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Dettaglio seduta n.32 del 18/03/71 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VITTORELLI



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Assegnazione agli Assessori delle funzioni di competenza regionale


PRESIDENTE

Prima di procedere all'esame del nostro o.d.g. ha chiesto di parlare per alcune comunicazioni, il Presidente della Giunta; ne ha facoltà.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Desidero soltanto dare comunicazione al Consiglio della distribuzione delle deleghe avvenuta nella riunione della Giunta di questa mattina: l'Assessore ing. Giulio Cardinali è stato nominato Vicepresidente della Giunta, con la delega a Vicepresidente in caso di assenza o di impedimento e con la delega alla pianificazione urbanistica dell'assetto territoriale all'Assessore Armella è stata conferita la delega per la sanità all'Assessore Borando per il commercio, fiere e mercati, navigazione interna, porti lacuali, polizia urbana e rurale all'Assessore dott. Conti, istruzione, formazione e cultura, assistenza scolastica, problemi del lavoro e dell'occupazione, qualificazione professionale all'avv. Debenedetti, turismo, industria alberghiera, parchi naturali tempo libero, sport, caccia e pesca al dott. Falco, viabilità, infrastrutture all'avv. Fonio, tutela dell'ambiente, inquinamenti, sistemazioni idrogeologiche forestali, uso delle acque al rag. Franzi, agricoltura e foreste all'ing. Galdolfi, trasporti e comunicazioni; al comm. Petrini, industria e artigianato, cave, torbiere, acque minerali e termali all'avv. Simonelli, programmazione, bilancio, finanze e patrimonio alla dott.ssa Vietti, sicurezza sociale, servizio sociale e problemi dell'immigrazione.


Argomento: Statuto - Regolamento

Esame dello stato di approvazione dello Statuto


PRESIDENTE

Il nostro o.d.g. reca al primo punto "Esame dello stato di approvazione dello Statuto della Regione ed eventuali emendamenti".
Signori Consiglieri, pensavo di non dover ancora riferire al Consiglio Regionale sullo stato di approvazione dello Statuto della Regione Piemonte ed è con amara sorpresa che abbiamo dovuto constatare che l'approvazione del nostro Statuto non era stata posta all'o.d.g. della prima seduta del Senato dedicata a questo argomento.
Raccolte informazioni al Senato, è giunta una seconda amara sorpresa: il testo, che era stato modificato dal Consiglio Regionale in precedente seduta con emendamenti concordati in linea di massima nell'incontro tra la delegazione della nostra Regione e la delegazione della prima Commissione del Senato e successivamente, nel testo definitivo, che stava per essere sottoposto all'approvazione del Consiglio Regionale, in un incontro con Presidente della prima Commissione, è stato, oggetto, in una delle norme emendate, di un ulteriore rilievo; il Presidente del Senato, con il quale ho avuto ieri sera un lungo colloquio, ha espresso la propria mortificazione per questo infortunio, che è accaduto precisamente allo Statuto di una Regione che aveva preso l'iniziativa di facilitare non soltanto in sede regionale, ma anche in sede nazionale, l'accoglimento della procedura di udienze conoscitive a titolo informale, proposta dallo stesso Presidente del Senato. Pur avendo dato noi un contributo determinante all'accoglimento di questa procedura, che ha permesso di sbloccare l'esame degli Statuti e di giungere alla formulazione di testi suscettibili di ottenere l'approvazione del Senato, non più in tempo per effettuare una eventuale nuova modifica o per ricorrere ad altri strumenti procedurali atti a consentire l'approvazione dello Statuto, non abbiamo potuto fare altro che prendere atto che lo Statuto non era stato iscritto all'o.d.g. insieme, del resto, con altri otto Statuti fra i quali quelli di alcune Regioni importanti quali la Lombardia ed il Lazio e che sarebbe stato certamente iscritto all'o.d.g. della seduta del 30 marzo. L'oggetto del rilievo riguarda l'art. 55 dello Statuto della Regione Piemonte articolo che era stato modificato, dopo un accordo esplicito e formale con il Presidente della prima Commissione del Senato e i commissari membri di tale Commissione che avevano partecipato all'incontro con la delegazione piemontese.
La modifica aveva riguardato il comma primo, dal quale avevamo escluso l'elencazione dei casi di improponibilità del referendum abrogativo, per ricorrere invece ad una formula che rinviava a una legge regionale ordinaria la determinazione delle materie per le quali non è ammesso referendum abrogativo. E' stata opinione del Senato, confermata anche dal suo Presidente e che quindi molto probabilmente sarebbe anche confermata in aula, se il testo rimane quale è stato proposto, che, disponendo l'art. 123 della Costituzione che l'esercizio del diritto di referendum è regolato dallo Statuto, lo Statuto medesimo non abbia facoltà di rinviare a legge ordinaria la regolamentazione di una parte dell'esercizio di questo diritto.
In una riunione di Capigruppo, da me indetta un'ora prima della riunione di oggi, si è addivenuti all'idea di non procedere ad ulteriori trattative per la ricerca di una formula di compromesso, anche per l'incertezza degli accordi ai quali si giungerebbe in tal caso, come abbiamo potuto sfortunatamente rilevare attraverso questo increscioso episodio, il quale ha prodotto non soltanto tra la Regione Piemonte e il Senato, ma tra molte altre Regioni italiane e il Senato, uno stato di incomprensione e di tensione che dovremo ora fare ogni sforzo per superare in maniera definitiva, perché è intendimento della nostra Regione operare non soltanto nell'ambito della Costituzione e delle leggi, ma nel più pieno rispetto dell'unità nazionale e perciò nel più pieno rispetto degli istituti che la Costituzione pone a presidio dell'unità nazionale stessa.
Allo scopo di evitare ulteriori infortuni di questa natura, pertanto la conferenza dei Capigruppo ha ritenuto che il modo migliore di superare l'ostacolo fosse di proporre all'approvazione del Consiglio una norma regolante l'esercizio del diritto di ricorrere al referendum abrogativo già contenuta in uno dei cinque Statuti che il Senato ha approvato ieri.
Riportando tale norma testualmente nel nostro Statuto, riteniamo che non vi sia più alcun rischio che, contro questa norma (già approvata dal Senato non fosse altro che per il regolamento del Senato, che non permette di votare in modo difforme a quindici giorni di distanza), possano essere mossi ulteriori rilievi.
Abbiamo ritenuto, in tale conferenza dei Capigruppo, con la partecipazione dei membri dell'Ufficio di Presidenza e del Presidente della Giunta, che la norma migliore tra le cinque approvate ieri dal Senato fosse quella dello Statuto della Regione EmiliaRomagna, che abbiamo quindi riportato testualmente nella proposta di emendamento che ora vi leggerò e che ho sottoscritto: "Il Consiglio Regionale del Piemonte, riunito nella seduta notturna del 18 marzo 1971, nel quadro della procedura precedentemente adottata delibera di recare la seguente modifica al progetto di Statuto della Regione: sostituire l'art. 55 comma primo con il seguente testo: (e qui ricorre il testo già approvato ieri dal Senato che è contenuto nello Statuto della Regione Emilia Romagna). Il referendum abrogativo non pu essere proposto per le leggi tributarie e di bilancio, per lo Statuto, per il Regolamento del Consiglio e per le norme regolamentari meramente esecutive di leggi dello Stato e della Regione".
Faccio presente al Consiglio Regionale un'altra ipotesi, emersa in termini piuttosto generici, negli incontri avuti ieri al Senato. Essa consisteva nel rinviare a successiva legge statutaria (sottoposta quindi anch'essa all'approvazione del Parlamento), l'elencazione dei casi di improponibilità. Ci è sembrato, nella conferenza dei Capigruppo, che non fosse molto serio di rinviare a successiva legge statutaria almeno una prima elencazione di casi di improponibilità. La più larga e la più chiara possibile, quale quella contenuta nel progetto di emendamento che ora è sottoposto alla vostra approvazione. Faccio pure rilevare che nulla vieta alla Regione Piemonte, in un tempo successivo e senza bisogno di predisporlo nell'attuale Statuto, con la normale procedura di revisione statutaria, se la esperienza lo imponesse, di introdurre altri casi di improponibilità mediante una normale legge statutaria, che richiederebbe soltanto, per la sua approvazione, la stessa maggioranza qualificata della maggioranza assoluta dei componenti del Consiglio Regionale, che è richiesta per l'approvazione dello Statuto e delle sue modifiche; tale modifica potrebbe avvenire in qualunque momento, salvo la condizione dell'approvazione di tali modifiche da parte del Parlamento, con la medesima procedura prevista per l'approvazione dello Statuto.
Ecco quindi la norma sottoposta ora al vostro esame e alla vostra eventuale approvazione. Su questa proposta e sulle comunicazioni che ho testé fatto, è aperta la discussione e do la parola a chi eventualmente la chiedesse.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor presidente, colleghi Consiglieri, mi corre l'obbligo, anzitutto di una breve dichiarazione preliminare. Il M.S.I. non ha sollevato alcuna eccezione alla procedura che si è voluta instaurare questa sera, di sospendere una seduta di Consiglio Regionale e di riaprirne, a vicinissima scadenza, un'altra con l'iscrizione di un nuovo oggetto all'o.d.g. Non lo ha fatto intanto in quanto ha ritenuto che questa facoltà fosse data al Presidente dell'assemblea in forza dell'ultima parte dell'art. 2 capo II del Regolamento provvisorio. Ciò non toglie che da parte nostra si debba tuttavia sottolineare la gravità del precedente che qui questa sera si è costituito, perché è evidente che.



PRESIDENTE

Consigliere Carazzoni, mi scusi se l'interrompo, ma il Regolamento prevede che le eventuali obiezioni all'o.d.g. vengano formulate nel momento stesso in cui l'o.d.g. è indicato dal Presidente. Quindi la pregherei di esprimere il suo giudizio, ma astenendosi dal commentare una decisione che è già acquisita da parte del Consiglio Regionale.



CARAZZONI Nino

Infatti io non intendevo, signor Presidente, per la verità, esprimere un commento, quanto invece l'augurio che di questo fatto si tenga nel dovuto conto allorquando si passerà alla stesura del Regolamento definitivo del Consiglio, intanto in quanto l'attuale formulazione di questo articolo ci è sembrata, nel caso specifico, piuttosto dubbia.
Nel merito della proposta portata avanti al Consiglio Regionale dobbiamo dire che, in coerenza con l'atteggiamento assunto nella seduta del 19 febbraio, non riteniamo di poter partecipare alla votazione di questa modifica. Abbiamo già avuto modo di sottolineare che a nostro avviso l'art.
123 della Costituzione stabilisce in termini chiarissimi due atti distinti in ordine all'approvazione degli Statuti: un primo atto che si inizia e si esaurisce allorquando il Consiglio Regionale delibera lo Statuto e che per la nostra Regione si è concluso all'alba dell'11 novembre scorso; un secondo atto completamente demandato alla competenza delle Camere e rappresentato appunto dalla ratifica che le Camere stesse debbono dare al nostro Statuto.
Ora sembra a noi che, essendosi esaurito completamente l'atto spettante alla Regione Piemonte, non ci sia la possibilità di introdurre autonome modifiche sia nel caso che queste vengano apportate dopo colloqui informali, come è avvenuto con l'incontro con la Commissione Interni del Senato, sia nel caso cui si fa ricorso questa sera. La realtà è che ancora una volta, come già avvenuto il 19 febbraio scorso, questa sera cediamo ad un compromesso politico, ci troviamo cioè di fronte ad un Governo che si sottrae alla responsabilità di pronunciare un chiaro giudizio di merito in ordine al documento che gli è stato sottoposto e si affida alle autonome e spontanee decisioni di maggioranze regionaliste perché si giunga comunque all'approvazione dello Statuto. Noi non possiamo avallare assolutamente una procedura di questo genere ed è per questo che non prendiamo parte alla votazione, anche se dobbiamo pur dire che nella sostanza dell'emendamento nessuna obiezione abbiamo da sollevare, tanto più che, per chi ha buona memoria, l'emendamento che questa sera viene proposto è lo stesso che il M.S.I. aveva già formulato in quest'aula e che nel corso delle lunghe sedute per l'approvazione dello Statuto venne respinto. Se fin da allora si fosse raccolto il suggerimento del M.S.I. questa sera il Consiglio Regionale non si troverebbe a dovere modificare una volta ancora un deliberato precedentemente assunto.
Detto questo, cioè confermata la nostra favorevole posizione in ordine al contenuto dell'emendamento stesso, ribadisco che la nostra non partecipazione intende sottolineare la nostra opposizione alla strana procedura che ancora una volta viene seguita in quest'aula.



PRESIDENTE

Desidero informare i due Consiglieri del M.S.I. che non hanno bisogno di allontanarsi dall'aula per non partecipare alla votazione. La dichiarazione di non partecipazione è sufficiente e sarà iscritta a verbale e quindi non saranno calcolati né come votanti favorevoli né contrari n astenuti, ma come non partecipanti alla votazione, insieme col Presidente.
E' iscritto a parlare il Consigliere Zanone; ne ha facoltà.



ZANONE Valerio

Signor Presidente, il Gruppo liberale è favorevole alla votazione dell'emendamento da lei proposto, anche perché esso corrisponde a una tesi a suo tempo sostenuta in quest'aula dal collega Fassino e che, ove fosse allora prevalsa, ci avrebbe risparmiata l'incresciosa situazione in cui attualmente ci troviamo. Io intervengo però non per sottolineare questo fatto, bensì per un'osservazione di carattere formale: là dove l'emendamento dice che "il referendum abrogativo non può essere proposto per il regolamento del Consiglio e per le norme regolamentari esecutive di leggi dello Stato della Regione", mi pare che replichi una norma che è già attualmente contenuta al secondo comma dell'art. 56 e quindi introdurrebbe nel nostro Statuto una ridondanza di formulazione.



PRESIDENTE

E' esatta la sua osservazione.



GARABELLO Enzo

E' parzialmente esatta.



PRESIDENTE

Si può forse sopprimere semplicemente la parte finale dell'emendamento quella che si riferisce alle norme regolamentari meramente esecutive di leggi dello Stato della Regione, che è già contenuta.
Allora il testo potrebbe suonare così: "Il referendum abrogativo non pu essere proposto per le leggi tributarie e di bilancio e per lo Statuto".
Vi sono altre richieste di parola? Allora pongo ai voti, se non vi sono altre osservazioni, l'emendamento sostitutivo dell'art. 55 comma primo con il seguente testo: "Il referendum abrogativo non può essere proposto per le leggi tributarie e di bilancio e per lo Statuto".
Faccio presente che, per l'approvazione di questo emendamento, è richiesta la maggioranza qualificata consistente nella maggioranza assoluta dei componenti del Consiglio Regionale, ossia un minimo di 26 voti favorevoli.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Non partecipanti alla votazione: tre.
E' approvato con la maggioranza qualificata della maggioranza assoluta dei componenti del Consiglio, poiché sono stati conseguiti 36 voti favorevoli nessun contrario e nessun astenuto.


Argomento: Varie

Ordine del giorno del Consiglio Regionale contro il piano eversivo da parte di gruppi della destra fascista


PRESIDENTE

Passiamo al secondo punto all'o.d.g.
E' stata presentata dai Consiglieri Nesi, Viglione, Gandolfi, Paganelli Furia, Minucci, Giovana, Fassino, Garabello, Debenedetti, la seguente mozione, di cui do lettura, e che verrà poi illustrata e discussa dal Consiglio Regionale: "Il Consiglio Regionale del Piemonte di fronte alle notizie - confermate dal Ministro degli Interni on. Restivo della scoperta di un piano eversivo da parte di gruppi già individuati nella destra fascista e diretto contro le libere istituzioni del nostro Paese invita il Governo a proseguire le indagini già concretamente avviate nel modo più rigoroso per l'accertamento di tutte le responsabilità ad estendere le indagini stesse in tutti quei settori della destra autoritaria e fascista che in questi mesi, in modo crescente, hanno proclamato il loro intento di trascinare il Paese nel disordine per arrivare all'instaurazione di regimi di tipo chiaramente fascista a individuare e perseguire i mandanti e i finanziatori delle formazioni squadristiche a colpire senza indugio tutti i responsabili e quei funzionari dello Stato che risultassero complici del piano eversivo a fare in modo che tutti gli organi dello Stato, a tutti i livelli civili e militari, improntino il proprio comportamento allo spirito della Costituzione, democratica ed antifascista, che il nostro Paese si è dato dopo la vittoriosa guerra di Liberazione.
Il Consiglio Regionale si impegna a portare avanti con coerenza - nello spirito della Costituzione repubblicana e dello Statuto - una politica che stimoli e promuova una costante espansione della vita democratica, della partecipazione popolare alle decisioni da cui dipende lo sviluppo economico, sociale e civile, e a contribuire alla realizzazione delle grandi riforme sociali e strutturali di cui ha bisogno il Paese, convinto che solo per questa via è possibile eliminare le radici del fascismo e di ogni involuzione antidemocratica".
Ha facoltà di parlare il Consigliere Nesi.



NESI Nerio

Signor Presidente, mi dispiace che la discussione di questa mozione non sia venuta all'inizio della seduta, quando erano presenti non pochi operai dell'ETI e della Magnadyne, perché ritengo che non a caso siamo chiamati a discutere queste cose proprio quando la spinta della classe lavoratrice e conseguentemente la spinta del Parlamento e del Governo per le riforme si fa più forte.
Mi accadeva in questi giorni di leggere un discorso che Giacomo Matteotti nel febbraio del 1921 pronunciò alla Camera e nel quale egli invitava Giolitti a non ripetere una frase che lo stesso aveva pronunciata in Parlamento una frase che sentiamo ripetere molto spesso in questi giorni: "opposti estremismi"; era il febbraio del 1921. Io invito i colleghi a rileggersi quel discorso di Matteotti. Due anni dopo c'era la marcia su Roma. Ho ripensato a quel discorso, a quella situazione guardando una fotografia pubblicata da "Paese Sera" di oggi che vorrei avessero visto tutti i Consiglieri e il maggior numero possibile di persone: si vede in questa fotografia un picchetto d'onore (dalle mostrine ho individuato che si tratta del I Reggimento Granatieri di Sardegna, il Reggimento che difese Roma nel 1943) che presenta le armi ad alcuni fra i più squallidi cialtroni che mai abbiano calpestato il suolo del nostro Paese, quali il picchiatore Caradonna, De Lorenzo, Turchi e altri personaggi di questo genere il cui posto in un Paese bene ordinato sarebbe in galera.
Fa veramente riflettere: il I Reggimento Granatieri di Sardegna presenta le armi a questi signori. Ma allora, il problema è un altro; non ci spaventano i Caradonna, i Turchi: il compagno Viglione, nell'ultima discussione sul fascismo (quante volte dovremo ancora riparlare di queste cose?) sui fatti di Reggio Calabria, di Catanzaro, disse che per debellarli basterebbero al movimento operaio due ore; probabilmente due ore sarebbero sufficienti solo a Cuneo, in altre parti del Paese ne occorrerebbero di più, ma solo ore, se si trattasse solo dei Caradonna e dei Turchi o di altri personaggi di questo genere. In realtà ci spaventano altre cose, ci spaventa il fatto che il Ministero della Difesa abbia permesso che all'altare della Patria, che ci rappresenta tutti, andassero personaggi di questo genere di fronte al I Reggimento Granatieri di Sardegna. Vorremmo sapere a chi ha chiesto il comandante militare della Regione di Roma il permesso di aprire l'altare della Patria e per fare schierare un picchetto d'onore; vorremmo sapere per quali ragioni le associazioni nazionali d'arma hanno partecipato alla vergognosa manifestazione di Roma; vorremmo sapere perché l'ONUCI (Unione Nazionale degli Ufficiali in congedo) è stata autorizzata o ha deciso di parteciparvi. E, ancora più grave, vorremmo sapere se è vero che a quella manifestazione hanno aderito alcuni importanti personaggi quali il Vicepresidente della Camera dei Deputati e se è vero che ad un'analoga manifestazione di Milano era presente il Capogruppo consiliare della D.C. di quella città.
Noi riconosciamo, ai maggiori esponenti della D.C. del Piemonte, anche rappresentati in quest'aula, in questo Consiglio, dal Presidente della Giunta al Capogruppo, di avere dato prove non discutibili del loro passato di combattenti partigiani, ma vogliamo dire con molta solennità che la D.C.
deve fare delle scelte precise in questo campo, inequivocabili. Abbiamo visto con molto piacere che la segreteria provinciale della D.C. di Milano ha sconfessato il Capogruppo al comune di Milano e vediamo tutti i giorni arrivare delle lettere dei personaggi che avevano aderito alla parata di Roma che dicono che non c'erano, che non avevano capito, che avevano capito male. Ma questo non basta. C'è in corso un importante dibattito del Gruppo parlamentare della D.C. alla Camera e questa è la migliore occasione che il Gruppo parlamentare ha di sconfessare queste persone nel modo più solenne.
Giustamente abbiamo scritto nella nostra mozione che "invitiamo il Governo a individuare e perseguire i mandanti, i finanziatori delle formazioni squadristiche". E' ora di fare veramente una Commissione parlamentare d'inchiesta sul finanziamento del fascismo del nostro Paese: ci spaventa l'atteggiamento di una parte della grande industria e ci spaventa ancor di più l'atteggiamento di quella fascia di piccoli e medi industriali i quali ritengono di risolvere con la violenza, come abbiamo sentito anche in quest'aula oggi, i loro problemi.
Ecco signor Presidente, signori Consiglieri, quali sono le considerazioni che a nome dei firmatari della mozione unitaria e mio personale faccio su questo argomento. Io sono convinto che le cose che sono state scoperte in questi giorni non sono di lieve entità, sono anche convinto (e di questo abbiamo avuto autorevole conferma dalle parole del Ministro dell'Interno) che fatti di questo genere debbono esser attentamente sorvegliati e seguiti. Io mi auguro che il Governo nella sua completezza (non solo alcuni Ministri come dicevamo prima, a proposito dei fatti della ETI e della Magnadyne) si senta impegnato. Non ci possono essere dei dubbi. Abbiamo invitato il Governo a fare in modo che tutti gli organi dello Stato, a cominciare dai più alti, a tutti i livelli, civili e militari, improntino il proprio comportamento allo spirito della Costituzione, che non è neutrale, che è democratica e antifascista. E' penoso vedere che due ex capi di Stato Maggiore hanno partecipato alla dimostrazione fascista. C'è da chiedersi come il Ministro della Difesa scelga i capi di Stato Maggiore e c'è da chiedersi come venga scelto il Ministro della Difesa.
Dobbiamo rispondere in modo positivo a tutto questo e io credo che il modo che abbiamo indicato nell'ultima parte della mozione sia quello giusto. Bisogna rinforzare l'unità antifascista che certamente domina l'intera vita del Consiglio Regionale come è dimostrato anche nelle firme che vengono da parti che si contrappongono per molti altri problemi. Questo è motivo di grande soddisfazione per noi. C'è però l'opera quotidiana nelle fabbriche e nelle scuole (a questo proposito ho presentato proprio adesso un'interrogazione urgente al Presidente della Giunta perché ci dica che cosa intende fare nei confronti del Provveditore degli Studi di Torino che non permette ancora manifestazioni culturali quali quelle di un corso sul fascismo nelle scuole di Chieri). Queste sono le cose che bisogna colpire. Io invito il Presidente della Giunta, proprio perché conosco i suoi sentimenti, a chiedere ufficialmente al Ministero della Pubblica Istruzione, in forza di quali considerazioni certi Provveditori agli Studi come quello di Torino impediscono corsi sul fascismo mentre mandano ragazzi a vedere film di altro genere.
Ecco l'attività che bisogna fare quotidianamente, non basta andare alle sfilate: è importante andarci, è importante che tutte le più alte autorità della Regione, delle Province e dei Comuni con i loro gonfaloni siano presenti perché questa è la dimostrazione che lo Stato è per sua natura antifascista, ma la cosa ancora più importante è che il nostro spirito, che il nostro intendimento venga manifestato giorno per giorno e si colleghi nella grande partecipazione popolare alla vita quotidiana e alle riforme questi due fatti si legano continuamente. Non a caso i fascisti risorgono vengono finanziati proprio adesso quando la lotta per le riforme diventa più forte; non a caso saltano fuori adesso i rigurgiti di un passato che pensavamo, credo, di non dover mai più vedere.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Curci; ne ha facoltà.



CURCI Domenico

Signor Presidente, poche parole per sottolineare, sulla base delle dichiarazioni rese ieri in Parlamento dal Ministro dell'Interno, come ancora una volta la montagna abbia partorito il solito topolino, ancora una volta si grida al lupo mentre appare una pulce: 32 perquisizioni effettuate, ha detto il Ministro dell'Interno (700 perquisizioni secondo le notizie allarmistiche diffuse precedentemente) hanno dato questo risultato: 11 chili di polvere rinvenuti in un casolare nei pressi di Roma, casolare che pare (dico pare perché naturalmente non ho potuto controllare l'esattezza dell'informazione) che fosse adibito a deposito di un artificere. Sulla base di questi dati di fatto obiettivi il partito comunista e i suoi utili idioti stanno imbastendo la solita ignobile speculazione. Il fatto è che i comunisti in questi giorni sono molto preoccupati per il risveglio in atto della coscienza anticomunista della nazione, risveglio che si è rivelato proprio in quelle manifestazioni di Milano e di Roma di cui si è parlato poc'anzi. Essi sanno che se tutti gli italiani anticomunisti, che sono la grandissima maggioranza del Paese, si riunissero in un solo blocco, essi verrebbero definitivamente e irrimediabilmente emarginati dalla vita politica del Paese ed è per questo e solo per questo che si danno un gran da fare per bandire queste stupide cacce alle streghe.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Minucci; ne ha facoltà.



MINUCCI Adalberto

Signor Presidente, signori colleghi, credo che di fronte ai fatti ed alla loro gravità si possa persino evitare di alzare il tono perché penso che niente di più incisivo e sostanziale per una riflessione di tutti noi ci sia se non appunto il riferimento alle cose concrete che abbiamo dinanzi agli occhi. Io credo che la scoperta di un complotto, come è stato definito, da parte di forze fasciste, di formazioni paramilitari fasciste getti un primo fascio di luce su tutto un clima torbido che sta dinanzi ai nostri occhi da tempo e su cui già abbiamo avuto occasione di discutere e di soffermarci anche in quest'aula. Circa l'apprezzamento che si può dare della consistenza di queste cose, credo si possa anche accettare la definizione di "pulci" o di "pidocchi" o di altri insetti sozzi comunque che vengono alla luce e ritengo anche che sul piano culturale, se si pu pensare che esistano degli utili idioti, dobbiamo dire che esistono anche degli idioti inutili e dannosi che sono proprio quelli che difendono questi luridi insetti. Ma io credo invece che al di là della definizione morale e politica dei personaggi che hanno animato questa impresa, le notizie di ieri confermino l'esistenza di gravi manovre reazionarie eversive contro le istituzioni della democrazia repubblicana, confermino cioè tutta quella serie di circostanziate denunce che sono state fatte dal movimento antifascista italiano, dalle varie forze antifasciste, da noi comunisti stessi e che non da oggi, ma da anni ormai documentiamo con fotografie (il compagno Nesi ne faceva vedere una d'attualità). Quante foto di formazioni paramilitari armate che fanno addestramento, quante foto di cartelli scritte, slogans contro le istituzioni repubblicane di apologia del fascismo; quanti documenti di un'illegalità continua che si è svolta sotto i nostri occhi e da cui da tempo mettiamo in guardia. Queste gravi manovre reazionarie esistono, hanno un carattere apertamente eversivo; ieri c'è stata la conferma. A chi fino a ieri cercava di dire che il movimento antifascista tendeva a drammatizzare strumentalmente la situazione, perch in realtà pericoli seri non ce ne sarebbero, i fatti di ieri hanno dimostrato che hanno torto. I fatti di ieri confermano un'altra tesi del movimento antifascista, quanto cioè fosse artificiale e sostanzialmente menzognera quella campagna che da tempo era in atto sulla stampa, e quando dico "stampa" voglio dire stampa in genere, ma in particolare quella tra virgolette che riguarda direttamente noi torinesi; su tutti i giornali benpensanti italiani, da parte anche di autorità di governo, la campagna contro i così detti opposti estremismi che abbiamo sempre respinto e per fortuna è stata respinta di fatto anche dal Consiglio Regionale piemontese in una precedente presa di posizione per due ragioni: una di principio, su cui voglio richiamare l'attenzione di tutti i colleghi del Consiglio, che cioè quando si dice "fare la guerra alla Repubblica", lo Stato deve intervenire contro gli opposti estremismi, si dice una cosa che già consapevolmente o no, tende ad andare incontro ai principi informatori della nostra Repubblica che è, non dimentichiamolo mai, una Repubblica antifascista che negli articoli fondamentali della sua Costituzione dà un orientamento netto a tutto il proprio comportamento. Il nemico della Repubblica è il fascismo, la Costituzione non parla di lotta contro gli estremismi in astratto, dice che la porta è sbarrata al fascismo. E chi cerca di nascondere questo fatto, chi cerca di offuscare questa verità primordiale del nostro Stato repubblicano, di fatto dà una mano ai veri eversori. E in effetti vediamo che la campagna degli opposti estremismi è già servita troppo a lungo a nascondere il vero, unico, autentico pericolo per le nostre istituzioni che sono appunto i fascisti, le forze autoritarie di destra, coloro che vogliono ricacciare indietro il processo di sviluppo democratico del Paese. Io non esito a dire che su questo punto vi è un grave ritardo e gravi responsabilità anche di autorità importanti dello Stato. Non dimentichiamoci che le bombe di questi giorni sono il seguito di decine, centinaia di bombe, di attentati che sono stati compiuti in tutto il territorio nazionale ormai da due anni a questa parte, con un crescendo impressionante, contro le sedi del nostro partito certamente, ma anche di altri partiti democratici, di altre organizzazioni democratiche; non dimentichiamoci che abbiamo alle spalle le bombe di Milano e che a un anno di distanza sono arrivate le bombe di Catanzaro, e che forse se si fosse intervenuti prima, se si fosse prima fugata la cortina fumogena degli opposti estremisti, non ci sarebbero state le bombe di Milano, non ci sarebbero state poi quelle di Catanzaro, e le tante provocazioni, i tanti episodi eversivi che si sono realizzati in tutti questi mesi.
Penso sia chiaro a chi vuol ragionare, che i fatti di ieri costituiscano un terreno di riflessione; è indubbio che ognuno di noi in questo dibattito assume una posizione di parte, ma è anche vero che vi è un terreno comune per tutte le forze di questo Consiglio (meno una) costituito dalla possibilità di riflettere oggettivamente sulle forze che oggi hanno interesse a mantenere, difendere, sviluppare il terreno della democrazia della lotta anche, e le forze che invece hanno interesse a uscire dal terreno della democrazia, a mettere in discussione questo fondamento comune. Parliamoci chiaro, oggi la nostra società sta attraversando un periodo di sommovimento, di crisi, di passaggio da una fase a un'altra, è un periodo, se vogliamo, talvolta di tensioni anche drammatiche, di ricerca, come si dice oggi, di nuovi equilibri, comunque di ricerca, di un terreno faticoso, contraddittorio di progresso democratico. La Costituzione repubblicana questa strada la indica con chiarezza; la nostra è tutt'altro che una Costituzione statica, non sarà certo rivoluzionaria, comunista, ma è una Costituzione dinamica, che cerca di portare tutto il Paese verso un avvenire di progresso. La crisi che sta oggi attraversando la società mette oggettivamente in discussione tutta una serie di privilegi di classe, di censo, lo vediamo in tutti i campi, nella scuola, nelle fabbriche, nelle strutture sanitarie, nell'ambito degli stessi apparati dello Stato, nella Magistratura e così via, è tutto un processo di rinnovamento, talvolta ripeto, denso anche di tensioni drammatiche. E accanto a questa crisi oggettiva che tende a superare le contraddizioni attuali su una linea di progresso, c'è una spinta soggettiva, un grado di coscienza di maturità precisa delle masse popolari che vogliono andare rapidamente in questa direzione: le grandi lotte per le riforme, per i nuovi diritti nelle fabbriche tendono a questo. Ma se così è comprendiamo da dove nasce il pericolo vero oggi per la democrazia, nasce cioè dai tentativi di reazione rabbiosa, anche violenta dei ceti privilegiati, di coloro che vedono messe in pericolo le proprie posizioni di potere e di censo da questo processo di sviluppo della società italiana. E non è un caso che le violenze fasciste gli attentati, i complotti si sviluppino in un periodo in cui questo processo di sviluppo della società si sta accelerando e in cui una più vasta presa di coscienza delle masse ha luogo.
Io credo che si debba tener conto di questa reazione dei ceti privilegiati in primo luogo e anche del tentativo, che va al di là degli squallidi gruppi fascisti, di coinvolgere in una crisi senza sblocchi e in un clima torbido tutta una serie di strati sociali del Paese che sono oggettivamente interessati a una politica di riforme sociali, di progresso democratico e che vengono invece blanditi, trascinati, coinvolti in un clima di malcontento generico. Si vuole spingere tutta una serie di categorie intermedie a costituire una possibile massa di manovra per un'avventura reazionaria, così come si riuscì a fare nei primi anni Venti.
Ma se è così credo abbiamo il dovere, come assemblea, come organo di potere democratico dello Stato repubblicano, di contribuire a battere ogni resistenza che si frapponga allo sviluppo della democrazia, a una politica di autentiche riforme di strutture sociali che portino avanti il progresso del Paese. A mio avviso il pericolo più grave su cui possono davvero oggi giocare i gruppi reazionari e fascisti è quello che viene - mi consentano i colleghi della maggioranza - da un atteggiamento politico che, tutto sommato, così come si è venuto delineando in questi mesi, minaccia propagandisticamente le riforme ma non le fa, spaventa certi settori di opinione pubblica suscitando dissensi fra coloro che verranno o temono di venire colpiti dalle riforme, non suscita corrispondenti consensi tra la grande massa dei lavoratori e degli strati sociali che delle riforme beneficeranno. E quando si avvia un processo di riforma lo si fa male, si cerca sempre la tattica del rinvio. Questo è proprio il modo migliore per dare un terreno di coltura ai tentativi eversivi, a un malcontento senza sbocchi, al qualunquismo, a uno scollamento, a un distacco tra le forze politiche reali, fra i partiti e le grandi masse popolari su cui può agire anche l'eversione più violenta e più antidemocratica. Questo è il primo compito che abbiamo di fronte a noi: portare avanti il processo di trasformazione democratica, delle strutture economiche e sociali, di schieramento dalla parte delle grandi masse popolari che hanno costruito con il loro sacrificio lo Stato democratico, che hanno scritto spesso con il loro sangue la Costituzione repubblicana.
Secondo punto, secondo nostro dovere: batterci perché tutti gli apparati dello Stato (ha avuto parole estremamente chiare il compagno Nesi con cui concordo pienamente) e il governo in primo luogo, siano estremamente coerenti nel perseguire una linea antifascista. Noi non vogliamo affatto negare che nella maggioranza e nel Governo vi siano delle forze antifasciste, che sinceramente ritengano di poter far bene la loro parte, ma vedete, quando si porta avanti una politica di repressione dei movimenti antifascisti, dei movimenti popolari, delle rivendicazioni sacrosante dei lavoratori, quando si utilizzano gli apparati dello Stato contro i movimenti popolari, non si fa altro che incoraggiare i movimenti eversivi, quando si fa di tutto per bloccare il processo di avanzata democratica e si usano gli apparati dello Stato a questo fine, non si fa altro che incoraggiare, che dare un sostegno, si voglia o non si voglia alle forze eversive.
Un terzo dovere a mio avviso, che ci compete, è quello di contribuire affinché (e già lo diceva Nesi) vi sia non solo un'estrema coerenza, ma anche un'estrema decisione nel colpire tutti coloro, gruppi, persone che sono gli ispiratori e gli autori delle manovre eversive.
Non so con quale faccia di bronzo, se non con quella di un fascista, il Consigliere che ha parlato prima di me faccia il finto tonto. Proprio oggi abbiamo avuto fra le mani un documento firmato dalla "Giovane Italia" con una data che porta la sede del Mis di Torino, corso Francia 19, in cui si danno ai camerati queste direttive: "Non accettare le provocazioni dei comunisti, non incendiare le auto dei dirigenti comunisti di cui vi forniamo, camerati, i numeri di targa, non andare a dare delle sante bastonate ai caporioni comunisti di cui forniamo i nomi e gli indirizzi" e così via.



CARAZZONI Nino

Ma leggi "Lotta continua!"..



MINUCCI Adalberto

Questa direttiva oggi l'abbiamo consegnata alle autorità di pubblica sicurezza....



CURCI Domenico

A Carmagnola avete dei manifesti...



MINUCCI Adalberto

E vi devo dire questo, che gente come me e come i miei compagni e come i compagni socialisti che hanno scelto per la vita e per la morte la loro professione di fede, non hanno nessun timore di gente come voi che siete sempre stati dei vigliacchi e che al momento opportuno siete scappati...



CURCI Domenico

Vigliacchi siete voi!



MINUCCI Adalberto

Abbiamo avuto improvvisamente - e già veniva citato da Nesi simultaneamente tre manifestazioni a Torino, Milano e Roma e, guarda caso si tratta degli stessi organizzatori. Perché? Perché proprio nei giorni in cui viene alla luce un complotto? Non c'è più un legame preciso fra la ricerca di un consenso di massa che per fortuna non c'è stato, perché chi ha assistito alla manifestazione di Piazza San Carlo, ha visto il ridicolo in cui è naufragata quelle specie di manifestazione.



CURCI Domenico

A Milano!



MINUCCI Adalberto

Anche a Milano, perché se in una provincia di quattro milioni di persone riuscite a raccogliere 7/8000 persone.
Già Nesi lo diceva, noi abbiamo preso atto delle dichiarazioni antifasciste del Comune, del Sindaco, del Presidente della Provincia di Torino, però io dirò le stesse cose ma rincarando la dose rispetto a Nesi: noi abbiamo sempre avuto non solo attenzione, ma anche grande rispetto per i grandi partiti popolari come la D.C., per i suoi travagli interni, per i processi di rapporto con la società, con la popolazione che un partito come la D.C. ha. Ma noi abbiamo visto sia a Milano, sia a Roma, sia a Torino esponenti della D.C. aderire a queste manifestazioni, che non trovano nessun motivo di vergogna nell'essere in corteo dove si grida: "Atene" "Ankara", "Viva i colonnelli greci", "duce, duce sei la nostra luce" e così via. Abbiamo quindi il dovere, a mio avviso, non di far della polemica, son cose troppo serie per meritare una polemica di tipo propagandistico, ma di chiedere ai colleghi, agli amici della D.C. di dare una posizione chiara.
Non è un momento - stiamo attenti - in cui si possa scherzare, in cui si possa fare il gioco di arraffare voti di qua e di là presentandosi con i mille volti; le cose sono troppo drammatiche, le tensioni sono troppo serie per permettere giochi di questo genere.
Io credo, per concludere, che non si debba neppure avere una sorta di pudore o di timore reverenziale nell'affrontare un altro aspetto della situazione di oggi che è estremamente preoccupante. Questo aspetto è dato dalla collocazione dell'Italia in un quadro internazionale che non manca di motivi torbidi e di ragioni di preoccupazione. Io non sto neppure a parlare di sistemi di alleanza, perché credo che non sia solo questo il problema ma certo occorre che da parte di tutti, ma soprattutto da parte della maggioranza si faccia uno sforzo serio per meditare sulla posizione dell'Italia e sui problemi di indipendenza e di sovranità che si pongono per il nostro Paese. Ed è per questo che seguiamo con molto interesse ogni segno (e per fortuna ogni tanto ve ne sono, in questa direzione) da parte della stessa maggioranza governativa. I fatti dimostrano, per esempio, un dato molto preciso: vi è un'attività di certi centri italiani estremamente netta, alla luce del sole, di squadracce di fascisti greci di agenti greci.
Andate a Messina, a Napoli e troverete che non essendo forse i fascisti capaci di fare il loro mestiere, vi sono delle lotte sindacali in cui intervengono gruppi di fascisti greci come bastonatori.



CARAZZONI Nino

Adesso anche i turchi!



MINUCCI Adalberto

In ogni caso, certo, il richiamo alla Grecia non è casuale, non è neppure casuale dire, cari colleghi, che in molti ambienti autorevoli di Milano, per esempio, si sussurra che le mani sugli autori delle bombe della Banca dell'Agricoltura non si metteranno mai perché dietro ci sono degli agenti della CIA. E guardate che queste voci non vengono sussurrate dalla nostra parte. In ogni caso credo che chiunque di noi non possa non riflettere su di un fatto: l'Italia sta sempre più diventando una sorta di testa di ponte isolata in un bacino mediterraneo che va dalla Turchia, dove i giochi forse non sono ancora fatti, alla Grecia, per poi passare alla Spagna e al Portogallo. Io credo che si debba rilevare che in questo quadro la vita democratica del Paese, un Paese per fortuna vivo, con una grande presenza delle organizzazione delle masse popolari, sia una funzione decisiva per chi vuole un avvenire democratico non solo per l'Italia ma per l'Europa. Tuttavia il pericolo incombe, è serio ed è un pericolo di più gravi e laceranti tensioni.
Io dicevo prima, a coloro che ci minacciano, che non bisogna andare a picchiare i dirigenti del movimento operaio di cui si danno i nomi e gli indirizzi, ma questo non ci turba affatto, io ormai sono convinto, come molti altri colleghi, che nessuno in Italia può illudersi di risolvere le tensioni sociali e gli scontri di classe con ritorno alla mano dura, a un regime autoritario, al fascismo. Non è più oggettivamente, storicamente possibile, si può andare a uno scontro aperto (cosa che dobbiamo e vogliamo evitare) si può andare a un dramma, forse a fenomeni anche catastrofici per la nostra società (cosa che dobbiamo e vogliamo evitare) ma non si va oltre, in Italia il fascismo non tornerà più e non soltanto perché c'è un movimento popolare cattolico, comunista, socialista che è troppo forte per permettere una cosa simile, ma anche perché c'è un popolo che ormai è stato vaccinato, ha capito che il fascismo è una peste, è un colera e non può più ammalarsi perché il vaccino l'ha preso. Non credo che vi possano essere degli stolti nella classe dirigente italiana (non parlo dei fascisti che stolti lo sono e non chiedo certo a loro di ragionare) fra gli industriali fra i gruppi capitalistici che si illuda davvero di poter utilizzare queste squadracce oltre il momento della provocazione iniziale; se davvero pensano di tirare in ballo un nuovo Mussolini o un nuovo regime autoritario sono davvero degli stolti, non degni neppure di far parte di una classe dirigente.
Questo si deve sapere e si deve sapere da parte di tutti i gruppi politici, se si va avanti su questo terreno, se non si spezza alla radice questo fenomeno di degenerazione, non si creda che si potrà arrivare ad una svolta, nessuno si illuda, si potrà andare solo al dramma, allo scontro alla tensione irrisolvibile, forse alla catastrofe, ma certo non si andrà a quello sbocco. Siamo tutti interessati ad evitare un avvenire di dramma e di catastrofe per il nostro Paese, tutti. Ecco perché l'aderire a questo ordine del giorno, è ancora un appello all'unità e alla mobilitazione di tutte le forze antifasciste, di tutti i gruppi che fanno parte di questo Consiglio, al di là delle singole valutazioni; certo non pretendo né dai liberali né dai socialdemocratici, né dalla D.C., in parte o in tutta, gli stessi giudizi che do io sulla situazione internazionale, sulla collocazione internazionale del Paese, forse ci troveremmo d'accordo di più se sinceramente partecipassimo tutti alla battaglia per uscire dall'uno e dall'altro blocco, se tutti avessimo a cuore l'indipendenza reale del Paese, almeno su questo forse potremmo intenderci, do per scontato che ci sono molti giudizi diversi, ma su un punto dobbiamo essere d'accordo: nel colpire alla radice il fascismo, l'eversione di destra, nel garantire il terreno democratico su cui tutti vogliamo muoverci. Misuriamoci, sfidiamoci su questo terreno, ma teniamolo ben saldo sotto i nostri piedi.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Fassino; ne ha facoltà.



FASSINO Giuseppe

Signor Presidente, signori Consiglieri, m'inserisco nel dibattito con molta calma e voglio sperare con molta serenità perché già in precedenti occasioni, forse per gli episodi stessi meno drammatici di quelli che oggi stiamo giudicando, noi dichiarammo (e forse poteva non piacere, ma è la tesi nostra) che la violenza, da qualsiasi parte provenga ed in qualsiasi modo essa si manifesti, è comunque da condannarsi. Già altre volte affermammo che la sola forza che a nostro avviso deve intervenire, è quella dello Stato, la forza della legge, la forza degli strumenti legali, di quelli che in questo caso, per le dichiarazioni che abbiamo sentito fare dal Ministro degli Interni, sono intervenuti ed ai quali va da liberali e da democratici il nostro plauso.
Non occorrono infatti, secondo noi, leggi speciali, non occorrevano allora, non occorrono oggi perché basta applicare inflessibilmente quelle esistenti per assicurare la tutela dell'ordine democratico e costituzionale contro ogni azione eversiva e violenta di qualsiasi colore e comunque motivata. Se infatti allora, quando intervenimmo sugli opposti estremismi (che non piacciono al collega Nesi e che allora modifichiamo nelle "opposte violenze") dicemmo che se all'estremismo di sinistra rinfacciavamo di mirare ad abbattere, per modificare, una forma di stato e di società che la sinistra giudica ingiusta per cui chi la difende è complice del male e chi l'attacca (se è la sinistra) è invece il cavaliere del bene, oggi all'estremismo di destra, autoritario e totalitario non possiamo non fare lo stesso ragionamento con il segno invertito, reso più severo dai fatti che oggi condanniamo. Vi è secondo noi, in questo estremismo di destra, la medesima persuasione che lo Stato e la società non possono essere governati e fatti progredire nella libertà. Se i fatti denunciati sono reali l'attacco dell'estrema destra è diretto contro due obiettivi: da un lato contro la libertà, contro coloro che se ne fanno la loro bussola politica contro lo Stato e contro la società democratica liberale; dall'altro contro la illibertà di sinistra in nome di una illibertà di destra. Ecco perch sosteniamo che di contro all'una e all'altra violenza, si ergono, come le forme di convivenza più alte finora provate dall'uomo, la società dello stato liberale e dello stato democratico che concepiscono secondo i nostri convincimenti profondi, una sola cosa, da conservare ad ogni costo: la possibilità di cambiare pacificamente l'assetto dello Stato, della società dell'economia, ma ripeto, pacificamente, non con i colpi di Stato. Il rifiuto liberale delle opposte violenze non è perciò di carattere tattico è il rifiuto cosciente di quello che esse hanno in comune e cioè il rifiuto radicale della libertà.
Noi siamo convinti che si tratti di atteggiamenti entrambi condannabili che, pur nascendo da matrici ideologiche dissimili, si sommano e si alimentano a vicenda, congiurando per la rovina della libertà democratica nel segno della sopraffazione violenta, sostituita a quello che noi vorremmo continuasse invece ad essere sempre il civile confronto.
Con la firma che abbiamo apposto alla mozione presentata questa sera al Consiglio e motivata dalle dichiarazioni precise del Ministro dell'interno (perché non l'avremmo sottoscritta se non avessimo avuto la prova attraverso la documentazione precisa data da un Ministro) intendiamo richiamare tutte le forze democratiche a prendere coscienza del dovere imprescindibile di lottare contro la violenza, senza debolezza e con un'azione concreta e quotidiana assai più efficace dei soprassalti episodici, assai più efficaci delle declamazioni retoriche che forse non fanno altro che aggravare ancor di più la situazione che purtroppo c'è oggi in Italia. Ed il richiamo è tanto più forte nella condanna di questo, come lo sarà nella condanna di qualsiasi altro tentativo che miri a sovvertire nel nostro Paese l'ordine, a soffocare la libertà, e distruggere il sistema democratico in cui noi liberali fermamente crediamo.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Cardinali; ne ha facoltà.



CARDINALI Giulio, Assessore regionale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, noi abbiamo sottoscritto e votiamo l'o.d.g. proposto al Consiglio in primo luogo per vocazione in quanto abbiamo e traiamo origini dalla resistenza non solo a titolo personale ma come movimento che ha avuto nuovo risorgimento da quel periodo. In secondo luogo perché nell'o.d.g. troviamo la conferma di alcune tesi che sosteniamo e ci compiacciamo che lo Stato abbia agito e agisca tempestivamente nei confronti di quelle forze che effettivamente mirano non solo a eliminare lo Stato democratico, ma a inserirsi in una situazione particolare per dare un colpo alle istituzioni in questo momento in cui lo Stato cerca assetti nuovi a livello sempre superiore e nell'ambito del suo sviluppo concomitante con lo sviluppo delle classi lavoratrici.
Vorrei però osservare che dobbiamo fare molta attenzione quando enunciamo principi antifascisti, come stiamo enunciando questa sera, perch possiamo riconoscere che non tutti siamo d'accordo sullo stesso tipo di valutazione. Io ho ascoltato con attenzione il collega Minucci e mi pare che abbia detto due cose estremamente importanti: una prima che ricordo è quella in cui egli giustamente riconosce che c'è il tentativo da parte di certi Gruppi di inserirsi in alcuni strati della nostra popolazione, in alcuni ceti, per spingerli attraverso la paura nelle braccia di forze che hanno interesse a strumentalizzarli per la loro finalità. Ma se proprio questo riconoscimento è valido (e io concordo perfettamente con il collega Minucci) credo che l'aspetto più importante sia quello di dare all'antifascismo il significato di rigorosa tutela dello Stato democratico.
Noi insistiamo su questo fatto, non possiamo porre il Paese in un'alternativa drammatica perché, come ebbi occasione di dire recentemente ad una tavola rotonda sull'antifascismo tenuta in un ridente paese del Biellese, l'alternativa drammatica che si creerebbe è quella fra il passaggio ad un momento rivoluzionario oppure il passaggio a un momento reazionario. Quando mi sono sentito dire in quel convegno da rappresentanti del partito socialproletario che il fascismo in Italia oggi ha due aspetti quello riformista che si appalesa attraverso l'azione di governo e quello delle squadracce, non posso non pensare alle ripercussioni che una diagnosi di questo genere ha nei confronti di vasti strati della popolazione.
Ebbene, proprio perché abbiamo fiducia nello Stato democratico, riteniamo che lo sforzo debba compiersi nella salvaguardia dello Stato democratico stesso e soprattutto nel mantenere l'azione rivendicativa delle classi lavoratrici nell'ambito della lotta per la salvaguardia dell'Ordinamento democratico, perché la lotta dei lavoratori può e deve svilupparsi soltanto in questo ambito. Noi abbiamo molte volte deprecato la violenza e ricordo che nel nostro ultimo congresso di Roma si è parlato diffusamente anche di questo argomento: abbiamo ritenuto che non esistono oggi sul piano formale due opposti estremismi, non esiste un pericolo di gruppuscoli extra parlamentari, esiste semmai la loro azione di disturbo, semmai un certo comportamento e un atteggiamento di violenza da parte loro che deve essere rintuzzato perché lo Stato democratico deve avere le carte in regola per opporsi a qualsiasi manifestazione, come ha fatto in questi giorni sventando, piccolo o grande che sia, il disegno eversivo dei gruppi di estrema destra.
D'altra parte il pericolo esiste, è fuor di dubbio. Nel Biellese si parlava insistentemente di incontri tra il principe Borghese ed esponenti di Gruppi industriali che oggi hanno la sensazione che una determinata situazione debba evolversi esclusivamente alle loro spalle ed a loro danno.
Noi siamo attenti osservatori dell'esperienza storica e io credo che se guardiamo a quella esperienza troviamo alcune considerazioni che ci fanno riflettere: la repubblica di Waimar è crollata, il nazismo è subentrato in Germania proprio per la dissennata lotta fra il partito comunista e il partito socialdemocratico, nella misura in cui il partito comunista riteneva che ci fosse spazio per una propria azione rivoluzionaria nell'indebolimento dello Stato democratico. La realtà è che su questa lotta forsennata è passato soltanto il nazismo e non ha nessuna importanza se poi nello stesso campo di concentramento si sono trovati il comunista Thelman o il socialdemocratico Schumacher o il pastore protestante Niemeuller. In realtà lo Stato democratico era caduto ed aveva dato luogo al nazismo. E veniamo all'esperienza greca. Io mi aggrappo ancora alle parole del collega Minucci: l'esperienza greca è un avvenimento drammatico che si è determinato per la particolare situazione di quel Paese, ma che è stato caratterizzato da due fatti: in primo luogo dalla presenza di una sinistra che ha fatto anticipazioni aberranti di quella che invece era una logica politica di riforme che doveva portare avanti, e dallo scatenarsi di una reazione che era premeditata, che certamente tendeva a impedire qualsiasi tipo di sviluppo in quel Paese, ma che a mio modo di vedere ha indicato una situazione di estrema gravità quando si è verificata non per il fatto stesso, gravissimo in sé, ma perché la reazione fascista è avvenuta nella completa indifferenza della stragrande maggioranza del popolo greco. Questo è l'aspetto drammatico, questo è il momento in cui lo Stato democratico si sostituisce allo Stato autoritario che impedisce qualsiasi possibilità di sviluppo delle classi lavoratrici. E' evidente, abbiamo delle valutazioni diverse sulle finalità e gli obiettivi che perseguiamo; noi diciamo subito con estrema franchezza che in determinati modelli di un mondo realizzato all'Est dove sono al potere i comunisti, non crediamo e faremo di tutto perché questi modelli non si attuino in Italia, ma abbiamo uno spazio comune da percorrere nell'ambito dello Stato democratico, nell'ambito di questa politica di riforme che giustamente deve essere portata avanti. E' questo il secondo aspetto molto giusto sottolineato dal collega Minucci, e cioè che le riforme non possono essere solo sbandierate, ma devono essere concretamente portate avanti. I partiti che hanno responsabilità di governo devono dire con estrema franchezza ciò che possono fare ed attuare quello che si impegnano di fare. Solo in questo modo credo si possa tutelare lo Stato democratico e impedire il rigurgito del fascismo, un ritorno ad una situazione reazionaria che la coscienza del nostro Paese ha già da 25 anni condannato.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Gandolfi; ne ha facoltà.



GANDOLFI Aldo, Assessore regionale

Signor Presidente, signori Consiglieri, io credo che le notizie che oggi abbiamo ricevuto dai giornali sugli avvenimenti di ieri debbano innanzi tutto farci dire una cosa molto precisa sulla quale tutte le forze antifasciste democratiche non possono non concordare: era ora che le autorità dello Stato e di pubblica sicurezza intervenissero a perseguire fatti molto evidenti di squadrismo organizzato che si erano via via sviluppati nel Paese da due anni a questa parte. Da questo punto di vista va anche detto che non bastano 32 perquisizioni ma ce ne vogliono certamente molte di più. Detto questo e data la nostra adesione alla mozione contro lo squadrismo fascista, credo che un terreno di riflessione di approfondimento, di meditazione, di esame di coscienza che tutte le forze politiche devono fare di fronte a questi fatti non possa non essere quello che con diverse motivazioni, valutazioni e angolazioni di giudizio hanno proposto i Consiglieri. Minucci per il partito comunista da un lato Cardinali per il Gruppo socialdemocratico dall'altro, quello cioè dell'esame, della valutazione del ripensamento sulle condizioni della vita politica, della lotta politica, delle possibilità di sviluppo dello Stato che sono certamente difficili e drammatiche. E non sono d'accordo sul discorso degli opposti estremismi. C'è certamente un estremismo di sinistra extra parlamentare che va decisamente combattuto, come l'estremismo di estrema destra, meno pericoloso probabilmente perché non ha possibilità di legarsi a disegni eversivi, ma altrettanto inaccettabile per uno Stato democratico e di democrazia parlamentare.



MINUCCI Adalberto

Ma in ogni caso alle manifestazioni degli estremismi di sinistra non mandate i picchetti dei granatieri.



GANDOLFI Aldo, Assessore regionale

Scusa Minucci, dovrai dare atto che ho già detto in Consiglio Regionale che si collocano evidentemente in una dimensione completamente diversa. Il problema reale invece è quello dello sviluppo che vanno assumendo la lotta politica, le trasformazioni sociali, le tensioni sociali nel Paese; è questo tipo di situazione che ci deve vedere estremamente attenti ed estremamente responsabili. Perché? E qua dobbiamo renderci conto che in fondo l'ideologia fascista o autoritaria è un'ideologia che fa presa fortemente in determinate condizioni su certi strati di un Paese come il nostro, soprattutto sulla piccola borghesia. E' vero che questa ideologia può essere rafforzata e alimentata dai ceti privilegiati, ma voi comunisti per primi ci insegnate che ciò che determina veramente le situazioni storiche è il tipo di forza che le ideologie riescono ad esprimere nel contesto politico e sociale. Quindi direi che non sono tanto il principe Valerio Borghese o le organizzazioni paramilitari di nostalgici che oggi ci devono preoccupare, sono le condizioni della vita sociale del Paese che oggi rischiano di fare convergere verso destra e verso l'aspettativa di soluzioni autoritarie larghi strati della vita e dell'organizzazione sociale del Paese. E' questo che obiettivamente ci deve rendere attenti e preoccupati. Direi che questo può capitare: anche se il partito comunista è preoccupato non lo è certamente per il principe Borghese ma per un certo tipo di clima e di situazione che può determinare un franamento verso atteggiamenti di carattere autoritario di larghi ceti del Paese. Se questo capita, capita proprio per le cose che sono state dette, ripeto, da diverse angolature da Minucci e da Cardinali. C'è una situazione estremamente preoccupante, c'è uno Stato che con molta fatica oggi riesce a tener dietro ad un certo sviluppo, ad una certa trasformazione del Paese dove la classe politica, che ha grosse responsabilità, molto spesso maschera con discorsi di carattere demagogico dei problemi e delle tensioni che sono invece più propriamente di potere. C'è uno Stato che non sa dare disegni coerenti di sviluppo che garantiscano certi principi fondamentali costituzionali di sviluppo per tutte le classi sociali, come deve essere in uno Stato di tipo costituzionale pluralistico. Quando questo Stato fa venir meno queste garanzie, quando non sa organizzare una politica di riforme rigorose che sappia colpire certi interessi con un disegno programmato, chiaro nelle sue linee, preciso nei suoi intendimenti, che sappia far percepire quello che è lo sforzo che deve unire tutto il Paese verso traguardi di vita democratica: quando questo Stato così guidato, con la responsabilità e la corresponsabilità di tutti i settori politici, nessuno esente, permette (come è avvenuto in questi ultimi anni) di assistere a dei fenomeni degenerativi, preoccupanti di riforme promesse e poi non realizzate sbandierate demagogicamente che poi si rivelano, tutto sommato inconcludenti e inconsistenti, evidentemente si determinano questi tipi di pericoli. E' per questo che ho sottoscritto la mozione, per una decisa riaffermazione del carattere antifascista dello Stato e la precisa volontà di stroncare qualsiasi manifestazione di squadrismo. Ma deve esserci anche la capacità da parte di tutte le forze democratiche di sviluppare lo Stato democratico in modo armonico e senza lasciare spazio a rigurgiti di tipo autoritario, deve veramente dare la consapevolezza alle forze politiche, di quello che deve essere il disegno politico sul quale si deve muovere e sviluppare il Paese e deve soprattutto avere la capacità di organizzare lo sviluppo del Paese, sia pure in una situazione di tensione, di conflitti come quelli attuali, in modo che non dia possibilità di presa su larghi strati del Paese del tipo di quelli che abbiamo registrato in questi ultimi mesi.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Paganelli; ne ha facoltà.



PAGANELLI Ettore

Signor Presidente, signori Consiglieri, prendo la parola a nome del Gruppo D.C., ma in questo intervento che ho l'onore di effettuare per il Gruppo aggiungo una particolare partecipazione personale per essere cittadino e per essere stato sindaco di Alba, città medaglia d'oro della Resistenza, centro di quella zona delle Langhe che come tante altre zone del nostro Piemonte ha sofferto le violenze nazi-fasciste e che è stata una delle prime a sostenere con la lotta e col sangue dei suoi figli, gli ideali di libertà, di giustizia e di democrazia.
Il Gruppo D.C. si associa alle parole di coloro che hanno espresso lo stato d'animo degli uomini sinceramente democratici. La notizia che alcune forze ed organizzazioni eversive di destra hanno cercato di trascinare l'Italia in avventure antidemocratiche e reazionarie, colpisce quegli uomini e quei partiti che quotidianamente sono impegnati per far progredire il Paese nella via della democrazia e delle riforme sociali.
E' di conforto, in questo momento, sottolineare il fermo e consapevole atteggiamento del Governo e dei poteri dello Stato. E' di conforto la vigile cura del Parlamento, è motivo di speranza sapere che la libertà nata dalla Resistenza, è saldamente tutelata dagli organi dello Stato. E' di conforto ancora, per noi piemontesi, constatare come nel nostro Piemonte, culla della Resistenza, queste organizzazioni extra parlamentari di estrema destra non abbiano trovato sviluppo per la loro criminosa attività.
Il Gruppo della D.C., nella linea sempre chiaramente manifestata e seguita dal partito, eleva la sua voce di deplorazione e di condanna auspica che il Governo e gli altri organi dello Stato proseguano nella loro azione di difesa delle libertà democratiche e con questi sentimenti vota la mozione che è stata sottoscritta.



PRESIDENTE

Non vi sono altri iscritti a parlare.
La Giunta desidera esprimere un'opinione? No. Non credo sia necessario ridare lettura della mozione che ho letto all'inizio di questa discussione.
Pongo ai voti la mozione presentata dai Consiglieri Nesi ed altri.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata.


Argomento:

Annuncio di interrogazioni


PRESIDENTE

E' stata presentata dal Consigliere Nesi un'interrogazione urgente.
Per la Giunta risponde l'Assessore Conti. Ha facoltà di parlare.



CONTI Domenico, Assessore regionale

Dico subito che di questo avevo sentito parlare dal Presidente Vittorelli, ma non ho altri dati a conoscenza, in ogni caso mi muoverò con sollecitudine per raccogliere quanto è necessario allo scopo di dare attuazione all'indirizzo che qui è segnalato. Non mancherò di portare gli elementi all'esame del Presidente della Giunta in quanto mi pare sia stato sollecitato un particolare intervento politico, in modo che d'accordo con lui si addivenga ad un documento da inoltrare agli organi competenti.



PRESIDENTE

Il Consigliere Nesi ha facoltà di dichiararsi soddisfatto o insoddisfatto.



NESI Nerio

Mi dichiaro in attesa di soddisfazione.



PRESIDENTE

Il Consigliere Nesi attende di avere queste notizie per esprimere la propria soddisfazione o insoddisfazione.
Prego un Consigliere Segretario di dare lettura delle mozioni e interrogazioni che sono pervenute alla Presidenza.



ROTTA Cesare, Segretario



PRESIDENTE

Il Consiglio sarà convocato a domicilio.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 21,10)



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