolar modo alla necessità di addivenire, attraverso una opportuna ricollocazione degli impianti produttivi, alla ristrutturazione e alla riorganizzazione del tessuto urbano, al reperimento delle aree per servizio e delle aree verdi necessarie, la Fiat ha però contrapposto le gravi conseguenze finanziarie e produttive che tale trasferimento comporterebbe.
Infatti, l'impegno finanziario salirebbe a 250 miliardi di lire contro i 18 per la nuova acciaieria.
A tale fatto, che già di per sé condiziona le possibilità di intervento della Regione, in quanto nella fase in cui mancano ancora i necessari strumenti di azione non è facile, evidentemente, convincere un'azienda a sopportare una spesa tanto ingente, anche se lo spostamento in altra zona dei propri stabilimenti risulta indubbiamente auspicabile per l'interesse pubblico, occorre aggiungere che dalla somma occorrente almeno un centinaio di miliardi andrebbero persi per l'impossibilità di trasferire ed utilizzare determinati impianti ed infrastrutture.
Il che da un punto di vista generale di economia sarebbe nel momento attuale alquanto inopportuno.
Altre difficoltà ancora si frappongono al trasferimento. Data infatti l'entità dei traffici di merci e di persone, e considerato che gran parte delle maestranze impiegate ha la sua residenza in Torino, la ricollocazione delle Ferriere per necessità funzionali dell'Azienda imporrebbe un'area di almeno un milione e mezzo di metri quadrati, abbastanza vicina al concentrico cittadino, dotata di tutte le necessarie infrastrutture, fra cui la disponibilità idrica, collegamenti elettrici per rilevantissime potenze, allacciamenti stradali, allacciamenti ferroviari. Scelta, dunque non facile, e comunque in contrasto con l'ottica pubblica, che impone un decongestionamento dell'area metropolitana e per contro la incentivazione di determinate zone della Regione.
Non va poi sottovalutato il fatto che uno spostamento altrove di tutta la sezione comporterebbe gravissimi problemi di insediamento residenziale e di infrastrutture abitative sociali, con costi addizionali rilevantissimi anche per le stesse pubbliche amministrazioni che dovessero esservi eventualmente interessate.
Sotto il profilo giuridico, sulla base degli esistenti strumenti urbanistici, manca poi un fondamento alla richiesta di spostamento delle Ferriere dalla sede attuale, in quanto dal vigente piano regolatore della città di Torino essa è compresa nella zona delle grandi industrie.
Stante tale situazione, si è voluto esaminare allora la questione del trasferimento del solo reparto acciaieria in ristrutturazione. Al riguardo però, si è dovuto costatare che la ricostruzione del reparto nell'ubicazione attuale è imposta da vincoli tecnologici e funzionali con gli impianti di laminazione, posti nel reparto ad ovest di via Borgaro giacché per la quasi totalità degli acciai prodotti dev'essere tassativamente evitato il raffreddamento dei lingotti prima del riscaldo di ugualizzazione che precede la laminazione, oltre che dalla necessità di non dover interrompere il ciclo produttivo. A tal fine si è prevista la costruzione di un nuovo capannone a prolungamento del complesso già esistente per il collocamento del primo forno elettrico, e quindi la ristrutturazione del capannone reso libero per la posa in opera del secondo forno, e così via.
Da quanto sopra esposto si deduce che l'occasione che si è ritenuto di poter cogliere per dare una idonea soluzione al problema urbanistico di Torino non è tale da consentire alla Regione di poter proporre un insediamento decentrato del complesso industriale in questione, stante anche la sua conformità alla destinazione di uso prescritto per l'area in questione dal piano regolatore della Città di Torino. In questa occasione la Giunta intende peraltro ribadire ancora una volta il proprio impegno ad operare per una diversa organizzazione territoriale ed economica del Piemonte, e quindi per un decongestionamento dell'area metropolitana indispensabile per la ristrutturazione del tessuto urbano e per il necessario reperimento delle aree per servizi e delle aree verdi.
A tale risultato si potrà evidentemente pervenire gradualmente soprattutto attraverso l'adozione delle opportune misure di controllo e di indirizzo dei nuovi insediamenti industriali, avvalendosi della competenza legislativa ed amministrativa in materia urbanistica nel quadro di una azione politico-amministrativa che dev'essere in grado di programmare lo sviluppo industriale e il riequilibrio territoriale dell'intera regione.



PRESIDENTE

Per il primo gruppo di interroganti ha facoltà di replicare uno dei seguenti Consiglieri: Nesi, Viglione, Berti, Rivalta, Giovana. Ha facoltà di parlare il Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Nella nostra interrogazione noi avevamo posto due domande precise.
Concernevano: la prima, una richiesta di conoscenza dell'opinione della Giunta in merito alla ristrutturazione delle Ferriere, l'altra l'indicazione degli strumenti e delle iniziative che potevano esser messi in atto.
Alla prima domanda la Giunta ha risposto riportando semplicemente le giustificazioni e le indicazioni date dall'Azienda. La Giunta pare non essersi posta in altra condizione che quella di fare da avvocato difensore all'Azienda. Di fatto, gli unici elementi di giudizio che sono stati forniti intorno a questo problema sono quelli del quadro di convenienza aziendale; si è fatto riferimento quindi ai soli problemi della produzione e degli investimenti dell'azienda.
Io desidero far presente a questo proposito che i problemi che stanno attorno a ristrutturazioni industriali all'interno della città, soprattutto per quanto concerne le industrie che hanno carattere di nocività e che pongono problemi di trasporti pesanti, devono esser visti con riferimento anche ai problemi della città e delle condizioni abitative per la popolazione delle singole zone. Problemi che sono stati in questi ultimi anni chiaramente evidenziati dai movimenti di quartiere e dai gruppi sociali che proprio attorno ad essi hanno svolto una intensa iniziativa.
Ricordo che alcuni anni fa ci siamo trovati, proprio in quella zona, a parlare dei problemi provocati dalle industrie che sono presenti lungo la valle della Dora, all'interno della città, in una "tavola rotonda" cui partecipava lo stesso ministro Donat-Cattin; in tale occasione si era posta appunto l'esigenza di rivedere la ristrutturazione della città in rapporto ad un trasferimento delle industrie.
Per indicare alcuni dei problemi connessi a questa questione con riferimento alla condizione abitativa nella città, che la Giunta non ha preso assolutamente in considerazione, faccio riferimento ad alcuni dati.
Il Piano Regolatore comunale di Torino approvato nel 1959, considera standard urbanistici estremamente bassi, 5-6 metri quadri per abitante, in parte compromessi nel periodo di salvaguardia con le 4000 licenze concesse dall'allora Assessore Geuna in contrasto con i dettami del piano, per cui c'è una disponibilità effettiva di aree per i servizi, oggi, a Torino, di circa 2-3 metri quadrati per abitante. La cosiddetta legge-ponte, legge di modifica in alcune parti o di completamento alla legge urbanistica, emanata nel 1967, dà una indicazione di standard urbanistici che possono essere considerati come primo punto di riferimento per conseguire una condizione abitativa accettabile. Ebbene gli standard abitativi di questa legge-ponte fanno riferimento a due livelli: uno per le zone compromesse, uno per le zone non compromesse; attenendosi anche solo agli standard per le zone compromesse, che riducono della metà gli standard per i servizi di quartiere, si addiviene, tenendo conto di tutte le esigenze di servizi, ad una necessità di contenere al di sotto dei 200 abitanti per ettaro la densità della popolazione nelle zone abitate; la stessa legge, per quanto concerne gli standard relativi alle zone industriali, indica in 47,5 addetti per ettaro la densità degli addetti.
Ora, facendo un calcolo sulla base della popolazione di Torino, che è di un milione e 181 mila abitanti, con le densità che sarebbero previste con i parametri più bassi della legge-ponte sarebbe necessaria una disponibilità per insediare case e servizi nella misura di 5.950 ettari. A questi vanno aggiunti i 5.250 ettari, che con lo standard per addetto industria sarebbero necessari per soddisfare le esigenze degli occupati nella Città di Torino. In totale si tratta di 11.200 ha, per le sole zone industriali e residenziali. Se si tien conto che il Comune di Torino ha una superficie di ettari 13.016, e di questi 1.742 sono nella zona collinare per cui la superficie pianeggiante del Comune di Torino è di 10.274 ettari si vede che ci si trova ad una dimensione di superficie comunale al di sotto di quella che sarebbe richiesta per soddisfare, secondo la legge ponte, con il parametro più basso, le esigenze di una vita abitativa soddisfacente, di una condizione di lavoro nella fabbrica adeguata dal punto di vista ambientale.
Ecco, quindi, una prima serie di problemi che hanno una diretta incidenza sulla condizione di vita e che non sono stati assolutamente presi in considerazione dalla Giunta. Io chiedo quanto possa valere la vita degli abitanti; e allora mi chiedo anche quanto la differenza fra i 18 miliardi dell'operazione parziale e i 250 dell'intera operazione di trasferimento (che potrebbe anche essere dilazionata nel tempo) debba avere un peso determinante di fronte alla esigenza di dare una condizione di vita e di lavoro diversa ai cittadini ed agli operai.
Mi riferisco ora ad un altro dato, che mi fornisce la pubblicazione di Piemonte-Italia che è stata distribuita qui, sul verde nella città. Ebbene proprio nella tabella contenuta in questa pubblicazione si legge che nei due raggruppamenti statistici, il 16 ^ e il 17 ^, che sono interessati alle Ferriere, la disponibilità di verde per abitante è di 0,3 metri quadrati per abitante nel 16^ Raggruppamento e di 0,1 metri quadrati per abitante nel 17^. La legge-ponte indica in 9 metri quadrati per abitante la disponibilità di verde di quartiere di zona che dovrebbe essere fornita nella città, oltre altri 17 metri quadrati di verde extra urbano di carattere intercomunale e per servizi di carattere intercomunale.
Di fronte ai limiti esistenti in Torino, che io ho cercato di sintetizzare, sia pure con estrema schematicità, sulla base dei dati che ho detto prima, di fronte all'incapacità oggettiva ormai dell'area comunale torinese di procedere a ristrutturazione a livello degli standard della legge-ponte senza fare delle scelte coraggiose; di fronte a questa situazione drammatica in relazione alla scarsa disponibilità di verde nella città in generale (ridotta in media a due metri quadrati per abitante), e in particolare alla scarsissima disponibilità che c'è nei raggruppamenti statistici interessati dall'impianto delle Ferriere, la risposta della Giunta appare assolutamente inadeguata. Questo aspetto non è stato infatti assolutamente preso in considerazione. Noi nella interrogazione, senza voler ignorare i problemi di carattere economico, ci proponevamo proprio di portare l'attenzione del Consiglio sui problemi di condizioni di vita forse difficilmente quantificabili (d'altra parte le condizioni di salute non possono essere materia di quantificazione in denaro) ma certo fondamentali. La differenza fra i 18 e i 250 miliardi non è per noi un qualcosa che possa essere messo a fronte della necessità di migliorare la condizione di vita dei cittadini e dei lavoratori. Riteniamo quindi assolutamente insufficiente la risposta che abbiamo ricevuto alla nostra interrogazione.
Ci si viene a dire, anche qui riportando il punto di vista dell'Azienda, che questa intenderebbe effettuare l'operazione esclusivamente, o sostanzialmente, per fornire condizioni ambientali migliori, cioè per eliminare quella sorgente di inquinamento che traduce molto spesso alcune vie di quella zona della Barriera di Milano in vie nebbiose, anche quando la nebbia non c'è.
Sto per concludere. Sappiamo benissimo, per averlo appreso dai tecnici e dagli operai che lavorano nella fabbrica, che la Fiat fa questa operazione per adeguare i forni alle capacità produttive proprio di quei laminatoi che ha innovato qualche anno fa e che oggi lavorano a livelli inferiori rispetto alle loro capacità produttive.
Quello che si deve aver presente, invece, in questa questione è il problema di un rinnovamento della città in una zona che è centrale e che è ai margini della città storica; dell'introduzione in essa di una serie di servizi necessari a livello intercomunale (faccio riferimento, per esempio ai problemi dell'Università, oltre che a quelli di quartiere e del verde).
Non possiamo pertanto che dichiarare piena insoddisfazione per la risposta data dalla Giunta.
Per finire, è vero che il Comune di Torino ha un piano regolatore che indica quella come zona industriale; ma è un piano regolatore per il quale il Comune di Torino ha ottenuto una possibilità di variante organica (da anni sta operando, peraltro, attraverso varianti specifiche e non organiche al piano regolatore). Non si capisce perché, d'altra parte, con le nuove disposizioni di legge, una operazione estremamente facilitata non deliberi immediatamente che quella non è zona industriale. La Regione, per parte sua, ha l'impegno di promuovere iniziative per arrivare ad una politica di carattere comprensoriale in cui il Comune di Torino possa essere inserito in un discorso che conduca a questa ristrutturazione.
Siamo quindi assolutamente insoddisfatti della risposta. Ritenendo che problemi di questo genere debbano essere portati in discussione su un piano più ampio di quello della interrogazione, invito a riportare in discussione queste questioni in seno alle Commissioni permanenti.



PRESIDENTE

Ha ora facoltà di parlare il Consigliere Garabello, che l'ha richiesto.



GARABELLO Enzo

Il collega Dotti ed io avevamo presentato una interrogazione che presupponeva una risposta in termini diversi da quelli in cui la Giunta ce l'ha data. Noi avevamo detto: sappiamo benissimo, avendolo appreso attraverso gli articoli di giornale e le dichiarazioni che avevano determinato questo interessamento generale al problema, che non è in questione la demolizione delle Ferriere. Era noto a tutti, infatti, che la Fiat aveva come mira nella sua operazione di sostituire i vecchi forni Martin-Siemens, non più rispondenti ai cicli tecnologici della produzione dell'acciaio, con forni elettrici di grande potenza e di grande portata e che ciò comportava logicamente un'opera di ristrutturazione.
Quest'opera, comunque, avrebbe significato per i torinesi un certo vantaggio, grazie all'alleggerimento dell'inquinamento dell'aria. Abbiamo tutti presenti le colonne di fumo rosso che si levano dalle Ferriere provocate proprio, a quel che mi risulta, dal funzionamento del Martin Siernens, in quanto questo tipo di forno immette nell'aria una gran quantità di polvere, inconveniente che con i forni elettrici sarà notevolmente ridotto. Un miglioramento si è già avuto alle Ferriere, com'è noto, con l'installazione dei cinque impianti a suo tempo approvati dall'Amministrazione civica di Torino, anche se al miglioramento in un settore ha fatto da contrappeso un peggioramento con la creazione di altri problemi, come l'inquinamento delle acque della Dora dovuto all'alleggerimento da parte appunto di questi impianti dei fumi e soprattutto delle polveri.
Noi non pensavamo che le Ferriere, con i 17-18 miliardi dichiarati di spesa, avrebbero potuto immediatamente essere demolite e spostate.
Ritenevamo, però, che questa fosse un'occasione veramente unica, e che non sappiamo quando potrà ripresentarsi, sia per l'azienda di operare una ristrutturazione tecnologica veramente moderna e radicale, sia per porre il problema della progressiva smobilitazione dello stabilimento delle Ferriere, pur dando atto del lavoro e del buon risultato che sta ottenendo l'Amministrazione civica in rapporto al problema particolare dell'inquinamento. Certamente, l'operazione di per sé è un'operazione positiva; però, quando si effettua un'operazione di queste dimensioni perché 18 miliardi, o quanti sono dichiarati, e poi quanti saranno all'atto pratico, non sono mai, neanche per un'azienda delle dimensioni della Fiat un bruscolino che si possa bruciare facilmente - non sarebbe male vederla in termini globali. Perciò abbiamo detto: vediamo un po' se in una prospettazione di programmazione urbanistica, se in una azione parallela concordata fra Regione e civica Amministrazione (noi non chiediamo che si facciano drastiche imposizioni) non possiamo obiettivamente condurre un discorso che non sia soltanto il discorso urbanistico.
Sono stati qui citati, con dovizia di dati, la legge-ponte e il piano regolatore di Torino. Io non ho niente da dire e sono stato anche per qualche tempo il depositario del piano regolatore di Torino come assessore municipale al settore urbanistico. Però, come tutti coloro che sono stati Consiglieri comunali di Torino sanno, c'è un aspetto del Piano regolatore generale di Torino che è unanimemente riconosciuto come un errore di prospettiva di programmazione del territorio della città, ed è la conservazione programmatica nel piano di quella zona come industriale. Di più, è stato un grosso sbaglio da parte degli organi centrali nazionali l'accoglimento della richiesta fatta nel 1954-'56 dalla Fiat per poter ampliare le Ferriere consentendo l'uso a scopi industriali dell'area allora di proprietà dell'Istituto Bonafous.
Se in allora gli organi dello Stato avessero resistito più energicamente, oggi non avremmo più lì le Ferriere e la Fiat avrebbe altrove uno stabilimento enormemente più efficiente di quello che ha oggi perché in questi venti anni avrebbe potuto porsi concretamente il problema del suo smobilizzo e del suo trasferimento. Ricordo che anche in sede di discussioni fra l'Amministrazione civica di Torino e questa controparte così importante, il problema delle Ferriere, ed in particolare dell'area Bonafous, a seguito di massicci e durissimi interventi di quel Comitato di quartiere che fu uno dei primi costituiti diede motivo ad incontri fra la Giunta comunale di Torino e la massima dirigenza Fiat. In quel momento si determinò una decisione della Fiat di non costruire un certo stabilimento aggiuntivo sull'area per riservare quell'area ad usi secondari ma tutt'altro che trascurabili dal punto di vista produttivo, come il deposito di rottami per i forni.
In conclusione, faccio presente che se noi interroghiamo non soltanto i Comitati di quartiere ma il Consiglio comunale di Torino oggi, la larghissima maggioranza, se non addirittura la totalità, dei Consiglieri riconoscerebbero la possibilità di impostare il problema del trasferimento sia pure in termini di prospettazione programmatica, in una visione di programmazione economica che nel tempo possa portare alla sua completa soluzione; con tempi, s'intende, che non siano necessariamente ridottissimi, perché sarebbe assurdo pensare che le decine di miliardi lì investite possano in un momento esser liquidate con un colpo di penna.
In questo senso noi concludevamo la nostra interrogazione dicendo anzitutto che un'area industriale di tanto peso per la salute pubblica e a due passi dal centro della città (in linea di aria credo che le centinaia di metri siano fra le dieci e le venti, poco più di un chilometro) non pu non essere considerata di grande interesse per la collettività cittadina non dimenticando che proprio in quel punto Torino si apre al canale ancora libero di aria che viene dalle montagne, che giunge ancora non inquinata fino ai confini della città non essendovi prima stabilimenti con produzione di fumi, per cui il primo inquinamento prima di riversarsi sul centro della città l'aria che proviene dalla Val di Susa lo trova proprio nelle Ferriere.
Dicendo queste cose credo si debba ammettere che sono largamente obiettivo, non sono mosso da intento di opposizione ad un giudizio che è stato espresso. E penso anche che la grande industria, nel momento in cui valuta queste dimensioni - e logicamente ha il suo piano economico, che nessuno di noi può trascurare, perché altrimenti saremmo veramente poco realistici nel porci i problemi - meditando le cose in una visione di più ampio respiro, potrebbe convenire che questi venti miliardi, o diciotto, o quanti sono, potrebbero essere veramente il primo mattone di un trasferimento.
Se questa operazione si concludesse nel senso desiderato da tutta la cittadinanza torinese, cioè con l'allontanamento definitivo di questo motivo di inquinamento e con questo recupero all'uso pubblico, o comunque agli interessi generali della cittadinanza, di quest'area un tempo periferica ed oggi così centrale, io credo che noi avremmo fatto una cosa di tale importanza da giustificare almeno una legislatura regionale, pur con carenze in altri campi.
Per concludere, prego la Giunta e in particolare l'Assessore Petrini sempre così attento a fornire le notizie le più dettagliate e le più precise possibili, di voler dedicare un pensierino alla eventualità, dopo avere ricavato notizie, dopo averne tratto una conclusione, anche per salvare i rapidi tempi di attuazione di risposta delle nostre interrogazioni, approfondire la questione, non in una visione di pura contestazione che potrebbe trovare mal disposta la controparte, ma in una visione collaborativa, anche andando ad analizzare esattamente quali sono le masse di miliardi attualmente investite (ricordo di aver sentito una volta che attualmente l'investimento esistente all'interno delle Ferriere è fra i 70 e gli 80 miliardi: non so se questa cifra sia esatta e non so se sia esatta quella di oltre 250 che è stata fornita dall'Assessore; però in salti di questo genere un miglior esame, un miglior approfondimento certamente può essere opportuno e certamente sarà utile).
Prego proprio con amichevole intento il collega Assessore Petrini di voler non considerare chiuso questo problema con la conclusione della discussione di queste interrogazioni, ma di volerlo approfondire ulteriormente, perché, essendo esso elemento veramente determinante nella vita della nostra città, potremmo in questo modo determinare un grosso sollievo e procurarci una grossa credibilità da parte della cittadinanza torinese, della popolazione piemontese se aiutassimo a dare lumi a chi sta spendendo tanti quattrini affinché li spenda meglio e li spenda in maniera da trarne, oltre che il massimo di beneficio per sé, anche il massimo di beneficio sociale.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Zanone.



ZANONE Valerio

La mia replica sarà estremamente breve anche perché alcune delle valutazioni che intendevo esprimere sono già state anticipate dal collega Garabello.
Noi concordiamo con l'indirizzo politico espresso dall'Assessore nella sua risposta all'interrogazione per un decentramento degli impianti industriali, soprattutto nel caso di impianti come quello delle Ferriere la cui collocazione in un'area quasi centrale è chiaramente anacronistica.
Vorrei anche dire però che un'impostazione realistica di questo problema ed anche di quelli che sollevava il collega Rivalta poco fa, non può essere dissociata da un'analisi economica in termini di costi e di benefici, che tenga conto delle difficoltà finanziarie e tecniche che si frappongono al trasferimento di questi impianti; e non può inoltre essere dissociata dalla concreta considerazione dei limiti di carattere giuridico in cui oggi la Regione si trova ad operare.
Quindi, quali che siano i motivi che hanno indotto la Fiat a questo provvedimento, sia che, come sostengono alcuni autorevoli quotidiani, esso derivi da benemerenze particolari del sindaco della nostra città, oppure da più concreti calcoli di interesse economico, noi riteniamo che in questa fase non possa non essere giudicata positiva la rimozione di uno dei fattori più gravi di inquinamento atmosferico di origine industriale nella città di Torino, e che la rimozione stessa non possa essere posticipata a impostazioni del problema che chiaramente sono di lungo termine e di prospettiva per il momento prevalentemente teorico.
Perciò, nel dichiararci soddisfatti della risposta dell'Assessore vogliamo anche dire che siamo favorevoli alla proposta qui sollevata sia dal collega Rivalta che dal collega Garabello, perché la questione non si chiuda in questa sede e in questa prima fase di esame, ma sia oggetto permanente di controllo e di discussione nell'ambito delle Commissioni consiliari.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura - Cooperazione

Interrogazione dei Consiglieri Borello e Menozzi sulla vertenza Cantine Sociali Asti-Nord


PRESIDENTE

E' ora in discussione l'interrogazione presentata dai Consiglieri Borello e Menozzi, alla quale risponde l'Assessore Franzi, che ha facoltà di parlare. Riguarda la vertenza Cantine Sociali Asti Nord.



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura e foreste

L'interrogazione dei Signori Consiglieri Borello e Menozzi, riguardante il procedimento di liquidazione coatta della consociazione Cantine Sociali Asti-Nord, evidenzia il più macroscopico aspetto dello stato fallimentare in cui vengono a trovarsi molte Cantine Sociali della nostra regione.
Le cause che hanno portato nel 1966 al procedimento di liquidazione della consociazione Asti-Nord sono diverse ed interpolate a fatti penali sui quali è già intervenuta la magistratura. Agli aspetti amministrativi sui quali la Regione potrebbe anche esprimere un proprio giudizio, se ne innestano altri di carattere penale nei confronti degli amministratori sui quali non si pensa che la Regione possa e debba esprimere il proprio giudizio. La situazione debitoria, almeno per quanto è di nostra conoscenza, è molto pesante, raggiungendo l'ordine di circa 1 miliardo 400 milioni dei quali oltre 100 milioni privilegiati. Il debito di 1 miliardo 400 milioni si può suddividere in 700 milioni verso terzi e 700 milioni verso le Cantine consociate. L'operazione di liquidazione coatta e l'intervento della Magistratura tendono appunto a chiarire gli aspetti di legittimità dei rapporti amministrativi fra Consociazioni e Cantine Consociate. La domanda degli interroganti, è interessata a conoscere il comportamento verso gli organismi cooperativi così da non compromettere lo sviluppo della cooperazione enologica piemontese, si può senz'altro assicurare che la Giunta, appena sarà legittimata ad assumere iniziative legislative, proporrà soluzioni per realizzare impegni di carattere pubblico non solo in favore della cooperazione enologica, ma di tutta la cooperazione in genere. Si è infatti convinti che la cooperazione agricola caratterizzata come quella degli anni '60, ben difficilmente potrà trovare adeguato spazio nei nuovi rapporti di concorrenza commerciale che si vanno rendendo sempre più difficili.
Le cooperative nate con scarsa dotazione di liquidità, e quindi costrette a ricorrere al credito bancario, non possono affrontare un produttivo inserimento sul mercato di consumo in concorrenza con le più agguerrite imprese industriali-commerciali.
Per valorizzare la cooperazione, sostenere e difendere le Cooperative già costituite, si rende necessario un processo di aggiornamento nel settore degli interventi pubblici, studiando la possibilità di associare agli impegni privati delle Cooperative il capitale pubblico per garantire quella disponibilità di liquidità che non può essere offerta dai produttori agricoli.
Sono indicazioni sulle quali il Consiglio dovrà soffermarsi nel momento in cui verranno elaborati i piani d'intervento in favore dell'agricoltura piemontese.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Menozzi.



MENOZZI Stanislao

Chiedo scusa se non mi porto al banco del mio gruppo, ma le mie gambe hanno la stessa robustezza delle strutture dell'Asti Nord! In considerazione che trattasi di un'interrogazione presentata il 5/11/1970, appellandomi al detto "meglio tardi che mai", mi dichiaro soddisfatto della risposta fornita dall'Assessore Franzi. Ma è proprio prendendo spunto dalla citata lentezza che ne denuncio una più grave addirittura lumachesca, quella con la quale si sta procedendo nei confronti dell'ex consociazione Asti Nord, come nei confronti di tutti i restanti enti cooperativi in liquidazione coatta, il cui processo liquidatorio, in più di un'occasione, viene a protrarsi per oltre quattro e anche cinque anni. La liquidazione della consociazione Asti Nord, iniziata oltre cinque anni fa, non ha ancora conosciuto il suo epilogo; il che vuol dire aumento di danni, maggiori aggravi per quel po' di patrimonio che, con un processo liquidatorio più celere, si sarebbe potuto salvare; così, sia il patrimonio immobiliare, che quello mobiliare, vanno in rovina e si tratta di milioni.
Per quanto concerne la consistenza dell'esposizione debitoria, debbo mio malgrado precisare che se sono 700 milioni quelli accusati dall'ex consociazione, sono addirittura un miliardo e 300 milioni quelli che accusano le ex consociate nei confronti di terzi, privati ed istituti bancari.
Comunque mi dichiaro soddisfatto, perché ho potuto rilevare dalla risposta l'impegno della Giunta a volere esaminare il problema nel modo più serio, e, mi auguro, anche nel modo più celere possibile, invocando l'entrata in vigore degli strumenti necessari perché si possa, per tutta la cooperazione piemontese, voltar pagina ed iniziare un discorso nuovo, più fattivo e positivo.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione dei Consiglieri Nesi e Viglione sul trasferimento lavoratori ETI


PRESIDENTE

E' ora in discussione l'interrogazione presentata dai Consiglieri Nesi e Viglione sul trasferimento dei lavoratori ETI dello stabilimento di Sant'Antonino. Ha facoltà di rispondere l'Assessore Conti.



CONTI Domenico, Assessore ai problemi del lavoro e dell'occupazione

Il Consiglio Regionale si è già intrattenuto e a lungo sui problemi suscitati dalla decisione della Direzione Eti Valle Susa di chiudere i tre stabilimenti di San Antonino, Mathi, San Giorgio sia pure senza operare licenziamenti.
Tutti ricordiamo con la lotta dei lavoratori l'azione delle amministrazioni dei comuni direttamente interessati e di quelli della Valle di Susa e delle Valli di Lanzo per la tutela dei livelli di occupazione a servizio delle loro comunità.
Ci eravamo lasciati con l'accordo di tregua con cui la Società si impegnava sino al 30 aprile a non procedere alla chiusura dei tre stabilimenti summenzionati e a non operare alcun trasferimento di personale in attesa dell'esito dell'incontro tra il Ministro del Lavoro e i responsabili della Montedison inteso a trovare soluzioni che consentissero di mantenere aperti i tre stabilimenti.
Tutti conosciamo le vicende relative al massimo vertice della Montedison e la conseguente impossibilità da parte del Ministro Donat Cattin di trovare l'interlocutore capace di decisioni al proposito che ci interessa.
Così la tregua veniva prolungata al 31 maggio. Nel frattempo, per nello stabilimento di S. Antonino venivano operati per esigenze tecniche e in violazione alla tregua, undici trasferimenti: quattro a Collegno, sei a Borgone e uno a Susa, per giunta tra i dipendenti correvano voci circa l'eventualità di quattro o altri trasferimenti.
Il 5 maggio i lavoratori decidevano di rioccupare lo stabilimento denunciando la rottura della tregua concordata. Nonostante alcuni affidamenti ufficiosi circa il rispetto della tregua da parte dell'azienda l'occupazione continuava sino al giorno successivo all'incontro con il Ministro del Lavoro avvenuto nei locali della nostra Prefettura. L'on.
Donat Cattin comunicò ai sindacati e ai lavoratori, all'Unione Industriale e ai dirigenti dell'azienda di essersi potuto finalmente incontrare con il dr. Cefis, nuovo Presidente della Montedison, e di avergli prospettato alcune possibili soluzioni intese a conservare il livello di occupazione nelle zone interessate mantenendo l'attività tessile in due stabilimenti e creando un'alternativa in quello rimanente. Durante l'incontro la tregua veniva prolungata al 30 giugno. L'azienda in attesa della risposta della Montedison, si impegnava a non procedere nel frattempo ad alcun trasferimento di personale né di macchinario conservando la normale alimentazione degli impianti cioè le scorte, le materie prime, ecc.
A tutt'oggi dunque siamo in attesa della risposta del Ministro e non possiamo non ribadire la nostra solidarietà con gli Enti locali e i lavoratori che intendono difendere il posto di lavoro e il livello di occupazione che costituiscono il fondamento della conservazione della crescita umana sia negli individui che nella comunità a cui essi appartengono.



PRESIDENTE

Ha facoltà di replicare il Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Apprezzo la risposta dell'Assessore Conti, però dobbiamo rilevare che la Valle di Susa va morendo. In effetti la tregua è stata spostata al 30 giugno, ma sappiamo perfettamente che gli stabilimenti dell'ETI stanno per essere chiusi, è vero che i lavoratori non saranno licenziati, per verranno trasferiti dalla Valle di Susa negli stabilimenti della cintura.
Apprezziamo le dichiarazioni dell'Assessore, però sul risultato concreto di tutta l'azione poniamo i nostri dubbi, perché sappiamo già che la decisione per una nuova strutturazione, con tutta probabilità sarà negativa.
La Valle di Susa ha visto la Magnadyne in crisi (ancora stamane vi erano i lavoratori qui che protestavano perché si parla di nuovo di circa 800 licenziamenti) ciò vuol dire che lo stabilimento di Sant'Antonino avrà una vita durissima.
Per quanto riguarda la ETI ci sarà la ristrutturazione ma i lavoratori saranno trasferiti altrove; tutti gli sforzi che la Regione ha compiuto per questa Valle, ho l'impressione che siano stati vani.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici

Interrogazione dei Consiglieri Fassino, Zanone, Gerini sull'inquinamento del torrente Agogna


PRESIDENTE

E' ora in discussione l'interrogazione presentata dai Consiglieri Zanone, Fassino, Gerini sull'inquinamento delle acque del torrente Agogna.
Ha facoltà di rispondere l'Assessore Fonio.



FONIO Mario, Assessore alla tutela dell'ambiente

I Consiglieri Zanone, Fassino e Gerini sanno, sia per la risposta che ebbi a dare nella seduta del 18 maggio scorso ad altra loro interpellanza in materia, sia attraverso l'incontro avuto nella V Commissione, che l'Assessorato diretto dal sottoscritto sta dando concreto avvio all'indagine conoscitiva dalla quale dovrà emergere il quadro della situazione regionale relativa agli inquinamenti, al fine di proporre poi le iniziative di lotta e di prevenzione.
All'interrogazione rivoltaci, al momento, possiamo rispondere nei seguenti termini.
Proprio a seguito della nota di protesta (della quale si chiede l'esito) di alcuni agricoltori di Fontaneto d'Agogna e di altro esposto del Consorzio irriguo Roggia Molinara di Fontaneto, pervenuti tramite il Sindaco di Fontaneto alla Magistratura, il Laboratorio Chimico Provinciale di Novara ha in corso un'indagine su tutto il corso d'acqua per trarre quei dati analitici e precisi che finora mancavano per l'Agogna.
Per ora si può disporre di dati parziali e di un quadro di massima relativo agli scarichi lungo il corso del torrente, che riassumiamo: l'Agogna, che nasce dalle pendici del Mottarone, riceve i primi scarichi industriali ad Armeno (una cromatura) e ad Ameno (due ditte galvaniche). Il primo stabilimento che contribuisce in certa misura all'inquinamento è situato a Briga Novarese, 4 km, a monte di Borgomanero ed è una grossa cromatura. Prima che questa si dotasse di un impianto di depurazione era stata misurata una presenza di cromo esavalente fino a 0,4 mg/litro, che rappresentava una quantità di molto sopra il livello di tollerabilità.
Le fognature di Borgomanero, che raccolgono la grande maggioranza degli scarichi civili e industriali della città, si scaricano nell'Agogna senza alcun impianto di depurazione. Nei due prelievi fatti rispettivamente il 30 aprile ed il 5 maggio, il primo allo sbocco della fognatura e il secondo nel torrente immediatamente a valle dello scarico delle fognature, sono stati misurati i seguenti dati rilevanti: 30 aprile: pH indice acido alcalino 9,40; cromo 0,14 mg/litro (valori appena sopra il limite di accettabilità); 5 maggio: cromo 0,015-0,050 mg/litro (sotto il limite di accettabilità; cianuro 1,25-2,50 mg/litro (di gran lunga sopra il limite di accettabilità).
A Cureggio la nuova fognatura comunale convoglia le acque reflue della cromatura ARTAR e le scarica nell'Agogna. La ditta, che si è recentemente dotata di un impianto di depurazione, nell'agosto-settembre dell'anno scorso aveva provocato l'inquinamento da cromo esavalente di parecchi pozzi prossimi allo stabilimento, poiché disperdeva gli scarichi nel terreno, in mancanza di fognatura, e non era dotata di impianto di depurazione. A Cavaglio scarica nell'Agogna una Latteria sociale che è però dotata di vasche di decantazione. A Momo scaricano nel torrente due cartiere: la Bamar e la Cartiera di Momo, che contribuiscono all'inquinamento per la quantità di fibre cellulosiche e di scarichi minerali che immettono nel corso d'acqua. L'Agogna riceve poi presso Novara le acque già inquinate della Roggia Mora e quindi grande parte delle fognature della stessa città di Novara che non sono dotate di alcun impianto di depurazione.
I chimici del Laboratorio Provinciale di Novara sono del parere che in effetti il tratto maggiormente inquinato dell'Agogna è proprio a valle di Borgomanero, sino a Fontaneto, prevalendo dopo tale località la capacità autodepurativa del corso d'acqua. E' probabile che i danni lamentati dagli agricoltori di Fontaneto si riferiscano al grado d'inquinamento dell'Agogna in quel tratto che, come spiegato, risente dello scarico delle fognature di Borgomanero che raccolgono tutte le acque reflue degli scarichi civili e industriali, non sono dotate di alcun impianto di depurazione e contengono in elevata quantità solventi organici, olii minerali, coloranti, cianuri ecc.
In Borgomanero, pertanto, e nel tratto del torrente a valle si sta concentrando l'indagine del Laboratorio Provinciale che ci farà conoscere i dati definiti relativi alle condizioni di inquinamento, ad analisi ultimate.
I tecnici sono propensi a credere che, al di là di alcune colorite definizioni usate dalla stampa locale, il livello d'inquinamento del torrente non sia superiore a quello - purtroppo sempre elevato - della maggioranza dei corsi d'acqua della nostra regione. In particolare l'Agogna lungo il suo corso subisce molti prelievi e molte immissioni di acque diverse.
Venendo alla parte finale dell'interrogazione, dirò che da parte della Giunta Regionale non si tratta tanto di concorrere alle iniziative già assunte dalla Prefettura e dal Consiglio Provinciale della Sanità di Novara, ma di attuare il programma operativo della Regione che ho già avuto modo di esporre proprio nella già citata risposta agli stessi interroganti che ebbero a dichiararsi soddisfatti.
Lo stesso Prefetto di Novara, nella nota con la quale accompagna l'invio alla Regione dello schema di regolamento per lo scarico delle acque di rifiuto, scrive: "... un'azione coordinata a livello regionale ritengo possa dare più concreti risultati".
Da parte nostra abbiamo sempre dichiarato che è nostro compito fondamentale fare opera di incentivazione e di coordinamento delle iniziative comunali e provinciali al fine di rendere più omogeneo l'intervento pubblico su tutto il territorio della Regione.
Abbiamo già anche fatto rilevare come sia proprio la Regione che avvalendosi dei suoi indiscussi e specifici poteri in materia di polizia urbana e rurale, deve prendere ogni iniziativa per adeguare e coordinare i regolamenti di tutti i Comuni piemontesi anche agli specifici fini della prevenzione, dell'accertamento e della repressione degli inquinamenti.
In particolare uno dei punti attraverso i quali avevamo già articolato ed esposto gli impegni di attività della Giunta in questa materia riguardava la nostra convinzione di dover arrivare a promuovere la formazione di una rete di depurazione, anche per gli scarichi civili favorendo la costituzione di concorsi tra Enti locali e ogni altra iniziativa utile a tal fine.
La descrizione che abbiamo appena fatta del torrente Agogna nel quale città e paesi riversano le loro fognature senza impianto alcuno di depurazione, ci offre l'ennesima prova che un'iniziativa in tal senso è di primaria importanza, sia nel suo aspetto più immediato per quanto riguarda la promozione di consorzi, sia nella visione di un quadro operativo più vasto, per lo studio e l'impostazione di una rete di depurazione.
Avevamo pure già annunciato un nostro programma di conferenze regionali e provinciali con gli amministratori locali. Tali conferenze, oltre ad aiutare il lavoro dei tecnici per chiarire e puntualizzare ogni situazione ai fini dell'indagine predisposta, saranno l'occasione buona sia per impostare l'opera di coordinamento delle norme da inserire nei regolamenti di polizia urbana e rurale, sia per portare avanti il discorso e l'iniziativa sui consorzi per gli impianti di depurazione che, ovviamente costituiscono un primo notevole provvedimento concreto nella lotta contro l'inquinamento delle acque.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Fassino.



FASSINO Giuseppe

Come già avevo avuto occasione di dire all'Assessore Fonio, in occasione di una nostra altra interrogazione in proposito, mi dichiaro soddisfatto della risposta, anche a nome degli altri colleghi firmatari. In particolare devo rilevare che, nella risposta data alla seconda parte, là dove chiediamo di concorrere alle iniziative assunte, ha precisato (e mi pare molto bene) come nel programma questa parte fosse già stata accennata dal Presidente della Giunta e sulla stessa ricordo che il collega Zanone si era dichiarato d'accordo.
Prendo atto della risposta e, ripeto, mi dichiaro soddisfatto.


Argomento: Industria - Commercio - Artigianato: argomenti non sopra specificati - Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione dei Consiglieri Lo Turco e Revelli sul trasferimento Manifattura "Marta"


PRESIDENTE

E' ora in discussione l'interrogazione presentata dai Consiglieri Lo Turco e Revelli sul trasferimento della manifattura Marta.
Ha facoltà di rispondere l'Assessore Conti.



CONTI Domenico, Assessore ai problemi del lavoro e dell'occupazione

Signor Presidente, signori Consiglieri, prima di rispondere nel merito alla interrogazione ritengo opportuno fornire brevi dati sulla "Marta".
Questa è una S.p.A., i cui soci sono i signori Giovanni e Giulio Lingua, specializzata nella produzione di corsetteria ed è concessionaria esclusiva per l'Italia della Warner Brother International U.S.A., la società ha quattro stabilimenti siti in Torino (con circa 200 dipendenti tra operaie ed impiegati) a Bra (con 200 operai) a Cadè e Dogliani, con un totale di circa 500 dipendenti.
In data 14 aprile la Direzione comunicava alle maestranze dello stabilimento di Torino la riduzione dell'orario di lavoro a 32 ore settimanali, le operaie interpretavano tale provvedimento, unitamente al trasferimento di alcuni macchinari nello stabilimento di Bra, come una implicita volontà dell'azienda di chiudere lo stabilimento di Torino (riducendolo a magazzini) e, non avendo ricevuto precise garanzie della conservazione del posto di lavoro, provvedevano in data 28 aprile alla occupazione di quest'ultimo. Veniva altresì chiesto l'intervento della Regione per una definizione della vertenza che garantisse in ogni caso la piena occupazione a tutti i dipendenti.
Il sottoscritto convocava all'uopo il 13/5 u.s. il titolare dell'azienda il quale definiva priva di fondamento la voce di una più o meno prossima chiusura dello stabilimento di Torino, confermava la riduzione delle ore di lavoro a 32 ore di turno settimanale facendo presente che l'Azienda si trova nella necessità di licenziare 60 operaie dello stabilimento di Torino per operare una ristrutturazione causata dalla crisi in cui versano le aziende del settore in conseguenza del rapidissimo evolversi dei gusti e della moda che lasciano invenduta parte della produzione.
Il signor Lingua faceva altresì presente che la crisi del settore è estesa anche alle aziende straniere tanto che anche la Triumph tedesca avrebbe chiuso in Germania 10 stabilimenti.
Dopo avere ribadito che la società avrebbe chiesto il licenziamento collettivo di circa 76 operaie, il signor Lingua faceva presente che i dipendenti degli stabilimenti di Bra, Cadé e Dogliani erano in cassa integrazione a zero ore poiché, a causa dell'occupazione dello stabilimento di Torino, la cui produzione condiziona quella dei tre stabilimenti della Provincia di Cuneo, si era dovuta interrompere la produzione di quest'ultima.
L'azienda lamentava infine una presunta bassa produttività dello stabilimento di Torino dove si registrerebbe un assenteismo complessivo del 30 per cento.
Il 17 maggio aveva luogo l'incontro con una delegazione dei dipendenti dello stabilimento di Torino a cui si aggiungevano operaie degli stabilimenti di Bra, Cadé e operatori della rete di vendita.
I lavoratori asserivano che l'azienda non era in crisi anche se le vendite registravano un momentaneo calo. I lavoratori dello stabilimento di Torino subordinavano la cessazione dell'occupazione dello stabilimento alla garanzia della conservazione del posto di lavoro sollecitando un tentativo di conciliazione da parte della Regione e, in caso negativo della stessa la sua disponibilità per una soluzione sul tipo di quella adottata per la Magnadyne. Lo stesso giorno il legale della "Marta" ribadiva l'intenzione dell'azienda di richiedere il licenziamento collettivo di circa 60 operaie dovuto alla necessità di operare una ristrutturazione della ditta resa necessaria dall'attuale situazione di mercato del prodotto e faceva presente l'assoluta opportunità di una immediata cessazione dell'occupazione dello stabilimento per iniziare le trattative.
Il sottoscritto continuava ad avere incontri separati con le proprietà e i sindacati i quali insistevano nel richiedere di conoscere con esattezza i piani di ristrutturazione dell'azienda e il conseguente nuovo organico dello stabilimento di Torino.
In data 26/5 u.s, rilevata la sussistenza di ostacoli formali posti dalle parti, formulavo un'ipotesi di soluzione di compromesso che evitasse la procedura di licenziamento. Comunicavo tale soluzione alle parti che l'accettavano e in data 29 maggio, alla presenza del sottoscritto, del dott. Leonardi, nella sua veste di organo dell'Ufficio Provinciale del Lavoro, dei rappresentanti della Marta e dell'Unione Industriale, dei sindacati e membri della C.I. veniva sottoscritto l'accordo che stabiliva: 1) a far data da lunedì 31 maggio 1971, sarà ripresa l'attività lavorativa presso lo stabilimento in Torino della Spa Marta per tutti gli operai in forza 2) nel corso della prima settimana (che inizia il giorno 31/5/1971) l'orario di lavoro sarà condizionato dalle necessità di progressione tecnica della normale attività lavorativa: per le maestranze che dovessero lavorare ad orario inferiore alle 40 ore, sarà richiesto l'intervento della C.I.G.
3) dalla settimana successiva (7/6/1971) e fino all'inizio delle ferie, la ditta si impegna ad effettuare orario di lavoro non inferiore a 24 ore settimanali, fino alla data dell'incontro successivo 4) nella prima settimana di settembre (tra il 6 e l'11 settembre) laddove non si fossero resi dimissionari 45 lavoratori, e qualora fosse ancora necessario che tale cifra dovesse essere raggiunta, le parti si impegnano per una verifica presso l'U.P.L. di Torino fermo restando l'impegno, ora per allora, che la ditta ottempererà alla legge 5/11/1968 n. 115 5) in riferimento al punto terzo l'effettuazione della riduzione di orario sarà attuata attraverso una rotazione, nell'ambito delle possibilità tecniche. Successivamente l'azienda darà garanzie di offrire alle operaie dimissionarie un'indennità extra contrattuale di 120.000 lire.
Ritengo soddisfacente, per i suoi effetti immediati, la definizione della vertenza, infatti: non si è proceduto ad alcun licenziamento è stato garantito a rotazione un orario minimo di lavoro di 24 ore settimanali per un numero di dipendenti pari a quello che l'azienda intendeva licenziare (risulta che attualmente nel reparto cucitura le ore settimanali sono 32) è stata rinviata dopo il periodo delle ferie una verifica tra le parti in ordine alla ristrutturazione dell'azienda.
La definizione della vertenza ha inoltre consentito l'immediata ripresa di tutto il ciclo produttivo in 4 stabilimenti interessanti, oltre Torino i comuni di Bra, Cadè e Dogliani.
Infine ritengo che la ripresa sia avvenuta in tempo utile affinché non fossero compromesse le posizioni di mercato della società.
Mi preme soprattutto rilevare che la difesa del posto di lavoro e del livello di occupazione sono stati le direttive ispiratrici dei termini della definizione della vertenza, e ciò non solo perché in quanto tutela dei diritti dei lavoratori come sancito dall'art. 4 del nostro Statuto, ma anche perché la difesa del livello di occupazione, lungi dal contrastare la ripresa e l'espansione dei vari settori produttivi, ne è il presupposto fondamentale.
In ogni caso va affermato che la difesa del livello di occupazione è conseguibile in forma durevole soltanto nel contesto di una programmazione economica ed industriale della quale sono in primo luogo responsabili i pubblici poteri, ma che non esime da rilevanti responsabilità le stesse aziende e le loro associazioni in considerazione della funzione sociale del processo produttivo.



PRESIDENTE

Ha facoltà di replicare il Consigliere Lo Turco.
LO TURCO Giorgio Signor Presidente, signori Consiglieri, non possiamo che prendere atto della positività della soluzione di questa vertenza, anche per il fatto che è stata accolta con soddisfazione dai lavoratori. Richiamo per l'attenzione del Consiglio sulle cause che hanno portato alla sua soluzione: in primo luogo la lotta di questo gruppo di avanguardia di lavoratrici che con la solidarietà di tutti, ha permesso di sconfiggere un piano abbastanza preciso di questo industriale, il quale ha tentato di isolare queste lavoratrici mettendole le une contro le altre, cercando di scaricare la responsabilità della cassa integrazione, della mancanza di lavoro, a Bra e a Dogliani, in secondo luogo il fatto che i cittadini della zona, i comitati di quartiere, organizzandosi, abbiano permesso a queste ragazze alla loro prima esperienza di lotta dura sindacale, di resistere fino alla conclusione.
Un altro aspetto che ritengo positivo è che l'Assessore Conti abbia saputo muoversi bene, malgrado tutte le difficoltà incontrate, dimostrando la possibilità di un intervento positivo della Regione anche per il futuro.
Il giudizio sulla vertenza della Marta è quindi positivo, ma deve farci riflettere e riflettano persone e partiti che danno giudizi diversi sul fatto che quando i lavoratori, i comitati di quartiere, tutti insieme si organizzano e si uniscono per solidarietà ai lavoratori che lottano non per rivendicazioni di salario o altro, ma per la conservazione di un principio sacro, inviolabile, un principio costituzionale, non è la lotta portatrice di disordini ma è ancora una volta un fatto di crescita democratica sociale e civile e di ordine nel Paese. Ecco perché diamo un giudizio positivo su questa vertenza e sull'operato che la Regione ha svolto.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione dei Consiglieri Lo Turco e Revelli sull'opificio militare


PRESIDENTE

E' ora in discussione l'interrogazione presentata dai Consiglieri Lo Turco e Revelli sui rapporti di lavoro all'Opificio Militare. Ha facoltà di rispondere l'Assessore Conti.



CONTI Domenico, Assessore ai problemi del lavoro e dell'occupazione

Per collocare e valutare nei suoi esatti termini la vertenza che interessa i così detti cottimisti che lavorano presso il Ministero della Difesa è necessario esporre la situazione dalle origini.
Il Ministero della Difesa sin dal 1947 ha assunto la maggior parte degli operai con contratti a termine che escludevano, perciò, l'immissione degli interessati nei ruoli organici dell'Amministrazione.
La situazione giuridica dei così detti cottimisti era chiaramente illegittima poiché gli stessi, pur svolgendo di fatto un lavoro di natura subordinata, non fruivano delle tutele assicurativo-previdenziali ad esso connesse, quali l'assistenza sanitaria e la maturazione del diritto alla pensione.
Il Ministero della Difesa con D.P.R. n. 1779 e n. 1480 del 18/11/1965 immetteva nei propri ruoli parte dei cottimisti ai quali non veniva, per riconosciuta l'anzianità di servizio dal momento in cui avevano effettivamente iniziato a prestare il loro lavoro alle dipendenze dello stesso Ministero, bensì dal giugno 1967 per gli impiegati e dal giugno 1968 per gli operai (dei così detti cottimisti la maggior parte sono operai alcuni invece svolgono mansioni impiegatizie).
Si è così determinata una ingiustificata discriminazione a danno dei così detti cottimisti che sono stati immessi negli organici per effetto dei sopra menzionati D.P.R. 1479 e 1480 e per i quali come detto, l'anzianità di servizio decorre soltanto dal giugno 1967 e 1968 con conseguente perdita di tutto il precedente periodo di lavoro, mentre ad altri lavoratori che sono stati immessi nei ruoli con legge 5/3/1961 n. 90 è stata offerta la possibilità di riscattare il precedente periodo di lavoro.
Scendendo ora all'esame del merito dell'interrogazione va fatto presente che attualmente prestano la loro opera presso gli stabilimenti di Commissariato Militare di Torino, Chieri e Milano (che dipende da Torino) 67 lavoratori che, non possedendo alcuni dei requisiti richiesti dai più volte menzionati D.P.R. 1479 e 1480 non sono stati immessi nei ruoli e sono considerati dell'Amministrazione Militare cottimisti (per l'esattezza i 67 dipendenti trovansi: 1) a Chieri 2 con mansioni di ufficio e 6 con mansioni salariali 2) a Torino 2 con mansioni di ufficio e 17 con mansioni salariali presso Opificio Militare di corso Farini 3) a Torino 6 fatturiste presso la Direzione di Commissariato, 4 con mansioni di ufficio e 13 con mansioni salariali 4) a Milano 17 con mansioni salariali).
Questi lavoratori osservano l'orario di lavoro e svolgono le stesse mansioni degli operai di ruolo con cui lavorano fianco a fianco negli stessi locali militari, ottengono una precisa qualifica (1^, 2^, 3 categoria) a seconda della loro capacità professionale; adoperano le attrezzature e le materie prime fornite dall'Amministrazione Militare, sono sottoposti alla stessa disciplina di lavoro e di subordinazione gerarchica degli operai di ruolo.
Nonostante un'identica situazione di fatto con gli operai di ruolo, i così detti cottimisti ricevono una retribuzione sotto forma di fattura, di importo inferiore a quella percepita dagli operai di ruolo anche se svolgono le stesse mansioni e osservano lo stesso orario di lavoro di questi ultimi.
In seguito all'azione sindacale il sottoscritto è intervenuto sia presso il Ministero della Difesa sia presso il Ministero del Lavoro chiedendo un'immediata regolarizzazione del rapporto di lavoro dei 67 lavoratori in questione.
Il Ministero del Lavoro, che già da tempo si interessa della situazione dei 67 lavoratori, ha quindi vivamente sollecitato il Ministero della Difesa e, per una rapida e giusta definizione della questione ha disposto che il locale Ispettorato del Lavoro eseguisse le indagini del caso.
L'Ispettore, qualificando come tipico rapporto di lavoro subordinato l'opera prestata dai così detti cottimisti alle dipendenze del Ministero della Difesa, ha diffidato questo ultimo a regolarizzare la posizione assicurativo-previdenziale dei 67 lavoratori. Poiché alla diffida dell'Ispettorato del Lavoro non è seguito l'adempimento dei relativi obblighi da parte dell'Amministrazione Militare, l'Ispettorato sta procedendo agli accertamenti del caso ai quali seguirà la denuncia all'autorità giudiziaria.
La situazione in cui versano i lavoratori così detti cottimisti è sostanzialmente ingiusta in quanto, tra l'altro, lascia sprovvisti di assistenza sanitaria e senza diritto alla pensione dei lavoratori che da decenni prestano, svolgendo le stesse mansioni di altri operai che invece ne hanno diritto, la loro opera a favore dell'Amministrazione Militare.
La quale, in quanto pubblica amministrazione ha un dovere maggiore dei privati, almeno da un punto di vista morale e politico, di garantire a tutti i lavoratori che prestano la loro opera a suo favore il godimento dei diritti sanciti dalla costituzione dalla vigente legislazione sociale.
Per completezza va detto che in data 18/11/1970 la IV^ Commissione del Senato ha rinviato all'Assemblea, esprimendo parere favorevole, il disegno di legge presentato dal senatore Trabucchi ed altri che prevede: a) il collocamento nelle categorie degli impiegati non di ruolo dei cottimisti utilizzati con mansioni impiegatizie da data anteriore al 1 gennaio 1968 b) l'assunzione, mediante concorsi riservati, dei cottimisti utilizzati con mansioni salariali da data anteriore al 1^ gennaio 1968.
Il rinvio all'Assemblea del disegno di legge si è reso necessario poiché, nonostante che la Commissione avesse chiesto l'assegnazione ad essa dello stesso disegno di legge in sede deliberante, il Presidente del Senato ha ritenuto, di fronte all'avviso contrario espresso dal Ministro per la Riforma Burocratica, di non aderire alla predetta richiesta.
L'approvazione di tale disegno di legge da parte del Parlamento, anche se consentirà l'assunzione come dipendenti dei così detti 67 cottimisti farà decorrere la loro anzianità di servizio soltanto dalla data dell'entrata in vigore del provvedimento legislativo e comporterà, perci come è già avvenuto per i dipendenti immessi in ruolo per effetto dei D.P.R. 1479 e 1480, la perdita ai fini della suddetta anzianità, di tutto il precedente periodo di lavoro.
Per ovviare a tale ingiusta soluzione del problema i sindacati hanno predisposto le loro osservazioni perché vengano tradotte in emendamenti al disegno di legge Trabucchi, osservazioni che tendono a far decorrere l'anzianità di servizio dei 67 lavoratori dall'inizio del loro rapporto con l'Amministrazione Militare.
Sto ora esaminando la via più conveniente per far giungere agli organi centrali le osservazioni circa gli emendamenti sollecitandone l'accoglimento da parte degli stessi e sollecitando altresì una rapida approvazione del provvedimento legislativo.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Revelli.



REVELLI Francesco

Signor Presidente, Colleghi Consiglieri, bisogna dare atto all'Assessore Conti del suo impegno personale, sottolineo "personalmente" perché certamente - mi si permetta questo giudizio - è uno dei rari Assessori impegnati veramente a fianco dei lavoratori in questo periodo.
Gli stessi lavoratori dell'Opificio Militare riconoscono la validità dell'azione condotta avanti sino adesso e non ritengo di dover commentare ulteriormente quanto ha detto l'Assessore. Faccio solo una proposta precisa: chiederei un ulteriore sforzo all'Assessore Conti perché convochi come Assessore della Giunta della Regione Piemonte, i parlamentari dei partiti, in particolare il Sottosegretario Curti alla riforma burocratica e i Capigruppo del Consiglio Regionale per vedere tutti insieme la possibilità di tradurre immediatamente i suggerimenti dei Sindacati dei lavoratori dell'Opificio Militare in emendamenti alla legge Trabucchi.
Credo che se questo verrà fatto a breve termine sarà possibile una presa di posizione del Consiglio Regionale con un o.d.g. a sostegno di questi emendamenti. E' necessario impegnare maggiormente tutti i parlamentari perché si risolva questa situazione che è vergognosa e dimostra come da parte del Ministero della Difesa si proceda contro ogni dettato costituzionale e non nel rispetto dei lavoratori.
LO TURCO Giorgio Chiederei la parola.



PRESIDENTE

Ha già parlato, ma facciamo uno strappo al Regolamento purché sia estremamente breve.
LO TURCO Giorgio Poche parole. Mi associo al collega Revelli sul giudizio dato all'azione che sta conducendo l'Assessore Conti. Non posso però non far rilevare a tutto il Consiglio che sul banco degli accusati se potessimo portarlo, dovrebbe esserci il Governo; è scandaloso vedere ancora oggi, nel 1971 di fronte ad una situazione che tutti diciamo di voler cambiare, dei lavoratori arrivare alla soglia della vecchiaia senza liquidazione, senza pensione. E' una situazione drammatica che non può vederci impegnati soltanto a livello regionale, i partiti in prima persona devono sentirsi colpiti da questo scandalo; il Governo è formato da diversi partiti e la gente crede a queste cose. Il vedere un Governo che si comporta peggio del più reazionario dei padroni è una cosa che non può essere accettata, ma immediatamente condannata cercando in tutti i modi di evitare questo.



CONTI Domenico, Assessore ai problemi del lavoro e dell'occupazione

Come avevo già detto in separata sede, accolgo senz'altro la proposta di riunire non dico tutti i parlamentari piemontesi, ma quelli che più direttamente si occupano di questi problemi, e innanzi tutto l'on. Curti in modo da stabilire un incontro inteso appunto a presentare le osservazioni dei Sindacati come emendamento alla proposta di legge che dovrà essere discussa in assemblea, facendo in modo che queste osservazioni vengano accolte e si proceda in sede deliberante per quel che riguarda la legge che ci interessa.



PRESIDENTE

E' in discussione l'interrogazione presentata dal Consigliere Berti sulla convocazione dei convegni dei comuni piemontesi e di comprensorio.
Dovrebbe rispondere il Presidente e sono spiacente che, data la sua assenza, la risposta non possa venire.



BERTI Antonio

Preferisco anch'io, così gli dirò de visu ciò che gli voglio dire.


Argomento: Interventi per calamita' naturali - Calamità naturali - Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Interpellanze e interrogazioni dei Consiglieri Raschio, Menozzi Bertorello, Fassino, Soldano ed altri sui danni all'agricoltura per calamità atmosferiche e per il maltempo


PRESIDENTE

Sono state presentate tre interpellanze e due interrogazioni sullo stesso argomento "Danni all'agricoltura per calamità atmosferiche e per il maltempo"; la prima interpellanza è firmata dai Consiglieri Raschio Ferraris e Revelli, la seconda dal Consigliere Menozzi, la terza dai Consiglieri Bertorello e Chiabrando. Le due interrogazioni sono la prima dei Consiglieri Fassino, Gerini e Zanone, la seconda dei Consiglieri Soldano, Giletta, Paganelli e Viglione.
Le interpellanze possono essere illustrate dai loro presentatori risponderà l'Assessore Franzi e poi, interpellanti e interroganti, avranno facoltà di parlare per dichiararsi o meno soddisfatti.
Bisognerebbe dare lettura di questi testi perché non sono stati ancora letti in Consiglio. Avendo tuttavia la Giunta accolto il desiderio che venissero discussi immediatamente, potranno essere discussi in questa seduta. Sono stati già distribuiti a tutti. Desiderano i signori Consiglieri che vengano anche letti o si possono dare per letti? Se nessuno ne chiede la lettura li diamo per letti.
Ha facoltà di parlare, per illustrare la propria interpellanza, il Consigliere Ferraris.



FERRARIS Bruno

Signor Presidente, colleghi, una serie impressionante di perturbazioni atmosferiche con violente grandinate, si è abbattuta su vaste zone della nostra regione e segnatamente sulle province di Asti, Alessandria, Cuneo distruggendo gran parte e nei rispettivi epicentri la totalità dei raccolti, con le conseguenze che ognuno è in grado di valutare per chi come i coltivatori diretti, mezzadri, ricava dal proprio lavoro ogni fonte di reddito e quindi di vita. E proprio perché ho vissuto, ho partecipato allo stato d'angoscia, al dramma che in questo momento vivono i danneggiati, senza dare la stura ai sentimenti, chiediamo se l'Assessore sia già in grado di dare qui un quadro esatto, un bilancio dei danni subiti nelle varie zone alle colture.
Chiediamo di conoscere in particolare quali passi siano già stati compiuti o quali si intendano compiere per rendere immediatamente operanti le provvidenze - se pure inadeguate - previste dalla legge 364, più impropriamente chiamate "fondo di solidarietà nazionale".
So che per ora le competenze riservate alla Regione dalla legge sono limitatissime, si limitano cioè all'espressione di un parere sulla delimitazione delle zone colpite. Ciò non pertanto riteniamo che la Regione e il suo Presidente possano e debbano intervenire per sollecitare a livello provinciale, presso gli Ispettorati agrari, a livello ministeriale il rapido sveltimento delle procedure relative alla pratica erogazione delle scarse previdenze previste. Trattasi, come sappiamo, di esenzioni fiscali di prestiti di esercizio a bassissimo interesse e nei casi di danni più gravi di un possibile contributo a fondo perduto che però non potrà superare la somma di 500.000 lire.
A puro titolo di cronaca, significativa ed amara però, informo i colleghi che una parte dei contadini danneggiati dalle grandinate del 7, 8 9 giugno attendono ancora i modesti contributi per i danni subiti lo scorso anno. Di qui l'esigenza di un intervento immediato e anche di vedere che cosa si possa ottenere dagli istituti locali di credito. Sarebbe anche il caso di parlare, e anche a lungo, di tutta la parte della legge 364 che si riferisce alla costituzione dei consorzi dei produttori per la così detta autogestione della difesa attiva e passiva. Tali consorzi o non sono stati ancora costituiti, o, ove lo sono stati, come nelle province di Asti e Cuneo, non hanno riscosso che scarsissime adesioni e in ogni caso, lo Statuto dei consorzi di Asti e di Cuneo attende ancora l'approvazione del Ministero. Indipendentemente da ogni giudizio di merito sulla validità di questi organismi, essi per quest'anno non potranno più entrare in funzione e del resto, se avessero operato, non avrebbero avuto la possibilità di tutelare che poche centinaia di produttori, cioè quelli che vi hanno aderito.
Considerando inadeguata quindi la legge nel suo complesso, i provvedimenti di intervento immediato previsti dalla legge, considerando macchinoso il congegno dei consorzi per l'onerosità, sia per l'impegno decennale che l'adesione comporta, sia per la loro finalizzazione pressoch esclusiva alla pratica assicurativa ecc., noi nell'interpellanza abbiamo chiesto e chiediamo di conoscere se la Giunta non convenga con noi sull'esigenza di porre prontamente allo studio (delegando magari la Commissione all'agricoltura) proposte di carattere integrativo da sottoporre al Governo o per un miglioramento della legge 364, o per una successiva iniziativa di carattere regionale da parte della Regione Piemonte. E ciò per soddisfare, almeno in parte, quella che noi riteniamo una legittima aspirazione, un diritto dei contadini ad ottenere un adeguato indennizzo dei danni provocati dalle calamità atmosferiche. Così come riteniamo s'imponga l'esigenza - anche per essere coerenti con l'art. 5 dello Statuto - di porre allo studio proposte concrete alle quali fare poi seguire adeguati interventi per sviluppare su ampia scala la ricerca e la sperimentazione delle nuove tecniche per la difesa attiva antigrandine.
Avendo notato la richiesta contenuta in alcune interrogazioni di altri colleghi di un'erogazione finanziaria a favore dei danneggiati, mi associo a condizione che sia adeguatamente integrata e preciso che, per quanto adeguata, si tratterà pur sempre di un atto simbolico, cioè di un atto di pura solidarietà morale, a meno che sia possibile arrivare ad uno stanziamento di notevole consistenza, il che non credo possibile.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare, per illustrare la sua interpellanza, il Consigliere Menozzi.



MENOZZI Stanislao

Ricollegandomi a quanto affermava testé il collega Ferraris, debbo richiamare l'attenzione del Consiglio sui danni veramente ingenti che decine e decine di comuni della nostra regione hanno subito verso la fine del mese di maggio e principalmente nel corso della prima quindicina di giugno. Mentre alcuni di questi comuni hanno visto in parte salvate le produzioni in essere, parecchi altri invece hanno registrato una totale distruzione, stante anche il periodo nel quale si è abbattuta la calamità cosicché le avversità atmosferiche si presentano non col solito volto delle decorse annate, ma reso più cruento proprio per il periodo in cui si sono verificate le grandinate. I danni non sono limitati alle produzioni, ma, in alcuni casi, si sono anche estesi al campo della viabilità minore, rendendo impraticabili certe strade, con danni agli impianti e ad alcune case.
Io vorrei che il Consiglio dedicasse una particolare attenzione al problema, affinché non avesse a verificarsi ciò che abbiamo sempre registrato in passato, che, dopo le notizie apparse sui giornali, magari a titoli cubitali, qualche fotografia e qualche espressione sentimentale, nel giro di sette giorni non se ne parlava più e i produttori rimanevano nella solita desolazione. Se tante volte il Consiglio ha sentito il proprio trasporto nei confronti di alcune vertenze contrattuali e per difficili situazioni in cui si venivano a trovare certi lavoratori dipendenti addirittura già sul lastrico o col pericolo di essere licenziati, teniamo presente che siamo di fronte ad altrettanti lavoratori i quali, fra l'altro, a differenza dei primi, non hanno neanche il magro conforto della cassa integrazione. Per chi ha subito i danni della grandine in questo periodo, vuol dire rimanere un anno intero senza reddito e qualcuno vedrà trascorrere così anche il 1972 perché i danni arrecati provocheranno inevitabili conseguenze anche alla futura produzione. E' per questo che abbiamo rivolto una interpellanza onde si abbia ad intervenire affinché il Presidente del Consiglio dei Ministri faccia sì che la legge 25/5/70, n.
364, che va sotto il nome di "Fondo nazionale di solidarietà", sia resa operante nel più breve tempo possibile, perché il passato ci insegna che i produttori spesso debbono attendere anni per ricevere magre provvidenze.
Questo è il problema di fronte al quale dobbiamo sentirci impegnati e, con noi, il Presidente e la Giunta tutta.
In attesa di rendere la legge sul "Fondo di solidarietà" maggiormente aderente, più consona alle esigenze della produzione e soprattutto dei produttori piemontesi, contrariamente a quanto affermato dal collega Ferraris, dobbiamo riconoscere che questo fondo ha costituito un sostanziale passo innanzi di fronte alle avversità atmosferiche che da decenni, per non dire da secoli, trovarono indifesi i nostri produttori essa ha collocato il nostro Paese in primo piano, con una legge più incisiva, più significativa di quelle adottate da altri paesi europei ed extra europei; rileviamo, è vero, ancora alcune lacune: dovrà essere compito del nostro Consiglio e della Giunta prendere in esame questa legge per renderla come vi dicevo, più consona e aderente alle esigenze dei produttori. Auguriamoci che ciò possa avvenire l'anno prossimo! Accetto anch'io, toto corde, la proposta fatta dal collega Ferraris e da altri di un intervento finanziario, augurandomi che sia un intervento che, per portata e per impostazione, non abbia a rappresentare una inutile polverizzazione e una sua conseguente vanificazione; se dei fondi verranno messi a disposizione siano utilizzati nel migliore dei modi.



PRESIDENTE

Hanno facoltà di illustrare la propria interpellanza o il Consigliere Bertorello o il Consigliere Chiabrando.
Parla il Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

Noi condividiamo quanto è stato detto dai due Consiglieri che mi hanno preceduto e pertanto riduco al minimo il mio intervento. Desidero soltanto sottolineare due aspetti del grosso problema sollevato e che si vuole affrontare con queste interrogazioni e interpellanze. Il primo è questo: rendere operativa al più presto possibile la legge 364; noi pensiamo che la Regione, che sta assumendo i pieni poteri in materia di agricoltura, possa dire una parola nei confronti del Ministero perché ne acceleri al massimo l'attuazione.
Secondo aspetto: nella provincia di Torino i danni non sono derivati soltanto dalle grandinate, ma anche, e vorrei dire in massima parte, dalle piogge persistenti che per tutta la primavera hanno colpito le campagne e le pianure in particolare. In certe zone le aziende hanno perso il 100 per cento del raccolto del fieno. Noi chiediamo, oltre alle provvidenze della legge 364, che la Regione interponga il suo interessamento per vedere se non è possibile venire incontro a questi altri coltivatori della pianura che hanno perso i prodotti delle coltivazioni erbacee, intervenendo presso gli istituti preposti affinché almeno dilazionino ragionevolmente i pagamenti delle rate dei mutui e dei prestiti da loro contratti.



PRESIDENTE

Ha facoltà di rispondere, a nome della Giunta, l'Assessore Franzi.



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura e foreste

Devo premettere che la mia risposta ha carattere interlocutorio quale primo aggiornamento del Consiglio, in quanto come hanno già precisato gli espositori, in modo particolare il Consigliere Menozzi, i danni si riferiscono all'ultima decade del mese di maggio ed alla prima quindicina di giugno; gli accertamenti sono ancora in corso.
La Giunta è a conoscenza degli ingenti danni causati in più zone alle coltivazioni agricole in conseguenza delle avverse condizioni meteoriche di queste ultime settimane.
Desidero innanzi tutto segnalare che gli elementi in nostro possesso sono stati forniti dall'Ispettorato Compartimentale dell'Agricoltura di Torino che assicura la sua collaborazione alla Giunta Regionale, facendosi premura di segnalare giorno per giorno gli aspetti negativi meteorici di tutta la Regione.
Da un primo accertamento peraltro approssimativo, data la vastità dei territori danneggiati, risulta che l'entità di questi supera i 22 miliardi.
Sono stati colpiti da grandine 135 comuni, con un danno complessivo di circa 9 miliardi. I danni riguardano in modo particolare le colture arboree: frutteti del Saluzzese danni per oltre 5 miliardi e mezzo, vitigni dell'Astigiano per oltre 1 miliardo e mezzo, vitigni dell'Alessandrino per circa 1 miliardo.
Sono stati altresì colpiti territori in provincia di Novara e Vercelli ed altre zone cerealicole delle province di Alessandria - Asti - Cuneo e Torino con danni superiori ad 1 miliardo.
A questo riguardo, se qualcuno vuole avere elementi ancora più dettagliati, posso dire che in provincia di Alessandria nel mese di maggio sono stati colpiti 16 comuni e nel mese di giugno 8; Cuneo: maggio 23 comuni, giugno 18; Novara: 2 comuni; Vercelli: 1 maggio, 6 giugno; Torino: 14 maggio, 9 giugno. Mancano ancora i comuni colpiti da grandine negli ultimi tre o quattro giorni.
Ai danni della grandine sono da aggiungere quelli causati dalla persistente piovosità che ha caratterizzato i mesi di aprile, maggio e la prima quindicina di giugno, provocando il deterioramento di oltre il 50 per cento del primo sfalcio di foraggio ed ha creato serie difficoltà alle cotiche erbate per cui è da prevedere un ributto stentato con danno in quantità per il secondo taglio.
Da una prima indagine emerge che il danno alle foraggere è dell'ordine di circa 13-14 miliardi. A ciò aggiungasi ancora, sempre in conseguenza della piovosità e delle basse temperature, i rilevanti danni alle colture granicole (in modo particolare il frumento) che presenta in più zone uncinature di spiga ed aborto floreale con sensibile perdita di produzione in granella.
Altri danni sono lamentati alle colture maidicole specie nelle zone con terreni a natura compatta e meno permeabile causa il ristagno di acque e il persistente stato di asfissia radicale. La situazione quindi, nel suo complesso è estremamente grave.
Per quanto riguarda le iniziative della Giunta purtroppo non potendo operare direttamente, non è stato possibile fare altro che sollecitare adeguati interventi da parte del Ministero.
In tal senso siamo intervenuti con telegramma del giorno 11 giugno e successiva lettera del 15 giugno, chiedendo al competente Ministro dell'Agricoltura immediati interventi per assicurare l'applicazione delle provvidenze di cui alla legge 25/5/70 n. 364.
Non appena gli uffici periferici del Ministero avranno ultimato gli accertamenti nelle varie province, si completerà l'intervento della Regione presso il Ministro dell'Agricoltura.
Circa le richieste specifiche degli interroganti Soldano, Giletta e Paganelli (recepite anche da coloro che hanno illustrato le interpellanze) di erogare a favore dei danneggiati degli stanziamenti che in sede di interrogazioni vengono indicati con la cifra di dieci milioni, assicuro che mi renderò interprete della loro sollecitazione in occasione della prima riunione di Giunta.
Per ultimo - e qui lo chiedo a titolo personale - sarebbe gradito che le organizzazioni di categoria segnalassero alla Regione le zone colpite la natura e l'entità dei danni, cosa che finora non è stata fatta.
Comunico ancora che martedì e mercoledì della prossima settimana sarò a Roma e mi recherò presso il Ministero dell'Agricoltura cercando di incontrare personalmente il Ministro o quanto meno il dott. Pistella, capo Gabinetto che regge la direzione generale dei miglioramenti fondiari.
Concordo a titolo personale sulla revisione della legge 364, cosa che si potrà attuare non appena la Regione potrà operare sul piano legislativo e anch'io ritengo che debba costituire uno dei primi provvedimenti a cui la Regione dovrà porre mano.



PRESIDENTE

Hanno facoltà di replicare prima di tutto gli interpellanti, poi gli interroganti.
Per primi i presentatori dell'interpellanza Raschio, o Ferraris, o Revelli.
Ha la parola il Consigliere Ferraris.



FERRARIS Bruno

Prendo atto della risposta data dall'Assessore e riconosco che data la brevità del tempo a disposizione dall'ultima grandinata ad oggi egli non poteva fare di più; mi pare sia riuscito già a dare un quadro dei danni causati che si tratterà successivamente di verificare, però le cifre sono tali che hanno, credo, impressionato tutti i colleghi e hanno dimostrato ancora una volta quanto avessi ragione inizialmente nel dire che la legge è inadeguata. L'Assessore però parla soltanto a titolo personale, non rappresenta ancora una posizione della Giunta che invece sarebbe necessaria ci fosse al più presto.
Mentre prendo atto dell'impegno preso dall'Assessore di incontrarsi col Ministro per lo sveltimento delle procedure di applicazione della legge noto che lo stesso non ha risposto per quanto concerne l'impegno della Regione in materia di sviluppo e sperimentazione della difesa attiva.
Infine, l'Assessore ha accolto la richiesta (sempre a titolo personale) dello stanziamento di dieci milioni da sottoporre alla Giunta.
Dieci milioni di fronte a questo mare di miliardi da dare a quattro province colpite non capisco proprio a che cosa serviranno, restano nel campo delle inezie anche quando si stabilisce che sono a titolo di solidarietà perché dieci milioni su scala regionale non vedo come potranno essere utilizzati. Se si tratta di raccomandare alla Giunta l'accoglimento di uno stanziamento, questo almeno raggiunga il livello della somma stanziata e promessa dal Presidente dell'Amministrazione Provinciale di Asti, cioè 50 milioni, per far fronte alle esigenze di carattere più immediato.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Menozzi.



MENOZZI Stanislao

Assessore, oggi le voglio particolarmente bene perché mi dichiaro nuovamente soddisfatto della sua risposta. Consci come siamo delle difficoltà nelle quali versa la Regione, non muovo obiezioni di sorta circa i 10 milioni, anche se è ovvio (è inutile nascondercelo) che dieci milioni non possono avere che un valore simbolico di fronte a danni e a rovine così vasti.
Invito l'Assessore, la Giunta a voler rivedere la cifra. Ma facciamo in modo che ogni e qualsiasi aiuto dato ai produttori danneggiati abbia a raggiungere lo scopo, devolvendolo soltanto a quanti le distruzioni hanno posto di fronte allo spettro della fame e quanto meno sono nell'impossibilità di continuare nella loro attività imprenditoriale.
Soltanto così gli aiuti delle Province, della Regione, del Governo, anche per fondi a disposizione del Ministro degli Interni, potranno avere un risultato.
In caso contrario continueremmo con una politica polverizzatrice che non fornirebbe né aiuti ai danneggiati né darebbe lustro a coloro che quegli aiuti mettono a disposizione.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Bertorello.



BERTORELLO Domenico

Ci dichiariamo senz'altro soddisfatti della risposta dell'Assessore.
Vorrei solo precisare un punto: siccome quest'anno la calamità che ha colpito la provincia di Torino è la pioggia che in 45 giorni ha demolito tutto ed ha provocato danni alle aziende superiori al 40 per cento (il mio paese, San Benigno, è stato per tanti anni il centro della grandine, ma quest'anno con la pioggia ha avuto un danno enormemente superiore). Vorrei che la Giunta suggerisse all'Ispettorato di accettare le domande di chi è stato danneggiato dalla pioggia.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Franzi.



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura e foreste

Nella premessa ho dichiarato che la mia è una risposta a carattere interlocutorio perché i danni non sono dell'entità di 22 o 23 miliardi purtroppo, ma la sensazione comune generale è che siano più vicini ai trenta e forse anche di più. Ho ripetuto, nel corso delle mie dichiarazioni, che sono dati indicativi, la Giunta si riserva di fornire ulteriori precisazioni in ordine all'entità dei danni.
Devo dire anche che la Giunta non ha ancora esaminato né le interpellanze né le interrogazioni, l'ultima seduta di Giunta si è tenuta l'8 giugno e le interpellanze e le interrogazioni sono pervenute nei giorni 16 e 17 giugno. Ora, andare ad assicurare...



RASCHIO Luciano

Si riunisce troppo poco la Giunta!



FRANZI Piero, Assessore all'Agricoltura e Foreste

E' una risposta a titolo interlocutorio, la Giunta avrebbe anche potuto rimandarla alla riunione del prossimo Consiglio. Credo di aver fatto cosa gradita dando queste comunicazioni, con riserva, ovviamente, di esprimere il pensiero della Giunta sulla scorta di un completamento di dati che si potranno reperire in queste prossime settimane.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Fassino, interrogante, per dichiararsi, o meno, soddisfatto.



FASSINO Giuseppe

Prendo atto di quanto ha dichiarato l'Assessore Franzi e devo riconoscere che, forse, è mancato il tempo materiale alla Giunta per esaminare interpellanze e interrogazioni. Mi associo a quanto ha detto Menozzi nel ritenere troppo esigua la cifra. Semmai proporrei di darla come primo contributo. In questi casi occorre un provvedimento più sostanzioso.
Chi lo dice viene da una zona (il saluzzese) che nei suoi frutteti è stata colpita in modo veramente grave. Il danno è talmente rilevante che un provvedimento si impone anche da parte della Regione per evitare che i nostri amici ci chiedano allora a che cosa serva la Regione (anche se sussistono condizioni particolari che, lo comprendiamo, non possono permettere al momento quegli interventi che tutti riteniamo indispensabili). Ma vorrei mettere in risalto quanto abbiamo affermato nella nostra interrogazione e cioè l'urgenza nell'emanazione delle norme applicative della legge sul "fondo di solidarietà nazionale", citata da altri colleghi questa sera e che non è ancora operante ad oltre un anno dall'approvazione. Noi chiediamo che ne sia sollecitata tale approvazione.



PRESIDENTE

L'ultimo gruppo di interroganti comprende i Consiglieri Soldano Giletta, Paganelli e Viglione. Uno di essi ha facoltà di rispondere.
La parola alla Consigliera Soldano.



SOLDANO Albertina

Signor Presidente, signori Consiglieri, io apprezzo vivamente la risposta dell'Assessore Franzi, come apprezzo quanto i colleghi Consiglieri hanno voluto chiarire in sede di interpellanze e di interventi.
Mi permetto ora di precisare che la nostra interrogazione non è stata dettata da una visione settoriale. Noi abbiamo ritenuto presentarla perch purtroppo nella nostra provincia l'entità dei danni arrecati dalle recenti grandinate è stata gravissima e tanto più grave è ora il risarcimento dei danni stessi, proprio tenuto conto di quanto, poco fa, il consigliere Fassino faceva rilevare.
Vorrei aggiungere che nella provincia di Cuneo si è determinata una situazione assurda, in quanto è stata la prima provincia in Italia a costituire il consorzio di difesa delle colture intensive previste dalla legge per usufruire di aiuti finanziari in caso di calamità naturali. Mille produttori, per quanto ci consta, vi hanno aderito; gli altri no, perch almeno in parte, sfiduciati dalla lentezza delle pratiche burocratiche.
Comunque nel complesso è stata chiesta la tutela di circa 400.000 quintali di prodotto. A questo punto, null'altro si è potuto concludere. Il consorzio c'è, ha il suo presidente, ma non può pubblicare i ruoli che fissano i contributi per i soci perché la legge è inoperante.
Noi ci siamo permessi di suggerire, più che altro a titolo indicativo la cifra di dieci milioni perché da un lato abbiamo tenuto conto di una realtà di bilancio, dall'altra ci è sembrato che questa cifra, anche se modesta, potesse essere usata per il pagamento quanto meno degli interessi presso gli istituti di credito a carico delle aziende colpite. Può sembrare poco, d'accordo, però a noi pare altrettanto importante stabilire un principio di solidarietà nei confronti di coloro che sono stati colpiti all'improvviso o comunque, in modo imprevisto, da disgrazie, da calamità.
Non si tratta di una polverizzazione di interventi e nemmeno di uno sperpero inutile. D'altra parte, gli accertamenti fatti a cura degli uffici provinciali dell'ispettorato dell'agricoltura di Cuneo sono stati molto tempestivi, accurati e precisi; tuttora vengono aggiornati e purtroppo la cifra, da noi denunciata, di sei miliardi e mezzo pare destinata a salire a circa nove miliardi. Ecco il motivo per cui abbiamo creduto che, senza perdere troppo tempo, si potesse agire immediatamente. Ci pare che questa possa essere un'occasione per dimostrare che la Regione è vicina, non lontana come altri Enti che dovrebbero provvedere in casi di necessità.
E se mi è lecito ricordarlo, esiste già un precedente a tale riguardo: qualche tempo fa, se non vado errata, per iniziativa del Consigliere Benzi a Brandizzo è stato distribuito un milione ai disoccupati della ditta Garene. Io non vedrei nulla di male che in qualunque occasione, in qualunque momento, la Regione possa essere in grado di aiutare concretamente, con serietà sì, ma concretamente, quindi con tutti i controlli, con tutte le garanzie possibili, chi si trova all'improvviso in una condizione di bisogno che può diventare allarmante. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Vicepresidente Cardinali, ne ha facoltà.



CARDINALI Giulio, Vicepresidente della Giunta Regionale

Solo una breve puntualizzazione, proprio per instaurare un corretto metodo di discussione. E' evidente che quando uno di noi risponde a interrogazioni e a interpellanze, non parla mai a titolo personale, parla a nome della Giunta e ne coinvolge quindi l'intera responsabilità. Nelle risposte dell'Assessore Franzi, che oltretutto si sono dovute articolare su differenziate richieste in varie direzioni,c'è stata la preoccupazione di un'informativa immediata, tant'è che le date dimostrano come immediatamente abbia voluto essere presente. E' ovvio che sempre più importanti saranno gli impegni che la Giunta potrà assumere in questo settore e io credo che l'assessore Franzi, che è investito del problema, si farà portavoce in Giunta delle proposte perché iniziative concrete possano essere rapidamente portate a termine.


Argomento: Caccia

Interpellanza urgente del Consigliere Bono sul problema della caccia


PRESIDENTE

E' ora in discussione l'ultima interpellanza che essendo stata presentata quale interpellanza urgente non ha potuto essere letta in precedenza. E' del Consigliere Bono e ne do lettura: "Considerando che entro il prossimo 1^ luglio dovranno essere emanati i calendari provinciali per l'annata venatoria 1971-'72 e che a tutt'oggi contrariamente a quanto stabilisce l'art. 117 della Costituzione, alle Regioni a Statuto ordinario non sono state ancora trasmesse da parte dello Stato le deleghe delle materie di loro competenza, tra le quali la caccia il sottoscritto Consigliere Regionale interpella il Presidente della Giunta e l'Assessore preposto per conoscere se non ritengano opportuno, al fine di stabilire almeno un coordinamento che renda il più possibile univoche le varie norme provinciali nell'ambito di tutto il territorio regionale per la prossima stagione venatoria 1971-'72, promuovere con l'urgenza imposta dalla scadenza di legge, una riunione congiunta dei rappresentanti dei Comitati Provinciali Caccia, delle Amministrazioni Provinciali, delle associazioni venatorie e delle associazioni contadine.
Il sottoscritto chiede che la presente interpellanza venga discussa nella prima seduta del Consiglio Regionale." Ha facoltà di illustrarla il presentatore Consigliere Bono.



BONO Sereno

Signor Presidente, signori Consiglieri, l'interpellanza odierna ripropone, a circa nove mesi di distanza, i temi che abbiamo posto, con analoga interpellanza, il 14 settembre dello scorso anno.
Non è che la ripresentiamo per mancanza di fantasia, o per monotonia il discorso oggi si ripropone quasi nei medesimi termini di allora, perch sono passati ben nove mesi senza che sulla materia la Giunta prendesse la benché minima iniziativa, cosa che riteniamo molto grave perché in questi ultimi tempi, dalle notizie avute, in moltissime altre Regioni sono state prese iniziative analoghe a quelle che oggi suggeriamo e stanno portando a dei risultati positivi con la scadenza del 1^ luglio, data di pubblicazione dei calendari venatori per il 1972.
Ma la questione è ancora più grave perché così comportandosi la Giunta fa il gioco di coloro che vogliono ritardare l'avvio delle Regioni svuotarle, prima ancora che siano formate, dei loro contenuti di rinnovamento, pregiudicarne le condizioni di esistenza. E non si dica che queste considerazioni sono sproporzionate alla materie in argomento, non lo sono perché l'attività venatoria interessa un numero elevatissimo di cittadini del Piemonte; non sono sproporzionate soprattutto perché si tratta di una chiara manifestazione di volontà politica, la quale si misura in tutte le espressioni della vita regionale, dalle competenze più impegnative a quelle più modeste; se si vuole considerare modesta appunto l'attività venatoria che interessa in Piemonte oltre centomila cittadini.
Il problema che si pone oggi alla Giunta e al Consiglio, è quello di un approfondimento della conoscenza della realtà regionale, ma soprattutto quello di affrontare con un metodo nuovo, più democratico le questioni di sua competenza dando vita anche in questa fase a quel metodo della consultazione, della partecipazione che è stato così solennemente sancito nello Statuto.
Si tratta prevalentemente di volontà politica che fino ad ora non abbiamo avuto occasione di registrare nel comportamento della Giunta. La proposta che formuliamo con l'interpellanza urgente non la facciamo per una questione di metodo (anche se le questioni di metodo sono molto importanti) ma per affrontare il problema nella sua sostanza, incominciando a sciogliere alcuni grossi nodi che a nostro parere potranno essere sciolti con l'impostazione dei calendari venatori della prossima stagione. Pensiamo soltanto, per esempio, alle illegalità ed ai soprusi che in materia di riserve e di conservazioni di privilegio vengono continuamente commessi su tutto il territorio regionale, pensiamo ai problemi collegati con la libera scelta delle giornate di caccia, alle implicazioni sociali e ai nuovi rapporti che debbono esistere tra i cacciatori e il mondo contadino.
E potremmo continuare nella citazione di problemi che debbono essere affrontati negli incontri che proponiamo a livello di Consiglio e di Giunta Regionale di Commissione del Consiglio Regionale meglio ancora, con i Comitati Provinciali della Caccia, con le Amministrazioni Provinciali competenti in materia, con le associazioni venatorie e con le associazioni del mondo contadino. Tutta questa complessa serie di questioni va affrontata con i cittadini interessati, abbandonando il metodo burocratico che fino ad oggi ha informato la vita dei Comitati Provinciali Caccia e la regolamentazione della materia, imboccando la strada che dicevamo prima della consultazione e della partecipazione democratica delle categorie interessate. Questo è lo scopo della nostra interrogazione e ci auguriamo una risposta positiva da parte della Giunta.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Vicepresidente Cardinali.



CARDINALI Giulio, Vicepresidente della Giunta Regionale

Il Consigliere Bono sa già che non risponderò a questa interpellanza con una nutrita messe di parole e di fatti. L'unico fatto che posso comunicargli è che per martedì venturo alle ore 16 sono convocati i Comitati Provinciali Caccia e le Amministrazioni Provinciali, anche se con un ritardo dovuto a motivi abbastanza noti, che non ci giustifica ma che speriamo sia tale da non nuocere. In questa riunione l'Assessore al turismo cercherà di fissare il calendario anche per la nostra Regione.
Vorrei assicurare il Consigliere Bono che non è proprio la mancanza di volontà politica che abbia determinato tutto questo ritardo. Egli ha del resto premesso che la mancanza di poteri specifici ci spinge semmai a ricercare formule di consultazione sulle quali siamo in ritardo. Dopo questa riunione l'Assessore al turismo ha in programma la convocazione anche delle associazioni contadine venatorie. Noi faremo il massimo sforzo perché queste associazioni possano partecipare ai Comitati, possano cioè avere voce in capitolo nella determinazione di quegli aspetti che interessano il problema della caccia. Quindi vorrei tranquillizzarlo sull'aspetto politico, anche se mi sento un pochino imbarazzato nel dover ammettere che la funzionalità è stata relativamente scarsa, almeno in questo settore.



PRESIDENTE

Ha facoltà di replicare il Consigliere Bono.



BONO Sereno

Debbo dichiarare la mia parziale soddisfazione per la risposta data dal Vicepresidente circa la riunione di martedì indetta dalla Giunta con i rappresentanti dei Comitati Provinciali Caccia e delle Amministrazioni Provinciali. Questo lo giudichiamo positivo anche se, evidentemente, è un passo piuttosto tardivo in quanto, come abbiamo già ricordato, i calendari dovranno per legge essere pubblicati entro il 1^ luglio e con molta probabilità alla data odierna o sono in fase di elaborazione o sono già definiti. La riunione servirà comunque a stabilire un certo coordinamento.
Un'altra cosa che mi lascia parzialmente soddisfatto è che la Giunta ha ritenuto opportuno di convocare solamente i Comitati Provinciali Caccia e gli Assessori provinciali.
Dobbiamo lamentare l'insufficienza di una riunione di questo tipo perché sappiamo qual è il vizio d'origine dei Comitati Provinciali Caccia qual è la loro composizione e quali polemiche, aspre spesse volte, si sono aperte nelle diverse province tra larghe masse di cacciatori per le decisioni dei Comitati Provinciali Caccia, proprio perché questi non sono rappresentativi di tutte le associazioni venatorie e sono prevalentemente influenzati e diretti da alcuni gruppi fra i quali i riservisti hanno un peso determinante e perché la partecipazione delle rappresentanze contadine è altrettanto scarsa. E' opportuno pertanto, come è nell'intendimento della Giunta, a dire di Cardinali, giungere al più presto alla convocazione di tutte le associazioni venatorie e di tutte le rappresentanze contadine, per riuscire a correggere e a superare questo vizio di origine.
Vorrei cogliere l'occasione per segnalare che martedì alle ore 16 si riunisce la VII^ Commissione competente in materia. Ne ho parlato con dei colleghi e con lo stesso presidente della VII^ Commissione che ora non è presente e siamo dell'idea che l'incontro di martedì debba avvenire non soltanto a livello dei rappresentanti di Giunta e di queste associazioni ma che, proprio per il respiro che deve avere il dibattito, debba avvenire a livello di Commissione con il rappresentante della Giunta e con le associazioni che sono state convocate.



PRESIDENTE

Sull'opportunità ora illustrata dal Consigliere Bono forse occorrerebbe che la Giunta si pronunciasse e anche il Consiglio, in modo da potere eventualmente assegnare alla VII^ Commissione il compito di partecipare a questi incontri.
Ha facoltà di parlare l'Assessore Cardinali.



CARDINALI Giulio, Vicepresidente della Giunta Regionale

Io credo che possa essere preso l'impegno di far partecipare alla riunione, che avviene in sede di Giunta, anche i membri della Commissione.
Questa mi pare possa essere la formula, altrimenti creeremmo delle innovazioni. Solleciterò l'assessore Debenedetti affinché convochi anche i membri della VII^ Commissione.



PRESIDENTE

L'interpellante è soddisfatto?



BONO Sereno

Mi pare che la proposta formulata dal Vicepresidente colga l'esigenza di arrivare ad un dibattito aperto. Sono d'accordo.



PRESIDENTE

In tal caso, anche perché siamo nella fase iniziale della vita delle Commissioni e le questioni di procedura hanno rilevanza, non viene richiesto che il Consiglio deliberi sull'eventuale assegnazione alla VII Commissione di funzione d'indagine. I membri della VII^ Commissione sono invitati dalla Giunta a partecipare all'incontro con le associazioni di categoria; se, in una successiva riunione di Consiglio si rilevasse la necessità di ulteriori indagini da parte del Consiglio, potrebbe nuovamente venire proposto al Consiglio che il Consiglio stesso si rivesta di tale competenza, ed in tal caso il Presidente del Consiglio avrebbe, a sua volta, facoltà di assegnare alla VII^ Commissione la funzione che verrebbe deliberata.


Argomento: Commercio al dettaglio

Mozione sul progetto di costituzione di un centro piemontese di commercializzazione dei prodotti alimentari elaborato dal Comune di Torino


PRESIDENTE

Passiamo ora all'ultimo punto all'o.d.g.: "Proposta di mozione Chiabrando ed altri sul progetto di costituzione di un centro piemontese di commercializzazione dei prodotti alimentari, elaborato dal Comune di Torino".
Le firme che riesco a leggere sono dei Consiglieri Chiabrando Bertorello, Ferraris, Revelli, Gerini, Viglione, Benzi. Pregherei però i signori Consiglieri, quando desiderano continuare a firmare in maniera illeggibile, di scrivere tra parentesi il loro nome in modo leggibile, nel loro stesso interesse, affinché poi risulti agli atti che hanno sottoscritto la presentazione di una mozione o di un altro documento. Il testo, a dire la verità, è formulato in modo formalmente non ineccepibile come mozione, ma consideriamolo come tale perché tale ne è l'oggetto. Lo leggo così come è stato presentato: "I sottoscritti Consiglieri venuti a conoscenza che il Comune di Torino intende affrontare il problema della costituzione di un centro piemontese di commercializzazione dei prodotti alimentari dato atto che la materia rientra nelle specifiche competenze della Regione, come stabilito dalla Costituzione e dallo Statuto preso atto altresì che l'iniziativa anche se avesse dimensioni limitate alle necessità del Comune di Torino non potrebbe tuttavia prescindere da una seria programmazione regionale del settore che tenga conto delle strutture già esistenti, di quelle in costruzione ed in progetto da parte di enti pubblici e di privati chiedono che il Consiglio Regionale affronti immediatamente l'importante problema ed a tale fine chiedono che il Consiglio stesso dia mandato alle Commissioni competenti di predisporre le indagini, le consultazioni e gli studi necessari per poter poi Esso stesso adottare idonei provvedimenti".
Uno dei presentatori desidera illustrarlo? Ha facoltà di parlare il Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

Molto brevemente per dire che in questi tempi assistiamo a numerose iniziative che sorgono da parte di Enti pubblici, di associazioni e di privati nel settore dell'organizzazione commerciale. Siccome lo Statuto e la stessa Costituzione prevedono che queste iniziative siano seguite controllate, coordinate, programmate dalla Regione, pensiamo che la Regione si debba investire del problema.
Risulta che il Comune di Torino ha in programma un'iniziativa del genere, quindi chiediamo che la Regione affronti con urgenza la questione e più specificamente le Commissioni VI^ e VII^, le quali hanno come compito la parte commerciale, agricola ecc. Si potrebbe istituire una Commissione speciale (prevista anche dallo Statuto); in ogni caso però la Giunta, quale organo esecutivo, può e deve affrontare il problema.
Noi chiediamo che la Giunta si esprima sulla nostra proposta perch l'iniziativa del Comune di Torino è di questi giorni e deve essere conclusa, quindi è necessario che la Regione si pronunci in breve tempo.



PRESIDENTE

Nessun altro Consigliere chiede la parola? Ha chiesto di parlare, a nome della Giunta, il Vicepresidente Cardinali, ne ha facoltà.



CARDINALI Giulio, Vicepresidente della Giunta Regionale

La Giunta ha valutato la mozione e tenuto conto soprattutto del parere dell'Assessore incaricato del settore, Borando, ritiene che la richiesta di incaricare le Commissioni non sia la più idonea, anche perché probabilmente dovremo affrontare delle procedure alquanto complicate che potrebbero fare suscitare elementi di competenza ecc.
In sostanza chiederemmo ai colleghi Consiglieri che hanno presentato la mozione, di trasformare la loro richiesta in un invito alla Giunta, la quale si farebbe parte diligente di riferire sulle risultanze al Consiglio attraverso gli organi che il Consiglio ha a disposizione per elaborare ed esaminare.
La mozione presentata proporremmo che fosse corretta in questo modo: invece che "I Consiglieri ecc." dire "Il Consiglio Regionale" (e tutto il cappello resta) "invita la Giunta ad affrontare immediatamente l'importante problema ed a riferire al Consiglio le risultanze delle sue indagini ed i provvedimenti che intende proporre".



RASCHIO Luciano

Si ha paura che le Commissioni lavorino troppo?



CARDINALI Giulio, Vicepresidente della Giunta Regionale

Io penso che le Commissioni avranno al più presto più lavoro di quanto non sospettino.



RASCHIO Luciano

Si direbbe che noi si vada a brucare in un pascolo privato! Io ti parlo da amico, ma si direbbe proprio che avete paura!



PRESIDENTE

Consenta all'Assessore Cardinali di finire, poi chiederà la parola.



CARDINALI Giulio, Vicepresidente della Giunta Regionale

Questa è la proposta della Giunta.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Ferraris.



FERRARIS Bruno

In via di principio sarei contrario alla proposta del Vicepresidente Cardinali in quanto ho l'impressione che la preoccupazione sia proprio quella che una Commissione venga investita di un problema che d'altra parte è già stato più volte portato in questa sede e sul quale mai, né il Presidente, né la Giunta, né l'Assessore competente hanno sentito l'esigenza e il dovere di esprimersi.



BORANDO Carlo, Assessore al Commercio

E' la prima volta che se ne parla.



FERRARIS Bruno

Il sottoscritto (mi spiace citarmi) in tre interventi diversi ha dedicato per lo meno, ogni volta, cinque e anche dieci minuti al problema dei mercati, però né il Presidente né l'Assessore hanno sentito l'esigenza di affrontare l'argomento. I membri della Commissione invece hanno dimostrato maggiore sensibilità e ne hanno fatto già oggetto di una loro discussione. Affermato questo in linea di principio (che vale per tutta un'altra serie di problemi) che cosa interessa fondamentalmente? L'impegno della Regione. Quindi in via di massima o sul piano pratico non avrei da obiettare alla richiesta del Vicepresidente di avocare alla Giunta l'avvio delle indagini, delle consultazioni e dello studio, ma a condizione che sia veramente un impegno serio perché ci troviamo, come ho avuto occasione di dire diverse volte, di fronte ad un insieme di iniziative che vanno avanti in questo settore: ci sono gli studi di "Piemonte Italia", ci sono stati quelli di altri organismi, convegni. L'Assessore Costamagna, dopo avere indetto un primo convegno di cui ho già riferito, impostando il problema in modo - a mio parere e a parere dello stesso Presidente della nostra Commissione collega Benzi - assolutamente inaccettabile, pur riconoscendo che i mercati oggi vanno dimensionati a livello regionale ha affermato che affidare una cosa di questo tipo alla Regione vuol dire rinviare tutto alle calende greche. E come ha operato la Giunta dà adito a Costamagna e ad altri di pensare quello ed altro.
All'o.d.g. del Consiglio Comunale vi è una delibera bloccata da alcuni Consiglieri comunali che hanno avuto invece ben altro rispetto per le prerogative del Consiglio Regionale e l'hanno bloccata in attesa che alcuni si muovessero e la acquisissero alla Regione. Si sono mossi quelli della Commissione VII^. Quella delibera però, che prevede una Commissione di studio, non può rimanere bloccata per molto tempo. A che cosa devono servire i mercati? Anche di questo abbiamo già parlato: devono avere una collocazione diversa da quella che hanno avuto in passato, devono servire al ristrutturamento dell'agricoltura ed al collegamento tra agricoltura e consumo e quindi essere settori di sviluppo nuovo nella ristrutturazione della distribuzione e via dicendo.
Ma vi sono anche le organizzazioni sindacali. La CGIL e la UIL hanno inviato un documento al Comune, alla Provincia, alla Regione e mentre dal Comune hanno ricevuto risposta, pare che la Regione non abbia né respinto né convocato. Certo che a questo punto io ho serie preoccupazioni. Se la nostra interpellanza è servita a togliere la Giunta e l'Assessore dal loro letargo è già un risultato, ma allora il problema sia affrontato tenendo conto di ciò che c'è in atto, cioè delle richieste dei Sindacati dell'impostazione di consultazione preparata dal Comune di Torino che ha fatto una specie di inchiesta a mio parere poco incisiva e produttiva, ma che comunque ha prodotto già una serie di iniziative. Occorre un impegno serio della Giunta di portare in Consiglio e poi in Commissione, o viceversa, a seconda della via che si vuole scegliere, una proposta in cui vi siano le scelte fondamentali e un piano di iniziative pratiche per ottenere la collaborazione dei Comuni, delle Province, delle organizzazioni sindacali, delle organizzazioni dei produttori agricoli, del commercio ecc.
e acquisire gli studi formulati dai vari enti, in modo da avviare un discorso produttivo e soprattutto immediato, che non rimandi le cose alle calende greche come appunto qualcuno può legittimamente pensare.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare l'Assessore Borando.



BORANDO Carlo, Assessore al commercio

Il caso ha voluto che proprio questa sera alle 18,30 dovessi incontrarmi con il rappresentante del Comune di Torino per parlare di questa faccenda. L'incontro era stato fissato otto giorni fa, senonch questo o.d.g. è venuto fuori stamane per cui fui costretto a telefonare all'Assessore Costamagna di non poter partecipare all'incontro perch desideravo rimanere al Consiglio Regionale proprio per seguire il dibattito. Quindi è un po' gratuita l'accusa di letargo della Giunta. Il problema è importante e sarà seguito; e da parte della Regione si farà quanto è possibile, mettendo il Consiglio Regionale nelle condizioni di approfondire il problema nel migliore dei modi.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

A nome del mio Gruppo dichiaro che aderiamo volentieri alla proposta della Giunta, anche perché vengono posti altri problemi di contatti esterni, immediati per i quali è molto più facilitata la Giunta che non la Commissione. Quindi d'accordo con l'impegno, se possibile, di giungere a dei risultati al più presto.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Vicepresidente Cardinali.



CARDINALI Giulio, Vicepresidente della Giunta Regionale

E' un impegno che prendiamo e vorrei che i Consiglieri si rendessero conto che è preso con molta serietà, anche perché l'argomento non consente ritardi e implica l'inizio di quella fase di supervisione, di controllo generale che la Regione deve assumere quando sono in gioco interessi che non possono essere risolti a livello settoriale. Quindi, chiedendo l'approvazione della modifica suggerita, ribadiamo solennemente l'impegno di portare rapidamente a conclusione la nostra iniziativa.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Berti, ne ha facoltà.



BERTI Antonio

La questione ci richiama all'esigenza di affrontare rapidamente in Consiglio alcuni temi che sono ormai da troppo tempo elemento di contesa.
Nella richiesta avanzata da vari Consiglieri Regionali esponenti di tutte le forze politiche presenti in Consiglio, di assegnare alla Commissione competente il compito di esperire delle indagini e di prendere contatti non ravvisiamo nessuna intenzione di sottrarre poteri alla Giunta o a chicchessia, ma la possibilità invece di evitare che la Giunta diventi un imbuto entro cui finiscono tutti i problemi. Se certe funzioni, certi compiti, sono demandati alle Commissioni, la Giunta potrà lavorare meglio e semmai aumentare la propria capacità di intervento; in questo modo eviteremmo interrogazioni, interpellanze, tutta una serie di questioni che vengono portate qui perché non c'è altra possibilità di intervenire.
L'ostinata posizione della Giunta di rivendicare questo diritto - o è la Giunta che conduce certe iniziative o le iniziative non si conducono -, è un elemento di ritardo della nostra attività (per usare la parola del Presidente Vittorelli) che ci collocano a livello degli zulù.
Non è mia intenzione riprendere la questione, dato che non c'è neanche il numero legale per votare, non possiamo che prendere giocoforza atto di questa volontà della Giunta di intervenire ancora una volta per impedire che prevalga la volontà liberamente espressa da una maggioranza dei Consiglieri Regionali di seguire un determinato problema; prendiamo atto di questo e intanto chiediamo che la Giunta, nell'espletamento delle sue funzioni, non segua le orme che si riferiscono ai precedenti impegni (che avrei illustrato se c'era il Presidente), ma che operi a stretto contatto con la Commissione. Però io preannuncio già che su questa questione chiederemmo un dibattito del Consiglio con un documento che chiarisca una volta per tutte, di fronte all'opinione pubblica, chi è e chi non è che vuole operare bene nell'interesse di tutti, con le competenze e le possibilità di contributo di tutti i Consiglieri Regionali.



PRESIDENTE

Credo che al termine di questo dibattito vi sia un interesse comune che la questione, che è veramente importante, veda il Consiglio Regionale unito sulla questione di fondo e non diviso su problemi di procedura. Le esigenze prospettate in questa mozione-o.d.g. sono certamente fondate e rivelano l'interesse del Consiglio Regionale di occuparsi di questa vicenda e di poter al più presto, attraverso le Commissioni, entrare nel merito di un argomento che coinvolge anche questioni di principio.
Mi sembra del resto che dal complesso della discussione si possa considerare che il Consiglio Regionale non ha difficoltà a conferire questo mandato alla Giunta, a patto tuttavia che la Giunta entro un termine (che si potrebbe anche fissare) riferisca alle Commissioni competenti; potremmo fissare fin d'ora una data entro la quale la Giunta (se ce la vuole precisare, e vedremo se il Consiglio è d'accordo) potrebbe riferire ad una riunione congiunta della VI^ e della VII^ Commissione al cui o.d.g. perci il Presidente più anziano di queste due Commissioni potrebbe porre le dichiarazioni della Giunta sulle indagini che essa avrà esperito, in modo che la Commissione venga investita anche del compito, con la presenza della Giunta, di indagare su tutta la materia.
Se la Giunta fosse d'accordo con questa mia proposta, potrebbe forse precisarci entro quanto tempo ritiene.



CHIABRANDO Mauro

Anche la I^ Commissione potrebbe essere interessata.



PRESIDENTE

Sì, ma allora diventa tutto il Consiglio. Non c'è ancora un progetto di deliberazione, se vi fosse non avrei nessuna difficoltà ad assegnare, per parere, anche ad altre Commissioni. Il mettere insieme due Commissioni cioè quasi metà del Consiglio, significa che le Commissioni svolgono proprio la loro funzione nel sentire la Giunta e nel prendere successivamente le eventuali iniziative che ritenessero necessarie.
Se formiamo una riunione delle Commissioni congiunte VI^ e VII^ ci troviamo davanti a trenta Consiglieri e gli altri venti, data l'importanza della questione, potrebbero benissimo ritenere che non si tratta più di una riunione di Commissione, ma di una riunione discriminatoria di mezzo Consiglio da cui è assente l'altra metà.
La Giunta ritiene di poter aderire a questa mia proposta, riferendo evenualmente entro una quindicina di giorni a una riunione delle Commissioni riunite VI^ e VII^?



CARDINALI Giulio, Vicepresidente della Giunta Regionale

Credo che possiamo senz'altro. Io avevo qui scritto "prima decade di luglio" ma i quindici giorni vanno bene.



PRESIDENTE

Il Consiglio sarà convocato il 2, il 5 e il 6; non fissiamo fin d'ora la data delle Commissioni naturalmente, perché è anche un po' in relazione ai lavori del Consiglio. La Giunta potrebbe poi farci conoscere, nel corso dei prossimi giorni, una data precisa in modo da concordarla con i Presidenti della VI^ e della VII^.
Non so se esiste un testo sostitutivo di quell'altro. Il testo del dispositivo è così modificato: "Invita la Giunta ad affrontare immediatamente l'importante problema ed a riferire ad una riunione congiunta della VI^ e della VII^ Commissione le risultanze delle sue indagini ed i provvedimenti che intende proporre".



BERTI Antonio

E' scritto il termine di quindici giorni?



PRESIDENTE

No, è da inserire, inseriamolo addirittura per essere più sicuri. Qui era scritto "entro la prima decade di luglio", possiamo lasciarlo, tanto più che il 5 e il 6 è convocato il Consiglio: "ed a riferire entro la prima decade di luglio ad una riunione congiunta della VI^ e della VII Commissione le risultanze delle sue indagini ed i provvedimenti che intende proporre".
Se non vi sono altre osservazioni né richieste di parola metterei in votazione questa mozione che è leggermente modificata nella forma, perch comincia col dire "Il Coniglio Regionale" (non "I sottoscritti Consiglieri"), "Il Consiglio Regionale, venuto a conoscenza che il Comune di Torino ecc." e poi tutto il resto; sottoscritta dai medesimi presentatori.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.


Argomento:

Interpellanze e interrogazioni (annunzio)


PRESIDENTE

Prego ora il Consigliere Segretario di dare lettura delle numerosissime interrogazioni e interpellanze che sono pervenute alla Presidenza, con la facoltà di leggere molto rapidamente, tanto più che i testi saranno poi distribuiti ai Consiglieri Regionali.



MENOZZI Stanislao, Segretario


Argomento:

O.d.g. della prossima seduta


PRESIDENTE

Il Consiglio Regionale è convocato nel Palazzo delle Segreterie per il giorno 2 luglio p.v. alle ore 10 con il seguente o.d.g.: 1) Approvazione dei verbali delle sedute precedenti 2) Comunicazioni del Presidente 3) Durata del mandato dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale ed eventuali deliberazioni 4) Deliberazioni in merito a completamento della Segreteria del Consiglio ed elezioni conseguenti 5) Nomina di tre Consiglieri componenti la Commissione di vigilanza della Biblioteca (art.11 comma 1, lettera c) del Regolamento provvisorio del Consiglio) 6) Iniziative della Giunta in merito alla situazione edilizia della Regione. Discussione e progetto di mozione.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20,15)



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