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Dettaglio seduta n.34 del 06/04/71 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VITTORELLI


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Dichiarazione del Presidente della Giunta Regionale circa l'Ospedale Maggiore S. Giovanni Battista della città di Torino


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Ha chiesto di parlare il Presidente della Regione. Ne ha facoltà.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Signor Presidente, signori Consiglieri, la polemica aperta da taluni esponenti di questa Assemblea sulle dichiarazioni da me rilasciate quale Presidente della Regione e sulle valutazioni da me espresse in ordine ad un quesito sottoposto al mio esame dal Commissario straordinario dell'Ospedale San Giovanni, nonché l'esteso interesse dimostrato dalla stampa e dalla pubblica opinione sull'argomento mi pare rendano indispensabile, in questa riunione dell'Assemblea regionale, la comunicazione che mi accingo a presentare all'attenzione dei colleghi Consiglieri: comunicazione che, per le implicazioni politiche che comporta e per l'intrinseca importanza della materia, ha nel presente momento un evidente carattere di urgenza e diviene prioritaria anche rispetto alla presentazione delle dichiarazioni programmatiche prevista all'ordine del giorno dell'odierna seduta.
Ritengo inoltre che la presente comunicazione sia non solo doverosa per l'aspetto informativo di cui investe il Consiglio ma perché propone problemi di comportamento politico e di prassi amministrativa che all'inizio di questa nostra esperienza regionale è opportuno si precisino magari anche attraverso contrastanti posizioni, non essendo comunque di secondaria importanza per chiunque rivesta responsabilità politiche che siano chiaramente ed oggettivamente definiti i confini ed i limiti entro cui si colloca l'esercizio del suo pubblico dovere di intervento.
Veniamo ai fatti, che cercherò di esporre nella loro schematica semplicità. Nel mese di febbraio, a seguito delle dimissioni rassegnate in dicembre dal Presidente e dalla maggioranza del Consiglio dell'Ospedale San Giovanni e non essendo obiettivamente possibile procedere, come veniva da più parti sollecitato, alla nomina di un nuovo Consiglio di amministrazione, sottoponevo all'attenzione della Giunta l'opportunità di considerare sciolto, a norma dell'art. 17 della legge ospedaliera, il Consiglio di amministrazione del San Giovanni e di procedere alla nomina di un Commissario straordinario, in relazione soprattutto alla grave situazione di disagio (di cui le dimissioni del Presidente e della maggioranza del Consiglio dell'Ospedale erano evidente e palese testimonianza) in cui si stava trovando l'Ospedale San Giovanni che, privo di fatto di un'operante amministrazione, era necessariamente costretto ad affrontare in quel momento delicati e complessi problemi, a fronte di una persistente polemica e di una serie di denunce riguardanti vistose irregolarità amministrative nei rapporti tra l'Ospedale, le cliniche universitarie e l'Università.
Come Presidente della Regione avrei davvero dato prova di ben scarso senso di responsabilità se, ormai più volte sollecitato sia dalla preoccupata insistenza del medico provinciale che dai reiterati inviti della stampa cittadina, non avessi in quel momento, superando non irrilevanti perplessità di ordine giuridico, proposto alla Giunta la nomina di un commissario al quale affidare, almeno temporaneamente, la responsabilità amministrativa di quello che è il più grande complesso ospedaliero regionale, in attesa di poter procedere alla nomina di un nuovo Consiglio di amministrazione, secondo le modalità prescritte dalla legge.
La proposta formulata fu largamente condivisa dalla Giunta ed il commissario straordinario assunse pressoché immediatamente il proprio incarico. La mole intricata e complessa dei problemi di fronte ai quali egli si è trovato, potrebbe considerarsi anche normale, tenendo presente che si tratta di un organismo ospedaliero di così grandi dimensioni, ma non occorre certo molta fantasia per comprendere come il clima di tensione e di incertezza, alimentato dalle polemiche in atto, unito alla contemporanea assenza, in assenza dei concorsi, di un sovrintendente e di un direttore amministrativo in carica, abbiano contribuito a rendere estremamente delicata e problematica l'azione del commissario, soprattutto nel doveroso approfondimento, a tutela degli interessi dell'Ospedale, dei complicati rapporti giuridico-amministrativi con l'Università e con i clinici derivanti dalla gestione da parte dell'Ospedale delle cliniche universitarie, rapporti definiti da una convenzione tra i due enti stipulata nel 1950 e da allora rinnovata di tre anni in tre anni praticamente senza mutamenti, nonostante che nel corso di questi ultimi vent'anni siano aumentate tanto le dimensioni che il numero delle cliniche e degli annessi servizi specialistici e si sia soprattutto notevolmente ampliato e più volte modificato il sistema mutualistico, proponendo di fatto problemi amministrativi e gestionali che rispetto ai termini della convenzione e all'opportunità di evitare il sorgere di qualsiasi possibile ed anche prevedibile incertezza interpretativa, avrebbero dovuto senz'altro consigliare almeno l'esplicita estensione dei rapporti convenzionali vigenti alle nuove realtà che si venivano via via costituendo.
Evidentemente, né l'amministrazione ospedaliera, né quella universitaria, avevano avvertito i rischi che potevano derivare dal mancato aggiornamento della convenzione, né avevano supposto che da questo fatto potessero concretamente sorgere motivi di controversia tra le due amministrazioni, non tanto per gli aspetti riguardanti la regolamentazione finanziaria diretta delle due amministrazioni e cioè il pagamento da parte dell'Università di 25 milioni annui e la cessione all'ospedale del 30 per cento dei proventi derivanti dall'attività assistenziale sanitaria prestata dalle cliniche, di contro alla copertura da parte dell'ospedale di tutte le spese di gestione di personale subalterno, quanto per la regolamentazione finanziaria indiretta fra i due enti, quella cioè relativa alle prestazioni sanitarie assistenziali dei direttori delle cliniche, soprattutto appunto in relazione, come dicevo, ai numerosi servizi specialistici che nell'ambito delle cliniche stesse si sono venuti, nel corso degli ultimi vent'anni, progressivamente differenziando fino quasi ad assumere una configurazione pressoché autonoma, pur rimanendo sottoposti ai direttori delle cliniche.
Non aver precisato, nei vari rinnovi della convenzione, che anche per questi servizi specialistici si applicavano le norme della convenzione e l'aver tacitamente e bilateralmente consentito che ciò di fatto accadesse ha ingenerato una notevole confusione dal momento in cui - ed è ormai qualche anno - tutti gli assistenti universitari, soprattutto quelli di talune cliniche, hanno cominciato (e a mio giudizio giustamente) a reclamare un trattamento congruo prestabilito, da prelevarsi sulle somme lasciate dall'ospedale ai direttori delle cliniche, corrispondenti, a norma della convenzione, al 70 per cento degli introiti globali derivanti dall'attività sanitaria esercitata nelle cliniche.
Partendo dal presupposto che fosse ingiusto, come effettivamente lo era e lo è tuttora per carenza di leggi, che la distribuzione di quel 70 per cento lasciato dall'ospedale ai direttori delle cliniche venisse effettuata a insindacabile giudizio dei direttori stessi e con criteri, troppo spesso troppo ristretti, si arrivò polemicamente, per incomprensibile resistenza fra l'altro, di taluni clinici (quasi sempre i più largamente retribuiti) ad avanzare dubbi sulla legittimità che i direttori delle cliniche ricevessero il 70 per cento anche per quelle prestazioni che pur essendo erogate al pubblico - come la vasta serie delle analisi e degli esami di laboratorio - sembravano apparire più connesse all'attività didattica che a quella assistenziale sanitaria e pertanto collegate al rapporto di dipendenza del direttore della clinica con l'Università.
Di qui è nato il dubbio e anche l'errata opinione che gli introiti percepiti per queste prestazioni dovessero venire interamente versati all'Università, ivi compresa quella quota del 30 per cento che per tutte le altre prestazioni era di spettanza dell'ospedale. Potrà forse sembrare incredibile, ma tale dubbio si estese e non pochi direttori di clinica e la stessa amministrazione ospedaliera, di fronte alle perplessità sorte, non seppe assumere un atteggiamento uniforme, probabilmente più condizionata da argomentazioni di carattere tecnico scientifico nelle quali i confini tra attività didattiche ed attività assistenziale sanitaria sono, soprattutto per taluni settori, di assai problematica definizione, che non da valutazioni di carattere giuridico e cioè di adozione delle leggi relative all'ospedalizzazione delle cliniche e della convenzione stipulata tra i due enti, cosicché in taluni casi acconsentì che l'intero volume degli introiti e quindi anche il 30 per cento normalmente di sua spettanza venisse versato all'Università.
L'impreciso e difforme atteggiamento dell'amministrazione ospedaliera ed il mancato aggiornamento della convenzione, sembrò accreditare, in particolare in questi ultimi mesi, l'opinione (d'altronde largamente diffusa da una poderosa serie di articoli della Gazzetta del Popolo) che non per talune, ma per tutte quante le prestazioni effettuate nelle cliniche la quota del 70 per cento degli introiti versata dall'ospedale ai direttori dovesse andare in tutto o in parte alla Università e che ciò non facendo i direttori delle cliniche commettevano una gravissima irregolarità amministrativa.
Ed è a questo punto, quando cioè la polemica e le accuse giornalistiche coinvolsero di fatto la legittimità o meno del rapporto amministrativo corrente tra tutti i direttori delle cliniche e la Università, che giustamente il commissario straordinario dell'ospedale intuì le gravi conseguenze di carattere finanziario ed amministrativo che ciò poteva arrecare all'amministrazione ospedaliera, essendo evidente che ove venisse interpretato (e le tentazioni potevano e possono essere molte da parte della stessa Università) che il 70 per cento degli introiti versati dall'ospedale ai clinici sono in realtà di spettanza dell'Università l'amministrazione ospedaliera potrebbe essere ritenuta responsabile, sia pure semplicemente in via amministrativa, di avere autorizzato ad esempio le mutue ad effettuare nominativamente i pagamenti ai singoli clinici e non all'Università e di non essersi assicurata che le cifre, a qualsiasi titolo versate ai direttori delle cliniche, venissero effettivamente rimesse all'Università, o di essersi infine trattenuta essa stessa, indebitamente cifre spettanti alla Università, costringendo in tal modo l'ospedale ad aprire una controversia con l'amministrazione dell'Università a tutela dei propri interessi passati, presenti e futuri.
Questa preoccupazione, sicuramente motivata, indusse il commissario a chiedermi di voler valutare preventivamente se esistessero gli elementi per proporre, da parte dell'ospedale, ai sensi dell'art. 34 del T.U. della legge sull'istruzione universitaria che regolamenta appunto i casi controversi relativi alle convenzioni, un intervento volto a risolvere la controversia stessa a cui il commissario si vedeva costretto per tutelare gli interessi del San Giovanni.
La mia valutazione è nota, ma poiché sono state sollevate distorte interpretazioni sul mio intervento, desidero anzitutto che sia e resti ben chiaro che ho ritenuto di dover rendere pubblico il contenuto del mio colloquio con il commissario perché esso era stato annunciato il giorno prima dalla stampa e perché nella sua comunicazione ai giornalisti il commissario aveva dato a questo colloquio un carattere di particolare importanza per le sue prossime determinazioni. Ma sono intervenuto soprattutto perché la materia trattata, riguardando problemi rientranti in quelle competenze legislative ed amministrative che con particolare accentuazione tutti quanti reclamiamo vengano rapidamente ed estesamente attribuite alla Regione, esigeva, in una questione interessante un ente ospedaliero regionale (il primo ente ospedaliero regionale del Piemonte) una doverosa valutazione del Presidente della Giunta il quale nell'autonoma e costituzionale sua responsabilità di organo della Regione in legittima sostituzione del Prefetto e perciò senza implicazioni di altre responsabilità che quelle sue proprie, non poteva non esprimere il suo parere su un problema di regolamentazione di rapporti amministrativi tra due enti per il quale è la legge stessa a conferirgli esplicito mandato anche, ma non solo, a norma dell'art. 17 della legge sanitaria che attribuisce al Presidente la facoltà di preventive valutazioni sul rispetto e l'attuazione, da parte dei consigli ospedalieri, dello Statuto e delle norme di legge e di regolamento, fino a consentirgli la diffida e fino a consentirgli di proporre, dopo la diffida, la nomina di un commissario, sia pure su deliberazione della Giunta.
Non appaia formale questa impostazione, perché essa riguarda problemi di correttezza, di legittimità di comportamento, problemi che superano di gran lunga una singola persona, ma riguarda le funzioni che essa esercita e nel caso del Presidente della Regione riguardano due funzioni costituzionalmente distinte: l'una come componente e Presidente della Giunta e pertanto corresponsabile di collegiali determinazioni, l'altra come responsabile di funzioni amministrative delegate dallo Stato alla Regione e di cui risponde al governo centrale.
Mi pare superfluo sottolineare che anche la più drastica e radicale opposizione che si intende esprimere sul contenuto di determinazioni espresse dal Presidente, comporti una diversificazione di modalità, a seconda delle due funzioni dalle quali la determinazione stessa è stata assunta. Non mi pare affatto che l'opposizione diventi più efficace solo perché viene vistosamente disatteso un comportamento che nel caso specifico avrebbe potuto ben più direttamente esprimersi sollevando in assemblea i pur inconsistenti problemi di illegittimità e comunque liberando un Vicepresidente di assemblea dal pesante incombente di violare una consuetudine parlamentare che in tutti i paesi civili, dove ovviamente esiste un Parlamento, non consenta a chi sia parte di un collegio assembleare di sparare inammissibili bombarde o più modestamente petardi e mortaretti, magari anche innocui seppur rumorosi, all'esterno prima che all'interno dell'assemblea di cui pure è un altolocato dirigente.
Ma non si tratta, ripeto, di aspetti formali, si tratta invece di rispetto reciproco delle responsabilità di ognuno, rispetto che è alla base delle istituzioni democratiche e che regola tutte le manifestazioni di dissenso al vincolo di norme di comportamento per cui anche l'espressione delle critiche più drastiche e sferzanti contribuisce e giova al prestigio della serietà delle istituzioni, purché fatta nella sede e nel momento dovuti.
Ovviamente non mi impressionano le critiche e non mi spaventano gli strilli, mi dispiace solo, e profondamente, che il rispetto che nutro verso l'istituto regionale, ancor fragile di prassi e di consolidate consuetudini, essi si manifestino in modo sbagliato. Pazienza quando si tratta di liti in famiglia che dopotutto nessuno prende davvero sul serio soprattutto quando scoppiano per comprensibili solidarietà di confraternita correntizia, o per doveroso gesto di riverenza all'importanza di un nome che non è certamente quello di "Ernesto". Ma il fatto invece demoralizzante, quando la vis polemica che rompe gli argini senza dimostrare che la ricerca dei modi nuovi di dialogo e di confronto viaggia sconsolatamente a senso unico e rischia di smarrire, nel labirinto della più scoperta demagogia del propagandismo più sfrenato, quel filo che altre volte si è tanto accuratamente ammonito di non tagliare.
Ritornando comunque ai contenuti della mia dichiarazione, se la si vuol leggere liberi dalle persuasioni del diavolo - come dice San Gerolamo altro non si può riscontrare se non che: 1) i direttori delle cliniche sono, per legge e convenzione, a tutti gli effetti, primari ospedalieri e per la loro prestazione di carattere sanitario-assistenziale all'interno delle cliniche definiscono esclusivamente il loro rapporto con l'ospedale, nulla dovendo per esse all'Università; posizione questa, fra l'altro, ribadita nel recente decreto legge n. 129 sull'ordinamento interno dei servizi di assistenza delle cliniche e degli istituti universitari 2) i direttori delle cliniche, in quanto primari, hanno agito in conformità alle precise disposizioni dell'amministrazione ospedaliera nel senso evidentemente che il 70 per cento dei compensi loro attribuito era disposto per essi in quanto primari e pertanto in un rapporto amministrativo diretto con l'ospedale escludeva, per convenzioni successive, obbligazioni dei direttori delle cliniche verso l'Università e quindi, nel contesto di questo tipo di rapporti, non vi può essere irregolarità dei direttori delle cliniche nei confronti dell'Università cioè a dire si tratta di un rapporto legittimamente assunto.
Ciò che ho esplicitamente affermato è che il tipo di rapporto direttori ospedali, direttori-Università, era ed è un tipo di rapporto legittimo e non irregolare. Ciò su cui la magistratura indaga (stando almeno alle notizie dei giornali) non è la regolarità del tipo di rapporto contrattuale, ma è la regolarità del comportamento di uno o più direttori all'interno del loro rapporto contrattuale con l'ospedale o con l'Università e cioè se sono state o meno denunciate tutte le entrate e tutte le riscossioni.
Su questo argomento io non sono minimamente intervenuto, né avevo alcun elemento per intervenire, né ne avevo alcuna autorità e non vedo davvero dove si possa mai configurare quindi l'indebita ingerenza nei confronti della magistratura. Se di ingerenza semmai si può parlare, essa può essere rivolta - e peraltro senza determinazione - alle approssimative notizie aventi tutta l'apparenza di una più o meno orchestrata campagna obiettivamente diffamatoria, che facendo di ogni erba un fascio ha profondamente turbato l'ambiente sanitario ed anche amministrativo dell'ospedale e mi sembra persino inopportuno citare il caso di una recente morte. E data la delicatezza del servizio che all'ospedale si eroga, mi pare non sia stato per nulla inopportuno, al contrario, doveroso, invitare il commissario a fugare prontamente incertezze e preoccupazioni, chiarendo e precisando a tutti gli obblighi e i doveri di ordine amministrativo quali si desumono dalla corretta interpretazione della convenzione.
Respingo quindi recisamente le accuse di ingerenza negli accertamenti della magistratura e mi corre anzi l'obbligo di precisare di avere risposto negativamente alla richiesta del commissario di distaccare per qualche tempo un alto funzionario della Regione per procedere al riordinamento della situazione amministrativa, data l'assenza nell'ospedale di un direttore amministrativo. E ciò proprio perché avrebbe potuto essere questo, interpretato come un tentativo, certamente maldestro, ma sicuramente deprecabile, di volersi inserire in un compito che è e spetta soltanto al magistrato.
Signor Presidente, signori Consiglieri, con perfetta coscienza e con la piena convinzione di assolvere ad un mio preciso dovere, sono intervenuto in una vicenda della quale anche noi siamo responsabili, lo siamo perch nominiamo o nomineremo i consigli di amministrazione, lo siamo perché come forze politiche non possiamo restare inerti o indifferenti di fronte alle preoccupazioni ed alle perplessità di chi si trova di fronte al compito di assicurare, in una situazione di disagio e di incertezza, un servizio particolarmente delicato quale quello svolto in un grande complesso ospedaliero.
Non mi lusingo certo di avere rimosso le convinzioni di chi è animato da visioni distorsive e dalla disdicevole abitudine di fare il processo alle intenzioni; spero però di avere recato al Consiglio quelle notizie utili per comprendere la situazione e per dar modo a tutti e a ciascuno di esprimere un giudizio sereno ed obiettivo.



PRESIDENTE

Sull'argomento in merito al quale il Presidente della Regione ha fatto testé una comunicazione erano state presentate questa mattina una interpellanza, che è stata mantenuta, ed una interrogazione, che è stata ritirata. Mi è giunta, prima dell'inizio di questa seduta, una mozione urgente sottoscritta dai Consiglieri Viglione, Nesi, Fonio, Simonelli sullo stesso argomento. Ne do lettura, poiché credo sia utile al Consiglio conoscerne il contenuto: "I sottoscritti Consiglieri Nerio Nesi, Aldo Viglione, Mario Fonio Claudio Simonelli, esaminata la situazione che si è venuta a creare nell'Ente ospedaliero più importante della Regione - il San Giovanni di Torino - situazione che impedisce il normale funzionamento dell'Ente stesso; ed in ordine anche ai gravi fatti attinenti all'applicazione della convenzione con l'Università di Torino, fatti sui quali sta indagando la Magistratura considerato che un organo straordinario e temporaneo - quale è il Commissario - non è in grado di affrontare in modo adeguato i gravissimi problemi dell'attività ospedaliera e la situazione eccezionale che pregiudica gravemente l'assistenza ai malati chiedono che venga messo all'ordine del giorno della prossima seduta del Consiglio il seguente argomento: ricostituzione del consiglio di amministrazione dell'Ente ospedaliero San Giovanni di Torino: nomina dei membri di spettanza della Regione".
Do altresì lettura di una seconda mozione a firma dei Consiglieri Gerini, Zanone e Rotta: "Il Consiglio Regionale del Piemonte sentita la relazione del Presidente della Giunta sulla situazione amministrativa dell'Ospedale S. Giovanni di Torino rilevando la necessità che l'avvio della competenza regionale negli Enti ospedalieri avvenga con piena garanzia di una corretta ed efficiente gestione delibera di procedere senza ritardi alla designazione dei propri rappresentanti nel consiglio di amministrazione dell'Ente ospedaliero, al fine della sua costituzione secondo le disposizioni di legge".
L'interpellanza tuttora in vita su questo argomento conferisce diritto di priorità a coloro che l'hanno presentata nella eventuale discussione che potrebbe aprirsi sulle comunicazioni del Presidente della Giunta.
L'interpellanza era sottoscritta dai Consiglieri Berti, Furia e Sanlorenzo.
Ad uno di questi firmatari darei quindi per primo la parola in questo dibattito. D'altra parte, essendo stata presentata anche una mozione sul medesimo argomento, darei successivamente la parola anche ad uno dei firmatari della mozione.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Ancora una volta dobbiamo rilevare che il nostro Consiglio Regionale per un colpo di testa del Presidente della Giunta, è costretto ad interrompere discussioni certamente molto più produttive, quale è quella sul programma di attività della Regione. E' una situazione che si trascina ormai da sette od otto mesi. E dobbiamo ribadire ancora una volta che ci sentiamo pervasi di amarezza, di rabbia anche, se volete, al vederci costretti ad intervenire a priori, sempre, e su atteggiamenti di critica e di polemica che noi non cerchiamo, poiché il nostro interesse - e fino ad oggi abbiamo fatto il possibile per dimostrarlo - è invece particolarmente volto ad un tipo di discorso in Consiglio Regionale che, pur nell'ambito limitato in cui il Consiglio può operare, ci veda tutti quanti, per quanto su posizioni diverse, tesi a recare contributi positivi sui problemi veri della Regione; problemi che abbiamo già altre volte affrontato, che attengono alle questioni della sanità, trasporti, programmazione e in generale, alle condizioni di vita della gente; problemi che riguardano la vita del nostro Piemonte e del Paese. Cose di cui abbiamo largamente discusso, che noi comunisti abbiamo anche abbastanza concretamente documentato.
Noi vorremmo essere chiamati continuamente - l'abbiamo detto chiaramente, più volte - a portare dei contributi positivi, che siamo in grado di portare. Non siamo per la polemica fine a se stessa, vogliamo eventualmente polemizzare, ma costruttivamente, su questioni vere concrete. Invece, vuoi per le beghe del centro sinistra, vuoi per la spartizione dei posti, vuoi per interventi arbitrari quale quello del Presidente della Giunta - noi lo consideriamo arbitrario - sulla questione dei clinici, siamo costretti ad accettare rinvii continui del dibattito. E colgo l'occasione per dire che a tutt'oggi non abbiamo ancora il programma scritto della Giunta: indubbiamente perché il Presidente era in altra direzione occupato in questi giorni e non poteva dedicare troppa attenzione al programma della Giunta.
Abbiamo, quindi, dovuto accettare questo ulteriore rinvio per esprimere il nostro parere su questa questione e per dire perché noi abbiamo assunto con il nostro Vicepresidente Sanlorenzo, una posizione nei confronti dell'opinione pubblica ed abbiamo presentato una interpellanza. Capisco dott. Calleri, che a lei dia fastidio che Sanlorenzo l'abbia pubblicamente censurato, abbia dichiarato che è grave che il Presidente della Giunta sia intervenuto a livello politico su una questione di cui si sta attivamente occupando la Magistratura, e lo ha anche rozzamente dimostrato - mi consenta di adoperare questa espressione, copiata da lei, per definire il modo in cui lei è intervenuto, di livello assai basso, a riprovare la dichiarazione di Sanlorenzo. La discussione merita ben altri contributi ben altri interventi che gli spari dei mortaretti.... Certo, ci sono mortaretti che non feriscono, ma ci sono altri mortaretti, che si giustificano ben diversamente sul piano morale e politico e che hanno degli obiettivi anche molto più concreti di parte, quali quelli che noi attribuiamo al suo intervento su questa questione. Fra l'altro, ha avuto anche il cattivo gusto, citando l'intervento esterno all'assemblea di Sanlorenzo, di non ricordare che alcuni rappresentanti della sua maggioranza, del suo partito, come il Presidente del Consiglio questa mattina ha ricordato, hanno dato notizia di interrogazioni prima ancora che fossero presentate qui dentro, e anzi il Presidente del Consiglio li ha richiamati al rispetto della procedura che quanto meno vuole che le presentino prima in Consiglio. Se era suo diritto censurare l'intervento di Sanlorenzo, avrebbe quanto meno dovuto censurare anche quelli dei vari Consiglieri Garabello, Borello, Elia, Bodrato e altri, che hanno reso pubbliche le loro posizioni prima ancora di presentare ufficialmente le interrogazioni preannunciate. In quanto pubblicato sull'argomento, per esempio, dalla "Gazzetta del Popolo", riscontriamo, mi consenta il rilievo questioni anche più gravi di quelle trattate da Sanlorenzo, che si è richiamato a questioni di procedura, a questioni di stile, di metodo, di diritto dell'Assemblea di essere informata prima di dichiarazioni da lei fatte senza avere minimamente consultato non dico il Consiglio ma nemmeno la Giunta.
In questa interrogazione, di cui abbiamo letto, di Elia ed altri noi abbiamo avvertito una situazione pesante anche perché si ha notizia di cito le loro parole - "pressioni sulla Magistratura". Sono questioni molto gravi, molto serie, che certamente lei non ha sentito il bisogno di smentire. Lo avrà magari fatto in sede molto ristretta, forse minacciando al solito le sue dimissioni, o lei o gli altri, un ricatto che pesa sovente su questa Assemblea, tanto da indurre i suoi compagni di partito a ritirare l'interrogazione, e forse a neppure intervenire in questo dibattito. Ma queste sono questioni vostre, che se mai gettano una luce ben poco edificante sui metodi in uso nel vostro partito, ma che non toglie nulla alle dichiarazioni che rappresentanti della sua maggioranza e del suo partito hanno fatto fuori di qui, e in forma assai più grave, nel merito di quelle fatte con pieno diritto dal rappresentante comunista nella presidenza di questa Assemblea.
Ma la questione di fondo, che lei ha poi ancora ribadito con le sue dichiarazioni, che nel tentativo di essere un po' ironiche e sarcastiche tentativo a mio giudizio mal riuscite - nascondono malamente la verità, da lei confermata con le sue successive considerazioni, cioè l'intento di intervenire pesantemente in una questione che, a prescindere dal merito non doveva essere posta in quei termini. Se la Regione, come lei giustamente aveva detto, doveva intervenire, doveva farlo partendo da questa, eventualmente per verificare tutta la situazione sanitaria del Paese, ed esprimere quelle posizioni che altre Regioni in materia hanno espresso ma che la Giunta da lei presieduta e il nostro Consiglio ancora non hanno potuto esprimere perché lei di questa questione non ci ha ancora consentito di parlare. Noi comunisti quanto meno ne abbiamo parlato, ma non sappiamo se la Giunta, con il suo Presidente, intenda allinearsi alle altre Regioni nel porre i problemi della sanità.
Io non compirò l'errore di intervenire qui nel merito delle questioni su cui il giudizio spetta alla Magistratura; questioni che sono certamente delicatissime. E non vogliamo esprimere qui giudizi aprioristici, ma dobbiamo osservare che qualcosa di molto politico emerge già da tutta la vicenda. Ed è se mai in questo senso che la Regione doveva occuparsi di questa questione, alla luce di un dibattito che sta andando avanti, verso posizioni che sono ormai largamente accettate tranne che dai membri della riforma sanitaria, per cui i problemi sanitari vanno considerati in una visione unitaria e la crisi sanitaria - questo è un elemento ormai generalmente acquisito - discende proprio dalla crescente separazione settoriale dei vari momenti di intervento sanitario, separazione che è stata introdotta ed esasperata dal prevalere di interessi mercantili e politico-clientelari. E' dimostrato che gli ospedali sono un corpo separato nell'ordinamento sanitario, e gli enti ospedalieri, ancora riconfermati dalla legge 132, costituiscono centri di potere e di influenze clientelari che stanno molto a cuore ai partiti di governo; lo stesso modo aziendale della loro gestione consente di controllare interessi economici di dimensioni rilevanti. La loro deteriore natura mercantile si ripercuote anche sul modo di retribuzione dei medici. Del resto, basta osservare soltanto per un attimo il ritardo con il quale in provincia di Torino si sta procedendo, per precise responsabilità dei partiti della maggioranza e del centro sinistra, a comporre i consigli di amministrazione degli enti ospedalieri; non è un'altra dimostrazione del carattere di potere clientelare che hanno questi centri il fatto che per designare i vari presidenti o vicepresidenti o consiglieri debbano passare anni perché non ci si metta d'accordo? Ecco una delle radici dei mali.
Credo che dalla vicenda dei sanitari, dei clinici torinesi, il cui eco si sta estendendo in tutto il nostro Paese, emerga chiaramente la responsabilità di questi sommi clinici, di questi "baroni" della medicina per l'azione che ha reso mercantile la politica sanitaria, la medicina, e che ha fatto dei medici minori essenzialmente degli amanuensi di certificati. Ad essi, che posseggono capacità sufficienti per contribuire a costruirla nel modo migliore, va la responsabilità della situazione negativa della organizzazione della medicina nel nostro Paese; noi imputiamo ai clinici tutto il disinteresse e l'incapacità che essi hanno dimostrato a mettere le loro qualità al servizio di una ricerca per la ristrutturazione della medicina in Italia per porla - almeno alla pari con altri Paesi in Europa - meglio di quanto non sia oggi, al servizio della collettività, in un sistema sanitario nazionale che elimini le storture di cui ci siamo già largamente occupati, di cui ci occuperemo, ma che sono largamente note.
Questa vicenda ha per intanto dimostrato questo: che ci sono dei responsabili in questa situazione per cui i medici minori, gli assistenti gli aiuti volontari sono diventati dei subalterni in attesa di un posto futuro, che si accontentano magari della piccola beneficenza fatta loro dal grande clinico, o magari di una piccolissima parte degli introiti, sono diventati gente preoccupata essenzialmente del proprio futuro finanziario anziché di porre la propria scienza, le proprie conoscenze, la propria ricerca al servizio di una medicina nuova, di una medicina moderna. E' una grossa responsabilità, di cui certamente noi, Consiglio Regionale, dobbiamo occuparci, proprio perché ci proponiamo di discutere come costruire un altro sistema sanitario, che evidentemente non può contemplare la permanenza di sommi clinici dai quali dipende praticamente la medicina nel nostro Paese, con le distorsioni e le conseguenze negative che ne sono derivate. Ecco quindi un giudizio politico che noi chiaramente esprimiamo.
D'altronde, esso è espresso ormai da un gran numero di organismi, anche del campo medico, che hanno colto in ciò uno degli ostacoli della riforma sanitaria, contro i quali occorre battersi per andare avanti verso la costruzione di un sistema nuovo.
Ripeto, questo è un tema che noi abbiamo proposto al Consiglio più volte, che ancora non abbiamo discusso, ma che certamente, un giorno o l'altro, la Giunta vorrà presentare alla discussione, anche per decidere per farci conoscere finalmente quali sono le sue proposte. Dirò per inciso che le proposte della Giunta non sono il programma generale del Consiglio: sono certamente un elemento di promozione del dibattito; ma le varie componenti, i vari organismi del Consiglio hanno ognuno il potere di presentare, e lo faremo non appena il Governo di centro sinistra ci avrà dato i decreti delegati, le proprie proposte attorno a ciò su cui si deve costruire il programma della Regione.
Ma io vorrei cogliere ancora questa occasione per rifarmi, come ha fatto il Presidente della Giunta, ad un periodo che ha preceduto questo dibattito. Noi più volte avevamo cercato di spiegarci perché il Presidente Calleri si ostinasse con insistenza quasi ossessiva nella difesa delle prerogative del presidente, facendone, si direbbe, un punto fisso della sua presenza in Consiglio Regionale. E' facile rilevare infatti che noi abbiamo sempre visto il Presidente della Giunta Regionale rivendicare con forza le proprie prerogative in certe occasioni: ho ricordato altra volta il telegramma per il Frejus, ho ricordato altra volta il suo comportamento in occasione della nomina del commissario per il Martini, cui il Presidente della Giunta ha voluto procedere con decreto, sulla base dell'art. 17, ma ignorando completamente l'art. 24 dello Statuto della nostra Regione, che prevede per le nomine un organismo consultivo. Ed eccolo ancora emergere con le sue prerogative di potere con le dichiarazioni di cui stiamo discutendo. Noi vorremmo invece che il Presidente della Regione piemontese facesse valere le sue prerogative quando si tratta, per esempio, di essere presente ai dibattiti, alle prese di posizione che le Regioni unitariamente oggi stanno per assumere, proprio per sollecitare il trasferimento dei compiti delegati, e non vorremmo sentire dal Presidente della Regione - lo abbiamo già rilevato altra volta - quel giudizio che egli ha dato sull'attività degli uffici di presidenza, che questa esigenza, questa sensibilità hanno invece sentito, e io spero, mi auguro, vorranno continuare a sentire. In queste occasioni non fa sentire la sua presenza.
Emerge invece, facendo leva sulle sue prerogative, quando si tratta di avocare a sé certi poteri (vedremo poi per quale interesse). E allora egli si identifica con la Regione. Perché il concetto che emerge dai vari interventi del Presidente, dalle sue argomentazioni anche in occasione della dichiarazione, è questo: io sono intervenuto come Presidente della Regione, sulla base della legge, sostituendomi al Prefetto e per la nomina del Commissario e sulla base dell'art. 15 per dirimere la sorveglianza e il controllo sugli enti ospedalieri ecc. ecc.
Da queste considerazioni derivano diverse conclusioni. Mi limiterò ad accennarne due o tre soltanto. Noi vediamo adesso più chiaro di prima il perché di questa ossessionante preoccupazione del Presidente della Giunta di mettere sempre in evidenza il proprio potere e di respingere quindi i tentativi che noi ripetutamente abbiamo fatto per collocare invece la Giunta, come dice la Costituzione, come organo esecutivo del Consiglio; per far riconoscere, come è scritto nella Costituzione, che l'organo supremo della Regione è il Consiglio Regionale. Ci si può attaccare a questioni legislative e si possono dare diverse interpretazioni: quello che conta è il fine per cui si fa questo. E' abbastanza incompatibile, secondo me l'affermazione che più volte il Presidente della Giunta ha fatto di un consesso democratico basato sulla partecipazione con l'affermazione, anche questa più volte ribadita, del potere che avrebbe invece il Presidente della Giunta in quanto organo della Regione, potere che verrebbe inteso come il diritto di poter esprimere delle posizioni senza minimamente consultare né la Giunta né tanto meno il Consiglio, ciò che noi mettiamo in discussione. Quando lei, dott. Calleri, assume i poteri del Prefetto, lei non è il Prefetto, lei è il Presidente della Giunta, di un organismo regionale, di un organismo democratico e di un organismo elettivo che è diverso dal Prefetto. Questo lei non lo vuole ammettere. Lei dice che la Regione è per un organismo democratico, basato sulla partecipazione, ma in realtà lei la concepisce come fondata su un regime essenzialmente presidenziale, in cui il Presidente della Giunta può dire o non dire tutto quello che vuole, senza doverne rendere conto al Consiglio. In questa veste, pertanto, lei, assumendo le veci del Prefetto, si comporta come il Prefetto; ed è questo che noi denunciamo, è per questo che siamo intervenuti con dichiarazioni ai giornali, perché noi vediamo in questo atteggiamento non tanto una posizione di Calleri, persona di cui si conoscono pregi, difetti, limiti, ed anche elementi positivi, quanto una concezione che avanza in questa Assemblea, concezione che noi vogliamo invece far indietreggiare, perché se ne affermi un'altra. Se fosse veramente quel democratico che dice di essere, non dovrebbe lei stesso sentirsi portato, quando è chiamato ad assumere decisioni, a consultare il maggior numero di persone, e quanto meno il Consiglio? Perché non lo fa, ci siamo più volte domandati, e preferisce ricorrere invece sovente al potere personale, applicando il concetto: sono un organo della Regione, ne esercito i poteri? Che interesse ha a difendere questa sua prerogativa? Per difendere che cosa? Ce lo siamo domandati quando lei ha nominato Martini passando sopra l'art. 24 dello Statuto, che l'avrebbe dovuta indurre a convocare, in mancanza della Commissione consultiva, almeno la Commissione dei Capigruppo. Anche quando, dico al limite, ci fosse una legge che le conferisse in modo specifico questo diritto, non sarebbe suo interesse di democratico esercitarlo con il massimo di partecipazione? Lei questo non lo fa, ricorre invece a questo suo diritto. E adesso scopriamo che quando vi ricorre è perché vuol far avanzare certe soluzioni che convengono a lei, al suo partito, comunque alla maggioranza che lei dirige. Questa è la verità.
Può anche contestarlo, ma non può sottrarsi a questa conclusione.
A proposito della nomina a commissario straordinario del suo amico Martini, abbiamo fatto anche noi, sul giornale, una cronologia dei fatti ed abbiamo riscontrato fra essi una certa concomitanza. Divenuto commissario, Martini, preso possesso dell'incarico, scopre quel che ben sappiamo. E' incontestabile un fatto sostanziale: il sostituto procuratore della Repubblica, Zagrebelsky, ha aperto una pratica intitolata "Dogliotti più 32", con incriminazione a carico di queste persone per peculato e truffa. (Cogliendo una frase appena sussurrata dal Presidente Calleri) Questo lo può dire lei, ma non noi: non dimentichi che è un miliardo all'anno che è mancato, egregio signore. Io vorrei sapere se l'opinione pubblica può ammettere che lei dica che non glie ne importa nulla che un miliardo all'anno sia mancato all'ospedale....



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Ho inteso dire soltanto che a me non interessa minimamente che ci siano incriminazioni o meglio che queste non hanno nulla a che vedere con il mio intervento.



BERTI Antonio

E' difficile non cogliere il valore politico della sua dichiarazione in questa situazione. Collocata com'è in questo momento, la sua dichiarazione costituisce una indebita ingerenza nella questione della Magistratura, e tutto sommato, tende a collocare i clinici in una certa luce quando costoro sono invece chiamati a rispondere di fatti ben precisi. Non risulteranno provati gli addebiti loro mossi dalla Magistratura? Tanto meglio prenderemo tutti atto volentieri di ciò. Ma il giudizio spetta alla Magistratura, che ha aperto una inchiesta. E allora, abbiamo oppure no il diritto di protestare nel momento in cui lei interviene in questa questione, dopo che il suo uomo è venuto ad interpellarla per sapere se doveva intervenire? Non starò a dilungarmi in considerazioni su un'altra scoperta che abbiamo fatto proprio in questi giorni, che cioè lei è contemporaneamente membro del Consiglio di amministrazione dell'Università, che avrebbe dovuto quanto meno, dico, contribuire alle ricerche, controllare, essere al corrente di queste questioni.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Tanto perché non si incorra in errore, preciso che esiste una legge per cui quando ci si astiene più di tre volte dal partecipare alle riunioni del Consiglio dell'Università non se ne è più membri. In base a questa legge io non sono più membro di tale Consiglio.



BERTI Antonio

E' evidente, allora, che il Governo, nominandola, ha riposto bene la sua fiducia, dal momento che lei non è mai andato alle riunioni.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Sono andato una volta ed ho presentato le dimissioni.



BERTI Antonio

Ci sarebbe da augurarsi, allora, che lei mancasse per tre volte alle sedute di questo Consiglio, così almeno potremmo finalmente discutere di questioni che attengono all'attività del nostro Ente.
Ma non desidero protrarre ulteriormente questo mio discorso. Noi diciamo e confermiamo qui che il suo intervento è un intervento arbitrario che ha sollevato proteste nel suo stesso partito. Perché i vari Bodrato Garabello, che pure stamattina ha ritirato la sua interrogazione, ed altri hanno così violentemente protestato? Per interessi di corrente? Nel vostro partito ne succedono tante che potrebbe anche essere così. Ma io questa volta sono portato piuttosto a credere ad un interesse politico legittimo.
Starà, se mai, agli interroganti sciogliere questo dubbio o confermare la validità della nostra interpretazione. Rimane quindi il fatto, e concludo che noi, signor Presidente, censuriamo il suo intervento, giudicandolo arbitrario: quando fa delle dichiarazioni, si metta pure al posto del Prefetto, ma se vuol fare il Presidente della Regione piemontese, che si è dato un certo Statuto, non si identifichi mai con il Prefetto, si identifichi con il Consiglio Regionale, informandoci preventivamente delle prese di posizione che intende assumere. Avrà allora anche il nostro contributo a ricercare le soluzioni, un contributo che abbiamo sempre dato.
Cogliamo anche l'occasione per dire a nostra volta - l'abbiamo sostenuto allora, lo ribadiamo oggi - che il Commissario al Martini ha fatto il suo tempo, e ci sono ormai tutte le condizioni verificate per nominare i Consigli d'amministrazione al San Giovanni e in tutti gli altri ospedali della nostra provincia.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Nesi, presentatore della mozione che ho letto poco fa.



NESI Nerio

Signor Presidente, signori Consiglieri, dirò poche parole, lasciando al collega Viglione di sviluppare il discorso e presentare la nostra mozione.
Poche parole, per dire che le dichiarazioni ai giornali dal Presidente della Giunta, così come le dichiarazioni rese oggi, sono state fatte a titolo personale, non essendo state discusse in Giunta, né dalla maggioranza. Il Partito socialista italiano non le condivide, e quindi lascia al Presidente della Giunta tutta la responsabilità del suo atteggiamento.
Per quanto riguarda il merito della questione, il Presidente della Giunta ha citato due articoli: l'art. 34 del Testo Unico della legge sulla istruzione superiore, vale a dire il Regio Decreto 31 agosto 1933 n. 592, e l'art. 17 della legge 12 febbraio 1968 n. 132.
Il Presidente della Giunta ci ha informati che il Commissario all'Ospedale San Giovanni di Torino gli ha chiesto di intervenire e che egli ha ritenuto opportuno, sulla base dell'art. 34, farlo, con un suo parere: il suo intervento ha indotto il Commissario dell'Ospedale San Giovanni a rinunciare a costituirsi parte civile nella causa di peculato contro alcuni illustri medici di Torino, a differenza di un altro importante ospedale. Ora, l'art. 34 dice questo: "Tutte le controversie relative all'esecuzione delle precedenti disposizioni saranno risolute su istanza di una o di entrambe le parti dal Regio Prefetto con decreto motivato".
Noi non conosciamo l'istanza ufficiale del Commissario dell'Ospedale San Giovanni, non conosciamo neanche il decreto motivato del Presidente della Giunta (credo che non esista: se esiste sarò lieto di leggerlo....).



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Ho l'impressione che lei non conosca nemmeno la dichiarazione che ho fatto io, altrimenti non si esprimerebbe così.



NESI Nerio

L'ho letta attentamente, ma sui giornali, perché non è stata portata direttamente a nostra conoscenza. Devo ammettere che, pur essendo Capogruppo di un partito di maggioranza, non ho avuto altra fonte di informazione in proposito all'infuori dei giornali.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Si vede che quel giorno non ha letto i giornali.



NESI Nerio

A parte il fatto che avremmo il diritto, credo, di conoscere le dichiarazioni direttamente in Regione, non attraverso i giornali, ella sa che io leggo sempre i giornali.
Mi pare che questo colloquio, certamente interessante, tra il Commissario del San Giovanni e il Presidente della Giunta non configuri la fattispecie prevista dall'art. 34, sempre che il Presidente della Giunta si ritenga automaticamente erede del Prefetto a norma di legge, cosa assai discutibile.
Per quanto riguarda l'altra citazione, dell'art. 17 della legge che ho ricordato, anche in questo caso c'è una cosa da osservare: che tutta la problematica prevista da tale articolo riguarda decreti motivati del Presidente della Regione "su deliberazione della Giunta Regionale"; ma come ho avuto occasione di dire, la Giunta Regionale di tutto questo non sa assolutamente niente.
Non ho altro da aggiungere. Lascio al collega Viglione il compito di esporre le nostre motivazioni e le ragioni per le quali abbiamo ritenuto necessario, anche tenuto conto del modo in cui avvenne la nomina del Commissario al San Giovanni, di chiedere che venga ripristinato il Consiglio d'amministrazione, che riteniamo assolutamente necessario in questa difficile situazione.



PRESIDENTE

E' stata presentata da tre colleghi del Gruppo liberale una mozione. Ne do lettura prima di dare la parola al Consigliere Rotta, che è il prossimo iscritto a parlare: "Il Consiglio Regionale del Piemonte sentita la relazione del Presidente della Giunta sulla situazione amministrativa dell'Ospedale San Giovanni di Torino rilevando la necessità che l'avvio della competenza regionale negli enti ospedalieri avvenga con piena garanzia di una corretta ed efficiente gestione delibera di procedere senza ritardi alla designazione dei propri rappresentanti nel Consiglio d'amministrazione dell'Ente ospedaliero al fine della sua costituzione secondo le disposizioni di legge".
E' iscritto a parlare il Consigliere Rotta. Ne ha facoltà.



ROTTA Cesare

Signor Presidente, egregi Colleghi, devo dare atto subito al Presidente della Giunta della obiettività con la quale ha presentato il problema riassumendolo nella prima parte delle sue dichiarazioni.
Come egli ha detto, esiste una convenzione che regola i rapporti fra clinici, Università e Ospedale, convenzione che in verità non è stata aggiornata ma che sembra sia stata sempre rispettata. Dico "sembra" perch l'Università ha affidato, con questa convenzione, ogni responsabilità di gestione all'Ospedale San Giovanni. I rapporti tra ospedali e clinici tanto dal punto di vista amministrativo come dal punto di vista, diciamo così, della assistenza ai malati, sono stabiliti da un accordo che fa sì che i direttori di clinica siano al tempo stesso insegnanti e primari.
Questa doppia funzione può ovviamente portare, ed ha portato, forse, ad incertezze di funzionamento.
Certamente, il mancato rinnovo della convenzione ha fatto sì che molti dei problemi che si sono andati man mano maturando non siano più stati presi in attenta considerazione. Io stesso, entrato a far parte del Consiglio d'amministrazione dell'Università quale delegato della Provincia ho fatto subito osservare, già al mio insediamento nell'incarico, che sarebbe stato bene che l'Università indagasse su queste nuove situazioni.
In verità, una Commissione è stata nominata, ed ha iniziato a funzionare incontrando qualche difficoltà, forse soprattutto per il ritardo con il quale ha preso ad operare, tanto che la Magistratura ha finito con il precedere l'opera di questa Commissione, la cui mia proposta, risale a circa un anno e mezzo prima.
Quanto alle nuove iniziative dell'Università, ai nuovi Centri specialistici, noi ci troviamo di fronte a convenzioni che sono state stipulate direttamente dai clinici e dagli enti assistenziali attraverso un accordo sul quale l'ospedale è convenuto. Questo accordo ha fatto sì che siano sorte notevoli iniziative, e direi che altre necessità, e più specialmente quella dell'insegnamento, ha fatto anche sì che ad un certo momento i direttori di clinica si siano preoccupati di aumentare il numero dei posti letto nonché i servizi ricerche di specializzazione; e questo è legato al fatto che l'insegnamento in questi tempi si è esteso ad un maggior numero di studenti, i quali non potrebbero trovare nelle piccole cliniche materiale quantitativamente sufficiente al loro addestramento. Le cliniche hanno dovuto pertanto reperire i fondi - per la verità, denaro che è regolarmente passato attraverso l'Università, per elargizioni benefiche eccetera - necessari a costruire padiglioni e ad aumentare sensibilmente il numero dei posti-letto. Di conseguenza si è verificato nell'Ospedale San Giovanni una grande prevalenza degli istituti clinici su quelli ospedalieri (Rispondendo ad una domanda rivoltagli direttamente da un Consigliere seduto davanti a lui, e non udita) Mi pare che il Presidente della Giunta non sia entrato nell'argomento specifico. Chiarisco comunque che nell'area del San Giovanni delle Molinette c'è una zona che è demaniale e c'è una zona ospedaliera: in quella ospedaliera si trovano le corsie cui fanno capo i primari di ospedali, in quella demaniale gli istituti scientifici ed anche gli istituti medici, chirurgici e specialistici universitari.
Queste grandi iniziative hanno portato ovviamente (non sta a noi dare su ciò giudizi in questo momento) a convenzioni speciali con l'ospedale e bisognerà vedere se con esse sia stata rispettata comunque la correttezza amministrativa.
Vorrei però ricordare al collega Berti, che è sensibile alla discussione in aula di certi problemi - consentitemi di farlo, in qualità di medico, e quindi di persona che frequenta anche questo ospedale - tutta la nostra responsabilità in quello che è il funzionamento dell'Ospedale nel complesso. Vi è certo una notevole fonte di energie e di capacità anche nei giovani medici. Io stesso mi sono meravigliato, andando ad una riunione di medici, (di assistenti di clinica medica) preciso, di trovare quello stesso entusiasmo, fra loro, che avevamo noi nel momento in cui eravamo a nostra volta assistenti della clinica. Il morale, dunque, fra i giovani, è elevato. Le difficoltà sono molte, complicate da difficoltà di carattere organizzativo e di altro genere, ma non penso che si possa dubitare della buona volontà da parte di questi giovani, che sono poi coloro che in un non lontano domani dirigeranno essi stessi le cliniche.
Devo anche ricordare che appunto attraverso lo stimolo dato da questi giovani noi potremo arrivare a soluzioni dei problemi assistenziali che sono quelle che più ci interessano. Per questo noi abbiamo elaborato una mozione, testé letta dal Presidente del Consiglio, nella quale si propone anche da parte nostra la nomina di un Consiglio di amministrazione. Non vogliamo negare che il Commissario, trovatosi alle prese con le difficoltà particolari di questi tempi, svolga con entusiasmo la sua attività; ma noi sappiamo che il Consiglio d'amministrazione è veramente un elemento indispensabile, che dovrà prendere visione di tutti i problemi, anche quelli dei reparti ospedalieri. Perché, se le cliniche hanno risolto il problema delle attrezzature, l'Ospedale delle Molinette, che pure è un ospedale discretamente moderno sotto tanti aspetti (dico "discretamente" perché ci sarebbe molto da osservare a questo proposito), è rimasto in stato di arretratezza per tutto quello che concerne le attrezzature, i laboratori eccetera: a titolo di esempio, citerò ammalati che devono attendere dieci-quindici giorni per poter fare un modesto esame radiologico, unicamente perché i reparti non sono attrezzati singolarmente ma tutto è organizzato centralmente; ed è ben noto come questi esami attualmente siano molto più richiesti di quanto lo fossero al momento della fondazione dell'ospedale.
Il nuovo Consiglio d'amministrazione certamente si troverà a dover affrontare molti problemi: ma io penso che l'entusiasmo dei suoi membri e soprattutto l'abnegazione dei medici permetteranno di arrivare a risolverli. Perché noi dobbiamo ricordare che è giusto anche soffermarsi a soppesare il lato amministrativo dei problemi, ma faremmo soltanto una piccola parte del nostro compito se non tenessimo ben presente che la vita e la salute di chi deve ricorrere all'ospedale vale una cifra non calcolabile. Se è bene, quindi, che si valutino le situazioni amministrative, si deve però tenere ben calcolo di tutto il danno, non soltanto economico, che dalla mancanza di efficienza di un ospedale, e di un ospedale dell'importanza e della vastità di questo, potrà derivare ai cittadini.
Per questo noi invitiamo caldamente la Giunta ed il Consiglio a prendere in attenta considerazione la nostra mozione ed a procedere al più presto, in accoglimento delle richieste venute da tanta parte del Consiglio, alla composizione di questo Consiglio di amministrazione. Anche i partiti non possono non accogliere il richiamo che ho fatto or ora: ricordiamoci sempre, soprattutto, che ci sono malati che hanno bisogno di noi.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Giovana. Ne ha facoltà.



GIOVANA Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, io sono particolarmente incline ad apprezzare i contributi di cultura che vengono a riempire le mie lacune, anzi, le mie lagune, in materia culturale, e quindi ho ascoltato con piacere i riferimenti che il Presidente Calleri ha fatto a San Gerolamo, delle cui opere ho scarsa conoscenza. Ricordo però che questo santo diceva che è sommo bene, quando si tratta di discernere fra il bene e il male degli uomini, usare grande prudenza. Ho apprezzato un po' meno il richiamo che il Presidente Calleri ha fatto al vaudeville teatrale inglese della fine dell'altro secolo, perché immagino che la citazione del nome Ernesto fosse in riferimento ad una commedia, veramente non molto degna di memoria, che non vedo quali rapporti possa avere con colleghi qui presenti i quali non mi risulta siano stati rinvenuti in una valigia su un treno quand'erano in tenera età.
Se escludiamo, pur ringraziandola per i contributi culturali che da lei ci vengono, il richiamo al vaudeville teatrale, il quale non interessa la nostra discussione in nessuna, credo, delle riunioni che teniamo, rimangono i fatti. E i fatti, come diceva San Gerolamo, avrebbero dovuto indurla, se non altro, alla prudenza a proposito di una questione come questa, più ancora che per il fatto che su di essa è in corso una inchiesta della Magistratura (per cui si imponeva a lei per primo, proprio per la carica che riveste, di non lasciar trapelare neppure semplici indiscrezioni che potessero permettere a certa stampa di continuare nel vezzo di farsi rilasciare dichiarazioni le quali possono parere una prevaricazione, una anticipazione del giudizio della Magistratura), perché, come ricordava il collega Berti nel suo intervento, essi riguardano una materia che è da lunghi anni di pubblica conoscenza e costituisce giusto motivo di profonda indignazione, che va affrontata senza trincerarsi dietro i formalismi giuridici, dietro le cose che sono accadute e che non possono essere riparate, ma che si spera possano essere riparate in un prossimo futuro.
L'argomento, signor Presidente, egregi Consiglieri, delle grandi baronie come le ha chiamate il collega Berti, che presiedono alla vita e alle sorti degli ospedali, da lunghi anni, spartendosi cifre ingentissime di profitti (cosa di pubblica mozione) e che esercitano una delle peggiori forme di residuo feudale fra le molte che la nostra società tuttora presenta, è quanto mai scabroso ma anche non più ignorabile.
Io credo - mi è già occorso di dirlo altra volta, in risposta al collega Bianchi - che nessuno di noi abbia mai il diritto di portare qui testimonianze di casi personali, e perciò mi asterrò dal farlo. Ma se ritenessi di poterlo fare avrei modo di testimoniare sul comportamento in una tristissima vicenda di uno di quei grandi clinici che sono oggi oggetto di inchiesta della Magistratura: porterei così anch'io il mio granellino di sabbia per dimostrare come questi uomini, separandosi dalla etica professionale, separandosi dai loro doveri, dalla loro missione sociale abbiano largamente sfruttato la società ed abbiano ridotto appunto la medicina a merce sulla quale lucrare immense fortune.
Lei, signor Presidente, al di là ancora delle giustificazioni che pu trovare tenendosi sul filo di norme del diritto, di competenze eccetera deve ricordarsi che, data la sua carica di Presidente del governo di una Regione, e quindi di un organo eminentemente politico, ogni suo atto è in primo luogo un atto politico: ora, la verità è che una vasta maggioranza dell'opinione pubblica (e non parlo, credo, soltanto delle forze dei lavoratori, che noi in misura sia pure diversa qui rappresentiamo) da anni esprime un giudizio pesantemente negativo e da lunghi anni attende giustizia contro le soperchierie, contro lo sfruttamento operato attraverso queste baronie. Per cui, oggettivamente, il suo intervento, signor Presidente, al di là, voglio pensare delle sue stesse intenzioni, è diventato un atto di difesa da parte del Consiglio Regionale piemontese di una delle peggiori incrostazioni della società italiana.
Questo è, signor Presidente, l'elemento di peggiore mancanza sua rispetto a quella massima di San Gerolamo che ha voluto qui richiamare. E' una sua iniziativa che non reca decoro a tutti noi, e certo in primo luogo suona grave e seria condanna per lei, tanto più in quanto - il collega Nesi prima lo diceva qui con parole molto chiare ed esplicite - non c'è stata neppure da parte sua una informazione, una proposta di discussione all'interno di quella maggioranza di cui pure lei è Presidente. Quindi, il problema è molto grave. L'opinione pubblica ha motivo per credere che il Presidente della Regione Piemonte si è schierato in una qualche misura (in questo caso, in una misura abbastanza pesante) a difesa di queste baronie a tutela di interessi privatistici che è auspicabile la Magistratura colpisca fino in fondo se si vuol cominciare a stabilire un diverso rapporto fra coloro i quali si sono assunti il compito di tutelare la salute dei cittadini come tecnici della medicina ed i cittadini stessi. In questo senso il suo atto non può essere giustificato, non può essere approvato ed è anzi meritevole di una seria censura.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Garabello. Ne ha facoltà.



GARABELLO Enzo

Signor Presidente, signori Consiglieri, il collega Berti ha voluto questa sera dare una raffigurazione in chiave drammatica - per la verità ricalcando in qualche aspetto la linea della illustrazione del Presidente Calleri - ed ha così immaginato chissà quali cose siano capitate questa mattina, nei pochi minuti intercorsi fra il momento in cui il collega Borello ed io abbiamo sottoscritto - in ritardo, del che chiediamo venia al Presidente dell'Assemblea - una richiesta di interrogazione e il momento in cui l'abbiamo ritirata. Quanto avevo detto brevemente stamane credevo fosse bastato a chiarire il nostro punto di vista, e cioè che su questo argomento, che ha così largamente interessato, commosso, preoccupato l'opinione pubblica, noi intendevamo si parlasse in quest'aula, proprio per ribadire quel principio, che riteniamo ancora valido e che rientra nello spirito statutario, della ampia discussione nell'ambito degli organi collegiali dei problemi di carattere generale. Per cui, quando il Presidente della Giunta, tramite il Presidente dell'Assemblea, ha comunicato che alla ripresa della discussione nel pomeriggio avrebbe reso un'ampia dichiarazione in proposito, abbiamo ritenuto completamente superata l'interrogazione, anche nei termini in cui era stata formulata, ed abbiamo dichiarato che saremmo rimasti in attesa di questa dichiarazione e del successivo dibattito. E' veramente voler fare il processo alle intenzioni e ricercare le streghe a tutti i costi voler vedere ricatti dimissioni, cose del genere in un atto che mi pare assolutamente normale e di semplice spiegazione.
Evidentemente, non è facile, parlando dall'interno del partito del Presidente della Giunta, esprimere valutazioni che possono in parte non collimare con le sue impostazioni, come penso sia nell'ambito comunque della maggioranza; però, mi pare sia in ogni caso una possibilità ed una occasione democratica esprimere su problemi fondamentali, su problemi di principio, il nostro punto di vista senza tema di ricatti o simili cose.
Quindi, respingo nella maniera più netta, più chiara, più franca quello che ha detto il Consigliere Berti in proposito, perché i dubbi da lui avanzati evidentemente metterebbero tutto questo dibattito, almeno per quanto mi riguarda, in una luce non giusta né ammissibile da parte mia.
Perché con altri amici ho manifestato una certa reazione in relazione a questa serie di avvenimenti e ad un avvenimento particolare? Perché ci siamo fatti carico - e per la verità devo dire che all'inizio delle sue dichiarazioni se n'è fatto carico il Presidente Calleri - di come l'opinione pubblica piemontese in modo particolare e torinese in modo particolarissimo ha assunto su di sé e dentro di sé, fra i problemi vivi il problema dei rapporti dei clinici con l'Ospedale San Giovanni e l'Università. Di solito, quando non si sa da che parte parare, si parla dell'opinione pubblica come di un qualche cosa che molte volte è rappresentato da ben poche persone. In questo caso credo onestamente francamente, si possa dire che, dopo che da cinque mesi a questa parte si susseguono sui giornali gli articoli in proposito (credo ne siano apparsi circa duecento, mettendo insieme tutti i giornali cittadini, e la sola "Gazzetta del Popolo", che ha sostenuto in maniera primaria il discorso, ne ha pubblicati, mi dicono, ottanta), non sia possibile pensare che una campagna di stampa di questo genere, un dibattito così ampio, in cui vi è stato un intervento amplissimo a tutti i livelli, possa essere trascurabile, possa non rispecchiare veramente l'interesse dell'opinione pubblica. Per di più, il dibattito avvenuto sui giornali, dibattito a distanza, fatto di accuse e controaccuse (ancora questa mattina, i quotidiani, dopo avere riferito sulle questioni di cui stiamo discutendo ospitavano un altro di questi dibattiti di accusa e controaccusa all'interno del corpo sanitario universitario) non poteva non suscitare preoccupazione nell'opinione pubblica. E' indubbiamente un argomento scottante, quello all'ordine del giorno, che ha provocato all'inizio l'intervento, non dimentichiamolo, del Rettore Magnifico dell'Università con dichiarazioni piuttosto esplicite in proposito, ed interventi di tutti i clinici, quelli che compongono il numero citato nell'intestazione della pratica ed altri, interventi di amministratori di ospedali, discussioni in Consiglio comunale, nei Consigli di quartiere. Per cui, ad un certo momento, senza che, quasi inspiegabilmente, vi fossero querele di parte contro i giornali, che molte volte hanno usato termini piuttosto espliciti per definire posizioni, o comunque per descrivere fatti, è intervenuta la Magistratura. E il fascicolo raccolto dal magistrato - è già stato ricordato qui, anche da me, poco fa - ha una intestazione da western all'italiana, cioè un nome proprio, Dogliotti, seguito da "più 32", che ha indotto, in questi ultimi giorni, un giornale non precisamente torinese a richiamare, almeno per assonanza, il titolo di un film.
L'opinione pubblica ha subito un vero e proprio choc per tutta questa campagna. Perché? Secondo me perché ci si richiama a questioni che sono fondamentali nella mentalità popolare, nella mentalità di tutti i cittadini: la loro salute prima di tutto, e in secondo luogo i loro soldi.
La loro salute perché evidentemente gli ospedali, ed in particolare il principale nosocomio regionale, sono il punto di riferimento cui purtroppo volenti o nolenti, molte volte si deve ricorrere, e nei momenti più difficili; i quattrini perché, bene o male, "solventi in proprio", secondo la vecchia terminologia, o "mutuati", i cittadini che entrano nell'ospedale tirano fuori quattrini, o dalla tasca o attraverso prelievi sul salario, e quindi salute e quattrini sono di tutti ed è spiegabile quindi che tutti abbiano una loro idea, sappiano quello che vogliono in proposito.
Ricorderei subito qui, siccome si è parlato di riforma sanitaria e di riforma ospedaliera, che il successo della riforma sanitaria e della riforma ospedaliera dipende molto, oltre che dalla capacità legislativa del Parlamento, dalla capacità legislativa e amministrativa della Regione dipende molto dalla fiducia, dalla convinzione che si sta operando bene da parte della classe politica e da parte della classe medica. Su questi punti dobbiamo fare attenzione a non far perdere né alla classe politica né alla classe medica (perché, tutto sommato, l'attacco ad alcune persone non è un attacco generalizzato all'intera classe medica) la fiducia e negli uni e negli altri componenti fondamentali, affinché la riforma sanitaria e la riforma ospedaliera sia un qualche cosa di serio rispetto a quelle cose di cui dicevo prima: la salute di tutti e i quattrini di tutti. Arrivato a questo punto, l'uomo della strada, sapendo che del caso si occupa la Magistratura, aspetta che essa si pronunci. Noi dobbiamo desiderare, con i nostri concittadini, di veder chiaro all'interno di questa matassa; e poiché spetta alla Magistratura giungere a districare questa matassa piuttosto ingarbugliata, dobbiamo dimostrarle piena fiducia e pieno rispetto.
In questa vicenda la Regione è intervenuta due volte, è già stato qui ricordato: la prima volta quando il Presidente, con suo decreto, sentita la Giunta....



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Su deliberazione della Giunta.



VIGLIONE Aldo

A maggioranza.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

All'unanimità meno uno, cioè meno te.



VIGLIONE Aldo

Mi riferisco alla tua interpellanza, perché c'è un collegamento fra il voto favorevole di allora e l'interpellanza.



GARABELLO Enzo

Tu stai traendo delle illazioni veramente gratuite.
Dicevo, la Regione è intervenuta, decidendo, attraverso un decreto che per me era stato assunto "sentita la Giunta", a quanto invece precisa il Presidente "su delibera della Giunta", quindi in forma ancora più impegnativa, di dare un'amministrazione temporanea, un commissario all'Ospedale regionale. Io devo dire, e non svelo nessun segreto, che in Giunta feci anch'io delle obiezioni in proposito. Però le mie osservazioni erano essenzialmente volte a far sì che la durata del mandato commissariale fosse strettamente e strumentalmente legata ai problemi immediati che in quel momento pesavano all'interno del San Giovanni. E' inutile che ci soffermiamo a ricordarli: c'erano delle cliniche e dei reparti che si stavano chiudendo per mancanza dell'ossigeno economico necessario richiedendo però - e in questo senso, se vogliamo, c'era non una riserva mentale ma una qualificazione del voto - una pronta attuazione della amministrazione regolare normale. E io penso che questo fosse sostanzialmente il parere dell'intera Giunta in quel momento e credo di poter dire (il Presidente poi preciserà) che fosse il suo stesso intendimento: cioè la volontà politica di mettere a capo di un grande nosocomio, di un grande ente qualcuno che comandasse, perché quelli che dovevano comandare, in sostanza, si erano eclissati, avevano dato le dimissioni e non ritenevano più di fare quella amministrazione neppure ordinaria che era necessaria in quel momento.



BERTI Antonio

Presidente e Vicepresidente, democristiani. Altri, invece, volevano farla funzionare.



GARABELLO Enzo

Io in questo momento sto facendo un esame obiettivo della situazione.
Pertanto, mi pare che rispetto a quel primo intervento noi dobbiamo confermare un auspicio che qui sta affiorando e che credo sia comune a tutto il Consiglio: che veramente la Giunta, per la parte che la riguarda dato che ha l'iniziativa in proposito, si impegni a portare al più presto al Consiglio Regionale la proposta della nomina della nuova amministrazione, perché evidentemente ciò sottrarrà anche la Giunta, il Presidente, al peso di dover intervenire in questioni che una amministrazione ordinaria potrebbe benissimo sbrigare per conto proprio.
Il secondo intervento è stato quello di cui qui si è discusso, quello del Presidente Calleri. In proposito ci sono due aspetti nella relazione Calleri, sulla quale io debbo dichiarare almeno un parziale dissenso.
Spiego meglio, affinché quanto dico non assuma un significato politico al di là di quello che deve avere, cioè una dichiarazione di un punto di vista che è legittimo si possa fare strada in questa assemblea. Il primo aspetto è che l'intervento sarebbe avvenuto su materie che sono estranee all'esame da parte della Magistratura. Senza voler controbattere formalmente quanto il Presidente della Giunta ha detto, io obietto che ritengo che in questo momento nessuno possa dire esattamente quali sono le materie su cui sta decidendo la Magistratura. Su questo piano, l'invito alla prudenza di San Gerolamo ricordato da Giovana io lo prendo tranquillamente per me: e cioè posso ammettere che vi possa essere il timore, in qualsiasi momento, in una assemblea politica, in un organo politico esecutivo, di poter avere, anche nella convinzione di agire bene - perché questo bisogna supporlo in chiunque agisca responsabilmente in prima persona -, un obiettivo lievemente diverso da quello che sarebbe giusto avere in quel momento. E pertanto, siccome non si può essere certi che questa materia sia estranea all'esame che la Magistratura sta facendo, francamente mi lascia perplesso che sia avvenuto l'intervento.
Il secondo aspetto mi lascia perplesso, non nella forma ma più che altro nella sostanza. Il Consigliere Berti ha polemizzato - e non è la prima volta - con il Presidente Calleri e con altri di nostra parte a proposito delle esatte configurazioni degli organi della Regione. Il Consiglio è l'organo sovrano, però il Presidente e la Giunta hanno una loro precisa sfera di attività, di potenzialità politica, di possibilità di decisione, in cui debbono sì rispondere al Consiglio, ma che è loro propria, in quanto non dipendenti come organi esclusivamente dal Consiglio ma organi in se stessi. E' una vecchia discussione, fatta anche su altri aspetti della vita della nostra Regione. Da un punto di vista formale quindi, io non rilevo questo aspetto: lo rilevo piuttosto da un punto di vista sostanziale, andando a quelle che sono state le comunicazioni nell'ambito della formulazione dello Statuto, per rilevare che ogni qual volta è possibile, cioè ogni volta che non vi siano motivi di strettissima urgenza (e in questo mi pare che proprio la strettissima urgenza non ci fosse) sia vivamente auspicabile che gli organi della Regione, prima di prendere una decisione, si consultino con l'organo collegiale più vicino almeno (quindi il Presidente con la Giunta e la Giunta, se del caso, con il Consiglio). Ciò non impedisce che ciascuno di noi mantenga il proprio punto di vista, più radicale, in un senso o nell'altro, o più mediato. Ritengo che non sia recare offesa ad alcuno dire che ogni qual volta è possibile si devono consultare gli organi collegiali.
Mi ha preoccupato l'aspetto politico di questo intervento del Presidente della Giunta. Perché proprio il fatto che dopo decine e decine di articoli comparsi sui giornali con i particolari più diffusi l'intervento, per la sua natura, si sia ridotto ad una dichiarazione di principio, fatta in maniera estremamente concisa, forse è l'elemento che ha preoccupato di più e turbato di più l'opinione pubblica rispetto a questa valutazione. Non c'è alcun dubbio che, consenzienti o dissenzienti in tutto o in parte, un'ampia relazione del dibattito che si sta svolgendo oggi nell'ambito del Consiglio Regionale potrà essere certamente meglio accetto all'opinione pubblica, per tutta quella serie di concatenazione di concetti e di comportamenti che la pongono in condizioni migliori per valutare le circostanze. Secondo me, è sconcertante il fatto di mettere un punto così rapido alla discussione. Non intendo dare di questo una interpretazione critica, ma devo dire che non poche persone che non si occupano di politica ma che fanno parte dell'opinione pubblica che segue i giornali hanno dato una interpretazione negativa della situazione prodottasi, quasi manifestando il timore che il potere politico volesse mettere una zeppa che intralciasse il normale svolgimento degli avvenimenti. Io non credo lo dico sinceramente, e non per motivi di solidarietà politica - che ci fosse questa intenzione da parte del Presidente nell'assumere il suo ben noto atteggiamento, però devo rilevare tale atteggiamento con quella franchezza che ritengo sia giusto, visto che l'abbiamo inaugurata, venga anche dai banchi della maggioranza. La mia maggiore preoccupazione nel portare avanti questo intervento, abbastanza franco e comunque molto sereno, è il timore che qualcuno possa vedervi una benché minima menomazione di quella che può essere l'azione autonoma, indipendente perché proprio mentre si pondera al Palazzo della Curia maxima le altre voci debbono tacere per consentire i migliori giudizi in quel senso.
Questo avvenimento ci ha fatto procrastinare l'avvio della discussione sul programma, che penso sia ormai stato elaborato nei particolari e contenga ampi riferimenti a proposito di politica sanitaria e ospedaliera.
Su questi riferimenti, su queste linee discuteremo, perché più che non dei fatti di cui ci stiamo occupando noi dobbiamo essere preoccupati delle cose positive che dovranno seguirli, cioè dell'ordinamento che daremo nella nostra Regione al problema della sanità. Questo è quanto l'opinione pubblica e i nostri cittadini attendono da noi. Per cui concordo con la richiesta, che ho già fatto anche prima, di dar al più presto regolarità di funzionamento all'amministrazione di questo e di tutti gli altri ospedali in cui la Regione ha responsabilità diretta, auspicando da quest'aula così importante nell'ambito del Piemonte che gli altri Enti locali che intendono giungere per conto proprio, autonomamente, a soluzioni di problemi analoghi lo facciano al più presto. Ribadisco la necessità che ci sia veramente, in noi, un sincero rispetto, una sincera fiducia per l'azione che la Magistratura va svolgendo, perché quello che i cittadini oggi attendono è proprio di vedere chiaro su un problema di cui hanno una idea ancora piuttosto nebulosa perché non riescono a collegare tanti particolari che sono stati sviscerati e mai riassunti.
Nelle mie parole vi è stata anche una indicazione di metodo, con richiamo alle linee del nostro Statuto, che è partecipativo, che vuole l'esame obiettivo, sempre, di ogni situazione, che vuole in ogni caso in cui sia possibile la collegialità delle decisioni. In questo modo noi intendiamo porre e risolvere d'ora innanzi i problemi della comunità piemontese, ed anche le difficoltà, gli errori, le incertezze che si possono verificare su questa strada, caso mai dovrebbero essere come la controprova che bisogna seguire un'altra strada, quella che abbiamo inserito nello Statuto. Cioè, in conclusione, se saremo capaci di collaborare tutti insieme, di parlarci sinceramente, di non strumentalizzare mai niente - e spero in primo luogo che non ci sia nessuno che voglia strumentalizzare questo mio intervento - potremo dar prova di quella saggezza (parola passata un po' di moda) che in fondo i cittadini si aspettano da noi. L'essere saggi significa anche saper fare tesoro delle esperienze, buone o cattive che siano, giuste o sbagliate: se faremo tesoro delle esperienze acquisite, probabilmente sempre meno di frequente ci troveremo a dovere discutere in questo Consiglio situazioni del genere e sempre più potremo discutere costruttivamente delle necessità delle nostre popolazioni.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Viglione, ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi permetterò di rubarvi alcuni minuti su un problema che non vi è ignoto e che da lunghi anni mi sta particolarmente a cuore. Se permettete farò un intervento un po' diverso dai miei colleghi. Io non darò la colpa di tutto questo a Suor Giuseppina, come vorrebbe un importante organo della nostra Regione che l'ha scovata a Cagliari ed insiste costantemente nel rappresentarla veloce per i corridoi dell'ospedale, con borse cariche di biglietti da diecimila animata da uno spirito evangelico tale da correre dai direttori della clinica per portar loro sempre più denaro. Non sono di questo avviso, anzi condanno e vorrei che lo stesso Consiglio condannasse queste forme di distorsione di una verità storica e di una situazione obiettiva. Non daremo neanche tutte le colpe ai clinici ed ai tecnici: fra essi vi sono illustri scienziati, vi sono anche degli arrivisti e dei profittatori (come in tutti i campi), gente che ha fatto carriera in virtù di parentele, in virtù di dinastie, ma questo, lo sappiamo da tempo, non occorre ripeterlo. Fra i medici, gli aiuti, gli assistenti, ripeto, vi sono degli autentici scienziati, vi sono degli studiosi da venti, venticinque anni nelle cliniche, senza una prospettiva di carriera, perché i posti sono già stati letteralmente venduti in tutta la Regione; diremo di più, sono stati già venduti in tutta l'Italia: ed infatti sono state pubblicate (e lo sappiamo bene) lettere di cattedratici che chiedevano a un altro cattedratico o al Consiglio di amministrazione di un certo ente di essere inseriti nella commissione d'esame perché interessati al concorso. Vi sono oltre 400 medici che in silenzio, senza un aiuto, lavorano e soffrono nella nostra città. A questi, noi dobbiamo mandare, come Consiglio Regionale, il nostro senso di ammirazione in quanto proprio la Regione dovrà creare nuove prospettive.
Di questo io vorrei parlare stasera. Se una condanna viene, signor Presidente (non prenda il termine "condanna" in senso troppo letterale, ma come una non adesione alle opinioni che ha espresse) è perché ha parlato del passato, mentre io avrei voluto che parlasse dell'avvenire. E' per questo che oggi ci troviamo a discutere.
L'altro ieri, signor Presidente, è venuto da me un povero artigiano di Mango d'Alba e mi ha detto: "Mia figlia, che è diplomata ragioniera, ha male al cuore e dovrebbe essere operata". Ad un illustre medico che si occupa di cardiochirurgia è stato ridotto quasi a zero il potenziale di letti della clinica; egli va sovente a Chivasso, piazza ancora riservata agli scienziati, ed ha risposto all'artigiano di non poter operare sua figlia, e che però poteva andare in una certa clinica, dove gli avrebbero fatto un prezzo. Il prezzo era tre milioni e mezzo. Il povero artigiano non li aveva, mi ha mostrato il libretto della mutua e mi ha detto: "Non ho tre milioni e mezzo, mia figlia ha 22 anni e deve morire....". La ragazza dovrebbe subire quella ormai nota operazione che fa questo illustre cardiochirurgo. E' il sistema vigente che bisogna rovesciare, è questo il discorso che dobbiamo fare perché parlando di Suor Giuseppina Tanda o dei clinici dell'Università, spostiamo il discorso.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Di chi era quella clinica?



VIGLIONE Aldo

Villa Pia.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Ma di chi parli?



VIGLIONE Aldo

Di Actis Dato, il quale va a Chivasso perché gli danno pochi letti che sono prenotati fino al '72 e chi è malato di cuore può morire perché fino a quella data non può essere operato. Non è ignoto il conflitto Morino-Actis Dato. Non sono io che vengo a raccontarvi queste cose. Mio figlio che fa il second'anno di Medicina, con altri amici mi è venuto a trovare e mi ha detto: "Siamo 800 iscritti, le aule contengono sì e no 60-70, stringendo molto 80-90 alunni". Al mattino alle 7 bisogna trovarsi dietro la porta anzi, uno mi disse d'essere caduto e di avere ancora male un mese dopo il fatto perché aveva corso per la scalinata. E poi si dice che gli studenti non vogliono studiare e protestano contro questo tipo di società.
Dovrebbero, a mio giudizio, fare ben altro. "I professori - tolto qualche scienziato - si fanno vedere raramente, sono sempre più impegnati nelle loro attività professionali e noi studenti se vogliamo fare qualcosa la facciamo". Ce n'è uno di Limone Piemonte che mi ha commosso: il sabato e la domenica vende i biglietti della seggiovia per guadagnarsi i soldi per pagare la retta del Collegio Universitario, vince borse di studio con tutti trenta e mi parlava come uno che vuole veramente imparare. I professori non si fanno vedere perché impegnati in luoghi sempre più lontani. Ce n'è uno che per i suoi studi sta via tre-quattro mesi, e gli assistenti cercano di rimediare a ciò che non fa il professore. Ho detto di uno, ma potrebbero essere molti di più.
L'altro giorno, signor Presidente, ero a Boves, alla Casa di Riposo "Mons. Calandri", che ospita 200 anziani dove si è aperta una falda l'acqua ha invaso le cantine e questi poveretti pompavano acqua, ma con pochi risultati. Abbiamo fatto una richiesta di 50 milioni, ma non c'è niente da fare, l'acqua è ancora là e non c'è nessuno che si accorga che al "Mons. Calandri" dove vivono 200 poveri vecchi (come probabilmente a Rivarolo ed in altri posti) le falde d'acqua sono aperte, i corridoi puzzano di frittata, vi sono odori malsani in conventi che sono stati riadattati. Proprio oggi il Consigliere Lo Turco mi diceva che quell'operaio che aveva contratto un male in fabbrica, è morto, non è stato possibile curarlo tempestivamente.
Questo è il mio discorso, signor Presidente. Sinceramente il passato che oggi è nelle mani della Magistratura, deve servire come insegnamento.
Le leggi per la riforma ospedaliera e i decreti conseguenti sono già leggi quadro: tutto è passato alla Regione che è organo collegiale: ma fino a che non si innova radicalmente in punto partecipazione, non si rende veramente concreto ed operante ciò che abbiamo scritto nello Statuto. Mi ricordo che lei, signor Presidente, in quelle notti è stato uno degli antesignani di quegli emendamenti relativi alla partecipazione popolare. E se c'è una cosa che condanno nel suo intervento, è solo proprio che ella abbia parlato del passato, delle azioni di alcuni clinici. Ripeto, ci sono molti medici che hanno sofferto e nessuno meglio di noi ospedalieri che partecipiamo ai consigli di amministrazione lo sa. Abbiamo visto dei medici che per anni hanno preso 28 mila lire al mese, hanno preso 300 mila lire all'anno soltanto adesso con la riforma ospedaliera sono riusciti ad ottenere una situazione migliore. Abbiamo visto degli aiuti e degli assistenti rimborsati personalmente dal cattedratico, quasi che fosse una elargizione e questo è avvenuto fino a due anni fa. E' questo sistema che dobbiamo cambiare. Bisogna avere il coraggio di condannare, ci sono degli organi di stampa che conducono campagne scandalistiche per poi magari attenuarle con colpe di natura secondaria, come quelle di Suor Giuseppina. Cosa ne pu Suor Giuseppina? Con il suo carattere autoritario (come hanno solitamente le Madri Superiori degli ospedali), improvvisamente diventa il capro espiatorio di un sistema. Noi aspettavamo dal Presidente dichiarazioni di condanna, che cioè va avviato un discorso di natura democratica che parta dall'interno di questo Consiglio e si estrinsechi a livello comunale, ai Comitati di base, di presidio sanitario, nelle fabbriche. Noi l'abbiamo scritto nell'art. 6 che avremmo costituito dei presidi sanitari nei luoghi di lavoro.
Queste erano le dichiarazioni che attendevamo; noi diamo l'appoggio al governo regionale, ma lo diamo in quanto esso apra una prospettiva nuova. A me sinceramente della fine di Dogliotti e degli altri trentadue non me ne importa, anche se, ripeto, bisogna fare distinzioni fra chi, scienziato viene immesso in una certa posizione e chi, profittatore familiare per dinastia, ne ha beneficiato, anche se incapace, come ormai sappiamo perfettamente. Ma vorremmo queste dichiarazioni prima di lasciarci questa sera, signor Presidente, io attendo da lei queste dichiarazioni, questa volontà nuova che noi portiamo innanzi, perché è l'unica materia per cui ci siamo battuti, e lei lo sa signor Presidente, come ci siamo battuti, per quattro mesi, perché sapevamo che un giorno questo argomento sarebbe venuto sul tappeto e se la Regione opererà nei primi due o tre anni, sarà sul tema della Sanità, altrimenti il bilancio dello Stato, le finanze dello Stato l'economia dello Stato, andranno a catafascio, poiché il sistema attualmente in vigore non consente alcuna assistenza (ricordo il caso di Mango) e necessita di mezzi tali che il bilancio dello Stato non li potrà più sostenere.
L'altro giorno a Roma, noi ospedalieri attendevamo che il decretone risolvesse i nostri problemi (parlo dell'ospedale di Cuneo, scusate se mi riferisco alla nostra provincia), aspettavamo due miliardi e 200 milioni ebbene, dopo la distribuzione dei 250 miliardi del decretone per il ripianamento dei debiti del 1969, che praticamente crescono di giorno in giorno, è stata una goccia nel mare; dobbiamo prendere coscienza di queste cose, c'è un buco di 1500 miliardi e a Roma non se ne accorgono, si parla al vento, si va di Ministero in Ministero (con due miliardi e 200 milioni non andiamo avanti, si chiuderà domani mattina) c'è l'insensibilità più nera, c'è la scalinata di Piazza di Spagna, c'è Trinità dei Monti con il bel sole e nessuno si accorge che sugli ospedali che vanno chiudendo, sulle cliniche, occorre fare tutto un discorso di preparazione, di quadri intermedi, del personale non medico. Oggi non abbiamo scuole per la preparazione delle infermiere, nella nostra Regione mancano perlomeno 2 mila infermiere professionali, mancano assistenti sociali e assistenti sanitarie, ci saranno sì e no dieci scuole che sfornano venti, trenta quaranta allieve ognuna per anno, ma per arrivare al fabbisogno impiegheremo trent'anni e fra trent'anni avremo bisogno d'altro. Manca la preparazione scientifica del medico che spesso fa da sé, il medico della clinica, l'aiuto è costretto quasi in una gabbia, dalla quale non esce, è sfiduciato. Gli amministratori perdono la fiducia nelle proprie capacità di amministrare. Mi diceva l'altro giorno un gruppo di medici: "Cosa possiamo fare, ad un certo momento diventeremo degli impiegati, non c'è più passione, non ci sono prospettive, non c'è più la ricerca scientifica, la preparazione". Decine di ambulatori si sovrappongono uno all'altro, senza un'organica programmazione. A Cuneo abbiamo due apparecchi, lo Sma 12 e lo Sma 7, che fanno dodici analisi-base in due minuti, ma vi saranno perlomeno cento ambulatori che fanno le analisi come gli alchimisti, con piccole ciotoline con una dispersione di centinaia e centinaia di milioni. Pensate come avviene la distribuzione delle medicine, senza alcun discernimento perché il medico stesso è sfiduciato; il medico condotto non fa più il medico condotto ma passa direttamente all'ospedale: gli ospedali ne sono pieni.
L'altro giorno giravo per l'ospedale di Cuneo, è molto bello, ma ha i letti nei corridoi, perché? Perché il medico condotto è solito ordinare il ricovero di tutti i malati onde ci troviamo in una situazione sempre più difficile. Da 1500 miliardi passeremo a 2 mila miliardi: non so quando ci accorgeremo di questa situazione.
Questo, signor Presidente è il discorso che io mi attendo da lei.
Ripeto le dichiarazioni del Presidente io non le approvo, perché se n'è assunta la responsabilità personale, mentre io avrei voluto che se la fosse assunta assieme a tutto il Consiglio.
E parliamo un po' del Commissario (Garabello se n'è andato): quando questa mattina ho letto l'interpellanza di Garabello ho avuto un momento d'ira, veramente, perché lei ricorderà signor Presidente, quando le dissi che il Commissario non avrebbe risolto niente, soltanto un consiglio democraticamente eletto, rappresentante l'intero arco delle forze politiche, avrebbe potuto trattare e risolvere questi problemi. Così quando le dissi che il Comitato provinciale per il controllo delle rette non sarebbe riuscito entro il 28 febbraio a risolvere assolutamente niente: infatti il Comitato non ha ancora esaminato il bilancio; siamo ad aprile e gli ospedali non sanno ancora quali rette saranno approvate Questa è la volontà della Giunta che noi vorremmo fosse espressa. Sul resto ormai il discorso è passato, ci serve soltanto più da insegnamento rispetto ai fatti che sono avvenuti. Ma questo insegnamento si deve tradurre in realtà ed è ciò che aspettiamo. La nostra mozione riguarda non soltanto il San Giovanni, ma anche il Sant'Anna, ospedale regionale specializzato e che dovrebbe trovare in questo Consiglio la costituzione del suo consiglio di amministrazione. La nostra mozione, quindi ha voluto avere un ben preciso significato, essere un fatto positivo, che riesca a sbloccare, non dico tutta la situazione, ma che sia il primo passo. Se il Consiglio Regionale dimostrerà questa volontà di nominare i suoi rappresentanti negli enti che gli competono, avrà fatto un passo enorme.
Queste sono le dichiarazioni che ci aspettiamo da lei signor Presidente.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Curci, ne ha facoltà.



CURCI Domenico

Signor Presidente, signori Consiglieri, intervenendo nell'ultima seduta di questo Consiglio, nella discussione sulla crisi della Magnadyne constatai che in certe occasioni e in presenza di determinate circostanze le formule non significano nulla, perché certi fatti, possono capitare come tegole sul capo di qualunque presidente, a qualsiasi partito appartenga e quale che sia la formula scelta per il governo della Regione. La stessa constatazione ho dovuto fare poco fa, ascoltando la dichiarazione del Presidente della Giunta. Perciò il nostro giudizio, esula da qualsiasi considerazione riguardante la formula della Giunta di centro sinistra che egli presiede. Si riferisce unicamente alla valutazione della posizione che il Presidente della Giunta ha assunto nella circostanza in esame. Posizione che a nostro avviso, riteniamo esente da qualsiasi censura. Egli ha ritenuto di poter affermare, certo sulla base dei documenti amministrativi in possesso dell'Ospedale San Giovanni, che in relazione alla convenzione San Giovanni-Università ed in relazione alla legge sull'istruzione superiore, i clinici hanno sempre osservato gli accordi. Ha ritenuto di poter fare questa dichiarazione e bene ha fatto a farla, sotto la sua responsabilità. Se avesse ritenuto di fare una diversa dichiarazione, una dichiarazione di condanna, certamente non vi sarebbero state tutte le accuse di scorrettezze che abbiamo letto sulla stampa di oggi. Vi sarebbero state molto probabilmente delle dichiarazioni di plauso; le dichiarazioni formulate dal Presidente della Giunta, sono invece dispiaciute ad alcuni che avrebbero voluto non che non le facesse, ma che fossero diverse. Le ostilità sono state subito aperte dalla dichiarazione diffusa da uno dei presidenti di questa assemblea, quello comunista, cui ha fatto immediatamente eco la rivolta dei soliti pretoriani della sinistra democristiana, di quelli presenti in questo Consiglio e di quelli che stanno fuori. La Stampa, il quotidiano La Stampa, che fino a non molto tempo fa, dichiarava con articoli ed interviste che Torino vantava centri di cardiologia, di necrologia, di diagnosi e cura dei tumori, fra i migliori d'Italia, da alcune settimane, si dice certa, mentre l'inchiesta del magistrato è tutt'altro che conclusa, che tali centri erano in mano ad una banda di ladri; di clinici fino a ieri esaltati per l'elevatezza dell'ingegno, ora ci si viene a dire che la loro unica preoccupazione, non è stata la ricerca scientifica, ma il furto. Ma a questo punto, signori parliamoci chiaro, dove erano i rappresentanti dei partiti che siedono nelle amministrazioni ospedaliere? Di quanta negligenza e connivenza si è resa colpevole la classe politica, nella corruzione degli istituti universitari ospedalieri? Se dovessimo fare un elenco di tutti gli intrallazzi politici e dei favoritismi minanti l'onestà della classe medica, certi partiti non ne uscirebbero puliti. La verità è che si vuole creare una frattura anche fra medici e cittadini. Il Movimento sociale chiede che si metta un freno in attesa del giudizio del magistrato, alla diffamazione organizzata che colpisce un'intera classe di professionisti la quale con i suoi pregi e i suoi difetti, come tutte le istituzioni umane, è ora esposta al linciaggio morale. Fino a quando la magistratura non si sarà pronunciata, nessuno ha il diritto di distruggere e di diffamare tutta intera una categoria, con frasi fatte, come i baroni, i primari ladri, i medici troppo ricchi, ecc. Ogni classe ha onesti e disonesti, ma non è giusto che i primi paghino per i secondi. Noi chiediamo che gli eventuali colpevoli paghino, ma si ponga fine alla caccia indiscriminata. Vogliamo che l'inchiesta investa tutti gli aspetti della vicenda, non dovranno essere solo i medici sotto accusa, ma anche il sottobosco politico che, attraverso il clientelismo, il favoritismo, la corruzione ha portato alla situazione attuale.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Sanlorenzo, ne ha facoltà.



SANLORENZO Dino

Signor Presidente, signori Consiglieri, io credo che se il Presidente Calleri aveva qualche dubbio sulla opportunità del suo intervento politico su questa materia, questo dubbio si sia rafforzato oggi pomeriggio nel dibattito che si è svolto in questo Consiglio, soprattutto per l'intervento ultimo del Consigliere Curci che, unico, si è distinto, rispetto a tutti gli altri (se non ho inteso male), nell'apprezzare la sua dichiarazione, la sua linea di condotta, mentre tutte le parti politiche presenti, chi più chi meno, chi con sfumature di sinistra, chi rifiutando qualsiasi valutazione politica, hanno in realtà censurato, criticato, obiettato sull'opportunità e sul merito della sua dichiarazione. Questo mi esime dal polemizzare con lei (lei aveva polemizzato con me sull'opportunità della mia replica alla sua dichiarazione). Come vede il Consiglio, tutto sommato credo abbia dato ragione alla iniziativa dei comunisti e non a quella del Presidente della Giunta.
Se fosse solo questione di far polemiche, potrebbe anche essere divertente, ma la questione è un'altra ed è che mi pare che nella sua dichiarazione, quella che ha reso qui oggi pomeriggio, vi siano delle novità che invece non sono state colte dal dibattito. Alcune interessanti altre invece negative ma in tutti e due i casi esse partono dall'ignoranza dei fatti o dal non ricordarli. Nella sua comunicazione di oggi ci sono tante cose: giudizi, censure, critiche, esibizioni di competenza balistica (cosa piuttosto pericolosa per l'esponente di un partito che rifiuta gli opposti estremismi) e dà persino il suo contributo da aggiungersi a quello del Consigliere Giovana, a far diventare San Gerolamo un consigliere regionale del Piemonte. C'è di tutto, due cose però non ci sono: i fatti e una motivazione precisa del suo intervento sulla "Stampa". Infatti, non nascondiamocelo, non sono la convenzione fra l'Università e la clinica, non è per questo che l'opinione pubblica si indigna se La Stampa pubblica su sette colonne le dichiarazioni di Calleri e su sei-sette colonne la controdichiarazione. I fatti sono altri: sono il sequestro da parte della Guardia di Finanza di un voluminoso pacco e di due casse di documenti l'apertura di un'inchiesta giudiziaria che in questo momento è nella fase di istruttoria preliminare della procura (ma che sta per finire) sull'amministrazione delle cliniche universitarie; la richiesta formulata dal dott. Zagrebelsky, al direttore del Sant'Anna, al commissario straordinario del San Giovanni di costituirsi parte civile nei confronti del prof. Dogliotti e altri, per concorso in truffa continuata ed aggravata ai danni del San Giovanni; la contestazione a trentatre persone (in generale clinici) di imputazioni di vario genere come la omissione di atti d'ufficio, oltre a quella di truffa e di peculato; l'invito e il suggerimento rivolto dal Presidente della Regione al commissario straordinario del San Giovanni, a non costituirsi parte civile (comunque l'esito finale del loro colloquio è stata questa decisione).



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

L'ha detto la "Gazzetta" questo, ma non è vero.



SANLORENZO Dino

Vedremo poi questo aspetto, molto delicato, che infatti lei sorvola nella sua dichiarazione.
I fatti sono: la decisione del Consiglio di amministrazione dell'Ateneo di nominare un avvocato - notizia dell'ultima ora di "Stampa Sera" - e quindi in polemica con lei che nella sua dichiarazione dice "siccome l'università non ha niente a che dire, io dico"; e inoltre la decisione del commissario del Sant'Anna di costituirsi parte civile. Per cui rimane soltanto il commissario del San Giovanni che non nomina né un avvocato n si costituisce parte civile in tutta questa vicenda.
Ma assieme a questi fatti, ve ne sono altri che investono più esplicitamente la natura politica della questione. Io li ricordo, lascio a voi se collegarli o meno. Essi sono: il Presidente Calleri è stato (ce l'ha detto oggi, io pensavo lo fosse ancora) un membro del Consiglio di amministrazione dell'Università per alcuni anni. E' interessante anche questo aspetto della questione, quindi le chiedo che nella replica ci dica quando è stato nominato, da chi, e quando ha presentato la lettera di dimissioni. I fatti sono che le trattative del centro sinistra hanno rischiato di rompersi su una questione che allora parve, ai più francamente inspiegabile: sulla presidenza nella Commissione Sanità. Noi stessi comunisti ci trovavamo imbarazzati nel giudicare un fatto che sfuggiva a qualsiasi norma politica. Ma come, quattro, otto mesi di discussione, contrasti poi finalmente si costituisce la Giunta e adesso la sciolgono a causa della presidenza della Commissione Sanità? Sarà molto importante la presidenza della Commissione Sanità ma non a questo punto.
Adesso invece comprendiamo meglio la questione. Comprendiamo anche perch la vertenza all'interno del centro sinistra si è conclusa con la vittoria della democrazia cristiana sulla presidenza della Commissione della Sanità.
Adesso lo comprendiamo molto bene. I fatti sono che in questa Giunta l'Assessore alla Sanità non è un socialista, è un democristiano; i fatti sono che il commissario straordinario al San Giovanni, nominato a maggioranza dalla Giunta di allora, è un amico del Presidente Calleri.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Ne ho tanti!



SANLORENZO Dino

Ne ha tanti? Già, anche quello.
I fatti sono che i presidenti democristiani del San Giovanni avv. Santi e avv. Dardanelli, si sono viste sequestrate dalla pretura, presso le mutue, una serie di lettere firmate. E questi fatti hanno tutti una logica se la volete trovare (vi invito a cercarla perlomeno). Hanno comunque un segno politico, molto preciso, che tocca un partito, non due o tre o quattro partiti, tocca un partito. Non possiamo neanche sfuggire per all'altro fatto che pure ha un rilievo politico: che a questo dibattito sono intervenuti tutti, io sono l'ultimo, ma c'è un partito che non è intervenuto.



PRESIDENTE

Ho un altro iscritto.



SANLORENZO Dino

Come si chiama l'altro iscritto?



PRESIDENTE

E' il Consigliere Vera.



SANLORENZO Dino

Ah! Finalmente! Avevo chiesto al Presidente di parlare per ultimo e quando mi ha dato la parola il Consigliere Vera non era ancora iscritto, si è iscritto dopo. Adesso il quadro è perfetto.
Questi sono fatti politici. Ci sono poi altri fatti, forse, dico "forse" che devono essere tenuti nello sfondo, non possiamo valutarli, pur tuttavia non possiamo impedirci di leggere i quotidiani che parlano di abusi di potere di ex suore, ed altri fatti ancora. Io sono d'accordo con l'affermazione di Viglione: i giornali parlano di incriminazione, di ricatti immondi fra clinici nei confronti di chi, stufo di non partecipare alla divisione della torta, vorrebbe parlare. E qui non sono soltanto voci.
Ci sono dichiarazioni firmate di gente che assume la sua responsabilità con nome e cognome. E quando parlo di ricatti immondi, parlo di questioni che riguardano la pelle della gente. Avranno ragione? Avranno torto? Intanto le cose sono al punto che la gente fa dichiarazioni (le firma e nessuno querela) sulle sottrazioni di compensi all'Università, sulle convenzioni abusive di clinici con le mutue. E' tutto scritto sui giornali e su tutto questo indaga la magistratura. Ma è per questo, Presidente Calleri, che i giornali hanno scritto duecento articoli ed è per questo in fondo che lei fa la dichiarazione, non perché c'è in discussione la validità della convenzione fra le Università e le cliniche. Lo scandalo c'è per tutti questi fatti che ho elencato io.
E poi ci sono altri fatti ancora, tutti quelli che ha ricordato Viglione. Comunque io concordo con la sostanza del problema, con ciò che interessa milioni di persone, di lavoratori. In una situazione di questo genere lei, che è Presidente della Giunta Regionale piemontese, non fa tutta una serie di cose: non convoca la maggioranza, né tutta né in parte per consigliarsi di fronte a questi fatti che da cinque mesi interessano la stampa e l'opinione pubblica cittadina; respinge l'invito del Commissario del San Giovanni di nominare un altro funzionario e ci spiega nel suo documento di oggi che lo fa per "delicatezza" per non intervenire; non fa un decreto che potrebbe fare a norma di legge, non convoca in seduta straordinaria né la Giunta né il Consiglio, non consulta i Capigruppo, come pure si era impegnato di fare nella ultima riunione degli stessi con l'Ufficio di Presidenza, mentre doveva consultarli sull'intero programma che avrebbe dovuto essere presentato oggi. Poteva forse anche consultarli soltanto su un aspetto particolare, delicato, controverso come questo.
Tutte queste cose non le fa. Che cosa fa invece? Prende la penna, o forse telefona al suo amico Martini e qui avviene una scena che è incredibile. Io immagino il colloquio che deve essere avvenuto fra questi due uomini politici: "Martini fammi una domanda"; "Dimmi cosa vuoi che ti dica"; "Io ti dico questo se tu mi dici quell'altro". Poi si mettono d'accordo, uno fa una bella dichiarazione e l'altro ne fa un'altra e la conclusione è che il San Giovanni non si costituisce parte civile. Questo il Presidente della Giunta lo giudica un intervento "corretto" rispetto a tutta la situazione ai fatti che stanno a monte della situazione? Ma Presidente, se lei si fosse consultato con l'opposizione di sinistra, di destra, quella che vuole lei, i suoi amici, sa che cosa le avrebbero detto? Le avrebbero detto di fare una dichiarazione in questo modo: "Di fronte ai gravi fatti che la stampa cittadina riporta tutti i giorni e che turbano la sensibilità di milioni di cittadini piemontesi, rispettando il lavoro della magistratura che in piena autonomia sta accertando i fatti, il Presidente della Giunta ritiene di poter sollevare il problema di fondo che sta alla base di questi episodi e cioè l'inadeguatezza delle strutture sanitarie, la necessità della riforma sanitaria per la quale la Regione si batte e che ha già preso posizione e ancora di più si batterà, la necessità di intervenire con un piano organico che tuttavia la Regione si riserva di presentare al momento opportuno per non intralciare il delicatissimo lavoro che è in corso, per accertare fatti di gravità inaudita che sono stati denunciati e nell'attesa prendo l'impegno di convocare la Giunta e il Consiglio Regionale per esaminare il complesso della materia". Questo avrebbero detto, ma non un oppositore di sinistra o di destra, glielo avrebbe detto qualunque Consigliere presente. Perché non le può sfuggire il fatto che il suo intervento invece, di quella natura, suona parziale e modesto rispetto ai fatti. I clinici "hanno rispettato la convenzione esistente". E chi discute di questo? Discutiamo della dichiarazione parziale, grave sul piano politico perché lascia intendere che siccome i clinici sono l'oggetto della discussione e dell'analisi della magistratura, è un po' come dire che il Presidente della Regione si schiera a favore dei clinici. Infatti hanno capito tutti così, Presidente, al di là degli aspetti formali: non i cattivi della sinistra, il Vicepresidente che fa le dichiarazioni, no.
Hanno capito così tutti e prima di tutti i colleghi del suo partito, i quali ne hanno preso atto e non c'è bisogno di dire altro. Altro che pretoriani! Ma lei pensa Consigliere Curci che qui dentro la sinistra della democrazia cristiana si sia distinta in modo particolare come "serva" dei comunisti, "pretoriana" dei comunisti?



CURCI Domenico

Certo.



SANLORENZO Dino

Ma quando mai, Consigliere Curci, è successa una cosa di questa natura?



CURCI Domenico

Sempre.



SANLORENZO Dino

Ma quando mai abbiamo sentito posizioni di questa natura? No. Questa volta dobbiamo prendere atto che invece c'è stata una posizione autonoma e che è troppo considerarla collegata a quella del partito comunista, perch fra l'altro è venuta, credo, in tempi diversi, anche se abbiamo constatato che la convergenza era nei fatti. Autonoma e molto generalizzata mi pare se arriva fino in Parlamento. Se arriva persino a far sì che alcuni Consiglieri della democrazia cristiana presentino al segretario regionale della D.C. la richiesta di censura nei suoi confronti, Presidente. Non sono mica io che l'ho censurata. Io ho chiesto che il Consiglio Regionale discuta della faccenda. Sono i suoi colleghi che censurano lei, all'interno del suo partito e portano la questione in Parlamento. (Non saranno i soli a portarla, certamente). E' un infortunio politico, un errore da imputare a quei difetti di temperamento, di personalità politica che il Capogruppo comunista indicava. Ma lei va proprio a cercarsele tutte! Ad un certo punto uno deve dire che non è solo politica la questione, ci deve essere un'altra matrice: o ha dei cattivi consiglieri, o non si fa consigliare o è qualcuno dei suoi amici che lo consiglia e allora per carità, è meglio liberarsi di certi "amici". Perché se la consigliano ad operare così lei ogni settimana ne combina una, Presidente. Non è più possibile! Io propongo di chiedere un'autorizzazione al mio Gruppo di darle qualche consiglio per non combinarne tante, tutte le volte che ci riuniamo ce n'è una nuova che matura. E' inconcepibile, è incomprensibile dal punto di vista politico. Io le voglio porre qualche domanda Presidente: se per caso domani quei clinici che lei assolve perché "rispettano" la convenzione, il Tribunale invece non li assolve per niente? E se per caso quel problema che risulterà più rilevante sarà appunto di natura finanziaria e magari metterà in luce deficienze di consigli di amministrazione e dell'Università e delle cliniche nel controllare e nel gestire i fondi del denaro pubblico e si tratterà quindi ancora una volta di responsabilità precisa, individuale allora, se tutto questo per caso succedesse (e guardi che le scadenze sono abbastanza ravvicinate) come spiegherà lei la sua dichiarazione? Le cose andranno molto alla lunga sul piano giudiziario, ma una prima fase si conclude fra quarantotto ore. E se questo succedesse, che cosa risulterà alla fine? Che il Presidente della Regione piemontese è intervenuto su una materia di questa natura, in un senso perlomeno opposto alla realtà dei fatti; è intervenuto in modo maldestro per tentare di diminuire la responsabilità di coloro che saranno stati poi individuati come responsabili, e la Regione Piemonte ci farà una assai scarsa figura, avrà assai malamente assolto il suo compito che è di tutt'altra natura, di tutt'altro rilievo, che deve affrontare i problemi ricordati da Viglione e che stiamo per affrontare nel dibattito sulle dichiarazioni programmatiche.
Questo lei doveva tenere presente nelle sue dichiarazioni, non lo ha fatto la invito perciò a farlo nelle conclusioni di questo dibattito.
Se nel suo documento vi fossero state delle proposte concrete, avremmo forse potuto credere ad un ripensamento avvenuto fra ieri ed oggi, ma nel suo documento (che non tutti hanno potuto leggere attentamente non essendo stato distribuito) c'è tutta una serie di affermazioni critiche che lei non ha mica fatto sulla "Stampa". Lì fa una serie di dichiarazioni critiche sul comportamento dei clinici, mentre nelle dichiarazioni apparse su la "Stampa" c'era una sola dichiarazione: "Io li assolvo, io intervengo nella vicenda per schierare il potere politico a favore di questi". Invece nel suo documento queste cose sono molto sfumate, c'è una marcia indietro, ma insufficiente, perché non si tratta tanto delle dichiarazioni del Presidente in sé, ma di un'iniziativa politica, per cercare di modificare le cose.
Questa mattina il Presidente dell'assemblea regionale ha comunicato che i revisori dei conti è un istituto che il nostro Statuto non ha previsto e lo ha dato annunciando le dimissioni del Consigliere Simonelli. Presidente io pensavo che lei oggi venisse qui a proporci l'istituzione dei revisori dei "baroni" non dei "conti", in questo caso sarebbe stata una iniziativa apprezzata dal Consiglio. Sarebbe stata la manifestazione di una volontà politica, di colpire qualche cosa che c'è, non qualche cosa che qualcuno si inventa, perché i "baroni" dell'Università ci sono e come! Non ci sono soltanto le persone oneste e disoneste, quelle che commettono reati e quelle che non li commettono (questo è compito della Magistratura stabilirlo) ma chi è che scalza il potere costituito all'interno dell'Università, all'interno delle cliniche? E' l'azione politica, ci vuole una dichiarazione di volontà politica che lì non c'è. Lì c'è la difesa del proprio operato attraverso le dichiarazioni rilasciate ai giornali, ma l'impegno politico di operare in questa direzione manca, manca il riconoscimento delle cose che non vanno e non c'è l'indicazione di ciò che bisogna fare per farle cambiare. Aspettiamo tutto questo nelle dichiarazioni programmatiche, ma se non ci sarà neanche in quelle, allora vorrà dire che non è stato solo maldestro l'intervento, c'è stata anche una carenza di volontà politica di colpire un settore che forse al partito dominante fa comodo.
E per finire, ritengo che se anche l'occasione che ha dato origine alla discussione di oggi è stata in parte spiacevole, perché vorremmo sempre aggredire i problemi direttamente, non in modo indiretto, tuttavia la conclusione del dibattito ci fa riflettere sulla efficacia del Consiglio Regionale. Quanto più sarebbe stato utile che il Consiglio fosse stato investito della questione, che stiamo discutendo, per iniziativa della Giunta, nei termini e con l'autonomia che le competono. La magistratura ha la sua autonomia, il Consiglio Regionale ha la propria. E non è mica detto che si debbano giudicare in Consiglio i singoli perché sono rei o assolverli perché sono innocenti. Il Consiglio Regionale deve affrontare altre materie. E quale felice coincidenza sarebbe stata la discussione in questa sede, con l'interesse che l'opinione pubblica giustamente ha dimostrato! Noi abbiamo sempre cercato di far coincidere l'interesse dell'opinione pubblica con i problemi che si dibattono in Consiglio Regionale. E' uno dei motivi che rendono il Consiglio Regionale più attivo più efficace, qualche cosa di profondamente nuovo, anche rispetto al Parlamento (dove sovente il tempo passa fra le discussioni e il momento in cui i problemi sono sentiti è tale, per cui il tutto avviene fra l'indifferenza generale). Questo bisognava fare, non una dichiarazione di quel tipo e con quel tono. Qualche cosa dobbiamo apprendere tutti quanti dal dibattito che qui è avvenuto, ampissime convergenze si sono realizzate nella discussione, c'è stata anche la polemica politica, si capisce, il tentativo di non mischiare il sacro con il profano, ma non ci stupisce.
Però c'è stata una convergenza di fondo che ha interessato tutte le forze democratiche, nel rilevare la via giusta da seguire per la Regione e io invito il Presidente a tenerne conto nelle sue conclusioni non soltanto per una lezione che può servirgli personalmente ma per quello che la Regione deve acquisire come metodo, qualche cosa che interessa tutto il Consiglio e quindi deve interessare prima di tutto chi rappresenta la Regione all'esterno, il Presidente della Giunta Regionale oggi in carica.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Vera, ne ha facoltà.



VERA Fernando

Il Gruppo socialdemocratico, nel dare il suo giudizio sulla vicenda che è stata portata all'attenzione del Consiglio Regionale, ritiene che l'intervento ed il comportamento del Presidente della Giunta, siano stati perfettamente nei limiti delle sue competenze e conformi ai doveri che gli competono.



MINUCCI Adalberto

I padroni hanno anche la servitù.



VERA Fernando

Noi riteniamo che essendo in atto un'inchiesta della Magistratura vada rispettata la libertà di giudizio della Magistratura stessa, evitando di pronunciare delle sentenze di condanna prima che queste vengano dall'organo giudiziario competente. Noi pensiamo che il Presidente della Giunta si sia tenuto in tali limiti e non abbia violato l'indipendenza del potere giudiziario, in quanto si è pronunciato solamente su un aspetto della vicenda sulla quale era chiamato a decidere un ente che è sottoposto al controllo dell'Ente Regione, cioè l'Ospedale Maggiore di Torino San Giovanni Battista. E' indubbio, come è stato detto oggi in quest'aula, e noi ne siamo perfettamente coscienti, che esistono grosse imperfezioni nel sistema ospedaliero del nostro Paese. Del resto un autorevole esponente del nostro partito molti anni fa, prima di essere chiamato a una più alta carica, già poneva l'accento sull'urgenza di arrivare a dare all'Italia un sistema ospedaliero conforme a quello di altre nazioni più civili e da alcune parti politiche, questo alto esponente era chiamato reazionario perché si occupava di queste robette, invece di occuparsi di più importanti riforme di struttura.



MINUCCI Adalberto

Perché se ne occupava male.



VERA Fernando

Non se ne occupava nel modo in cui avreste voluto voi, cioè non con demagogia, ma su un piano concreto. Noi supponiamo che questi difetti nel sistema ospedaliero non possono essere attribuiti unicamente ad una responsabilità della classe medica, anche se vi possono essere delle colpe sulle quali, ripeto, giudicheranno altri e non noi, di una classe medica come quella torinese che in passato è stata più volte esaltata. Si è parlato più volte, a cominciare dal giornale "La Stampa", di una scuola medica torinese che all'estero era altamente considerata e, guarda caso, il nome più luminoso, il nome più esaltato di questa scuola medica torinese era proprio quello, anche se non appartiene alla stessa persona, che compare in testa a quei "più trentadue" di cui ci parla la Magistratura. Io ricordo che per molti anni si è detto che per esempio nell'Unione Sovietica, colleghi comunisti, questo esponente della scuola medica torinese era altamente considerato. Di questo s'è menato vanto e noi ci siamo sentiti orgogliosi. Ritengo comunque non sia giusto e non sia umano dare unicamente ai medici torinesi la responsabilità di una situazione che non può essere modificata se non...



FURIA Giovanni

Ci sono medici e medici.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri prego di non interporre una nota a piè di pagina ad ogni frase del Consigliere Vera, non ne ha bisogno, è chiaro così.



VERA Fernando

Io ritengo che a queste imperfezioni non si possa opporre rimedio con una interpretazione lata e peggio con una interpretazione forzata dalle leggi esistenti, ma soltanto con una modifica delle leggi da parte del Parlamento o da parte, quando vi sarà delegata, della Regione.



PRESIDENTE

Non vi sono altri iscritti a parlare. Non so se il Presidente della Giunta ritenga di replicare.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Devo dire che mi aspettavo dal dibattito aperto sulle comunicazioni che ho ritenuto doveroso fare al Consiglio, a seguito delle posizioni assunte da autorevoli rappresentanti di altri Gruppi politici, si volesse, prima di pronunciare delle condanne di censura avere perlomeno la serietà di approfondire l'argomento e di vedere, dal momento che una condanna di censura ha sempre il significato di una valutazione di merito, di un giudizio di valore, se rispetto alle valutazioni di merito fatte, vi erano o meno gli elementi per dissentire; ma non mi aspettavo sicuramente che il problema venisse colto così, in termine di estrema genericità che veramente mi rende obiettivamente difficile ritornare sull'argomento e nel merito e soprattutto nella parte formale che anch'essa in una situazione come questa indubbiamente ha la sua importanza. Credo che non valga la pena ripetere se non in termini estremamente succinti, come al di là delle fiabesche descrizioni di incontri così combinati, "tu dici quello, io dico questo" che il Consigliere Sanlorenzo ci ha voluto ammannire per rendere più movimentato il suo discorso, si sia potuto cogliere dalla esposizione seppure breve, che ho fatto, e da tutte le vicende che gravano intorno all'Ospedale San Giovanni, la obiettiva preoccupazione di una persona che si trova a dover dirigere, in un momento di questo genere, il maggiore ospedale della Regione, che si trova senza un sovrintendente sanitario (perché il concorso è stato dilazionato) senza un direttore amministrativo e quindi ritiene di chiedere un certo tipo di valutazione da parte del Presidente della Regione.
Facendo appello io credo, e lo credo per avere anche approfondito gli aspetti giuridici del problema, ad un suo preliminare giudizio sull'opportunità o meno, attese tutte le voci che correvano, non tanto in ordine a dei reati di singoli o più clinici, ma in ordine a un'evidente e palese presa di posizione sulla stampa cittadina rispetto ad una mancanza di irregolarità di carattere amministrativo tra i clinici e l'Università che intaccava, al di là degli aspetti singoli, la convenzione e l'interpretazione della convenzione, io mi sono sforzato di presentare (molto brevemente, ho l'impressione di non essere stato molto ascoltato forse ho letto troppo rapidamente) le ragioni della preoccupazione derivata dal fatto che dal momento in cui la convenzione era stata stilata (1950) ad oggi, la stessa non è stata cambiata, ma di fatto si sono modificate, e in modo notevole, le strutture interne dell'ospedale per quanto riguarda quella parte della Università collegata all'amministrazione generale dell'ospedale e che quindi l'espansione delle strutture delle cliniche universitarie ponevano dei problemi di interpretazione rispetto alla vecchia convenzione. Era abbastanza evidente che con una convenzione interpretata in un modo piuttosto che in un altro e che poneva l'amministrazione dell'ospedale di fronte ad una controversia rispetto alla Università, si vedesse se fosse opportuno avanzare richieste di soluzione di questa controversia al fine di chiarire in modo inequivocabile i termini dei rapporti amministrativi tra l'Università e l'ospedale San Giovanni chiarendo tutti questi aspetti, quindi, attraverso un decreto che non è quello del regio Prefetto caro dott. Nesi. Qui bisogna che ci intendiamo noi avochiamo e vogliamo avocare tutto quanto è di competenza della Regione, i poteri che alla stessa competono e che devono essere trasferiti dallo Stato. Questi sono poteri di carattere amministrativo che poi hanno una rilevanza, anzi, in questo caso non hanno avuto altra rilevanza che quella di consigliare evidentemente di non avanzare alcuna controversia perché non sembrava che esistessero all'esame della convenzione del regolamento ecc. gli elementi per determinarla. E' un problema di carattere meramente amministrativo che riguarda il tipo e la correttezza di rapporti amministrativi tra due enti pubblici, che non tocca minimamente la posizione sulla quale la magistratura sta indagando, posizione che riguarda i contatti, i rapporti di carattere amministrativo tra singoli clinici e l'Università da un lato e i singoli clinici e l'ospedale dall'altro.
Io ho detto queste cose per significare che l'intervento voleva essere ed era solo di carattere amministrativo, anche se è evidente che ci sono sempre delle implicazioni politiche, soprattutto quando questi interventi si calano in una opinione pubblica, in un clima fortemente arroventato da tutta quella serie di articoli e di prese di posizione che hanno accompagnato tutte le vicende dell'ospedale San Giovanni e che probabilmente l'accompagneranno ancora. Ma non vorrei e non potrei entrare nel merito della questione prima di tutto perché non esaminando la convenzione, ma i testi di legge che regolano i rapporti tra le università e gli ospedali, non c'era da parte dell'ospedale e da parte mia nessuna possibilità di esaminare documenti singoli riguardanti i rapporti interni di amministrazione tra il singolo e la sua amministrazione. Io speravo che con ciò che avevo descritto, con le motivazioni che avevo dato di questo intervento, delle preoccupazioni che accompagnavano e accompagnano la questione del commissario, dell'esame di tutta la documentazione che proprio a seguito di preciso e specifico invito ho ritenuto di fare in un quadro di intervento di carattere amministrativo, in un momento di difficoltà particolare, non mi si potesse dire che a seguito di tutto ci l'ospedale non si è costituito parte civile; non è affatto vero. E' vero invece che c'è una valutazione da parte dell'ospedale rispetto al fatto di costituirsi o meno parte civile. Anche perché tutti gli addebiti che sono stati mossi ai clinici e di cui io ho appreso oggi dal Consigliere Sanlorenzo, che evidentemente ha un ufficio stampa molto attrezzato, che sa dal tribunale queste cose.



SANLORENZO Dino

Da "Stampa Sera".



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Oppure appunto l'ufficio stampa di "Stampa Sera", il mio non me l'ha ancora dato, quindi vedi, giochi d'anticipo...



SANLORENZO Dino

Basta interpellarlo.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Basta interpellarlo, è vero, sì.
Comunque non ho tutte queste notizie, ma mi pare che in generale si tratti di rapporti che riguardano i clinici nei confronti dell'Università.
Su quali siano o quali dovessero essere i rapporti tra i clinici e l'ospedale non mi pare siano state avanzate delle eccezioni, anche perch rispetto ai rapporti di carattere amministrativo, alla prestazione di carattere assistenziale e sanitario esercitata nell'interno dell'ospedale questo rapporto era molto preciso e riguardava evidentemente il trattamento che i clinici hanno in quanto primari. Ecco che allora l'intervento non pu assolutamente configurarsi come una indebita ingerenza in un accertamento che la Magistratura sta portando avanti, proprio perché non riguarda affatto questo tipo di rapporto tra un privato e un ente pubblico.
L'intervento si limitava a vedere i rapporti tra l'Università e l'ospedale e le conseguenze che essi avevano tra i clinici e l'ospedale. Al di là di questo sono tutte arbitrarie illazioni e se si è voluto vedere qualche cosa di diverso, se si è voluto vedere chissà quale recondito disegno, io non ho nulla da obiettare, se non dire che non vi è assolutamente nulla di vero.
Vi è stata invece una presa di posizione che ritengo risponda ad una precisa responsabilità che il presidente della Regione deve avere nei confronti dei problemi di questo tipo. E quando abbiamo parlato di partecipazione, di allargare al massimo i discorsi fatti insieme in confronto delle nostre opinioni, noi abbiamo pensato di farlo rispetto sì a degli interventi di carattere amministrativo, ma abbiamo pensato a quella facoltà tipica, direi essenziale, che è quella legislativa e regolamentare della Regione, e abbiamo pensato ad un modo nuovo nella formulazione, nella indagine conoscitiva, nell'esame dei regolamenti e delle leggi. Io mi sarei preventivamente rifiutato di pensare che fosse possibile fare degli interventi di carattere amministrativo, ma fosse possibile fare quelli col carattere dell'immediatezza e dell'urgenza, senza dover allargare il ciclo della consultazione arrivando estremamente in ritardo rispetto a problemi urgenti di fronte ai quali bisogna anche avere il coraggio di assumere delle posizioni, quand'anche queste possano magari andare controcorrente o essere in contrasto con un certo vezzo che sembra si sia impadronito degli organi di stampa, quello di attaccare tutto e tutti soprattutto su questi problemi, rispetto ai quali poi tanto si sa che è la Magistratura che esamina e che decide, ma quando si lanciano delle accuse, se poi le stesse non vengono confermate dalla magistratura, il giornale non dice che gli accusati sono stati assolti. Questo purtroppo è un costume che io credo che dopo questa espansione automaticamente andrà declinando e consentirà di evitare che quando si interviene su una questione amministrativa, per il fatto che lo si fa in un momento in cui c'è una grossa polemica in corso e c'è un accertamento della magistratura, questo intervento di carattere amministrativo assuma le dimensioni di un grosso intervento di carattere politico volto a bloccare, a interferire. Io desidero proprio che il problema venga riportato nei suoi termini essenziali e che rispetto a questi sui quali ho ritenuto di dover prendere una posizione, nessuno possa, se non arbitrariamente, essere autorizzato a fare delle illazioni o a trarre delle conclusioni che sono frutto di una notevole e originale immaginazione ma che non hanno alcuna radice nel concreto.
Io dovrei fare oggi una comunicazione in ordine ai problemi specifici spiegare la ragione dell'intervento. Come potevo, Consigliere Viglione e con quale coerenza parlare su tutta un'ampia problematica come quella che lei ha voluto sottoporre all'attenzione del Consiglio? Io non ho alcuna difficoltà a cogliere molti degli aspetti dei problemi che ella ha posto e credo che su molti di questi siamo tutti perfettamente concordi. Credo che molte delle innovazioni che ci si aspetta dalla riforma sanitaria potranno assumere una dimensione importante, a livello regionale, ma vorrei ricordare che a proposito dell'Università e dell'ordinamento delle cliniche, è uscito il decreto legge con cui questo ordinamento è stato stabilito. Mi riesce difficile seguire la tesi del collega Viglione francamente non vedo proprio come nell'interno di questo tipo di leggi delega la Regione possa minimamente collocare un suo intervento di carattere legislativo. Vedo a malapena profilarsi, da parte di coloro che elaborano queste leggi, un tipo di ordinamento regionale assai più rispondente ad un superconsiglio di carattere amministrativo, ma con poteri legislativi e regolamentari estremamente limitati, ciò che limiterà obiettivamente qualunque intervento di carattere creativo e ci ridurrà ad essere un organo di carattere amministrativo.
D'altra parte, colleghi Consiglieri, consentitemi di dire (e lo voglio dire proprio perché è una sorta di meditazione che tutti quanti insieme, in una certa misura, dovremmo fare), che non appena ci saranno le leggi quadro e il trasferimento delle funzioni amministrative, il Consiglio avrà come suo compito preminente quello di fare le leggi, di discutere intorno alla elaborazione delle leggi. Invece noi continuiamo a portare in questo Consiglio la mentalità tipica che deriva dalle abitudini che ciascuno di noi ha acquisito nelle assemblee di carattere amministrativo. Dico questo perché è evidente che è qui, collega Berti, che si verifica quel tipo di incomprensione di cui mi ha oggi così largamente accusato (lei si è occupato molto di problemi sanitari e sicuramente ha avuto una grossa esperienza per quanto riguarda il dibattito sugli ospedali psichiatrici) quella sorta di stravaganza, per cui ogni tanto uno dà i numeri ed esce fuori con queste cose strane. E' qui l'incomprensione sul tipo di concezione fra di noi, per il carattere accentuato che io do all'intervento legislativo e regolamentare della Regione, che obiettivamente oggi non essendoci forse è, come fatto in sé, meno attuabile, sicuramente, e molto meno importante, ammetto, dell'intervento sul terreno meramente amministrativo ed esecutivo. E qui non è che si voglia confezionare un tipo di Regione diversa dall'indirizzo costituzionale e che non abbia di per s delle motivazioni di rilevante interesse, è che una Regione che voglia veramente operare e dare un concreto contenuto alla riforma regionale non potrà che accentuare a livello assembleare questo carattere legislativo.
Non a caso, d'altronde, siamo tutti particolarmente interessati a cominciare a costituire questi organi interni del Consiglio Regionale, le Commissioni per l'esame dei disegni di legge, per un'attività che è evidentemente di carattere legislativo e regolamentare. Qui sta la differenza. Se vogliamo sviscerare il problema, ciò che sembra costituisca un diaframma di incomprensibilità fra il modo che voi avete di impostare i problemi e il tipo di attività che io vedo, mi sembra di poterlo riferire a questo tipo di diversa valutazione che credo si avrà nel momento in cui il Consiglio Regionale sarà assai più impegnato in problemi di carattere legislativo e assai meno negli interventi di carattere meramente esecutivo attuativo, amministrativo.
Io ritengo di dover cogliere quest'occasione per dire che non penso di aver assunto un atteggiamento che sia andato al di là di una attribuzione di poteri che come Presidente della Giunta ho. So bene che ogni intervento può essere discusso dal punto di vista dell'opportunità o della non opportunità; anche gli interventi più contraddittori possono trovare a sostegno dei consensi così come possono trovare delle posizioni contrarie anche dure. Ma credo che ciò che importa, dal punto di vista della correttezza dei rapporti fra le forze politiche, sia di stabilire che questo tipo di interventi rientrano nella facoltà, sono funzionali rispetto alla responsabilità che vi è all'interno della Giunta. Ed è per questo che non ho ritenuto, su una questione di questo genere, di interpellare la Giunta, anche perché era un problema sul quale doveva essere presa una decisione che non rientrava nelle competenze istituzionali della Giunta. Ed è per questo che ho dichiarato (e lo ho detto in modo molto esplicito) che questa posizione l'ho presa in un'autonomia di giudizio e che essa non coinvolge nessuna solidarietà di Giunta, né di maggioranza. E' una posizione che ho preso con piena coscienza, con la consapevolezza della importanza che aveva nella situazione, nell'ambiente, nel clima che si era venuto creando e nella particolare e difficile situazione amministrativa in cui si è trovato e si trova l'ospedale San Giovanni. Nessuna indebita interferenza quindi, nessun desiderio di prevaricare i normali poteri amministrativi del presidente di un qualunque organo di carattere amministrativo e quindi a maggior ragione, di una Giunta Regionale, di una Regione; nessun desiderio, quindi, di voler tenere il Consiglio al di fuori, nessuna pretesa, soprattutto (e questo mi pare debba essere sottolineato) di volere con il mio atteggiamento minimamente rappresentare il Consiglio Regionale, di voler minimamente rappresentare una posizione nell'interno del Consiglio, perché per quanto poco previdente e prudente io sia, collega Giovana, non mi sfuggiva il piccolo particolare che certamente larghi settori del Consiglio Regionale non sarebbero comunque stati d'accordo su questa posizione.
Siccome ciascuno di noi deve avere il coraggio delle proprie posizioni e delle proprie responsabilità, penso di essermi comportato con senso di responsabilità.
Non credo di dovere rispondere oggi a problemi che riguardano le posizioni programmatiche, che sono propri di un programma e soprattutto di una prospettiva di lavoro. Io ho solo da rispondere rispetto alle comunicazioni che ho fatto e all'atteggiamento che ho assunto. Ribadisco che non mi lusingo di avere convinto coloro che sono su posizioni pregiudizialmente contrarie, ma credo quanto meno di avere recato un contributo con le mie comunicazioni al fine di una valutazione del problema e di un esame che credo dovrà essere fatto rispetto alle strutture ospedaliere quando la Regione dovrà incamminarsi lungo la strada del suo intervento più diretto e più incisivo proprio nel settore sanitario. Credo sia stato un contributo che potrà essere utile per l'impostazione del nostro futuro lavoro.



PRESIDENTE

Sono giacenti davanti all'Ufficio di Presidenza due mozioni il cui dispositivo è abbastanza simile perché ambedue chiedono la sollecita ricostituzione del Consiglio di amministrazione dell'ente ospedaliero del San Giovanni di Torino e la nomina dei membri di spettanza della Regione.
Non so se i presentatori di queste due mozioni (eventualmente anche altri gruppi politici) desiderino consultarsi per unificarle. Faccio presente che il dispositivo essendo analogo, la votazione sulla prima di queste mozioni che, in ordine di tempo, è quella presentata dal Gruppo socialista renderebbe improponibile la votazione della seconda, quindi vi è anche interesse dei Gruppi a consultarsi prima di procedere all'esame della deliberazione di queste mozioni. Chiedono una sospensione?



BERTI Antonio

Vorrei solo chiedere come proseguiamo la seduta.



PRESIDENTE

Adesso proseguiamo con quanto abbiamo in corso di discussione, al termine, esamineremo ciò che viene dopo.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Zanone.



ZANONE Valerio

Signor Presidente, la nostra mozione intende ricondurre la determinazione di questo Consiglio nell'ambito che è proprio delle nostre competenze dirette. L'ulteriore accertamento delle responsabilità amministrative del passato compete alla magistratura e noi siamo fiduciosi che essa vorrà procedere fino in fondo, senza subire pressioni da nessuno e senza usare riguardi nei confronti di nessuno. Ora ciò che a noi spetta è di provvedere perché la nuova gestione regionale in materia ospedaliera fin dal suo primo momento, possa offrire quelle garanzie amministrative quelle garanzie di rappresentanza politica secondo le norme di legge quelle garanzie di assoluta chiarezza nella definizione e nella gestione delle responsabilità direttive della vicenda in corso, che dimostrano essere grandemente necessarie. E' evidente, qualunque sia il giudizio che vogliamo dare sulla vicenda stessa, che essa ha assunto una particolare rilevanza politica; a nostro avviso, essa rende inopportuna una ulteriore prosecuzione della gestione commissariale. Occorre quindi procedere alla costituzione del consiglio di amministrazione, secondo quanto è previsto dalla legge ospedaliera; e poiché la parte dispositiva delle due mozioni è sostanzialmente analoga, il Gruppo liberale convergerà nella votazione sulla mozione presentata dai colleghi socialisti.



PRESIDENTE

Vi è dunque una sola mozione attualmente sottoposta all'attenzione del Consiglio; non so se i Gruppi abbiano meditato sull'atteggiamento da assumere e se abbiano bisogno di consultarsi fra di loro. Non vedo nessuna richiesta; il Presidente della Giunta che conosceva la mozione non si è pronunciato, non so se intenda farlo.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Non credo che la Giunta abbia competenza per esprimersi su questo, è un problema di Consiglio, la Giunta aderisce senz'altro alla sollecita messa all'o.d.g. dell'elezione dei membri del Consiglio dell'amministrazione dell'ospedale San Giovanni.



PRESIDENTE

Di norma la Giunta ha facoltà di pronunciarsi su tutte le mozioni che vengono sottoposte all'attenzione del Consiglio.
Del resto il Presidente della Giunta implicitamente mi pare abbia espresso un'opinione. Vedo che il Consigliere Paganelli vuole intervenire ne ha facoltà.



PAGANELLI Ettore

Il Gruppo D.C. è favorevole alla mozione presentata dai colleghi socialisti, che mi pare l'unica mozione in votazione; pertanto voterà a favore. D'altra parte, nel momento in cui in Giunta circa due mesi fa si era proceduto all'esame di questo problema, l'intesa era appunto quella che sollecitamente si sarebbe impegnato il Consiglio nella votazione degli organi previsti dalla legge.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Noi lo abbiamo detto intervenendo e lo riconfermiamo; siamo d'accordo con la mozione che prevede per la prossima seduta la nomina dei rappresentanti del Consiglio.



VERA Fernando

Anche il Gruppo socialdemocratico è favorevole alla mozione socialista.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Nesi.



NESI Nerio

Sono lieto che pressoché tutti i Gruppi abbiano concordato sulla mozione presentata dal Gruppo socialista, a testimonianza che il problema che abbiamo sottoposto al Consiglio è serio, urgente, indilazionabile.
Confermo che la nostra mozione prevede che il Consiglio discuta ed elegga i suoi rappresentanti nel Consiglio di amministrazione dell'ospedale San Giovanni nella prossima seduta e sono certo che questo avverrà. A nome del Gruppo socialista, intendo dichiarare che sono fiducioso nell'opera della magistratura, la quale ritengo sarà in grado di respingere qualsiasi sollecitazione, da qualsiasi parte venga.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Curci.



CURCI Domenico

Il nostro Gruppo è favorevole alla sollecita costituzione degli organi amministrativi negli ospedali.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Giovana.



GIOVANA Mario

Mi dichiaro d'accordo con la mozione presentata dai colleghi del Gruppo socialista.



PRESIDENTE

Non vi è nessun altro iscritto a parlare per dichiarazione di voto. Non credo sia necessario ridare lettura della mozione: il testo è stato letto all'inizio della seduta. Pongo quindi in votazione la mozione proposta dai Consiglieri Viglione, Nesi, Fonio, Simonelli. Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità.


Argomento:

Dichiarazione del Presidente della Giunta Regionale circa l'Ospedale Maggiore S. Giovanni Battista della città di Torino

Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Il nostro ordine del giorno recava, dopo l'esame delle dichiarazioni del Presidente della Regione, la presentazione del programma organico della Giunta. Faccio presente che abbiamo utilizzato tutta questa seduta per l'esame del primo punto all'o.d.g. Non so se i Gruppi desiderino discutere in aula, adesso, l'ordine successivo dei nostri lavori o se desiderino viceversa che sia sospesa la seduta per indire una conferenza dei Capigruppo. Mi rimetto al Consiglio: discutere qui adesso, oppure sospendere e riunire i Capigruppo per parlare dell'ordine dei lavori?



BERTI Antonio

Il che vuol dire che la relazione non è pronta.



PRESIDENTE

No, vuol dire che essendo le otto meno un quarto, sarebbe difficile iniziare adesso, dopo una seduta abbastanza lunga e pesante, l'esame della dichiarazione programmatica.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Nesi.



NESI Nerio

Sono previste due sedute domani, una alle nove e una alle sedici.



PRESIDENTE

Domani faccio presente che è sciopero generale, inviterei i Consiglieri a tener conto di questo, sia per ragioni logistiche che per ragioni psicologiche.



BERTI Antonio

E politiche.



PRESIDENTE

Dico psicologiche perché coinvolge tutto.



BERTI Antonio

Per quanto ci riguarda noi non veniamo perché facciamo sciopero.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa per dieci miinuti. E' indetta immediatamente la riunione dei Capigruppo.



(La seduta sospesa alle ore 19,55 riprende alle ore 20,10)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
La conferenza dei Capigruppo è addivenuta nel convincimento che, dopo questa seduta esauriente, nella quale sono state discusse le comunicazioni del Presidente della Giunta, sia opportuno riconvocare il Consiglio per i successivi adempimenti in una data della settimana prossima. L'ordine dei lavori predisposto dalla conferenza dei Capigruppo, salvo obiezioni che possono evidentemente venire da qualunque Consigliere, consisterebbe quindi nel riconvocare il Consiglio il 15 aprile alle ore 11 con il seguente o.d.g.: dopo l'approvazione dei verbali, comunicazioni, ecc., presentazione del programma organico della Giunta, che era già all'o.d.g. della prossima seduta, e inoltre la ricostituzione del Consiglio di amministrazione dell'ente ospedaliero San Giovanni di Torino con la nomina dei membri di spettanza della Regione.
Per quello che riguarda i successivi lavori del Consiglio, il pomeriggio del 15 aprile convoco la commissione per il regolamento alle ore 16 nella sede provvisoria della Regione, a Palazzo Cisterna, allo scopo di elaborare le norme di regolamento relative alle Commissioni e al loro funzionamento. Ciò permetterà di portare, ad una successiva seduta del Consiglio, quello stralcio di regolamento che ci consentirà di procedere all'approvazione di tali norme e nello stesso tempo alla formazione delle Commissioni, in modo da completare l'organizzazione del Consiglio con la formazione delle Commissioni. La conferenza dei Capigruppo prevede quindi la possibilità che, dopo che saranno state risolte le varie questioni che si pongono a proposito della formazione delle Commissioni, il Consiglio sia in grado, nella settimana successiva, e cioè nelle giornate di martedì 20 aprile e successive, di discutere le dichiarazioni programmatiche che saranno state fatte dalla Giunta nella seduta del 15, di discutere e approvare le norme relative al funzionamento delle Commissioni, di procedere quindi alla formazione delle Commissioni medesime, di modo che entro questo mese, il Consiglio non solo abbia discusso il programma della Giunta, ma abbia pure completato la formazione di un altro istituto importante del Consiglio, quale quello delle Commissioni.
Colgo questa occasione per comunicare che, in un incontro con il Presidente della Camera dei Deputati, questi mi ha assicurato che, alla prima riunione dei Capigruppo della Camera, che verrà indetta dallo stesso Presidente, on. Pertini, subito dopo Pasqua, egli sottoporrà il problema della sollecita approvazione, anche da parte della Camera, degli Statuti regionali. Mi è sembrato di capire che gli Statuti regionali potranno essere presi in esame dalla Commissione affari costituzionali della Camera subito dopo Pasqua e che di norma dovrebbe intercorrere un periodo di tempo estremamente breve tra l'esame e l'approvazione degli Statuti in sede di Commissione e l'approvazione in aula degli Statuti medesimi, approvazione che potrebbe forse già intervenire entro il mese di aprile. E' quindi estremamente importante che il Consiglio proceda alla formazione delle proprie Commissioni entro questo mese, perché potrebbe benissimo accadere che, dal mese di maggio, il Consiglio, con l'approvazione degli Statuti (speriamo tutti che ciò accada con sollecitudine) sia posto in grado di legiferare. E siccome, per legiferare, occorre che i disegni e le proposte di legge siano sottoposti all'esame preventivo, in sede referente, delle Commissioni, correremmo il rischio, se non formassimo entro questo mese le Commissioni, di godere della potestà legislativa, ma di non essere in grado di esercitarla. E' evidente che occorre anche l'emanazione dei decreti delegati, perché la maggior parte delle materie di competenza della Regione possano essere oggetto di deliberazione legislativa. Ma, in pari tempo, vi sono già alcune materie per le quali la Regione è in grado di legiferare.
E' un programma che la conferenza dei Capigruppo sottopone all'approvazione del Consiglio e che occorrerebbe tentare di applicare con un certo rigore perché, a decorrere da una data che ormai sembra assai prossima, la Regione sarà in grado di funzionare con una parte notevole dei poteri che ad essa sono conferiti dalla Costituzione. Non vi sono osservazioni su questo programma? Non vedo nessuna mano alzata, quindi ritengo che il programma goda dell'approvazione del Consiglio.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori

Argomento:

Ordine del giorno della seduta successiva


PRESIDENTE

Convoco il Consiglio Regionale per il giorno 15 aprile alle ore 11 con il seguente o.d.g.: 1) approvazione verbali delle sedute precedenti; 2) comunicazioni; 3) presentazione del programma organico della Giunta; 4) ricostituzione del Consiglio di amministrazione dell'ente ospedaliero San Giovanni di Torino. Nomina dei membri di spettanza della Regione.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20,15)



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